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IMPOSSIBILITÀ DI UN ACCORDO ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
StampaPeriodica ,
Abbiamo pubblicato qui sopra la risposta che Merlino ci ha mandato alla critica che noi facemmo di un suo articolo pubblicato nella Revue socialiste , perché i lettori possano più facilmente farsi un ’ opinione loro propria . Replicherò il più brevemente possibile , per non cominciare una nuova e lunga polemica , né per dar fondo ad argomenti sui quali dovremo ritornare continuamente , perché sono la materia della nostra propaganda , ma semplicemente per rimettere a posto quelle cose , che Merlino , secondo noi , ha spostato . Premettiamo un ’ osservazione . Noi non sappiamo bene se Merlino continui o no a chiamarsi anarchico . Il certo è , e ce ne duole , che se egli si dice ancora anarchico , non intende più l ’ anarchia come l ’ intendono gli anarchici , fra cui egli militava fino a non molto tempo fa . E , perciò , il noi ed il nostro , che Merlino adopera ancora , va accolto con riserva . Avevamo creduto che Merlino sarebbe riuscito a formare un terzo partito , intermedio tra i marxisti e noi – qualche cosa come gli Allemanisti francesi ; e ce ne saremmo rallegrati , poiché ciò avrebbe dato una organizzazione propria a quegli elementi che stanno a disagio nel Partito Socialista Italiano , ed avrebbe segnato un passo avanti nell ’ evoluzione del socialismo in Italia , mentre d ’ altra parte quegli anarchici che avessero potuto aderire al nuovo partito non sarebbero stati , in generale , che degl ’ individui già sul punto di abbandonarci e che avremmo in ogni modo perduti . Ma incominciamo a temere , per sintomi molteplici e vari , che anche questa era un ’ illusione . Merlino , quando avrà perduto ogni speranza di convertire gli anarchici e di far loro accettare , con delle attenuazioni che secondo noi non hanno alcun valore pratico , le idee ed il metodo dei socialisti democratici , passerà senz ’ altro nelle file di questi ultimi . Ed allora forse , subendo la suggestione del nuovo ambiente , dirà che gli anarchici non esistono . Vorremmo ingannarci . Ed ora rispondiamo a Merlino , cercando di seguire il suo scritto paragrafo per paragrafo . Merlino dice che noi ci sforziamo di esagerare il nostro dissenso coi socialisti democratici . L ’ accusa sarebbe ben altrimenti giusta se fosse invertita . Sono i socialisti democratici che continuamente – e disonestamente – si sforzano di travisare le nostre idee , per poter poi dire che noi non siamo socialisti , e negare la parentela intellettuale e morale che li unisce a noi . Ancora l ’ altro giorno l ’ Avanti ! negava ogni rapporto tra anarchismo e socialismo , e diceva di noi quello che avrebbe potuto dire di un partito di piccoli borghesi che si rivoltasse violentemente contro l ’ aumento delle tasse e la concorrenza dei grossi capitalisti : così che uno potrebbe prendere per anarchici i padroni macellai e fornai di Napoli e Palermo , quando protestano e resistono contro il calmiere municipale ! E l ’ Avanti ! è ancora uno degli organi meno intolleranti che vanta il partito socialista democratico ! Noi vogliamo essere un Partito separato , non per il piacere di distinguerci dagli altri , ma perché realmente abbiamo idee e metodi diversi dagli altri partiti esistenti . E respingiamo assolutamente la supposizione che noi esageriamo in un senso per fare equilibrio alle esagerazioni opposte degli altri . Noi sosteniamo quel che sosteniamo , perché crediamo che sia la verità , e non per altra ragione . Se ci accorgessimo che nel nostro programma v ’ è una parte d ’ errore , noi ci affretteremmo a sbarazzarcene ; e quando anche gli altri modificassero le loro idee in modo da incontrarsi con noi , allora ... noi e gli altri costituiremmo naturalmente un partito solo . Ora come ora , le idee sono differenti , ed è giusto e necessario che vi siano Partiti differenti . Noi non vogliamo soltanto resistere alla possibile tirannia dei socialisti al potere : noi vogliamo far si che il popolo si rifiuti a nominare o a riconoscere dei nuovi governanti , e pensi da se stesso ad organizzarsi localmente e federalisticamente , senza tener conto delle leggi e di decreti di un nuovo governo , e resistendo colla forza contro ciò che gli si volesse imporre per forza . E se , per mancanza di forza sufficiente , non potessimo raggiungere subito questo nostro scopo , allora in attesa di divenir più forti , eserciteremmo quell ’ azione , moderatrice o eccitatrice secondo i casi , che esercitano i partiti di opposizione quando non si lasciano corrompere ed assorbire . Il consiglio di Merlino , di entrare nel partito socialista democratico per poter prevenire la tirannia dei socialisti al potere equivale a quello di divenire , p . es . monarchici o repubblicani per evitare che la monarchia o la repubblica fossero troppo reazionarie . Quest ’ ultimo consiglio sarebbe giustificato , se dato a chi è disposto ad accomodarsi con la monarchia o la repubblica , come sarebbe giustificato quello di Merlino se noi accettassimo il principio di un governo socialista e ci dicessimo anarchici solo allo scopo di prevenire che quel governo fosse troppo autoritario . Ma quello non è il caso . Quel che dice Merlino che molti anarchici si dicono oggi genericamente socialisti e non già comunisti o collettivisti non perché vogliono un sistema misto quale lo desidera Merlino , ma perché , o sono incerti o non danno importanza alla questione , o non vogliono farne una ragione di divisione , è vero . Noi stessi siamo propriamente comunisti , alla sola condizione ( sottintesa , perché senza di essa non potrebbe esserci anarchia ) che il comunismo sia volontario ed organizzato in modo che ammetta la possibilità di vivere secondo altri sistemi . Ma siccome il collettivismo dei collettivisti anarchici è anch ’ esso ( necessariamente , se no non sarebbe anarchico ) sottoposto alla stessa condizione , la differenza si riduce ad una questione di organizzazione pratica che deve esser risolta mediante accordi , e non può dar luogo alla costituzione di due partiti separati ed avversi . Questo però , come dicemmo , non ha nulla da fare colle differenze tra anarchici e democratici , che sono quelle che qui c ’ interessano . Il « collettivismo » dei socialisti democratici , a differenza del collettivismo dell ’ Internazionale , non pregiudica la questione del modo di distribuzione dei prodotti , poiché vi sono molti democratici che si dicono collettivisti , e vogliono che detta distribuzione sia fatta in ragione dei bisogni . Merlino dice che noi confondiamo i socialisti democratici con i socialisti di Stato , e noi infatti crediamo che tali essi siano , quantunque non li confondiamo certo con quei borghesi che si chiamano anche socialisti di Stato e vogliono fare solamente un po ’ di « socialismo » a scopo fiscale , o a scopo di allontanare o scongiurare il pericolo del socialismo vero . I socialisti democratici combattono questa specie di falso socialismo ; e se , per evitare equivoci , respingono ( e non tutti ) il nome di socialisti di Stato , ciò non toglie che essi vogliono che la nuova società sia organizzata e diretta dallo Stato , vale a dire dal governo . Merlino ha un modo curioso di conciliare le opinioni . Esprime quello che dovremmo pensar noi e quello che dovrebbero pensare i socialisti democratici , ed arriva facilmente all ’ accordo , poiché in realtà egli dice ciò che pensa lui secondo che si piazza da differenti punti di vista , e non già quello che pensiamo noi o i democratici . Così egli dice che « i socialisti democratici hanno il torto di accreditare il sospetto che essi vogliono né più né meno che un grande Stato » , ecc .. Ma è proprio soltanto un sospetto ? Noi ameremmo sentirlo dire dai socialisti democratici autentici . È così pure , egli dice che noi non rappresentiamo il principio di libertà , perché egli ( Merlino ) crede che « volontarietà , libertà , consenso sono principii incompleti che non ci possono dare da sè soli , né ora né per molti secoli avvenire , tutta l ’ organizzazione sociale » . Fino a che egli dice che noi ci sbagliamo , sta bene ; ma dire che noi non pensiamo in quel dato modo , che noi non rappresentiamo le idee che difendiamo , perché egli le crede sbagliate , è di una logica singolare . Il fatto è che noi crediamo appunto che tutta l ’ organizzazione possa e debba – ora , non tra molti secoli – uscire dalla libertà , e che quindi la differenza tra noi ed i democratici resta intera , fino a quando Merlino non ci abbia persuasi che abbiamo torto , e fatto abbandonare il programma anarchico . Per ora la differenza diminuisce solo fra Merlino ed i democratici , a misura che aumenta fra Merlino e noi . Bisogna che gl ’ interessi collettivi indivisibili siano collettivamente amministrati : siamo d ’ accordo . La questione sta nel modo come quest ’ amministrazione può esser condotta senza ledere il diritto eguale di ciascuno , e senza servire di pretesto e di occasione per costituire un potere che imponga a tutti la propria volontà . Per i democratici è la legge , fatta dai deputati eletti a suffragio universale , quella che deve provvedere alla necessaria amministrazione degl ’ interessi collettivi ; per noi è il libero patto tra gl ’ interessati , o , all ’ occasione , la libera acquiescenza alle iniziative che i fatti mostrano utili a tutti . Noi non solo non vogliamo , ma non crediamo possibile un metodo di ricostruzione sociale intermedio , che non sia né l ’ azione libera delle associazioni che si vanno man mano accordando e federando , né l ’ azione dittatoriale di un governo forte . Ma Merlino c ’ invita a scendere dalle « empiree sfere dei principii astratti » e discutere le modalità della organizzazione sociale . Noi non domandiamo di meglio , e perciò volevamo cominciare dall ’ assodare quale deve essere praticamente il punto di partenza della nuova organizzazione : l ’ elezione di una Costituente , o la negazione di ogni potere costituente delegato ? La « conquista dei pubblici poteri » , o la loro abolizione ? I socialisti democratici mirano ad un futuro Parlamento , o ad una futura dittatura , che abolisca le leggi esistenti e ne faccia delle nuove ; – e perciò sono logici quando abituano la gente a considerare il voto come un mezzo onnipotente di emancipazione . Noi invece miriamo all ’ abolizione dei Parlamenti e di ogni altra specie di potere legislativo , e perciò vogliamo , per gli scopi attuali e per i futuri , che il popolo si rifiuti di nominare e di riconoscere dei legislatori . Se Merlino riesce a metterci d ’ accordo avrà fatto una fatica d ’ Ercole ... ma noi crediamo ch ’ egli perda il tempo . L ’ accordo coi socialisti democratici , ed anche coi semplici repubblicani , lo vorremmo anche noi , ma non nel senso di rinunziare ciascuno ad una parte delle sue idee e fondere i vari programmi in un programma intermedio . Vorremmo l ’ accordo in quelle cose in cui i vari partiti possono agire insieme senza rinunziare alle loro idee particolari , quali sarebbero , nel caso concreto , l ’ organizzazione economica , la resistenza degli operai contro i capitalisti , la resistenza popolare contro il governo . Su questo terreno Merlino ha già reso dei servizi e , se rinunciasse alla fisima di convertirsi al parlamentarismo ( poiché , in fondo in fondo è sempre quella la questione ) potrebbe renderne di ben più grandi .
PARLIAMOCI CHIARO ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Noi fascisti abbiamo vinto ! Nessuno lo può negare ... Non è più il tempo delle transazioni o delle accomodazioni . Noi fascisti ora diciamo agli agricoltori che già ci hanno fissato il perticato da distribuire ai lavoratori : non dimenticate perché noi ci ricordiamo . A quelli che ancora non si sono pronunciati : spicciatevi con le buone se non vorrete decidervi per forza ... Ricordate : come il bastone fascista ha saputo trionfare della bagordia pussista , così lo stesso bastone saprà far venire alla ragione anche gli agricoltori , o meglio i malpensanti .
DE ITALICA DALMATIA ( IGALO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Tutti sanno che la Dalmazia è quella regione costiera della penisola Balcanica che scende dal sud - est di Fiume fino a poco più in giù delle Bocche di Cattaro , ma pochi sono quelli perfettamente convinti che quella terra è italianissima almeno quanto le altre regioni , che costituiscon presentemente il nostro Stato . La storia , l ' arte e il residuo martoriato di un popolo valoroso ma sottomesso da più di un secolo all ' avvizzimento delle sue più sacre aspirazioni ci dicono chiaramente che la Dalmazia è terra anch ' essa di passione di una nobile moltitudine di connazionali , che attende trepidante da più di un secolo la diana della nostra redenzione . Gli italiani che vivono una vita di sacrificio e di oscuro eroismo sull ' altra riva del nostro Adriatico , soffrono ancora gli insulti e le prepotenze degli stranieri burberi e insensibili , sono disprezzati e malmenati come una odiosa schiera di malati contagiosi e costretti a reprimere in singulti di dolorosa commozione il nome sacro della patria . Chi ha voglia di sincerarsi di questo esoso dato di fatto , legga i ricordi di Giulio Menini , comandante del nostro incrociatore « Puglia » , che per un anno stette ancorato nel porto di Spalato , nell ' immediato dopo guerra , a difesa degli italiani colà residenti , osservando però che quelle duecento e tante pagine di commovente narrazione , valgono per un anno solo e per una sola città , in un ' epoca in cui il prestigio dell ' Italia pareva essere all ' acme della situazione e il popolo avversario ancora sotto l ' incubo della immane sconfitta . Immaginatevi ora ciò che ne potrebbe venir fuori se si fosse in grado di raccogliere tutto quello che soffrirono i dalmatini in tanti anni di oppressione e in tutte le città dalmate . Il ricordo più commovente e più significante della preziosa opera del Menini , è quello dell ' assassinio del comandante Gulli e del motorista Rossi , figure eroiche di soldati sacrificati per la causa dalmatica . Quei pochi che sono al corrente di questi fatti si danno da fare alacremente per divulgare in mezzo al popolo italiano questa santa idea e fondano le associazioni Pro Dalmazia per raccogliere nel suo seno tutta la balda gioventù studiosa e non studiosa , allo scopo di mantenere sempre viva e accesa la fiaccola della fede e per assicurare i fratelli gementi dell ' altra sponda , esprimendo loro la solidarietà nel patimento , l ' aiuto e persino il sacrifizio della vita , se la necessità lo richiedesse , per il loro riscatto . E non è molto , in verità , se si pensa che essi solo per dirsi nostri fratelli sono esposti da oltre un secolo e in ogni momento al disprezzo e alle insolenze più inaudite , quando non sono addirittura malmenati e bastonati . E l ' unico loro conforto è quello di sapersi italiani ! E se per caso qualche patriota capita fra loro , quali feste , quali cure gli prodigano ! È cosa da non aversi idea . E vedere le lacrime amare che versano per la Patria perduta eppure tanto vicina è commovente davvero . E dire che noi appena appena ci ricordiamo di loro ! Questa è la macchia che deve scomparire fra noi ed è perciò necessario renderci pienamente coscienti e consapevoli di tutto quello che soffrono i nostri fratelli non solo , ma anche di mantenerci sempre pronti per difenderli , nel caso disgraziatamente non raro , con proteste e minacce all ' oppressore che deve intendere una buona volta che l ' italianità di quelle terre è finita per essere lettera morta e incompresa in Patria . La Dalmazia conserva la stessa toponomastica delle incantevoli terre d ' Italia e nel diretto confronto colla sua riva opposta nell ' Adriatico ha la prevalenza per il fatto che mentre la costa italiana si prolunga generalmente bassa , uniforme e pressoché importuosa , quella dalmatica invece è infinitamente più ricca di frastagliamenti che la rendono pittoresca e ammirata come e forse più delle coste settentrionali della Scandinavia . La Dalmazia è cinta in tutta la sua lunghezza da una collana di bellissime , numerose , lussureggianti isole , sicché svariato e magnifico è il colpo d ' occhio che dal monte aspro e scosceso scendente improvvisamente a picco del mare profondo , si porta alla collina ricca di vegetazione che degradando dolcemente s ' adagia dirimpetto nello stesso mare ; dall ' impetuoso ruscello che dopo diverse centinaia di metri s ' ingolfa gorgogliosamente in uno stretto canale , alla rumorosa cascata d ' acqua che uscendo da un antro nero del monte si getta nel laghetto sottostante ; e tutto questo completato da una cornice di vegetazione rigogliosa e abbondante e sotto un cielo non meno sereno , azzurro e scintillante del nostro . Ebbene questa nostra bella regione può essere visitata da tutti i popoli del mondo tranquillamente , fuorché da noi italiani . E il motivo è giustificato . Infatti gli jugoslavi temono maledettamente gli italiani