Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaPeriodica"
GINEVRA E MOSCA CONTRO ROMA ( ZANGRANDI RUGGERO , 1937 )
StampaPeriodica ,
Per i corridoi interminabili , per le gallerie silenziose , nelle sale sconfinate e lussuose come quelle di un casinò internazionale , qualcuno si muove . Assemblee generali , commissioni , sottocommissioni , comitati di esperti , signori distinti e cerimoniosi come in una festa , vanno , vengono , si radunano , discutono , deliberano , votano : lavorano . Alla fine della giornata bollettini ufficiali vengono affissi , ove si ricorda , si afferma , si deplora , si augura , si fa appello , si raccomanda tutto ciò che i governi ed i popoli sanno ormai a memoria . C ' è nell ' aria un senso di religioso e di fatale ; gli stessi bollettini sembrano referti medici . Già : la grande Ammalata , la Pace , agonizza . I delegati , i tecnici , i commissari s ' agitano intorno ad essa nell ’ annoso tentativo di trovare un rimedio , una soluzione , un decotto nuovo . Ma ogni palliativo peggiora la situazione , che s ’ aggrava e precipita . Il mondo , convenuto a Ginevra , discute , temporeggia , rimanda , ma non si mette d ’ accordo . I patti , i trattati , in balia dell ' arbitrio dei governi , non sono più che vane tavole di salvezza , cui è ormai irrisorio attaccarsi nell ' imminenza della tempesta . Si è già cominciato il gioco di " chi li ha violati prima " : per quanto sicuri dei principi infatti ci si vuole scaricare delle responsabilità di fronte all ' eventualità di un conflitto . " Gli enormi armamenti diceva sei anni prima del '14 Asquith non si accumulano per mero ornamento o per svago , bensì per farne uso nel momento dato , forse in uno scoppio casuale di istinti irragionevoli . " Come allora , oggi gli armamenti sono stratosferici , né si può dire abbiano raggiunto un limite : e come allora accadde , forse anche oggi essi non rimarranno " un ornamento o uno svago . " La guerra potrà scoppiare : all ' ultim ' ora la diplomazia e la stampa troveranno buoni argomenti per elettrizzare i popoli : altri Jaurès cadranno per mano assassina nel momento di dire parole di pace e d ' amore ; altri Berchtold e altri trafficatori faranno sì che gli sforzi dei mediatori e dei ragionevoli giungano troppo tardi , che l ' ingranaggio delle mobilitazioni non possa più , per ragioni tecniche , esser fermato , che i generali abbiano il sopravvento sui governatori . E gli dei di tutte le patrie faranno sentire , coi primi rombi del cannone , le loro voci solidali ai fedeli di tutte le patrie . E i popoli torneranno a sbranarsi : il gran mostro nero delle ore tremende picchierà a destra e a manca , gli aggressori e gli aggrediti , i colpevoli e i giusti , gli uomini di tutte le patrie e quelli che , a strage compiuta , resteranno senza Patria . Poi chi avrà perso una gamba e chi un affare , chi un figlio e chi una partita di titoli la vita ricomincerà ; e con essa il gioco delle cancellerie e quello delle borse : i leaders narcotizzeranno i popoli con parole di pace e le azioni delle industrie pesanti saliranno di nuovo . Ma non per molto tempo . Dopo che il libero consesso dei popoli , riunito in seduta plenaria , avrà decretato , nell ' interesse dei medesimi , la necessità della guerra , dopo la guerra , i superstiti si guarderanno in viso , cercando il vincitore . Ma il vincitore non ci sarà . Vincitore di tutto , assoluto , sarà quel qualcuno che probabilmente sarà rimasto estraneo al conflitto , quel qualcuno che , senza bandiere , dietro le quinte avrà assistito e aspettato , dando a questo e a quello un aiuto o una spinta e che , quando tutti saranno esauriti , sfiduciati , esasperati , sarà entrato in scena e avrà intonato il " galop " finale a tempo di internazionale : e quel qualcuno sarà il comunismo . Se Ginevra , attraverso un ' elaborazione di quindici anni , ha preparato i cinque atti della tragedia e ci appressiamo al terzo Mosca da venti anni aspetta il momento di recitare il dramma satiresco che allieterà il pubblico stanco . E anche esso sarà figlio di Ginevra ; sarà il frutto di una sistematica societaria , basata sulla malafede e sull ' intrigo , sul diritto del più forte e sulla supremazia dei popoli ricchi sui poveri , degli abbienti sui non abbienti , dei coloniali sui non coloniali . Anche questo sarà voluto da Ginevra , che sul principio grandioso ed eterno della pace perpetua , fa vivere la propria insufficienza materiale , morale e giuridica . Il Komintern lavora a tutto vapore . Con i suoi agenti segreti entra in tutte le fortezze , dall ' esercito al proletario , dal nobiluccio sifilitico che vuoi affogare la sua prosàpia di dieci generazioni di potentato in un bagno di umanitarismo isterico , al figlio di nessuno che sogna di poter riposare il suo corpo travagliato dai sonni negli angiporti e nelle sentine sociali in un letto di principessa . Lavora e con le sue complesse file di propagandisti e di agitatori si spinge ovunque ci sia una rivolta da fomentare , una situazione politica incerta da sfruttare , un governo fiacco da far capitolare : dalla Cina all ' America del sud , dai vecchi popoli di razza bianca , ai giovanissimi di colore , che , senza tradizioni e senza esperienze , si buttano nelle braccia della nuova dottrina con l ' impulsività e l ' inconsideratezza dei ventenni . Ci sono paesi più vicini all 'U.R.S.S . o più specialmente minati che sanno qualcosa di questa propaganda che irretisce il mondo nelle sue file sottili ed invisibili : la Polonia , la Cecoslovacchia , l ' Uruguay ; la Germania stessa , che attraverso le dichiarazioni