StampaPeriodica ,
Chi
voglia
esaminare
,
dal
punto
di
vista
italiano
,
il
problema
dell
'
Adriatico
,
deve
partire
innanzitutto
da
una
considerazione
obiettiva
dei
fatti
più
generali
che
si
svolgono
al
di
là
del
mare
.
...
Al
di
là
del
mare
oggi
si
combatte
una
lotta
di
vita
o
di
morte
.
Da
una
parte
,
la
crisi
di
un
impero
secolare
,
che
ha
mutata
la
sua
missione
nel
mondo
,
ma
non
l
'
ha
ancora
forse
interamente
esaurita
,
e
che
si
dibatte
per
la
propria
esistenza
.
Dall
'
altra
la
crisi
di
un
popolo
,
che
giunto
al
pieno
sentimento
della
propria
nazionalità
,
si
divincola
per
raggiungere
un
assetto
politico
,
che
non
gli
arresti
ma
gli
faciliti
il
completo
dischiudersi
alla
vita
.
Fra
il
Quarnero
ed
Antivari
,
sulla
sponda
opposta
orientale
dell
'
Adriatico
,
di
fronte
alla
massa
compatta
di
italiani
della
sponda
occidentale
,
è
un
'
altra
massa
di
genti
,
sulle
quali
la
storia
ha
potuto
imprimere
differenze
esteriori
di
religioni
,
di
costumi
,
di
alfabeti
;
ma
non
ha
potuto
annientare
,
distruggere
le
stigmate
della
comune
origine
,
della
comune
favella
.
Sotto
la
varia
corteccia
degli
sloveni
,
dei
serbi
,
dobbiamo
riconoscere
uno
stesso
popolo
,
il
jugoslavo
.
Un
secolo
fa
,
quelle
popolazioni
,
prive
d
'
ogni
coscienza
unitaria
,
vivevano
divise
fra
il
dominio
turco
e
quello
austriaco
.
L
'
epopea
napoleonica
,
questa
grande
suscitatrice
di
nazionalità
,
dette
la
prima
spinta
al
movimento
nazionale
presso
le
popolazioni
slave
meridionali
dell
'
Austria
,
con
la
fondazione
del
Regno
dell
Illiria
,
cui
sopravvisse
a
lungo
,
ferocemente
combattuto
,
l
'
illirismo
letterario
e
politico
.
Presso
le
popolazioni
jugoslave
soggette
al
turco
,
invece
,
il
movimento
iniziale
,
culmina
soltanto
con
l
'
autonomia
conquistata
dalla
Serbia
(
1826
)
.
Per
tutto
il
secolo
XIX
,
lentamente
,
ma
tenacemente
,
costantemente
,
l
'
ascensione
nazionale
jugoslava
s
'
è
proseguita
dai
due
punti
d
'
origine
:
da
Nord
e
da
Sud
.
Da
Sud
la
piccola
Serbia
preme
affinché
il
movimento
nazionale
jugoslavo
sbocchi
ad
un
assetto
politico
,
che
riunisca
in
uno
stato
indipendente
le
sparse
membra
della
nazione
.
Da
nord
,
l
'
Austria
preme
affinché
il
movimento
sbocchi
ad
un
assetto
politico
,
che
conglobi
nell
'
impero
anche
i
tronchi
jugoslavi
già
soggetti
alla
Turchia
,
facilitando
così
all
'
Impero
anche
la
discesa
verso
l
Egeo
.
In
Austria
-
Ungheria
il
movimento
,
sempre
più
vivace
e
rigoglioso
,
non
poteva
non
differenziarsi
in
due
correnti
jugo
-
slave
politicamente
opposte
.
Da
una
parte
la
corrente
lealista
ed
autonomista
:
essa
culmina
prima
col
sogno
di
mons
.
Strossmayer
di
una
grande
Slavia
del
sud
sotto
lo
scettro
degli
Asburgo
,
che
avrebbero
dovuto
abbracciare
anche
la
Serbia
ed
il
Montenegro
,
e
poi
si
concreta
nella
più
modesta
dottrina
trialista
,
che
abbandoni
ogni
aspirazione
d
'
espansione
oltre
i
confini
assegnati
all
'
Impero
dal
trattato
di
Berlino
.
Da
un
'
altra
parte
la
corrente
irredentista
che
ha
centro
d
'
attrazione
la
Serbia
.
A
questa
corrente
irredentista
che
per
verità
,
fino
a
poco
tempo
fa
trovava
scarsi
seguaci
e
solo
fra
i
serbi
della
Bosnia
i
tedeschi
ed
i
magiari
predominanti
nel
vecchio
Impero
non
davano
gran
peso
:
era
troppo
poca
cosa
e
da
combattere
sopratutto
col
cercare
di
tenere
soggette
economicamente
e
col
mortificare
di
continuo
politicamente
la
piccola
Serbia
,
in
modo
che
non
potesse
esercitare
alcun
fascino
sui
sudditi
serbi
degli
Asburgo
.
Ma
allo
scoppiare
della
guerra
balcanica
del
1912
il
fremito
nazionale
,
che
scuote
e
pervade
a
un
tratto
le
popolazioni
jugoslave
dell
'
Impero
,
rivela
,
più
largo
e
diffuso
,
che
non
si
sospettasse
prima
,
il
movimento
irredentista
.
D
'
altra
parte
la
Serbia
,
uscendo
vittoriosa
ed
ingrandita
dalla
lotta
,
batte
in
breccia
tutta
la
politica
austriaca
dell
'
ultimo
trentennio
:
il
suo
fascino
sui
serbi
d
'
Austria
si
fa
sempre
più
vivo
.
Il
vecchio
impero
sente
in
tutta
la
sua
gravità
l
'
incalzare
del
problema
jugo
-
slavo
.
O
spegnere
d
'
un
colpo
,
bruscamente
,
fin
dal
suo
primo
divampare
il
fuoco
acceso
al
piccolo
regno
entro
i
confini
dell
'
Impero
;
o
,
come
l
'
incendio
nella
steppa
,
quel
fuoco
tutto
avvolgerà
,
distruggerà
.
L
'
uccisione
dell
'
arciduca
F
.
Ferdinando
è
l
'
indice
più
grave
dei
progressi
compiuti
dall
'
irredentismo
.
E
d
'
altra
parte
,
la
forma
stessa
dell
'
ultimatum
,
con
cui
l
'
Austria
chiese
entro
le
24
ore
risposte
tassative
a
domande
inaccettabili
da
parte
della
Serbia
,
e
la
dichiarazione
affrettata
di
guerra
,
seguita
senz
'
altro
alla
risposta
che
pure
conteneva
l
'
accettazione
delle
inaccettabili
richieste
,
danno
la
sicurezza
che
già
da
qualche
tempo
era
ferma
nel
governo
austriaco
la
volontà
di
schiacciare
alla
prima
occasione
il
regno
serbo
e
soffocare
così
la
prima
fonte
dell
'
irredentismo
jugo
-
slavo
.
L
'
Austria
potrà
perfino
annientare
il
Regno
di
Re
Pietro
;
ma
accoglierà
allora
nel
suo
seno
un
nuovo
fortissimo
nucleo
di
serbi
indomiti
,
adusi
all
'
indipendenza
,
che
fatalmente
contribuiranno
a
rafforzare
,
ingigantire
il
sentimento
nazionale
di
tutte
le
stirpi
jugoslave
.
È
questa
una
vera
fatalità
storica
,
che
né
abilità
di
statistica
,
né
crudeltà
poliziesche
,
né
strapotenza
di
vittorie
può
arrestare
.
IL
PROBLEMA
NAZIONALE
.
ITALIANO
.
Ciò
posto
,
in
che
cosa
consiste
il
problema
dell
'
Adriatico
dal
punto
di
vista
italiano
?
Esso
presenta
tre
aspetti
:
il
nazionale
,
il
militare
e
l
'
economico
,
intimamente
connessi
l
'
uno
all
'
altro
,
e
tutti
e
tre
di
grandissimo
valore
.
Abbiamo
parlato
finora
come
se
sulla
sponda
orientale
dell
'
Adriatico
non
si
svolgesse
che
una
sola
lotta
nazionale
:
quella
degli
slavi
.
Ma
accanto
agli
slavi
,
lungo
quella
sponda
,
più
o
meno
compatti
,
vivono
in
lotta
per
la
propria
conservazione
anche
circa
450
mila
italiani
.
La
soluzione
del
problema
nazionale
adriatico
non
presenta
il
carattere
relativamente
semplice
e
facile
che
presenta
quella
del
Trentino
,
dove
la
popolazione
italiana
costituisce
una
massa
compatta
e
serrata
,
tenuta
assieme
dalla
stessa
conformazione
del
territorio
.
Sulla
sponda
nord
-
est
dell
'
Adriatico
ci
troviamo
,
invece
,
in
presenza
d
'
uno
di
quei
rendez
-
vous
di
genti
,
la
cui
lotta
per
lo
spazio
fra
le
diverse
nazionalità
si
fa
palmo
a
palmo
,
in
cui
la
commistione
delle
genti
che
vi
si
trovano
di
fronte
raggiunge
il
massimo
grado
,
in
cui
non
esiste
in
altri
termini
un
netto
confine
etnografico
,
ma
una
larga
zona
di
confine
etnicamente
eterogenea
e
contestata
.
In
tali
condizioni
annettere
politicamente
tutta
questa
zona
all
'
una
o
all
'
altra
delle
nazioni
in
lotta
,
non
si
può
senza
sacrificare
più
o
meno
largamente
l
'
una
o
l
'
altra
nazionalità
.
E
,
d
'
altra
parte
,
poiché
non
è
possibile
che
il
confine
politico
sia
tracciato
esclusivamente
col
criterio
etnografico
l
'
unica
via
d
'
uscita
parrebbe
quella
di
trovare
un
confine
che
annettesse
ai
due
stati
confinanti
quegli
spazi
,
in
cui
la
rispettiva
nazionalità
ha
incontrastato
predominio
.
Ora
a
chi
osserva
come
siano
distribuiti
gl
'
Italiani
oltre
l
'
attuale
nostro
confine
orientale
,
appare
subito
evidente
,
come
la
loro
compattezza
vada
gradatamente
scemando
,
man
mano
che
si
procede
da
occidente
verso
oriente
e
da
nord
verso
sud
.
Nel
Friuli
orientale
,
o
Goriziano
,
su
250
mila
abitanti
,
93
mila
sono
italiani
e
151
sloveni
;
ma
qui
è
ancora
relativamente
facile
separare
i
due
elementi
,
in
quanto
gli
italiani
occupano
la
pianura
e
gli
sloveni
il
monte
,
e
la
lotta
non
esiste
che
al
centro
principale
Gorizia
e
nel
distretto
di
Cormons
che
comprende
il
territorio
di
Collio
,
misto
di
italiani
e
di
sloveni
.
Segue
Trieste
col
suo
distretto
,
che
forma
il
nucleo
più
forte
e
più
compatto
,
il
centro
di
irradiazione
dell
'
italianità
d
'
oltre
confine
;
in
cui
,
per
quanto
sia
accanita
la
lotta
fra
slavi
ed
italiani
,
questi
rappresentano
la
grandissima
maggioranza
della
popolazione
:
141
mila
sopra
un
totale
di
188
mila
abitanti
.
In
Istria
,
intesa
nella
sua
attuale
costituzione
amministrativa
,
147
mila
italiani
si
oppongono
a
250
mila
slavi
;
ma
in
effetti
nel
versante
orientale
dell
'
Istria
che
gravita
verso
il
Quarnaro
,
la
proporzione
degli
italiani
diventa
minima
.
Nei
distretti
di
Castelnuovo
e
di
Volosca
con
le
annesse
isole
appena
13000
italiani
stanno
di
contro
ad
80
mila
slavi
.
Ancora
più
in
là
,
a
sudest
non
troviamo
più
che
scarsi
e
dispersi
nuclei
di
italianità
in
mezzo
all
'
oceano
slavo
:
i
24
mila
italiani
dell
'
autonoma
Fiume
,
in
mezzo
a
2.600.000
abitanti
della
Croazia
-
Slavonia
;
i
18.000
secondo
le
statistiche
ufficiali
o
mettiamo
pure
al
massimo
50.00
italiani
frazionati
e
dispersi
nelle
piccole
cittadine
costiere
della
Dalmazia
,
occupata
dalla
massa
compatta
di
oltre
600.000
serbo
-
croati
.
È
evidente
che
voler
risolvere
il
problema
nostro
nazionale
,
annettendo
all
Italia
tutte
o
gran
parte
di
queste
genti
,
sarebbe
contrario
a
quello
stesso
diritto
di
nazionalità
,
in
nome
del
quale
invochiamo
la
liberazione
degli
italiani
irredenti
.
Non
altrettanto
si
potrebbe
dire
se
l
'
annessione
si
limitasse
a
quella
parte
del
territorio
dove
l
'
italianità
,
pur
frammista
agli
slavi
,
s
'
è
conservata
relativamente
compatta
.
Cioè
:
tutta
la
parte
che
resta
al
di
qua
del
confine
storico
dell
'
Istria
(
Timavo
,
Agro
triestino
,
Catena
della
Vena
,
Monte
Maggiore
,
Punta
Fianona
,
la
Pax
tecum
dei
romani
)
.
Con
la
prima
soluzione
,
per
salvare
450
mila
italiani
,
dovremmo
inghiottire
entro
i
nostri
confini
oltre
1.000.000
di
slavi
al
minimo
;
con
la
seconda
dovremmo
rinunciare
alle
poche
migliaia
d
'
italiani
di
Fiume
e
della
Dalmazia
,
ma
congloberemmo
nel
Regno
soltanto
385
mila
slavi
al
massimo
.
So
bene
che
simile
soluzione
non
può
soddisfare
la
nuovissima
scuola
che
vuole
rispettato
il
principio
della
nazionalità
,
ma
soltanto
per
la
propria
;
che
vuole
l
'
espansione
economi
:
a
e
politica
,
ma
soltanto
per
sé
.
Per
simili
aberrazioni
,
che
possono
suscitare
il
fascino
d
'
un
momento
,
il
fascino
della
forza
e
del
successo
brutale
,
ma
che
preparano
a
non
lunga
scadenza
difficoltà
,
e
delusioni
e
dolori
,
non
sarebbe
possibile
muovere
alla
guerra
la
grande
maggioranza
del
popolo
nostro
,
come
non
furono
spinti
da
esse
a
lottare
ed
a
soffrire
gli
uomini
del
nostro
Risorgimento
.
E
gli
stessi
propagandisti
della
conquista
dalmata
lo
sentono
così
bene
,
che
sono
obbligati
a
deformare
i
fatti
per
dare
alle
loro
idee
un
'
apparenza
di
diritto
nazionale
.
IL
PROBLEMA
MILITARE
.
Veniamo
ora
all
'
aspetto
militare
del
problema
.
Il
confine
orientale
dell
'
Italia
,
con
la
zona
aperta
friulana
al
di
qua
dell
'
Isonzo
,
è
come
un
portone
di
casa
completamente
spalancato
:
esso
è
,
insieme
alla
sua
mancata
annessione
del
Trentino
,
lo
scotto
di
Custoza
e
di
Lissa
.
Il
confine
orientale
rappresenta
il
punto
debole
del
nostro
paese
:
questo
si
deve
essenzialmente
al
fatto
che
l
'
Austria
possiede
,
oltre
al
Trentino
,
anche
la
costa
occidentale
dell
'
Istria
.
Il
Trentino
,
questo
cuneo
austriaco
nel
nostro
territorio
,
questo
saliente
,
come
dicono
i
militari
,
rende
ardua
e
difficile
la
difesa
del
confine
orientale
,
soprattutto
perché
per
gli
eserciti
da
noi
ammassati
alla
difesa
del
Friuli
rappresenta
la
gravissima
minaccia
di
esser
presi
alle
spalle
.
Ora
a
questo
saliente
terrestre
fa
pendant
in
mare
l
'
altro
saliente
austriaco
dell
'
Istria
con
Pola
,
che
impedisce
,
o
quanto
meno
ostacola
gravemente
la
difesa
da
mare
del
confine
orientale
.
Se
immaginiamo
,
invece
,
tolti
all
'
Austria
quei
due
salienti
minacciosi
,
la
difesa
del
nostro
paese
non
potrebbe
davvero
dirsi
più
in
serio
pericolo
.
Insomma
le
stesse
necessità
militari
che
,
oltre
al
resto
,
giustificano
le
aspirazioni
all
'
annessione
del
Trentino
,
giustificano
anche
l
'
altra
aspirazione
di
togliere
di
mano
all
'
Austria
il
pericoloso
saliente
di
Pola
.
Per
la
qual
cosa
sarebbe
necessario
e
sufficiente
che
il
confine
nostro
si
spingesse
press
'
a
poco
al
confine
storico
dell
'
Istria
.
IL
PROBLEMA
ECONOMICO
.
Dal
punto
di
vista
economico
,
il
problema
italiano
dell
'
Adriatico
si
può
sintetizzare
in
poche
parole
.
È
nostro
vitale
interesse
che
l
'
Adriatico
intensifichi
quanto
più
è
possibile
i
suoi
traffici
.
L
'
Italia
soffre
di
una
paralisi
nel
suo
fianco
orientale
.
Ad
occidente
i
suoi
maggiori
centri
,
ad
occidente
i
suoi
maggiori
porti
,
i
suoi
maggiori
traffici
;
ad
oriente
la
vita
pulsa
più
fiacca
,
più
stentata
.
È
un
male
antico
,
un
male
che
ha
profonde
radici
nei
secoli
.
Con
l
'
apertura
del
canale
di
Suez
,
una
nuova
corrente
è
tornata
a
circolare
vivificando
questo
esangue
organismo
,
e
le
nostre
regioni
adriatiche
han
cominciato
a
risorgere
,
come
ne
fan
fede
i
progressi
marinari
di
Venezia
,
Ancona
,
Bari
,
Brindisi
,
il
rinnovamento
agricolo
delle
provincie
adriatiche
,
l
'
iniziata
industrializzazione
del
Veneto
e
del
Barese
.
Siamo
però
appena
all
'
inizio
di
questo
rinnovamento
.
E
la
speranza
che
esso
continui
e
si
intensifichi
dobbiamo
riporla
specialmente
nel
continuo
incremento
dei
traffici
dell
'
Adriatico
.
...
Ora
è
nostro
interesse
economico
promuovere
quelle
soluzioni
politiche
del
problema
adriatico
,
che
meglio
possano
contribuire
ad
allargare
la
sfera
di
influenza
di
questo
mare
.
Ciò
posto
,
l
'
affacciarsi
della
Serbia
direttamente
su
questo
mare
,
non
può
essere
salutato
da
noi
che
con
gioia
,
anche
dal
punto
di
vista
commerciale
.
Una
grande
Serbia
,
che
abbracciasse
l
'
antico
regno
e
gli
acquisti
delle
ultime
guerre
balcaniche
,
e
la
Bosnia
Erzegovina
e
la
Dalmazia
,
coopererebbero
grandemente
ad
allargare
1'
interland
adriatico
.
Ostacolata
verso
sud
,
per
la
via
dell
'
Egeo
,
dal
possesso
greco
di
Salonicco
,
ostacolata
verso
oriente
,
per
la
via
del
Danubio
,
dalla
Ungheria
;
la
Serbia
sarebbe
costretta
dal
proprio
interesse
a
gravitare
sull
'
Adriatico
.
Oggi
invece
la
Bosnia
è
attratta
dall
'
Ungheria
verso
il
Danubio
;
e
tutta
l
'
attuale
Serbia
è
costretta
a
gravitare
interamente
sull
'
Egeo
e
sul
Danubio
,
perché
l
'
Austria
le
chiude
quel
varco
all
'
Adriatico
,
che
le
fu
sempre
aperto
fino
a
cinquant
'
anni
or
sono
attraverso
Ragusa
.
Viceversa
,
qualunque
soluzione
,
che
togliesse
all
'
impero
austro
-
ungarico
dato
che
questo
non
sia
distrutto
ogni
sbocco
sull
'
Adriatico
,
cioè
proprio
la
soluzione
che
alcuni
vagheggiano
di
una
occupazione
italiana
estesa
anche
alla
Dalmazia
,
dal
punto
di
vista
dei
traffici
dell
'
Adriatico
,
non
potrebbe
essere
che
dannosa
.
È
evidente
che
una
barriera
politica
fra
le
coste
italiane
e
l
'
impero
austro
-
ungarico
,
costituirebbe
un
notevole
ostacolo
a
che
i
paesi
interni
preferissero
l
'
Adriatico
alle
altre
vie
commerciali
.
L
'
AUTONOMIA
TRIESTINO
-
ISTRIANA
.
A
questa
ultima
soluzione
del
problema
(
conquista
italiana
del1'
Istria
storica
e
costituzione
di
tutta
la
Jugoslavia
in
una
grande
Serbia
indipendente
)
noi
dovremmo
dunque
aspirare
con
tutte
le
nostre
forze
.
StampaPeriodica ,
Accade
spesso
che
i
rappresentanti
della
generazione
dei
militanti
adulti
e
degli
anziani
non
sanno
avvicinare
come
conviene
la
gioventù
che
,
per
forza
di
cose
,
è
obbligata
ad
accostarsi
al
socialismo
in
modo
diverso
,
per
un
'
altra
strada
,
in
un
'
altra
forma
,
in
circostanze
diverse
...
(
Lenin
)
Il
monito
che
Lenin
dava
a
suo
tempo
ai
militanti
adulti
ed
agli
anziani
perché
acquistassero
la
capacità
di
saldarsi
con
le
nuove
generazioni
ha
per
noi
un
grandissimo
significato
politico
e
pratico
attuale
.
Sentiamo
spesso
ripetere
da
militanti
adulti
del
nostro
partito
e
da
elementi
anziani
della
classe
operaia
che
la
gioventù
cresciuta
ed
educata
nell
'
ambiente
fascista
sarebbe
estranea
alla
comprensione
della
necessità
della
lotta
per
uscire
dall
'
attuale
situazione
in
cui
versano
la
classe
operaia
e
tutto
il
popolo
italiano
.
La
scissione
ideologica
che
il
fascismo
si
sforza
di
operare
tra
le
vecchie
e
le
nuove
generazioni
sarebbe
,
dunque
,
inevitabile
e
definitiva
.
Se
ciò
fosse
vero
,
ci
sarebbe
da
disperare
dell
'
avvenire
del
nostro
paese
!
La
verità
è
ben
altra
.
Non
siamo
ancora
riusciti
ad
avvicinare
largamente
e
«
come
conviene
»
la
gioventù
d
'
oggi
;
abbiamo
molto
spesso
subito
passivamente
la
scissione
che
il
fascismo
crea
,
mantiene
e
cerca
di
approfondire
tra
le
vecchie
e
le
nuove
generazioni
,
invece
di
reagire
ad
essa
nelle
forme
«
convenienti
»
;
non
abbiamo
ancora
studiato
a
fondo
quali
sono
i
modi
particolari
,
le
vie
,
le
forme
che
la
nuova
gioventù
educata
dal
fascismo
adotta
e
segue
per
cercare
di
mettere
in
evidenza
i
propri
problemi
.
Insomma
,
non
siamo
ancora
a
contatto
intimo
con
la
gioventù
d
'
oggi
,
e
questa
non
è
una
delle
ragioni
secondarie
della
relativa
arretratezza
del
nostro
lavoro
politico
,
in
generale
.
Dobbiamo
dire
a
tutti
i
compagni
,
e
a
tutti
gli
anziani
della
classe
operaia
,
che
uno
dei
problemi
fondamentali
che
sta
dinanzi
al
nostro
paese
(
e
dalla
cui
soluzione
dipenderà
,
per
buona
parte
,
la
vittoria
del
popolo
italiano
contro
il
pugno
di
grandi
capitalisti
e
proprietari
fondiari
che
lo
affamano
e
l
'
opprimono
)
è
quello
di
lavorare
e
saldare
,
nella
lotta
,
le
vecchie
e
le
nuove
generazioni
.
Per
assolvere
questo
grande
compito
gli
adulti
debbono
avvicinare
la
gioventù
quale
essa
è
,
con
i
suoi
sentimenti
,
con
la
sua
mentalità
,
saperla
comprendere
,
e
marciare
assieme
ad
essa
,
guidandola
,
ma
senza
presumere
di
imporle
la
direzione
,
e
rispettando
quanto
di
nuovo
e
di
originale
la
gioventù
porta
con
sé
.
Giacché
la
gioventù
porta
sempre
con
sé
una
propria
esperienza
,
e
la
esperienza
dei
giovani
,
per
quanto
modesta
,
contiene
sempre
una
critica
(
un
giudizio
)
del
passato
,
di
cui
gli
anziani
debbono
tener
conto
.
È
un
luogo
comune
,
per
parecchi
nostri
militanti
adulti
e
per
molti
anziani
della
classe
operaia
(
e
non
solo
della
classe
operaia
)
,
che
la
gioventù
italiana
d
'
oggi
non
abbia
delle
aspirazioni
,
non
pensi
a
cose
serie
,
si
occupi
solo
di
sport
e
di
futilità
.
Quale
ingiusta
caratteristica
della
gioventù
italiana
è
mai
questa
!
Eppure
in
questi
anni
duri
è
proprio
da
questa
gioventù
che
sono
venuti
nelle
nostre
file
,
nelle
file
dell
'
avanguardia
del
proletariato
,
nelle
file
della
Gioventù
comunista
,
dei
magnifici
combattenti
,
i
quali
hanno
arricchito
il
nostro
partito
di
una
grande
esperienza
,
contribuendo
a
fargli
rettificare
alcuni
aspetti
della
sua
politica
e
ad
introdurre
nel
suo
lavoro
delle
forme
più
appropriate
alla
situazione
,
ciò
che
ha
permesso
al
partito
di
estendere
e
di
consolidare
le
sue
relazioni
con
le
masse
.
Se
la
gioventù
italiana
educata
dal
fascismo
(
intendete
bene
!
)
cerca
e
trova
il
partito
comunista
,
ciò
significa
che
nella
gioventù
fermentano
idee
e
propositi
di
redenzione
,
e
volontà
di
lotta
.
Ma
non
è
solo
il
reclutamento
nelle
nostre
file
e
nelle
file
della
Gioventù
comunista
che
ci
interessa
.
Il
reclutamento
,
nella
nostra
situazione
,
sarà
sempre
limitato
a
gruppi
ristretti
di
giovani
.
Il
problema
non
è
solo
di
reclutare
delle
migliaia
di
giovani
nelle
nostre
file
,
ma
è
anche
,
e
soprattutto
,
quello
di
mettere
in
movimento
i
milioni
di
giovani
italiani
che
vogliono
vivere
.
Questi
milioni
di
giovani
pensano
.
Il
fascismo
non
ha
saputo
offrire
alla
gioventù
alla
«
crisi
della
gioventù
»
,
la
quale
è
una
delle
caratteristiche
più
drammatiche
della
società
capitalista
in
agonia
altra
soluzione
che
quella
della
guerra
;
e
perciò
ha
diffusa
ed
alimentata
nei
giovani
una
ideologia
sciovinista
mescolata
con
forti
motivi
demagogici
.
Sappiamo
bene
tutto
ciò
.
L
'
«
Italia
proletaria
»
dovrebbe
conquistarsi
il
suo
posto
al
sole
e
il
benessere
contro
le
nazioni
«
capitalistiche
»
,
egoiste
,
ecc
.
Con
questa
propaganda
il
fascismo
si
sforza
di
nascondere
quella
che
è
la
vera
causa
della
miseria
del
popolo
e
delle
angustie
dei
nostri
giovani
:
la
manomissione
di
tutta
la
ricchezza
del
paese
da
parte
di
un
pugno
di
capitalisti
,
che
sono
gli
effettivi
padroni
dell
'
Italia
.
Ma
i
nostri
giovani
pensano
;
e
,
sia
pure
tra
incertezze
ed
oscillazioni
,
degli
strati
sempre
più
importanti
di
giovani
incominciano
a
vedere
che
l
'
ostacolo
alla
loro
sistemazione
nella
vita
ed
al
loro
avvenire
si
trova
nell
'
Italia
stessa
,
e
non
nell
'
Inghilterra
o
nella
Francia
dove
milioni
di
altri
giovani
combattono
anch
'
essi
la
loro
battaglia
per
il
diritto
alla
vita
.
L
'
anticapitalismo
della
gioventù
operaia
e
di
una
larga
parte
della
gioventù
intellettuale
è
un
segno
di
questa
«
coscienza
dell
'
ostacolo
»
.
L
'
anticapitalismo
dei
giovani
non
è
una
finzione
.
