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L’IMPRESA DI DAN ( - , 1933 )
StampaPeriodica ,
C ' è qualcuno ! Il pensiero atroce le attraversò il cervello con lo spasimo gelido di una ferita aperta da una lama aguzza e tagliente , e si fermò alle labbra paralizzate , fra i denti inchiodati . La voce era morta lì , in gola , in un grido di spavento improvviso che non aveva potuto uscire . Orfana di padre e di madre , senza parenti a Berlino , dove era venuta qualche anno prima a cercar lavoro , Margherita Staltz abitava , sola , in due piccole stanze su su , nell ' alto di quel casone che pareva un alveare umano che ospitava gente di ogni risma , onesta e disonesta , con visi che le sembravano sempre nuovi . Negli occhi delle donne , quasi tutte brutte e trascurate , ella sorprendeva sempre un ' espressione di curiosità impertinente , di malignità invidiosa ; nello sguardo degli uomini vecchi e giovani , ombre e balenii malsani di cupidigie torve , a volte più chiaramente svelate da goffe o triviali galanterie a cui ella opponeva il suo dignitoso silenzio e un rossore che dava al volto pallido e caldo un ' animazione delicata e più suggestiva . Poiché Margherita Staltz era proprio una bella ragazza dalla testa ai piedi . Provarsi a trovare un difetto , sul serio , in quel suo viso di madonna bruna , in quel suo corpo svelto e morbido , statuario ! Tutti si stupivano che non avesse già un marito , con i suoi ventitré anni suonati o almeno un protettore di quelli ricchi . È una superbiaccia che s ' aspetta forse qualche principe o qualche nababbo ! Così si diceva nell ' alveare . Nessuno pensava che ella potesse essere invece una buona figliola , la quale sognava il suo scampolo di felicità in un ' esistenza quieta e laboriosa , accanto ad un uomo che le volesse bene , proprio sul serio , e a cui volesse un bene uguale anche lei . Margherita Staltz era stata , quella sera , a casa di un ' amica , la quale le aveva fatto fare tardi . Nulla che la mettesse in sospetto aveva notato entrando , e aveva cominciato a spogliarsi per andare a letto . La sua abitazione era formata da una cucinetta e da una camera più vasta , con in fondo , rimpetto alla finestra aperta a guardar un gran mare di tetti , una tenda che nascondeva un ripostiglio . È là che ella aveva , d ' un tratto , veduto qualcosa muoversi , e guardando meglio , perplessa , scorto poi in basso due piedi grossi , d ' uomo . Un tale terrore l ' aveva presa , subito , che non era riuscita ad emettere un grido , un ' invocazione , e ora rimaneva là , mezzo spogliata ormai , immobile , con gli occhi sbarrati e fissi in quelle due scarpe che non sapeva a chi appartenessero ma nelle quali intuiva un nemico , deciso a tutto osare , se aveva potuto nascondersi nella sua camera e come ? per attenderla . Un ladro di denaro o d ' amore ? ... Non sapeva e non osava chiederselo ; eppoi non vi sarebbe neppure riuscita . Tutta la sua vita era concentrata nello sguardo fisso su quei due piedi ignoti . D ' improvviso la tenda si scostò ed un uomo apparve , alto e forte , vestito di scuro , il cappello a cencio calato sugli occhi , un fazzoletto nero sul volto a nasconderlo , per non essere riconosciuto . Ragazza , se sarete buona , se non griderete , disse con tono di voce falsato se non chiamerete aiuto , vi prometto che la vostra vita non correrà alcun pericolo . Non vi chiedo che una cosa sola : spegnete la luce elettrica . Voglio restare al buio ; è necessario . Margherita non si mosse : un ' indicibile angoscia s ' accentuava sempre di più nella sua persona immota . Lo sconosciuto tirò fuori un coltello a serramanico e fece scattare la lama . Vi giuro che , se non spegnete la luce , vi uccido . Sono deciso . Obbedite . La povera fanciulla sentiva dietro la nuca come una mano di gelo , e le parve che la morte fosse già dentro le sue carni , lungo le vie del suo sangue , in uno spaventoso annientamento . Con gesto macchinale , istintivo , fuori di ogni sua volontà , ella sollevò la destra tremante , l ' avvicinò alla peretta della luce elettrica , e premé col pollice il bottone . La camera s ' immerse nel buio profondo e un attimo di silenzio alto e cupo passò . Ad un tratto s ' udirono un urto violento , come di un ' imposta sbattuta contro il muro , un ansito strano , pauroso , un urlo di strazio e di morte , il rumore di una lotta fra due corpi che si rotolano al suolo , poi di nuovo il silenzio . Pochi minuti dopo l ' uscio , spinto con forza , si apriva e due agenti entravano nella stanza e accendevano la luce . Abbattuta sul letto era Margherita Staltz , priva di sensi : ai suoi piedi , accovacciato in olimpica tranquillità , un grosso cane lupo ; sul pavimento , tra il sangue che gli era sgorgato dalla gola squarciata da un formidabile morso , un uomo mascherato . Poco dopo un bel giovane pallido , dall ' aria malata , comparve sulla soglia e camminando a fatica s ' avvicinò alla fanciulla e le posò la mano sulla fronte , in una dolce carezza . Il cane lupo allora si rizzò ed emise una specie di gemito , come di protesta . Bravo , Dan , disse il giovane , tu sei il migliore degli amici , e il più perfetto dei cani . Ti sei meritato tutta la mia riconoscenza . E , volgendosi ai due agenti spiegò : Io abito di fronte a questo abbaino , e conosco la signorina di vista ... Ella non si è mai accorta di me , mentre io ... Sì , voi mi comprendete ! ... Sono convalescente da una lunga malattia , e passo le giornate in casa , vicino alla finestra e la vista di questa gentile fanciulla è per me un raggio di sole . Stasera non potevo coricarmi , non sarei riuscito a prendere sonno : ella ritardava tanto a rincasare ! Eccola finalmente ... Mi son sentito rinascere ; ma improvvisamente ho creduto di morire : un uomo , un bandito , era nella sua camera e stava per farle del male . Ed io non potevo muovermi , non potevo correre in suo aiuto , sebbene solo un breve spazio , fra due tetti così vicini , ci dividesse . Un ' idea mi balenò : il mio Dan , il mio bravo cane lupo , il mio valente cane poliziotto . E m ' è bastato farlo salire sul tetto e indicargli la scena , per vederlo agire con la prontezza e con i risultati che vedete . Poi ho chiamato aiuto e vi ho fatto avvertire . Il vostro nome ? Max Zorn . Oggi Margherita e Max sono marito e moglie e Dan ha due padroni che lo adorano .
Volonté Egalité Fraternité ( Augias Corrado , 1971 )
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Roma . Durante le riprese in Tunisia del film Mattei , diretto da Franco Rosi , accadde un giorno che la troupe al completo si allontanò dal set per una breve pausa . Sul luogo della scena rimase Gian Maria Volonté , solo , a capo chino , assorto nella contemplazione delle proprie scarpe . Sul momento nessuno capì bene quell ' insolita concentrazione , poi Rosi ricordò : il giorno prima aveva mostrato all ' attore alcune fotografie del personaggio e Volonté aveva osservato che Mattei usava sedere tenendo le punte dei piedi molto divaricate . Ciò su cui si stava allenando , mentre gli altri bevevano il loro caffè , era imitare con naturalezza quel tipico atteggiamento di Mattei . L ' aneddoto lo racconta lo stesso Rosi ; sul minuscolo schermo della moviola scorrono le sembianze di Enrico Mattei che è in realtà Gian Maria Volonté mentre simula la sbrigativa durezza del grande manager con la stessa disinvoltura con cui bofonchiava il lombardo sgrammaticato e afono del tragico Lulù in La classe operaia va in paradiso . Descrivere chi è Volonté è più difficile di quanto si creda ; un Volonté vero e unico anzi non esiste neanche . Il Gian Maria in carne , ossa e maglione proletario , comunista militante , nato a Milano il 9 aprile 1933 , è molto più evanescente del meno riuscito dei suoi personaggi . Quando parla , nella vita , fissandosi le unghie , fumando una sigaretta dopo l ' altra , sembra un libro stampato . Stampato , naturalmente , a cura di un movimento rivoluzionario : « il problema è » , « nella misura in cui » , « vorremmo un certo tipo di rapporto » . Poi si veste , si trucca , e diventa un commissario di polizia , un operaio , un Enrico Mattei estremamente persuasivi . Per questo virtuosismo trasformistico , insolito nel panorama degli attori italiani , Volonté è diventato quasi d ' improvviso un caso . Se si vedono i suoi ultimi quattro film ( i tre citati più il Sacco e Vanzetti ) una sera dopo l ' altra non ci si sottrae al dubbio di trovarsi ancora una volta di fronte a quel fenomeno molto italiano del mostro che viene dal nulla , di quello molto bravo ( a correre , a elaborare equazioni , a giocare a bridge ) con alle spalle non una schiera di concorrenti battuti ma semplicemente il deserto . Come si spiega insomma che ci ritroviamo un attore di livello mondiale mentre nessuno lo aspettava ? Nel 1969 Gian Maria Volonté , partecipando a un dibattito dell ' « Espresso » sulla condizione dell ' attore aveva fatto propria una dichiarazione della Società attori italiani ( SAI ) nella quale tra l ' altro si diceva : « La categoria degli attori ormai da tempo ha preso coscienza che i concetti di " arte " , " missione " , " sacrificio " ecc. sono strumenti di repressione usati dal potere » . Per fortuna la « presa di coscienza » dettata dalla concitazione di quel periodo Volonté l ' ha dimenticata rapidamente . La strada che invece ha seguito è stata esattamente quella opposta e non c ' è dubbio che buona parte della sua valentia , egli la debba proprio all ' applicazione singolarmente tradizionalista e quasi pedante dei concetti di « arte » , « missione » e « sacrificio » . Cominciamo dall ' arte . Chi ricorda le sue vecchie interpretazioni teatrali sa che in palcoscenico Volonté non rende quanto al cinema . Visto tutto intero , al naturale per due ore di seguito , Volonté regge la prova in modo dignitoso e basta ; sul palcoscenico tende a confondersi con gli altri e quando emerge è per una grinta dura e un po ' legnosa non sempre piacevole . Anche la sua voce è raramente memorabile : quel che gli manca è la capacità di modulare dalla « testa » al « petto » e viceversa , quei salti d ' ottava che ancora oggi non si possono ascoltare senza un fremito di corrotto compiacimento . Al cinema invece succede tutto íl contrario . I suoi personaggi sono costruiti a tutto tondo completi di gesti , voce , tic e manie personali . Facciamo il caso di Indagine su un cittadino , la particolare petulanza del tono di voce impiegato dal commissario Volonté per chiamare I ' « appuntato Panunzio » ha continuato ad essere imitata per mesi dopo la proiezione della pellicola . Ma non si possono dimenticare neanche il sorriso furbo e volgare , il modo di pettinarsi , di camminare dondolando le spalle per i corridoi della Questura tra l ' ossequio dei subalterni ; una camminata nella quale buona parte della burocrazia di Stato potrebbe riconoscersi senza battere ciglio . La conclusione naturalmente è che la diversità non è in Volonté ma nel mezzo . Volonté è uno straordinario attore di cinema perché la sua costruzione del personaggio parte dai dettagli e vive di questi . Del resto lo dice egli stesso : « Io comincio dal copione . Ricopio a mano dieci , quindici , venti volte tutta la mia parte battuta per battuta . Serve a farmi capire ogni parola di ciò che poi dovrò dire » . Questo metodo , insolitamente umile , Volonté lo ha imparato dai vecchi attori dei « carri di Tespi » il teatro girovago della provincia italiana , ultimi baluardi del naturalismo privo di complessi . Prima di iscriversi all ' Accademia d ' arte drammatica , nel 1954 , con i « carri di Tespi » Volonté ha recitato tre anni . Aveva diciotto anni , il suo maestro , Alfredo De Sanctis , quasi novanta ; non deve essere stato gin apprendistato d ' avanguardia . Del resto il culto della tradizione non si limita alla copiatura delle battute . Settimane prima che si cominciasse Indagine su un cittadino la casa di Volonté era tappezzata di fotografie di questori e commissari di polizia . Passeggiando tra quei ritratti l ' attore si impadroniva di un dito nel naso , un sorriso arrogante , un mignolo sollevato con finezza sulla tazza del cappuccino . Non si arriva a Ermete Zacconi che vagava per gli ospedali ad osservare il delirium tremens dal vero ma l ' indirizzo è quello . Elio Petri , che e finora il regista che a Volonté ha dato di più , spiega se lo si interroga in proposito che con quel metodo l ' attore arriva alla « ricostruzione critica del personaggio » dopo averlo « demolito » ; insomma fa quasi balenare Brecht . Altri invece ritengono di poter dire che ci si trova di fronte a un caso clamoroso di recupero romantico e naturalista , attitudini che d ' altronde si accompagnano molto bene a quella rivoluzionaria come , per altri aspetti , l ' impiego del dialetto . La domanda anzi è più che legittima : quanta parte della fortuna di Volonté è legata all ' uso del dialetto ? La risposta la dà Franco Rosi : « I maggiori personaggi cinematografici di Volonté » dice « avevano un ' identità facilitata dai loro tic e dal loro dialetto . Non voglio sminuire la sua bravura nelle parti precedenti ma solo dire che interpretando Mattei , Volonté si è messo per la prima volta nelle condizioni più difficili per un attore . Mattei veste di grigio , ha sempre il cappello in testa e la cravatta al collo , non ha inflessioni riconoscibili . Insomma ha l ' aspetto esterno di un italiano qualsiasi . Eppure anche questa è , secondo me , un ' interpretazione di grande efficacia » . Si ricade allora su un ' altra qualità fondamentale del grande interprete : la capacità mimetica . Da questo punto di vista l ' attore è veramente quella canna vuota di cui sí parla e che gli altri costringono ( o che si costringe da sé ) a risuonare in cento modi diversi . Nessun dubbio che anche Alberto Sordi o Vittorio Gassman siano ottimi attori ; il loro limite però è nel dare vita , film dopo film , a tanti diversi episodi di un personaggio sempre uguale a se stesso : il romano un po ' vile di Sordi , il maldestro spaccamontagne di Gassman . L ' agilità di Volonté invece arriva direttamente da una tradizione che consentiva agli attori di un tempo di interpretare con la stessa disinvolta indifferenza Amleto o Come le foglie . Nessuna meraviglia allora se la comicità di Sordi risulta leggermente straniata a Cuneo e incomprensibile a Zurigo mentre della mimica « meridionale » del commissario di Indagine si può godere ugualmente a Roma e a New York . Tutti questi vantaggi presentano un solo rischio : l ' istrionismo , pericolo sul quale Elio Petri è disposto a concordare con il correttivo però che tutti i grandi attori sono degli istrioni : « Barrymore , Marlon Brando , Eduardo , Jouvet , Jean Gabin . La differenza tra un attore e una persona normale è che il primo è capace di catturare il lato istrionesco e farlo diventare riconoscibile , gli altri no » . Vediamo ora il secondo aspetto : la « missione » . Anche da questo punto di vista Volonté ha modelli famosi e anch ' essi , per fatalità , ottocenteschi : Gustavo Modena e la piccola schiera di attori patrioti e democratici che agirono durante il Risorgimento . Gian Maria Volonté non è un patriota ma è sicuramente un democratico , comunque la sua parentela con Modena è evidente . Nel 1831 , quando scoppiarono i moti carbonari , Gustavo Modena abbandonò improvvisamente la sua attività di attore e corse a combattere accanto ai liberali a Rimini e ad Ancona . Nel 1968 , scoppiata la contestazione studentesca , Gian Maria Volonté rompe improvvisamente il contratto per il film Metti una sera a cena e si unisce ai gruppi della sinistra più intransigente . Nel 1839 Gustavo Modena allestisce per la prima volta al Queen ' s Theatre di Londra alcune scene della Divina Commedia . È uno spettacolo che in seguito riprenderà molto spesso perché gli consente di « realizzare il sogno di un ' arte politica » . Nel 1969 Gian Maria Volonté allestisce alla stazione Termini di Roma una scena di teatro di strada con tre personaggi : « il disoccupato » , « l ' operaio » , « la viaggiatrice » riuscendo a coinvolgere tre o quattrocento viaggiatori in arrivo e in partenza . Nel 1849 Gustavo Modena partecipa alla difesa della Repubblica romana ; nelle pause del combattimento recita negli ospedali in favore dei feriti . Durante l ' autunno caldo Gian Maria Volonté alterna recite e dibattiti politici nelle fabbriche occupate , durante scioperi e cortei . Dopo queste attività alcuni extraparlamentari di particolare intransigenza rimproverano a Volonté la sua partecipazione ai primi due western di Sergio Leone con lo pseudonimo di John Wells . La verità è che nella sua carriera Volonté non ha avuto più cedimenti di quanti non ne giustifichi la ricerca iniziale di un ruolo , di uno stile e probabilmente di una paga . Se ha interpretato Per un pugno di dollari , se ha partecipato alle avventure di Maigret in televisione , se ha recitato Goldoni è anche vero che nel 1960 Volonté ha fatto in teatro Sacco e Vanzetti , nel '62 ha girato Un uomo da bruciare ( storia di Salvatore Carnevale ) , nel '63 Il terrorista , nel '64 ha messo in scena Il Vicario di Hochhuth nel retrobottega della libreria Feltrinelli di Roma dopo che la polizia ne aveva impedito la rappresentazione in teatro . « Io » dice oggi Volonté « scelgo i film che devo fare e se non è un soggetto impegnato in un senso politico preciso non lo faccio . » Dopo l ' arte e la missione , l ' ultimo aspetto è il « sacrificio » . L ' argomento è delicato poiché il sacrificio di Volonté è soprattutto economico e il rischio è di fornire non dati o valutazioni ma pettegolezzi . Comunque poiché si sa che un attore , come d ' altronde ogni altro professionista , ha una sua quotazione ufficiale , si può anche sapere che quella di Volonté , in puri termini di mercato , si aggira sui 150 milioni a pellicola . Quando interpretò il primo filmi di Sergio Leone , Volonté ebbe come compenso 1 milione e 200 mila lire . Al secondo western Per qualche dollaro in più , 4 milioni e mezzo . Anche se la sua quotazione si è moltiplicata per trenta , quaranta volte in pochi anni , registi e produttori sanno che se il soggetto è « impegnato in senso politico preciso » Volonté accetta di farlo per molto meno , « questo » dice il regista Giuliano Montaldo « a me sembra un vero capitale per il cinema italiano . Un regista anche poco conosciuto sa che se il suo soggetto è buono può contare su un attore di prima grandezza allo stesso costo con cui se ne assicurerebbe uno di secondo piano » . Ma la disponibilità di Volonté non si esaurisce sul set . Come nel film La classe operaia , nell ' appartamento di Volonté è un andirivieni ininterrotto di rappresentanti di tutti i gruppi della sinistra che sono indubbiamente molti e tutti in gara tra loro nel dissimulare la riconoscenza sotto la grinta rivoluzionaria . Chi scrive ha sentito personalmente uno di loro commentare in pubblico : « Però , con quello che guadagna , solo mezzo milione ha dato » . La verità su questo attore è un paradosso : Volonté sembra un tipo di interprete nuovo perché in realtà è talmente antico che si è persa la memoria del modello al quale risale . La sua aderenza al canone del grande attore naturalistico di tradizione italiana è perfetta . Anche ad esempio nel suo modo di comportarsi in scena , prima di cominciare a girare ; nel suo bisogno quasi quotidiano di essere spiritualmente medicato e rassicurato circa i fini del film e l ' ideologia che lo sorregge , o anche a proposito di una vicenda personale , di una conversazione avuta la sera precedente . Elio Petri dice : « Credo che gli attori abbiano lo straordinario incanto di essere come bambini . L ' infanzia è l ' età nella quale si gioca ai travestimenti ; passata quella ognuno assume il suo ruolo fisso , eccetto gli attori che possono continuare a giocare per tutta la vita » .
