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IL PROBLEMA DELL'ADRIATICO ( MARANELLI CARLO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Chi voglia esaminare , dal punto di vista italiano , il problema dell ' Adriatico , deve partire innanzitutto da una considerazione obiettiva dei fatti più generali che si svolgono al di là del mare . ... Al di là del mare oggi si combatte una lotta di vita o di morte . Da una parte , la crisi di un impero secolare , che ha mutata la sua missione nel mondo , ma non l ' ha ancora forse interamente esaurita , e che si dibatte per la propria esistenza . Dall ' altra la crisi di un popolo , che giunto al pieno sentimento della propria nazionalità , si divincola per raggiungere un assetto politico , che non gli arresti ma gli faciliti il completo dischiudersi alla vita . Fra il Quarnero ed Antivari , sulla sponda opposta orientale dell ' Adriatico , di fronte alla massa compatta di italiani della sponda occidentale , è un ' altra massa di genti , sulle quali la storia ha potuto imprimere differenze esteriori di religioni , di costumi , di alfabeti ; ma non ha potuto annientare , distruggere le stigmate della comune origine , della comune favella . Sotto la varia corteccia degli sloveni , dei serbi , dobbiamo riconoscere uno stesso popolo , il jugoslavo . Un secolo fa , quelle popolazioni , prive d ' ogni coscienza unitaria , vivevano divise fra il dominio turco e quello austriaco . L ' epopea napoleonica , questa grande suscitatrice di nazionalità , dette la prima spinta al movimento nazionale presso le popolazioni slave meridionali dell ' Austria , con la fondazione del Regno dell ’ Illiria , cui sopravvisse a lungo , ferocemente combattuto , l ' illirismo letterario e politico . Presso le popolazioni jugoslave soggette al turco , invece , il movimento iniziale , culmina soltanto con l ' autonomia conquistata dalla Serbia ( 1826 ) . Per tutto il secolo XIX , lentamente , ma tenacemente , costantemente , l ' ascensione nazionale jugoslava s ' è proseguita dai due punti d ' origine : da Nord e da Sud . Da Sud la piccola Serbia preme affinché il movimento nazionale jugoslavo sbocchi ad un assetto politico , che riunisca in uno stato indipendente le sparse membra della nazione . Da nord , l ' Austria preme affinché il movimento sbocchi ad un assetto politico , che conglobi nell ' impero anche i tronchi jugoslavi già soggetti alla Turchia , facilitando così all ' Impero anche la discesa verso l ’ Egeo . In Austria - Ungheria il movimento , sempre più vivace e rigoglioso , non poteva non differenziarsi in due correnti jugo - slave politicamente opposte . Da una parte la corrente lealista ed autonomista : essa culmina prima col sogno di mons . Strossmayer di una grande Slavia del sud sotto lo scettro degli Asburgo , che avrebbero dovuto abbracciare anche la Serbia ed il Montenegro , e poi si concreta nella più modesta dottrina trialista , che abbandoni ogni aspirazione d ' espansione oltre i confini assegnati all ' Impero dal trattato di Berlino . Da un ' altra parte la corrente irredentista che ha centro d ' attrazione la Serbia . A questa corrente irredentista che per verità , fino a poco tempo fa trovava scarsi seguaci e solo fra i serbi della Bosnia i tedeschi ed i magiari predominanti nel vecchio Impero non davano gran peso : era troppo poca cosa e da combattere sopratutto col cercare di tenere soggette economicamente e col mortificare di continuo politicamente la piccola Serbia , in modo che non potesse esercitare alcun fascino sui sudditi serbi degli Asburgo . Ma allo scoppiare della guerra balcanica del 1912 il fremito nazionale , che scuote e pervade a un tratto le popolazioni jugoslave dell ' Impero , rivela , più largo e diffuso , che non si sospettasse prima , il movimento irredentista . D ' altra parte la Serbia , uscendo vittoriosa ed ingrandita dalla lotta , batte in breccia tutta la politica austriaca dell ' ultimo trentennio : il suo fascino sui serbi d ' Austria si fa sempre più vivo . Il vecchio impero sente in tutta la sua gravità l ' incalzare del problema jugo - slavo . O spegnere d ' un colpo , bruscamente , fin dal suo primo divampare il fuoco acceso al piccolo regno entro i confini dell ' Impero ; o , come l ' incendio nella steppa , quel fuoco tutto avvolgerà , distruggerà . L ' uccisione dell ' arciduca F . Ferdinando è l ' indice più grave dei progressi compiuti dall ' irredentismo . E d ' altra parte , la forma stessa dell ' ultimatum , con cui l ' Austria chiese entro le 24 ore risposte tassative a domande inaccettabili da parte della Serbia , e la dichiarazione affrettata di guerra , seguita senz ' altro alla risposta che pure conteneva l ' accettazione delle inaccettabili richieste , danno la sicurezza che già da qualche tempo era ferma nel governo austriaco la volontà di schiacciare alla prima occasione il regno serbo e soffocare così la prima fonte dell ' irredentismo jugo - slavo . L ' Austria potrà perfino annientare il Regno di Re Pietro ; ma accoglierà allora nel suo seno un nuovo fortissimo nucleo di serbi indomiti , adusi all ' indipendenza , che fatalmente contribuiranno a rafforzare , ingigantire il sentimento nazionale di tutte le stirpi jugoslave . È questa una vera fatalità storica , che né abilità di statistica , né crudeltà poliziesche , né strapotenza di vittorie può arrestare . IL PROBLEMA NAZIONALE . ITALIANO . Ciò posto , in che cosa consiste il problema dell ' Adriatico dal punto di vista italiano ? Esso presenta tre aspetti : il nazionale , il militare e l ' economico , intimamente connessi l ' uno all ' altro , e tutti e tre di grandissimo valore . Abbiamo parlato finora come se sulla sponda orientale dell ' Adriatico non si svolgesse che una sola lotta nazionale : quella degli slavi . Ma accanto agli slavi , lungo quella sponda , più o meno compatti , vivono in lotta per la propria conservazione anche circa 450 mila italiani . La soluzione del problema nazionale adriatico non presenta il carattere relativamente semplice e facile che presenta quella del Trentino , dove la popolazione italiana costituisce una massa compatta e serrata , tenuta assieme dalla stessa conformazione del territorio . Sulla sponda nord - est dell ' Adriatico ci troviamo , invece , in presenza d ' uno di quei rendez - vous di genti , la cui lotta per lo spazio fra le diverse nazionalità si fa palmo a palmo , in cui la commistione delle genti che vi si trovano di fronte raggiunge il massimo grado , in cui non esiste in altri termini un netto confine etnografico , ma una larga zona di confine etnicamente eterogenea e contestata . In tali condizioni annettere