StampaPeriodica ,
C
'
è
qualcuno
!
Il
pensiero
atroce
le
attraversò
il
cervello
con
lo
spasimo
gelido
di
una
ferita
aperta
da
una
lama
aguzza
e
tagliente
,
e
si
fermò
alle
labbra
paralizzate
,
fra
i
denti
inchiodati
.
La
voce
era
morta
lì
,
in
gola
,
in
un
grido
di
spavento
improvviso
che
non
aveva
potuto
uscire
.
Orfana
di
padre
e
di
madre
,
senza
parenti
a
Berlino
,
dove
era
venuta
qualche
anno
prima
a
cercar
lavoro
,
Margherita
Staltz
abitava
,
sola
,
in
due
piccole
stanze
su
su
,
nell
'
alto
di
quel
casone
che
pareva
un
alveare
umano
che
ospitava
gente
di
ogni
risma
,
onesta
e
disonesta
,
con
visi
che
le
sembravano
sempre
nuovi
.
Negli
occhi
delle
donne
,
quasi
tutte
brutte
e
trascurate
,
ella
sorprendeva
sempre
un
'
espressione
di
curiosità
impertinente
,
di
malignità
invidiosa
;
nello
sguardo
degli
uomini
vecchi
e
giovani
,
ombre
e
balenii
malsani
di
cupidigie
torve
,
a
volte
più
chiaramente
svelate
da
goffe
o
triviali
galanterie
a
cui
ella
opponeva
il
suo
dignitoso
silenzio
e
un
rossore
che
dava
al
volto
pallido
e
caldo
un
'
animazione
delicata
e
più
suggestiva
.
Poiché
Margherita
Staltz
era
proprio
una
bella
ragazza
dalla
testa
ai
piedi
.
Provarsi
a
trovare
un
difetto
,
sul
serio
,
in
quel
suo
viso
di
madonna
bruna
,
in
quel
suo
corpo
svelto
e
morbido
,
statuario
!
Tutti
si
stupivano
che
non
avesse
già
un
marito
,
con
i
suoi
ventitré
anni
suonati
o
almeno
un
protettore
di
quelli
ricchi
.
È
una
superbiaccia
che
s
'
aspetta
forse
qualche
principe
o
qualche
nababbo
!
Così
si
diceva
nell
'
alveare
.
Nessuno
pensava
che
ella
potesse
essere
invece
una
buona
figliola
,
la
quale
sognava
il
suo
scampolo
di
felicità
in
un
'
esistenza
quieta
e
laboriosa
,
accanto
ad
un
uomo
che
le
volesse
bene
,
proprio
sul
serio
,
e
a
cui
volesse
un
bene
uguale
anche
lei
.
Margherita
Staltz
era
stata
,
quella
sera
,
a
casa
di
un
'
amica
,
la
quale
le
aveva
fatto
fare
tardi
.
Nulla
che
la
mettesse
in
sospetto
aveva
notato
entrando
,
e
aveva
cominciato
a
spogliarsi
per
andare
a
letto
.
La
sua
abitazione
era
formata
da
una
cucinetta
e
da
una
camera
più
vasta
,
con
in
fondo
,
rimpetto
alla
finestra
aperta
a
guardar
un
gran
mare
di
tetti
,
una
tenda
che
nascondeva
un
ripostiglio
.
È
là
che
ella
aveva
,
d
'
un
tratto
,
veduto
qualcosa
muoversi
,
e
guardando
meglio
,
perplessa
,
scorto
poi
in
basso
due
piedi
grossi
,
d
'
uomo
.
Un
tale
terrore
l
'
aveva
presa
,
subito
,
che
non
era
riuscita
ad
emettere
un
grido
,
un
'
invocazione
,
e
ora
rimaneva
là
,
mezzo
spogliata
ormai
,
immobile
,
con
gli
occhi
sbarrati
e
fissi
in
quelle
due
scarpe
che
non
sapeva
a
chi
appartenessero
ma
nelle
quali
intuiva
un
nemico
,
deciso
a
tutto
osare
,
se
aveva
potuto
nascondersi
nella
sua
camera
e
come
?
per
attenderla
.
Un
ladro
di
denaro
o
d
'
amore
?
...
Non
sapeva
e
non
osava
chiederselo
;
eppoi
non
vi
sarebbe
neppure
riuscita
.
Tutta
la
sua
vita
era
concentrata
nello
sguardo
fisso
su
quei
due
piedi
ignoti
.
D
'
improvviso
la
tenda
si
scostò
ed
un
uomo
apparve
,
alto
e
forte
,
vestito
di
scuro
,
il
cappello
a
cencio
calato
sugli
occhi
,
un
fazzoletto
nero
sul
volto
a
nasconderlo
,
per
non
essere
riconosciuto
.
Ragazza
,
se
sarete
buona
,
se
non
griderete
,
disse
con
tono
di
voce
falsato
se
non
chiamerete
aiuto
,
vi
prometto
che
la
vostra
vita
non
correrà
alcun
pericolo
.
Non
vi
chiedo
che
una
cosa
sola
:
spegnete
la
luce
elettrica
.
Voglio
restare
al
buio
;
è
necessario
.
Margherita
non
si
mosse
:
un
'
indicibile
angoscia
s
'
accentuava
sempre
di
più
nella
sua
persona
immota
.
Lo
sconosciuto
tirò
fuori
un
coltello
a
serramanico
e
fece
scattare
la
lama
.
Vi
giuro
che
,
se
non
spegnete
la
luce
,
vi
uccido
.
Sono
deciso
.
Obbedite
.
La
povera
fanciulla
sentiva
dietro
la
nuca
come
una
mano
di
gelo
,
e
le
parve
che
la
morte
fosse
già
dentro
le
sue
carni
,
lungo
le
vie
del
suo
sangue
,
in
uno
spaventoso
annientamento
.
Con
gesto
macchinale
,
istintivo
,
fuori
di
ogni
sua
volontà
,
ella
sollevò
la
destra
tremante
,
l
'
avvicinò
alla
peretta
della
luce
elettrica
,
e
premé
col
pollice
il
bottone
.
La
camera
s
'
immerse
nel
buio
profondo
e
un
attimo
di
silenzio
alto
e
cupo
passò
.
Ad
un
tratto
s
'
udirono
un
urto
violento
,
come
di
un
'
imposta
sbattuta
contro
il
muro
,
un
ansito
strano
,
pauroso
,
un
urlo
di
strazio
e
di
morte
,
il
rumore
di
una
lotta
fra
due
corpi
che
si
rotolano
al
suolo
,
poi
di
nuovo
il
silenzio
.
Pochi
minuti
dopo
l
'
uscio
,
spinto
con
forza
,
si
apriva
e
due
agenti
entravano
nella
stanza
e
accendevano
la
luce
.
Abbattuta
sul
letto
era
Margherita
Staltz
,
priva
di
sensi
:
ai
suoi
piedi
,
accovacciato
in
olimpica
tranquillità
,
un
grosso
cane
lupo
;
sul
pavimento
,
tra
il
sangue
che
gli
era
sgorgato
dalla
gola
squarciata
da
un
formidabile
morso
,
un
uomo
mascherato
.
Poco
dopo
un
bel
giovane
pallido
,
dall
'
aria
malata
,
comparve
sulla
soglia
e
camminando
a
fatica
s
'
avvicinò
alla
fanciulla
e
le
posò
la
mano
sulla
fronte
,
in
una
dolce
carezza
.
Il
cane
lupo
allora
si
rizzò
ed
emise
una
specie
di
gemito
,
come
di
protesta
.
Bravo
,
Dan
,
disse
il
giovane
,
tu
sei
il
migliore
degli
amici
,
e
il
più
perfetto
dei
cani
.
Ti
sei
meritato
tutta
la
mia
riconoscenza
.
E
,
volgendosi
ai
due
agenti
spiegò
:
Io
abito
di
fronte
a
questo
abbaino
,
e
conosco
la
signorina
di
vista
...
Ella
non
si
è
mai
accorta
di
me
,
mentre
io
...
Sì
,
voi
mi
comprendete
!
...
Sono
convalescente
da
una
lunga
malattia
,
e
passo
le
giornate
in
casa
,
vicino
alla
finestra
e
la
vista
di
questa
gentile
fanciulla
è
per
me
un
raggio
di
sole
.
Stasera
non
potevo
coricarmi
,
non
sarei
riuscito
a
prendere
sonno
:
ella
ritardava
tanto
a
rincasare
!
Eccola
finalmente
...
Mi
son
sentito
rinascere
;
ma
improvvisamente
ho
creduto
di
morire
:
un
uomo
,
un
bandito
,
era
nella
sua
camera
e
stava
per
farle
del
male
.
Ed
io
non
potevo
muovermi
,
non
potevo
correre
in
suo
aiuto
,
sebbene
solo
un
breve
spazio
,
fra
due
tetti
così
vicini
,
ci
dividesse
.
Un
'
idea
mi
balenò
:
il
mio
Dan
,
il
mio
bravo
cane
lupo
,
il
mio
valente
cane
poliziotto
.
E
m
'
è
bastato
farlo
salire
sul
tetto
e
indicargli
la
scena
,
per
vederlo
agire
con
la
prontezza
e
con
i
risultati
che
vedete
.
Poi
ho
chiamato
aiuto
e
vi
ho
fatto
avvertire
.
Il
vostro
nome
?
Max
Zorn
.
Oggi
Margherita
e
Max
sono
marito
e
moglie
e
Dan
ha
due
padroni
che
lo
adorano
.
StampaPeriodica ,
Roma
.
Durante
le
riprese
in
Tunisia
del
film
Mattei
,
diretto
da
Franco
Rosi
,
accadde
un
giorno
che
la
troupe
al
completo
si
allontanò
dal
set
per
una
breve
pausa
.
Sul
luogo
della
scena
rimase
Gian
Maria
Volonté
,
solo
,
a
capo
chino
,
assorto
nella
contemplazione
delle
proprie
scarpe
.
Sul
momento
nessuno
capì
bene
quell
'
insolita
concentrazione
,
poi
Rosi
ricordò
:
il
giorno
prima
aveva
mostrato
all
'
attore
alcune
fotografie
del
personaggio
e
Volonté
aveva
osservato
che
Mattei
usava
sedere
tenendo
le
punte
dei
piedi
molto
divaricate
.
Ciò
su
cui
si
stava
allenando
,
mentre
gli
altri
bevevano
il
loro
caffè
,
era
imitare
con
naturalezza
quel
tipico
atteggiamento
di
Mattei
.
L
'
aneddoto
lo
racconta
lo
stesso
Rosi
;
sul
minuscolo
schermo
della
moviola
scorrono
le
sembianze
di
Enrico
Mattei
che
è
in
realtà
Gian
Maria
Volonté
mentre
simula
la
sbrigativa
durezza
del
grande
manager
con
la
stessa
disinvoltura
con
cui
bofonchiava
il
lombardo
sgrammaticato
e
afono
del
tragico
Lulù
in
La
classe
operaia
va
in
paradiso
.
Descrivere
chi
è
Volonté
è
più
difficile
di
quanto
si
creda
;
un
Volonté
vero
e
unico
anzi
non
esiste
neanche
.
Il
Gian
Maria
in
carne
,
ossa
e
maglione
proletario
,
comunista
militante
,
nato
a
Milano
il
9
aprile
1933
,
è
molto
più
evanescente
del
meno
riuscito
dei
suoi
personaggi
.
Quando
parla
,
nella
vita
,
fissandosi
le
unghie
,
fumando
una
sigaretta
dopo
l
'
altra
,
sembra
un
libro
stampato
.
Stampato
,
naturalmente
,
a
cura
di
un
movimento
rivoluzionario
:
«
il
problema
è
»
,
«
nella
misura
in
cui
»
,
«
vorremmo
un
certo
tipo
di
rapporto
»
.
Poi
si
veste
,
si
trucca
,
e
diventa
un
commissario
di
polizia
,
un
operaio
,
un
Enrico
Mattei
estremamente
persuasivi
.
Per
questo
virtuosismo
trasformistico
,
insolito
nel
panorama
degli
attori
italiani
,
Volonté
è
diventato
quasi
d
'
improvviso
un
caso
.
Se
si
vedono
i
suoi
ultimi
quattro
film
(
i
tre
citati
più
il
Sacco
e
Vanzetti
)
una
sera
dopo
l
'
altra
non
ci
si
sottrae
al
dubbio
di
trovarsi
ancora
una
volta
di
fronte
a
quel
fenomeno
molto
italiano
del
mostro
che
viene
dal
nulla
,
di
quello
molto
bravo
(
a
correre
,
a
elaborare
equazioni
,
a
giocare
a
bridge
)
con
alle
spalle
non
una
schiera
di
concorrenti
battuti
ma
semplicemente
il
deserto
.
Come
si
spiega
insomma
che
ci
ritroviamo
un
attore
di
livello
mondiale
mentre
nessuno
lo
aspettava
?
Nel
1969
Gian
Maria
Volonté
,
partecipando
a
un
dibattito
dell
'
«
Espresso
»
sulla
condizione
dell
'
attore
aveva
fatto
propria
una
dichiarazione
della
Società
attori
italiani
(
SAI
)
nella
quale
tra
l
'
altro
si
diceva
:
«
La
categoria
degli
attori
ormai
da
tempo
ha
preso
coscienza
che
i
concetti
di
"
arte
"
,
"
missione
"
,
"
sacrificio
"
ecc.
sono
strumenti
di
repressione
usati
dal
potere
»
.
Per
fortuna
la
«
presa
di
coscienza
»
dettata
dalla
concitazione
di
quel
periodo
Volonté
l
'
ha
dimenticata
rapidamente
.
La
strada
che
invece
ha
seguito
è
stata
esattamente
quella
opposta
e
non
c
'
è
dubbio
che
buona
parte
della
sua
valentia
,
egli
la
debba
proprio
all
'
applicazione
singolarmente
tradizionalista
e
quasi
pedante
dei
concetti
di
«
arte
»
,
«
missione
»
e
«
sacrificio
»
.
Cominciamo
dall
'
arte
.
Chi
ricorda
le
sue
vecchie
interpretazioni
teatrali
sa
che
in
palcoscenico
Volonté
non
rende
quanto
al
cinema
.
Visto
tutto
intero
,
al
naturale
per
due
ore
di
seguito
,
Volonté
regge
la
prova
in
modo
dignitoso
e
basta
;
sul
palcoscenico
tende
a
confondersi
con
gli
altri
e
quando
emerge
è
per
una
grinta
dura
e
un
po
'
legnosa
non
sempre
piacevole
.
Anche
la
sua
voce
è
raramente
memorabile
:
quel
che
gli
manca
è
la
capacità
di
modulare
dalla
«
testa
»
al
«
petto
»
e
viceversa
,
quei
salti
d
'
ottava
che
ancora
oggi
non
si
possono
ascoltare
senza
un
fremito
di
corrotto
compiacimento
.
Al
cinema
invece
succede
tutto
íl
contrario
.
I
suoi
personaggi
sono
costruiti
a
tutto
tondo
completi
di
gesti
,
voce
,
tic
e
manie
personali
.
Facciamo
il
caso
di
Indagine
su
un
cittadino
,
la
particolare
petulanza
del
tono
di
voce
impiegato
dal
commissario
Volonté
per
chiamare
I
'
«
appuntato
Panunzio
»
ha
continuato
ad
essere
imitata
per
mesi
dopo
la
proiezione
della
pellicola
.
Ma
non
si
possono
dimenticare
neanche
il
sorriso
furbo
e
volgare
,
il
modo
di
pettinarsi
,
di
camminare
dondolando
le
spalle
per
i
corridoi
della
Questura
tra
l
'
ossequio
dei
subalterni
;
una
camminata
nella
quale
buona
parte
della
burocrazia
di
Stato
potrebbe
riconoscersi
senza
battere
ciglio
.
La
conclusione
naturalmente
è
che
la
diversità
non
è
in
Volonté
ma
nel
mezzo
.