Esso
si
rafforza
nella
lotta
di
classe
,
di
fronte
all
'
ingordigia
ed
all
'
egoismo
dei
grandi
industriali
,
dei
grandi
magnati
del
capitale
;
e
quando
udiamo
dalla
bocca
di
certi
giovani
dire
che
«
Mussolini
farà
come
in
Russia
»
noi
consideriamo
,
certo
,
l
'
illusione
che
questa
credenza
esprime
,
ma
non
possiamo
fare
a
meno
di
vedere
in
essa
maturare
la
coscienza
,
ancora
non
bene
precisa
negli
obbiettivi
,
del
l
'
ostacolo
capitalista
e
la
volontà
ancor
vaga
,
ma
certa
,
di
abbatterlo
.
Nella
gioventù
studiosa
le
correnti
che
si
avvicinano
alle
nostre
posizioni
teoriche
sono
abbastanza
importanti
;
e
,
così
come
esistono
in
Italia
gruppi
di
giovani
corporativisti
-
collettivisti
,
ne
esistono
pure
di
comunisti
-
idealisti
,
la
cui
funzione
potrà
essere
grande
nello
sviluppo
degli
avvenimenti
per
avvicinare
al
proletariato
strati
di
nuovi
intellettuali
.
I
milioni
di
giovani
pensano
,
anche
se
cercano
qualche
distrazione
.
Ci
scandalizziamo
perché
i
giovani
vogliono
divertirsi
?
Forse
c
'
è
tra
di
noi
qualche
vecchio
decrepito
il
quale
ha
dimenticato
che
gioventù
è
gioia
?
Non
vi
pare
che
dobbiamo
,
piuttosto
,
gettare
l
'
allarme
perché
la
nostra
gioventù
sta
perdendo
l
'
abitudine
al
sorriso
?
Il
fascismo
ha
sfruttato
gli
ideali
più
nobili
che
albergano
nel
cuore
dei
giovani
,
e
li
ha
deformati
.
Lo
spirito
eroico
della
gioventù
,
l
'
ambizione
dei
giovani
alle
grandi
opere
della
vita
,
e
la
loro
aspirazione
a
migliorare
le
sorti
del
proprio
paese
han
servito
agli
educatori
fascisti
per
dare
alla
gioventù
una
orientazione
guerriera
,
nella
quale
gli
elevati
pensieri
del
benessere
del
popolo
e
del
paese
sono
stati
sfruttati
per
gli
obbiettivi
sordidi
della
difesa
degli
interessi
dei
capitalisti
.
Ma
se
noi
accusassimo
di
ciò
i
giovani
,
e
li
trattassimo
con
dispetto
perché
essi
si
sono
lasciati
influenzare
dall
'
azione
indefessa
del
fascismo
,
commetteremmo
l
'
errore
di
non
comprendere
l
'
elemento
positivo
,
dinamico
,
e
il
sano
amore
per
il
proprio
paese
che
ha
spinto
molti
giovani
al
fascismo
o
li
ha
convinti
di
alcuni
motivi
più
popolari
della
campagna
fascista
,
e
saremmo
,
via
!
,
troppo
indulgenti
verso
noi
stessi
,
che
non
abbiamo
fatto
tutto
il
nostro
dovere
per
aiutare
i
giovani
a
trovare
la
giusta
via
.
I
milioni
di
giovani
italiani
cercano
la
via
,
e
cercano
una
guida
.
Ma
,
lo
ripetiamo
,
cercano
una
guida
che
tenga
conto
dei
loro
sentimenti
,
della
loro
mentalità
,
delle
loro
aspirazioni
.
Se
,
come
è
nostro
dovere
,
avviciniamo
í
giovani
,
se
gli
anziani
,
come
è
loro
dovere
,
prendono
la
cura
di
parlare
ai
giovani
,
e
col
linguaggio
dei
giovani
,
se
i
militanti
adulti
e
gli
anziani
della
classe
operaia
dimostrano
ai
giovani
che
gli
obbiettivi
delle
vecchie
e
delle
nuove
generazioni
si
completano
a
vicenda
,
che
le
vecchie
,
come
le
nuove
generazioni
,
mirano
a
fare
del
popolo
italiano
il
padrone
dei
propri
destini
,
liberandolo
dal
parassitismo
di
un
pugno
di
persone
che
oggi
fa
e
disfà
della
vita
di
43
milioni
di
italiani
,
se
noi
più
anziani
coltiviamo
lo
spirito
generoso
ed
eroico
della
nostra
gioventù
,
valorizziamo
come
merita
la
sua
devozione
agli
interessi
della
nazione
italiana
,
diamo
un
contenuto
reale
al
suo
sentimento
di
disciplina
(
c
'
è
tanto
bisogno
di
disciplina
per
uscire
dall
'
anarchia
della
società
capitalistica
,
anche
se
essa
è
come
si
dice
«
corporativa
»
)
,
avremo
stabilito
il
primo
contatto
tra
le
vecchie
e
le
nuove
generazioni
.
E
quindi
ci
sarà
possibile
guidare
i
giovani
alla
lotta
per
le
loro
conquiste
immediate
e
per
quelle
più
lontane
.
I
giovani
hanno
creduto
alla
parola
fascista
che
dice
:
Largo
ai
giovani
!
I
fatti
hanno
smentito
e
smentiscono
la
sincerità
di
chi
ha
lanciata
questa
grande
parola
.
I
giovani
sono
respinti
indietro
,
trovano
sbarrate
tutte
le
porte
.
Dei
giovani
si
parla
sempre
assieme
alla
guerra
.
Gioventù
e
guerra
vanno
a
braccetto
.
Sì
,
ma
alla
morte
.
Dei
giovani
e
della
vita
,
si
dice
poco
,
salvo
in
qualche
canzone
.
Ora
,
è
proprio
il
problema
della
vita
,
in
tutti
i
suoi
aspetti
,
che
il
nostro
largo
ai
giovani
deve
mettere
innanzi
.
Noi
comunisti
,
che
costituiamo
il
vero
partito
della
gioventù
,
perché
lottiamo
per
dare
alla
gioventù
il
diritto
di
vivere
,
di
lavorare
,
di
amare
,
di
istruirsi
,
di
coltivare
tutti
i
tesori
in
essa
nascosti
e
di
assicurarne
il
rigoglio
,
noi
dobbiamo
appoggiare
coraggiosamente
e
contribuire
,
con
intelligenza
,
a
sviluppare
i
movimenti
che
si
verificano
nella
gioventù
italiana
,
e
far
sì
che
essi
si
affermino
nella
vita
nazionale
.
Largo
ai
giovani
vuol
dire
il
diritto
dei
giovani
ad
avere
un
posto
assicurato
nella
vita
e
nel
proprio
paese
.
Largo
ai
giovani
vuol
dire
il
diritto
dei
giovani
a
formarsi
una
famiglia
,
nella
serena
certezza
di
poterle
assicurare
i
mezzi
di
esistenza
.
Largo
ai
giovani
vuol
dire
una
politica
di
pace
.
La
politica
di
guerra
è
la
negazione
di
ogni
politica
giovanile
.
Lo
spirito
di
lotta
della
gioventù
deve
essere
indirizzato
verso
i
grandi
ideali
della
liberazione
del
paese
dai
suoi
nemici
interni
i
capitalisti
parassiti
del
lavoro
nazionale
verso
la
creazione
di
un
ordine
nuovo
che
assicuri
a
tutti
il
diritto
di
vivere
e
la
possibilità
di
svilupparsi
e
di
elevarsi
.
Largo
ai
giovani
vuol
dire
il
diritto
riconosciuto
ai
giovani
di
partecipare
alla
vita
politica
,
sindacale
,
culturale
del
paese
nelle
organizzazioni
e
nella
stampa
.
Largo
ai
giovani
vuol
dire
che
le
promesse
fatte
ai
giovani
,
prima
e
durante
la
guerra
d
'
Africa
,
debbono
essere
mantenute
,
specialmente
per
quanto
riguarda
gli
ex
combattenti
.
Se
i
nostri
militanti
adulti
,
e
gli
operai
anziani
,
e
tutti
gli
anziani
pensosi
della
sorte
del
paese
,
si
daranno
con
passione
alla
mobilitazione
di
milioni
di
giovani
,
di
tutti
i
giovani
,
maschi
e
femmine
,
dei
giovani
fascisti
,
cattolici
,
d
'
ogni
opinione
politica
o
politicamente
indifferenti
,
nelle
fabbriche
e
nelle
case
operaie
,
nei
circoli
,
nei
fasci
giovanili
,
nelle
associazioni
cattoliche
,
nelle
campagne
,
nelle
scuole
,
negli
uffici
,
la
parola
Largo
ai
giovani
,
che
è
servita
sino
ad
oggi
come
un
motivo
retorico
,
diventerà
una
direttiva
di
azione
capace
di
unificare
le
vecchie
e
le
nuove
generazioni
per
tutte
le
rivendicazioni
immediate
della
gioventù
e
per
liberare
l
'
Italia
dagli
ostacoli
che
impediscono
alla
gioventù
di
marciare
sorridente
e
felice
verso
l
'
avvenire
che
è
suo
.
StampaPeriodica ,
Innanzi
che
la
salma
di
Emilio
Zola
fosse
resa
alla
terra
,
un
ministro
della
Repubblica
Francese
,
insieme
col
saluto
della
Francia
,
le
portò
quello
dell
'
Italia
,
patria
paterna
del
sommo
scrittore
.
Questo
riconoscimento
di
parentela
fra
i
due
popoli
,
rispetto
ad
un
uomo
che
aggiunse
tanta
gloria
alla
terra
nativa
,
liberalmente
confessato
nell
'
ora
dell
'
ultimo
distacco
,
quando
l
'
orgoglio
e
la
tenerezza
domestica
sogliono
farsi
più
gelosi
ed
esclusivi
,
fu
un
atto
di
grande
ed
ospitale
gentilezza
che
mosse
a
gratitudine
l
'
animo
degli
italiani
.
E
'
bello
che
un
ministro
d
'
Italia
abbia
in
quell
'
ora
rivendicato
al
nostro
paese
una
singolare
ragione
di
fraternità
colla
Francia
.
Ci
è
caro
che
un
tanto
uomo
portasse
un
nome
italiano
e
fosse
nato
di
sangue
nostro
;
ma
per
la
purezza
dell
'
omaggio
che
oggi
rendiamo
alla
sua
memoria
,
è
nostro
debito
affermare
che
nell
'
affetto
che
portammo
al
poeta
,
nel
dolore
dell
'
acerba
sua
morte
nella
meraviglia
ammirativa
che
desta
in
noi
la
sua
opera
innanzi
tempo
compiuta
,
non
intervenne
e
non
interviene
nessun
sentimento
di
orgoglio
e
di
tenerezza
patria
.
Nato
in
Francia
di
padre
francese
,
nato
in
quale
altro
paese
della
terra
,
di
parenti
che
ignorassero
pure
il
nome
d
'
Italia
,
Emilio
Zola
ci
avrebbe
oggi
ad
un
modo
ferventi
ammiratori
del
suo
genio
ed
affettuosi
cultori
della
sua
memoria
.
La
sola
patria
di
uno
scrittore
è
quella
che
gli
fornisce
l
'
argomento
e
lo
strumento
dell
'
opera
.
Anche
a
non
considerarne
la
nascita
,
ed
il
sangue
materno
e
le
lunghe
materne
cure
nella
misera
infanzia
e
nell
'
adolescenza
randagia
,
la
sostanza
di
vita
che
egli
raccolse
ed
animò
ne
suoi
romanzi
,
la
maravigliosa
padronanza
della
lingua
che
colà
conobbe
,
e
che
già
duttile
e
sottile
ancora
egli
seppe
piegare
e
costringere
ad
una
non
mai
prima
raggiunta
minutezza
di
significati
ed
arricchire
di
termini
tecnici
,
pure
serbandole
sapore
e
vigore
letterario
,
lo
stile
magniloquente
per
impeto
interiore
di
persuasione
e
di
passione
,
ma
chiaro
e
spedito
per
prontezza
e
frequenza
di
comunicazioni
,
la
coltura
non
guari
allargata
oltre
i
confini
della
patria
,
il
semplice
e
pratico
concetto
della
vita
e
dei
destini
umani
,
la
fantasia
fervida
e
concreta
.
l
'
acume
ed
il
metodo
dell
'
osservazione
,
raccolgono
nell
'
immensa
mole
dei
suoi
scritti
,
in
una
somma
quale
raro
s
'
incentra
,
i
caratteri
essenziali
del
genio
francese
.
Mancò
di
gaiezza
.
ma
il
suo
tempo
non
ne
espresse
che
agli
indifferenti
,
e
ne
difettarono
e
ne
difettano
quasi
tutti
gli
scrittori
degni
di
questo
nome
che
vennero
dopo
di
lui
.
Anche
gli
fu
rimproverato
che
mancasse
di
grazia
,
ma
lo
stesso
appunto
mosse
al
Vittor
Hugo
Enrico
Heine
che
se
ne
intendeva
,
e
concorde
al
Balzac
,
tutta
la
critica
sua
contemporanea
.
E
sarebbe
a
vedere
se
proprio
ne
mancasse
o
lo
sdegnasse
quale
mezzo
non
atto
ai
suoi
fini
.
Potrei
citare
ne
'
suoi
romanzi
mille
esempi
di
quella
sfiorante
precisione
nella
quale
appunto
consiste
la
grazia
.
Ma
a
voler
lumeggiare
in
breve
discorso
la
figura
di
uno
scrittore
,
non
conviene
insistere
sulle
qualità
formali
se
non
in
difetto
di
maggiori
.
A
chi
reca
in
mente
un
vasto
e
chiaro
mondo
,
è
poco
merito
saperlo
esprimere
nella
forma
che
più
gli
si
conviene
,
perché
le
cose
ben
possedute
,
nell
'
intelletto
vi
serbano
vivezza
e
calore
e
comandano
e
colorano
la
parola
.
Due
soli
fra
i
romanzieri
del
nostro
tempo
,
parlarono
così
alto
al
mondo
da
parere
la
loro
voce
fragore
di
moltitudine
:
Emilio
Zola
e
Leone
Tolstoi
.
Altri
furono
più
di
essi
cari
ai
raffinati
pregiatori
della
perfezione
artistica
,
altri
regnarono
con
più
esclusivo
impero
in
devoti
cenacoli
ed
ebbero
meno
numerosi
e
meno
acerbi
denigratori
Ma
nessun
altro
possedette
altrettanta
virtù
di
agitar
per
così
larga
cerchia
di
terre
remote
e
diverse
la
coscienza
delle
genti
,
a
quale
classe
,
a
quale
culto
,
a
quale
errore
,
a
quale
fede
appartenessero
,
quale
miseria
o
la
volontaria
cecità
gaudente
,
o
l
'
inopia
o
la
servitù
li
affliggesse
.
Di
agitarla
,
intendo
così
per
consenso
,
come
per
dissenso
,
due
moti
opposti
dell
'
animo
che
procedono
dallo
stesso
impulso
e
ne
attestano
del
pari
l
'
energia
Disparati
negli
aspetti
dell
'
arte
,
avversi
uno
all
altro
nell
'
idea
finale
del
bene
,
essi
s
'
incontrano
in
una
concezione
ottimista
,
benché
diversa
della
città
futura
ed
in
una
visione
pessimista
dell
odierna
società
.
E
il
loro
vasto
dominio
sugli
animi
,
non
procede
già
dagli
aspetti
del
bene
sognato
,
ma
dalla
spietata
confessione
del
male
presente
.
Perché
il
loro
non
è
già
il
pessimismo
filosofico
disperato
delle
sorti
umane
,
che
si
adagia
percosso
e
rassegnato
nell
impotenza
contro
un
cieco
destino
.
Ma
un
pessimismo
sperante
ed
operante
,
fatto
di
sdegno
pietoso
e
di
gagliardo
amore
.
Le
brutture
umane
non
si
riflettono
già
nell
animo
loro
come
in
uno
specchio
,
ma
sì
come
in
una
lama
brandita
per
estirparne
la
semenza
.
Solo
chi
arde
comunica
ardore
.
L
'
umanità
non
segue
che
gli
eroi
.
A
chiamare
eroe
lo
Zola
,
non
vorrei
che
la
vostra
mente
fosse
ora
ricondotta
a
quel
supremo
atto
d
'
eroismo
che
tenne
il
mondo
sospeso
al
suo
grido
di
giustizia
e
di
pietà
.
Mi
prosterno
alla
magnanima
grandezza
di
quell
'
atto
,
ma
la
virtù
eroica
dello
Zola
già
appariva
intera
.
nella
sua
opera
,
innanzi
che
egli
lo
compiesse
.
Quell
'
atto
appartiene
allo
spirito
animatore
dei
suoi
romanzi
come
lo
zampillo
alla
fonte
,
né
,
il
mondo
si
sarebbe
volto
a
quel
grido
se
egli
non
lo
avesse
gettato
dall
'
altezza
dell
'
opera
letteraria
.
Io
non
so
tacere
di
aver
provato
ì
giorni
andati
sia
senso
di
amarezza
e
quasi
di
scoramento
per
l
'
inanità
del
pensiero
,
nel
notare
come
troppi
articoli
necrologici
,
pure
ispirati
a
riverente
ammirazione
per
lo
scrittore
,
si
sbrigassero
di
questo
quasi
di
passata
ed
esaltassero
sovratutto
la
prodezza
della
magnifica
azione
.
Non
posso
a
meno
di
pensare
che
quarant
'
anni
di
lavoro
indefesso
e
tanto
splendore
di
bellezza
e
sapore
di
forte
pietà
e
la
creazione
e
l
'
animazione
di
oltre
mille
e
duecento
personaggi
di
stinti
ognuno
per
evidenza
e
precisione
di
caratteri
ed
operanti
ognuno
nel
suo
mezzo
ed
esprimenti
gli
innumerevoli
aspetti
della
vita
di
un
popolo
,
;
per
poco
non
parvero
eclissati
davanti
la
virtù
d
un
momento
già
rimunerata
col
maggior
premio
cui
possa
aspirare
l
'
eroismo
umano
:
la
persecuzione
per
la
verità
ed
il
trionfo
della
verità
.
So
bene
che
è
più
facile
disconoscere
dei
fatti
che
delle
idee
,
e
che
l
azione
può
sull
'
animo
nostro
assai
più
che
la
parola
.
Ma
l
opera
letteraria
dello
Zola
contenne
tutte
le
energie
ed
indusse
tutti
i
pericoli
dell
'
azione
.
Nessuno
dei
suoi
libri
passò
sereno
,
vestito
di
sola
bellezza
.
Tutti
levarono
clamori
di
trombe
o
mandarono
rombo
di
mine
sotterranee
.
E
nessun
'
altro
scrittore
ebbe
così
congiurati
al
silenzio
dapprima
,
e
di
poi
così
furibondi
avversari
i
dispensatori
di
fama
dall
'
alto
delle
grandi
riviste
o
dei
giornali
in
maggior
credito
.
Egli
bene
prevedeva
quelle
ire
,
e
quasi
si
godeva
di
incitarle
,
come
previde
e
pregustò
i
danni
e
gli
oltraggi
che
gli
avrebbe
fruttato
la
denunzia
dell
'
ultima
iniquità
.
Io
cercherò
Zola
nella
sua
opera
letteraria
.
Facciamo
di
richiamarcela
intera
alla
mente
.
Quale
edificio
!
Che
mole
immensa
!
Quando
la
costruzione
se
ne
andava
svolgendo
e
compiendo
noi
non
ne
vedevamo
via
via
che
le
parti
ultime
venute
.
E
ognuna
di
queste
ci
dava
sensazione
e
emozioni
,
ci
suggeriva
pensieri
e
giudizi
che
la
riflettevano
sola
.
E
ne
andavamo
esaminando
,
la
singola
struttura
,
il
modo
della
lavorazione
,
ne
pregiavamo
le
delicate
finitezze
di
fattura
,
i
vigorosi
rilievi
,
e
l
'
armonia
delle
parti
che
s
'
integravano
nella
parte
.
Ma
non
tutte
s
'
integravano
,
e
certe
sovrane
linee
ascendenti
troncate
a
mezzo
,
certe
membrature
dispaiate
,
certi
archi
non
sorretti
o
non
chiusi
,
ci
mettevano
a
disagio
e
quasi
in
sospetto
di
mancamenti
o
di
pentimenti
tardivi
.
E
quando
l
'
opera
fu
compiuta
,
essa
ci
stava
a
ridosso
,
sì
che
non
potevamo
d
'
uno
sguardo
abbracciarne
la
mole
,
e
le
si
alzava
intorno
come
polverìo
per
lo
sgombero
dei
materiali
il
gran
litigio
offuscatore
dei
pareri
sapienti
e
delle
cupidigie
rivali
.
E
ancora
l
'
artefice
infaticabile
,
impaziente
di
riposo
,
tentava
altre
imprese
e
ci
chiamava
a
riguardarle
,
distraendoci
dall
'
opera
maestra
,
Ma
l
'
artefice
è
morto
e
la
morte
allontana
di
colpo
le
cose
,
le
colloca
nel
giusto
prospetto
e
dissipa
quelle
nebbie
.
O
se
ancora
qualche
fumo
stagna
con
insidia
alle
basi
o
qualche
strappo
di
nuvoletta
velenosa
s
'
avvolge
intorno
ai
sommi
pinnacoli
,
essi
nulla
appannano
la
veduta
,
e
quasi
le
crescono
maestà
e
vaghezza
,
così
che
il
colosso
ci
appare
armonico
ed
intero
,
serrato
come
una
rupe
,
cupo
nelle
ombre
meditate
,
robusto
negli
aggetti
,
corrusco
e
fiammante
al
sole
.
Chi
più
ricorda
le
diatribe
intorno
al
naturalismo
ed
al
romanzo
sperimentale
?
Che
più
ne
resta
?
Come
si
ragiona
male
dell
'
arte
nostra
e
di
quella
prossima
a
noi
!
Quanto
durano
le
dottrine
artistiche
bandita
ognuna
quale
apportatrice
dell
'
ultima
verità
?
Delle
opere
nate
sotto
il
loro
dominio
,
la
parte
che
più
le
rispecchia
è
la
più
caduca
.
Il
naturalismo
è
morto
.
«
Non
giungerà
al
secolo
XX
»
,
prediceva
il
Goncourt
.
«
Morrà
con
noi
»
,
confessava
lo
Zola
.
E
con
ciò
essi
non
rinnegavano
già
il
principio
animatore
dell
arte
loro
ma
riconoscevano
che
l
'
arte
è
così
grande
cosa
che
non
può
capire
nello
stretto
ambito
di
una
teoria
;
perché
quanto
l
'
artista
porta
con
sé
dalla
nascita
è
elemento
incoercibile
.
e
al
movimento
generale
degli
spiriti
nel
proprio
tempo
,
non
si
sottrae
volente
o
nolente
nessuno
,
a
quale
scuola
artistica
egli
appartenga
.
Già
lo
Zola
si
rideva
di
quelli
che
volevano
fare
del
naturalismo
una
dottrina
estetica
e
non
si
saziava
di
ripetere
che
esso
era
un
metodo
e
nulla
più
.
Ma
quelle
benedette
parole
in
-
ismo
contengono
una
indeterminatezza
che
le
predestina
,
ad
ogni
più
cervellotica
stiracchiatura
-
E
neanche
per
metodo
,
esso
non
era
cosa
nuova
.
«
Non
ho
inventato
nulla
,
scriveva
lo
Zola
,
nemmeno
la
voce
naturalismo
,
già
usata
dal
Montaigne
,
nel
senso
stesso
che
le
diamo
noi
.
Essa
,
già
corre
in
Russia
da
trent
'
anni
e
la
si
trova
in
Francia
negli
scritti
di
venti
critici
almeno
ed
in
particolare
in
quelli
del
Taine
.
E
come
non
ho
inventato
la
parola
,
così
non
ho
inventato
la
cosa
.
:
non
sono
un
capo
-
scuola
:
ho
trentasei
mila
padri
prima
del
Diderot
,
e
dal
Diderot
in
poi
riconosco
molti
illustri
maestri
.
Lo
Stendhal
,
il
Balzac
,
il
Flaubert
,
i
due
Goncourt
.
Non
c
'
è
scuola
,
non
ci
sono
scolari
.
Pigliatevela
coi
miei
romanzi
se
vi
spiacciono
.
Essi
sono
ripugnanti
,
odiosi
,
abbominevoli
:
il
naturalismo
,
non
ci
ha
nulla
a
vedere
.
Io
romanziere
non
credo
che
nell
'
ingegno
.
Siate
uomini
di
genio
,
studiatevi
di
dire
la
verità
del
vostro
secolo
e
l
'
immortalità
vi
aspetta
»
.
Mille
volte
lo
Zola
ritorna
sull
'
argomento
e
sempre
ribadisce
le
stesse
idee
e
per
poco
non
colle
stesse
parole
.
Al
suo
spirito
battagliero
,
educato
a
veder
chiaro
dentro
di
sé
,
nulla
più
coceva
delle
confusioni
che
gli
facevano
intorno
gli
insaccatori
di
nebbia
.
Ma
nelle
cose
umana
il
torto
non
è
mai
da
una
parte
sola
e
bisogna
pur
confessare
che
il
primo
tenue
.
filo
di
nebbia
-
e
si
sa
che
,
le
nebbie
gonfiano
e
s
'
allargano
-
l
'
aveva
proprio
portato
lui
e
proprio
trovato
di
suo
,
coll
'
uso
illegittimo
delle
parole
:
Esperimento
scientifico
,
e
coll
'
abuso
di
assimilare
l
'
arte
alla
scienza
.
Uso
ed
abuso
che
si
riscontrano
nella
sua
opera
critica
e
assai
meno
nella
creativa
.
Il
Flaubert
ha
risolto
la
questione
del
romanzo
sperimentale
in
due
parole
«
Quale
sia
l
'
ingegno
speso
in
una
data
favola
tolta
ad
esempio
,
sempre
un
altra
favola
potrà
fornire
un
esempio
contrario
,
perché
gli
scioglimenti
non
sono
conclusioni
»
.
E
'
verissimo
.
Il
temperamento
che
lo
Zola
fa
,
con
tanta
ragione
,
intervenire
nella
genesi
dell
'
opera
d
'
arte
è
un
coefficiente
disturbatore
dell
'
esperimento
scientifico
.
Le
bilancie
,
le
storte
ed
i
provini
non
hanno
temperamento
.
Quando
lo
Zola
dice
che
un
processo
penale
è
un
romanzo
esperimentale
svolto
nel
cospetto
del
pubblico
,
esprime
con
una
imagine
felice
,
benché
solo
approssimativa
,
un
'
idea
giustissima
.
Se
non
che
il
processo
penale
è
un
romanzo
,
senza
romanziere
.
I
fatti
vi
si
compiono
da
sé
,
ogni
elemento
costitutivo
vi
fa
la
sua
parte
e
non
altra
,
e
chi
conchiude
,
né
ideò
il
delitto
,
né
formulò
l
'
imputazione
,
né
condusse
le
prove
,
né
fece
testimonianza
,
né
arringò
per
accusa
o
per
difesa
.
Ma
è
inutile
sfondare
una
porta
aperta
.
Piuttosto
gioverà
cercare
come
la
mente
lucida
e
minuziosa
dello
Zola
sia
caduta
in
questa
confusione
di
termini
.
Io
sono
persuaso
che
se
i
principi
della
scienza
francese
intorno
alla
metà
del
secolo
XIX
,
invece
di
chiamarsi
Claude
Bernard
e
Pasteur
si
fossero
chiamati
Gay
Lussac
e
Lavoisier
,
lo
Zola
sarebbe
stato
ad
un
modo
schietto
osservatore
della
realtà
,
perché
così
volevano
la
sua
indole
e
il
suo
tempo
,
ma
non
avrebbe
mai
predicato
s
avessero
ad
applicare
all
arte
i
procedimenti
dell
indagine
scientifica
.
La
ripercussione
delle
grandi
scoperte
scientifiche
sulle
menti
dell
universale
non
ha
sempre
né
la
stessa
prontezza
né
la
stessa
facoltà
iniziatrice
di
movimenti
intellettuali
.
Vi
sono
rami
del
sapere
che
si
allacciano
per
una
fitta
rete
di
fili
alle
idee
generali
patrimonio
di
tutti
gli
uomini
colti
.
Ve
ne
sono
altri
che
c
'
ispirano
una
fiduciosa
riverenza
e
nulla
più
.
La
legge
del
rapporti
ponderali
fissi
nelle
reazioni
chimiche
,
la
legge
della
dilatazione
dei
gas
,
la
legge
della
gravitazione
universale
,
il
computo
delle
distanze
siderali
ci
colmano
noi
profani
di
maraviglia
,
ma
non
ci
muovono
ad
induzioni
,
non
svegliano
in
noi
nessuna
concreta
ulteriore
curiosità
,
disperati
come
siamo
di
poter
penetrare
oltre
,
senza
il
sussidio
di
una
formidabile
dottrina
.