politicamente tutta questa zona all ' una o all ' altra delle nazioni in lotta , non si può senza sacrificare più o meno largamente l ' una o l ' altra nazionalità . E , d ' altra parte , poiché non è possibile che il confine politico sia tracciato esclusivamente col criterio etnografico l ' unica via d ' uscita parrebbe quella di trovare un confine che annettesse ai due stati confinanti quegli spazi , in cui la rispettiva nazionalità ha incontrastato predominio . Ora a chi osserva come siano distribuiti gl ' Italiani oltre l ' attuale nostro confine orientale , appare subito evidente , come la loro compattezza vada gradatamente scemando , man mano che si procede da occidente verso oriente e da nord verso sud . Nel Friuli orientale , o Goriziano , su 250 mila abitanti , 93 mila sono italiani e 151 sloveni ; ma qui è ancora relativamente facile separare i due elementi , in quanto gli italiani occupano la pianura e gli sloveni il monte , e la lotta non esiste che al centro principale Gorizia e nel distretto di Cormons che comprende il territorio di Collio , misto di italiani e di sloveni . Segue Trieste col suo distretto , che forma il nucleo più forte e più compatto , il centro di irradiazione dell ' italianità d ' oltre confine ; in cui , per quanto sia accanita la lotta fra slavi ed italiani , questi rappresentano la grandissima maggioranza della popolazione : 141 mila sopra un totale di 188 mila abitanti . In Istria , intesa nella sua attuale costituzione amministrativa , 147 mila italiani si oppongono a 250 mila slavi ; ma in effetti nel versante orientale dell ' Istria che gravita verso il Quarnaro , la proporzione degli italiani diventa minima . Nei distretti di Castelnuovo e di Volosca con le annesse isole appena 13000 italiani stanno di contro ad 80 mila slavi . Ancora più in là , a sudest non troviamo più che scarsi e dispersi nuclei di italianità in mezzo all ' oceano slavo : i 24 mila italiani dell ' autonoma Fiume , in mezzo a 2.600.000 abitanti della Croazia - Slavonia ; i 18.000 secondo le statistiche ufficiali o mettiamo pure al massimo 50.00 italiani frazionati e dispersi nelle piccole cittadine costiere della Dalmazia , occupata dalla massa compatta di oltre 600.000 serbo - croati . È evidente che voler risolvere il problema nostro nazionale , annettendo all ’ Italia tutte o gran parte di queste genti , sarebbe contrario a quello stesso diritto di nazionalità , in nome del quale invochiamo la liberazione degli italiani irredenti . Non altrettanto si potrebbe dire se l ' annessione si limitasse a quella parte del territorio dove l ' italianità , pur frammista agli slavi , s ' è conservata relativamente compatta . Cioè : tutta la parte che resta al di qua del confine storico dell ' Istria ( Timavo , Agro triestino , Catena della Vena , Monte Maggiore , Punta Fianona , la Pax tecum dei romani ) . Con la prima soluzione , per salvare 450 mila italiani , dovremmo inghiottire entro i nostri confini oltre 1.000.000 di slavi al minimo ; con la seconda dovremmo rinunciare alle poche migliaia d ' italiani di Fiume e della Dalmazia , ma congloberemmo nel Regno soltanto 385 mila slavi al massimo . So bene che simile soluzione non può soddisfare la nuovissima scuola che vuole rispettato il principio della nazionalità , ma soltanto per la propria ; che vuole l ' espansione economi : a e politica , ma soltanto per sé . Per simili aberrazioni , che possono suscitare il fascino d ' un momento , il fascino della forza e del successo brutale , ma che preparano a non lunga scadenza difficoltà , e delusioni e dolori , non sarebbe possibile muovere alla guerra la grande maggioranza del popolo nostro , come non furono spinti da esse a lottare ed a soffrire gli uomini del nostro Risorgimento . E gli stessi propagandisti della conquista dalmata lo sentono così bene , che sono obbligati a deformare i fatti per dare alle loro idee un ' apparenza di diritto nazionale . IL PROBLEMA MILITARE . Veniamo ora all ' aspetto militare del problema . Il confine orientale dell ' Italia , con la zona aperta friulana al di qua dell ' Isonzo , è come un portone di casa completamente spalancato : esso è , insieme alla sua mancata annessione del Trentino , lo scotto di Custoza e di Lissa . Il confine orientale rappresenta il punto debole del nostro paese : questo si deve essenzialmente al fatto che l ' Austria possiede , oltre al Trentino , anche la costa occidentale dell ' Istria . Il Trentino , questo cuneo austriaco nel nostro territorio , questo saliente , come dicono i militari , rende ardua e difficile la difesa del confine orientale , soprattutto perché per gli eserciti da noi ammassati alla difesa del Friuli rappresenta la gravissima minaccia di esser presi alle spalle . Ora a questo saliente terrestre fa pendant in mare l ' altro saliente austriaco dell ' Istria con Pola , che impedisce , o quanto meno ostacola gravemente la difesa da mare del confine orientale . Se immaginiamo , invece , tolti all ' Austria quei due salienti minacciosi , la difesa del nostro paese non potrebbe davvero dirsi più in serio pericolo . Insomma le stesse necessità militari che , oltre al resto , giustificano le aspirazioni all ' annessione del Trentino , giustificano anche l ' altra aspirazione di togliere di mano all ' Austria il pericoloso saliente di Pola . Per la qual cosa sarebbe necessario e sufficiente che il confine nostro si spingesse press ' a poco al confine storico dell ' Istria . IL PROBLEMA ECONOMICO . Dal punto di vista economico , il problema italiano dell ' Adriatico si può sintetizzare in poche parole . È nostro vitale interesse che l ' Adriatico intensifichi quanto più è possibile i suoi traffici . L ' Italia soffre di una paralisi nel suo fianco orientale . Ad occidente i suoi maggiori centri , ad occidente i suoi maggiori porti , i suoi maggiori traffici ; ad oriente la vita pulsa più fiacca , più stentata . È un male antico , un male che ha profonde radici nei secoli . Con l ' apertura del canale di Suez , una nuova corrente è tornata a circolare vivificando questo esangue organismo , e le nostre regioni adriatiche han cominciato a risorgere , come ne fan fede i progressi marinari di Venezia , Ancona , Bari , Brindisi , il rinnovamento agricolo delle provincie adriatiche , l ' iniziata industrializzazione del Veneto e del Barese . Siamo però appena all ' inizio di questo rinnovamento . E la speranza che esso continui e si intensifichi dobbiamo riporla specialmente nel continuo incremento dei traffici dell ' Adriatico . ... Ora è nostro interesse economico promuovere quelle soluzioni politiche del problema adriatico , che meglio possano contribuire