Volonté
è
uno
straordinario
attore
di
cinema
perché
la
sua
costruzione
del
personaggio
parte
dai
dettagli
e
vive
di
questi
.
Del
resto
lo
dice
egli
stesso
:
«
Io
comincio
dal
copione
.
Ricopio
a
mano
dieci
,
quindici
,
venti
volte
tutta
la
mia
parte
battuta
per
battuta
.
Serve
a
farmi
capire
ogni
parola
di
ciò
che
poi
dovrò
dire
»
.
Questo
metodo
,
insolitamente
umile
,
Volonté
lo
ha
imparato
dai
vecchi
attori
dei
«
carri
di
Tespi
»
il
teatro
girovago
della
provincia
italiana
,
ultimi
baluardi
del
naturalismo
privo
di
complessi
.
Prima
di
iscriversi
all
'
Accademia
d
'
arte
drammatica
,
nel
1954
,
con
i
«
carri
di
Tespi
»
Volonté
ha
recitato
tre
anni
.
Aveva
diciotto
anni
,
il
suo
maestro
,
Alfredo
De
Sanctis
,
quasi
novanta
;
non
deve
essere
stato
gin
apprendistato
d
'
avanguardia
.
Del
resto
il
culto
della
tradizione
non
si
limita
alla
copiatura
delle
battute
.
Settimane
prima
che
si
cominciasse
Indagine
su
un
cittadino
la
casa
di
Volonté
era
tappezzata
di
fotografie
di
questori
e
commissari
di
polizia
.
Passeggiando
tra
quei
ritratti
l
'
attore
si
impadroniva
di
un
dito
nel
naso
,
un
sorriso
arrogante
,
un
mignolo
sollevato
con
finezza
sulla
tazza
del
cappuccino
.
Non
si
arriva
a
Ermete
Zacconi
che
vagava
per
gli
ospedali
ad
osservare
il
delirium
tremens
dal
vero
ma
l
'
indirizzo
è
quello
.
Elio
Petri
,
che
e
finora
il
regista
che
a
Volonté
ha
dato
di
più
,
spiega
se
lo
si
interroga
in
proposito
che
con
quel
metodo
l
'
attore
arriva
alla
«
ricostruzione
critica
del
personaggio
»
dopo
averlo
«
demolito
»
;
insomma
fa
quasi
balenare
Brecht
.
Altri
invece
ritengono
di
poter
dire
che
ci
si
trova
di
fronte
a
un
caso
clamoroso
di
recupero
romantico
e
naturalista
,
attitudini
che
d
'
altronde
si
accompagnano
molto
bene
a
quella
rivoluzionaria
come
,
per
altri
aspetti
,
l
'
impiego
del
dialetto
.
La
domanda
anzi
è
più
che
legittima
:
quanta
parte
della
fortuna
di
Volonté
è
legata
all
'
uso
del
dialetto
?
La
risposta
la
dà
Franco
Rosi
:
«
I
maggiori
personaggi
cinematografici
di
Volonté
»
dice
«
avevano
un
'
identità
facilitata
dai
loro
tic
e
dal
loro
dialetto
.
Non
voglio
sminuire
la
sua
bravura
nelle
parti
precedenti
ma
solo
dire
che
interpretando
Mattei
,
Volonté
si
è
messo
per
la
prima
volta
nelle
condizioni
più
difficili
per
un
attore
.
Mattei
veste
di
grigio
,
ha
sempre
il
cappello
in
testa
e
la
cravatta
al
collo
,
non
ha
inflessioni
riconoscibili
.
Insomma
ha
l
'
aspetto
esterno
di
un
italiano
qualsiasi
.
Eppure
anche
questa
è
,
secondo
me
,
un
'
interpretazione
di
grande
efficacia
»
.
Si
ricade
allora
su
un
'
altra
qualità
fondamentale
del
grande
interprete
:
la
capacità
mimetica
.
Da
questo
punto
di
vista
l
'
attore
è
veramente
quella
canna
vuota
di
cui
sí
parla
e
che
gli
altri
costringono
(
o
che
si
costringe
da
sé
)
a
risuonare
in
cento
modi
diversi
.
Nessun
dubbio
che
anche
Alberto
Sordi
o
Vittorio
Gassman
siano
ottimi
attori
;
il
loro
limite
però
è
nel
dare
vita
,
film
dopo
film
,
a
tanti
diversi
episodi
di
un
personaggio
sempre
uguale
a
se
stesso
:
il
romano
un
po
'
vile
di
Sordi
,
il
maldestro
spaccamontagne
di
Gassman
.
L
'
agilità
di
Volonté
invece
arriva
direttamente
da
una
tradizione
che
consentiva
agli
attori
di
un
tempo
di
interpretare
con
la
stessa
disinvolta
indifferenza
Amleto
o
Come
le
foglie
.
Nessuna
meraviglia
allora
se
la
comicità
di
Sordi
risulta
leggermente
straniata
a
Cuneo
e
incomprensibile
a
Zurigo
mentre
della
mimica
«
meridionale
»
del
commissario
di
Indagine
si
può
godere
ugualmente
a
Roma
e
a
New
York
.
Tutti
questi
vantaggi
presentano
un
solo
rischio
:
l
'
istrionismo
,
pericolo
sul
quale
Elio
Petri
è
disposto
a
concordare
con
il
correttivo
però
che
tutti
i
grandi
attori
sono
degli
istrioni
:
«
Barrymore
,
Marlon
Brando
,
Eduardo
,
Jouvet
,
Jean
Gabin
.
La
differenza
tra
un
attore
e
una
persona
normale
è
che
il
primo
è
capace
di
catturare
il
lato
istrionesco
e
farlo
diventare
riconoscibile
,
gli
altri
no
»
.
Vediamo
ora
il
secondo
aspetto
:
la
«
missione
»
.
Anche
da
questo
punto
di
vista
Volonté
ha
modelli
famosi
e
anch
'
essi
,
per
fatalità
,
ottocenteschi
:
Gustavo
Modena
e
la
piccola
schiera
di
attori
patrioti
e
democratici
che
agirono
durante
il
Risorgimento
.
Gian
Maria
Volonté
non
è
un
patriota
ma
è
sicuramente
un
democratico
,
comunque
la
sua
parentela
con
Modena
è
evidente
.
Nel
1831
,
quando
scoppiarono
i
moti
carbonari
,
Gustavo
Modena
abbandonò
improvvisamente
la
sua
attività
di
attore
e
corse
a
combattere
accanto
ai
liberali
a
Rimini
e
ad
Ancona
.
Nel
1968
,
scoppiata
la
contestazione
studentesca
,
Gian
Maria
Volonté
rompe
improvvisamente
il
contratto
per
il
film
Metti
una
sera
a
cena
e
si
unisce
ai
gruppi
della
sinistra
più
intransigente
.
Nel
1839
Gustavo
Modena
allestisce
per
la
prima
volta
al
Queen
'
s
Theatre
di
Londra
alcune
scene
della
Divina
Commedia
.
È
uno
spettacolo
che
in
seguito
riprenderà
molto
spesso
perché
gli
consente
di
«
realizzare
il
sogno
di
un
'
arte
politica
»
.
Nel
1969
Gian
Maria
Volonté
allestisce
alla
stazione
Termini
di
Roma
una
scena
di
teatro
di
strada
con
tre
personaggi
:
«
il
disoccupato
»
,
«
l
'
operaio
»
,
«
la
viaggiatrice
»
riuscendo
a
coinvolgere
tre
o
quattrocento
viaggiatori
in
arrivo
e
in
partenza
.
Nel
1849
Gustavo
Modena
partecipa
alla
difesa
della
Repubblica
romana
;
nelle
pause
del
combattimento
recita
negli
ospedali
in
favore
dei
feriti
.
Durante
l
'
autunno
caldo
Gian
Maria
Volonté
alterna
recite
e
dibattiti
politici
nelle
fabbriche
occupate
,
durante
scioperi
e
cortei
.
Dopo
queste
attività
alcuni
extraparlamentari
di
particolare
intransigenza
rimproverano
a
Volonté
la
sua
partecipazione
ai
primi
due
western
di
Sergio
Leone
con
lo
pseudonimo
di
John
Wells
.
La
verità
è
che
nella
sua
carriera
Volonté
non
ha
avuto
più
cedimenti
di
quanti
non
ne
giustifichi
la
ricerca
iniziale
di
un
ruolo
,
di
uno
stile
e
probabilmente
di
una
paga
.
Se
ha
interpretato
Per
un
pugno
di
dollari
,
se
ha
partecipato
alle
avventure
di
Maigret
in
televisione
,
se
ha
recitato
Goldoni
è
anche
vero
che
nel
1960
Volonté
ha
fatto
in
teatro
Sacco
e
Vanzetti
,
nel
'62
ha
girato
Un
uomo
da
bruciare
(
storia
di
Salvatore
Carnevale
)
,
nel
'63
Il
terrorista
,
nel
'64
ha
messo
in
scena
Il
Vicario
di
Hochhuth
nel
retrobottega
della
libreria
Feltrinelli
di
Roma
dopo
che
la
polizia
ne
aveva
impedito
la
rappresentazione
in
teatro
.
«
Io
»
dice
oggi
Volonté
«
scelgo
i
film
che
devo
fare
e
se
non
è
un
soggetto
impegnato
in
un
senso
politico
preciso
non
lo
faccio
.
»
Dopo
l
'
arte
e
la
missione
,
l
'
ultimo
aspetto
è
il
«
sacrificio
»
.
L
'
argomento
è
delicato
poiché
il
sacrificio
di
Volonté
è
soprattutto
economico
e
il
rischio
è
di
fornire
non
dati
o
valutazioni
ma
pettegolezzi
.
Comunque
poiché
si
sa
che
un
attore
,
come
d
'
altronde
ogni
altro
professionista
,
ha
una
sua
quotazione
ufficiale
,
si
può
anche
sapere
che
quella
di
Volonté
,
in
puri
termini
di
mercato
,
si
aggira
sui
150
milioni
a
pellicola
.
Quando
interpretò
il
primo
filmi
di
Sergio
Leone
,
Volonté
ebbe
come
compenso
1
milione
e
200
mila
lire
.
Al
secondo
western
Per
qualche
dollaro
in
più
,
4
milioni
e
mezzo
.
Anche
se
la
sua
quotazione
si
è
moltiplicata
per
trenta
,
quaranta
volte
in
pochi
anni
,
registi
e
produttori
sanno
che
se
il
soggetto
è
«
impegnato
in
senso
politico
preciso
»
Volonté
accetta
di
farlo
per
molto
meno
,
«
questo
»
dice
il
regista
Giuliano
Montaldo
«
a
me
sembra
un
vero
capitale
per
il
cinema
italiano
.
Un
regista
anche
poco
conosciuto
sa
che
se
il
suo
soggetto
è
buono
può
contare
su
un
attore
di
prima
grandezza
allo
stesso
costo
con
cui
se
ne
assicurerebbe
uno
di
secondo
piano
»
.
Ma
la
disponibilità
di
Volonté
non
si
esaurisce
sul
set
.
Come
nel
film
La
classe
operaia
,
nell
'
appartamento
di
Volonté
è
un
andirivieni
ininterrotto
di
rappresentanti
di
tutti
i
gruppi
della
sinistra
che
sono
indubbiamente
molti
e
tutti
in
gara
tra
loro
nel
dissimulare
la
riconoscenza
sotto
la
grinta
rivoluzionaria
.
Chi
scrive
ha
sentito
personalmente
uno
di
loro
commentare
in
pubblico
:
«
Però
,
con
quello
che
guadagna
,
solo
mezzo
milione
ha
dato
»
.
La
verità
su
questo
attore
è
un
paradosso
:
Volonté
sembra
un
tipo
di
interprete
nuovo
perché
in
realtà
è
talmente
antico
che
si
è
persa
la
memoria
del
modello
al
quale
risale
.
La
sua
aderenza
al
canone
del
grande
attore
naturalistico
di
tradizione
italiana
è
perfetta
.
Anche
ad
esempio
nel
suo
modo
di
comportarsi
in
scena
,
prima
di
cominciare
a
girare
;
nel
suo
bisogno
quasi
quotidiano
di
essere
spiritualmente
medicato
e
rassicurato
circa
i
fini
del
film
e
l
'
ideologia
che
lo
sorregge
,
o
anche
a
proposito
di
una
vicenda
personale
,
di
una
conversazione
avuta
la
sera
precedente
.
Elio
Petri
dice
:
«
Credo
che
gli
attori
abbiano
lo
straordinario
incanto
di
essere
come
bambini
.
L
'
infanzia
è
l
'
età
nella
quale
si
gioca
ai
travestimenti
;
passata
quella
ognuno
assume
il
suo
ruolo
fisso
,
eccetto
gli
attori
che
possono
continuare
a
giocare
per
tutta
la
vita
»
.
StampaPeriodica ,
Per
quell
'
uomo
ho
sacrificato
tutto
,
la
mia
felicità
familiare
,
la
stima
dei
miei
congiunti
e
dei
miei
amici
,
la
considerazione
pubblica
.
Nessuno
fino
ad
oggi
aveva
potuto
sollevare
un
dubbio
sull
'
onestà
di
doña
Juana
Despego
,
gettare
sulla
sua
persona
e
sul
suo
nome
un
'
ombra
.
Ora
non
è
più
così
e
non
me
ne
lagno
.
Di
quello
che
ho
perduto
mi
compensa
largamente
la
gioia
che
questo
amore
mi
dà
.
Amo
e
sono
amata
.
Non
è
la
vita
,
la
vera
vita
questa
?
Ciascuno
ha
le
sue
idee
in
proposito
rispose
,
dopo
un
momento
di
silenzio
,
la
persona
a
cui
doña
Juana
Despego
faceva
il
suo
sfogo
confidenziale
.
Io
la
penso
diversamente
da
te
...
ma
tu
non
hai
figli
e
sei
stata
costretta
ad
unirti
ad
un
uomo
che
non
amavi
...
Ecco
le
tue
scuse
.
Devi
però
riconoscere
,
Carmen
,
che
ho
fatto
dei
grandi
sacrifici
,
per
lui
...
È
vero
e
speriamo
ch
'
egli
li
meriti
da
parte
tua
...
Sta
'
però
in
guardia
,
cara
;
Jorge
Cablado
è
un
artista
e
ha
le
virtù
e
i
difetti
della
sua
classe
.
È
bello
,
giovane
e
ha
il
fascino
della
voce
...
Un
giorno
diventerà
un
grande
tenore
se
non
si
rovina
;
lo
dicono
tutti
i
competenti
.
Ma
è
esposto
a
continue
tentazioni
,
ed
è
tanto
volubile
...
Vuoi
un
consiglio
sincero
,
da
chi
ti
è
proprio
amica
?
...
Non
ti
scaldare
troppo
,
non
ti
fare
soverchie
illusioni
,
legami
come
questi
si
annodano
rapidamente
,
ma
,
spesso
,
con
altrettanta
rapidità
si
sciolgono
...
A
queste
parole
doña
Juana
Despego
si
drizzò
,
rigida
e
pallidissima
,
dinanzi
all
'
amica
A
Jorge
ho
dato
tutto
quello
che
di
più
prezioso
possedevo
,
disse
con
tagliente
freddezza
,
e
l
'
ho
dato
con
l
'
entusiasmo
del
mio
cuore
e
la
dedizione
della
mia
anima
,
gli
sono
fedele
,
e
lo
credo
a
me
fedele
altrettanto
.
Guai
a
lui
se
mi
ingannasse
!
L
'
amica
l
'
afferrò
di
scatto
fra
le
sue
braccia
e
la
strinse
a
sé
.
Cara
,
cara
...
mormorò
Sei
bella
così
,
e
non
so
quale
uomo
potrebbe
non
amarti
...
Per
il
bene
che
ti
voglio
mi
auguro
di
ingannarmi
.
Si
separarono
.
Rimasta
sola
,
doña
Juana
Despego
si
buttò
a
sedere
su
una
poltrona
,
si
prese
il
volto
tra
le
mani
e
ruppe
in
pianto
.
