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LA GERMANIA E LA CIVILTÀ EUROPEA ( BINNI WALTER , 1934 )
StampaPeriodica ,
In questi ultimi mesi , dopo gli avvenimenti di Germania che hanno tolto molte illusioni sulla vera natura dell ' Hitlerismo e del nuovo risorgimento tedesco , si è formata in parecchi un ' opinione che va energicamente respinta . Si dice che la Germania è fuori dello sviluppo della civiltà europea , che si può , senza perder nulla di essenziale , astrarre dalla sua funzione spirituale . E , per mostrare la sua qualità di estremismo sconclusionato , di orgoglio barbarico , si tende a trovare una coerenza evolutiva perfetta tra il Germanesimo della Riforma e del Romanticismo , e il Germanesimo del Nazionalsocialismo , per finir poi con l ' auspicare ( il che può essere anche legittimo ) una civiltà totalmente latina . Queste opinioni , che non sarebbero in sé troppo considerevoli , ci offrono lo spunto a tratteggiare sinteticamente , nei momenti principali , lo sviluppo della Germania in seno alla civiltà europea , a mostrarne i contributi essenziali , ineliminabili , che si incentrano in un originale carattere di estremismo rivoluzionario distinguente appunto , nella storia passata , la funzione dello spirito tedesco nella formazione del mondo europeo . Vogliamo dire che la Germania ha portato alla civiltà europea un elemento di approfondita interiorità , un impulso a calare l ' ideale nel reale interamente : ha rappresentato quasi l ' avvertimento religioso contro ogni accasciarsi della spiritualità europea . Se si potesse antistoricamente , assurdamente astrarre dalla Germania , si perderebbe un duplice interiorizzamento di capitale importanza nella storia dello spirito . La storia europea si apre con un dualismo perfin troppo sfruttato dagli storiografi : Germanesimo e Romanesimo , che , fuori delle qualificazioni nazionali , si potrebbe ridurre a dualismo di barbarie giovane , feconda e di nobile saggezza , di forza e legge ecc . In realtà fu questo il vero atto di nascita alla storia della civiltà per lo spirito germanico , al quale il Romanesimo fu essenziale come cultura , dopo la cui assimilazione , la personalità non più ingenua comincia davvero a riconoscer se stessa . Perciò non ci fermiamo ad insistere su questo primo contatto della Germania col mondo latino , che è alla base e non ancora nel seno , della civiltà europea . La riforma era stata annunciata anche in Italia da spunti magnifici di neoplatonismo idealistico di grande profondità filosofica ( Valla , Ficino , Pico ) e , d ' altra parte , un grande tedesco direttamente vicino alla mentalità dei riformatori , il Cusano , si era formato sulla cultura e nell ' ambiente italiano . E furono poi il Socino e gli altri riformatori italiani a battere sul concetto essenziale della tolleranza . Ma insomma la potente scossa alle coscienze sonnecchianti e sorridenti fu data dalla riforma di Lutero , per opera di Lutero e dei decisi riformatori tedeschi avvenne la nuova nascita dell ' anima religiosa nel suo senso di completa fiducia in un Dio che agisce , sostiene , conduce dal di dentro le opere umane . Da una parte tornava la persuasione che solo l ' eterno ha valore , che l ' uomo deve annullarsi in Dio ( un approfondimento dei rapporti tra Dio e uomo , della completa dedizione del particolare all ' universale che è squisitamente religiosa e che si ritrova in seguito nello sfortunato movimento giansenista ) , dall ' altra invece si affermava la libertà dell ' uomo a pensare da sé , a staccarsi dalla mano materna della chiesa , a celebrare la propria spirituale originalità . Era insomma un riprendere contatto con il divino , fuori dei sillogismi e fuori dell ' elargizione ecclesiastica , dovuto a un estremismo , a un semplicismo distruttore il cui valore dialettico non può sfuggire a chi abbia un chiaro concetto dello spirito . L ' influenza diretta della Riforma sul mondo latino specialmente in Francia , è innegabile : è stato perfino notato che proprio la Riforma ha costretto violentemente la Chiesa cattolica a mettere bene in chiaro le sue carte e a definire per sempre il complesso delle sue leggi culturali , dei suoi dogmi , delle sue pretese di monopolio di salvezza . Ha rotto insomma la civiltà cattolica ed obbligato il cattolicismo ad entrare come una semplice forza nel giuoco più ampio della civiltà moderna . Ma a noi preme sopratutto in queste note far vedere la funzione dialettica della Germania come necessaria in una civiltà che va considerata come un risultato , una corposa sintesi di forze originali , native e perciò tra di loro contrastanti . Più confuso e complicato per gli stretti legami che ormai intercedevano fra le varie nazioni europee , si presenta il contributo dell ' elemento tedesco con il Romanticismo . Bisogna anzitutto notare che , per quante colorazioni diverse abbia potuto prendere in alcuni suoi rappresentanti , il romanticismo genuino è decisamente idealistico e trova il suo centro vitale nei teorici del trascendentale e dell ' assoluto . La collaborazione di poeti e filosofi nel primo romanticismo alla formazione di una nuova mentalità filosofica è così intensa e comune , che non si sa bene ancora se l ' autore del « Das älteste System - programm des Deutschen Idealismus » sia stato Schelling , Hegel o Hölderlin : il romanticismo era idealista e l ' idealismo essenzialmente romantico . Quello che abbia dato Kant al mondo dello spirito lo sa anche chi possiede una conoscenza minima del pensiero moderno : come sia da considerarsi uno stretto attraverso cui è dovuta passare tutta la precedente elaborazione concettuale della filosofia europea , come abbia fondato il nuovo Regnum Dei del disinteresse e della dignità umana extrateleologica ; come sia nata da lui una chiarezza cristallina al più assoluto dominio della coscienza , come per opera sua sia caduto , per non più tornare , il trascendente e tutto ciò che ne consegue . Rispetto al vero romanticismo fu soprattutto la base granitica , la salvaguardia contro le facilonerie e le intuizioni torbide . Il suo richiamo di eroe della morale alla universalità della coscienza legiferante è l ' inizio di un nuovo impeto religioso , di una nuova ribellione contro il formalismo del pietismo , il mondanizzamento della riforma e il materialismo illuministico troppo sorridente e sicuro di sé . I successori di Kant approfittarono della rottura del vecchio mondo per una nuova nascita dell ' uomo nella consapevolezza del proprio potere creativo . Il romanticismo più genuino è veramente uno « Streben » , un tendere generoso a nuovi valori spirituali . C ' è in tutti i romantici uno sforzo a chiudere l ' universale , l ' assoluto in ogni atto di vita , a realizzare il paradiso sulla terra , che era ignoto alla mentalità precedente , ed è proprio nell ' ambito del romanticismo tedesco che l ' aspirazione all ' universale e la sua giustificazione filosofica raggiungono un massimo che nessuna altra epoca ha toccato . Ci ricordiamo sì , fuori d ' Europa , delle profondità indiane , ma direi che restino per lo più in un cerchio pacato di moralismo e di saggezza senza quel senso della conquista che caratterizza il lato positivo del romanticismo . La vecchia metafisica , scartata e derisa più che abbattuta dall ' illuminismo , trovò davvero la sua fine nel criticismo kantiano , ma la nascita della nuova metafisica , della nuova teologia , sia pure troppo spesso trionfale e rapsodica , la dobbiamo all ' idealismo assoluto dei romantici . Essi ci diedero un Dio propagginato nella storia dello spirito perché ne rifiorisse ad ogni momento di espressione , e ci fossero resi impossibili i titanismi atei e negatori di un divino che si suppone diverso , lontano da noi . Quello che ci abbia dato il Romanticismo in ogni campo spirituale è tanto che ce ne sentiamo ancora , anche negandolo , eredi ; ma basterà qui notare l ' importanza del romanticismo per il fiorire dei principi nazionalistici nella loro massima purezza . La prima nazione europea che abbia coscientemente propugnato il principio nazionalistico con quella speciale giustificazione ideale di funzionalità delle nazioni al progresso dell ' umanità , è stata appunto la Germania di Fichte . Dopo il romanticismo , il mondo europeo prese coscienza del genio germanico e applaudì alle ceneri della gran fiamma romantica . Allora cominciò l ' oppressione del tedeschismo sul mondo occidentale , l ' ammirazione degli ingenui per le industrie del Reno e per le manifestazioni militariste del popolo tedesco . In realtà allora la Germania tradiva se stessa e il suo compito nella civiltà europea . Non si insisterà troppo sulla passività del materialismo in Germania : si perde la misura dello spirito e ci si volge all ' esterno , al « kolossal » , al quantitativo , si proclama : « Die Kunst hat die Tendenz wieder die Nator zu sein » , si prende il superuomo di Nietzsche per un volgare conquistador e si fonda la possibilità del kaiserismo . Spiritualmente Sedan fu l ' inizio della decadenza della Germania , della morte alla sua funzione , e il Sedanlächeln di cui parlava acutamente Giorgio Polverini nell ' « Italia letteraria » del 29 settembre , è il pietoso indice di un popolo che ha perduto il senso del divino per divinizzare la materia e la grandezza in estensione . Tutto ciò che è venuto dopo , è malato di intimo kaiserismo e di americanismo impesantito , incupito . La grandezza materiale parve stravolgere in un senso imbastardito , esteriore , i motivi più genuini del romanticismo : perciò si parlò di Kant che aguzza le baionette prussiane e si sentì indigesto per naturale reazione ogni prodotto dello spirito tedesco . Neppure la sconfitta della grande guerra , da cui « La Voce » nel '14 s ' aspettava mirabilia ( « Perché torni uomo bisogna che le tocchi . ... Una sconfitta tedesca farà prima di tutto del bene ai tedeschi stessi » ) cambiò l ' indirizzo della Germania e la fece ripiegare sulla sua tradizione migliore . Subito dopo la guerra era proprio l ' orgoglio della grandezza imperialistica che spezzava nelle mani di Liebknecht e della Luxemburg i loro sogni comunistici . Ora la Germania di Hitler non ha fatto altro che riacutizzare questa deviazione dal meglio della tradizione tedesca , con un ' audacia che non mancò neppure alla Germania di Guglielmo II . Noi rispettiamo moltissimo chi , in buona fede , prende una strada e la prosegue fino in fondo a costo di cascare in un burrone , e crediamo che questo sia un carattere rilevantissimo , così indiscriminato , dello spirito tedesco , ma qui è proprio il caso di fare giudizi qualitativi , di contenuto spirituale . Allora si vede che l ' Hitlerismo ha un valore di esperienza , sconta in certo senso i nostri possibili peccati , ma non contiene nulla di paragonabile a ciò che trovammo nella Germania pre - Sedan . L ' Hitlerismo , da una parte nega antistoricamente l ' essenza del Cristianesimo , congiungendo il proprio ideale eroico , ariano alla Germania barbara preromana ( ed è questa la vena più assurda ed ingenua del movimento ) , dall ' altra non vuole perdere dei momenti ( non dei valori ) della storia tedesca per lo spunto di glorificazione razzista che presentano : ci si riattacca così alla riforma luterana . Ciò ha fatto pensare a molti che non si tratti di una coincidenza , ma proprio di una vicinanza nucleare di Lutero e Hitler . L ' equivoco su questa parentela è patente : si presta fede al discendente che vanta il titolo nobiliare e non si guarda a ciò che sostiene le due personalità , le due affermazioni . In Lutero c ' era sì , ad esempio la tendenza ad una chiesa nazionale e cioè ad una svalutazione dell ' unica mastodontica chiesa gerarchica , per sfruttare ai fini religiosi la concordia di un popolo di uguale mentalità , ma non ad una chiesa di razza , in cui neppure il battesimo ha il potere di annullare le disparità naturali , non ad una chiesa che vive funzionalmente alla politica e perciò stesso nega la propria qualità religiosa . Cosa c ' entra la riforma di Lutero , sostenuta da tanto impeto spirituale , con la riforma del Keichbischof Müller che scristianizza il protestantesimo senza dargli nulla di nuovo ? Così come , se Fichte favorì il principio nazionalistico e per la nazione morì nella guerra di indipendenza contro Napoleone , il valore di quel nazionalismo , non era proprio la negazione di ogni nazionalismo , non era dominio di razza ? In quel momento lo spirito era con quel nazionalismo di alta coscienza morale , ora lo spirito è contro il razzismo barbarico della nuova Germania . Potrà sembrare assurda una assoluzione totale della Germania passata ( sentita come un elemento importantissimo , essenziale alla civiltà europea ) e una condanna pure totale della Germania moderna , e sembrerà troppo netta la separazione tra le due Germanie . Si dirà che il modo con cui si afferma l ' Hitlerismo è anch ' esso prettamente tedesco , estremista , vibrato , non patteggiatore . Infatti è questo l ' unico motivo per cui sinceramente rispettiamo lo sforzo del Tertium Imperium cui si può riconoscere una non ipocrita coscienza di missione divina , un certo senso teologale ( come accenna Delio Cantimori , recensendo , nel « Giornale critico della filosofia » del giugno , l ' antinazista Barth ) . Ma questa volta bisogna domandarsi : Cui bono ? A quale fine ? Ché un tuffo nella barbarie non è certo il migliore contributo che si possa portare alla civiltà europea . Nella Riforma e nel Romanticismo , la deduzione spirituale era esattissima , la fecondità di svolgimento patente , ma nel Nazismo le cose che più ci impressionano , oltre il coraggio che abbiamo già lodato , sono le corna barbariche del dio Wotan e la repugnante croce uncinata . Ad ogni modo c ' era nel nostro articolo un ' intenzione di esasperare i motivi estremi , di mettere in luce i caratteri fondamentali . E contentissimi se qualcuno ci mostrerà gli scarsi meriti della Riforma e del Romanticismo , ci farà vedere nel movimento nazista quelle idee e quel significato spirituale notevole per l ' Europa che noi non ci abbiamo saputo vedere .
IL FASCISMO IN INGHILTERRA ( PINTO NICOLA , 1935 )
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Chi tenga presente la storia politica della Gran Bretagna , negli sviluppi ch ' essa ha assunto nei secoli , e come da re Giovanni senzaterra all ' Imperatrice Vittoria , la vita politica inglese presenti una mirabile unità d ' intenti e insieme una salda realizzazione di quelli , chi pensi allo sviluppo costituzionale della monarchia britannica , realizzata per intuito di pensatori e fede rivoluzionaria di cittadini , chi pensi infine a quella teoria tanto caramente inglese dell ' evoluzione storica , ch ' è in fondo una forma di storicismo hegeliano , può dubitare un istante che l ' Inghilterra possa diventar fascista . Non già perché il Fascismo sia la negazione della costituzione , né perch ' esso sia una forma di involuzione storica , ma perché appunto in questi termini esso si presenta a molti cittadini dell ' Impero . Questa mistificazione del Fascismo è dovuta , in primo luogo , all ' interpretazione opportunistica dei Conservatori , che ne rilevano soltanto il lato autoritario , secondariamente all ' interpretazione dei Liberali e dei Socialisti che sono d ' accordo nel considerarlo un movimento reazionario , finalmente alla stampa commerciale , che , lungi dal tentare un ' esposizione di principi o una sintesi di risultati , offre ai suoi « business - men » il fatterello di cronaca fascista , che n ' è la manifestazione più volgarmente contingente . Se questi sono dei dati di fatto , essi tuttavia non si possono generalizzare , né ci possono dare una visione panoramica dell ' attuale stato d ' animo inglese . Forse in nessun campo più che in quello politico , sono precisamente le eccezioni quelle che vanno considerate : giacché lo sviluppo spirituale che possono dei singoli raggiungere in breve volgere d ' anni , non si può richiedere sia raggiunto da tutto un popolo : ma sono poi proprio quei singoli , quegli spiriti più felicemente dotati , che sanno guardare oltre le contingenze del momento , quelli che sono destinati ad accelerare il processo storico . Se l ' evoluzione non è solo una teoria inglese , ma risponde com ' è infatti all ' orientamento spirituale di questo popolo , non può mancare un ' evoluzione della vecchia Bretagna in senso fascista . Solo che , per quella sintesi diuturna che l ' Inglese attua tra passato e presente è inutile rilevare che più che sintesi latina è sovrapposizione sassone , di cui è espressione una stranissima soprastruttura di stratificazioni giuridiche , il Fascismo inglese non potrà , a mio parere , assumere l ' aspetto di una rivoluzione , ma si realizzerà , come dicono i suoi capi , costituzionalmente . Se è assurdo pensare che un movimento storico , possa rompere i ponti col passato , per il fatto stesso che è storico il processo può essere sintesi non negazione , o , se mai , negazione in quanto superamento , è ovvio però che dove in Italia il Fascismo ha creato un nuovo tipo di Stato , che non è né costituzionale puro , né parlamentare , né monarchico - presidenziale , ma è semplicemente fascista , il Fascismo inglese costituzionalmente realizzato potrà dare all ' Inghilterra una fisionomia fascista , ma , almeno per molto tempo , non ne farà uno Stato fascista . Peraltro questa forma di processo storico è immanente alla coscienza inglese : Hobbes , che fu il più grande teorico dell ' assolutismo è insieme il primo assertore del Liberalismo , e Locke non si comprende senza Hobbes ; l ' Inghilterra dal « nullus homo liber capietur vel imprisonetur » ad oggi , ha raggiunto in progresso di tempo una serie di libertà , che , tutte insieme , formano la costituzione inglese ; ma , accanto ad essa , i contadini pagano ancora le decime alla Chiesa , il Lord Major di Londra si insedia in Westminster con coreografia operettistica , e il deputato alla Camera deve tenere la tuba in testa quando siede o rivolge domande , e in mano quando lascia il posto o prende la parola . Ora , con tutto questo , non si può dire che l ' Inghilterra sia meno liberale della Francia , la quale , dopo tutti gli articoli dell ' Abbé Grégoire , faceva la Costituzione del '91 e il Trattato di Campoformio . La differenza sta in questo , che la Francia volle essere liberale con una Dichiarazione , l ' Inghilterra con delle leggi che costarono del sangue e furono scritte in sette secoli . Non è sentimento partigiano quello che mi ha fatto chiamare spiriti più felicemente dotati coloro che s ' orientano oggi in Inghilterra verso il Fascismo , giacché che il Fascismo necessiti insieme senso storico e tensione ideale , è ormai riconoscimento unanime . Ora l ' Inghilterra di fronte a questi uomini nuovi , che agitano le idee fasciste , presenta la contraddizione di aderirvi più in spirito di quanto non faccia in pratica . Ma se crediamo che la volontà crei la storia , e gli stati d ' animo le condizioni perché un ' idea si realizzi , queste adesioni inglesi al pensiero fascista acquistano al nostro sguardo nuovo valore . Non v ' ha dubbio che gli Inglesi non si sentano oggi scossi dagli avvenimenti , ch ' essi avvertono di subire : il governo Labourista '31-'32 , il crollo del Gold - Standard , l ' industrializzazione dei paesi importatori dall ' Inghilterra , la saturazione mondiale , lo scarso spirito nazionale della finanza inglese , la disoccupazione , il fallimento della conferenza per il disarmo , pongono i responsabili delle sorti del paese di fronte alla loro coscienza . L ' esame dell ' attuale situazione fa ironizzare sul sistema elettorale , e sul concetto di libertà , ma c ' è nell ' ironia un ' ansia di nuovo . Gli Inglesi avvertono ormai l ' insufficienza dei vecchi sistemi politici , avvertono la necessità di riprendere il passo col continente . La « splendid isolation » appare ormai una forma superata , prodotto insieme di necessità interne e di orgoglio nazionale . E poiché personalità morale , criticismo storico , sentimento nazionale respingono le concezioni socialiste e il ricordo degli scioperi del '26 ridesta ai loro occhi visioni tragiche ; poiché poi non sfugge loro che il Nazional - socialismo è una forma aberrante di Fascismo , essi naturalmente si orientano a quel movimento universale , che ancora una volta viene da Roma . Se falso orgoglio induce molti a disprezzare i movimenti continentali , se interessi formidabili di società e di uomini induce alla difesa di posizioni prese , se titolari di antiche nobiltà vantano i doveri della « noblesse oblige » , se senilismo naturale o politico non si decide a sonare le trombe di Gerico , c ' è pure però un ' organizzazione serrata di volontà chiare , che sa quel che vuole , e lavora tenacemente , in silenzio . Non la sola , ma la più importante organizzazione fascista in Inghilterra è la « British Union of Fascists » fondata il 1° Ottobre 1932 da Sir Oswald Mosley , che dal Conservatorismo all ' Indipendenza , attraverso il Laburismo , è giunto al Fascismo , per quel travaglio spirituale ch ' è comune agli uomini assetati di verità . I fascisti inglesi sono giovani , e sanno perciò guardare con occhi puri alla vita , con animo ansioso all ' avvenire . Essi sono accusati di agire violentemente : ma sono quelli stessi che , seppure non ancora organizzati , sventarono lo sciopero rosso del 1926; sono accusati di tendere alla Dittatura . L ' Inghilterra teme la Dittatura , che non è nella sua tradizione se non nella parentesi storica di Cromwell : ma la nuova valutazione che il secolo XX dà degli istituti dittatoriali , l ' abiura di tanti pontefici del credo liberale alla libertà individualistica , non possono non disorientare la mentalità inglese . Pure il Fascismo inglese non è dittatoriale : esso vuole soltanto portare nuova vita nella politica stantia , vuole soltanto modernizzare la macchina parlamentare : chiede costituzionalmente il potere al popolo inglese , raggiuntolo rafforzerà il potere esecutivo , pur mantenendo il parlamento che però assumerà forme più tecniche che politiche , o , se vogliamo , per la sintesi di politica e di tecnica , più veramente politiche . Come pittorescamente si esprime Sir Oswald Mosley , allora l ' uomo voterà come dottore od ingegnere , da donna come impiegata o come madre . Essi voteranno nei limiti delle loro attività , su soggetti che comprendono , per gente che conoscono . Le « Black - Shirts » propugnano la fine della lotta di classe , perché il Fascismo è una fede , ed anche un credo di significato religioso . Proibite le serrate e gli scioperi , gli interessi dei prestatori d ' opera e dei datori di lavoro saranno conciliati in nuova armonia industriale . Mentre le « Trades - Union » si orientano già verso la Corporazione , pur senza confessarlo , anzi blaterando di socializzazione della proprietà sugli schemi Marxisti , le Camicie nere auspicano chiaramente lo Stato Corporativo . Vedono in esso insieme la soluzione dei problemi economici , e di quelli più profondi di cui è vittima la nostra generazione . Solo lo Stato corporativo attraverso la completa razionalizzazione dei sistemi di produzione può garantire un aumento del livello di vita , e di conseguenza un potenziamento del potere d ' acquisto . Solo il Corporativismo può risolvere il problema cruciale della disoccupazione , in una prima fase attraverso la costruzione di opere pubbliche , in una seconda per progressivo riassorbimento della mano d ' opera . Solo il Corporativismo può dare al mondo una nuova civiltà ! La trasmutazione di tutti i valori in senso fascista , la sostituzione dell ' ideale pubblico all ' egoismo privato , del patriottismo alle lotte di parte , dell ' unità di intenti per la rigenerazione della Nazione all ' odierno caos , l ' abolizione delle barriere di classe , la valorizzazione di tutte le energie spirituali e fisiche della vecchia e gloriosa Inghilterra , questi i compiti del partito fascista . Se la camicia nera può urtare la suscettibilità della coscienza inglese , essa è sempre il simbolo esteriore della più grande forza morale del mondo che mira alla creazione di una nuova formi di civiltà ; essa esprime sempre l ' uguaglianza fattiva degli uomini davanti al lavoro , essa rappresenta un esercito . Quando le braccia non bastano a difendere i militi dagli attacchi dei rossi , armati di lame « gillette » di rasoi , di patate irte di spilli , di cocci di vetro , allora le donne fasciste imparano l ' yu - jitsu , e gli uomini usano gli automobili protetti da griglie . Chi ripensi alla nostra vigilia , ai prodigi del « 18 B . L . » , non può non guardare con simpatia e commozione il ripetersi di gesta altrettanto eroiche , dove la fede vince il numero e l ' « Old Bill » , la macchinetta fascista , esce salva dalle mischie coi rossi . Se il Fascismo è puro prodotto Italiano , se i suoi capi si considerano gregari di Mussolini , tra stupite rimostranze di pseudo - patrioti , la parola salace del Visconte Rothermore li pone di fronte alla realtà della Storia : « Se i loro antenati egli scrive fossero stati ugualmente stupidi , la Britannia non avrebbe né banche , né leggi , né football , giacché tutte queste sono invenzioni italiane ! I socialisti che disprezzano i principi e l ' uniforme fascista delle « Black - Shirts » perché sono d ' origine straniera , dimenticano che il fondatore ed il pontefice del loro stesso credo fu il tedesco ebreo Carlo Marx » . Posta dunque la necessità di aggiornare il sistema politico inglese , solo i fascisti comprendono la necessità di usare nuovi metodi e nuovi uomini . L ' ostilità all ' idea fascista del 1931 è sostituita oggi o da disprezzo , o da incomprensione o da entusiasmo . Chi la disprezza , la teme , e perciò sarà coinvolto nel processo storico : trasformare l ' incomprensione in entusiasmo , scaldare la classica apatia inglese , è questa la funzione delle « Black - Shirts » . Le adesioni di personalità politiche e letterarie da Winston Churchill a Lloyd George , da Lansbury a Bernard Shaw , da H . E . Crocker a Copeland , da Cole a Cripps , da Francis L . Seymour a W . Crocker , da J . Garland ad Albert Lynden , da Tom Maylor a S.E. G . Priestley , da G . Beli ad Harry C . Trengrove , da John Squire a Mary Allen ; il crescente entusiasmo delle adunate di Manchester e di Birmingham al Bingley Hall ; il ritmo accelerato del reclutamento , fanno pensare che le elezioni del '36 possano essere la prima grande tappa verso una vera fascistizzazione della Gran Bretagna . Concludendo , se d ' Inghilterra sarà più lenta nel processo evolutivo di quanto non sia stato qualche altro paese , pure bisogna riconoscerle tutte le possibilità di esaurire sino in fondo la dialettica fascista , di realizzare integralmente il pensiero corporativo .