StampaPeriodica ,
Per quell ' uomo ho sacrificato tutto , la mia felicità familiare , la stima dei miei congiunti e dei miei amici , la considerazione pubblica . Nessuno fino ad oggi aveva potuto sollevare un dubbio sull ' onestà di doña Juana Despego , gettare sulla sua persona e sul suo nome un ' ombra . Ora non è più così e non me ne lagno . Di quello che ho perduto mi compensa largamente la gioia che questo amore mi dà . Amo e sono amata . Non è la vita , la vera vita questa ? Ciascuno ha le sue idee in proposito rispose , dopo un momento di silenzio , la persona a cui doña Juana Despego faceva il suo sfogo confidenziale . Io la penso diversamente da te ... ma tu non hai figli e sei stata costretta ad unirti ad un uomo che non amavi ... Ecco le tue scuse . Devi però riconoscere , Carmen , che ho fatto dei grandi sacrifici , per lui ... È vero e speriamo ch ' egli li meriti da parte tua ... Sta ' però in guardia , cara ; Jorge Cablado è un artista e ha le virtù e i difetti della sua classe . È bello , giovane e ha il fascino della voce ... Un giorno diventerà un grande tenore se non si rovina ; lo dicono tutti i competenti . Ma è esposto a continue tentazioni , ed è tanto volubile ... Vuoi un consiglio sincero , da chi ti è proprio amica ? ... Non ti scaldare troppo , non ti fare soverchie illusioni , legami come questi si annodano rapidamente , ma , spesso , con altrettanta rapidità si sciolgono ... A queste parole doña Juana Despego si drizzò , rigida e pallidissima , dinanzi all ' amica A Jorge ho dato tutto quello che di più prezioso possedevo , disse con tagliente freddezza , e l ' ho dato con l ' entusiasmo del mio cuore e la dedizione della mia anima , gli sono fedele , e lo credo a me fedele altrettanto . Guai a lui se mi ingannasse ! L ' amica l ' afferrò di scatto fra le sue braccia e la strinse a sé . Cara , cara ... mormorò Sei bella così , e non so quale uomo potrebbe non amarti ... Per il bene che ti voglio mi auguro di ingannarmi . Si separarono . Rimasta sola , doña Juana Despego si buttò a sedere su una poltrona , si prese il volto tra le mani e ruppe in pianto . Mi ha avvelenata l ' anima quella donna , gettando nella mia fede il germe del dubbio ... La gelosia ! E se fosse proprio come Carmen mi ha detto ? Jorge Cablado però si mostrava così innamorato della bella dama la più bella e corteggiata di tutta Mendoza che ella preferì abbandonarsi alle sue illusioni di prima . Qualche tempo passò in questa dolce fiducia , quando una lettera anonima rivelò a doña Juana la crudele verità : il bel tenore la tradiva , un ' altra donna era entrata nella sua vita ; con la forza di un nuovo amore o con la fatuità di un capriccio ? ... Che importava ? Ella si sentì crudelmente offesa , umiliata e con l ' istinto della sua razza , che le riuniva nelle sue vene sangue spagnolo e sangue indiano , sentì germogliare , indomabile , il desiderio della vendetta . La lettera anonima era precisa nei particolari : « Jorge non conosce , né ha mai conosciuto , la fedeltà : in ogni città dove si reca per cantare , miete nel campo femminile ... Evita le avventure fra le belle compagne di scena , perché troppo compromettenti ; ma fuori ! ... Voi , doña Juana , potete constatarlo , recandovi di nascosto a Conception , ove egli attualmente canta , e verificare i motivi delle sue visite in via della Cruz Roja » . Avuta la prova della triste verità , doña Juana Despego non pianse , non si disperò , non supplicò . Attese . Jorge Cablado ritornò a Mendoza . Vi doveva cantare , fra l ' altro , la Tosca . I due si rividero , e da entrambe le parti la finzione fu perfetta ; nessuno si sarebbe mai accorto che l ' antico sentimento profondo era morto fra loro . La bella tradita non mancò una sola volta alle rappresentazioni . All ' ultima replica di Tosca , prima che lo spettacolo incominciasse , ella ricevette la misteriosa visita di un individuo che prendeva ogni precauzione per non essere notato . Ebbene ? domandò all ' uomo che le compariva dinanzi . - Tutto pronto ? Sì , señora , i fucili , carichi a polvere , sono stati sostituiti poco fa con altri carichi a pallottola , e l ' uomo che voi odiate cadrà come Cavaradossi , ma colpito da piombo autentico . Nessuno sospetta di nulla . Le armi sono state inviate al teatro col pretesto che quelle già adoperate si erano guastate e perciò dovevano essere sostituite . Il custode , non avendo nessun motivo di sospetto , le ha ritirate , ed ha consegnato in cambio quelle vecchie . Tutto andrà a seconda dei vostri desideri . Doña Juana prese da un forziere un pacco di biglietti di banca e li consegnò al misterioso visitatore che ringraziò e , salutando profondamente , si allontanò , con le stesse precauzioni che aveva adoperate venendo . Calma , silenziosa , decisa , la vendicativa signora indossò il suo più bell ' abito da sera , quindi si recò a teatro prendendo posto nel suo palco . Lo spettacolo si svolse senza alcun incidente . Cavaradossi cantò la celebre romanza con un ' espressione ancor più appassionata del solito , e quando giunse il plotone di gendarmi che doveva fucilarlo , andò a porsi al consueto posto , con la serenità di chi non ha il minimo sospetto . Osservandolo , doña Juana , ebbe un attimo di commozione , e sentì una voce interna che le diceva : « Impedisci l ' orribile dramma , finché sei ancora in tempo ! » . Ma la selvaggia natura che in lei sopravviveva , l ' orgoglio e l ' amore offesi , la voluttà crudele della vendetta ebbero il sopravvento . No , deve morire ! mormorò a denti stretti . Ecco il momento atteso : i fucili si levano , si abbassano , prendono la mira . Nel palco , doña Juana , livida in volto , si ritrae un poco , comprimendosi il cuore : le sembra che ella morrà , con lui , con l ' uomo che tanto ha amato e odiato , uccisa dal dolore e dal furore . Il comando di morte è dato , eppure i gendarmi sulla scena hanno un attimo di esitazione ... Si direbbe che sentano di non dovere sparare . Poi una scarica e Cavaradossi cade , avanti , come le altre sere , senza un grido . Magistralmente ! Doña Juana si cela il volto nelle mani , mentre il sipario cala e l ' uditorio prorompe in applausi frenetici . Poi la tela si rialza . Doña Juana solleva gli occhi e guarda . Jorge Cablado è là , ritto , sorridente , e s ' inchina a ringraziare , dando la mano a Tosca . Che è avvenuto ? ... Una mano misteriosa , poco prima , aveva consegnato al direttore di scena un biglietto con queste parole : « Per carità , fate sparare in alto ; le armi sono cariche a palla , per vendetta contro Jorge Cablado » . E il direttore di scena aveva dato l ' ordine in tempo . Doña Juana Despego non aveva avuto la mano felice , nello scegliere il suo complice . Era caduta sopra un ammiratore di ... Cavaradossi !
Che faranno senza Nasser ( Gambino Antonio , 1970 )
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Quante volte negli ultimi quindici anni si è provato ad immaginare in che modo Abdel Gamal Nasser sarebbe uscito dalla scena politica ? Pochi ammettevano che egli sarebbe morto , come invece è avvenuto , per malattia naturale , nel suo palazzo presidenziale del Cairo . Specie in Italia dove un buon numero di commentatori politici e uomini pubblici sembrava non aver dubbi in proposito : il presidente egiziano avrebbe finito i suoi giorni in modo violento , vittima di un attentato da parte di uno dei suoi molti nemici o processato sommariamente e giustiziato come si conveniva ad un « dittatore fascista » del suo stampo . Coloro che a lungo hanno detto e scritto queste cose , con incredibile e puntuale monotonia ( anche se oggi tendono a dimenticare simili giudizi ) non dimostravano solo una approssimativa conoscenza della natura del fascismo ( che come movimento reazionario di massa , antioperaio e antisindacale , presuppone l ' esistenza di una società industriale sviluppata ) ; ma ancor più rivelavano di ignorare le tradizioni , le strutture sociali e culturali , i problemi e quindi le condizioni di vita politica dei paesi arretrati del Terzo Mondo ai quali l ' Egitto indubbiamente apparteneva e ancor oggi appartiene . Le masse che la sera di lunedì , al momento in cui radio Cairo ha dato l ' annuncio della morte di Nasser , si sono riversate piangenti nelle strade e nelle piazze della capitale egiziana , hanno dato la migliore risposta circa il carattere dittatoriale del governo dell ' uomo appena scomparso . Il fatto tuttavia che questi giudizi abbiano a lungo prevalso specie in Italia , ha avuto un peso notevole nell ' evoluzione politica del Medio Oriente . Solo in uno sfondo di estremismo si possono spiegare infatti le successive decisioni « punitive » dell ' Occidente , dal rifiuto della vendita di armi della primavera 1955 all ' improvviso ritiro del finanziamento per la diga di Assuan , fino alla follia della spedizione anglo francese di Suez dell ' ottobre 1956 e alla guerra fredda degli anni successivi . Nessuno può sapere quali , in circostanze diverse , sarebbero stati gli sviluppi di questo scacchiere così delicato e fondamentale . È certo che a distanza di anni , dopo tutto quello che da allora è successo nel mondo , dopo che le potenze ex coloniali hanno dovuto incassare ben altri colpi al loro orgoglio e al loro prestigio , appare chiaro che col suo boicottaggio verso il leader dei giovani ufficiali egiziani l ' Occidente dimostrava solo la propria inadeguatezza a comprendere il moto storico di fronte al quale si trovava , la propria incapacità ad accettare il tentativo dei popoli sottosviluppati di liberarsi dai vincoli e dalle servitù a cui ancora erano sottoposti . Le maggiori doti di intuizione furono dimostrate , in quegli anni decisivi , dai dirigenti del nuovo Stato ebraico , nato da poco in Palestina . Sono ormai alcuni anni che David Ben Gurion non nasconde la sua ammirazione per Abdel Gamal Nasser , gli attribuisce in pubbliche dichiarazioni e interviste la qualifica di grande uomo di Stato e di vero patriota . Se queste frasi dimostrano un ripensamento e una correzione di precedenti errori di valutazione , vanno accolte come tali . Ma i fatti dimostrano che furono proprio Ben Gurion e gli uomini a lui più vicini , che sono poi quelli che costituiscono l ' attuale gruppo dirigente israeliano , ad indirizzare i rapporti tra Tel Aviv e il Cairo in una strada senza uscita e a non apprezzare le opportunità che offriva l ' ascesa al potere dei giovani ufficiali autori del colpo di Stato contro Faruk . Salito al potere con un programma di riforme interne , Nasser cercò infatti , nei primi anni del suo governo , di smorzare i risentimenti nati dalla guerra anti - israeliana del 194849 . Questa azione avrebbe avuto successo ? A poco a poco si sarebbe arrivati ad un modus vivendi accettabile da entrambe le parti e infine ad una vera pace ? Difficile oggi dirlo . È però accertato che , mentre una parte dell ' opinione pubblica e della stessa classe dirigente israeliana ( compreso il primo ministro del periodo a cavallo tra il 195455 Moshe Sharett ) cercava di approfittare della situazione favorevole per raggiungere un ' intesa col Cairo ( ed in effetti in quei mesi vi furono contatti indiretti tra egiziani e Israele attraverso l ' ambasciatore indiano al Cairo , lo storico K.M. Panikkar , e il leader socialista maltese Dom Mintoff ) , Ben Gurion e i suoi amici si muovevano in direzione esattamente opposta . I loro sforzi si concretarono prima nel complotto che va sotto il nome di « affare Lavon » ( il tentativo di organizzare , nell ' estate del 1954 , una serie di attentati in edifici di proprietà inglese e americana in Egitto , in modo da spingere Londra e Washington a scagliarsi contro Nasser e possibilmente ad abbatterlo ) e poi , otto mesi più tardi , nella spedizione punitiva contro i campi dell ' esercito egiziano a Gaza che , in risposta ad un limitato incidente di frontiera , provocò la morte di 38 soldati del Cairo . Ben Gurion in quel momento era ritornato al governo , come ministro della Difesa , esattamente da due settimane . Otto mesi più tardi avrebbe sostituito Sharett alla testa del governo . La macchina che nell ' ottobre del 1956 