StampaPeriodica ,
In
questi
ultimi
mesi
,
dopo
gli
avvenimenti
di
Germania
che
hanno
tolto
molte
illusioni
sulla
vera
natura
dell
'
Hitlerismo
e
del
nuovo
risorgimento
tedesco
,
si
è
formata
in
parecchi
un
'
opinione
che
va
energicamente
respinta
.
Si
dice
che
la
Germania
è
fuori
dello
sviluppo
della
civiltà
europea
,
che
si
può
,
senza
perder
nulla
di
essenziale
,
astrarre
dalla
sua
funzione
spirituale
.
E
,
per
mostrare
la
sua
qualità
di
estremismo
sconclusionato
,
di
orgoglio
barbarico
,
si
tende
a
trovare
una
coerenza
evolutiva
perfetta
tra
il
Germanesimo
della
Riforma
e
del
Romanticismo
,
e
il
Germanesimo
del
Nazionalsocialismo
,
per
finir
poi
con
l
'
auspicare
(
il
che
può
essere
anche
legittimo
)
una
civiltà
totalmente
latina
.
Queste
opinioni
,
che
non
sarebbero
in
sé
troppo
considerevoli
,
ci
offrono
lo
spunto
a
tratteggiare
sinteticamente
,
nei
momenti
principali
,
lo
sviluppo
della
Germania
in
seno
alla
civiltà
europea
,
a
mostrarne
i
contributi
essenziali
,
ineliminabili
,
che
si
incentrano
in
un
originale
carattere
di
estremismo
rivoluzionario
distinguente
appunto
,
nella
storia
passata
,
la
funzione
dello
spirito
tedesco
nella
formazione
del
mondo
europeo
.
Vogliamo
dire
che
la
Germania
ha
portato
alla
civiltà
europea
un
elemento
di
approfondita
interiorità
,
un
impulso
a
calare
l
'
ideale
nel
reale
interamente
:
ha
rappresentato
quasi
l
'
avvertimento
religioso
contro
ogni
accasciarsi
della
spiritualità
europea
.
Se
si
potesse
antistoricamente
,
assurdamente
astrarre
dalla
Germania
,
si
perderebbe
un
duplice
interiorizzamento
di
capitale
importanza
nella
storia
dello
spirito
.
La
storia
europea
si
apre
con
un
dualismo
perfin
troppo
sfruttato
dagli
storiografi
:
Germanesimo
e
Romanesimo
,
che
,
fuori
delle
qualificazioni
nazionali
,
si
potrebbe
ridurre
a
dualismo
di
barbarie
giovane
,
feconda
e
di
nobile
saggezza
,
di
forza
e
legge
ecc
.
In
realtà
fu
questo
il
vero
atto
di
nascita
alla
storia
della
civiltà
per
lo
spirito
germanico
,
al
quale
il
Romanesimo
fu
essenziale
come
cultura
,
dopo
la
cui
assimilazione
,
la
personalità
non
più
ingenua
comincia
davvero
a
riconoscer
se
stessa
.
Perciò
non
ci
fermiamo
ad
insistere
su
questo
primo
contatto
della
Germania
col
mondo
latino
,
che
è
alla
base
e
non
ancora
nel
seno
,
della
civiltà
europea
.
La
riforma
era
stata
annunciata
anche
in
Italia
da
spunti
magnifici
di
neoplatonismo
idealistico
di
grande
profondità
filosofica
(
Valla
,
Ficino
,
Pico
)
e
,
d
'
altra
parte
,
un
grande
tedesco
direttamente
vicino
alla
mentalità
dei
riformatori
,
il
Cusano
,
si
era
formato
sulla
cultura
e
nell
'
ambiente
italiano
.
E
furono
poi
il
Socino
e
gli
altri
riformatori
italiani
a
battere
sul
concetto
essenziale
della
tolleranza
.
Ma
insomma
la
potente
scossa
alle
coscienze
sonnecchianti
e
sorridenti
fu
data
dalla
riforma
di
Lutero
,
per
opera
di
Lutero
e
dei
decisi
riformatori
tedeschi
avvenne
la
nuova
nascita
dell
'
anima
religiosa
nel
suo
senso
di
completa
fiducia
in
un
Dio
che
agisce
,
sostiene
,
conduce
dal
di
dentro
le
opere
umane
.
Da
una
parte
tornava
la
persuasione
che
solo
l
'
eterno
ha
valore
,
che
l
'
uomo
deve
annullarsi
in
Dio
(
un
approfondimento
dei
rapporti
tra
Dio
e
uomo
,
della
completa
dedizione
del
particolare
all
'
universale
che
è
squisitamente
religiosa
e
che
si
ritrova
in
seguito
nello
sfortunato
movimento
giansenista
)
,
dall
'
altra
invece
si
affermava
la
libertà
dell
'
uomo
a
pensare
da
sé
,
a
staccarsi
dalla
mano
materna
della
chiesa
,
a
celebrare
la
propria
spirituale
originalità
.
Era
insomma
un
riprendere
contatto
con
il
divino
,
fuori
dei
sillogismi
e
fuori
dell
'
elargizione
ecclesiastica
,
dovuto
a
un
estremismo
,
a
un
semplicismo
distruttore
il
cui
valore
dialettico
non
può
sfuggire
a
chi
abbia
un
chiaro
concetto
dello
spirito
.
L
'
influenza
diretta
della
Riforma
sul
mondo
latino
specialmente
in
Francia
,
è
innegabile
:
è
stato
perfino
notato
che
proprio
la
Riforma
ha
costretto
violentemente
la
Chiesa
cattolica
a
mettere
bene
in
chiaro
le
sue
carte
e
a
definire
per
sempre
il
complesso
delle
sue
leggi
culturali
,
dei
suoi
dogmi
,
delle
sue
pretese
di
monopolio
di
salvezza
.
Ha
rotto
insomma
la
civiltà
cattolica
ed
obbligato
il
cattolicismo
ad
entrare
come
una
semplice
forza
nel
giuoco
più
ampio
della
civiltà
moderna
.
Ma
a
noi
preme
sopratutto
in
queste
note
far
vedere
la
funzione
dialettica
della
Germania
come
necessaria
in
una
civiltà
che
va
considerata
come
un
risultato
,
una
corposa
sintesi
di
forze
originali
,
native
e
perciò
tra
di
loro
contrastanti
.
Più
confuso
e
complicato
per
gli
stretti
legami
che
ormai
intercedevano
fra
le
varie
nazioni
europee
,
si
presenta
il
contributo
dell
'
elemento
tedesco
con
il
Romanticismo
.
Bisogna
anzitutto
notare
che
,
per
quante
colorazioni
diverse
abbia
potuto
prendere
in
alcuni
suoi
rappresentanti
,
il
romanticismo
genuino
è
decisamente
idealistico
e
trova
il
suo
centro
vitale
nei
teorici
del
trascendentale
e
dell
'
assoluto
.
La
collaborazione
di
poeti
e
filosofi
nel
primo
romanticismo
alla
formazione
di
una
nuova
mentalità
filosofica
è
così
intensa
e
comune
,
che
non
si
sa
bene
ancora
se
l
'
autore
del
«
Das
älteste
System
-
programm
des
Deutschen
Idealismus
»
sia
stato
Schelling
,
Hegel
o
Hölderlin
:
il
romanticismo
era
idealista
e
l
'
idealismo
essenzialmente
romantico
.
Quello
che
abbia
dato
Kant
al
mondo
dello
spirito
lo
sa
anche
chi
possiede
una
conoscenza
minima
del
pensiero
moderno
:
come
sia
da
considerarsi
uno
stretto
attraverso
cui
è
dovuta
passare
tutta
la
precedente
elaborazione
concettuale
della
filosofia
europea
,
come
abbia
fondato
il
nuovo
Regnum
Dei
del
disinteresse
e
della
dignità
umana
extrateleologica
;
come
sia
nata
da
lui
una
chiarezza
cristallina
al
più
assoluto
dominio
della
coscienza
,
come
per
opera
sua
sia
caduto
,
per
non
più
tornare
,
il
trascendente
e
tutto
ciò
che
ne
consegue
.
Rispetto
al
vero
romanticismo
fu
soprattutto
la
base
granitica
,
la
salvaguardia
contro
le
facilonerie
e
le
intuizioni
torbide
.
Il
suo
richiamo
di
eroe
della
morale
alla
universalità
della
coscienza
legiferante
è
l
'
inizio
di
un
nuovo
impeto
religioso
,
di
una
nuova
ribellione
contro
il
formalismo
del
pietismo
,
il
mondanizzamento
della
riforma
e
il
materialismo
illuministico
troppo
sorridente
e
sicuro
di
sé
.
I
successori
di
Kant
approfittarono
della
rottura
del
vecchio
mondo
per
una
nuova
nascita
dell
'
uomo
nella
consapevolezza
del
proprio
potere
creativo
.
Il
romanticismo
più
genuino
è
veramente
uno
«
Streben
»
,
un
tendere
generoso
a
nuovi
valori
spirituali
.
C
'
è
in
tutti
i
romantici
uno
sforzo
a
chiudere
l
'
universale
,
l
'
assoluto
in
ogni
atto
di
vita
,
a
realizzare
il
paradiso
sulla
terra
,
che
era
ignoto
alla
mentalità
precedente
,
ed
è
proprio
nell
'
ambito
del
romanticismo
tedesco
che
l
'
aspirazione
all
'
universale
e
la
sua
giustificazione
filosofica
raggiungono
un
massimo
che
nessuna
altra
epoca
ha
toccato
.
Ci
ricordiamo
sì
,
fuori
d
'
Europa
,
delle
profondità
indiane
,
ma
direi
che
restino
per
lo
più
in
un
cerchio
pacato
di
moralismo
e
di
saggezza
senza
quel
senso
della
conquista
che
caratterizza
il
lato
positivo
del
romanticismo
.
La
vecchia
metafisica
,
scartata
e
derisa
più
che
abbattuta
dall
'
illuminismo
,
trovò
davvero
la
sua
fine
nel
criticismo
kantiano
,
ma
la
nascita
della
nuova
metafisica
,
della
nuova
teologia
,
sia
pure
troppo
spesso
trionfale
e
rapsodica
,
la
dobbiamo
all
'
idealismo
assoluto
dei
romantici
.
Essi
ci
diedero
un
Dio
propagginato
nella
storia
dello
spirito
perché
ne
rifiorisse
ad
ogni
momento
di
espressione
,
e
ci
fossero
resi
impossibili
i
titanismi
atei
e
negatori
di
un
divino
che
si
suppone
diverso
,
lontano
da
noi
.
Quello
che
ci
abbia
dato
il
Romanticismo
in
ogni
campo
spirituale
è
tanto
che
ce
ne
sentiamo
ancora
,
anche
negandolo
,
eredi
;
ma
basterà
qui
notare
l
'
importanza
del
romanticismo
per
il
fiorire
dei
principi
nazionalistici
nella
loro
massima
purezza
.
La
prima
nazione
europea
che
abbia
coscientemente
propugnato
il
principio
nazionalistico
con
quella
speciale
giustificazione
ideale
di
funzionalità
delle
nazioni
al
progresso
dell
'
umanità
,
è
stata
appunto
la
Germania
di
Fichte
.
Dopo
il
romanticismo
,
il
mondo
europeo
prese
coscienza
del
genio
germanico
e
applaudì
alle
ceneri
della
gran
fiamma
romantica
.
Allora
cominciò
l
'
oppressione
del
tedeschismo
sul
mondo
occidentale
,
l
'
ammirazione
degli
ingenui
per
le
industrie
del
Reno
e
per
le
manifestazioni
militariste
del
popolo
tedesco
.
In
realtà
allora
la
Germania
tradiva
se
stessa
e
il
suo
compito
nella
civiltà
europea
.
Non
si
insisterà
troppo
sulla
passività
del
materialismo
in
Germania
:
si
perde
la
misura
dello
spirito
e
ci
si
volge
all
'
esterno
,
al
«
kolossal
»
,
al
quantitativo
,
si
proclama
:
«
Die
Kunst
hat
die
Tendenz
wieder
die
Nator
zu
sein
»
,
si
prende
il
superuomo
di
Nietzsche
per
un
volgare
conquistador
e
si
fonda
la
possibilità
del
kaiserismo
.
Spiritualmente
Sedan
fu
l
'
inizio
della
decadenza
della
Germania
,
della
morte
alla
sua
funzione
,
e
il
Sedanlächeln
di
cui
parlava
acutamente
Giorgio
Polverini
nell
'
«
Italia
letteraria
»
del
29
settembre
,
è
il
pietoso
indice
di
un
popolo
che
ha
perduto
il
senso
del
divino
per
divinizzare
la
materia
e
la
grandezza
in
estensione
.
Tutto
ciò
che
è
venuto
dopo
,
è
malato
di
intimo
kaiserismo
e
di
americanismo
impesantito
,
incupito
.
La
grandezza
materiale
parve
stravolgere
in
un
senso
imbastardito
,
esteriore
,
i
motivi
più
genuini
del
romanticismo
:
perciò
si
parlò
di
Kant
che
aguzza
le
baionette
prussiane
e
si
sentì
indigesto
per
naturale
reazione
ogni
prodotto
dello
spirito
tedesco
.
Neppure
la
sconfitta
della
grande
guerra
,
da
cui
«
La
Voce
»
nel
'14
s
'
aspettava
mirabilia
(
«
Perché
torni
uomo
bisogna
che
le
tocchi
.
...
Una
sconfitta
tedesca
farà
prima
di
tutto
del
bene
ai
tedeschi
stessi
»
)
cambiò
l
'
indirizzo
della
Germania
e
la
fece
ripiegare
sulla
sua
tradizione
migliore
.
Subito
dopo
la
guerra
era
proprio
l
'
orgoglio
della
grandezza
imperialistica
che
spezzava
nelle
mani
di
Liebknecht
e
della
Luxemburg
i
loro
sogni
comunistici
.
Ora
la
Germania
di
Hitler
non
ha
fatto
altro
che
riacutizzare
questa
deviazione
dal
meglio
della
tradizione
tedesca
,
con
un
'
audacia
che
non
mancò
neppure
alla
Germania
di
Guglielmo
II
.
Noi
rispettiamo
moltissimo
chi
,
in
buona
fede
,
prende
una
strada
e
la
prosegue
fino
in
fondo
a
costo
di
cascare
in
un
burrone
,
e
crediamo
che
questo
sia
un
carattere
rilevantissimo
,
così
indiscriminato
,
dello
spirito
tedesco
,
ma
qui
è
proprio
il
caso
di
fare
giudizi
qualitativi
,
di
contenuto
spirituale
.
Allora
si
vede
che
l
'
Hitlerismo
ha
un
valore
di
esperienza
,
sconta
in
certo
senso
i
nostri
possibili
peccati
,
ma
non
contiene
nulla
di
paragonabile
a
ciò
che
trovammo
nella
Germania
pre
-
Sedan
.
L
'
Hitlerismo
,
da
una
parte
nega
antistoricamente
l
'
essenza
del
Cristianesimo
,
congiungendo
il
proprio
ideale
eroico
,
ariano
alla
Germania
barbara
preromana
(
ed
è
questa
la
vena
più
assurda
ed
ingenua
del
movimento
)
,
dall
'
altra
non
vuole
perdere
dei
momenti
(
non
dei
valori
)
della
storia
tedesca
per
lo
spunto
di
glorificazione
razzista
che
presentano
:
ci
si
riattacca
così
alla
riforma
luterana
.
Ciò
ha
fatto
pensare
a
molti
che
non
si
tratti
di
una
coincidenza
,
ma
proprio
di
una
vicinanza
nucleare
di
Lutero
e
Hitler
.
L
'
equivoco
su
questa
parentela
è
patente
:
si
presta
fede
al
discendente
che
vanta
il
titolo
nobiliare
e
non
si
guarda
a
ciò
che
sostiene
le
due
personalità
,
le
due
affermazioni
.
In
Lutero
c
'
era
sì
,
ad
esempio
la
tendenza
ad
una
chiesa
nazionale
e
cioè
ad
una
svalutazione
dell
'
unica
mastodontica
chiesa
gerarchica
,
per
sfruttare
ai
fini
religiosi
la
concordia
di
un
popolo
di
uguale
mentalità
,
ma
non
ad
una
chiesa
di
razza
,
in
cui
neppure
il
battesimo
ha
il
potere
di
annullare
le
disparità
naturali
,
non
ad
una
chiesa
che
vive
funzionalmente
alla
politica
e
perciò
stesso
nega
la
propria
qualità
religiosa
.
Cosa
c
'
entra
la
riforma
di
Lutero
,
sostenuta
da
tanto
impeto
spirituale
,
con
la
riforma
del
Keichbischof
Müller
che
scristianizza
il
protestantesimo
senza
dargli
nulla
di
nuovo
?
Così
come
,
se
Fichte
favorì
il
principio
nazionalistico
e
per
la
nazione
morì
nella
guerra
di
indipendenza
contro
Napoleone
,
il
valore
di
quel
nazionalismo
,
non
era
proprio
la
negazione
di
ogni
nazionalismo
,
non
era
dominio
di
razza
?
In
quel
momento
lo
spirito
era
con
quel
nazionalismo
di
alta
coscienza
morale
,
ora
lo
spirito
è
contro
il
razzismo
barbarico
della
nuova
Germania
.
Potrà
sembrare
assurda
una
assoluzione
totale
della
Germania
passata
(
sentita
come
un
elemento
importantissimo
,
essenziale
alla
civiltà
europea
)
e
una
condanna
pure
totale
della
Germania
moderna
,
e
sembrerà
troppo
netta
la
separazione
tra
le
due
Germanie
.
Si
dirà
che
il
modo
con
cui
si
afferma
l
'
Hitlerismo
è
anch
'
esso
prettamente
tedesco
,
estremista
,
vibrato
,
non
patteggiatore
.
Infatti
è
questo
l
'
unico
motivo
per
cui
sinceramente
rispettiamo
lo
sforzo
del
Tertium
Imperium
cui
si
può
riconoscere
una
non
ipocrita
coscienza
di
missione
divina
,
un
certo
senso
teologale
(
come
accenna
Delio
Cantimori
,
recensendo
,
nel
«
Giornale
critico
della
filosofia
»
del
giugno
,
l
'
antinazista
Barth
)
.
Ma
questa
volta
bisogna
domandarsi
:
Cui
bono
?
A
quale
fine
?
Ché
un
tuffo
nella
barbarie
non
è
certo
il
migliore
contributo
che
si
possa
portare
alla
civiltà
europea
.
Nella
Riforma
e
nel
Romanticismo
,
la
deduzione
spirituale
era
esattissima
,
la
fecondità
di
svolgimento
patente
,
ma
nel
Nazismo
le
cose
che
più
ci
impressionano
,
oltre
il
coraggio
che
abbiamo
già
lodato
,
sono
le
corna
barbariche
del
dio
Wotan
e
la
repugnante
croce
uncinata
.
Ad
ogni
modo
c
'
era
nel
nostro
articolo
un
'
intenzione
di
esasperare
i
motivi
estremi
,
di
mettere
in
luce
i
caratteri
fondamentali
.
E
contentissimi
se
qualcuno
ci
mostrerà
gli
scarsi
meriti
della
Riforma
e
del
Romanticismo
,
ci
farà
vedere
nel
movimento
nazista
quelle
idee
e
quel
significato
spirituale
notevole
per
l
'
Europa
che
noi
non
ci
abbiamo
saputo
vedere
.
StampaPeriodica ,
Chi
tenga
presente
la
storia
politica
della
Gran
Bretagna
,
negli
sviluppi
ch
'
essa
ha
assunto
nei
secoli
,
e
come
da
re
Giovanni
senzaterra
all
'
Imperatrice
Vittoria
,
la
vita
politica
inglese
presenti
una
mirabile
unità
d
'
intenti
e
insieme
una
salda
realizzazione
di
quelli
,
chi
pensi
allo
sviluppo
costituzionale
della
monarchia
britannica
,
realizzata
per
intuito
di
pensatori
e
fede
rivoluzionaria
di
cittadini
,
chi
pensi
infine
a
quella
teoria
tanto
caramente
inglese
dell
'
evoluzione
storica
,
ch
'
è
in
fondo
una
forma
di
storicismo
hegeliano
,
può
dubitare
un
istante
che
l
'
Inghilterra
possa
diventar
fascista
.
Non
già
perché
il
Fascismo
sia
la
negazione
della
costituzione
,
né
perch
'
esso
sia
una
forma
di
involuzione
storica
,
ma
perché
appunto
in
questi
termini
esso
si
presenta
a
molti
cittadini
dell
'
Impero
.
Questa
mistificazione
del
Fascismo
è
dovuta
,
in
primo
luogo
,
all
'
interpretazione
opportunistica
dei
Conservatori
,
che
ne
rilevano
soltanto
il
lato
autoritario
,
secondariamente
all
'
interpretazione
dei
Liberali
e
dei
Socialisti
che
sono
d
'
accordo
nel
considerarlo
un
movimento
reazionario
,
finalmente
alla
stampa
commerciale
,
che
,
lungi
dal
tentare
un
'
esposizione
di
principi
o
una
sintesi
di
risultati
,
offre
ai
suoi
«
business
-
men
»
il
fatterello
di
cronaca
fascista
,
che
n
'
è
la
manifestazione
più
volgarmente
contingente
.
Se
questi
sono
dei
dati
di
fatto
,
essi
tuttavia
non
si
possono
generalizzare
,
né
ci
possono
dare
una
visione
panoramica
dell
'
attuale
stato
d
'
animo
inglese
.
Forse
in
nessun
campo
più
che
in
quello
politico
,
sono
precisamente
le
eccezioni
quelle
che
vanno
considerate
:
giacché
lo
sviluppo
spirituale
che
possono
dei
singoli
raggiungere
in
breve
volgere
d
'
anni
,
non
si
può
richiedere
sia
raggiunto
da
tutto
un
popolo
:
ma
sono
poi
proprio
quei
singoli
,
quegli
spiriti
più
felicemente
dotati
,
che
sanno
guardare
oltre
le
contingenze
del
momento
,
quelli
che
sono
destinati
ad
accelerare
il
processo
storico
.
Se
l
'
evoluzione
non
è
solo
una
teoria
inglese
,
ma
risponde
com
'
è
infatti
all
'
orientamento
spirituale
di
questo
popolo
,
non
può
mancare
un
'
evoluzione
della
vecchia
Bretagna
in
senso
fascista
.
Solo
che
,
per
quella
sintesi
diuturna
che
l
'
Inglese
attua
tra
passato
e
presente
è
inutile
rilevare
che
più
che
sintesi
latina
è
sovrapposizione
sassone
,
di
cui
è
espressione
una
stranissima
soprastruttura
di
stratificazioni
giuridiche
,
il
Fascismo
inglese
non
potrà
,
a
mio
parere
,
assumere
l
'
aspetto
di
una
rivoluzione
,
ma
si
realizzerà
,
come
dicono
i
suoi
capi
,
costituzionalmente
.
Se
è
assurdo
pensare
che
un
movimento
storico
,
possa
rompere
i
ponti
col
passato
,
per
il
fatto
stesso
che
è
storico
il
processo
può
essere
sintesi
non
negazione
,
o
,
se
mai
,
negazione
in
quanto
superamento
,
è
ovvio
però
che
dove
in
Italia
il
Fascismo
ha
creato
un
nuovo
tipo
di
Stato
,
che
non
è
né
costituzionale
puro
,
né
parlamentare
,
né
monarchico
-
presidenziale
,
ma
è
semplicemente
fascista
,
il
Fascismo
inglese
costituzionalmente
realizzato
potrà
dare
all
'
Inghilterra
una
fisionomia
fascista
,
ma
,
almeno
per
molto
tempo
,
non
ne
farà
uno
Stato
fascista
.
Peraltro
questa
forma
di
processo
storico
è
immanente
alla
coscienza
inglese
:
Hobbes
,
che
fu
il
più
grande
teorico
dell
'
assolutismo
è
insieme
il
primo
assertore
del
Liberalismo
,
e
Locke
non
si
comprende
senza
Hobbes
;
l
'
Inghilterra
dal
«
nullus
homo
liber
capietur
vel
imprisonetur
»
ad
oggi
,
ha
raggiunto
in
progresso
di
tempo
una
serie
di
libertà
,
che
,
tutte
insieme
,
formano
la
costituzione
inglese
;
ma
,
accanto
ad
essa
,
i
contadini
pagano
ancora
le
decime
alla
Chiesa
,
il
Lord
Major
di
Londra
si
insedia
in
Westminster
con
coreografia
operettistica
,
e
il
deputato
alla
Camera
deve
tenere
la
tuba
in
testa
quando
siede
o
rivolge
domande
,
e
in
mano
quando
lascia
il
posto
o
prende
la
parola
.
Ora
,
con
tutto
questo
,
non
si
può
dire
che
l
'
Inghilterra
sia
meno
liberale
della
Francia
,
la
quale
,
dopo
tutti
gli
articoli
dell
'
Abbé
Grégoire
,
faceva
la
Costituzione
del
'91
e
il
Trattato
di
Campoformio
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
la
Francia
volle
essere
liberale
con
una
Dichiarazione
,
l
'
Inghilterra
con
delle
leggi
che
costarono
del
sangue
e
furono
scritte
in
sette
secoli
.
Non
è
sentimento
partigiano
quello
che
mi
ha
fatto
chiamare
spiriti
più
felicemente
dotati
coloro
che
s
'
orientano
oggi
in
Inghilterra
verso
il
Fascismo
,
giacché
che
il
Fascismo
necessiti
insieme
senso
storico
e
tensione
ideale
,
è
ormai
riconoscimento
unanime
.
Ora
l
'
Inghilterra
di
fronte
a
questi
uomini
nuovi
,
che
agitano
le
idee
fasciste
,
presenta
la
contraddizione
di
aderirvi
più
in
spirito
di
quanto
non
faccia
in
pratica
.
Ma
se
crediamo
che
la
volontà
crei
la
storia
,
e
gli
stati
d
'
animo
le
condizioni
perché
un
'
idea
si
realizzi
,
queste
adesioni
inglesi
al
pensiero
fascista
acquistano
al
nostro
sguardo
nuovo
valore
.
Non
v
'
ha
dubbio
che
gli
Inglesi
non
si
sentano
oggi
scossi
dagli
avvenimenti
,
ch
'
essi
avvertono
di
subire
:
il
governo
Labourista
'31-'32
,
il
crollo
del
Gold
-
Standard
,
l
'
industrializzazione
dei
paesi
importatori
dall
'
Inghilterra
,
la
saturazione
mondiale
,
lo
scarso
spirito
nazionale
della
finanza
inglese
,
la
disoccupazione
,
il
fallimento
della
conferenza
per
il
disarmo
,
pongono
i
responsabili
delle
sorti
del
paese
di
fronte
alla
loro
coscienza
.
L
'
esame
dell
'
attuale
situazione
fa
ironizzare
sul
sistema
elettorale
,
e
sul
concetto
di
libertà
,
ma
c
'
è
nell
'
ironia
un
'
ansia
di
nuovo
.
Gli
Inglesi
avvertono
ormai
l
'
insufficienza
dei
vecchi
sistemi
politici
,
avvertono
la
necessità
di
riprendere
il
passo
col
continente
.
La
«
splendid
isolation
»
appare
ormai
una
forma
superata
,
prodotto
insieme
di
necessità
interne
e
di
orgoglio
nazionale
.
E
poiché
personalità
morale
,
criticismo
storico
,
sentimento
nazionale
respingono
le
concezioni
socialiste
e
il
ricordo
degli
scioperi
del
'26
ridesta
ai
loro
occhi
visioni
tragiche
;
poiché
poi
non
sfugge
loro
che
il
Nazional
-
socialismo
è
una
forma
aberrante
di
Fascismo
,
essi
naturalmente
si
orientano
a
quel
movimento
universale
,
che
ancora
una
volta
viene
da
Roma
.
Se
falso
orgoglio
induce
molti
a
disprezzare
i
movimenti
continentali
,
se
interessi
formidabili
di
società
e
di
uomini
induce
alla
difesa
di
posizioni
prese
,
se
titolari
di
antiche
nobiltà
vantano
i
doveri
della
«
noblesse
oblige
»
,
se
senilismo
naturale
o
politico
non
si
decide
a
sonare
le
trombe
di
Gerico
,
c
'
è
pure
però
un
'
organizzazione
serrata
di
volontà
chiare
,
che
sa
quel
che
vuole
,
e
lavora
tenacemente
,
in
silenzio
.
Non
la
sola
,
ma
la
più
importante
organizzazione
fascista
in
Inghilterra
è
la
«
British
Union
of
Fascists
»
fondata
il
1°
Ottobre
1932
da
Sir
Oswald
Mosley
,
che
dal
Conservatorismo
all
'
Indipendenza
,
attraverso
il
Laburismo
,
è
giunto
al
Fascismo
,
per
quel
travaglio
spirituale
ch
'
è
comune
agli
uomini
assetati
di
verità
.
I
fascisti
inglesi
sono
giovani
,
e
sanno
perciò
guardare
con
occhi
puri
alla
vita
,
con
animo
ansioso
all
'
avvenire
.
Essi
sono
accusati
di
agire
violentemente
:
ma
sono
quelli
stessi
che
,
seppure
non
ancora
organizzati
,
sventarono
lo
sciopero
rosso
del
1926;
sono
accusati
di
tendere
alla
Dittatura
.
L
'
Inghilterra
teme
la
Dittatura
,
che
non
è
nella
sua
tradizione
se
non
nella
parentesi
storica
di
Cromwell
:
ma
la
nuova
valutazione
che
il
secolo
XX
dà
degli
istituti
dittatoriali
,
l
'
abiura
di
tanti
pontefici
del
credo
liberale
alla
libertà
individualistica
,
non
possono
non
disorientare
la
mentalità
inglese
.
Pure
il
Fascismo
inglese
non
è
dittatoriale
:
esso
vuole
soltanto
portare
nuova
vita
nella
politica
stantia
,
vuole
soltanto
modernizzare
la
macchina
parlamentare
:
chiede
costituzionalmente
il
potere
al
popolo
inglese
,
raggiuntolo
rafforzerà
il
potere
esecutivo
,
pur
mantenendo
il
parlamento
che
però
assumerà
forme
più
tecniche
che
politiche
,
o
,
se
vogliamo
,
per
la
sintesi
di
politica
e
di
tecnica
,
più
veramente
politiche
.
Come
pittorescamente
si
esprime
Sir
Oswald
Mosley
,
allora
l
'
uomo
voterà
come
dottore
od
ingegnere
,
da
donna
come
impiegata
o
come
madre
.
Essi
voteranno
nei
limiti
delle
loro
attività
,
su
soggetti
che
comprendono
,
per
gente
che
conoscono
.