ad allargare la sfera di influenza di questo mare . Ciò posto , l ' affacciarsi della Serbia direttamente su questo mare , non può essere salutato da noi che con gioia , anche dal punto di vista commerciale . Una grande Serbia , che abbracciasse l ' antico regno e gli acquisti delle ultime guerre balcaniche , e la Bosnia Erzegovina e la Dalmazia , coopererebbero grandemente ad allargare 1' interland adriatico . Ostacolata verso sud , per la via dell ' Egeo , dal possesso greco di Salonicco , ostacolata verso oriente , per la via del Danubio , dalla Ungheria ; la Serbia sarebbe costretta dal proprio interesse a gravitare sull ' Adriatico . Oggi invece la Bosnia è attratta dall ' Ungheria verso il Danubio ; e tutta l ' attuale Serbia è costretta a gravitare interamente sull ' Egeo e sul Danubio , perché l ' Austria le chiude quel varco all ' Adriatico , che le fu sempre aperto fino a cinquant ' anni or sono attraverso Ragusa . Viceversa , qualunque soluzione , che togliesse all ' impero austro - ungarico dato che questo non sia distrutto ogni sbocco sull ' Adriatico , cioè proprio la soluzione che alcuni vagheggiano di una occupazione italiana estesa anche alla Dalmazia , dal punto di vista dei traffici dell ' Adriatico , non potrebbe essere che dannosa . È evidente che una barriera politica fra le coste italiane e l ' impero austro - ungarico , costituirebbe un notevole ostacolo a che i paesi interni preferissero l ' Adriatico alle altre vie commerciali . L ' AUTONOMIA TRIESTINO - ISTRIANA . A questa ultima soluzione del problema ( conquista italiana del1' Istria storica e costituzione di tutta la Jugoslavia in una grande Serbia indipendente ) noi dovremmo dunque aspirare con tutte le nostre forze .
LARGO AI GIOVANI! ( - , 1936 )
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Accade spesso che i rappresentanti della generazione dei militanti adulti e degli anziani non sanno avvicinare come conviene la gioventù che , per forza di cose , è obbligata ad accostarsi al socialismo in modo diverso , per un ' altra strada , in un ' altra forma , in circostanze diverse ... ( Lenin ) Il monito che Lenin dava a suo tempo ai militanti adulti ed agli anziani perché acquistassero la capacità di saldarsi con le nuove generazioni ha per noi un grandissimo significato politico e pratico attuale . Sentiamo spesso ripetere da militanti adulti del nostro partito e da elementi anziani della classe operaia che la gioventù cresciuta ed educata nell ' ambiente fascista sarebbe estranea alla comprensione della necessità della lotta per uscire dall ' attuale situazione in cui versano la classe operaia e tutto il popolo italiano . La scissione ideologica che il fascismo si sforza di operare tra le vecchie e le nuove generazioni sarebbe , dunque , inevitabile e definitiva . Se ciò fosse vero , ci sarebbe da disperare dell ' avvenire del nostro paese ! La verità è ben altra . Non siamo ancora riusciti ad avvicinare largamente e « come conviene » la gioventù d ' oggi ; abbiamo molto spesso subito passivamente la scissione che il fascismo crea , mantiene e cerca di approfondire tra le vecchie e le nuove generazioni , invece di reagire ad essa nelle forme « convenienti » ; non abbiamo ancora studiato a fondo quali sono i modi particolari , le vie , le forme che la nuova gioventù educata dal fascismo adotta e segue per cercare di mettere in evidenza i propri problemi . Insomma , non siamo ancora a contatto intimo con la gioventù d ' oggi , e questa non è una delle ragioni secondarie della relativa arretratezza del nostro lavoro politico , in generale . Dobbiamo dire a tutti i compagni , e a tutti gli anziani della classe operaia , che uno dei problemi fondamentali che sta dinanzi al nostro paese ( e dalla cui soluzione dipenderà , per buona parte , la vittoria del popolo italiano contro il pugno di grandi capitalisti e proprietari fondiari che lo affamano e l ' opprimono ) è quello di lavorare e saldare , nella lotta , le vecchie e le nuove generazioni . Per assolvere questo grande compito gli adulti debbono avvicinare la gioventù quale essa è , con i suoi sentimenti , con la sua mentalità , saperla comprendere , e marciare assieme ad essa , guidandola , ma senza presumere di imporle la direzione , e rispettando quanto di nuovo e di originale la gioventù porta con sé . Giacché la gioventù porta sempre con sé una propria esperienza , e la esperienza dei giovani , per quanto modesta , contiene sempre una critica ( un giudizio ) del passato , di cui gli anziani debbono tener conto . È un luogo comune , per parecchi nostri militanti adulti e per molti anziani della classe operaia ( e non solo della classe operaia ) , che la gioventù italiana d ' oggi non abbia delle aspirazioni , non pensi a cose serie , si occupi solo di sport e di futilità . Quale ingiusta caratteristica della gioventù italiana è mai questa ! Eppure in questi anni duri è proprio da questa gioventù che sono venuti nelle nostre file , nelle file dell ' avanguardia del proletariato , nelle file della Gioventù comunista , dei magnifici combattenti , i quali hanno arricchito il nostro partito di una grande esperienza , contribuendo a fargli rettificare alcuni aspetti della sua politica e ad introdurre nel suo lavoro delle forme più appropriate alla situazione , ciò che ha permesso al partito di estendere e di consolidare le sue relazioni con le masse . Se la gioventù italiana educata dal fascismo ( intendete bene ! ) cerca e trova il partito comunista , ciò significa che nella gioventù fermentano idee e propositi di redenzione , e volontà di lotta . Ma non è solo il reclutamento nelle nostre file e nelle file della Gioventù comunista che ci interessa . Il reclutamento , nella nostra situazione , sarà sempre limitato a gruppi ristretti di giovani . Il problema non è solo di reclutare delle migliaia di giovani nelle nostre file , ma è anche , e soprattutto , quello di mettere in movimento i milioni di giovani italiani che vogliono vivere . Questi milioni di giovani pensano . Il fascismo non ha saputo offrire alla gioventù alla « crisi della gioventù » , la quale è una delle caratteristiche più drammatiche della società capitalista in agonia altra soluzione che quella della guerra ; e perciò ha diffusa ed alimentata nei giovani una ideologia sciovinista mescolata con forti motivi demagogici . Sappiamo bene tutto ciò . L ' « Italia proletaria » dovrebbe conquistarsi il suo posto al sole e il benessere contro le nazioni « capitalistiche » , egoiste , ecc . Con questa propaganda il fascismo si sforza di nascondere quella che è la vera causa della miseria del popolo e delle angustie dei nostri