ufficiali dei suoi ministri ci dà il segno dell ' incubo sotto il quale si trova . E Mosca non aspetta che la guerra per compiere il suo piano che è esplicito e inequivocabile ... Ma per fortuna loro e nostra , sopratutto , c ' è un altro polo nel mondo che ha il suo peso e la sua funzione vieppiù importante : Roma . E Roma è contro Ginevra e contro Mosca . La dottrina di Roma è lungi dal pacifismo quacquero e mendace dei vescovi anglicani e lungi dallo statalismo internazionalista dei dirigenti bolscevici . Roma è per la giustizia sociale e internazionale : delle classi e dei popoli . Non avendo paura della guerra essa vuole onestamente e virilmente la pace ; e , perché sicura e duratura , la vuole basata sul diritto . Per questo è revisionista ; per questo è con quei popoli che aspirano alla propria indipendenza ; sia essa nazionale , politica , economica o morale ; si chiamino essi egiziani , siriani , ungheresi o spagnuoli . E la pace di Roma non è una pace pregiudiziale ; è la vera pace : quella che non si accetta o si subisce , ma si conquista ... Pace e collaborazione di popoli : questo vuole Roma . E se ci deve essere una guerra , Roma farà la guerra definitiva della giustizia , farà la guerra che porrà fine ai compromessi e al regime dell ' equilibrio ; farà la guerra che ponendo i popoli su un piano di diritto e di equità renderà possibile la loro convivenza pacifica e cordiale . E solo un ' Europa fascista potrà scongiurare il pericolo che la minaccia : il comunismo .
IL NOSTRO 'CREDO' ( MEZZASOMA FERNANDO , 1937 )
StampaPeriodica ,
Noi crediamo nel Dio che ci ha dato la vita per vivere nobilmente e per nobilmente morire . Noi crediamo nella religione dei Martiri della nostra bella Causa , nel culto degli Eroi della nostra santa Idea . Noi crediamo che la Patria sia un premio da meritare , una vetta da ascendere , una mèta da conquistare . Noi crediamo che essere italiani sia un privilegio donato da Dio , perché soltanto al popolo nostro fu possibile , nella storia di ogni tempo , irradiare nel mondo luce di civiltà , forza di vita ; perché soltanto al popolo italiano fu concesso , di attingere dalle risorse inesauribili del genio , dalla fonte inestinguibile dello spirito , le sue infinite possibilità di vita che lo fanno signore del proprio domani , padrone dispotico del proprio destino ... Noi crediamo in una cultura e in un ' arte fasciste , capaci cioè di raggiungere le più eccelse altezze del lirismo che è il lievito della nostra stessa fede politica ; in una cultura e in un ' arte che derivino i loro motivi e la loro essenza dalla grande tra - dizione italiana che il Fascismo ha ripresa , e la riconsacra e la rinnova ogni giorno , nelle opere e nelle conquiste della Rivoluzione . Noi crediamo nella forza della giovinezza , nella sua capacità di accettare qualunque rinunzia materiale , di nutrire anche col sangue la propria fede purché trionfi il suo ideale , di osare fino all ' offerta suprema della vita ogni volta che la Patria lo voglia , per la grandezza dell ' Impero risorto sui colli fatali di Roma . E noi crediamo che la nostra più accesa speranza debba essere quella di poter aiutare in umiltà e in silenzio la immane fatica del DUCE , Principe della giovinezza , cui appartengono , in ogni momento , la nostra vita e la nostra morte .
StampaPeriodica ,
Bedel ... non soltanto confonde Mussolini con Hitler e con Lenin , ma nega che il Capo della nuova Italia possa essere considerato un pensatore profondo ed originale . " Mussolini , Hitler e Lenin non sono filosofi , " sentenzia Bedel incoscientemente . La sua presunzione e la sua ignoranza delle nostre cose non gli permettono di comprendere che Mussolini non è soltanto un grande statista ma anche un Uomo di pensiero , perché se è vero che Egli ha dato un volto nuovo all ' Italia è vero anche che Egli tale opera l ' ha compiuta ridando al popolo una nuova spiritualità che non è derivata da alcuna potenza ipnotica ma che si basa su di una nuova concezione della vita e del mondo : originale , armonica , profondissima . Piaccia o non piaccia al signor Bedel , Mussolini è anche un filosofo . Non certo un filosofo del tipo di quelle cariatidi che per commemorare Descartes si sono raccolte a Parigi con molto chiasso ; ma del tipo degli uomini veri i quali hanno l ' aspirazione viva di unificare il molteplice , di giustificare razionalmente la loro vita , di approfondire l ' intima essenza del loro credo che personifica un nuovo sistema , una nuova civiltà ... Per conoscere Mussolini e per giudicarlo il signor Bedel dovrà prenderne atto non basta aver letto ciò che scrive di Lui qualche gazzetta antifascista d ' oltre frontiera od aver visto qualche sua fotografia più o meno recente : occorre aver ascoltato la sua viva voce , aver visto ciò che ha realizzato in Italia in meno di venti anni di governo , aver letto ciò che ha scritto e detto senza mai contraddirsi , completando sempre le sue vedute , dimostrando a tutti l ' originalità e l ' armonia della sua complessa personalità , di Tribuno , di Duce , di Pensatore . Mussolini prima di essere giudicato deve essere compreso . Chi non si sforza di comprenderlo non può essere in grado di giudicarlo . E per comprenderlo occorre principalmente inquadrarlo nel tempo ed ascoltare , senza idee preconcette e con animo aperto , la sua parola . Se il signor Bedel vorrà far ciò noi siamo certi che dovrà ricredersi perché ad ogni critico in buona fede , mai come in quest ' ora , Mussolini appare veramente il precursore e l ' interprete delle esigenze spirituali degli uomini migliori del nostro tempo .