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V ' è un problema posto dalla conquista etiopica , che è fondamentale tra quelli che si presentano alla vita italiana , quale quindici anni di Regime e i recenti avvenimenti sono venuti determinando : quello dato dalla necessità di « sistemare » il fatto nuovo , l ' Impero , nella vita e nella coscienza degli Italiani di tutti gli Italiani . Oggi l ' Impero , come realtà materiale e ideale , è ancora lontano ed estraneo alla grande maggioranza di essi una cosa che ancora non è entrata nel circolo vivo e reale delle loro esistenze . Il che è naturale , non avendo esso che un anno di vita : e mai come oggi , checché se ne sia pensato e scritto prima , è apparso chiaro che a formare la « coscienza imperiale » è necessario anzitutto , l ' Impero . Tuttavia , pur lasciando al naturale corso delle cose la parte che gli spetta , non sembra del tutto inutile anche la meditazione e l ' indagine teorica del problema . Porselo fin da principio con chiarezza è la condizione migliore per impegnarvisi coscientemente nella pratica , con lucida fermezza di propositi e di fede . E , giacché siamo giovani , ci piace porlo qui rispetto a noi stessi , per la parte che ci contempla . La posizione delle nuove generazioni di fronte all ' Impero si riassume in poche semplici parole : L ' Impero , « mèta verso la quale furono sollecitate durante quattordici anni le prorompenti energie delle giovani generazioni italiane » , deve essere ora il campo naturale , la materia della loro affermazione . Perché esso è sopratutto avvenire , e l ' avvenire per finora ineluttabili ragioni fisiologiche è cosa che riguarda i giovani più direttamente di ogni altro . Tale priorità implica doveri e diritti , va intesa come privilegio e come compito . In linea generale , crediamo di poter affermare che nessuno più delle generazioni dei giovani merita quello ed è idoneo a questo : perché di nessuno la sensibilità è più naturalmente vicina e idonea al gran « fatto nuovo » a comprenderlo e sentirlo in tutta la sua interezza , sopratutto in tutta la sua attualità , cioè concreta , necessaria « presenza » in ogni campo e riflesso della vita ideale e fisica del popolo italiano . Più che per ogni altra parte del popolo è quindi necessario per noi giovani realizzare alcune idee fondamentali . 1 ) La guerra etiopica ha chiuso un periodo di storia italiana e ne ha aperto uno tutto nuovo , diverso , con il quale viene a finire per sempre il nostro modo di essere ( per dir così ) puramente nazionale , per iniziarsene quello veramente , costituzionalmente « mondiale » . Chiameremmo ciò avere il senso della novità dell ' Impero . Novità significa che qualcosa di profondamente mutato c ' è ora nella nostra realtà di Nazione e di individui , anche se ciò non apparisca facilmente agli occhi di tutti i superficiali , esterni ed interni : mutamento che informa di sé ogni fatto , rapporto , problema connesso all ' esistenza di questi o di quella e lo fa esistere sotto una luce , gli dà una rilevanza diversa da prima . Da cui la necessità che vi corrisponda da parte nostra un atteggiamento , una considerazione diversa in un costante sforzo di adeguamento di tutto ciò che ci riguarda alla nuova realtà . 2 ) L ' Impero non è solo presente , ma è , come dicevamo , sopratutto avvenire . Ciò significa che esso comincia il 9 maggio XIV , non si realizza ed è compreso tutto in tale data , nella sua incarnazione odierna . Avere questo senso dell ' Impero nel tempo considerandone la realizzazione attuale come un inizio e un impegno non come qualcosa di già definitivamente determinato , conchiuso è un ' altra delle condizioni necessarie per porne nella giusta luce tutti i problemi , e quindi uno dei punti su cui il convincimento e l ' azione dei giovani deve poggiare ben fermo . Questo è necessario affermare verso tutti coloro , e non mancano neppure tra i giovani , che con facile ironia tendono a svalutare , in sé o negli altri , in buona o in cattiva fede , l ' importanza intrinseca di ciò che abbiamo conquistato laggiù e la sua capacità ad essere promosso alla dignità di Impero riapparso sui colli di Roma . Posizione superficiale ed erronea , dannosa a un ' esatta comprensione delle cose , che i fatti si incaricheranno di smentire , contraria com ' è alla dinamica storica dell ' epoca che andiamo vivendo . Ma anche prescindendo da ciò , sappiamo bene che l ' Impero come realizzazione compiuta , storica , è ancor lontano da noi . Ma è stupido atteggiarsi a derisori e scontenti della realtà odierna , quando è chiaro che a raggiungere quella maturità ideale e materiale non basta certo un anno e nemmeno un decennio , ma occorre l ' opera intelligente e continuata di molte generazioni . Piuttosto , da ciò nasce soltanto un dovere : quello di sentire l ' Impero nel nostro spirito come una cosa da costruire , una mèta da raggiungere di cui spettano a noi il compito e la responsabilità . 3 ) L ' Impero , infine , non è tutto e solo in Africa , non si circoscrive in quel pezzo di terra chiamato Etiopia . Spiritualmente e materialmente esso è sì gran fatto da avere relazioni e ripercussioni che vanno assai oltre , che hanno influenza rispetto a tutti gli Italiani ovunque essi si trovino : prospettando per essi del tutto nuove evenienze , impegnandoli tutti in modo che prima non era . Il suo fronte è quindi ovunque , si difende e si potenzia , o si danneggia , ovunque in Italia , in Africa , in Europa , in ogni altro continente . Di fronte agli utili che esso può arrecare stanno quindi per tutti noi dei doveri , delle responsabilità nuove da mantenere : verso noi stessi , tra noi , verso lo straniero . È l ' esigenza che il Duce per primo , come sempre , ha sentito e indicato ( « portare sul piano dell ' Impero tutta la vita nazionale » ) , e che è essenziale non sbandierare sui giornali e nei discorsi , ma assolvere concretamente , ognuno nell ' intimo delle proprie , piccole o grandi , responsabilità quotidiane . E anche questa è una delle cose da tenersi bene presenti , facendone sostanza del nostro modo di pensare e d ' agire . Su queste premesse non peregrine ( ma l ' importante non è fare delle scoperte , bensì dicevamo riconoscere praticamente nel proprio io quelle verità su cui tutti sono d ' accordo pubblicamente e in teoria ) deve basarsi ogni nostra volontà di essere e di fare nel clima imperiale , nella realtà italiana degli anni avvenire , in cui la nostra vita si troverà a svolgere le sue energie . L ' Impero sarà quindi naturalmente il nostro campo d ' affermazione e dovrà esserlo su due fronti : quello Africano della valorizzazione politico - economico - sociale dei territori conquistati , e quello italiano e mondiale dell ' elevazione a nuovo livello di tutta la nostra dignità di Nazione in politica , in economia , nella cultura . Bisogna che sopratutto dei giovani siano mandati in Africa , e sopratutto essi sentano il richiamo di andar là a costruire per sé e per la patria , dal nulla , una vita . In nessun altro luogo e modo potranno avere questa gioia orgogliosa della creazione ex - novo , dell ' essere agenti e partecipi di un ' affermazione di civiltà in ciò che essa ha di più fondamentale , grandioso , evidente . Gioia sana e ineguagliabile del lavoro plasticamente creatore , per noi e per quelli che verranno da noi , per oggi e per un domani che la nostra fede intravede grande che vale da sola a giustificare una vita . E d ' altra parte nessuno meglio di elementi giovani dà sicuro affidamento di continuità e di durata : siano contadini , operai , commercianti , artigiani , professionisti , dirigenti o funzionari di governo essi hanno tutti nei confronti dei più anziani maggiore indipendenza di affetti e interessi , meno abitudini , meno attaccamenti rispetto alla vita dei loro paesi e città , e più facilmente , legati dal loro lavoro alla vita che essi stessi costruiscono , creeranno là i loro affetti , le loro abitudini , il loro ambiente e costituiranno la base di quelle generazioni di coloni stabilmente residenti e interessati alla colonia , che dovranno essere la caratteristica e la forza del nostro Impero . Ma , dicevamo , l ' Impero non è tutto e solo in Africa : ci sono dei compiti , delle responsabilità derivanti da esso , che hanno valore per tutta la vita nazionale e per tutti gli Italiani . E su questo , che è forse il lato più delicato , perché più sfuggevole e complesso del problema , sarebbe necessario un lungo discorso , dato che enorme è la sua entità e abbraccia tutti i rami , tutti i campi della vita della Nazione , tutte le possibilità dei suoi individui . È in sostanza un processo di adeguamento in alto quello che si richiede è quello che fin dal 9 maggio proclamazione dell ' Impero il Duce ha espresso in un enorme , tragico interrogativo lanciato alla folla , e su cui la facile retorica dei quotidiani e delle esibizioni oratorie ha sempre preferito sorvolare . Ha detto il Duce : « Ne sarete voi degni ? » . Meditiamo su questo interrogativo : anziani e giovani , illustri e oscuri . Solo un Capo come lui poteva , in quella sera di gioia e di trionfo , averne presente la formulazione superando la contingenza dell ' ora e degli avvenimenti per mirare alle profondità dello spirito , alle doti primigenie e creative di una stirpe prospettate sul quadrante dei secoli . Meditiamoci tutti , e provvediamo . È un monito e un imperativo , che vengono da quelle parole perché di risposte non se ne può concepire che una , quella che ha dato la folla . Ma è un giuramento che va mantenuto : e sopratutto noi giovani abbiamone il senso religioso e impegnamo la nostra coscienza poiché è nostro compito naturale a realizzarlo in tutta la nostra realtà di Nazione : Scuola e cultura , vita politica ed economica . Partito e Forze Armate . Ovunque , c ' è bisogno ora più che mai di intelligenze sveglie , di valori spirituali e morali sopratutto di fede integra . Attenzione ai periodi che seguono a una vittoria : già Mazzini avvertiva che sono sempre i più pericolosi . L ' Italia è oggi nella condizione di chi ha fatto realmente qualcosa d ' aver molto mutato e camminato dal punto ove le classi dirigenti del dopoguerra l ' avevano fermata : il pericolo è ora , fatale , che avendo fatto molto si creda dai più di aver fatto quasi tutto , e sia consentito adagiarsi in un ' ottimistica posizione di quiescenza e di riposo . Tendenza inavvertita ma in un certo senso spiegabile dopo quindici anni di Regime che hanno pungolato tutte le energie , teso tutte le volontà , chiesto molti sacrifici e maggiormente nei ranghi di coloro che dirigono , che hanno compiti di responsabilità e di comando , in qualunque campo . Mai come ora invece è stato necessario il contrario un clima più duro , una tensione ideale più alta . Tutto ha ora relazioni più lontane , riflessi più vasti e insospettati , ripercussioni più profonde , importando con sé la necessità di non trascurare nessuna di quelle cose e questioni che sembrano piccole e secondarie e non lo sono , perché tutto si lega e fa sistema , ogni cosa ha con le altre mille rapporti sottili e tenaci , nel piano fisico e in quello spirituale . Nella delicatezza dell ' ara in cui il respiro della nostra vita nazionale si è improvvisamente ingigantito e approfondito mentre problemi nuovi e imponenti si affacciano alla soglia del futuro , alla considerazione degli spiriti pensosi , e si svolgeranno per secoli condizionando l ' avvenire all ' impostazione che oggi se ne fa sia di conforto al Capo e di garanzia del domani la vigile coscienza di noi giovani , questa nostra intelligente e serena volontà di essere presenti e partecipi , di affermare noi stessi nell ' Impero e l ' Impero nel mondo .
LE CATTEDRE DI STILISTICA ( CROCE BENEDETTO , 1903 )
StampaPeriodica ,
In un opuscolo testé pubblicato il Trabalza espone quale a suo modo di vedere dovrebbe essere l ' ufficio dell ' insegnamento di Stilistica , che negli ultimi anni si è venuto istituendo presso le Facoltà di lettere di parecchie Università italiane . Quando udii per la prima volta quel nome imposto alle nuove cattedre , il mio pensiero corse ai lavori di simile titolo che escono dalle scuole di Germania e che hanno intento meramente filologico ; e mi parve strano che si volesse così presto dar forma di speciale insegnamento a ricerche ancora alquanto vaghe e di valore dubbio . Ma poi , raccolte informazioni , seppi che si trattava nient ' altro che d ' insegnamento destinato ad ammaestrare nell ' arte dello scrivere . E ciò riceve conferma dallo scritto del Trabalza . Il quale crede che il programma di quell ' insegnamento dovrebbe , oltre gli esercizî di composizione , contenere altre due parti : l ' una , teorica , di principî generali della forma letteraria , con la critica delle teorie rettoriche che ancora infestano i manuali e i cervelli ; e l ' altra , di lettura e comento delle opere letterarie . " Così ( egli dice ) , mentre l ' insegnamento della Stilistica continuerebbe con nuove applicazioni e più minute e profonde analisi l ' istituzione letteraria della scuola media , verrebbe a connettersi , per un lato , a quello dell ' Estetica , per un altro a quello della Storia letteraria , appendice o complemento di essi " . E , come esempio , offre il sommario di un corso da lui disegnato . Si Pergama dextra defendi possent ... , - ho pensato nel leggere le motivazioni e il programma ; e a lettura finita non sono rimasto persuaso circa la legittimità delle cattedre nuovamente istituite . Qualche insegnante universitario che ho interrogato sulle ragioni che avevano indotto a proporre quella istituzione , mi ha detto che essa rispondeva a un bisogno ormai generalmente avvertito , di rimediare cioè all ' impreparazione letteraria che si nota nella maggior parte dei giovani che il Liceo manda all ' Università . Perfino i laureandi presentano tesi con errori di grammatica , e talora di ortografia . - Se è così , il rimedio mi sembra peggiore del male . Il Liceo non prepara i giovani come dovrebbe ? E si corregga e migliori il Liceo ; ma non si ricorra al poco legittimo espediente di rimediare alle deficienze del Liceo nell ' Università , con l ' effetto di snaturare questa e col rischio di mettersi sopra una cattiva china . Dopo la scuola di grammatichetta e composizione , converrebbe istituire nell ' Università una scuola di cultura generale , ossia più o meno un Liceo completo ; e poi ( perché no ? ) un piccolo Ginnasio , o anche una quinta classe elementare , o addirittura una scoletta serale complementare . Ragioni in apparenza almeno più sode si recano da altri . Si è abusato dell ' indirizzo storico e filologico : è tempo ( si dice ) di promuovere più che non si sia fatto finora la cultura estetica . Non basta che i giovani conoscano la biografia dello scrittore o le fonti di un ' opera letteraria : occorre che sappiano gustare questa sotto il rispetto artistico . Non basta che lavorino su tali e tali opere letterarie particolari ; occorre che essi sappiano che cosa è letteratura , che cosa è stile e che cosa è forma in generale . Non basta che i giovani scrivano senza spropositi : è necessario che scrivano bene , con eleganza e sapore letterario . E a queste esigenze viene incontro , in qualche modo , l ' insegnamento della Stilistica . Senonché tutto ciò di cui ora si fa richiesta dovrebbe essere già nell ' Università . Intendere esteticamente gli scrittori ? Ma ogni professore di letteratura consapevole del suo ufficio deve farli intendere a quel modo , e non restringersi alla mera erudizione : altrimenti , viene meno al proprio dovere . Dar concetti esatti circa la letteratura e l ' arte ? Ma questo è oggetto dell ' Estetica , parte della filosofia che non dovrebbe essere trascurata dal professore di filosofia teoretica ; il quale , poi , non può trattare di psicologia e di logica , né della natura del linguaggio , senza trattare insieme della natura dell ' arte . Esprimere con semplicità ed eleganza , ossia con proprietà , il pensiero ? Ma ogni professore , nell ' insegnare la sua scienza , deve insieme insegnare a esprimersi intorno a essa con quella proprietà , con quell ' eleganza , che non è lenocinio , ma parte e compimento del vero . " Deve , dovrebbe ... Questo è il punto ( ribattono i sostenitori delle nuove cattedre ) . Il vostro è un ragionare in astratto . Voi avete in mente un ideale di Università dal quale la realtà è ben lontana . Nella realtà , i professori di letteratura sono di solito meri ricercatori ed eruditi ; i professori di filosofia non toccano mai del problema estetico , linguistico , letterario , come se non esistesse ; i professori in genere parlano e scrivono come Dio vuole , e comunicano la loro scienza in forma affatto rozza e approssimativa . Poiché questo stato di cose non si può cangiare d ' un tratto , e non c ' è neppure speranza che muti presto , bisogna aiutarsi con gli espedienti . Ed ecco la necessità di una cattedra , che serva da supplemento a tutte le altre da voi ricordate : la cattedra di Stilistica " . Come si vede , è il medesimo argomento ricavato dall ' asserita impreparazione degli scolari del Liceo ; solamente qui esso è invertito , e l ' impreparazione è affermata come condizione di fatto non più degli studenti ma dei professori stessi di Università . Credo che la descrizione degli studî letterari nelle Università sia alquanto esagerata nel colore . Ma , ammettendola come vera , anche qui bisogna guardare che il rimedio non riesca peggiore del male . Infatti , la considerazione estetica delle opere letterarie non può essere separata dalla considerazione storica , che ne forma la base . Le teorie sulla letteratura diventano false o inintelligibili , quando vengono distaccate dall ' Estetica , nella quale trovano la loro ragione e il pieno loro significato . E quanto allo studio dell ' espressione e all ' esercizio dello scrivere bene , come mai può svolgersi sanamente , disgiunto dallo studio delle materie da esprimere ? Non c ' è pericolo che , a questo modo , si ricaschi nella vecchia malattia italiana della rettorica ? Il Trabalza avverte in un certo punto ( p . 21 n ) : " La ricerca del decoro della forma potrebbe essere egualmente dannosa , perché fare dello stile non è dare a un dato contenuto la forma che gli conviene " . Proprio così ; e io soggiungo che da alcune nostre Università , nelle quali hanno efficacia insegnanti che curano assai la forma , vengono fuori scrittori ora tronfi e leziosi , ora sforzatamente spiritosetti e arguti , ripetitori ed esageratori dei maestri , dai quali hanno preso la maniera . La sciatteria è un male ; ma male non minore è l ' affettazione letteraria . E , considerato il temperamento italiano , il secondo , forse , è da temere più del primo . Queste sono le obiezioni che , sotto l ' aspetto pedagogico , si possono muovere alle cattedre di Stilistica . Desta , a ogni modo , maraviglia che una riforma com ' è quella effettuata con l ' istituzione delle cattedre anzidette e che implica , come ho mostrato , problemi di non poca importanza , sia stata introdotta alla chetichella , senza la larga e viva discussione , che avrebbe dovuto precederla . L ' opuscolo del Trabalza è il primo , a mia notizia , che affronti di proposito l ' argomento e porga insieme raccolti gli elementi necessarî per discuterlo . C . TRABALZA , La stilistica e l ' insegnamento di essa nell ' Università ( Roma , Società Dante Alighieri , 1903 ) .