Non
così
avviene
delle
scienze
riflettenti
certe
funzioni
della
nostra
vita
.
e
certi
modi
di
essa
;
dei
quali
siamo
spesso
chiamati
a
testimoniare
.
Alcuni
problemi
:
della
scienza
fisiologica
,
comportano
l
'
accertamento
di
fatti
che
cadono
sotto
gli
occhi
dei
comuni
mortali
.
L
'
osservazione
di
tali
fatti
appartiene
ad
un
modo
allo
scienziato
,
al
romanziere
,
ed
anche
semplicemente
all
'
uomo
esperto
della
vita
.
Quanti
psichiatri
interrogano
intorno
a
fatti
specifici
il
giudice
istruttore
,
colla
medesima
serietà
di
propositi
con
cui
un
chimico
interroga
nel
suo
laboratorio
le
fiale
ove
seguono
le
combinazioni
dei
corpi
!
E
se
il
giudice
istruttore
avrà
confidato
i
medesimi
fatti
al
romanziere
,
saranno
essi
perciò
meno
veri
e
meno
attendibili
?
Qui
lo
scienziato
ed
il
romanziere
trattano
spesso
la
medesima
so
-
stanza
e
ne
colgono
i
medesimi
aspetti
.
Notiamo
poi
che
queste
recenti
scienze
della
vita
,
adoperano
un
linguaggio
prossimo
a
noi
e
non
sdegnoso
affatto
delle
vaghezze
stilistiche
.
Molti
poderosi
trattati
di
psicologia
sperimentale
citano
ad
illustrazione
dei
più
sottili
fenomeni
della
psiche
umana
intere
pagine
di
poeti
.
Quasi
tutti
i
fisiologi
sono
eccellenti
scrittori
che
dalle
memorie
accademiche
volentieri
scendono
-
o
salgono
,
se
meglio
vi
piace
-
agli
articoli
di
rivista
.
Essi
ci
trasmettono
il
prodotto
della
ricerca
scientifica
col
linguaggio
dell
'
opera
letteraria
.
Conforme
dunque
la
sostanza
,
e
conforme
il
mezzo
di
comunicazione
.
Avvertite
finalmente
che
l
'
esperimento
scientifico
raggiunse
verso
la
metà
del
secolo
XIX
,
mercé
il
sussidio
di
maravigliosi
istrumenti
,
un
rigore
di
osservazione
e
di
indagine
non
mai
conseguito
per
l
'
addietro
,
e
che
di
tutti
i
metodi
escogitati
per
la
ricerca
dei
vero
,
esso
è
il
più
facilmente
persuasivo
,
perché
ognuno
di
noi
lo
adopera
inconsapevole
ad
acquisto
e
verifica
di
ogni
più
usuale
cognizione
.
Quale
meraviglia
che
lo
Zola
giovane
e
fervente
del
vittorioso
movimento
scientifico
del
suo
tempo
,
smanioso
di
strapparsi
alla
chimera
romantica
,
assetato
di
certezza
per
necessità
fisiologica
del
proprio
ingegno
che
solo
a
contatto
colla
realtà
saliva
ad
accendimenti
poetici
ed
a
fervore
imaginativo
.
sedotto
dalle
conformità
che
ho
detto
,
si
illudesse
di
poter
applicare
alla
preparazione
della
sostanza
artistica
i
procedimenti
dell
'
osservazione
sperimentale
e
ne
vantasse
l
'
eccellenza
?
Il
Taine
non
aveva
egli
affermato
che
i
vizi
e
le
virtù
sono
dei
prodotti
allo
stesso
modo
che
l
'
acido
solforico
e
lo
zucchero
?
Ma
non
bisogna
mai
prendere
alla
lettera
i
ragionamenti
critici
di
un
artista
,
perché
questi
è
inconsapevolmente
inclinato
a
conformarli
alle
proprie
attitudini
ed
essi
vi
si
piegano
compiacenti
.
Quali
sono
i
protagonisti
della
maggiore
opera
zoliana
?
Quale
ne
è
l
'
idea
dominante
?
I
protagonisti
sono
forse
quei
Rougon
-
Macquart
che
le
diedero
nome
?
Forse
che
l
'
idea
dominante
è
proprio
quella
dell
'
eredità
fisiologica
?
Nel
1862
,
giovane
di
28
anni
,
lo
Zola
concepisce
il
proposito
di
scrivere
una
serie
di
romanzi
legati
insieme
non
per
diretta
continuità
d
azione
o
di
personaggi
;
ma
per
la
trama
delle
influenze
ereditarie
dipartite
da
un
cognito
protagonismo
.
Questo
misterioso
influsso
atavico
già
adombrato
forse
nella
legenda
del
peccato
originale
e
circonfuso
poi
di
sacra
terribilità
dai
Greci
che
lo
chiamarono
Fato
,
affascinò
in
ogni
tempo
ed
affascina
le
menti
imaginose
.
Lo
stesso
Zola
ne
aveva
fatto
pochi
anni
addietro
argomento
di
un
dramma
che
allargò
di
poi
nel
romanzo
intitolato
Madelaine
Ferat
.
Ma
in
quello
egli
era
rimasto
nel
fantasioso
,
pago
di
derivare
.
dalle
eredità
naturali
un
contrasto
drammatico
di
affetti
.
D
'
altra
parte
un
solo
romanzo
non
poteva
contenere
ad
un
tempo
la
causa
originaria
dei
fenomeni
ereditari
e
le
sue
molteplici
conseguenze
che
si
manifestano
col
volgere
degli
anni
e
delle
generazioni
.
Nel
concetto
iniziale
la
serie
dei
Rougon
-
Macquart
doveva
constare
di
dodici
volumi
,
e
furono
venti
di
poi
.
Innanzi
di
mettersi
al
primo
,
La
fortune
des
Rougan
,
lo
Zola
si
diede
a
compulsare
trattati
e
memorie
,
a
interrogare
medici
,
-
a
postillare
statistiche
,
ad
osservare
intorno
ed
a
notare
con
una
diligenza
fatta
insieme
di
inestinguibile
ardore
e
di
probità
impareggiabile
.
L
'
albero
genealogico
dei
Rougon
-
Macquart
che
egli
pubblicò
in
capo
al
romanzo
Una
page
d
'
amour
,
l
'
ottavo
della
serie
,
fu
stabilito
intero
con
tutte
le
sue
annotazioni
caratteristiche
,
durante
quel
periodo
di
studi
preparatori
.
Ma
questi
lo
indugiarono
a
segno
,
che
La
fortune
des
Rougon
,
incominciata
a
scrivere
nel
maggio
1869
,
apparve
in
appendice
solamente
il
giugno
del
1870
ed
in
volume
l
'
inverno
del
'71
Nel
tempo
corso
fra
la
concezione
iniziale
dell
'
opera
e
la
pubblicazione
del
primo
volume
,
la
Francia
era
caduta
dal
colmo
della
prosperità
all
'
estremo
della
miseria
.
La
guerra
Franco
-
Prussiana
,
l
'
ecatombe
di
Sedan
,
il
crollo
dell
'
Impero
,
la
dedizione
di
Metz
con
un
esercito
di
100
mila
uomini
,
lo
sfacelo
governativo
,
gli
incerti
comandi
nell
'
assedio
di
Parigi
,
erano
passati
su
di
essa
come
un
torrente
in
piena
che
spazza
via
tutte
le
ragioni
e
tutti
í
segni
della
vita
.
E
come
alla
rovina
delle
acque
furenti
,
segue
lo
stagnare
delle
limacciose
,
che
dissolvono
coll
'
occulto
lavorio
corroditore
fin
l
'
ultime
fondamenta
degli
edifizî
crollati
,
così
nei
giorni
stessi
che
si
pubblicava
,
fra
tanto
squallore
di
morte
,
quel
primo
piccolo
,
male
avventurato
volume
,
bolliva
sorda
nei
fondi
popolari
,
più
terribile
e
più
minacciosa
delle
guerre
aperte
,
la
grande
collera
che
divampò
ben
tosto
sui
due
bracieri
della
Senna
negli
eccidi
della
Comune
.
A
che
si
riduceva
il
caso
di
fisiologia
sociale
ideato
e
studiato
dallo
Zola
,
davanti
a
tanto
sconvolgimento
di
uomini
e
di
cose
?
Potevano
la
sua
mente
,
e
la
sua
coscienza
,
appartarsi
dai
tragici
eventi
nella
pacifica
contemplazione
di
una
così
tenue
realtà
?
E
poteva
il
soggetto
così
subitamente
immiserito
,
contenere
il
bollore
degli
affetti
e
l
'
enormezza
delle
immagini
mosse
da
quella
vista
?
Lo
Zola
si
era
proposto
di
scrivere
la
storia
naturale
e
sociale
di
una
famiglia
durante
il
Secondo
Impero
,
Ma
quando
,
ne
aveva
formato
il
divisamento
;
il
Secondo
Impero
trionfava
sull
'
istmo
di
Suez
aperto
da
un
francese
care
alla
famiglia
imperiale
,
ed
accoglieva
ospite
riverente
all
'
Esposizione
di
Parigi
quello
stesso
sovrano
cui
doveva
in
breve
rimettere
la
spada
di
Sedan
,
il
periodo
del
tempo
assegnato
all
'
azione
dei
suoi
romanzi
,
ne
segnava
il
punto
di
partenza
ma
non
quello
di
arrivo
.
Ed
eccolo
,
quel
periodo
,
chiuso
di
un
colpo
colle
spranghe
della
morte
.
Il
morbo
ereditario
preso
ad
osservare
nella
famiglia
dei
Rougon
-
Macquart
,
era
quella
nevrosi
che
esce
dalle
voglie
sfrenate
,
dalle
incontinenze
carnali
,
dalle
urgenti
impazienze
e
dalle
spietate
fatiche
.
Ed
ecco
che
quelle
voglie
,
quelle
incontinenze
,
quelle
impazienze
e
quelle
fatiche
.
avevano
attossicato
non
una
famiglia
,
ma
un
popolo
,
del
quale
parevano
aver
disgregato
la
compagine
ed
annullata
fin
la
coscienza
dell
'
essere
.
Confessò
lo
Zola
a
sé
stesso
il
repentino
impicciolire
della
prima
impresa
?
O
fu
inconsapevolmente
trascinato
a
sconfinarla
?
Certo
è
che
da
quel
punto
il
vero
protagonista
del
suo
poema
fu
il
popolo
di
Francia
e
che
l
'
idea
informatrice
,
di
pseudo
-
scientifica
che
era
da
principio
,
divenne
storica
,
con
animazione
di
impeti
lirici
e
di
larghi
compendi
simbolici
.
Rimarrà
inalterato
il
piano
generale
che
è
come
l
'
ossatura
dell
'
opera
,
rimarranno
i
personaggi
già
ideati
,
quali
punti
di
richiamo
sparsi
tra
la
moltitudine
,
rimarrà
la
nevrosi
quale
uno
fra
i
tanti
aspetti
del
gran
morbo
sociale
,
ma
altre
innumerevoli
infermità
ne
pulluleranno
come
schiuma
da
bollore
di
caldaia
,
ed
una
gente
intera
,
dai
campi
,
dai
mercati
,
dalle
officine
,
dai
cunicoli
delle
miniere
;
dalle
sfrenate
locomotive
,
dalle
banche
,
dalle
taverne
,
dalle
alcove
,
dalle
stamberghe
,
dagli
ospedali
urlerà
le
sue
paure
i
suoi
tripudi
e
le
sue
brutture
con
tal
voce
da
coprire
il
gemito
di
una
poca
famiglia
e
da
echeggiare
fino
agli
estremi
confini
della
terra
.
Tale
mutamento
nella
sostanza
dell
'
opera
si
palesa
fin
dal
secondo
volume
La
Curée
,
scritto
per
l
'
appunto
sotto
la
percossa
delle
recenti
sciagure
.
Mentre
nella
Fortune
des
Rougon
la
figura
centenaria
di
Adelaide
Fouque
campeggia
quale
generatrice
della
malattia
destinata
a
diramarsi
ne
'
suoi
discendenti
ed
il
caso
particolare
ci
è
di
continuo
presente
.
nella
Curée
,
il
titolo
istesso
ci
solleva
dal
particolare
al
generale
ed
il
precipuo
personaggio
,
quella
Renée
che
riempie
tutto
il
romanzo
della
sua
morbosa
bellezza
e
dei
suoi
amori
incestuosi
,
nulla
appartiene
ai
Rougon
-
Macquart
.
Né
dei
due
personaggi
che
vi
appartengono
,
Aristide
e
Massimo
,
l
'
Ippolito
di
quella
Fedra
,
nessuno
di
noi
rileva
la
tabe
ereditaria
,
tanto
essi
ci
appaiono
quali
spiriti
di
maleficio
sociale
,
ideati
a
rappresentare
le
enormezze
orgiache
di
un
Basso
Impero
.
Provatevi
a
ripensare
i
principali
romanzi
della
serie
:
Le
ventre
de
Paris
,
l
'
Assommoir
,
Nana
,
Pot
-
Bouille
,
Au
Bonheur
des
dames
,
Germinal
,
La
Terre
,
La
Bête
humaine
,
l
'
Argent
,
La
Débâcle
,
e
ditemi
se
nessuno
di
essi
coi
richiama
alla
mente
il
filo
dell
'
influenza
atavica
,
se
da
nessuno
di
essi
vedete
emergere
i
rampolli
dell
'
inquinata
famiglia
.
Che
aggiunge
all
'
orrore
ed
alla
nausea
dell
Assommoir
l
'
essere
Gervaise
nata
di
padre
beone
?
Tra
i
fumi
delle
taverne
e
nella
penombra
delle
gelide
od
afose
soffitte
non
intravvediamo
noi
farse
mille
altri
.
piccoli
esseri
,
generati
nella
foia
del
vin
guasto
,
e
dell
'
assenzio
e
predestinati
,
alla
miseria
ed
al
delitto
?
Non
è
forse
la
moltitudine
suicida
la
grande
anima
paurosa
del
romanzo
?
Chi
mai
può
riconoscere
in
Etienne
Lantier
il
protagonista
dei
Germinal
?
E
quando
egli
nelle
tenebre
della
miniera
inondata
uccide
il
rivale
chi
mai
può
imputare
l
'
eccidio
necessario
«
al
veleno
che
dormiva
ne
'
suoi
muscoli
,
all
alcool
lentamente
accumulato
nella
sua
razza
»
?
Protagonista
è
la
secolare
miniera
che
stremò
d
forze
intere
successive
generazioni
,
che
impingua
gli
scrigni
degli
azionisti
lontani
ignari
perfino
del
sue
nome
e
del
luogo
ov
'
essa
s
'
inabissa
nella
terra
,
che
centuplicò
nell
'
ozio
il
magro
peculio
di
un
primo
Grégoire
e
ne
alimenta
di
padre
in
figlio
l
'
oziante
beatitudine
.
Forse
che
l
'
ultimo
romanzo
della
serie
è
quel
Docteur
Pascal
,
di
tutti
il
più
artificioso
,
che
sta
fuor
d
'
opera
tardo
e
meccanico
richiamo
al
concepimento
giovanile
?
O
non
sentiamo
noi
tutti
che
la
serie
si
chiude
nella
Débâcle
,
alla
quale
convergono
come
a
fiumana
devastatrice
tutti
i
rivi
fangosi
gonfi
della
corruzione
raccolta
in
ogni
strato
sociale
?
A
mano
a
mano
che
l
'
autore
penetra
nei
fondi
depravati
e
doloranti
,
ogni
romanzo
si
fa
più
irto
di
fatti
,
tanto
egli
accanisce
nel
gittare
in
faccia
ai
suoi
contemporanei
tutta
intera
la
realtà
che
essi
hanno
creato
e
volentieri
rifuggono
dal
contemplare
.
Via
la
polita
discrezione
tanto
cara
alle
menti
delicate
ed
agli
artisti
impeccabili
.
Non
è
tempo
di
reticenze
né
di
omissioni
compiacenti
.
L
'
impressione
che
egli
vuole
indurre
nei
lettori
,
non
è
già
quella
di
un
deliziamento
estetico
.
o
di
un
fuggevole
vellicamento
sentimentale
.
«
Basta
,
basta
,
gli
gridano
i
lettori
,
e
gli
urlano
i
critici
.
a
che
insistere
?
Lo
sappiamo
,
è
l
'
eterna
storia
delle
miserie
e
delle
brutture
umane
»
.
No
,
non
basta
saperlo
.
Questa
misera
storia
è
eterna
perché
la
sua
conoscenza
è
sommaria
;
le
verità
disgustose
prese
in
blocco
,
si
inghiottono
e
si
digeriscono
troppo
facilmente
.
E
'
troppo
comoda
cosa
dire
:
«
è
così
»
,
e
voltarsi
dall
'
altra
a
più
riposanti
spettacoli
.
Bisogna
sparnazzare
in
questo
tritume
di
sozzure
,
e
farne
vaporare
tutti
i
fetori
ed
esalare
tutti
i
veleni
,
fino
ai
ribrezzo
.
fino
alla
nausea
,
finché
in
luogo
di
sclamare
:
«
così
è
»
,
la
coscienza
ribellata
comandi
:
«
così
non
deve
essere
»
.
Per
tal
modo
lo
Zola
,
soverchiando
i
mezzi
consueti
dell
'
arte
,
raggiunge
un
'
efficacia
artistica
così
larga
e
poderosa
che
non
ha
altro
riscontro
moderno
,
se
non
in
quella
di
Leone
Tolstoi
.
E
come
al
russo
giovò
l
'
appartenere
ad
un
popolo
ultimo
venuto
nel
concerto
intellettuale
dei
mondo
e
,
perché
nuovo
all
'
arte
,
prossimo
ancora
alle
ingenue
fonti
della
vita
,
così
giovarono
allo
Zola
l
'
infanzia
selvaggia
e
l
'
adolescenza
e
la
giovinezza
intristite
,
che
lo
chiusero
in
se
stesso
e
gli
serbarono
nell
'
anima
i
forti
aromi
della
terra
.
Solo
fra
i
grandi
scrittori
del
suo
tempo
e
del
suo
paese
egli
ritrova
fino
al
limitare
della
vecchiaia
,
le
pronte
ingenue
ire
e
le
temerarie
sincerità
giovanili
.
Facit
indignatio
versus
.
Ma
domato
dal
freno
dell
'
arte
il
suo
sdegno
.
non
inveisce
né
sermoneggia
.
Obbiettivo
quanti
altri
mai
nel
raccogliere
e
nell
'
ordinare
i
fatti
e
ne
condurre
via
per
la
trama
dei
fatti
i
personaggi
,
assente
in
apparenzadai
suoi
romanzi
,
egli
vi
guida
a
suoi
fini
senza
prendervi
per
mano
e
senza
additarvi
la
meta
.
I
suoi
libri
hanno
un
'
occulta
anima
persuasiva
.
Poiché
registrò
a
sazietà
tutte
le
minuzie
delle
cose
inerti
e
delle
animate
e
vi
immerse
invano
riluttanti
nella
realtà
brutale
,
ecco
levarsi
di
colpo
da
quella
realtà
una
grande
immagine
ideale
che
pure
le
appartiene
,
che
la
continua
,
che
ne
serba
la
sodezza
e
l
'
asprezza
,
ma
che
insieme
la
illumina
e
la
commenta
assorgendo
ad
immaterialità
di
simbolo
Alle
corse
di
Longchamp
Nanà
la
prostituta
empie
il
recinto
del
pesaggio
della
sta
trionfale
inverecondia
.
La
prode
bellezza
le
procacciò
l
'
alto
onore
di
battezzare
col
suo
nome
una
polledra
iscritta
a
correre
il
gran
premio
.
Via
per
gli
steccati
e
nei
palchi
,
tra
la
febbre
e
le
trap
pole
del
giuoco
,
tra
i
fumi
dello
champagne
,
sulla
moltitudine
ebbra
di
sé
,
dei
colori
,
del
fasto
e
del
sole
,
sta
sospesa
una
mordente
ansietà
patriottica
.
Gli
oracoli
profetizzano
il
premio
ad
una
scuderia
inglese
.
-
Ecco
il
segnale
.
La
piccola
schiera
si
sferra
nella
pista
.
Due
cavalli
francesi
contendono
all
'
inglese
il
trionfo
.
Un
giro
,
due
giri
,
lo
eguagliano
,
lo
sorpassano
,
riperdono
terreno
,
l
'
inglese
urge
primo
al
traguardo
imminente
,
ma
di
un
attimo
Nanà
la
polledra
saetta
tra
le
informi
groppe
serrate
colori
di
Francia
e
li
porta
vittoriosi
alla
meta
.
E
allora
dal
prato
immenso
,
dai
palchi
,
dalla
loggia
imperiale
,
dall
'
ultimo
formicolio
remoto
ed
indistinto
,
scroscia
in
un
urlo
trionfale
il
nome
di
Nana
:
di
Nanà
la
polledra
,
di
Nanà
la
prostituta
,
cui
si
tendono
d
'
ogni
parte
vicina
le
coppe
,
gli
sguardi
,
le
voci
e
le
bramosie
,
in
un
sacrilego
miscuglio
di
vanità
patria
e
di
concupiscenza
carnale
.
Il
poeta
è
rimasto
fino
all
'
estremo
nella
realtà
accettabile
e
quotidiana
,
ma
dal
cozzo
delle
cose
reali
come
sprizza
dai
capi
opposti
dei
fili
conduttori
la
scintilla
,
è
divampata
un
'
immensa
fiamma
ideale
che
illumina
e
rivela
i
reconditi
nessi
delle
azioni
umane
.
Al
soffio
dell
'
arte
,
la
realtà
è
salita
d
un
colpo
d
'
ala
fino
al
simbolo
.
Quanto
non
fu
deriso
lo
Zola
per
le
sue
famose
inchieste
!
Ad
ogni
nuovo
romanzo
,
erano
nuove
accuse
di
indagini
frettolose
,
condotte
alla
grossa
,
con
animo
parziale
,
a
sola
cura
di
vellicare
le
malsane
curiosità
;
e
dove
non
mordeva
l
'
accusa
,
suppliva
il
dileggio
,
pure
di
fargli
increduli
i
lettori
.
Quando
egli
pubblicò
La
Débâcle
,
fu
uno
scatenamento
di
ire
feroci
.
che
lo
segnavano
all
'
abbominio
della
Francia
,
della
quale
a
sentirli
,
egli
aveva
con
supina
ignoranza
vilipeso
l
'
esercito
ed
insudiciata
la
bandiera
.
E
'
certo
che
di
tutti
i
suoi
romanzi
,
La
Débâcle
era
il
più
ardito
a
condurre
con
rigorosa
osservanza
del
vero
,
perché
il
più
estraneo
alle
sue
inclinazioni
ed
alle
condizioni
della
sua
vita
:
ed
il
più
molteplice
negli
aspetti
,
e
perché
la
sua
mattina
era
per
diffidenze
e
gelosie
di
casta
la
più
difficile
a
penetrare
.
Eppure
se
mai
nella
sua
opera
egli
conseguì
la
precisione
storica
,
fu
in
quello
per
l
'
appunto
.
Udite
la
testimonianza
che
rendono
i
fratelli
Margueritte
,
ai
quali
le
glorie
domestiche
e
gli
assidui
studi
attribuirono
in
tale
,
soggetto
un
'
autorità
incontestata
.
«
Noi
pure
,
dopo
lo
Zola
,
abbiamo
voluto
percorrere
il
sentiero
sanguinoso
di
quella
guerra
seminato
dei
nostri
morti
Noi
pure
dopo
di
lui
smovemmo
quella
triste
terra
arrossata
,
e
pellegrinammo
ai
campi
di
battaglia
,
che
videro
il
crollo
di
un
Impero
ed
il
barcollare
di
una
nazione
.
E
interrogando
storie
,
fatti
,
episodi
,
ricordi
e
testimoni
potemmo
accertare
quanta
scrupolosa
verità
,
quale
esatta
e
severa
autorità
di
documento
il
romanziere
calunniato
abbia
raccolto
nel
doloroso
e
probo
libro
della
Débâcle
.
Una
sola
volta
la
ricerca
del
vero
gli
riuscì
manchevole
,
e
fu
nel
libro
di
Roma
.
Ma
qui
non
si
palesa
già
la
pochezza
del
suo
lavoro
indagatore
,
ma
bensì
l
'
insufficienza
di
simili
indagini
quando
le
notizie
positive
accumulate
per
deliberato
proposito
non
trovino
nella
mente
che
le
accoglie
e
le
registra
quel
largo
corredo
di
notizie
generali
che
sola
può
dare
la
lunga
consuetudine
delle
cose
e
delle
genti
.
Né
l
'
ingegno
dello
Zola
,
aperto
a
tutti
gli
aspetti
della
vita
odierna
,
conscio
dei
suoi
macchinosi
congegni
e
innamorato
dei
suoi
travagli
,
poteva
afferrare
e
penetrare
la
grande
Roma
,
dove
il
passato
non
sorge
soltanto
malinconico
spettro
dalle
rovine
,
ma
regge
istituti
millenari
,
crea
consuetudini
,
modifica
le
condizioni
degli
animi
,
governa
il
sentimento
della
bellezza
,
franca
gli
spiriti
dalle
effimere
adorazioni
,
rivive
nella
concisa
familiarità
del
linguaggio
popolare
.
Le
cose
non
parlavano
allo
Zola
se
egli
non
conosceva
gli
uomini
che
vivono
loro
frammezzo
.
Io
lo
vidi
a
lungo
,
quando
tornava
da
Roma
e
da
Venezia
che
egli
aveva
visitato
la
prima
volta
e
mi
parve
non
ne
avesse
compresa
intera
la
bellezza
.
E
dico
intera
ad
attenuazione
riverente
.
Egli
era
sordo
al
passato
e
svogliato
di
penetrarne
la
tenebra
.
La
vita
,
la
vita
d
'
oggi
.
gli
uomini
d
'
oggi
,
poderosi
,
accaniti
,
malvagi
,
angosciosi
,
infermi
,
violenti
,
ecco
la
sua
sostanza
d
'
arte
,
ecco
il
solo
mondo
atto
a
movere
il
suo
spirito
a
prodezze
creatrici
.
Nessuno
,
che
io
sappia
,
cercò
mai
di
proposito
se
nell
'
arte
o
nell
'
indole
dello
Zola
si
riscontri
qualche
vena
di
influenza
italiana
discesagli
dal
padre
.
L
'
indagine
sarebbe
in
special
modo
curiosa
trattandosi
di
un
uomo
che
attribuì
tanta
efficacia
alla
eredità
fisiologica
da
farne
argomento
iniziale
della
sua
maggior
creazione
:
il
Bonghi
,
riprovandone
certe
sconcezze
,
accennava
,
non
so
bene
se
a
titolo
di
derivazione
,
ai
novellieri
italiani
del
500
.
Ma
non
mi
pare
che
i
novellieri
,
i
cronisti
e
gli
autori
comici
francesi
fossero
meno
salaci
e
meno
sboccati
dei
nostrani
.
Né
il
Brantôme
,
né
il
Rabelais
,
né
il
Saint
-
Simon
,
né
il
La
Fontaine
hanno
nulla
da
invidiare
all
'
Aretino
,
al
Bandello
ed
al
cardinale
Bibbiena
.
Invece
io
mi
domando
se
dai
sangue
paterno
non
dovesse
lo
Zola
riconoscere
una
qualità
che
si
riverbera
bensì
negli
scritti
e
ne
diventa
carattere
distintivo
,
ma
che
appartiene
direttamente
all
'
animo
ed
è
un
modo
della
coscienza
.
Voglio
dire
l
'
assenza
di
pregiudizi
intorno
a
tutti
i
fatti
,
a
tutti
gli
aspetti
del
vivere
sociale
.
Per
pregiudizio
non
intendo
già
un
giudizio
errato
.
ma
semplicemente
un
giudizio
preventivo
fisso
ed
immutabile
che
inibisce
ogni
ulteriore
disanima
.
Mi
par
certo
che
gli
altri
popoli
ed
il
francese
in
special
modo
,
assai
più
di
noi
amano
crearsi
delle
verità
intangibili
nelle
quali
riposano
e
che
difenderebbero
a
prezzo
di
vita
.
L
'
argomento
di
questa
verità
può
variare
a
seconda
degli
individui
:
per
gli
uni
sarà
la
credenza
religiosa
,
per
gli
altri
,
la
somma
potestà
politica
,
o
la
magistratura
,
o
l
'
esercito
,
o
il
cavillo
cavalleresco
,
o
saranno
uomini
eminenti
,
o
le
convenienze
mondane
,
ma
un
'
arca
santa
e
magari
parecchie
ce
l
'
hanno
tutti
.