StampaPeriodica ,
Un novelliere nostro , immagina di essere assunto , per miracolo , in una città ideale , dov ' è la perfezione assoluta . E poiché cerca di leggere egli letterato libri di poeti non ne trova . E al suo stupire si risponde che il poeta della città ideale non scrive , non chiude in versi ed in sillabe , ma in ogni gesto ed in ogni minuto , va vivendo le sue fantasime di bellezza e s ' abbandona ad una intiera intimità spirituale con le creature del suo tempo e della sua casa . Non diversamente Arnaldo fu poeta ... L ' aedo che nei secoli venturi canterà il trionfo di Benito Mussolini , le paludi prosciugate , i marmi risollevati , i fiumi arginati , le strade aperte , le città dissetate , l ' impero riapparso sui colli fatali , canti ( dacché l ' alloro cresce " per trionfare o Cesare o Poeta " ) anche di Arnaldo che si indugia sulla grazia di un fiore dischiuso , sulla piccola voce che invoca , e le minori voci raccoglie , perché non si disperdano nel grande empito della avanzata , e tutte si intonino armonicamente nella esaltazione della Patria .
LA MISTICA COME DOTTRINA DEL FASCISMO ( SPINETTI GASTONE SILVANO , 1938 )
StampaPeriodica ,
Significato del Partito unico Oggi nessuno più crede nei sistemi tirati a lucido del dottrinarismo politico . Caduta la premessa razionalistica , dimostratisi falsi gli assiomi che solo le sue leggi potessero dare le chiavi dei rapporti sociali , sono fatalmente tramontati tutti gli schemi e tutte le illusorie costruzioni create dal razionalismo . E tra le macerie del razionalismo deterministico e materialista , nelle rovine del dottrinarismo , l ' uomo è andato a scavare per cercare verità più durature e più feconde e ha trovato solo le forze dello Spirito : la mistica . E proprio in questa tragica crisi , in questo tramonto cruento nel quale tutta una civiltà sta sparendo il Fascismo ha il grande privilegio , largitogli dall ' Uomo Provvidenziale , di aver per primo trovato questa solare verità . Ma se noi siamo stati i primi , dietro noi ormai urge tutto un mondo . Ché il mondo dei giovani è tutto un fermento : nuovo , sordo , sotterraneo , che sfugge , che può avere magari segni e simboli apparentemente diversi ma che ha un solo comune denominatore : lo Spirito . È così che si spiegano le ultime rivoluzioni europee . È così che acquista luce nuova il nazionalsocialismo , è così che la Spagna cattolica e tradizionale insorge e si svena . È così che l ' asse Roma - Berlino si allunga all ' oriente e diventa il triangolo Roma - Berlino - Tokio ... Gli ideali della dea ragione sono stati infranti , i falsi miti di un mondo illusoriamente dominato da leggi inesorabili sono stati abbattuti e l ' uomo , forte della sua volontà , è risorto per scegliersi nel mondo nuovo la sua strada in forza di vecchi - nuovi miti . Così sono rinati vecchi simboli , dal fascio alla croce uncinata . Così gli uomini non credono più nella forza delle cose ma si affidano alla forza delle idee e ciò che sembrava impossibile diventa realtà . La filosofia dell ' essere è sostituita dalla filosofia dei valori . E così la cronaca registra ogni giorno miracoli nuovi : la fantasia stessa ogni giorno è vinta dalla realtà . E tutto ciò ha un solo nome : mistica . Ché non certo il dottrinarismo ha dato a questi uomini nuovi la luce e la forza delle nuove creazioni . Non certo in virtù di schemi dottrinari sono sorti i nuovi miracoli sociali e politici . È alla mistica che tutto ciò si deve , alla forza del mito , alla potenza dell ' idea che diventa virtus secondo l ' accezione romana . E sono proprio queste idee , queste virtutes , questi miti che noi dobbiamo apprendere . L ' antichità , colla tradizione esoterica , tramandò lungo secoli e millenni queste forze e da uomo a uomo , attraverso i misteri , esse passarono di generazione in generazione mantenendo accesa perennemente la fiaccola dello Spirito . Noi , se vogliamo essere uomini del " secolo di Mussolini " dobbiamo fare altrettanto e questo è il significato e il fine del Partito unico . Oggi è esso il depositario di queste verità che deve trasferire ai suoi uomini perché ne facciano fermento cotidiano di vita per lo Stato ...