Mi
ha
avvelenata
l
'
anima
quella
donna
,
gettando
nella
mia
fede
il
germe
del
dubbio
...
La
gelosia
!
E
se
fosse
proprio
come
Carmen
mi
ha
detto
?
Jorge
Cablado
però
si
mostrava
così
innamorato
della
bella
dama
la
più
bella
e
corteggiata
di
tutta
Mendoza
che
ella
preferì
abbandonarsi
alle
sue
illusioni
di
prima
.
Qualche
tempo
passò
in
questa
dolce
fiducia
,
quando
una
lettera
anonima
rivelò
a
doña
Juana
la
crudele
verità
:
il
bel
tenore
la
tradiva
,
un
'
altra
donna
era
entrata
nella
sua
vita
;
con
la
forza
di
un
nuovo
amore
o
con
la
fatuità
di
un
capriccio
?
...
Che
importava
?
Ella
si
sentì
crudelmente
offesa
,
umiliata
e
con
l
'
istinto
della
sua
razza
,
che
le
riuniva
nelle
sue
vene
sangue
spagnolo
e
sangue
indiano
,
sentì
germogliare
,
indomabile
,
il
desiderio
della
vendetta
.
La
lettera
anonima
era
precisa
nei
particolari
:
«
Jorge
non
conosce
,
né
ha
mai
conosciuto
,
la
fedeltà
:
in
ogni
città
dove
si
reca
per
cantare
,
miete
nel
campo
femminile
...
Evita
le
avventure
fra
le
belle
compagne
di
scena
,
perché
troppo
compromettenti
;
ma
fuori
!
...
Voi
,
doña
Juana
,
potete
constatarlo
,
recandovi
di
nascosto
a
Conception
,
ove
egli
attualmente
canta
,
e
verificare
i
motivi
delle
sue
visite
in
via
della
Cruz
Roja
»
.
Avuta
la
prova
della
triste
verità
,
doña
Juana
Despego
non
pianse
,
non
si
disperò
,
non
supplicò
.
Attese
.
Jorge
Cablado
ritornò
a
Mendoza
.
Vi
doveva
cantare
,
fra
l
'
altro
,
la
Tosca
.
I
due
si
rividero
,
e
da
entrambe
le
parti
la
finzione
fu
perfetta
;
nessuno
si
sarebbe
mai
accorto
che
l
'
antico
sentimento
profondo
era
morto
fra
loro
.
La
bella
tradita
non
mancò
una
sola
volta
alle
rappresentazioni
.
All
'
ultima
replica
di
Tosca
,
prima
che
lo
spettacolo
incominciasse
,
ella
ricevette
la
misteriosa
visita
di
un
individuo
che
prendeva
ogni
precauzione
per
non
essere
notato
.
Ebbene
?
domandò
all
'
uomo
che
le
compariva
dinanzi
.
-
Tutto
pronto
?
Sì
,
señora
,
i
fucili
,
carichi
a
polvere
,
sono
stati
sostituiti
poco
fa
con
altri
carichi
a
pallottola
,
e
l
'
uomo
che
voi
odiate
cadrà
come
Cavaradossi
,
ma
colpito
da
piombo
autentico
.
Nessuno
sospetta
di
nulla
.
Le
armi
sono
state
inviate
al
teatro
col
pretesto
che
quelle
già
adoperate
si
erano
guastate
e
perciò
dovevano
essere
sostituite
.
Il
custode
,
non
avendo
nessun
motivo
di
sospetto
,
le
ha
ritirate
,
ed
ha
consegnato
in
cambio
quelle
vecchie
.
Tutto
andrà
a
seconda
dei
vostri
desideri
.
Doña
Juana
prese
da
un
forziere
un
pacco
di
biglietti
di
banca
e
li
consegnò
al
misterioso
visitatore
che
ringraziò
e
,
salutando
profondamente
,
si
allontanò
,
con
le
stesse
precauzioni
che
aveva
adoperate
venendo
.
Calma
,
silenziosa
,
decisa
,
la
vendicativa
signora
indossò
il
suo
più
bell
'
abito
da
sera
,
quindi
si
recò
a
teatro
prendendo
posto
nel
suo
palco
.
Lo
spettacolo
si
svolse
senza
alcun
incidente
.
Cavaradossi
cantò
la
celebre
romanza
con
un
'
espressione
ancor
più
appassionata
del
solito
,
e
quando
giunse
il
plotone
di
gendarmi
che
doveva
fucilarlo
,
andò
a
porsi
al
consueto
posto
,
con
la
serenità
di
chi
non
ha
il
minimo
sospetto
.
Osservandolo
,
doña
Juana
,
ebbe
un
attimo
di
commozione
,
e
sentì
una
voce
interna
che
le
diceva
:
«
Impedisci
l
'
orribile
dramma
,
finché
sei
ancora
in
tempo
!
»
.
Ma
la
selvaggia
natura
che
in
lei
sopravviveva
,
l
'
orgoglio
e
l
'
amore
offesi
,
la
voluttà
crudele
della
vendetta
ebbero
il
sopravvento
.
No
,
deve
morire
!
mormorò
a
denti
stretti
.
Ecco
il
momento
atteso
:
i
fucili
si
levano
,
si
abbassano
,
prendono
la
mira
.
Nel
palco
,
doña
Juana
,
livida
in
volto
,
si
ritrae
un
poco
,
comprimendosi
il
cuore
:
le
sembra
che
ella
morrà
,
con
lui
,
con
l
'
uomo
che
tanto
ha
amato
e
odiato
,
uccisa
dal
dolore
e
dal
furore
.
Il
comando
di
morte
è
dato
,
eppure
i
gendarmi
sulla
scena
hanno
un
attimo
di
esitazione
...
Si
direbbe
che
sentano
di
non
dovere
sparare
.
Poi
una
scarica
e
Cavaradossi
cade
,
avanti
,
come
le
altre
sere
,
senza
un
grido
.
Magistralmente
!
Doña
Juana
si
cela
il
volto
nelle
mani
,
mentre
il
sipario
cala
e
l
'
uditorio
prorompe
in
applausi
frenetici
.
Poi
la
tela
si
rialza
.
Doña
Juana
solleva
gli
occhi
e
guarda
.
Jorge
Cablado
è
là
,
ritto
,
sorridente
,
e
s
'
inchina
a
ringraziare
,
dando
la
mano
a
Tosca
.
Che
è
avvenuto
?
...
Una
mano
misteriosa
,
poco
prima
,
aveva
consegnato
al
direttore
di
scena
un
biglietto
con
queste
parole
:
«
Per
carità
,
fate
sparare
in
alto
;
le
armi
sono
cariche
a
palla
,
per
vendetta
contro
Jorge
Cablado
»
.
E
il
direttore
di
scena
aveva
dato
l
'
ordine
in
tempo
.
Doña
Juana
Despego
non
aveva
avuto
la
mano
felice
,
nello
scegliere
il
suo
complice
.
Era
caduta
sopra
un
ammiratore
di
...
Cavaradossi
!
StampaPeriodica ,
Quante
volte
negli
ultimi
quindici
anni
si
è
provato
ad
immaginare
in
che
modo
Abdel
Gamal
Nasser
sarebbe
uscito
dalla
scena
politica
?
Pochi
ammettevano
che
egli
sarebbe
morto
,
come
invece
è
avvenuto
,
per
malattia
naturale
,
nel
suo
palazzo
presidenziale
del
Cairo
.
Specie
in
Italia
dove
un
buon
numero
di
commentatori
politici
e
uomini
pubblici
sembrava
non
aver
dubbi
in
proposito
:
il
presidente
egiziano
avrebbe
finito
i
suoi
giorni
in
modo
violento
,
vittima
di
un
attentato
da
parte
di
uno
dei
suoi
molti
nemici
o
processato
sommariamente
e
giustiziato
come
si
conveniva
ad
un
«
dittatore
fascista
»
del
suo
stampo
.
Coloro
che
a
lungo
hanno
detto
e
scritto
queste
cose
,
con
incredibile
e
puntuale
monotonia
(
anche
se
oggi
tendono
a
dimenticare
simili
giudizi
)
non
dimostravano
solo
una
approssimativa
conoscenza
della
natura
del
fascismo
(
che
come
movimento
reazionario
di
massa
,
antioperaio
e
antisindacale
,
presuppone
l
'
esistenza
di
una
società
industriale
sviluppata
)
;
ma
ancor
più
rivelavano
di
ignorare
le
tradizioni
,
le
strutture
sociali
e
culturali
,
i
problemi
e
quindi
le
condizioni
di
vita
politica
dei
paesi
arretrati
del
Terzo
Mondo
ai
quali
l
'
Egitto
indubbiamente
apparteneva
e
ancor
oggi
appartiene
.
Le
masse
che
la
sera
di
lunedì
,
al
momento
in
cui
radio
Cairo
ha
dato
l
'
annuncio
della
morte
di
Nasser
,
si
sono
riversate
piangenti
nelle
strade
e
nelle
piazze
della
capitale
egiziana
,
hanno
dato
la
migliore
risposta
circa
il
carattere
dittatoriale
del
governo
dell
'
uomo
appena
scomparso
.
Il
fatto
tuttavia
che
questi
giudizi
abbiano
a
lungo
prevalso
specie
in
Italia
,
ha
avuto
un
peso
notevole
nell
'
evoluzione
politica
del
Medio
Oriente
.
Solo
in
uno
sfondo
di
estremismo
si
possono
spiegare
infatti
le
successive
decisioni
«
punitive
»
dell
'
Occidente
,
dal
rifiuto
della
vendita
di
armi
della
primavera
1955
all
'
improvviso
ritiro
del
finanziamento
per
la
diga
di
Assuan
,
fino
alla
follia
della
spedizione
anglo
francese
di
Suez
dell
'
ottobre
1956
e
alla
guerra
fredda
degli
anni
successivi
.
Nessuno
può
sapere
quali
,
in
circostanze
diverse
,
sarebbero
stati
gli
sviluppi
di
questo
scacchiere
così
delicato
e
fondamentale
.
È
certo
che
a
distanza
di
anni
,
dopo
tutto
quello
che
da
allora
è
successo
nel
mondo
,
dopo
che
le
potenze
ex
coloniali
hanno
dovuto
incassare
ben
altri
colpi
al
loro
orgoglio
e
al
loro
prestigio
,
appare
chiaro
che
col
suo
boicottaggio
verso
il
leader
dei
giovani
ufficiali
egiziani
l
'
Occidente
dimostrava
solo
la
propria
inadeguatezza
a
comprendere
il
moto
storico
di
fronte
al
quale
si
trovava
,
la
propria
incapacità
ad
accettare
il
tentativo
dei
popoli
sottosviluppati
di
liberarsi
dai
vincoli
e
dalle
servitù
a
cui
ancora
erano
sottoposti
.
Le
maggiori
doti
di
intuizione
furono
dimostrate
,
in
quegli
anni
decisivi
,
dai
dirigenti
del
nuovo
Stato
ebraico
,
nato
da
poco
in
Palestina
.
Sono
ormai
alcuni
anni
che
David
Ben
Gurion
non
nasconde
la
sua
ammirazione
per
Abdel
Gamal
Nasser
,
gli
attribuisce
in
pubbliche
dichiarazioni
e
interviste
la
qualifica
di
grande
uomo
di
Stato
e
di
vero
patriota
.
Se
queste
frasi
dimostrano
un
ripensamento
e
una
correzione
di
precedenti
errori
di
valutazione
,
vanno
accolte
come
tali
.
Ma
i
fatti
dimostrano
che
furono
proprio
Ben
Gurion
e
gli
uomini
a
lui
più
vicini
,
che
sono
poi
quelli
che
costituiscono
l
'
attuale
gruppo
dirigente
israeliano
,
ad
indirizzare
i
rapporti
tra
Tel
Aviv
e
il
Cairo
in
una
strada
senza
uscita
e
a
non
apprezzare
le
opportunità
che
offriva
l
'
ascesa
al
potere
dei
giovani
ufficiali
autori
del
colpo
di
Stato
contro
Faruk
.
Salito
al
potere
con
un
programma
di
riforme
interne
,
Nasser
cercò
infatti
,
nei
primi
anni
del
suo
governo
,
di
smorzare
i
risentimenti
nati
dalla
guerra
anti
-
israeliana
del
194849
.
Questa
azione
avrebbe
avuto
successo
?
A
poco
a
poco
si
sarebbe
arrivati
ad
un
modus
vivendi
accettabile
da
entrambe
le
parti
e
infine
ad
una
vera
pace
?
Difficile
oggi
dirlo
.
È
però
accertato
che
,
mentre
una
parte
dell
'
opinione
pubblica
e
della
stessa
classe
dirigente
israeliana
(
compreso
il
primo
ministro
del
periodo
a
cavallo
tra
il
195455
Moshe
Sharett
)
cercava
di
approfittare
della
situazione
favorevole
per
raggiungere
un
'
intesa
col
Cairo
(
ed
in
effetti
in
quei
mesi
vi
furono
contatti
indiretti
tra
egiziani
e
Israele
attraverso
l
'
ambasciatore
indiano
al
Cairo
,
lo
storico
K.M.
Panikkar
,
e
il
leader
socialista
maltese
Dom
Mintoff
)
,
Ben
Gurion
e
i
suoi
amici
si
muovevano
in
direzione
esattamente
opposta
.
I
loro
sforzi
si
concretarono
prima
nel
complotto
che
va
sotto
il
nome
di
«
affare
Lavon
»
(
il
tentativo
di
organizzare
,
nell
'
estate
del
1954
,
una
serie
di
attentati
in
edifici
di
proprietà
inglese
e
americana
in
Egitto
,
in
modo
da
spingere
Londra
e
Washington
a
scagliarsi
contro
Nasser
e
possibilmente
ad
abbatterlo
)
e
poi
,
otto
mesi
più
tardi
,
nella
spedizione
punitiva
contro
i
campi
dell
'
esercito
egiziano
a
Gaza
che
,
in
risposta
ad
un
limitato
incidente
di
frontiera
,
provocò
la
morte
di
38
soldati
del
Cairo
.
Ben
Gurion
in
quel
momento
era
ritornato
al
governo
,
come
ministro
della
Difesa
,
esattamente
da
due
settimane
.
Otto
mesi
più
tardi
avrebbe
sostituito
Sharett
alla
testa
del
governo
.
La
macchina
che
nell
'
ottobre
del
1956
doveva
portare
alla
prima
campagna
del
Sinai
era
stata
ormai
messa
in
moto
.
L
'
occasione
propizia
offerta
dalla
formazione
al
Cairo
di
un
governo
di
uomini
nuovi
e
non
legati
all
'
impostazione
del
passato
era
stata
definitivamente
perduta
.
Dovevano
passare
esattamente
undici
anni
,
con
in
mezzo
una
nuova
guerra
,
perché
si
tornasse
a
creare
una
situazione
altrettanto
suscettibile
di
sviluppi
positivi
.
Nella
primavera
del
1967
Nasser
,
forse
ingannato
dai
siriani
,
forse
spinto
dai
russi
,
certo
preso
in
un
ingranaggio
che
presto
non
sarebbe
riuscito
più
a
controllare
,
aveva
posto
a
Israele
,
con
la
chiusura
dello
stretto
di
Tiran
,
un
ultimatum
che
lo
Stato
ebraico
,
non
a
torto
,
considerava
inaccettabile
.
La
guerra
che
era
scoppiata
all
'
inizio
di
giugno
aveva
avuto
per
l
'
Egitto
e
per
l
'
intero
fronte
arabo
conseguenze
disastrose
.
Ma
a
distanza
di
due
mesi
,
nonostante
la
rapida
ricostruzione
del
suo
esercito
da
parte
dell
'
URSS
,
Nasser
appariva
disposto
a
trarre
le
conseguenze
da
quanto
era
accaduto
.