Ce
ne
abbiamo
forse
anche
noi
in
Italia
delle
arche
sante
,
ma
la
loro
santità
è
piuttosto
precaria
tanto
amiamo
di
smontarle
per
sedere
come
sono
fatte
,
e
come
l
'
abbiamo
veduto
,
non
c
'
è
rispetto
umano
che
ci
trattenga
:
la
verità
sbotta
ad
ogni
costo
.
Se
sia
bene
o
male
non
importa
qui
di
cercare
,
il
fatto
è
che
di
tutti
i
popoli
noi
siamo
,
nella
pratica
,
il
meno
impastoiato
da
preconcetti
e
da
riverenze
convenzionali
.
Lo
siamo
oggi
e
lo
fummo
nei
secoli
fino
da
quando
Roma
erigeva
altari
al
Dio
ignoto
e
riconosceva
il
diritto
di
cittadinanza
agli
Dei
d
'
ogni
terra
e
d
'
ogni
tempo
.
Ricordiamo
che
il
nostro
paese
fu
il
solo
andato
immune
dalle
guerre
di
religione
,
quantunque
da
noi
procedessero
i
primi
moti
per
la
libertà
religiosa
.
Che
non
introdusse
scismi
perché
nelle
cose
dell
'
anima
ognuno
qui
fa
il
comodo
suo
senza
che
gli
occorra
di
mettersi
all
'
ombra
di
una
dottrina
.
Ricordiamo
le
verità
con
sapere
di
forte
agrume
che
Dante
non
si
peritò
di
gettare
in
faccia
a
tutti
i
potentati
del
suo
tempo
.
Ricordiamo
che
il
libro
più
spregiudicato
di
quanti
sono
al
mondo
è
il
Principe
di
Niccolò
Machiavelli
;
e
pensiamo
infine
che
il
nostro
patriottismo
gagliardo
amore
di
patria
,
ma
non
cecità
patria
e
non
ardore
di
soverchiare
.
Scetticismo
?
Mancanza
di
convinzioni
?
No
.
Ma
uno
spirito
critico
penetrato
nell
'
anima
popolare
,
attraverso
la
maggiore
continuità
storica
che
i
popoli
moderni
possono
vantare
;
un
vedere
largo
e
libero
che
prepara
pronto
ed
oculato
accoglimento
ai
successivi
aspetti
del
vero
Le
verità
invecchiando
diventano
errori
.
fa
dire
Enrico
Ibsen
al
protagonista
di
una
sua
commedia
.
A
quel
modo
che
gli
antichi
simboleggiavano
il
tempo
coll
'
immagine
di
Saturno
che
divora
i
suoi
figli
,
io
vorrei
suggerire
ai
moderni
simbolisti
di
rappresentare
il
Vero
coll
'
immagine
di
un
figlio
che
si
divora
i
suoi
padri
.
Ora
lo
Zola
possedeva
per
l
'
appunto
ed
in
grado
eminente
onesto
nostro
spirito
iconoclastico
.
Franco
d
'
ogni
riverenza
convenzionale
,
era
in
lui
una
sete
inestinguibile
di
verità
,
ed
un
bisogno
prepotente
di
confessarla
.
La
massima
francese
pas
tante
verité
n
'
est
bonne
à
dire
non
faceva
per
lui
.
La
verità
ad
ogni
costo
:
ecco
la
sua
impresa
.
E
non
si
resta
di
gridarla
alto
in
ogni
momento
della
vita
.
Dai
primi
saggi
critici
all
'
ultimo
romanzo
rimasto
abbozzato
sullo
scrittoio
è
sempre
lo
stesso
ardore
indomito
di
verità
.
Udite
quel
ch
'
egli
scrisse
non
ieri
,
non
nel
fervore
dell
'
ultima
mischia
,
ma
vent
'
anni
or
sono
nella
prefazione
del
volume
Une
campaigne
,
:
«
Oh
,
provare
la
:
continua
ed
irresistibile
necessità
di
gridare
alto
quello
che
pensiamo
e
più
quando
siamo
soli
a
pensarlo
,
a
costo
di
avvelenarci
la
vita
.
Questa
è
la
mia
passione
;
ne
sono
tutto
insanguinato
,
ma
l
adoro
e
nulla
vorrei
senza
di
essa
»
.
E
più
sotto
nello
stesso
libro
:
«
Muoiano
le
-
convenienze
,
i
riguardi
,
i
sentimenti
,
cadano
i
nostri
orgogli
e
le
nostre
glorie
,
purché
sia
la
verità
»
.
Non
squilla
in
queste
parole
tutta
la
diana
risvegliatrice
del
J
'
accuse
?
Altri
,
altri
molti
ardono
di
verità
;
ma
che
un
idolo
si
frapponga
fra
essi
ed
il
vero
,
ed
il
loro
ardore
li
rode
dentro
e
si
tace
.
Lo
Zola
non
conosce
idoli
o
quello
sol
a
cui
si
dà
in
continuo
olocausto
.
Quando
offerse
la
fama
,
la
pace
,
la
vita
perché
giustizia
fosse
resa
ad
un
ignoto
di
là
dei
mari
,
egli
fu
nel
naturale
esercizio
delle
sue
facoltà
animatrici
.
Non
contendiamo
alla
Francia
il
vanto
di
quel
grande
spirito
veritiero
.
Ma
se
da
noi
gli
venne
di
francarsi
da
ogni
riverenza
inibitrice
di
verità
,
teniamocene
come
di
assai
munifico
dono
.
E
'
bello
noverare
eroi
per
la
verità
.
E
'
più
bello
che
non
occorrano
eroismi
nel
asserire
il
vero
.
StampaPeriodica ,
Mi
ha
colpito
,
nelle
vie
del
centro
,
l
'
eleganza
piuttosto
equivoca
delle
donne
.
Molti
ufficiali
dell
'
esercito
e
dalla
milizia
,
molti
preti
dall
'
aspetto
azzimato
e
mondano
.
I
caffè
sono
pieni
.
Non
si
ha
,
qui
,
l
'
impressione
di
trovarsi
in
un
paese
«
assediato
»
.
La
folla
che
passa
sul
Corso
,
per
via
del
Tritone
,
in
piazza
Colonna
è
ben
pasciuta
,
vestita
elegantemente
,
sembra
soddisfatta
di
sé
.
Anche
i
negozi
,
contrariamente
a
quel
che
ho
potuto
vedere
altrove
,
sono
relativamente
affollati
.
Dopo
un
'
assenza
di
parecchi
anni
,
ho
l
'
impressione
di
una
Roma
che
,
attraverso
tutte
le
trasformazioni
esteriori
,
ha
conservato
sostanzialmente
la
sua
vecchia
fisionomia
di
città
papale
,
capitale
dei
preti
e
della
burocrazia
.
Anche
i
numerosi
ufficiali
,
che
circolano
al
centro
,
non
mutano
questa
fisionomia
,
non
le
conferiscono
affatto
un
'
impronta
marziale
:
gli
ufficiali
,
come
tutti
gli
altri
,
passeggiano
o
oziano
nei
caffè
.
Solo
su
,
verso
il
piazzale
della
Stazione
,
l
'
impressione
cambia
.
Una
colonna
di
reclute
,
ancora
in
borghese
,
strascina
il
passo
verso
la
tettoia
delle
partenze
.
I
giardinetti
sono
pieni
di
soldati
con
l
'
elmetto
coloniale
.
Molte
coppie
,
molti
occhi
arrossati
,
pieni
di
lacrime
.
Ancora
più
su
,
verso
San
Lorenzo
,
i
grandi
e
squallidi
casermoni
dei
ferrovieri
mi
sembrano
più
tristi
e
più
neri
.
Molti
cantieri
di
costruzione
fermi
e
vuoti
.
I
bimbi
che
escono
a
frotte
dalle
scuole
son
pallidi
,
tristi
e
patiti
...
È
l
'
altra
Roma
.
Non
posso
più
sfuggire
a
questa
impressione
di
decadenza
e
di
stagnazione
,
che
mi
ha
colpito
fin
dal
mio
arrivo
.
Eppure
la
città
si
è
senza
dubbio
abbellita
esteriormente
,
le
vie
del
centro
sono
più
animate
,
le
automobili
circolano
più
numerose
che
per
il
passato
.
Ma
c
'
è
nell
'
atmosfera
un
veleno
sottile
,
un
sentore
di
putredine
e
di
corruzione
.
In
una
sala
da
tè
,
vicino
a
piazza
di
Spagna
,
ascolto
la
conversazione
di
cinque
o
sei
signore
elegantissime
.
Si
parla
della
guerra
.
Ognuna
di
esse
ha
il
marito
,
il
figlio
o
il
fratello
in
AO
.
Vista
da
questo
osservatorio
,
la
guerra
appare
come
un
amabile
diversivo
per
delle
giovani
signore
che
non
sanno
che
fare
del
loro
tempo
e
della
loro
vita
.
Un
argomento
nuovo
di
conversazione
nei
salotti
,
finalmente
!
Si
raccontano
barzellette
sugli
abissini
,
si
leggono
brani
di
lettere
dei
combattenti
,
si
parla
di
gradi
e
di
promozioni
.
Con
che
tono
ineffabile
quella
signora
alta
ed
ossuta
domanda
alla
sua
graziosa
vicina
:
«
Ah
,
suo
marito
è
ancora
maggiore
?
»
.
Sono
i
piccoli
ripicchi
,
le
piccole
malignità
delle
signore
eleganti
,
che
oggi
si
esercitano
sui
gradi
e
sulle
promozioni
,
come
ieri
si
esercitavano
sulle
toilettes
delle
amiche
.
«
Del
pericolo
tanto
non
ce
n
'
è
per
gli
ufficiali
bianchi
!
»
dice
tutta
sorridente
la
più
giovane
delle
signore
,
che
sembra
quasi
una
bambina
.
Chissà
perché
,
tutte
le
amiche
scoppiano
in
una
gran
risata
;
poi
,
a
un
tratto
,
smettono
di
ridere
,
e
si
guardano
intorno
un
po
'
imbarazzate
.
Davvero
,
ho
l
'
impressione
che
questa
guerra
non
debba
essere
molto
pericolosa
per
gli
ufficiali
bianchi
che
hanno
un
certo
grado
!
È
difficile
parlar
con
la
gente
di
argomenti
che
non
siano
la
guerra
e
le
sanzioni
.
Tuttavia
,
è
curioso
notare
che
in
fondo
l
'
interessamento
per
la
guerra
e
per
le
vittorie
è
minore
di
quel
che
si
potrebbe
pensare
.
Quando
escono
i
giornali
con
le
recentissime
notizie
,
che
adesso
son
veramente
favorevoli
,
nessuno
si
affretta
a
comprarli
.
Quando
a
piazza
Colonna
,
in
via
Vittorio
Veneto
,
al
corso
Umberto
,
si
vanno
ad
ascoltare
le
conversazioni
che
la
gente
fa
dopo
aver
letto
il
comunicato
,
si
è
colpiti
dalla
flemma
del
pubblico
.
Ne
ho
parlato
nella
famiglia
presso
la
quale
abito
,
e
mi
hanno
risposto
:
«
Abbiamo
già
l
'
abitudine
delle
vittorie
»
.
Questo
tono
di
superiorità
,
di
eroismo
a
buon
mercato
riecheggia
molto
spesso
nei
discorsi
che
sento
intorno
a
me
.
In
realtà
,
mi
sembra
che
non
si
tratti
tanto
di
«
abitudine
alle
vittorie
»
,
quanto
di
una
certa
stanchezza
.
In
questa
stessa
famiglia
,
quando
si
sta
a
pranzo
e
la
radio
dà
le
ultime
notizie
militari
,
c
'
è
sempre
qualcuno
che
,
interrompendo
la
conversazione
generale
,
propone
di
«
stare
a
sentire
cosa
c
'
è
di
nuovo
»
.
Ma
c
'
è
anche
sempre
qualcun
altro
che
risponde
:
«
È
inutile
,
tanto
è
sempre
la
solita
storia
,
saremo
ancora
di
qualche
chilometro
più
vicini
ad
Addis
Abeba
»
.
Ma
quando
la
radio
annunzia
la
partenza
di
altri
200
o
500
,
o
1.000
operai
per
l
'
AO
,
non
v
'
è
bisogno
di
inviti
o
di
esortazioni
per
far
cessare
il
chiacchierio
.
L
'
interessamento
,
ora
,
è
vivo
e
spontaneo
.
«
Vede
dicono
i
miei
ospiti
come
si
ha
già
bisogno
di
lavoratori
in
Abissinia
?
Non
si
può
dire
che
la
guerra
si
sia
fatta
per
nulla
.
E
dopo
la
guerra
la
richiesta
di
operai
e
di
tecnici
aumenterà
ancora
!
»
Mi
ha
meravigliato
questo
interessamento
per
le
possibilità
di
lavoro
in
AO
in
una
città
come
Roma
.
A
prima
vista
,
mi
era
sembrato
che
,
in
questa
città
di
rentiers
,
di
impiegati
,
di
professionisti
,
il
pungolo
della
disoccupazione
si
dovesse
far
sentire
meno
che
altrove
.
Non
ho
tardato
a
disingannarmi
.
Certo
,
la
disoccupazione
qui
assume
forme
diverse
da
quelle
che
si
manifestano
a
Milano
o
a
Torino
.
Ma
anche
a
Roma
la
crisi
ha
imperversato
,
e
non
soltanto
tra
gli
operai
:
anche
qui
essa
ha
seminato
rovine
e
disperazione
in
migliaia
di
famiglie
della
piccola
borghesia
.
Mi
sono
potuto
accorgere
ben
presto
che
è
appunto
nella
disperazione
che
ha
radice
questo
spirito
di
avventura
malsano
e
decadente
che
ho
trovato
così
diffuso
tra
i
giovani
ma
che
non
ha
nulla
di
giovanile
,
di
fresco
,
di
eroico
.
«
Ogni
italiano
che
è
capace
di
imbracciare
il
moschetto
dovrebbe
andare
laggiù
»
mi
diceva
l
'
altro
giorno
un
giovane
ingegnere
.
È
una
frase
,
questa
,
che
ho
sentito
ripetere
molto
spesso
;
ma
mai
fino
ad
ora
mi
era
parso
che
essa
fosse
pronunciata
con
tanta
convinzione
.
Sapevo
che
questo
giovane
aveva
fatto
domanda
per
arruolarsi
come
volontario
,
sia
pure
come
semplice
soldato
.
Ma
pian
piano
,
via
via
che
la
conversazione
si
faceva
più
intima
,
i
luoghi
comuni
della
retorica
fascista
non
riuscivano
più
a
nascondere
un
senso
di
accoramento
e
di
disperazione
.
Bruscamente
,
come
se
si
fosse
ad
un
tratto
convinto
della
vanità
di
tutti
i
suoi
sforzi
,
il
mio
interlocutore
interruppe
la
sua
perorazione
.
«
E
poi
mi
disse
è
inutile
,
non
ho
altro
da
fare
.
Sa
,
per
noialtri
tecnici
,
in
questo
periodo
non
c
'
è
abbastanza
lavoro
.
Allora
è
meglio
combattere
per
la
patria
...
»
La
maschera
vana
dell
'
eroismo
è
caduta
:
ho
di
fronte
a
me
un
uomo
,
un
povero
uomo
umiliato
,
disperato
,
impotente
.
E
così
sempre
,
dappertutto
.
In
un
ristorante
,
due
donne
sono
sedute
accanto
a
me
.
Una
di
esse
è
vestita
a
lutto
,
parla
del
marito
che
è
caduto
a
Dessiè
.
«
E
non
è
stato
necessario
,
dice
;
dimmi
un
po
'
tu
se
tutto
questo
è
stato
necessario
!
Ma
lui
aveva
sempre
la
fissazione
di
essere
inutile
...
Lavoro
?
Sì
,
lavoro
non
ne
aveva
più
da
un
anno
.
Stava
lì
senza
poter
far
niente
,
niente
.
Era
una
situazione
impossibile
;
e
poi
,
col
suo
temperamento
...
Quando
è
voluto
partire
ho
pianto
tanto
,
gli
dicevo
che
era
meglio
aspettare
ancora
,
cercare
di
trovare
lavoro
,
piuttosto
che
andare
a
morire
laggiù
.
Lui
non
mi
rispondeva
,
ma
mi
guardava
in
un
modo
...
Che
potevo
fare
io
!
Adesso
posso
dire
che
ho
rispettato
la
sua
volontà
.
»
No
,
non
ho
trovato
dell
'
eroismo
nei
volontari
,
che
pur
partivano
sapendo
di
andare
incontro
a
una
vita
di
stenti
,
alla
morte
forse
,
in
una
terra
lontana
.
Ho
trovata
della
disperazione
,
un
bisogno
frenetico
di
uscire
in
qualsiasi
modo
da
sé
stessi
,
dalla
propria
vita
;
ho
trovata
una
cupa
rassegnazione
all
'
inevitabile
,
non
l
'
eroismo
virile
di
chi
è
conscio
del
proprio
destino
.
In
un
caffè
,
di
nuovo
,
ho
assistito
ad
una
curiosa
conversazione
.
È
entrato
un
uomo
di
una
quarantina
d
'
anni
,
un
habitué
del
locale
,
evidentemente
.
«
Non
si
è
fatto
vedere
per
una
settimana
!
»
gli
dice
il
cameriere
.
«
Ho
avuto
un
lutto
in
famiglia
.
Mio
fratello
è
morto
in
AO
.
»
«
Anch
'
io
ho
avuto
un
cugino
che
è
morto
per
la
patria
.
»
«
Eh
già
adesso
si
usa
molto
di
morir
per
la
patria
,
ma
ormai
basterebbe
...
»
Tutti
e
due
hanno
subito
cambiato
discorso
.
Ma
mi
ha
colpito
molto
il
tono
con
il
quale
erano
state
pronunciate
quelle
parole
:
«
Ora
si
usa
molto
morire
per
la
patria
»
.
Era
un
tono
ironico
e
disperato
a
un
tempo
,
era
la
fredda
e
spietata
constatazione
della
vanità
di
tanti
sacrifici
.
No
,
non
è
così
che
un
popolo
piange
i
suoi
eroi
,
gli
uomini
che
gli
aprono
le
porte
dell
'
avvenire
.
L
'
ambiente
che
io
per
lo
più
frequento
è
quello
medio
e
piccolo
-
borghese
,
così
caratteristico
a
Roma
e
così
differente
da
quello
della
maggior
parte
delle
altre
città
d
'
Italia
.
Impiegati
,
professionisti
,
qualche
commerciante
:
sono
queste
le
persone
che
ho
più
occasione
di
avvicinare
.
Le
impressioni
che
riporto
da
questi
incontri
sono
forse
un
po
'
superficiali
e
limitate
,
ma
credo
che
siano
abbastanza
tipiche
ed
atte
ad
illuminare
lo
stato
d
'
animo
di
larghi
strati
della
popolazione
di
questa
città
.
Nella
famiglia
presso
la
quale
abito
,
dopo
cena
,
sono
venuti
in
visita
vari
amici
e
conoscenti
.
Come
al
solito
,
si
parla
di
politica
.
Tutti
i
presenti
hanno
il
distintivo
all
'
occhiello
e
,
sebbene
nessuno
si
proclami
fascista
al
cento
per
cento
,
è
facile
constatare
quanto
sia
profonda
,
su
tutti
,
la
influenza
della
propaganda
fascista
.
Non
si
può
dire
,
tuttavia
,
che
della
guerra
si
parli
con
molto
entusiasmo
.
Questi
impiegati
,
questi
professionisti
,
son
persone
molto
posate
,
anche
i
più
giovani
,
son
gente
«
arrivata
»
,
che
ha
qualcosa
da
perdere
.
Attraverso
le
loro
parole
banali
,
si
avverte
,
ogni
qualvolta
si
tocca
il
problema
della
guerra
e
delle
sanzioni
,
un
certo
malessere
.
Tutti
sono
d
'
accordo
qui
che
la
guerra
si
poteva
evitare
,
se
gl
'
inglesi
«
avessero
lasciato
il
duce
continuare
le
sue
trattative
»
.
È
curioso
però
che
,
nonostante
questo
,
essi
avvertano
la
necessità
di
giustificarsi
dell
'
impresa
abissina
come
di
una
colpa
.
Benché
la
vittoria
militare
del
fascismo
in
Abissinia
sia
ora
una
realtà
quasi
compiuta
,
non
è
il
sentimento
della
vittoria
e
della
gloria
quello
che
ispira
e
domina
la
conversazione
,
ma
il
senso
della
ineluttabilità
di
ciò
che
è
avvenuto
.
Tutti
i
discorsi
si
aggirano
intorno
alla
guerra
,
eppure
tutti
sembrano
voler
evitare
di
pronunciare
questa
parola
.
Sempre
gli
stessi
motivi
,
le
stesse
frasi
stereotipate
:
«
Non
ci
lasciano
vivere
,
ci
manca
perfino
l
'
aria
per
respirare
.
No
,
non
si
tratta
di
una
guerra
,
ma
di
una
dimostrazione
della
nostra
potenza
nazionale
»
.
È
evidente
che
questa
gente
,
piuttosto
sazia
e
ben
pasciuta
,
sente
di
non
aver
molto
da
guadagnare
dalla
guerra
.
Non
si
tratta
né
di
grandi
industriali
né
di
grandi
commercianti
,
ma
di
benestanti
che
godono
di
un
impiego
o
di
una
professione
remunerativa
,
e
che
non
hanno
grandi
aspirazioni
.
Non
è
ad
essi
che
«
manca
l
'
aria
per
respirare
»
,
e
questa
frase
vien
sempre
ripetuta
soltanto
perché
si
è
letta
sui
giornali
.
Il
timore
delle
conseguenze
della
guerra
,
e
soprattutto
il
timore
di
una
nuova
guerra
mondiale
,
è
invece
il
motivo
dominante
,
se
pur
segreto
,
della
conversazione
.
Ma
tutti
si
ribellano
quando
qualcuno
,
più
incauto
,
esprime
più
apertamente
questi
suoi
timori
.
No
,
di
una
guerra
mondiale
non
se
ne
vuol
neanche
sentir
parlare
,
in
questo
ambiente
.
Durante
tutta
la
sera
,
ho
ascoltato
in
silenzio
la
conversazione
.
Al
momento
di
salutarmi
l
'
incauto
guastafeste
,
un
avvocato
di
quarant
'
anni
,
quello
che
aveva
parlato
di
guerra
mondiale
,
mi
dice
,
come
se
concludesse
un
discorso
fatto
tra
sé
e
sé
:
«
Certo
,
tutta
la
politica
dell
'
Europa
è
una
pazzia
:
e
forse
,
anche
noi
non
costituiamo
un
'
eccezione
.
Ma
ognuno
spinge
l
'
altro
giù
per
la
china
e
,
in
un
mondo
dove
ciascuno
deve
provvedere
a
se
stesso
,
dobbiamo
essere
contenti
di
avere
il
governo
che
abbiamo
.
Anche
con
questa
guerra
,
siamo
stati
tutti
presi
di
sorpresa
,
non
abbiamo
avuto
il
tempo
di
riflettere
.
Ma
quando
tutto
il
mondo
si
è
rivolto
contro
di
noi
,
abbiamo
naturalmente
messa
da
parte
ogni
critica
»
.
Scrivo
molto
disordinatamente
,
e
non
vorrei
che
da
questo
fossero
falsate
le
linee
e
le
proporzioni
del
quadro
che
vengo
abbozzando
sulla
base
delle
mie
impressioni
.
Non
mi
è
accaduto
di
sentire
molto
spesso
conversazioni
sul
tono
di
quelle
dell
'
altra
sera
.
La
ho
notata
soltanto
perché
essa
mi
è
sembrata
caratteristica
per
uno
stato
d
'
animo
diffuso
in
alcuni
strati
della
popolazione
che
,
sebbene
non
siano
numericamente
molto
importanti
,
hanno
un
peso
notevole
nella
vita
della
società
romana
.
Ho
rilevato
delle
preoccupazioni
dello
stesso
genere
nei
discorsi
di
alcuni
intellettuali
e
professionisti
,
coi
quali
ho
avuto
occasione
di
conversare
.
«
Nessun
italiano
mi
dice
un
ingegnere
abbastanza
anziano
può
capire
perché
in
Italia
si
deve
stare
stretti
come
delle
acciughe
,
mentre
c
'
è
tanto
posto
in
Africa
.
Certo
,
io
personalmente
avrei
preferito
che
le
cose
si
fossero
fatte
in
un
'
altra
maniera
.
Quello
che
non
mi
piace
è
tutta
questa
propaganda
di
guerra
.
Gli
scopi
della
impresa
sono
buoni
;
ma
perché
parlare
tanto
di
guerra
,
perché
tutte
queste
minacce
?
E
poi
,
in
fondo
,
non
si
tratta
neanche
di
una
guerra
,
ma
di
un
'
impresa
coloniale
.
»
Più
raramente
ho
sentito
,
anche
in
questi
ambienti
,
critiche
un
po
'
più
aperte
.
Un
altro
professionista
,
ad
esempio
,
esprimeva
l
'
altro
giorno
la
sua
opinione
,
che
nel
complesso
il
danno
derivante
all
'
Italia
dalla
guerra
e
dalle
sanzioni
non
è
compensato
dalle
vittorie
militari
.
Ma
tutti
i
presenti
protestavano
.
Ora
che
le
vittorie
fanno
sperare
che
la
guerra
finisca
prima
della
stagione
delle
piogge
,
il
sentimento
dominante
è
quello
della
soddisfazione
e
dell
'
orgoglio
.
Quando
mi
sono
trovato
solo
con
il
professionista
,
gli
ho
domandato
se
in
generale
la
gente
era
contenta
dell
'
andamento
della
guerra
.
«
Contenta
mi
ha
detto
sarebbe
dir
forse
troppo
.
Il
mese
scorso
,
non
c
'
era
molta
gioia
tra
di
noi
,
c
'
era
uno
stato
di
depressione
molto
diffuso
.
Ma
adesso
è
meglio
,
perché
tutti
son
sicuri
che
la
guerra
finirà
presto
.
C
'
è
come
una
ubriacatura
in
giro
,
ci
sono
aspettative
e
speranze
fantastiche
sulle
possibilità
di
lavoro
in
AO
...
No
,
non
deve
credere
che
io
non
voglia
la
gloria
della
mia
patria
,
ha
aggiunto
come
per
scusarsi
,
ma
credo
che
ci
siano
altri
mezzi
per
ottenerla
,
all
'
infuori
della
guerra
.
Littoria
,
Sabaudia
,
la
ricostruzione
di
Roma
antica
,
questa
è
la
vera
gloria
del
fascismo
come
la
intendo
io
!
»
L
'
avversione
alla
guerra
,
comunque
,
è
forse
più
diffusa
anche
in
questi
ambienti
,
di
quel
che
possa
sembrare
a
prima
vista
.
Un
altro
ingegnere
,
niente
affatto
avversario
del
governo
,
mi
esprimeva
anche
lui
i
suoi
dubbi
ed
i
suoi
timori
.
«
Non
si
è
saputo
cosa
fare
,
con
questa
crisi
.
Ma
anche
se
avremo
un
grande
successo
militare
,
sarà
un
rimedio
solo
per
poco
tempo
.
Ma
chi
sa
,
forse
,
quando
questo
tempo
sarà
trascorso
,
anche
la
crisi
sarà
superata
,
e
noi
potremo
riprendere
le
relazioni
con
il
resto
del
mondo
.
»
Si
vedeva
che
egli
soffriva
profondamente
del
distacco
,
della
barriera
che
il
fascismo
ha
creato
tra
l
'
Italia
ed
il
resto
del
mondo
.
«
E
poi
,
questa
mentalità
bellicosa
che
si
è
venuta
diffondendo
fa
male
al
cuore
di
ogni
persona
che
abbia
conservato
la
mente
sana
.
»
Gli
ho
domandato
se
era
molta
la
gente
che
aveva
di
fronte
alla
guerra
lo
stesso
suo
atteggiamento
.
«
No
,
no
,
mi
ha
risposto
,
singoli
casi
,
eccezioni
.
Quasi
tutti
ripetono
le
parole
del
duce
:
"
Tireremo
diritto
!
"
»
.
Non
so
però
se
l
'
impressione
di
questo
ingegnere
sia
giusta
:
mi
pare
piuttosto
che
è
il
fascismo
che
è
riuscito
,
con
tutta
la
sua
politica
,
a
creare
quelle
barriere
che
impediscono
agli
amici
della
pace
di
incontrarsi
e
di
riconoscersi
.