MILIZIA, CONTINUITÀ DELLA RIVOLUZIONE ( COSTA FLAMINIO , 1938 )
StampaPeriodica ,
M.V.S.N. Quattro lettere . Lapidarie . Dicono tutto . Riassumono nello stile romano il novero delle insegne brevi delle squadre d ' azione : rudi panni , asta sottile , un pugnale qualche volta , o una sipe . Le origini del Fascismo . La Milizia perpetua intatte le origini della Rivoluzione , ove , per nulla corrotto , ferve lo spirito degli antesignani . Ed è essa perciò la perenne gioventù , la costante salvezza della Rivoluzione . Se non lo fosse stata , lo sarebbe ben presto divenuta . Capitale è l ' insegnamento di Machiavelli : " Le rivoluzioni han da servarsi spesso tornando alle origini . " Lo comprese Napoleone per ottenere il miracolo del ritorno dall ' Elba . Lo comprese egli dopo Mont - S . Jean e vi aderì il popolo di Francia . Ma non lo seguirono i traditori innumerevoli , gli innumerevoli assurti al potere nell ' ordinamento imperiale . I grognards : se n ' è tanto scritto . Quelli della Legione straniera : ancor più se n ' è scritto . I comitagi : se ne conosce qualcosa . Tutte le virtù , quelle più appariscenti e quelle più profonde , dei grognards , dei legionnaires , dei ribelli macedoni , ha in sé la Camicia nera . Diciamo della Camicia nera perché la M.V.S.N. è = Duce + Camicie nere . Nessun libro è stato scritto intorno alla Camicia nera . La sfilata della " Francesco Ferrucci " per le vie di Roma minacciata dalla pestilenza aventiniana ; le campagne di Libia ; l ' A . 0.I.; le imprese in terra di Spagna : sono altrettanti ritorni all ' origine della Rivoluzione . Ritorni compiuti , per tutti , dalla M.V.S.N. La Camicia nera è l ' autentico artefice della Rivoluzione e il suo più originale artista ; dopo il Duce , ben inteso . La Camicia nera dà il la all ' arte fascista . Non importa , se non è seguita e se è anzi nel suo stile spesso evitata con successiva fuga verso gli antipodi . In ogni modo essa rinuncia ai diritti d ' autore . La Camicia nera non ama né gli ori , né gli orpelli , neanche quelli ammissibili per tutte le forze armate del mondo . Non gusta né le aquile auree , né le lucenti bottoniere , né gli scudetti , né le spalline , né le grandi uni - formi ; ma obbedisce quando è comandata di adornarsi di tutte quelle cose . Non predilige le cerimonie , né le riviste e parate , né i servizi d ' onore ; ma vi partecipa e nel miglior modo , quando vi è comandata . La Camicia nera ha in uggia la banalità del colto e dell ' inclita ; anzi spalanca , ogni giorno di più il distacco netto dai sistemi e dai vezzi del tempo socialistoide , democratoide , liberaloide . Schiena diritta , non nutre altre ambizioni , tanto meno politiche . Lavora invece : sul serio , come vuole il Duce : sodo e in silenzio . Non si lamenta della sua condizione civile , quale che sia , anche se ne meritasse una di gran lunga migliore , anche nel caso che veda le condizioni più brillanti conquistate dagli insufficienti . Non evita i contributi e non evade dai tributi . In fondo è sempre quella che più paga e che arricchisce l ' erario . Non incide certo sulla bilancia commerciale . Non chiede sussidi . La Camicia nera permanente poi , indispensabile all ' Istituzione , s ' affatica a rimeritare almeno dieci volte tanto la propria magra retribuzione . Ha il suo orgoglio di uomo , di guerriero , e di intelligente . Non ossequia mai e non pronuncia la parola ossequio . Saluta . Ha un gran cuore . Non si riempie la bocca della parola "eccellenza." Non attornia i papaveri , non si accalca , nemmeno intorno al Duce . Lo saluta in un gran grido secco . Sta ferma sull ' attenti e lascia pur fare agli ansimanti procacciatori .