NOI E IL MONDO ( DE'_COCCI DANILO , 1937 )
StampaPeriodica ,
Da alcuni anni in ogni luogo di Europa , ed ormai anche del mondo intero , si identificano con la parola « Fascisti » certi gruppi politici dai colori più svariati . La maggior parte di tali partiti oltre al contenuto nazionalistico che non manca mai , arrivano anche a formulare dei programmi sociali abbastanza elevati in cui si affacciano delle idee collaborazionistiche . A dare a tali movimenti il nome di fascisti non siamo certo noi che anzi spesso accettiamo tale denominazione , senza porre precisazioni pedanti e senza fare lunghe ricerche , solo per scopi contingenti di politica e sopratutto in vista di un comune programma antibolscevico . Ciò che è oltremodo opportuno mettere in evidenza è che in tutto il mondo si è concordi nell ' usare a proposito , o come più spesso accade , a sproposito , il vocabolo « fascismo » . Tale etichetta talvolta viene appiccicata a movimenti sinceramente e fondamentalmente evoluzionistici , talvolta viene invece usata ad indicare delle pure e semplici reazioni . Tutto questo può essere prova della confusione di lingue che regna in un mondo disorientato alla vana ricerca di se stesso , in cui la belva bolscevica arriva ad atteggiarsi a pacifica sostenitrice delle libertà civili e della mentalità pigra di un enorme numero di persone che non riescono più ad adeguarsi alla realtà e non possono più scorgere nulla al di fuori di schemi logici precostituiti . Ad ogni modo con il fare apparire i vocaboli « fascismo » e « fascisti » nelle più disparate parti del mondo si viene senza dubbio a riconoscere a tali movimenti un qualche elemento comune , in cui si ravvisa il carattere di una possibile universalità . È interessante il vedere come tutto questo avvenga senza nessuna propaganda e senza la minima attività esportatrice da parte del Fascismo italiano e senza nessuna organizzazione sul tipo di una internazionale vuoi rosa , vuoi rossa . Se per ora pure trovandoci in mezzo a tanta confusione si è d ' accordo nel vedere una tendenza all ' universalità ravvisando ovunque nei movimenti così detti fascisti se non altro la volontà di mettere un ordine , la tendenza a stabilire un ' autorità e una disciplina là dove non ve ne è , cioè alcuni dei sommi elementi costitutivi della dottrina fascista , non dubitiamo che in un avvenire non lontano , ancora senza il minimo bisogno di propaganda , ci sarà chi comincerà a capire e ad attuare tutta quanta l ' essenza del nostro fascismo . Non mancherà più allora nel mondo la possibilità di distinguere i fascismi veri da quelli falsi ; questi ultimi vedranno chiara la necessità di trasformarsi per evitare l ' ipotesi di perire per forza di cose senza rimpianti . A questo scopo il tempo sarà un ottimo lavoratore . È indubbio che in molti casi i partiti o i governi che si dicono o vengono detti fascisti non sono altro che le vecchie destre nazionaliste che tirano fuori nuovi strumenti di lotta politica . Di tali destre non c ' è da avere , almeno per ora , troppa fiducia e ci meravigliamo davvero che certi grandi giornalisti , senza attender troppo , inneggino e brindino ad ogni parola o ad ogni scritto di una qualsiasi personalità di uno dei gruppi in questione . Tali giornalisti danno prova di avere intorno al fascismo delle idee piuttosto indefinite per non usare altri termini . Anche quando si ha da fare con movimenti aventi un programma decisamente innovatore , è necessario essere molto cauti nel giudicare . Occorre come primo elemento di ogni possibile giudizio porre mente alla attuabilità del detto programma . Il primo e fondamentale requisito perché un governo , meglio , uno stato , possa proclamarsi fascista è l ' esistenza di un uomo oppure di un ristretto gruppo che , non solo voglia , ma anche possa , non soccombendo dinanzi alle contingenze , dominare tutte quelle forze che per la loro stessa composizione non possono non essere tenacemente conservatrici e cioè il capitalismo , la borghesia , i dottrinari etc . Quanto sopra porta con sé il fatto che se un governo ha un programma sociale e fa delle riforme sentite ed opportune , ciò non basta certo per dare a tale governo la qualifica di fascista . Tra i riformatori e gli evoluzionisti è capitale il distinguere coloro che fanno il minimo possibile di innovazioni verso il popolo per restare radicati al potere e per non smentire un programma precedentemente sostenuto e coloro che invece lottano costantemente , usando tutti i mezzi politici , per attuare il maggior numero possibile di riforme , cioè tutte quelle riforme che non siano incompatibili con il senso comune , con le esigenze concrete delle masse , con i dati di una civiltà , in una parola con il momento storico . È del resto evidente che una valutazione siffatta , massimamente quando si tratta di paesi stranieri , è tutt ' altro che facile e spesso umanamente impossibile . Anche qui è necessario lasciar lavorare il tempo e la storia . Quando gli stati fascisti o fascistoidi saranno nel mondo la regola , cosa di cui i fatti non ci lasciano dubitare , gli uomini di stato , nel perseguimento della politica internazionale , avranno dinanzi a sé due vie . Da un lato potremo avere un certo numero di stati portatori di sentimenti nazionalistici , egoistici ed imperialistici giunti alla esasperazione o per causa propria o per causa altrui . Si avrà allora in tali casi un programma collaborazionistico e sociale solo per uso interno accompagnato da un opposto programma di egoismo e di prepotenza per uso esterno . In questo caso il mondo avrebbe fatto un ulteriore passo verso la catastrofe ed ogni soluzione dei problemi più assillanti per l ' umanità verrebbe rimandata a tempi migliori . Dall ' altro lato abbiamo la vera soluzione fascista e corporativa consistente nella proiezione anche nel campo internazionale dei principii già affermati ed attuati nella organizzazione interna e cioè dei principii di collaborazione , gerarchia , solidarietà , ordine , disciplina . Si arriverebbe fino dagli inizii alla rinunzia di tutti quegli egoismi particolari dannosi alla convivenza comune . Ogni stato organizzerebbe la propria politica e la propria economia tenendo conto degli interessi superiori e imprescindibili della collettività .
IL NUOVO ROMANZO DI ALBERTO MORAVIA ( DONINI AMBROGIO , 1936 )
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Gli ambienti letterari fascisti italiani hanno fatto la congiura del silenzio , o quasi , intorno all ' ultimo romanzo di Alberto Moravia ( Le ambizioni sbagliate , Milano , Casa Editrice Mondadori , L . 15 ) ; atteggiamento stranamente contrastante con il favore che solo un anno fa aveva accompagnato la pubblicazione di una raccolta di novelle dello stesso autore ( La bella vita , Giuseppe Carabba , Editore ) e salutato l ' annuncio del libro in preparazione . Al di là e al di sopra di tutte le vicissitudini esterne , che hanno certo il loro peso ma non bastano a spiegare questa nuova e voluta « indifferenza » , sarebbe difficile non vedere un certo sforzo , da parte della società fascista , per separare le proprie responsabilità da questo giovane e forte scrittore , nato sul suo stesso terreno e prodotto ` dal suo stesso clima , ch ' essa si è accorta infine di portare sulla propria pelle come il sintomo implacabile di una malattia organica che non perdona . Le autorità ufficiali e i censori del Sant ' Ufficio , nella loro coerente ipocrisia , si sarebbero probabilmente accontentati di aver fatto sopprimere qualche dettaglio di anatomia e di aver trasformato lo sbocco logico del romanzo , il suicidio , in una risoluzione altrettanto scialba quanto imprevista ( come in certi film moralizzanti : « Visto che non vuoi fuggire con me , ora che ho ucciso e rubato , andrò a consegnarmi alla polizia » ... ) . Ma l ' istinto di classe della borghesia fascista , vergognosa di un male che la mina e la denuncia in modo tanto più efficace quanto meno diretto , ha avuto un soprassalto che gli stessi tutelatori d ' ufficio della « morale » pubblica non avevano forse previsto . È tutta l ' opera di Alberto Moravia ch ' essa vorrebbe oggi gettar lontano da sé , dopo averla in un primo momento celebrata non meno istintivamente , perché si riconosceva in essa . È il ricordo sferzante delle pagine fredde , stridenti , mostruose spesso degli Indifferenti ch ' essa vorrebbe oggi soffocare con rabbia , quando circonda di un falso velo di silenzio la lunga vicenda del nuovo romanzo , superiore forse al primo dal punto di vista stilistico e letterario , ma infinitamente meno efficace dal punto di vista umano , documentario e anche artistico . Nessuno scatto di collera o di angoscia , nessuna tardiva velleità di sconfessione potranno mai far sì che gli Indifferenti non siano stati scritti e non siano quello che sono . L ' imitazione di altre scuole o tendenze letterarie , più sensibile nell ' ultimo romanzo ( come non pensare a Dostoievski , a certi tormentosi soliloqui di Raskolnikov soprattutto , in alcune delle pagine più drammatiche di Le ambizioni sbagliate ? ) , non costituiva là che un elemento molto secondario . Che dopo anni di sbandierata rivalorizzazione di tutti i principi « morali » , sui quali la società fascista edifica la propria sovrastruttura ideologica ( onore , orgoglio , famiglia , religione , affetti , ecc . ) , un giovane poco più che ventenne , staccato da contatti letterari o filosofici troppo pronunciati , ma abbarbicato al suo mondo , al mondo dell ' Italia fascista abbia soltanto potuto pensare un libro come quello , realizzato con quella forza artistica , creatrice , che nessuno può sognarsi di negare : ecco che cosa costituisce essenzialmente , ai nostri occhi , il « caso Moravia » . Molti sono i nostri compagni che hanno letto gli Indifferenti e ne hanno riportato un ' impressione spesso penosa , talora di disgusto quasi fisico , e hanno sentito sorgere in sé una reazione istintiva e profonda . È bene , è sano che sia così : e molti altri dovrebbero fare la stessa esperienza . Ricordate quei monaci medioevali che obbligavano il novizio a passare le notti accanto a un cadavere in putrefazione , perché meditasse a suo agio sulla bruttura della carne ? Noi invece , che amiamo le bellezze della vita e denunciamo la bruttura di un mondo sociale che vogliamo distruggere dalle radici , il mondo dei tristi personaggi di Moravia , non abbiamo meditazioni da compiere , ma conclusioni di azione da trarre : ecco il volto ripugnante dei pretesi moralizzatori e difensori delle tradizioni italiane , ecco i profittatori e gli sfruttatori del popolo , i nemici della pace e della patria ! Senza volerlo , Moravia ha lavorato anche per noi , operai , contadini , rivoluzionari italiani , che lottiamo per spazzar via tutto il marciume di questa società in putrefazione , di questa gente che non ha rossore delle più sconcertanti aberrazioni psicologiche e morali , che gioca con l ' idea del vizio e del delitto , ma prova « un senso di ripugnanza , di umiliazione » quando passa attraverso una folla di scioperanti in lotta per il pane e per un mondo migliore ( Gli Indifferenti , Ed . Corbaccio , p . 27 ) . Bisogna riconoscere che sotto questo aspetto , il solo sul quale per il momento vogliamo attirare l ' attenzione dei compagni , il secondo romanzo di Moravia è infinitamente meno rappresentativo . L ' autore , in virtù stessa della sua arte , si è ormai staccato idealmente da quegli ambienti che gli nascevano lucidi e freddi sotto la penna quando scriveva il suo primo libro . Oggi , che egli lo voglia o no , non c ' è più soltanto l ' analisi di una situazione , di uno stato d ' animo , di un pensiero o dell ' assenza di un pensiero : c ' è già il principio di un giudizio , si sente già affiorare una valutazione di carattere filosofico o morale . Quella spaventosa assenza di volontà , di reazione sentimentale o morale , che colpisce fin dalle prime pagine degli Indifferenti e si sviluppa metodica ed esasperante fino alla chiusa , quasi a riflettere la suprema indifferenza degli strati decisivi della società borghese , del capitale finanziario , del regime fascista , di fronte ai problemi del dolore , del lavoro , dell ' elevazione umana , cede il posto nelle Ambizioni sbagliate a una forma di introspezione , di tormento , di « autocritica » , ancora ossessionante ma molto meno originale e significativa . Non si trasportano a piacere in una determinata atmosfera sociale le esperienze di un altro ambiente o di un altro momento storico . L ' indifferente di ieri , espressione cruda , allucinante , di uno strato notevole della gioventù intellettuale italiana del dopoguerra , cresciuta all ' ombra del fascismo , e isterilita dalla sua ideologia , incomincia a studiarsi ; ma invece di guardare intorno a sé , nella realtà economica e sociale che lo condiziona , si è messo a studiare Proust , Dreiser o Dostoievski ( per non citare che alcune delle influenze più appariscenti ) . Senza ancora condannarsi , si vede vivere : e non può reprimere un movimento di disgusto , un senso di vuoto , di scoramento , di noia . Siamo già sulla soglia di un nuovo , desolato pessimismo : qualcosa di molto diverso dall ' indifferenza . Quando Leopardi , oltre un secolo fa , ironizzava nelle Operette morali contro gli « stupidi » progressi della scienza e dell ' industria ( trovatemi una macchina che ci dia un vero amico , una donna fedele , ecc . ecc . ) , e proclamava l ' infinita vanità del tutto , non ci si può sottrarre alla sensazione che nel suo pessimismo trovasse sfogo l ' ansia e il risentimento della vecchia società feudale italiana , che vedeva avanzare con successo sulla scena del mondo la sua antagonista , la classe borghese . Artisticamente e letterariamente , l ' indifferenza moraviana ( i due termini di confronto non hanno che un valore di indizio , si capisce ) poteva forse essere l ' equivalente storico di certo pessimismo del secolo scorso , nella nuova situazione in cui la borghesia fascista vede sorgere e giganteggiare il suo antagonista e becchino , il proletariato . Ma la confusa ideologia che si districa dall ' ultimo romanzo , se non rappresenta il primo passo verso una decisa presa di posizione in tutti i campi contro una società che solo vagamente si condanna , non farà che straniare Moravia dalla realtà italiana . Solo servendo la verità , ripeteva ancora recentemente André Gide , lo scrittore può servire lo sviluppo artistico dell ' umanità , e quindi la rivoluzione . Moravia non è certo uno scrittore rivoluzionario , ma si stupirebbe ancor più se si dovesse negare alla sua arte un carattere umano , se vogliamo umanistico . I tristi eroi degli Indifferenti ci hanno colpito fin dal principio come qualcosa di repellente , come dei mostri , ma dei mostri veri , viventi , scaturiti dalla fermentazione di tutta un ' epoca ; e finita la lettura non possiamo fare a meno di sentirci grati al giovane romanziere , che ci ha forgiato un ' arma vera per la nostra lotta , per la lotta contro la società degli istinti più biechi e dello sfruttamento più avido . Ma guai se l ' arte vigorosa di Alberto Moravia dovesse cedere il posto a un sottile e sterile gioco psicologico , come talora accade nelle Ambizioni sbagliate : si finirebbe così con l ' uscir dal vero , dall ' umano di oggi . C ' è da augurarsi che al rude contatto con la realtà l ' arte di Alberto Moravia non si smarrisca nell ' artificio e sappia trovare infine la propria strada : la strada di coloro che sanno maneggiare lo scalpello non soltanto per modellare , ma anche per abbattere .