Le
«
Black
-
Shirts
»
propugnano
la
fine
della
lotta
di
classe
,
perché
il
Fascismo
è
una
fede
,
ed
anche
un
credo
di
significato
religioso
.
Proibite
le
serrate
e
gli
scioperi
,
gli
interessi
dei
prestatori
d
'
opera
e
dei
datori
di
lavoro
saranno
conciliati
in
nuova
armonia
industriale
.
Mentre
le
«
Trades
-
Union
»
si
orientano
già
verso
la
Corporazione
,
pur
senza
confessarlo
,
anzi
blaterando
di
socializzazione
della
proprietà
sugli
schemi
Marxisti
,
le
Camicie
nere
auspicano
chiaramente
lo
Stato
Corporativo
.
Vedono
in
esso
insieme
la
soluzione
dei
problemi
economici
,
e
di
quelli
più
profondi
di
cui
è
vittima
la
nostra
generazione
.
Solo
lo
Stato
corporativo
attraverso
la
completa
razionalizzazione
dei
sistemi
di
produzione
può
garantire
un
aumento
del
livello
di
vita
,
e
di
conseguenza
un
potenziamento
del
potere
d
'
acquisto
.
Solo
il
Corporativismo
può
risolvere
il
problema
cruciale
della
disoccupazione
,
in
una
prima
fase
attraverso
la
costruzione
di
opere
pubbliche
,
in
una
seconda
per
progressivo
riassorbimento
della
mano
d
'
opera
.
Solo
il
Corporativismo
può
dare
al
mondo
una
nuova
civiltà
!
La
trasmutazione
di
tutti
i
valori
in
senso
fascista
,
la
sostituzione
dell
'
ideale
pubblico
all
'
egoismo
privato
,
del
patriottismo
alle
lotte
di
parte
,
dell
'
unità
di
intenti
per
la
rigenerazione
della
Nazione
all
'
odierno
caos
,
l
'
abolizione
delle
barriere
di
classe
,
la
valorizzazione
di
tutte
le
energie
spirituali
e
fisiche
della
vecchia
e
gloriosa
Inghilterra
,
questi
i
compiti
del
partito
fascista
.
Se
la
camicia
nera
può
urtare
la
suscettibilità
della
coscienza
inglese
,
essa
è
sempre
il
simbolo
esteriore
della
più
grande
forza
morale
del
mondo
che
mira
alla
creazione
di
una
nuova
formi
di
civiltà
;
essa
esprime
sempre
l
'
uguaglianza
fattiva
degli
uomini
davanti
al
lavoro
,
essa
rappresenta
un
esercito
.
Quando
le
braccia
non
bastano
a
difendere
i
militi
dagli
attacchi
dei
rossi
,
armati
di
lame
«
gillette
»
di
rasoi
,
di
patate
irte
di
spilli
,
di
cocci
di
vetro
,
allora
le
donne
fasciste
imparano
l
'
yu
-
jitsu
,
e
gli
uomini
usano
gli
automobili
protetti
da
griglie
.
Chi
ripensi
alla
nostra
vigilia
,
ai
prodigi
del
«
18
B
.
L
.
»
,
non
può
non
guardare
con
simpatia
e
commozione
il
ripetersi
di
gesta
altrettanto
eroiche
,
dove
la
fede
vince
il
numero
e
l
'
«
Old
Bill
»
,
la
macchinetta
fascista
,
esce
salva
dalle
mischie
coi
rossi
.
Se
il
Fascismo
è
puro
prodotto
Italiano
,
se
i
suoi
capi
si
considerano
gregari
di
Mussolini
,
tra
stupite
rimostranze
di
pseudo
-
patrioti
,
la
parola
salace
del
Visconte
Rothermore
li
pone
di
fronte
alla
realtà
della
Storia
:
«
Se
i
loro
antenati
egli
scrive
fossero
stati
ugualmente
stupidi
,
la
Britannia
non
avrebbe
né
banche
,
né
leggi
,
né
football
,
giacché
tutte
queste
sono
invenzioni
italiane
!
I
socialisti
che
disprezzano
i
principi
e
l
'
uniforme
fascista
delle
«
Black
-
Shirts
»
perché
sono
d
'
origine
straniera
,
dimenticano
che
il
fondatore
ed
il
pontefice
del
loro
stesso
credo
fu
il
tedesco
ebreo
Carlo
Marx
»
.
Posta
dunque
la
necessità
di
aggiornare
il
sistema
politico
inglese
,
solo
i
fascisti
comprendono
la
necessità
di
usare
nuovi
metodi
e
nuovi
uomini
.
L
'
ostilità
all
'
idea
fascista
del
1931
è
sostituita
oggi
o
da
disprezzo
,
o
da
incomprensione
o
da
entusiasmo
.
Chi
la
disprezza
,
la
teme
,
e
perciò
sarà
coinvolto
nel
processo
storico
:
trasformare
l
'
incomprensione
in
entusiasmo
,
scaldare
la
classica
apatia
inglese
,
è
questa
la
funzione
delle
«
Black
-
Shirts
»
.
Le
adesioni
di
personalità
politiche
e
letterarie
da
Winston
Churchill
a
Lloyd
George
,
da
Lansbury
a
Bernard
Shaw
,
da
H
.
E
.
Crocker
a
Copeland
,
da
Cole
a
Cripps
,
da
Francis
L
.
Seymour
a
W
.
Crocker
,
da
J
.
Garland
ad
Albert
Lynden
,
da
Tom
Maylor
a
S.E.
G
.
Priestley
,
da
G
.
Beli
ad
Harry
C
.
Trengrove
,
da
John
Squire
a
Mary
Allen
;
il
crescente
entusiasmo
delle
adunate
di
Manchester
e
di
Birmingham
al
Bingley
Hall
;
il
ritmo
accelerato
del
reclutamento
,
fanno
pensare
che
le
elezioni
del
'36
possano
essere
la
prima
grande
tappa
verso
una
vera
fascistizzazione
della
Gran
Bretagna
.
Concludendo
,
se
d
'
Inghilterra
sarà
più
lenta
nel
processo
evolutivo
di
quanto
non
sia
stato
qualche
altro
paese
,
pure
bisogna
riconoscerle
tutte
le
possibilità
di
esaurire
sino
in
fondo
la
dialettica
fascista
,
di
realizzare
integralmente
il
pensiero
corporativo
.
StampaPeriodica ,
V
'
è
un
problema
posto
dalla
conquista
etiopica
,
che
è
fondamentale
tra
quelli
che
si
presentano
alla
vita
italiana
,
quale
quindici
anni
di
Regime
e
i
recenti
avvenimenti
sono
venuti
determinando
:
quello
dato
dalla
necessità
di
«
sistemare
»
il
fatto
nuovo
,
l
'
Impero
,
nella
vita
e
nella
coscienza
degli
Italiani
di
tutti
gli
Italiani
.
Oggi
l
'
Impero
,
come
realtà
materiale
e
ideale
,
è
ancora
lontano
ed
estraneo
alla
grande
maggioranza
di
essi
una
cosa
che
ancora
non
è
entrata
nel
circolo
vivo
e
reale
delle
loro
esistenze
.
Il
che
è
naturale
,
non
avendo
esso
che
un
anno
di
vita
:
e
mai
come
oggi
,
checché
se
ne
sia
pensato
e
scritto
prima
,
è
apparso
chiaro
che
a
formare
la
«
coscienza
imperiale
»
è
necessario
anzitutto
,
l
'
Impero
.
Tuttavia
,
pur
lasciando
al
naturale
corso
delle
cose
la
parte
che
gli
spetta
,
non
sembra
del
tutto
inutile
anche
la
meditazione
e
l
'
indagine
teorica
del
problema
.
Porselo
fin
da
principio
con
chiarezza
è
la
condizione
migliore
per
impegnarvisi
coscientemente
nella
pratica
,
con
lucida
fermezza
di
propositi
e
di
fede
.
E
,
giacché
siamo
giovani
,
ci
piace
porlo
qui
rispetto
a
noi
stessi
,
per
la
parte
che
ci
contempla
.
La
posizione
delle
nuove
generazioni
di
fronte
all
'
Impero
si
riassume
in
poche
semplici
parole
:
L
'
Impero
,
«
mèta
verso
la
quale
furono
sollecitate
durante
quattordici
anni
le
prorompenti
energie
delle
giovani
generazioni
italiane
»
,
deve
essere
ora
il
campo
naturale
,
la
materia
della
loro
affermazione
.
Perché
esso
è
sopratutto
avvenire
,
e
l
'
avvenire
per
finora
ineluttabili
ragioni
fisiologiche
è
cosa
che
riguarda
i
giovani
più
direttamente
di
ogni
altro
.
Tale
priorità
implica
doveri
e
diritti
,
va
intesa
come
privilegio
e
come
compito
.
In
linea
generale
,
crediamo
di
poter
affermare
che
nessuno
più
delle
generazioni
dei
giovani
merita
quello
ed
è
idoneo
a
questo
:
perché
di
nessuno
la
sensibilità
è
più
naturalmente
vicina
e
idonea
al
gran
«
fatto
nuovo
»
a
comprenderlo
e
sentirlo
in
tutta
la
sua
interezza
,
sopratutto
in
tutta
la
sua
attualità
,
cioè
concreta
,
necessaria
«
presenza
»
in
ogni
campo
e
riflesso
della
vita
ideale
e
fisica
del
popolo
italiano
.
Più
che
per
ogni
altra
parte
del
popolo
è
quindi
necessario
per
noi
giovani
realizzare
alcune
idee
fondamentali
.
1
)
La
guerra
etiopica
ha
chiuso
un
periodo
di
storia
italiana
e
ne
ha
aperto
uno
tutto
nuovo
,
diverso
,
con
il
quale
viene
a
finire
per
sempre
il
nostro
modo
di
essere
(
per
dir
così
)
puramente
nazionale
,
per
iniziarsene
quello
veramente
,
costituzionalmente
«
mondiale
»
.
Chiameremmo
ciò
avere
il
senso
della
novità
dell
'
Impero
.
Novità
significa
che
qualcosa
di
profondamente
mutato
c
'
è
ora
nella
nostra
realtà
di
Nazione
e
di
individui
,
anche
se
ciò
non
apparisca
facilmente
agli
occhi
di
tutti
i
superficiali
,
esterni
ed
interni
:
mutamento
che
informa
di
sé
ogni
fatto
,
rapporto
,
problema
connesso
all
'
esistenza
di
questi
o
di
quella
e
lo
fa
esistere
sotto
una
luce
,
gli
dà
una
rilevanza
diversa
da
prima
.
Da
cui
la
necessità
che
vi
corrisponda
da
parte
nostra
un
atteggiamento
,
una
considerazione
diversa
in
un
costante
sforzo
di
adeguamento
di
tutto
ciò
che
ci
riguarda
alla
nuova
realtà
.
2
)
L
'
Impero
non
è
solo
presente
,
ma
è
,
come
dicevamo
,
sopratutto
avvenire
.
Ciò
significa
che
esso
comincia
il
9
maggio
XIV
,
non
si
realizza
ed
è
compreso
tutto
in
tale
data
,
nella
sua
incarnazione
odierna
.
Avere
questo
senso
dell
'
Impero
nel
tempo
considerandone
la
realizzazione
attuale
come
un
inizio
e
un
impegno
non
come
qualcosa
di
già
definitivamente
determinato
,
conchiuso
è
un
'
altra
delle
condizioni
necessarie
per
porne
nella
giusta
luce
tutti
i
problemi
,
e
quindi
uno
dei
punti
su
cui
il
convincimento
e
l
'
azione
dei
giovani
deve
poggiare
ben
fermo
.
Questo
è
necessario
affermare
verso
tutti
coloro
,
e
non
mancano
neppure
tra
i
giovani
,
che
con
facile
ironia
tendono
a
svalutare
,
in
sé
o
negli
altri
,
in
buona
o
in
cattiva
fede
,
l
'
importanza
intrinseca
di
ciò
che
abbiamo
conquistato
laggiù
e
la
sua
capacità
ad
essere
promosso
alla
dignità
di
Impero
riapparso
sui
colli
di
Roma
.
Posizione
superficiale
ed
erronea
,
dannosa
a
un
'
esatta
comprensione
delle
cose
,
che
i
fatti
si
incaricheranno
di
smentire
,
contraria
com
'
è
alla
dinamica
storica
dell
'
epoca
che
andiamo
vivendo
.
Ma
anche
prescindendo
da
ciò
,
sappiamo
bene
che
l
'
Impero
come
realizzazione
compiuta
,
storica
,
è
ancor
lontano
da
noi
.
Ma
è
stupido
atteggiarsi
a
derisori
e
scontenti
della
realtà
odierna
,
quando
è
chiaro
che
a
raggiungere
quella
maturità
ideale
e
materiale
non
basta
certo
un
anno
e
nemmeno
un
decennio
,
ma
occorre
l
'
opera
intelligente
e
continuata
di
molte
generazioni
.
Piuttosto
,
da
ciò
nasce
soltanto
un
dovere
:
quello
di
sentire
l
'
Impero
nel
nostro
spirito
come
una
cosa
da
costruire
,
una
mèta
da
raggiungere
di
cui
spettano
a
noi
il
compito
e
la
responsabilità
.
3
)
L
'
Impero
,
infine
,
non
è
tutto
e
solo
in
Africa
,
non
si
circoscrive
in
quel
pezzo
di
terra
chiamato
Etiopia
.
Spiritualmente
e
materialmente
esso
è
sì
gran
fatto
da
avere
relazioni
e
ripercussioni
che
vanno
assai
oltre
,
che
hanno
influenza
rispetto
a
tutti
gli
Italiani
ovunque
essi
si
trovino
:
prospettando
per
essi
del
tutto
nuove
evenienze
,
impegnandoli
tutti
in
modo
che
prima
non
era
.
Il
suo
fronte
è
quindi
ovunque
,
si
difende
e
si
potenzia
,
o
si
danneggia
,
ovunque
in
Italia
,
in
Africa
,
in
Europa
,
in
ogni
altro
continente
.
Di
fronte
agli
utili
che
esso
può
arrecare
stanno
quindi
per
tutti
noi
dei
doveri
,
delle
responsabilità
nuove
da
mantenere
:
verso
noi
stessi
,
tra
noi
,
verso
lo
straniero
.
È
l
'
esigenza
che
il
Duce
per
primo
,
come
sempre
,
ha
sentito
e
indicato
(
«
portare
sul
piano
dell
'
Impero
tutta
la
vita
nazionale
»
)
,
e
che
è
essenziale
non
sbandierare
sui
giornali
e
nei
discorsi
,
ma
assolvere
concretamente
,
ognuno
nell
'
intimo
delle
proprie
,
piccole
o
grandi
,
responsabilità
quotidiane
.
E
anche
questa
è
una
delle
cose
da
tenersi
bene
presenti
,
facendone
sostanza
del
nostro
modo
di
pensare
e
d
'
agire
.
Su
queste
premesse
non
peregrine
(
ma
l
'
importante
non
è
fare
delle
scoperte
,
bensì
dicevamo
riconoscere
praticamente
nel
proprio
io
quelle
verità
su
cui
tutti
sono
d
'
accordo
pubblicamente
e
in
teoria
)
deve
basarsi
ogni
nostra
volontà
di
essere
e
di
fare
nel
clima
imperiale
,
nella
realtà
italiana
degli
anni
avvenire
,
in
cui
la
nostra
vita
si
troverà
a
svolgere
le
sue
energie
.
L
'
Impero
sarà
quindi
naturalmente
il
nostro
campo
d
'
affermazione
e
dovrà
esserlo
su
due
fronti
:
quello
Africano
della
valorizzazione
politico
-
economico
-
sociale
dei
territori
conquistati
,
e
quello
italiano
e
mondiale
dell
'
elevazione
a
nuovo
livello
di
tutta
la
nostra
dignità
di
Nazione
in
politica
,
in
economia
,
nella
cultura
.
Bisogna
che
sopratutto
dei
giovani
siano
mandati
in
Africa
,
e
sopratutto
essi
sentano
il
richiamo
di
andar
là
a
costruire
per
sé
e
per
la
patria
,
dal
nulla
,
una
vita
.
In
nessun
altro
luogo
e
modo
potranno
avere
questa
gioia
orgogliosa
della
creazione
ex
-
novo
,
dell
'
essere
agenti
e
partecipi
di
un
'
affermazione
di
civiltà
in
ciò
che
essa
ha
di
più
fondamentale
,
grandioso
,
evidente
.
Gioia
sana
e
ineguagliabile
del
lavoro
plasticamente
creatore
,
per
noi
e
per
quelli
che
verranno
da
noi
,
per
oggi
e
per
un
domani
che
la
nostra
fede
intravede
grande
che
vale
da
sola
a
giustificare
una
vita
.
E
d
'
altra
parte
nessuno
meglio
di
elementi
giovani
dà
sicuro
affidamento
di
continuità
e
di
durata
:
siano
contadini
,
operai
,
commercianti
,
artigiani
,
professionisti
,
dirigenti
o
funzionari
di
governo
essi
hanno
tutti
nei
confronti
dei
più
anziani
maggiore
indipendenza
di
affetti
e
interessi
,
meno
abitudini
,
meno
attaccamenti
rispetto
alla
vita
dei
loro
paesi
e
città
,
e
più
facilmente
,
legati
dal
loro
lavoro
alla
vita
che
essi
stessi
costruiscono
,
creeranno
là
i
loro
affetti
,
le
loro
abitudini
,
il
loro
ambiente
e
costituiranno
la
base
di
quelle
generazioni
di
coloni
stabilmente
residenti
e
interessati
alla
colonia
,
che
dovranno
essere
la
caratteristica
e
la
forza
del
nostro
Impero
.
Ma
,
dicevamo
,
l
'
Impero
non
è
tutto
e
solo
in
Africa
:
ci
sono
dei
compiti
,
delle
responsabilità
derivanti
da
esso
,
che
hanno
valore
per
tutta
la
vita
nazionale
e
per
tutti
gli
Italiani
.
E
su
questo
,
che
è
forse
il
lato
più
delicato
,
perché
più
sfuggevole
e
complesso
del
problema
,
sarebbe
necessario
un
lungo
discorso
,
dato
che
enorme
è
la
sua
entità
e
abbraccia
tutti
i
rami
,
tutti
i
campi
della
vita
della
Nazione
,
tutte
le
possibilità
dei
suoi
individui
.
È
in
sostanza
un
processo
di
adeguamento
in
alto
quello
che
si
richiede
è
quello
che
fin
dal
9
maggio
proclamazione
dell
'
Impero
il
Duce
ha
espresso
in
un
enorme
,
tragico
interrogativo
lanciato
alla
folla
,
e
su
cui
la
facile
retorica
dei
quotidiani
e
delle
esibizioni
oratorie
ha
sempre
preferito
sorvolare
.
Ha
detto
il
Duce
:
«
Ne
sarete
voi
degni
?
»
.
Meditiamo
su
questo
interrogativo
:
anziani
e
giovani
,
illustri
e
oscuri
.
Solo
un
Capo
come
lui
poteva
,
in
quella
sera
di
gioia
e
di
trionfo
,
averne
presente
la
formulazione
superando
la
contingenza
dell
'
ora
e
degli
avvenimenti
per
mirare
alle
profondità
dello
spirito
,
alle
doti
primigenie
e
creative
di
una
stirpe
prospettate
sul
quadrante
dei
secoli
.
Meditiamoci
tutti
,
e
provvediamo
.
È
un
monito
e
un
imperativo
,
che
vengono
da
quelle
parole
perché
di
risposte
non
se
ne
può
concepire
che
una
,
quella
che
ha
dato
la
folla
.
Ma
è
un
giuramento
che
va
mantenuto
:
e
sopratutto
noi
giovani
abbiamone
il
senso
religioso
e
impegnamo
la
nostra
coscienza
poiché
è
nostro
compito
naturale
a
realizzarlo
in
tutta
la
nostra
realtà
di
Nazione
:
Scuola
e
cultura
,
vita
politica
ed
economica
.
Partito
e
Forze
Armate
.
Ovunque
,
c
'
è
bisogno
ora
più
che
mai
di
intelligenze
sveglie
,
di
valori
spirituali
e
morali
sopratutto
di
fede
integra
.
Attenzione
ai
periodi
che
seguono
a
una
vittoria
:
già
Mazzini
avvertiva
che
sono
sempre
i
più
pericolosi
.
L
'
Italia
è
oggi
nella
condizione
di
chi
ha
fatto
realmente
qualcosa
d
'
aver
molto
mutato
e
camminato
dal
punto
ove
le
classi
dirigenti
del
dopoguerra
l
'
avevano
fermata
:
il
pericolo
è
ora
,
fatale
,
che
avendo
fatto
molto
si
creda
dai
più
di
aver
fatto
quasi
tutto
,
e
sia
consentito
adagiarsi
in
un
'
ottimistica
posizione
di
quiescenza
e
di
riposo
.
Tendenza
inavvertita
ma
in
un
certo
senso
spiegabile
dopo
quindici
anni
di
Regime
che
hanno
pungolato
tutte
le
energie
,
teso
tutte
le
volontà
,
chiesto
molti
sacrifici
e
maggiormente
nei
ranghi
di
coloro
che
dirigono
,
che
hanno
compiti
di
responsabilità
e
di
comando
,
in
qualunque
campo
.
Mai
come
ora
invece
è
stato
necessario
il
contrario
un
clima
più
duro
,
una
tensione
ideale
più
alta
.
Tutto
ha
ora
relazioni
più
lontane
,
riflessi
più
vasti
e
insospettati
,
ripercussioni
più
profonde
,
importando
con
sé
la
necessità
di
non
trascurare
nessuna
di
quelle
cose
e
questioni
che
sembrano
piccole
e
secondarie
e
non
lo
sono
,
perché
tutto
si
lega
e
fa
sistema
,
ogni
cosa
ha
con
le
altre
mille
rapporti
sottili
e
tenaci
,
nel
piano
fisico
e
in
quello
spirituale
.
Nella
delicatezza
dell
'
ara
in
cui
il
respiro
della
nostra
vita
nazionale
si
è
improvvisamente
ingigantito
e
approfondito
mentre
problemi
nuovi
e
imponenti
si
affacciano
alla
soglia
del
futuro
,
alla
considerazione
degli
spiriti
pensosi
,
e
si
svolgeranno
per
secoli
condizionando
l
'
avvenire
all
'
impostazione
che
oggi
se
ne
fa
sia
di
conforto
al
Capo
e
di
garanzia
del
domani
la
vigile
coscienza
di
noi
giovani
,
questa
nostra
intelligente
e
serena
volontà
di
essere
presenti
e
partecipi
,
di
affermare
noi
stessi
nell
'
Impero
e
l
'
Impero
nel
mondo
.
StampaPeriodica ,
In
un
opuscolo
testé
pubblicato
il
Trabalza
espone
quale
a
suo
modo
di
vedere
dovrebbe
essere
l
'
ufficio
dell
'
insegnamento
di
Stilistica
,
che
negli
ultimi
anni
si
è
venuto
istituendo
presso
le
Facoltà
di
lettere
di
parecchie
Università
italiane
.
Quando
udii
per
la
prima
volta
quel
nome
imposto
alle
nuove
cattedre
,
il
mio
pensiero
corse
ai
lavori
di
simile
titolo
che
escono
dalle
scuole
di
Germania
e
che
hanno
intento
meramente
filologico
;
e
mi
parve
strano
che
si
volesse
così
presto
dar
forma
di
speciale
insegnamento
a
ricerche
ancora
alquanto
vaghe
e
di
valore
dubbio
.
Ma
poi
,
raccolte
informazioni
,
seppi
che
si
trattava
nient
'
altro
che
d
'
insegnamento
destinato
ad
ammaestrare
nell
'
arte
dello
scrivere
.
E
ciò
riceve
conferma
dallo
scritto
del
Trabalza
.
Il
quale
crede
che
il
programma
di
quell
'
insegnamento
dovrebbe
,
oltre
gli
esercizî
di
composizione
,
contenere
altre
due
parti
:
l
'
una
,
teorica
,
di
principî
generali
della
forma
letteraria
,
con
la
critica
delle
teorie
rettoriche
che
ancora
infestano
i
manuali
e
i
cervelli
;
e
l
'
altra
,
di
lettura
e
comento
delle
opere
letterarie
.
"
Così
(
egli
dice
)
,
mentre
l
'
insegnamento
della
Stilistica
continuerebbe
con
nuove
applicazioni
e
più
minute
e
profonde
analisi
l
'
istituzione
letteraria
della
scuola
media
,
verrebbe
a
connettersi
,
per
un
lato
,
a
quello
dell
'
Estetica
,
per
un
altro
a
quello
della
Storia
letteraria
,
appendice
o
complemento
di
essi
"
.
E
,
come
esempio
,
offre
il
sommario
di
un
corso
da
lui
disegnato
.
Si
Pergama
dextra
defendi
possent
...
,
-
ho
pensato
nel
leggere
le
motivazioni
e
il
programma
;
e
a
lettura
finita
non
sono
rimasto
persuaso
circa
la
legittimità
delle
cattedre
nuovamente
istituite
.
Qualche
insegnante
universitario
che
ho
interrogato
sulle
ragioni
che
avevano
indotto
a
proporre
quella
istituzione
,
mi
ha
detto
che
essa
rispondeva
a
un
bisogno
ormai
generalmente
avvertito
,
di
rimediare
cioè
all
'
impreparazione
letteraria
che
si
nota
nella
maggior
parte
dei
giovani
che
il
Liceo
manda
all
'
Università
.
Perfino
i
laureandi
presentano
tesi
con
errori
di
grammatica
,
e
talora
di
ortografia
.
-
Se
è
così
,
il
rimedio
mi
sembra
peggiore
del
male
.
Il
Liceo
non
prepara
i
giovani
come
dovrebbe
?
E
si
corregga
e
migliori
il
Liceo
;
ma
non
si
ricorra
al
poco
legittimo
espediente
di
rimediare
alle
deficienze
del
Liceo
nell
'
Università
,
con
l
'
effetto
di
snaturare
questa
e
col
rischio
di
mettersi
sopra
una
cattiva
china
.
Dopo
la
scuola
di
grammatichetta
e
composizione
,
converrebbe
istituire
nell
'
Università
una
scuola
di
cultura
generale
,
ossia
più
o
meno
un
Liceo
completo
;
e
poi
(
perché
no
?
)
un
piccolo
Ginnasio
,
o
anche
una
quinta
classe
elementare
,
o
addirittura
una
scoletta
serale
complementare
.
Ragioni
in
apparenza
almeno
più
sode
si
recano
da
altri
.
Si
è
abusato
dell
'
indirizzo
storico
e
filologico
:
è
tempo
(
si
dice
)
di
promuovere
più
che
non
si
sia
fatto
finora
la
cultura
estetica
.
Non
basta
che
i
giovani
conoscano
la
biografia
dello
scrittore
o
le
fonti
di
un
'
opera
letteraria
:
occorre
che
sappiano
gustare
questa
sotto
il
rispetto
artistico
.
Non
basta
che
lavorino
su
tali
e
tali
opere
letterarie
particolari
;
occorre
che
essi
sappiano
che
cosa
è
letteratura
,
che
cosa
è
stile
e
che
cosa
è
forma
in
generale
.
Non
basta
che
i
giovani
scrivano
senza
spropositi
:
è
necessario
che
scrivano
bene
,
con
eleganza
e
sapore
letterario
.
E
a
queste
esigenze
viene
incontro
,
in
qualche
modo
,
l
'
insegnamento
della
Stilistica
.
Senonché
tutto
ciò
di
cui
ora
si
fa
richiesta
dovrebbe
essere
già
nell
'
Università
.
Intendere
esteticamente
gli
scrittori
?
Ma
ogni
professore
di
letteratura
consapevole
del
suo
ufficio
deve
farli
intendere
a
quel
modo
,
e
non
restringersi
alla
mera
erudizione
:
altrimenti
,
viene
meno
al
proprio
dovere
.
Dar
concetti
esatti
circa
la
letteratura
e
l
'
arte
?
Ma
questo
è
oggetto
dell
'
Estetica
,
parte
della
filosofia
che
non
dovrebbe
essere
trascurata
dal
professore
di
filosofia
teoretica
;
il
quale
,
poi
,
non
può
trattare
di
psicologia
e
di
logica
,
né
della
natura
del
linguaggio
,
senza
trattare
insieme
della
natura
dell
'
arte
.
Esprimere
con
semplicità
ed
eleganza
,
ossia
con
proprietà
,
il
pensiero
?
Ma
ogni
professore
,
nell
'
insegnare
la
sua
scienza
,
deve
insieme
insegnare
a
esprimersi
intorno
a
essa
con
quella
proprietà
,
con
quell
'
eleganza
,
che
non
è
lenocinio
,
ma
parte
e
compimento
del
vero
.
"
Deve
,
dovrebbe
...
Questo
è
il
punto
(
ribattono
i
sostenitori
delle
nuove
cattedre
)
.
Il
vostro
è
un
ragionare
in
astratto
.
Voi
avete
in
mente
un
ideale
di
Università
dal
quale
la
realtà
è
ben
lontana
.
Nella
realtà
,
i
professori
di
letteratura
sono
di
solito
meri
ricercatori
ed
eruditi
;
i
professori
di
filosofia
non
toccano
mai
del
problema
estetico
,
linguistico
,
letterario
,
come
se
non
esistesse
;
i
professori
in
genere
parlano
e
scrivono
come
Dio
vuole
,
e
comunicano
la
loro
scienza
in
forma
affatto
rozza
e
approssimativa
.
Poiché
questo
stato
di
cose
non
si
può
cangiare
d
'
un
tratto
,
e
non
c
'
è
neppure
speranza
che
muti
presto
,
bisogna
aiutarsi
con
gli
espedienti
.
Ed
ecco
la
necessità
di
una
cattedra
,
che
serva
da
supplemento
a
tutte
le
altre
da
voi
ricordate
:
la
cattedra
di
Stilistica
"
.
Come
si
vede
,
è
il
medesimo
argomento
ricavato
dall
'
asserita
impreparazione
degli
scolari
del
Liceo
;
solamente
qui
esso
è
invertito
,
e
l
'
impreparazione
è
affermata
come
condizione
di
fatto
non
più
degli
studenti
ma
dei
professori
stessi
di
Università
.
Credo
che
la
descrizione
degli
studî
letterari
nelle
Università
sia
alquanto
esagerata
nel
colore
.
Ma
,
ammettendola
come
vera
,
anche
qui
bisogna
guardare
che
il
rimedio
non
riesca
peggiore
del
male
.
Infatti
,
la
considerazione
estetica
delle
opere
letterarie
non
può
essere
separata
dalla
considerazione
storica
,
che
ne
forma
la
base
.
Le
teorie
sulla
letteratura
diventano
false
o
inintelligibili
,
quando
vengono
distaccate
dall
'
Estetica
,
nella
quale
trovano
la
loro
ragione
e
il
pieno
loro
significato
.