e perciò vogliono che in Italia si continui a dimenticare che la Dalmazia è stata ed è tuttora terra prettamente italiana , unicamente per il timore che noi , freschi e ben coscienti degli eventi , un giorno possiamo giustamente pigliar possesso di un bene toltoci da loro con inganno e cacciarli nelle loro dimore che sono i monti e le steppe , abbastanza capaci di contenerli comodamente . Essi sanno che l ' Italia non ha terra sufficiente per permettersi più a lungo il lusso di dar loro dimora gratis nella sua casa e appunto perciò si dimenano e urlano come se fossero sui carboni accesi . Lo sanno bene perché , più fortunati di noi , la storia di quella regione l ' hanno sott ' occhio in ogni momento , guardando le mura , le chiese , le case e persino le fortezze con le quali ci minacciano . È noto che ci sono stati tanti e purtroppo ce ne sono ancora che hanno detto la Dalmazia non essere terra italiana . Ebbene costoro o sono delle persone ignorantissime educate attraverso le bambinesche corbellerie della scuola jugoslava , falsa e bugiarda più di quegli dei di dantesca memoria , o evidentemente sono dei politicanti francofili . Per entrambe queste categorie è superfluo ogni commento . Però a illustrare la volpesca sagacia della politica francese basta rammentare la metamorfosi completa nelle loro vedute da Napoleone , che il 19 febbraio 1806 faceva lanciare un proclama dal generale Dumas ai cittadini di Zara e che incominciava precisamente così : Dalmati ! L ' Imperatore Napoleone , Re d ' Italia , vostro Re , vi rende alla vostra patria . Egli vi ha fissato i vostri destini : il trattato di Presburgo garantisce la riunione della Dalmazia al Regno d ' Italia ; ai ministri francesi del 1920 che negavano ogni diritto di italianità in quella terra . Una spregiudicatezza così enorme per i francesi transeat , ma per quel famoso Salvemini ... non me la so capire . Vero è che i francesi si burlarono di lui e della sua ignoranza facendolo complice dei loro misfatti a nostro danno . Ed è per obbligo di riconoscenza che se lo tengono ospite in Francia ! Se Salvemini invece di occuparsi troppo della Francia e della sua Rivoluzione si fosse occupato della Dalmazia avrebbe saputo che il popolo dalmatino ebbe origine comune coi popoli italiani delle coste adriatiche e con questi ebbe vita comune durante e dopo l ' imperio romano nel mondo allora noto . Avrebbe saputo anche che il re barbaro Atalarico , riconoscendo lealmente la romanità della regione , emanò un editto scritto per mano di Cassiodoro e che cominciava : Universis Romanis per Italiam et Dalmatiam constitutis ; avrebbe saputo che i dalmati solevano esclamare : Ab ira Almissanorum libera nos , Domine ! , quando erano minacciati dalla feroce cupidigia dei barbari croati che avevano come loro sede Almissa , cittadina posta sul fiume Tizio ( Cetina ) ; avrebbe saputo che S . Girolamo , che negli scatti d ' ira esclamava : Parce mihi , quia Dalmata sum , Domine ! , e S . Marino , che fondò la nostra millenaria repubblica , erano non solo dalmati , ma anche più italiani di lui ; e infine avrebbe saputo della preghiera che il romano popolo di Salona scolpì sull ' architrave del tempio distrutto con la città dall ' orda barbara croata e ora rinvenuto negli scavi : Deus noster , propitius esto Reipublicae Romanorum ! . Quelli che pregavano così erano dalmatini che sentivano , come ancora ora , pieno e cosciente il sentimento della propria Patria . Le biblioteche dalmate contengono un ' infinità di documenti scritti esclusivamente in latino o in dialetto veneziano o in italiano , che testimoniano alla luce del sole l ' italianità della Dalmazia . Salvemini prima di vomitare tanti turpi sacrilegi contro di essa avrebbe dovuto consumare prima la sua vita a consultare tutti gli archivi delle biblioteche dalmate ! Le opere d ' arte della Dalmazia sono meravigliosi frutti di artisti autoctoni dalmati . Artisti di anima e di ingegno italiani . E l ' arte in Dalmazia ebbe il suo largo sviluppo quando questa nostra regione a modello delle regioni sorelle d ' Italia , si governò a comune libero e indipendente in ogni sua città . Gli architetti più insigni furono : Radovano , Buvina , Giorgio Orsini detto da Sebenico , Luciano Laurana , Giovanni da Traù detto il Dalmata , Andrea Alessi ed altri . Questi stessi per lo più , come suole , furono anche scultori , però quello che s ' elevò al disopra di tutti fu Francesco da Laurana , fratello di Luciano . Qualche toscano adornò colle sue opere la Dalmazia , e fra questi celebri sono : Niccolò Fiorentino e Michelozzo , e inoltre Onofrio di Giordano della Cava che però era del napoletano . Fra i pittori ricorderemo il Meldola , lo Squarcina , Francesco Salghetti Drioli ed altri . Chi volesse farsi una cultura completa dell ' opera d ' arte dalmatica non ha che da leggere la meravigliosa opera di Alessandro Dudan , ferventissimo patriota dalmata di vecchia data . Ma come se tutto questo non bastasse , la redenzione della Dalmazia ce la chiede anche il senso della nostra sicurezza nazionale . Poiché se vogliamo davvero che l ' Adriatico sia il mare nostrum per eccellenza , dobbiamo costantemente pensare a far nostra quella costa frastagliata e insidiosa costa al grado estremo per la nostra marina in caso di guerra . Le migliaia di isole , di canali , di porti e di nascondigli di ogni genere che sembrano fatti apposta dalla Natura per darci noia continuamente e nello stesso tempo per farci pensare sempre ad essa , rendono sicuro quel popolo , venutoci dall ' interno e che non ha avuto mai un mare , il quale suole ripetere che non ha bisogno di flotta per la sua difesa perché gli bastano le isole soltanto . E se la Jugoslavia ha la possibilità di costruirsi una flotta potente , come è suo desiderio , si viene alla sorprendente per quanto comica constatazione che il regno trino è veramente lo spauracchio dell ' obbrobrioso impero Austro - Ungarico , che torna a darci noia con immensa consolazione della nostra cosidetta sorella latina , e quel ch ' è peggio dopo aver sofferto la perdita di mezzo milione di uomini per toglierci quella seccatura di triste ricordo . E nel subdolo e raccapricciante intento di toglierci la Dalmazia non solo aderirono gli alleati dell ' intesa unanimemente , ma anche i famigerati componenti del governo rosso sostenuti dall ' assordante coro delle ubbriache bestialità che Salvemini e compagni andavano scrivendo sui vari giornali e predicando nelle varie città e che erano citate dagli jugoslavi prima e dagli alleati poi come vangelo di spontanea confessione rinunziatrice dell ' intero popolo d ' Italia . E il grido dei dalmati fu allora soffocato crudelmente ! E a Parigi ci privarono anche della Dalmazia , accordataci dal trattato di Londra del 1915 ! E così gli alleati stessi vennero a dare ragione a quel Cancelliere tedesco che prima di loro disse e considerò i trattati come altrettanti fogli di carta qualunque ! Invano una schiera di invitti eroi cercò di conservare la Dalmazia , ché la serie degli avvenimenti vergognosi di quell ' epoca si accavallarono l ' un dietro l ' altro come disposti da una mano perfida e implacabile , e si dovette lasciare l ' amata terra all ' odioso nemico che scontò la sua ira bestiale , perseguitando i nostri connazionali , singhiozzanti per l ' abbandono dei loro bramati fratelli . L ' ingiuria ignominiosa alla nostra stirpe e lo scempio alla nostra dignità di grande nazione era così perpetrato ignominiosamente . E appena a stento si riuscì a salvare Fiume la olocausta , l ' indomita Zara e l ' isola di Lagosta in cambio di Lissa ! E in Jugoslavia ebbero ferma convinzione della nostra debolezza e anche oggi credono e lo ripetono con un sorriso di scherno beffardo che noi siamo gli eroi di Caporetto , ignorando o fingendo di non conoscere la solenne pedata di Vittorio Veneto ! Ecco la falsa luce dalla quale siamo visti da quel popolo fanatico e megalomane , che ha la baldanza sfacciata di parlare abitualmente contro l ' Italia , e di attizzare il fuoco dell ' odio della sua gioventù striminzita , esortandola a liberare i croati irredenti dell ' Istria e della Venezia Giulia ! E naturalmente non sanno che l ' Italia del Duce , la nuova , la vera Italia , è stata formata dalla generosa coscienza del manipolo audace di eroi della marcia di Ronchi e della marcia su Roma , che seppero temerariamente sfidare le minacce di tutti e , quel ch ' è più , infondere il senso del terrore nei codardi croati della Dalmazia ! E non sanno i meschini che il fango , che un tempo li favoriva , dei rinnegati incoscienti e dei gretti calunniatori , è stato cacciato per sempre dalla nostra terra , e che al loro posto è stata sostituita la forte e sana gioventù italica di oggi che , udendo la voce possente e autoritaria della razza antica , si è proposta di lavare col valore e colla giustizia , l ' onta impressa dai nemici ai nostri più sacrosanti diritti .
CONCLUSIONE ( MALATESTA ERRICO , 1898 )
StampaPeriodica ,
Per una deferenza personale , che qualcuno ha voluto rimproverarci e di cui non ci pentiamo , e per l ’ onesto desiderio di far udire ai nostri lettori le due campane e metterli in grado di poter giudicare con piena cognizione , noi aprimmo a Merlino le nostre colonne . Egli preferì dichiararsi offeso della critica del Malatesta e troncar la polemica ... per andarci poi ad attaccare , incidentalmente , in nota ad un suo articolo pubblicato nella rivista del Colajanni . E questo è nel suo diritto . Egli può attaccarci e criticarci quando e dove gli pare ; ma però non dovrebbe credersi in diritto di falsare le nostre idee , che egli conosce , poiché non è ancora molto tempo che insieme a noi le professava e difendeva . Nella nota sopraccennata egli dice : « Solo qualche anarchico amorfista può dire con Malatesta : Noi anarchici vogliamo che il popolo conquisti la libertà e faccia quello che vuole » . Lasciamo stare , perché non importa alla questione , se si tratta di qualche o di molti o di tutti gli anarchici . Ma perché mai Merlino ci chiama amorfisti ? Storicamente , questa parola è stata adoperata o per indicare un modo speciale di concepire le relazioni tra uomini e donne , o , più comunemente , per distinguere i partigiani di certe concezioni individualistiche della vita sociale , che ebbero voga negli anni scorsi fra anarchici e che a noi sembrarono , d ’ accordo allora col Merlino , delle aberrazioni . E in quel senso l ’ appellativo di amorfisti , in bocca a Merlino e diretto a noi non è che un gratuito insulto . Etimologicamente poi , amorfista vuol dire che non ammette forme . Che cosa autorizza il Merlino a pensare che noi abbiam perduto il ben dell ’ intelletto al punto di creder possibile l ’ esistenza di una società , di una cosa qualunque , che non abbia una qualsiasi forma ? Amorfisti , perché vogliamo che le forme che assumerà la vita sociale siano il risultato della volontà popolare , della volontà di tutti gl ’ interessati ? Ma dunque il Merlino vuole che qualcuno le imponga al popolo contro o senza la volontà del popolo stesso ? E le conservi con la forza anche quando avran cessato di rispondere ai bisogni ed al volere degl ’ interessati ? Discutiamo fin da ora dei vari problemi che possono presentarsi nella vita sociale e delle varie soluzioni possibili ; facciam pure dei progetti sul modo di amministrare gl ’ interessi generali ed indivisibili del consorzio umano ; prepariamo nelle associazioni e federazioni operaie gli elementi della riorganizzazione futura : tutto questo è utile , è indispensabile , perché il popolo abbia una volontà illuminata e possa attuarla . Ma insistiamo perché la riorganizzazione sociale si faccia dal basso all ’ alto , per il concorso attivo di tutti gl ’ interessati , senza che nessuno , individuo o gruppo , minoranza o maggioranza , despota o rappresentante , possa imporre con la forza alla gente quello che la gente non vuole accettare . Merlino ci presenta una specie di schema di costituzione politica . « Bisogna distinguere » egli dice , « le faccende più importanti e di cui tutti più o meno s ’ intendono , e , queste farle decidere direttamente dal popolo nei Clubs o Associazioni , i cui delegati si riunirebbero , come nelle Convenzioni americane , unicamente per concretare la soluzione definitiva in conformità dei mandati ricevuti . Per faccende meno importanti e per quelle che richiedono speciali cognizioni , costituire Amministrazioni speciali – senza legame gerarchico tra loro – soggette al sindacato popolare » . « Avanti tutto il popolo deve concorrere alla nomina degli amministratori pubblici ; poi questi devono offrire guarentigie di capacità , inoltre vi devono essere regole di amministrazione che impediscano gli arbitrii e i favoritismi ; gli amministratori devono rimanere uguali a tutti gli altri cittadini e ricevere in compenso delle loro fatiche un trattamento approssimativamente uguale a quello che i cittadini tutti ricavano dal loro lavoro ; infine gl ’ interessati devono potersi opporre agli atti ingiusti degli amministratori pubblici e chiamare questi ultimi a render conto pubblicamente dell ’ opera loro » . « Bisogna , sulla base dell ’ uguaglianza delle condizioni economiche , elevare un sistema di amministrazione pubblica emanante direttamente dal popolo e non soggetto a nessun centro di governo » . Ma come si deve arrivare a questa e a qualsiasi altro modo di amministrazione degl ’ interessi collettivi ? Ecco per noi la questione importante . Deve la nuova costituzione sociale esser formulata di getto da una costituente nazionale o internazionale , ed imposta a tutti ? O deve essere il risultato graduale , sempre modificabile , della vita stessa di una società d ’ individui economicamente e politicamente eguali e liberi ? Deve il popolo , dopo abbattuto il governo , nominarne un altro , il qual poi dovrebbe , secondo l ’ utopia dei socialisti democratici , eliminare se stesso ; o deve distruggere completamente il meccanismo autoritario dello Stato e formare un regime libero per mezzo della libertà ? Questo Merlino non dice , e questo è il punto di divisione tra socialisti democratici e socialisti anarchici . Nella sua conferenza di domenica a Roma , Merlino avrebbe , secondo il resoconto dell ’ Avanti ! combattuto gli anarchici liberisti assoluti ( ecco ancora degli appellativi di sapore equivoco ) , « perché col loro sistema i prepotenti avrebbero modo di schiacciare i più deboli ed i più docili » . Dunque Merlino per mettere un freno ai prepotenti vorrebbe ... mandarli al potere ! O crede egli che al potere vi andrebbero i più deboli , ed i più docili ? O santa ingenuità !
DOPO IL MASSACRO ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Ancora una volta , il piombo dei carabinieri del re ha rigato di sangue fraterno una piazza d ' Italia . Il delitto è stato compiuto così freddamente che non è fuori luogo supporre che il brigante monturato , ordinatore della scarica assassina , l ' abbia premeditato . Ma nessuna meraviglia in noi . Semmai , meraviglia per la meraviglia degli altri . Meraviglia ad esempio per quella del signor Borelli che si domanda " per quale tenebrosa follia il comandante di un ' Arma cara agli onesti per le sue tradizioni e la sua dirittura abbia potuto ordinare un così vasto eccidio . " Il signor Borelli ha torto . Egli forse dimentica che l ' assassinio collettivo è una delle benemerenze storiche della ... " benemerita " ... Vedremo cosa farà il governo . Per noi il capitano brigante dovrebbe finire al muro . Ma non ne faranno di nulla . Forse lo proporranno per una ricompensa . Ne siamo quasi sicuri . Quello che è certo , si è che la faccenda non può e non deve finire così . Intanto il massacro dei " benemeriti " di Sarzana , e le gesta susseguenti dei cosiddetti " arditi del popolo , " hanno troncato ogni e qualsiasi possibilità di quella pacificazione che l ' Eccellenza filo pussista desidera e cerca con lusinghe e con minacce . Intanto , il Fascio fiorentino ha fatto molto bene a richiamare telegraficamente i propri delegati . Nelle giornate di passione , mentre i fascisti cadono a decine sotto il piombo dei carabinieri della monarchia sabauda e dei delinquenti leninisti , non si tratta con gli assassini . Mentre scriviamo , l ' incendio divampa più che mai ; e non sappiamo quando potremo vederne la fine . Quello che avevamo previsto è avvenuto . Oggi siamo veramente " contro tutti . " Non importa . I fascisti rimangono senza iattanze e senza paure serrati nei loro battaglioni d ' assalto . Siamo ritornati come ai primi tempi , ai tempi eroici del fascismo . Non importa ! Compagni fascisti , in piedi ! I fascisti cadono fulminati dal piombo dei comunisti e dei " benemeriti " della monarchia . Ancora una volta : Non importa ! Salutiamo le vittime con un grido di battaglia che sia anche promessa d ' immancabile vendetta : Per i caduti di Sarzana uccisi dal piombo regio e dal ferro comunista : eja , eja , eja , alalà ! Fascisti , a noi ! Viva l ' Italia e per l ' Italia viva il Fascismo !