IL PIANO CORPORATIVO DI MUSSOLINI ( DI_VITTORIO GIUSEPPE , 1936 )
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Le corporazioni fascisti , organizzazioni della guerra e della dominazione del grande capitalismo . Il discorso pronunciato da Mussolini il 23 marzo scorso , all ' Assemblea nazionale delle corporazioni , ha evitato scrupolosamente di fare il bilancio riassuntivo del primo anno di esistenza del regime corporativo . Costituite con la legge del 6 febbraio 1934 , le 22 corporazioni , che abbracciano l ' insieme dell ' economia del paese , cominciarono a funzionare verso la fine del 1934 e il principio del 1935 . Ciascuna di esse ha discusso le questioni giudicate più importanti nella rispettiva sfera d ' azione , ed ha presentato le proprie conclusioni al governo , al quale sono riservate tutte le decisioni definitive . Era legittimo attendersi e la stampa fascista lo aveva annunciato che Mussolini , alla prima Assemblea generale delle corporazioni , avesse tirato le somme della esperienza del primo anno di vita corporativa . La ragione della volontaria omissione è comprensibile . Avendo esaltato per anni il futuro regime corporativo come un evento rivoluzionario , il quale avrebbe iniziata l ' era della « più alta giustizia sociale » , Mussolini ha sentito che gli sarebbe stato estremamente difficile dire che cosa si sia veramente realizzato sul cammino della nuova era promessa . Al contrario . Le questioni brucianti delle masse lavoratrici non sono mai state nemmeno messe all ' ordine del giorno delle corporazioni . Tutta l ' attività - di tutte le corporazioni è stata diretta verso un duplice obbiettivo fondamentale : rafforzare il monopolio economico e politico degli strati più potenti e reazionari del grande capitalismo ( a danno del popolo , delle piccole e medie aziende e anche degli strati inferiori della borghesia ) , monopolizzare e asservire tutta l ' economia del paese ai fini della guerra e del soprapprofitto del grande capitalismo . Il nostro partito non ha atteso né il recente discorso di Mussolini né il primo anno di esistenza del regime corporativo , per dare un giudizio esatto delle corporazioni , che l ' esperienza ha confermato in pieno . Già nel 1933 in un appello lanciato al popolo italiano , in risposta all ' ondata di demagogia scatenata dal fascismo sul tema del corporativismo , il nostro partito affermava : « ... l ' annuncio delle corporazioni è un annuncio di guerra . La corporazione è la forma organizzata della mobilitazione industriale e della organizzazione dell ' economia in vista della guerra ... La corporazione è l ' organizzazione di un più grande sfruttamento del proletariato e dei lavoratori da parte del grande capitale , di una più grande schiavitù delle masse ; essa è una preparazione immediata della guerra » . Se potesse sussistere il minimo dubbio sulla scrupolosa esattezza dell ' apprezzamento dato dal nostro partito ( in un momento in cui la demagogia di Mussolini aveva assunto una tale ampiezza da far dire persino a qualche compagno socialista , sulle colonne del Nuovo Avanti , che nel corporativismo ci poteva essere « qualche cosa di buono ! » ) , il piano corporativo annunciato dallo stesso Mussolini , nel suo discorso del 23 marzo , basterebbe a dissiparlo . In che cosa consiste realmente questo piano corporativo ? La presentazione che ne ha fatto il suo autore non lascia alcun dubbio . « Questo piano ha detto Mussolini è dominato da una premessa : la ineluttabilità che la nazione sia chiamata al cimento bellico . Quando ? Come ? Nessuno può dirlo , ma la ruota del destino corre veloce ... Questa drammatica eventualità deve guidare tutta la nostra azione . » Si tratta , dunque , in primo luogo , di un piano di guerra , di un piano per « l ' organizzazione dell ' economia in vista della guerra » . Mussolini non ha neppure parlato della guerra attuale contro l ' Abissinia , che viene considerata una semplice spedizione coloniale ! ... La guerra che Mussolini annuncia come prossima è la guerra europea e mondiale , la guerra per una nuova divisione del mondo , la cui punta principale è diretta contro l ' URSS e di cui Hitler e Mussolini sono i più accaniti fautori . E per sottolineare , a un tempo , l ' ampiezza della subordinazione alle esigenze della guerra , dei bisogni economici più elementari del popolo e l ' imminenza della nuova carneficina mondiale , Mussolini ha soggiunto : « Andiamo verso un periodo durante il quale le grandi industrie non avranno né tempo né possibilità di lavorare per il consumo privato , ma dovranno lavorare esclusivamente o quasi per le forze armate della nazione » . Tutta l ' economia del paese , tutte le magre risorse ricavate dal lavoro del popolo italiano vengono monopolizzate e assorbite per la guerra e ... per i soprapprofitti del grande capitale . Uno degli aspetti essenziali del « piano regolatore e enunciato da Mussolini è il modo con il quale verrebbe realizzata l ' organizzazione dell ' economia del paese ai fini della guerra , cioè la particolare organizzazione che verrebbe data alla grande industria , e più specialmente all ' industria di guerra . Naturalmente Mussolini non dimentica mai che uno degli strumenti più efficaci di dominazione della dittatura fascista è la demagogia . Perciò , nel presentare il suo piano corporativo , egli si è preoccupato di dargli un ' apparenza di « nazionalizzazione » delle grandi industrie , per dare una soddisfazione esteriore alle aspirazioni anticapitalistiche delle masse operaie e di una parte importante della piccola borghesia , illudendole che le misure ch ' egli vuole adottare siano un colpo di mazza assestato al grande capitalismo , a quello che Mussolini chiama « supercapitalismo » . È precisamente del contrario che si tratta , come possiamo dimostrare seguendo con senso critico lo stesso ragionamento del supremo demagogo . « Quanto alla grande industria che lavora direttamente o indirettamente per la difesa della nazione ... e l ' altra industria sviluppatasi sino a diventare capitalistica o supercapitalistica ha detto Mussolini - essa sarà costituita in grandi unità corrispondenti a quelle che si chiamano le industrie - chiavi ed assumerà un carattere speciale nell ' orbita dello Stato . » Alcuni rami di queste industrie verrebbero gestiti direttamente dallo Stato , altre sottoposte a « efficiente controllo » , altre formerebbero delle « imprese miste » , nelle quali lo Stato e i privati formano il capitale e organizzano la gestione in comune . Si tratta , quindi , di una maggiore concentrazione delle grandi industrie nelle mani di gruppi sempre più ristretti di grandi capitalisti , che sono poi coloro stessi che determinano la politica dello Stato fascista . Gli strati più potenti e più fascisti del capitale finanziario accentrano nelle proprie mani , in associazione con lo Stato che è pure nelle loro mani le industrie - chiave del paese , per assicurarsi il dominio assoluto dell ' economia nazionale , e asservirla ai propri fini . I termini giuridici , sui quali sarà fondata l ' associazione di questi gruppi di grandi capitalisti e dello Stato , hanno importanza nella misura in cui sanzionano i nuovi mostruosi privilegi . Una pratica corrente da parecchi anni nella politica del governo fascista è consistita nell ' addossare allo Stato ( cioè al popolo ) le perdite delle principali società bancarie e industriali . Questa pratica avrà , ora , la forza di legge , per assicurare ai grandi capitalisti cointeressati nelle e unità industriali un profitto sicuro e tranquillo . Le industrie alle quali si riferisce il piano Mussolini , infatti , sono in gran parte le industrie già fortemente sovvenzionate dal governo fascista , e per somme che ammontano a parecchi miliardi , come lo stesso Mussolini dichiarò ( senz ' altre precisioni ) nel suo discorso del maggio 1934 . L ' essenza del piano Mussolini consiste nel porre ufficialmente e definitivamente a carico dello Stato tutte le passività delle industrie comprese nel piano , perpetuando , sotto una forma più diretta e più spicciativa , il saccheggio del popolo da parte dei grandi pescicani capitalisti . La riforma bancaria che il governo fascista aveva già precedentemente annunciata costituisce una delle premesse essenziali per la realizzazione del piano corporativo di guerra . Le piccole e medie industrie vengono escluse , nel piano corporativo , da ogni forma di sovvenzione e anche dai vantaggi che sono rappresentati dalle sempre profittevoli ordinazioni dello Stato ( interamente assorbite dal gigantesco monopolio capitalistico creato col piano corporativo ) ; e sono chiamate , insieme al popolo lavoratore , a pagare le spese del festino che la dittatura fascista offre ai gruppi più rapaci del capitale finanziario . Col piano corporativo , l ' obbiettivo del grande capitale di assorbire o annientare la media e piccola industria diventa più concreto e più immediato . La politica detta di « autarchia economica » che pratica il governo fascista , e di cui le corporazioni sono lo strumento , viene presentata , nel discorso recente di Mussolini , come una necessità per realizzare il massimo di indipendenza economica soprattutto in tempo di guerra presupposto della indipendenza politica del paese . Questa utopia soddisfa le illusioni della piccola borghesia fascista . Ma il capitale monopolistico , che non insegue delle chimere , si preoccupa di controllare le importazioni allo scopo di monopolizzare il mercato interno , anche con dei prodotti scadenti o con dei surrogati , a prezzi d ' imperio , onde realizzare altissimi profitti , sfruttando il mercato interno e riducendo il popolo italiano ad una colonia . D ' altra parte , il piano corporativo di Mussolini , che assicura un più stretto regime di monopolio e di soprapprofitti agli strati più privilegiati del grande capitalismo , accentua i contrasti interni tra i gruppi capitalisti : contrasti fra gli strati privilegiati e quelli meno favoriti , fra la grande industria monopolistica e la piccola e media industria , e , soprattutto , fra il gigantesco monopolio corporativo della grande industria e l ' agricoltura . Quest ' ultima è chiamata ad accollarsi una larga parte delle spese dei privilegi che si assicurano nel piano Mussolini gli strati dominanti del capitale finanziario . Mussolini lo ha annunciato nel suo discorso , in una forma velata , ma pure abbastanza chiara . « Nessuna innovazione alle forme tradizionali della economia agricola italiana . Esse rispondono bene allo scopo , che è quello di assicurare il fabbisogno alimentare del popolo italiano e di fornire talune materie prime all ' industria » . Nulla di nuovo per l ' agricoltura , quindi . Tutti i privilegi sono riservati al capitale finanziario e ... ai grandi capitalisti terrieri che si sono inseriti nella banca e partecipano al monopolio corporativo . I maggiori sforzi della dittatura fascista saranno volti a far ricadere sui piccoli contadini e sui ceti medi della campagna i nuovi carichi che Mussolini addossa all ' agricoltura . L ' affermazione di Mussolini concernente l ' agricoltura ci interessa sotto l ' aspetto più propriamente sociale . Secondo Mussolini , non v ' è nulla da innovare « alle forme tradizionali dell ' economia agricola » . Si potrebbe pensare che tutto vada bene alla campagna ! Ma quale è la situazione nella campagna italiana ? Essa si può sintetizzare press ' a poco così . Qualche migliaio di grandi agrari e di latifondisti , posseggono più della metà delle terre coltivabili d ' Italia . Per contro , almeno 5 milioni di lavoratori agricoli ( fra salariati e braccianti , mezzadri e piccoli fittavoli ) non posseggono neppure un metro quadrato di terra . La miseria di questa massa è spaventosa . Milioni di braccianti sono disoccupati semipermanenti e senza sussidio che soffrono letteralmente la fame . Centinaia di migliaia di mezzadri e di piccoli fittavoli sono indebitati e rovinati . Altrettanti piccoli proprietari , presi alla morsa delle imposte schiaccianti del fascismo e dello sfruttamento spietato dei monopoli industriali , della banca e degli usurai , sono espropriati e ricacciati nella massa dei braccianti affamati . A questa situazione spaventosa e insopportabile , Mussolini dice che non vi è nulla da modificare ! Anche i proprietari fondiari della vecchia Russia erano dello stesso parere , nei riguardi dei mugik . Ma i mugik trovarono che vi era « qualcosa » da modificare ... e trovarono anche il partito di Lenin che indicò loro la strada per realizzare le aspirazioni che vibravano più forte nei loro cuori : la terra ai contadini che la lavorano ! Questa parola d ' ordine è divenuta ormai la bandiera dei contadini poveri e dei braccianti del mondo intero . È compito nostro di farla riecheggiare nelle campagne italiane , per affrettare il momento in cui dai tetri casolari e dai villaggi resi squallidi e tristi dalla miseria , la fiumana dei lavoratori agricoli affamati irromperà e farà sentire ai padroni attuali della terra che anche nelle campagne italiane vi è « qualcosa » da innovare ! Per comprendere meglio l ' essenza del regime corporativo , è necessario dare uno sguardo all ' attività pratica svolta dalle singole corporazioni nel primo anno di esistenza , per vedere quali questioni sono state discusse , quali soluzioni sono state proposte e nell ' interesse di quali classi . Troveremo , nell ' esame , la conferma documentata dell ' apprezzamento che il nostro partito ha dato del corporativismo . Non possiamo esaminare qui l ' attività di tutte le 22 corporazioni , non solamente per ragioni di spazio , ma anche per evitare una eccessiva monotonia , giacché le decisioni delle 22 corporazioni si rassomigliano tutte , ispirate come sono ad una sola direttiva : quella di realizzare il monopolio degli strati più ricchi e fascisti del capitalismo nelle diverse branche economiche ; di eliminare ogni possibilità di libera concorrenza per imporre prezzi briganteschi ; di diminuire le imposte ai capitalisti ; di assicurare le migliori condizioni possibili alla « produzione » , cioè ai padroni . Nessuna delle 22 corporazioni ha discusso una sola questione che interessi la classe operaia ed i lavoratori in genere ( rapporto tra i salari e l ' aumento del costo della vita , intensità del lavoro , sistemi di cottimi , durata del lavoro e disoccupazione , indebitamento crescente dei piccoli contadini ) . Secondo la stampa fascista vi sarebbero due eccezioni a questa regola generale : l ' estensione ai mezzadri del beneficio dell ' assicurazione contro la ... tubercolosi ( che si risolve soprattutto nell ' imporre ai poveri mezzadri un nuovo contributo ) , ed il voto espresso da alcune corporazioni a favore dell ' apprendistato ( non già beninteso nel senso di migliorare le condizioni degli apprendisti , ma nel senso di facilitare la formazione di nuove maestranze specializzate , di cui l ' industria di guerra ha particolarmente bisogno ) . La Rivista del Lavoro , diretta dal gerarca Cianetti , in un articolo che vorrebbe essere un « esame dell ' azione svolta dalle corporazioni » dal punto di vista degli interessi dei lavoratori , oltre all ' accennato « beneficio » concesso ai mezzadri , non ha potuto indicare nessun ' altra misura presa dalle corporazioni a favore dei lavoratori , all ' infuori del famigerato accordo interconfederale del novembre 1934 , che scaccia dal lavoro il maggior numero possibile di donne e di giovani , per occuparvi un certo numero di disoccupati adulti , con dei salari dimezzati ... Il sottosegretario di Stato alle Corporazioni , parlando alla Camera sul bilancio del suo dicastero , ha saputo scoprire un ' altra misura corporativa a favore degli operai : il libretto del lavoro . Libretto d ' infamia , che mira a stabilire la sorveglianza speciale sugli operai da parte dei padroni , i quali avranno una nuova arma per ricattare i propri dipendenti : la minaccia di una cattiva annotazione sul libretto che influenzerebbe negativamente su tutta la vita degli operai ! Come si vede , in mancanza di misure realmente o anche solo apparentemente favorevoli ai lavoratori , i gerarchi fascisti presentano come « concessioni » del regime corporativo delle misure che sono dirette chiarissimamente contro i lavoratori ! Il gerarca Cianetti , in un articolo pubblicato nella citata Rivista del Lavoro ( anno V , n . 1 , gennaio 1936 ) , è costretto a riconoscere a denti stretti il nulla del regime corporativo in favore del lavoro ; è costretto ad ammettere la forte delusione che il primo anno di vita delle corporazioni suscita tra quei lavoratori che avevano creduto alla demagogia corporativa , ma se la prende coi « critici » ; protesta contro gli « irresponsabili della strada » , contro gli « stati d ' animo fondati sul pessimismo » e se ne viene fuori con questo pietoso lamento : « Organizzare una società ( quella corporativa ) in un mondo di egoismi e in un momento in cui i rapporti tra gli uomini e la morale ( sic ! ) subiscono una dura prova , non è certo facile impresa » . Ecco , secondo gli stessi gerarchi , a che cosa si riduce il consuntivo del primo anno di corporativismo , per quanto riguarda il lavoro . È interessante rilevare l ' urto che si è manifestato in seno a quasi tutte le corporazioni , fra la preoccupazione di alcuni gerarchi i quali vorrebbero delle misure illusorie sulle quali appoggiare la propria demagogia , mediante l ' apparenza di un « controllo » corporativo sui monopoli industriali ed i capitalisti i quali vogliono ben coprire i monopoli sotto il manto della corporazione , ma sono gelosissimi della loro indipendenza e non ammettono neppure l ' apparenza di ingerenze « estranee » . Questo è , in sostanza , il senso della polemica molto istruttiva che si è svolta fra la stampa dei gerarchi e quella che esprime più direttamente gli interessi padronali , a proposito dei consorzi e dei comitati corporativi . I grandi industriali , coscienti che la corporazione è lo strumento per rafforzare i propri monopoli , si sono affrettati a costituire in ogni branca importante dell ' economia il proprio consorzio , nel quale essi decidono i prezzi da imporre in nome della corporazione e le misure più severe contro i possibili concorrenti , esigono leggi speciali per impedire il sorgere di nuove aziende similari e per stritolare i piccoli e medi industriali , chiedono che sia obbligatorio il consumo dei propri prodotti e sottoprodotti , ecc . I gerarchi fascisti ribattono che tutto questo è legittimo , ma che le decisioni debbono essere prese in seno a un comitato corporativo di cui essi pure facciano parte , se no sarà molto difficile far passare le decisioni prese esclusivamente da consorzi padronali come misure corporative prese nel nome del famosissimo a « interesse nazionale » . Mussolini ha posto fine alla polemica , con una decisione tipicamente fascista , che serba l ' arrosto agli industriali e dà un po ' di fumo ai gerarchi e all ' anticapitalismo delle masse : ha deciso che i comitati corporativi saranno costituiti in tutte le branche in cui « risulteranno necessari » , ma le loro conclusioni non avranno valore deliberativo , ma semplicemente di « voti » presentati alle rispettive corporazioni e al governo . I consorzi padronali , naturalmente , restano e continueranno , come prima , ad assolvere alla loro funzione di saccheggiatori del popolo . Vediamo , ora , a titolo di esempio , le misure prese da due corporazioni e , prima di tutto da quella dello zucchero e delle bietole , nella quale il « regime corporativo » , cioè il più perfetto monopolio , vige da lunghi anni . Esiste un consorzio nazionale che comprende le 24 fabbriche di zucchero . Questo consorzio impone il prezzo di vendita del prezioso prodotto , la quantità e la qualità di barbabietole da coltivare e insieme all ' alleato consorzio dei bieticultori , che sono degli agrari e degli stessi zuccherieri fissa il prezzo da pagare ai contadini che producono le barbabietole . I profitti che realizzano gli zuccherieri sono assolutamente scandalosi . Nel 1934 , le 24 fabbriche realizzarono un utile netto di 300 milioni , distribuendo un dividendo di L . 11 per ogni azione di 25 Lire , cioè , il 44 % del capitale azionario ! E perché questi profitti briganteschi siano possibili , il prezzo dello zucchero in Italia è più caro che in tutta l ' Europa , il doppio di quello della Francia . E anche per questo l ' Italia è il paese che consuma meno zucchero in Europa . Cosa importa agli zuccherieri se milioni di bambini poveri d ' Italia si può dire che ignorano lo zucchero ? Ebbene , anche in questa branca si è costituita la brava corporazione , la quale dovrebbe tutelare i famosi « interessi generali del paese » e preoccuparsi della sanità della « razza » e , quindi , della sua alimentazione , ecc . Dopo un anno di esistenza della corporazione , non solamente non si è discussa la possibilità di diminuire gli scandalosi profitti degli industriali , per far diminuire il prezzo proibitivo dello zucchero , non solamente non si è nemmeno accennato alla possibilità di spezzare questo consorzio di briganti associati contro la salute del popolo italiano e , in particolare , dei bambini , ma si è stabilito , invece , di regolamentare per legge la limitazione della coltura delle barbabietole , di esigere l ' autorizzazione per tale coltivazione e per l ' apertura di eventuali nuove fabbriche , di rendere obbligatorio il consumo dell ' alcool derivante dalle barbabietole in miscela con altri combustibili , ecc . Cioè , tutte le misure che il monopolio degli zuccherieri imponeva prima con la forza e coi mezzi propri , oggi la corporazione le fa imporre dalla legge ! La corporazione , quindi , rafforza il monopolio dei più odiosi pescicani italiani e pone ufficialmente lo Stato al loro servizio ! Il solo provvedimento proposto in favore dei consumatori è stato quello di chiedere al governo di diminuire di due Lire al chilogrammo l ' imposta , per diminuire di due Lire e non di più il prezzo dello zucchero . Si chiede , dunque , di far pagare al popolo stesso , sotto forma di altre imposte , la riduzione eventuale del prezzo dello zucchero , ma senza toccare i favolosi profitti degli industriali . Anzi , nella misura in cui la riduzione dell ' imposta e del prezzo di vendita determinasse un aumento del consumo dello zucchero , i profitti degli zuccherieri aumenterebbero proporzionalmente . Quale miglior prova che la corporazione è la cuccagna dei grandi capitalisti ? Altro esempio caratteristico è stato dato dalla corporazione dell ' elettricità . Alcuni industriali consumatori di energia elettrica hanno condotto una campagna contro il trust dell ' elettricità , esigendo una forte riduzione del prezzo dell ' energia . L ' ing . Pizzarda , su La Sera di Milano , ha dimostrato con cifre inconfutabili che il grande trust dell ' elettricità poteva diminuire fortemente il prezzo dell ' energia e del nolo dei contatori , assicurandosi sempre dei « ragionevoli benefici » . Particolarmente suggestivo è il confronto fra Milano e Torino . In quest ' ultima città , l ' Azienda elettrica comunale distribuisce energia ad un prezzo inferiore della metà a quello che il trust dell ' elettricità fa pagare ai milanesi . Nella corporazione della elettricità , il deputato Giarratana ha ripetuto la stessa dimostrazione ed ha rilevato che « le grandi società elettriche mirano ad eliminare le concorrenze che si manifestano e quei controlli che , pur non disturbando ... le iniziative idroelettriche , possono dare garanzie ad alcune categorie di utenti » . Il rappresentante del trust dell ' elettricità non è riuscito a dimostrare che il prezzo dell ' energia e dei noli non si poteva diminuire . Sembrava evidente a tutti che la conclusione della corporazione sarebbe stata quella di proporre una riduzione , anche minima . No . Mussolini in persona è intervenuto per tagliar corto agli attacchi fondati su cifre di cui erano oggetto i magnati della elettricità e , da buon prestigiatore , ha annunciato solennemente : « Il prezzo dell ' energia elettrica non verrà aumentato ! » . L ' indomani tutti i giornali della penisola annunciavano questa notizia come una grande « concessione » fatta agli utenti . Tutti hanno finto di dimenticare che non l ' aumento del prezzo era in discussione , poiché gli stessi magnati dell ' elettricità non avevano osato neppure chiederlo , ma bensì la riduzione ! ... Questa è stata la conclusione dei lavori della corporazione , insieme ad altre misure dirette a rafforzare il monopolio del grande trust ( obbligo alle piccole aziende di sviluppare i propri impianti , per entrare nella categoria trustificabile , o di scomparire ... ; applicazione di tariffe differenziate , ma sempre d ' imperio , perché non vi sia alcuna concorrenza , ecc . ) . Una delle decisioni ha un particolare interesse . Rifiutando la diminuzione del prezzo dell ' energia per il popolo , la corporazione ha deciso che « fra le Federazione dei produttori di energia elettrica e i rappresentanti di categorie speciali di utenti ... saranno presi accordi , nel comune interesse » . Comprendete ? La riduzione di tariffa ci sarà soltanto per i grandi industriali consumatori di energia , mediante Accordi speciali ... Quelli che hanno condotto la campagna contro il trust dell ' elettricità vengono tacitati , a spese del popolo che non può parlare e deve pagare ! I lavori di questa corporazione dimostrano due cose interessanti : la prima è la manifestazione aperta dei contrasti fra i monopoli capitalistici delle varie branche , specialmente fra quelle indipendenti ( in questo caso fra metallurgici e produttori elettrici ) ; la seconda è la manifestazione della tendenza dominante di cercare di risolvere o di attenuare questi contrasti fra gruppi di capitalisti monopolisti , a spese del popolo . La « giustificazione » morale che il fascismo cerca di dare dei vani aggi incommensurabili che il corporativismo assicura al grande capitalismo è quella di mantenere nella massima efficienza l ' industria per i bisogni della guerra « ineluttabile » ! L ' esperienza di questo primo anno di esistenza del corporativismo - che non per caso è anche l ' anno in cui Mussolini ha scatenato una guerra criminale e disastrosa per il nostro paese costituisce la più eloquente prefazione al piano corporativo che Mussolini ha esposto nel suo discorso del 23 marzo , il quale , per la classe operaia e per la grande massa del popolo che lavora e che pensa , si riassume in poche e tragiche espressioni : maggiore sfruttamento , più grande miseria , più soffocante schiavitù , guerra ! Tuttavia , nell ' annunciare un piano che è di fame e di guerra , Mussolini non ha potuto esimersi dal legare a questo piano le false promesse che , imperturbabile , egli ripete sfacciatamente al popolo italiano da 14 anni ! « Il triste fenomeno del pescecanismo ha detto Mussolini non si verificherà più nell ' Italia fascista » , mentre tutte le società anonime , bancarie e industriali , hanno fortemente aumentato i loro profitti , a causa della guerra fascista contro l ' Abissinia , nello stesso tempo che le miserabili condizioni di vita dei lavoratori peggiorano continuamente ! « Si realizzerà nell ' economia fascista quella più alta giustizia sociale che , dal tempo dei tempi , è l ' anelito delle moltitudini ... » E il gerarca Cianetti traduce alla radio : « Sapete perché Mussolini ha tanti nemici ? Perché costoro hanno compreso che Mussolini vuol fare la rivoluzione sul serio ! ... » . Queste promesse vengono , stavolta , subordinate alla realizzazione degli obbiettivi militari e politici dell ' imperialismo italiano . « Noi sentiamo che l ' impresa abissina accelera i tempi ... della rivoluzione sociale ... Noi sentiamo che la più alta giustizia sociale , promessa dal duce agli operai di Milano , si realizzerà domani , se nel segno di questa guerra , punto cruciale della rivoluzione , il lavoro inizia il ciclo della sua potenza ... » ( Lavoro Fascista del 29 novembre 1935 ) . La rivista Gerarchia ( febbraio 1936 ) è ancora più esplicita : « Il fascismo ... per un complesso di cause dipendenti dalla necessità di ambientare numerosi abitanti nel poco e non tutto fertile suolo , non ha potuto adattare la sua dottrina alla pratica ed è per questo mal compreso ... Fino a quando non ci saranno terre da colonizzare , materie prime da lavorare , il vero compito delle corporazioni non può cominciare ... » . Il miraggio dell ' « alta giustizia sociale » era dunque riportato nel mese di febbraio a ... dopo la conquista dell ' Abissinia ! Ma Mussolini non parla ormai più della guerra abissina , ma della « vera » , della grande guerra europea e mondiale . Le realizzazioni delle promesse vengono rinviate all ' « altra » guerra ! E così Mussolini porta il nostro paese alla catastrofe . Le delusioni sofferte cominciano a rendere le masse incredule delle promesse mai realizzate di Mussolini . Noi dobbiamo legarci con spirito largo con queste masse e unire tutto il popolo italiano nella lotta contro i piani corporativi dei magnati del capitale , contrapponendo a questi piani la lotta per il soddisfacimento immediato delle rivendicazioni brucianti dei lavoratori . Dobbiamo ravvivare e sviluppare la lotta per il pane ; per dei salari adeguati al crescente costo della vita ; per il sussidio ai disoccupati ; per il diritto al lavoro pei giovani e per le donne ; per un forte sgravio fiscale ai contadini , agli artigiani , ai piccoli commercianti rovinati ; per far pagare ai capitalisti le spese della guerra disastrosa d ' Abissinia . Dobbiamo estendere la lotta per la libertà , perché il popolo possa decidere liberamente dei propri destini , che sono quelli del nostro paese ! Dobbiamo rendere popolare la lotta contro la guerra e per la pace ; smentire e combattere la menzogna di Mussolini sulla « ineluttabilità » della guerra . Al piano corporativo del grande capitale che saccheggia il popolo italiano e rovina il paese , dobbiamo contrapporre la volontà di pace e di libertà del popolo , facendo della classe operaia l ' avanguardia e la guida del vasto fronte popolare italiano che salverà il nostro paese dalla dittatura dei pescicani , dalla fame e dalla guerra !