E
quanto
allo
studio
dell
'
espressione
e
all
'
esercizio
dello
scrivere
bene
,
come
mai
può
svolgersi
sanamente
,
disgiunto
dallo
studio
delle
materie
da
esprimere
?
Non
c
'
è
pericolo
che
,
a
questo
modo
,
si
ricaschi
nella
vecchia
malattia
italiana
della
rettorica
?
Il
Trabalza
avverte
in
un
certo
punto
(
p
.
21
n
)
:
"
La
ricerca
del
decoro
della
forma
potrebbe
essere
egualmente
dannosa
,
perché
fare
dello
stile
non
è
dare
a
un
dato
contenuto
la
forma
che
gli
conviene
"
.
Proprio
così
;
e
io
soggiungo
che
da
alcune
nostre
Università
,
nelle
quali
hanno
efficacia
insegnanti
che
curano
assai
la
forma
,
vengono
fuori
scrittori
ora
tronfi
e
leziosi
,
ora
sforzatamente
spiritosetti
e
arguti
,
ripetitori
ed
esageratori
dei
maestri
,
dai
quali
hanno
preso
la
maniera
.
La
sciatteria
è
un
male
;
ma
male
non
minore
è
l
'
affettazione
letteraria
.
E
,
considerato
il
temperamento
italiano
,
il
secondo
,
forse
,
è
da
temere
più
del
primo
.
Queste
sono
le
obiezioni
che
,
sotto
l
'
aspetto
pedagogico
,
si
possono
muovere
alle
cattedre
di
Stilistica
.
Desta
,
a
ogni
modo
,
maraviglia
che
una
riforma
com
'
è
quella
effettuata
con
l
'
istituzione
delle
cattedre
anzidette
e
che
implica
,
come
ho
mostrato
,
problemi
di
non
poca
importanza
,
sia
stata
introdotta
alla
chetichella
,
senza
la
larga
e
viva
discussione
,
che
avrebbe
dovuto
precederla
.
L
'
opuscolo
del
Trabalza
è
il
primo
,
a
mia
notizia
,
che
affronti
di
proposito
l
'
argomento
e
porga
insieme
raccolti
gli
elementi
necessarî
per
discuterlo
.
C
.
TRABALZA
,
La
stilistica
e
l
'
insegnamento
di
essa
nell
'
Università
(
Roma
,
Società
Dante
Alighieri
,
1903
)
.
StampaPeriodica ,
Da
alcuni
anni
in
ogni
luogo
di
Europa
,
ed
ormai
anche
del
mondo
intero
,
si
identificano
con
la
parola
«
Fascisti
»
certi
gruppi
politici
dai
colori
più
svariati
.
La
maggior
parte
di
tali
partiti
oltre
al
contenuto
nazionalistico
che
non
manca
mai
,
arrivano
anche
a
formulare
dei
programmi
sociali
abbastanza
elevati
in
cui
si
affacciano
delle
idee
collaborazionistiche
.
A
dare
a
tali
movimenti
il
nome
di
fascisti
non
siamo
certo
noi
che
anzi
spesso
accettiamo
tale
denominazione
,
senza
porre
precisazioni
pedanti
e
senza
fare
lunghe
ricerche
,
solo
per
scopi
contingenti
di
politica
e
sopratutto
in
vista
di
un
comune
programma
antibolscevico
.
Ciò
che
è
oltremodo
opportuno
mettere
in
evidenza
è
che
in
tutto
il
mondo
si
è
concordi
nell
'
usare
a
proposito
,
o
come
più
spesso
accade
,
a
sproposito
,
il
vocabolo
«
fascismo
»
.
Tale
etichetta
talvolta
viene
appiccicata
a
movimenti
sinceramente
e
fondamentalmente
evoluzionistici
,
talvolta
viene
invece
usata
ad
indicare
delle
pure
e
semplici
reazioni
.
Tutto
questo
può
essere
prova
della
confusione
di
lingue
che
regna
in
un
mondo
disorientato
alla
vana
ricerca
di
se
stesso
,
in
cui
la
belva
bolscevica
arriva
ad
atteggiarsi
a
pacifica
sostenitrice
delle
libertà
civili
e
della
mentalità
pigra
di
un
enorme
numero
di
persone
che
non
riescono
più
ad
adeguarsi
alla
realtà
e
non
possono
più
scorgere
nulla
al
di
fuori
di
schemi
logici
precostituiti
.
Ad
ogni
modo
con
il
fare
apparire
i
vocaboli
«
fascismo
»
e
«
fascisti
»
nelle
più
disparate
parti
del
mondo
si
viene
senza
dubbio
a
riconoscere
a
tali
movimenti
un
qualche
elemento
comune
,
in
cui
si
ravvisa
il
carattere
di
una
possibile
universalità
.
È
interessante
il
vedere
come
tutto
questo
avvenga
senza
nessuna
propaganda
e
senza
la
minima
attività
esportatrice
da
parte
del
Fascismo
italiano
e
senza
nessuna
organizzazione
sul
tipo
di
una
internazionale
vuoi
rosa
,
vuoi
rossa
.
Se
per
ora
pure
trovandoci
in
mezzo
a
tanta
confusione
si
è
d
'
accordo
nel
vedere
una
tendenza
all
'
universalità
ravvisando
ovunque
nei
movimenti
così
detti
fascisti
se
non
altro
la
volontà
di
mettere
un
ordine
,
la
tendenza
a
stabilire
un
'
autorità
e
una
disciplina
là
dove
non
ve
ne
è
,
cioè
alcuni
dei
sommi
elementi
costitutivi
della
dottrina
fascista
,
non
dubitiamo
che
in
un
avvenire
non
lontano
,
ancora
senza
il
minimo
bisogno
di
propaganda
,
ci
sarà
chi
comincerà
a
capire
e
ad
attuare
tutta
quanta
l
'
essenza
del
nostro
fascismo
.
Non
mancherà
più
allora
nel
mondo
la
possibilità
di
distinguere
i
fascismi
veri
da
quelli
falsi
;
questi
ultimi
vedranno
chiara
la
necessità
di
trasformarsi
per
evitare
l
'
ipotesi
di
perire
per
forza
di
cose
senza
rimpianti
.
A
questo
scopo
il
tempo
sarà
un
ottimo
lavoratore
.
È
indubbio
che
in
molti
casi
i
partiti
o
i
governi
che
si
dicono
o
vengono
detti
fascisti
non
sono
altro
che
le
vecchie
destre
nazionaliste
che
tirano
fuori
nuovi
strumenti
di
lotta
politica
.
Di
tali
destre
non
c
'
è
da
avere
,
almeno
per
ora
,
troppa
fiducia
e
ci
meravigliamo
davvero
che
certi
grandi
giornalisti
,
senza
attender
troppo
,
inneggino
e
brindino
ad
ogni
parola
o
ad
ogni
scritto
di
una
qualsiasi
personalità
di
uno
dei
gruppi
in
questione
.
Tali
giornalisti
danno
prova
di
avere
intorno
al
fascismo
delle
idee
piuttosto
indefinite
per
non
usare
altri
termini
.
Anche
quando
si
ha
da
fare
con
movimenti
aventi
un
programma
decisamente
innovatore
,
è
necessario
essere
molto
cauti
nel
giudicare
.
Occorre
come
primo
elemento
di
ogni
possibile
giudizio
porre
mente
alla
attuabilità
del
detto
programma
.
Il
primo
e
fondamentale
requisito
perché
un
governo
,
meglio
,
uno
stato
,
possa
proclamarsi
fascista
è
l
'
esistenza
di
un
uomo
oppure
di
un
ristretto
gruppo
che
,
non
solo
voglia
,
ma
anche
possa
,
non
soccombendo
dinanzi
alle
contingenze
,
dominare
tutte
quelle
forze
che
per
la
loro
stessa
composizione
non
possono
non
essere
tenacemente
conservatrici
e
cioè
il
capitalismo
,
la
borghesia
,
i
dottrinari
etc
.
Quanto
sopra
porta
con
sé
il
fatto
che
se
un
governo
ha
un
programma
sociale
e
fa
delle
riforme
sentite
ed
opportune
,
ciò
non
basta
certo
per
dare
a
tale
governo
la
qualifica
di
fascista
.
Tra
i
riformatori
e
gli
evoluzionisti
è
capitale
il
distinguere
coloro
che
fanno
il
minimo
possibile
di
innovazioni
verso
il
popolo
per
restare
radicati
al
potere
e
per
non
smentire
un
programma
precedentemente
sostenuto
e
coloro
che
invece
lottano
costantemente
,
usando
tutti
i
mezzi
politici
,
per
attuare
il
maggior
numero
possibile
di
riforme
,
cioè
tutte
quelle
riforme
che
non
siano
incompatibili
con
il
senso
comune
,
con
le
esigenze
concrete
delle
masse
,
con
i
dati
di
una
civiltà
,
in
una
parola
con
il
momento
storico
.
È
del
resto
evidente
che
una
valutazione
siffatta
,
massimamente
quando
si
tratta
di
paesi
stranieri
,
è
tutt
'
altro
che
facile
e
spesso
umanamente
impossibile
.
Anche
qui
è
necessario
lasciar
lavorare
il
tempo
e
la
storia
.
Quando
gli
stati
fascisti
o
fascistoidi
saranno
nel
mondo
la
regola
,
cosa
di
cui
i
fatti
non
ci
lasciano
dubitare
,
gli
uomini
di
stato
,
nel
perseguimento
della
politica
internazionale
,
avranno
dinanzi
a
sé
due
vie
.
Da
un
lato
potremo
avere
un
certo
numero
di
stati
portatori
di
sentimenti
nazionalistici
,
egoistici
ed
imperialistici
giunti
alla
esasperazione
o
per
causa
propria
o
per
causa
altrui
.
Si
avrà
allora
in
tali
casi
un
programma
collaborazionistico
e
sociale
solo
per
uso
interno
accompagnato
da
un
opposto
programma
di
egoismo
e
di
prepotenza
per
uso
esterno
.
In
questo
caso
il
mondo
avrebbe
fatto
un
ulteriore
passo
verso
la
catastrofe
ed
ogni
soluzione
dei
problemi
più
assillanti
per
l
'
umanità
verrebbe
rimandata
a
tempi
migliori
.
Dall
'
altro
lato
abbiamo
la
vera
soluzione
fascista
e
corporativa
consistente
nella
proiezione
anche
nel
campo
internazionale
dei
principii
già
affermati
ed
attuati
nella
organizzazione
interna
e
cioè
dei
principii
di
collaborazione
,
gerarchia
,
solidarietà
,
ordine
,
disciplina
.
Si
arriverebbe
fino
dagli
inizii
alla
rinunzia
di
tutti
quegli
egoismi
particolari
dannosi
alla
convivenza
comune
.
Ogni
stato
organizzerebbe
la
propria
politica
e
la
propria
economia
tenendo
conto
degli
interessi
superiori
e
imprescindibili
della
collettività
.
StampaPeriodica ,
Gli
ambienti
letterari
fascisti
italiani
hanno
fatto
la
congiura
del
silenzio
,
o
quasi
,
intorno
all
'
ultimo
romanzo
di
Alberto
Moravia
(
Le
ambizioni
sbagliate
,
Milano
,
Casa
Editrice
Mondadori
,
L
.
15
)
;
atteggiamento
stranamente
contrastante
con
il
favore
che
solo
un
anno
fa
aveva
accompagnato
la
pubblicazione
di
una
raccolta
di
novelle
dello
stesso
autore
(
La
bella
vita
,
Giuseppe
Carabba
,
Editore
)
e
salutato
l
'
annuncio
del
libro
in
preparazione
.
Al
di
là
e
al
di
sopra
di
tutte
le
vicissitudini
esterne
,
che
hanno
certo
il
loro
peso
ma
non
bastano
a
spiegare
questa
nuova
e
voluta
«
indifferenza
»
,
sarebbe
difficile
non
vedere
un
certo
sforzo
,
da
parte
della
società
fascista
,
per
separare
le
proprie
responsabilità
da
questo
giovane
e
forte
scrittore
,
nato
sul
suo
stesso
terreno
e
prodotto
`
dal
suo
stesso
clima
,
ch
'
essa
si
è
accorta
infine
di
portare
sulla
propria
pelle
come
il
sintomo
implacabile
di
una
malattia
organica
che
non
perdona
.
Le
autorità
ufficiali
e
i
censori
del
Sant
'
Ufficio
,
nella
loro
coerente
ipocrisia
,
si
sarebbero
probabilmente
accontentati
di
aver
fatto
sopprimere
qualche
dettaglio
di
anatomia
e
di
aver
trasformato
lo
sbocco
logico
del
romanzo
,
il
suicidio
,
in
una
risoluzione
altrettanto
scialba
quanto
imprevista
(
come
in
certi
film
moralizzanti
:
«
Visto
che
non
vuoi
fuggire
con
me
,
ora
che
ho
ucciso
e
rubato
,
andrò
a
consegnarmi
alla
polizia
»
...
)
.
Ma
l
'
istinto
di
classe
della
borghesia
fascista
,
vergognosa
di
un
male
che
la
mina
e
la
denuncia
in
modo
tanto
più
efficace
quanto
meno
diretto
,
ha
avuto
un
soprassalto
che
gli
stessi
tutelatori
d
'
ufficio
della
«
morale
»
pubblica
non
avevano
forse
previsto
.
È
tutta
l
'
opera
di
Alberto
Moravia
ch
'
essa
vorrebbe
oggi
gettar
lontano
da
sé
,
dopo
averla
in
un
primo
momento
celebrata
non
meno
istintivamente
,
perché
si
riconosceva
in
essa
.
È
il
ricordo
sferzante
delle
pagine
fredde
,
stridenti
,
mostruose
spesso
degli
Indifferenti
ch
'
essa
vorrebbe
oggi
soffocare
con
rabbia
,
quando
circonda
di
un
falso
velo
di
silenzio
la
lunga
vicenda
del
nuovo
romanzo
,
superiore
forse
al
primo
dal
punto
di
vista
stilistico
e
letterario
,
ma
infinitamente
meno
efficace
dal
punto
di
vista
umano
,
documentario
e
anche
artistico
.
Nessuno
scatto
di
collera
o
di
angoscia
,
nessuna
tardiva
velleità
di
sconfessione
potranno
mai
far
sì
che
gli
Indifferenti
non
siano
stati
scritti
e
non
siano
quello
che
sono
.
L
'
imitazione
di
altre
scuole
o
tendenze
letterarie
,
più
sensibile
nell
'
ultimo
romanzo
(
come
non
pensare
a
Dostoievski
,
a
certi
tormentosi
soliloqui
di
Raskolnikov
soprattutto
,
in
alcune
delle
pagine
più
drammatiche
di
Le
ambizioni
sbagliate
?
)
,
non
costituiva
là
che
un
elemento
molto
secondario
.
Che
dopo
anni
di
sbandierata
rivalorizzazione
di
tutti
i
principi
«
morali
»
,
sui
quali
la
società
fascista
edifica
la
propria
sovrastruttura
ideologica
(
onore
,
orgoglio
,
famiglia
,
religione
,
affetti
,
ecc
.
)
,
un
giovane
poco
più
che
ventenne
,
staccato
da
contatti
letterari
o
filosofici
troppo
pronunciati
,
ma
abbarbicato
al
suo
mondo
,
al
mondo
dell
'
Italia
fascista
abbia
soltanto
potuto
pensare
un
libro
come
quello
,
realizzato
con
quella
forza
artistica
,
creatrice
,
che
nessuno
può
sognarsi
di
negare
:
ecco
che
cosa
costituisce
essenzialmente
,
ai
nostri
occhi
,
il
«
caso
Moravia
»
.
Molti
sono
i
nostri
compagni
che
hanno
letto
gli
Indifferenti
e
ne
hanno
riportato
un
'
impressione
spesso
penosa
,
talora
di
disgusto
quasi
fisico
,
e
hanno
sentito
sorgere
in
sé
una
reazione
istintiva
e
profonda
.
È
bene
,
è
sano
che
sia
così
:
e
molti
altri
dovrebbero
fare
la
stessa
esperienza
.
Ricordate
quei
monaci
medioevali
che
obbligavano
il
novizio
a
passare
le
notti
accanto
a
un
cadavere
in
putrefazione
,
perché
meditasse
a
suo
agio
sulla
bruttura
della
carne
?
Noi
invece
,
che
amiamo
le
bellezze
della
vita
e
denunciamo
la
bruttura
di
un
mondo
sociale
che
vogliamo
distruggere
dalle
radici
,
il
mondo
dei
tristi
personaggi
di
Moravia
,
non
abbiamo
meditazioni
da
compiere
,
ma
conclusioni
di
azione
da
trarre
:
ecco
il
volto
ripugnante
dei
pretesi
moralizzatori
e
difensori
delle
tradizioni
italiane
,
ecco
i
profittatori
e
gli
sfruttatori
del
popolo
,
i
nemici
della
pace
e
della
patria
!
Senza
volerlo
,
Moravia
ha
lavorato
anche
per
noi
,
operai
,
contadini
,
rivoluzionari
italiani
,
che
lottiamo
per
spazzar
via
tutto
il
marciume
di
questa
società
in
putrefazione
,
di
questa
gente
che
non
ha
rossore
delle
più
sconcertanti
aberrazioni
psicologiche
e
morali
,
che
gioca
con
l
'
idea
del
vizio
e
del
delitto
,
ma
prova
«
un
senso
di
ripugnanza
,
di
umiliazione
»
quando
passa
attraverso
una
folla
di
scioperanti
in
lotta
per
il
pane
e
per
un
mondo
migliore
(
Gli
Indifferenti
,
Ed
.
Corbaccio
,
p
.
27
)
.
Bisogna
riconoscere
che
sotto
questo
aspetto
,
il
solo
sul
quale
per
il
momento
vogliamo
attirare
l
'
attenzione
dei
compagni
,
il
secondo
romanzo
di
Moravia
è
infinitamente
meno
rappresentativo
.
L
'
autore
,
in
virtù
stessa
della
sua
arte
,
si
è
ormai
staccato
idealmente
da
quegli
ambienti
che
gli
nascevano
lucidi
e
freddi
sotto
la
penna
quando
scriveva
il
suo
primo
libro
.
Oggi
,
che
egli
lo
voglia
o
no
,
non
c
'
è
più
soltanto
l
'
analisi
di
una
situazione
,
di
uno
stato
d
'
animo
,
di
un
pensiero
o
dell
'
assenza
di
un
pensiero
:
c
'
è
già
il
principio
di
un
giudizio
,
si
sente
già
affiorare
una
valutazione
di
carattere
filosofico
o
morale
.
Quella
spaventosa
assenza
di
volontà
,
di
reazione
sentimentale
o
morale
,
che
colpisce
fin
dalle
prime
pagine
degli
Indifferenti
e
si
sviluppa
metodica
ed
esasperante
fino
alla
chiusa
,
quasi
a
riflettere
la
suprema
indifferenza
degli
strati
decisivi
della
società
borghese
,
del
capitale
finanziario
,
del
regime
fascista
,
di
fronte
ai
problemi
del
dolore
,
del
lavoro
,
dell
'
elevazione
umana
,
cede
il
posto
nelle
Ambizioni
sbagliate
a
una
forma
di
introspezione
,
di
tormento
,
di
«
autocritica
»
,
ancora
ossessionante
ma
molto
meno
originale
e
significativa
.
Non
si
trasportano
a
piacere
in
una
determinata
atmosfera
sociale
le
esperienze
di
un
altro
ambiente
o
di
un
altro
momento
storico
.
L
'
indifferente
di
ieri
,
espressione
cruda
,
allucinante
,
di
uno
strato
notevole
della
gioventù
intellettuale
italiana
del
dopoguerra
,
cresciuta
all
'
ombra
del
fascismo
,
e
isterilita
dalla
sua
ideologia
,
incomincia
a
studiarsi
;
ma
invece
di
guardare
intorno
a
sé
,
nella
realtà
economica
e
sociale
che
lo
condiziona
,
si
è
messo
a
studiare
Proust
,
Dreiser
o
Dostoievski
(
per
non
citare
che
alcune
delle
influenze
più
appariscenti
)
.
Senza
ancora
condannarsi
,
si
vede
vivere
:
e
non
può
reprimere
un
movimento
di
disgusto
,
un
senso
di
vuoto
,
di
scoramento
,
di
noia
.
Siamo
già
sulla
soglia
di
un
nuovo
,
desolato
pessimismo
:
qualcosa
di
molto
diverso
dall
'
indifferenza
.
Quando
Leopardi
,
oltre
un
secolo
fa
,
ironizzava
nelle
Operette
morali
contro
gli
«
stupidi
»
progressi
della
scienza
e
dell
'
industria
(
trovatemi
una
macchina
che
ci
dia
un
vero
amico
,
una
donna
fedele
,
ecc
.
ecc
.
)
,
e
proclamava
l
'
infinita
vanità
del
tutto
,
non
ci
si
può
sottrarre
alla
sensazione
che
nel
suo
pessimismo
trovasse
sfogo
l
'
ansia
e
il
risentimento
della
vecchia
società
feudale
italiana
,
che
vedeva
avanzare
con
successo
sulla
scena
del
mondo
la
sua
antagonista
,
la
classe
borghese
.
Artisticamente
e
letterariamente
,
l
'
indifferenza
moraviana
(
i
due
termini
di
confronto
non
hanno
che
un
valore
di
indizio
,
si
capisce
)
poteva
forse
essere
l
'
equivalente
storico
di
certo
pessimismo
del
secolo
scorso
,
nella
nuova
situazione
in
cui
la
borghesia
fascista
vede
sorgere
e
giganteggiare
il
suo
antagonista
e
becchino
,
il
proletariato
.
Ma
la
confusa
ideologia
che
si
districa
dall
'
ultimo
romanzo
,
se
non
rappresenta
il
primo
passo
verso
una
decisa
presa
di
posizione
in
tutti
i
campi
contro
una
società
che
solo
vagamente
si
condanna
,
non
farà
che
straniare
Moravia
dalla
realtà
italiana
.
Solo
servendo
la
verità
,
ripeteva
ancora
recentemente
André
Gide
,
lo
scrittore
può
servire
lo
sviluppo
artistico
dell
'
umanità
,
e
quindi
la
rivoluzione
.
Moravia
non
è
certo
uno
scrittore
rivoluzionario
,
ma
si
stupirebbe
ancor
più
se
si
dovesse
negare
alla
sua
arte
un
carattere
umano
,
se
vogliamo
umanistico
.
I
tristi
eroi
degli
Indifferenti
ci
hanno
colpito
fin
dal
principio
come
qualcosa
di
repellente
,
come
dei
mostri
,
ma
dei
mostri
veri
,
viventi
,
scaturiti
dalla
fermentazione
di
tutta
un
'
epoca
;
e
finita
la
lettura
non
possiamo
fare
a
meno
di
sentirci
grati
al
giovane
romanziere
,
che
ci
ha
forgiato
un
'
arma
vera
per
la
nostra
lotta
,
per
la
lotta
contro
la
società
degli
istinti
più
biechi
e
dello
sfruttamento
più
avido
.
Ma
guai
se
l
'
arte
vigorosa
di
Alberto
Moravia
dovesse
cedere
il
posto
a
un
sottile
e
sterile
gioco
psicologico
,
come
talora
accade
nelle
Ambizioni
sbagliate
:
si
finirebbe
così
con
l
'
uscir
dal
vero
,
dall
'
umano
di
oggi
.
C
'
è
da
augurarsi
che
al
rude
contatto
con
la
realtà
l
'
arte
di
Alberto
Moravia
non
si
smarrisca
nell
'
artificio
e
sappia
trovare
infine
la
propria
strada
:
la
strada
di
coloro
che
sanno
maneggiare
lo
scalpello
non
soltanto
per
modellare
,
ma
anche
per
abbattere
.
StampaPeriodica ,
Le
corporazioni
fascisti
,
organizzazioni
della
guerra
e
della
dominazione
del
grande
capitalismo
.
Il
discorso
pronunciato
da
Mussolini
il
23
marzo
scorso
,
all
'
Assemblea
nazionale
delle
corporazioni
,
ha
evitato
scrupolosamente
di
fare
il
bilancio
riassuntivo
del
primo
anno
di
esistenza
del
regime
corporativo
.
Costituite
con
la
legge
del
6
febbraio
1934
,
le
22
corporazioni
,
che
abbracciano
l
'
insieme
dell
'
economia
del
paese
,
cominciarono
a
funzionare
verso
la
fine
del
1934
e
il
principio
del
1935
.
Ciascuna
di
esse
ha
discusso
le
questioni
giudicate
più
importanti
nella
rispettiva
sfera
d
'
azione
,
ed
ha
presentato
le
proprie
conclusioni
al
governo
,
al
quale
sono
riservate
tutte
le
decisioni
definitive
.
Era
legittimo
attendersi
e
la
stampa
fascista
lo
aveva
annunciato
che
Mussolini
,
alla
prima
Assemblea
generale
delle
corporazioni
,
avesse
tirato
le
somme
della
esperienza
del
primo
anno
di
vita
corporativa
.
La
ragione
della
volontaria
omissione
è
comprensibile
.
Avendo
esaltato
per
anni
il
futuro
regime
corporativo
come
un
evento
rivoluzionario
,
il
quale
avrebbe
iniziata
l
'
era
della
«
più
alta
giustizia
sociale
»
,
Mussolini
ha
sentito
che
gli
sarebbe
stato
estremamente
difficile
dire
che
cosa
si
sia
veramente
realizzato
sul
cammino
della
nuova
era
promessa
.
Al
contrario
.
Le
questioni
brucianti
delle
masse
lavoratrici
non
sono
mai
state
nemmeno
messe
all
'
ordine
del
giorno
delle
corporazioni
.
Tutta
l
'
attività
-
di
tutte
le
corporazioni
è
stata
diretta
verso
un
duplice
obbiettivo
fondamentale
:
rafforzare
il
monopolio
economico
e
politico
degli
strati
più
potenti
e
reazionari
del
grande
capitalismo
(
a
danno
del
popolo
,
delle
piccole
e
medie
aziende
e
anche
degli
strati
inferiori
della
borghesia
)
,
monopolizzare
e
asservire
tutta
l
'
economia
del
paese
ai
fini
della
guerra
e
del
soprapprofitto
del
grande
capitalismo
.
Il
nostro
partito
non
ha
atteso
né
il
recente
discorso
di
Mussolini
né
il
primo
anno
di
esistenza
del
regime
corporativo
,
per
dare
un
giudizio
esatto
delle
corporazioni
,
che
l
'
esperienza
ha
confermato
in
pieno
.
Già
nel
1933
in
un
appello
lanciato
al
popolo
italiano
,
in
risposta
all
'
ondata
di
demagogia
scatenata
dal
fascismo
sul
tema
del
corporativismo
,
il
nostro
partito
affermava
:
«
...
l
'
annuncio
delle
corporazioni
è
un
annuncio
di
guerra
.
La
corporazione
è
la
forma
organizzata
della
mobilitazione
industriale
e
della
organizzazione
dell
'
economia
in
vista
della
guerra
...
La
corporazione
è
l
'
organizzazione
di
un
più
grande
sfruttamento
del
proletariato
e
dei
lavoratori
da
parte
del
grande
capitale
,
di
una
più
grande
schiavitù
delle
masse
;
essa
è
una
preparazione
immediata
della
guerra
»
.
Se
potesse
sussistere
il
minimo
dubbio
sulla
scrupolosa
esattezza
dell
'
apprezzamento
dato
dal
nostro
partito
(
in
un
momento
in
cui
la
demagogia
di
Mussolini
aveva
assunto
una
tale
ampiezza
da
far
dire
persino
a
qualche
compagno
socialista
,
sulle
colonne
del
Nuovo
Avanti
,
che
nel
corporativismo
ci
poteva
essere
«
qualche
cosa
di
buono
!
»
)
,
il
piano
corporativo
annunciato
dallo
stesso
Mussolini
,
nel
suo
discorso
del
23
marzo
,
basterebbe
a
dissiparlo
.
In
che
cosa
consiste
realmente
questo
piano
corporativo
?
La
presentazione
che
ne
ha
fatto
il
suo
autore
non
lascia
alcun
dubbio
.
«
Questo
piano
ha
detto
Mussolini
è
dominato
da
una
premessa
:
la
ineluttabilità
che
la
nazione
sia
chiamata
al
cimento
bellico
.
Quando
?
Come
?
Nessuno
può
dirlo
,
ma
la
ruota
del
destino
corre
veloce
...
Questa
drammatica
eventualità
deve
guidare
tutta
la
nostra
azione
.
»
Si
tratta
,
dunque
,
in
primo
luogo
,
di
un
piano
di
guerra
,
di
un
piano
per
«
l
'
organizzazione
dell
'
economia
in
vista
della
guerra
»
.
Mussolini
non
ha
neppure
parlato
della
guerra
attuale
contro
l
'
Abissinia
,
che
viene
considerata
una
semplice
spedizione
coloniale
!
...
La
guerra
che
Mussolini
annuncia
come
prossima
è
la
guerra
europea
e
mondiale
,
la
guerra
per
una
nuova
divisione
del
mondo
,
la
cui
punta
principale
è
diretta
contro
l
'
URSS
e
di
cui
Hitler
e
Mussolini
sono
i
più
accaniti
fautori
.
E
per
sottolineare
,
a
un
tempo
,
l
'
ampiezza
della
subordinazione
alle
esigenze
della
guerra
,
dei
bisogni
economici
più
elementari
del
popolo
e
l
'
imminenza
della
nuova
carneficina
mondiale
,
Mussolini
ha
soggiunto
:
«
Andiamo
verso
un
periodo
durante
il
quale
le
grandi
industrie
non
avranno
né
tempo
né
possibilità
di
lavorare
per
il
consumo
privato
,
ma
dovranno
lavorare
esclusivamente
o
quasi
per
le
forze
armate
della
nazione
»
.
Tutta
l
'
economia
del
paese
,
tutte
le
magre
risorse
ricavate
dal
lavoro
del
popolo
italiano
vengono
monopolizzate
e
assorbite
per
la
guerra
e
...
per
i
soprapprofitti
del
grande
capitale
.
Uno
degli
aspetti
essenziali
del
«
piano
regolatore
e
enunciato
da
Mussolini
è
il
modo
con
il
quale
verrebbe
realizzata
l
'
organizzazione
dell
'
economia
del
paese
ai
fini
della
guerra
,
cioè
la
particolare
organizzazione
che
verrebbe
data
alla
grande
industria
,
e
più
specialmente
all
'
industria
di
guerra
.
Naturalmente
Mussolini
non
dimentica
mai
che
uno
degli
strumenti
più
efficaci
di
dominazione
della
dittatura
fascista
è
la
demagogia
.