Nonostante
le
apparenze
e
gli
slogan
propagandistici
(
i
tre
no
:
alle
trattative
dirette
,
al
riconoscimento
di
Israele
,
ad
un
trattato
di
pace
)
fu
esattamente
questo
il
significato
del
vertice
arabo
di
Kartum
.
Nasser
si
separava
dagli
estremisti
,
smentiva
pubblicamente
i
palestinesi
che
,
attraverso
il
loro
screditato
leader
Shukeri
,
seguitavano
a
invocare
la
distruzione
di
Israele
,
e
si
dichiarava
partigiano
di
una
«
soluzione
politica
»
.
La
vera
portata
di
questa
scelta
apparve
chiara
nel
giro
di
poche
settimane
,
quando
il
governo
del
Cairo
dichiarò
di
accettare
senza
condizioni
la
risoluzione
del
Consiglio
di
Sicurezza
dell
'
ONU
del
22
settembre
1967
(
mentre
israeliani
,
e
siriani
,
si
rifiutavano
di
fare
altrettanto
)
.
Si
può
dire
che
da
allora
questa
decisione
abbia
sempre
costituito
il
filo
conduttore
della
politica
del
Cairo
.
Sia
pure
attraverso
gli
alti
e
bassi
dettati
dalla
tattica
diplomatica
e
dalle
complesse
necessità
della
situazione
interna
e
internazionale
,
Nasser
ha
insistito
sulla
possibilità
di
trovare
un
accordo
negoziato
,
ha
spostato
il
discorso
dal
problema
dell
'
esistenza
di
Israele
a
quello
delle
sue
frontiere
,
fino
ad
accettare
,
nel
luglio
scorso
,
il
piano
Rogers
e
a
tentare
,
pochi
giorni
prima
della
sua
scomparsa
,
la
mediazione
del
conflitto
giordano
.
Questa
ultima
iniziativa
e
gli
avvenimenti
che
l
'
hanno
immediatamente
preceduta
presentano
aspetti
ancora
tutt
'
altro
che
chiari
.
Per
i
primi
due
giorni
dello
scontro
tra
i
beduini
e
i
movimenti
di
resistenza
di
Arafat
e
di
Habash
,
il
Cairo
tace
;
solo
al
terzo
giorno
,
quando
si
profila
il
massacro
dell
'
intera
comunità
palestinese
,
l
'
Egitto
interviene
per
ammonire
Hussein
e
per
arrestare
i
combattimenti
.
Nel
complesso
Nasser
sembra
desiderare
non
la
distruzione
della
guerriglia
ma
certo
un
suo
ridimensionamento
,
possibilmente
sotto
la
guida
del
suo
leader
più
moderato
Yassir
Arafat
.
Realisticamente
il
leader
egiziano
si
rende
infatti
conto
che
,
mentre
una
pace
in
Medio
Oriente
non
potrà
mai
essere
trovata
se
non
verranno
riconosciute
le
giuste
esigenze
del
popolo
palestinese
,
chiedere
la
formazione
di
uno
Stato
unitario
di
arabi
,
ebrei
e
cristiani
(
come
vogliono
Habash
e
Hawtmeh
)
equivale
ad
allontanare
per
sempre
ogni
prospettiva
di
soluzione
negoziata
.
Il
discorso
di
Nasser
si
interrompe
a
questo
punto
e
i
dubbi
che
esso
avrebbe
potuto
essere
proseguito
fino
al
conseguimento
di
un
risultato
positivo
sono
,
oggi
non
meno
di
ieri
,
legittimi
.
Ci
si
può
chiedere
infatti
se
Israele
avrebbe
mai
finito
per
rinunziare
alle
sue
aspirazioni
annessionistiche
,
se
l
'
intera
comunità
palestinese
avrebbe
accettato
la
leadership
di
Arafat
,
se
Hussein
non
avrebbe
ancora
una
volta
ceduto
ai
suoi
estremisti
decisi
a
raggiungere
un
accordo
con
Tel
Aviv
sopra
i
cadaveri
della
guerriglia
,
se
la
Siria
avrebbe
mai
abbandonato
il
campo
degli
intransigenti
.
Ma
nel
caos
della
situazione
mediorientale
quello
del
leader
egiziano
rappresentava
il
solo
filo
logico
,
il
solo
punto
di
riferimento
per
chi
mirava
ad
una
sia
pure
lenta
e
progressiva
pacificazione
.
Ora
invece
le
forze
centrifughe
rischiano
di
prevalere
in
ogni
campo
.
I
n
primo
luogo
tra
i
palestinesi
.
Nasser
,
infatti
,
con
il
suo
immenso
prestigio
poteva
coprire
Arafat
nella
fase
difficile
di
sganciamento
dagli
slogan
massimalistici
e
di
avvicinamento
a
tesi
più
compatibili
con
la
reale
situazione
e
con
i
reali
rapporti
di
forza
.
Sadat
o
qualsiasi
altro
leader
del
Cairo
non
potrà
fare
altrettanto
.
Per
quanto
riguarda
il
futuro
dell
'
Egitto
,
ogni
ipotesi
è
possibile
.
Si
potrà
assistere
alla
riapparizione
di
vecchie
forze
politiche
(
come
i
Fratelli
musulmani
)
,
ad
una
lotta
per
il
potere
tra
le
varie
tendenze
dell
'
esercito
e
l
'
Unione
socialista
araba
o
,
infine
,
alla
caduta
del
paese
in
uno
stato
di
disgregazione
e
di
tensione
.
Né
si
può
infine
escludere
che
,
sotto
la
guida
di
un
nuovo
leader
o
di
un
nuovo
gruppo
dirigente
,
l
'
Egitto
tenda
a
ripiegarsi
su
se
stesso
e
,
anche
per
la
pressione
dei
russi
(
interessati
alla
riapertura
del
canale
di
Suez
)
,
finisca
per
accettare
una
forma
di
pace
separata
con
Israele
,
abbandonando
completamente
i
palestinesi
al
loro
destino
.
In
questo
caso
quello
dei
palestinesi
si
declasserebbe
ad
un
semplice
problema
di
«
polizia
interna
»
per
Israele
.
A
prescindere
da
ogni
considerazione
di
carattere
morale
(
la
storia
conosce
di
simili
infamie
)
è
difficile
credere
che
è
su
queste
basi
che
il
Medio
Oriente
potrà
mai
raggiungere
una
vera
pace
.
StampaPeriodica ,
Stabilito
da
alcuni
anni
nell
'
Africa
Equatoriale
,
Giovanni
Lauri
abitava
con
la
moglie
e
il
giovane
figlio
Federico
in
una
solitaria
piantagione
,
ove
aveva
costruito
egli
stesso
con
l
'
aiuto
di
alcuni
indigeni
,
una
piccola
casa
usando
i
materiali
che
gli
era
stato
possibile
raccogliere
nei
dintorni
,
tra
il
fango
cretoso
,
i
ciottoli
di
un
fresco
torrente
che
scorreva
poco
lontano
,
e
il
legname
che
la
foresta
abbondantemente
gli
forniva
con
la
infinita
varietà
della
sua
vegetazione
.
La
scelta
del
luogo
gli
era
stata
suggerita
da
una
scoperta
che
aveva
fatto
un
giorno
percorrendo
le
rive
del
piccolo
corso
d
'
acqua
,
nelle
cui
arene
aveva
visto
scintillare
,
sotto
i
raggi
del
sole
,
delle
pagliuzze
d
'
oro
,
indizio
promettente
di
un
lontano
giacimento
aurifero
.
E
'
una
vita
di
sacrificio
,
ed
anche
di
pericoli
che
io
v
'
impongo
conducendovi
con
me
,
aveva
detto
il
brav
'
uomo
alla
moglie
e
al
ragazzo
;
ma
il
miraggio
di
una
probabile
ricchezza
che
io
del
resto
agogno
soprattutto
per
voi
due
,
che
siete
la
mia
gioia
e
lo
scopo
della
mia
esistenza
,
mi
ha
indotto
a
prendere
questa
decisione
e
spero
,
con
l
'
aiuto
del
Cielo
,
che
di
essa
non
avrò
a
pentirmi
.
Io
e
Federico
siamo
lieti
e
orgogliosi
di
dividere
con
te
la
dura
vita
dei
colonizzatori
e
dei
minatori
,
sia
fortunato
o
disgraziato
l
'
esito
di
quanto
tu
intraprendi
,
era
stata
la
risposta
semplice
e
affettuosamente
spontanea
della
brava
donna
.
Ho
avuto
per
un
momento
un
trepido
dubbio
per
il
nostro
figliolo
che
è
ancora
così
giovane
...
ma
egli
ti
assomiglia
tanto
nel
fisico
gagliardo
e
nell
'
animo
audace
,
e
sa
essere
nella
sua
intelligenza
già
così
pronto
e
avveduto
,
che
non
ho
esitato
ad
accogliere
con
piena
fiducia
la
tua
proposta
.
Sei
un
angelo
...
Sono
semplicemente
tua
moglie
,
cioè
una
donna
che
ti
vuol
bene
e
che
ha
fiducia
in
te
.
Se
tu
non
mi
avessi
chiesto
di
seguirti
io
e
il
ragazzo
saremmo
venuti
con
te
di
nostra
volontà
,
senza
neppure
chiederti
dove
ci
avresti
condotti
e
quale
sarebbe
stato
il
nostro
destino
.
Così
nella
dimora
solitaria
della
foresta
equatoriale
la
vita
di
quella
brava
gente
si
svolgeva
felice
e
piena
di
speranze
.
Ogni
giorno
il
Lauri
,
con
due
indigeni
che
avevano
accettato
di
dividere
la
sua
sorte
qualunque
essa
avrebbe
potuto
essere
,
si
recava
ad
esplorare
le
rive
del
torrente
,
a
frugarne
le
sabbie
a
palmo
a
palmo
,
riportando
dall
'
estenuante
lavoro
purtroppo
scarsi
frutti
,
i
quali
tuttavia
erano
sufficienti
a
non
far
perdere
loro
la
fiducia
in
un
successo
che
li
ricompensasse
del
sacrificio
.
La
moglie
e
il
figlio
restavano
ad
attenderlo
nella
casa
.
Ripetutamente
Federico
aveva
supplicato
il
padre
di
condurlo
anche
lui
a
prendere
parte
alle
ricerche
dell
'
oro
,
ma
ne
aveva
sempre
avuto
un
rifiuto
con
parole
che
lo
persuadevano
subito
.
E
chi
resterebbe
a
tener
compagnia
a
tua
madre
,
e
a
difenderla
in
caso
di
bisogno
?
Il
piccolo
uomo
si
era
sentito
inorgoglire
per
quella
missione
di
fiducia
e
non
aveva
insistito
più
oltre
.
La
giornata
volgeva
al
tramonto
.
La
moglie
del
Lauri
stava
preparando
in
cucina
la
cena
e
il
figlio
le
dava
una
mano
ad
aiutarla
,
quando
s
'
udì
alla
porta
chiusa
un
colpo
come
se
qualcuno
avesse
picchiato
.
I
due
si
guardarono
un
po
'
stupiti
,
poi
la
donna
domandò
:
Chi
è
?
Nessuno
risponde
ma
si
ode
un
altro
urto
ancora
più
violento
,
che
fa
scuotere
l
'
uscio
e
torcere
un
poco
il
chiavistello
di
ferro
,
a
cui
già
mancava
qualche
chiodo
.
Mio
Dio
!
esclama
la
donna
.
Chi
mai
può
essere
?
Un
nuovo
forte
colpo
investe
ancora
la
porta
e
fa
saltare
del
tutto
il
chiavistello
ma
il
battente
non
si
schiude
del
tutto
,
poiché
con
un
balzo
improvviso
Federico
si
è
buttato
contro
di
esso
e
puntandovi
le
due
mani
a
braccia
tese
,
coi
muscoli
già
virilmente
formati
turgidi
e
duri
come
corde
,
la
gamba
sinistra
in
avanti
piegata
ad
angolo
,
la
gamba
destra
tesa
indietro
e
puntata
saldamente
sul
pavimento
ineguale
,
la
spinge
resistendo
al
misterioso
assalto
che
fa
impeto
dal
di
fuori
.
Mamma
,
aiutami
...
C
'
è
un
leopardo
!
La
voce
del
ragazzo
non
ha
un
tremito
:
il
suo
volto
è
rosso
per
lo
sforzo
ma
senza
ombra
di
paura
,
i
suoi
occhi
si
volgono
alla
finestra
aperta
,
protetta
da
sbarre
incrociate
di
legno
,
a
guardare
il
sole
che
sta
per
scomparire
.
Mamma
,
aiutami
...
bisogna
resistere
ancora
qualche
minuto
,
forse
non
più
di
cinque
;
poi
verrà
il
babbo
a
salvarci
.
La
donna
,
vincendo
il
terrore
e
l
'
angoscia
da
cui
è
presa
,
si
slancia
a
sua
volta
accanto
al
coraggioso
figlio
cercando
di
fare
appello
alle
forze
che
le
mancano
e
gettando
il
peso
del
corpo
contro
la
porta
che
a
poco
a
poco
sembra
dover
cedere
al
forte
formidabile
nemico
che
vuole
entrare
.
Coraggio
,
mamma
...
il
babbo
sta
per
venire
;
egli
ci
salverà
,
vedrai
.
Dio
ti
ascolti
,
figlio
.
Ne
sono
sicuro
,
sai
.
La
madre
si
sente
presa
da
un
nodo
di
angoscia
,
immaginando
nelle
strane
parole
del
suo
figliolo
una
repentina
aberrazione
mentale
prodotta
dallo
stato
d
'
animo
in
cui
il
suo
coraggioso
atto
lo
ha
gettato
;
ma
nel
guardarlo
con
gli
occhi
che
le
si
gonfiano
di
pianto
lo
scorge
così
pieno
di
risolutezza
e
insieme
di
calma
,
da
sentirsene
tutta
dominata
.
Ma
è
la
fine
.
I
due
assaliti
già
sentono
di
non
potere
più
oltre
resistere
,
quando
uno
dopo
l
'
altro
echeggiano
due
colpi
di
fucile
,
ai
quali
fa
eco
un
urlo
feroce
del
leopardo
che
si
divincola
per
alcuni
istanti
,
poi
si
rovescia
al
suolo
dibattendosi
negli
ultimi
aneliti
dell
'
agonia
.
Marta
...
Federico
...
s
'
ode
gridare
da
fuori
.
Babbo
,
babbo
,
corri
...
Poco
dopo
Giovanni
Lauri
si
precipita
nella
casa
per
stringersi
fra
le
braccia
la
moglie
e
il
figlio
sani
e
salvi
.
Ma
dimmi
,
Federico
domanda
poi
la
madre
rinfrancata
ormai
e
sorridente
,
come
hai
potuto
calcolare
con
tanta
precisione
il
tempo
in
cui
sarebbe
ritornato
il
babbo
a
salvarci
?
È
molto
semplice
,
mamma
;
dai
minuti
che
il
sole
metteva
a
tramontare
del
tutto
,
ben
sapendo
che
il
babbo
ritorna
sempre
a
casa
prima
che
scendano
le
tenebre
,
poiché
qui
,
come
sai
,
la
notte
cala
più
rapidamente
che
altrove
.
Bastava
quindi
opporre
al
leopardo
una
resistenza
di
pochi
minuti
,
non
più
di
cinque
,
ed
io
mi
sentivo
la
forza
di
poterlo
fare
,
col
tuo
aiuto
.
Giovanni
Lauri
prese
fra
le
sue
braccia
la
testa
del
figlio
e
stampò
sulla
sua
fronte
un
forte
bacio
.
Così
ti
ho
sognato
;
e
benedico
il
Cielo
di
avermi
esaudito
.
Fra
pochi
giorni
lasceremo
questo
luogo
,
per
trasferirci
altrove
.
Abbiamo
trovato
il
giacimento
d
'
oro
!