Anche
dopo
le
recenti
vittorie
,
e
nei
più
svariati
ambienti
,
ho
sentito
relativamente
spesso
della
gente
parlare
in
tono
accorato
della
guerra
.
Ma
ci
si
arrende
alla
ineluttabilità
della
guerra
perché
ci
si
sente
isolati
,
divisi
,
e
perciò
impotenti
.
Sono
queste
barriere
che
separano
gli
amici
della
pace
,
è
questo
senso
della
ineluttabilità
della
guerra
che
viene
che
bisogna
vincere
.
Non
si
può
dire
,
in
genere
,
che
la
guerra
e
la
propaganda
sciovinista
del
fascismo
siano
riusciti
a
diffondere
nelle
larghe
masse
l
'
odio
contro
gli
abissini
.
Mi
dicono
che
,
nei
primi
tempi
,
era
abbastanza
diffusa
l
'
idea
che
la
guerra
non
sarebbe
stata
sanguinosa
,
data
la
grande
superiorità
tecnica
dell
'
esercito
italiani
.
Molti
cattolici
convinti
,
ad
esempio
,
si
rallegravano
di
questa
spedizione
,
che
avrebbe
permesso
ai
missionari
di
portare
la
civiltà
e
la
vera
fede
a
questi
popoli
barbari
.
Se
qualcuno
diceva
che
non
è
con
la
guerra
che
si
civilizza
un
paese
,
molto
spesso
si
sentiva
rispondere
che
questa
guerra
non
avrebbe
portato
grandi
perdite
di
vite
umane
,
nemmeno
tra
gli
abissini
.
Poi
,
a
poco
a
poco
,
le
cose
sono
mutate
.
I
comunicati
di
Badoglio
ed
i
film
«
Luce
»
hanno
tolte
molte
illusioni
.
Mi
sono
trovato
in
un
grande
cinematografo
durante
la
proiezione
di
un
film
«
Luce
»
.
Scene
della
guerra
in
Abissinia
.
Ho
l
'
impressione
che
la
gente
sia
ben
lieta
di
veder
proiettare
sullo
schermo
scene
di
vittoria
.
Un
amico
che
è
con
me
mi
dice
che
,
qualche
tempo
fa
,
l
'
entusiasmo
era
forse
maggiore
.
Comunque
,
quando
sullo
schermo
appare
Badoglio
,
gli
applausi
mi
sembrano
fragorosi
e
spontanei
.
Ancor
più
fragorosamente
applaudita
è
una
scena
in
cui
si
vedono
gli
infermieri
italiani
curare
dei
bambini
abissini
.
Poco
dopo
,
la
scena
muta
.
Ora
sì
è
nel
bel
mezzo
della
battaglia
.
Bombardamenti
,
incendi
.
Si
sente
che
tutto
il
pubblico
,
nella
sala
,
è
concentrato
in
se
stesso
,
come
ipnotizzato
da
questa
scena
di
sangue
.
Un
signore
,
seduto
vicino
a
me
,
si
è
sollevato
a
metà
sul
suo
sedile
,
appoggiato
con
le
mani
ai
suoi
braccioli
,
e
tutto
teso
in
uno
sforzo
di
attenzione
,
ha
lasciato
spegnere
la
sigaretta
tra
le
labbra
.
Il
pubblico
è
muto
.
Ma
quando
un
mucchio
di
cadaveri
abissini
appare
sulla
scena
,
un
gruppetto
di
studenti
ride
e
applaude
.
Tutta
la
sala
,
immediatamente
,
zittisce
,
ed
una
signora
dice
,
tra
il
consenso
generale
:
«
Con
questa
guerra
si
perde
ogni
sentimento
cristiano
»
.
Non
bisogna
credere
,
tuttavia
,
che
questa
assenza
di
un
odio
diffuso
contro
il
nemico
abissino
sia
sempre
il
prodotto
di
sentimenti
pacifici
o
cristiani
.
Anche
in
moltissimi
dei
giovani
più
infatuati
della
guerra
ho
trovata
una
certa
indifferenza
a
questo
riguardo
.
Qualcuno
a
cui
ho
domandato
le
ragioni
di
questa
indifferenza
,
mi
ha
risposto
che
«
questi
poveri
abissini
sono
nemici
contro
i
quali
non
si
può
provare
odio
»
.
Eppure
tutti
riconoscono
che
essi
si
battono
da
leoni
!
Ma
è
contro
l
'
Inghilterra
che
si
concentra
tutto
l
'
odio
,
è
il
nome
dell
'
Inghilterra
che
,
appena
pronunciato
,
risveglia
tutte
le
passioni
politiche
.
È
questo
forse
il
campo
in
cui
la
propaganda
sciovinistica
del
fascismo
ha
ottenuto
i
più
grandi
risultati
.
La
convinzione
che
è
l
'
Inghilterra
la
causa
di
tutto
,
della
guerra
,
delle
sanzioni
,
della
miseria
è
estremamente
diffusa
,
in
tutti
gli
strati
della
popolazione
.
E
l
'
odio
è
accompagnato
da
un
certo
disprezzo
.
«
Sì
,
è
vero
,
mi
dice
un
professore
,
a
cui
avevo
obbiettato
che
anche
i
paesi
che
hanno
grandi
imperi
coloniali
soffrono
della
crisi
e
della
disoccupazione
,
ma
ciò
dipende
dal
fatto
che
gli
inglesi
e
i
francesi
non
sanno
sfruttare
le
loro
colonie
;
noialtri
italiani
mostreremo
a
tutto
il
mondo
come
si
deve
colonizzare
un
paese
.
Noi
siamo
i
successori
dell
'
Inghilterra
e
della
Francia
!
»
.
Non
vi
è
dubbio
che
la
propaganda
fascista
contro
l
'
Inghilterra
ha
potuto
avere
un
così
largo
successo
anche
perché
la
politica
del
governo
inglese
ha
fornito
ad
essa
abbondanti
motivi
polemici
.
La
discriminazione
tra
l
'
Italia
e
la
Germania
nell
'
applicazione
delle
sanzioni
,
ad
esempio
,
ha
fornito
alla
stampa
fascista
molti
argomenti
per
dimostrare
alle
masse
italiane
le
ragioni
imperialistiche
della
politica
sanzionista
del
governo
inglese
,
e
sono
le
oscillazioni
e
le
incertezze
della
politica
societaria
dell
'
Inghilterra
che
hanno
alimentato
il
disprezzo
per
il
popolo
inglese
,
che
il
fascismo
è
riuscito
a
diffondere
largamente
tra
le
masse
.
Incoscienza
,
esaltazione
,
volontà
disperata
di
non
guardare
in
faccia
ai
pericoli
che
si
sentono
imminenti
:
ciò
è
quanto
ho
potuto
osservare
nei
miei
interlocutori
ogni
volta
che
sono
venuto
a
parlare
di
guerra
e
di
sanzioni
.
Quasi
tutti
mi
hanno
affermato
che
le
sanzioni
non
hanno
portato
alcun
danno
all
'
Italia
,
che
anzi
:
l
'
hanno
aiutata
e
spinta
a
produrre
in
casa
propria
quel
che
prima
importava
dall
'
estero
.
Anche
della
gente
colta
,
anche
degli
uomini
di
affari
mi
hanno
ripetuto
con
calore
queste
affermazioni
della
stampa
fascista
.
Se
è
vero
che
,
politicamente
,
le
sanzioni
hanno
potuto
permettere
al
fascismo
una
certa
speculazione
patriottica
,
non
mi
posso
spiegare
delle
affermazioni
come
quelle
sulla
«
utilità
economica
»
delle
sanzioni
altro
che
con
una
deliberata
volontà
di
sfuggire
,
con
l
'
immaginazione
,
a
una
realtà
che
si
sa
dura
,
ostica
,
invincibile
.
Non
di
rado
mi
è
capitato
di
sentir
dire
,
da
gente
posata
e
colta
,
che
«
l
'
Inghilterra
ha
ceduto
e
cederà
,
perché
le
sue
navi
non
possono
far
nulla
contro
i
raggi
di
Marconi
»
.
E
così
per
mille
altre
cose
.
Sì
,
incoscienza
,
esaltazione
,
volontà
di
non
guardare
in
faccia
il
pericolo
,
e
alla
base
di
tutto
questo
una
grande
disperazione
che
,
dopo
le
ultime
vittorie
,
sembra
tramutarsi
in
una
fantastica
attesa
di
giorni
migliori
,
forse
ancor
più
tragica
e
disperata
.
Tutti
ora
si
vogliono
convincere
che
,
dopo
la
fine
della
guerra
,
«
tutto
andrà
meglio
»
.
Ho
domandato
se
prima
non
si
stava
bene
.
«
No
,
mi
hanno
risposto
,
prima
non
si
stava
bene
per
la
disoccupazione
,
poi
per
le
sanzioni
.
Ma
quando
avremo
l
'
Africa
,
avremo
lavoro
per
i
nostri
operai
e
materie
prime
per
l
'
industria
.
»
Ma
non
sempre
si
riesce
a
vincere
il
dubbio
,
lo
scetticismo
.
Un
negozio
di
vestiti
in
via
Nazionale
.
Nella
vetrina
è
esposto
un
mannequin
con
la
divisa
coloniale
,
attorniato
da
un
paesaggio
africano
ove
non
manca
nemmeno
il
leone
.
Nello
sfondo
,
il
tricolore
.
Molta
gente
è
ferma
dinanzi
alla
vetrina
,
e
discute
del
clima
,
delle
possibilità
di
colonizzazione
.
Mi
stupisce
di
vedere
quanto
poco
questi
signori
,
per
la
maggior
parte
ben
vestiti
,
sappiano
di
concreto
sul
paese
che
i
soldati
italiani
stanno
conquistando
.
Ma
in
genere
i
pareri
non
sono
troppo
entusiasti
.
«
Di
tutte
le
fotografie
dell
'
Abissinia
che
ho
visto
fino
ad
ora
,
dice
uno
,
neanche
una
mostra
,
un
bel
paesaggio
,
rocce
,
rocce
e
ancora
rocce
.
»
Anche
gli
altri
intorno
esprimono
dubbi
e
incertezze
.
L
'
assembramento
è
ormai
abbastanza
numeroso
,
e
si
discute
animatamente
,
finché
non
prende
la
parola
un
fascista
in
divisa
,
che
parla
come
se
recitasse
un
articolo
di
un
giornale
.
Silenzio
generale
,
poi
il
gruppo
degli
ascoltatori
si
disperde
rapidamente
...
È
l
'
ultima
impressione
che
ho
portata
con
me
,
mentre
mi
avvio
alla
stazione
per
partire
da
Roma
.
StampaPeriodica ,
Ne
ha
una
?
Sente
il
bisogno
d
'
averne
una
?
Non
si
direbbe
.
Il
fatto
è
curioso
,
perché
è
in
questo
campo
che
ci
sarebbe
modo
di
illustrare
uno
dei
più
begli
esempi
storici
di
lotta
di
classi
.
Una
campagna
antiprotezionista
,
potrebbe
riportare
il
partito
ad
uno
dei
momenti
della
sua
vita
migliore
.
In
essa
possono
essere
ugualmente
utilizzabili
le
particolari
conoscenze
e
competenze
dei
tecnici
e
l
'
idealismo
scientifico
dei
dottrinari
.
In
essa
potrebbe
anche
il
partito
socialista
,
o
per
meglio
dire
potrebbero
i
suoi
studiosi
,
aver
occasione
di
innestare
sul
vecchio
tronco
della
dottrina
qualche
ramo
novello
,
estirpandone
qualcuno
fattosi
secco
e
non
più
rispondente
alle
mutate
condizioni
delle
cose
e
della
scienza
.
Tale
campagna
segnerebbe
inoltre
l
'
inizio
dell
'
entrata
del
proletariato
nella
politica
commerciale
,
che
,
come
già
la
scienza
delle
finanze
e
il
diritto
civile
,
comincerebbe
a
recar
l
'
impronta
della
nuova
classe
;
e
forse
in
giorni
non
lontani
potrebbe
avverarsi
il
vaticinio
di
Luigi
Luzzatti
,
di
trattati
internazionali
in
cui
la
merce
lavoro
fosse
riguardata
almeno
come
tutte
le
altre
,
almeno
come
un
elemento
nuovo
da
considerarsi
.
L
'
emigrazione
così
sarebbe
fin
d
'
ora
un
elemento
greggio
destinato
un
giorno
ad
aver
cittadinanza
negli
accordi
internazionali
.
Questa
campagna
non
mancherebbe
anche
del
fascino
d
'
una
certa
grandiosità
,
che
le
viene
dall
'
essere
ora
questione
non
solo
italiana
,
ma
mondiale
.
Essa
fu
la
base
dell
'
ultimo
referendum
svizzero
e
delle
ultime
elezioni
germaniche
;
lo
sarà
delle
prossime
elezioni
inglesi
e
della
futura
campagna
presidenziale
americana
....
E
avrebbe
,
poi
,
particolarmente
per
noi
,
il
pregio
incommensurabile
di
essere
il
naturale
complemento
della
lotta
di
questi
ultimi
anni
per
l
'
incremento
dei
salari
.
E
non
a
caso
diciamo
complemento
.
Infatti
,
ad
es
.
,
nell
'
industria
del
cotone
i
profitti
sono
ora
del
12
,
del
16
,
del
18%;
mentre
,
nei
primi
anni
,
senza
protezione
quest
'
industria
non
avrebbe
potuto
reggersi
,
ora
è
esportatrice
;
ciò
nonostante
i
salari
degli
operai
del
cotone
non
si
sono
sensibilmente
accresciuti
.
I
cotonieri
si
sono
previdentemente
organizzati
contro
le
coalizioni
operaie
.
Orbene
,
l
'
industria
del
cotone
,
inaggredibile
da
questo
lato
,
lo
è
da
quello
della
protezione
,
di
cui
oggi
più
non
abbisogna
.
E
così
dicasi
per
l
'
industria
del
ferro
.
Riducendo
il
dazio
sul
ferro
,
indirettamente
si
riduce
il
costo
di
produzione
di
tutti
i
prodotti
industriali
,
il
loro
costo
di
trasporto
,
ecc
.
,
si
dà
impulso
all
'
intensificazione
dei
traffici
;
e
si
lascia
così
un
margine
per
future
conquiste
dirette
o
indirette
di
più
alti
salari
.
In
genere
,
con
questa
campagna
si
avrebbe
un
'
ottima
occasione
di
allargare
gli
orizzonti
mentali
della
classe
lavoratrice
,
di
persuaderla
che
il
problema
sociale
diventa
un
problema
di
distribuzione
solo
a
condizione
che
in
ogni
momento
esso
sia
risolto
nel
senso
che
assicuri
la
massima
produttività
;
ossia
,
perché
ogni
fattore
abbia
la
massima
rimunerazione
,
bisogna
che
la
sua
produttività
sia
stata
massima
,
essendo
che
in
un
sistema
catallattico
,
come
insegna
il
Clark
,
ognuno
si
ha
precisamente
quanto
produce
.
Direi
anzi
,
che
il
valore
pedagogico
di
questa
campagna
supererebbe
tutti
gli
altri
suoi
pregi
,
principalmente
perché
essa
educa
ad
un
tempo
a
valutare
i
vantaggi
immediati
,
a
riconoscere
la
necessità
delle
limitazioni
pratiche
,
e
mantiene
sempre
limpida
innanzi
a
noi
la
visione
della
meta
più
lontana
.
L
'
episodio
e
il
tutto
si
rischiarano
a
vicenda
.
Detto
così
della
convenienza
e
della
opportunità
di
detta
campagna
,
accenniamo
brevemente
ai
limiti
a
cui
,
secondo
noi
,
dovrebbe
restringersi
,
perché
l
'
efficacia
ne
riesca
massima
.
Uno
dei
più
competenti
trattatisti
di
politica
commerciale
,
il
Fontana
-
Russo
,
così
riassume
i
risultati
dello
studio
sull
'
Italia
e
sul
suo
regime
doganale
:
«
Illeciti
sono
i
profitti
di
quei
manifatturieri
i
quali
,
non
più
bisognosi
di
tutela
,
continuano
l
'
esercizio
delle
industrie
all
'
ombra
di
essa
,
devolvendo
a
proprio
vantaggio
gli
effetti
della
protezione
.
Se
questo
stato
di
cose
è
tollerabile
,
e
forse
necessario
,
quando
le
fabbriche
muovono
i
primi
loro
passi
nel
cammino
industriale
,
esso
diviene
ingiusto
,
economicamente
pericoloso
e
socialmente
iniquo
,
allorquando
la
operosità
manifatturiera
si
svolge
in
pieno
rigoglio
senza
nulla
invidiare
alla
grande
industria
estera
.
In
Italia
poi
,
ove
misere
sono
le
condizioni
dei
consumi
,
il
fenomeno
di
cui
ora
si
discute
acquista
forme
e
proporzioni
più
pericolose
e
più
gravi
.
Convinti
che
la
produzione
più
in
Italia
che
all
'
estero
meriti
speciali
riguardi
,
noi
non
vogliamo
togliere
ogni
valore
protettivo
alle
gabelle
di
confine
,
ma
vorremmo
che
esse
si
riducessero
ad
una
giusta
ed
onesta
proporzione
,
non
dimenticando
che
alle
cause
sfavorevoli
in
cui
si
svolge
l
'
operosità
manifatturiera
,
bisogna
collegare
quelle
che
danno
ad
essa
speciali
vantaggi
(
basso
livello
dei
salari
in
Italia
)
.
«
Alcuni
rami
dell
'
industria
italiana
hanno
raggiunto
tal
grado
di
perfezionamento
,
da
far
ritenere
inopportuna
e
nociva
buona
parte
della
tutela
goduta
.
Le
fabbriche
di
cotonerie
,
per
es
.
,
dimostrano
di
poter
vivere
e
prosperare
senza
la
protezione
,
che
ne
stimolò
l
'
attività
,
rinvigorendone
l
'
organismo
.
La
diminuita
importazione
,
l
'
aumento
rapido
dell
'
esportazione
e
i
tentativi
già
fatti
per
limitare
la
produzione
sono
prove
evidenti
che
l
'
industria
cotoniera
può
fare
ormai
da
sé
,
senza
timori
di
sopraffazioni
da
parte
delle
cotonerie
forestiere
.
Anche
l
'
industria
serica
,
la
quale
ha
sempre
manifestato
forti
attitudini
liberali
e
che
parecchi
setaioli
vorrebbero
sottoporre
ad
un
regime
di
libero
scambio
,
in
alcuni
suoi
rami
gode
tutela
soverchia
.
Lo
stesso
si
può
dire
dell
'
industria
della
carta
e
delle
pelli
.
Per
la
lana
,
una
riduzione
è
da
invocarsi
per
opposte
ragioni
.
Tali
sono
i
bisogni
di
questa
industria
e
tali
le
condizioni
in
cui
essa
svolge
l
'
operosità
sua
,
che
essa
non
sente
gli
stimoli
della
tutela
.
La
protezione
non
è
medicina
che
possa
guarire
ogni
male
;
essa
non
può
risuscitare
gli
organi
afflitti
da
troppo
gravi
infermità
costituzionali
.
«
La
tutela
non
è
divenuta
soverchia
solo
per
certi
rami
dell
'
attività
manufattrice
,
ma
altresì
per
qualcuna
delle
industrie
che
si
collegano
all
'
economia
agraria
.
Tale
è
il
caso
del
caseificio
.
I
centri
manifatturieri
sono
anche
grandi
consumatori
di
derrate
agrarie
,
e
,
a
mezzo
dei
consumi
,
fanno
sentire
all
'
agricoltura
i
benefici
della
loro
prosperità
economica
.
In
Italia
,
senza
dubbio
,
questa
capacità
di
consumo
,
specie
se
comparata
agli
esempi
forestieri
,
non
è
gran
cosa
.
Ma
essa
,
ad
ogni
modo
,
non
tralascia
di
assorbire
buona
parte
dei
prodotti
del
suolo
,
i
quali
,
invece
di
correr
l
'
alea
dell
'
esportazione
verso
l
'
estero
,
è
sempre
meglio
che
trovino
in
paese
sicuro
consumo
.
«
Naturalmente
le
riduzioni
delle
tariffe
industriali
,
che
noi
vagheggiamo
e
che
s
'
impongono
come
una
ragione
grave
di
giustizia
,
dovrebbero
servire
a
sospingere
verso
l
'
estero
i
nostri
prodotti
agrari
.
Tale
è
la
struttura
dell
'
Italia
economica
e
tali
furono
gli
effetti
del
protezionismo
doganale
,
che
il
nostro
Mezzogiorno
non
può
aspirare
a
divenir
paese
industriale
.
Ormai
è
troppo
tardi
;
le
fabbriche
settentrionali
hanno
già
ammortizzato
i
capitali
d
'
esercizio
;
esse
conoscono
le
risorse
tutte
del
regime
manifatturiero
e
soffocherebbero
ben
presto
gli
opifizi
nuovi
che
,
per
necessità
di
cose
,
dovrebbero
produrre
a
più
caro
prezzo
.
«
Di
fronte
a
questa
condizione
di
cose
,
due
misure
s
'
impongono
:
ridurre
,
mediante
contrattazioni
con
l
'
estero
,
la
soverchia
protezione
di
cui
godono
alcune
industrie
,
e
servirsi
di
questa
riduzione
per
sospingere
verso
l
'
estero
i
prodotti
agricoli
.
Così
facendo
,
la
parte
meridionale
d
'
Italia
diverrebbe
un
campo
sempre
più
utile
all
'
operosità
manifatturiera
del
Settentrione
,
che
ora
ha
anzi
da
lagnarsi
per
la
scarsa
capacità
di
acquisto
del
Sud
»
.
Queste
vedute
del
Fontana
-
Russo
,
notevoli
e
sintomatiche
in
quanto
egli
affetta
disprezzo
per
i
principi
e
le
teorie
astratte
e
crede
che
la
protezione
abbia
giovato
allo
sviluppo
industriale
italiano
,
affrettandolo
se
non
provocandolo
.
Vedute
notevoli
,
perché
mostrano
che
,
indipendentemente
dal
modo
di
giudicare
le
esperienze
passate
,
vi
sono
amici
anche
in
campi
sotto
qualche
aspetto
avversari
.
Chi
,
da
opposta
banda
,
ha
primo
alzato
la
voce
contro
il
sistema
doganale
vigente
con
maggiore
autorità
e
larghezza
di
vedute
sintetiche
,
è
stato
di
poi
l
'
on
.
De
Viti
De
Marco
nel
suo
discorso
di
Lecce
e
nella
sua
conferenza
di
Napoli
(
19
aprile
1903
)
,
dichiarando
che
il
nostro
grande
interesse
è
quello
di
combattere
il
protezionismo
su
tutta
la
linea
.
Per
l
'
argomento
che
ci
riguarda
,
le
ragioni
liberistiche
rafforzano
e
rendono
più
efficaci
,
sotto
lo
schema
di
una
teoria
,
le
risultanze
empiriche
del
Fontana
-
Russo
.
È
dunque
ad
esse
che
dobbiamo
chiedere
buona
parte
dell
'
efficacia
della
campagna
da
aprirsi
;
ad
esse
,
che
in
fin
dei
conti
non
sono
che
assiomatiche
verità
logiche
.
Immaginate
che
in
centinaia
di
conferenze
e
di
opuscoli
si
insegni
a
distinguere
tra
interesse
di
una
industria
e
interesse
della
industria
nazionale
;
a
tener
presenti
le
ripercussioni
tra
le
vicende
di
una
e
di
tutte
le
altre
industrie
;
a
vedere
che
i
prodotti
si
scambino
coi
prodotti
e
che
è
falso
che
gli
stranieri
ci
spoglino
del
nostro
oro
,
sì
che
la
importazione
di
beni
esteri
in
Italia
equivale
a
domanda
reale
di
prodotti
italiani
e
solo
nominalmente
a
domanda
di
oro
;
a
capire
che
,
col
metodo
della
cosidetta
reciprocità
,
si
agisce
come
se
l
'
esportazione
dei
nostri
prodotti
dipendesse
soltanto
dall
'
inasprimento
delle
tariffe
forestiere
e
non
anche
da
quello
delle
nostre
,
si
che
le
due
tariffe
agiscono
come
due
cause
indipendenti
di
effetti
che
si
sommano
;
e
,
pur
prescindendo
dai
risultati
immediati
,
avrete
aperta
la
via
a
una
risoluzione
non
più
segreta
ed
oligarchica
ma
profondamente
democratica
nel
metodo
e
nel
contenuto
di
esso
problema
.
Se
c
'
è
cosa
che
intralci
la
via
ad
una
politica
positiva
del
partito
socialista
,
gli
è
proprio
la
quasi
assoluta
ignoranza
di
ciò
che
è
economia
,
di
ciò
che
è
legge
naturale
nei
fenomeni
economici
.
E
ci
si
presenta
l
'
occasione
più
propizia
per
cominciare
ad
ovviarvi
.
Ma
il
partito
socialista
alle
ragioni
tecniche
degli
empirici
e
a
quelle
astratte
dei
liberisti
può
aggiungere
delle
proprie
;
può
,
anzi
,
inquadrar
quelle
nella
visione
internazionalistica
dei
rapporti
,
che
il
monopolio
è
a
fondamento
di
ogni
fenomeno
di
distribuzione
della
ricchezza
.
Perfino
ciò
che
di
vero
e
di
buono
è
in
un
ben
inteso
unitarismo
patriottico
s
'
accorderebbe
meglio
con
uno
schema
di
questa
agitazione
socialisticamente
inasprito
,
che
con
ogni
altro
.
Ed
allora
,
ecco
i
motivi
della
campagna
,
ecco
lo
schema
che
,
secondo
noi
,
quando
sia
convenientemente
svolto
dai
singoli
propagandisti
,
può
riuscire
più
efficace
:
a
)
In
Italia
,
come
in
ogni
collettività
,
non
tutti
partecipano
alla
gestione
degli
interessi
collettivi
,
e
,
tra
coloro
che
vi
partecipano
,
coloro
che
detengono
il
monopolio
della
coltura
,
della
ricchezza
e
del
potere
prevalgono
su
gli
altri
,
fino
a
che
questi
non
ne
li
spoglino
.
Di
qui
una
concorrenza
tra
le
classi
per
la
distruzione
del
monopolio
altrui
prima
e
per
l
'
erezione
d
'
un
monopolio
proprio
poi
.
Fino
ad
oggi
il
monopolio
fu
tenuto
dai
gruppi
più
forti
(
li
industriali
e
di
agrarii
.
b
)
Questo
monopolio
si
è
esplicato
per
mezzo
specialmente
del
protezionismo
ad
oltranza
,
consacrato
nella
tariffa
del
1887
tuttora
vigente
.
Esso
,
nel
mentre
affrettava
lo
sviluppo
,
del
resto
già
iniziato
prima
,
di
alcune
industrie
manifatturiere
,
e
mentre
poco
o
nulla
influiva
su
altre
,
sacrificava
allo
sviluppo
industriale
buona
parte
dei
prodotti
agricoli
del
Mezzogiorno
(
vini
,
frutta
,
agrumi
)
,
non
proteggendo
che
la
cerealicoltura
col
più
alto
dazio
sul
grano
che
esista
in
Europa
.
Tutto
ciò
,
oltre
a
favorire
produzioni
d
'
un
genere
a
scapito
di
altre
,
oltre
a
determinare
artificialmente
investimenti
di
capitale
in
industrie
e
in
colture
in
cui
la
mano
d
'
opera
richiesta
è
minore
,
elevava
tutto
il
costo
della
vita
in
Italia
.
Il
propagandista
qui
dovrebbe
elencare
gli
effetti
della
protezione
sul
ferro
nell
'
alto
costo
dei
trasporti
terrestri
e
marittimi
;
quelli
della
protezione
sul
cotone
e
sulla
lana
nel
prezzo
degli
abiti
,
delle
lenzuola
,
delle
valigie
,
dei
manufatti
d
'
ogni
specie
;
quelli
della
protezione
dei
prodotti
chimici
nel
prezzo
delle
medicine
,
dei
concimi
,
ecc
.
Dovrebbe
dimostrare
come
,
dove
tutto
è
protetto
in
una
certa
misura
,
gli
effetti
della
protezione
reciprocamente
si
annullano
,
o
piuttosto
non
rappresentano
che
una
passività
.