giovani : la manomissione di tutta la ricchezza del paese da parte di un pugno di capitalisti , che sono gli effettivi padroni dell ' Italia . Ma i nostri giovani pensano ; e , sia pure tra incertezze ed oscillazioni , degli strati sempre più importanti di giovani incominciano a vedere che l ' ostacolo alla loro sistemazione nella vita ed al loro avvenire si trova nell ' Italia stessa , e non nell ' Inghilterra o nella Francia dove milioni di altri giovani combattono anch ' essi la loro battaglia per il diritto alla vita . L ' anticapitalismo della gioventù operaia e di una larga parte della gioventù intellettuale è un segno di questa « coscienza dell ' ostacolo » . L ' anticapitalismo dei giovani non è una finzione . Esso si rafforza nella lotta di classe , di fronte all ' ingordigia ed all ' egoismo dei grandi industriali , dei grandi magnati del capitale ; e quando udiamo dalla bocca di certi giovani dire che « Mussolini farà come in Russia » noi consideriamo , certo , l ' illusione che questa credenza esprime , ma non possiamo fare a meno di vedere in essa maturare la coscienza , ancora non bene precisa negli obbiettivi , del l ' ostacolo capitalista e la volontà ancor vaga , ma certa , di abbatterlo . Nella gioventù studiosa le correnti che si avvicinano alle nostre posizioni teoriche sono abbastanza importanti ; e , così come esistono in Italia gruppi di giovani corporativisti - collettivisti , ne esistono pure di comunisti - idealisti , la cui funzione potrà essere grande nello sviluppo degli avvenimenti per avvicinare al proletariato strati di nuovi intellettuali . I milioni di giovani pensano , anche se cercano qualche distrazione . Ci scandalizziamo perché i giovani vogliono divertirsi ? Forse c ' è tra di noi qualche vecchio decrepito il quale ha dimenticato che gioventù è gioia ? Non vi pare che dobbiamo , piuttosto , gettare l ' allarme perché la nostra gioventù sta perdendo l ' abitudine al sorriso ? Il fascismo ha sfruttato gli ideali più nobili che albergano nel cuore dei giovani , e li ha deformati . Lo spirito eroico della gioventù , l ' ambizione dei giovani alle grandi opere della vita , e la loro aspirazione a migliorare le sorti del proprio paese han servito agli educatori fascisti per dare alla gioventù una orientazione guerriera , nella quale gli elevati pensieri del benessere del popolo e del paese sono stati sfruttati per gli obbiettivi sordidi della difesa degli interessi dei capitalisti . Ma se noi accusassimo di ciò i giovani , e li trattassimo con dispetto perché essi si sono lasciati influenzare dall ' azione indefessa del fascismo , commetteremmo l ' errore di non comprendere l ' elemento positivo , dinamico , e il sano amore per il proprio paese che ha spinto molti giovani al fascismo o li ha convinti di alcuni motivi più popolari della campagna fascista , e saremmo , via ! , troppo indulgenti verso noi stessi , che non abbiamo fatto tutto il nostro dovere per aiutare i giovani a trovare la giusta via . I milioni di giovani italiani cercano la via , e cercano una guida . Ma , lo ripetiamo , cercano una guida che tenga conto dei loro sentimenti , della loro mentalità , delle loro aspirazioni . Se , come è nostro dovere , avviciniamo í giovani , se gli anziani , come è loro dovere , prendono la cura di parlare ai giovani , e col linguaggio dei giovani , se i militanti adulti e gli anziani della classe operaia dimostrano ai giovani che gli obbiettivi delle vecchie e delle nuove generazioni si completano a vicenda , che le vecchie , come le nuove generazioni , mirano a fare del popolo italiano il padrone dei propri destini , liberandolo dal parassitismo di un pugno di persone che oggi fa e disfà della vita di 43 milioni di italiani , se noi più anziani coltiviamo lo spirito generoso ed eroico della nostra gioventù , valorizziamo come merita la sua devozione agli interessi della nazione italiana , diamo un contenuto reale al suo sentimento di disciplina ( c ' è tanto bisogno di disciplina per uscire dall ' anarchia della società capitalistica , anche se essa è come si dice « corporativa » ) , avremo stabilito il primo contatto tra le vecchie e le nuove generazioni . E quindi ci sarà possibile guidare i giovani alla lotta per le loro conquiste immediate e per quelle più lontane . I giovani hanno creduto alla parola fascista che dice : Largo ai giovani ! I fatti hanno smentito e smentiscono la sincerità di chi ha lanciata questa grande parola . I giovani sono respinti indietro , trovano sbarrate tutte le porte . Dei giovani si parla sempre assieme alla guerra . Gioventù e guerra vanno a braccetto . Sì , ma alla morte . Dei giovani e della vita , si dice poco , salvo in qualche canzone . Ora , è proprio il problema della vita , in tutti i suoi aspetti , che il nostro largo ai giovani deve mettere innanzi . Noi comunisti , che costituiamo il vero partito della gioventù , perché lottiamo per dare alla gioventù il diritto di vivere , di lavorare , di amare , di istruirsi , di coltivare tutti i tesori in essa nascosti e di assicurarne il rigoglio , noi dobbiamo appoggiare coraggiosamente e contribuire , con intelligenza , a sviluppare i movimenti che si verificano nella gioventù italiana , e far sì che essi si affermino nella vita nazionale . Largo ai giovani vuol dire il diritto dei giovani ad avere un posto assicurato nella vita e nel proprio paese . Largo ai giovani vuol dire il diritto dei giovani a formarsi una famiglia , nella serena certezza di poterle assicurare i mezzi di esistenza . Largo ai giovani vuol dire una politica di pace . La politica di guerra è la negazione di ogni politica giovanile . Lo spirito di lotta della gioventù deve essere indirizzato verso i grandi ideali della liberazione del paese dai suoi nemici interni i capitalisti parassiti del lavoro nazionale verso la creazione di un ordine nuovo che assicuri a tutti il diritto di vivere e la possibilità di svilupparsi e di elevarsi . Largo ai giovani vuol dire il diritto riconosciuto ai giovani di partecipare alla vita politica , sindacale , culturale del paese nelle organizzazioni e nella stampa . Largo ai giovani vuol dire che le promesse fatte ai giovani , prima e durante la guerra d ' Africa , debbono essere mantenute , specialmente per quanto riguarda gli ex combattenti . Se i nostri militanti adulti , e gli operai anziani , e tutti gli anziani pensosi della sorte del paese , si daranno con passione alla mobilitazione di milioni di giovani , di tutti i giovani , maschi e femmine , dei giovani fascisti , cattolici , d ' ogni opinione politica o politicamente indifferenti , nelle fabbriche e nelle case operaie , nei circoli , nei fasci giovanili , nelle associazioni cattoliche , nelle campagne , nelle scuole , negli uffici , la parola Largo ai giovani , che è servita sino ad oggi come un motivo retorico , diventerà una direttiva di azione capace di unificare le vecchie e le nuove generazioni per tutte le rivendicazioni immediate della gioventù e per liberare l ' Italia dagli ostacoli che impediscono alla gioventù di marciare sorridente e felice verso l ' avvenire che è suo .