doveva portare alla prima campagna del Sinai era stata ormai messa in moto . L ' occasione propizia offerta dalla formazione al Cairo di un governo di uomini nuovi e non legati all ' impostazione del passato era stata definitivamente perduta . Dovevano passare esattamente undici anni , con in mezzo una nuova guerra , perché si tornasse a creare una situazione altrettanto suscettibile di sviluppi positivi . Nella primavera del 1967 Nasser , forse ingannato dai siriani , forse spinto dai russi , certo preso in un ingranaggio che presto non sarebbe riuscito più a controllare , aveva posto a Israele , con la chiusura dello stretto di Tiran , un ultimatum che lo Stato ebraico , non a torto , considerava inaccettabile . La guerra che era scoppiata all ' inizio di giugno aveva avuto per l ' Egitto e per l ' intero fronte arabo conseguenze disastrose . Ma a distanza di due mesi , nonostante la rapida ricostruzione del suo esercito da parte dell ' URSS , Nasser appariva disposto a trarre le conseguenze da quanto era accaduto . Nonostante le apparenze e gli slogan propagandistici ( i tre no : alle trattative dirette , al riconoscimento di Israele , ad un trattato di pace ) fu esattamente questo il significato del vertice arabo di Kartum . Nasser si separava dagli estremisti , smentiva pubblicamente i palestinesi che , attraverso il loro screditato leader Shukeri , seguitavano a invocare la distruzione di Israele , e si dichiarava partigiano di una « soluzione politica » . La vera portata di questa scelta apparve chiara nel giro di poche settimane , quando il governo del Cairo dichiarò di accettare senza condizioni la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell ' ONU del 22 settembre 1967 ( mentre israeliani , e siriani , si rifiutavano di fare altrettanto ) . Si può dire che da allora questa decisione abbia sempre costituito il filo conduttore della politica del Cairo . Sia pure attraverso gli alti e bassi dettati dalla tattica diplomatica e dalle complesse necessità della situazione interna e internazionale , Nasser ha insistito sulla possibilità di trovare un accordo negoziato , ha spostato il discorso dal problema dell ' esistenza di Israele a quello delle sue frontiere , fino ad accettare , nel luglio scorso , il piano Rogers e a tentare , pochi giorni prima della sua scomparsa , la mediazione del conflitto giordano . Questa ultima iniziativa e gli avvenimenti che l ' hanno immediatamente preceduta presentano aspetti ancora tutt ' altro che chiari . Per i primi due giorni dello scontro tra i beduini e i movimenti di resistenza di Arafat e di Habash , il Cairo tace ; solo al terzo giorno , quando si profila il massacro dell ' intera comunità palestinese , l ' Egitto interviene per ammonire Hussein e per arrestare i combattimenti . Nel complesso Nasser sembra desiderare non la distruzione della guerriglia ma certo un suo ridimensionamento , possibilmente sotto la guida del suo leader più moderato Yassir Arafat . Realisticamente il leader egiziano si rende infatti conto che , mentre una pace in Medio Oriente non potrà mai essere trovata se non verranno riconosciute le giuste esigenze del popolo palestinese , chiedere la formazione di uno Stato unitario di arabi , ebrei e cristiani ( come vogliono Habash e Hawtmeh ) equivale ad allontanare per sempre ogni prospettiva di soluzione negoziata . Il discorso di Nasser si interrompe a questo punto e i dubbi che esso avrebbe potuto essere proseguito fino al conseguimento di un risultato positivo sono , oggi non meno di ieri , legittimi . Ci si può chiedere infatti se Israele avrebbe mai finito per rinunziare alle sue aspirazioni annessionistiche , se l ' intera comunità palestinese avrebbe accettato la leadership di Arafat , se Hussein non avrebbe ancora una volta ceduto ai suoi estremisti decisi a raggiungere un accordo con Tel Aviv sopra i cadaveri della guerriglia , se la Siria avrebbe mai abbandonato il campo degli intransigenti . Ma nel caos della situazione mediorientale quello del leader egiziano rappresentava il solo filo logico , il solo punto di riferimento per chi mirava ad una sia pure lenta e progressiva pacificazione . Ora invece le forze centrifughe rischiano di prevalere in ogni campo . I n primo luogo tra i palestinesi . Nasser , infatti , con il suo immenso prestigio poteva coprire Arafat nella fase difficile di sganciamento dagli slogan massimalistici e di avvicinamento a tesi più compatibili con la reale situazione e con i reali rapporti di forza . Sadat o qualsiasi altro leader del Cairo non potrà fare altrettanto . Per quanto riguarda il futuro dell ' Egitto , ogni ipotesi è possibile . Si potrà assistere alla riapparizione di vecchie forze politiche ( come i Fratelli musulmani ) , ad una lotta per il potere tra le varie tendenze dell ' esercito e l ' Unione socialista araba o , infine , alla caduta del paese in uno stato di disgregazione e di tensione . Né si può infine escludere che , sotto la guida di un nuovo leader o di un nuovo gruppo dirigente , l ' Egitto tenda a ripiegarsi su se stesso e , anche per la pressione dei russi ( interessati alla riapertura del canale di Suez ) , finisca per accettare una forma di pace separata con Israele , abbandonando completamente i palestinesi al loro destino . In questo caso quello dei palestinesi si declasserebbe ad un semplice problema di « polizia interna » per Israele . A prescindere da ogni considerazione di carattere morale ( la storia conosce di simili infamie ) è difficile credere che è su queste basi che il Medio Oriente potrà mai raggiungere una vera pace .
COI MINUTI CONTATI ( - , 1940 )
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Stabilito da alcuni anni nell ' Africa Equatoriale , Giovanni Lauri abitava con la moglie e il giovane figlio Federico in una solitaria piantagione , ove aveva costruito egli stesso con l ' aiuto di alcuni indigeni , una piccola casa usando i materiali che gli era stato possibile raccogliere nei dintorni , tra il fango cretoso , i ciottoli di un fresco torrente che scorreva poco lontano , e il legname che la foresta abbondantemente gli forniva con la infinita varietà della sua vegetazione . La scelta del luogo gli era stata suggerita da una scoperta che aveva fatto un giorno percorrendo le rive del piccolo corso d ' acqua , nelle cui arene aveva visto scintillare , sotto i raggi del sole , delle pagliuzze d ' oro , indizio promettente di un lontano giacimento aurifero . E ' una vita di sacrificio , ed anche di pericoli che io v ' impongo conducendovi con me , aveva detto il brav ' uomo alla moglie e al ragazzo ; ma il miraggio di una probabile ricchezza che io del resto agogno soprattutto per voi due , che siete la mia gioia e lo scopo della mia esistenza , mi ha indotto a prendere questa decisione e spero , con l ' aiuto del Cielo , che di essa non avrò a pentirmi . Io e Federico siamo lieti e orgogliosi di dividere con te la dura vita dei colonizzatori e dei minatori , sia fortunato o disgraziato l ' esito di quanto tu intraprendi , era stata la risposta semplice e affettuosamente spontanea della brava donna . Ho avuto per un momento un trepido dubbio per il nostro figliolo che è ancora così giovane ... ma egli ti assomiglia tanto nel fisico gagliardo e nell ' animo audace , e sa essere nella sua intelligenza già così pronto e avveduto , che non ho esitato ad accogliere con piena fiducia la tua proposta . Sei un angelo ... Sono semplicemente tua moglie , cioè una donna che ti vuol bene e che ha fiducia in te . Se tu non mi avessi chiesto di seguirti io e il ragazzo saremmo venuti con te di nostra volontà , senza neppure chiederti dove ci avresti condotti e quale sarebbe stato il nostro destino . Così nella dimora solitaria della foresta equatoriale la vita di quella brava gente si svolgeva felice e piena di speranze . Ogni giorno il Lauri , con due indigeni che avevano accettato di dividere la sua sorte qualunque essa avrebbe potuto essere , si recava ad esplorare le rive del torrente , a frugarne le sabbie a palmo a palmo , riportando dall ' estenuante lavoro purtroppo scarsi frutti , i quali tuttavia erano sufficienti a non far perdere loro la fiducia in un successo che li ricompensasse del sacrificio . La moglie e il figlio restavano ad attenderlo nella casa . Ripetutamente Federico aveva supplicato il padre di condurlo anche lui a prendere parte alle ricerche dell ' oro , ma ne aveva sempre avuto un rifiuto con parole che lo persuadevano subito . E chi resterebbe a tener compagnia a tua madre , e a difenderla in caso di bisogno ? Il piccolo uomo si era sentito inorgoglire per quella missione di fiducia e non aveva insistito più oltre . La giornata volgeva al tramonto . La moglie del Lauri stava preparando in cucina la cena e il figlio le dava una mano ad aiutarla , quando s ' udì alla porta chiusa un colpo come se qualcuno avesse picchiato . I due si guardarono un po ' stupiti , poi la donna domandò : Chi è ? Nessuno risponde ma si ode un altro urto ancora più violento , che fa scuotere l ' uscio e torcere un poco il chiavistello di ferro , a cui già mancava qualche chiodo . Mio Dio ! esclama la donna . Chi mai può essere ? Un nuovo forte colpo investe ancora la porta e fa saltare del tutto il chiavistello ma il battente non si schiude del tutto , poiché con un balzo improvviso Federico si è buttato contro di esso e puntandovi le due mani a braccia tese , coi muscoli già virilmente formati turgidi e duri come corde , la gamba sinistra in avanti piegata ad angolo , la gamba destra tesa indietro e puntata saldamente sul pavimento ineguale , la spinge resistendo al misterioso assalto che fa impeto dal di fuori . Mamma , aiutami ... C ' è un leopardo ! La voce del ragazzo non ha un tremito : il suo volto è rosso per lo sforzo ma senza ombra di paura , i suoi occhi si volgono alla finestra aperta , protetta da sbarre incrociate di legno , a guardare il sole che sta per scomparire . Mamma , aiutami ... bisogna resistere ancora qualche minuto , forse non più di cinque ; poi verrà il babbo a salvarci . La donna , vincendo il terrore e l ' angoscia da cui è presa , si slancia a sua volta accanto al coraggioso figlio cercando di fare appello alle forze che le mancano e gettando il peso del corpo contro la porta che a poco a poco sembra dover cedere al forte formidabile nemico che vuole entrare . Coraggio , mamma ... il babbo sta per venire ; egli ci salverà , vedrai . Dio ti ascolti , figlio . Ne sono sicuro , sai . La madre si sente presa da un nodo di angoscia , immaginando nelle strane parole del suo figliolo una repentina aberrazione mentale prodotta dallo stato d ' animo in cui il suo coraggioso atto lo ha gettato ; ma nel guardarlo con gli occhi che le si gonfiano di pianto lo scorge così pieno di risolutezza e insieme di calma , da sentirsene tutta dominata . Ma è la fine . I due assaliti già sentono di non potere più oltre resistere , quando uno dopo l ' altro echeggiano due colpi di fucile , ai quali fa eco un urlo feroce del leopardo che si divincola per alcuni istanti , poi si rovescia al suolo dibattendosi negli ultimi aneliti dell ' agonia . Marta ... Federico ... s ' ode gridare da fuori . Babbo , babbo , corri ... Poco dopo Giovanni Lauri si precipita nella casa per stringersi fra le braccia la moglie e il figlio sani e salvi . Ma dimmi , Federico domanda poi la madre rinfrancata ormai e sorridente , come hai potuto calcolare con tanta precisione il tempo in cui sarebbe ritornato il babbo a salvarci ? È molto semplice , mamma ; dai minuti che il sole metteva a tramontare del tutto , ben sapendo che il babbo ritorna sempre a casa prima che scendano le tenebre , poiché qui , come sai , la notte cala più rapidamente che altrove . Bastava quindi opporre al leopardo una resistenza di pochi minuti , non più di cinque , ed io mi sentivo la forza di poterlo fare , col tuo aiuto . Giovanni Lauri prese fra le sue braccia la testa del figlio e stampò sulla sua fronte un forte bacio . Così ti ho sognato ; e benedico il Cielo di avermi esaudito . Fra pochi giorni lasceremo questo luogo , per trasferirci altrove . Abbiamo trovato il giacimento d ' oro !