StampaPeriodica ,
Addis Abeba è stata occupata dalle truppe italiane . Il Negus ha abbandonata la partita . Il numero , la tecnica , la crudeltà con cui è stata condotta la guerra hanno avuto ragione , più presto di quanto non si prevedesse , delle difficoltà immense del terreno , del clima , dell ' eroismo non smentito dei difensori abissini , che sapevano di battersi per la loro terra e la loro indipendenza . Il fascismo ha concentrato mezzo milione di uomini contro le formazioni abissine , in maggioranza raccogliticce . Li ha scagliati , armati fino ai denti , contro un avversario inferiore per numero e per armi . Alle tanks , alle mitragliatrici , ai cannoni più moderni , il popolo abissino non ha potuto opporre che scarsi ed antiquati fucili e , spesso , solo le armi più primitive . Nulla questo popolo aveva da opporre contro gli aeroplani e i gas . E il fascismo con la più fredda crudeltà non ha mancato di trarre da questa situazione il più largo e il più cinico vantaggio . Esso aveva preso l ' impegno solenne di non ricorrere all ' arma dei gas , di rispettare le popolazioni inermi , le città indifese , gli ospedali e le ambulanze militari . Non ha mantenuto quanto aveva promesso . Ha avanzato nell ' onta e nel sangue , moltiplicando le distruzioni e gli orrori . Le strade di Harrar e di Addis Abeba sono state aperte con i bombardamenti aerei di pacifiche ed inermi popolazioni , con i gas tossici , con l ' yprite che acceca e scortica vivi i contadini , con il massacro delle donne e dei bimbi lasciati senza difesa nelle campagne e nei villaggi abbandonati . I difensori abissini sono stati spinti dal loro ardore ad accettare delle battaglie campali contro l ' invasore , superiormente armato e organizzato . In queste battaglie all ' Amba Aradam , all ' Amba Alagi , al lago Ascianghi l ' eroismo abissino è stato schiacciato dalla superiorità tecnica italiana . Lo sbandamento delle forze battute , che ne seguiva , ha permesso all ' invasore di avanzare rapidamente . Così , mentre nei primi tre mesi di guerra il fascismo non era riuscito ad avanzare che di pochi chilometri e tra grandi difficoltà ed alcuni rovesci locali , negli ultimi tre mesi ha progredito di centinaia di chilometri , ha supplito , con l ' aviazione , alle difficoltà dei rifornimenti , ed è riuscito ad avvicinarsi rapidamente al cuore dell ' Abissinia . Ma i popoli dell ' Abissinia non hanno capitolato , e non capitoleranno presto e facilmente . La resistenza di questi popoli contro l ' invasore si riorganizzerà contro la nuova e più feroce oppressione dello straniero . Se la guerra propriamente detta è finita in Abissinia , incomincia da oggi l ' opera di consolidazione militare della conquista , opera che sarà lunga e si troverà di fronte a difficoltà serie di clima , e alla opposizione delle popolazioni che non subiranno senza reazioni violente la dominazione fascista . Il problema abissino continuerà a pesare sull ' economia e sulla vita dell ' Italia , ma esso aggraverà pure i rapporti fra l ' Italia e il mondo , e contribuirà ad accelerare il pericolo di una catastrofe internazionale . Per l ' umanità e per il nostro paese , s ' alzano terribili minacce di strage e di distruzione , al cui confronto gli orrori perpetrati dai « civilizzatori » fascisti in Abissinia appariranno cosa da poco . Sono i fascisti di ogni paese che soffiano sul fuoco . In primo luogo sono i fascismi di Germania e del Giappone che alimentano pazientemente due terribili focolai di guerra . Guardiamoci attorno . Guardiamo che cosa si sta preparando . In Germania Hitler sta riarmando a tutto vapore . Il bieco Goering , nominato dittatore dell ' economia tedesca , ha dichiarato che quel che conta , adesso , per il popolo tedesco , non è l ' avere del grasso per la cucina , ma dei fucili per la guerra . Nel Giappone impera lo stesso principio . Non si mobilitano tante forze , non si accumulano tante armi per poi starsene , con le mani in mano , alla finestra , a guardare . Già il Giappone non esita a carpire , un pezzo dopo l ' altro , tutta la Cina del nord . Striscia , minaccioso , lungo le frontiere della Unione Sovietica e della Repubblica popolare mongola . In questi ultimi tempi , in pochi giorni , ha provocato decine di « incidenti » di frontiera , con nutrite sparatorie , bombardamenti aerei , spostamenti di migliaia di soldati . Come si vede , si tratta di « incidenti » per modo di dire . In verità , si tratta di azioni preparatorie dell ' offensiva generale che il Giappone prepara in Asia . Il Giappone non è sazio degli immensi territori rubati alla Cina . L ' appetito viene mangiando , soprattutto quando nessuno guasta il festino . L ' impunità con cui finora il Giappone ha potuto realizzare le sue rapine l ' incita a proseguire . Oggi esso guarda già oltre la Cina . Sta all ' agguato delle terre e delle ricchezze dell ' Unione Sovietica , accarezza l ' idea di scacciare l ' Inghilterra dall ' Asia e l ' Asia agli asiatici : cioè al Giappone agogna all ' egemonia sul Pacifico . È la guerra contro l ' URSS , contro l ' Inghilterra , contro gli Stati Uniti : con le sue passeggiate nella Cina del nord e con i suoi incidenti di frontiera , il Giappone prepara una conflagrazione mondiale . Hitler , sull ' esempio giapponese e italiano , ha stracciato i patti e gli obblighi internazionali che lo legavano ; ha riarmato , ha rioccupato la Renania , di dove sfida la Francia e il Belgio ; prepara un colpo contro la Cecoslovacchia , l ' Austria , la Lituania ; cerca di trascinare , al suo fianco , la Polonia , per farne una piazza d ' armi per l ' attacco contro l ' URSS . Ancora non sono risolte le incognite sollevate dal colpo di forza di Hitler sul Reno , e , in questi giorni , gli animi sono sospesi a quel che Hitler prepara in Austria . Delle truppe sono ammassate da una parte e dall ' altra della frontiera . Hitler vuol rifare il blocco austro - tedesco come al tempo della guerra mondiale blocco sottomesso alla sua volontà di guerra , per poi , sfidare il mondo . Ma non è nemmeno necessario che si arrivi a tanto : basta un inizio di realizzazione di un tale blocco , perché il mondo sprofondi nella catastrofe di una nuova guerra . Di questa situazione approfitta il fascismo italiano , per ricattare , per dare soddisfazione alle sue mire di rapina , per minacciare e aggravare ancora più la situazione , sperando di poter pescare più abbondantemente nelle acque torbide . I suoi giornali , eccitati dalle vittorie militari in Abissinia , minacciano « un cataclisma mondiale nel quale sprofonderebbe l ' Europa » , se non si dà soddisfazione agli appetiti fascisti . Essi avvertono , con chiara allusione all ' Inghilterra , che « le forze d ' Africa sono già in buona parte disponibili e potrebbero operare in tutte le direzioni necessarie » . Un vento di follia guerresca soffia da tutti i paesi fascisti . Le provocazioni degli uni favoriscono e stimolano le provocazioni degli altri . La situazione è tale , oggi , che la guerra può scoppiare da un momento all ' altro . La scintilla iniziale può sprizzare dalle fiamme della guerra che continua in Abissinia ; può essere portata dagli incidenti e dalle provocazioni che il Giappone trama in Asia ; può nascere dall ' Austria , dai Balcani . Tanto è il materiale incendiario accumulato dai fascismi , così aperta e decisa è la volontà del fascismo hitleriano e del militarismo giapponese di ricorrere alla guerra per dare soddisfazione alle loro mire di rapina , che , dovunque sprizzi la scintilla di guerra , essa può arrivare , in qualche settimana , in qualche giorno , ad appiccare il fuoco al mondo . Ed allora sarà il terribile risveglio per l ' umanità , sotto l ' irrompere delle prime ondate di aeroplani , apportatori di fuoco , di gas micidiali sulle nostre città e sulle nostre popolazioni . Come si è arrivati a una situazione tanto tragica ? Perché i focolai di guerra mondiale si sono , in questi mesi , così pericolosamente avvivati da minacciare , da un giorno all ' altro , di svilupparsi in un grande incendio ? È ancora il fascismo italiano che si trova all ' inizio della catena di avvenimenti che hanno portato alla situazione attuale . Il fascismo , scatenando la sua campagna africana , ha paralizzato , in Europa , il blocco degli Stati borghesi interessati , per il momento , al mantenimento della pace . È vero che l ' interesse di questi Stati è particolaristico , egoistico , limitato . L ' Inghilterra guarda alla conservazione del proprio impero e della propria posizione nel mondo . La Francia guarda alle frontiere del Reno , si preoccupa della minaccia della invasione del suo territorio e della conservazione dei suoi alleati . L ' aggressione fascista , minacciando le posizioni coloniali dell ' Inghilterra , ha reso questa sensibilissima alle cose africane , ma ha reso ostile e resistente la Francia ad impegnarsi in misure concrete contro l ' aggressore italiano , non ricevendo dall ' Inghilterra delle concrete garanzie contro ogni eventuale aggressione hitleriana . È questo contrasto tra le principali potenze borghesi interessate alla pace , che ha reso esitante e debole tutto il fronte degli Stati che a Ginevra hanno condannato l ' aggressore fascista . Solo l ' Unione Sovietica ha preso una decisa posizione per un ' azione collettiva e severa contro l ' aggressore italiano e contro ogni aggressore . Ma il suo esempio e il suo invito all ' azione collettiva non sono stati seguiti dall ' insieme della Società delle nazioni . L ' impunità , o quasi , assicurata al fascismo italiano , ha reso arditi gli altri fascismi , che si sono sentiti incoraggiati a precipitare le loro provocazioni . Sotto la protezione del conflitto italo - inglese e del contrasto franco - inglese , la Germania hitleriana ha riarmato , ha rioccupato la Renania , portando così nuova esca al dissidio tra Francia e Inghilterra e alleggerendo , per contraccolpo , la pressione contro il fascismo italiano . Lo stesso ha fatto il Giappone . Questo , vedendo l ' Inghilterra fortemente impegnata contro l ' Italia nel Mediterraneo e in Africa , ha precipitato la realizzazione dei suoi piani di conquista in Asia . La divisione delle potenze interessate al mantenimento della pace ha lasciato campo libero agli Stati fascisti fautori di guerra . Le ripetute provocazioni di questi ultimi , invece di riformare e saldare il fronte degli Stati pacifisti , ne hanno , finora , solamente accentuata la divisione . Oggi la situazione è questa : Germania e Giappone minacciano con tutto il peso della loro potenza , di trarre profitto dalla divisione del mondo e di realizzare i loro piani di conquista . Questi due paesi fascisti determinano ed influenzano tutti gli altri fattori di guerra nel mondo . Essi sono i due principali focolai di guerra , nei confronti dei quali « il pericolo rappresentato dalla guerra italo - abissina è un episodio » ( Stalin ) . Ma un episodio che , come tutti i fattori minori di guerra che in questi tempi agiscono nel mondo , può influire profondamente sull ' evoluzione dei principali focolai . Infatti , non vi è dubbio che la guerra d ' Abissinia ha accelerato questa evoluzione , e un ' acutizzazione del conflitto italo - inglese o una rottura aperta tra Francia e Inghilterra precipiterebbe il conflitto mondiale , mentre tutto ciò prova ancora una volta che la politica di difesa collettiva della pace può trionfare solo se si applica contro tutti gli aggressori e , oggi , soprattutto , contro l ' aggressore principale in Europa : Hitler . Questi specula arditamente e , finora , fortunatamente , sulla divisione dei governi che gli potrebbero resistere . In questa situazione di smarrimento e di incertezza si inacerbiscono tutti gli altri fattori minori di guerra . L ' Austria , sollecitata da Mussolini , e incoraggiata dalla passività osservata di fronte al riarmo tedesco , non ha esitato a riarmare a sua volta . L ' Ungheria altra cliente del fascismo italiano - attende il momento buono per fare lo stesso . Hitler lavora in Grecia , per minare la politica dell ' Intesa balcanica , lavora in Rumenia per minare la piccola Intesa . La debolezza e la divisione contro gli aggressori fascisti hanno provocato lo slancio del revisionismo fascista , hanno paralizzato il fronte dei governi interessati , oggi , al mantenimento della pace , minando nello stesso tempo tutti gli aggruppamenti di Stati sorti per il mantenimento dello statu quo e , perciò , della pace . Mai come in questi giorni è apparso così chiaro che la pace è indivisibile , che ogni indebolimento del fronte degli Stati interessati al mantenimento della pace è un incoraggiamento per i fautori e i provocatori di guerra . Ogni debolezza verso gli atti concreti di provocazione è un incoraggiamento per i fautori di guerra . Ogni premio concesso all ' aggressore è la certezza che la guerra rende , che il successo legalizza tutto , e che l ' aggressione può essere tentata . Ma è in una tale atmosfera che si preparano le più spaventose tempeste . Oggi , purtroppo , la pace è come un castello di carte , sul quale soffiano , da tutte le parti , i fascismi . Basta che una carta si sposti e tutto il castello crollerà , Ma può essere fatto nulla per scongiurare la catastrofe ? Sì , molto può essere fatto . È vero , la guerra minaccia , ma può essere evitata . Sta all ' azione dei popoli , sta alla energia del proletariato di riuscire ad evitarla . I popoli non vogliono la guerra , I popoli sono per una politica conseguente di pace . Uniti e attivi , essi possono imporre ai propri governi la politica di difesa collettiva contro tutti i provocatori di guerra , la politica che propone e difende l ' URSS . Uniti e attivi , essi possono passare ad azioni dirette contro i provocatori di guerra : proteste , scioperi , boicottaggio , sanzioni proletarie . Purtroppo , finora , quest ' unità d ' azione dei popoli non si è ancora ottenuta , perché non si è ancora ottenuta l ' unità d ' azione internazionale del proletariato . La Seconda Internazionale , finora , ha respinto ogni proposta di unità d ' azione fattale dall ' Internazionale comunista , ha respinto ogni azione indipendente delle masse contro i fautori di guerra . La socialdemocrazia ha subordinato e subordina tutta la sua azione contro la guerra a quella della Società delle nazioni e a quella dei rispettivi governi nella Società delle nazioni . Ma i governi borghesi , nella loro politica , non sono guidati che dalle loro preoccupazioni egoistiche di difesa della « loro » pace , cioè dei loro interessi borghesi e imperialistici . Subordinare l ' azione dei popoli a quella dei rispettivi governi vuol dire far fallire ogni azione efficace delle masse per la difesa collettiva dei popoli contro i provocatori di guerra . Solo una potente , larga , energica azione di popolo poteva far marciare , senza riserve , il governo francese contro l ' aggressore italiano . Analogamente , solo una potente , larga , energica azione di popolo può far marciare il governo inglese contro l ' aggressore Hitler . I popoli non hanno degli interessi particolari , egoistici , da difendere , ma hanno da difendere l ' interesse generale dell ' umanità che vuole la pace . Solo il loro intervento indipendente ed energico può imporre ad ogni governo una politica conseguente di difesa della pace su tutti i fronti e contro tutti gli aggressori . È solo una tale politica che , facendo l ' unione di tutti i paesi interessati alla pace , può , oggi , scoraggiare gli aggressori e obbligarli a rinunciare ai loro piani di rapina . Ma perché i popoli riescano a svolgere una tale azione bisogna che il proletariato sia unito , nazionalmente e internazionalmente , nella lotta contro la guerra . Bisogna che il proletariato francese , come il proletariato inglese , come il proletariato cecoslovacco , come il proletariato dei paesi scandinavi , svolgano tutti uniti la stessa azione , indipendente ed energica , contro i fautori di guerra e contro i propri governi che esitano o resistono a seguire una politica di pace . In questa azione essi devono trascinare al loro seguito le grandi masse popolari di ogni paese . Ma come possono , questi proletariati , svolgere efficacemente una tale azione di organizzazione e di direzione delle masse popolari , se essi , per colpa della socialdemocrazia , sono ancora divisi nel maggior numero di paesi e se , nei paesi dove la socialdemocrazia è forte , sono nella loro maggioranza invitati a rimettersi a quanto fa la Società delle nazioni e a quanto fanno i propri governi in seno ad essa ? Ciò dimostra quale e quanta responsabilità si assumono quei dirigenti della Seconda Internazionale che si oppongono , in ogni paese e internazionalmente , alla realizzazione dell ' unità d ' azione contro la guerra . Costoro , con la loro azione , sabotano ogni attività efficace di massa in difesa della pace ; sabotano l ' unione dei popoli contro i fautori di guerra ; favoriscono , perciò , tutte le macchinazioni dei governi fascisti . Solo la vigilanza dei popoli può ancora salvare la pace . Ma perché questa vigilanza sia efficace , bisogna che il proletariato si unisca nazionalmente e internazionalmente . Ecco perché la lotta per l ' unità d ' azione internazionale , la lotta contro quei dirigenti della Seconda Internazionale che si oppongono all ' unità d ' azione è , nel momento presente , la più importante per salvare l ' umanità dalla guerra . Il nostro popolo , come tutti i popoli , vuole la pace . Lottando per imporre anche in Italia una politica di pace , una politica che schieri il nostro paese tra i fautori e i difensori della pace , noi lottiamo come sempre - per i veri interessi del nostro paese . È Mussolini che ha tradito e tradisce gli interessi d ' Italia , che sacrifica il nostro paese alle sue ambizioni e ai privilegi di un pugno di sfruttatori . Gli interessi d ' Italia esigevano il rispetto dell ' integrità e dell ' indipendenza dell ' Abissinia . Mussolini ci ha gettati nella guerra d ' Africa che disonora , dissangua e immiserisce l ' Italia . Gli interessi dell ' Italia esigevano l ' organizzazione , in Europa , di una salda politica di pace . Mussolini ha sabotato questa politica , l ' ha rovinata con la sua aggressione e la rovina eccitando e favorendo tutte le mire fasciste di violenta revisione della carta del mondo . Gli interessi d ' Italia esigono che falliscano i piani di Hitler , che si tenga lontano Hitler dalle frontiere italiane . Mussolini ha riarmato Hitler , l ' ha aiutato ad andare al potere , l ' ha spinto al colpo di forza sul Reno , ha aggravato enormemente la minaccia hitleriana contro l ' Austria . Gli interessi d ' Italia esigono che sia preservata la pace sul Danubio , nei Balcani , che dei rapporti stretti esistano tra gli Stati della piccola Intesa e dell ' Intesa balcanica , che sono interessati al mantenimento dello statu quo . Mussolini fa di tutto per turbare la pace in questa parte di Europa ; ha spinto l ' Austria al riarmo , sollecita l ' Ungheria a far lo stesso , cerca di dislocare la piccola Intesa e l ' Intesa balcanica , cioè esaspera tutti i contrasti tra le potenze . Gli interessi d ' Italia esigono che sia salvata , ad ogni costo , la pace mondiale . Perciò la classe operaia e le masse popolari del nostro paese , superando ogni dissenso di partito , in una fraternizzazione che stringa fascisti e antifascisti nell ' interesse superiore dell ' Italia e della pace , debbono difendere ed agitare , in tutte le organizzazioni fasciste , dovunque e comunque , la politica che porti il popolo italiano a diventare uno dei fattori più attivi della organizzazione della pace nel mondo .