Perciò
,
nel
presentare
il
suo
piano
corporativo
,
egli
si
è
preoccupato
di
dargli
un
'
apparenza
di
«
nazionalizzazione
»
delle
grandi
industrie
,
per
dare
una
soddisfazione
esteriore
alle
aspirazioni
anticapitalistiche
delle
masse
operaie
e
di
una
parte
importante
della
piccola
borghesia
,
illudendole
che
le
misure
ch
'
egli
vuole
adottare
siano
un
colpo
di
mazza
assestato
al
grande
capitalismo
,
a
quello
che
Mussolini
chiama
«
supercapitalismo
»
.
È
precisamente
del
contrario
che
si
tratta
,
come
possiamo
dimostrare
seguendo
con
senso
critico
lo
stesso
ragionamento
del
supremo
demagogo
.
«
Quanto
alla
grande
industria
che
lavora
direttamente
o
indirettamente
per
la
difesa
della
nazione
...
e
l
'
altra
industria
sviluppatasi
sino
a
diventare
capitalistica
o
supercapitalistica
ha
detto
Mussolini
-
essa
sarà
costituita
in
grandi
unità
corrispondenti
a
quelle
che
si
chiamano
le
industrie
-
chiavi
ed
assumerà
un
carattere
speciale
nell
'
orbita
dello
Stato
.
»
Alcuni
rami
di
queste
industrie
verrebbero
gestiti
direttamente
dallo
Stato
,
altre
sottoposte
a
«
efficiente
controllo
»
,
altre
formerebbero
delle
«
imprese
miste
»
,
nelle
quali
lo
Stato
e
i
privati
formano
il
capitale
e
organizzano
la
gestione
in
comune
.
Si
tratta
,
quindi
,
di
una
maggiore
concentrazione
delle
grandi
industrie
nelle
mani
di
gruppi
sempre
più
ristretti
di
grandi
capitalisti
,
che
sono
poi
coloro
stessi
che
determinano
la
politica
dello
Stato
fascista
.
Gli
strati
più
potenti
e
più
fascisti
del
capitale
finanziario
accentrano
nelle
proprie
mani
,
in
associazione
con
lo
Stato
che
è
pure
nelle
loro
mani
le
industrie
-
chiave
del
paese
,
per
assicurarsi
il
dominio
assoluto
dell
'
economia
nazionale
,
e
asservirla
ai
propri
fini
.
I
termini
giuridici
,
sui
quali
sarà
fondata
l
'
associazione
di
questi
gruppi
di
grandi
capitalisti
e
dello
Stato
,
hanno
importanza
nella
misura
in
cui
sanzionano
i
nuovi
mostruosi
privilegi
.
Una
pratica
corrente
da
parecchi
anni
nella
politica
del
governo
fascista
è
consistita
nell
'
addossare
allo
Stato
(
cioè
al
popolo
)
le
perdite
delle
principali
società
bancarie
e
industriali
.
Questa
pratica
avrà
,
ora
,
la
forza
di
legge
,
per
assicurare
ai
grandi
capitalisti
cointeressati
nelle
e
unità
industriali
un
profitto
sicuro
e
tranquillo
.
Le
industrie
alle
quali
si
riferisce
il
piano
Mussolini
,
infatti
,
sono
in
gran
parte
le
industrie
già
fortemente
sovvenzionate
dal
governo
fascista
,
e
per
somme
che
ammontano
a
parecchi
miliardi
,
come
lo
stesso
Mussolini
dichiarò
(
senz
'
altre
precisioni
)
nel
suo
discorso
del
maggio
1934
.
L
'
essenza
del
piano
Mussolini
consiste
nel
porre
ufficialmente
e
definitivamente
a
carico
dello
Stato
tutte
le
passività
delle
industrie
comprese
nel
piano
,
perpetuando
,
sotto
una
forma
più
diretta
e
più
spicciativa
,
il
saccheggio
del
popolo
da
parte
dei
grandi
pescicani
capitalisti
.
La
riforma
bancaria
che
il
governo
fascista
aveva
già
precedentemente
annunciata
costituisce
una
delle
premesse
essenziali
per
la
realizzazione
del
piano
corporativo
di
guerra
.
Le
piccole
e
medie
industrie
vengono
escluse
,
nel
piano
corporativo
,
da
ogni
forma
di
sovvenzione
e
anche
dai
vantaggi
che
sono
rappresentati
dalle
sempre
profittevoli
ordinazioni
dello
Stato
(
interamente
assorbite
dal
gigantesco
monopolio
capitalistico
creato
col
piano
corporativo
)
;
e
sono
chiamate
,
insieme
al
popolo
lavoratore
,
a
pagare
le
spese
del
festino
che
la
dittatura
fascista
offre
ai
gruppi
più
rapaci
del
capitale
finanziario
.
Col
piano
corporativo
,
l
'
obbiettivo
del
grande
capitale
di
assorbire
o
annientare
la
media
e
piccola
industria
diventa
più
concreto
e
più
immediato
.
La
politica
detta
di
«
autarchia
economica
»
che
pratica
il
governo
fascista
,
e
di
cui
le
corporazioni
sono
lo
strumento
,
viene
presentata
,
nel
discorso
recente
di
Mussolini
,
come
una
necessità
per
realizzare
il
massimo
di
indipendenza
economica
soprattutto
in
tempo
di
guerra
presupposto
della
indipendenza
politica
del
paese
.
Questa
utopia
soddisfa
le
illusioni
della
piccola
borghesia
fascista
.
Ma
il
capitale
monopolistico
,
che
non
insegue
delle
chimere
,
si
preoccupa
di
controllare
le
importazioni
allo
scopo
di
monopolizzare
il
mercato
interno
,
anche
con
dei
prodotti
scadenti
o
con
dei
surrogati
,
a
prezzi
d
'
imperio
,
onde
realizzare
altissimi
profitti
,
sfruttando
il
mercato
interno
e
riducendo
il
popolo
italiano
ad
una
colonia
.
D
'
altra
parte
,
il
piano
corporativo
di
Mussolini
,
che
assicura
un
più
stretto
regime
di
monopolio
e
di
soprapprofitti
agli
strati
più
privilegiati
del
grande
capitalismo
,
accentua
i
contrasti
interni
tra
i
gruppi
capitalisti
:
contrasti
fra
gli
strati
privilegiati
e
quelli
meno
favoriti
,
fra
la
grande
industria
monopolistica
e
la
piccola
e
media
industria
,
e
,
soprattutto
,
fra
il
gigantesco
monopolio
corporativo
della
grande
industria
e
l
'
agricoltura
.
Quest
'
ultima
è
chiamata
ad
accollarsi
una
larga
parte
delle
spese
dei
privilegi
che
si
assicurano
nel
piano
Mussolini
gli
strati
dominanti
del
capitale
finanziario
.
Mussolini
lo
ha
annunciato
nel
suo
discorso
,
in
una
forma
velata
,
ma
pure
abbastanza
chiara
.
«
Nessuna
innovazione
alle
forme
tradizionali
della
economia
agricola
italiana
.
Esse
rispondono
bene
allo
scopo
,
che
è
quello
di
assicurare
il
fabbisogno
alimentare
del
popolo
italiano
e
di
fornire
talune
materie
prime
all
'
industria
»
.
Nulla
di
nuovo
per
l
'
agricoltura
,
quindi
.
Tutti
i
privilegi
sono
riservati
al
capitale
finanziario
e
...
ai
grandi
capitalisti
terrieri
che
si
sono
inseriti
nella
banca
e
partecipano
al
monopolio
corporativo
.
I
maggiori
sforzi
della
dittatura
fascista
saranno
volti
a
far
ricadere
sui
piccoli
contadini
e
sui
ceti
medi
della
campagna
i
nuovi
carichi
che
Mussolini
addossa
all
'
agricoltura
.
L
'
affermazione
di
Mussolini
concernente
l
'
agricoltura
ci
interessa
sotto
l
'
aspetto
più
propriamente
sociale
.
Secondo
Mussolini
,
non
v
'
è
nulla
da
innovare
«
alle
forme
tradizionali
dell
'
economia
agricola
»
.
Si
potrebbe
pensare
che
tutto
vada
bene
alla
campagna
!
Ma
quale
è
la
situazione
nella
campagna
italiana
?
Essa
si
può
sintetizzare
press
'
a
poco
così
.
Qualche
migliaio
di
grandi
agrari
e
di
latifondisti
,
posseggono
più
della
metà
delle
terre
coltivabili
d
'
Italia
.
Per
contro
,
almeno
5
milioni
di
lavoratori
agricoli
(
fra
salariati
e
braccianti
,
mezzadri
e
piccoli
fittavoli
)
non
posseggono
neppure
un
metro
quadrato
di
terra
.
La
miseria
di
questa
massa
è
spaventosa
.
Milioni
di
braccianti
sono
disoccupati
semipermanenti
e
senza
sussidio
che
soffrono
letteralmente
la
fame
.
Centinaia
di
migliaia
di
mezzadri
e
di
piccoli
fittavoli
sono
indebitati
e
rovinati
.
Altrettanti
piccoli
proprietari
,
presi
alla
morsa
delle
imposte
schiaccianti
del
fascismo
e
dello
sfruttamento
spietato
dei
monopoli
industriali
,
della
banca
e
degli
usurai
,
sono
espropriati
e
ricacciati
nella
massa
dei
braccianti
affamati
.
A
questa
situazione
spaventosa
e
insopportabile
,
Mussolini
dice
che
non
vi
è
nulla
da
modificare
!
Anche
i
proprietari
fondiari
della
vecchia
Russia
erano
dello
stesso
parere
,
nei
riguardi
dei
mugik
.
Ma
i
mugik
trovarono
che
vi
era
«
qualcosa
»
da
modificare
...
e
trovarono
anche
il
partito
di
Lenin
che
indicò
loro
la
strada
per
realizzare
le
aspirazioni
che
vibravano
più
forte
nei
loro
cuori
:
la
terra
ai
contadini
che
la
lavorano
!
Questa
parola
d
'
ordine
è
divenuta
ormai
la
bandiera
dei
contadini
poveri
e
dei
braccianti
del
mondo
intero
.
È
compito
nostro
di
farla
riecheggiare
nelle
campagne
italiane
,
per
affrettare
il
momento
in
cui
dai
tetri
casolari
e
dai
villaggi
resi
squallidi
e
tristi
dalla
miseria
,
la
fiumana
dei
lavoratori
agricoli
affamati
irromperà
e
farà
sentire
ai
padroni
attuali
della
terra
che
anche
nelle
campagne
italiane
vi
è
«
qualcosa
»
da
innovare
!
Per
comprendere
meglio
l
'
essenza
del
regime
corporativo
,
è
necessario
dare
uno
sguardo
all
'
attività
pratica
svolta
dalle
singole
corporazioni
nel
primo
anno
di
esistenza
,
per
vedere
quali
questioni
sono
state
discusse
,
quali
soluzioni
sono
state
proposte
e
nell
'
interesse
di
quali
classi
.
Troveremo
,
nell
'
esame
,
la
conferma
documentata
dell
'
apprezzamento
che
il
nostro
partito
ha
dato
del
corporativismo
.
Non
possiamo
esaminare
qui
l
'
attività
di
tutte
le
22
corporazioni
,
non
solamente
per
ragioni
di
spazio
,
ma
anche
per
evitare
una
eccessiva
monotonia
,
giacché
le
decisioni
delle
22
corporazioni
si
rassomigliano
tutte
,
ispirate
come
sono
ad
una
sola
direttiva
:
quella
di
realizzare
il
monopolio
degli
strati
più
ricchi
e
fascisti
del
capitalismo
nelle
diverse
branche
economiche
;
di
eliminare
ogni
possibilità
di
libera
concorrenza
per
imporre
prezzi
briganteschi
;
di
diminuire
le
imposte
ai
capitalisti
;
di
assicurare
le
migliori
condizioni
possibili
alla
«
produzione
»
,
cioè
ai
padroni
.
Nessuna
delle
22
corporazioni
ha
discusso
una
sola
questione
che
interessi
la
classe
operaia
ed
i
lavoratori
in
genere
(
rapporto
tra
i
salari
e
l
'
aumento
del
costo
della
vita
,
intensità
del
lavoro
,
sistemi
di
cottimi
,
durata
del
lavoro
e
disoccupazione
,
indebitamento
crescente
dei
piccoli
contadini
)
.
Secondo
la
stampa
fascista
vi
sarebbero
due
eccezioni
a
questa
regola
generale
:
l
'
estensione
ai
mezzadri
del
beneficio
dell
'
assicurazione
contro
la
...
tubercolosi
(
che
si
risolve
soprattutto
nell
'
imporre
ai
poveri
mezzadri
un
nuovo
contributo
)
,
ed
il
voto
espresso
da
alcune
corporazioni
a
favore
dell
'
apprendistato
(
non
già
beninteso
nel
senso
di
migliorare
le
condizioni
degli
apprendisti
,
ma
nel
senso
di
facilitare
la
formazione
di
nuove
maestranze
specializzate
,
di
cui
l
'
industria
di
guerra
ha
particolarmente
bisogno
)
.
La
Rivista
del
Lavoro
,
diretta
dal
gerarca
Cianetti
,
in
un
articolo
che
vorrebbe
essere
un
«
esame
dell
'
azione
svolta
dalle
corporazioni
»
dal
punto
di
vista
degli
interessi
dei
lavoratori
,
oltre
all
'
accennato
«
beneficio
»
concesso
ai
mezzadri
,
non
ha
potuto
indicare
nessun
'
altra
misura
presa
dalle
corporazioni
a
favore
dei
lavoratori
,
all
'
infuori
del
famigerato
accordo
interconfederale
del
novembre
1934
,
che
scaccia
dal
lavoro
il
maggior
numero
possibile
di
donne
e
di
giovani
,
per
occuparvi
un
certo
numero
di
disoccupati
adulti
,
con
dei
salari
dimezzati
...
Il
sottosegretario
di
Stato
alle
Corporazioni
,
parlando
alla
Camera
sul
bilancio
del
suo
dicastero
,
ha
saputo
scoprire
un
'
altra
misura
corporativa
a
favore
degli
operai
:
il
libretto
del
lavoro
.
Libretto
d
'
infamia
,
che
mira
a
stabilire
la
sorveglianza
speciale
sugli
operai
da
parte
dei
padroni
,
i
quali
avranno
una
nuova
arma
per
ricattare
i
propri
dipendenti
:
la
minaccia
di
una
cattiva
annotazione
sul
libretto
che
influenzerebbe
negativamente
su
tutta
la
vita
degli
operai
!
Come
si
vede
,
in
mancanza
di
misure
realmente
o
anche
solo
apparentemente
favorevoli
ai
lavoratori
,
i
gerarchi
fascisti
presentano
come
«
concessioni
»
del
regime
corporativo
delle
misure
che
sono
dirette
chiarissimamente
contro
i
lavoratori
!
Il
gerarca
Cianetti
,
in
un
articolo
pubblicato
nella
citata
Rivista
del
Lavoro
(
anno
V
,
n
.
1
,
gennaio
1936
)
,
è
costretto
a
riconoscere
a
denti
stretti
il
nulla
del
regime
corporativo
in
favore
del
lavoro
;
è
costretto
ad
ammettere
la
forte
delusione
che
il
primo
anno
di
vita
delle
corporazioni
suscita
tra
quei
lavoratori
che
avevano
creduto
alla
demagogia
corporativa
,
ma
se
la
prende
coi
«
critici
»
;
protesta
contro
gli
«
irresponsabili
della
strada
»
,
contro
gli
«
stati
d
'
animo
fondati
sul
pessimismo
»
e
se
ne
viene
fuori
con
questo
pietoso
lamento
:
«
Organizzare
una
società
(
quella
corporativa
)
in
un
mondo
di
egoismi
e
in
un
momento
in
cui
i
rapporti
tra
gli
uomini
e
la
morale
(
sic
!
)
subiscono
una
dura
prova
,
non
è
certo
facile
impresa
»
.
Ecco
,
secondo
gli
stessi
gerarchi
,
a
che
cosa
si
riduce
il
consuntivo
del
primo
anno
di
corporativismo
,
per
quanto
riguarda
il
lavoro
.
È
interessante
rilevare
l
'
urto
che
si
è
manifestato
in
seno
a
quasi
tutte
le
corporazioni
,
fra
la
preoccupazione
di
alcuni
gerarchi
i
quali
vorrebbero
delle
misure
illusorie
sulle
quali
appoggiare
la
propria
demagogia
,
mediante
l
'
apparenza
di
un
«
controllo
»
corporativo
sui
monopoli
industriali
ed
i
capitalisti
i
quali
vogliono
ben
coprire
i
monopoli
sotto
il
manto
della
corporazione
,
ma
sono
gelosissimi
della
loro
indipendenza
e
non
ammettono
neppure
l
'
apparenza
di
ingerenze
«
estranee
»
.
Questo
è
,
in
sostanza
,
il
senso
della
polemica
molto
istruttiva
che
si
è
svolta
fra
la
stampa
dei
gerarchi
e
quella
che
esprime
più
direttamente
gli
interessi
padronali
,
a
proposito
dei
consorzi
e
dei
comitati
corporativi
.
I
grandi
industriali
,
coscienti
che
la
corporazione
è
lo
strumento
per
rafforzare
i
propri
monopoli
,
si
sono
affrettati
a
costituire
in
ogni
branca
importante
dell
'
economia
il
proprio
consorzio
,
nel
quale
essi
decidono
i
prezzi
da
imporre
in
nome
della
corporazione
e
le
misure
più
severe
contro
i
possibili
concorrenti
,
esigono
leggi
speciali
per
impedire
il
sorgere
di
nuove
aziende
similari
e
per
stritolare
i
piccoli
e
medi
industriali
,
chiedono
che
sia
obbligatorio
il
consumo
dei
propri
prodotti
e
sottoprodotti
,
ecc
.
I
gerarchi
fascisti
ribattono
che
tutto
questo
è
legittimo
,
ma
che
le
decisioni
debbono
essere
prese
in
seno
a
un
comitato
corporativo
di
cui
essi
pure
facciano
parte
,
se
no
sarà
molto
difficile
far
passare
le
decisioni
prese
esclusivamente
da
consorzi
padronali
come
misure
corporative
prese
nel
nome
del
famosissimo
a
«
interesse
nazionale
»
.
Mussolini
ha
posto
fine
alla
polemica
,
con
una
decisione
tipicamente
fascista
,
che
serba
l
'
arrosto
agli
industriali
e
dà
un
po
'
di
fumo
ai
gerarchi
e
all
'
anticapitalismo
delle
masse
:
ha
deciso
che
i
comitati
corporativi
saranno
costituiti
in
tutte
le
branche
in
cui
«
risulteranno
necessari
»
,
ma
le
loro
conclusioni
non
avranno
valore
deliberativo
,
ma
semplicemente
di
«
voti
»
presentati
alle
rispettive
corporazioni
e
al
governo
.
I
consorzi
padronali
,
naturalmente
,
restano
e
continueranno
,
come
prima
,
ad
assolvere
alla
loro
funzione
di
saccheggiatori
del
popolo
.
Vediamo
,
ora
,
a
titolo
di
esempio
,
le
misure
prese
da
due
corporazioni
e
,
prima
di
tutto
da
quella
dello
zucchero
e
delle
bietole
,
nella
quale
il
«
regime
corporativo
»
,
cioè
il
più
perfetto
monopolio
,
vige
da
lunghi
anni
.
Esiste
un
consorzio
nazionale
che
comprende
le
24
fabbriche
di
zucchero
.
Questo
consorzio
impone
il
prezzo
di
vendita
del
prezioso
prodotto
,
la
quantità
e
la
qualità
di
barbabietole
da
coltivare
e
insieme
all
'
alleato
consorzio
dei
bieticultori
,
che
sono
degli
agrari
e
degli
stessi
zuccherieri
fissa
il
prezzo
da
pagare
ai
contadini
che
producono
le
barbabietole
.
I
profitti
che
realizzano
gli
zuccherieri
sono
assolutamente
scandalosi
.
Nel
1934
,
le
24
fabbriche
realizzarono
un
utile
netto
di
300
milioni
,
distribuendo
un
dividendo
di
L
.
11
per
ogni
azione
di
25
Lire
,
cioè
,
il
44
%
del
capitale
azionario
!
E
perché
questi
profitti
briganteschi
siano
possibili
,
il
prezzo
dello
zucchero
in
Italia
è
più
caro
che
in
tutta
l
'
Europa
,
il
doppio
di
quello
della
Francia
.
E
anche
per
questo
l
'
Italia
è
il
paese
che
consuma
meno
zucchero
in
Europa
.
Cosa
importa
agli
zuccherieri
se
milioni
di
bambini
poveri
d
'
Italia
si
può
dire
che
ignorano
lo
zucchero
?
Ebbene
,
anche
in
questa
branca
si
è
costituita
la
brava
corporazione
,
la
quale
dovrebbe
tutelare
i
famosi
«
interessi
generali
del
paese
»
e
preoccuparsi
della
sanità
della
«
razza
»
e
,
quindi
,
della
sua
alimentazione
,
ecc
.
Dopo
un
anno
di
esistenza
della
corporazione
,
non
solamente
non
si
è
discussa
la
possibilità
di
diminuire
gli
scandalosi
profitti
degli
industriali
,
per
far
diminuire
il
prezzo
proibitivo
dello
zucchero
,
non
solamente
non
si
è
nemmeno
accennato
alla
possibilità
di
spezzare
questo
consorzio
di
briganti
associati
contro
la
salute
del
popolo
italiano
e
,
in
particolare
,
dei
bambini
,
ma
si
è
stabilito
,
invece
,
di
regolamentare
per
legge
la
limitazione
della
coltura
delle
barbabietole
,
di
esigere
l
'
autorizzazione
per
tale
coltivazione
e
per
l
'
apertura
di
eventuali
nuove
fabbriche
,
di
rendere
obbligatorio
il
consumo
dell
'
alcool
derivante
dalle
barbabietole
in
miscela
con
altri
combustibili
,
ecc
.
Cioè
,
tutte
le
misure
che
il
monopolio
degli
zuccherieri
imponeva
prima
con
la
forza
e
coi
mezzi
propri
,
oggi
la
corporazione
le
fa
imporre
dalla
legge
!
La
corporazione
,
quindi
,
rafforza
il
monopolio
dei
più
odiosi
pescicani
italiani
e
pone
ufficialmente
lo
Stato
al
loro
servizio
!
Il
solo
provvedimento
proposto
in
favore
dei
consumatori
è
stato
quello
di
chiedere
al
governo
di
diminuire
di
due
Lire
al
chilogrammo
l
'
imposta
,
per
diminuire
di
due
Lire
e
non
di
più
il
prezzo
dello
zucchero
.
Si
chiede
,
dunque
,
di
far
pagare
al
popolo
stesso
,
sotto
forma
di
altre
imposte
,
la
riduzione
eventuale
del
prezzo
dello
zucchero
,
ma
senza
toccare
i
favolosi
profitti
degli
industriali
.
Anzi
,
nella
misura
in
cui
la
riduzione
dell
'
imposta
e
del
prezzo
di
vendita
determinasse
un
aumento
del
consumo
dello
zucchero
,
i
profitti
degli
zuccherieri
aumenterebbero
proporzionalmente
.
Quale
miglior
prova
che
la
corporazione
è
la
cuccagna
dei
grandi
capitalisti
?
Altro
esempio
caratteristico
è
stato
dato
dalla
corporazione
dell
'
elettricità
.
Alcuni
industriali
consumatori
di
energia
elettrica
hanno
condotto
una
campagna
contro
il
trust
dell
'
elettricità
,
esigendo
una
forte
riduzione
del
prezzo
dell
'
energia
.
L
'
ing
.
Pizzarda
,
su
La
Sera
di
Milano
,
ha
dimostrato
con
cifre
inconfutabili
che
il
grande
trust
dell
'
elettricità
poteva
diminuire
fortemente
il
prezzo
dell
'
energia
e
del
nolo
dei
contatori
,
assicurandosi
sempre
dei
«
ragionevoli
benefici
»
.
Particolarmente
suggestivo
è
il
confronto
fra
Milano
e
Torino
.
In
quest
'
ultima
città
,
l
'
Azienda
elettrica
comunale
distribuisce
energia
ad
un
prezzo
inferiore
della
metà
a
quello
che
il
trust
dell
'
elettricità
fa
pagare
ai
milanesi
.
Nella
corporazione
della
elettricità
,
il
deputato
Giarratana
ha
ripetuto
la
stessa
dimostrazione
ed
ha
rilevato
che
«
le
grandi
società
elettriche
mirano
ad
eliminare
le
concorrenze
che
si
manifestano
e
quei
controlli
che
,
pur
non
disturbando
...
le
iniziative
idroelettriche
,
possono
dare
garanzie
ad
alcune
categorie
di
utenti
»
.
Il
rappresentante
del
trust
dell
'
elettricità
non
è
riuscito
a
dimostrare
che
il
prezzo
dell
'
energia
e
dei
noli
non
si
poteva
diminuire
.
Sembrava
evidente
a
tutti
che
la
conclusione
della
corporazione
sarebbe
stata
quella
di
proporre
una
riduzione
,
anche
minima
.
No
.
Mussolini
in
persona
è
intervenuto
per
tagliar
corto
agli
attacchi
fondati
su
cifre
di
cui
erano
oggetto
i
magnati
della
elettricità
e
,
da
buon
prestigiatore
,
ha
annunciato
solennemente
:
«
Il
prezzo
dell
'
energia
elettrica
non
verrà
aumentato
!
»
.
L
'
indomani
tutti
i
giornali
della
penisola
annunciavano
questa
notizia
come
una
grande
«
concessione
»
fatta
agli
utenti
.
Tutti
hanno
finto
di
dimenticare
che
non
l
'
aumento
del
prezzo
era
in
discussione
,
poiché
gli
stessi
magnati
dell
'
elettricità
non
avevano
osato
neppure
chiederlo
,
ma
bensì
la
riduzione
!
...
Questa
è
stata
la
conclusione
dei
lavori
della
corporazione
,
insieme
ad
altre
misure
dirette
a
rafforzare
il
monopolio
del
grande
trust
(
obbligo
alle
piccole
aziende
di
sviluppare
i
propri
impianti
,
per
entrare
nella
categoria
trustificabile
,
o
di
scomparire
...
;
applicazione
di
tariffe
differenziate
,
ma
sempre
d
'
imperio
,
perché
non
vi
sia
alcuna
concorrenza
,
ecc
.
)
.
Una
delle
decisioni
ha
un
particolare
interesse
.
Rifiutando
la
diminuzione
del
prezzo
dell
'
energia
per
il
popolo
,
la
corporazione
ha
deciso
che
«
fra
le
Federazione
dei
produttori
di
energia
elettrica
e
i
rappresentanti
di
categorie
speciali
di
utenti
...
saranno
presi
accordi
,
nel
comune
interesse
»
.
Comprendete
?
La
riduzione
di
tariffa
ci
sarà
soltanto
per
i
grandi
industriali
consumatori
di
energia
,
mediante
Accordi
speciali
...
Quelli
che
hanno
condotto
la
campagna
contro
il
trust
dell
'
elettricità
vengono
tacitati
,
a
spese
del
popolo
che
non
può
parlare
e
deve
pagare
!
I
lavori
di
questa
corporazione
dimostrano
due
cose
interessanti
:
la
prima
è
la
manifestazione
aperta
dei
contrasti
fra
i
monopoli
capitalistici
delle
varie
branche
,
specialmente
fra
quelle
indipendenti
(
in
questo
caso
fra
metallurgici
e
produttori
elettrici
)
;
la
seconda
è
la
manifestazione
della
tendenza
dominante
di
cercare
di
risolvere
o
di
attenuare
questi
contrasti
fra
gruppi
di
capitalisti
monopolisti
,
a
spese
del
popolo
.
La
«
giustificazione
»
morale
che
il
fascismo
cerca
di
dare
dei
vani
aggi
incommensurabili
che
il
corporativismo
assicura
al
grande
capitalismo
è
quella
di
mantenere
nella
massima
efficienza
l
'
industria
per
i
bisogni
della
guerra
«
ineluttabile
»
!
L
'
esperienza
di
questo
primo
anno
di
esistenza
del
corporativismo
-
che
non
per
caso
è
anche
l
'
anno
in
cui
Mussolini
ha
scatenato
una
guerra
criminale
e
disastrosa
per
il
nostro
paese
costituisce
la
più
eloquente
prefazione
al
piano
corporativo
che
Mussolini
ha
esposto
nel
suo
discorso
del
23
marzo
,
il
quale
,
per
la
classe
operaia
e
per
la
grande
massa
del
popolo
che
lavora
e
che
pensa
,
si
riassume
in
poche
e
tragiche
espressioni
:
maggiore
sfruttamento
,
più
grande
miseria
,
più
soffocante
schiavitù
,
guerra
!
Tuttavia
,
nell
'
annunciare
un
piano
che
è
di
fame
e
di
guerra
,
Mussolini
non
ha
potuto
esimersi
dal
legare
a
questo
piano
le
false
promesse
che
,
imperturbabile
,
egli
ripete
sfacciatamente
al
popolo
italiano
da
14
anni
!
«
Il
triste
fenomeno
del
pescecanismo
ha
detto
Mussolini
non
si
verificherà
più
nell
'
Italia
fascista
»
,
mentre
tutte
le
società
anonime
,
bancarie
e
industriali
,
hanno
fortemente
aumentato
i
loro
profitti
,
a
causa
della
guerra
fascista
contro
l
'
Abissinia
,
nello
stesso
tempo
che
le
miserabili
condizioni
di
vita
dei
lavoratori
peggiorano
continuamente
!
«
Si
realizzerà
nell
'
economia
fascista
quella
più
alta
giustizia
sociale
che
,
dal
tempo
dei
tempi
,
è
l
'
anelito
delle
moltitudini
...
»
E
il
gerarca
Cianetti
traduce
alla
radio
:
«
Sapete
perché
Mussolini
ha
tanti
nemici
?
Perché
costoro
hanno
compreso
che
Mussolini
vuol
fare
la
rivoluzione
sul
serio
!
...
»
.
Queste
promesse
vengono
,
stavolta
,
subordinate
alla
realizzazione
degli
obbiettivi
militari
e
politici
dell
'
imperialismo
italiano
.
«
Noi
sentiamo
che
l
'
impresa
abissina
accelera
i
tempi
...
della
rivoluzione
sociale
...
Noi
sentiamo
che
la
più
alta
giustizia
sociale
,
promessa
dal
duce
agli
operai
di
Milano
,
si
realizzerà
domani
,
se
nel
segno
di
questa
guerra
,
punto
cruciale
della
rivoluzione
,
il
lavoro
inizia
il
ciclo
della
sua
potenza
...
»
(
Lavoro
Fascista
del
29
novembre
1935
)
.