DONNE, STUDIO ED ALTRE COSE ( LAZZARI ANTONIO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Mi perdonino , le rappresentanti del gentil sesso , se dirò cose che a loro dispiacciano ; ma non si può rimanere muti , poiché , purtroppo , non si può porre riparo al male , nei confronti di un problema , di nessuna entità in apparenza , ma che è di una non trascurabile gravità , che si è andato creando specialmente dopo la guerra . Intendo dire della invasione , già avvenuta in parte , e che sempre più si accentua , dell ' elemento femminile in quelli che prima erano i campi riservati esclusivamente all ' attività maschile . Non sta a me discutere , poiché me ne manca la competenza , se sia giusto che la donna sia occupata nelle officine , nelle fabbriche , nei laboratori , se la donna possa assolvere il compito affidatole nei suddetti campi di attività con tutta quella cura spesso richiesta e dando sicuro affidamento ; se la donna , in una parola , abbia la capacità fisica e mentale di fare quanto e come l ' uomo fa . Solo voglio fare alcune brevi osservazioni intorno alla invasione femminile nel campo dell ' attività intellettuale ed ai danni materiali e morali che ineluttabilmente ne derivano e per l ' uomo e per la donna . E qui mi sia concessa una breve parentesi . Non che noi uomini ci si spaventi di tale invasione e si tema la concorrenza che può venirci da parte delle donne , perché , inevitabilmente , nella vita automaticamente avviene la selezione e per diverse ragioni . Prima di tutto la donna non è né fisicamente né moralmente preparata alla lotta e quindi si trova in condizione di inferiorità rispetto all ' uomo . Inoltre essa , pur potendo essere più che sufficientemente preparata intellettualmente , non ispira quella fiducia necessaria per essere preposta ad occupazioni che non siano quelle per le quali la donna è stata creata . La donna infatti riscuoterà la maggiore delle fiducie nel campo proprio della educazione del bambino , ma non può dare affidamento per la preparazione , oltre che culturale , specialmente spirituale del giovane che compie per esempio i suoi studi medi né può ispirare eccessiva fiducia se posta in un laboratorio scientifico o in una farmacia o in uno studio legale o se esercita la professione del medico . Troppo essa è influenzata dalle emozioni , dalle gioie e dai dolori che la vita le riserba perché serenamente possa assolvere l ' incarico affidatole . E chiudiamo la parentesi . Da una rapida scorsa fatta negli Annuari della nostra Università mi è risultato che mentre nell ' anno accademico 1925-26 il numero delle signorine regolarmente iscritte alle diverse facoltà si aggirava intorno a 100 , nell ' anno accademico 1927-28 è salito a ben 168 per raggiungere quasi 200 nell ' anno in corso . Ora questo spaventoso crescendo è sicuro indizio del dilagante desiderio , da parte della donna , di crearsi una posizione indipendente quasi che solo nel raggiungimento di questo ideale consista il bene della vita senza pensare che proprio la stessa donna è quella che da tale raggiungimento ritrae il massimo svantaggio . Attualmente siamo giunti ad un punto in cui la signorina che intravede appena l ' avvicinarsi del sospirato passaggio all ' esame di maturità classica o scientifica anziché pensare essere tale titolo di studio più che sufficiente per potere degnamente stare sia pure in un posto preminente della nostra società , sogna di poter continuare gli studi per conquistarsi un posto di indipendenza nella vita . Ché mentre prima l ' intimo legame materiale e morale esistente fra uomo e donna nella famiglia ( il quale anziché costituire menomazione della personalità femminile era anzi uno degli elementi più sostanziali della unità familiare ed una delle più pure fonti di gioia per la donna ) era quasi ricercato dalla donna stessa che in tal legame vedeva la futura tranquillità della propria esistenza , ora noi vediamo che spesso tale legame oggi si rifugge o , quando ciò non avvenga , si cerca di rendere meno saldo che si possa il vincolo anche creandosi una propria personalità economica che possa fare accampare diritti di maggiore libertà e di vita quasi del tutto indipendente . Così è che da donna cerca di conquistarsi un posto nel mondo . A volte il tentativo riesce ; spessissimo invece la donna viene travolta dalla concorrenza maschile ed allora il guaio è peggiore perché essa risulta mancata e come donna intesa nel significato più bello della parola e come donna moderna . Quando poi il tentativo riesce la donna , indubbiamente , ne ritrae dei buoni frutti . Non è senza valore , infatti , l ' ammirazione , per es . , che spesso desta per il suo sapere , ammirazione che sembra valga più di quella che prima poteva destare dedicandosi alle umili mansioni di donna fatta per la casa ; è molto piacevole , infatti , per una donna sentirsi padrona di sé , padrona di soddisfare i propri bisogni e di appagare i propri desideri senza dover rendere alcun conto e senza dover chiedere danaro a nessuno ; è molto bello , infatti , per la donna che abbia studiato sentirsi libera in tutti gli atti della propria esistenza e senza preoccupazioni . Tutti questi vantaggi non sono trascurabili difatti , ed assumerebbero un valore ancora più grande se insieme , dal nuovo indirizzo nel quale la donna cerca sempre più avviarsi , non scaturissero degli svantaggi di valore indubbiamente maggiore . Infatti la donna che studia per conquistarsi un posto nella vita deve pure subire delle interminabili sequele di esami ; la donna che ami la vita libera e indipendente deve però rinunziare alla propria casa ed alle gioie che ne derivano ; la donna che voglia flirtare liberamente come a persona senza legami si addice deve rinunziare all ' amore vero , all ' amore che procura le gioie più belle . Oltre a questi svantaggi di indole generale , morali e sentimentali , ve ne sono degli altri di importanza individuale per la donna stessa e perfino sociale . Fra gli svantaggi individuali va considerato anzitutto l ' impaccio che l ' indipendenza e la carriera creano al matrimonio . Per la donna che brami conquistarsi un posto nel mondo il matrimonio non rappresenta più il coronamento della missione santa alla quale è destinata ; per una tale donna il matrimonio non può essere fatto di altruismo e di passione , di amore e di riconoscenza . Spesso , per una tale donna , il matrimonio rappresenta solo un legame civile , senza però che sia santificato dalla maternità ; spesso il matrimonio rappresenta solo una vita a due nella quale ognuno conservi la propria libertà , una vita per la quale non deve essere fatto alcun sacrificio e nella quale l ' amore rappresenta solo un bene supplementare del quale può anche farsi a meno . È quindi evidente che in tal modo l ' unione non risulta ben salda né procura soddisfazioni e felicità . Inoltre la vita indipendente e la carriera verso le quali la donna sempre più si incammina costituiscono un serio impaccio alla famiglia , quando la donna non si sia decisa , come spesso avviene , a non costituirsene una propria . Perché , indubbiamente , una donna che eserciti una certa professione è certamente inferiore , almeno in seno alla famiglia , ad un ' altra che si dedichi esclusivamente a questa . Infatti o , costituendosi una famiglia , la donna abbandona le altre sue occupazioni dedicandosi soltanto alle faccende domestiche ed allora si sentirà quasi umiliata della sua modesta per quanto nobile mansione per la quale avrà dovuto rinunziare a tutti i piaceri dell ' altra vita e spesso alla notorietà ; o , costituendosi una famiglia la donna continua nello svolgimento della propria primitiva attività e allora la famiglia costituirà un impaccio per la carriera e questa farà sì che alla casa venga a mancare quel soffio vivificatore che la donna con le sue caratteristiche vi apporta . L ' allevare ed educare un figliolo , l ' infondere in lui il frutto della propria esperienza , l ' equilibrare la vita economica della famiglia , l ' essere l ' angelo tutelare della casa sono cose che la donna che abbia occupazioni di altro genere non può fare . È stato detto e si dice ancora che l ' avviarsi della donna in una carriera contribuisca alla risoluzione del problema economico della famiglia e ciò è errato , ché anzi costituisce un enorme sciupio di ricchezza . Difatti la donna che eserciti una professione o che comunque occupi un posto che l ' allontana dal focolare , guadagna , è vero , quanto , e forse più , la donna che si dedichi alla famiglia riesce a risparmiare con le sue meravigliose doti economiche che la natura ha saputo infonderle ; guadagna , è vero , di più , ma spende e sciupa pure enormemente a ragione dei mille nuovi bisogni e degli infiniti desideri che per la sua vita le sorgono . Da questo rapido esame dei vantaggi e degli svantaggi che a sé stessa , alla famiglia , alla società possono derivare dal nuovo sistema di vita verso il quale la donna si avvia mi sembra che si possa trarre questa conclusione . Esistono nella vita due specie di beni : gli uni sono quelli superficiali e momentanei , gli altri i beni profondi e duraturi . E poiché i beni superficiali e momentanei producono spesso mali profondi a me sembra che i beni che la donna può ricavare dalla sua tendenza ad una vita libera siano di quelli della prima specie . Tale vita concede sì molte soddisfazioni , concede sì molte fortune , migliora apparentemente le condizioni della donna , ma rende quasi inarrivabili i beni sui quali è basata la felicità , accresce la lotta , genera la confusione e spesso è fonte di dolori .
LA SCIENZA DELLA LINGUA ( GATTI STANISLAO , 1868 )
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I . Una di quelle scienze le cui origini non risalgono più indietro de ’ principii del secolo , è la scienza della lingua che altri dicono linguistica , altri grammatica o filologia comparata . Il Kratylo di Platone mostra bene che alcuni fra i principali problemi di questa scienza già occupavano le menti de ’ Greci , ma i fatti necessarii a darne una soluzione reale mancavano tuttavia . In generale i lavori degli antichi , spezialmente de ’ grammatici alessandrini , intorno alla lingua riguardavano propriamente la teoria grammaticale , e sebbene si possano dire l ' antecedente istorico della nostra scienza , pure ne sono essenzialmente diversi e per il metodo e per lo scopo e pei risultati . Agli antichi mancavano i fatti necessarii a istituire il paragone e a dedurre le conseguenze che noi abbiamo dedotte ; ma se anche li avessero posseduti , come molti doveano possederne , non li avrebbero coordinati in un sistema e costruitavi su una scienza . E impossibile che i Romani non abbiano sentito la simiglianza tra il verbo avere come lo pronunziavano essi , e come suonava nella bocca de ’ Germani . È impossibile che i compagni di Alessandro non abbiano sentito che gl ' Indiani declinavano il verbo dare , come era declinato dall ' un capo all ' altro della Grecia . Ma questi fatti restavano per essi una semplice sensazione ; perché la sensazione diventasse sapere , bisognava che lo spirito fosse giunto a quella maturità di riflessione che si richiede per dedurre leggi generali dalla minuta comparazione de ’ fatti . I fatti su cui è creata la chimica non esisteano forse per l ' antichità ? Né è superiorità o maggior potenza e squisitezza dell ' ingegno moderno se è giunto dove gli antichi non giunsero , ma è l ' effetto di una legge essenziale dello spirito , una necessità della sua istoria . Noi vedremo più innanzi come questa scienza incominciò e per quali occasioni , ora ci conviene vedere in che consista , e quale ne sia la materia . La lingua è lo sforzo che fa lo spirito per dipingersi a sé medesimo , è la manifestazione del pensiero in tutti i suoi elementi , le nozioni , le percezioni , le relazioni , Studiarla sotto questo punto di vista , nella sua intima essenza e nelle sue relazioni col pensiero costituisce la teoria filosofica della lingua . Se poi indipendentemente da questo suo valore astratto e speculativo , la si riguarda come mezzo per penetrare nella vita interiore , nello spirito di uno o più popoli , ovvero si studiano le regole speciali con cui esprime il pensiero del popolo che le parla , si avrà allora in generale la filologia , ovvero , più spezialmente , la grammatica . Se da ultimo , lasciate stare le relazioni col pensiero e co ’ popoli , si studiano le lingue non più come mezzo , ma in sé stesse e come un fatto che sta da sé , se ne cercano le origini , le trasformazioni , gl ' incrementi , la corruzione , le mutazioni delle forme , il passaggio dall ' una forma all ' altra , e i modi e le leggi di questi fenomeni , e le relazioni dell ' una lingua con l ' altra , e come l ' una nel corso de ’ secoli si sia venuta trasformando nell ' altra secondo leggi invariabili dipendenti dagli organi vocali dell ' uomo ; si avrà allora una diversa scienza , la scienza della lingua in sé medesima , la linguistica che ha la lingua stessa indipendentemente da ogni altra relazione , per suo proprio abbietto . La prima quistione che qui si presenta si è quella di determinare di che sorta scienza sia questa . Non dimentichiamo in primo luogo che essa non ha nulla da fare colla vita istorica de ’ popoli che parlano una o un ' altra lingua ; su ’ fenomeni che qui si prendono in considerazione , non ha niun potere la volontà o la libera determinazione dello spirito ; non è un fatto volontario se un popolo declina un nome in uno o in un altro modo , e se una parola passando da una lingua in un ' altra ha trasformato in uno piuttosto che in un altro il suo suono primitivo . Questi fatti innegabili hanno persuaso alla maggior parte degli scrittori moderni , che la linguistica appartenga propriamente alla sfera delle scienze naturali , e che non abbia nulla da fare con la sfera dello spirito . In fatti si dice , le lingue non hanno veramente una storia , perché la storia suppone la volontà e la libertà , ma i cambiamenti a cui esse vanno soggette sono un puro divenire , uno svilupparsi di successivi momenti , che lungi dall ' essere un segno caratteristico della sfera dello spirito , è legge inevitabile di quella della natura . La pianta e l ' animale non ne conoscono altra ; non è in fatti un cammino istorico ma uno sviluppo organico , un puro divenire , il procedimento per cui dalla crisalide si fa la farfalla , dal feto l ' animale , dal seme l ' erba , dall ' erba la pianta , il fiore , il frutto . Per lo stesso procedimento dal primitivo sanskrito si è fatto il latino , dal latino l ' italiano ; sì quelli che questi , sono diversi momenti d ' un organismo , diverse parti di un sistema , diverse epoche di uno sviluppo . Di più , le lingue si dividono in generi , ogni genere in diverse specie , ogni specie in più sotto - specie . Or le categorie del genere e della specie non trovano niuna applicazione nella sfera dello spirito , ma si applicano unicamente a quella della natura , in modo che se altra prova non ve ne fosse , questa sola basterebbe a dimostrare che la scienza della lingua debba essere annoverata fra le naturali . Non si può negare che questi argomenti e altri ancora che tralascio come secondarii , non sieno di un gran peso , e non sieno veri considerati in sé stessi , ma in quanto a me , dubito forte del loro valore assoluto per la conseguenza che se ne vuol dedurre . E ’ indubitato che le lingue non conoscono istoria , ma uno sviluppo naturale e organico per cui passano da una forma a un ' altra . È indubitato che son sottratte all ' azione della volontà e alle libere determinazioni di essa . È indubitato che le classificazioni per cui le lingue si distinguono e si rassomigliano non cadono nella sfera dello spirito ma in quella della natura , comunque non sia indubitato , anzi sia indubitato il contrario , che anche gli spiriti si classifichino , che anche essi percorrano diverse epoche indipendentemente da ogni intervento della volontà ; ma non ostante queste analogie , ci ha una differenza capitale tra le trasformazioni delle lingue e quelle della pianta o dell ' animale . In fatti , nel regno della natura il passaggio da una forma ad un ' altra è l ' espressione di un principio , di cui il soggetto che lo porta in sé non ha niuna coscienza ; nel campo delle lingue , al contrario , le trasformazioni corrispondono ad un principio di cui ha piena coscienza il soggetto che lo porta . Come la lingua non è un fatto puramente naturale e fisiologico , ma è connessa intimamente col pensiero e con la natura spirituale , così non possono essere affatto indipendenti da questa , e riguardati come fenomeni puramente naturali e fisiologici , i diversi momenti che percorre , le forme per cui passa . La volontà non vi entra , è vero ; ma la sfera dello spirito è il campo dell ' assoluto dominio della volontà ? Son volontarie le leggi del pensiero ? O è un fatto volontario se lo spirito del Cafro è diverso da quello dell ' Ateniese , lo spirito del fanciullo diverso da quello dell ' uomo adulto ? Lungi dall ’ essere le diverse forme delle lingue un fatto puramente naturale , esse hanno la loro ragione prima nel pensiero di cui sono l ' espressione . La lingua di ogni popolo corrisponde al pensiero del popolo che la parla , e se le lingue antiche trasformandosi nelle moderne hanno seguito certe leggi immutabili e comuni a tutte , bisogna pensare che queste leggi sono loro proprie , né hanno niuna analogia con quelle che governano le trasformazioni della pianta o dell ' animale . Sopra tutto bisogna pensare che esse corrispondano alle trasformazioni del pensiero e le rappresentano ; corrispondono alle diverse epoche della vita dello spirito ; le lingue moderne sono l ' espressione adeguata dal pensiero moderno come le antiche dell ' antico . Noi rifiutiamo ricisamente la teorica che fa della lingua una parte della storia naturale dell ' uomo ; forse anche quelli che lo sostengono non lascerebbero di essere maravigliati se in un ' enciclopedia di scienze naturali vedessero un trattato di linguistica accanto a quelli di geologia e di botanica , e le discussioni sul sanskrito , sul zend e sul greco far seguito a quelle sui terreni di transizione e i diluviane , sulle cellule organiche e le meduse gelatinose e le alghe e i muschi . Andrebbe dunque collocata in un ' enciclopedia di scienze morali , o questa scienza delle lingue dovrebbe essere considerata come un nuovo ramo ultimamente germogliato delle discipline filosofiche , o delle istoriche ? Certo niuno oserebbe dirlo ; e questo appunto raddoppia l ' incertezza intorno alla natura di una scienza cui il classificare in uno o in un altro modo dipende dai diverso concetto che si ha della natura della lingua ; e però importa che sia classificata nel miglior modo possibile . La parola è un fatto fisico o morale , fisiologico o spirituale ? Tale è la questione da cui dipende il decidere se la linguistica appartenga alle scienze dello spirito ovvero a quelle della natura . Or la parola non è propriamente né un fatto puramente naturale , né un fatto puramente spirituale . Bisognevole per prodursi di un apparato fisiologico e di un organismo speciale , non può cadere però che dove imperano la luce e il soffio d ' uno spirito conscio di sé medesimo . Espressione non simbolica ma diretta dell ' interno , del pensiero , dell ' idea da cui tira e l ' origine e il valore , ha però bisogno per potersi produrre dell ’ aria ripercossa da uno speciale apparecchio organico . Espressione diretta dello spirito , non può esprimere lo spirito che per mezzo del corpo , e tanta è l ' intima connessione tra essa e il pensiero , tra l ' elemento fonetico e l ’ intellettivo , che taluni han potuto credere che l ' uomo non pensi se non perché parla . Costoro aveano profondamente torto , essendo vero invece il contrario che l ' uomo parla perché pensa , giacché non è parola dove non è pensiero , ma il loro errore veniva dall ’ intima connessione tra due cose che sembra si confondano insieme . e di cui l ' una è inseparabile dall ' altra . In questa intimità di relazione ogni trasformazione nella parola deve essere preceduta e determinata da una modificazione nel pensiero , ma questa modificazione per essere espressa e come a dire attuata , abbisogna di una diversa forma nel suono che le corrisponde , e questa di una diversa azione degli organi vocali . Or la dosi duplice natura della parola , la spirituale e la naturale , la divina e l ’ umana che ne fa un fenomeno sui generis , e il punto in cui i due elementi s ' incontrano e si fondono insieme , non permette di annoverare fra le scienze naturali , comunque abbia con esse molti punti di simiglianza e di contatto , la scienza che si occupa delle diverse forme e delle successive trasformazioni della parola . E una scienza che partecipa anche essa di due essenze come il fenomeno che ne è l ' oggetto . II . La prima quistione che si presenta ad una scienza che non si occupa di una o di un ’ altra lingua , ma di tutte , e della loro origine , delle loro relazioni , delle forme proprie a ciascuna , dello sviluppo , de ’ cambiamenti , della degenerazione di queste forme , è quella di sapere se sono tutte della medesima natura , o se per differenze specifiche , per caratteri proprii ad alcune solamente e diversi da quelli delle altre , si possano dividere secondo le simiglianze e le differenze in varii gruppi , in varie famiglie , in più generi e diverse specie . Noi ci troviamo di avere accennato più sopra come nelle lingue cadano appunto queste classificazioni che hanno luogo nel mondo animale e nel vegetale , ma intorno ai modi e ai criterii di esse le opinioni sono varie , comunque intorno a ’ punti principali il disaccordo non sia grande . Noi seguiremo in questa parte il sistema seguito dallo Schleicher , come il più semplice e razionale , servendoci il più spesso delle sue medesime parole , senza tener conto , affine di non andar troppo per le lunghe , delle obiezioni che gli sono state fatte contro . Ogni pensiero suppone due diversi e distinti elementi , le nozioni e le rappresentazioni da una parte , che ne costituiscono la materia , e dall ’ altra le relazioni cui lo spirito scorge fra quelle , e che ne sono la forma . Questi due elementi che nel pensiero stesso sono indivisi , nella lingua sono sceverati e vengono espressi separatamente e con suoni distinti . Ma non tutte esprimendo allo stesso modo le relazioni fra i concetti , la loro maggiore o minore perfezione dipende dal significarle più o meno distintamente , più o meno adeguatamente , più o meno chiaramente e con suoni vocali separati . Sicché può dirsi che la vera natura e l ' essenza di una lingua stia nel modo come essa esprime con la voce la materia e la forma del pensiero , le cose significate e le relazioni che passano fra esse . L ' espressione vocale del concetto è ciò che nelle lingue chiamasi radice , e l ' unione della radice col segno della relazione costituisce la parola . Il modo della composizione di questi due elementi , cioè il modo della formazione stessa della parola , costituisce il proprio carattere di una lingua . Né bisogna intendere le voci , composizione e formazione della parola , nel senso che si hanno d ' ordinario in grammatica , ma in uno molto più ampio ed esteso , giacché le declinazioni e le conjugazioni appartengono anche esse alla composizione , non consistendo esse in altro che nell ' unione della radice col segno della relazione , il quale fa che una radice sia verbo o nome , e che stia in un dato caso , in un dato numero , in un dato modo , in un dato tempo . Ora può avvenire che in una lingua i concetti soli sieno espressi con un suono vocale , le relazioni espresse pure , altrimenti non vi sarebbe lingua , non espresse però con un suono vocale a parte , con un segno distinto , ma per altri modi , co ’ diversi accenti delle radici , colla loro diversa posizione nella frase , fino coll ’ inflessione della voce e coi gesti . Queste lingue , fra cui si annovera in primo luogo la Cinese , le quali non esprimono con la voce le relazioni , vengono domandate monosillabe , perché in esse le radici , segni de ’ concetti , restano nel loro stato primitivo di una sillaba sola senza essere accresciute colla composizione di altre sillabe che esprimino le relazioni in cui quelle stanno fra sé . Monosillabe sono le radici in tutte le lingue , perché l ' unità del concetto non si esprime che con l ' unità del suono , e nelle lingue che sono rimaste in questo stato rudimentale non si distinguono diverse categorie di parole , ma in esse ogni radice può essere o nome o verbo o particella o nominativo o ablativo o infinito ; ogni parola è una unità indistinta e indivisa , senza organismo , senza una vita interna , senza composizione di membra , senza distinzione e coordinamento di parti . Esse sono quel che nella natura fisica è il cristallo , rappresentano il primo grado di formazione del linguaggio , il punto infimo di quella lunga scala che partendo da questo stato inorganico della parola si termina con quelle lingue in cui ogni parola è un tutto organico e vivente risultante dall ' armonica composizione di diverse membra . Il principio dunque di questa prima classe di lingue si è quello di non esprimere con un suono vocale distinto , con una parola separata le relazioni che passano fra i concetti che soli son significati dalle parole . Il principio dominante nella seconda classe è appunto il contrario di questo , esprimendo esse con suoni , con parole separate non solo i concetti ma anche le relazioni . Il germe di questo sistema si trova già nelle prime , dove sono alcune parole di significato generalissimo che vengono adoperate a esprimere certo generali determinazioni de ’ concetti , ma nella seconda questo germe si trova sviluppato , divenuto legge o principio essenziale e costitutivo della natura specifica della lingua . Così in ogni formazione naturale si ha un germe che è come l ' addentellato per un ’ altra superiore , che assorbendo in sé quel germe , e conservandolo senza distruggerlo , negandolo e affermandolo al tempo stesso , lo sviluppa , lo solleva a un più alto grado . Le parole che in queste lingue esprimono le relazioni , e che in origine significavano concetti , trasformate poi in modo da essere sovente irriconoscibili , non si fondono però insieme , né con la radice , in modo da formare un sol tutto , ma restano distinte e quasi indipendenti , accoppiate , non unite , e però codeste lingue sono state dette di agglutinazione , agglutinate . Di leggieri s ’ intende che questa classe debba soffrire moltissime gradazioni secondo che le radici sono unite a ’ segni delle relazioni con legami più o meno stretti ; i quali talora sono così strettissimi che esse quasi si confondono con quelle della terza classe . Di più , sono queste lingue moltissime di numero , come sono numerosissime tutte le formazioni intermedie della natura , e si può dire che corrispondono al regno vegetale come le prime al minerale . La pianta in fatti , più tosto che costituire un solo individuo , è l ' unione di più individui coesistenti insieme ; più tosto che l ' unità di tutte le sue membra , è il fondo comune in cui queste si sviluppano , crescono , si riproducono . Così in queste lingue la parola non è l ' unità organica , ma l ’ accozzamento delle sue parti , non è un individuo a sé , ma la coesistenza di più individui vocali . Se poi questo accozzamento diventa fusione , se la parola fonde insieme le sue parti in modo che quelle perdano la propria individualità per fondersi nell ' individualità unica e organica della parola , la quale diviene l ' unità di tutte le differenze , da bastare a sé medesima e da esprimere da sé sola e il concetto e le sue determinazioni , la cosa significata e le relazioni che l ' accompagnano , si avrà allora una terza classe di lingue , superiore alle altre due , i cui germi sono nelle precedenti , e che essa , assorbendoli , innalza a una forma più alta e più riflettuta . Queste lingue che si dicono declinale , corrispondono esattamente all ' animale , che costituisce un individuo organico , un ’ unità che non è il fondo comune ma la sostanza comune di tutte le sue parti , che non hanno ciascuna una vita indipendente da sé , ma una vita generale che viene ad esse comunicata dal tutto ; la loro esistenza particolare è soppressa per quella dei tutto . Esse rappresentano esattamente il processo dello spirito , l ' unità del pensiero , in cui il concetto e le sue relazioni sono indivisi , e si compenetrano intimamente insieme , e però si trovano al punto più alto nella scala delle lingue ; la parola qui è un organismo perfetto , l ' unità nella varietà delle membra . Le agglutinate si distinguono dalle monosillabe in quanto che in esse la parola componesi di più parti , ma si distinguono dalle declinate in quanto che quelle parti non sono fuse in un tutto organico . E queste ultime son legate con le agglutinate da certe forme intermedie e , come a dire , di passaggio , giacché in alcune di esse l ' unione delle parti è così avanzata da accostarsi assai da vicino alla forma della declinazione . Così nelle formazioni naturali ci ha delle specie intermedie che costituiscono il passaggio da una specie a un ' altra specie , e talvolta fra un regno e un altro regno , e per modo ondeggiano fra il superiore e l ' inferiore , e per modo tengono e dell ' uno e dell ' altro che mal si può determinare a quale veramente appartengano . Ciò che nel concetto e nel sistema della lingua , osserva l ' autore che seguiamo in questa parte del nostro scritto , ci si presenta come momenti e come classi , nell ’ istoria , o meglio , nello sviluppo successivo delle lingue , lo ritroviamo come periodi . La prima classe , la prima forma corrisponde al primo periodo , e così le altre . Questa è legge di ogni processo , o , come dicono , di ogni divenire , non solo nelle sfere dello spirito , ma anche in quelle della natura ; in fatti , il cristallo , la pianta , l ’ animale , rappresentane tre momenti nel concetto dell ' organismo , rappresentano tre epoche nell ' istoria della terra . Ciascuna lingua declinata ha dovuto percorrere i periodi e le forme , incominciando dalla più semplice ; e se noi indarno cercheremmo di risalirne il corso , accompagnandola per un cammino inverso dalla forma declinata all ' agglutinata , e da questa alla monosillaba , egli è perché il lavoro della formazione della lingua appartiene ai tempi anteriori all ' istoria , né prima un popolo entra nell ' istoria che egli non si sia formata la sua lingua . Avviene anzi al contrario nel campo dell ' istoria , che quanto più risaliamo indietro nella vita di una lingua , tanto più ne troviamo complicato l ' organismo , e ricche e complesse e abbondanti le forme , anzi che più semplici e vicine all ' agglutinazione o al monosillabismo . Non sono le forme del latino assai più ricche e complesse che quelle delle lingue da esso derivate ? E quelle del greco moderno non sono più semplici e più povere che le forme dell ' antico ? Se non che a farci un ’ idea dello stato primitivo e monosillabo di una lingua , a ricostruirlo , e persuaderci che da quello tutte han dovuto incominciare , ci aiutano sufficientemente le radici ; le quali spoglie di tutti i suoni di relazione , ne rappresentano la materia prima , e la prima forma per la quale ha dovuto passare . La seconda forma è quella dell ' agglutinazione , nella quale si distingue anche spiccatamente la radice , che sola un giorno , e indipendente , prima di essersi complicata di altri suoni , ne costituiva lo stato monosillabo . La differenza poi fra le une e le altre , quali ci si presentano ne ’ tempi istorici , viene da questo , che le une si sono arrestate alla forma primitiva senza poterla superare ; le seconde l ' hanno rotta , l ' hanno superata , hanno fatto un passo innanzi e son salite a una forma superiore , e vi si sono mantenute , senza poter fare un nuovo sforzo e un nuovo passo . Le declinate da ultimo lo hanno fatto , hanno superato anche la seconda torma , e son giunte a un grado anche più alto , alla forma perfetta dell ' organismo che contiene in sé , e supera le altre due , come la seconda conteneva e superava la prima . Non altrimenti non tutta la sostanza organica ha potuto svilupparsi al punto da giungere all ’ organismo animale , ma talora si è fermata al primo grado di formazione nella scala degli esseri , cioè al cristallo , e tale altra è salita al secondo grado , alla natura della pianta , dove , senza potersi levare più alto all ' organismo dell ' animale , si è arrestata . Se una legge regolare e costante presiede al progresso e allo sviluppo delle lingue , altre leggi non meno regolari né meno costanti ne governano la decadenza . La quale è in ragione inversa del progresso dello spirito . Imperocché lo spirito quanto più si sviluppa e più liberamente si muove nell ’ istoria e con più coscienza di sé medesimo , tanto più si sottrae alla necessità del suono , all ' imperio della voce ; cade allora dalla parola tutto ciò che è superfluo , e di cui strettamente si può far senza , le terminazioni si assottigliano , le flessioni si perdono interamente o nella massima parte , e il soffio dello spirito si agita più libero e più penetrante per la lingua spogliata di ricchezze materiali , di suoni , di segni sillabici delle relazioni e delle determinazioni de ’ concetti . Le leggi degli organi vocali operano con loro procedimenti di assimilazione e di decomposizione sull ' organismo della parola , cui il soffio dello spirito ha abbandonato per portarsi altrove , come operano le leggi chimiche sugli organismi animali e vegetali su cui è caduta la morte . Quindi avviene che le lingue de ’ popoli che hanno una più ricca istoria , e che han sentito più da vicino gl ' influssi della civiltà e dello spirito moderno , son quelle appunto che han perduto della ricchezza e perfezione delle forme primitive ; testimonj l ' Italiano , il Francese , il Tedesco moderno e sopratutto l ' Inglese che ha perduto la declinazione , in cui gli aggettivi son diventati invariabili , e dei verbi è scomparsa quasi del tutto la flessione personale . Popoli al contrario di poverissima istoria e povera letteratura parlano lingue che assai più hanno conservato il carattere primitivo ; i contadini della Lituania , per esempio , parlano una lingua in cui si sono conservate intere delle forme antichissime , assai più simili a quella del Sanskrito che non sieno le corrispondenti greche e le latine . E ’ si può stabilire in somma come regola generale che alle grandi epoche dell ’ istoria corrispondano grandi movimenti di decadenza nel sistema delle lingue . Le leggi poi della decadenza e della corruzione sono identiche per tutte le lingue , come identica è le natura dell ' organismo vocale e dello spirito . Certi suoni si cambiano costantemente in certi altri ; alla prosodia delle sillabe lunghe e brevi succede l ’ accento ; nelle lingue declinate le forme grammaticali si semplificano ; cadono spesso , almeno in parte , le terminazioni ne ’ nomi e ne ’ verbi , e negli uni le terminazioni de ’ casi son rimpiazzate dalle proposizioni , negli altri quelle dei modi e dei tempi dai verbi ausiliari , e dall ' uso del pronome personale per la distinzione delle persone . L ' antica sintesi fra suoni indicanti i concetti e quelli che esprimono le relazioni , va a poco a poco scomparendo da queste lingue secondarie , tanto che sembra in esse trovarsi come una specie di ritorno alle forme dell ’ agglutinazione . Ciò che veniva detto in una parola si discioglie in più ; invece di matri noi diciamo alla ( ad la ) madre ; invece di amore diciamo io sono amato ; né senza ragione queste lingue sono state chiamate analitiche in comparazione delle antiche . Or continuando per la medesima via , non potrebbero così fatte lingue ritornare coll ’ andare del tempo alle forme dell ’ agglutinazione e del monosillabismo , verso cui vannosi avvicinando ? La quistione è stata proposta , ma a risolverla affermativamente , bisogna supporre che esse si risolvano in tutti i loro elementi per riprendere da capo il loro corso e ricominciare il loro cammino , fra le condizioni sostanzialmente mutate dello spirito di cui sono espressione , e bisognerebbe che lo spirito pure per la parte che si ha nella trasformazione della lingua , ritornasse indietro e riprendesse da capo il suo cammino . Le medesime osservazioni servono a rispondere a un ’ altra quistione che anche si è proposta in conseguenza della prima , se , cioè , le lingue che attualmente vediamo nello stato di agglutinazione o monosillabismo non sieno per avventura resti di antiche lingue declinate . Ma dove sono i più piccioli indizii del loro precedente stato di perfezione , e dei grandi avvenimenti che ne avrebbero dovuto occasionare la decadenza ? Oltre a ciò lo stadio accurato delle lingue agglutinate svela abbastanza come vengano dal monosillabismo , ma non iscovre