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Benito Mussolini , Duce del Fascismo e Duce ormai di tutti gli Italiani , che vedono in Lui la espressione più alta della stirpe di questo travagliato dopoguerra , dovrà allenarsi a detestare il maggior numero possibile di scrittori , ché tutti , chi più chi meno , chi male chi bene e chi così e così , vogliono e vorranno parlare di lui , della sua vita passata presente e futura . E ' il destino dei grandi uomini , di quelli grandi sul serio , e degli uomini pubblici in particolar modo . Varrà a confortare il nostro Capo e a mitigare il suo disagio nei confronti di tutti coloro che vogliono occuparsi di lui la ebbrezza " nirvanica " che gli dà il pensiero di non appartenersi più , " di essere di tutti - amato da tutti , odiato da tutti - elemento necessario alla vita altrui " e di potersi dare nel crogiuolo della folla " l ' acre e pur tuttavia riposante gioia della solitudine , " più grande di quella che dona il deserto . Il libro Dux scritto da Margherita G . Sarfatti , giunto in Italia dopo alcune fortunate edizioni straniere , è un ampio e vario contributo alla storia della vita italiana degli ultimi tre lustri ed è immune da quelle odiose adulazioni e deformazioni che offendono , non solo la persona di cui soprattutto si parla , ma lo stesso pubblico dei lettori . Dirò , anzi , che si tratta di un ' opera spregiudicata , nelle interpretazioni e nei giudizi , che non sempre potrebbe piacere a Mussolini , se egli non fosse , per una indiscutibile superiorità , al di là del bene e del male e la sua ormai lunga esposizione nella grande vetrina della notorietà non l ' avesse depurato definitivamente così di ogni falsa e borghese pudicizia , come di ogni vana superbia ...
CARLO CATTANEO ( CECCHI EMILIO , 1920 )
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La natura d ' un artista , e specie d ' uno storico , essendo una con la materia delle sue verità , non si può parlare dello stile di Cattaneo senza toccare delle sue idee , sebbene qui egli c ' importi soprattutto per l ' aspetto plastico della sua arte . Pare , da molti luoghi de ' suoi libri , ch ' egli si considerasse poco più d ' un " novelliere letterario " come dicevano al tempo del Vico , un divulgatore , o insomma uno , secondo le sue proprie parole , che " riassumeva e ventilava dottrine altrui " : " per suscitare , innalzare i pensieri della nazione , le sue speranze , i voleri , gli ardimenti " . Ma il Croce ha già avuto occasione di mettere in rilievo l ' alto valore del Cattaneo come storico nel pieno significato della parola . Gli universali del Cattaneo son quelli del Vico , e del Foscolo dei Sepolcri e delle Lezioni d ' Eloquenza . Il suo modo particolare di attuarli ha origine nell ' idea della " filosofia civile " e dell ' " arte sociale " del Romagnosi , ma trova la sua caratteristica sopratutto nell ' austerità e perfino drammaticità con cui egli sente il fatto sociale e riporta tutti i fenomeni tecnici , giuridici , economici , in valori morali , in relazione al loro significato di forze costruttive o disgregatrici delle istituzioni e della compagine degli Stati . La severità d ' un Parini , smorzata d ' una certa acredine , s ' anima in lui di severa e quasi sconsolata speranza , nel concetto progressivo e nella passione pratica d ' un Beccaria ; avuto presente che la gravità con la quale egli giudicava la vita sociale toglie a cotesto concetto di progresso ogni banalità illuministica e benthamiana . E la sua origine campagnuola gli dà il culto e il contatto della terra , e una lirica felicità di intuizioni non meno persuasive quando ci parla della sua Lombardia che quando ci parla dell ' antico Egitto , del Messico e dell ' Irlanda . La preparazione ecclesiastica arricchisce e scaltrisce la sua psicologia di storico democratico , dove tratta di tirannie teologiche e alza i velami di suoi misteri della politica sacerdotale . L ' abito tecnico più che letterario , gli smuove e porta in vasti contatti e ravviva di laboriose curiosità le sue disposizioni a interpretare la natura dei popoli e a tentare suoi ritrovati delle nuove scoperte e sulle nuove ipotesi , per le più antiche nazioni e civiltà , quel che il Vico aveva fatto per i miti e le forme civili della Grecia e del Lazio . Infine il suo gusto monumentale e oratorio e il suo senso civico latino , di preferenza lo volgono verso le civiltà classiche e a forma di gran rilievo . Per la coltura neoplatonica , alessandrina , col suo fondo dispersivo , non ha che sospetto ; e anche il suo libro sulle Interdizioni economiche imposte agli Israeliti sostiene la necessità che gli ebrei sieno riammessi alla vita civile e cessi l ' antisemitismo economico , ma pel motivo principale che togliendo gli ebrei dall ' isolamento nel quale essi si son create le loro formidabili fortune , si darà il più gran colpo al sistema di coteste fortune e all ' esosa parzialità del loro dominio nel mondo moderno ; ch ' è insomma un filosemitismo più che altro inteso a disciogliere l ' anarchia e disgregatrice natura giudaica , nell ' unità sociale delle altre razze . Cattaneo ha il senso fantasmagorico delle origini , delle migrazioni , delle civiltà scomparse , e dopo Vico nessuno come lui , nei numeri delle sue frasi , fece sentire il passo del tempo e lo svolgersi dei cicli e delle vicende civili . I suoi paradossi figurativi brillano repentini sulla sostanza a volte impigrita e la riportano d ' un tratto a un bagliore d ' alta poesia ; come nella storia delle piramidi di Menfi : " Appartengono ai tempi dei più antichi re ; sembra che ognun di loro occupasse tutto il suo regno a inalzarsi una tomba " ; o dove ci mostra le cave degli alabastri , dei porfidi , dei basalti schierate in ordine gigantesco sulle sponde del Nilo e traverso le sue cataratte , e il fiume sacro che partecipa all ' incomparabile grandezza delle arti egiziane , agevolando il trasporto dei marmi ; o quando infine svela le chiavi immaginose dei sistemi cronologici e numerali degli Atzechi . A volte riduce all ' improvviso la materia descrittiva nella quale ha doviziato , sotto lo schema ideologico : come quando distingue le civiltà cresciute lungo fiumi come il Gange , l ' Hoang - Ho , il Nilo , per vie omogenee , unitarie , e le civiltà impervie e frantumate dei paesi scabri come l ' Italia ; ma la classificazione è ancora un ' immagine e l ' idea è fiorente come in una scrittura geroglifica . E anche nei trapassi e nei movimenti più casuali e fuggevoli lampeggia sempre di figure . Dice ad esempio : " I raggi del vero schiarano ancora solamente pochi iniziati , i quali siedono quasi in teatro sfolgorante , mentre nell ' attigue vie regnano le tenebre e i sogni " . O con figura appena posata in una parola : " Le placide acque nel calare lasciano velata tutta la campagna del limo onde son dense " . O in tocchi celerissimi , rivelatori d ' un ' esperienza rara , specie se si tien conto dei tempi ; e in giudizi di tutto un gusto o una civiltà , rapiti nell ' impeto d ' una frase , come quegli " ardimenti gracili e feminei del lusso chinese " ; e sintesi d ' eleganza e d ' energia compagne . E la sobria gentilezza con cui sa adagiare l ' esaltazione della sua oratoria , per esempio in quei tratti sulle ninfee nel saggio sull ' Antico Egitto ; o dove riporta la millenaria canzone : " trebbiate , o buoi ; la paglia a voi , il grano al sire " che ancora s ' ode nei campi dell ' Egitto " trasmutata in parole arabe , ma con una melodia flebile e molle che non è degli Arabi ; e si direbbe il canto di quei morti che giacciono accatastati a milioni nelle necropoli e nelle viscere dei monti " . Non sono sicuro che in un Daniello Bartoli , dov ' è meno antagonistico e favoloso , non possa esservi qualche cosa che uno scrittore laboriosissimo come il Cattaneo abbia studiato con vantaggio . Se non che il Bartoli non va mai oltre una splendida curiosità esclamativa che tutt ' al più arieggia alla vacuità adorabile dei primi panteismi ottocenteschi ; e nel Cattaneo non si tratta di curiosità e divertimento , ma di coscienza e passione . Quando parla de ' Celti , degli Egiziani , degli Aztechi , la sua emozione è quella d ' un ideale testimone dei drammatici albori delle forme nel mondo e del loro disperdersi e cadere . " Era una delle lugubri tradizioni degli Aztechi che il sole si fosse già spento quattro volte e che questo fosse il quinto sole o una quinta resurrezione del primo . E anche il genere umano aveva già sofferto quattro grandi stermini ; desolato la prima volta dalla fame e dalle tigri ; la seconda dai turbini , essendosi salvati pochi che conversi in scimmie si nascosero nelle caverne ; la terza dal foco , salvandosi pochi , conversi in uccelli ; la quarta dalle acque , per cui gli uomini s ' erano tramutati in pesci " . E lo stesso concitamento , lo stesso compianto storico ritrova pei ritorni barbarici nella vita civile e la misteriosa poesia dei delitti e dell ' espiazione ... Gli orrori della vita in un clan d ' antichi Celti e nelle colonie de ' deportati ; le spaventevoli geometrie dei Silenziari , de ' Penitenziari e quelle delle architetture azteche , ecco la materia eccellente per il suo stile latinamente austero eppur pieno di magnificenza , monumentale nelle strutture e tuttavia squisitamente decorato ; massiccio , ercolino , a volte barocco , ma sempre per un bisogno di grandiosità e di maestà , pieno di succo cosmico " I fiumi , tramescolando le frane di diverse rupi , accoppiano più terre in pila elettrica a sollecitare la languida vegetazione " ; oppure : " Quelle estreme squadre di mondi , che all ' occhio umano sono appena uno spruzzo di punti indistintamente lucidi ... " ; nelle sue tarde volute , formate di masselli epigrammatici , lapidari , con un formidabile dono d ' ingiuria metafisica ; o non pallidi fregi e dorature come scancellate vestigia d ' antichi splendori ; o irritati incapricciamenti d ' acutezze critiche ; temperato " ai ribrezzi delle sale anatomiche " ; inebriato di tempo e di tutto . E dire che un dei nostri letterati , e uno propriamente che ama definirsi " modesto " forse per assicurare una certa impunità alla sua impertinenza , qualche tempo addietro , essendo caduto in discorso il nome del Cattaneo , si rammaricava meco che Cattaneo ( egli aggiungeva anche Manzoni ) non avesse lasciato in cotesto stile un molto maggior numero di " milanesismi " . Confesso che io ripensai con scrupolo ai " milanesismi " della prosa di Cattaneo . Ma era come cercar biglietti da dieci verso mezzogiorno sul selciato di Corso Umberto , e soltanto ritrovai una folla di luoghi nei quali questo superbo scrittore spinge per sé e per ogni vero artista , l ' uso dei gerghi provinciali : " Dante fissò la lingua , scegliendo con lucido e quasi infallibile giudicio nel dialetto toscano tutto ciò che consonava agli altri dialetti italici , e pertanto era acconcio a divenir lingua comune . Dov ' egli canta " La divina foresta spessa e viva " o " il dolce color d ' oriental zaffiro " , egli tocca quelle corde alle quali ogni loquela d ' Italia risponde ... Se non che , quando egli poi superbo della sua forza trapassa il giusto confine , e s ' attenta a por sull ' altare la parola propria d ' una sola plebe , foss ' anco la toscana , egli non piace , non fa più esempio . E la nazione per secoli e secoli guarda e passa , ove trova scritto : " Già veggia per mezzul perdere o lulla " . Perché cotesto non è gentile arbusto del campo nazionale ma reliquia di primitiva tribù , sterpo superstite della selva selvaggia " . Pagine come questa , o quella che apre il presente fascicolo , nella sua opera si raccolgono a dozzine come testimonianza della sua perfetta coscienza linguistica . Evidentemente però il mio interlocutore preferiva vedere Manzoni e Cattaneo attraverso Dossi e Lucini , e mi pare un sistema di critica letteraria non scevra d ' inconvenienti . O s ' applicava , a orecchio , al problema linguistico , i desiderata del decentramento politico , dello sviluppo regionale e della vita federativa , colla conclusione naturale che la prosa del Cattaneo non parevagli decentrata abbastanza . Se si pensa che all ' eredità dell ' inimicizia albertina e piemontese , alle confusioni del culto democratico e cosidetto positivo , si associano ancora , contro la fama del Cattaneo , equivoci letterari così grossolani , non c ' è da meravigliarsi che la gente possa attribuire al Carducci d ' aver dato nella sua critica e oratoria il miglior esemplare nazionale di prosa di riflessioni dal tempo delle Operette morali , mentre il Cattaneo ha infinitamente più diritto a cotesto vanto . Vero è che la sfortuna del Cattaneo , se ne conferma ancora una volta il decadimento della nostra coltura letteraria dopo la prima metà dello scorso secolo , in certo modo sembra intonarsi singolarmente alla qualità della sua grandezza ieratica , misteriosa e oserei dire sepolcrale . Ed ecco allora i fanciulli a reclamare le chincaglie e i riboboli delle province davanti a cotesti sepolcri .