La
rivista
Gerarchia
(
febbraio
1936
)
è
ancora
più
esplicita
:
«
Il
fascismo
...
per
un
complesso
di
cause
dipendenti
dalla
necessità
di
ambientare
numerosi
abitanti
nel
poco
e
non
tutto
fertile
suolo
,
non
ha
potuto
adattare
la
sua
dottrina
alla
pratica
ed
è
per
questo
mal
compreso
...
Fino
a
quando
non
ci
saranno
terre
da
colonizzare
,
materie
prime
da
lavorare
,
il
vero
compito
delle
corporazioni
non
può
cominciare
...
»
.
Il
miraggio
dell
'
«
alta
giustizia
sociale
»
era
dunque
riportato
nel
mese
di
febbraio
a
...
dopo
la
conquista
dell
'
Abissinia
!
Ma
Mussolini
non
parla
ormai
più
della
guerra
abissina
,
ma
della
«
vera
»
,
della
grande
guerra
europea
e
mondiale
.
Le
realizzazioni
delle
promesse
vengono
rinviate
all
'
«
altra
»
guerra
!
E
così
Mussolini
porta
il
nostro
paese
alla
catastrofe
.
Le
delusioni
sofferte
cominciano
a
rendere
le
masse
incredule
delle
promesse
mai
realizzate
di
Mussolini
.
Noi
dobbiamo
legarci
con
spirito
largo
con
queste
masse
e
unire
tutto
il
popolo
italiano
nella
lotta
contro
i
piani
corporativi
dei
magnati
del
capitale
,
contrapponendo
a
questi
piani
la
lotta
per
il
soddisfacimento
immediato
delle
rivendicazioni
brucianti
dei
lavoratori
.
Dobbiamo
ravvivare
e
sviluppare
la
lotta
per
il
pane
;
per
dei
salari
adeguati
al
crescente
costo
della
vita
;
per
il
sussidio
ai
disoccupati
;
per
il
diritto
al
lavoro
pei
giovani
e
per
le
donne
;
per
un
forte
sgravio
fiscale
ai
contadini
,
agli
artigiani
,
ai
piccoli
commercianti
rovinati
;
per
far
pagare
ai
capitalisti
le
spese
della
guerra
disastrosa
d
'
Abissinia
.
Dobbiamo
estendere
la
lotta
per
la
libertà
,
perché
il
popolo
possa
decidere
liberamente
dei
propri
destini
,
che
sono
quelli
del
nostro
paese
!
Dobbiamo
rendere
popolare
la
lotta
contro
la
guerra
e
per
la
pace
;
smentire
e
combattere
la
menzogna
di
Mussolini
sulla
«
ineluttabilità
»
della
guerra
.
Al
piano
corporativo
del
grande
capitale
che
saccheggia
il
popolo
italiano
e
rovina
il
paese
,
dobbiamo
contrapporre
la
volontà
di
pace
e
di
libertà
del
popolo
,
facendo
della
classe
operaia
l
'
avanguardia
e
la
guida
del
vasto
fronte
popolare
italiano
che
salverà
il
nostro
paese
dalla
dittatura
dei
pescicani
,
dalla
fame
e
dalla
guerra
!
StampaPeriodica ,
Addis
Abeba
è
stata
occupata
dalle
truppe
italiane
.
Il
Negus
ha
abbandonata
la
partita
.
Il
numero
,
la
tecnica
,
la
crudeltà
con
cui
è
stata
condotta
la
guerra
hanno
avuto
ragione
,
più
presto
di
quanto
non
si
prevedesse
,
delle
difficoltà
immense
del
terreno
,
del
clima
,
dell
'
eroismo
non
smentito
dei
difensori
abissini
,
che
sapevano
di
battersi
per
la
loro
terra
e
la
loro
indipendenza
.
Il
fascismo
ha
concentrato
mezzo
milione
di
uomini
contro
le
formazioni
abissine
,
in
maggioranza
raccogliticce
.
Li
ha
scagliati
,
armati
fino
ai
denti
,
contro
un
avversario
inferiore
per
numero
e
per
armi
.
Alle
tanks
,
alle
mitragliatrici
,
ai
cannoni
più
moderni
,
il
popolo
abissino
non
ha
potuto
opporre
che
scarsi
ed
antiquati
fucili
e
,
spesso
,
solo
le
armi
più
primitive
.
Nulla
questo
popolo
aveva
da
opporre
contro
gli
aeroplani
e
i
gas
.
E
il
fascismo
con
la
più
fredda
crudeltà
non
ha
mancato
di
trarre
da
questa
situazione
il
più
largo
e
il
più
cinico
vantaggio
.
Esso
aveva
preso
l
'
impegno
solenne
di
non
ricorrere
all
'
arma
dei
gas
,
di
rispettare
le
popolazioni
inermi
,
le
città
indifese
,
gli
ospedali
e
le
ambulanze
militari
.
Non
ha
mantenuto
quanto
aveva
promesso
.
Ha
avanzato
nell
'
onta
e
nel
sangue
,
moltiplicando
le
distruzioni
e
gli
orrori
.
Le
strade
di
Harrar
e
di
Addis
Abeba
sono
state
aperte
con
i
bombardamenti
aerei
di
pacifiche
ed
inermi
popolazioni
,
con
i
gas
tossici
,
con
l
'
yprite
che
acceca
e
scortica
vivi
i
contadini
,
con
il
massacro
delle
donne
e
dei
bimbi
lasciati
senza
difesa
nelle
campagne
e
nei
villaggi
abbandonati
.
I
difensori
abissini
sono
stati
spinti
dal
loro
ardore
ad
accettare
delle
battaglie
campali
contro
l
'
invasore
,
superiormente
armato
e
organizzato
.
In
queste
battaglie
all
'
Amba
Aradam
,
all
'
Amba
Alagi
,
al
lago
Ascianghi
l
'
eroismo
abissino
è
stato
schiacciato
dalla
superiorità
tecnica
italiana
.
Lo
sbandamento
delle
forze
battute
,
che
ne
seguiva
,
ha
permesso
all
'
invasore
di
avanzare
rapidamente
.
Così
,
mentre
nei
primi
tre
mesi
di
guerra
il
fascismo
non
era
riuscito
ad
avanzare
che
di
pochi
chilometri
e
tra
grandi
difficoltà
ed
alcuni
rovesci
locali
,
negli
ultimi
tre
mesi
ha
progredito
di
centinaia
di
chilometri
,
ha
supplito
,
con
l
'
aviazione
,
alle
difficoltà
dei
rifornimenti
,
ed
è
riuscito
ad
avvicinarsi
rapidamente
al
cuore
dell
'
Abissinia
.
Ma
i
popoli
dell
'
Abissinia
non
hanno
capitolato
,
e
non
capitoleranno
presto
e
facilmente
.
La
resistenza
di
questi
popoli
contro
l
'
invasore
si
riorganizzerà
contro
la
nuova
e
più
feroce
oppressione
dello
straniero
.
Se
la
guerra
propriamente
detta
è
finita
in
Abissinia
,
incomincia
da
oggi
l
'
opera
di
consolidazione
militare
della
conquista
,
opera
che
sarà
lunga
e
si
troverà
di
fronte
a
difficoltà
serie
di
clima
,
e
alla
opposizione
delle
popolazioni
che
non
subiranno
senza
reazioni
violente
la
dominazione
fascista
.
Il
problema
abissino
continuerà
a
pesare
sull
'
economia
e
sulla
vita
dell
'
Italia
,
ma
esso
aggraverà
pure
i
rapporti
fra
l
'
Italia
e
il
mondo
,
e
contribuirà
ad
accelerare
il
pericolo
di
una
catastrofe
internazionale
.
Per
l
'
umanità
e
per
il
nostro
paese
,
s
'
alzano
terribili
minacce
di
strage
e
di
distruzione
,
al
cui
confronto
gli
orrori
perpetrati
dai
«
civilizzatori
»
fascisti
in
Abissinia
appariranno
cosa
da
poco
.
Sono
i
fascisti
di
ogni
paese
che
soffiano
sul
fuoco
.
In
primo
luogo
sono
i
fascismi
di
Germania
e
del
Giappone
che
alimentano
pazientemente
due
terribili
focolai
di
guerra
.
Guardiamoci
attorno
.
Guardiamo
che
cosa
si
sta
preparando
.
In
Germania
Hitler
sta
riarmando
a
tutto
vapore
.
Il
bieco
Goering
,
nominato
dittatore
dell
'
economia
tedesca
,
ha
dichiarato
che
quel
che
conta
,
adesso
,
per
il
popolo
tedesco
,
non
è
l
'
avere
del
grasso
per
la
cucina
,
ma
dei
fucili
per
la
guerra
.
Nel
Giappone
impera
lo
stesso
principio
.
Non
si
mobilitano
tante
forze
,
non
si
accumulano
tante
armi
per
poi
starsene
,
con
le
mani
in
mano
,
alla
finestra
,
a
guardare
.
Già
il
Giappone
non
esita
a
carpire
,
un
pezzo
dopo
l
'
altro
,
tutta
la
Cina
del
nord
.
Striscia
,
minaccioso
,
lungo
le
frontiere
della
Unione
Sovietica
e
della
Repubblica
popolare
mongola
.
In
questi
ultimi
tempi
,
in
pochi
giorni
,
ha
provocato
decine
di
«
incidenti
»
di
frontiera
,
con
nutrite
sparatorie
,
bombardamenti
aerei
,
spostamenti
di
migliaia
di
soldati
.
Come
si
vede
,
si
tratta
di
«
incidenti
»
per
modo
di
dire
.
In
verità
,
si
tratta
di
azioni
preparatorie
dell
'
offensiva
generale
che
il
Giappone
prepara
in
Asia
.
Il
Giappone
non
è
sazio
degli
immensi
territori
rubati
alla
Cina
.
L
'
appetito
viene
mangiando
,
soprattutto
quando
nessuno
guasta
il
festino
.
L
'
impunità
con
cui
finora
il
Giappone
ha
potuto
realizzare
le
sue
rapine
l
'
incita
a
proseguire
.
Oggi
esso
guarda
già
oltre
la
Cina
.
Sta
all
'
agguato
delle
terre
e
delle
ricchezze
dell
'
Unione
Sovietica
,
accarezza
l
'
idea
di
scacciare
l
'
Inghilterra
dall
'
Asia
e
l
'
Asia
agli
asiatici
:
cioè
al
Giappone
agogna
all
'
egemonia
sul
Pacifico
.
È
la
guerra
contro
l
'
URSS
,
contro
l
'
Inghilterra
,
contro
gli
Stati
Uniti
:
con
le
sue
passeggiate
nella
Cina
del
nord
e
con
i
suoi
incidenti
di
frontiera
,
il
Giappone
prepara
una
conflagrazione
mondiale
.
Hitler
,
sull
'
esempio
giapponese
e
italiano
,
ha
stracciato
i
patti
e
gli
obblighi
internazionali
che
lo
legavano
;
ha
riarmato
,
ha
rioccupato
la
Renania
,
di
dove
sfida
la
Francia
e
il
Belgio
;
prepara
un
colpo
contro
la
Cecoslovacchia
,
l
'
Austria
,
la
Lituania
;
cerca
di
trascinare
,
al
suo
fianco
,
la
Polonia
,
per
farne
una
piazza
d
'
armi
per
l
'
attacco
contro
l
'
URSS
.
Ancora
non
sono
risolte
le
incognite
sollevate
dal
colpo
di
forza
di
Hitler
sul
Reno
,
e
,
in
questi
giorni
,
gli
animi
sono
sospesi
a
quel
che
Hitler
prepara
in
Austria
.
Delle
truppe
sono
ammassate
da
una
parte
e
dall
'
altra
della
frontiera
.
Hitler
vuol
rifare
il
blocco
austro
-
tedesco
come
al
tempo
della
guerra
mondiale
blocco
sottomesso
alla
sua
volontà
di
guerra
,
per
poi
,
sfidare
il
mondo
.
Ma
non
è
nemmeno
necessario
che
si
arrivi
a
tanto
:
basta
un
inizio
di
realizzazione
di
un
tale
blocco
,
perché
il
mondo
sprofondi
nella
catastrofe
di
una
nuova
guerra
.
Di
questa
situazione
approfitta
il
fascismo
italiano
,
per
ricattare
,
per
dare
soddisfazione
alle
sue
mire
di
rapina
,
per
minacciare
e
aggravare
ancora
più
la
situazione
,
sperando
di
poter
pescare
più
abbondantemente
nelle
acque
torbide
.
I
suoi
giornali
,
eccitati
dalle
vittorie
militari
in
Abissinia
,
minacciano
«
un
cataclisma
mondiale
nel
quale
sprofonderebbe
l
'
Europa
»
,
se
non
si
dà
soddisfazione
agli
appetiti
fascisti
.
Essi
avvertono
,
con
chiara
allusione
all
'
Inghilterra
,
che
«
le
forze
d
'
Africa
sono
già
in
buona
parte
disponibili
e
potrebbero
operare
in
tutte
le
direzioni
necessarie
»
.
Un
vento
di
follia
guerresca
soffia
da
tutti
i
paesi
fascisti
.
Le
provocazioni
degli
uni
favoriscono
e
stimolano
le
provocazioni
degli
altri
.
La
situazione
è
tale
,
oggi
,
che
la
guerra
può
scoppiare
da
un
momento
all
'
altro
.
La
scintilla
iniziale
può
sprizzare
dalle
fiamme
della
guerra
che
continua
in
Abissinia
;
può
essere
portata
dagli
incidenti
e
dalle
provocazioni
che
il
Giappone
trama
in
Asia
;
può
nascere
dall
'
Austria
,
dai
Balcani
.
Tanto
è
il
materiale
incendiario
accumulato
dai
fascismi
,
così
aperta
e
decisa
è
la
volontà
del
fascismo
hitleriano
e
del
militarismo
giapponese
di
ricorrere
alla
guerra
per
dare
soddisfazione
alle
loro
mire
di
rapina
,
che
,
dovunque
sprizzi
la
scintilla
di
guerra
,
essa
può
arrivare
,
in
qualche
settimana
,
in
qualche
giorno
,
ad
appiccare
il
fuoco
al
mondo
.
Ed
allora
sarà
il
terribile
risveglio
per
l
'
umanità
,
sotto
l
'
irrompere
delle
prime
ondate
di
aeroplani
,
apportatori
di
fuoco
,
di
gas
micidiali
sulle
nostre
città
e
sulle
nostre
popolazioni
.
Come
si
è
arrivati
a
una
situazione
tanto
tragica
?
Perché
i
focolai
di
guerra
mondiale
si
sono
,
in
questi
mesi
,
così
pericolosamente
avvivati
da
minacciare
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
di
svilupparsi
in
un
grande
incendio
?
È
ancora
il
fascismo
italiano
che
si
trova
all
'
inizio
della
catena
di
avvenimenti
che
hanno
portato
alla
situazione
attuale
.
Il
fascismo
,
scatenando
la
sua
campagna
africana
,
ha
paralizzato
,
in
Europa
,
il
blocco
degli
Stati
borghesi
interessati
,
per
il
momento
,
al
mantenimento
della
pace
.
È
vero
che
l
'
interesse
di
questi
Stati
è
particolaristico
,
egoistico
,
limitato
.
L
'
Inghilterra
guarda
alla
conservazione
del
proprio
impero
e
della
propria
posizione
nel
mondo
.
La
Francia
guarda
alle
frontiere
del
Reno
,
si
preoccupa
della
minaccia
della
invasione
del
suo
territorio
e
della
conservazione
dei
suoi
alleati
.
L
'
aggressione
fascista
,
minacciando
le
posizioni
coloniali
dell
'
Inghilterra
,
ha
reso
questa
sensibilissima
alle
cose
africane
,
ma
ha
reso
ostile
e
resistente
la
Francia
ad
impegnarsi
in
misure
concrete
contro
l
'
aggressore
italiano
,
non
ricevendo
dall
'
Inghilterra
delle
concrete
garanzie
contro
ogni
eventuale
aggressione
hitleriana
.
È
questo
contrasto
tra
le
principali
potenze
borghesi
interessate
alla
pace
,
che
ha
reso
esitante
e
debole
tutto
il
fronte
degli
Stati
che
a
Ginevra
hanno
condannato
l
'
aggressore
fascista
.
Solo
l
'
Unione
Sovietica
ha
preso
una
decisa
posizione
per
un
'
azione
collettiva
e
severa
contro
l
'
aggressore
italiano
e
contro
ogni
aggressore
.
Ma
il
suo
esempio
e
il
suo
invito
all
'
azione
collettiva
non
sono
stati
seguiti
dall
'
insieme
della
Società
delle
nazioni
.
L
'
impunità
,
o
quasi
,
assicurata
al
fascismo
italiano
,
ha
reso
arditi
gli
altri
fascismi
,
che
si
sono
sentiti
incoraggiati
a
precipitare
le
loro
provocazioni
.
Sotto
la
protezione
del
conflitto
italo
-
inglese
e
del
contrasto
franco
-
inglese
,
la
Germania
hitleriana
ha
riarmato
,
ha
rioccupato
la
Renania
,
portando
così
nuova
esca
al
dissidio
tra
Francia
e
Inghilterra
e
alleggerendo
,
per
contraccolpo
,
la
pressione
contro
il
fascismo
italiano
.
Lo
stesso
ha
fatto
il
Giappone
.
Questo
,
vedendo
l
'
Inghilterra
fortemente
impegnata
contro
l
'
Italia
nel
Mediterraneo
e
in
Africa
,
ha
precipitato
la
realizzazione
dei
suoi
piani
di
conquista
in
Asia
.
La
divisione
delle
potenze
interessate
al
mantenimento
della
pace
ha
lasciato
campo
libero
agli
Stati
fascisti
fautori
di
guerra
.
Le
ripetute
provocazioni
di
questi
ultimi
,
invece
di
riformare
e
saldare
il
fronte
degli
Stati
pacifisti
,
ne
hanno
,
finora
,
solamente
accentuata
la
divisione
.
Oggi
la
situazione
è
questa
:
Germania
e
Giappone
minacciano
con
tutto
il
peso
della
loro
potenza
,
di
trarre
profitto
dalla
divisione
del
mondo
e
di
realizzare
i
loro
piani
di
conquista
.
Questi
due
paesi
fascisti
determinano
ed
influenzano
tutti
gli
altri
fattori
di
guerra
nel
mondo
.
Essi
sono
i
due
principali
focolai
di
guerra
,
nei
confronti
dei
quali
«
il
pericolo
rappresentato
dalla
guerra
italo
-
abissina
è
un
episodio
»
(
Stalin
)
.
Ma
un
episodio
che
,
come
tutti
i
fattori
minori
di
guerra
che
in
questi
tempi
agiscono
nel
mondo
,
può
influire
profondamente
sull
'
evoluzione
dei
principali
focolai
.
Infatti
,
non
vi
è
dubbio
che
la
guerra
d
'
Abissinia
ha
accelerato
questa
evoluzione
,
e
un
'
acutizzazione
del
conflitto
italo
-
inglese
o
una
rottura
aperta
tra
Francia
e
Inghilterra
precipiterebbe
il
conflitto
mondiale
,
mentre
tutto
ciò
prova
ancora
una
volta
che
la
politica
di
difesa
collettiva
della
pace
può
trionfare
solo
se
si
applica
contro
tutti
gli
aggressori
e
,
oggi
,
soprattutto
,
contro
l
'
aggressore
principale
in
Europa
:
Hitler
.
Questi
specula
arditamente
e
,
finora
,
fortunatamente
,
sulla
divisione
dei
governi
che
gli
potrebbero
resistere
.
In
questa
situazione
di
smarrimento
e
di
incertezza
si
inacerbiscono
tutti
gli
altri
fattori
minori
di
guerra
.
L
'
Austria
,
sollecitata
da
Mussolini
,
e
incoraggiata
dalla
passività
osservata
di
fronte
al
riarmo
tedesco
,
non
ha
esitato
a
riarmare
a
sua
volta
.
L
'
Ungheria
altra
cliente
del
fascismo
italiano
-
attende
il
momento
buono
per
fare
lo
stesso
.
Hitler
lavora
in
Grecia
,
per
minare
la
politica
dell
'
Intesa
balcanica
,
lavora
in
Rumenia
per
minare
la
piccola
Intesa
.
La
debolezza
e
la
divisione
contro
gli
aggressori
fascisti
hanno
provocato
lo
slancio
del
revisionismo
fascista
,
hanno
paralizzato
il
fronte
dei
governi
interessati
,
oggi
,
al
mantenimento
della
pace
,
minando
nello
stesso
tempo
tutti
gli
aggruppamenti
di
Stati
sorti
per
il
mantenimento
dello
statu
quo
e
,
perciò
,
della
pace
.
Mai
come
in
questi
giorni
è
apparso
così
chiaro
che
la
pace
è
indivisibile
,
che
ogni
indebolimento
del
fronte
degli
Stati
interessati
al
mantenimento
della
pace
è
un
incoraggiamento
per
i
fautori
e
i
provocatori
di
guerra
.
Ogni
debolezza
verso
gli
atti
concreti
di
provocazione
è
un
incoraggiamento
per
i
fautori
di
guerra
.
Ogni
premio
concesso
all
'
aggressore
è
la
certezza
che
la
guerra
rende
,
che
il
successo
legalizza
tutto
,
e
che
l
'
aggressione
può
essere
tentata
.
Ma
è
in
una
tale
atmosfera
che
si
preparano
le
più
spaventose
tempeste
.
Oggi
,
purtroppo
,
la
pace
è
come
un
castello
di
carte
,
sul
quale
soffiano
,
da
tutte
le
parti
,
i
fascismi
.
Basta
che
una
carta
si
sposti
e
tutto
il
castello
crollerà
,
Ma
può
essere
fatto
nulla
per
scongiurare
la
catastrofe
?
Sì
,
molto
può
essere
fatto
.
È
vero
,
la
guerra
minaccia
,
ma
può
essere
evitata
.
Sta
all
'
azione
dei
popoli
,
sta
alla
energia
del
proletariato
di
riuscire
ad
evitarla
.
I
popoli
non
vogliono
la
guerra
,
I
popoli
sono
per
una
politica
conseguente
di
pace
.
Uniti
e
attivi
,
essi
possono
imporre
ai
propri
governi
la
politica
di
difesa
collettiva
contro
tutti
i
provocatori
di
guerra
,
la
politica
che
propone
e
difende
l
'
URSS
.
Uniti
e
attivi
,
essi
possono
passare
ad
azioni
dirette
contro
i
provocatori
di
guerra
:
proteste
,
scioperi
,
boicottaggio
,
sanzioni
proletarie
.
Purtroppo
,
finora
,
quest
'
unità
d
'
azione
dei
popoli
non
si
è
ancora
ottenuta
,
perché
non
si
è
ancora
ottenuta
l
'
unità
d
'
azione
internazionale
del
proletariato
.
La
Seconda
Internazionale
,
finora
,
ha
respinto
ogni
proposta
di
unità
d
'
azione
fattale
dall
'
Internazionale
comunista
,
ha
respinto
ogni
azione
indipendente
delle
masse
contro
i
fautori
di
guerra
.
La
socialdemocrazia
ha
subordinato
e
subordina
tutta
la
sua
azione
contro
la
guerra
a
quella
della
Società
delle
nazioni
e
a
quella
dei
rispettivi
governi
nella
Società
delle
nazioni
.
Ma
i
governi
borghesi
,
nella
loro
politica
,
non
sono
guidati
che
dalle
loro
preoccupazioni
egoistiche
di
difesa
della
«
loro
»
pace
,
cioè
dei
loro
interessi
borghesi
e
imperialistici
.
Subordinare
l
'
azione
dei
popoli
a
quella
dei
rispettivi
governi
vuol
dire
far
fallire
ogni
azione
efficace
delle
masse
per
la
difesa
collettiva
dei
popoli
contro
i
provocatori
di
guerra
.
Solo
una
potente
,
larga
,
energica
azione
di
popolo
poteva
far
marciare
,
senza
riserve
,
il
governo
francese
contro
l
'
aggressore
italiano
.
Analogamente
,
solo
una
potente
,
larga
,
energica
azione
di
popolo
può
far
marciare
il
governo
inglese
contro
l
'
aggressore
Hitler
.
I
popoli
non
hanno
degli
interessi
particolari
,
egoistici
,
da
difendere
,
ma
hanno
da
difendere
l
'
interesse
generale
dell
'
umanità
che
vuole
la
pace
.
Solo
il
loro
intervento
indipendente
ed
energico
può
imporre
ad
ogni
governo
una
politica
conseguente
di
difesa
della
pace
su
tutti
i
fronti
e
contro
tutti
gli
aggressori
.
È
solo
una
tale
politica
che
,
facendo
l
'
unione
di
tutti
i
paesi
interessati
alla
pace
,
può
,
oggi
,
scoraggiare
gli
aggressori
e
obbligarli
a
rinunciare
ai
loro
piani
di
rapina
.
Ma
perché
i
popoli
riescano
a
svolgere
una
tale
azione
bisogna
che
il
proletariato
sia
unito
,
nazionalmente
e
internazionalmente
,
nella
lotta
contro
la
guerra
.
Bisogna
che
il
proletariato
francese
,
come
il
proletariato
inglese
,
come
il
proletariato
cecoslovacco
,
come
il
proletariato
dei
paesi
scandinavi
,
svolgano
tutti
uniti
la
stessa
azione
,
indipendente
ed
energica
,
contro
i
fautori
di
guerra
e
contro
i
propri
governi
che
esitano
o
resistono
a
seguire
una
politica
di
pace
.
In
questa
azione
essi
devono
trascinare
al
loro
seguito
le
grandi
masse
popolari
di
ogni
paese
.
Ma
come
possono
,
questi
proletariati
,
svolgere
efficacemente
una
tale
azione
di
organizzazione
e
di
direzione
delle
masse
popolari
,
se
essi
,
per
colpa
della
socialdemocrazia
,
sono
ancora
divisi
nel
maggior
numero
di
paesi
e
se
,
nei
paesi
dove
la
socialdemocrazia
è
forte
,
sono
nella
loro
maggioranza
invitati
a
rimettersi
a
quanto
fa
la
Società
delle
nazioni
e
a
quanto
fanno
i
propri
governi
in
seno
ad
essa
?
Ciò
dimostra
quale
e
quanta
responsabilità
si
assumono
quei
dirigenti
della
Seconda
Internazionale
che
si
oppongono
,
in
ogni
paese
e
internazionalmente
,
alla
realizzazione
dell
'
unità
d
'
azione
contro
la
guerra
.
Costoro
,
con
la
loro
azione
,
sabotano
ogni
attività
efficace
di
massa
in
difesa
della
pace
;
sabotano
l
'
unione
dei
popoli
contro
i
fautori
di
guerra
;
favoriscono
,
perciò
,
tutte
le
macchinazioni
dei
governi
fascisti
.
Solo
la
vigilanza
dei
popoli
può
ancora
salvare
la
pace
.
Ma
perché
questa
vigilanza
sia
efficace
,
bisogna
che
il
proletariato
si
unisca
nazionalmente
e
internazionalmente
.
Ecco
perché
la
lotta
per
l
'
unità
d
'
azione
internazionale
,
la
lotta
contro
quei
dirigenti
della
Seconda
Internazionale
che
si
oppongono
all
'
unità
d
'
azione
è
,
nel
momento
presente
,
la
più
importante
per
salvare
l
'
umanità
dalla
guerra
.
Il
nostro
popolo
,
come
tutti
i
popoli
,
vuole
la
pace
.
Lottando
per
imporre
anche
in
Italia
una
politica
di
pace
,
una
politica
che
schieri
il
nostro
paese
tra
i
fautori
e
i
difensori
della
pace
,
noi
lottiamo
come
sempre
-
per
i
veri
interessi
del
nostro
paese
.
È
Mussolini
che
ha
tradito
e
tradisce
gli
interessi
d
'
Italia
,
che
sacrifica
il
nostro
paese
alle
sue
ambizioni
e
ai
privilegi
di
un
pugno
di
sfruttatori
.
Gli
interessi
d
'
Italia
esigevano
il
rispetto
dell
'
integrità
e
dell
'
indipendenza
dell
'
Abissinia
.
Mussolini
ci
ha
gettati
nella
guerra
d
'
Africa
che
disonora
,
dissangua
e
immiserisce
l
'
Italia
.
Gli
interessi
dell
'
Italia
esigevano
l
'
organizzazione
,
in
Europa
,
di
una
salda
politica
di
pace
.
Mussolini
ha
sabotato
questa
politica
,
l
'
ha
rovinata
con
la
sua
aggressione
e
la
rovina
eccitando
e
favorendo
tutte
le
mire
fasciste
di
violenta
revisione
della
carta
del
mondo
.
Gli
interessi
d
'
Italia
esigono
che
falliscano
i
piani
di
Hitler
,
che
si
tenga
lontano
Hitler
dalle
frontiere
italiane
.
Mussolini
ha
riarmato
Hitler
,
l
'
ha
aiutato
ad
andare
al
potere
,
l
'
ha
spinto
al
colpo
di
forza
sul
Reno
,
ha
aggravato
enormemente
la
minaccia
hitleriana
contro
l
'
Austria
.
Gli
interessi
d
'
Italia
esigono
che
sia
preservata
la
pace
sul
Danubio
,
nei
Balcani
,
che
dei
rapporti
stretti
esistano
tra
gli
Stati
della
piccola
Intesa
e
dell
'
Intesa
balcanica
,
che
sono
interessati
al
mantenimento
dello
statu
quo
.
Mussolini
fa
di
tutto
per
turbare
la
pace
in
questa
parte
di
Europa
;
ha
spinto
l
'
Austria
al
riarmo
,
sollecita
l
'
Ungheria
a
far
lo
stesso
,
cerca
di
dislocare
la
piccola
Intesa
e
l
'
Intesa
balcanica
,
cioè
esaspera
tutti
i
contrasti
tra
le
potenze
.
Gli
interessi
d
'
Italia
esigono
che
sia
salvata
,
ad
ogni
costo
,
la
pace
mondiale
.
Perciò
la
classe
operaia
e
le
masse
popolari
del
nostro
paese
,
superando
ogni
dissenso
di
partito
,
in
una
fraternizzazione
che
stringa
fascisti
e
antifascisti
nell
'
interesse
superiore
dell
'
Italia
e
della
pace
,
debbono
difendere
ed
agitare
,
in
tutte
le
organizzazioni
fasciste
,
dovunque
e
comunque
,
la
politica
che
porti
il
popolo
italiano
a
diventare
uno
dei
fattori
più
attivi
della
organizzazione
della
pace
nel
mondo
.
StampaPeriodica ,
Nel
corso
della
nostra
trattazione
sulla
libertà
d
'
insegnamento
riportammo
alcune
parole
di
una
lettera
aperta
del
prof
.
Giovanni
Gentile
al
Ministro
Berenini
,
dalle
quali
deducemmo
in
buona
logica
alcune
conseguenze
.