DAVANTI ALL'ARA PACIS ( DE CAPITANI D'ARZAGO ALBERTO , 1938 )
StampaPeriodica ,
Da pochi giorni l ' Ara della Pace augusta è riapparsa sulle rive del Tevere . Il solenne corteo togato ritorna a snodarsi dinanzi agli occhi degli uomini , in piena luce , in mezzo al traffico della via , pausa solenne di meditazione nella vita , oggi come allora , fatta di movimento e di passioni . Il Duce , in un ' ora veramente augusta della pace romana , l ' ha riconsacrata dopo secoli di oblio e decenni di studio . La scienza in pochi anni ha potuto risuscitare un insigne monumento , ma la sensibilità storica del Fascismo ha saputo in esso ritrovare un elemento di vita . Questo fatto deve indurre chi vuole considerare la nostra età in tutta la sua luce spirituale , a studiare un rapporto che si è di giorno in giorno intensificato fra la cultura storico - archeologica ed il Fascismo . In altri termini , ritengo sia bene domandarci quale sia l ' animo con cui il Fascismo si accosta a codesti problemi , e li risolve . Ogni età ebbe di fronte alle testimonianze materiali delle epoche precedenti un suo proprio comportamento . Si ebbe una civiltà umanista che le studiò amorosamente ma le abbandonò e anche le distrusse perché il cammino incalzante degli studi non andava di pari passo colla sensibilità dei popoli ; vi furono , prima , giorni più oscuri anche se pregni di germi nuovi , in cui le memorie dei padri furono dimenticate e divelte ; vi furono più tardi , sino a ieri , tempi in cui codesti cimeli vennero studiati con amore dai dotti , circondati da rispetto dalle folle , ma rinchiusi dalle sbarre civiche nei giardinetti urbani perché la gente li guardasse come si guarda il dinosauro nei musei di storia naturale . Chi si ricorda il Foro romano di vent ' anni fa , chi ancora si sofferma dinanzi a qualche tratto delle mura nei quartieri umbertini o si reca dinanzi alla gran Porta di Treviri constata molta cura , molto sapere , molta diffidenza . Oggi invece , questi cancelletti , almeno idealmente , sono da noi , caduti . Corre fra la folla e il monumento una corrente di simpatia che sprona i sacerdoti di codesto culto delle memorie , e , nello stesso tempo , trasforma gli indifferenti profani in fedeli osservanti . Dalla " passeggiata archeologica " siamo arrivati alla " via dell 'Impero." È questo senza dubbio un risultato del monito che il Duce rivolse agli studiosi : andare verso il popolo . E ne è anche la giusta e legittima conseguenza e non quel temuto sviluppo che un impensabile travisamento poteva far temere . Se le sbarre fra il mondo dotto e la folla sono cadute , ciò è avvenuto per rinsanguare di idee i tessuti del popolo , non per far irrompere l ' ignoranza nei sacri recinti : questo , che si potrebbe chiamare bolscevismo intellettuale , avvenne realmente là dove si soppressero i gradi accademici per toglier via anche codesta insopprimibile gerarchia di valori . Ma il Fascismo , che ne è l ' opposto polo , ha operato il miracolo di fondere i due mondi , senza che il vertice del monte ideale franasse , e tentando insieme una effettiva elevazione delle zone di margine ...
BECCHERIE ( R.Z. , 1938 )
StampaPeriodica ,
Che ancora su tutti i giornali umoristici italiani appaiano delle barzellette sui mariti sfortunati e sulle mogli allegre è cosa tanto sfruttata che non fa più ridere nessuno e non può considerarsi come attentato alla pubblica morale . Ma che , su tanti palcoscenici , capocomici e rivistaioli ammanniscano ancora saporosi polpettoni e spettacolissimi patriottici a base di adulteri , di corna , di figli illegittimi e di altre porcherie del genere , è indice di profonda mancanza di spirito , di comprensione e di sensibilità fascista ... Se non erriamo , si fa da qualche tempo gran parlare del teatro , della sua funzione , dei suoi problemi , della sua vita . Se , fra le altre funzioni , gli si vuol riconoscere anche quella educativa e se come teatro di masse , a parte le grandi realizzazioni spettacolari , si vuoi anche considerare quel teatro che si effettua nei locali rionali e provinciali e che , per il numero di questi , si rivolge alle masse di popolo , perché non se ne prendono in attento esame i programmi , gli " sketches , " le canzonette e i " numeri " ? In uno stato totalitario popolare quale l ' Italia di oggi non può essere trascurato questo aspetto e questa forma di educazione . Se è necessario , se ne occupi pure la censura teatrale , che sembra finora limiti le proprie preoccupazioni a particolari di puro abbigliamento ( vestarelle , triangoli , coppette , qualità delle stoffe , ecc . ) . Se è necessario se ne occupi il Ministero della cultura popolare istituendo uno speciale controllo preventivo . E non si allarmino di questo i soliti difensori di tutte le libertà , poiché non si tratta di colpire nessuna libertà . Non si pretende neppure che l ' epurazione avvenga in nome della morale , della decenza e del puritanesimo ; ma più semplicemente a nome del buon gusto e dello spirito italiano .