Il nostro lavoro nella scuola ( Bianchi Bandinelli Ranuccio , 1951 )
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Come in tutti i congressi , anche nel VII Congresso del P.C.I. testé tenutosi a Roma , nonostante la ottima organizzazione , sono rimasti in fondo al sacco alcuni interventi , che i limiti di tempo e le esigenze generali non hanno consentito di tenere . Tra questi anche un intervento sulla scuola , che sarebbe stato opportuno per porre in evidenza , dinanzi ai quadri del partito , soprattutto a quelli delle province , il problema del lavoro politico che noi possiamo e dobbiamo fare nella scuola , per il bene della scuola stessa e per realizzare , anche in questo settore , quell ' azione di ampia presa di contatto e di accordo , indicata al Congresso , nella sua relazione fondamentale , da Togliatti . Anche il lavoro nella scuola , come tutto il nostro lavoro nel campo culturale , si presenta sotto tre aspetti : 1 ) maggior diffusione della cultura in sé ; 2 ) maggior diffusione della nostra ideologia , miglioramento della preparazione ideologica nei quadri intellettuali del partito e approfondimento del marxismo - leninismo ; 3 ) azione di alleanza con strati intellettuali non politicizzati o appartenenti ad altri partiti politici . Il nostro compito , in questi tre suoi aspetti , si trova posto innanzi a noi in ogni ordine e grado di scuole : dalle elementari , alle medie ( tecniche , classiche , artistiche ) , all ' Università . Naturalmente , il modo nel quale si svolgerà la nostra azione sarà diverso a seconda del tipo di scuola ; ma , più che entrare in dettaglio , ritengo che possa essere utile accennare i motivi principali che giustificano il nostro interessamento . Da un punto di vista immediato , non vi è dubbio che la Scuola elementare assume un posto importantissimo per il vasto raggio di azione e per la sua capillarità . Ben lo ha riconosciuto l ' avversario , che si è inserito immediatamente con un ' azione vastissima nell ' organismo della Scuola elementare . Ma , per le mie personali esperienze , preferisco prendere le mosse dall ' Università , e con particolare riguardo alle possibilità che si presentano di creare un largo fronte democratico della cultura . Proprio questo , del resto , era stato il compito indicato da Togliatti , già nel VI Congresso , come obiettivo generale dell ' attività culturale del partito . Ma occorre , questo obiettivo , affermarlo di nuovo oggi e inserirlo nel quadro dei nostri compiti di oggi , cioè nella lotta per la pace , per la libertà e per il lavoro , nella lotta per l ' applicazione integrale della Costituzione , rendendoci al tempo stesso conto delle deficienze non lievi che ci sono state da parte nostra in questo campo . Più che errore c ' è stata scarsità di impegno da parte nostra , non giustificata sufficientemente dalle particolari difficoltà di questo lavoro . Se noi rileggiamo oggi la risoluzione del Convegno dei professori universitari comunisti del marzo 1949 , che indicava certe deficienze e certi obiettivi , noi ci accorgiamo che potremmo ripeterla quasi tale e quale : e questo non è certo un buon segno , a distanza di due anni . Soprattutto , dovremmo , mi pare , ripetere l ' esigenza di periodiche riunioni degli insegnanti iscritti al partito , esigenza che fu avanzata allora , ma che poi non ha avuto seguito . In conseguenza , dovremmo anche ripetere ciò che fu lamentato già allora , cioè che il lavoro nel campo della scuola rimane praticamente abbandonato a iniziative individuali . E questo è un male : perché oserei dire che gli intellettuali hanno particolarmente bisogno di avere delle linee direttrici alla loro azione , dato che , per la loro formazione mentale , essi hanno abitudine di derivare la propria azione da concetti , assai più che da impulsi pratici . Linee direttrici , aggiungo subito a scanso di equivoci , che possono scaturire solo da uno scambio frequente di discussioni tra istanze puramente o prevalentemente politiche e istanze puramente o prevalentemente culturali . Solo con queste discussioni frequenti noi arriveremo a far sì che in tutti i nostri compagni intellettuali , che lavorano nella scuola , l ' istanza politica e quella culturale giungano a combaciare , giungano a identificarsi . Perché solo con tale identificazione completa , il lavoro dei nostri compagni intellettuali potrà veramente arrivare ad essere un contributo importante alla creazione di una cultura nuova e cioè di una società nuova anche nel nostro Paese , e quindi anche di nuove condizioni politiche generali . E se qualche compagno intellettuale trova faticoso esplicare un lavoro culturale e al tempo stesso un lavoro politico , vuol dire che non ha ancora saputo raggiungere quella identificazione e che l ' uno o l ' altra delle due attività gli rimane in certo modo estranea . Ma forse sarà opportuno dare qualche precisazione , perché ritengo che non tutti i lettori abbiano una idea di quello che sia oggi lo stato della Scuola italiana , di ogni grado . È uno stato che non esito a definire disastroso . Vi si sommano , oggi , tutti gli effetti e le condizioni negative dei diversi aspetti assunti dalla crisi in cui si dibatte la civiltà borghese . Abbiamo infatti le conseguenze : primo della inadeguatezza economica , che grava su tutto l ' apparato scolastico e che va dalla insufficienza degli stipendi degli insegnanti alla insufficienza dell ' attrezzatura edilizia , didattica , scientifica ; secondo , conseguenza della corruzione morale largamente operata dal fascismo nell ' ambiente scolastico e trionfalmente ripresa dal governo clericale ; terzo , conseguenze del dissolvimento della classe borghese , alla quale appartiene , almeno per origine , la totalità degli insegnanti superiori e la quasi totalità degli studenti . Queste tre conseguenze e condizioni si sommano e si esplicano in vario modo . Non è certo il caso di prospettare qui i difetti dell ' attuale ordinamento scolastico e di quello promesso da una ormai famigerata « riforma » , né i possibili rimedi . Ma non posso non sottolineare il fatto che l ' Università italiana oggi assume spesso l ' aspetto , non di un centro di lavoro intellettuale e scientifico , ma quello di una agenzia , alla quale si pagano determinate quote sotto forma di tasse scolastiche , e presso la quale ci si reca in determinati periodi ( o , possibilmente , quando più faccia comodo ) per ottenere , attraverso una formalità che si chiama esame , un foglio di carta che si chiama diploma di laurea e che ipoteticamente potrebbe anche servire a trovare un qualsiasi impieguccio , dove non morire di fame . Il guaio è che poi , spesso , questo impieguccio è proprio quello di trasmettere ad altre generazioni di giovani una cultura non appresa , non intesa , e che spesso non è né da apprendersi né da intendersi , perché è ridotta a sua volta ormai a una cosa puramente formale , a una facciata dietro alla quale non c ' è più nulla . Ora , in questo vuoto , noi possiamo e dobbiamo inserire la nostra cultura . Qualcuno certamente potrà insorgere conclamando che la nostra Università ha non soltanto glorie passate , ma anche presenti , e citando casi di docenti che fanno sul serio il proprio dovere . D ' accordo . Ma ciò non toglie che l ' atmosfera generale delle Università , e particolarmente delle maggiori , sia sul tono che ho delineato . Per rendersene conto , basterebbe interrogare i migliori studenti . Ma anche molti insegnanti sono d ' accordo a costatare il decadimento dei nostri istituti di insegnamento superiore . In genere , però , le diagnosi che essi fanno di questi mali sono sbagliate , i rimedi che essi propongono sono inefficaci . Uno dei fenomeni più lamentati , per esempio , è quello del numero , che si conclama eccessivo , degli studenti , anche se ogni anno è rilevante il numero di coloro che debbono abbandonare gli studi iniziati perché non possono economicamente sostenerli più oltre . Ma il fenomeno della accresciuta affluenza all ' Università non può essere considerato in sé un male , se non da coloro che sarebbero d ' accordo con quel vecchio agrario di mia conoscenza che diceva che tutto il male era venuto dall ' aver insegnato ai contadini a leggere , scrivere e far di conto . Se poi si guardano recenti statistiche , si vede che la percentuale di studenti universitari in rapporto alla popolazione , che è di 21 in Italia , è di 21 anche in Svizzera , di 19 in Olanda e di ben 30 in Francia . L ' aumento proporzionale di studenti è stato , sì , assai più forte in Italia che in altri paesi dell ' Europa occidentale ( facendo il 1930-31 = 100 , si ha 363 in Italia rispetto a 164 in Francia , per il 1949 ) ; ciò significa che prima il livello era eccessivamente basso . E noi non potremo mai persuaderci , che l ' accresciuto desiderio di elevazione delle masse italiane sia da considerarsi un male contro il quale si debbano escogitare rimedi e provvedimenti . Provvedimenti occorrono per venire incontro a questo desiderio , e perché la scuola vi si adegui e vi corrisponda la struttura generale della società italiana . ( Nell ' Unione Sovietica , prima della rivoluzione vi erano 91 scuole superiori ; oggi ve ne sono 864 , e gli studenti da 112.000 sono passati a oltre 1.200.000 , secondo un rapporto del prof. Nesmeianov ) . Le condizioni di disagio della scuola , da tutti avvertite , costituiscono un campo sul quale noi possiamo innestare una vasta azione di alleanza , ponendoci coi nostri insegnanti alla testa di un movimento per il rinnovamento della scuola . Ma perché l ' azione dell ' insegnante comunista