Per
maggiore
chiarezza
ripetiamo
in
compendio
quello
che
dicemmo
allora
(
Quad
.
1633
,
del
6
luglio
1918
,
pag
.
51-53
)
.
Il
prof
.
Gentile
sostiene
che
,
per
restaurare
e
migliorare
la
scuola
dello
Stato
,
la
quale
al
presente
va
malissimo
,
com
'
egli
stesso
ripete
in
ogni
occasione
,
bisogna
diradarla
,
o
,
come
dicono
,
sfollarla
,
ammettendovi
solo
pochi
scelti
alunni
e
sceltissimi
professori
,
mediante
rigorosi
esami
di
concorso
,
e
lasciando
gli
altri
alla
scuola
privata
,
sia
pure
la
scuola
dei
preti
della
quale
lo
Stato
non
deve
avere
più
paura
,
anzi
deve
stimarla
come
un
aiuto
e
come
un
incentivo
di
gara
per
la
sua
scuola
.
Da
siffatta
proposta
noi
argomentavamo
,
che
non
potrà
mai
ottenersi
lo
sfollamento
della
scuola
dello
Stato
,
né
aver
luogo
la
gara
,
se
la
scuola
privata
non
sia
costituita
in
perfetta
uguaglianza
con
la
scuola
dello
Stato
;
uguaglianza
che
,
per
essere
reale
ed
effettiva
,
deve
avverarsi
sia
nella
parte
finanziaria
e
sia
nella
parte
morale
,
almeno
in
quanto
non
si
impongano
maggiori
pesi
alla
scuola
privata
.
Non
piacquero
al
prof
.
Gentile
le
nostre
deduzioni
,
e
ricusò
di
ammetterle
in
virtù
dei
suoi
principii
sostanzialmente
diversi
dai
nostri
;
stimò
quindi
opportuno
riprendere
la
parola
per
chiarire
la
sua
tesi
dopo
l
'
onore
fattomi
dice
egli
dagli
scrittori
della
Civiltà
cattolica
,
cui
non
dispiacque
di
riferire
una
parte
della
mia
lettera
per
invitarmi
quindi
a
giungere
,
senz
'
altro
,
a
certe
conseguenze
!
(
Libertà
d
'
insegnamento
e
Scuola
di
Stato
,
nell
'
Idea
Nazionale
,
Roma
,
30
agosto
1918
)
Anche
noi
,
compita
la
trattazione
sulla
libertà
d
'
insegnamento
,
stimiamo
opportuno
ritornarvi
sopra
,
per
meglio
chiarire
la
nostra
tesi
,
che
è
la
tesi
cattolica
fondata
sul
diritto
di
natura
,
in
particolare
confronto
con
quella
del
prof
.
Gentile
.
Discuteremo
dopo
la
sua
tesi
;
per
ora
notiamo
subito
che
,
dove
riferimmo
la
sua
lettera
,
non
facevamo
questione
dei
suoi
principii
,
i
quali
sappiamo
bene
quanto
siano
diversi
,
ma
argomentavamo
sulla
sua
proposta
pratica
,
deducendone
le
immediate
conseguenze
,
parimente
pratiche
.
Ora
queste
,
se
non
hanno
che
fare
con
i
suoi
principii
,
hanno
però
strettissima
attinenza
con
la
sua
proposta
,
in
quanto
ne
scaturiscono
necessariamente
.
Perché
se
ne
scorga
da
tutti
il
nesso
logico
evidente
,
ritorniamo
sulla
nostra
argomentazione
.
Non
è
possibile
diradare
la
scuola
pubblica
,
come
vuole
il
prof
.
Gentile
,
né
dar
luogo
alla
gara
o
cimento
di
cui
egli
parla
,
senza
dare
alle
scuole
private
l
'
uguaglianza
finanziaria
e
morale
con
la
scuola
dello
Stato
.
Primo
,
perché
gli
studenti
,
e
molto
più
i
loro
genitori
,
non
si
rassegneranno
mai
a
lasciarsi
sfollare
,
e
costringere
a
tripla
spesa
:
una
per
pagare
la
scuola
privata
,
le
altre
due
per
pagare
le
tasse
di
esame
dello
Stato
che
ammontano
a
più
del
doppio
per
i
candidati
di
scuola
privata
.
Questo
dal
lato
finanziario
;
e
dal
lato
morale
,
non
vorranno
certo
neanche
accomodarsi
alla
condizione
di
inferiorità
nella
quale
,
com
'
è
notorio
,
sono
tenuti
i
privatisti
dai
professori
della
scuola
di
Stato
.
Del
resto
,
escluderli
per
forza
dalla
scuola
di
Stato
,
la
quale
,
nell
'
ipotesi
del
Gentile
,
avrebbe
un
numero
determinato
e
ristretto
di
posti
,
ed
obbligarli
a
maggiori
spese
ed
a
condizioni
inferiori
,
è
evidentemente
ingiusto
.
Dunque
,
anche
tenendo
conto
della
sola
proposta
di
diradare
la
scuola
di
Stato
,
ne
viene
la
necessità
di
dare
alle
scuole
private
l
'
uguaglianza
finanziaria
e
morale
,
affinché
possano
essere
accettate
,
senza
danno
,
dai
padri
di
famiglia
.
Secondo
,
la
gara
,
di
natura
sua
,
non
può
sorgere
se
non
tra
persone
di
uguale
condizione
;
o
almeno
non
sarà
mai
un
vero
incentivo
di
miglioramento
,
se
una
parte
è
inferiore
all
'
altra
e
da
questa
deve
essere
giudicata
.
Crede
il
prof
.
Gentile
praticamente
,
dimenticando
per
un
momento
i
suoi
principii
,
alla
virtù
rinnovatrice
e
feconda
di
miglioramenti
che
ha
la
gara
?
Se
sì
,
bisogna
che
ammetta
la
necessità
di
dare
alla
scuola
privata
,
se
non
l
'
uguaglianza
finanziaria
,
almeno
quella
morale
con
la
scuola
di
Stato
.
Questa
era
la
nostra
argomentazione
,
e
,
se
il
prof
.
Gentile
non
vuol
riconoscerne
l
'
evidenza
immediata
,
è
segno
che
fece
la
sua
proposta
in
contraddizione
con
i
suoi
principi
,
oppure
che
la
vuoi
campata
in
aria
senza
che
dia
luogo
alle
necessarie
attuazioni
pratiche
,
le
quali
non
possono
essere
altre
da
quelle
indicate
.
In
ambedue
i
casi
c
'
è
difetto
di
logica
.
Se
dunque
vuole
essere
coerente
nei
suoi
ragionamenti
,
non
gli
resta
altro
partito
,
che
,
o
ritirare
la
sua
proposta
come
non
consentanea
con
i
suoi
principii
,
o
accettarne
tutte
le
conseguenze
,
nella
attuazione
della
riforma
scolastica
da
lui
caldeggiata
.
In
verità
,
appare
che
il
prof
.
Gentile
mostri
zelo
instancabile
e
buona
volontà
per
il
miglioramento
della
scuola
.
Quindi
potremmo
intenderci
con
lui
,
se
non
nei
principii
,
almeno
nelle
questioni
pratiche
che
richiedono
una
soluzione
urgente
.
Prescindiamo
anche
noi
per
ora
dai
nostri
principii
,
e
prendiamo
l
'
organamento
della
pubblica
istruzione
quale
è
in
Italia
nei
suoi
due
punti
principali
:
1
)
tutti
gli
insegnanti
,
anche
nelle
scuole
private
,
devono
essere
provvisti
delle
lauree
e
dei
diplomi
dello
Stato
;
2
)
chiunque
vuole
conseguire
titoli
legali
di
studio
deve
sottostare
agli
esami
dello
Stato
.
Dopo
esserci
così
messi
nello
stesso
terreno
,
passiamo
a
discutere
sull
'
attuazione
pratica
della
sua
proposta
,
se
egli
intende
mantenerla
.
Con
ciò
abbiamo
il
diritto
di
attenderci
dal
prof
.
Gentile
una
risposta
leale
,
spassionata
,
e
soprattutto
chiara
e
precisa
,
sul
minimo
di
larghezza
e
di
uguaglianza
da
dare
alla
scuola
privata
perché
possa
sussistere
,
accogliere
i
diradati
della
scuola
dello
Stato
,
ed
esporsi
alla
gara
o
cimento
,
come
,
per
somma
grazia
,
egli
le
concede
.
Or
bene
,
nelle
presenti
condizioni
,
tra
la
scuola
privata
e
la
scuola
di
Stato
,
non
vi
ha
nessuna
uguaglianza
,
ma
soltanto
sopraffazione
di
questa
su
quella
.
I
professori
della
scuola
privata
posseggono
gli
stessi
titoli
legali
d
'
insegnamento
che
quelli
della
scuola
di
Stato
,
eppure
questi
sono
costituiti
giudici
di
quelli
nei
loro
rispettivi
alunni
.
È
giusta
,
è
equa
tale
condizione
di
cose
?
Ma
,
anche
prescindendo
dalla
equità
e
dalla
giustizia
,
può
darsi
,
in
tale
stato
di
cose
,
la
gara
desiderata
dal
prof
.
Gentile
e
da
ogni
sincero
amatore
della
cultura
?
È
inutile
cercare
sotterfugi
ed
allegare
il
buon
senso
dei
professori
della
scuola
di
Stato
,
ecc
.
ecc
.
Sono
vane
parole
;
il
fatto
incontrastabile
in
psicologia
,
della
quale
deve
intendersi
il
prof
.
Gentile
,
è
che
non
può
darsi
mai
gara
sino
a
tanto
che
un
rivale
deve
essere
giudicato
dall
'
altro
rivale
privilegiato
;
anzi
,
non
può
sussistere
ed
operare
convenientemente
se
non
è
indipendente
dall
'
altro
ed
uguale
innanzi
al
giudizio
di
un
terzo
.
Ora
,
affinché
,
in
tutti
gli
esami
di
Stato
con
effetti
legali
,
si
rispetti
l
'
indipendenza
e
l
'
uguaglianza
di
tutte
le
scuole
,
non
vi
ha
se
non
due
modi
pratici
da
attuare
.
L
'
uno
,
che
le
commissioni
esaminatrici
siano
composte
in
parti
uguali
di
professori
delle
scuole
di
Stato
e
di
professori
delle
scuole
private
;
l
'
altro
,
ancor
migliore
e
più
facile
(
come
si
pratica
in
parte
nella
laicissima
Francia
)
,
che
le
commissioni
esaminatrici
siano
del
tutto
estranee
agli
alunni
delle
scuole
dello
Stato
,
come
a
quelli
delle
scuole
private
,
ed
ignorino
da
quale
delle
due
scuole
provengano
i
candidati
,
in
modo
da
giudicare
serenamente
e
senza
prevenzioni
della
sola
dottrina
.
Per
rispetto
all
'
uguaglianza
finanziaria
,
bisogna
che
i
genitori
,
i
quali
mandano
i
loro
figli
alla
scuola
privata
,
non
siano
obbligati
a
pagare
nessuna
tassa
scolastica
allo
Stato
,
posto
che
non
lo
incomodano
punto
per
la
scuola
.
Ecco
chiaramente
esposte
e
praticamente
determinate
quelle
certe
conseguenze
alle
quali
invitavamo
il
chiaro
professore
.
Nondimeno
,
questo
minimo
di
equità
e
di
larghezza
,
senza
di
cui
la
scuola
privata
,
nonché
esporsi
al
cimento
,
non
può
neanche
ragionevolmente
sussistere
,
è
ancor
meno
di
quello
che
le
si
concede
in
tutte
le
altre
nazioni
civili
,
perfino
lo
noti
bene
il
prof
.
Gentile
nella
laicissima
Francia
.
Ciò
fu
dichiarato
altra
volta
da
noi
,
giova
ripeterlo
anche
ora
.
In
fatti
,
in
questa
nazione
,
l
'
unico
esame
di
Stato
obbligatorio
per
l
'
istruzione
media
è
quello
del
baccalaureato
,
corrispondente
alla
nostra
licenza
liceale
;
ed
a
questo
esame
,
diretto
da
una
commissione
di
Stato
,
se
vogliono
essere
ammessi
all
'
università
,
devono
sottostare
,
quasi
in
pari
condizioni
,
non
solo
gli
alunni
delle
scuole
private
ma
anche
quelli
della
scuola
pubblica
.
Ma
havvi
di
più
.
Coloro
che
vogliono
i
gradi
accademici
non
sono
tenuti
a
frequentare
l
'
università
dello
Stato
,
ma
possono
compiere
gli
studi
o
privatamente
o
in
una
università
libera
,
e
presentarsi
alla
università
dello
Stato
soltanto
per
gli
esami
.
Inoltre
,
lo
Stato
non
richiede
colà
i
suoi
titoli
legali
di
studio
dai
singoli
insegnanti
,
ma
solo
dal
direttore
della
scuola
privata
,
sotto
la
cui
responsabilità
quelli
insegnano
.
Dunque
,
non
si
capisce
come
il
prof
.
Gentile
,
anche
salvi
i
suoi
principii
di
supremazia
dello
Stato
,
non
voglia
giungere
a
certe
conseguenze
pratiche
delle
sue
medesime
proposte
;
e
potrebbe
giungere
,
come
in
Francia
,
sino
al
punto
di
non
esigere
,
proprio
dai
singoli
insegnanti
,
la
laurea
di
Stato
,
ma
solo
dai
direttori
delle
scuole
!
E
rimanendo
ancora
nel
campo
pratico
della
questione
,
cioè
come
si
possa
dare
incremento
agli
studi
ed
alla
cultura
,
crede
il
prof
.
Gentile
che
sia
per
riuscire
di
grande
giovamento
alla
scuola
ed
alla
cultura
una
maggior
libertà
di
metodi
,
in
modo
che
,
nel
cimento
,
Si
vegga
chiaro
quale
sia
il
metodo
migliore
per
la
vera
istruzione
della
gioventù
?
Non
abbia
timore
l
'
egregio
professore
di
filosofia
di
dare
il
suo
assentimento
,
giacché
non
gli
tocchiamo
per
ora
la
sua
diletta
supremazia
dello
Stato
;
in
effetto
,
giudice
di
tale
gara
,
nel
terreno
in
cui
discutiamo
,
sarebbe
sempre
lo
Stato
,
mediante
una
commissione
di
esami
per
la
licenza
liceale
,
commissione
però
estranea
e
superiore
tanto
alle
scuole
dello
Stato
medesimo
quanto
alle
scuole
private
.
Or
bene
,
nella
libera
gara
dei
metodi
,
si
vedrebbe
chiaro
che
il
decadimento
della
scuola
media
in
Italia
deriva
da
causa
più
profonda
e
più
sostanziale
che
non
quella
dell
'
affollamento
deplorato
dal
Gentile
.
Ed
egli
,
che
si
pregia
della
professione
di
filosofo
,
avrebbe
dovuto
indagarla
e
scoprirla
da
gran
tempo
.
Questa
non
è
altra
se
non
il
metodo
della
molteplicità
;
vigente
nella
scuola
media
italiana
,
in
diretta
opposizione
col
metodo
veramente
ragionevole
e
conforme
allo
svolgimento
naturale
intellettivo
,
dell
'
unità
.
Il
metodo
della
molteplicità
si
stempera
nella
moltitudine
delle
cognizioni
e
si
riduce
in
effetto
alla
formula
di
tutto
un
poco
,
senza
che
si
apprenda
bene
nessuna
cosa
:
multa
,
non
multum
.
Per
tal
modo
,
nelle
scuole
medie
,
in
otto
anni
di
ginnasio
e
liceo
non
si
impara
mai
,
in
modo
da
possederlo
veramente
,
né
il
latino
,
né
il
greco
,
e
neanche
la
stessa
nostra
lingua
,
a
giudicarne
dall
'
imbarbarimento
nel
quale
va
decadendo
sul
giornalismo
e
nella
letteratura
corrente
.
E
delle
altre
materie
,
storia
,
geografia
,
scienze
naturali
,
e
principalmente
della
filosofia
si
apprende
tanto
,
quanto
basta
per
una
vernice
superficiale
,
che
si
dimentica
presto
,
lasciando
solo
la
pretensione
e
l
'
attitudine
a
spropositare
de
omnibus
rebus
et
de
quibusdam
aliis
!
Per
l
'
opposto
,
nel
metodo
dell
'
unità
,
troppo
leggermente
abbandonato
dai
moderni
,
secondo
il
graduale
svolgimento
dell
'
intelletto
umano
,
ed
il
rispettivo
principio
nonnisi
unum
uno
tempore
,
si
attendeva
bene
dapprima
,
durante
la
grammatica
,
umanità
e
retorica
,
corrispondente
al
ginnasio
,
alla
formazione
letteraria
,
la
quale
dirozza
,
educa
e
dispone
l
'
intelletto
alla
scienza
,
secondo
la
felicissima
sentenza
di
S
.
Agostino
:
Lo
studio
delle
arti
liberali
,
moderato
però
e
succoso
,
dà
agli
animi
maggior
vivacità
e
grazia
e
li
dispone
ad
abbracciare
la
verità
,
a
ricercarla
cioè
con
più
ardore
,
a
seguirla
con
maggior
costanza
,
e
ad
aderirvi
con
diletto
(
Eruditio
disciplinarum
liberalium
,
modesta
sane
atque
succincta
,
et
alacriores
et
perseverantiores
et
comtiores
exhibet
amatores
amplectendae
veritati
,
ut
et
ardentius
appetant
et
constantius
insequantur
,
et
inhaereant
postremo
dulcius
.
De
ordine
,
I
,
24
)
.
Pertanto
,
si
apprendeva
bene
il
latino
,
l
'
italiano
e
moderatamente
il
greco
con
poche
nozioni
di
storia
e
geografia
.
Dopo
di
che
,
durante
tre
anni
,
corrispondenti
al
liceo
,
si
attendeva
alla
formazione
scientifica
,
in
primo
luogo
,
con
la
filosofia
,
la
matematica
e
le
scienze
naturali
,
continuandosi
come
studio
secondario
,
più
sentito
però
e
meglio
compreso
dall
'
intelletto
disciplinato
,
l
'
esercizio
letterario
.
Per
tal
modo
,
le
potenze
intellettuali
si
svolgevano
convenientemente
e
si
perveniva
ad
un
grado
sufficiente
di
maturità
di
giudizio
,
la
quale
consiste
nel
comprendere
chiaramente
una
questione
,
svolgerla
nelle
sue
ragioni
,
esprimerla
correttamente
ed
efficacemente
.
Disciplinato
così
l
'
intelletto
,
ogni
altra
cognizione
ed
erudizione
secondaria
si
assimilava
,
quasi
da
sé
,
con
grande
agevolezza
,
in
poco
tempo
,
e
quel
che
più
conta
,
in
modo
proporzionato
e
vitalmente
posseduto
.
Ma
non
è
qui
il
luogo
di
esporre
più
largamente
questo
sistema
antico
dell
'
unità
,
convenientemente
adattato
alle
esigenze
moderne
,
e
rimandiamo
il
lettore
alla
trattazione
che
ne
facemmo
più
di
proposito
nell
'
anno
1916
sul
nostro
periodico
(
Scuola
che
non
istruisce
e
non
educa
.
Civ
.
catt
.
1916
,
voll
.
1-4
)
.
Basti
il
cenno
fattone
,
perché
si
comprenda
che
vi
sono
più
alte
e
profonde
ragioni
,
degne
dello
studio
di
un
filosofo
,
del
decadimento
della
scuola
media
,
lamentato
dal
prof
.
Gentile
.
Se
conviene
in
queste
conseguenze
o
per
meglio
dire
,
attuazioni
pratiche
dei
suoi
solleciti
disegni
di
riforma
,
cioè
,
per
essere
più
chiari
e
determinati
:
1°
nel
pareggiamento
delle
condizioni
morali
,
con
rispettiva
libertà
di
metodo
e
lealtà
di
gara
tra
la
scuola
dello
Stato
e
la
scuola
privata
,
giudice
restando
la
commissione
governativa
,
superiore
ad
entrambe
,
nel
solo
esame
di
licenza
liceale
,
ed
in
altri
esami
che
dallo
Stato
si
richiedano
per
suoi
impieghi
ed
ufficii
;
2°
nel
pareggiamento
delle
condizioni
finanziarie
,
almeno
in
quanto
chi
paga
la
scuola
privata
che
sceglie
(
o
della
quale
per
forza
deve
contentarsi
,
secondo
l
'
ipotesi
del
Gentile
)
non
sia
obbligato
a
pagare
la
scuola
dello
Stato
;
se
conviene
,
diciamo
,
egli
con
tutti
i
sostenitori
del
monopolio
scolastico
,
in
queste
certe
conseguenze
,
Si
sarà
fatto
qualche
passo
nella
discussione
e
nella
via
dell
'
accordo
per
attuare
la
tanto
desiderata
riforma
.
Potremmo
notare
,
in
buona
logica
,
che
essendo
correlativi
il
diradare
della
scuola
di
Stato
e
l
'
aumento
della
scuola
privata
;
cioè
,
che
,
posto
l
'
uno
dei
due
,
segue
necessariamente
l
'
altro
,
il
professore
Gentile
,
da
onesto
filosofo
,
avrebbe
potuto
trattare
con
più
rispetto
la
scuola
privata
.
In
effetto
,
secondo
il
suo
disegno
,
alla
scuola
privata
sarebbero
respinti
per
forza
i
rifiuti
della
scuola
di
Stato
;
in
altri
termini
,
egli
stabilisce
,
secondo
l
'
esito
del
concorso
,
due
categorie
di
alunni
;
le
aquile
,
da
accogliere
nelle
scuole
dello
Stato
;
le
oche
,
da
relegare
nelle
scuole
private
.
Nondimeno
,
per
eccesso
di
buona
volontà
,
e
purché
si
addivenga
al
pareggiamento
morale
e
finanziario
sopra
descritto
,
non
temiamo
di
dire
al
prof
.
Gentile
che
la
scuola
privata
,
specialmente
quella
dei
preti
,
si
contenterà
di
accogliere
gli
alunni
,
non
ammessi
alla
scuola
di
Stato
;
e
siamo
certi
,
noti
bene
la
nostra
sicurezza
li
presenterà
mutati
in
altrettante
aquile
all
'
esame
di
licenza
liceale
,
in
gara
con
quelli
dello
Stato
,
alla
condizione
giusta
e
doverosa
che
siano
giudicati
con
garanzie
di
assoluta
imparzialità
,
cioè
che
la
commissione
esaminatrice
sia
estranea
ad
ambedue
le
categorie
.
Allora
sì
che
si
potrà
parlare
sul
serio
di
gara
feconda
negli
studii
!
Chi
non
volesse
accettare
queste
condizioni
così
giuste
e
così
discrete
,
chiaro
segno
è
che
non
avrebbe
a
cuore
né
la
cultura
né
la
equità
,
ma
soltanto
il
bollo
dello
Stato
e
..
della
setta
!
Or
bene
,
di
questo
minimo
di
larghezza
,
conceduto
unicamente
per
l
'
istruzione
,
noi
,
nelle
scuole
dei
preti
ci
serviremo
anche
per
formare
l
'
animo
ed
il
cuore
dei
giovani
nella
fede
e
nella
costumatezza
dei
nostri
padri
,
che
è
la
fede
dei
nostri
grandi
italiani
;
ed
in
questo
intendimento
,
per
noi
di
prima
importanza
,
siamo
sicuri
di
avere
con
noi
la
maggioranza
dei
padri
di
famiglia
.
Ecco
chiara
la
ragione
per
cui
,
non
potendo
ottenere
dallo
Stato
il
riconoscimento
del
diritto
sacrosanto
ed
inalienabile
dei
genitori
a
scegliere
e
determinare
l
'
insegnamento
e
le
scuole
per
i
propri
figli
,
noi
ci
contentiamo
per
ora
di
queste
certe
conseguenze
pratiche
,
senza
molestare
il
prof
.
Gentile
nei
suoi
principii
.
Invece
di
essere
legati
,
mani
e
piedi
,
come
siamo
nella
presente
schiavitù
scolastica
,
che
è
la
più
grave
in
confronto
di
tutte
le
altre
nazioni
civili
,
a
tal
segno
da
giustificare
la
nostra
indignazione
e
la
veemenza
dello
stile
,
preferiamo
certo
un
po
'
più
di
libertà
,
e
perciò
salutavamo
con
un
respiro
quelle
parole
del
professor
Gentile
,
onde
sembrava
trasparisse
l
'
onesta
intenzione
di
sciogliere
qualche
laccio
del
nostro
aggrovigliatissimo
monopolio
,
o
per
meglio
dire
,
servaggio
scolastico
.
Se
poi
egli
intende
rinnegare
quella
sua
onesta
intenzione
e
vuole
ribadire
tutte
le
nostre
catene
,
non
abbiamo
altro
da
rispondergli
,
se
non
che
,
veda
egli
,
quale
professore
di
filosofia
,
come
mettersi
d
'
accordo
con
la
logica
,
e
quale
uomo
di
coscienza
,
esamini
se
stesso
,
se
più
che
non
lo
muova
l
'
amore
per
l
'
istruzione
,
non
lo
rattenga
,
per
avventura
,
maggior
timore
della
religione
cattolica
;
e
lo
dica
pure
,
schiettamente
e
lealmente
,
con
la
stessa
chiarezza
con
cui
noi
abbiamo
manifestato
i
nostri
intendimenti
nell
'
accettare
quel
poco
che
ci
veniva
concesso
di
favore
nelle
sue
proposte
.
Oh
certo
,
non
ne
abbiamo
mai
fatto
mistero
;
nel
domandare
la
libertà
d
'
insegnamento
,
noi
siamo
bensì
mossi
dall
'
amore
alla
cultura
,
che
è
cosa
lodevole
e
desiderabile
,
ma
principalmente
dalla
viva
sollecitudine
per
l
'
educazione
cristiana
della
gioventù
,
che
è
cosa
necessaria
più
della
cultura
,
e
voluta
dalla
maggioranza
dei
genitori
.
Eccoci
entrati
nella
discussione
dei
principii
.
Il
Gentile
crede
di
rovesciare
la
nostra
tesi
,
opponendo
la
supremazia
dello
Stato
sull
'
insegnamento
,
che
è
il
suo
principio
,
alla
chiesa
la
quale
vuole
che
l
'
insegnamento
sia
cattolico
,
quasi
fosse
questa
la
nostra
tesi
.
Noi
invece
opponiamo
,
semplicemente
,
alla
usurpazione
dello
Stato
il
diritto
inalienabile
ed
imprescrittibile
dei
genitori
;
il
quale
diritto
non
deriva
per
nulla
dalla
Chiesa
,
ma
dalla
natura
stessa
,
anteriore
alla
Chiesa
,
come
nell
'
individuo
e
nel
padre
di
famiglia
è
anteriore
allo
Stato
.
La
Chiesa
,
quando
prescrive
l
'
insegnamento
cattolico
,
non
crea
un
nuovo
comandamento
o
conferisce
un
nuovo
diritto
ai
padri
di
famiglia
,
ma
ribadisce
il
loro
diritto
di
natura
ed
il
loro
rispettivo
obbligo
di
educare
ed
istruire
i
loro
figli
;
il
quale
obbligo
,
essendo
i
padri
cattolici
,
è
di
educarli
cristianamente
.
Nulla
di
più
!
Tanto
vero
,
che
la
Chiesa
non
obbligò
mai
i
genitori
ebrei
o
infedeli
a
fare
educare
cattolicamente
i
loro
figli
;
e
proibisce
di
battezzare
i
loro
figli
,
se
questi
non
siano
in
grado
di
determinarsi
da
sé
,
quando
è
contraria
la
volontà
dei
genitori
(
in
Roma
fu
sempre
tutelata
dai
Papi
la
libertà
di
coscienza
degli
ebrei
,
i
quali
vi
dimoravano
più
tranquilli
che
in
qualsiasi
altra
parte
del
mondo
,
e
tenevano
proprie
scuole
per
i
loro
figli
.
Cfr
.
,
ad
es
.
,
MORONI
,
Dizionario
d
'
erudizione
:
Ebrei
)
.
Or
bene
,
quello
che
non
fa
la
Chiesa
,
calunniata
dallo
Stato
come
intollerante
se
non
peggio
,
osa
farlo
sempre
lo
Stato
laico
con
le
sue
scuole
elementari
laicizzate
,
positivamente
obbligatorie
per
legge
,
con
tutte
le
sue
scuole
medie
laiche
alle
quali
obbliga
moralmente
,
sotto
pena
di
esclusione
dei
vantaggi
legali
che
riserba
solo
ad
esse
.
Né
si
risponda
col
solito
sofisma
,
che
non
si
fa
violenza
alla
coscienza
dei
genitori
,
essendo
l
'
insegnamento
laico
e
neutro
,
che
perciò
prescinde
dall
'
educazione
religiosa
,
la
quale
può
essere
data
a
parte
in
famiglia
ed
in
chiesa
;
giacché
l
'
educazione
è
inseparabile
dall
'
insegnamento
,
e
l
'
insegnamento
neutro
non
esiste
,
ma
è
in
concreto
conforme
allo
spirito
ed
alle
idee
di
chi
insegna
,
e
si
riduce
spesso
ad
essere
irreligioso
,
come
è
provato
dall
'
esperienza
.
Dunque
lo
Stato
,
mediante
il
monopolio
,
con
la
sua
scuola
laica
,
fa
violenza
alla
libertà
dei
genitori
,
che
hanno
il
diritto
e
l
'
obbligo
di
educare
i
figli
secondo
la
propria
coscienza
(
Non
può
esistere
nessuna
scuola
neutra
,
diceva
Jules
Simon
perché
non
vi
è
professore
che
non
abbia
le
sue
opinioni
religiose
o
filosofiche
.
Se
non
ne
ha
,
egli
è
fuori
dell
'
umanità
:
o
idiota
o
mostro
.
Se
le
ha
e
le
occulta
,
è
il
peggiore
dei
codardi
.
E
meglio
ancora
il
Manzoni
:
«
È
evidente
che
non
si
può
prescindere
dal
Vangelo
nelle
questioni
morali
:
bisogna
o
rigettarlo
,
o
metterlo
per
fondamento
.
Non
possiamo
fare
un
passo
,
che
non
ci
si
para
davanti
:
si
può
far
le
viste
di
non
accorgersene
,
si
può
schivarlo
senza
urtarlo
di
fronte
;
non
essere
con
lui
,
senza
essere
contro
di
lui
;
si
può
,
dico
,
in
parole
,
ma
non
in
fatto
.
Così
quel
grande
genio
,
veramente
italiano
,
nel
cap
.
3
delle
Osservazioni
sulla
morale
cattolica
;
capitolo
,
che
vorremmo
fosse
letto
attentamente
dal
professore
hegeliano
;
libro
,
condannato
pur
troppo
all
'
oblio
nelle
scuole
d
'
Italia
,
che
invece
dovrebbe
primeggiare
tra
tutti
i
libri
di
studio
per
la
gioventù
)
.