È
questo
il
punto
saliente
dell
'
efficacia
dimostrativa
di
questa
propaganda
,
culminante
nell
'
affermazione
che
questa
perdita
secca
è
pressoché
tutta
sopportata
dai
poveri
(
costretti
all
'
uso
di
prodotti
inferiori
)
,
nel
mentre
i
vantaggi
toccarono
solo
ai
produttori
protetti
.
c
)
Ciononostante
,
vi
furono
miglioramenti
agricoli
e
industriali
,
e
si
è
arrivati
a
un
punto
in
cui
molte
industrie
più
non
abbisognano
(
almeno
nella
misura
attuale
)
di
protezione
;
anzi
non
possono
estendere
i
loro
sbocchi
nel
paese
se
non
a
condizione
che
nel
Sud
i
prodotti
agricoli
(
vini
,
frutta
,
agrumi
)
si
estendano
sempre
più
a
spese
dei
cereali
e
possano
essere
esportati
in
crescente
quantità
;
e
non
possono
crescere
i
loro
sbocchi
all
'
estero
se
non
a
patto
di
consentire
a
una
importazione
di
merci
alimentari
meno
care
che
da
noi
.
Ne
segue
la
giustificazione
d
'
una
lotta
contro
tutto
l
'
attuale
sistema
protettivo
ed
ispirata
al
ristabilimento
dell
'
equilibrio
turbato
dal
protezionismo
,
mutatis
mutandis
.
Ora
gli
sbocchi
esteri
ai
prodotti
agricoli
attualmente
in
incremento
nell
'
Italia
del
Sud
non
si
possono
ottenere
che
mediante
trattati
commerciali
in
cui
si
riduca
almeno
sino
a
L
.
5
al
quintale
il
dazio
sul
grano
,
come
avviamento
all
'
abolizione
totale
del
dazio
;
in
cui
si
riduca
pure
notevolmente
il
dazio
sul
ferro
,
per
diminuire
il
costo
dei
trasporti
,
e
si
falcidii
d
'
assai
quello
sul
petrolio
,
di
tanta
utilità
per
le
classi
povere
,
specie
del
Sud
.
Ia
questa
guisa
le
sorti
del
Mezzogiorno
e
della
nuova
Italia
sudamericana
si
farebbero
sempre
più
solidali
,
e
la
cresciuta
produzione
meridionale
,
consentendo
una
intensificazione
di
traffici
con
l
'
industria
nordica
,
diverrebbe
un
potente
fattore
per
la
risoluzione
del
problema
più
grave
che
ora
tutti
affanna
,
e
che
solo
il
lavoro
paziente
di
anni
e
di
anni
potrà
torre
di
mezzo
.
Solo
per
questa
via
una
Italia
economica
comincerà
ad
avere
esistenza
organica
,
e
solo
a
questo
prezzo
non
sarà
crudele
ironia
parlare
di
istruire
nuovi
organismi
di
credito
agrario
.
Infatti
,
siccome
il
capitale
disponibile
corre
verso
gli
impieghi
più
rimunerativi
,
e
questi
non
sono
oggi
gli
agricoli
,
così
,
acciocché
un
organismo
di
credito
agrario
non
rappresenti
una
passività
o
un
trasferimento
puro
e
semplice
di
capitali
da
uno
ad
un
altro
impiego
,
è
indispensabile
che
gli
impieghi
agricoli
diventino
i
più
rimunerativi
e
sia
,
per
così
dire
,
messa
in
.
funzione
la
pompa
aspirante
d
'
oltre
Oceano
.
Solo
per
questa
via
ancora
,
anche
nel
Sud
sorgerà
un
vero
e
proprio
proletariato
,
che
porrà
termine
,
per
le
leggi
stesse
della
sua
esistenza
e
del
suo
sviluppo
,
allo
spagnolesco
feudalismo
politico
che
rende
colà
un
puro
flatus
votis
ogni
preteso
accenno
a
democrazia
.
Dove
poco
si
produce
,
poco
o
nulla
si
ha
da
dividere
e
da
lottare
per
dividere
.
Il
problema
dello
sviluppo
d
'
un
socialismo
meridionale
è
essenzialmente
quello
dello
sviluppo
di
una
produzione
meridionale
secondo
tutti
i
dettami
della
scienza
agraria
moderna
.
d
)
Il
quarto
punto
del
nostro
schema
dovrebbe
riguardare
le
confutazioni
dei
più
noti
sofismi
protezionistici
riediti
in
nuova
veste
per
la
circostanza
:
la
paura
della
disoccupazione
,
la
dipendenza
dallo
straniero
in
caso
di
guerra
,
ecc
.
Per
1'
Italia
,
anzi
,
una
maggiore
reale
indipendenza
si
acquista
promuovendo
i
più
economici
impieghi
dell
'
energia
elettrica
,
la
navigazione
interna
,
e
così
via
.
E
tutto
ciò
più
che
mai
s
'
inquadrerebbe
in
quella
funzione
di
rimozione
dei
veli
cuoprenti
ogni
politica
di
classe
,
che
è
l
'
essenza
stessa
della
scienza
economica
,
e
contribuirebbe
a
fare
sempre
più
una
realtà
di
quel
concetto
dello
Stato
,
superiore
a
ogni
dominazione
di
classe
,
che
finora
non
fu
che
un
'
astrazione
,
precisamente
perché
solo
alcuni
interessi
vi
erano
rappresentati
,
non
equilibrati
da
altri
.
Il
quadro
,
come
si
vede
,
può
essere
grandioso
,
e
chi
non
è
cosciente
di
questa
grandiosità
non
sente
il
momento
storico
che
1'
Italia
attraversa
,
non
sente
che
per
1'
Italia
va
approssimandosi
un
momento
simile
a
quello
che
provocò
il
mutamento
d
'
indirizzo
della
politica
commerciale
inglese
verso
la
metà
del
secolo
scorso
.
Le
organizzazioni
proletarie
,
cui
pare
di
non
aver
nulla
da
fare
,
potrebbero
far
proprio
questo
compito
e
formare
il
centro
di
un
colossale
e
irresistibile
esercito
,
alle
cui
ale
sarebbero
la
piccola
borghesia
,
le
industrie
e
le
colture
dimandanti
nuovi
mercati
.
Ponete
,
per
es
.
,
che
in
ogni
piccola
città
,
in
ogni
villaggio
,
ogni
domenica
un
propagandista
faccia
il
conto
di
quanto
alla
fin
d
'
anno
ognuno
paga
in
tributo
ai
produttori
protetti
,
in
più
del
valore
delle
scarpe
,
delle
calze
,
della
camicia
,
degli
abiti
,
del
pane
,
del
petrolio
,
dello
zucchero
,
del
caffè
,
e
che
ciò
duri
per
quattro
o
cinque
anni
e
sia
la
piattaforma
di
due
lotte
elettorali
;
e
si
può
metter
pegno
che
il
protezionismo
italiano
è
sconfitto
.
In
Italia
tutti
sono
penetrati
da
un
tale
spirito
di
tolleranza
e
di
equanimità
che
resistenze
fortissime
non
si
incontrano
pressoché
mai
;
è
forse
per
questo
anzi
che
tutto
dura
poco
ed
è
vero
ancora
oggi
ciò
che
cantava
il
Tasso
che
...
alla
virtù
latina
o
nulla
manca
o
sol
la
disciplina
.
E
nel
nostro
caso
la
fede
poserebbe
su
fatti
,
avrebbe
il
sussidio
delle
cose
,
non
sarebbe
un
pleonastico
epifenomeno
,
ma
una
efflorescenza
degli
interessi
industriali
ed
agricoli
,
una
vera
e
propria
epigenesi
della
nostra
struttura
economica
e
della
fase
che
attraversa
.
Perché
il
partito
socialista
non
la
fa
sua
?
È
vero
che
da
qualche
tempo
sembra
disoccupato
e
invecchiato
precocemente
.
Ma
gli
è
appunto
perché
s
'
è
troppo
chiuso
in
sé
,
perché
s
'
è
appartato
dalla
bufera
che
mai
non
resta
a
lui
d
'
intorno
.
Torni
all
'
antico
,
ritocchi
,
come
Anteo
,
la
terra
che
gli
fu
madre
,
e
gli
ritornerà
anche
,
con
la
giovinezza
,
la
fede
.
StampaPeriodica ,
Forse
è
proprio
vero
anche
della
Pedagogia
quello
che
un
personaggio
di
Sardou
diceva
dell
'
arte
:
sono
argomenti
in
cui
si
può
esprimere
liberamente
qualunque
giudizio
con
la
certezza
di
avere
sempre
ragione
.
Questo
melanconico
dubbio
mi
sorgeva
nell
'
animo
leggendo
le
ultime
discussioni
parlamentari
sul
bilancio
della
P.I.
Ché
questa
volta
non
abbiamo
assistito
solo
alla
consueta
spezzatura
di
lancia
del
marchese
Lucifero
in
favore
del
femminismo
;
ed
ancora
alle
più
consuete
raccomandazioni
di
onorevoli
,
assunti
per
ragioni
professionali
a
patroni
e
santi
protettori
di
speciali
classi
diseredate
.
Questa
volta
parecchi
deputati
hanno
sentito
il
bisogno
,
in
sede
di
bilancio
,
di
fare
un
loro
bravo
sermone
a
onore
e
gloria
della
pedagogia
scientifica
.
E
tutti
,
l
'
on
.
Rattone
,
l
'
on
.
Podrecca
,
l
'
on
.
Schanzer
,
l
'
on
.
Comandini
,
pur
esponendo
le
idee
più
opposte
,
hanno
meritato
quelle
cordiali
strette
di
mano
e
vivissime
approvazioni
,
di
cui
la
Camera
è
generosa
nelle
questioni
di
cui
le
importa
un
bel
niente
.
E
la
ragione
,
per
cui
in
materia
didattica
si
può
avere
sempre
ragione
e
riscuotere
vivissime
approvazioni
e
strette
di
mano
pure
esponendo
indifferentemente
le
idee
più
diverse
,
è
semplicemente
questa
:
che
il
valore
dell
'
insegnamento
,
come
di
ogni
attività
spirituale
,
consiste
nel
modo
intrinseco
con
cui
l
'
insegnamento
viene
attuato
,
e
non
è
determinabile
secondo
norme
astratte
e
principi
generali
.
Tutte
le
norme
e
tutti
i
principi
,
sono
divagazioni
superflue
,
che
ridotte
ad
un
contenuto
concreta
significano
solo
che
bisogna
insegnare
bene
.
Il
che
è
sublimamente
vero
.
Il
bene
,
ancora
adesso
come
ai
tempi
di
Aristotele
,
ha
la
disgrazia
o
la
fortuna
di
avere
a
lato
due
opposti
mali
.
Perciò
i
discorsi
didattici
di
ogni
specie
,
così
quelli
dei
ministri
,
come
quelli
dei
deputati
,
come
quelli
dei
professori
,
non
possono
essere
il
più
delle
volte
che
semplici
dilettazioni
,
in
cui
si
inveisce
o
contro
l
'
uno
o
contro
l
'
altro
male
e
si
fa
l
'
apologia
di
'
quella
santa
sola
virtù
che
sta
nel
mezzo
.
Nelle
sedute
dei
professori
,
in
principio
d
'
anno
,
se
non
è
noioso
,
è
quasi
divertente
ascoltare
la
lettura
dei
programmi
didattici
,
con
cui
ciascun
insegnante
fa
sapere
che
egli
non
stancherà
troppo
i
suoi
alunni
e
non
li
stancherà
troppo
poco
,
che
nel
suo
insegnamento
non
sarà
né
troppo
umile
né
troppo
sublime
,
che
eviterà
gli
ardui
voti
ma
non
si
contenterà
di
strisciare
troppo
terra
terra
,
che
insomma
farà
del
suo
meglio
per
fare
bene
.
Ma
per
essere
giusti
,
bisogna
convenire
che
talvolta
un
insegnante
approfittando
di
quel
po
'
di
libertà
che
gli
è
concessa
ed
arrischiandosi
a
qualche
personale
iniziativa
,
scende
dalle
vuote
astrattezze
a
qualche
concetto
concreto
:
ed
allora
può
dar
motivo
ad
una
discussione
interessante
,
e
può
anche
provare
la
soddisfazione
di
aver
torto
.
Ma
nei
recenti
discorsi
pedagogici
dei
nostri
onorevoli
,
di
concreto
non
c
'
era
proprio
nulla
.
Ed
ecco
perché
hanno
detto
tutti
delle
cose
inesorabilmente
giuste
.
S
'
alza
per
primo
l
'
on
.
Rattone
e
con
le
statistiche
e
con
gli
ultimi
risultati
della
scienza
nientemeno
positiva
,
dimostra
che
non
si
deve
rovinare
la
salute
dei
ragazzi
facendoli
studiare
troppo
.
Ed
a
parte
la
scienza
positiva
e
la
statistica
,
chi
avrebbe
mai
cuore
di
dargli
torto
?
Ma
sorge
,
secondo
,
l
'
on
.
Comandini
:
e
combatte
il
Rattone
,
sostenendo
la
tesi
reciproca
,
che
cioè
è
vero
che
i
ragazzi
non
bisogna
ammazzarli
coi
libri
,
bisogna
però
anche
farli
studiare
perché
non
crescano
asini
.
E
non
si
può
a
meno
di
concludere
come
quel
tale
sindaco
del
Daniele
Cortis
:
anca
vu
,
avi
razon
.
Se
non
ché
,
s
'
alza
,
terzo
,
l
'
on
.
Podrecca
ed
annuncia
una
cosa
anche
più
ragionevole
dell
'
on
.
Comandini
e
dell
'
on
.
Rattone
:
anch
'
egli
teme
il
sovraccarico
intellettuale
,
perché
sa
che
per
avere
delle
opinioni
,
ad
es
.
in
fatto
di
geografia
della
Libia
,
non
è
poi
necessario
aver
studiato
molto
;
ma
soprattutto
egli
vuole
che
nella
scuola
s
'
introducano
metodi
e
sistemi
adeguati
e
razionali
.
Ed
ecco
un
'
altra
verità
sacrosanta
,
a
cui
devono
inchinarsi
Rattone
e
Comandini
e
tutti
i
pedagogisti
della
terra
.
Finalmente
l
'
on
.
Schanzer
è
preoccupato
da
un
altro
timore
:
invece
del
sovraccarico
intellettuale
,
egli
teme
che
nella
scuola
media
l
'
antico
riesca
a
sopraffare
il
moderno
.
Il
che
sarebbe
certamente
grave
.
Peccato
che
non
ci
fosse
alla
Camera
un
rappresentante
dell
'
Atene
a
Roma
per
denunziare
l
'
altro
pericolo
altrettanto
imminente
ed
altrettanto
grave
che
la
modernità
riesca
a
sopraffare
l
'
antichità
,
che
è
sempre
moderna
,
poiché
lo
spirito
non
ha
tempo
.
Ma
c
'
è
mancato
poco
che
questa
parte
l
'
abbia
fatta
lo
stesso
on
.
Schanzer
;
quando
s
'
è
dichiarato
scontento
dei
licei
moderni
.
Ed
ora
,
se
noi
volessimo
stringere
in
breve
quello
che
abbiamo
appreso
sui
problemi
della
scuola
media
da
questi
eminenti
legiferatori
ed
illustri
luminari
della
pubblica
opinione
,
che
in
tanto
argomento
hanno
sentito
il
bisogno
di
esprimere
i
profondi
pensamenti
del
loro
pensiero
,
dovremmo
concludere
così
:
che
ci
vuole
l
'
antico
fino
ad
un
certo
punto
,
bisogna
fare
studiare
le
speranze
della
patria
fino
ad
un
certo
punto
e
farle
riposare
fino
ad
un
certo
punto
,
usare
fino
ad
un
certo
punto
metodi
persuasivi
e
fino
a
un
certo
punto
metodi
costrittivi
;
ed
è
necessaria
una
severità
indulgente
ed
una
indulgenza
severa
:
bisogna
tenere
quella
via
giusta
,
che
fuori
di
tutte
le
metafore
e
di
tutte
le
frasi
generiche
ed
indeterminate
vuoi
dire
insegnare
bene
.
B
.
G
.
...
e
potremmo
concludere
eziandio
con
un
'
altra
considerazione
:
che
i
signori
deputati
farebbero
bene
a
non
mettere
becco
in
quei
soggetti
,
sui
quali
non
possono
spifferare
solennemente
visibili
luoghi
comuni
,
quando
non
corrono
pericolo
di
dire
addirittura
delle
vere
e
proprie
asinità
.
Ognuno
faccia
il
suo
mestiere
.
Il
mestiere
dei
deputati
non
è
quello
di
fare
concioni
pedagogiche
;
ma
quello
di
non
perturbare
la
scuola
con
inframmettenze
importune
a
favore
quasi
sempre
degli
insegnanti
peggiori
e
di
non
approvare
leggi
,
che
non
stanno
né
in
ciclo
né
in
terra
.
Il
mestiere
dei
professori
è
che
facciano
essi
sul
serio
,
minuto
per
minuto
,
della
pedagogia
concreta
ed
applicata
,
senza
prendere
in
nessuna
considerazione
le
chiacchiere
dei
politicanti
(
L
Unità
)
StampaPeriodica ,
Una
delle
affermazioni
che
più
urtano
in
questi
tempi
taluni
individui
sensibili
alla
correttezza
del
linguaggio
costituzionale
e
giuridico
,
è
la
definizione
di
Stato
fascista
che
è
invalsa
ufficialmente
nelle
sfere
governative
;
e
non
si
può
negare
che
in
realtà
tale
definizione
non
contenga
in
sé
l
'
errore
fondamentale
di
attribuire
allo
Stato
la
funzione
non
di
rappresentare
,
o
meglio
di
essere
la
organizzazione
politica
di
tutta
la
collettività
,
bensì
di
rappresentare
e
di
essere
un
partito
vittorioso
,
fattosi
dominatore
su
tutti
gli
altri
,
e
che
nell
'
esercizio
di
tale
dominio
intende
imporre
i
suoi
criteri
,
i
suoi
postulati
,
i
suoi
metodi
.
Anche
non
si
può
negare
che
la
definizione
di
Stato
fascista
,
e
magari
la
semplice
affermazione
di
esso
,
è
in
contrasto
coi
principii
essenziali
del
diritto
pubblico
moderno
,
secondo
i
quali
i
partiti
sono
nello
Stato
,
ma
non
sono
mai
lo
Stato
,
ed
hanno
e
devono
avere
al
contrario
dinnanzi
allo
Stato
una
posizione
di
assoluta
uguaglianza
;
donde
l
'
obbligo
del
partito
o
dei
partiti
vittoriosi
,
che
abbiano
cioè
conquistato
il
potere
,
di
non
governare
come
partito
o
come
partiti
,
bensì
come
espressione
di
tutto
il
popolo
,
serbando
assoluta
imparzialità
nell
'
amministrazione
non
soltanto
in
riguardo
alle
persone
,
ma
pure
agli
organismi
in
cui
tali
persone
si
riuniscono
per
perseguire
determinati
fini
politici
anche
in
contrasto
col
governo
del
momento
.
Forse
però
se
non
ci
fossero
dei
fatti
per
sé
gravi
indubbiamente
,
quale
specialmente
l
'
esistenza
e
il
funzionamento
,
di
fianco
al
Consiglio
dei
ministri
,
di
un
Supremo
Consiglio
fascista
che
sembra
troppo
spesso
essere
il
governo
vero
l
'
uso
e
financo
la
ostentazione
della
espressione
Stato
fascista
sarebbe
più
che
altro
una
questione
di
convenienza
,
su
cui
si
potrebbe
sorpassare
.
Non
possiamo
infatti
dimenticare
che
altre
espressioni
analoghe
hanno
avuto
ed
hanno
tuttora
corso
;
invochiamo
noi
difatti
lo
Stato
cristiano
;
e
dopo
lo
Stato
cristiano
e
prima
dello
Stato
fascista
abbiamo
avuto
lo
Stato
liberale
,
lo
Stato
democratico
senza
contare
il
rischio
corso
di
avere
uno
Stato
socialista
e
forse
comunista
;
certo
queste
formule
non
hanno
mai
avuto
l
'
imperiosità
quasi
esclusivista
che
ha
l
'
espressione
inaugurata
dal
fascismo
;
ma
d
'
altra
parte
è
d
'
uopo
riconoscere
che
se
il
fascismo
vuole
che
lo
Stato
sia
e
si
affermi
oggi
fascista
,
ciò
è
in
quanto
essenza
politica
del
fascismo
è
proprio
una
rivendicazione
dello
Stato
nella
sua
assoluta
supremazia
fino
alla
negazione
della
sua
neutralità
di
fronte
ai
partiti
,
e
fino
alla
proclamazione
del
suo
diritto
e
del
suo
dovere
di
difendersi
,
ed
al
bisogno
di
offendere
.
Vada
dunque
per
lo
Stato
fascista
;
e
non
formalizziamocene
troppo
;
badiamo
alla
sostanza
più
che
alle
parole
,
teniamo
conto
delle
circostanze
storiche
e
psicologiche
che
hanno
creato
in
Italia
la
situazione
odierna
,
e
preoccupiamoci
piuttosto
di
vedere
e
di
sapere
se
lo
Stato
fascista
,
al
pari
di
uno
Stato
cristiano
,
di
uno
Stato
liberale
,
di
uno
Stato
democratico
,
ed
a
differenza
di
uno
Stato
socialista
o
comunista
imperniantesi
sulla
dittatura
di
una
classe
,
possa
e
voglia
essere
uno
Stato
di
diritto
,
e
cioè
uno
Stato
che
garantisca
la
parità
dei
cittadini
,
la
incolumità
della
loro
vita
e
dei
loro
beni
materiali
e
spirituali
,
e
in
specie
della
libertà
rettamente
intesa
,
si
capisce
.
Or
qui
la
questione
si
riduce
a
termini
semplici
,
che
non
è
tuttavia
inopportuno
ricordare
.
La
libertà
in
atto
non
esiste
(
esiste
potenzialmente
)
come
elemento
assoluto
della
vita
civile
;
essa
è
in
atto
un
elemento
relativo
,
in
quanto
ha
bisogno
di
essere
definita
e
fissata
dalle
leggi
;
si
può
ammettere
che
il
cittadino
rinunci
a
fare
molte
cose
,
e
che
lo
Stato
gli
imponga
,
nell
'
interesse
comune
,
tali
rinuncie
;
ma
attraverso
il
diritto
scritto
,
che
sarà
tanto
più
perfetto
quanto
più
potrà
avvicinarsi
al
diritto
ideale
,
o
meglio
all
'
idea
-
diritto
;
ma
ammettere
non
si
può
che
le
rinuncie
,
le
restrizioni
,
le
imposizioni
non
siano
codificate
,
cioè
precostituite
e
rese
note
al
cittadino
,
ed
uguali
per
tutti
;
questo
è
chiaro
;
fuori
di
un
tale
principio
non
esistono
che
l
'
arbitrio
,
la
sopraffazione
,
la
tirannide
;
ed
è
quindi
aperta
la
via
alla
ribellione
.
Leggi
dunque
,
quali
esse
siano
;
ma
leggi
generali
,
leggi
che
prevedano
e
regolino
i
fatti
sociali
,
e
che
si
applichino
senza
considerazione
di
individui
,
di
classi
,
di
partiti
,
di
interessi
.
Questo
e
solo
questo
è
lo
Stato
civile
,
e
può
allora
essere
uno
Stato
di
diritto
,
sia
esso
e
voglia
chiamarsi
Stato
cristiano
,
fascista
,
liberale
,
democratico
,
socialista
,
ecc
.
Ma
chi
farà
le
leggi
?
Ecco
l
'
altra
fondamentale
questione
intorno
a
cui
è
maturata
tutta
la
evoluzione
politica
del
mondo
in
ogni
età
.
Teoricamente
,
poiché
la
esigenza
prima
della
società
,
anzi
la
condizione
imprescindibile
della
sua
esistenza
,
e
in
certo
modo
il
suo
vero
fine
,
è
l
'
ordine
,
non
v
'
è
motivo
di
escludere
che
si
diano
stadii
di
civiltà
(
certo
si
son
dati
)
nei
quali
l
'
ordine
dipende
dalla
potestà
di
un
solo
,
re
o
non
re
;
ma
sarebbe
un
regresso
inconcepibile
e
ad
ogni
modo
ingiustificabile
,
che
si
negasse
la
partecipazione
del
popolo
,
cioè
della
collettività
,
alla
legiferazione
attraverso
organi
rappresentativi
;
la
sovranità
popolare
è
un
errore
e
una
menzogna
se
si
intende
come
una
astrazione
non
vincolata
alle
necessità
dell
'
ordine
sociale
;
ma
è
una
conquista
sacrosanta
se
esprima
il
diritto
del
popolo
di
darsi
,
mediante
istituti
ed
uomini
liberamente
scelti
(
poco
importano
alla
tesi
il
come
e
il
quando
)
le
forme
e
le
garanzie
dell
'
ordine
stesso
;
in
altre
parole
:
la
sovranità
popolare
è
un
'
arma
pericolosa
se
la
società
dovesse
servirsene
per
il
suicidio
,
ma
è
un
'
arma
legittima
se
la
società
sappia
servirsene
per
la
propria
difesa
e
tutela
.
Leggi
dunque
,
ripetiamo
;
leggi
emananti
dalla
volontà
popolare
organizzata
in
modo
che
possa
e
debba
esprimersi
in
conformità
delle
esigenze
dell
'
ordine
sociale
;
ma
non
basta
:
leggi
che
siano
applicate
ed
eseguite
e
fatte
valere
esclusivamente
da
organi
dello
Stato
imparziali
e
inaccessibili
alle
utilità
dei
singoli
o
delle
fazioni
.
Lo
Stato
di
diritto
pertanto
,
sia
cristiano
,
fascista
,
liberale
,
socialista
,
democratico
,
ecc
.
,
non
potrà
mai
realizzarsi
secondo
i
postulati
della
più
elementare
civiltà
,
se
non
abbia
un
corpo
di
funzionari
amministrativi
,
una
magistratura
,
una
polizia
,
un
esercito
,
aperti
a
tutti
i
cittadini
degni
,
dipendenti
esclusivamente
dallo
Stato
e
dai
suo
poteri
politici
,
sottratti
nonché
al
dominio
,
alle
influenze
di
partiti
,
di
fazioni
,
di
sette
più
o
meno
occulte
,
ed
operanti
essi
medesimi
nell
'
ambito
di
leggi
ben
definite
.
Se
questo
lo
Stato
fascista
vorrà
e
saprà
darci
come
esito
finale
della
sua
conquista
,
poco
importerà
che
si
chiami
così
;
sia
pure
lo
Stato
fascista
,
purché
sia
prima
di
tutto
,
e
sopratutto
,
e
solamente
lo
Stato
.
StampaPeriodica ,
Words
as
a
Tartar
s
bow
do
shoot
back
upon
the
understanding
[
le
parole
,
come
l
arco
dei
Tartari
,
colpiscono
indietro
sul
nostro
comprendere
]
Fr
.
Bacon
(
Adv
.
of
learn
,
XIV
(
II
)
)
La
difficoltà
di
descrivere
,
rappresentare
,
classificare
le
attitudini
e
le
operazioni
mentali
senza
ricorrere
a
metafore
desunte
dal
mondo
fisico
da
lungo
tempo
ha
richiamato
l
attenzione
dei
filosofi
.
Essi
non
hanno
mancato
di
utilizzar
questo
fatto
per
cavarne
,
a
seconda
delle
loro
speciali
preferenze
,
le
conclusioni
più
opposte
e
disparate
.
Così
mentre
il
Locke
(
Essay
III
,
I
,
§
5
)
vede
in
esso
una
prova
e
una
verifica
della
sua
tesi
che
tutte
le
nostre
nozioni
hanno
origine
dalle
impressioni
dei
sensi
,
il
Leibniz
invece
cerca
trarne
partito
in
favore
della
primordialità
delle
intuizioni
spaziali
(
direzione
,
distanza
,
moto
ecc
.
:
Nouveaux
Essais
,
III
,
I
,
§
5
)
.
L
esame
dei
vantaggi
e
degli
inconvenienti
che
l
impiego
di
queste
metafore
presenta
,
offre
nondimeno
un
campo
di
ricerca
che
si
può
dire
quasi
affatto
inesplorato
.
La
recente
pubblicazione
di
un
volume
(
Lady
Victoria
Welby
,
What
is
Meaning
?
,
London
,
Macmillan
,
1903
)
nel
quale
è
richiamata
attenzione
all
importanza
di
questo
genere
di
ricerche
,
mi
dà
occasione
di
esprimere
in
proposito
qualche
osservazione
.
Benché
di
questo
argomento
non
abbiano
mancato
di
occuparsi
i
cultori
di
quel
ramo
di
psicologia
applicata
che
i
greci
chiamavano
la
retorica
,
pure
le
loro
trattazioni
,
dato
il
fine
pratico
che
avevano
in
vista
,
non
potevano
che
riferirsi
,
quasi
esclusivamente
,
all
impiego
delle
metafore
come
mezzo
di
persuasione
o
di
allettamento
,
e
solo
incidentalmente
al
loro
ufficio
nella
prova
e
nella
ricerca
.