PIRRONE ( TILGHER ADRIANO , 1920 )
StampaPeriodica ,
Pirrone nacque in Elide verso il 365-360 a . C . ; e , certo , nella città natale , apprese , forse dal megarico Brisone , figlio di Stilpone , la dialettica megarica , cioè a tutto considerare sotto due punti di vista contrari , a trovare ad ogni problema due soluzioni contraddittorie e , al meno in apparenza , di egual valore . Fu discepolo del democriteo Anassarco , dal quale imparò che le qualità sensibili non esistono fuori di noi e che il sommo bene è riposto nella calma . Con Anassarco seguì l ' esercito di Alessandro Magno nella sua marcia trionfale attraverso l ' Asia , conobbe genti varie per razza , lingua costumi , credenze , si spinse fin nelle Indie , ove vide nelle verdi selve errare i ginnosofisti , staccati dal mondo , praticanti il più rigido ascetismo . Dopo la morte di Alessandro , Pirrone tornò in Elide ( 322-320 ) , ove lungi da Atene e dalle scuole dei filosofi , visse modestamente , insegnando ed esercitando l ' ufficio di gran sacerdote . Morì verso il 275-270 senza nulla avere scritto . La sua dottrina , anteriore certo al sorgere delle scuole stoica ed epicurea , ci è nota da quanto ne dice il discepolo Timone di Fliunte . Chi vuol vivere felice ( poiché , come per tutti i pensatori del suo tempo , anche per Pirrone il problema capitale è quello della felicità ) deve considerare : 1 ) come sono le cose in sé ; 2 ) come dobbiamo comportarci a loro riguardo ; 3 ) cosa risulta per noi da tale comportamento . Ci è affatto ignoto come siano le cose in sé , ché per ogni proprietà che attribuiamo ad una cosa possiamo , con egual ragione , attribuirle anche l ' opposta . La conoscenza sensibile non ci dà che le apparenze delle cose , la coscienza razionale riposa sulla convenzione ( nòmo ) e sull ' abitudine , sicché ad ogni affermazione si può con egual diritto opporne una contraria di egual forza ( isostheneìaton lògon ) . Se né i sensi , né la ragione , ciascuno per sé , ci rivelano il vero , nemmeno messi assieme ci daranno verità . Non sembra che Pirrone o Timone abbiano ulteriormente sviluppato i motivi dello scetticismo . L ' originalità di Pirrone fu non tanto nell ' enunciare i motivi dello scetticismo , quanto nell ' affermare la necessità di tenersi al dubbio e di sospendere il giudizio . Bisogna non pronunciarsi fra le opinioni opposte ( arrepsìa ) , non dir nulla ( afasìa ) , non affermare né negare nulla ( oudèn orìzein ) , sospendere il giudizio ( epochè ) , non dir mai di una cosa che è , ma solo che sembra così . Fra due opposte opinioni lo scettico si astiene dallo scegliere : oudèn màllon , ma in senso puramente negativo , come quando si dice che non vi è più Scilla che Cariddi . Lo stesso oudèn màllon non è che l ' espressione di un dubbio , con valore puramente problematico : in sé , oudèn màllon non è più di quanto non sia ( ou màllon èstin è ouk èston ) . Lo scettico non nega la realtà delle apparenze fenomeniche ( pàthe ) , ma si guarda bene di oltrepassarle e di affermarne o negarne la loro corrispondenza alle cose in sé . Lo stesso dire che le cose ci appaiono così o così , non è un ' affermazione dogmatica , ma la nuda constatazione o confessione che il singolo fa del suo stato di coscienza ( Cirenaici ) . Lo stesso principio che non si deve affermare nulla , non è una proposizione dogmatica , ma , anch ' esso la constatazione di uno stato d ' animo cui nulla di esterno al soggetto corrisponde . Dalla sospensione del giudizio segue , quasi per caso , spontaneamente , naturalmente , necessariamente , come ombra il corpo ( skiàs tròpon ) , l ' imperturbabilità , l ' atarassia , l ' apatia in cui consiste la virtù e la felicità . Infatti , ciò che turba gli uomini sono le loro opinioni sui beni e sui mali , donde derivano il desiderio del creduto bene e l ' avversione del creduto male . Ma che ciò che è creduto bene o male non sia tale in sé , lo dimostra la varietà delle leggi dei costumi delle opinioni degli uomini sul bene e sul male . Ciò che in sé sia bene o male ignoriamo . Chi si astiene dal giudicare sul bene e sul male cessa totalmente di desiderare e di avversare , diviene insensibile , indifferente a tutto ciò che è esterno , alla ricchezza e alla povertà , alla vita e alla morte , alla salute e alla malattia , ed in questo compiuto distacco dal mondo trova il sommo bene . In pratica , lo scettico vive come tutti quanti gli uomini , conformandosi alle necessità della natura , alle leggi e costumi del suo paese , ben sapendo che il suo contegno non riposa su scienza certa del bene e del male : se in teoria è rivoluzionario , in pratica è conservatore . Certo egli soffre e gode come ogni altro uomo ed è soggetto alle affezioni involontarie e passive della natura , ma - ed in questo è la sua superiorità - egli si limita a subirle senza ritenerle né bene né male , e così si affranca totalmente dalla pressione del mondo esteriore . Così il pirronismo si pone al polo opposto del socratismo : secondo questo , senza scienza non v ' è virtù né felicità ; secondo quello , in ciò è l ' originalità sua , virtù e felicità sono possibili solo rinunziando alla scienza e seguendo passivamente le suggestioni della natura animale e le convenzioni degli uomini . Il pirronismo segna la bancarotta del socratismo , il ritorno con chiara e precisa coscienza all ' agire irriflesso , istintivo , tradizionale , convenzionale , non illuminato dalla riflessione e dal sapere , cioè al punto donde il socratismo aveva spiccato il suo volo . Pirrone è un Socrate rovesciato : e non è certo uno degli enigmi meno strani della storia che il primo ad affermare in Grecia che la felicità si trova solo nell ' assoluta indifferenza verso tutto ciò che è esterno sia stato precisamente colui che accompagnò il Macedone nel volo vittorioso attraverso l ' Asia , e fu testimone della grandiosa avventura di colui all ' ambizione del quale fu troppo angusto il mondo .