niuna traccia di declinazione . E tra le monosillabe il Cinese , anzi che avere alcun segno di forme più perfette corrottesi col tempo , lascia scorgere in qualche parte come sforzi per giungere a una forma più alta senza esservi potuto riuscire . Anche in questo campo si dee conchiudere che la natura non rifà il cammino già fatto ; l ' organismo animale contiene in sé il vegetale , ma non vi può discendere ; la flessione contiene l ' agglutinazione , ma non vi ritorna . Innanzi di passare oltre noi possiamo qui fare un ’ osservazione importantissima , di cui meglio si potrà sentire l ' importanza quando avremo parlato delle diverse specie in cui si divide e si suddivide ciascuna di quelle classi più generali in cui abbiamo distinto l ' immensa famiglia delle lingue ; pure le cose già dette sono sufficienti perché stia al suo posto in questo luogo . L ' osservazione è la seguente . Notando le differenze fra una ed un ' altra lingua noi non abbiamo parlato punto di differenze di suoni fra una parola e un ' altra parola , fra una radice e un ' altra radice , ma di differenze di forme nell ' organismo interno di una lingua ; di differenze grammaticali , non di differenze lessicali . E la ra gione è chiara , comunque non manchi chi neghi che sia bastante il solo criterio di cui noi ci contentiamo . Bisogna considerare però che l ' essenza propria di una lingua consiste nella costruzione delle sue forme grammaticali , e non già nelle simiglianze di suono delle sue radici , in modo che da quella e non da questo si può distinguere il genere , la specie o la famiglia a cui appartiene . Due parole , in fatti , possono essere simili e quasi identiche di suono , e avere intanto diverse origini , e possono al contrario , con suoni apparentemente diversissimi , avere un ’ origino comune , appartenere a un medesimo ramo , ed essere in sostanza identiche insieme . Onde si vede quanto errasse lungi dal vero l ’ antica filologia , che non conoscea altro principio etimologico se non la somiglianza de ’ suoni , e affidata a questa erronea norma , facea bravamente venire dall ’ ebraico il greco e il ialino . La discendenza non ha luogo che fra lingue della stessa classe o della stessa famiglia ; né la più grandissima discordanza di suono non è un ostacolo alla parentela , perché , nella stessa famiglia , passando una parola da una lingua in un ’ altra , le sue lettere si mutano secondo certe norme invariabili . L ’ a per esempio del sanskrito si cambia nel greco in e ovvero in o , l ’ s in aspirazione , il v cade . Chi direbbe , guardando al suono , che le parola giorno e jour discendano direttamente da dies ( diurnum ) ? o a chi non parrebbe che il tedesco ähnlich e il greco anàlogos , simili di suono e di significato , non sieno legati di stretta parentela quando non ne hanno niuna ? Non solo la somiglianza del suono nelle parole simili può essere cosa accidentale , e da non tirarne alcuna conduzione per la loro parentela , ma avviene anche che s ’ introducono in una lingua , e spesso in grandissima abbondanza , parole di un ' altra , o di molte altre lingue di famiglie diverse , senza che quella cambi però di natura , o passi da una specie a un ' altra , sol parche conserva intero il suo organismo grammaticale . Il quale niuna lingua non muta mai , e però resta sempre la stessa , per accogliere che essa faccia nel suo dizionario parole di diversa origine e parentela . L ’ innumerevole copia di parole celtiche o latine che vi si sono introdotte , non toglie che l ’ inglese sia lingua puramente germanica . Né la copia non meno innumerevole di parole araba introdottesi nel Persiano , o di arabe e di persiane entrate nel Turco , han tolto a quello di restar lingua prettamente iranica , o hanno diminuito in questo la natura di lingua puramente tartarica . La vicinanza di luogo , le molteplici relazioni , i frequenti commerci , la conquista , l ' introduzione della religione , delle arti , delle lettere , delle scienze di un popolo in un altro , sono le cause comuni per cui diverse correnti di parole affluiscano d ’ una in altre lingue , e senza alterarne la natura , vi affoghino più o men largamente l ' elemento indigeno . Anche avviene talvolta che un popolo lasci addirittura la sua propria lingua per l ' altrui . Il francese e lo spagnuolo sono lingue essenzialmente latine , non ostante tutte le parole germaniche , celtiche , arabe ( almeno nello Spagnuolo ) di cui son pieni i loro dizionarii . Ma la Spagna e le Gallie lasciarono le loro lingue e adottarono quella che ebbero imposta più che dalla conquista , dalla civiltà romana . Malamente si dicono di razza , meglio si direbbero di lingua e di civiltà romana , gli Iberi , i Celti , i Germani , dalla cui fusione sonosi formate la gran nazione francese e ampollosa spagnuola che parlano lingue schiettamente latine . Si vede da qui quanto sia erroneo il prendere la sola lingua come unico criterio di nazionalità , giacché può avvenire che nazioni diverse di razza , parlino lingue identiche per natura o per origine . Ma notiamo bene che la sola razza si riduce a un fatto puramente naturale , a una relazione fisiologica , che se alcuni hanno torto di troppo disprezzare , quasi che gli elementi naturali e fisiologici non avessero niuna influenza sulle relazioni morali degli uomini e de ’ popoli , altri però hanno ugual torto di troppo esagerare , quasi che i soli elementi naturali e fisiologici bastassero a determinare le relazioni morali sì fra gli uomini che fra ’ popoli . Or la nazionalità è un fatto più complesso in cui l ' unità di razza e di lingua , e , fino a un certo punto , anche di religione possono entrare come elementi o come condizioni , ma che non si dee confondere con niuno di essi , né considerarsi come il risultato della loro presenza . La nazionalità bisogna al contrario cercarla nell ' idea stessa , nello spirito , nella coscienza di un popolo che sa di essere una nazione da sé , a cui la comunità dell ' essere è derivata dall ' identità degli interessi , dal soffio di una medesima vita che scorre per tutte le sue parti . In somma la nazionalità è un principio ideale , è il fatto della coscienza di un popolo , che molti dati materiali debbono accompagnare , ma di cui niuno è un elemento o una condizione necessaria . Se fosse necessaria l ’ unità di lingua o di religione , la Svizzera non sarebbe una nazione , e i cattolici inglesi e i protestanti francesi dovrebbero costituire una scissura nelle due più compatte nazionalità di Europa . E perché i Baschi si dovrebbero sentire Spagnuoli ? Se il fatto fisiologico dell ’ unità primitiva della razza , o la primitiva unità della lingua bastassero , gli Ungheresi si dovrebbero sentire stretti da legami di nazionalità co ’ Turchi . È questo l ’ equivoco su cui poggia il panslavismo , e il sofisma su cui si fonda . Poniamo che tutti gli Slavi appartengano in origine a una medesima razza , e che parlino lingue essenzialmente cognate , ma i vari rami dell ’ immensa famiglia che si estende da ’ Balkan alla costa dell ' Adriatico si sono sviluppati così indipendentemente per il corso della storia , che dalle loro relazioni non ha potuto scattar fuori l ' idea , la coscienza della loro unità come nazione . E un ' unità etnografica , linguistica , ma lo spirito comune che fa l ' unità della nazione , manca . Un pansemitismo che pretendesse di unire Arabi , Ebrei , Etiopi , Egiziani sarebbe appena più assurdo . Risalendo alle origini si troverà che la diversità primitiva di razza e di lingua non è un ostacolo allo sviluppo di una grande nazionalità . Chi sa che non sia utile ? Chi sa che non conferisca alla coesione di una nazionalità il fatto che la sua unità è il risultato della fusione de ’ contrarii ; e che l ' idea non si sviluppi più potente dalla opposizione e dalla diversità ? Certo le più compatte nazionalità risultano da elementi di diversa natura . Nella Spagna si hanno Iberi , Celti , Goti , Latini ; nell ' Inghilterra e nella Francia , Celti , Latini , Greci , Germani ; nell ' Italia , Celti , Latini , Greci , Germani . I molteplici elementi , spesso identici , sono stati fusi insieme in tre diversi gruppi determinati da un ' idea suprema , da uno spirito , da una coscienza comune , da cui son venute fuori distinta unità in cui ciascuno di quelli elementi è fuso intimamente nell ' altro , e vi si trovano sebbene non quali erano in sé stessi , ma in uno special modo determinato dall ' idea suprema sotto cui si sen riuniti in uno spirito e in una coscienza . Così l ' idrogeno e l ' ossigeno benché diversi , fusi insieme dall ' elettricismo costituiscono l ' acqua nella quale ambedue si trovano , sebbene non quali erano in sé , ma quali son determinati dall ' idea stessa dell ' acqua . L ' idea , lo spirito , la coscienza son la scintilla elettrica che fonde uomini di diverse stirpi e lingue per farne una sola nazione . La comunità della vita e della storia , l ’ unità del pensiero scientifico e letterario , degl ' interessi commerciali , politici , sociali , le condizioni geografiche e naturali , la lingua , la religione , i costumi e mille altre condizioni son la causa efficiente e l ' occasionale perché quell ' idea si sviluppi , quella coscienza si produca , e lo spirito della nazionalità si formi . Ma niuna di quelle condizioni da sé , o più di esse prese insieme , senza questo spirito e questa coscienza , non bastano a costituire la nazionalità . III . Noi abbiamo veduto che tutta l ' immensa varietà delle lingue parlate dagli uomini si classifica in tre generi universali , secondo il vario modo in cui esprimono il concetto e le varie determinazioni di esso concetto . E abbiam veduto come ogni genere inferiore contiene il principio del passaggio al superiore , ha il germe del carattere costitutivo del seguente , quasi uno sforzo per innalzarsi sopra di sé . Or la divisione non si arresta qui , anzi ogni genere si suddivide in più specie , ogni specie in altre specie inferiori . Dopo il Cinese che distinto in più dialetti offre il più perfetto tipo delle lingue monosillabe , vengono quelle di agglutinazione , le quali si distinguono in una moltitudine quasi infinita di specie subordinate , comprendendo oltre alle lingue del nuovo mondo le tartariche che si suddividono nelle tungusiche , le mongolle , le turche , le finniche a cui appartiene fra le altre parecchie , il magiaro parlato dagli Ungheresi , le lingue caucasee , e finalmente le basche che si parlano tuttavia nelle provincie spagnuole domandate con lo stesso nome . Queste lingue sparse più largamente di tutte sulla superficie della terra , per parecchie analogie si dee credere che insieme con le razze da cui erano parlate avessero un giorno occupato anche le regioni in cui poi hanno preso radice con altre stirpi di uomini , le lingue declinate . Queste regioni sono l ' India , la Persia , l ' Arabia , l ' Asia minore , l ' Europa . Così fatte lingue si distinguono in due grandi famiglie , e ciascuna di esse in diverse specie , e le due famiglie di lingue corrispondono esattamente a due distinte razze di uomini che le parlano , e lingue e razze si domandano , l ' una , con denominazione poco esatta ma universalmente accettata , semitica , e l ' altra indo - europea , o meglio ariana , dal nome delle prime tribù che la parlarono nella sua forma primitiva . Son queste le razze delle grandi letterature , delle grandi poesie , delle grandi filosofie , delle grandi religioni , delle grandi legislazioni , delle grandi civiltà , delle grandi idee . Ad esse appartiene in disuguali proporzioni la storia del mondo ; in esse è il cuore e il pensiero dall ' umanità ; in esse lo spirito ha preso veramente possesso e coscienza di sé medesimo , per esse l ' ideale e il divino si son rivelati alla terra e se ne sono impadroniti . Alle lingue semitiche appartengono , come specie di uno stesso genere , l ' Ebraico , l ' Arabo , l ' Aramaico cioè il Siriaco e il Caldeo , la lingua parlata un giorno da ’ Fenici e da ’ Cartaginesi , quella , sebbene mista forse di molti elementi stranieri , degli Assiri e de ’ Babilonesi , tutti i dialetti Barberi sulle coste settentrionali dell ' Africa , dall ' Egitto all ' Oceano Atlantico , nel Marocco , in Algeri , in Tunisi , in Tripoli , in Fez , nell ' Egitto stesso in primo luogo ; e secondo la più ricevuta opinione , semitica era anche la lingua degli antichi Egiziani , come quella dell ’ Etiopia e dell ' Abissinia . Tutte queste lingue nella loro forma più antica , il Caldeo , l ' Ebraico , l ' Arabo hanno i segni manifesti di essere diversi rami di una sola lingua parlata , e forse perdutasi ne ’ tempi anteriori all ' istoria , da cui tutte sono discese conservando quale più , quale manco di simiglianza con la madre comune , come appunto vedremo verificarsi con maggiore evidenza nelle lingue ariane . Queste son le lingue parlate ab antico , ed anche oggi , con infinita varietà di dialetti , nell ' India , nella Persia , nell ' Armenia e altre contrade dell ' Asia , e son le lingue della moderna Europa , salvo il Turco , l ' Ungherese , il Basco , e il dialetto semitico dell ' isola di Malta . Tralasciate tutte le altre , noi ci occuperemo di queste sole , ma pe ’ generali , e restringendoci in una piccola sfera ; e tracciando il metodo con cui sono studiate , e le ricerche che vi si son fatte , vedremo più da vicino come sia nata , e per quali occasioni , questa nuova scienza della lingua o grammatica comparata , e quali sieno i procedimenti che le son proprii . Noi non diremo nulla di nuovo , ma seguiremo , per divulgarli , gl ' indubitabili risultati delle investigazioni de ’ padri stessi e degli autori della nobile scienza , che ha aperto un nuovo mondo alla filologia , all ' etnografia , alla storia , e che valicando i confini dì questa e di tutte le memorie scritte e tradizionali ci ha condotto presso alle origini stesse dell ' umanità in una regione che niun raggio di luce non rischiarava e l ' immaginazione non supponea . IV . Filippo Sassetti , mercatante fiorentino del decimoquinto secolo , trovandosi per suoi negozii nelle Indie , scrivea in una lettera a Firenze dell ’ eccellenza della lingua degl ' Indiani , e dell ’ utile che dal suo studio si potea ricavare , dolendosi di esser egli già troppo vecchio per intraprenderlo . Da quel tempo in poi , niuno forse in Europa , da qualche mercatante in fuora , non ebbe notizie della lingua parlata sulla rive dell ’ Indo e del Gange , in fino a che altri mercatanti non si furono stabiliti in quelle remote contrade di cui coll ’ andare del tempo divennero assoluti padroni per aggiungere più tardi il vastissimo impero a ’ dominii dell ' Inghilterra . Quando nel 1865 il trattato di Allahabad diede alla Compagnia delle Indie Orientali la signoria del Bengala , i novelli signori vollero con sana politica che i novelli sudditi fossero retti colle loro proprie leggi . Allora il Governatore Warren Hastings , chiamati undici brahmani , fece ridurre in compendio i principali codici delle leggi del paese , e quelli per mezzo del persiano tradurre ad uso de ’ giudici inglesi . Fatto il primo passo , i dotti , e primo di tutti , il Jones , grandissimo conoscitore della poesia orientale , si diedero a studiare la lingua , a fondare Accademie , a tradurre le opere più celebri dell ’ ignota letteratura . Ma tosto che si fu cominciato a penetrare nella conoscenza del sanskrito , un fatto meraviglioso cadde sotto gli occhi di tutti , quello , cioè , delle intime relazioni sì grammaticali che lessicali da cui esso era legato col greco , col latino , non meno che con le altre lingue dell ' Asia e dell ' Europa , il Persiano , lo Slavo , il Tedesco e tutti i loro derivati . Fu questo il fatto che aprì un nuovo mondo alle investigazioni , e aggiunse alle altre una nuova scienza che in picciol tempo ha fatto meravigliosi progressi per opera degl ' Inglesi , dei Francesi , dei Tedeschi , ma di questi sopra tutto . Certo di ben altra importanza per le scienze e le lettere e la coltura universale e la civiltà , si ebbe la scatena della letteratura greca al decimoquinto secolo ; ma certo pure quella del sanskrito si ha avuto un ' importanza più grande in un altro ordine d ’ idee , avendoci condotto , come abbiamo accennato , fino alle origini della famiglia umana , mostrato le vere cognazioni delle famiglie e de ’ popoli che le parlano , datoci una certa conoscenza delle derivazioni e delle reciproche relazioni di esse lingue , onde nata una nuova e certa filologia , e la storia e la mitologia e l ’ etnografia si sono potute spogliare di errori e pregiudizii secolari . Senza trascendere i limiti della brevità che ci siamo proscritti , vediamo per quali vie si sia giunti a così stupendi risultati . Supponiamo , dice uno scrittore dottissimo in queste materie , che il Latino si fosse perduto , e che noi non sapessimo per istoria né le sue sorti , né quali le lingue che ne son derivate . Pur vedendo le somiglianze grandissime sì nelle radici e sì nelle forme grammaticali da cui sono legati l ' italiano , il francese , lo spagnuolo , il portoghese , il provenzale , il vallaco , il retico , noi saremmo obbligati a supporre possibili l ’ una delle due cose , cioè , o che dall ’ una di queste lingue derivino tutte le altre , ovvero che tutte derivino da una madre comune . Delle quali due ipotesi . la prima sarebbe facilmente dimostrata falsa per questa ragione principalmente , che alcune forme non si possono spiegare a niun patto con elementi tirati dalla lingua stessa , ma sono evidentemente resti di un ’ epoca precedente . S ' intende , per esempio , che erano venga da era , ma come dalla prima persona del presente sono , si giunga alla terza è , è cosa che non si può spiegare con la sola grammatica italiana . Con lo studio comparativo delle forme , delle radici e degli elementi comuni a tutte , i filologi giungerebbero a ricostruire , almeno in gran parte , la lingua primitiva , da cui tutte son discese . Or le medesime relazioni che legano le sette lingue derivate dal latino , s ’ incontrano fra altre lingue già morte da molti secoli , ma di cui si conservano o ricchi monumenti o preziosi avanzi . Il sanskrito , il lituano , il zend , il greco , spezialmente nel dialetto dorico , l ' antico slavo , il celtico , il latino , il gotico , a cui si può aggiungere l ' armeno , hanno radici e forme grammaticali che non si possono spiegare l ' una per mezzo dell ' altra ; nessuna di queste lingue non possiede gli elementi per ispiegare