Si
confuta
quindi
da
sé
l
'
asserzione
gratuita
del
Gentile
,
che
la
scuola
di
Stato
è
e
deve
essere
laica
,
cioè
di
libertà
;
essa
è
,
e
non
può
essere
se
non
scuola
di
tirannia
da
parte
dello
Stato
e
di
schiavitù
da
parte
dei
cittadini
.
Ed
è
vuota
di
senso
l
'
altra
sua
asserzione
parallela
,
che
la
scuola
privata
vuoi
dire
anche
essa
libertà
:
libertà
d
'
iniziativa
individuale
e
di
piena
espressione
di
energie
spirituali
,
perché
,
l
'
abbiamo
detto
cento
volte
,
la
scuola
privata
,
quale
è
in
Italia
,
che
deve
costare
ai
genitori
il
triplo
,
e
poi
deve
essere
in
tutto
dipendente
dai
capricci
della
scuola
dello
Stato
e
dei
suoi
insegnanti
,
non
significa
per
nulla
libertà
,
ma
avvilimento
e
servitù
;
e
se
ciò
non
ostante
essa
è
sostenuta
,
si
deve
,
non
alla
libertà
che
non
le
è
stata
mai
concessa
,
ma
alla
generosità
ed
al
sacrifizio
di
quei
genitori
cattolici
coerenti
,
che
,
in
quel
poco
che
si
può
,
vogliono
i
propri
figli
lontani
dalla
nefasta
scuola
laica
,
ed
educati
secondo
la
propria
coscienza
.
Ogni
volta
che
si
scende
alle
determinazioni
pratiche
e
concrete
,
si
vede
subito
la
vacuità
sonora
e
la
falsità
delle
parole
generiche
,
usate
dal
Gentile
e
dall
'
idealismo
liberale
.
È
la
medesima
vaghezza
generica
che
si
riscontra
in
tutti
coloro
che
,
al
pari
di
lui
,
propugnano
la
riforma
della
scuola
,
tenendosi
però
come
ostriche
allo
scoglio
del
monopolio
dello
Stato
;
vaghezza
che
fu
acutamente
rilevata
da
Filippo
Crispolti
,
in
un
articolo
di
Alfredo
Savaz
,
pubblicato
nella
Nuova
Antologia
del
16
agosto
scorso
(
Il
problema
della
scuola
,
nel
Corriere
d
'
Italia
del
10
settembre
1918
)
Parimenti
vaghe
ed
inconsistenti
sono
le
frasi
onde
il
Gentile
pretende
esporre
e
dichiarare
la
tesi
cattolica
,
la
quale
,
secondo
lui
consisterebbe
nell
'
insegnamento
cattolico
ad
ogni
costo
:
poiché
dice
egli
se
lo
Stato
fosse
cattolico
,
e
,
professando
esso
la
religione
cattolica
,
si
sottoponesse
alla
direzione
suprema
del
capo
della
cattolicità
,
è
chiaro
che
il
cattolico
alla
tesi
della
libertà
d
'
insegnamento
sostituirebbe
come
sostituì
,
sempre
che
si
avverò
questa
condizione
,
la
tesi
opposta
.
Il
principio
insomma
della
tesi
cattolica
,
è
che
l
'
insegnamento
deve
essere
cattolico
,
e
lo
Stato
non
deve
insegnare
perché
esso
non
ha
religione
.
Nulla
di
nulla
!
La
tesi
cattolica
è
,
come
si
è
detto
,
la
medesima
tesi
del
diritto
di
natura
:
i
genitori
hanno
il
diritto
inalienabile
,
imprescrittibile
,
ed
anteriore
a
qualsiasi
altro
diritto
,
di
educare
ed
istruire
i
proprii
figli
secondo
la
loro
coscienza
;
ad
essi
quindi
spetta
la
libertà
d
'
insegnamento
primieramente
e
per
sé
,
e
ad
ogni
altro
spetta
la
medesima
libertà
in
loro
aiuto
e
quando
non
sia
contraria
a
questo
loro
diritto
;
allo
Stato
spetta
l
'
obbligo
di
tutelare
questa
libertà
e
di
agevolarne
l
'
esercizio
,
come
per
gli
altri
diritti
primordiali
ed
inalienabili
di
ogni
individuo
.
È
chiaro
?
E
questa
tesi
non
varia
in
nessuna
ipotesi
,
sia
lo
Stato
cattolico
antico
,
sia
lo
Stato
laico
moderno
.
In
fatti
,
quando
si
avverava
la
condizione
che
lo
Stato
fosse
cattolico
,
non
era
punto
necessario
,
come
asserisce
il
Gentile
,
rincarando
eccessivamente
la
dose
,
che
si
sottoponesse
alla
direzione
suprema
del
capo
della
cattolicità
,
giacché
lo
Stato
nella
sua
cerchia
è
anche
supremo
ed
indipendente
,
ma
soltanto
si
accordava
con
la
Chiesa
nel
tutelare
il
diritto
dei
genitori
,
principalmente
dei
cattolici
,
e
nell
'
agevolare
loro
l
'
esercizio
del
diritto
e
l
'
adempimento
dell
'
obbligo
di
educare
ed
istruire
cristianamente
i
loro
figli
.
La
medesima
tesi
vale
rispetto
allo
Stato
laico
,
il
quale
non
può
sottrarsi
al
diritto
di
natura
,
ed
è
tenuto
a
tutelarlo
nei
genitori
ed
a
rispettare
la
libertà
della
loro
coscienza
nell
'
educazione
dei
loro
figli
.
Se
ci
fu
qualche
eccesso
in
qualche
Stato
cattolico
antico
,
esso
deve
attribuirsi
ad
errore
particolare
ed
a
zelo
indiscreto
,
non
mai
alla
tesi
cattolica
;
e
d
'
altronde
quell
'
eccesso
è
un
'
inezia
in
confronto
con
la
tirannide
odierna
dello
Stato
laico
,
il
quale
in
modo
giulianesco
,
cioè
indiretto
e
subdolo
,
sotto
pena
di
esclusione
dai
vantaggi
legali
,
obbliga
in
ogni
modo
i
genitori
cattolici
a
fare
educare
i
proprii
figli
contro
la
loro
coscienza
,
nella
scuola
laica
,
che
,
come
abbiamo
detto
e
l
'
esperienza
insegna
,
è
lo
stesso
che
scuola
irreligiosa
.
Innalzi
pure
,
a
suo
talento
,
il
Gentile
la
bandiera
dello
Stato
supremo
arbitro
dell
'
insegnamento
,
la
medesima
dello
Stato
pagano
,
che
considerava
i
figli
come
appartenenti
a
sé
e
non
ai
genitori
;
noi
,
per
l
'
opposto
,
secondo
la
tesi
cattolica
,
innalziamo
la
medesima
bandiera
che
ha
sventolato
nelle
nostre
mani
,
sin
dall
'
origine
del
Cristianesimo
,
la
bandiera
dei
diritti
dei
genitori
alla
piena
libertà
di
educazione
e
di
istruzione
dei
figli
secondo
la
loro
coscienza
,
contro
tutte
le
tirannidi
dello
Stato
,
sia
questo
Stato
quello
di
Nerone
,
di
Giuliano
l
'
Apostata
,
del
protestantesimo
,
del
giuseppinismo
,
della
rivoluzione
,
di
Napoleone
,
o
del
liberalismo
laico
presente
.
Ecco
nettamente
dichiarata
la
diversità
sostanziale
,
dei
suoi
principii
dai
nostri
,
la
quale
diversità
coincide
con
la
diversità
sostanziale
,
in
diretta
opposizione
,
tra
l
'
idea
dello
Stato
pagano
,
che
pretende
appartengano
ad
esso
i
figli
,
e
l
'
idea
dello
Stato
cristiano
che
riconosce
i
figli
appartenere
ai
genitori
.
Dalla
prima
scaturisce
la
schiavitù
,
dalla
seconda
la
libertà
di
coscienza
e
la
libertà
d
'
insegnamento
,
qual
è
propugnata
dalla
tesi
cattolica
.
Quindi
è
dottrina
di
libertà
vera
quella
dei
cattolici
,
i
quali
,
in
una
nazione
cattolica
quale
è
l
'
Italia
,
vogliono
,
non
come
tesi
assoluta
,
ma
come
corollario
al
diritto
di
natura
,
l
'
insegnamento
pubblico
cattolico
e
l
'
accordo
tra
la
Chiesa
e
lo
Stato
in
tutelare
ed
agevolare
l
'
esercizio
del
loro
diritto
e
l
'
adempimento
del
rispettivo
obbligo
di
educare
cristianamente
i
loro
figli
.
Ed
in
sostenere
questa
tesi
,
non
trascendono
la
ragione
e
la
volontà
umana
,
come
falsamente
attribuisce
loro
il
Gentile
e
pratica
invece
egli
stesso
,
ma
ragionano
a
rigore
di
logica
.
In
fatti
,
dal
diritto
che
hanno
i
genitori
e
dal
rispettivo
obbligo
dello
Stato
di
rispettare
questo
diritto
ed
agevolarne
l
'
esercizio
,
scaturisce
il
corollario
:
dunque
l
'
istruzione
pubblica
in
Italia
deve
essere
cattolica
.
La
conseguenza
è
evidente
,
perché
la
grande
maggioranza
dei
genitori
vuole
educati
i
figli
secondo
la
propria
coscienza
di
cattolici
.
E
non
c
'
è
bisogno
che
essi
manifestino
esplicitamente
la
loro
volontà
,
giacché
questa
è
sufficientemente
espressa
nel
fatto
stesso
del
battesimo
dei
propri
figli
.
Or
essendo
tutti
cattolici
gli
alunni
delle
scuole
pubbliche
,
l
'
insegnamento
deve
essere
conforme
alla
dottrina
cattolica
,
affinché
corrisponda
all
'
obbligo
di
coscienza
che
hanno
i
genitori
rispetto
all
'
educazione
dei
loro
figli
.
E
non
è
giusto
,
che
per
una
minima
parte
di
non
cattolici
(
appena
uno
ogni
cento
)
,
ai
quali
si
può
provvedere
con
esimerli
dall
'
istruzione
religiosa
,
si
contraddica
al
diritto
evidente
dei
genitori
cattolici
,
con
imporre
loro
la
scuola
laica
,
sedicente
neutra
,
ma
nel
fatto
irreligiosa
.
Del
resto
,
se
vi
sono
in
Italia
,
dei
genitori
snaturati
,
rari
ancora
per
buona
ventura
,
i
quali
pretendono
per
i
loro
figli
l
'
insegnamento
e
l
'
educazione
laica
,
il
merito
è
tutto
dello
Stato
laico
,
o
meglio
della
setta
che
si
è
impadronita
della
pubblica
istruzione
,
ed
ha
cercato
in
tutti
i
modi
di
strappare
dai
cuori
degli
italiani
la
fede
dei
loro
padri
,
scompaginando
la
loro
unità
religiosa
profondamente
nazionale
.
E
nondimeno
questi
laicisti
restano
sempre
una
sparutissima
minoranza
,
appena
calcolabile
,
i
quali
,
anche
ammessa
la
tirannia
brutale
del
numero
,
non
possono
giustificare
l
'
imposizione
della
scuola
laica
a
tutta
l
'
immensa
maggioranza
dei
genitori
italiani
!
Da
ciò
segue
l
'
obbligo
dello
Stato
di
regolare
l
'
insegnamento
,
in
quanto
riguarda
l
'
educazione
morale
e
l
'
istruzione
religiosa
,
d
'
accordo
con
l
'
autorità
ecclesiastica
,
che
è
la
sola
competente
in
siffatta
materia
;
non
per
sottoporsi
al
suo
servizio
,
come
esagera
il
Gentile
,
ma
per
tutelare
,
in
modo
efficace
insieme
e
soave
,
il
diritto
dei
genitori
e
la
loro
libertà
di
coscienza
.
Pertanto
,
sotto
ogni
aspetto
,
e
da
qualunque
lato
si
riguardi
la
questione
,
la
tesi
cattolica
della
libertà
d
'
insegnamento
ha
salde
radici
nel
diritto
naturale
dei
genitori
ed
è
quindi
immutabile
come
lo
stesso
diritto
di
natura
,
il
quale
sì
veramente
non
trascende
la
ragione
e
la
volontà
umana
,
ed
è
fondamento
alla
stessa
Chiesa
.
Giacché
la
Chiesa
con
la
sua
dottrina
rivelata
,
lo
intendano
una
buona
volta
il
Gentile
e
tutti
i
filosofi
che
parlano
senza
conoscerla
,
non
è
campata
sulle
nuvole
,
come
la
loro
filosofia
,
ma
suppone
la
ragione
ed
il
diritto
naturale
,
cui
la
rivelazione
non
toglie
di
mezzo
,
ma
anzi
rafferma
ed
illumina
,
chiarisce
e
conforta
nelle
menti
e
nei
cuori
degli
uomini
,
solleva
e
nobilita
nelle
loro
opere
.
Di
fronte
alla
tesi
cattolica
,
sul
diritto
dei
genitori
,
dal
quale
scaturisce
la
libertà
d
'
insegnamento
,
tesi
chiara
,
determinata
,
precisa
,
la
tesi
del
Gentile
sul
preteso
diritto
dello
Stato
ad
insegnare
,
appare
,
quale
è
,
confusa
,
vuota
di
senso
,
fluttuante
e
mutabile
,
e
pertanto
incomprensibile
dall
'
intelletto
ed
inattuabile
nell
'
opera
,
giacché
il
contraddittorio
non
si
può
condurre
in
atto
,
e
nell
'
atto
sarà
invece
quel
che
vorrà
il
capriccio
o
la
fantasia
mutevole
di
questo
e
di
quello
.
A
persuadersene
,
basta
leggere
quello
che
dice
il
Gentile
sulla
sua
tesi
:
Io
invece
sostengo
che
lo
Stato
deve
insegnare
non
perché
non
ha
una
religione
(
ché
in
tal
caso
starei
coi
cattolici
contro
la
sciocca
presunzione
del
laicismo
agnostico
)
,
anzi
perché
ha
qualche
cosa
di
più
e
di
meglio
di
una
religione
:
ha
una
filosofia
;
che
è
anch
'
essa
una
fede
,
ma
con
questa
differenza
dalla
religione
,
che
il
suo
oggetto
non
trascende
la
ragione
e
la
volontà
umana
.
Filosofia
che
può
non
essere
spiegata
nella
coscienza
di
quelli
che
sono
a
capo
dello
Stato
,
ma
non
perciò
è
assente
dalla
sostanza
spirituale
,
in
cui
è
il
valore
dello
Stato
;
e
che
non
è
realizzata
dai
suoi
dirigenti
,
ma
vive
in
tutto
l
'
organismo
delle
forze
politicamente
cooperanti
;
e
si
potrebbe
dire
definita
nella
legge
fondamentale
dello
Stato
,
se
questa
stessa
legge
non
vivesse
realmente
in
quella
coscienza
multanime
e
pure
storicamente
compatta
,
unica
,
e
come
tale
in
continuo
svolgimento
che
è
la
coscienza
del
popolo
.
Filosofia
,
che
è
un
concetto
,
un
principio
,
un
punto
di
vista
sintetico
;
da
cui
tutta
la
vita
dello
Stato
trae
ispirazione
costante
e
norma
di
orientamento
.
Così
lo
Stato
,
che
è
affermazione
del
proprio
valore
,
come
volontà
umana
,
indipendente
da
ogni
particolare
contenuto
di
fede
religiosa
,
e
non
può
rinunziare
ad
affermare
da
sé
come
suo
proprio
attributo
immanente
,
siffatto
valore
,
senza
abdicare
alla
proprio
autonomia
ed
assoggettarsi
come
nessuno
degli
Stati
moderni
è
disposto
a
fare
ad
un
principio
superiore
;
questo
Stato
ha
una
fede
,
ossia
un
concetto
,
a
cui
è
legata
la
sua
stessa
esistenza
.
E
questo
concetto
è
un
concetto
filosofico
:
che
cioè
la
volontà
anche
apparentemente
finita
,
sia
una
realtà
assoluta
;
senza
di
che
non
potrebbe
arrogarsi
valore
di
sorta
.
Chi
può
da
tutto
questo
groviglio
cavarne
nulla
di
determinato
?
Se
qualche
cosa
di
chiaro
vi
si
capisce
,
è
la
supremazia
assoluta
del
dio
-
Stato
sopra
ogni
verità
,
non
soltanto
rivelata
,
ma
anche
di
diritto
naturale
;
e
che
,
se
esiste
la
verità
,
essa
è
immanente
nello
Stato
o
nella
sua
filosofia
;
in
una
parola
,
non
avvi
altro
Dio
,
non
altra
natura
umana
,
se
non
lo
Stato
:
lo
Stato
è
Dio
,
è
la
natura
stessa
.
Affermazione
quanto
blasfema
,
altrettanto
insensata
ed
assurda
.
Quale
poi
sia
questa
filosofia
e
quali
i
termini
della
sua
verità
,
nessuno
può
comprenderlo
tra
le
interpretazioni
arbitrarie
del
Gentile
in
contraddizione
con
altre
,
parimente
arbitrarie
,
degli
adoratori
del
dio
-
Stato
,
appunto
perché
tutti
si
allontanano
dal
diritto
di
natura
,
al
quale
non
può
esser
soggetto
lo
Stato
,
e
dal
quale
non
può
essere
difforme
nessuna
filosofia
,
senza
sostituirsi
con
ciò
alla
stessa
umanità
.
Che
cosa
vale
una
siffatta
filosofia
in
confronto
con
la
ragionevole
,
chiara
e
soprattutto
concreta
tesi
cattolica
?
La
quale
,
ripetiamolo
per
la
centesima
volta
,
dice
allo
Stato
:
devi
assoggettarti
al
diritto
di
natura
nei
genitori
di
educare
i
figli
secondo
la
propria
coscienza
,
e
con
ciò
non
abdicherai
per
nulla
alla
tua
autonomia
,
né
più
né
meno
di
quello
che
fa
la
Chiesa
,
la
quale
si
conforma
al
medesimo
diritto
di
natura
,
senza
abdicare
alla
sua
autonomia
di
maestra
della
verità
rivelata
,
giacché
,
a
rigore
,
non
è
soggezione
quell
'
accordo
mirabile
che
è
tra
la
luce
e
la
luce
,
cioè
tra
la
luce
della
verità
soprannaturale
e
quella
delle
verità
naturali
e
conseguibili
dalla
sola
ragione
.
Dichiarando
il
medesimo
principio
con
un
caso
reale
e
pratico
:
vorrà
il
Gentile
dare
in
balia
dell
'
insegnamento
dello
Stato
un
suo
figlio
,
se
caso
mai
egli
si
trovasse
a
godere
gl
'
ineffabili
benefici
della
filosofia
dello
Stato
secondo
l
'
ultima
e
modernissima
evoluzione
dello
Stato
russo
,
lo
Stato
bolsceviko
?
In
virtù
di
quali
principii
,
potrebbe
egli
contendere
alla
barbarie
di
quella
filosofia
il
suo
figlio
,
suo
proprio
e
non
dello
Stato
?
Non
certo
in
nome
della
filosofia
dello
Stato
e
della
multanime
coscienza
del
popolo
;
ma
soltanto
in
virtù
dei
suoi
diritti
di
padre
!
Proponiamo
altresì
alla
coscienziosa
meditazione
del
prof
.
Gentile
il
chiaro
esempio
d
'
un
gentiluomo
cattolico
,
il
quale
non
volle
accomodarsi
,
in
forza
dei
suoi
diritti
di
padre
,
alla
filosofia
dello
Stato
,
quale
veniva
intesa
dal
primo
Napoleone
.
Si
legge
nelle
memorie
del
cardinale
Pacca
,
che
,
quando
egli
era
confinato
nella
fortezza
di
Fenestrelle
,
per
la
tirannide
della
medesima
filosofia
,
giunse
in
quella
prigione
,
il
28
dicembre
1811
,
il
marchese
Giovanni
Naro
Patrizi
,
reo
soltanto
di
non
aver
voluto
consegnare
due
suoi
figli
al
governo
francese
,
che
pretendeva
farli
educare
in
uno
dei
collegi
o
licei
di
Francia
,
temendo
per
essi
la
perdita
della
loro
innocenza
e
della
loro
religione
(
parte
II
,
cap
.
4
)
.
Per
chi
si
dichiarerà
il
prof
.
Gentile
:
per
la
tirannica
filosofia
dello
Stato
francese
,
o
per
la
filosofia
veramente
ragionevole
e
libera
dei
sacrosanti
diritti
di
quel
genitore
?
...
È
opportuno
però
prevenire
una
obbiezione
:
Se
lo
Stato
non
ha
diritto
d
'
insegnare
,
come
potrà
provvedere
soggetti
idonei
ai
proprii
uffici
,
alle
magistrature
,
alla
milizia
?
In
questa
obbiezione
,
come
nel
sistema
del
monopolio
,
vi
ha
in
fondo
un
equivoco
grossolano
.
Vi
si
confonde
insieme
l
'
insegnare
ed
il
provvedere
all
'
insegnamento
,
che
sono
cose
ben
distinte
e
diverse
.
Lo
Stato
non
ha
diritto
di
insegnare
,
appunto
perché
non
è
depositario
della
verità
,
non
è
fonte
di
dottrina
,
neanche
della
filosofia
che
gli
vuol
dare
in
prestito
il
prof
.
Gentile
o
qualsiasi
altro
,
secondo
le
sue
particolari
teorie
,
ma
ha
l
'
obbligo
di
conformarsi
alla
verità
,
attingendola
dalle
due
fonti
necessarie
:
la
naturale
e
razionale
,
patrimonio
comune
di
tutta
l
'
umanità
,
la
soprannaturale
e
rivelata
di
cui
è
depositaria
la
Chiesa
;
ed
ancorché
si
ostini
a
ricusare
questa
verità
rivelata
,
dicendosi
laico
ed
areligioso
,
non
può
sottrarsi
al
patrimonio
comune
delle
prime
ed
universali
verità
razionali
,
in
ispecie
del
diritto
di
natura
,
senza
mettersi
con
ciò
fuori
della
stessa
umanità
.
Invece
ha
l
'
obbligo
,
e
conseguentemente
il
diritto
,
di
provvedere
all
'
insegnamento
,
sempre
però
in
conformità
col
diritto
di
natura
,
e
quindi
non
mai
contro
la
libertà
di
coscienza
dei
genitori
.
Pertanto
,
non
solo
può
,
ma
anzi
deve
istituire
scuole
,
oltre
che
per
la
milizia
,
per
i
proprii
ufficii
,
ecc
.
,
anche
per
l
'
istruzione
elementare
,
media
,
professionale
,
dove
ce
n
'
è
il
bisogno
e
non
basta
l
'
opera
privata
;
ma
gli
corre
obbligo
di
non
violare
la
giustizia
a
danno
di
chiunque
non
volesse
frequentare
le
sue
scuole
e
preferisse
di
istruirsi
a
proprio
modo
,
come
è
stato
detto
sopra
e
non
è
necessario
ripetere
.
Non
è
in
questione
,
se
lo
Stato
possa
insegnare
in
questo
senso
relativo
,
cioè
istituire
scuole
,
ma
se
lo
possa
in
senso
assoluto
,
cioè
obbligando
i
cittadini
a
mandarvi
i
loro
figli
,
sia
col
metodo
spiccio
di
Napoleone
,
o
sia
col
metodo
giulianesco
odierno
di
esclusione
dai
vantaggi
legali
.
Il
diritto
naturale
nei
padri
di
famiglia
risponde
risolutamente
,
con
la
voce
stessa
della
natura
:
no
!
Provveda
dunque
lo
Stato
quanto
può
e
vuole
all
'
insegnamento
,
ma
non
ha
e
non
può
aver
nulla
da
insegnare
,
e
molto
meno
una
filosofia
da
imporre
nelle
sue
scuole
;
filosofia
che
è
una
chimera
e
non
può
esistere
come
propria
dello
Stato
,
ma
è
invece
,
secondo
i
varii
cervelli
che
gliela
attribuiscono
,
nuvolaglia
kantiana
o
hegeliana
,
confusione
bolscevika
,
tirannide
laicista
,
ecc
.
ecc
.
,
tutto
fuorché
la
filosofia
perenne
dell
'
umanità
,
in
una
parola
:
la
filosofia
(
perché
il
prof
.
Gentile
possa
meglio
vedere
e
toccare
con
mano
,
come
interpretino
la
filosofia
dello
Stato
,
contro
ogni
diritto
di
natura
,
certi
professori
della
scuola
laica
,
da
lui
detta
a
torto
di
libertà
,
gli
facciamo
parte
di
una
notizia
di
fonte
certissima
.
Fu
presentata
al
Ministero
della
P.I.
una
protesta
contro
il
Direttore
ed
un
professore
di
una
R
.
Scuola
tecnica
di
Roma
,
firmata
da
quattordici
padri
di
famiglia
,
i
quali
si
lamentavano
,
in
termini
troppo
miti
,
di
ingiusto
trattamento
fatto
ai
loro
figli
,
perché
provenienti
da
un
collegio
cattolico
,
negli
esami
della
scorsa
sessione
estiva
;
di
frasi
non
gentili
del
Direttore
,
di
frasi
troppo
volgari
del
professore
di
scienze
,
senza
rispetto
al
pudore
ed
ai
principii
religiosi
degli
alunni
,
a
proposito
dei
mammiferi
,
ecc
.
ecc
.
Quei
padri
di
famiglia
non
ebbero
nessuna
risposta
(
segno
che
pioveva
sul
bagnato
)
e
furono
costretti
a
mandare
i
loro
figli
nella
sessione
autunnale
,
per
essere
esaminati
dai
medesimi
professori
,
con
quella
equanimità
esteriore
,
ma
con
quell
'
esito
,
che
ognuno
può
supporre
.
Simili
casi
sono
frequenti
,
segnatamente
nelle
scuole
tecniche
e
normali
,
ma
non
tutti
possono
venire
alla
luce
,
perché
i
giudici
sono
insieme
parte
in
causa
,
e
le
vittime
temono
rappresaglie
...
)
.
Non
ostante
la
luminosa
evidenza
della
nostra
tesi
e
dei
nostri
principii
,
non
ci
illudiamo
che
il
prof
.
Gentile
voglia
abbandonare
le
sue
teorie
intorno
alla
supremazia
dello
Stato
sull
'
insegnamento
contro
il
diritto
e
la
coscienza
dei
genitori
.
Speravamo
soltanto
che
egli
addivenisse
in
alcune
pratiche
conclusioni
delle
sue
medesime
proposte
.
E
questa
nostra
speranza
potrà
non
andar
fallita
,
tanto
solo
che
egli
voglia
consultare
,
non
la
sua
filosofia
,
ma
il
buon
senso
e
la
sua
intima
coscienza
.
StampaPeriodica ,
Tra
le
ragioni
che
hanno
permesso
al
governo
di
riportare
la
vittoria
militare
in
Africa
,
ve
ne
sono
almeno
tre
che
debbono
richiamare
la
nostra
attenzione
,
giacché
esse
possono
determinare
,
in
gran
parte
,
gli
eventi
immediati
e
più
lontani
della
vita
interna
ed
internazionale
dell
'
Italia
.
La
prima
di
queste
ragioni
è
lo
sforzo
,
senza
eguali
nella
storia
delle
imprese
coloniali
,
che
è
stato
compiuto
per
la
conquista
dell
'
Abissinia
;
sforzo
economico
-
finanziario
e
militare
di
una
portata
tale
,
che
il
generale
Baistrocchi
lo
ha
paragonato
a
quello
imposto
al
nostro
paese
dalla
guerra
europea
del
1915-1918
.
Noi
comunisti
,
come
del
resto
quasi
tutti
gli
scrittori
politici
più
autorevoli
del
mondo
,
avevamo
visto
nelle
difficoltà
economico
-
militari
della
guerra
in
Abissinia
i
limiti
dell
'
impresa
.
Lo
stesso
governo
italiano
,
del
resto
,
previde
una
guerra
più
facile
;
e
la
prova
di
ciò
è
meno
nei
motivi
agitatori
dell
'
estate
scorsa
sulla
«
passeggiata
militare
»
quanto
nelle
vicende
militari
del
novembre
-
febbraio
,
che
videro
le
divisioni
italiane
sulla
difensiva
e
obbligarono
ai
più
grandi
sforzi
per
portare
il
corpo
di
spedizione
a
quasi
mezzo
milione
di
uomini
e
dotarlo
di
una
formidabile
quantità
di
armi
e
di
materiali
.
Il
prestigio
di
Mussolini
e
la
stessa
esistenza
del
regime
erano
impegnati
nella
guerra
:
tutto
,
perciò
,
fu
fatto
,
ed
a
qualunque
costo
,
per
assicurare
la
vittoria
militare
.
Appartiene
a
questo
periodo
critico
delle
operazioni
in
Abissinia
la
decisione
di
condurre
una
guerra
di
distruzione
,
la
guerra
totalitaria
,
con
i
bombardamenti
aerei
e
i
gas
mortali
.
La
seconda
fra
le
più
importanti
ragioni
che
han
permesso
la
vittoria
militare
è
nelle
complicità
che
il
governo
di
Mussolini
ha
trovato
,
non
solo
nei
governi
revisionisti
che
aspirano
e
si
preparano
alla
guerra
per
una
nuova
spartizione
del
mondo
,
ma
anche
in
alcuni
governi
(
Laval
,
per
esempio
)
del
gruppo
di
Stati
che
non
hanno
interesse
,
in
questo
momento
,
a
fare
la
guerra
,
come
pure
tra
gli
agenti
e
le
forze
di
guerra
che
si
trovano
in
tutti
i
paesi
pacifici
.
Queste
complicità
hanno
reso
inefficace
l
'
applicazione
delle
misure
decise
dalla
Società
delle
nazioni
contro
lo
Stato
aggressore
;
non
solo
,
ma
assicurando
l
'
impunità
al
governo
italiano
hanno
aggravato
la
situazione
internazionale
,
hanno
portato
un
serio
colpo
all
'
opera
della
organizzazione
della
pace
e
della
sicurezza
collettiva
tra
le
nazioni
,
hanno
eccitato
gli
imperialismi
più
aggressivi
,
hanno
avvicinato
enormemente
il
pericolo
di
una
guerra
mondiale
.
Il
colpo
di
Hitler
nella
zona
renana
è
il
frutto
di
queste
complicità
verso
Mussolini
,
il
quale
ne
ha
a
sua
volta
profittato
per
portare
a
compimento
la
sua
impresa
in
Africa
.