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Innanzi che la salma di Emilio Zola fosse resa alla terra , un ministro della Repubblica Francese , insieme col saluto della Francia , le portò quello dell ' Italia , patria paterna del sommo scrittore . Questo riconoscimento di parentela fra i due popoli , rispetto ad un uomo che aggiunse tanta gloria alla terra nativa , liberalmente confessato nell ' ora dell ' ultimo distacco , quando l ' orgoglio e la tenerezza domestica sogliono farsi più gelosi ed esclusivi , fu un atto di grande ed ospitale gentilezza che mosse a gratitudine l ' animo degli italiani . E ' bello che un ministro d ' Italia abbia in quell ' ora rivendicato al nostro paese una singolare ragione di fraternità colla Francia . Ci è caro che un tanto uomo portasse un nome italiano e fosse nato di sangue nostro ; ma per la purezza dell ' omaggio che oggi rendiamo alla sua memoria , è nostro debito affermare che nell ' affetto che portammo al poeta , nel dolore dell ' acerba sua morte nella meraviglia ammirativa che desta in noi la sua opera innanzi tempo compiuta , non intervenne e non interviene nessun sentimento di orgoglio e di tenerezza patria . Nato in Francia di padre francese , nato in quale altro paese della terra , di parenti che ignorassero pure il nome d ' Italia , Emilio Zola ci avrebbe oggi ad un modo ferventi ammiratori del suo genio ed affettuosi cultori della sua memoria . La sola patria di uno scrittore è quella che gli fornisce l ' argomento e lo strumento dell ' opera . Anche a non considerarne la nascita , ed il sangue materno e le lunghe materne cure nella misera infanzia e nell ' adolescenza randagia , la sostanza di vita che egli raccolse ed animò ne ’ suoi romanzi , la maravigliosa padronanza della lingua che colà conobbe , e che già duttile e sottile ancora egli seppe piegare e costringere ad una non mai prima raggiunta minutezza di significati ed arricchire di termini tecnici , pure serbandole sapore e vigore letterario , lo stile magniloquente per impeto interiore di persuasione e di passione , ma chiaro e spedito per prontezza e frequenza di comunicazioni , la coltura non guari allargata oltre i confini della patria , il semplice e pratico concetto della vita e dei destini umani , la fantasia fervida e concreta . l ' acume ed il metodo dell ' osservazione , raccolgono nell ' immensa mole dei suoi scritti , in una somma quale raro s ' incentra , i caratteri essenziali del genio francese . Mancò di gaiezza . ma il suo tempo non ne espresse che agli indifferenti , e ne difettarono e ne difettano quasi tutti gli scrittori degni di questo nome che vennero dopo di lui . Anche gli fu rimproverato che mancasse di grazia , ma lo stesso appunto mosse al Vittor Hugo Enrico Heine che se ne intendeva , e concorde al Balzac , tutta la critica sua contemporanea . E sarebbe a vedere se proprio ne mancasse o lo sdegnasse quale mezzo non atto ai suoi fini . Potrei citare ne ' suoi romanzi mille esempi di quella sfiorante precisione nella quale appunto consiste la grazia . Ma a voler lumeggiare in breve discorso la figura di uno scrittore , non conviene insistere sulle qualità formali se non in difetto di maggiori . A chi reca in mente un vasto e chiaro mondo , è poco merito saperlo esprimere nella forma che più gli si conviene , perché le cose ben possedute , nell ' intelletto vi serbano vivezza e calore e comandano e colorano la parola . Due soli fra i romanzieri del nostro tempo , parlarono così alto al mondo da parere la loro voce fragore di moltitudine : Emilio Zola e Leone Tolstoi . Altri furono più di essi cari ai raffinati pregiatori della perfezione artistica , altri regnarono con più esclusivo impero in devoti cenacoli ed ebbero meno numerosi e meno acerbi denigratori Ma nessun altro possedette altrettanta virtù di agitar per così larga cerchia di terre remote e diverse la coscienza delle genti , a quale classe , a quale culto , a quale errore , a quale fede appartenessero , quale miseria o la volontaria cecità gaudente , o l ' inopia o la servitù li affliggesse . Di agitarla , intendo così per consenso , come per dissenso , due moti opposti dell ' animo che procedono dallo stesso impulso e ne attestano del pari l ' energia Disparati negli aspetti dell ' arte , avversi uno all ’ altro nell ' idea finale del bene , essi s ' incontrano in una concezione ottimista , benché diversa della città futura ed in una visione pessimista dell ’ odierna società . E il loro vasto dominio sugli animi , non procede già dagli aspetti del bene sognato , ma dalla spietata confessione del male presente . Perché il loro non è già il pessimismo filosofico disperato delle sorti umane , che si adagia percosso e rassegnato nell ’ impotenza contro un cieco destino . Ma un pessimismo sperante ed operante , fatto di sdegno pietoso e di gagliardo amore . Le brutture umane non si riflettono già nell ’ animo loro come in uno specchio , ma sì come in una lama brandita per estirparne la semenza . Solo chi arde comunica ardore . L ' umanità non segue che gli eroi . A chiamare eroe lo Zola , non vorrei che la vostra mente fosse ora ricondotta a quel supremo atto d ' eroismo che tenne il mondo sospeso al suo grido di giustizia e di pietà . Mi prosterno alla magnanima grandezza di quell ' atto , ma la virtù eroica dello Zola già appariva intera . nella sua opera , innanzi che egli lo compiesse . Quell ' atto appartiene allo spirito animatore dei suoi romanzi come lo zampillo alla fonte , né , il mondo si sarebbe volto a quel grido se egli non lo avesse gettato dall ' altezza dell ' opera letteraria . Io non so tacere di aver provato ì giorni andati sia senso di amarezza e quasi di scoramento per l ' inanità del pensiero , nel notare come troppi articoli necrologici , pure ispirati a riverente ammirazione per lo scrittore , si sbrigassero di questo quasi di passata ed esaltassero sovratutto la prodezza della magnifica azione . Non posso a meno di pensare che quarant ' anni di lavoro indefesso e tanto splendore di bellezza e sapore di forte pietà e la creazione e l ' animazione di oltre mille e duecento personaggi di stinti ognuno per evidenza e precisione di caratteri ed operanti