«Vittorini se n'è ghiuto, E soli ci ha lasciato!...». Canzone napoletana ( Roderigo di Castiglia [Palmiro Togliatti] , 1951 )
StampaPeriodica ,
A dire il vero , nelle nostre file pochi se ne sono accorti . Pochi si erano accorti , egualmente , che nelle nostre file egli ci fosse ancora . Vittorini ? Sì , era stato accanto a noi nel combattimento contro la tirannide interna e l ' invasore straniero . Come tanti altri . Né meglio , né peggio , dicono . Poi era venuto un racconto dedicata a questo combattimento , bello , ma discutibile , per quella mania di non saper presentare se non ( attraverso un torbido travestimento di letteratura gli eroi di quella battaglia , che furono uomini del popolo nella loro grande maggioranza , uomini chiari e semplici , dunque , dl fronte ai fatti , di fronte al dovere da compiersi e al destino . Poi una rivista , che fu diffusa largamente e favorita dai nostri , che attendevano qualcosa di nuovo e di buono , ma finì per scontentare tutti e lo stesso direttore , perché conteneva di tutto e non conteneva nulla , non riuscendo a essere né tranquillamente informativa , come , diciamo , un Calendario del popolo , né seriamente di elaborazione . Morì , la rivista , dopo un inizio di dibattito sulla politica e la cultura . Ma qui già si camminò sui carboni , perché l ' intenzione che trasudava dalle parole non era quella di distinguere , congiungere o separare , queste due attività umane , ma piuttosto di trovare , per l ' uomo « colto » o preteso tale , una scappatoia per conto suo , lontano dalle non grate fatiche dei « politici » . Infine altri libri , scritti quando già , crediamo , lo scrittore riteneva di non aver più nulla in comune con noi , di essersi liberato da qualsiasi costrizione e nei quali , dunque , libero avrebbe dovuto espandersi il genio . Ma son libri di cui è difficile parlare , perché è a tutti difficile trovar la pazienza di leggerli sino alla fine . Nei precedenti , almeno , qualcosa c ' era . Ora dice che non è più comunista , definitivamente . Ma insomma , quando lo è stato ? La iscrizione al partito , dice , non l ' ha mai voluta fare . Almeno ci spiegasse il perché . La gente comune , quando ritiene di esser comunista , s ' iscrive . Non è un eroismo , non è un rito , e non è nemmeno un sacrificio . È l ' adesione a una milizia politica e sociale ; è l ' apporto a questa milizia della attività della propria persona , attività materiale o attività ideale , contributo di opere e contributo di idee , nella misura che a ciascuno è concesso . Chiunque si iscrive e milita , dà al partito e al movimento comunista qualche cosa . Vittorini , in sostanza , che cosa aveva da dare e che cosa ha dato ? Ma forse è proprio perché non aveva nulla da dare , che non s ' è iscritto , e per questo , quando oggi dichiara di non essere più con noi , la cosa ci sembra priva di rilievo . Paragona se stesso con Silone . Ha torto , moralmente , perché quello è un poco di buono ; ma ha torto anche per un altro motivo . Quando Silone se ne andò , anzi fu annesso fuori dalle nostre file ( per conto suo ci sarebbe rimasto a dir bugie e tesser l ' intrigo ) , l ' avvenimento contò , Silone ci aiutò , in sostanza , non solo a approfondire e veder meglio , discutendo e lottando , parecchie cose ; ma anche a riconoscere un tipo umano , determinate , singolari forme di ipocrisia , di slealtà di fronte ai fatti e agli uomini . Ma Vittorini , in che cosa , per che cosa conta ? Qui si apre il capitolo più triste . Se fosse stato zitto , certo nelle nostre file , dove grande è il prestigio di quel lusinghiero appellativo di « intellettuale » , quanti profondi pensieri , fonti di recondite crisi dell ' animo , gli si sarebbero attribuite . Ma ha parlato , e che desolazione ! Era venuto con noi , dice , perché credeva fossimo liberali : invece siamo comunisti . Ma perché non farselo spiegare prima ? Sembravamo liberali , aggiunge , perché combattevamo contro il fascismo . Ma se i liberali son proprio sempre e dappertutto stati quelli che al fascismo hanno tenuto la scala ! O vogliam parlare in termini non di stretta politica , ma più larghi ? Vi è un progresso della libertà , nel mondo , lento faticoso , al quale non vi è dubbio che molte e diverse classi e idee hanno dato un contributo , riuscendo ciascuna , in un momento di ascesa e progresso , a spezzare una parte delle catene che avvincono gli uomini , salvo poi a tornare indietro e fare la parte opposta , in molti casi . Noi ci inseriamo in questa processo come la forza più decisamente liberatrice , perché è il mondo stesso della produzione , da cui sono sgorgate sempre , e nei fatti e nelle idee , tutte le negazioni della libertà , che sottoponiamo alla volontà ordinatrice degli uomini organizzati in collettività produttiva . Per questo si accostano e fondono , nel movimento nostro , lotta per la libertà e lotta per la giustizia sociale . Contadini e operai non è che vogliano « un liberalismo senza capitalismo » , come dice Vittorini solo riducendosi come sempre a un giuoco di parole , ma non vogliono più il capitalismo e quindi combattono per la libertà . E ora dovrebbero venire le obiezioni , le critiche , atte a mostrare che noi non siamo quello che diciamo e vogliamo essere , che non adempiamo la funzione a noi attribuita , secondo la nostra stessa concezione , dalla storia . Confessiamo