le sue forme , tutte sono la varietà di un tipo comune , figliuole di una medesima lingua che sola contiene gli elementi per ispiegarle tutte . Non può essere il sanskrito , come da molti per alcun tempo si è creduto , la fonte da cui derivano le altre , perché si trova sovente che il greco ha conservato delle forme più primitive , più intere , più organiche che esso . Né il greco può essere stimato , la lingua da cui son derivate le altre , e neppure quello da cui è disceso , come per molti secoli si è creduto , il latino , giacché il latino spezialmente ha conservato spessissime forme più antiche e organiche che non il greco . Tutte queste lingue , adunque , sono da reputare sorelle fra sé , figliuole di una lingua antichissima da cui tutte son derivate , come le lingue romane dal latino ; alla quale lingua vie più si avvicina quella de ’ Vedi , come quella dei poemi omerici alla lingua primitiva dei Greci . Gli sforzi veramente titanici della filologia comparata sono giunti a ricostruire almeno i tratti generali di questa lingua comune , e del popolo primitivo che la parlava ; a determinare le leggi per cui le diverse forme , e i diversi suoni , e le vocali e le consonanti , si trasformano e passano invariabilmente l ' una nell ' altra , passando non solo d ' una in un ' altra lingua , ma per diverse età della medesima lingua , sicché è divenuto possibile di risalire dallo stato attuale de ’ fatti linguistici a ’ primitivi , e si è stabilita una vera scienza delle etimologie , non più fondate sui capricci dell ' immaginazione , o sopra arbitrarii e accidentali ravvicinamenti di suoni , ma sopra leggi certe e invariabili . Risalendo indietro , secondo queste leggi , si può avvicinarsi alla lingua primitiva , e spogliatala delle forme grammaticali , rappresentarsela quale dovea essere nel suo stato monosillabico in un ’ età anteriore ad ogni istoria . Ma quale è cotesto popolo che ha parlato la lingua da cui tante altre son derivate ? Quale fu la primitiva sede da esso occupata , e dalla quale si è poi sparso per tanta parte della terra , per quelle contrade che sono state o tuttavia sono il centro della vita del mondo , i paesi dell ’ istoria , delle arti , della civiltà ? Non sulle rive del Gange , né su quelle dell ' Indo , bisogna cercare le origini e la prima dimora di questo misterioso popolo , ma ben più lungi , al nord - ovest della penisola indiana , di là dell ’ Attock e del Peshavven , nelle valli , che discendendo dall ’ Indo - Kò si avanzano verso il mar Caspio e il mare di Arali Tutte le induzioni che si possono tirare dall ' Avesta e da ’ Vedi , ci conducono all ’ antica Baetria , oggi Khanato di Balk , e alla Sogdiana , che comprende oggi i Khanati di Buckhara e di Samarkanda . Gettando lo sguardo su una carta dell ' Asia , si trova la vasta regione compresa fra l ' Himalaja e la valle del Tigri e dell ' Eufrate ; al settentrione la circoscrivono il mar Caspio e il mare di Arai , che un giorno debbono essere stati riuniti , e nei quali venivasi a gettare il fiume Oxus , scendendo dall ' Indo - Kó , prolungamento occidentale dell ’ Himalaja . Al settentrione del mare di Aral trovasi un altro gran fiume , il Syr - Darya , l ' antico Yaxarte , che , scendendo dalle montagne del Turkestan , discorre fra le sabbie turaniche con un corso parallelo a quello dell ' Oxus . A mezzodì sono il golfo persico e il mare delle Indie , a occidente l ' Indo che discende dall ' Himalaja . In questo immenso spazio , occupato oggi dalla Persia , dal Beluccistan , dall ’ Afghanistan , dal paese di Herat , si trovano le regioni occupate un giorno dai nostri antichissimi padri . Donde venivano eglino ? quale terra li avea prima nutriti , quando apersero gli occhi alla luce e sentirono la vita ? chi potrebbe saperlo ? Certo è che da queste terre , per ragioni che si possono appena congetturare , ma che rimarranno per sempre presso a poco un mistero , incominciarono coll ’ andare del tempo ad emigrare . I primi a lasciare le antiche sedi pare che fossero stati quelli che poi si dissero Celti . Appresso partirono i Pelasgi che si distinsero in Greci e Latini ; terzi i Germani e Slavi , sebbene non manchi chi creda che questi avessero preceduti i Pelasgi . Ultime a lasciare le natie contrade furono le tribù che occuparono la Persia , e quelle che si stabilirono fra il Kubul e l ' Indo e nel Pengiab , donde si sparsero per tutte le regioni che furono chiamate col nome d ' India , rincacciando ne ’ monti , ove tuttavia se ne trova i resti , o riducendo in istato di schiavitù , e formandone la classe più abbietta della società , gli abitatori indigeni , barbari di tipo malese e di razze inferiori . Le tribù occupatrici dell ' Indie e della Persia conservarono l ' antico nome di popoli Arji che era stato portato in comune da tutti prima delle emigrazioni , che noi oggi possiamo restituire a tutta quanta la famiglia , e di cui si trovano parecchie tracce in molte parole , e nomi proprii di luoghi , come in quella dell ’ Irlanda , che non vuoi dire , se non terra dell ’ Ire , cioè dei Arji . E Arja , dalla radice ar ( Lat . oriri ) , vuol dire padrone , signore , chi è degno di onore . Così la nostra razza fin dai primordii della sua esistenza , sentì l ' orgoglio del suo proprio essere , senti la sua superiorità sulle altre , e depose nel nome che si diede il sentimento della propria nobiltà . Ma di questo popolo che è una scoverta moderna , da cui noi medesimi discendiamo e di cui è ignota l ' origine , saremo condannati a non sapere altro che il nome ? La grammatica comparata ha creato , si può dire , anche la sua istoria , e se le notizie non sono molte , sono però tali , e basate su tali fatti che pochi monumenti potrebbero dare un ’ ugual certezza . Con le lontane migrazioni la lingua primitiva nel corso de ’ secoli si andò alterando . I progressi stessi della civiltà , le nuove relazioni sociali , le condizioni geografiche delle terre occupate dalle diverse tribù introdussero tali cambiamenti nella vita e nel carattere sì de ’ coloni e sì della lingua da essi parlata che parvero popoli e favelle del tutto distinti e senz ’ ombra di relazione insieme . Ma quando le intime relazioni e degli uni e delle altre si sono mostrate chiarissime alla scienza , si è venuto facilmente nella conchiusione doversi appartenere alla storia e alla vita posteriore alla separazione quello che trovasi solo in una delle lingue cognate e non nelle altre , e per contrario quello che trovasi ugualmente in tutte doversi riferire al fondo comune della lingua parlata nelle loro sedi primitive e ne ’ tempi anteriori a ogni istoria , da ’ popoli che poi parlarono il celto , il germanico , lo slavo , il greco , il latino , il zend , il sanskrito , quando ancora viveano tutti insieme , giovani e cognate tribù inconsapevoli che avrebbero perduto un giorno ogni memoria dell ’ antica fratellanza e della comune origine . Di che , esaminando il fondo comune di tutte queste lingue , si avrà un ’ idea esatta se non compiuta dalla civiltà rudimentale del popolo primitivo , delle cose e delle relazioni anteriori alla separazione . Questo ardimentoso lavoro , opera della grammatica comparata , uguaglia se non supera di potenza , quello de ’ naturalisti che con frammenti di scheletri e tronchi di piante son riusciti a ricostruire la fauna e la flora delle terre anteriori a ’ diluvii ed a ’ cataclismi . La storia fossile de ’ nostri primi padri non è di minore importanza , né piena di minore curiosità che quella dei mastodonti e delle felci antidiluviane . Esaminando adunque le lingue di questa gran famiglia per risalire a quella da cui tutte son derivate , si troverà che il popolo primitivo da cui era parlata , prima di lasciare le regioni dell ' Asia centrale , se non era anche giunto a uno stato che si può dire di civiltà , avea tuttavia lasciato quello che si dice di barbarie , menando una vita patriarcale , tutta occupata della cura delle greggi e di pratiche religiose . Già i nomi de ’ metalli , analoghi , benché talora molto trasformati , nelle lingue sorelle , mostrano che ne era conosciuto l ' uso prima della migrazione . Il che conferma le induzioni che danno la Bactria per prima patria a ’ nostri antichi parenti , giacché è noto che le montagne dell ' Hindu - Khò abbondano di metalli di ogni specie . E il medesimo fatto conferma eziandio l ' opinione de ’ paleontologi , i quali avvisano che gli uomini dell ' età detta della pietra si appartenessero a una razza diversa da quella che ha adoperato il metallo . Se diverse induzioni e lo studio comparativo de ’ cranii lo fanno supporre , lo studio comparativo delle parole aggiunge forza alla supposizione . Lo stesso studio comparativo de ’ nomi esprimenti i vani gradi di parentela identici in tutte le lingue arje , salvo poche eccezioni e facilmente spiegabili con altre radici della medesima lingua , dimostrano che già prima della separazione le relazioni di famiglia , come quelle di padre , madre , figliuolo , fratello , sorella , non solo erano conosciute e stabilite , ma distintamente determinate . Ancora esaminando le etimologie di que ’ nomi , si trovano le idee dominanti intorno alla natura delle relazioni domestiche . Padre , per esempio non significa colui che genera , idea espressa con altra radice , ma ben colui che protegge , che difende , che sostiene . Madre al contrario , significa in origine colui , e poi colei , che crea . I nomi di fratello e sorella , sostituiti nel greco da altre voci , ma che sono identici nel sanskrito , nel zend , nel latino , nel gotico , nello slavo e nel celto , significano , l ' uno colui che porta , che aiuta , e l ' altro colei che piace , che consola . Il nome di figliuola , non nella voce latina di filia , ma bene nelle forme identiche del sanskrito , duhitar , del zend , dughdhar , del greco , thygater , del gotico , dauthar , del lituano , dukte , dell ' irlandese , dear , derivando dalla radice duh , che vuoi dire pungere , ha fatto giustamente conchiudere che alle figliuole fosse affidato nella famiglia l ' uffizio del mungere le greggi , e che da quell ’ ufizio si avessero avito il nome . Bastano al nostro scopo questi pochi esempii per indicare con quali procedimenti la grammatica comparata è riuscita in certo modo a ricostruire la vita di un popolo di cui essa medesima ha scoverto l ' esistenza , e farsi un ' idea della civiltà rudimentale , ma piena di un avvenire sterminato , della quale già godea prima di dividersi in tanti nobilissimi rami per le contrade dell ’ Asia e dell ' Europa . Or il medesimo procedimento che abbiam veduto essersi verificato nelle lingue , si è ripetuto nel cammino percorso dalle tradizioni religiose , come non lascia luogo a dubitarne la mitologia comparata , figliuola primogenita della comparazione delle grammatiche . Tutti i popoli , in fatti , appartenenti alla gran famiglia arjana hanno antichissime tradizioni religiose , che sembrano , superficialmente guardate , proprie a ciascuno , locali e nazionali , ma che in sostanza sono identiche , e hanno una comune origine nelle idee religiose che han dominato prima della separazione delle varie tribù , e di cui si trovano scolpitamente delineati i tratti negl ’ inni de ’ Vedi , che a ragione si possono dire , come sono stati detti , la bibbia di tutti i popoli della nostra stirpe . i e antichissime divinità non erano che personificazioni delle forze della natura ; i nomi di ciascuno Iddio , che il più spesso non sono che aggettivi esprimenti qualità fisiche , e i miti che vi si aggruppano intorno , non sono anche essi che personificazioni di fenomeni naturali . Passati dalle primitive sedi , nella valle dell ' Indo , nelle selve della Scandinavia , e sotto il cielo della Grecia , si modificarono secondo i luoghi , si circondarono di nuovi episodii , di nuovi particolari , prodotti sovente della invenzione poetica o del capriccio , perdettero dell ' antico significato che a poco a poco si dileguò dalla memoria degli uomini , e parvero costituire tante mitologie nate spontaneamente nelle diverse contrade ove regnavano . Ma veramente la loro origine è comune , il principio di tutte si trova ne ’ Vedi che hanno dato la chiave per ispiegare le favole non meno della Grecia che le scandinave , e le slave e le teutoniche . Già in Grecia molti credeano che i loro Iddii fossero venuti dall ' Asia , come da un luogo , fra gli altri , del Kratylo di Platone si vede che non mancava chi sostenesse anche la lingua essere derivata da ’ barbari . Erano queste congetture e ipotesi d ' immaginazione , ovvero resti di antiche tradizioni sulle vere origini ? Malamente si potrebbe determinarlo . V . Noi abbiamo veduto che le etimologie fondate nell ' antica filologia sopra arbitrarii ravvicinamenti , e ingannatrici rassomiglianze sono state sottomesse a regole certe dipendenti dalle leggi naturali che governano la trasformazione de ’ suoni , il passaggio delle forme , il cambiamento delle lettere . Ora egli dee essere evidente , dopo le cose discorse in fino ad ora , che le leggi di questi cambiamenti e di questi passaggi non possono trovare applicazione che nella lingua di una medesima famiglia ; non vi è passaggio , e quindi non vi è etimologia possibile da una famiglia all ' altra ; l ' etimologia di ogni voce si dee cercare negli antecedenti della medesima famiglia , e non in una famiglia diversa . Ben possono in una lingua introdursi , e anche in gran copia , parole di lingua di diversa famiglia ; il Kalamos de ’ Greci , per esempio , è parola di origine semitica , introdottasi probabilmente nel greco coll ' invenzione della scrittura per opera de ’ Fenici . Similmente abbiam veduto che il Turco di Costantinopoli è ridondante di parole arabe e persiane , appartenenti , cioè , a lingue di specie , anzi di genere essenzialmente diverso . Ma scovrire onde sia venuto il nome Kalamos al greco , notar le parole straniere introdottesi nella lingua degli Ottomani non è darne l ’ etimologia , è solo indicarne l ' origine e , come a dire , la patria . Al contrario dar l ' etimologia di una parola significa risalire a ’ suoi antecedenti istorici , a una parola primitiva della sua medesima famiglia ( ché non si ha ne ’ tempi istorici passaggio di una lingua da una famiglia a un ’ altra diversa ) che solo per il trascorrere del tempo e per il cambiar di luogo , ha sofferto tanti cambiamenti organici , ma regolari e retti da leggi determinate , che l ' hanno condotta alla forma attuale . Dalla voce Giove , per esempio , noi risaliamo al Jovis , e da questo al djaus sanskrito ; da fratello a frater e da frater a bhrâtri , ma sarebbe assurdo di cercare l ’ etimologia della parola calca nell ' arabo , quantunque in questo se ne trovi una corrispondente , di suono e di significato presso che identici ; dobbiamo invece cercarla nel verbo latino calcare . Similmente , non ostante la rassomiglianza di valore e di suono , fra il latino Jovis e l ' Ebraico Jehova non ci è fra i due nomi niuna parentela , l ’ antecedente di quella trovandosi , come si è detto , nel sanskrito , e questo venendo dal verbo sostantivo dell ' Ebraico stesso , come più comunemente si crede , ovvero da altra fonte della medesima origine . Di qui si vede quanto errasse lontana dal vero l ' antica filologia che in omaggio a non so quali tradizioni religiose o male interpretate o esagerate o insussistenti , riponea l ' origine di tutte le lingue nell ' ebraico , e nell ’ ebraico quale si trova ne ’ libri di Mosè . Il suo lavoro versava sopra tutto sul greco e sul latino , e non ci è violenza o contorsione che si risparmiassero alle parole per ricondurle alle radici ebraiche . Il lavoro , s ' intende , era opera dirittamente perduta , giacché le origini del greco e del latino sono altrove che nell ’ ebraico , e dalle simiglianze o false o apparenti o casuali di certe voci non si può conchiudere assolutamente nulla . Altri tentativi più scientifici si sono fatti posteriormente per vedere se risalendo indietro per il corso di moltissime migliaia di secoli , e attraversando infinite varietà di trasformazioni , si potesse giungere a stabilire o almeno probabilmente congetturare la comune origine delle lingue pervenute per diversi sistemi alla forma ultima della declinazione . Ma la scienza è rimasta tuttavia muta innanzi all ' oscuro problema , e nulla ha potuto condurla a identificare in una unità primitiva le lingue semitiche e le arjane ; il passaggio delle une alle altre appare ogni dì più impossibile , o sfugge alle deduzioni della scienza . Se poi allargando i termini del problema si domanda se si può dimostrare o con qualche apparenza di probabilità congetturare l ' unità primitiva di tutte , l ' origine comune anche di quelle di diverso genere , delle monosillabe , delle agglutinate e delle declinate , la difficoltà della risposta si mostra ancora più grande . Dallo studio delle radici la scienza non può conchiudere nulla , e se alcune pochissime paiono rassomigliarsi fino nel cinese e nel sankrito , cotesto che prova ? Il caso non ha potuto contribuirvi ? Non è dovuto il fenomeno all ' identità degli organi vocali in tutti gli uomini a qualsivoglia razza essi appartengano ? E questa seconda ragione più si mostra validissima quando si pensa che quelle rarissime simiglianze s ' incontrano ne ’ suoni di quelle parole a cui prima si aprono le labbra de ’ fanciulli , e in cui prima si esercitano i teneri organi , come le voci che indicano il padre e la madre , nelle quali presso che da pertutto si trovano il p e l ' m o lettere affini , che sono le prime o più facili a pronunziarsi . La quistione , se ci ha una lingua primitiva da cui tutte son discese , o se ce ne ha di diverse da cui le diverse son discese , è parallela alla quistione dell ' unità primitiva della specie umana , e si presenta co ’ medesimi caratteri e le medesime difficoltà . Ci ha egli un solo Adamo o tanti Adami quante sono le stirpi degli uomini ? Il medesimo problema si presenta identicamente al linguista ; ma la scienza non può rispondere né dimostrare , può solo congetturare per induzioni e analogie , e le congetture più probabili non sono certamente favorevoli all ' ipotesi dell ' unità . Con questa quistione è connessa per più punti e strettissime relazioni la quistione dell ' origine della lingua ; alla quale sol dopo i moderni studii e co ’ fatti che la scienza ha raccolti si può dare una più soddisfacente soluzione . Ciò non toglie che non sia stata proposta ab antico e in varii modi