StampaPeriodica ,
Benito
Mussolini
,
Duce
del
Fascismo
e
Duce
ormai
di
tutti
gli
Italiani
,
che
vedono
in
Lui
la
espressione
più
alta
della
stirpe
di
questo
travagliato
dopoguerra
,
dovrà
allenarsi
a
detestare
il
maggior
numero
possibile
di
scrittori
,
ché
tutti
,
chi
più
chi
meno
,
chi
male
chi
bene
e
chi
così
e
così
,
vogliono
e
vorranno
parlare
di
lui
,
della
sua
vita
passata
presente
e
futura
.
E
'
il
destino
dei
grandi
uomini
,
di
quelli
grandi
sul
serio
,
e
degli
uomini
pubblici
in
particolar
modo
.
Varrà
a
confortare
il
nostro
Capo
e
a
mitigare
il
suo
disagio
nei
confronti
di
tutti
coloro
che
vogliono
occuparsi
di
lui
la
ebbrezza
"
nirvanica
"
che
gli
dà
il
pensiero
di
non
appartenersi
più
,
"
di
essere
di
tutti
-
amato
da
tutti
,
odiato
da
tutti
-
elemento
necessario
alla
vita
altrui
"
e
di
potersi
dare
nel
crogiuolo
della
folla
"
l
'
acre
e
pur
tuttavia
riposante
gioia
della
solitudine
,
"
più
grande
di
quella
che
dona
il
deserto
.
Il
libro
Dux
scritto
da
Margherita
G
.
Sarfatti
,
giunto
in
Italia
dopo
alcune
fortunate
edizioni
straniere
,
è
un
ampio
e
vario
contributo
alla
storia
della
vita
italiana
degli
ultimi
tre
lustri
ed
è
immune
da
quelle
odiose
adulazioni
e
deformazioni
che
offendono
,
non
solo
la
persona
di
cui
soprattutto
si
parla
,
ma
lo
stesso
pubblico
dei
lettori
.
Dirò
,
anzi
,
che
si
tratta
di
un
'
opera
spregiudicata
,
nelle
interpretazioni
e
nei
giudizi
,
che
non
sempre
potrebbe
piacere
a
Mussolini
,
se
egli
non
fosse
,
per
una
indiscutibile
superiorità
,
al
di
là
del
bene
e
del
male
e
la
sua
ormai
lunga
esposizione
nella
grande
vetrina
della
notorietà
non
l
'
avesse
depurato
definitivamente
così
di
ogni
falsa
e
borghese
pudicizia
,
come
di
ogni
vana
superbia
...
StampaPeriodica ,
La
natura
d
'
un
artista
,
e
specie
d
'
uno
storico
,
essendo
una
con
la
materia
delle
sue
verità
,
non
si
può
parlare
dello
stile
di
Cattaneo
senza
toccare
delle
sue
idee
,
sebbene
qui
egli
c
'
importi
soprattutto
per
l
'
aspetto
plastico
della
sua
arte
.
Pare
,
da
molti
luoghi
de
'
suoi
libri
,
ch
'
egli
si
considerasse
poco
più
d
'
un
"
novelliere
letterario
"
come
dicevano
al
tempo
del
Vico
,
un
divulgatore
,
o
insomma
uno
,
secondo
le
sue
proprie
parole
,
che
"
riassumeva
e
ventilava
dottrine
altrui
"
:
"
per
suscitare
,
innalzare
i
pensieri
della
nazione
,
le
sue
speranze
,
i
voleri
,
gli
ardimenti
"
.
Ma
il
Croce
ha
già
avuto
occasione
di
mettere
in
rilievo
l
'
alto
valore
del
Cattaneo
come
storico
nel
pieno
significato
della
parola
.
Gli
universali
del
Cattaneo
son
quelli
del
Vico
,
e
del
Foscolo
dei
Sepolcri
e
delle
Lezioni
d
'
Eloquenza
.
Il
suo
modo
particolare
di
attuarli
ha
origine
nell
'
idea
della
"
filosofia
civile
"
e
dell
'
"
arte
sociale
"
del
Romagnosi
,
ma
trova
la
sua
caratteristica
sopratutto
nell
'
austerità
e
perfino
drammaticità
con
cui
egli
sente
il
fatto
sociale
e
riporta
tutti
i
fenomeni
tecnici
,
giuridici
,
economici
,
in
valori
morali
,
in
relazione
al
loro
significato
di
forze
costruttive
o
disgregatrici
delle
istituzioni
e
della
compagine
degli
Stati
.
La
severità
d
'
un
Parini
,
smorzata
d
'
una
certa
acredine
,
s
'
anima
in
lui
di
severa
e
quasi
sconsolata
speranza
,
nel
concetto
progressivo
e
nella
passione
pratica
d
'
un
Beccaria
;
avuto
presente
che
la
gravità
con
la
quale
egli
giudicava
la
vita
sociale
toglie
a
cotesto
concetto
di
progresso
ogni
banalità
illuministica
e
benthamiana
.
E
la
sua
origine
campagnuola
gli
dà
il
culto
e
il
contatto
della
terra
,
e
una
lirica
felicità
di
intuizioni
non
meno
persuasive
quando
ci
parla
della
sua
Lombardia
che
quando
ci
parla
dell
'
antico
Egitto
,
del
Messico
e
dell
'
Irlanda
.
La
preparazione
ecclesiastica
arricchisce
e
scaltrisce
la
sua
psicologia
di
storico
democratico
,
dove
tratta
di
tirannie
teologiche
e
alza
i
velami
di
suoi
misteri
della
politica
sacerdotale
.
L
'
abito
tecnico
più
che
letterario
,
gli
smuove
e
porta
in
vasti
contatti
e
ravviva
di
laboriose
curiosità
le
sue
disposizioni
a
interpretare
la
natura
dei
popoli
e
a
tentare
suoi
ritrovati
delle
nuove
scoperte
e
sulle
nuove
ipotesi
,
per
le
più
antiche
nazioni
e
civiltà
,
quel
che
il
Vico
aveva
fatto
per
i
miti
e
le
forme
civili
della
Grecia
e
del
Lazio
.
Infine
il
suo
gusto
monumentale
e
oratorio
e
il
suo
senso
civico
latino
,
di
preferenza
lo
volgono
verso
le
civiltà
classiche
e
a
forma
di
gran
rilievo
.
Per
la
coltura
neoplatonica
,
alessandrina
,
col
suo
fondo
dispersivo
,
non
ha
che
sospetto
;
e
anche
il
suo
libro
sulle
Interdizioni
economiche
imposte
agli
Israeliti
sostiene
la
necessità
che
gli
ebrei
sieno
riammessi
alla
vita
civile
e
cessi
l
'
antisemitismo
economico
,
ma
pel
motivo
principale
che
togliendo
gli
ebrei
dall
'
isolamento
nel
quale
essi
si
son
create
le
loro
formidabili
fortune
,
si
darà
il
più
gran
colpo
al
sistema
di
coteste
fortune
e
all
'
esosa
parzialità
del
loro
dominio
nel
mondo
moderno
;
ch
'
è
insomma
un
filosemitismo
più
che
altro
inteso
a
disciogliere
l
'
anarchia
e
disgregatrice
natura
giudaica
,
nell
'
unità
sociale
delle
altre
razze
.
Cattaneo
ha
il
senso
fantasmagorico
delle
origini
,
delle
migrazioni
,
delle
civiltà
scomparse
,
e
dopo
Vico
nessuno
come
lui
,
nei
numeri
delle
sue
frasi
,
fece
sentire
il
passo
del
tempo
e
lo
svolgersi
dei
cicli
e
delle
vicende
civili
.
I
suoi
paradossi
figurativi
brillano
repentini
sulla
sostanza
a
volte
impigrita
e
la
riportano
d
'
un
tratto
a
un
bagliore
d
'
alta
poesia
;
come
nella
storia
delle
piramidi
di
Menfi
:
"
Appartengono
ai
tempi
dei
più
antichi
re
;
sembra
che
ognun
di
loro
occupasse
tutto
il
suo
regno
a
inalzarsi
una
tomba
"
;
o
dove
ci
mostra
le
cave
degli
alabastri
,
dei
porfidi
,
dei
basalti
schierate
in
ordine
gigantesco
sulle
sponde
del
Nilo
e
traverso
le
sue
cataratte
,
e
il
fiume
sacro
che
partecipa
all
'
incomparabile
grandezza
delle
arti
egiziane
,
agevolando
il
trasporto
dei
marmi
;
o
quando
infine
svela
le
chiavi
immaginose
dei
sistemi
cronologici
e
numerali
degli
Atzechi
.
A
volte
riduce
all
'
improvviso
la
materia
descrittiva
nella
quale
ha
doviziato
,
sotto
lo
schema
ideologico
:
come
quando
distingue
le
civiltà
cresciute
lungo
fiumi
come
il
Gange
,
l
'
Hoang
-
Ho
,
il
Nilo
,
per
vie
omogenee
,
unitarie
,
e
le
civiltà
impervie
e
frantumate
dei
paesi
scabri
come
l
'
Italia
;
ma
la
classificazione
è
ancora
un
'
immagine
e
l
'
idea
è
fiorente
come
in
una
scrittura
geroglifica
.
E
anche
nei
trapassi
e
nei
movimenti
più
casuali
e
fuggevoli
lampeggia
sempre
di
figure
.
Dice
ad
esempio
:
"
I
raggi
del
vero
schiarano
ancora
solamente
pochi
iniziati
,
i
quali
siedono
quasi
in
teatro
sfolgorante
,
mentre
nell
'
attigue
vie
regnano
le
tenebre
e
i
sogni
"
.
O
con
figura
appena
posata
in
una
parola
:
"
Le
placide
acque
nel
calare
lasciano
velata
tutta
la
campagna
del
limo
onde
son
dense
"
.
O
in
tocchi
celerissimi
,
rivelatori
d
'
un
'
esperienza
rara
,
specie
se
si
tien
conto
dei
tempi
;
e
in
giudizi
di
tutto
un
gusto
o
una
civiltà
,
rapiti
nell
'
impeto
d
'
una
frase
,
come
quegli
"
ardimenti
gracili
e
feminei
del
lusso
chinese
"
;
e
sintesi
d
'
eleganza
e
d
'
energia
compagne
.
E
la
sobria
gentilezza
con
cui
sa
adagiare
l
'
esaltazione
della
sua
oratoria
,
per
esempio
in
quei
tratti
sulle
ninfee
nel
saggio
sull
'
Antico
Egitto
;
o
dove
riporta
la
millenaria
canzone
:
"
trebbiate
,
o
buoi
;
la
paglia
a
voi
,
il
grano
al
sire
"
che
ancora
s
'
ode
nei
campi
dell
'
Egitto
"
trasmutata
in
parole
arabe
,
ma
con
una
melodia
flebile
e
molle
che
non
è
degli
Arabi
;
e
si
direbbe
il
canto
di
quei
morti
che
giacciono
accatastati
a
milioni
nelle
necropoli
e
nelle
viscere
dei
monti
"
.
Non
sono
sicuro
che
in
un
Daniello
Bartoli
,
dov
'
è
meno
antagonistico
e
favoloso
,
non
possa
esservi
qualche
cosa
che
uno
scrittore
laboriosissimo
come
il
Cattaneo
abbia
studiato
con
vantaggio
.
Se
non
che
il
Bartoli
non
va
mai
oltre
una
splendida
curiosità
esclamativa
che
tutt
'
al
più
arieggia
alla
vacuità
adorabile
dei
primi
panteismi
ottocenteschi
;
e
nel
Cattaneo
non
si
tratta
di
curiosità
e
divertimento
,
ma
di
coscienza
e
passione
.
Quando
parla
de
'
Celti
,
degli
Egiziani
,
degli
Aztechi
,
la
sua
emozione
è
quella
d
'
un
ideale
testimone
dei
drammatici
albori
delle
forme
nel
mondo
e
del
loro
disperdersi
e
cadere
.
"
Era
una
delle
lugubri
tradizioni
degli
Aztechi
che
il
sole
si
fosse
già
spento
quattro
volte
e
che
questo
fosse
il
quinto
sole
o
una
quinta
resurrezione
del
primo
.
E
anche
il
genere
umano
aveva
già
sofferto
quattro
grandi
stermini
;
desolato
la
prima
volta
dalla
fame
e
dalle
tigri
;
la
seconda
dai
turbini
,
essendosi
salvati
pochi
che
conversi
in
scimmie
si
nascosero
nelle
caverne
;
la
terza
dal
foco
,
salvandosi
pochi
,
conversi
in
uccelli
;
la
quarta
dalle
acque
,
per
cui
gli
uomini
s
'
erano
tramutati
in
pesci
"
.
E
lo
stesso
concitamento
,
lo
stesso
compianto
storico
ritrova
pei
ritorni
barbarici
nella
vita
civile
e
la
misteriosa
poesia
dei
delitti
e
dell
'
espiazione
...
Gli
orrori
della
vita
in
un
clan
d
'
antichi
Celti
e
nelle
colonie
de
'
deportati
;
le
spaventevoli
geometrie
dei
Silenziari
,
de
'
Penitenziari
e
quelle
delle
architetture
azteche
,
ecco
la
materia
eccellente
per
il
suo
stile
latinamente
austero
eppur
pieno
di
magnificenza
,
monumentale
nelle
strutture
e
tuttavia
squisitamente
decorato
;
massiccio
,
ercolino
,
a
volte
barocco
,
ma
sempre
per
un
bisogno
di
grandiosità
e
di
maestà
,
pieno
di
succo
cosmico
"
I
fiumi
,
tramescolando
le
frane
di
diverse
rupi
,
accoppiano
più
terre
in
pila
elettrica
a
sollecitare
la
languida
vegetazione
"
;
oppure
:
"
Quelle
estreme
squadre
di
mondi
,
che
all
'
occhio
umano
sono
appena
uno
spruzzo
di
punti
indistintamente
lucidi
...
"
;
nelle
sue
tarde
volute
,
formate
di
masselli
epigrammatici
,
lapidari
,
con
un
formidabile
dono
d
'
ingiuria
metafisica
;
o
non
pallidi
fregi
e
dorature
come
scancellate
vestigia
d
'
antichi
splendori
;
o
irritati
incapricciamenti
d
'
acutezze
critiche
;
temperato
"
ai
ribrezzi
delle
sale
anatomiche
"
;
inebriato
di
tempo
e
di
tutto
.
E
dire
che
un
dei
nostri
letterati
,
e
uno
propriamente
che
ama
definirsi
"
modesto
"
forse
per
assicurare
una
certa
impunità
alla
sua
impertinenza
,
qualche
tempo
addietro
,
essendo
caduto
in
discorso
il
nome
del
Cattaneo
,
si
rammaricava
meco
che
Cattaneo
(
egli
aggiungeva
anche
Manzoni
)
non
avesse
lasciato
in
cotesto
stile
un
molto
maggior
numero
di
"
milanesismi
"
.
Confesso
che
io
ripensai
con
scrupolo
ai
"
milanesismi
"
della
prosa
di
Cattaneo
.
Ma
era
come
cercar
biglietti
da
dieci
verso
mezzogiorno
sul
selciato
di
Corso
Umberto
,
e
soltanto
ritrovai
una
folla
di
luoghi
nei
quali
questo
superbo
scrittore
spinge
per
sé
e
per
ogni
vero
artista
,
l
'
uso
dei
gerghi
provinciali
:
"
Dante
fissò
la
lingua
,
scegliendo
con
lucido
e
quasi
infallibile
giudicio
nel
dialetto
toscano
tutto
ciò
che
consonava
agli
altri
dialetti
italici
,
e
pertanto
era
acconcio
a
divenir
lingua
comune
.
Dov
'
egli
canta
"
La
divina
foresta
spessa
e
viva
"
o
"
il
dolce
color
d
'
oriental
zaffiro
"
,
egli
tocca
quelle
corde
alle
quali
ogni
loquela
d
'
Italia
risponde
...
Se
non
che
,
quando
egli
poi
superbo
della
sua
forza
trapassa
il
giusto
confine
,
e
s
'
attenta
a
por
sull
'
altare
la
parola
propria
d
'
una
sola
plebe
,
foss
'
anco
la
toscana
,
egli
non
piace
,
non
fa
più
esempio
.