che , presi anche noi da quel prestigio per l ' « intellettuale » , a questo punto abbiamo atteso e cercato con curiosità , con interesse . Chi lo sa che questo « intellettuale » ci aiutasse a scoprire un nuovo terreno di dibattito , ci invitasse a uno scontro fecondo con nuove impostazioni di idee , nuove interpretazioni di fatti e di cose . Poveri noi ! Abbiamo trovato « le risoluzioni oscurantiste che prendono nome da Zdanov » , « le decisioni da Concilio tridentino del Cominform » , « i processi uso processi delle streghe delle varie capitali balcaniche » , ecc. ecc. Dio mio ! Dio mio ! C ' era bisogno di pensarci tanto , e c ' era bisogno di dirsi « intellettuale » e di chiamarsi Vittorini per tirar fuori , alla fine , questa roba ? Ma se sta in tutti i bollettini parrocchiali , in tutti i manifesti dei Comitati civici , in tutti i discorsi di Acheson e di Truman , in tutti gli articoli del piccolo Tupini . Col nome di Zdanov va una risoluzione di quattro anni fa , dove esattamente si indica e prevede il corso della politica imperialista americana . Non approvi ? Dillo chiaro e spiega il perché . Sono di Zdanov alcuni discorsi e scritti di critica letteraria e artistica dove si sostiene , per dirla con due parole , che l ' arte dev ' essere specchio della realtà sociale . Perché proprio questa posizione dev ' essere « oscurantista » e non la posizione opposta , per esempio ? È partendo dalla posizione opposta , se non altro , che vengono esaltate come grandi opere d ' arte , opere dove proprio tutto è oscuro , perché la comune degli uomini non ci capisce nulla . Processi delle streghe quelli delle spie colte sul fatto a Budapest , a Bucarest , altrove ? Forse Vittorini preferiva i processi che costarono dieci e dieci anni di galera a Rakosy , ad Anna Pauker , e la vita a dieci e dieci dei nostri eroi ? Com ' era tutto chiaro , nato « liberale » in quei processi là ! Ma volete sentire la più bella ? Vittorini non vuol più essere comunista da quando la Cina , governata oggi da un blocco popolare diretto dai comunisti , ha cessato di essere « liberale » e si è « chiusa nella camera di sicurezza di un regime totalitario » . Vediamo : la Cina sbarra oggi le porte ai colonialisti , ai loro agenti , ai loro missionari , dà ai poveri terra , lavoro , istruzione , stampa libri , costruisce fabbriche , macchine e strade , e persino un esercito , orrore ! , per poter difendere la libertà . Voi non credete che questo faccia parte di « un movimento storico generale a indirizzo liberatore » ? Pazienza , anzi peggio per voi ! L ' importante è che laggiù vi è un popolo di 450 milioni che la vede in modo diverso , perché sente , finalmente , di aver cominciato a governarsi da sé . O saran governati anche loro , quei 450 milioni , dal russo col ghigno satanico , il berretto a punta e il pugnale fra i denti , che minaccia la civiltà « occidentale » ? Coraggio , Vittorini lo avevano già detto i manifesti di Salò , lo ripetono oggi quelli di Gedda : mettici anche la tua firma e non se ne parli più ! Ma chi aveva pensato tu valessi , proprio come « intellettuale » , qualcosa , ti ha , ora , giudicato . Vi sono intellettuali che , quando aderiscono al partito , pensano di doverne essere per natura i dirigenti , chiamati ad elaborare le parti più elevate della dottrina . Si sbagliano , senza dubbio , perché la nostra dottrina sgorga non soltanto da una oramai secolare elaborazione di idee , ma sgorga da una esperienza , che ha per più di un secolo accompagnato , sorretto , corretto il corso e progresso delle idee . Solo dopo una adesione e penetrazione profonda , che abbia come punto di partenza , come in tutte le cose serie , anche la modestia , il contributo personale è possibile . Quello che da un intellettuale però si ha ragione di pretendere sin dall ' inizio è una certa qualità del ragionare , soprattutto se si pretende , come sembra che in questo caso si pretenda , alla buona fede . Quello che in Vittorini manca , e manca certamente in molti altri ancora , è la qualità ; e qualità ci sembra voler dire , per chi lavora essenzialmente col pensiero , capacità di analisi e visione generale del mondo del pensiero e delle lotte che oggi vi si combattono . Non ha questa visione generale chi non va più in là della frase fatta o del luogo comune , siano essi quelli della noiosa propaganda reazionaria , o quelli delle tendenze pseudo filosofiche alla moda ( « l ' uomo nasce solo » , « l ' uomo muore solo » : sciocchezze ! L ' uomo non è mai meno solo di quando nasce e di quando muore ! ) . Provenienti dall ' una o dall ' altra di queste parti , la frase fatta , il luogo comune , tendono oggi soprattutto a una cosa , a abbassare e umiliare la ragione umana . Che cosa resta nel mondo , se il movimento liberatore di milioni e centinaia di milioni di uomini che costruiscono società nuove , non è più che l ' « oscurantismo di Zdanov » , le scomuniche del Cominform , nuovi processi delle streghe , una nuova « Chiesa » e così via ? Ben sanno ciò che si fauno , coloro che in questo modo accusano la ragione di non essere più tale , l ' uomo di diventare meno umano , e ciò proprio mentre si corona di successo il suo sforzo di dominare e l ' economia e la natura . Vittorini pensa che rimanga , per lui e per gli altri , la « libertà » . Ma già ragiona , egli stesso , come uno schiavo .