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Nel corso della nostra trattazione sulla libertà d ' insegnamento riportammo alcune parole di una lettera aperta del prof . Giovanni Gentile al Ministro Berenini , dalle quali deducemmo in buona logica alcune conseguenze . Per maggiore chiarezza ripetiamo in compendio quello che dicemmo allora ( Quad . 1633 , del 6 luglio 1918 , pag . 51-53 ) . Il prof . Gentile sostiene che , per restaurare e migliorare la scuola dello Stato , la quale al presente va malissimo , com ' egli stesso ripete in ogni occasione , bisogna diradarla , o , come dicono , “ sfollarla ” , ammettendovi solo pochi scelti alunni e sceltissimi professori , mediante rigorosi esami di concorso , e lasciando gli altri alla scuola privata , sia pure la “ scuola dei preti ” della quale lo Stato non deve avere più paura , anzi deve stimarla come un aiuto e come un incentivo di gara per la sua scuola . Da siffatta proposta noi argomentavamo , che non potrà mai ottenersi lo “ sfollamento ” della scuola dello Stato , né aver luogo la gara , se la scuola privata non sia costituita in perfetta uguaglianza con la scuola dello Stato ; uguaglianza che , per essere reale ed effettiva , deve avverarsi sia nella parte finanziaria e sia nella parte morale , almeno in quanto non si impongano maggiori pesi alla scuola privata . Non piacquero al prof . Gentile le nostre deduzioni , e ricusò di ammetterle in virtù dei suoi principii “ sostanzialmente ” diversi dai nostri ; stimò quindi opportuno riprendere la parola per chiarire la sua tesi “ dopo l ' onore fattomi dice egli dagli scrittori della Civiltà cattolica , cui non dispiacque di riferire una parte della mia lettera per invitarmi quindi a giungere , senz ' altro , a certe conseguenze ! ” ( Libertà d ' insegnamento e Scuola di Stato , nell ' Idea Nazionale , Roma , 30 agosto 1918 ) Anche noi , compita la trattazione sulla libertà d ' insegnamento , stimiamo opportuno ritornarvi sopra , per meglio chiarire la nostra tesi , che è la tesi cattolica fondata sul diritto di natura , in particolare confronto con quella del prof . Gentile . Discuteremo dopo la sua tesi ; per ora notiamo subito che , dove riferimmo la sua lettera , non facevamo questione dei suoi principii , i quali sappiamo bene quanto siano diversi , ma argomentavamo sulla sua proposta pratica , deducendone le immediate conseguenze , parimente pratiche . Ora queste , se non hanno che fare con i suoi principii , hanno però strettissima attinenza con la sua proposta , in quanto ne scaturiscono necessariamente . Perché se ne scorga da tutti il nesso logico evidente , ritorniamo sulla nostra argomentazione . Non è possibile diradare la scuola pubblica , come vuole il prof . Gentile , né dar luogo alla gara o “ cimento ” di cui egli parla , senza dare alle scuole private l ' uguaglianza finanziaria e morale con la scuola dello Stato . Primo , perché gli studenti , e molto più i loro genitori , non si rassegneranno mai a lasciarsi “ sfollare ” , e costringere a tripla spesa : una per pagare la scuola privata , le altre due per pagare le tasse di esame dello Stato che ammontano a più del doppio per i candidati di scuola privata . Questo dal lato finanziario ; e dal lato morale , non vorranno certo neanche accomodarsi alla condizione di inferiorità nella quale , com ' è notorio , sono tenuti i privatisti dai professori della scuola di Stato . Del resto , escluderli per forza dalla scuola di Stato , la quale , nell ' ipotesi del Gentile , avrebbe un numero determinato e ristretto di posti , ed obbligarli a maggiori spese ed a condizioni inferiori , è evidentemente ingiusto . Dunque , anche tenendo conto della sola proposta di diradare la scuola di Stato , ne viene la necessità di dare alle scuole private l ' uguaglianza finanziaria e morale , affinché possano essere accettate , senza danno , dai padri di famiglia . Secondo , la gara , di natura sua , non può sorgere se non tra persone di uguale condizione ; o almeno non sarà mai un vero incentivo di miglioramento , se una parte è inferiore all ' altra e da questa deve essere giudicata . Crede il prof . Gentile praticamente , dimenticando per un momento i suoi principii , alla virtù rinnovatrice e feconda di miglioramenti che ha la gara ? Se sì , bisogna che ammetta la necessità di dare alla scuola privata , se non l ' uguaglianza finanziaria , almeno quella morale con la scuola di Stato . Questa era la nostra argomentazione , e , se il prof . Gentile non vuol riconoscerne l ' evidenza immediata , è segno che fece la sua proposta in contraddizione con i suoi principi , oppure che la vuoi campata in aria senza che dia luogo alle necessarie attuazioni pratiche , le quali non possono essere altre da quelle indicate . In ambedue i casi c ' è difetto di logica . Se dunque vuole essere coerente nei suoi ragionamenti , non gli resta altro partito , che , o ritirare la sua proposta come non consentanea con i suoi principii , o accettarne tutte le conseguenze , nella attuazione della riforma scolastica da lui caldeggiata . In verità , appare che il prof . Gentile mostri zelo instancabile e buona volontà per il miglioramento della scuola . Quindi potremmo intenderci con lui , se non nei principii , almeno nelle questioni pratiche che richiedono una soluzione urgente . Prescindiamo anche noi per ora dai nostri principii , e prendiamo l ' organamento della pubblica istruzione quale è in Italia nei suoi due punti principali : 1 ) tutti gli insegnanti , anche nelle scuole private , devono essere provvisti delle lauree e dei diplomi dello Stato ; 2 ) chiunque vuole conseguire titoli legali di studio deve sottostare agli esami dello Stato . Dopo esserci così messi nello stesso terreno , passiamo a discutere sull ' attuazione pratica della sua proposta , se egli intende mantenerla . Con ciò abbiamo il diritto di attenderci dal prof . Gentile una risposta leale , spassionata , e soprattutto chiara e precisa , sul minimo di larghezza e di uguaglianza da dare alla scuola privata perché possa sussistere , accogliere i diradati della scuola dello Stato , ed esporsi alla gara o “ cimento ” , come , per somma grazia , egli le concede . Or bene , nelle presenti condizioni , tra la scuola privata e la scuola di Stato , non vi ha nessuna uguaglianza , ma soltanto sopraffazione di questa su quella . I professori della scuola privata posseggono gli stessi titoli legali d ' insegnamento che quelli della scuola di Stato , eppure questi sono costituiti giudici di quelli nei loro rispettivi alunni . È giusta , è equa tale condizione di cose ? Ma , anche prescindendo dalla equità e dalla giustizia , può darsi , in tale stato di cose , la gara desiderata dal prof . Gentile e da ogni sincero amatore della cultura ? È inutile cercare sotterfugi ed allegare il buon senso dei professori della scuola di Stato , ecc . ecc . Sono vane parole ; il fatto incontrastabile in psicologia , della quale deve intendersi il prof . Gentile , è che non può darsi mai gara sino a tanto che un rivale deve essere giudicato dall ' altro rivale privilegiato ; anzi , non può sussistere ed operare convenientemente se non è indipendente dall ' altro ed uguale innanzi al giudizio di un terzo . Ora , affinché , in tutti gli esami di Stato con effetti legali , si rispetti l ' indipendenza e l ' uguaglianza di tutte le scuole , non vi ha se non due modi pratici da attuare . L ' uno , che le commissioni esaminatrici siano composte in parti uguali di professori delle scuole di Stato e di professori delle scuole private ; l ' altro , ancor migliore e più facile ( come si pratica in parte nella laicissima Francia ) , che le commissioni esaminatrici siano del tutto estranee agli alunni delle scuole dello Stato , come a quelli delle scuole private , ed ignorino da quale delle due scuole provengano i candidati , in modo da giudicare serenamente e senza prevenzioni della sola dottrina . Per rispetto all ' uguaglianza finanziaria , bisogna che i genitori , i quali mandano i loro figli alla scuola privata , non siano obbligati a pagare nessuna tassa scolastica allo Stato , posto che non lo incomodano punto per la scuola . Ecco chiaramente esposte e praticamente determinate quelle “ certe conseguenze ” alle quali invitavamo il chiaro professore . Nondimeno , questo minimo di equità e di larghezza , senza di cui la scuola privata , nonché esporsi al cimento , non può neanche ragionevolmente sussistere , è ancor meno di quello che le si concede in tutte le altre nazioni civili , perfino lo noti bene il prof . Gentile nella laicissima Francia . Ciò fu dichiarato altra volta da noi , giova ripeterlo anche ora . In fatti , in questa nazione , l ' unico esame di Stato obbligatorio per l ' istruzione media è quello del baccalaureato , corrispondente alla nostra licenza liceale ; ed a questo esame , diretto da una commissione di Stato , se vogliono essere ammessi all ' università , devono sottostare , quasi in pari condizioni , non solo gli alunni delle scuole private ma anche quelli della scuola pubblica . Ma havvi di più . Coloro che vogliono i gradi accademici non sono tenuti a frequentare l ' università dello Stato , ma possono compiere gli studi o privatamente o in una università libera , e presentarsi alla università dello Stato soltanto per gli esami . Inoltre , lo Stato non richiede colà i suoi titoli legali di studio dai singoli insegnanti , ma solo dal direttore della scuola privata , sotto la cui responsabilità quelli insegnano . Dunque , non si capisce come il prof . Gentile , anche salvi i suoi principii di supremazia dello Stato , non voglia giungere a “ certe conseguenze ” pratiche delle sue medesime proposte ; e potrebbe giungere , come in Francia , sino al punto di non esigere , proprio dai singoli insegnanti , la laurea di Stato , ma solo dai direttori delle scuole ! E rimanendo ancora nel campo pratico della questione , cioè come si possa dare incremento agli studi ed alla cultura , crede il prof . Gentile che sia per riuscire di grande giovamento alla scuola ed alla cultura una maggior libertà di metodi , in modo che , nel “ cimento ” , Si vegga chiaro quale sia il metodo migliore per la vera istruzione della gioventù ? Non abbia timore l ' egregio professore di filosofia di dare il suo assentimento , giacché non gli tocchiamo per ora la sua diletta supremazia dello Stato ; in effetto , giudice di tale gara , nel terreno in cui discutiamo , sarebbe sempre lo Stato , mediante una commissione di esami per la licenza liceale , commissione però estranea e superiore tanto alle scuole dello Stato medesimo quanto alle scuole private . Or bene , nella libera gara dei metodi , si vedrebbe chiaro che il decadimento della scuola media in Italia deriva da causa più profonda e più sostanziale che non quella dell ' affollamento deplorato dal Gentile . Ed egli , che si pregia della professione di filosofo , avrebbe dovuto indagarla e scoprirla da gran tempo . Questa non è altra se non il metodo della molteplicità ; vigente nella scuola media italiana , in diretta opposizione col metodo veramente ragionevole e conforme allo svolgimento naturale intellettivo , dell ' unità . Il metodo della molteplicità si stempera nella moltitudine delle cognizioni e si riduce in effetto alla formula “ di tutto un poco ” , senza che si apprenda bene nessuna cosa : multa , non multum . Per tal modo , nelle scuole medie , in otto anni di ginnasio e liceo non si impara mai , in modo da possederlo veramente , né il latino , né il greco , e neanche la stessa nostra lingua , a giudicarne dall ' imbarbarimento nel quale va decadendo sul giornalismo e nella letteratura corrente . E delle altre materie , storia , geografia , scienze naturali , e principalmente della filosofia si apprende tanto , quanto basta per una vernice superficiale , che si dimentica presto , lasciando solo la pretensione e l ' attitudine a spropositare de omnibus rebus et de quibusdam aliis ! Per l ' opposto , nel metodo dell ' unità , troppo leggermente abbandonato dai moderni , secondo il graduale svolgimento dell ' intelletto umano , ed il rispettivo principio nonnisi unum uno tempore , si attendeva bene dapprima , durante la grammatica , umanità e retorica , corrispondente al ginnasio , alla formazione letteraria , la quale dirozza , educa e dispone l ' intelletto alla scienza , secondo la felicissima sentenza di S . Agostino : “ Lo studio delle arti liberali , moderato però e succoso , dà agli animi maggior vivacità e grazia e li dispone ad abbracciare la verità , a ricercarla cioè con più ardore , a seguirla con maggior costanza , e ad aderirvi con diletto ” ( “ Eruditio disciplinarum liberalium , modesta sane atque succincta , et alacriores et perseverantiores et comtiores exhibet amatores amplectendae veritati , ut et ardentius appetant et constantius insequantur , et inhaereant postremo dulcius ” . De ordine , I , 24 ) . Pertanto , si apprendeva bene il latino , l ' italiano e moderatamente il greco con poche nozioni di storia e geografia . Dopo di che , durante tre anni , corrispondenti al liceo , si attendeva alla formazione scientifica , in primo luogo , con la filosofia , la matematica e le scienze naturali , continuandosi come studio secondario , più sentito però e meglio compreso dall ' intelletto disciplinato , l ' esercizio letterario . Per tal modo , le potenze intellettuali si svolgevano convenientemente e si perveniva ad un grado sufficiente di maturità di giudizio , la quale consiste nel comprendere chiaramente una questione , svolgerla nelle sue ragioni , esprimerla correttamente ed efficacemente . Disciplinato così l ' intelletto , ogni altra cognizione ed erudizione secondaria si assimilava , quasi da sé , con grande agevolezza , in poco tempo , e quel che più conta , in modo proporzionato e vitalmente posseduto . Ma non è qui il luogo di esporre più largamente questo sistema antico dell ' unità , convenientemente adattato alle esigenze moderne , e rimandiamo il lettore alla trattazione che ne facemmo più di proposito nell ' anno 1916 sul nostro periodico ( Scuola che non istruisce e non educa . Civ . catt . 1916 , voll . 1-4 ) . Basti il cenno fattone , perché si comprenda che vi sono più alte e profonde ragioni , degne dello studio di un filosofo , del decadimento della scuola media , lamentato dal prof . Gentile . Se conviene in queste “ conseguenze ” o per meglio dire , attuazioni pratiche dei suoi solleciti disegni di riforma , cioè , per essere più chiari e determinati : 1° nel pareggiamento delle condizioni morali , con rispettiva libertà di metodo e lealtà di gara tra la scuola dello Stato e la scuola privata , giudice restando la commissione governativa , superiore ad entrambe , nel solo esame di licenza liceale , ed in altri esami che dallo Stato si richiedano per suoi impieghi ed ufficii ; 2° nel pareggiamento delle condizioni finanziarie , almeno in quanto chi paga la scuola privata che sceglie ( o della quale per forza deve contentarsi , secondo l ' ipotesi del Gentile ) non sia obbligato a pagare la scuola dello Stato ; se conviene , diciamo , egli con tutti i sostenitori del monopolio scolastico , in queste “ certe conseguenze ” , Si sarà fatto qualche passo nella discussione e nella via dell ' accordo per attuare la tanto desiderata riforma . Potremmo notare , in buona logica , che essendo correlativi il diradare della scuola di Stato e l ' aumento della scuola privata ; cioè , che , posto l ' uno dei due , segue necessariamente l ' altro , il professore Gentile , da onesto filosofo , avrebbe potuto trattare con più rispetto la scuola privata . In effetto , secondo il suo disegno , alla scuola privata sarebbero respinti per forza i rifiuti della scuola di Stato ; in altri termini , egli stabilisce , secondo l ' esito del concorso , due categorie di alunni ; le aquile , da accogliere nelle scuole dello Stato ; le oche , da relegare nelle scuole private . Nondimeno , per eccesso di buona volontà , e purché si addivenga al pareggiamento morale e finanziario sopra descritto , non temiamo di dire al prof . Gentile che la scuola privata , specialmente quella dei preti , si contenterà di accogliere gli alunni , non ammessi alla scuola di Stato ; e siamo certi , noti bene la nostra sicurezza li presenterà mutati in altrettante aquile all ' esame di licenza liceale , in gara con quelli dello Stato , alla condizione giusta e doverosa che siano giudicati con garanzie di assoluta imparzialità , cioè che la commissione esaminatrice sia estranea ad ambedue le categorie . Allora sì che si potrà parlare sul serio di gara feconda negli studii ! Chi non volesse accettare queste condizioni così giuste e così discrete , chiaro segno è che non avrebbe a cuore né la cultura né la equità , ma soltanto il bollo dello Stato e .. della setta ! Or bene , di questo minimo di larghezza , conceduto unicamente per l ' istruzione , noi , nelle “ scuole dei preti ” ci serviremo anche per formare l ' animo ed il cuore dei giovani nella fede e nella costumatezza dei nostri padri , che è la fede dei nostri grandi italiani ; ed in questo intendimento , per noi di prima importanza , siamo sicuri di avere con noi la maggioranza dei padri di famiglia . Ecco chiara la ragione per cui , non potendo ottenere dallo Stato il riconoscimento del diritto sacrosanto ed inalienabile dei genitori a scegliere e determinare l ' insegnamento e le scuole per i propri figli , noi ci contentiamo per ora di queste “ certe conseguenze ” pratiche , senza molestare il prof . Gentile nei suoi principii . Invece di essere legati , mani e piedi , come siamo nella presente schiavitù scolastica , che è la più grave in confronto di tutte le altre nazioni civili , a tal segno da giustificare la nostra indignazione e la veemenza dello stile , preferiamo certo un po ' più di libertà , e perciò salutavamo con un respiro quelle parole del professor Gentile , onde sembrava trasparisse l ' onesta intenzione di sciogliere qualche laccio del nostro aggrovigliatissimo monopolio , o per meglio dire , servaggio scolastico . Se poi egli intende rinnegare quella sua onesta intenzione e vuole ribadire tutte le nostre catene , non abbiamo altro da rispondergli , se non che , veda egli , quale professore di filosofia , come mettersi d ' accordo con la logica , e quale uomo di coscienza , esamini se stesso , se più che non lo muova l ' amore per l ' istruzione , non lo rattenga , per avventura , maggior timore della religione cattolica ; e lo dica pure , schiettamente e lealmente , con la stessa chiarezza con cui noi abbiamo manifestato i nostri intendimenti nell ' accettare quel poco che ci veniva concesso di favore nelle sue proposte . Oh certo , non ne abbiamo mai fatto mistero ; nel domandare la libertà d ' insegnamento , noi siamo bensì mossi dall ' amore alla cultura , che è cosa lodevole e desiderabile , ma principalmente dalla viva sollecitudine per l ' educazione cristiana della gioventù , che è cosa necessaria più della cultura , e voluta dalla maggioranza dei genitori . Eccoci entrati nella discussione dei principii . Il Gentile crede di rovesciare la nostra tesi , opponendo la supremazia dello Stato sull ' insegnamento , che è il suo principio , alla chiesa la quale vuole che l ' insegnamento sia cattolico , quasi fosse questa la nostra tesi . Noi invece opponiamo , semplicemente , alla usurpazione dello Stato il diritto inalienabile ed imprescrittibile dei genitori ; il quale diritto non deriva per nulla dalla Chiesa , ma dalla natura stessa , anteriore alla Chiesa , come nell ' individuo e nel padre di famiglia è anteriore allo Stato . La Chiesa , quando prescrive l ' insegnamento cattolico , non crea un nuovo comandamento o conferisce un nuovo diritto ai padri di famiglia , ma ribadisce il loro diritto di natura ed il loro rispettivo obbligo di educare ed istruire i loro figli ; il quale obbligo , essendo i padri cattolici , è di educarli cristianamente . Nulla di più ! Tanto vero , che la Chiesa non obbligò mai i genitori ebrei o infedeli a fare educare cattolicamente i loro figli ; e proibisce di battezzare i loro figli , se questi non siano in grado di determinarsi da sé , quando è contraria la volontà dei genitori ( in Roma fu sempre tutelata dai Papi la libertà di coscienza degli ebrei , i quali vi dimoravano più tranquilli che in qualsiasi altra parte del mondo , e tenevano proprie scuole per i loro figli . Cfr . , ad es . , MORONI , Dizionario d ' erudizione : Ebrei ) . Or bene , quello che non fa la Chiesa , calunniata dallo Stato come intollerante se non peggio , osa farlo sempre lo Stato laico con le sue scuole elementari laicizzate , positivamente obbligatorie per legge , con tutte le sue scuole medie laiche alle quali obbliga moralmente , sotto pena di esclusione dei vantaggi legali che riserba solo ad esse . Né si risponda col solito sofisma , che non si fa violenza alla coscienza dei genitori , essendo l ' insegnamento laico e neutro , che perciò prescinde dall ' educazione religiosa , la quale può essere data a parte in famiglia ed in chiesa ; giacché l ' educazione è inseparabile dall ' insegnamento , e l ' insegnamento neutro non esiste , ma è in concreto conforme allo spirito ed alle idee di chi insegna , e si riduce spesso ad essere irreligioso , come è provato dall ' esperienza . Dunque lo Stato , mediante il monopolio , con la sua scuola laica , fa violenza alla libertà dei genitori , che hanno il diritto e l ' obbligo di educare i figli secondo la propria coscienza ( “ Non può esistere nessuna scuola neutra , diceva Jules Simon perché non vi è professore che non abbia le sue opinioni religiose o filosofiche . Se non ne ha , egli è fuori dell ' umanità : o idiota o mostro . Se le ha e le occulta , è il peggiore dei codardi ” . E meglio ancora il Manzoni : « È evidente che non si può prescindere dal Vangelo nelle questioni morali : bisogna o rigettarlo , o metterlo per fondamento . Non possiamo fare un passo , che non ci si para davanti : si può far le viste di non accorgersene , si può schivarlo senza urtarlo di fronte ; non essere con lui , senza essere contro di lui ; si può , dico , in parole , ma non in fatto ” . Così quel grande genio , veramente italiano , nel cap . 