E
la
nazione
per
secoli
e
secoli
guarda
e
passa
,
ove
trova
scritto
:
"
Già
veggia
per
mezzul
perdere
o
lulla
"
.
Perché
cotesto
non
è
gentile
arbusto
del
campo
nazionale
ma
reliquia
di
primitiva
tribù
,
sterpo
superstite
della
selva
selvaggia
"
.
Pagine
come
questa
,
o
quella
che
apre
il
presente
fascicolo
,
nella
sua
opera
si
raccolgono
a
dozzine
come
testimonianza
della
sua
perfetta
coscienza
linguistica
.
Evidentemente
però
il
mio
interlocutore
preferiva
vedere
Manzoni
e
Cattaneo
attraverso
Dossi
e
Lucini
,
e
mi
pare
un
sistema
di
critica
letteraria
non
scevra
d
'
inconvenienti
.
O
s
'
applicava
,
a
orecchio
,
al
problema
linguistico
,
i
desiderata
del
decentramento
politico
,
dello
sviluppo
regionale
e
della
vita
federativa
,
colla
conclusione
naturale
che
la
prosa
del
Cattaneo
non
parevagli
decentrata
abbastanza
.
Se
si
pensa
che
all
'
eredità
dell
'
inimicizia
albertina
e
piemontese
,
alle
confusioni
del
culto
democratico
e
cosidetto
positivo
,
si
associano
ancora
,
contro
la
fama
del
Cattaneo
,
equivoci
letterari
così
grossolani
,
non
c
'
è
da
meravigliarsi
che
la
gente
possa
attribuire
al
Carducci
d
'
aver
dato
nella
sua
critica
e
oratoria
il
miglior
esemplare
nazionale
di
prosa
di
riflessioni
dal
tempo
delle
Operette
morali
,
mentre
il
Cattaneo
ha
infinitamente
più
diritto
a
cotesto
vanto
.
Vero
è
che
la
sfortuna
del
Cattaneo
,
se
ne
conferma
ancora
una
volta
il
decadimento
della
nostra
coltura
letteraria
dopo
la
prima
metà
dello
scorso
secolo
,
in
certo
modo
sembra
intonarsi
singolarmente
alla
qualità
della
sua
grandezza
ieratica
,
misteriosa
e
oserei
dire
sepolcrale
.
Ed
ecco
allora
i
fanciulli
a
reclamare
le
chincaglie
e
i
riboboli
delle
province
davanti
a
cotesti
sepolcri
.
StampaPeriodica ,
Come
in
tutti
i
congressi
,
anche
nel
VII
Congresso
del
P.C.I.
testé
tenutosi
a
Roma
,
nonostante
la
ottima
organizzazione
,
sono
rimasti
in
fondo
al
sacco
alcuni
interventi
,
che
i
limiti
di
tempo
e
le
esigenze
generali
non
hanno
consentito
di
tenere
.
Tra
questi
anche
un
intervento
sulla
scuola
,
che
sarebbe
stato
opportuno
per
porre
in
evidenza
,
dinanzi
ai
quadri
del
partito
,
soprattutto
a
quelli
delle
province
,
il
problema
del
lavoro
politico
che
noi
possiamo
e
dobbiamo
fare
nella
scuola
,
per
il
bene
della
scuola
stessa
e
per
realizzare
,
anche
in
questo
settore
,
quell
'
azione
di
ampia
presa
di
contatto
e
di
accordo
,
indicata
al
Congresso
,
nella
sua
relazione
fondamentale
,
da
Togliatti
.
Anche
il
lavoro
nella
scuola
,
come
tutto
il
nostro
lavoro
nel
campo
culturale
,
si
presenta
sotto
tre
aspetti
:
1
)
maggior
diffusione
della
cultura
in
sé
;
2
)
maggior
diffusione
della
nostra
ideologia
,
miglioramento
della
preparazione
ideologica
nei
quadri
intellettuali
del
partito
e
approfondimento
del
marxismo
-
leninismo
;
3
)
azione
di
alleanza
con
strati
intellettuali
non
politicizzati
o
appartenenti
ad
altri
partiti
politici
.
Il
nostro
compito
,
in
questi
tre
suoi
aspetti
,
si
trova
posto
innanzi
a
noi
in
ogni
ordine
e
grado
di
scuole
:
dalle
elementari
,
alle
medie
(
tecniche
,
classiche
,
artistiche
)
,
all
'
Università
.
Naturalmente
,
il
modo
nel
quale
si
svolgerà
la
nostra
azione
sarà
diverso
a
seconda
del
tipo
di
scuola
;
ma
,
più
che
entrare
in
dettaglio
,
ritengo
che
possa
essere
utile
accennare
i
motivi
principali
che
giustificano
il
nostro
interessamento
.
Da
un
punto
di
vista
immediato
,
non
vi
è
dubbio
che
la
Scuola
elementare
assume
un
posto
importantissimo
per
il
vasto
raggio
di
azione
e
per
la
sua
capillarità
.
Ben
lo
ha
riconosciuto
l
'
avversario
,
che
si
è
inserito
immediatamente
con
un
'
azione
vastissima
nell
'
organismo
della
Scuola
elementare
.
Ma
,
per
le
mie
personali
esperienze
,
preferisco
prendere
le
mosse
dall
'
Università
,
e
con
particolare
riguardo
alle
possibilità
che
si
presentano
di
creare
un
largo
fronte
democratico
della
cultura
.
Proprio
questo
,
del
resto
,
era
stato
il
compito
indicato
da
Togliatti
,
già
nel
VI
Congresso
,
come
obiettivo
generale
dell
'
attività
culturale
del
partito
.
Ma
occorre
,
questo
obiettivo
,
affermarlo
di
nuovo
oggi
e
inserirlo
nel
quadro
dei
nostri
compiti
di
oggi
,
cioè
nella
lotta
per
la
pace
,
per
la
libertà
e
per
il
lavoro
,
nella
lotta
per
l
'
applicazione
integrale
della
Costituzione
,
rendendoci
al
tempo
stesso
conto
delle
deficienze
non
lievi
che
ci
sono
state
da
parte
nostra
in
questo
campo
.
Più
che
errore
c
'
è
stata
scarsità
di
impegno
da
parte
nostra
,
non
giustificata
sufficientemente
dalle
particolari
difficoltà
di
questo
lavoro
.
Se
noi
rileggiamo
oggi
la
risoluzione
del
Convegno
dei
professori
universitari
comunisti
del
marzo
1949
,
che
indicava
certe
deficienze
e
certi
obiettivi
,
noi
ci
accorgiamo
che
potremmo
ripeterla
quasi
tale
e
quale
:
e
questo
non
è
certo
un
buon
segno
,
a
distanza
di
due
anni
.
Soprattutto
,
dovremmo
,
mi
pare
,
ripetere
l
'
esigenza
di
periodiche
riunioni
degli
insegnanti
iscritti
al
partito
,
esigenza
che
fu
avanzata
allora
,
ma
che
poi
non
ha
avuto
seguito
.
In
conseguenza
,
dovremmo
anche
ripetere
ciò
che
fu
lamentato
già
allora
,
cioè
che
il
lavoro
nel
campo
della
scuola
rimane
praticamente
abbandonato
a
iniziative
individuali
.
E
questo
è
un
male
:
perché
oserei
dire
che
gli
intellettuali
hanno
particolarmente
bisogno
di
avere
delle
linee
direttrici
alla
loro
azione
,
dato
che
,
per
la
loro
formazione
mentale
,
essi
hanno
abitudine
di
derivare
la
propria
azione
da
concetti
,
assai
più
che
da
impulsi
pratici
.
Linee
direttrici
,
aggiungo
subito
a
scanso
di
equivoci
,
che
possono
scaturire
solo
da
uno
scambio
frequente
di
discussioni
tra
istanze
puramente
o
prevalentemente
politiche
e
istanze
puramente
o
prevalentemente
culturali
.
Solo
con
queste
discussioni
frequenti
noi
arriveremo
a
far
sì
che
in
tutti
i
nostri
compagni
intellettuali
,
che
lavorano
nella
scuola
,
l
'
istanza
politica
e
quella
culturale
giungano
a
combaciare
,
giungano
a
identificarsi
.
Perché
solo
con
tale
identificazione
completa
,
il
lavoro
dei
nostri
compagni
intellettuali
potrà
veramente
arrivare
ad
essere
un
contributo
importante
alla
creazione
di
una
cultura
nuova
e
cioè
di
una
società
nuova
anche
nel
nostro
Paese
,
e
quindi
anche
di
nuove
condizioni
politiche
generali
.
E
se
qualche
compagno
intellettuale
trova
faticoso
esplicare
un
lavoro
culturale
e
al
tempo
stesso
un
lavoro
politico
,
vuol
dire
che
non
ha
ancora
saputo
raggiungere
quella
identificazione
e
che
l
'
uno
o
l
'
altra
delle
due
attività
gli
rimane
in
certo
modo
estranea
.
Ma
forse
sarà
opportuno
dare
qualche
precisazione
,
perché
ritengo
che
non
tutti
i
lettori
abbiano
una
idea
di
quello
che
sia
oggi
lo
stato
della
Scuola
italiana
,
di
ogni
grado
.
È
uno
stato
che
non
esito
a
definire
disastroso
.
Vi
si
sommano
,
oggi
,
tutti
gli
effetti
e
le
condizioni
negative
dei
diversi
aspetti
assunti
dalla
crisi
in
cui
si
dibatte
la
civiltà
borghese
.
Abbiamo
infatti
le
conseguenze
:
primo
della
inadeguatezza
economica
,
che
grava
su
tutto
l
'
apparato
scolastico
e
che
va
dalla
insufficienza
degli
stipendi
degli
insegnanti
alla
insufficienza
dell
'
attrezzatura
edilizia
,
didattica
,
scientifica
;
secondo
,
conseguenza
della
corruzione
morale
largamente
operata
dal
fascismo
nell
'
ambiente
scolastico
e
trionfalmente
ripresa
dal
governo
clericale
;
terzo
,
conseguenze
del
dissolvimento
della
classe
borghese
,
alla
quale
appartiene
,
almeno
per
origine
,
la
totalità
degli
insegnanti
superiori
e
la
quasi
totalità
degli
studenti
.
Queste
tre
conseguenze
e
condizioni
si
sommano
e
si
esplicano
in
vario
modo
.
Non
è
certo
il
caso
di
prospettare
qui
i
difetti
dell
'
attuale
ordinamento
scolastico
e
di
quello
promesso
da
una
ormai
famigerata
«
riforma
»
,
né
i
possibili
rimedi
.
Ma
non
posso
non
sottolineare
il
fatto
che
l
'
Università
italiana
oggi
assume
spesso
l
'
aspetto
,
non
di
un
centro
di
lavoro
intellettuale
e
scientifico
,
ma
quello
di
una
agenzia
,
alla
quale
si
pagano
determinate
quote
sotto
forma
di
tasse
scolastiche
,
e
presso
la
quale
ci
si
reca
in
determinati
periodi
(
o
,
possibilmente
,
quando
più
faccia
comodo
)
per
ottenere
,
attraverso
una
formalità
che
si
chiama
esame
,
un
foglio
di
carta
che
si
chiama
diploma
di
laurea
e
che
ipoteticamente
potrebbe
anche
servire
a
trovare
un
qualsiasi
impieguccio
,
dove
non
morire
di
fame
.
Il
guaio
è
che
poi
,
spesso
,
questo
impieguccio
è
proprio
quello
di
trasmettere
ad
altre
generazioni
di
giovani
una
cultura
non
appresa
,
non
intesa
,
e
che
spesso
non
è
né
da
apprendersi
né
da
intendersi
,
perché
è
ridotta
a
sua
volta
ormai
a
una
cosa
puramente
formale
,
a
una
facciata
dietro
alla
quale
non
c
'
è
più
nulla
.
Ora
,
in
questo
vuoto
,
noi
possiamo
e
dobbiamo
inserire
la
nostra
cultura
.
Qualcuno
certamente
potrà
insorgere
conclamando
che
la
nostra
Università
ha
non
soltanto
glorie
passate
,
ma
anche
presenti
,
e
citando
casi
di
docenti
che
fanno
sul
serio
il
proprio
dovere
.
D
'
accordo
.
Ma
ciò
non
toglie
che
l
'
atmosfera
generale
delle
Università
,
e
particolarmente
delle
maggiori
,
sia
sul
tono
che
ho
delineato
.
Per
rendersene
conto
,
basterebbe
interrogare
i
migliori
studenti
.
Ma
anche
molti
insegnanti
sono
d
'
accordo
a
costatare
il
decadimento
dei
nostri
istituti
di
insegnamento
superiore
.
In
genere
,
però
,
le
diagnosi
che
essi
fanno
di
questi
mali
sono
sbagliate
,
i
rimedi
che
essi
propongono
sono
inefficaci
.
Uno
dei
fenomeni
più
lamentati
,
per
esempio
,
è
quello
del
numero
,
che
si
conclama
eccessivo
,
degli
studenti
,
anche
se
ogni
anno
è
rilevante
il
numero
di
coloro
che
debbono
abbandonare
gli
studi
iniziati
perché
non
possono
economicamente
sostenerli
più
oltre
.
Ma
il
fenomeno
della
accresciuta
affluenza
all
'
Università
non
può
essere
considerato
in
sé
un
male
,
se
non
da
coloro
che
sarebbero
d
'
accordo
con
quel
vecchio
agrario
di
mia
conoscenza
che
diceva
che
tutto
il
male
era
venuto
dall
'
aver
insegnato
ai
contadini
a
leggere
,
scrivere
e
far
di
conto
.
Se
poi
si
guardano
recenti
statistiche
,
si
vede
che
la
percentuale
di
studenti
universitari
in
rapporto
alla
popolazione
,
che
è
di
21
in
Italia
,
è
di
21
anche
in
Svizzera
,
di
19
in
Olanda
e
di
ben
30
in
Francia
.
L
'
aumento
proporzionale
di
studenti
è
stato
,
sì
,
assai
più
forte
in
Italia
che
in
altri
paesi
dell
'
Europa
occidentale
(
facendo
il
1930-31
=
100
,
si
ha
363
in
Italia
rispetto
a
164
in
Francia
,
per
il
1949
)
;
ciò
significa
che
prima
il
livello
era
eccessivamente
basso
.
E
noi
non
potremo
mai
persuaderci
,
che
l
'
accresciuto
desiderio
di
elevazione
delle
masse
italiane
sia
da
considerarsi
un
male
contro
il
quale
si
debbano
escogitare
rimedi
e
provvedimenti
.
Provvedimenti
occorrono
per
venire
incontro
a
questo
desiderio
,
e
perché
la
scuola
vi
si
adegui
e
vi
corrisponda
la
struttura
generale
della
società
italiana
.
(
Nell
'
Unione
Sovietica
,
prima
della
rivoluzione
vi
erano
91
scuole
superiori
;
oggi
ve
ne
sono
864
,
e
gli
studenti
da
112.000
sono
passati
a
oltre
1.200.000
,
secondo
un
rapporto
del
prof.
Nesmeianov
)
.
Le
condizioni
di
disagio
della
scuola
,
da
tutti
avvertite
,
costituiscono
un
campo
sul
quale
noi
possiamo
innestare
una
vasta
azione
di
alleanza
,
ponendoci
coi
nostri
insegnanti
alla
testa
di
un
movimento
per
il
rinnovamento
della
scuola
.
Ma
perché
l
'
azione
dell
'
insegnante
comunista
possa
essere
valida
,
occorre
che
egli
abbia
acquistata
la
fiducia
personale
degli
altri
insegnanti
e
degli
studenti
.
Perciò
la
prima
esigenza
dell
'
azione
di
un
insegnante
commista
è
quella
di
essere
un
buon
docente
,
di
essere
,
anzi
,
il
migliore
dei
docenti
di
quella
scuola
:
il
migliore
per
preparazione
tecnica
,
per
impegno
,
per
assiduità
e
puntualità
nell
'
insegnamento
.