risoluta , come suole avvenire generalmente delle quistioni delle origini , le quali prima occupano le menti e destano la curiosità che non sieno raccolti i fatti col cui aiuto si possono sciogliere . Il Kratylo di Platone ci mostra che essa era già antica in Grecia , e che già tutte quelle ipotesi erano state fatte da ’ filosofi , le quali dopo il giro di molti secoli sono state ripetute da ’ moderni . La prima fra queste è l ' ipotesi d ' una rivelazione divina che abbia insegnato agli uomini l ' uso della parola . Già Platone la combattea , rassomigliandone i fautori a que ’ poeti che non sapendo come cavarsela a un punto più intrigato d ' una favola , fanno all ' improvviso intervenire una divinità che li levi comodamente d ' imbarazzo . Ma più secoli dopo di lui l ' assurda teorica ricomparve afforzata dal formidabile presidio di un ' autorità infallibile e divina . Al capo secondo del primo libro di Mosè è detto : « Or il Signore Iddio avendo formato dalla terra tutte le bestie della campagna e tutti gli uccelli del cielo , gli menò ad Adamo acciocché vedesse qual nome porrebbe a ciascuno di essi ; e che qualunque nome Adamo ponesse a ciascuno animale , esso fosse il suo nome » . Non si crederebbe che queste semplici parole in cui si dice appunto il contrario , abbian potuto servire a persuadere l ’ origine soprannaturale della parola , e che Dio abbia insegnato agli uomini i nomi delle cose e il parlare . E benché non sieno mancati in fino da ’ primi secoli del cristianesimo e vescovi e dottori che hanno combattuta la strana dottrina , pure si deve dire che essa è stata ed è tuttavia comunemente seguita nella chiesa , che guarda non senza sospetto e ripugnanza le altre . Questa in fatti fu l ' opinione di quella scuola che venne detta de ’ tradizionalisti , surta in Francia a ’ principii del secolo co ’ Lamennais , che poi ne usci , co ’ De Bonald e i De Maistre , e altri che riposero la loro gloria in negar la ragione per sostituirle la fede , l ’ autorità e il sacro ministero delle polizie . La scuola in generale , e la dottrina sull ' origine della lingua in particolare , rimasero puramente francesi , se non che , il Gioberti ebbe il raro vanto d ' introdurle in Italia dove suppongo che abbia ancora credente qualche oscuro fautore della scienza cattolica e della tradizione . Altra opinione non meno assurda è quella che fa delle lingue l ' effetto di una convenzione , per la quale gli uomini , accortisi un tratto del danno e dell ' imbarazzo che veniva loro dal restarsi mutoli , si risolvettero bravamente un bel giorno a dare i notai alle cose , e senza più a voler parlare . Platone che la combatte ci fa sapere nel Kratylo che in Grecia Ermogene , Democrito e altri la sostennero , volendo che la lingua fosse un ' invenzione artificiale , e i nomi dati arbitrariamente alle cose . Lucrezio che ha pure stupendamente combattuto l ' impossibile ipotesi , la chiama addirittura una pazzia ; Proinde putare aliquem tum nomina distribuisse Rebus , et inde homines didicisse vocabula prima , Desipere est . Pur questa insania fu la dottrina comune del decimottavo secolo . Tutta quella filosofia ignorando l ' azione spontanea e complessiva e contemporanea di tutte le facoltà , la forza primitiva e congenita dello spirito , le leggi costitutive e creatrici del pensiero , l ' integrità della natura umana , non seppe vedere in ciascun fatto umano che l ' opera della volontà mossa dall ' utile , della riflessione che medita per giungere a uno scopo determinato . Così la società era un vero contratto stipulato per garantire la sicurezza individuale , la morale un ' invenzione per assicurare l ' utile di ciascuno , la religione un ' altra invenzione per contenere le malvage passioni , la lingua una convenzione per cessar la noja del non parlare , e rendere più facili le reciproche relazioni fra coloro che si erano risoluti a voler vivere insieme . A queste ipotesi fondate sopra un concetto dimezzato dalla natura umana , incompiute , impossibili , altre spiegazioni più razionali sono state sostituite da una filosofia a cui si è svelata la natura umana nella sua sostanziale interezza , più compiuta , più fornita del senso della realtà , fornita di un concetto più vero e più chiaro dello spirito , e con questo appoggiata a uno studiò più metodica e ad una serie infinitamente più ricca di fatti linguistici . Noi in fatti non ammettiamo uno stato di natura da cui l ' uomo sia uscita per contratto e costituitosi volontariamente in istato di società , perché l ' uomo è specialmente socievole , né è quello che egli è se non per questa necessità della sua essenza che lo fa essere anche socievole ; né potrebbe essere altro o altrimente da quello che egli è . Non ammettiamo una religione naturale che non si sa quale possa essere , che suppone l ' ipotetico stato di natura , e , che è più , suppone a ’ primordii dell ' istoria dello spirito de ’ concetti che si appartengono ad altre epoche della sua vita . Non ammettiamo un primo stato di mutismo , o di non si sa che linguaggio naturale anteriore alla parola , perché l ' uomo parla come pensa ; ne parla se non perché pensa ; naturalmente e per necessità sostanziale della sua essenza e parla e pensa . L ' una cosa suppone l ' altra , l ' una è contemporanea dell ' altra ; tutte le sue facoltà entrano insieme in azione , e non a una a una e quasi a pezzo a pezzo ; ogni atto della vita dello spirito le suppone e le contiene tutte , ogni atto è il prodotto della sua unica e indivisibile forza . O non sarebbe lo spirito che l ' aggregato di più facoltà ? Non sono queste più tosto una sola e medesima forza che apparisce in diversi aspetti ? Cercare l ' origine del parlare tornerebbe in somma allo stesso che cercar l ' origine del pensare o del volere , se consistendo la parola in un fatto estrinseco che ha la sua radice nel pensiero e suppone l ' azione fisiologica degli organi vocali , il problema non si riducesse a determinare per che modo e sotto quali condizioni sia cominciata . questa azione in corrispondenza del pensiero che la determinava . Coloro che veggono nella parola e nel suo sviluppo un fatto puramente fisiologico come quello de ’ capelli che crescono sul capo , o delle erbe che germogliano pe ’ prati , non so come si possano avvicinare a questo problema dell ' origine che implica essenzialmente l ' azione del pensiero , e che suppone lo spirito senza di cui gli organi resterebbero inoperosi , e non si avrebbero che dire . Riposta dunque l ' origine del linguaggio nell ' azione combinata dello spirito e degli organi vocali , per quali modi , e secondo quali leggi si dee verosimilmente tenere che essa abbia incominciato ad esercitarsi ? In somma che cosa ha potuto determinare la scelta di un suono più tosto che di un altro a indicare un dato soggetto ? E stato proprio l ' effetto del capriccio ovvero del caso , o ci è stata una ragione intrinseca e fondata sulla natura stessa delle cose che ha tracciato la scelta ? Lasciamo l ' opinione che ripone l ' origine diretta delle parole nell ' esclamazione involontaria , nell ' interiezione spontanea , che ha potuto essere , ma in piccole proporzioni , l ' origine di alcune radici , fornire il suono rudimentale , la cellula primitiva , se così posso dire , di alcune parole , e tocchiamo solo dell ' onomatopeia , principio più vasto , più reale e di universale o quasi universale applicazione . Le obbiezioni che alcuni gli fanno son superficiali e futili , né alcuna ipotesi gli si è finora sostituita che sia meglio fondata sulla natura dello spirito e sulle relazioni delle cose , o che meglio spieghi e più facilmente fatti primitivi che sono sottratti all ' esperienza , a cui non può giungere la tradizione e che la scienza solo per vie indirette può rischiarare d ' una mezzana luce . Che cosa dunque ha determinato la scelta di un suono più tosto che di un altro ? Evidentemente la relazione fra il suono e la cosa che si volea indicare , la quale relazione non può consistere in altro che in una certa affinità fra il suono e l ’ idea , nella facilità con cui l ' uno può ricordare l ' altra , imitandola e rappresentandola allo spirito col riprodurre , per quanto è possibile con le articolazioni della voce , P impressione da quella prodotta sui sensi . Si è questo il principio dell ' onomatopeia che costituisce il fondo della teorica del Kratylo , secondo la quale i nomi non sono imposti ad arbitrio o per capriccio , ma ognuno ha un significato naturale e necessario . È stato ben detto a questo proposito che la lingua de ’ primi uomini fu in certo modo l ’ eco della natura nella coscienza umana . I nomi degli animali sono stati certamente formati imitando con la voce articolata i gridi inarticolati proprii a ciascuno di essi , i nomi de ’ fatti e de ’ fenomeni , riproducendo il rumore che li accompagna ; le azioni in generale con sillabe , con lettere che meglio ne rendono l ' immagine allo spirito . Qual suono meglio rende l ' idea del rompere che rag , frac e simili ? Le lettere fl ... non fanno pensare allo scorrere ? st .... allo stare ? Queste affinità primitive e naturali in certe lingue si son conservate più che in certe altre , e sopratutto in certe famiglie di parole . A noi , è vero , torna impossibile il più delle volte di scorgere fino le tracce di questa legge o fatto primitivo , ma bisogna pensare che coll ’ andare de ’ secoli e col cambiamento de ’ luoghi e de ’ climi , le pronunzie cambiano e i suoni si trasformano . Di più è impossibile a noi co ’ sensi induriti e lontani dalla natura sentire quelle delicate e sottili relazioni che si mostravano vivacissime a ’ vergini organi , alle giovani costituzioni de ’ primi parenti che vivevano in diretto commercio , in una fraterna unità con la natura , della quale aveano un senso speciale e squisito , che in noi si è profondamente attutito se non iscomparso del tutto . Né vale il dire che a questa teorica si oppone la diversità de ’ nomi , che fra diversi popoli e nelle varie lingue si hanno i medesimi animali , i medesimi fenomeni , le medesime azioni , diversità che il principio dell ' onomatopeia renderebbe impossibile giacché da per tutto i fatti fisici sono identici , né dovrebbero quindi essere diversamente significati nelle diverse lingue . Il medesimo grido manda per tutto il cavallo , il medesimo rumore fa da per tutto il tuono , o l ’ acqua che scorre , o un corpo che si spezza . O perché sarebbero stati indicati qui con un suono , là con un altro suono , se questo suono non fu che l ’ imitazione di que ’ gridi e di que ’ rumori ? L ' objezione sembra essere di qualche valore quando si dimentica che le stesse cose e gli stessi fenomeni si presentano a ’ sensi sotto mille diversi aspetti , e con certi diversi caratteri . Ogni popolo quindi , ognuna di quelle tribù nel cui seno sono nate le lingue , o anche un solo individuo in mezzo ad esse tribù , secondo la diversità della propria natura , secondo l ’ occasione e il modo in cui il fenomeno gli si è prima presentato , lo ha veduto sotto uno o sotto un altro aspetto , ne ha scorta una o un ’ altra proprietà , e questa ha cercato di ritrarre con l ' articolazione della voce , dandogli un nome che la rappresentasse , imitando col suono della voce l ’ impressione che avea prodotta sui suoi sensi ; e quel suonò fu inteso da ’ suoi e il nome fu adoperato dagli altri , e la lingua cominciò . Supponete che l ' uno guardi nel fuoco il colore e l ' altro la luce , e avrete in due lingue , e spesso nella medesima lingua due parole esprimenti il medesimo oggetto . Altra ragione per ispiegar la simiglianza delle radici in lingue di diverse famiglie senza ricorrere al passaggio dell ’ una all ' altra o all ’ unità di origine . Da queste cose si possono facilmente dedurre due conseguenze , e l ' una si è che ogni nome ha avuto origine da un fatto individuo e singolare , ma è nato come un nome generale applicato a tutti i fenomeni simili ; e l ' altra che i moti dell ' anima e i fatti morali hanno avuto la denominazione o dai fatti fisici che con questi hanno alcuna correlazione , atteso l ' intrinseca corrispondenza della natura e dello spirito , ovvero dà movimenti organici da cui sono accompagnati , e che ne sono il segno esterno , atteso le intime relazioni della natura spirituale con l ' organismo fisiologico nell ’ uomo . Sarebbe errore il credere che l ’ onomatopeia , comunque sia una delle leggi generali delle lingue primitive , ne costituisca l ' unica origine , e che a quella sola tutte le lingue e tutte le parole si abbiano da attribuire . Le origini sono varie , infinite , secondo la natura dei popoli , la costituzione fisica e le disposizioni morali , secondo i luoghi in cui han vivuto , in cui han cominciato diversamente la loro vita , e l ' hanno per diverse vie continuata . Un ' intima connessione passa fra lo spirito di un popolo e la favella da lui parlata ; lo spirito sopratutto forma la lingua , che è il segno più proprio di quello e del suo modo di ricevere le sensazioni esterne , e di pensar le cose . Ogni razza ha la sua propria , incomunicabile alle altre , e però segno certissimo delle stirpi e delle nazionalità sono le lingue quando cause estrinseche non abbiano costretto un popolo ad accettare , pognamo che l ’ accetti sempre modificandola secondo la propria indole , la lingua di un altro . Del resto è necessario di notare come alla quistione , perché una radice abbia il significato che essa ha e non un altro , è impossibile di dare una risposta scientifica e soddisfacente , né altrimenti vi si può rispondere che per induzioni e analogie . Bene è stato osservato che si può comprendere e rappresentarsi le generali relazioni che passano fra la lingua e lo spirito , ma che si sottrae ad una esatta analisi l ' altra quistione della creazione del suono , ossia delle relazioni fra il suono e il significato . Meno è difficile , almeno nel nostro sistema , il rispondere a un ’ altra quistione stata già più volte proposta e in diversi modi risoluta , quale , cioè , sia la più antica tra le varie parti del discorso . Erano nomi o verbi que ’ suoni che furono prima articolati dagli uomini a esprimere i fenomeni tra cui viveano , da cui tosto che ebbero coscienza di essere uomini ricevettero le prime sensazioni , provarono le prime gioie e i primi dolori ? Noi abbiamo veduto che le prime radici nate o piuttosto occasionate da un fatto individuale , ebbero un significato generale ; ma espressero una cosa o un ' azione ? furono nomi o verbi ? Altro campo d ’ interminabili battaglie . E certo la domanda , quando si riferisse a un fatto di riflessione , e riguardasse un ’ epoca della storia dello spirito in cui la riflessione predomina , potrebbe avere un significato . Ma trasportata a un momento di unità , d ’ identità , o , come dicono , di spontaneità , non ne ha nessuno . Imperocché la parola in sé stessa , nel suo primitivo valore sintetico e complessivo , non è né nome , né verbo , ma l ' uno e l ' altro secondo le relazioni in cui si trova ; la distinzione delle diverse categorie di parole appartenendosi a un altro momento dello spirito , a un altro periodo dell ' istoria della lingua . Della qual cosa abbiamo un argomento nelle lingue monosillabe , che rappresentando una formazione primitiva arrestata nel suo sviluppo e come cristallizzatasi , non hanno né nomi , né verbi , né aggettivi , ma le stesse parole sono l ' una o l ' altra cosa secondo le relazioni in cui si trovano fra sé . Nella storia della coscienza viene poi il momento che la primitiva unità si scinde , la coscienza si svolge , l ' analisi incomincia , i concetti si distinguono , e le diverse categorie delle parole che li esprimono hanno origine . Così le lingue incominciano , e da questi principii incominciando , vivendo una vita parallela a quella dello spirito e del pensiero da cui hanno l ' essere , diventarono a poco a poco lo strumento dell ' immaginazione di Omero e della mente di Platone , e uno strumento che sembra confondersi in una indivisibile unità col pensiero con cui nasce e di cui è il segno . Col pensiero poi decade , e quando questo abbandona addirittura un popolo , la lingua si discioglie . Le quistioni che si possono muovere intorno a queste figliuole primogenite dello spirito sono infinite , complicate , gravissime e di difficile e non sempre certa soluzione . Una scienza affatto moderna le ha proposte quasi tutte , se non tutte , ed a quasi tutte ha potuto rispondere , grazie alla filosofia ed ai fatti linguistici avventurosamente scoverti , in modo scientifico , e probabile quando non indubitato . Questa scienza che ha creato una nuova filologia e una nuova etnografia , ha rischiarato di una luce impreveduta e splendidissima le origini dell ' uomo e dei popoli , le istorie di tempi anteriori a ogni memoria e non supposti neppure dall ' immaginazione , le stirpi , le migrazioni , le affinità delle famiglie umane , le nazionalità e le parentele . Ha distrutto molti errori e molti pregiudizii , e comunque abbia già fatto moltissimo , assai ancora sarà per fare in prosieguo . Noi abbiam voluto indicare i tratti generalissimi e i principali problemi , accennando di ognuno la soluzione più comunemente accettata e che a noi è paruta più probabile ; né abbiamo toccato delle obiezioni o delle soluzioni contrarie , perché nostro scopo è stato di dar solo come un picciolo ritratto e restringere in un breve quadro quello che non può essere se non materia di molti volumi , di lunghi studii , di profonde meditazioni , e di delicate analisi sopra fatti innumerevoli , complicati e di difficile scoverta . 9 marzo 1867 .
StampaPeriodica ,
Molti credono il fascismo nemico più acerrimo del proletariato . Oh , come sono in errore ! Il fascismo è l ' opposto di quello che certuni lo immaginano ; il fascismo è l ' espressione più nitida del benefattore del proletariato ; il fascismo vuole conciliare i bisogni del proletariato con gli interessi di coloro che gestiscono delle aziende . Il pus nostrano parla di borghesia e non distingue quella produttiva da quella parassitaria . La borghesia che dà del lavoro , che commercia il denaro senza lasciarlo depositato nelle banche , per noi è necessaria ed occorre tenersela da conto . Il comunismo vuole che le aziende tutte divengano una grande cooperativa affidata alle cure dei sacerdoti rossi . Ciò verrebbe ad eguagliarsi alle grandi cooperative dello stato che sono tutte passive , come le ferrovie , le poste , i telefoni ecc ...