possa essere valida , occorre che egli abbia acquistata la fiducia personale degli altri insegnanti e degli studenti . Perciò la prima esigenza dell ' azione di un insegnante commista è quella di essere un buon docente , di essere , anzi , il migliore dei docenti di quella scuola : il migliore per preparazione tecnica , per impegno , per assiduità e puntualità nell ' insegnamento . Questo sarà un suo preciso obbligo politico , oltre che morale , perché solo così avrà efficacia il suo insegnamento o ogni altra sua azione . Non è vero che gli studenti cercano il professore di manica più larga : gli studenti cercano il professore di manica più larga quando si trovano dinanzi a una serie di insegnanti dai quali sentono di non poter imparare nulla di sostanziale , nulla di più di quanto sia scritto nel libro di testo o nei manuali . Ma quando un docente ponga esigenze vive , sappia far aderire il proprio insegnamento , per astratta o tecnica che sia la materia che svolge , a problemi concreti , e quando si affermi con la propria personalità e umanità , i giovani accorrono pronti a cimentarsi con ogni difficoltà , e proprio i giovani migliori , qualunque possa essere la loro iniziale pregiudiziale politica contro il professore comunista . In gran parte , l ' atteggiamento fascista di molti studenti universitari deriva dallo stato di scetticismo e di sfiducia provocato in essi dalla insufficienza della scuola che né muove idee né assicura il pane . Bisogna tener presente questa necessità di un serio impegno professionale e il valore politico del semplice fatto che un compagno esplichi in pieno la sua attività di docente . Così , quando un docente partecipa a un congresso scientifico e interviene con la sua personalità di studioso , ma anche di comunista , tra gli altri studiosi , anche so parla di cose lontane dalla politica , egli compie una azione di smantellamento dell ' anticomunismo , egli compie quindi quell ' azione politica fuori dal nostro partito , alla cui necessità hanno fatto richiamo i più autorevoli degli interventi al VII Congresso . Bisogna tener conto di questo . L ' azione avversaria infatti tenta soprattutto , oggi , l ' isolamento dei comunisti , sia con le dirette persecuzioni , sia con le minacce a chi si mostri propenso a un dialogo con noi . Oggi la parola d ' ordine lanciata dai centri Oggi , anche intellettuali antigovernativi , sulla cui buona fede non voglio dubitare ( preferisco in questo caso dubitare della loro capacità di comprendere ciò che sta avvenendo nel mondo ) , si propongono come compito principale e più urgente di svolgere , come essi scrivono , « un ' opera di recupero » degli intellettuali iscritti al Partito comunista . Perciò oggi l ' azione contraria , di contatto , di alleanza , che i nostri intellettuali , particolarmente nella scuola , possono e debbono fare , ha un valore politico che mi sembra di primo piano , perché spezza il tentativo di accerchiamento proprio diffusi da una agenzia jugoslava . Non so se sia stata rilevata , a questo proposito , la coincidenza immediata di una serie di articoli , apparsi un po ' dovunque , e volti a dimostrare questa impossibilità di colloquio , dopo che questa era stata proclamata sopra un bollettino , che evidentemente seguendo il motto dell ' UNESCO che « le guerre si preparano nelle menti degli uomini » , compie larga azione velenosa e settaria propaganda tra gli intellettuali , sotto la maschera della cultura liberale . Questo bollettino si intitola Notiziario culturale , e viene largamente distribuito da un sedicente Centro italiano di studi e informazioni (C.I.S.I., Roma , via Condotti , 61 ) , che tre anni fa si chiamava più onestamente Comitato di divulgazione del piano Marshall : da notarsi che , per singolare coincidenza , esso è pubblicato nello stesso stabilimento tipografico che stampa i foglietti di propaganda dove è più accanito , proprio nell ' ambiente nel quale viene coltivato più diligentemente il verbo dell ' anticomunismo . Il quale anticomunismo , di fronte all ' evidenza dei successi economici e costruttivi dell ' Unione Sovietica e , relativamente , dei Paesi di democrazia popolare , si riduce sempre più a motivi fraudolentemente morali e a motivi culturali . ( Con ciò i nostri intellettuali non fraintendano , e non ritengano di essere elementi decisivi nella lotta che combattiamo ; elemento decisivo sono e saranno le forze del lavoro ; ma l ' azione nel campo intellettuale può spianare non poche difficoltà alla loro avanzata ) . Per tutto quanto abbiamo accennato , la scuola è stata , non a caso , uno dei campi di maggior sforzo della reazione . Trasferimenti di presidi , imposizioni di libri di testo nelle scuole medie ; riviste e ancora intimidazioni per i maestri elementari ; commissioni ammaestrate nei concorsi universitari ; inserimento d ' autorità di uomini di fiducia in posti direttivi , ecc . : tutto questo è all ' ordine del giorno . Tra le forme più tipiche di intimidazione va segnalata quella costituita dal fatto che quasi il 50% degli insegnanti medi vengono mantenuti nella condizione di supplenti o incaricati , sempre soggetti pertanto a perdere il posto , appena mostrino di non lasciarsi imbrigliare o inquadrare nelle organizzazioni confessionali dotate sempre di larghi mezzi . Oltre a tutto , poi , questo tenere gli insegnanti fuori ruolo , rappresenta un supersfruttamento , del tutto paragonabile al sistema di far eseguire agli operai industriali un maggior numero di ore straordinarie . Occorre popolarizzare le condizioni reali nelle quali si trova la scuola italiana .. Non dimentichiamo , infatti , che il ministro Gonella conquistò il ministero della Pubblica Istruzione con un anno e mezzo di anticipo sul 18 aprile , e che perciò il campo della scuola è stato esposto prima degli altri alla influenza della demagogia democristiana . In nessun campo dell ' impiego statale l ' azione di intimidazione da un lato , di penetrazione clericale e americana dall ' altro è stato condotto con altrettanta sistematicità , in nessun altro la rivalutazione degli elementi fascisti fu precoce . Questo stato di cose non è abbastanza noto , anche se è stato sovente denunciato in Parlamento , da noi e da altri , provocando sempre delle risposte vergognose e veramente degradanti per chi le ha escogitate . Val tuttavia la pena di rilevare che , malgrado questa azione di intimidazione , di pressione e di scardinamento della nostra scuola , esiste ancora , nella scuola italiana , uno spirito di indipendenza e una viva Insofferenza verso la penetrazione clericale , perché secolari esperienze hanno valso a screditarla , moralmente e culturalmente . In questo terreno di insofferenza è possibile una vasta intesa tra persone di diverso orientamento , ma ugualmente preoccupate di salvare la scuola , la cultura e l ' orientamento delle giovani generazioni . Tale azione d ' intesa , oltre a giovare alla scuola , potrebbe anche servire a far comprendere , anche agli insegnanti chiusi nel più idiota anticomunismo , che in questo , come su ogni altro campo , la nostra azione è a vantaggio di tutti , e non solo nostro e che noi ci battiamo veramente per tutti i cittadini Italiani che sperano di poter giungere a costruire una nazione italiana degna delle proprie qualità e liberata dai suoi tradizionali malanni sociali . Ma per poter promuovere questa azione di intesa , occorre che prima di tutto noi alerai abbiamo la consapevolezza che occorre fare del problema della scuola un problema politico di partito . Occorre una azione coerente e continua nel campo della cultura , che rechi ben chiara ed esplicita la nostra fisionomia , e che sappia avviare un rinnovamento della cultura italiana . Noi siamo l ' unico partito che possa avviare questo rinnovamento ; e questo dobbiamo farlo capire a tutte le forze sane della cultura Italiana , impegnando al lavoro produttivo i nostri intellettuali . Lavoro volto a una difesa da un lato , contro l ' incoltura e l ' oscurantismo clericale e fascista ; a uno smontaggio , dall ' altro , pezzo per pezzo , delle dottrine idealistiche , che sono tuttora quelle che danno l ' impronta alla nostra cultura universitaria . Il nostro partito ha saputo far comprendere , per esempio , alle masse contadine , che esso è il solo che possa risolvere i problemi dell ' agricoltura italiana ; e perciò le masse contadine lo seguono . Dobbiamo arrivare a far comprendere ugualmente a tutti coloro che sono interessali al buon funzionamento della scuola , insegnanti , studenti e famiglie , che noi siamo i soli che possano risolvere il problema della scuola italiana , la cui gravità è generalmente avvertita . Anche nella scuola , la nostra azione deve e può in pieno essere svolta a tutela della libertà , del lavoro , della pace . Sempre i governi della borghesia italiana hanno , in passato , trovato nella scuola , tra studenti e tra insegnanti , gli inneggiatori alla guerra , in nome di un incosciente e retorico patriottismo . Triste destino della scuola , avvilita ad una interpretazione della storia italiana che è stata , sin qui , in netto contrasto con i veri interessi del popolo italiano . Noi dobbiamo agire , perché dalla scuola sorgano non più gli inneggiatori alla guerra , ma i sostenitori della pace . Particolarmente ai compagni che lavorano nella scuola è affidato il compito di dimostrare a tutti che il Partito comunista , proprio perché è il partito dei lavoratori , il partito della classe operaia , il partito che vuole l ' emancipazione e l ' elevazione del popolo italiano , è anche il grande partito della cultura .