Questo
sarà
un
suo
preciso
obbligo
politico
,
oltre
che
morale
,
perché
solo
così
avrà
efficacia
il
suo
insegnamento
o
ogni
altra
sua
azione
.
Non
è
vero
che
gli
studenti
cercano
il
professore
di
manica
più
larga
:
gli
studenti
cercano
il
professore
di
manica
più
larga
quando
si
trovano
dinanzi
a
una
serie
di
insegnanti
dai
quali
sentono
di
non
poter
imparare
nulla
di
sostanziale
,
nulla
di
più
di
quanto
sia
scritto
nel
libro
di
testo
o
nei
manuali
.
Ma
quando
un
docente
ponga
esigenze
vive
,
sappia
far
aderire
il
proprio
insegnamento
,
per
astratta
o
tecnica
che
sia
la
materia
che
svolge
,
a
problemi
concreti
,
e
quando
si
affermi
con
la
propria
personalità
e
umanità
,
i
giovani
accorrono
pronti
a
cimentarsi
con
ogni
difficoltà
,
e
proprio
i
giovani
migliori
,
qualunque
possa
essere
la
loro
iniziale
pregiudiziale
politica
contro
il
professore
comunista
.
In
gran
parte
,
l
'
atteggiamento
fascista
di
molti
studenti
universitari
deriva
dallo
stato
di
scetticismo
e
di
sfiducia
provocato
in
essi
dalla
insufficienza
della
scuola
che
né
muove
idee
né
assicura
il
pane
.
Bisogna
tener
presente
questa
necessità
di
un
serio
impegno
professionale
e
il
valore
politico
del
semplice
fatto
che
un
compagno
esplichi
in
pieno
la
sua
attività
di
docente
.
Così
,
quando
un
docente
partecipa
a
un
congresso
scientifico
e
interviene
con
la
sua
personalità
di
studioso
,
ma
anche
di
comunista
,
tra
gli
altri
studiosi
,
anche
so
parla
di
cose
lontane
dalla
politica
,
egli
compie
una
azione
di
smantellamento
dell
'
anticomunismo
,
egli
compie
quindi
quell
'
azione
politica
fuori
dal
nostro
partito
,
alla
cui
necessità
hanno
fatto
richiamo
i
più
autorevoli
degli
interventi
al
VII
Congresso
.
Bisogna
tener
conto
di
questo
.
L
'
azione
avversaria
infatti
tenta
soprattutto
,
oggi
,
l
'
isolamento
dei
comunisti
,
sia
con
le
dirette
persecuzioni
,
sia
con
le
minacce
a
chi
si
mostri
propenso
a
un
dialogo
con
noi
.
Oggi
la
parola
d
'
ordine
lanciata
dai
centri
Oggi
,
anche
intellettuali
antigovernativi
,
sulla
cui
buona
fede
non
voglio
dubitare
(
preferisco
in
questo
caso
dubitare
della
loro
capacità
di
comprendere
ciò
che
sta
avvenendo
nel
mondo
)
,
si
propongono
come
compito
principale
e
più
urgente
di
svolgere
,
come
essi
scrivono
,
«
un
'
opera
di
recupero
»
degli
intellettuali
iscritti
al
Partito
comunista
.
Perciò
oggi
l
'
azione
contraria
,
di
contatto
,
di
alleanza
,
che
i
nostri
intellettuali
,
particolarmente
nella
scuola
,
possono
e
debbono
fare
,
ha
un
valore
politico
che
mi
sembra
di
primo
piano
,
perché
spezza
il
tentativo
di
accerchiamento
proprio
diffusi
da
una
agenzia
jugoslava
.
Non
so
se
sia
stata
rilevata
,
a
questo
proposito
,
la
coincidenza
immediata
di
una
serie
di
articoli
,
apparsi
un
po
'
dovunque
,
e
volti
a
dimostrare
questa
impossibilità
di
colloquio
,
dopo
che
questa
era
stata
proclamata
sopra
un
bollettino
,
che
evidentemente
seguendo
il
motto
dell
'
UNESCO
che
«
le
guerre
si
preparano
nelle
menti
degli
uomini
»
,
compie
larga
azione
velenosa
e
settaria
propaganda
tra
gli
intellettuali
,
sotto
la
maschera
della
cultura
liberale
.
Questo
bollettino
si
intitola
Notiziario
culturale
,
e
viene
largamente
distribuito
da
un
sedicente
Centro
italiano
di
studi
e
informazioni
(C.I.S.I.,
Roma
,
via
Condotti
,
61
)
,
che
tre
anni
fa
si
chiamava
più
onestamente
Comitato
di
divulgazione
del
piano
Marshall
:
da
notarsi
che
,
per
singolare
coincidenza
,
esso
è
pubblicato
nello
stesso
stabilimento
tipografico
che
stampa
i
foglietti
di
propaganda
dove
è
più
accanito
,
proprio
nell
'
ambiente
nel
quale
viene
coltivato
più
diligentemente
il
verbo
dell
'
anticomunismo
.
Il
quale
anticomunismo
,
di
fronte
all
'
evidenza
dei
successi
economici
e
costruttivi
dell
'
Unione
Sovietica
e
,
relativamente
,
dei
Paesi
di
democrazia
popolare
,
si
riduce
sempre
più
a
motivi
fraudolentemente
morali
e
a
motivi
culturali
.
(
Con
ciò
i
nostri
intellettuali
non
fraintendano
,
e
non
ritengano
di
essere
elementi
decisivi
nella
lotta
che
combattiamo
;
elemento
decisivo
sono
e
saranno
le
forze
del
lavoro
;
ma
l
'
azione
nel
campo
intellettuale
può
spianare
non
poche
difficoltà
alla
loro
avanzata
)
.
Per
tutto
quanto
abbiamo
accennato
,
la
scuola
è
stata
,
non
a
caso
,
uno
dei
campi
di
maggior
sforzo
della
reazione
.
Trasferimenti
di
presidi
,
imposizioni
di
libri
di
testo
nelle
scuole
medie
;
riviste
e
ancora
intimidazioni
per
i
maestri
elementari
;
commissioni
ammaestrate
nei
concorsi
universitari
;
inserimento
d
'
autorità
di
uomini
di
fiducia
in
posti
direttivi
,
ecc
.
:
tutto
questo
è
all
'
ordine
del
giorno
.
Tra
le
forme
più
tipiche
di
intimidazione
va
segnalata
quella
costituita
dal
fatto
che
quasi
il
50%
degli
insegnanti
medi
vengono
mantenuti
nella
condizione
di
supplenti
o
incaricati
,
sempre
soggetti
pertanto
a
perdere
il
posto
,
appena
mostrino
di
non
lasciarsi
imbrigliare
o
inquadrare
nelle
organizzazioni
confessionali
dotate
sempre
di
larghi
mezzi
.
Oltre
a
tutto
,
poi
,
questo
tenere
gli
insegnanti
fuori
ruolo
,
rappresenta
un
supersfruttamento
,
del
tutto
paragonabile
al
sistema
di
far
eseguire
agli
operai
industriali
un
maggior
numero
di
ore
straordinarie
.
Occorre
popolarizzare
le
condizioni
reali
nelle
quali
si
trova
la
scuola
italiana
..
Non
dimentichiamo
,
infatti
,
che
il
ministro
Gonella
conquistò
il
ministero
della
Pubblica
Istruzione
con
un
anno
e
mezzo
di
anticipo
sul
18
aprile
,
e
che
perciò
il
campo
della
scuola
è
stato
esposto
prima
degli
altri
alla
influenza
della
demagogia
democristiana
.
In
nessun
campo
dell
'
impiego
statale
l
'
azione
di
intimidazione
da
un
lato
,
di
penetrazione
clericale
e
americana
dall
'
altro
è
stato
condotto
con
altrettanta
sistematicità
,
in
nessun
altro
la
rivalutazione
degli
elementi
fascisti
fu
precoce
.
Questo
stato
di
cose
non
è
abbastanza
noto
,
anche
se
è
stato
sovente
denunciato
in
Parlamento
,
da
noi
e
da
altri
,
provocando
sempre
delle
risposte
vergognose
e
veramente
degradanti
per
chi
le
ha
escogitate
.
Val
tuttavia
la
pena
di
rilevare
che
,
malgrado
questa
azione
di
intimidazione
,
di
pressione
e
di
scardinamento
della
nostra
scuola
,
esiste
ancora
,
nella
scuola
italiana
,
uno
spirito
di
indipendenza
e
una
viva
Insofferenza
verso
la
penetrazione
clericale
,
perché
secolari
esperienze
hanno
valso
a
screditarla
,
moralmente
e
culturalmente
.
In
questo
terreno
di
insofferenza
è
possibile
una
vasta
intesa
tra
persone
di
diverso
orientamento
,
ma
ugualmente
preoccupate
di
salvare
la
scuola
,
la
cultura
e
l
'
orientamento
delle
giovani
generazioni
.
Tale
azione
d
'
intesa
,
oltre
a
giovare
alla
scuola
,
potrebbe
anche
servire
a
far
comprendere
,
anche
agli
insegnanti
chiusi
nel
più
idiota
anticomunismo
,
che
in
questo
,
come
su
ogni
altro
campo
,
la
nostra
azione
è
a
vantaggio
di
tutti
,
e
non
solo
nostro
e
che
noi
ci
battiamo
veramente
per
tutti
i
cittadini
Italiani
che
sperano
di
poter
giungere
a
costruire
una
nazione
italiana
degna
delle
proprie
qualità
e
liberata
dai
suoi
tradizionali
malanni
sociali
.
Ma
per
poter
promuovere
questa
azione
di
intesa
,
occorre
che
prima
di
tutto
noi
alerai
abbiamo
la
consapevolezza
che
occorre
fare
del
problema
della
scuola
un
problema
politico
di
partito
.
Occorre
una
azione
coerente
e
continua
nel
campo
della
cultura
,
che
rechi
ben
chiara
ed
esplicita
la
nostra
fisionomia
,
e
che
sappia
avviare
un
rinnovamento
della
cultura
italiana
.
Noi
siamo
l
'
unico
partito
che
possa
avviare
questo
rinnovamento
;
e
questo
dobbiamo
farlo
capire
a
tutte
le
forze
sane
della
cultura
Italiana
,
impegnando
al
lavoro
produttivo
i
nostri
intellettuali
.
Lavoro
volto
a
una
difesa
da
un
lato
,
contro
l
'
incoltura
e
l
'
oscurantismo
clericale
e
fascista
;
a
uno
smontaggio
,
dall
'
altro
,
pezzo
per
pezzo
,
delle
dottrine
idealistiche
,
che
sono
tuttora
quelle
che
danno
l
'
impronta
alla
nostra
cultura
universitaria
.
Il
nostro
partito
ha
saputo
far
comprendere
,
per
esempio
,
alle
masse
contadine
,
che
esso
è
il
solo
che
possa
risolvere
i
problemi
dell
'
agricoltura
italiana
;
e
perciò
le
masse
contadine
lo
seguono
.
Dobbiamo
arrivare
a
far
comprendere
ugualmente
a
tutti
coloro
che
sono
interessali
al
buon
funzionamento
della
scuola
,
insegnanti
,
studenti
e
famiglie
,
che
noi
siamo
i
soli
che
possano
risolvere
il
problema
della
scuola
italiana
,
la
cui
gravità
è
generalmente
avvertita
.
Anche
nella
scuola
,
la
nostra
azione
deve
e
può
in
pieno
essere
svolta
a
tutela
della
libertà
,
del
lavoro
,
della
pace
.
Sempre
i
governi
della
borghesia
italiana
hanno
,
in
passato
,
trovato
nella
scuola
,
tra
studenti
e
tra
insegnanti
,
gli
inneggiatori
alla
guerra
,
in
nome
di
un
incosciente
e
retorico
patriottismo
.
Triste
destino
della
scuola
,
avvilita
ad
una
interpretazione
della
storia
italiana
che
è
stata
,
sin
qui
,
in
netto
contrasto
con
i
veri
interessi
del
popolo
italiano
.
Noi
dobbiamo
agire
,
perché
dalla
scuola
sorgano
non
più
gli
inneggiatori
alla
guerra
,
ma
i
sostenitori
della
pace
.
Particolarmente
ai
compagni
che
lavorano
nella
scuola
è
affidato
il
compito
di
dimostrare
a
tutti
che
il
Partito
comunista
,
proprio
perché
è
il
partito
dei
lavoratori
,
il
partito
della
classe
operaia
,
il
partito
che
vuole
l
'
emancipazione
e
l
'
elevazione
del
popolo
italiano
,
è
anche
il
grande
partito
della
cultura
.
StampaPeriodica ,
Elena
,
tu
sei
una
testolina
un
po
'
troppo
romantica
;
oggi
non
è
più
tempo
di
codeste
tue
fantasie
avventurose
.
I
cavalieri
prodi
nelle
loro
custodie
di
acciaio
arabescato
,
armati
di
lancia
spada
ed
azza
,
lo
scudo
sul
braccio
,
la
celata
in
testa
,
non
li
trovi
più
che
nei
vecchi
romanzi
.
Oggi
siamo
tutti
molto
più
pratici
,
e
le
belle
immaginazioni
che
piacciono
a
te
le
lasciamo
a
...
La
fanciulla
scrollò
la
bella
testa
bionda
con
un
deciso
gesto
negativo
.
È
inutile
ripetermi
sempre
le
stesse
cose
,
che
ormai
so
a
memoria
.
Pretendete
di
cambiarmi
come
se
fossi
ancora
una
bambina
?
...
Ho
vent
'
anni
,
ho
le
mie
idee
...
e
...
sì
,
sì
,
ditelo
pure
,
i
miei
capricci
.
Mi
piacciono
gli
uomini
cavallereschi
e
mi
piace
il
brivido
che
dà
il
pericolo
,
mi
piacciono
le
emozioni
che
procurano
le
avventure
inattese
,
improvvise
e
piene
di
rischi
.
Ne
ho
colpa
io
se
son
fatta
così
?...Sei
fatta
male
...
O
bene
o
male
,
son
quella
che
sono
e
mi
sembra
che
ciò
potrebbe
bastare
...
L
'
arrivo
di
Massimo
,
il
fidanzato
,
interruppe
il
colloquio
fra
la
giovane
donna
e
suo
zio
Raimondo
,
un
uomo
di
gran
buon
senso
,
che
voleva
un
bene
dell
'
anima
a
quella
sua
nipote
bella
gentile
ricca
,
ma
guastata
dalle
fisime
romantiche
.
Trentenne
,
simpaticissimo
ed
elegante
,
Massimo
,
ingegnere
nella
miniera
del
Gringo
Perduto
,
si
era
invaghito
di
Elena
,
fin
dal
primo
giorno
in
cui
l
'
aveva
conosciuta
in
casa
del
signor
Raimondo
,
dove
ella
era
ospite
.
Lo
zio
aveva
molta
stima
del
giovanotto
,
che
sapeva
serio
,
intelligente
,
ricco
anch
'
egli
,
e
di
grande
avvenire
,
e
lo
aveva
aiutato
con
i
suoi
consigli
a
far
breccia
nel
cuore
della
fanciulla
:
Inventate
qualche
vostra
impresa
audace
,
mostratevi
una
specie
di
cavaliere
errante
sopravvissuto
al
tempo
scomparso
.
Ingannarla
così
?
...
No
,
mai
...
Allora
vuol
dire
che
non
le
volete
bene
abbastanza
.
Conosco
mia
nipote
:
non
c
'
è
altra
via
per
conquistarla
.
E
allora
,
per
paura
di
perderla
,
Massimo
aveva
fatto
forza
a
se
stesso
e
lavorando
un
po
'
d
'
inventiva
si
era
messo
indosso
la
pelle
del
leone
,
pur
senza
oltrepassare
i
limiti
.
Ed
Elena
era
cascata
nell
'
innocuo
tranello
,
con
gran
gioia
dello
zio
che
era
sicuro
di
fare
la
sua
felicità
.