Ciò
non
toglie
che
anche
in
esse
si
trovino
osservazioni
di
non
trascurabile
portata
filosofica
,
come
ad
esempio
quella
con
la
quale
Aristotele
,
precorrendo
il
concetto
moderno
del
simbolismo
come
un
mezzo
per
economizzare
il
pensiero
,
afferma
che
la
causa
,
per
la
quale
le
metafore
e
i
paragoni
piacciono
e
predispongono
l
ascoltatore
in
favore
di
chi
li
fa
,
è
che
essi
lo
mettono
in
grado
di
schivare
della
fatica
,
utilizzando
in
certo
modo
le
cognizioni
che
già
possiede
,
per
l
acquisto
e
l
ordinamento
di
quelle
che
si
vogliono
comunicare
.
A
chi
si
proponga
un
indagine
sistematica
sull
uso
delle
metafore
come
mezzi
di
rappresentazione
dei
fatti
mentali
si
presentano
due
vie
da
seguire
.
Allo
stesso
modo
come
,
in
idrodinamica
,
volendo
studiare
l
andamento
di
un
liquido
in
moto
,
si
può
prendere
a
considerare
una
determinata
sezione
della
vena
fluida
,
determinando
la
velocità
e
la
direzione
delle
varie
porzioni
di
liquido
che
passano
successivamente
per
essa
,
oppure
considerare
,
invece
,
una
data
porzione
del
liquido
,
determinando
la
velocità
e
le
direzioni
che
essa
assume
successivamente
nell
attraversare
le
successive
sezioni
,
così
anche
qui
,
o
si
può
partire
dalla
considerazione
di
una
determinata
immagine
,
esaminando
quali
siano
i
vari
fatti
mentali
che
essa
può
essere
adoperata
a
rappresentare
,
oppure
partire
da
un
determinato
processo
mentale
,
e
passare
in
rassegna
le
diverse
immagini
suscettibili
di
rappresentarlo
.
La
convenienza
di
seguire
l
una
piuttosto
che
l
altra
di
queste
due
vie
è
soggetta
a
variare
a
seconda
dei
casi
.
È
naturale
che
i
vantaggi
di
seguire
la
prima
si
presentino
tanto
più
grandi
quanto
più
numerose
sono
le
diverse
applicazioni
possibili
di
una
data
immagine
ai
processi
mentali
,
mentre
la
seconda
via
è
tanto
più
opportuna
a
seguire
quanto
più
numerose
sono
le
immagini
diverse
mediante
le
quali
uno
stesso
procedimento
mentale
è
stato
,
o
può
essere
,
rappresentato
.
I
casi
di
questa
seconda
specie
si
presentano
come
assai
più
importanti
di
quelli
della
prima
per
chi
,
oltre
che
dall
interesse
puramente
teorico
di
approfondire
l
analisi
del
meccanismo
dei
processi
mentali
,
sia
mosso
anche
dall
intento
,
relativamente
pratico
,
di
ricavare
,
da
tale
analisi
,
delle
norme
atte
a
regolare
il
gioco
delle
attività
dello
spirito
e
a
disciplinare
il
loro
svolgimento
.
È
quindi
ad
essi
che
sarà
rivolta
specialmente
attenzione
nelle
seguenti
osservazioni
,
nelle
quali
,
appunto
per
tale
ragione
,
il
procedimento
seguito
sarà
il
secondo
dei
due
che
ho
sopra
distinti
.
Il
miglior
modo
di
far
rilevare
la
portata
filosofica
,
che
le
ricerche
sopraddette
sono
atte
ad
assumere
,
mi
sembra
sia
quello
di
presentarne
l
applicazione
a
qualche
esempio
concreto
.
Quello
che
si
presenta
come
più
opportuno
a
tale
scopo
è
quello
delle
metafore
rappresentatrici
dell
operazione
del
dedurre
.
I
vari
tipi
di
immagini
,
adoperate
per
esprimere
il
fatto
che
una
data
affermazione
è
deducibile
da
un
altra
,
si
possono
classificare
grossolanamente
sotto
i
tre
seguenti
capi
:
1
.
quelle
nelle
quali
si
ricorre
al
concetto
di
appoggio
,
o
a
quello
di
sostegno
,
come
avviene
,
ad
esempio
,
quando
si
dice
che
date
conclusioni
si
basano
o
si
fondano
su
date
premesse
,
oppure
dipendono
(
o
anche
pendono
)
da
esse
,
o
si
riattaccano
ad
esse
.
È
così
che
si
parla
dei
fondamenti
della
geometria
,
delle
basi
della
morale
ecc
.
;
2
.
quelle
che
si
riferiscono
alla
relazione
di
contenere
,
o
includere
.
Queste
si
suddividono
in
due
gruppi
,
a
seconda
che
la
conclusione
si
riguardi
come
contenuta
nelle
premesse
,
oppure
,
al
rovescio
,
queste
ultime
si
riguardino
come
contenute
nella
conclusione
,
riguardando
invece
la
deduzione
come
un
analisi
,
o
una
riduzione
,
come
un
operazione
,
cioè
,
analoga
a
quella
di
un
chimico
che
decompone
un
corpo
nei
suoi
elementi
.
Nel
primo
caso
le
premesse
sono
concepite
come
implicanti
,
nel
secondo
come
esplicanti
(
spieganti
)
la
conclusione
che
da
esse
si
deduce
;
3
.
le
metafore
del
salire
e
dello
scendere
,
come
quando
si
parla
di
conseguenze
che
discendono
da
dati
principi
,
o
dei
principi
ai
quali
si
risale
,
o
come
quando
si
paragona
il
corso
del
ragionamento
a
quello
di
un
fiume
,
e
si
parla
di
proposizioni
che
derivano
(
déecoulent
)
o
sgorgano
o
erompono
o
emanano
ecc
.
dalle
premesse
da
cui
sono
tratte
.
A
questo
stesso
gruppo
,
o
al
precedente
,
si
possono
aggregare
anche
le
metafore
a
base
biologica
,
nelle
quali
si
concepiscono
le
conseguenze
di
date
premesse
come
generate
dalle
medesime
o
le
premesse
come
delle
radici
o
dei
semi
,
ecc
.
Una
caratteristica
del
primo
gruppo
di
metafore
,
di
quelle
cioè
che
rappresentano
il
dedurre
come
un
appoggiare
o
appendere
un
affermazione
ad
un
altra
,
consiste
in
ciò
che
esse
si
prestano
a
dar
corpo
a
una
delle
più
radicali
obbiezioni
che
possono
essere
sollevate
contro
la
deduzione
come
mezzo
di
prova
,
all
obbiezione
cioè
che
Leibniz
qualificava
(
con
un
immagine
che
si
riferisce
,
come
vedremo
,
al
secondo
gruppo
di
metafore
da
noi
considerate
)
col
nome
di
difficultas
Paschaliana
de
resolutione
continuata
.
Questa
obbiezione
-
che
certamente
Pascal
non
è
stato
il
primo
a
sollevare
e
che
non
ha
mai
cessato
di
essere
enunciata
,
sotto
le
forme
più
diverse
,
a
cominciare
da
quando
il
concetto
della
deduzione
come
forma
speciale
di
ragionamento
si
presentò
alla
mente
dei
primi
sofisti
greci
-
consiste
nell
osservare
che
tutti
i
processi
,
nei
quali
si
cerca
provare
qualche
affermazione
deducendola
da
altre
,
si
devono
basare
in
ultima
analisi
su
delle
affermazioni
che
alla
loro
volta
non
possono
essere
dedotte
da
alcun
altra
,
,
su
affermazioni
,
cioè
,
che
non
possono
essere
provate
se
non
ricorrendo
a
qualche
altro
procedimento
(
induzione
,
intuizione
,
ecc
.
)
di
cui
la
deduzione
non
può
garantire
la
validità
(
l
obbiezione
è
espressa
colla
massima
energia
da
Aristotele
,
Analyt
.
Poster
.
,
lib
.
I
,
cap
.
3
)
.
La
certezza
,
quindi
,
che
compete
alle
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
,
per
quanto
rigoroso
,
non
può
in
alcun
modo
esser
ritenuta
superiore
a
quella
che
siamo
disposti
ad
attribuire
a
delle
affermazioni
non
giustificabili
per
mezzo
di
deduzione
,
di
modo
che
la
deduzione
,
lungi
dal
dover
essere
riguardata
come
il
tipo
dei
processi
mentali
che
conducono
a
conclusioni
sicure
,
sarebbe
da
riguardare
solo
come
un
mezzo
per
fare
partecipare
un
maggior
numero
di
affermazioni
alla
certezza
che
,
indipendentemente
affatto
da
ogni
ragionamento
deduttivo
,
alcune
nostre
credenze
già
possederebbero
.
Chi
deduce
non
sarebbe
quindi
un
produttore
,
ma
un
distributore
di
certezze
,
un
rivenditore
al
minuto
di
una
merce
che
la
sua
attività
non
contribuisce
in
alcun
modo
a
produrre
.
A
quali
artifici
fossero
costretti
a
ricorrere
quelli
tra
i
filosofi
ai
quali
premeva
difendere
la
dignità
e
il
valore
probativo
della
deduzione
contro
l
obbiezione
suddetta
,
si
vedrà
meglio
quando
passeremo
ad
esaminare
il
secondo
gruppo
di
metafore
rappresentatrici
della
deduzione
,
quelle
cioè
che
potremmo
caratterizzare
come
le
metafore
chimiche
.
Ciò
che
per
ora
importa
notare
è
che
,
qualunque
opinione
si
possa
avere
sull
esistenza
o
no
di
premesse
che
non
abbiano
bisogno
di
essere
alla
loro
volta
provate
,
essa
non
può
affatto
pregiudicare
la
questione
del
maggiore
o
minor
valore
della
deduzione
,
considerata
anche
soltanto
come
mezzo
di
accertamento
delle
nostre
cognizioni
.
Non
ostante
,
infatti
,
le
suggestioni
contrarie
,
derivanti
dalle
immagini
che
rappresentano
le
premesse
come
delle
colonne
o
degli
uncini
da
cui
le
conclusioni
sono
sostenute
,
i
vantaggi
che
si
ricavano
,
in
riguardo
alla
certezza
delle
nostre
opinioni
,
dal
riconoscere
che
una
proposizione
è
deducibile
da
altre
,
non
consistono
sempre
,
né
esclusivamente
,
nel
fatto
che
essa
venga
in
tal
modo
a
fruire
della
maggior
certezza
di
cui
queste
ultime
godono
.
Il
caso
opposto
,
quello
cioè
nel
quale
la
verità
e
la
certezza
delle
conclusioni
,
deducibili
da
date
premesse
,
serve
ad
accrescere
e
a
consolidare
la
certezza
delle
premesse
medesime
,
non
è
né
meno
frequente
né
meno
importante
a
considerare
.
I
due
vantaggi
si
riscontrano
,
anzi
,
ben
raramente
disgiunti
l
uno
dall
altro
,
in
quanto
non
v
è
ramo
di
ricerca
(
neppure
la
geometria
)
nel
quale
le
premesse
siano
così
indubitabilmente
sicure
da
non
poter
ricevere
qualche
ulteriore
plausibilità
dal
fatto
di
condurre
a
conclusioni
approssimativamente
verificabili
,
mentre
non
v
è
nessun
fatto
(
ad
eccezione
,
forse
,
delle
cosiddette
testimonianze
della
coscienza
,
escludenti
ogni
elemento
di
previsione
)
la
cui
credibilità
non
possa
eventualmente
essere
accresciuta
dal
fatto
di
essere
in
accordo
con
le
conseguenze
di
qualche
teoria
anteriormente
accettata
.
Il
che
è
tanto
vero
che
,
quando
ci
troviamo
davanti
a
fatti
eccezionalmente
strani
(
cioè
troppo
in
contrasto
con
quelli
che
le
nostre
prevenzioni
ci
condurrebbero
ad
aspettare
)
,
quelle
constatazioni
,
o
testimonianze
stesse
,
che
basterebbero
a
farceli
credere
se
il
suddetto
contrasto
non
sussistesse
,
sono
spesso
insufficienti
a
con
vincerci
della
loro
realtà
:
come
avviene
,
per
esempio
,
nei
casi
ai
quali
si
applica
la
celebre
argomentazione
di
Hume
sui
miracoli
.
La
relazione
tra
le
premesse
e
le
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
non
è
quindi
correttamente
descritta
dal
dire
che
queste
si
appoggiano
su
quelle
,
a
meno
che
,
all
immagine
volgare
di
un
oggetto
appoggiato
a
un
altro
,
si
sostituisca
l
altra
,
,
più
generale
e
più
scientificamente
precisa
,
di
due
corpi
che
si
attraggano
e
dei
quali
quindi
ciascuno
,
quando
sia
a
contatto
con
l
altro
in
modo
che
si
eserciti
pressione
tra
loro
,
può
esser
riguardato
come
sostegno
dell
altro
.
Il
domandarsi
allora
su
che
cosa
poggiano
le
verità
fondamentali
,
alle
quali
un
dato
ordine
di
deduzioni
dà
luogo
,
apparirebbe
non
meno
irragionevole
del
chiedere
,
per
esempio
,
perché
la
terra
resti
sospesa
nel
vuoto
e
perché
non
abbia
bisogno
di
sostegni
che
la
sorreggano
(
a
quei
logici
poi
che
,
estendendo
la
stessa
immagine
del
sostegno
'
anche
al
caso
dell
induzione
,
vanno
cercando
il
fondamento
di
questa
ultima
,
si
potrebbe
far
notare
come
un
induzione
con
fondamento
,
cioè
per
la
quale
si
fosse
in
grado
di
addurre
qualche
ragione
giustificante
la
conclusione
che
con
essa
si
trae
dai
fatti
osservati
,
cesserebbe
per
ciò
solo
di
essere
un
induzione
,
per
diventare
una
deduzione
,
sia
pure
appoggiata
a
qualche
altra
induzione
anteriore
.
A
meno
di
chiamar
fondamenti
di
un
induzione
i
fatti
particolari
dalla
cui
constatazione
essa
prende
le
mosse
si
deve
ammettere
che
l
induzione
è
,
per
definizione
,
un
ragionamento
senza
fondamenti
)
.
Analoghe
osservazioni
si
applicano
all
immagine
che
rappresenta
le
conclusioni
come
attaccate
alle
premesse
per
mezzo
del
filo
del
ragionamento
.
Anche
con
questa
immagine
,
infatti
,
la
diffusione
e
la
comunicazione
della
certezza
sono
concepite
come
effettuantisi
in
una
sola
direzione
,
cioè
dalle
premesse
alle
conclusioni
:
non
si
tien
conto
,
cioè
,
del
fatto
,
che
la
deduzione
può
servire
anche
allo
scopo
opposto
,
allo
stesso
modo
come
la
corda
colla
quale
si
legano
tra
loro
degli
alpinisti
in
una
ascensione
pericolosa
serve
tanto
a
garantire
la
sicurezza
dell
ultimo
come
del
primo
di
essi
,
o
di
qualunque
altro
di
quelli
che
ne
sono
avvinti
.
I
processi
deduttivi
,
nei
quali
la
certezza
delle
affermazioni
,
che
si
prendono
come
punto
di
partenza
,
prevale
su
quella
delle
conclusioni
alle
quali
esse
conducono
,
si
qualificano
ordinariamente
col
nome
di
dimostrazioni
,
mentre
quelli
nei
quali
il
contrario
avviene
,
nei
quali
,
cioè
,
dei
fatti
sicuri
sono
riattaccati
a
premesse
discutibili
,
si
qualificano
ordinariamente
col
nome
di
spiegazioni
.
Ma
tanto
gli
uni
quanto
gli
altri
sono
egualmente
processi
deduttivi
,
ed
in
ambedue
i
casi
si
ha
egualmente
bisogno
di
tutto
l
apparato
e
di
tutti
i
sussidi
dai
quali
l
operazione
del
dedurre
può
essere
facilitata
e
garantita
.
Si
può
anzi
affermare
che
l
aver
preso
coscienza
di
ciò
-
l
aver
cioè
riconosciuto
che
,
anche
quando
le
premesse
di
un
ragionamento
deduttivo
sono
meno
certe
delle
eventuali
conseguenze
che
se
ne
traggono
,
rimane
nondimeno
importante
procedere
con
rigore
,
con
coerenza
,
con
precisione
-
costituisca
una
delle
principali
caratteristiche
dell
attitudine
del
pensiero
scientifico
moderno
di
fronte
a
quella
tipicamente
rappresentata
dal
pensiero
greco
.
Questo
infatti
,
mentre
manifestava
il
massimo
ardire
costruttivo
in
quei
campi
nei
quali
,
come
nella
geometria
,
la
certezza
del
punto
di
partenza
raggiungeva
il
massimo
grado
,
nei
campi
invece
nei
quali
,
come
nella
fisica
e
nella
meccanica
,
tale
fatto
non
avveniva
,
non
riesciva
sollevarsi
che
di
poco
(
eccetto
in
parte
nell
astronomia
)
al
di
sopra
di
un
empirismo
grossolano
,
incapace
di
vedere
tra
i
fatti
altre
connessioni
che
quelle
che
si
presentano
spontaneamente
a
chi
li
osserva
passivamente
senza
giovarsi
di
qualsiasi
preconcetto
ordinatore
o
selettivo
.
Passando
ora
al
secondo
gruppo
di
metafore
,
e
anzitutto
a
quelle
che
rappresentano
la
deduzione
come
un
processo
diretto
a
estrarre
dalle
premesse
ciò
che
vi
è
già
contenuto
,
la
prima
osservazione
da
fare
è
che
anche
esse
,
come
quelle
del
gruppo
precedente
,
tendono
indebitamente
a
deprimere
e
sminuire
l
importanza
della
deduzione
rispetto
agli
altri
processi
di
ragionamento
o
di
ricerca
.
Dire
infatti
che
le
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
si
trovano
già
,
sia
pure
implicitamente
,
contenute
nelle
premesse
,
differisce
ben
poco
dal
dire
che
le
prime
,
non
solo
non
affermano
niente
di
più
,
ma
,
anzi
,
affermano
qualcosa
di
meno
,
di
quanto
nelle
premesse
stesse
si
trovi
già
asserito
.
È
noto
il
modo
col
quale
il
primo
gran
teorico
della
deduzione
,
Aristotele
,
ha
tentato
di
parare
a
questa
obbiezione
.
Egli
ricorre
ad
un
altro
paragone
,
basato
sul
suo
favorito
contrasto
tra
forma
e
materia
.
Paragona
,
cioè
,
il
lavoro
di
chi
deduce
a
quello
dello
scultore
che
,
pur
levando
da
un
masso
alcune
delle
sue
parti
,
ottiene
qualche
cosa
che
vale
più
del
masso
medesimo
.
Se
,
invece
di
una
statua
,
egli
avesse
parlato
d
uno
strumento
o
d
un
arma
,
per
esempio
d
una
lente
o
d
un
pugnale
,
costruiti
parimenti
col
levare
,
da
una
data
porzione
di
materia
prima
,
delle
parti
la
cui
presenza
sarebbe
d
ostacolo
allo
scopo
al
quale
lo
strumento
o
l
arma
devono
servire
,
il
paragone
sarebbe
stato
ancora
meglio
adatto
a
porre
in
luce
l
ufficio
della
deduzione
come
attività
organizzatrice
delle
cognizioni
in
vista
del
raggiungimento
di
fini
determinati
,
non
escluso
s
intende
quello
di
guidare
alla
ricerca
dell
acquisto
di
nuove
cognizioni
(
La
parte
val
meglio
del
tutto
è
uno
dei
proverbi
che
più
frequentemente
ricorrono
nei
dialoghi
di
Platone
)
.
Il
contrasto
fra
il
processo
di
deduzione
e
gli
altri
,
puramente
o
predominantemente
passivi
,
di
osservazione
,
di
contemplazione
,
di
registrazione
dei
dati
dell
esperienza
o
dell
intuizione
,
,
potrebbe
infatti
essere
paragonato
a
quello
che
intercede
tra
le
operazioni
di
censimento
,
dirette
solo
a
riconoscere
e
descrivere
lo
stato
della
popolazione
in
un
dato
paese
e
tempo
,
e
quelle
di
coscrizione
,
aventi
invece
in
vista
di
scegliere
e
determinare
quella
parte
di
una
data
popolazione
che
è
valida
a
portare
le
armi
(
sul
significato
,
originariamente
militare
,
del
termine
greco
indicante
l
ordinamento
deduttivo
di
una
data
trattazione
,
è
da
vedere
l
interessante
monografia
di
H
.
Diels
,
Elementum
,
Teubner
,
1899
)
.
Ma
anche
in
un
altro
senso
,
affatto
opposto
al
precedente
,
come
già
si
accennò
indietro
,
le
immagini
riferentisi
al
contenere
sono
suscettibili
di
rappresentare
la
relazione
fra
le
premesse
e
le
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
.
Si
può
cioè
riguardare
le
premesse
,
dalle
quali
una
data
conclusione
è
dedotta
,
non
come
includenti
o
implicanti
la
conclusione
stessa
,
ma
al
contrario
come
gli
elementi
più
semplici
di
cui
essa
si
compone
,
e
nei
quali
essa
può
venir
risoluta
.
È
l
immagine
preferita
da
Platone
quando
nel
Teeteto
(
2068
)
paragona
le
premesse
fondamentali
delle
singole
scienze
alle
lettere
dell
alfabeto
(
grecata
)
,
dalla
cui
combinazione
risultano
le
sillabe
,
le
parole
,
le
frasi
.
Ed
era
naturale
che
,
come
lo
dimostra
il
titolo
stesso
dell
opera
d
Euclide
,
,
questa
immagine
trovasse
speciale
favore
fra
i
geometri
,
in
quanto
nessun
altra
è
così
atta
a
ribattere
l
obbiezione
di
cui
abbiamo
parlato
indietro
.
Alla
luce
,
infatti
,
di
questo
paragone
,
tale
obbiezione
compare
come
poco
meno
assurda
di
quella
che
si
volesse
sollevare
contro
l
ingegno
o
l
originalità
di
un
poeta
osservando
che
tutte
le
parole
da
lui
adoperate
sono
già
registrate
nel
dizionario
(
sull
origine
della
parola
latina
scelta
-
da
Lucrezio
e
da
Cicerone
-
per
tradurre
il
termine
greco
stichium
,
lo
stesso
Diels
ha
un
ipotesi
ingegnosa
che
può
sembrar
strana
a
chi
non
conosca
le
prove
che
egli
adduce
per
sostenerla
.
Con
elementa
i
latini
avrebbero
indicato
originalmente
i
pezzetti
di
avorio
-
elepenta
,
elephanta
-
di
cui
si
servivano
gli
intarsiatori
.
Anche
Quintiliano
parla
-
I
,
I
.
26
-
delle
eburneas
literarum
formas
che
erano
in
uso
per
insegnare
l
alfabeto
ai
bambini
)
.
A
questo
notevole
vantaggio
che
la
rappresentazione
,
che
abbiamo
chiamata
chimica
,
della
deduzione
offre
di
fronte
agli
altri
modi
di
rappresentazione
,
prima
esaminati
,
si
contrappone
tuttavia
un
inconveniente
che
è
interessante
notare
.
Essa
tende
cioè
a
fare
attribuire
alla
distinzione
tra
verità
semplici
e
verità
complesse
un
valore
assai
superiore
a
quello
che
essa
merita
,
e
a
presentare
come
l
ideale
supremo
della
ricerca
scientifica
la
determinazione
di
verità
assolutamente
primordiali
,
indecomponibili
,
atomiche
,
atte
a
generare
tutte
le
altre
mediante
i
loro
vari
aggruppamenti
.
È
nel
Leibniz
soprattutto
che
questa
idea
si
presenta
sotto
la
forma
più
classica
,
ed
è
noto
il
suo
paragone
delle
verità
ai
numeri
,
ciascuno
dei
quali
,
se
non
è
un
numero
primo
esso
stesso
,
è
sempre
decomponibile
,
e
in
un
solo
modo
,
in
una
determinata
serie
di
fattori
primi
.
Si
viene
con
ciò
a
perdere
di
vista
che
,
alla
domanda
se
una
data
proposizione
sia
dimostrabile
o
no
,
si
può
dare
diversa
risposta
a
seconda
della
scelta
che
si
faccia
delle
altre
proposizioni
di
cui
si
intende
permettere
l
uso
nella
dimostrazione
che
se
ne
richiede
.
Il
che
vuoi
dire
che
la
semplicità
o
complessità
di
una
data
affermazione
sono
qualche
cosa
di
estremamente
relativo
,
qualche
cosa
che
dipende
dal
proposito
al
quale
l
affermazione
stessa
si
riferisce
,
dal
luogo
dove
la
si
enuncia
,
dall
indole
della
trattazione
di
cui
fa
parte
,
ecc
.
Se
si
vuol
quindi
continuare
a
parlare
della
deduzione
come
di
un
analisi
,
bisogna
ben
tener
presente
come
le
proprietà
di
cui
tale
analisi
gode
sono
ben
diverse
da
quelle
proprie
dell
analisi
chimica
,
nella
quale
non
potrebbe
certamente
presentarsi
il
caso
che
,
tra
i
composti
di
un
dato
corpo
,
si
trovassero
anche
gli
elementi
di
cui
esso
si
compone
.
È
da
notare
,
a
tale
riguardo
,
la
perfetta
analogia
tra
il
processo
di
deduzione
e
quello
di
definizione
.
Il
domandare
se
una
data
proposizione
è
dimostrabile
o
no
,
o
se
un
dato
concetto
è
definibile
o
no
,
senza
indicare
,
nel
primo
caso
quali
sono
le
premesse
che
si
accettano
,
e
,
nel
secondo
,
quali
sono
i
concetti
che
si
presuppongono
dati
,
non
ha
maggior
senso
del
domandarsi
se
un
dato
corpo
si
muove
o
sta
fermo
,
senza
indicare
quali
sono
gli
altri
corpi
dai
quali
intendiamo
considerare
le
sue
successive
distanze
.
Il
concetto
della
definizione
come
un
processo
di
decomposizione
,
o
analisi
,
delle
nozioni
nei
loro
elementi
più
semplici
e
più
generali
porta
immediatamente
a
porre
in
contrasto
la
relazione
in
cui
questi
si
trovano
,
di
fronte
alle
nozioni
che
concorrono
a
costituire
,
con
quella
,
inversa
,
in
cui
si
trovano
invece
gli
individui
,
rappresentati
da
un
dato
concetto
,
di
fronte
a
quelli
,
più
numerosi
,
rappresentati
dai
concetti
più
generali
mediante
i
quali
esso
è
definito
.
Di
qui
la
distinzione
,
tanto
importante
nella
logica
,
tra
l
estensione
e
la
comprensione
d
un
dato
concetto
,
così
chiaramente
caratterizzata
già
da
Aristotele
(
Metafisica
,
lib
.
IV
,
cap
.
25
:
Le
specie
sono
dette
essere
parti
del
genere
...
il
genere
anche
detto
parte
della
specie
...
)
.
Anche
le
metafore
del
terzo
gruppo
,
quelle
cioè
che
qualificano
il
passare
dalle
premesse
alla
conclusione
come
un
discendere
,
e
il
ricercare
le
premesse
d
una
conclusione
come
un
ascendere
o
un
risalire
,
hanno
questo
di
comune
con
quelle
del
tipo
ora
esaminato
,
che
esse
sono
applicabili
a
rappresentare
,
oltre
che
il
processo
di
deduzione
,
anche
quello
di
definizione
.
Questo
è
infatti
spesso
caratterizzato
anche
come
consistente
nel
risalire
dalle
intuizioni
particolari
ai
concetti
più
generali
sotto
i
quali
esse
rientrano
.
Di
questa
ultima
immagine
non
è
che
una
variante
quella
rappresentata
dal
cosidetto
albero
di
Porfirio
,
nel
quale
le
successive
diramazioni
,
che
si
staccano
dal
tronco
,
rappresentano
le
nozioni
sempre
più
determinate
che
si
ottengono
introducendo
gradualmente
,
nella
classe
più
generale
e
comprensiva
possibile
,
quella
cioè
delle
cose
esistenti
,
un
numero
sempre
più
grande
di
specificazioni
e
qualificazioni
,
finché
si
arrivi
alle
nozioni
corrispondenti
ai
singoli
individui
o
a
dati
fatti
particolari
.