3 delle Osservazioni sulla morale cattolica ; capitolo , che vorremmo fosse letto attentamente dal professore hegeliano ; libro , condannato pur troppo all ' oblio nelle scuole d ' Italia , che invece dovrebbe primeggiare tra tutti i libri di studio per la gioventù ) . Si confuta quindi da sé l ' asserzione gratuita del Gentile , che “ la scuola di Stato è e deve essere laica , cioè di libertà ” ; essa è , e non può essere se non scuola di tirannia da parte dello Stato e di schiavitù da parte dei cittadini . Ed è vuota di senso l ' altra sua asserzione parallela , che “ la scuola privata vuoi dire anche essa libertà : libertà d ' iniziativa individuale e di piena espressione di energie spirituali ” , perché , l ' abbiamo detto cento volte , la scuola privata , quale è in Italia , che deve costare ai genitori il triplo , e poi deve essere in tutto dipendente dai capricci della scuola dello Stato e dei suoi insegnanti , non significa per nulla libertà , ma avvilimento e servitù ; e se ciò non ostante essa è sostenuta , si deve , non alla libertà che non le è stata mai concessa , ma alla generosità ed al sacrifizio di quei genitori cattolici coerenti , che , in quel poco che si può , vogliono i propri figli lontani dalla nefasta scuola laica , ed educati secondo la propria coscienza . Ogni volta che si scende alle determinazioni pratiche e concrete , si vede subito la vacuità sonora e la falsità delle parole generiche , usate dal Gentile e dall ' idealismo liberale . È la medesima vaghezza generica che si riscontra in tutti coloro che , al pari di lui , propugnano la riforma della scuola , tenendosi però come ostriche allo scoglio del monopolio dello Stato ; vaghezza che fu acutamente rilevata da Filippo Crispolti , in un articolo di Alfredo Savaz , pubblicato nella Nuova Antologia del 16 agosto scorso ( Il problema della scuola , nel Corriere d ' Italia del 10 settembre 1918 ) Parimenti vaghe ed inconsistenti sono le frasi onde il Gentile pretende esporre e dichiarare la “ tesi cattolica ” , la quale , secondo lui consisterebbe nell ' insegnamento cattolico ad ogni costo : “ poiché dice egli se lo Stato fosse cattolico , e , professando esso la religione cattolica , si sottoponesse alla direzione suprema del capo della cattolicità , è chiaro che il cattolico alla tesi della libertà d ' insegnamento sostituirebbe come sostituì , sempre che si avverò questa condizione , la tesi opposta . Il principio insomma della tesi cattolica , è che l ' insegnamento deve essere cattolico , e lo Stato non deve insegnare perché esso non ha religione ” . Nulla di nulla ! La tesi cattolica è , come si è detto , la medesima tesi del diritto di natura : i genitori hanno il diritto inalienabile , imprescrittibile , ed anteriore a qualsiasi altro diritto , di educare ed istruire i proprii figli secondo la loro coscienza ; ad essi quindi spetta la libertà d ' insegnamento primieramente e per sé , e ad ogni altro spetta la medesima libertà in loro aiuto e quando non sia contraria a questo loro diritto ; allo Stato spetta l ' obbligo di tutelare questa libertà e di agevolarne l ' esercizio , come per gli altri diritti primordiali ed inalienabili di ogni individuo . È chiaro ? E questa tesi non varia in nessuna ipotesi , sia lo Stato cattolico antico , sia lo Stato laico moderno . In fatti , quando si avverava la condizione che lo Stato fosse cattolico , non era punto necessario , come asserisce il Gentile , rincarando eccessivamente la dose , che si sottoponesse alla direzione suprema del capo della cattolicità , giacché lo Stato nella sua cerchia è anche supremo ed indipendente , ma soltanto si accordava con la Chiesa nel tutelare il diritto dei genitori , principalmente dei cattolici , e nell ' agevolare loro l ' esercizio del diritto e l ' adempimento dell ' obbligo di educare ed istruire cristianamente i loro figli . La medesima tesi vale rispetto allo Stato laico , il quale non può sottrarsi al diritto di natura , ed è tenuto a tutelarlo nei genitori ed a rispettare la libertà della loro coscienza nell ' educazione dei loro figli . Se ci fu qualche eccesso in qualche Stato cattolico antico , esso deve attribuirsi ad errore particolare ed a zelo indiscreto , non mai alla tesi cattolica ; e d ' altronde quell ' eccesso è un ' inezia in confronto con la tirannide odierna dello Stato laico , il quale in modo giulianesco , cioè indiretto e subdolo , sotto pena di esclusione dai vantaggi legali , obbliga in ogni modo i genitori cattolici a fare educare i proprii figli contro la loro coscienza , nella scuola laica , che , come abbiamo detto e l ' esperienza insegna , è lo stesso che scuola irreligiosa . Innalzi pure , a suo talento , il Gentile la bandiera dello Stato supremo arbitro dell ' insegnamento , la medesima dello Stato pagano , che considerava i figli come appartenenti a sé e non ai genitori ; noi , per l ' opposto , secondo la tesi cattolica , innalziamo la medesima bandiera che ha sventolato nelle nostre mani , sin dall ' origine del Cristianesimo , la bandiera dei diritti dei genitori alla piena libertà di educazione e di istruzione dei figli secondo la loro coscienza , contro tutte le tirannidi dello Stato , sia questo Stato quello di Nerone , di Giuliano l ' Apostata , del protestantesimo , del giuseppinismo , della rivoluzione , di Napoleone , o del liberalismo laico presente . Ecco nettamente dichiarata la diversità “ sostanziale ” , dei suoi principii dai nostri , la quale diversità coincide con la diversità sostanziale , in diretta opposizione , tra l ' idea dello Stato pagano , che pretende appartengano ad esso i figli , e l ' idea dello Stato cristiano che riconosce i figli appartenere ai genitori . Dalla prima scaturisce la schiavitù , dalla seconda la libertà di coscienza e la libertà d ' insegnamento , qual è propugnata dalla tesi cattolica . Quindi è dottrina di libertà vera quella dei cattolici , i quali , in una nazione cattolica quale è l ' Italia , vogliono , non come tesi assoluta , ma come corollario al diritto di natura , l ' insegnamento pubblico cattolico e l ' accordo tra la Chiesa e lo Stato in tutelare ed agevolare l ' esercizio del loro diritto e l ' adempimento del rispettivo obbligo di educare cristianamente i loro figli . Ed in sostenere questa tesi , non “ trascendono la ragione e la volontà umana ” , come falsamente attribuisce loro il Gentile e pratica invece egli stesso , ma ragionano a rigore di logica . In fatti , dal diritto che hanno i genitori e dal rispettivo obbligo dello Stato di rispettare questo diritto ed agevolarne l ' esercizio , scaturisce il corollario : dunque l ' istruzione pubblica in Italia deve essere cattolica . La conseguenza è evidente , perché la grande maggioranza dei genitori vuole educati i figli secondo la propria coscienza di cattolici . E non c ' è bisogno che essi manifestino esplicitamente la loro volontà , giacché questa è sufficientemente espressa nel fatto stesso del battesimo dei propri figli . Or essendo tutti cattolici gli alunni delle scuole pubbliche , l ' insegnamento deve essere conforme alla dottrina cattolica , affinché corrisponda all ' obbligo di coscienza che hanno i genitori rispetto all ' educazione dei loro figli . E non è giusto , che per una minima parte di non cattolici ( appena uno ogni cento ) , ai quali si può provvedere con esimerli dall ' istruzione religiosa , si contraddica al diritto evidente dei genitori cattolici , con imporre loro la scuola laica , sedicente neutra , ma nel fatto irreligiosa . Del resto , se vi sono in Italia , dei genitori snaturati , rari ancora per buona ventura , i quali pretendono per i loro figli l ' insegnamento e l ' educazione laica , il merito è tutto dello Stato laico , o meglio della setta che si è impadronita della pubblica istruzione , ed ha cercato in tutti i modi di strappare dai cuori degli italiani la fede dei loro padri , scompaginando la loro unità religiosa profondamente nazionale . E nondimeno questi laicisti restano sempre una sparutissima minoranza , appena calcolabile , i quali , anche ammessa la tirannia brutale del numero , non possono giustificare l ' imposizione della scuola laica a tutta l ' immensa maggioranza dei genitori italiani ! Da ciò segue l ' obbligo dello Stato di regolare l ' insegnamento , in quanto riguarda l ' educazione morale e l ' istruzione religiosa , d ' accordo con l ' autorità ecclesiastica , che è la sola competente in siffatta materia ; non per sottoporsi al suo servizio , come esagera il Gentile , ma per tutelare , in modo efficace insieme e soave , il diritto dei genitori e la loro libertà di coscienza . Pertanto , sotto ogni aspetto , e da qualunque lato si riguardi la questione , la tesi cattolica della libertà d ' insegnamento ha salde radici nel diritto naturale dei genitori ed è quindi immutabile come lo stesso diritto di natura , il quale sì veramente “ non trascende la ragione e la volontà umana ” , ed è fondamento alla stessa Chiesa . Giacché la Chiesa con la sua dottrina rivelata , lo intendano una buona volta il Gentile e tutti i filosofi che parlano senza conoscerla , non è campata sulle nuvole , come la loro filosofia , ma suppone la ragione ed il diritto naturale , cui la rivelazione non toglie di mezzo , ma anzi rafferma ed illumina , chiarisce e conforta nelle menti e nei cuori degli uomini , solleva e nobilita nelle loro opere . Di fronte alla tesi cattolica , sul diritto dei genitori , dal quale scaturisce la libertà d ' insegnamento , tesi chiara , determinata , precisa , la tesi del Gentile sul preteso diritto dello Stato ad insegnare , appare , quale è , confusa , vuota di senso , fluttuante e mutabile , e pertanto incomprensibile dall ' intelletto ed inattuabile nell ' opera , giacché il contraddittorio non si può condurre in atto , e nell ' atto sarà invece quel che vorrà il capriccio o la fantasia mutevole di questo e di quello . A persuadersene , basta leggere quello che dice il Gentile sulla sua tesi : “ Io invece sostengo che lo Stato deve insegnare non perché non ha una religione ( ché in tal caso starei coi cattolici contro la sciocca presunzione del laicismo agnostico ) , anzi perché ha qualche cosa di più e di meglio di una religione : ha una filosofia ; che è anch ' essa una fede , ma con questa differenza dalla religione , che il suo oggetto non trascende la ragione e la volontà umana . Filosofia che può non essere spiegata nella coscienza di quelli che sono a capo dello Stato , ma non perciò è assente dalla sostanza spirituale , in cui è il valore dello Stato ; e che non è realizzata dai suoi dirigenti , ma vive in tutto l ' organismo delle forze politicamente cooperanti ; e si potrebbe dire definita nella legge fondamentale dello Stato , se questa stessa legge non vivesse realmente in quella coscienza multanime e pure storicamente compatta , unica , e come tale in continuo svolgimento che è la coscienza del popolo . Filosofia , che è un concetto , un principio , un punto di vista sintetico ; da cui tutta la vita dello Stato trae ispirazione costante e norma di orientamento . Così lo Stato , che è affermazione del proprio valore , come volontà umana , indipendente da ogni particolare contenuto di fede religiosa , e non può rinunziare ad affermare da sé come suo proprio attributo immanente , siffatto valore , senza abdicare alla proprio autonomia ed assoggettarsi come nessuno degli Stati moderni è disposto a fare ad un principio superiore ; questo Stato ha una fede , ossia un concetto , a cui è legata la sua stessa esistenza . E questo concetto è un concetto filosofico : che cioè la volontà anche apparentemente finita , sia una realtà assoluta ; senza di che non potrebbe arrogarsi valore di sorta ” . Chi può da tutto questo groviglio cavarne nulla di determinato ? Se qualche cosa di chiaro vi si capisce , è la supremazia assoluta del dio - Stato sopra ogni verità , non soltanto rivelata , ma anche di diritto naturale ; e che , se esiste la verità , essa è immanente nello Stato o nella sua “ filosofia ” ; in una parola , non avvi altro Dio , non altra natura umana , se non lo Stato : lo Stato è Dio , è la natura stessa . Affermazione quanto blasfema , altrettanto insensata ed assurda . Quale poi sia questa “ filosofia ” e quali i termini della sua verità , nessuno può comprenderlo tra le interpretazioni arbitrarie del Gentile in contraddizione con altre , parimente arbitrarie , degli adoratori del dio - Stato , appunto perché tutti si allontanano dal diritto di natura , al quale non può esser soggetto lo Stato , e dal quale non può essere difforme nessuna filosofia , senza sostituirsi con ciò alla stessa umanità . Che cosa vale una siffatta “ filosofia ” in confronto con la ragionevole , chiara e soprattutto concreta tesi cattolica ? La quale , ripetiamolo per la centesima volta , dice allo Stato : devi assoggettarti al diritto di natura nei genitori di educare i figli secondo la propria coscienza , e con ciò non abdicherai per nulla alla tua autonomia , né più né meno di quello che fa la Chiesa , la quale si conforma al medesimo diritto di natura , senza abdicare alla sua autonomia di maestra della verità rivelata , giacché , a rigore , non è soggezione quell ' accordo mirabile che è tra la luce e la luce , cioè tra la luce della verità soprannaturale e quella delle verità naturali e conseguibili dalla sola ragione . Dichiarando il medesimo principio con un caso reale e pratico : vorrà il Gentile dare in balia dell ' insegnamento dello Stato un suo figlio , se caso mai egli si trovasse a godere gl ' ineffabili benefici della “ filosofia dello Stato ” secondo l ' ultima e modernissima evoluzione dello Stato russo , lo Stato bolsceviko ? In virtù di quali principii , potrebbe egli contendere alla barbarie di quella filosofia il suo figlio , suo proprio e non dello Stato ? Non certo in nome della “ filosofia dello Stato ” e della “ multanime coscienza ” del popolo ; ma soltanto in virtù dei suoi diritti di padre ! Proponiamo altresì alla coscienziosa meditazione del prof . Gentile il chiaro esempio d ' un gentiluomo cattolico , il quale non volle accomodarsi , in forza dei suoi diritti di padre , alla “ filosofia dello Stato ” , quale veniva intesa dal primo Napoleone . Si legge nelle memorie del cardinale Pacca , che , quando egli era confinato nella fortezza di Fenestrelle , per la tirannide della medesima “ filosofia ” , giunse in quella prigione , il 28 dicembre 1811 , il marchese Giovanni Naro Patrizi , reo soltanto di “ non aver voluto consegnare due suoi figli al governo francese , che pretendeva farli educare in uno dei collegi o licei di Francia , temendo per essi la perdita della loro innocenza e della loro religione ” ( parte II , cap . 4 ) . Per chi si dichiarerà il prof . Gentile : per la tirannica “ filosofia dello Stato ” francese , o per la filosofia veramente ragionevole e libera dei sacrosanti diritti di quel genitore ? ... È opportuno però prevenire una obbiezione : Se lo Stato non ha diritto d ' insegnare , come potrà provvedere soggetti idonei ai proprii uffici , alle magistrature , alla milizia ? In questa obbiezione , come nel sistema del monopolio , vi ha in fondo un equivoco grossolano . Vi si confonde insieme l ' insegnare ed il provvedere all ' insegnamento , che sono cose ben distinte e diverse . Lo Stato non ha diritto di insegnare , appunto perché non è depositario della verità , non è fonte di dottrina , neanche della “ filosofia ” che gli vuol dare in prestito il prof . Gentile o qualsiasi altro , secondo le sue particolari teorie , ma ha l ' obbligo di conformarsi alla verità , attingendola dalle due fonti necessarie : la naturale e razionale , patrimonio comune di tutta l ' umanità , la soprannaturale e rivelata di cui è depositaria la Chiesa ; ed ancorché si ostini a ricusare questa verità rivelata , dicendosi laico ed areligioso , non può sottrarsi al patrimonio comune delle prime ed universali verità razionali , in ispecie del diritto di natura , senza mettersi con ciò fuori della stessa umanità . Invece ha l ' obbligo , e conseguentemente il diritto , di provvedere all ' insegnamento , sempre però in conformità col diritto di natura , e quindi non mai contro la libertà di coscienza dei genitori . Pertanto , non solo può , ma anzi deve istituire scuole , oltre che per la milizia , per i proprii ufficii , ecc . , anche per l ' istruzione elementare , media , professionale , dove ce n ' è il bisogno e non basta l ' opera privata ; ma gli corre obbligo di non violare la giustizia a danno di chiunque non volesse frequentare le sue scuole e preferisse di istruirsi a proprio modo , come è stato detto sopra e non è necessario ripetere . Non è in questione , se lo Stato possa insegnare in questo senso relativo , cioè istituire scuole , ma se lo possa in senso assoluto , cioè obbligando i cittadini a mandarvi i loro figli , sia col metodo spiccio di Napoleone , o sia col metodo giulianesco odierno di esclusione dai vantaggi legali . Il diritto naturale nei padri di famiglia risponde risolutamente , con la voce stessa della natura : no ! Provveda dunque lo Stato quanto può e vuole all ' insegnamento , ma non ha e non può aver nulla da insegnare , e molto meno una “ filosofia ” da imporre nelle sue scuole ; “ filosofia ” che è una chimera e non può esistere come “ propria dello Stato ” , ma è invece , secondo i varii cervelli che gliela attribuiscono , nuvolaglia kantiana o hegeliana , confusione bolscevika , tirannide laicista , ecc . ecc . , tutto fuorché la filosofia perenne dell ' umanità , in una parola : la filosofia ( perché il prof . Gentile possa meglio vedere e toccare con mano , come interpretino la “ filosofia dello Stato ” , contro ogni diritto di natura , certi professori della scuola laica , da lui detta a torto “ di libertà ” , gli facciamo parte di una notizia di fonte certissima . Fu presentata al Ministero della P.I. una protesta contro il Direttore ed un professore di una R . Scuola tecnica di Roma , firmata da quattordici padri di famiglia , i quali si lamentavano , in termini troppo miti , di “ ingiusto trattamento ” fatto ai loro figli , “ perché provenienti da un collegio cattolico ” , negli esami della scorsa sessione estiva ; di “ frasi non gentili del Direttore ” , di “ frasi troppo volgari ” del professore di scienze , senza rispetto al “ pudore ” ed ai “ principii ” religiosi degli alunni , “ a proposito dei mammiferi ” , ecc . ecc . Quei padri di famiglia non ebbero nessuna risposta ( segno che pioveva sul bagnato ) e furono costretti a mandare i loro figli nella sessione autunnale , per essere esaminati dai medesimi professori , con quella equanimità esteriore , ma con quell ' esito , che ognuno può supporre . Simili casi sono frequenti , segnatamente nelle scuole tecniche e normali , ma non tutti possono venire alla luce , perché i giudici sono insieme parte in causa , e le vittime temono rappresaglie ... ) . Non ostante la luminosa evidenza della nostra tesi e dei nostri principii , non ci illudiamo che il prof . Gentile voglia abbandonare le sue teorie intorno alla supremazia dello Stato sull ' insegnamento contro il diritto e la coscienza dei genitori . Speravamo soltanto che egli addivenisse in alcune pratiche conclusioni delle sue medesime proposte . E questa nostra speranza potrà non andar fallita , tanto solo che egli voglia consultare , non la sua filosofia , ma il buon senso e la sua intima coscienza .