Venne
il
momento
in
cui
Elena
dovette
ritornare
a
casa
,
in
una
città
lontana
una
sessantina
di
chilometri
.
Per
andarvi
non
esistevano
comunicazioni
ferroviarie
,
e
l
'
automobile
cominciava
appena
ad
apparire
in
quella
regione
ancora
semiselvaggia
.
Il
signor
Raimondo
si
serviva
per
tali
viaggi
di
una
carrozza
.
Per
il
ritorno
in
famiglia
Elena
attese
un
giorno
che
lo
zio
non
poteva
assolutamente
accompagnarla
ma
poiché
non
era
prudente
viaggiare
sola
,
con
un
cocchiere
,
senza
avere
accanto
una
persona
fidata
e
pronta
a
difenderla
in
caso
di
necessità
,
ella
stessa
suggerì
:
Potrebbe
venire
con
me
Massimo
;
la
mamma
lo
rivedrà
volentieri
.
Ottima
idea
.
L
'
ingegnere
ne
fu
felicissimo
.
E
i
due
partirono
.
Il
tempo
era
ottimo
,
e
la
strada
si
snodava
piana
e
facile
,
ora
attraverso
immense
savane
,
ora
incassata
fra
montagne
dense
di
selve
profonde
,
vero
nido
di
banditi
.
Ed
ecco
in
una
di
queste
strette
un
gruppo
di
uomini
balzare
improvvisamente
addosso
ai
due
viaggiatori
e
al
cocchiere
,
con
rapida
violenza
.
Massimo
tenta
di
fare
scudo
col
suo
corpo
alla
fidanzata
,
ma
viene
abbattuto
con
un
colpo
di
calciolo
sulla
testa
,
prima
che
possa
estrarre
la
rivoltella
,
mentre
il
cocchiere
salta
giù
di
sella
e
si
dà
alla
fuga
,
nascondendosi
dietro
una
folta
siepe
vicina
.
Elena
,
afferrata
dal
capo
della
banda
,
e
tratta
fuori
,
viene
depositata
a
terra
senza
che
le
sia
torto
un
capello
.
Bravo
capo
,
ella
dice
,
avete
fatto
le
cose
a
dovere
,
proprio
secondo
il
mio
desiderio
...
e
vi
siete
meritato
il
compenso
pattuito
.
L
'
agguato
non
poteva
essere
disposto
meglio
.
Ora
so
che
pensare
del
signor
Massimo
,
ingegnere
delle
miniere
e
falso
eroe
...
Ecco
in
quale
modo
ha
saputo
difendermi
fingendosi
per
lo
meno
morto
!
...
Orsù
,
lasciatemi
ritornare
in
carrozza
e
richiamate
il
mio
cocchiere
.
Il
capo
-
banda
ha
un
riso
sardonico
.
Signorina
,
risponde
io
non
comprendo
che
cosa
vogliate
significare
con
le
vostre
parole
.
Non
dite
troppo
male
del
vostro
cavaliere
perché
,
se
non
è
spacciato
certo
vi
manca
poco
,
col
tremendo
colpo
buscatosi
sulla
testa
...
Quanto
a
voi
,
avrete
la
cortesia
di
seguirci
,
senza
protestare
,
nel
più
assoluto
silenzio
,
a
scanso
di
maggiori
guai
.
Ma
voi
scherzate
...
Io
vi
ho
assoldati
per
fingere
questo
assalto
...
Siete
voi
che
volete
scherzare
ancora
,
signorina
.
Noi
siamo
dei
bravi
banditi
che
facciamo
il
nostro
...
chiamiamolo
pure
mestiere
,
e
acciuffiamo
le
buone
occasioni
quando
capitano
.
Mi
sono
spiegato
?
...
Orsù
in
marcia
.
E
ad
onta
delle
sue
proteste
e
delle
sue
smanie
,
dei
suoi
tentativi
di
resistenza
,
Elena
deve
lasciarsi
tirar
sopra
la
sella
dal
capo
,
e
portar
via
,
così
,
romanticamente
,
ma
anche
brutalmente
,
come
ella
aveva
tante
volte
sognato
.
Quando
Massimo
riprese
i
sensi
si
trovò
accanto
il
cocchiere
che
,
appena
visti
allontanarsi
i
banditi
,
era
ritornato
alla
carrozza
.
Egli
aveva
udito
tutto
,
e
riferì
all
'
ingegnere
quanto
era
successo
.
Oh
,
povera
Elena
mia
...
esclamò
egli
,
stringendo
fra
le
mani
la
fronte
indolenzita
.
È
perduta
,
è
perduta
...
Ma
ad
un
tratto
ebbe
un
lampo
nella
mente
.
Se
ella
avesse
predisposto
un
agguato
da
burla
,
per
mettermi
alla
prova
,
la
gente
assoldata
non
deve
essere
lontana
di
qua
,
e
noi
possiamo
raggiungerla
e
indurla
,
con
promesse
di
larghi
compensi
,
ad
aiutarci
a
rintracciare
gli
assalitori
,
e
a
liberare
la
prigioniera
.
Su
,
in
carrozza
,
e
sferza
il
cavallo
.
Ripartirono
.
Alcune
centinaia
di
metri
più
oltre
,
appostati
dietro
un
folto
di
piante
,
essi
vennero
fermati
dai
complici
assoldati
che
speravano
di
trovare
.
Poche
parole
bastarono
per
metterli
al
corrente
dell
'
accaduto
.
Eran
tutti
uomini
di
fegato
,
armati
,
a
cavallo
.
Si
mostrarono
felici
di
dar
la
caccia
ai
banditi
autentici
che
avevano
fatto
mancar
loro
un
buono
e
onesto
affare
.
Massimo
si
fece
cedere
il
cavallo
e
le
armi
da
uno
di
essi
e
,
postosi
alla
testa
degli
altri
,
partì
di
galoppo
alla
ricerca
dei
rapitori
,
che
un
'
ora
dopo
venivano
scoperti
e
affrontati
.
Lo
scontro
,
breve
sanguinoso
violento
,
terminava
con
la
fuga
dei
banditi
superstiti
,
e
Massimo
si
stringeva
fra
le
braccia
Elena
sana
e
salva
.
E
quel
che
pure
conta
,
guarita
dal
mio
stupido
romanticismo
,
ma
felice
di
diventare
la
moglie
...
di
un
eroe
che
m
'
ha
salvata
!
StampaPeriodica ,
Le
diverse
possibilità
e
le
immancabili
insufficienze
,
più
o
meno
grandi
,
di
ogni
mercato
politicamente
circoscritto
sembrano
portare
argomenti
a
favore
della
tesi
libero
-
scambista
:
in
realtà
mostrano
soltanto
che
,
da
un
certo
collegamento
,
anche
economico
,
tra
i
diversi
paesi
è
difficile
prescindere
.
La
tendenza
moderna
è
verso
la
regolamentazione
dei
commerci
per
la
difesa
delle
economie
nazionali
.
Si
tende
ovunque
all
'
autarchia
:
naturalmente
nessuno
vuole
e
può
rimanere
secondo
per
filantropia
,
quando
dalla
corsa
al
protezionismo
dipende
la
durata
della
propria
resistenza
.
In
questa
situazione
mondiale
si
è
sviluppata
in
Italia
l
'
economia
corporativa
,
le
cui
direttive
a
questo
proposito
,
specie
dopo
il
tentativo
sanzionista
,
sono
state
chiaramente
manifestate
.
Nello
Stato
italiano
l
'
economia
è
uno
strumento
per
il
raggiungimento
dei
fini
dell
'
ordine
corporativo
fascista
,
che
si
riassumono
nel
massimo
di
potenza
e
di
benessere
materiale
e
morale
della
Nazione
.
Nei
confronti
di
questi
fini
l
'
economia
è
un
mezzo
e
mezzo
dell
'
economia
può
essere
il
moto
verso
l
'
autonomia
economica
della
Nazione
.
In
linea
generica
,
essa
può
essere
un
mezzo
,
a
seconda
delle
contingenze
storiche
,
della
posizione
politica
e
geografica
dello
Stato
che
realizza
il
programma
fascista
.
La
meta
resta
sempre
il
massimo
possibile
potenziale
economico
al
servizio
del
massimo
potenziale
politico
.
Sempre
in
linea
generale
,
il
perseguimento
di
questa
meta
non
esclude
il
ricorso
al
migliore
mercato
straniero
,
né
esclude
in
certi
casi
la
utilità
degli
scambi
internazionali
.
Però
siccome
questo
ricorso
al
migliore
mercato
straniero
deve
essere
compatibile
con
i
limiti
della
convenienza
nazionale
,
ecco
che
gli
scambi
con
l
'
estero
,
nell
'
economia
corporativa
in
qualsiasi
contingenza
storica
si
realizzi
non
possono
essere
lasciati
liberi
,
ma
devono
subire
un
regolamento
.
Nel
caso
concreto
dell
'
economia
corporativa
fascista
,
realizzata
e
svolgentesi
in
Italia
attualmente
,
è
fuori
discussione
l
'
accentuarsi
della
direttiva
autarchica
,
la
quale
,
intensificando
lo
sforzo
affinché
il
massimo
numero
possibile
di
bisogni
esistenti
in
Italia
venga
soddisfatto
con
prodotti
nazionali
,
tende
ad
escludere
o
a
ridurre
a
quantità
minime
(
irriducibili
nello
stesso
interesse
nazionale
)
gli
acquisti
e
di
conseguenza
anche
le
vendite
all
'
estero
.
A
questo
punto
sorgono
diversi
problemi
:
1
)
Lo
Stato
fascista
,
attuando
questo
minimo
irriducibile
di
scambi
con
l
'
estero
,
verso
quali
mercati
orienterà
i
suoi
acquisti
?
È
stato
risposto
autorevolmente
e
più
di
una
volta
che
compreremo
soltanto
da
coloro
che
compreranno
da
noi
.
2
)
Supposto
che
vi
siano
diverse
possibilità
di
scambi
contrattati
e
bilanciati
,
ugualmente
proficue
dal
punto
di
vista
economico
,
alcune
offerte
però
da
Stati
non
amici
,
ed
altre
da
Stati
amici
,
quali
possibilità
saranno
preferite
?
La
risposta
più
ovvia
è
che
saranno
preferite
,
a
parità
di
condizioni
,
le
possibilità
offerte
dagli
Stati
amici
.
3
)
Se
l
'
amicizia
politica
favorirà
il
sorgere
di
correnti
di
traffico
nei
limiti
consentiti
dal
programma
di
autarchia
nazionale
,
non
si
verificherà
il
caso
che
,
sia
pure
entro
i
suddetti
limiti
,
le
alleanze
od
amicizie
politiche
si
trasformino
in
alleanze
o
cooperazioni
economiche
?
E
non
può
avvenire
che
l
'
alleanza
politica
si
concluda
solo
,
o
prevalentemente
,
con
paesi
economicamente
complementari
?
Conviene
innanzi
tutto
dire
che
questi
non
sono
sogni
,
ma
sono
problemi
concreti
e
che
concretamente
si
possono
presentare
a
richiedere
una
soluzione
.
Non
è
ozioso
quindi
il
porseli
ed
abbozzare
,
a
scopo
di
chiarimento
,
una
risposta
.
È
naturale
che
quando
le
alleanze
politiche
non
siano
semplici
accostamenti
tendano
a
portare
,
specie
in
un
mondo
come
l
'
attuale
,
tutt
'
altro
che
dedito
al
libero
scambio
,
ad
una
certa
cooperazione
economica
.
Reputo
anzi
che
,
secondo
i
principii
fondamentali
del
corporativismo
fascista
,
una
certa
cooperazione
economica
tenda
a
concretarsi
là
dove
esiste
una
complementarietà
politica
.
D
'
altro
canto
le
esigenze
economiche
della
guerra
e
della
pace
moderne
,
facendo
sempre
più
valutare
il
fattore
economico
allo
stesso
scopo
di
accrescere
la
potenza
scaturente
dall
'
alleanza
o
dalla
cooperazione
politica
,
tendono
a
fare
realizzare
questa
tra
paesi
il
più
possibile
economicamente
complementari
.
Ed
è
proprio
in
vista
di
queste
tendenze
generali
e
di
quelle
proprie
all
'
economia
corporativa
fascista
che
acquista
interesse
un
quarto
problema
,
il
quale
si
riassume
in
questi
termini
:
È
pensabile
ed
è
conveniente
,
secondo
la
dottrina
corporativa
fascista
,
che
tra
Stati
alleati
politicamente
si
giunga
ad
una
tale
cooperazione
economica
,
la
quale
generi
un
complesso
autarchico
,
di
cui
l
'
economia
dei
singoli
alleati
costituisca
una
parte
complementare
?
Giova
dire
che
in
un
tale
sistema
i
problemi
delle
insufficienze
economiche
nazionali
sarebbero
risolti
dalle
eventuali
esuberanze
delle
economie
degli
Stati
alleati
.
Ma
questo
,
che
potrebbe
apparire
a
prima
vista
un
vantaggio
prodotto
dall
'
alleanza
politica
,
può
costituire
oltre
certi
limiti
il
pericolo
del
sistema
,
specie
se
la
integrazione
dovesse
avvenire
su
larga
scala
o
per
prodotti
essenziali
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
l
'
alleanza
si
trasformerebbe
infatti
in
legame
,
tanto
più
pericoloso
quanto
più
minacciosi
ed
irretiti
fossero
gli
avversari
esclusi
dall
'
alleanza
stessa
e
tanto
più
vincolante
quanto
più
rapidamente
irreparabile
con
ripieghi
nazionali
fosse
l
'
integrazione
economica
operata
dall
'
alleato
politico
.
In
parole
povere
,
qualsiasi
alleanza
politica
lascia
attualità
ai
problemi
dell
'
autarchia
e
la
eventuale
cooperazione
economica
tra
i
paesi
alleati
non
deve
riguardare
una
vasta
zona
,
né
una
zona
essenziale
della
vita
economica
d
'
un
singolo
paese
.
Se
avvenisse
il
contrario
,
una
specie
di
divisione
del
lavoro
,
sia
pure
limitata
agli
Stati
politicamente
amici
,
potrebbe
dare
sì
una
maggiore
facilità
alla
vita
economica
delle
singole
unità
,
ma
toglierebbe
alla
politica
di
ciascuna
di
queste
la
necessaria
elasticità
.
E
tanto
più
pericoloso
è
l
'
abbinamento
,
oltre
certi
ristretti
limiti
,
dell
'
alleanza
politica
con
la
integrazione
economica
,
quanto
più
gli
alleati
non
sono
in
condizioni
economiche
di
parità
:
lo
Stato
a
più
basso
grado
di
autonomia
economica
,
infatti
,
subirebbe
una
forza
di
attrazione
politica
tale
da
ridurre
sensibilmente
la
sua
libertà
politica
.
Dai
ragionamenti
che
precedono
scaturisce
questa
conclusione
:
la
direttiva
autarchica
,
che
nel
mondo
attuale
consente
allo
Stato
corporativo
fascista
di
realizzare
la
massima
potenza
politica
,
non
può
venire
intaccata
,
né
essere
resa
meno
attuale
da
nessun
genere
di
amicizia
politica
.
Anzi
,
proprio
perché
in
qualsiasi
sistema
di
alleanza
o
cooperazione
politica
l
'
Italia
possa
manifestare
tutta
la
sua
potenza
e
godere
della
sua
libertà
d
'
azione
,
quale
si
addice
ad
uno
Stato
che
ha
vasti
e
vitali
interessi
da
difendere
in
Europa
e
nel
Mondo
,
è
più
che
mai
necessario
tendere
ad
una
economia
autarchica
.
Solo
per
le
differenze
tra
l
'
autarchia
assoluta
e
l
'
autarchia
realizzabile
si
può
invece
pensare
,
senza
pericolo
di
irrigidimento
del
nostro
sistema
politico
,
ad
una
integrazione
,
di
preferenza
riservata
ai
mercati
degli
Stati
politicamente
amici
.