Un
inconveniente
non
trascurabile
che
sorge
da
questo
doppio
impiego
delle
metafore
dei
due
ultimi
gruppi
sopra
considerati
,
dal
fatto
cioè
che
esse
servono
,
nello
stesso
tempo
,
a
esprimere
le
relazioni
tra
le
premesse
e
le
conclusioni
e
quelle
tra
una
nozione
e
le
altre
più
generali
che
vi
sono
comprese
,
sta
in
ciò
,
che
esse
vengono
in
tal
modo
a
favorire
l
idea
che
il
dedurre
sia
un
passare
dal
generale
al
particolare
,
e
a
far
riguardare
la
maggior
generalità
delle
premesse
di
fronte
alle
conclusioni
come
una
caratteristica
essenziale
del
ragionamento
deduttivo
.
È
difficile
spiegare
per
quale
altra
via
questo
modo
di
concepire
la
deduzione
possa
avere
acquistato
favore
quando
si
pensa
alla
frequenza
con
la
quale
i
processi
dimostrativi
in
cui
avviene
precisamente
il
contrario
(
nei
quali
cioè
le
conclusioni
comprendono
alcune
delle
premesse
come
casi
particolari
)
si
presentino
nella
scienza
deduttiva
per
eccellenza
,
la
matematica
(
il
campo
stesso
della
logica
pura
ne
offre
esempi
tipici
,
come
è
stato
recentemente
rilevato
dal
Couturat
,
Congrès
de
Genève
)
.
Per
quanto
tuttavia
riguarda
le
immagini
che
rappresentano
la
deduzione
come
un
ascendere
ai
principi
,
il
suddetto
inconveniente
è
largamente
compensato
dalla
corrispondenza
che
esse
stabiliscono
tra
la
condizione
di
chi
si
colloca
al
punto
di
vista
dei
principi
generali
,
e
quella
di
chi
,
osservando
un
panorama
da
un
altura
,
è
in
grado
di
riconoscere
con
un
solo
sguardo
,
fra
le
varie
parti
e
regioni
che
gli
stanno
davanti
,
delle
relazioni
che
sfuggirebbero
,
o
non
potrebbero
esser
rilevate
che
con
molta
fatica
,
da
chi
si
trovasse
più
basso
.
Un
concetto
analogo
è
anche
espresso
dalle
frasi
che
caratterizzano
il
processo
di
dimostrazione
,
o
di
spiegazione
,
come
un
processo
di
rischiaramento
(
Erklärung
)
,
in
quanto
anche
la
presenza
della
luce
ha
l
effetto
di
render
possibile
ad
un
tratto
il
riconoscimento
delle
posizioni
rispettive
degli
oggetti
illuminati
,
posizioni
che
in
mancanza
di
essa
non
potrebbero
essere
determinate
che
con
l
assoggettarsi
agli
urti
e
alle
collisioni
accompagnanti
inevitabilmente
i
tentativi
di
mettersi
successivamente
in
contatto
con
ciascuno
di
essi
.
Di
fronte
a
quest
ultima
metafora
,
tuttavia
,
quella
prima
considerata
del
salire
presenta
il
vantaggio
di
suggerire
,
oltre
al
concetto
di
vedere
,
anche
quello
del
comandare
e
del
potere
,
come
quando
si
parla
di
alture
dalle
quali
si
domina
una
data
regione
(
a
commanding
view
)
.
StampaPeriodica ,
La
società
umana
o
meglio
le
società
umane
,
perché
l
'
umanità
non
può
certo
essere
considerata
,
se
non
in
via
utopistica
,
come
una
collettività
unica
,
mentre
in
fatto
essa
vive
in
famiglie
diverse
,
di
popoli
e
nazioni
,
aventi
ciascuna
una
personalità
propria
guardata
nelle
sue
origini
,
nel
suo
sviluppo
storico
,
nei
suoi
ordinamenti
essenziali
e
definitivi
,
presenta
due
aspetti
contemporanei
e
concomitanti
,
ma
che
non
possono
confondersi
l
'
uno
coll
'
altro
,
in
quanto
,
se
è
vero
che
si
sovrappongono
,
è
vero
anche
che
essi
rispondono
a
due
distinte
fasi
della
evoluzione
sociale
e
a
due
diversi
bisogni
della
vita
collettiva
;
e
questi
due
aspetti
possono
definirsi
l
'
uno
civile
l
'
altro
politico
;
abbiamo
cioè
la
società
(
o
le
società
per
il
detto
sopra
)
civile
e
la
società
politica
,
che
è
quanto
dire
l
'
organamento
rivolto
ai
fini
della
elevazione
individuale
e
famigliare
,
e
l
'
organamento
diretto
a
regolare
la
convivenza
degli
individui
e
delle
famiglie
fra
loro
e
la
loro
difesa
interna
ed
esterna
.
La
difficoltà
di
questa
classificazione
che
logicamente
non
può
non
essere
accolta
come
base
di
un
razionale
sistema
di
sociologia
nasce
da
ciò
,
che
essa
prende
la
sua
nomenclatura
da
parole
che
hanno
lo
stesso
significato
originario
,
e
che
contempla
sotto
due
forme
una
stessa
entità
collettiva
,
mentre
ambedue
le
forme
hanno
il
medesimo
oggetto
,
o
meglio
un
oggetto
che
il
linguaggio
comune
suole
indicare
colla
stessa
parola
.
Infatti
civile
deriva
da
civitas
,
e
politico
da
pòlis
;
le
quali
due
parole
,
una
latina
e
l
'
altra
greca
,
significano
la
stessa
cosa
,
significano
cioè
l
'
aggregazione
di
individui
e
di
famiglie
in
una
società
retta
da
costumi
e
da
leggi
comuni
:
la
civitas
e
la
pòlis
poi
,
la
società
civile
e
la
società
politica
tendono
ugualmente
a
procurare
quello
stato
di
benessere
morale
e
materiale
che
si
definisce
la
civiltà
.
Ma
per
la
praticità
delle
trattazioni
e
delle
discussioni
bisogna
pur
dare
alle
parole
un
valore
convenzionale
prescindendo
dai
richiami
etimologici
:
è
del
resto
naturale
che
pochissime
parole
siano
bastate
nei
primi
stadii
della
vita
collettiva
a
designare
una
quantità
di
fatti
,
di
idee
,
di
rapporti
,
che
poi
,
attraverso
l
'
elaborazione
letteraria
e
dottrinale
,
si
sono
differenziati
,
ed
hanno
formato
materia
di
diversi
capitoli
della
scienza
sociologica
,
anzi
perfino
di
diverse
scienze
.
Comunque
per
le
poche
cose
che
vogliamo
dire
in
questo
articolo
allo
scopo
di
fissare
,
o
meglio
di
richiamare
,
principii
che
nell
'
ora
attuale
,
in
Italia
e
fuori
d
'
Italia
,
ci
sembrano
più
che
mai
obliterati
o
malamente
intesi
,
noi
siamo
indotti
a
considerare
,
almeno
per
un
momento
,
separati
i
due
aspetti
civile
e
politico
delle
società
umane
,
assegnando
loro
come
campo
di
efficienza
rispettivamente
l
'
individuo
e
la
famiglia
alla
società
civile
,
la
nazione
alla
società
politica
,
la
quale
prende
praticamente
nome
di
Stato
.
È
superfluo
avvertire
che
questa
considerazione
separata
è
puramente
dialettica
,
e
che
essa
non
intende
fare
delle
due
società
dei
compartimenti
stagni
,
non
comunicanti
fra
di
loro
;
dicemmo
anzi
già
che
tanto
comunicano
che
si
sovrappongono
,
e
ciò
per
la
elementare
ragione
che
lo
Stato
è
la
somma
degli
individui
e
delle
famiglie
e
che
gli
individui
e
le
famiglie
vivono
nello
Stato
,
al
quale
come
danno
tributo
e
sangue
occorrendo
,
così
chiedono
tutela
e
difesa
.
Ciò
premesso
pare
a
noi
potersi
e
doversi
affermare
che
la
società
civile
poggia
su
due
cardini
che
non
sono
quelli
sui
quali
poggia
la
società
politica
;
affermazione
che
non
è
trascurabile
in
quanto
conduce
a
precisare
ed
a
chiarire
molte
difficoltà
che
gli
studiosi
di
sociologia
,
a
seconda
delle
scuole
a
cui
appartengono
,
incontrano
sul
loro
cammino
.
I
cardini
della
società
civile
sono
la
religione
e
l
'
istruzione
:
almeno
noi
teniamo
che
la
religione
e
la
istruzione
debbano
essere
i
cardini
della
società
civile
.
Noi
infatti
siamo
convinti
che
(
a
parte
casi
individuali
)
nessun
uomo
possa
avere
quel
tanto
di
moralità
indispensabile
a
fare
di
lui
un
galantuomo
,
a
renderlo
padrone
dei
suoi
istinti
inferiori
e
delle
sue
passioni
,
all
'
infuori
di
una
nozione
sistematica
di
ciò
che
chiamasi
religione
;
vale
a
dire
all
'
infuori
dei
postulati
circa
l
'
esistenza
di
un
Dio
creatore
,
legislatore
e
giudice
,
e
di
una
vita
oltremondana
in
cui
ci
sarà
premio
o
castigo
a
seconda
delle
opere
compiute
;
non
solo
;
ma
siamo
pure
convinti
che
nessuna
religione
possa
esistere
senza
un
culto
,
e
nessun
culto
senza
una
chiesa
,
e
nessuna
chiesa
senza
una
gerarchia
:
conseguentemente
per
noi
l
'
uomo
areligioso
astrattamente
considerato
non
è
uomo
civile
,
perché
sarà
necessariamente
uomo
amorale
,
vale
a
dire
svincolato
da
leggi
che
non
corrispondano
al
suo
egoismo
.
Discorso
identico
s
'
ha
da
fare
per
la
famiglia
:
essa
è
tutto
un
complesso
di
obbligazioni
,
di
doveri
,
di
affetti
,
di
sacrifici
,
di
interessi
che
importano
la
necessità
di
un
governo
domestico
,
di
una
autorità
regolatrice
,
ma
che
sopratutto
importano
una
coscienza
;
e
soltanto
nella
religione
questa
coscienza
può
attingere
la
ragione
d
'
essere
come
soltanto
la
religione
può
imporre
le
sanzioni
atte
a
guidarla
e
a
dominarla
.
Ma
l
'
uomo
civile
non
ha
soltanto
bisogno
di
essere
religioso
:
ha
bisogno
anche
,
nei
successivi
stadii
del
suo
sviluppo
,
di
essere
istruito
,
di
conoscere
cioè
il
mondo
dei
fenomeni
e
le
leggi
della
natura
,
di
esplicare
le
proprie
attitudini
estetiche
,
di
applicare
alla
ricerca
del
vero
e
del
bello
le
proprie
energie
intellettuali
,
di
comunicare
coi
suoi
simili
;
ecco
perché
,
secondo
noi
,
il
dovere
della
istruzione
precede
ed
eccede
l
'
organizzazione
politica
,
come
il
diritto
d
'
insegnare
precede
ed
eccede
l
'
azione
dello
Stato
:
lo
Stato
non
ha
di
fronte
al
problema
della
istruzione
altre
funzioni
che
quelle
di
aiuto
,
di
vigilanza
,
di
integrazione
:
la
scuola
,
al
pari
della
chiesa
,
al
pari
della
casa
,
è
anteriore
intesa
come
tipo
realizzatore
di
un
bisogno
della
civiltà
agli
istituti
in
cui
si
incarna
la
potestà
più
propriamente
politica
,
perché
la
scuola
corrisponde
ad
un
bisogno
che
interessa
la
vita
umana
in
uno
stadio
che
precorre
ideologicamente
se
non
storicamente
il
formarsi
e
l
'
organizzarsi
dello
Stato
.
Altri
sono
i
cardini
della
società
politica
;
parliamo
,
si
capisce
,
di
una
società
politica
(
come
già
prima
di
una
società
civile
)
rispondente
ad
un
grado
di
progresso
sociale
avanzato
.
E
diremmo
che
tali
cardini
debbano
essere
stabiliti
nel
soddisfacimento
dei
due
maggiori
bisogni
che
l
'
uomo
politicamente
ordinato
non
può
fare
a
meno
di
sentire
quando
non
li
sentisse
si
dovrebbe
considerarlo
inferiore
o
regredito
nella
sua
sensibilità
politica
e
sente
infatti
,
perfino
talora
esagerando
e
seguendo
traccie
fallaci
per
raggiungerli
:
vogliam
dire
la
libertà
e
la
giustizia
.
Libertà
:
vale
a
dire
parificazione
di
tutti
i
cittadini
nel
diritto
di
far
prevalere
,
attraverso
le
forme
e
per
le
vie
legali
,
i
propri
criterii
circa
la
gestione
della
cosa
pubblica
;
autorità
dei
governanti
fondata
sul
consenso
spontaneo
e
razionale
della
maggioranza
dei
cittadini
nell
'
orbita
dei
postulati
essenziali
alla
conservazione
dell
'
ordine
sociale
,
giuridico
ed
economico
;
potere
esecutivo
distinto
dal
potere
legislativo
;
un
solo
esercito
a
servizio
della
nazione
;
indipendenza
dello
Stato
dai
partiti
;
funzione
moderatrice
della
corona
a
difesa
della
costituzione
contro
gli
arbitrii
o
le
debolezze
del
potere
esecutivo
,
contro
le
esorbitanze
del
potere
legislativo
,
contro
ogni
sopraffazione
di
partiti
o
di
classi
.
Giustizia
:
vale
a
dire
applicazione
imparziale
e
sollecita
delle
leggi
a
tutela
delle
ragioni
private
,
a
repressione
dei
reati
,
a
garanzia
della
probità
nella
amministrazione
pubblica
;
applicazione
fatta
da
organi
inaccessibili
alle
pressioni
dei
politicanti
,
delle
sette
,
delle
fazioni
.
Effettivamente
senza
libertà
e
senza
giustizia
nessun
ordinamento
politico
può
accettarsi
per
buono
e
per
degno
di
esseri
intelligenti
,
se
anche
accada
talvolta
che
momentanee
contingenze
storiche
giustifichino
regimi
o
dominii
di
fatto
fondati
sulla
costrizione
violenta
delle
volontà
e
sul
disconoscimento
,
o
sulla
mancata
tutela
,
dei
diritti
individuali
o
sociali
.
Strane
confusioni
si
sono
vedute
spesso
nella
storia
dei
popoli
,
in
periodi
susseguiti
a
grandi
sommovimenti
,
o
militari
od
economici
,
o
ad
opera
di
personalità
dominatrici
comparse
sulla
scena
politica
;
e
in
sensi
opposti
,
si
badi
bene
;
perché
l
'
antitesi
della
libertà
e
della
giustizia
non
sono
soltanto
la
teocrazia
o
la
monarchia
assoluta
o
l
'
oligarchia
,
la
Bastiglia
e
le
lettres
de
cachet
,
ma
sono
pure
le
demagogie
e
le
dittature
proletarie
,
i
tribunali
straordinari
rivoluzionarii
e
i
Comitati
di
salute
pubblica
.
Importa
perciò
che
i
migliori
cittadini
considerino
come
l
'
ottimo
fra
i
governi
,
quello
il
quale
mantenga
libera
la
religione
,
libera
l
'
istruzione
,
libera
la
stampa
,
liberi
i
comizi
elettorali
,
indipendente
la
magistratura
,
uguale
la
legge
per
tutti
,
e
non
consenta
a
nessun
partito
la
sopraffazione
armata
o
non
armata
,
ma
tutti
obblighi
a
rispettare
le
leggi
dello
Stato
deliberate
o
consentite
dalle
rappresentanze
popolari
costituzionalmente
formate
.
Senza
libertà
e
senza
giustizia
cioè
senza
leggi
oneste
onestamente
applicate
la
vita
politica
non
vale
la
pena
di
essere
vissuta
;
e
le
nazioni
non
possono
sperare
sorti
tranquille
e
prospere
,
perché
ripetiamolo
alla
società
politica
la
libertà
e
la
giustizia
sono
essenziali
,
come
sono
essenziali
alla
società
civile
la
religione
e
l
'
istruzione
,
e
agli
individui
l
'
aria
e
la
luce
.
StampaPeriodica ,
Tre
,
quattro
,
cinque
argomenti
che
,
per
la
qualità
degli
individui
e
per
la
importanza
che
mi
pareva
avessero
le
cose
,
io
sottoposi
questa
mattina
all
'
esame
e
alla
virtù
condensatrice
del
dottor
Paulo
Post
,
furono
accolti
da
una
alzata
di
spalle
appena
appena
sdegnosa
e
da
un
sorriso
di
compatimento
,
che
voleva
dire
:
Ma
che
!
Lei
ci
crede
?
Il
dubbio
,
o
piuttosto
,
il
timore
ch
'
io
(
come
veleno
che
sta
in
ogni
coda
)
espressi
nella
fine
del
mio
articolo
precedente
,
che
cioè
molti
eroi
dei
giorni
nostri
e
molte
questioni
e
politiche
e
sociali
e
letterarie
,
che
oggi
tanto
ci
appassionano
e
a
cui
diamo
tanto
peso
e
tanto
valore
,
sottoposti
al
cannocchiale
rivoltato
del
mio
dottore
,
non
sarebbero
più
veduti
,
si
avverava
purtroppo
.
Ma
come
!
mi
provai
a
protestare
.
È
mai
possibile
che
siano
davvero
come
nulla
uomini
di
tanto
bella
reputazione
,
dottor
mio
?
Ci
pensi
un
po
'
!
Si
sforzi
di
vederli
...
Il
dottor
Paulo
Post
chiuse
gli
occhi
,
a
questa
mia
esortazione
;
chinò
il
capo
sul
petto
,
e
si
mise
a
recitare
a
lento
,
con
una
voce
che
pareva
arrivasse
da
lontano
:
Fu
don
Valeriano
Castiglione
uomo
celeberrimo
;
esaltato
a
gara
dai
più
grandi
letterati
;
conteso
dai
più
grandi
personaggi
del
suo
tempo
.
E
di
magnifiche
lodi
lo
onorò
papa
Urbano
VIII
;
e
il
cardinal
Borghese
e
il
viceré
di
Napoli
,
don
Pietro
di
Toledo
,
lo
sollecitarono
a
descrivere
,
il
primo
i
fatti
del
pontefice
Paolo
V
,
l
'
altro
le
guerre
del
re
cattolico
in
Italia
;
e
l
'
uno
e
l
'
altro
invano
.
Fu
da
Luigi
XIII
,
re
di
Francia
,
per
suggerimento
del
cardinal
di
Richelieu
,
nominato
suo
istoriografo
;
e
nominato
istoriografo
eziandio
fu
da
Carlo
Emanuele
duca
di
Savoja
.
In
lode
di
lui
,
per
tralasciare
altre
gloriose
testimonianze
,
la
duchessa
Cristina
,
figlia
del
cristianissimo
re
Enrico
IV
,
poté
in
un
diploma
,
con
molti
altri
titoli
,
annoverare
«
la
certezza
della
fama
ch
'
egli
ottiene
in
Italia
,
di
primo
scrittore
de
'
nostri
tempi
»
.
Il
dottor
Paulo
Post
,
recitato
questo
passo
,
aprì
gli
occhi
,
alzò
il
capo
,
e
mi
disse
:
Veda
,
veda
così
nella
storia
,
caro
signore
,
i
suoi
letterati
d
'
oggi
di
più
bella
reputazione
:
Gabriele
d
'
Annunzio
,
poniamo
;
e
mi
sappia
dire
se
,
volendo
così
glorificarlo
,
per
la
certezza
della
fama
ch
'
egli
ottiene
in
Italia
,
di
primo
scrittore
de
'
nostri
tempi
,
non
possa
avvenire
che
da
qui
a
tre
secoli
si
debba
per
avventura
rider
di
lui
,
così
come
noi
oggi
ridiamo
del
celeberrimo
don
Valeriano
Castiglione
,
ornamento
e
splendore
della
biblioteca
dell
'
impareggiabile
don
Ferrante
manzoniano
.
Lei
rimanga
qui
e
lo
veda
là
,
il
suo
D
'
Annunzio
.
Nel
seicento
?
Tre
secoli
indietro
.
Io
lo
vedo
là
,
e
tuttavia
come
se
questi
tre
secoli
per
lui
non
fossero
di
già
passati
.
In
somma
,
presente
e
nel
seicento
.
Guardi
bene
,
caro
signore
,
perché
è
qui
la
vera
essenza
della
mia
filosofia
.
Lo
vede
?
Davanti
a
lei
,
e
accanto
a
don
Valeriano
Castiglione
.
E
ora
non
le
sembra
che
sia
per
lo
meno
prudente
non
tenerlo
in
quel
conto
,
in
cui
don
Ferrante
teneva
il
Castiglione
ai
suoi
giorni
?
Sarà
così
,
diss
'
io
.
Lasciamo
stare
il
D
'
Annunzio
.
Volentieri
io
vedrei
da
lontano
,
caro
dottore
,
qualcuna
delle
più
vive
questioni
sociali
del
momento
.
Per
esempio
,
il
feminismo
.
Mi
aspettavo
un
'
altra
alzata
di
spalle
appena
appena
sdegnosa
,
un
altro
sorriso
di
compatimento
.
Invece
,
il
dottor
Paulo
Post
con
una
certa
inquietudine
volse
il
capo
indietro
,
dal
vecchio
seggiolone
di
cuojo
in
cui
stava
sprofondato
innanzi
a
me
,
presso
la
finestra
dello
studio
,
e
chiamò
:
Pietra
!
Una
voce
gutturale
,
maschile
,
rispose
con
mio
grande
stupore
dal
fondo
dello
studio
,
ove
tra
scaffali
pieni
zeppi
di
libri
troneggiava
una
mastodontica
scrivania
sovraccarica
anch
'
essa
tutt
'
intorno
di
libri
e
di
carta
ammucchiata
.
Parla
pure
,
papà
disse
quella
voce
.
Non
sospettavo
nello
studio
la
presenza
di
un
altro
essere
vivente
.
Mia
figlia
,
la
seconda
,
mi
spiegò
il
dottore
.
Attende
da
alcuni
giorni
a
riordinare
il
mio
schedario
.
Non
vorrei
parlare
innanzi
a
lei
su
l
'
argomento
ch
'
ella
mi
propone
.
Feminista
?
domandai
io
con
una
certa
grazia
timida
e
confusa
.
Sissignore
!
mi
rispose
con
fermezza
,
balzando
da
tutta
quella
babilonia
di
libri
e
di
carta
,
una
testa
rossa
,
arruffata
,
con
gli
occhiali
a
staffa
,
che
le
ingrandivano
enormemente
e
confusamente
gli
occhi
.
Restai
un
po
'
sbigottito
.
La
testa
scomparve
subito
,
per
fortuna
,
dietro
i
libri
;
e
di
là
,
come
da
sotterra
,
la
voce
gutturale
,
maschile
,
ripeté
:
Parla
pure
,
papà
:
non
ti
sento
.
Ecco
,
disse
allora
il
dottor
Paulo
Post
è
una
faccenda
,
questa
,
un
po
'
complicata
.
Il
feminismo
è
,
al
pari
di
tante
e
tant
'
altre
cose
,
una
costruzione
ideale
dei
nostri
giorni
.
Prendiamo
,
caro
signore
,
una
vescica
e
riempiamola
di
vento
.
Abbiamo
un
bel
palloncino
.
Diamogli
un
po
'
di
filo
,
e
lasciamolo
lì
per
aria
,
così
gonfio
,
un
giorno
.
Il
giorno
dopo
,
lo
troveremo
un
po
'
meno
gonfio
,
e
via
via
ancor
meno
dopo
il
secondo
,
dopo
il
terzo
,
dopo
il
quarto
giorno
.
Il
filo
s
'
allenta
sempre
più
e
il
palloncino
,
via
via
più
piccolo
e
più
raggrinzito
,
s
'
abbassa
,
finché
casca
giù
,
di
nuovo
vescica
sgonfiata
.
Questa
vescica
,
che
diviene
palloncino
e
poi
pellacchia
di
nuovo
,
non
è
però
soltanto
il
feminismo
,
signor
mio
!
È
la
sorte
di
tutte
le
composizioni
ideali
.
Si
reggono
,
stanno
in
aria
,
finché
son
piene
di
vento
,
cioè
del
sentimento
nostro
.
Man
mano
,
col
tempo
,
questo
sentimento
,
di
cui
noi
le
abbiamo
riempite
,
vien
meno
,
sfuma
.
La
storia
è
piena
di
tutti
questi
palloncini
sgonfiati
,
che
lei
può
magari
rigonfiare
con
l
'
arte
soffiandovi
dentro
il
suo
sentimento
,
cioè
un
altro
po
'
di
vento
con
cui
le
donne
hanno
riempito
questo
loro
palloncino
del
feminismo
.
Pietra
!
chiamò
di
nuovo
,
a
questo
punto
,
il
dottor
Paulo
Post
.
Oh
Dio
,
papà
smaniò
dietro
la
scrivania
la
figliuola
.
Ti
ho
detto
,
parla
pure
,
non
ti
sento
!
E
va
bene
!
Allora
riprese
il
dottore
vediamo
se
questo
vento
è
sbuffo
di
stizza
,
vapor
di
testa
o
respiro
di
buon
senso
.
La
vita
è
oggi
,
si
sa
,
difficilissima
.
Tutto
è
caro
!
Ogni
professione
,
ogni
impiego
offre
guadagni
mediocri
e
insufficienti
.
Ora
le
donne
,
signor
mio
,
han
compreso
bene
,
poverine
,
la
ragione
per
cui
diventa
loro
di
giorno
in
giorno
più
difficile
il
trovar
marito
.
Il
veder
frustrata
,
intanto
,
la
loro
naturale
inclinazione
(
perché
come
l
'
uomo
desidera
la
donna
,
la
donna
desidera
l
'
uomo
,
per
quanto
spesso
apertamente
non
lo
possa
o
non
lo
voglia
dire
)
,
il
dover
soffocare
il
loro
bisogno
istintivo
,
le
ha
un
po
esasperate
e
le
fa
un
po
'
farneticare
.
Ma
tutta
questa
loro
rivolta
ideale
contro
i
così
detti
pregiudizii
sociali
,
tutte
queste
loro
prediche
fervorose
per
la
così
detta
emancipazione
della
donna
,
che
altro
sono
in
fondo
se
non
una
sdegnosa
mascherata
del
bisogno
fisiologico
,
che
si
muove
sotto
?
Le
donne
vogliono
lavorare
per
trovar
marito
,
signor
mio
.
È
un
rimedio
,
questo
,
suggerito
dal
loro
naturale
buon
senso
.
Ma
,
ahimè
,
il
buon
senso
,
il
buon
senso
è
nemico
della
poesia
!
E
anche
questo
capiscono
le
donne
:
capiscono
cioè
che
una
donna
,
la
quale
lavori
come
un
uomo
,
fra
uomini
,
fuori
di
casa
,
non
è
più
considerata
dalla
maggioranza
come
l
'
ideale
delle
mogli
,
e
si
ribellano
contro
a
questo
modo
di
considerare
,
che
frustra
il
loro
rimedio
,
e
lo
chiamano
pregiudizio
.
Ecco
il
loro
torto
,
in
fondo
in
fondo
scusabile
però
.
Supporre
che
la
donna
,
praticando
continuamente
con
gli
uomini
alla
fine
si
debba
immascolinar
troppo
;
prevedere
che
la
casa
,
senza
più
le
cure
assidue
,
intelligenti
,
amorose
della
donna
debba
perdere
quella
poesia
intima
e
cara
,
che
è
la
maggiore
attrattiva
del
matrimonio
per
l
'
uomo
;
supporre
che
la
donna
,
cooperando
anch
'
essa
col
proprio
guadagno
al
mantenimento
della
casa
,
non
debba
aver
più
per
l
'
uomo
quella
devozione
e
quel
rispetto
,
di
cui
tanto
essa
si
compiace
:
non
sono
pregiudizii
;
sono
tristi
necessità
per
cui
la
composizione
ideale
del
feminismo
si
scompone
e
si
scioglie
nella
questione
più
vasta
delle
tristissime
condizioni
economiche
e
sociali
dei
giorni
nostri
.
Si
scioglie
,
senza
lasciar
residui
,
signor
mio
,
creda
pure
.
Soltanto
,
quel
po
'
di
pellacchia
sgonfiata
...
Vorrei
io
dissi
piano
,
in
un
orecchio
al
dottore
,
prima
d
'
alzarmi
per
tòr
commiato
vorrei
ora
sentir
come
la
vede
la
signorina
sua
figliuola
...
Caro
signore
mi
rispose
aprendo
le
braccia
,
il
dottor
Paulo
Post
.
Le
donne
non
possono
veder
da
lontano
questa
questione
.
O
potrebbero
a
un
solo
patto
:
che
avessero
cioè
il
marito
vicino
,
mi
spiego
?
Io
scappo
ancora
.