ognuno nel suo mezzo ed esprimenti gli innumerevoli aspetti della vita di un popolo , ; per poco non parvero eclissati davanti la virtù d ’ un momento già rimunerata col maggior premio cui possa aspirare l ' eroismo umano : la persecuzione per la verità ed il trionfo della verità . So bene che è più facile disconoscere dei fatti che delle idee , e che l ’ azione può sull ' animo nostro assai più che la parola . Ma l ’ opera letteraria dello Zola contenne tutte le energie ed indusse tutti i pericoli dell ' azione . Nessuno dei suoi libri passò sereno , vestito di sola bellezza . Tutti levarono clamori di trombe o mandarono rombo di mine sotterranee . E nessun ' altro scrittore ebbe così congiurati al silenzio dapprima , e di poi così furibondi avversari i dispensatori di fama dall ' alto delle grandi riviste o dei giornali in maggior credito . Egli bene prevedeva quelle ire , e quasi si godeva di incitarle , come previde e pregustò i danni e gli oltraggi che gli avrebbe fruttato la denunzia dell ' ultima iniquità . Io cercherò Zola nella sua opera letteraria . Facciamo di richiamarcela intera alla mente . Quale edificio ! Che mole immensa ! Quando la costruzione se ne andava svolgendo e compiendo noi non ne vedevamo via via che le parti ultime venute . E ognuna di queste ci dava sensazione e emozioni , ci suggeriva pensieri e giudizi che la riflettevano sola . E ne andavamo esaminando , la singola struttura , il modo della lavorazione , ne pregiavamo le delicate finitezze di fattura , i vigorosi rilievi , e l ' armonia delle parti che s ' integravano nella parte . Ma non tutte s ' integravano , e certe sovrane linee ascendenti troncate a mezzo , certe membrature dispaiate , certi archi non sorretti o non chiusi , ci mettevano a disagio e quasi in sospetto di mancamenti o di pentimenti tardivi . E quando l ' opera fu compiuta , essa ci stava a ridosso , sì che non potevamo d ' uno sguardo abbracciarne la mole , e le si alzava intorno come polverìo per lo sgombero dei materiali il gran litigio offuscatore dei pareri sapienti e delle cupidigie rivali . E ancora l ' artefice infaticabile , impaziente di riposo , tentava altre imprese e ci chiamava a riguardarle , distraendoci dall ' opera maestra , Ma l ' artefice è morto e la morte allontana di colpo le cose , le colloca nel giusto prospetto e dissipa quelle nebbie . O se ancora qualche fumo stagna con insidia alle basi o qualche strappo di nuvoletta velenosa s ' avvolge intorno ai sommi pinnacoli , essi nulla appannano la veduta , e quasi le crescono maestà e vaghezza , così che il colosso ci appare armonico ed intero , serrato come una rupe , cupo nelle ombre meditate , robusto negli aggetti , corrusco e fiammante al sole . Chi più ricorda le diatribe intorno al naturalismo ed al romanzo sperimentale ? Che più ne resta ? Come si ragiona male dell ' arte nostra e di quella prossima a noi ! Quanto durano le dottrine artistiche bandita ognuna quale apportatrice dell ' ultima verità ? Delle opere nate sotto il loro dominio , la parte che più le rispecchia è la più caduca . Il naturalismo è morto . « Non giungerà al secolo XX » , prediceva il Goncourt . « Morrà con noi » , confessava lo Zola . E con ciò essi non rinnegavano già il principio animatore dell ’ arte loro ma riconoscevano che l ' arte è così grande cosa che non può capire nello stretto ambito di una teoria ; perché quanto l ' artista porta con sé dalla nascita è elemento incoercibile . e al movimento generale degli spiriti nel proprio tempo , non si sottrae volente o nolente nessuno , a quale scuola artistica egli appartenga . Già lo Zola si rideva di quelli che volevano fare del naturalismo una dottrina estetica e non si saziava di ripetere che esso era un metodo e nulla più . Ma quelle benedette parole in - ismo contengono una indeterminatezza che le predestina , ad ogni più cervellotica stiracchiatura - E neanche per metodo , esso non era cosa nuova . « Non ho inventato nulla , scriveva lo Zola , nemmeno la voce naturalismo , già usata dal Montaigne , nel senso stesso che le diamo noi . Essa , già corre in Russia da trent ' anni e la si trova in Francia negli scritti di venti critici almeno ed in particolare in quelli del Taine . E come non ho inventato la parola , così non ho inventato la cosa . : non sono un capo - scuola : ho trentasei mila padri prima del Diderot , e dal Diderot in poi riconosco molti illustri maestri . Lo Stendhal , il Balzac , il Flaubert , i due Goncourt . Non c ' è scuola , non ci sono scolari . Pigliatevela coi miei romanzi se vi spiacciono . Essi sono ripugnanti , odiosi , abbominevoli : il naturalismo , non ci ha nulla a vedere . Io romanziere non credo che nell ' ingegno . Siate uomini di genio , studiatevi di dire la verità del vostro secolo e l ' immortalità vi aspetta » . Mille volte lo Zola ritorna sull ' argomento e sempre ribadisce le stesse idee e per poco non colle stesse parole . Al suo spirito battagliero , educato a veder chiaro dentro di sé , nulla più coceva delle confusioni che gli facevano intorno gli insaccatori di nebbia . Ma nelle cose umana il torto non è mai da una parte sola e bisogna pur confessare che il primo tenue . filo di nebbia - e si sa che , le nebbie gonfiano e s ' allargano - l ' aveva proprio portato lui e proprio trovato di suo , coll ' uso illegittimo delle parole : Esperimento scientifico , e coll ' abuso di assimilare l ' arte alla scienza . Uso ed abuso che si riscontrano nella sua opera critica e assai meno nella creativa . Il Flaubert ha risolto la questione del romanzo sperimentale in due parole « Quale sia l ' ingegno speso in una data favola tolta ad esempio , sempre un ’ altra favola potrà fornire un esempio contrario , perché gli scioglimenti non sono conclusioni » . E ' verissimo . Il temperamento che lo Zola fa , con tanta ragione , intervenire nella genesi dell ' opera d ' arte è un coefficiente disturbatore dell ' esperimento scientifico . Le bilancie , le storte ed i provini non hanno temperamento . Quando lo Zola dice che un processo penale è un romanzo esperimentale svolto nel cospetto del pubblico , esprime con una imagine felice , benché solo approssimativa , un ' idea giustissima . Se non che il processo penale è un romanzo , senza romanziere . I fatti vi si compiono da sé , ogni elemento costitutivo vi fa la sua parte e non altra , e chi conchiude , né ideò il delitto , né formulò l ' imputazione , né condusse le prove , né fece testimonianza , né arringò per accusa o per difesa . Ma è inutile sfondare una porta aperta . Piuttosto gioverà cercare come la mente lucida e minuziosa dello Zola sia caduta in questa confusione di termini . Io sono persuaso che se i principi della scienza francese intorno alla metà del secolo XIX , invece di chiamarsi Claude Bernard e Pasteur si fossero chiamati Gay Lussac e Lavoisier , lo Zola sarebbe stato ad un modo schietto osservatore della realtà , perché così volevano la sua indole e il suo tempo , ma non avrebbe mai predicato s ’ avessero ad applicare all ’ arte i procedimenti dell ’ indagine scientifica . La ripercussione delle grandi scoperte scientifiche sulle menti dell ’ universale non ha sempre né la stessa prontezza né la stessa facoltà iniziatrice di movimenti intellettuali . Vi sono rami del sapere che si allacciano per una fitta rete di fili alle idee generali patrimonio di tutti gli uomini colti . Ve ne sono altri che c ' ispirano una fiduciosa riverenza e nulla più . La legge del rapporti ponderali fissi nelle reazioni chimiche , la legge della dilatazione dei gas , la legge della gravitazione universale , il computo delle distanze siderali ci colmano noi profani di maraviglia , ma non ci muovono ad induzioni , non svegliano in noi nessuna concreta ulteriore curiosità , disperati come siamo di poter penetrare oltre , senza il sussidio di una formidabile dottrina . Non così avviene delle scienze riflettenti certe funzioni della nostra vita . e certi modi di essa ; dei quali siamo spesso chiamati a testimoniare . Alcuni problemi : della scienza fisiologica , comportano l ' accertamento di fatti che cadono sotto gli occhi dei comuni mortali . L ' osservazione di tali fatti appartiene ad un modo allo scienziato , al romanziere , ed anche semplicemente all ' uomo esperto della vita . Quanti psichiatri interrogano intorno a fatti specifici il giudice istruttore , colla medesima serietà di propositi con cui un chimico interroga nel suo laboratorio le fiale ove seguono le combinazioni dei corpi ! E se il giudice istruttore avrà confidato i medesimi fatti al romanziere , saranno essi perciò meno veri e meno attendibili ? Qui lo scienziato ed il romanziere trattano spesso la medesima so - stanza e ne colgono i medesimi aspetti . Notiamo poi che queste recenti scienze della vita , adoperano un linguaggio prossimo a noi e non sdegnoso affatto delle vaghezze stilistiche . Molti poderosi trattati di psicologia sperimentale citano ad illustrazione dei più sottili fenomeni della psiche umana intere pagine di poeti . Quasi tutti i fisiologi sono eccellenti scrittori che dalle memorie accademiche volentieri scendono - o salgono , se meglio vi piace - agli articoli di rivista . Essi ci trasmettono il prodotto della ricerca scientifica col linguaggio dell ' opera letteraria . Conforme dunque la sostanza , e conforme il mezzo di comunicazione . Avvertite finalmente che l ' esperimento scientifico raggiunse verso la metà del secolo XIX , mercé il sussidio di maravigliosi istrumenti , un rigore di osservazione e di indagine non mai conseguito per l ' addietro , e che di tutti i metodi escogitati per la ricerca dei vero , esso è il più facilmente persuasivo , perché ognuno di noi lo adopera inconsapevole ad acquisto e verifica di ogni più usuale cognizione . Quale meraviglia che lo Zola giovane e fervente del vittorioso movimento scientifico del suo tempo , smanioso di strapparsi alla chimera romantica , assetato di certezza per necessità fisiologica del proprio ingegno che solo a contatto colla realtà saliva ad accendimenti poetici ed a fervore imaginativo . sedotto dalle conformità che ho detto , si illudesse di poter applicare alla preparazione della sostanza artistica i procedimenti dell ' osservazione sperimentale e ne vantasse l ' eccellenza ? Il Taine non aveva egli affermato che i vizi e le virtù sono dei prodotti allo stesso modo che l ' acido solforico e lo zucchero ? Ma non bisogna mai prendere alla lettera i ragionamenti critici di un artista , perché questi è inconsapevolmente inclinato a conformarli alle proprie attitudini ed essi vi si piegano compiacenti . Quali sono i protagonisti della maggiore opera zoliana ? Quale ne è l ' idea dominante ? I protagonisti sono forse quei Rougon - Macquart che le diedero nome ? Forse che l ' idea dominante è proprio quella dell ' eredità fisiologica ? Nel 1862 , giovane di 28 anni , lo Zola concepisce il proposito di scrivere una serie di romanzi legati insieme non per diretta continuità d ’ azione o di personaggi ; ma per la trama delle influenze ereditarie dipartite da un cognito protagonismo . Questo misterioso influsso atavico già adombrato forse nella legenda del peccato originale e circonfuso poi di sacra terribilità dai Greci che lo chiamarono Fato , affascinò in ogni tempo ed affascina le menti imaginose . Lo stesso Zola ne aveva fatto pochi anni addietro argomento di un dramma che allargò di poi nel romanzo intitolato Madelaine Ferat . Ma in quello egli era rimasto nel fantasioso , pago di derivare . dalle eredità naturali un contrasto drammatico di affetti . D ' altra parte un solo romanzo non poteva contenere ad un tempo la causa originaria dei fenomeni ereditari e le sue molteplici conseguenze che si manifestano col volgere degli anni e delle generazioni . Nel concetto iniziale la serie dei Rougon - Macquart doveva constare di dodici volumi , e furono venti di poi . Innanzi di mettersi al primo , La fortune des Rougan , lo Zola si diede a compulsare trattati e memorie , a interrogare medici , - a postillare statistiche , ad osservare intorno ed a notare con una diligenza fatta insieme di inestinguibile ardore e di probità impareggiabile . L ' albero genealogico dei Rougon - Macquart che egli pubblicò in capo al romanzo Una page d ' amour , l ' ottavo della serie , fu stabilito intero con tutte le sue annotazioni caratteristiche , durante quel periodo di studi preparatori . Ma questi lo indugiarono a segno , che La fortune des Rougon , incominciata a scrivere nel maggio 1869 , apparve in appendice solamente il giugno del 1870 ed in volume l ' inverno del '71 Nel tempo corso fra la concezione iniziale dell ' opera e la pubblicazione del primo volume , la Francia era caduta dal colmo della prosperità all ' estremo della miseria . La guerra Franco - Prussiana , l ' ecatombe di Sedan , il crollo dell ' Impero , la dedizione di Metz con un esercito di 100 mila uomini , lo sfacelo governativo , gli incerti comandi nell ' assedio di Parigi , erano passati su di essa come un torrente in piena che spazza via tutte le ragioni e tutti í segni della vita . E come alla rovina delle acque furenti , segue lo stagnare delle limacciose , che dissolvono coll ' occulto lavorio corroditore fin l ' ultime fondamenta degli edifizî crollati , così nei giorni stessi che si pubblicava , fra