StampaPeriodica ,
Tra le ragioni che hanno permesso al governo di riportare la vittoria militare in Africa , ve ne sono almeno tre che debbono richiamare la nostra attenzione , giacché esse possono determinare , in gran parte , gli eventi immediati e più lontani della vita interna ed internazionale dell ' Italia . La prima di queste ragioni è lo sforzo , senza eguali nella storia delle imprese coloniali , che è stato compiuto per la conquista dell ' Abissinia ; sforzo economico - finanziario e militare di una portata tale , che il generale Baistrocchi lo ha paragonato a quello imposto al nostro paese dalla guerra europea del 1915-1918 . Noi comunisti , come del resto quasi tutti gli scrittori politici più autorevoli del mondo , avevamo visto nelle difficoltà economico - militari della guerra in Abissinia i limiti dell ' impresa . Lo stesso governo italiano , del resto , previde una guerra più facile ; e la prova di ciò è meno nei motivi agitatori dell ' estate scorsa sulla « passeggiata militare » quanto nelle vicende militari del novembre - febbraio , che videro le divisioni italiane sulla difensiva e obbligarono ai più grandi sforzi per portare il corpo di spedizione a quasi mezzo milione di uomini e dotarlo di una formidabile quantità di armi e di materiali . Il prestigio di Mussolini e la stessa esistenza del regime erano impegnati nella guerra : tutto , perciò , fu fatto , ed a qualunque costo , per assicurare la vittoria militare . Appartiene a questo periodo critico delle operazioni in Abissinia la decisione di condurre una guerra di distruzione , la guerra totalitaria , con i bombardamenti aerei e i gas mortali . La seconda fra le più importanti ragioni che han permesso la vittoria militare è nelle complicità che il governo di Mussolini ha trovato , non solo nei governi revisionisti che aspirano e si preparano alla guerra per una nuova spartizione del mondo , ma anche in alcuni governi ( Laval , per esempio ) del gruppo di Stati che non hanno interesse , in questo momento , a fare la guerra , come pure tra gli agenti e le forze di guerra che si trovano in tutti i paesi pacifici . Queste complicità hanno reso inefficace l ' applicazione delle misure decise dalla Società delle nazioni contro lo Stato aggressore ; non solo , ma assicurando l ' impunità al governo italiano hanno aggravato la situazione internazionale , hanno portato un serio colpo all ' opera della organizzazione della pace e della sicurezza collettiva tra le nazioni , hanno eccitato gli imperialismi più aggressivi , hanno avvicinato enormemente il pericolo di una guerra mondiale . Il colpo di Hitler nella zona renana è il frutto di queste complicità verso Mussolini , il quale ne ha a sua volta profittato per portare a compimento la sua impresa in Africa . Il proletariato internazionale non si è ancora unito , come lo chiedono reiteratamente i comunisti , per intervenire , con una larga azione e con misure esecutive , indipendenti dai governi borghesi , contro tutti gli aggressori , e per premere così sui governi borghesi e sulla Società delle nazioni perché la pace sia difesa , perché tutte le nazioni ( e in primo luogo le piccole nazioni bianche o di colore ) siano difese e gli aggressori siano impediti dal compiere i loro misfatti . La terza ragione del successo militare in Africa è la scarsa azione delle masse contro la guerra , cioè la scarsa azione del nostro partito per mobilitare le masse e portarle alla lotta . Questa constatazione deve essere messa in relazione - ma perché sia più fortemente sottolineata con la preparazione ideologica della guerra in generale condotta dal fascismo tra le nuove generazioni ; ed in particolare con le promesse di risollevamento materiale per le masse popolari italiane , legate alla conquista dell ' Abissinia . Alcuni motivi della propaganda di guerra del fascismo , sebbene non originali , hanno esercitato una notevole suggestione tra importanti strati popolari , specialmente giovanili , perché si presentavano sotto la veste di verità ineccepibili e facili a comprendere . La distinzione tra nazioni ricche e povere , borghesi e proletarie , serve alla giustificazione della guerra proletaria , delle nazioni povere contro le nazioni ricche , della guerra per la « giustizia sociale fra le nazioni » , che divida il mondo in modo più ragionevole di quanto non lo è ora , e dia alle nazioni povere una parte di quanto oggi posseggono le nazioni ricche . Questi motivi , che mascherano la vera causa delle miseria del popolo italiano e la vera causa della guerra , cioè il sistema capitalista , trovano una certa eco tra le masse che vivono nella miseria e senza domani , in particolare tra i giovani . Essi , poi , si intrecciano , specialmente tra la gioventù intellettuale , allo spirito d ' avventura e a tutte le deformazioni della coscienza della vita che sono uno dei segni più tragici della nostra epoca di decadenza della società capitalistica . Si pensi che ogni anno in Italia da 350 a 400 mila giovani si affacciano alla esistenza cosciente con un desiderio imperioso di vivere , e trovano sbarrate tutte le vie ! Noi sappiamo che non tutti i soldati e le camicie nere che hanno combattuto in Africa , e che hanno affrontato mille sacrifici e la morte , erano ostili all ' impresa . Molti tra di essi hanno creduto di combattere per il bene del popolo e del paese e contro l ' egoismo di certe grandi potenze imperialistiche . Questa illusione è stata pure un elemento della vittoria militare , ed ha riflesso un orientamento , più o meno netto , esistente nel paese ed ha ostacolato , in larga misura , e nella lenta maturazione degli elementi obbiettivi , una azione larga di popolo contro la guerra africana . Ma queste ragioni della vittoria militare diventano esse stesse , oggi , le cause dell ' aggravarsi della situazione nel paese , le cause di una acutizzazione di tutti i contrasti nel campo interno e nel campo dei rapporti internazionali . È impossibile , per ora , valutare lo sforzo fatto fino al momento in cui la capitale dell ' Abissinia cadde nelle mani dell ' esercito italiano . La spesa di 20 miliardi circa di Lire , che sembra sia costata la guerra sino a quel momento , non è la valutazione di tutto lo sforzo , che deve comprendere numerosi altri elementi , tra i quali c ' è pure da considerare quanto è stato perduto dall ' Italia nelle relazioni commerciali internazionali . E da oggi comincia il periodo delle spese per la consolidazione dell ' occupazione militare e per la valorizzazione della colonia . Si tratta di diecine e diecine di miliardi che dovranno essere , nel corso di parecchi anni , allontanati dagli investimenti produttivi nella metropoli , per un risultato ipotetico o comunque lontano . Più grande è stato lo sforzo per la conquista , il mantenimento e la valorizzazione della colonia , più grande è il peso che graverà sul popolo italiano , per molti e molti anni . Nel momento in cui scriviamo , nessuno può dire quali sono le Intenzioni del governo in Abissinia . Molto si scrive sulla stampa intorno alla futura colonizzazione , sebbene , da qualche tempo , con più grande prudenza di quanta non si adoperasse durante la preparazione e nel corso della guerra ; e se ne scrive tanto più in quanto il problema immediato non è la colonizzazione , ma la consolidazione politico - militare della conquista , e per nascondere le difficoltà di questa fase , che sarà lunga . Ma quello che si può dire , senza peccare di avventatezza , è che le conseguenze economiche dell ' impresa africana saranno dure , perché le spese della guerra d ' Africa e della consolidazione del possesso assorbiranno per molti anni le risorse del paese , e perché si vogliono far ricadere le spese della guerra sulle spalle del popolo , degli ex - combattenti d ' Africa e delle loro famiglie . Le difficoltà economiche , geografiche e militari della colonizzazione , da una parte ; e dall ' altra le conseguenze internazionali della occupazione abissina , fanno sì che la minaccia di una guerra mondiale pesi sulla testa del popolo italiano . Già Mussolini aveva detto , il 23 marzo , nel suo discorso del Campidoglio , che il piano regolatore dell ' economia italiana da lui annunciato è dominato dalla ineluttabilità della guerra , della più grande guerra , della guerra mondiale . Poiché nessuno Stato minaccia l ' Italia , è chiaro che Mussolini vede , nella concatenazione dei fatti provocati dalla guerra africana , una delle cause che possono affrettare la nuova conflagrazione . È vero che il 23 marzo le truppe italiane non erano ancora ad Addis Abeba . Ma la vittoria militare non ha attenuata la minaccia ; l ' ha , invece , aggravata . Le difficoltà economiche stesse della colonizzazione abissina spingono il governo di Mussolini a nuove aspirazioni coloniali , a realizzazioni espansioniste più rapide . Ed egli profitta dello scompiglio internazionale che ha contribuito ad aggravare per avanzare nuove pretese nel Mediterraneo , nell ' Europa centrale e nei Balcani . Il corpo di occupazione dell ' Abissinia non è smobilitato . In Italia un milione e duecentomila soldati sono alle armi . Le industrie che lavorano quasi a pieno rendimento sono quelle di guerra . Perché questa mobilitazione di forze ? Per difendere il nuovo possesso , si dice . Noi l ' avevamo previsto : la guerra d ' Africa a sarà l ' inizio di una nuova guerra mondiale , se il popolo italiano e tutti i popoli non interverranno per impedirla . È questa la terribile logica dello sviluppo delle aggressioni impunite . Una aggressione chiama l ' altra . Così , Mussolini minaccia il Sudan , per difendere il nuovo possesso ; si scontra con l ' Inghilterra nel Mediterraneo ; si allea ad Hitler e minaccia assieme a questi di accendere la guerra al centro dell ' Europa e all ' est , e nei Balcani ; complotta per riportare gli Asburgo sul trono austriaco , in omaggio alla memoria di Oberdan , di Battisti e dei seicentomila morti della guerra del 1915-1918 . L ' atmosfera della guerra imminente è diffusa in Italia ; e chi può farlo , già pensa a provvedersi di riserve alimentari . La guerra d ' Africa sta per provocare una guerra europea e mondiale . La delusione torna a conquistare molti di coloro che avevano creduto che lo sforzo africano ci porterebbe il pane e la pace . La disoccupazione aumenta , la miseria delle masse lavoratrici aumenta , il carovita aumenta , il pericolo della guerra aumenta , e i soldati d ' Africa non tornano , e il programma cento volte annunciato del pane assicurato , della « giustizia sociale » , della casa decorosa , è ancora una volta rinviato . C ' è l ' impero , ora ; ma la fame è più estesa . C ' è l ' impero ; ma senza la pace . La vittoria militare non risolve i problemi essenziali del nostro paese ; li rende più acuti . È stato detto alle masse popolari che noi siamo in troppi sulla nostra terra , e perciò non c ' è pane per tutti : bisogna andare a trovare altre terre , fuori e lontano d ' Italia . Ma non è vero che siamo in troppi , non è vero che l ' Italia non ha da dar da mangiare ai suoi figli . Lo sviluppo della capacità produttiva industriale raggiunto in Italia è tale che potrebbe provvedere al popolo italiano tutto ciò di cui ha bisogno . Invece si chiudono le fabbriche , si rallenta la produzione degli oggetti di consumo popolare , si gettano sul lastrico nuove migliaia di operai , si dedica l ' attività industriale alla produzione di guerra . Non è vero che in Italia non c ' è terra sufficiente per dar da mangiare al nostro popolo . La terra c ' è , ma è nelle mani dei signori , dei grandi proprietari fondiari . C ' è uno sviluppo industriale sufficiente a tutti i bisogni del paese , c ' è la terra , e la miseria è grande . Perché è così . La ragione sta in questo : che tutte le ricchezze del paese , create dal lavoro dei nostri lavoratori e dal genio italiano , sono nelle mani di un pugno di persone , di parassiti della nazione , dei Volpi , dei Donegani , dei Pirelli , dei Morpurgo e compagnia , e dei nobili grandi proprietari agrari e latifondisti , gli Spada , i Doria , i Torlonia , i Borghese , i Buffo , i Pavoncelli , e simili . Questa gente si preoccupa delle proprie rendite e dei propri profitti e non dei bisogni del popolo . E per assicurarsi e per aumentare le rendite e i profitti , questa gente spinge il paese alla guerra , perché nella guerra si arricchisce sempre più e perché la guerra le apre nuove possibilità di speculazione e le dà nuove terre e nuovi popoli da sfruttare . La soluzione del problema di allargare il mercato all ' industria italiana , e quindi di far fiorire l ' industria , è in Italia . È prima di tutto nella elevazione sociale ed economica delle masse lavoratrici rurali . Date la terra italiana ai contadini italiani , rompete i lacci che legano i contadini alla grande proprietà rurale , alleggerite le imposizioni fiscali inaudite che schiacciano i contadini , ed il mercato si animerà , e la disoccupazione scomparirà . La conquista dell ' Abissinia non può risolvere questi problemi . L ' Abissinia non può essere il mercato di cui ha bisogno la nostra industria , perché la condizione dello sfruttamento dell ' Abissinia è il basso costo di produzione in questo paese , inferiore a quello nazionale . Questa condizione costituisce un ostacolo insuperabile alla soluzione del problema del mercato che si dice di voler risolvere . D ' altra parte , lo sfruttamento degli abissini e dei contadini italiani che emigrassero in Abissinia non potrebbe avere come risultato di abbassare i costi di certe materie prime , se non fra una quarantina d ' anni , ammesso - per pura ipotesi che tutte le cose vadano lisce ; il che è escluso nel modo più certo . Il miraggio abissino è ingannevole , come tutti i miraggi . Esso è stato fatto balenare alle masse popolari , e ai giovani , dai ricchi , dai milionari , dai capitalisti , perché l ' impresa abissina è per questi un affare vantaggioso . La conquista abissina aumenta la miseria del popolo . Fin dall ' aprile dello scorso anno , nel Manifesto del Comitato centrale del partito comunista Salviamo il nostro paese dalla catastrofe ! noi dicemmo : « Non è vero che la eventuale conquista dell ' Abissinia risolverebbe il problema della disoccupazione e migliorerebbe le condizioni dei lavoratori italiani Anche se L ' Abissinia diventasse una colonia italiana , ciò non porterebbe nessun miglioramento ai lavoratori . Come avviene per le altre colonie , i profitti coloniali andrebbero alle banche , agli speculatori ed alle compagnie concessionarie , mentre le spese della colonizzazione costerebbero maggiori imposte per la popolazione lavoratrice » . Oggi noi confermiamo la facile previsione . La soluzione dei nostri problemi è in Italia e non in Africa o altrove . La soluzione dei nostri problemi esige , innanzi a tutto , che siano mantenute e non dilazionate le promesse che sono state fatte da quattordici anni al popolo italiano . Queste promesse consistono nel pane assicurato a tutti , nel lavoro quindi assicurato ai disoccupati , in un salario migliore , degno di un popolo civile , nella casa decorosa ai lavoratori , nella pace , in una politica che faccia largo ai giovani . Queste promesse non sono mantenute . I fatti dimostrano che esse non sono mantenute e che , anzi , si pretenderebbe che le masse popolari pagassero , ora , le spese della guerra e della colonizzazione . Noi pensiamo con un sincero spirito di fraternità a tutti quei nostri soldati e a quelle camicie nere che si sono battuti in Africa credendo di battersi per un ideale di giustizia . Questi combattenti , e le loro famiglie , e tutto il popolo italiano che soffre da quattordici anni , si domandano : « E adesso ? » . La guerra è finita in Africa . Perché si tengono laggiù cinquecentomila uomini , e se ne tiene più di un milione in Italia ? Perché non si smobilita ? Chi minaccia l ' Italia ? Chi si prepara ad invadere il nostro territorio ? Perché i disoccupati aumentano , nonostante che più di un milione e mezzo di uomini siano alle armi ? Perché non si dà il lavoro a tutti ? Perché non si aumentano i salari e gli stipendi ? Perché , in attesa della casa decorosa , non si diminuiscono gli sfratti dei lavoratori e degli impiegati , e non si vietano gli sfratti ? Perché non si diminuiscono le imposte ai contadini , a tutti i lavoratori , agli impiegati ? Perché non si apre subito un vasto campo di attività ai giovani lavoratori del braccio e del pensiero ? Gli è che i milionari e gli speculatori vogliono ancora la guerra , e non vogliono pagarne le spese ! I danari ci sono . Sia fatto un prelevamento proporzionale e progressivo su tutti i patrimoni superiori ad un milione ; siano confiscati tutti i soprapprofitti superiori al 6 per cento : allora i miliardi verranno fuori . Verranno fuori i soldi per continuare i lavori pubblici interrotti e per costruire scuole , ospedali , sanatori , campi sportivi per i nostri giovani , per alleggerire il peso delle imposte sulle masse popolari , per dare una indennità a tutti gli ex combattenti e per sussidiare , intanto , degnamente , le loro famiglie , verso le quali l ' obbligo del paese è pari a quello che il paese deve ai soldati d ' Africa . Sia fatta una politica di pace , quale la vuole il popolo italiano e quale è nel suo interesse . Se l ' Italia entra nel novero degli Stati che vogliono organizzare la pace , e lavora a costituire il più largo blocco di Stati pacifici , essa potrà alleggerire di molto il peso delle ingenti spese militari che dissanguano il paese , perché la difesa del territorio nazionale sarà affidata alla organizzazione della sicurezza collettiva . Altri miliardi potranno essere , così , destinati alle opere di pace , che elevino il benessere e la cultura del nostro popolo . I nostri giovani hanno mille volte ragione di far proprio l ' incitamento lanciato anni or sono dal fascismo largo ai giovani ! e di esigere la realizzazione di una politica che dia ai giovani la possibilità di mettere le loro energie a profitto dell ' elevamento materiale e culturale del paese . Lo spirito eroico della gioventù , dedicato alle grandi opere che aumentano il benessere del popolo , è tra le forze più preziose della nazione . È a questo spirito eroico della gioventù che noi dobbiamo fare appello , perché esso è capace di salvare il nostro paese dall ' umiliazione della miseria e di elevarne il prestigio ad una altezza mai raggiunta . Senza questo giovanile anelito verso le grandi opere della civiltà umana , senza la disciplina cosciente è impossibile salvare il nostro paese dall ' anarchia attuale , dalla disoccupazione permanente , dalla miseria , dalla decadenza dei costumi e della cultura . Largo ai giovani ! non può voler dire che questo : ogni giovane ha il diritto ad avere il suo posto nella vita e ad occuparlo degnamente . Questi obbiettivi non possono essere rinviati . Quale è l ' ostacolo al loro raggiungimento ? L ' ostacolo è costituito , innanzi tutto , dal prepotere di un gruppo di persone , di un pugno di famiglie che sono i veri padroni del paese , che hanno in mano tutte le leve dell ' economia del paese , e controllano tutto il paese , e fanno e disfanno della vita di 43 milioni di italiani . Questa gente , e coloro che li servono , hanno messo la museruola al popolo italiano , per poterlo meglio tosare . Hanno detto che i comunisti e tutti quanti combattono la loro dittatura sono i nemici della nazione , e vogliono che l ' attuale divisione del popolo , in fascisti e non fascisti , sia mantenuta ed approfondita , per meglio sfruttare il popolo ed opprimerlo . Essi hanno tutto l ' interesse a mantenere questo stato di cose , perché nella misura in cui il popolo italiano si riconcili con se stesso e scopra questa semplice verità che tra lavoratori fascisti e non fascisti non vi sono contrasti essenziali , ma v ' è una unità di intenti per fare forte , libero e felice il nostro paese , la loro potenza è compromessa , il loro dominio assolutistico è prossimo a crollare . Perciò essi temono che gli stessi fascisti dicano ciò che pensano . Questi padroni del paese , parassiti del lavoro nazionale , dicono che il sindacato è una bella cosa , ma che gli operai non devono esprimervi le loro opinioni , non devono eleggervi i loro dirigenti . Tutte le organizzazioni del regime sono , per questa gente , delle eccellenti iniziative , ma alla condizione che esse servano ai loro interessi , e che il popolo italiano subisca la loro dominazione . Sono questi magnati del capitale che non vogliono smilitarizzare le fabbriche ausiliarie , perché conviene loro la disciplina militare nelle aziende . Sono questi sfruttatori che minacciano quando un fascista esige il diritto di parlare nelle proprie organizzazioni o li critica timidamente nella stampa , e fanno sopprimere i giornali dei giovani . L ' oligarchia dei finanzieri , dei grandi industriali , dei grandi agrari è la causa delle nostre miserie , dell ' oppressione in cui viviamo , della politica di guerra . Questa oligarchia si oppone al mantenimento delle promesse fatte al popolo italiano , perché non vuole pagare . Ecco perché noi comunisti abbiamo detto e ripeteremo senza stancarci che la riconciliazione del popolo italiano , nella lotta contro questo pugno di parassiti , è la condizione per salvare il nostro paese da una catastrofe , e lavoreremo a tutti i costi per questa riconciliazione . Noi vogliamo che tutti gli operai e tutti i senza lavoro , che tutti i braccianti e tutti i contadini lavoratori , e i lavoratori manuali ed intellettuali di ogni categoria si diano la mano nelle fabbriche , nei sindacati , in tutte le associazioni , in tutti i quartieri cittadini , e lottino assieme perché le promesse fatte siano mantenute e perché i capitalisti paghino le conseguenze della crisi che travaglia duramente il paese . Noi vogliamo peri nostri giovani il diritto alla vita , all ' amore ed alla gioia operosa . Largo ai giovani , largo a tutti i giovani , ai giovani operai , ai giovani contadini , agli studenti . La promessa deve essere mantenuta . I ricchi paghino le spese necessarie a togliere la gioventù dall ' ozio e dalle angustie . Noi vogliamo che i combattenti d ' Africa siano smobilitati e trovino subito un lavoro civile e libero , che dia loro tranquillità e compensi le loro famiglie dei sacrifici sopportati . Che i capitalisti , i quali fecero affari d ' oro con la guerra , che i milionari paghino il debito della nazione verso gli ex combattenti . Noi vogliamo che i trovino subito un lavoro sicurezza dell ' avvenire e portati . Che i capitalisti , che i milionari paghino battenti . Noi vogliamo - assieme a tutto il popolo italiano che il nostro paese non sia più un elemento di turbolenza internazionale , e faccia una politica di pace , e prenda il suo posto a Ginevra fra gli Stati che vogliono organizzare la pace nel mondo ; stipuli un patto collettivo mediterraneo di sicurezza , si leghi con dei patti di assistenza mutua a tutti i suoi vicini ( con dei patti aperti a tutti gli Stati che vogliono parteciparvi ) ; cementi con la sua autorità la piccola Intesa e l ' Intesa balcanica ; difenda l ' indipendenza dell ' Austria , sulla base della restaurazione della libertà democratica in questo paese , sola garanzia per la sua indipendenza , e stringa con il governo della libera Austria un patto di assistenza mutua ; isoli l ' aggressore hitleriano che vuol fare la guerra e le cui aspirazioni espansionistiche minacciano l ' indipendenza territoriale del nostro paese ; riconosca la legge internazionale come la legge suprema di convivenza tra tutte le nazioni grandi e piccole . Il popolo italiano non vuole la guerra , vuole la pace . Noi tendiamo la mano ai fascisti , nostri fratelli di lavoro e di sofferenze , perché vogliamo combattere assieme ad essi la buona e santa battaglia del pane , del lavoro e della pace . Tutto quanto noi vogliamo , fascisti e non fascisti , possiamo ottenerlo unendoci e levando la nostra voce , che è la voce del popolo . Fascisti , ex combattenti d ' Africa , conquistate al popolo il diritto di parlare in tutte le organizzazioni . Fate che ogni organizzazione , ogni circolo , ogni sindacato diventi il cuore pulsante della nazione riconciliata , contro i suoi nemici che l ' affamano e l ' opprimono , contro il pugno di parassiti che domina il nostro bel paese . Noi comunisti vogliamo fare l ' Italia forte , libera e felice . La nostra aspirazione è pure la vostra , o fascisti , cattolici , uomini italiani di ogni opinione politica , d ' ogni fede religiosa . Uniamoci . Uniamoci in un solo cuore ed in una sola volontà . Uniamoci dovunque ed in ogni ora . Parliamo un linguaggio solo : quello degli interessi del popolo e del paese . Lottiamo uniti , per il nostro pane , per il nostro lavoro , per la nostra pace , perché l ' Italia sia strappata ai suoi nemici e restituita agli italiani , perché l ' Italia sia salvata dalla catastrofe .