Il
proletariato
internazionale
non
si
è
ancora
unito
,
come
lo
chiedono
reiteratamente
i
comunisti
,
per
intervenire
,
con
una
larga
azione
e
con
misure
esecutive
,
indipendenti
dai
governi
borghesi
,
contro
tutti
gli
aggressori
,
e
per
premere
così
sui
governi
borghesi
e
sulla
Società
delle
nazioni
perché
la
pace
sia
difesa
,
perché
tutte
le
nazioni
(
e
in
primo
luogo
le
piccole
nazioni
bianche
o
di
colore
)
siano
difese
e
gli
aggressori
siano
impediti
dal
compiere
i
loro
misfatti
.
La
terza
ragione
del
successo
militare
in
Africa
è
la
scarsa
azione
delle
masse
contro
la
guerra
,
cioè
la
scarsa
azione
del
nostro
partito
per
mobilitare
le
masse
e
portarle
alla
lotta
.
Questa
constatazione
deve
essere
messa
in
relazione
-
ma
perché
sia
più
fortemente
sottolineata
con
la
preparazione
ideologica
della
guerra
in
generale
condotta
dal
fascismo
tra
le
nuove
generazioni
;
ed
in
particolare
con
le
promesse
di
risollevamento
materiale
per
le
masse
popolari
italiane
,
legate
alla
conquista
dell
'
Abissinia
.
Alcuni
motivi
della
propaganda
di
guerra
del
fascismo
,
sebbene
non
originali
,
hanno
esercitato
una
notevole
suggestione
tra
importanti
strati
popolari
,
specialmente
giovanili
,
perché
si
presentavano
sotto
la
veste
di
verità
ineccepibili
e
facili
a
comprendere
.
La
distinzione
tra
nazioni
ricche
e
povere
,
borghesi
e
proletarie
,
serve
alla
giustificazione
della
guerra
proletaria
,
delle
nazioni
povere
contro
le
nazioni
ricche
,
della
guerra
per
la
«
giustizia
sociale
fra
le
nazioni
»
,
che
divida
il
mondo
in
modo
più
ragionevole
di
quanto
non
lo
è
ora
,
e
dia
alle
nazioni
povere
una
parte
di
quanto
oggi
posseggono
le
nazioni
ricche
.
Questi
motivi
,
che
mascherano
la
vera
causa
delle
miseria
del
popolo
italiano
e
la
vera
causa
della
guerra
,
cioè
il
sistema
capitalista
,
trovano
una
certa
eco
tra
le
masse
che
vivono
nella
miseria
e
senza
domani
,
in
particolare
tra
i
giovani
.
Essi
,
poi
,
si
intrecciano
,
specialmente
tra
la
gioventù
intellettuale
,
allo
spirito
d
'
avventura
e
a
tutte
le
deformazioni
della
coscienza
della
vita
che
sono
uno
dei
segni
più
tragici
della
nostra
epoca
di
decadenza
della
società
capitalistica
.
Si
pensi
che
ogni
anno
in
Italia
da
350
a
400
mila
giovani
si
affacciano
alla
esistenza
cosciente
con
un
desiderio
imperioso
di
vivere
,
e
trovano
sbarrate
tutte
le
vie
!
Noi
sappiamo
che
non
tutti
i
soldati
e
le
camicie
nere
che
hanno
combattuto
in
Africa
,
e
che
hanno
affrontato
mille
sacrifici
e
la
morte
,
erano
ostili
all
'
impresa
.
Molti
tra
di
essi
hanno
creduto
di
combattere
per
il
bene
del
popolo
e
del
paese
e
contro
l
'
egoismo
di
certe
grandi
potenze
imperialistiche
.
Questa
illusione
è
stata
pure
un
elemento
della
vittoria
militare
,
ed
ha
riflesso
un
orientamento
,
più
o
meno
netto
,
esistente
nel
paese
ed
ha
ostacolato
,
in
larga
misura
,
e
nella
lenta
maturazione
degli
elementi
obbiettivi
,
una
azione
larga
di
popolo
contro
la
guerra
africana
.
Ma
queste
ragioni
della
vittoria
militare
diventano
esse
stesse
,
oggi
,
le
cause
dell
'
aggravarsi
della
situazione
nel
paese
,
le
cause
di
una
acutizzazione
di
tutti
i
contrasti
nel
campo
interno
e
nel
campo
dei
rapporti
internazionali
.
È
impossibile
,
per
ora
,
valutare
lo
sforzo
fatto
fino
al
momento
in
cui
la
capitale
dell
'
Abissinia
cadde
nelle
mani
dell
'
esercito
italiano
.
La
spesa
di
20
miliardi
circa
di
Lire
,
che
sembra
sia
costata
la
guerra
sino
a
quel
momento
,
non
è
la
valutazione
di
tutto
lo
sforzo
,
che
deve
comprendere
numerosi
altri
elementi
,
tra
i
quali
c
'
è
pure
da
considerare
quanto
è
stato
perduto
dall
'
Italia
nelle
relazioni
commerciali
internazionali
.
E
da
oggi
comincia
il
periodo
delle
spese
per
la
consolidazione
dell
'
occupazione
militare
e
per
la
valorizzazione
della
colonia
.
Si
tratta
di
diecine
e
diecine
di
miliardi
che
dovranno
essere
,
nel
corso
di
parecchi
anni
,
allontanati
dagli
investimenti
produttivi
nella
metropoli
,
per
un
risultato
ipotetico
o
comunque
lontano
.
Più
grande
è
stato
lo
sforzo
per
la
conquista
,
il
mantenimento
e
la
valorizzazione
della
colonia
,
più
grande
è
il
peso
che
graverà
sul
popolo
italiano
,
per
molti
e
molti
anni
.
Nel
momento
in
cui
scriviamo
,
nessuno
può
dire
quali
sono
le
Intenzioni
del
governo
in
Abissinia
.
Molto
si
scrive
sulla
stampa
intorno
alla
futura
colonizzazione
,
sebbene
,
da
qualche
tempo
,
con
più
grande
prudenza
di
quanta
non
si
adoperasse
durante
la
preparazione
e
nel
corso
della
guerra
;
e
se
ne
scrive
tanto
più
in
quanto
il
problema
immediato
non
è
la
colonizzazione
,
ma
la
consolidazione
politico
-
militare
della
conquista
,
e
per
nascondere
le
difficoltà
di
questa
fase
,
che
sarà
lunga
.
Ma
quello
che
si
può
dire
,
senza
peccare
di
avventatezza
,
è
che
le
conseguenze
economiche
dell
'
impresa
africana
saranno
dure
,
perché
le
spese
della
guerra
d
'
Africa
e
della
consolidazione
del
possesso
assorbiranno
per
molti
anni
le
risorse
del
paese
,
e
perché
si
vogliono
far
ricadere
le
spese
della
guerra
sulle
spalle
del
popolo
,
degli
ex
-
combattenti
d
'
Africa
e
delle
loro
famiglie
.
Le
difficoltà
economiche
,
geografiche
e
militari
della
colonizzazione
,
da
una
parte
;
e
dall
'
altra
le
conseguenze
internazionali
della
occupazione
abissina
,
fanno
sì
che
la
minaccia
di
una
guerra
mondiale
pesi
sulla
testa
del
popolo
italiano
.
Già
Mussolini
aveva
detto
,
il
23
marzo
,
nel
suo
discorso
del
Campidoglio
,
che
il
piano
regolatore
dell
'
economia
italiana
da
lui
annunciato
è
dominato
dalla
ineluttabilità
della
guerra
,
della
più
grande
guerra
,
della
guerra
mondiale
.
Poiché
nessuno
Stato
minaccia
l
'
Italia
,
è
chiaro
che
Mussolini
vede
,
nella
concatenazione
dei
fatti
provocati
dalla
guerra
africana
,
una
delle
cause
che
possono
affrettare
la
nuova
conflagrazione
.
È
vero
che
il
23
marzo
le
truppe
italiane
non
erano
ancora
ad
Addis
Abeba
.
Ma
la
vittoria
militare
non
ha
attenuata
la
minaccia
;
l
'
ha
,
invece
,
aggravata
.
Le
difficoltà
economiche
stesse
della
colonizzazione
abissina
spingono
il
governo
di
Mussolini
a
nuove
aspirazioni
coloniali
,
a
realizzazioni
espansioniste
più
rapide
.
Ed
egli
profitta
dello
scompiglio
internazionale
che
ha
contribuito
ad
aggravare
per
avanzare
nuove
pretese
nel
Mediterraneo
,
nell
'
Europa
centrale
e
nei
Balcani
.
Il
corpo
di
occupazione
dell
'
Abissinia
non
è
smobilitato
.
In
Italia
un
milione
e
duecentomila
soldati
sono
alle
armi
.
Le
industrie
che
lavorano
quasi
a
pieno
rendimento
sono
quelle
di
guerra
.
Perché
questa
mobilitazione
di
forze
?
Per
difendere
il
nuovo
possesso
,
si
dice
.
Noi
l
'
avevamo
previsto
:
la
guerra
d
'
Africa
a
sarà
l
'
inizio
di
una
nuova
guerra
mondiale
,
se
il
popolo
italiano
e
tutti
i
popoli
non
interverranno
per
impedirla
.
È
questa
la
terribile
logica
dello
sviluppo
delle
aggressioni
impunite
.
Una
aggressione
chiama
l
'
altra
.
Così
,
Mussolini
minaccia
il
Sudan
,
per
difendere
il
nuovo
possesso
;
si
scontra
con
l
'
Inghilterra
nel
Mediterraneo
;
si
allea
ad
Hitler
e
minaccia
assieme
a
questi
di
accendere
la
guerra
al
centro
dell
'
Europa
e
all
'
est
,
e
nei
Balcani
;
complotta
per
riportare
gli
Asburgo
sul
trono
austriaco
,
in
omaggio
alla
memoria
di
Oberdan
,
di
Battisti
e
dei
seicentomila
morti
della
guerra
del
1915-1918
.
L
'
atmosfera
della
guerra
imminente
è
diffusa
in
Italia
;
e
chi
può
farlo
,
già
pensa
a
provvedersi
di
riserve
alimentari
.
La
guerra
d
'
Africa
sta
per
provocare
una
guerra
europea
e
mondiale
.
La
delusione
torna
a
conquistare
molti
di
coloro
che
avevano
creduto
che
lo
sforzo
africano
ci
porterebbe
il
pane
e
la
pace
.
La
disoccupazione
aumenta
,
la
miseria
delle
masse
lavoratrici
aumenta
,
il
carovita
aumenta
,
il
pericolo
della
guerra
aumenta
,
e
i
soldati
d
'
Africa
non
tornano
,
e
il
programma
cento
volte
annunciato
del
pane
assicurato
,
della
«
giustizia
sociale
»
,
della
casa
decorosa
,
è
ancora
una
volta
rinviato
.
C
'
è
l
'
impero
,
ora
;
ma
la
fame
è
più
estesa
.
C
'
è
l
'
impero
;
ma
senza
la
pace
.
La
vittoria
militare
non
risolve
i
problemi
essenziali
del
nostro
paese
;
li
rende
più
acuti
.
È
stato
detto
alle
masse
popolari
che
noi
siamo
in
troppi
sulla
nostra
terra
,
e
perciò
non
c
'
è
pane
per
tutti
:
bisogna
andare
a
trovare
altre
terre
,
fuori
e
lontano
d
'
Italia
.
Ma
non
è
vero
che
siamo
in
troppi
,
non
è
vero
che
l
'
Italia
non
ha
da
dar
da
mangiare
ai
suoi
figli
.
Lo
sviluppo
della
capacità
produttiva
industriale
raggiunto
in
Italia
è
tale
che
potrebbe
provvedere
al
popolo
italiano
tutto
ciò
di
cui
ha
bisogno
.
Invece
si
chiudono
le
fabbriche
,
si
rallenta
la
produzione
degli
oggetti
di
consumo
popolare
,
si
gettano
sul
lastrico
nuove
migliaia
di
operai
,
si
dedica
l
'
attività
industriale
alla
produzione
di
guerra
.
Non
è
vero
che
in
Italia
non
c
'
è
terra
sufficiente
per
dar
da
mangiare
al
nostro
popolo
.
La
terra
c
'
è
,
ma
è
nelle
mani
dei
signori
,
dei
grandi
proprietari
fondiari
.
C
'
è
uno
sviluppo
industriale
sufficiente
a
tutti
i
bisogni
del
paese
,
c
'
è
la
terra
,
e
la
miseria
è
grande
.
Perché
è
così
.
La
ragione
sta
in
questo
:
che
tutte
le
ricchezze
del
paese
,
create
dal
lavoro
dei
nostri
lavoratori
e
dal
genio
italiano
,
sono
nelle
mani
di
un
pugno
di
persone
,
di
parassiti
della
nazione
,
dei
Volpi
,
dei
Donegani
,
dei
Pirelli
,
dei
Morpurgo
e
compagnia
,
e
dei
nobili
grandi
proprietari
agrari
e
latifondisti
,
gli
Spada
,
i
Doria
,
i
Torlonia
,
i
Borghese
,
i
Buffo
,
i
Pavoncelli
,
e
simili
.
Questa
gente
si
preoccupa
delle
proprie
rendite
e
dei
propri
profitti
e
non
dei
bisogni
del
popolo
.
E
per
assicurarsi
e
per
aumentare
le
rendite
e
i
profitti
,
questa
gente
spinge
il
paese
alla
guerra
,
perché
nella
guerra
si
arricchisce
sempre
più
e
perché
la
guerra
le
apre
nuove
possibilità
di
speculazione
e
le
dà
nuove
terre
e
nuovi
popoli
da
sfruttare
.
La
soluzione
del
problema
di
allargare
il
mercato
all
'
industria
italiana
,
e
quindi
di
far
fiorire
l
'
industria
,
è
in
Italia
.
È
prima
di
tutto
nella
elevazione
sociale
ed
economica
delle
masse
lavoratrici
rurali
.
Date
la
terra
italiana
ai
contadini
italiani
,
rompete
i
lacci
che
legano
i
contadini
alla
grande
proprietà
rurale
,
alleggerite
le
imposizioni
fiscali
inaudite
che
schiacciano
i
contadini
,
ed
il
mercato
si
animerà
,
e
la
disoccupazione
scomparirà
.
La
conquista
dell
'
Abissinia
non
può
risolvere
questi
problemi
.
L
'
Abissinia
non
può
essere
il
mercato
di
cui
ha
bisogno
la
nostra
industria
,
perché
la
condizione
dello
sfruttamento
dell
'
Abissinia
è
il
basso
costo
di
produzione
in
questo
paese
,
inferiore
a
quello
nazionale
.
Questa
condizione
costituisce
un
ostacolo
insuperabile
alla
soluzione
del
problema
del
mercato
che
si
dice
di
voler
risolvere
.
D
'
altra
parte
,
lo
sfruttamento
degli
abissini
e
dei
contadini
italiani
che
emigrassero
in
Abissinia
non
potrebbe
avere
come
risultato
di
abbassare
i
costi
di
certe
materie
prime
,
se
non
fra
una
quarantina
d
'
anni
,
ammesso
-
per
pura
ipotesi
che
tutte
le
cose
vadano
lisce
;
il
che
è
escluso
nel
modo
più
certo
.
Il
miraggio
abissino
è
ingannevole
,
come
tutti
i
miraggi
.
Esso
è
stato
fatto
balenare
alle
masse
popolari
,
e
ai
giovani
,
dai
ricchi
,
dai
milionari
,
dai
capitalisti
,
perché
l
'
impresa
abissina
è
per
questi
un
affare
vantaggioso
.
La
conquista
abissina
aumenta
la
miseria
del
popolo
.
Fin
dall
'
aprile
dello
scorso
anno
,
nel
Manifesto
del
Comitato
centrale
del
partito
comunista
Salviamo
il
nostro
paese
dalla
catastrofe
!
noi
dicemmo
:
«
Non
è
vero
che
la
eventuale
conquista
dell
'
Abissinia
risolverebbe
il
problema
della
disoccupazione
e
migliorerebbe
le
condizioni
dei
lavoratori
italiani
Anche
se
L
'
Abissinia
diventasse
una
colonia
italiana
,
ciò
non
porterebbe
nessun
miglioramento
ai
lavoratori
.
Come
avviene
per
le
altre
colonie
,
i
profitti
coloniali
andrebbero
alle
banche
,
agli
speculatori
ed
alle
compagnie
concessionarie
,
mentre
le
spese
della
colonizzazione
costerebbero
maggiori
imposte
per
la
popolazione
lavoratrice
»
.
Oggi
noi
confermiamo
la
facile
previsione
.
La
soluzione
dei
nostri
problemi
è
in
Italia
e
non
in
Africa
o
altrove
.
La
soluzione
dei
nostri
problemi
esige
,
innanzi
a
tutto
,
che
siano
mantenute
e
non
dilazionate
le
promesse
che
sono
state
fatte
da
quattordici
anni
al
popolo
italiano
.
Queste
promesse
consistono
nel
pane
assicurato
a
tutti
,
nel
lavoro
quindi
assicurato
ai
disoccupati
,
in
un
salario
migliore
,
degno
di
un
popolo
civile
,
nella
casa
decorosa
ai
lavoratori
,
nella
pace
,
in
una
politica
che
faccia
largo
ai
giovani
.
Queste
promesse
non
sono
mantenute
.
I
fatti
dimostrano
che
esse
non
sono
mantenute
e
che
,
anzi
,
si
pretenderebbe
che
le
masse
popolari
pagassero
,
ora
,
le
spese
della
guerra
e
della
colonizzazione
.
Noi
pensiamo
con
un
sincero
spirito
di
fraternità
a
tutti
quei
nostri
soldati
e
a
quelle
camicie
nere
che
si
sono
battuti
in
Africa
credendo
di
battersi
per
un
ideale
di
giustizia
.
Questi
combattenti
,
e
le
loro
famiglie
,
e
tutto
il
popolo
italiano
che
soffre
da
quattordici
anni
,
si
domandano
:
«
E
adesso
?
»
.
La
guerra
è
finita
in
Africa
.
Perché
si
tengono
laggiù
cinquecentomila
uomini
,
e
se
ne
tiene
più
di
un
milione
in
Italia
?
Perché
non
si
smobilita
?
Chi
minaccia
l
'
Italia
?
Chi
si
prepara
ad
invadere
il
nostro
territorio
?
Perché
i
disoccupati
aumentano
,
nonostante
che
più
di
un
milione
e
mezzo
di
uomini
siano
alle
armi
?
Perché
non
si
dà
il
lavoro
a
tutti
?
Perché
non
si
aumentano
i
salari
e
gli
stipendi
?
Perché
,
in
attesa
della
casa
decorosa
,
non
si
diminuiscono
gli
sfratti
dei
lavoratori
e
degli
impiegati
,
e
non
si
vietano
gli
sfratti
?
Perché
non
si
diminuiscono
le
imposte
ai
contadini
,
a
tutti
i
lavoratori
,
agli
impiegati
?
Perché
non
si
apre
subito
un
vasto
campo
di
attività
ai
giovani
lavoratori
del
braccio
e
del
pensiero
?
Gli
è
che
i
milionari
e
gli
speculatori
vogliono
ancora
la
guerra
,
e
non
vogliono
pagarne
le
spese
!
I
danari
ci
sono
.
Sia
fatto
un
prelevamento
proporzionale
e
progressivo
su
tutti
i
patrimoni
superiori
ad
un
milione
;
siano
confiscati
tutti
i
soprapprofitti
superiori
al
6
per
cento
:
allora
i
miliardi
verranno
fuori
.
Verranno
fuori
i
soldi
per
continuare
i
lavori
pubblici
interrotti
e
per
costruire
scuole
,
ospedali
,
sanatori
,
campi
sportivi
per
i
nostri
giovani
,
per
alleggerire
il
peso
delle
imposte
sulle
masse
popolari
,
per
dare
una
indennità
a
tutti
gli
ex
combattenti
e
per
sussidiare
,
intanto
,
degnamente
,
le
loro
famiglie
,
verso
le
quali
l
'
obbligo
del
paese
è
pari
a
quello
che
il
paese
deve
ai
soldati
d
'
Africa
.
Sia
fatta
una
politica
di
pace
,
quale
la
vuole
il
popolo
italiano
e
quale
è
nel
suo
interesse
.
Se
l
'
Italia
entra
nel
novero
degli
Stati
che
vogliono
organizzare
la
pace
,
e
lavora
a
costituire
il
più
largo
blocco
di
Stati
pacifici
,
essa
potrà
alleggerire
di
molto
il
peso
delle
ingenti
spese
militari
che
dissanguano
il
paese
,
perché
la
difesa
del
territorio
nazionale
sarà
affidata
alla
organizzazione
della
sicurezza
collettiva
.
Altri
miliardi
potranno
essere
,
così
,
destinati
alle
opere
di
pace
,
che
elevino
il
benessere
e
la
cultura
del
nostro
popolo
.
I
nostri
giovani
hanno
mille
volte
ragione
di
far
proprio
l
'
incitamento
lanciato
anni
or
sono
dal
fascismo
largo
ai
giovani
!
e
di
esigere
la
realizzazione
di
una
politica
che
dia
ai
giovani
la
possibilità
di
mettere
le
loro
energie
a
profitto
dell
'
elevamento
materiale
e
culturale
del
paese
.
Lo
spirito
eroico
della
gioventù
,
dedicato
alle
grandi
opere
che
aumentano
il
benessere
del
popolo
,
è
tra
le
forze
più
preziose
della
nazione
.
È
a
questo
spirito
eroico
della
gioventù
che
noi
dobbiamo
fare
appello
,
perché
esso
è
capace
di
salvare
il
nostro
paese
dall
'
umiliazione
della
miseria
e
di
elevarne
il
prestigio
ad
una
altezza
mai
raggiunta
.
Senza
questo
giovanile
anelito
verso
le
grandi
opere
della
civiltà
umana
,
senza
la
disciplina
cosciente
è
impossibile
salvare
il
nostro
paese
dall
'
anarchia
attuale
,
dalla
disoccupazione
permanente
,
dalla
miseria
,
dalla
decadenza
dei
costumi
e
della
cultura
.
Largo
ai
giovani
!
non
può
voler
dire
che
questo
:
ogni
giovane
ha
il
diritto
ad
avere
il
suo
posto
nella
vita
e
ad
occuparlo
degnamente
.
Questi
obbiettivi
non
possono
essere
rinviati
.
Quale
è
l
'
ostacolo
al
loro
raggiungimento
?
L
'
ostacolo
è
costituito
,
innanzi
tutto
,
dal
prepotere
di
un
gruppo
di
persone
,
di
un
pugno
di
famiglie
che
sono
i
veri
padroni
del
paese
,
che
hanno
in
mano
tutte
le
leve
dell
'
economia
del
paese
,
e
controllano
tutto
il
paese
,
e
fanno
e
disfanno
della
vita
di
43
milioni
di
italiani
.
Questa
gente
,
e
coloro
che
li
servono
,
hanno
messo
la
museruola
al
popolo
italiano
,
per
poterlo
meglio
tosare
.
Hanno
detto
che
i
comunisti
e
tutti
quanti
combattono
la
loro
dittatura
sono
i
nemici
della
nazione
,
e
vogliono
che
l
'
attuale
divisione
del
popolo
,
in
fascisti
e
non
fascisti
,
sia
mantenuta
ed
approfondita
,
per
meglio
sfruttare
il
popolo
ed
opprimerlo
.
Essi
hanno
tutto
l
'
interesse
a
mantenere
questo
stato
di
cose
,
perché
nella
misura
in
cui
il
popolo
italiano
si
riconcili
con
se
stesso
e
scopra
questa
semplice
verità
che
tra
lavoratori
fascisti
e
non
fascisti
non
vi
sono
contrasti
essenziali
,
ma
v
'
è
una
unità
di
intenti
per
fare
forte
,
libero
e
felice
il
nostro
paese
,
la
loro
potenza
è
compromessa
,
il
loro
dominio
assolutistico
è
prossimo
a
crollare
.
Perciò
essi
temono
che
gli
stessi
fascisti
dicano
ciò
che
pensano
.
Questi
padroni
del
paese
,
parassiti
del
lavoro
nazionale
,
dicono
che
il
sindacato
è
una
bella
cosa
,
ma
che
gli
operai
non
devono
esprimervi
le
loro
opinioni
,
non
devono
eleggervi
i
loro
dirigenti
.
Tutte
le
organizzazioni
del
regime
sono
,
per
questa
gente
,
delle
eccellenti
iniziative
,
ma
alla
condizione
che
esse
servano
ai
loro
interessi
,
e
che
il
popolo
italiano
subisca
la
loro
dominazione
.
Sono
questi
magnati
del
capitale
che
non
vogliono
smilitarizzare
le
fabbriche
ausiliarie
,
perché
conviene
loro
la
disciplina
militare
nelle
aziende
.
Sono
questi
sfruttatori
che
minacciano
quando
un
fascista
esige
il
diritto
di
parlare
nelle
proprie
organizzazioni
o
li
critica
timidamente
nella
stampa
,
e
fanno
sopprimere
i
giornali
dei
giovani
.
L
'
oligarchia
dei
finanzieri
,
dei
grandi
industriali
,
dei
grandi
agrari
è
la
causa
delle
nostre
miserie
,
dell
'
oppressione
in
cui
viviamo
,
della
politica
di
guerra
.
Questa
oligarchia
si
oppone
al
mantenimento
delle
promesse
fatte
al
popolo
italiano
,
perché
non
vuole
pagare
.
Ecco
perché
noi
comunisti
abbiamo
detto
e
ripeteremo
senza
stancarci
che
la
riconciliazione
del
popolo
italiano
,
nella
lotta
contro
questo
pugno
di
parassiti
,
è
la
condizione
per
salvare
il
nostro
paese
da
una
catastrofe
,
e
lavoreremo
a
tutti
i
costi
per
questa
riconciliazione
.
Noi
vogliamo
che
tutti
gli
operai
e
tutti
i
senza
lavoro
,
che
tutti
i
braccianti
e
tutti
i
contadini
lavoratori
,
e
i
lavoratori
manuali
ed
intellettuali
di
ogni
categoria
si
diano
la
mano
nelle
fabbriche
,
nei
sindacati
,
in
tutte
le
associazioni
,
in
tutti
i
quartieri
cittadini
,
e
lottino
assieme
perché
le
promesse
fatte
siano
mantenute
e
perché
i
capitalisti
paghino
le
conseguenze
della
crisi
che
travaglia
duramente
il
paese
.
Noi
vogliamo
peri
nostri
giovani
il
diritto
alla
vita
,
all
'
amore
ed
alla
gioia
operosa
.
Largo
ai
giovani
,
largo
a
tutti
i
giovani
,
ai
giovani
operai
,
ai
giovani
contadini
,
agli
studenti
.
La
promessa
deve
essere
mantenuta
.
I
ricchi
paghino
le
spese
necessarie
a
togliere
la
gioventù
dall
'
ozio
e
dalle
angustie
.
Noi
vogliamo
che
i
combattenti
d
'
Africa
siano
smobilitati
e
trovino
subito
un
lavoro
civile
e
libero
,
che
dia
loro
tranquillità
e
compensi
le
loro
famiglie
dei
sacrifici
sopportati
.
Che
i
capitalisti
,
i
quali
fecero
affari
d
'
oro
con
la
guerra
,
che
i
milionari
paghino
il
debito
della
nazione
verso
gli
ex
combattenti
.
Noi
vogliamo
che
i
trovino
subito
un
lavoro
sicurezza
dell
'
avvenire
e
portati
.
Che
i
capitalisti
,
che
i
milionari
paghino
battenti
.
Noi
vogliamo
-
assieme
a
tutto
il
popolo
italiano
che
il
nostro
paese
non
sia
più
un
elemento
di
turbolenza
internazionale
,
e
faccia
una
politica
di
pace
,
e
prenda
il
suo
posto
a
Ginevra
fra
gli
Stati
che
vogliono
organizzare
la
pace
nel
mondo
;
stipuli
un
patto
collettivo
mediterraneo
di
sicurezza
,
si
leghi
con
dei
patti
di
assistenza
mutua
a
tutti
i
suoi
vicini
(
con
dei
patti
aperti
a
tutti
gli
Stati
che
vogliono
parteciparvi
)
;
cementi
con
la
sua
autorità
la
piccola
Intesa
e
l
'
Intesa
balcanica
;
difenda
l
'
indipendenza
dell
'
Austria
,
sulla
base
della
restaurazione
della
libertà
democratica
in
questo
paese
,
sola
garanzia
per
la
sua
indipendenza
,
e
stringa
con
il
governo
della
libera
Austria
un
patto
di
assistenza
mutua
;
isoli
l
'
aggressore
hitleriano
che
vuol
fare
la
guerra
e
le
cui
aspirazioni
espansionistiche
minacciano
l
'
indipendenza
territoriale
del
nostro
paese
;
riconosca
la
legge
internazionale
come
la
legge
suprema
di
convivenza
tra
tutte
le
nazioni
grandi
e
piccole
.
Il
popolo
italiano
non
vuole
la
guerra
,
vuole
la
pace
.
Noi
tendiamo
la
mano
ai
fascisti
,
nostri
fratelli
di
lavoro
e
di
sofferenze
,
perché
vogliamo
combattere
assieme
ad
essi
la
buona
e
santa
battaglia
del
pane
,
del
lavoro
e
della
pace
.
Tutto
quanto
noi
vogliamo
,
fascisti
e
non
fascisti
,
possiamo
ottenerlo
unendoci
e
levando
la
nostra
voce
,
che
è
la
voce
del
popolo
.
Fascisti
,
ex
combattenti
d
'
Africa
,
conquistate
al
popolo
il
diritto
di
parlare
in
tutte
le
organizzazioni
.
Fate
che
ogni
organizzazione
,
ogni
circolo
,
ogni
sindacato
diventi
il
cuore
pulsante
della
nazione
riconciliata
,
contro
i
suoi
nemici
che
l
'
affamano
e
l
'
opprimono
,
contro
il
pugno
di
parassiti
che
domina
il
nostro
bel
paese
.
Noi
comunisti
vogliamo
fare
l
'
Italia
forte
,
libera
e
felice
.
La
nostra
aspirazione
è
pure
la
vostra
,
o
fascisti
,
cattolici
,
uomini
italiani
di
ogni
opinione
politica
,
d
'
ogni
fede
religiosa
.
Uniamoci
.
Uniamoci
in
un
solo
cuore
ed
in
una
sola
volontà
.
Uniamoci
dovunque
ed
in
ogni
ora
.
Parliamo
un
linguaggio
solo
:
quello
degli
interessi
del
popolo
e
del
paese
.
Lottiamo
uniti
,
per
il
nostro
pane
,
per
il
nostro
lavoro
,
per
la
nostra
pace
,
perché
l
'
Italia
sia
strappata
ai
suoi
nemici
e
restituita
agli
italiani
,
perché
l
'
Italia
sia
salvata
dalla
catastrofe
.