LA DONNA E LO STUDIO ( BERRETTINI MARIA CAMILLA , 1929 )
StampaPeriodica ,
Sia permesso una volta tanto anche a una donna di toccare questo problema che la riguarda così da vicino , e di dire la sua nel merito di una questione tutt ' altro che semplice e dibattuta , ormai , da più d ' un decennio . Non si pensi , per altro , che si voglia polemizzare e ribattere ciò che non da un uomo ma da molti uomini è stato detto e sostenuto con argomenti che la più sottile delle donne non potrebbe che trovare in teoria giustissimi . Solo si cerca di porre la questione sotto un punto di vista diverso da quello dal quale generalmente si considera , e di dimostrare che non uno spirito di gretta presunzione o di falso e malinteso orgoglio spingono la donna a crearsi un posto nel mondo , bensì la concreta realtà della vita e le mutate condizioni dl esistenza , verificatesi in ispecie nel dopoguerra . Tuttavia anche noi non bisogna dimenticare una importante premessa , e dobbiamo soggiungere che non è detto studiando di riuscire ad arrivare . Giungeranno alla mèta soltanto coloro che avranno preparazione spirituale , e mentalità consona agli scopi che si sono prefissi : le altre , naturalmente , dovranno rassegnarsi a rinunziare ai loro ideali e a cedere il passo a chi abbia maggiori e più spiccate attitudini . E , per entrare nel vivo della questione sia permesso obiettare che se la donna è , sotto certi aspetti , fisicamente inferiore all ' uomo è dotata , in compenso di tale resistenza , di così vivo amor proprio e di tanto encomiabile spirito di sacrificio , da potere assai bene supplire alle manchevolezze che ha sortito dalla Natura . Né si deve credere che sia in condizioni morali tali da non poter resistere alla lotta cui si prepara . Se così , infatti , potrà essere per colei che cresciuta esclusivamente fra le pareti domestiche e abituata a vivere solo nell ' atmosfera dei salotti , non potrà crearsi che una mentalità del tutto disadatta per affrontare le battaglie della vita non altrettanto potrà dirsi per la donna che fin dall ' infanzia sarà stata avviata a studi che le plasmino la mente e lo spirito in maniera affatto diversa da quella della sopra considerata categoria . Senza contare che il diuturno contatto spirituale che la donna è costretta ad avere con l ' altro sesso , forma e sviluppa idee , concezioni e sentimenti che la distaccano e la distanziano sensibilmente da coloro che si sono tenute lontane dagli studi e dalla vita intellettuale . Per questo non si dovrà credere , però , che la donna , cosiddetta moderna , voglia perdere la propria femminilità e cercare di uccidere in sé la parte più bella e più nobile del proprio essere , studiando di stilizzare e cuore e mente in una forma quanto più possibil mascolina , che non sarebbe né dignitosa né intelligente : essa vuole soltanto migliorarsi . Conservare , cioè , quanto la Natura le ha dato di dolcezza , di bontà e di sensibilità , e disfarsi di quella frivolezza e di quella graziosa superficialità di cui , non di rado , è fornita , e della quale , purtroppo , assai spesso si compiace . Bisogna convenire ohimè che la cosa non è facile e che , magari , nessuna di noi donne intellettuali sarà riuscita a congiungere sapientemente queste doti : tuttavia l ' intendimento è proprio questo , e sempre è stato detto che anche le buone intenzioni hanno un qualche valore ... Ma veniamo al secondo e più importante punto della questione . Si dice : perché la donna si affanna a procurarsi una indipendenza economica sforzandosi di far concorrenza all ' uomo ed ostentando , quasi , di trascurare la santa missione per la quale fu creata ? Perché invade le scuole , uffici , studi , laboratori , invece di dedicarsi alla cura della famiglia ed alla educazione dei propri figli ? Perché ? ... Ma un tempo e relativamente anche in un recente passato , la questione non sorgeva neppure e proprio per il fatto che altre e ben diverse erano le condizioni di vita . Prima , le donne non sognavano davvero il titolo accademico e la susseguente cattedra o qualsiasi altra sistemazione che le rendesse indipendenti , ma gli uomini , invece , anelavano , quasi quando ancora erano studenti di liceo , di potersi fare la loro famiglia , di avere una casa propria , con una moglie saggia e buona che fosse veramente l ' angelo tutelare del proprio tetto ; e non appena si trovavano in possesso anche di una modesta posizione , realizzavano il loro sogno e davano corpo alle ombre rosate delle giovanili fantasie . Oggi , forse , è ancora così ? Non è il caso di stabilire percentuali che comunque sarebbero cervellotiche e destituite di ogni fondamento . Certo si deve serenamente riconoscere che pochi molto pochi fra i giovani della nostra epoca , hanno ancora di queste idee ... patriarcali , e che tutti o quasi pensano e si augurano lontano il giorno in cui avranno un focolare loro , una moglie cui dedicarsi e dei figli da guidare attraverso le vie della vita . E se pure oggi qualcuno esiste che non sia completamente alieno dall ' idea del matrimonio , sarà ben difficile trovare quello che spontaneamente voglia assoggettarsi ad una vita modesta , fatta di sacrifici e di rinunzie quotidiane , e sarà quindi naturale che sposando si cerchi di farlo nelle condizioni più vantaggiose possibili . Forse per questo noi , povere donne , diciamo che i signori uomini sono interessati e che sacrificano qualsiasi idealità pur di trascorrere l ' esistenza nel migliore e più piacevole dei modi ? Nemmeno per sogno : anche noi constatiamo ogni giorno la metamorfosi che si opera nel generale modus vivendi , anche noi vediamo e valutiamo le molte condizioni che si oppongono al formarsi delle giovani famiglie le quali non abbiano solida base economica , e troviamo , quindi , che gli uomini fanno molto bene a provvedere ai loro interessi come meglio credono . Però ... lascino almeno che noi pure provvediamo nel più decoroso dei modi , a crearci un avvenire che non conosca incertezze , una indipendenza economica ed una sicurezza morale e intellettuale che ci permettano di affrontare la vita , e sopra tutto non dicano che l ' avviarsi di una donna in una carriera , non risolva , in gran parte , il problema economico di una famiglia . Nessuno potrà negare che ai dì di oggi sarà assai utile se la madre potrà contribuire , anche materialmente , al sostentamento dei figli , e in buona fede non si troverà alcuno che sostenga che possa esistere colei che spende più di quanto guadagna . Intendo dire in tesi generale , ché le eccezioni si sa esistono sempre , e non fanno che confermare la regola . Perché poi a considerare il problema sotto questo punto di vista bisognerebbe chiedere cosa succederà nel caso ( non infrequente , del resto ) in cui una donna , pur non essendo in alcun modo distolta dalle occupazioni casalinghe , e pur dedicandosi apparentemente per intero alla famiglia , non sappia per naturale trascuratezza o per insipienza curare l ' economia domestica . Date tutte queste considerazioni c ' è da domandarsi perché gli uomini non vedano di buon occhio ed anzi ostacolino per quanto sta in loro l ' ascensione intellettuale del sesso gentile , ascensione dalla quale non ritraggono nessun personale svantaggio , dato in ispecie che mostrano di non preoccuparsi , neppure incidentalmente , della concorrenza femminile . Credo , così , di poter dare per dimostrato il quesito , aggiungendo che la donna sottoponendosi volontariamente agli oneri gravosissimi che dei seri studi comportano dimostra di avere sufficiente buon senso e di arrendersi nel più sereno dei modi alle contingenze dell ' epoca sua . Né è il caso di ripetere a noi la frase che si è costretti ad adoperare per coloro che si fingono tardi e per i puntigliosi in genere : « moenibus surdis , campana muta » , perché proprio non siamo noi quelle che non vogliono capire le ragioni che , in tanti e bei modi , ci sono state esposte a più riprese . Del resto poi tenuto conto delle suesposte , attuali condizioni di vita gli uomini sarebbero proprio maggiormente contenti e più profondamente soddisfatti quando si vedessero contornati da uno stuolo di sartine e di modiste ? Disoccupate , per giunta , perché nessuno , certo , troverebbe da collocare tanta produzione di abiti e di cappelli . Oltre a tutte queste considerazioni , però , bisognerebbe farne altre , e purtroppo , adesso , di carattere polemico , che si affacciano spontanee dopo aver preso visione di altri articoli comparsi su diversi giornali intellettuali . La donna , questa volta , dimostrerà , almeno , di non avere il famigerato cervellino ( la lieve differenza di peso che distingue il suo da quello dell ' uomo , non è tale davvero da decidere della sua inferiorità , perché è risaputo che la funzione anatomica può benissimo non rispondere a quella fisiologica ) e farà grazia a colui che l ' ha definita « di limitatissimo spirito » e ritenuta « inutile , anzi dannoso elemento » per le nostre Università . Sarebbe invece assai più soddisfacente rispondere a chi sotto la speciosa apparenza di difenderci continua graziosamente a svolgere la tesi che ci è contraria , tentando di sbaragliarci col sorriso sulle labbra . Ma ormai già molto abbiamo parlato e ci limiteremo a toccare due o tre punti soltanto , di capitale importanza , non senza prima fare osservare che ringraziamo moltissimo chi non ci sbarra ogni strada e , se ci chiude le porte di tutte le professioni , lascia per noi il libero ingresso ad « alcune » delle arti . La « fiche de consolation » , non c ' è che dire , è garbata , ma poi siamo costrette a non accettarla , pur essendo gratissime per tanto delicato pensiero . Non vorrò anch ' io citare qualche nome di donna che ha preso un posto nella storia , e che ha dimostrato essere il nostro sesso a qualche cosa di più adatto che non ad « alcune delle arti » , perché si potrebbe rispondere che si tratta di eccezioni . Se mai , è preferibile convincere che la generalità delle donne pur non presumendo troppo può , se non altro , equipararsi intellettualmente alla massa degli uomini cui non sottrae niente e non toglie il minimo privilegio . Altrimenti si sarebbe costretti ad ammettere a fortiori che anche la concorrenza femminile è temibile , il che senz ' altro ogni grande e piccolo uomo ha sempre scartato . Del resto poi , non a noi bisogna far risalire la colpa del preoccupante fenomeno della disoccupazione intellettuale , che da qualche anno si verifica , ma , nel caso , all ' eccessiva larghezza con la quale nel periodo bellico e post - bellico sono state concesse lauree e sopratutto licenze delle scuole medie a coloro che , non avendo alcuna preparazione ( ed erano molti , purtroppo ! ) hanno dovuto , fatalmente , soccombere alla selezione naturale , verificatasi adesso col mutato e più serio indirizzo che l ' Italia del Fascismo per fortuna ha dato agli studi . C ' è dunque tanto da stupirsi , e più ancora da tirar la croce addosso , se una donna preparata ed intelligente andrà avanti ad un uomo fornito anch ' esso di diploma o di laurea ma non altrettanto di cultura e di buona volontà ? Una volta ancora , dunque , bisogna ammettere che dei mali ( se mali ci sono ) che causa la donna , è responsabile l ' uomo , perché se egli non avesse cambiato idee , neppur la donna le avrebbe cambiate , e , se sapesse ovunque e per vero e proprio merito imporsi , terrebbe naturalmente lontano l ' elemento femminile . Il quale , avendo molto più raziocinio di quanto possa , a prima vista , sembrare , chinerebbe senz ' altro il capo di fronte ad una indiscutibile superiorità , come lo ha chinato , in genere , in quei campi in cui l ' uomo ha dimostrato di sapere unico eccellere .
StampaPeriodica ,
Si sviluppa adunque in Germania un mito della razza o meglio una mistica razzista , se quel mistica l ' assumiamo nel significato che in genere si dà alla concezione nietzschiana del superuomo : cioè di una mistica umana , posto che in fondo quell ' uomo superiore non è che un ' ombra di vita trascendentale che si imprigiona dentro la terra , un simbolo che rispecchia un superamento di limiti umani nel cerchio della più pura umanità . Mistica della razza , ma un misticismo che non è precisamente lo stato d ' animo e lo slancio creatore bergsoniano , sebbene qualcosa di più positivo e dottrinale , una teoria in fondo , una filosofia che non ha asceti ed apostoli , ma sì assertori e propagatori , da Fichte a Rosenberg e Oswald Spengler . Sarebbe come una religione statica di slanci mistici veri e propri , ma dinamica di ritorni , di potenza e di azione : una forma primitiva , una potenza fabulatrice che anima la folla col mito del sangue e della nascita . Reazione contro il soprannaturale e l ' estramondano ? Mi sovviene la filosofia di Bruno , col Dio vivente che succede al Dio astratto e solitario e che è dentro di noi e s ' illumina col nostro fuoco , ch ' è quello della nostra volontà . Lutero , anima rinata , torna con lo Stato mandatario di Dio , che ha in sé la verità assoluta , che è poi la verità divina che incendia il cammino del popolo . La posizione nei confronti del Bruno s ' è spostata , anzi quel fuoco s ' è collettivizzato in un fuoco di molti , s ' è ampliato e dal cerchio dell ' uomo ha irraggiato fino ai limiti della razza senza toccare però i limiti dell ' umanità mazziniana . Per Lutero , il suo Dio s ' è confuso agli Dei Thor e Odino e la divinità trascendente s ' è fatta bravura eroica . Si torna alle origini , allo spirito della nascita della tragedia . Un nuovo e potente soffio di romanticismo ch ' esalta la vita soltanto come flusso eroico . Vorrei dire ch ' è tornato il culto di Dionisio . Certo una soggettività introspettiva sta per scalfire il volto del Galileo per intonare il canto delle origini . La religione , scriveva Nietzsche , non può librarsi nell ' isolamento astratto della sua enunciazione formale , ma deve acquistare un significato concreto in relazione a un movimento integrale , organico di vitalità ; in cui religione ha il senso di attualità di una fede viva e sincera . È quanto Burckhardt scriveva per la Cultura come coscienza imperiale dell ' elemento vitale di una razza , e Rosenberg riaffermava più tardi nel suo mito del XX secolo . Qui s ' ha la persuasione che nel sangue si difenda l ' essenza divina dell ' uomo ; e questo sarebbe il « cristianesimo positivo » . Cristianesimo , dico io , cristianesimo : pagàno eroico , biologico . È l ' umanità che diventa divinità . Si rovescia la concezione evoluzionista : il mito si estende dal piano della storia a quello della biologia , dal piano della antropologia a quello della filosofia . E qui torna Campanella : il progresso è la restaurazione del buon tempo antico . Per orientarsi nel mare della civiltà moderna s ' alza la bandiera del sangue , si pone a poppa la forza della tradizione barbara . Reazione all ' umanitarismo e allo storicismo del sol dell ' avvenire ? Vien fuori Langbehn , Virth , torna Bachofen e si ricostruiscono i miti primordiali . Dacqué capovolge la teoria darwiniana : la scimmia deriva dall ' uomo per via degenerativa e involutiva . Corrente antidemocratica , antievoluzionistica , aristocratica , vivificatrice . Si dà un colpo all ' illuminismo e all ' enciclopedia , al culto della raison , alla teoria dell ' ottimismo , alla fede del progresso . Si torna alla storia : il razzismo mitico scuote la civiltà europea che la Rivoluzione aveva reso statica e monocorde . Perché in fondo il razzismo è elemento altissimo di dinamicità , rompe l ' equilibrio umanitaristico , ha un carattere dialettico , costituisce un vitale fermento d ' azione . Intendiamoci , non il razzismo assolutamente biologico , ma quello insieme storico e sopratutto culturale . Perché il primo sarebbe il ritorno dell ' orda primordiale , mentre il secondo alita potenti soffi di imperialismo ideale . Adunque non soltanto realismo biologico ma anche misticismo storico , eroico . Sostituzione del mito razionale democratico egualitario col mito ideale razzista , sostituzione del concetto di vita idillico - utopista con quello volontaristico - eroico . È la storia non più caduta , giudizio , ma lievito religioso che feconda ogni azione della razza , in cui sempre l ' atto è dell ' uomo , l ' ispirazione forse di Dio . È l ' hegeliana moralità dello Stato nella sfera del celeste : è la religione come materia storica , territoriale , culturale , umana . Si parla infatti di politica religiosa , cioè di una azione diretta alla potenza dello Stato . Le fedi religiose , scrive Rosenberg , non sono scopo a sé , ma mezzi contingenti al servizio del senso nazionale della vita e dei valori germanici di carattere . La religione cioè dal campo dei valori assoluti , che sono negativi , deve farsi positiva , pratica , attuale . Atteggiamento cosmico del volto di Dio , alla maniera di Rilke ? L ' espressionismo tedesco movendo alla scoperta dell ' uomo , tentò di racchiudere nell ' energie vitali di esso quelle cosmiche dell ' universo . Sorse un mito cosmico naturalistico ( Dublin ) : l ' universo naturale si dissolve nell ' uomo espressionista . Al vagheggiamento delle età primitive s ' unisce nel campo pratico la critica della società contemporanea . Succede il realismo , il nuovo realismo , l ' idealrealismo . Si potenzia il valore dell ' uomo in quanto agisce e opera nel mondo della realtà : si celebra la forza della volontà ( Diesel ) . Alla tendenza antitrascendentale espressionista si innesta una tendenza politico - nazionale , razzista : si concretizza Dio in una presenza corporea , ma l ' uomo concreto è inserito nella collettività razziale . Le nuovissime tendenze della letteratura tedesca s ' orientano verso l ' esaltazione dell ' azione , dell ' eroico e insieme della socialità e dello Stato . Si potenzia il mito della razza , l ' uomo è condotto a vivere tra i suoi simili di sangue e di nascita : la fede religiosa , evasa dal nomadismo cristiano , opera per l ' esaltazione d ' una umanità circoscritta . È il movimento tedesco di fede di Haller , dei coniugi Ludendorf , di Wieneke , di Hauer , Bergmann , Rosenberg : ritorno agli antichi miti germanici , identità tra nazismo e cristianesimo ; di più : il razzismo può sostituire un cristianesimo esaurito . Ma si dirà : e il concordato tra Reich e Santa Sede , le parole in materia religiosa contenute nel recente discorso di Hitler ? Io so che un giorno i repubblicani nazisti , come già i cittadini delle repubbliche toscane , si ridussero a far parlamento nel tempio .