StampaPeriodica ,
Elena , tu sei una testolina un po ' troppo romantica ; oggi non è più tempo di codeste tue fantasie avventurose . I cavalieri prodi nelle loro custodie di acciaio arabescato , armati di lancia spada ed azza , lo scudo sul braccio , la celata in testa , non li trovi più che nei vecchi romanzi . Oggi siamo tutti molto più pratici , e le belle immaginazioni che piacciono a te le lasciamo a ... La fanciulla scrollò la bella testa bionda con un deciso gesto negativo . È inutile ripetermi sempre le stesse cose , che ormai so a memoria . Pretendete di cambiarmi come se fossi ancora una bambina ? ... Ho vent ' anni , ho le mie idee ... e ... sì , sì , ditelo pure , i miei capricci . Mi piacciono gli uomini cavallereschi e mi piace il brivido che dà il pericolo , mi piacciono le emozioni che procurano le avventure inattese , improvvise e piene di rischi . Ne ho colpa io se son fatta così ?...Sei fatta male ... O bene o male , son quella che sono e mi sembra che ciò potrebbe bastare ... L ' arrivo di Massimo , il fidanzato , interruppe il colloquio fra la giovane donna e suo zio Raimondo , un uomo di gran buon senso , che voleva un bene dell ' anima a quella sua nipote bella gentile ricca , ma guastata dalle fisime romantiche . Trentenne , simpaticissimo ed elegante , Massimo , ingegnere nella miniera del Gringo Perduto , si era invaghito di Elena , fin dal primo giorno in cui l ' aveva conosciuta in casa del signor Raimondo , dove ella era ospite . Lo zio aveva molta stima del giovanotto , che sapeva serio , intelligente , ricco anch ' egli , e di grande avvenire , e lo aveva aiutato con i suoi consigli a far breccia nel cuore della fanciulla : Inventate qualche vostra impresa audace , mostratevi una specie di cavaliere errante sopravvissuto al tempo scomparso . Ingannarla così ? ... No , mai ... Allora vuol dire che non le volete bene abbastanza . Conosco mia nipote : non c ' è altra via per conquistarla . E allora , per paura di perderla , Massimo aveva fatto forza a se stesso e lavorando un po ' d ' inventiva si era messo indosso la pelle del leone , pur senza oltrepassare i limiti . Ed Elena era cascata nell ' innocuo tranello , con gran gioia dello zio che era sicuro di fare la sua felicità . Venne il momento in cui Elena dovette ritornare a casa , in una città lontana una sessantina di chilometri . Per andarvi non esistevano comunicazioni ferroviarie , e l ' automobile cominciava appena ad apparire in quella regione ancora semiselvaggia . Il signor Raimondo si serviva per tali viaggi di una carrozza . Per il ritorno in famiglia Elena attese un giorno che lo zio non poteva assolutamente accompagnarla ma poiché non era prudente viaggiare sola , con un cocchiere , senza avere accanto una persona fidata e pronta a difenderla in caso di necessità , ella stessa suggerì : Potrebbe venire con me Massimo ; la mamma lo rivedrà volentieri . Ottima idea . L ' ingegnere ne fu felicissimo . E i due partirono . Il tempo era ottimo , e la strada si snodava piana e facile , ora attraverso immense savane , ora incassata fra montagne dense di selve profonde , vero nido di banditi . Ed ecco in una di queste strette un gruppo di uomini balzare improvvisamente addosso ai due viaggiatori e al cocchiere , con rapida violenza . Massimo tenta di fare scudo col suo corpo alla fidanzata , ma viene abbattuto con un colpo di calciolo sulla testa , prima che possa estrarre la rivoltella , mentre il cocchiere salta giù di sella e si dà alla fuga , nascondendosi dietro una folta siepe vicina . Elena , afferrata dal capo della banda , e tratta fuori , viene depositata a terra senza che le sia torto un capello . Bravo capo , ella dice , avete fatto le cose a dovere , proprio secondo il mio desiderio ... e vi siete meritato il compenso pattuito . L ' agguato non poteva essere disposto meglio . Ora so che pensare del signor Massimo , ingegnere delle miniere e falso eroe ... Ecco in quale modo ha saputo difendermi fingendosi per lo meno morto ! ... Orsù , lasciatemi ritornare in carrozza e richiamate il mio cocchiere . Il capo - banda ha un riso sardonico . Signorina , risponde io non comprendo che cosa vogliate significare con le vostre parole . Non dite troppo male del vostro cavaliere perché , se non è spacciato certo vi manca poco , col tremendo colpo buscatosi sulla testa ... Quanto a voi , avrete la cortesia di seguirci , senza protestare , nel più assoluto silenzio , a scanso di maggiori guai . Ma voi scherzate ... Io vi ho assoldati per fingere questo assalto ... Siete voi che volete scherzare ancora , signorina . Noi siamo dei bravi banditi che facciamo il nostro ... chiamiamolo pure mestiere , e acciuffiamo le buone occasioni quando capitano . Mi sono spiegato ? ... Orsù in marcia . E ad onta delle sue proteste e delle sue smanie , dei suoi tentativi di resistenza , Elena deve lasciarsi tirar sopra la sella dal capo , e portar via , così , romanticamente , ma anche brutalmente , come ella aveva tante volte sognato . Quando Massimo riprese i sensi si trovò accanto il cocchiere che , appena visti allontanarsi i banditi , era ritornato alla carrozza . Egli aveva udito tutto , e riferì all ' ingegnere quanto era successo . Oh , povera Elena mia ... esclamò egli , stringendo fra le mani la fronte indolenzita . È perduta , è perduta ... Ma ad un tratto ebbe un lampo nella mente . Se ella avesse predisposto un agguato da burla , per mettermi alla prova , la gente assoldata non deve essere lontana di qua , e noi possiamo raggiungerla e indurla , con promesse di larghi compensi , ad aiutarci a rintracciare gli assalitori , e a liberare la prigioniera . Su , in carrozza , e sferza il cavallo . Ripartirono . Alcune centinaia di metri più oltre , appostati dietro un folto di piante , essi vennero fermati dai complici assoldati che speravano di trovare . Poche parole bastarono per metterli al corrente dell ' accaduto . Eran tutti uomini di fegato , armati , a cavallo . Si mostrarono felici di dar la caccia ai banditi autentici che avevano fatto mancar loro un buono e onesto affare . Massimo si fece cedere il cavallo e le armi da uno di essi e , postosi alla testa degli altri , partì di galoppo alla ricerca dei rapitori , che un ' ora dopo venivano scoperti e affrontati . Lo scontro , breve sanguinoso violento , terminava con la fuga dei banditi superstiti , e Massimo si stringeva fra le braccia Elena sana e salva . E quel che pure conta , guarita dal mio stupido romanticismo , ma felice di diventare la moglie ... di un eroe che m ' ha salvata !
StampaPeriodica ,
Le diverse possibilità e le immancabili insufficienze , più o meno grandi , di ogni mercato politicamente circoscritto sembrano portare argomenti a favore della tesi libero - scambista : in realtà mostrano soltanto che , da un certo collegamento , anche economico , tra i diversi paesi è difficile prescindere . La tendenza moderna è verso la regolamentazione dei commerci per la difesa delle economie nazionali . Si tende ovunque all ' autarchia : naturalmente nessuno vuole e può rimanere secondo per filantropia , quando dalla corsa al protezionismo dipende la durata della propria resistenza . In questa situazione mondiale si è sviluppata in Italia l ' economia corporativa , le cui direttive a questo proposito , specie dopo il tentativo sanzionista , sono state chiaramente manifestate . Nello Stato italiano l ' economia è uno strumento per il raggiungimento dei fini dell ' ordine corporativo fascista , che si riassumono nel massimo di potenza e di benessere materiale e morale della Nazione . Nei confronti di questi fini l ' economia è un mezzo e mezzo dell ' economia può essere il moto verso l ' autonomia economica della Nazione . In linea generica , essa può essere un mezzo , a seconda delle contingenze storiche , della posizione politica e geografica dello Stato che realizza il programma fascista . La meta resta sempre il massimo possibile potenziale economico al servizio del massimo potenziale politico . Sempre in linea generale , il perseguimento di questa meta non esclude il ricorso al migliore mercato straniero , né esclude in certi casi la utilità degli scambi internazionali . Però siccome questo ricorso al migliore mercato straniero deve essere compatibile con i limiti della convenienza nazionale , ecco che gli scambi con l ' estero , nell ' economia corporativa in qualsiasi contingenza storica si realizzi non possono essere lasciati liberi , ma devono subire un regolamento . Nel caso concreto dell ' economia corporativa fascista , realizzata e svolgentesi in Italia attualmente , è fuori discussione l ' accentuarsi della direttiva autarchica , la quale , intensificando lo sforzo affinché il massimo numero possibile di bisogni esistenti in Italia venga soddisfatto con prodotti nazionali , tende ad escludere o a ridurre a quantità minime ( irriducibili nello stesso interesse nazionale ) gli acquisti e di conseguenza anche le vendite all ' estero . A questo punto sorgono diversi problemi : 1 ) Lo Stato fascista , attuando questo minimo irriducibile di scambi con l ' estero , verso quali mercati orienterà i suoi acquisti ? È stato risposto autorevolmente e più di una volta che compreremo soltanto da coloro che compreranno da noi . 2 ) Supposto che vi siano diverse possibilità di scambi contrattati e bilanciati , ugualmente proficue dal punto di vista economico , alcune offerte però da Stati non amici , ed altre da Stati amici , quali possibilità saranno preferite ? La risposta più ovvia è che saranno preferite , a parità di condizioni , le possibilità offerte dagli Stati amici . 3 ) Se l ' amicizia politica favorirà il sorgere di correnti di traffico nei limiti consentiti dal programma di autarchia nazionale , non si verificherà il caso che , sia pure entro i suddetti limiti , le alleanze od amicizie politiche si trasformino in alleanze o cooperazioni economiche ? E non può avvenire che l ' alleanza politica si concluda solo , o prevalentemente , con paesi economicamente complementari ? Conviene innanzi tutto dire che questi non sono sogni , ma sono problemi concreti e che concretamente si possono presentare a richiedere una soluzione . Non è ozioso quindi il porseli ed abbozzare , a scopo di chiarimento , una risposta . È naturale che quando le alleanze politiche non siano semplici accostamenti tendano a portare , specie in un mondo come l ' attuale , tutt ' altro che dedito al libero scambio , ad una certa cooperazione economica . Reputo anzi che , secondo i principii fondamentali del corporativismo fascista , una certa cooperazione economica tenda a concretarsi là dove esiste una complementarietà politica . D ' altro canto le esigenze economiche della guerra e della pace moderne , facendo sempre più valutare il fattore economico allo stesso scopo di accrescere la potenza scaturente dall ' alleanza o dalla cooperazione politica , tendono a fare realizzare questa tra paesi il più possibile economicamente complementari . Ed è proprio in vista di queste tendenze generali e di quelle proprie all ' economia corporativa fascista che acquista interesse un quarto problema , il quale si riassume in questi termini : È pensabile ed è conveniente , secondo la dottrina corporativa fascista , che tra Stati alleati politicamente si giunga ad una tale cooperazione economica , la quale generi un complesso autarchico , di cui l ' economia dei singoli alleati costituisca una parte complementare ? Giova dire che in un tale sistema i problemi delle insufficienze economiche nazionali sarebbero risolti dalle eventuali esuberanze delle economie degli Stati alleati . Ma questo , che potrebbe apparire a prima vista un vantaggio prodotto dall ' alleanza politica , può costituire oltre certi limiti il pericolo del sistema , specie se la integrazione dovesse avvenire su larga scala o per prodotti essenziali . Nell ' un caso e nell ' altro l ' alleanza si trasformerebbe infatti in legame , tanto più pericoloso quanto più minacciosi ed irretiti fossero gli avversari esclusi dall ' alleanza stessa e tanto più vincolante quanto più rapidamente irreparabile con ripieghi nazionali fosse l ' integrazione economica operata dall ' alleato politico . In parole povere , qualsiasi alleanza politica lascia attualità ai problemi dell ' autarchia e la eventuale cooperazione economica tra i paesi alleati non deve riguardare una vasta zona , né una zona essenziale della vita economica d ' un singolo paese . Se avvenisse il contrario , una specie di divisione del lavoro , sia pure limitata agli Stati politicamente amici , potrebbe dare sì una maggiore facilità alla vita economica delle singole unità , ma toglierebbe alla politica di ciascuna di queste la necessaria elasticità . E tanto più pericoloso è l ' abbinamento , oltre certi ristretti limiti , dell ' alleanza politica con la integrazione economica , quanto più gli alleati non sono in condizioni economiche di parità : lo Stato a più basso grado di autonomia economica , infatti , subirebbe una forza di attrazione politica tale da ridurre sensibilmente la sua libertà politica . Dai ragionamenti che precedono scaturisce questa conclusione : la direttiva autarchica , che nel mondo attuale consente allo Stato corporativo fascista di realizzare la massima potenza politica , non può venire intaccata , né essere resa meno attuale da nessun genere di amicizia politica . Anzi , proprio perché in qualsiasi sistema di alleanza o cooperazione politica l ' Italia possa manifestare tutta la sua potenza e godere della sua libertà d ' azione , quale si addice ad uno Stato che ha vasti e vitali interessi da difendere in Europa e nel Mondo , è più che mai necessario tendere ad una economia autarchica . Solo per le differenze tra l ' autarchia assoluta e l ' autarchia realizzabile si può invece pensare , senza pericolo di irrigidimento del nostro sistema politico , ad una integrazione , di preferenza riservata ai mercati degli Stati politicamente amici .