tanto squallore di morte , quel primo piccolo , male avventurato volume , bolliva sorda nei fondi popolari , più terribile e più minacciosa delle guerre aperte , la grande collera che divampò ben tosto sui due bracieri della Senna negli eccidi della Comune . A che si riduceva il caso di fisiologia sociale ideato e studiato dallo Zola , davanti a tanto sconvolgimento di uomini e di cose ? Potevano la sua mente , e la sua coscienza , appartarsi dai tragici eventi nella pacifica contemplazione di una così tenue realtà ? E poteva il soggetto così subitamente immiserito , contenere il bollore degli affetti e l ' enormezza delle immagini mosse da quella vista ? Lo Zola si era proposto di scrivere la storia naturale e sociale di una famiglia durante il Secondo Impero , Ma quando , ne aveva formato il divisamento ; il Secondo Impero trionfava sull ' istmo di Suez aperto da un francese care alla famiglia imperiale , ed accoglieva ospite riverente all ' Esposizione di Parigi quello stesso sovrano cui doveva in breve rimettere la spada di Sedan , il periodo del tempo assegnato all ' azione dei suoi romanzi , ne segnava il punto di partenza ma non quello di arrivo . Ed eccolo , quel periodo , chiuso di un colpo colle spranghe della morte . Il morbo ereditario preso ad osservare nella famiglia dei Rougon - Macquart , era quella nevrosi che esce dalle voglie sfrenate , dalle incontinenze carnali , dalle urgenti impazienze e dalle spietate fatiche . Ed ecco che quelle voglie , quelle incontinenze , quelle impazienze e quelle fatiche . avevano attossicato non una famiglia , ma un popolo , del quale parevano aver disgregato la compagine ed annullata fin la coscienza dell ' essere . Confessò lo Zola a sé stesso il repentino impicciolire della prima impresa ? O fu inconsapevolmente trascinato a sconfinarla ? Certo è che da quel punto il vero protagonista del suo poema fu il popolo di Francia e che l ' idea informatrice , di pseudo - scientifica che era da principio , divenne storica , con animazione di impeti lirici e di larghi compendi simbolici . Rimarrà inalterato il piano generale che è come l ' ossatura dell ' opera , rimarranno i personaggi già ideati , quali punti di richiamo sparsi tra la moltitudine , rimarrà la nevrosi quale uno fra i tanti aspetti del gran morbo sociale , ma altre innumerevoli infermità ne pulluleranno come schiuma da bollore di caldaia , ed una gente intera , dai campi , dai mercati , dalle officine , dai cunicoli delle miniere ; dalle sfrenate locomotive , dalle banche , dalle taverne , dalle alcove , dalle stamberghe , dagli ospedali urlerà le sue paure i suoi tripudi e le sue brutture con tal voce da coprire il gemito di una poca famiglia e da echeggiare fino agli estremi confini della terra . Tale mutamento nella sostanza dell ' opera si palesa fin dal secondo volume La Curée , scritto per l ' appunto sotto la percossa delle recenti sciagure . Mentre nella Fortune des Rougon la figura centenaria di Adelaide Fouque campeggia quale generatrice della malattia destinata a diramarsi ne ' suoi discendenti ed il caso particolare ci è di continuo presente . nella Curée , il titolo istesso ci solleva dal particolare al generale ed il precipuo personaggio , quella Renée che riempie tutto il romanzo della sua morbosa bellezza e dei suoi amori incestuosi , nulla appartiene ai Rougon - Macquart . Né dei due personaggi che vi appartengono , Aristide e Massimo , l ' Ippolito di quella Fedra , nessuno di noi rileva la tabe ereditaria , tanto essi ci appaiono quali spiriti di maleficio sociale , ideati a rappresentare le enormezze orgiache di un Basso Impero . Provatevi a ripensare i principali romanzi della serie : Le ventre de Paris , l ' Assommoir , Nana , Pot - Bouille , Au Bonheur des dames , Germinal , La Terre , La Bête humaine , l ' Argent , La Débâcle , e ditemi se nessuno di essi coi richiama alla mente il filo dell ' influenza atavica , se da nessuno di essi vedete emergere i rampolli dell ' inquinata famiglia . Che aggiunge all ' orrore ed alla nausea dell ’ Assommoir l ' essere Gervaise nata di padre beone ? Tra i fumi delle taverne e nella penombra delle gelide od afose soffitte non intravvediamo noi farse mille altri . piccoli esseri , generati nella foia del vin guasto , e dell ' assenzio e predestinati , alla miseria ed al delitto ? Non è forse la moltitudine suicida la grande anima paurosa del romanzo ? Chi mai può riconoscere in Etienne Lantier il protagonista dei Germinal ? E quando egli nelle tenebre della miniera inondata uccide il rivale chi mai può imputare l ' eccidio necessario « al veleno che dormiva ne ' suoi muscoli , all ’ alcool lentamente accumulato nella sua razza » ? Protagonista è la secolare miniera che stremò d forze intere successive generazioni , che impingua gli scrigni degli azionisti lontani ignari perfino del sue nome e del luogo ov ' essa s ' inabissa nella terra , che centuplicò nell ' ozio il magro peculio di un primo Grégoire e ne alimenta di padre in figlio l ' oziante beatitudine . Forse che l ' ultimo romanzo della serie è quel Docteur Pascal , di tutti il più artificioso , che sta fuor d ' opera tardo e meccanico richiamo al concepimento giovanile ? O non sentiamo noi tutti che la serie si chiude nella Débâcle , alla quale convergono come a fiumana devastatrice tutti i rivi fangosi gonfi della corruzione raccolta in ogni strato sociale ? A mano a mano che l ' autore penetra nei fondi depravati e doloranti , ogni romanzo si fa più irto di fatti , tanto egli accanisce nel gittare in faccia ai suoi contemporanei tutta intera la realtà che essi hanno creato e volentieri rifuggono dal contemplare . Via la polita discrezione tanto cara alle menti delicate ed agli artisti impeccabili . Non è tempo di reticenze né di omissioni compiacenti . L ' impressione che egli vuole indurre nei lettori , non è già quella di un deliziamento estetico . o di un fuggevole vellicamento sentimentale . « Basta , basta , gli gridano i lettori , e gli urlano i critici . a che insistere ? Lo sappiamo , è l ' eterna storia delle miserie e delle brutture umane » . No , non basta saperlo . Questa misera storia è eterna perché la sua conoscenza è sommaria ; le verità disgustose prese in blocco , si inghiottono e si digeriscono troppo facilmente . E ' troppo comoda cosa dire : « è così » , e voltarsi dall ' altra a più riposanti spettacoli . Bisogna sparnazzare in questo tritume di sozzure , e farne vaporare tutti i fetori ed esalare tutti i veleni , fino ai ribrezzo . fino alla nausea , finché in luogo di sclamare : « così è » , la coscienza ribellata comandi : « così non deve essere » . Per tal modo lo Zola , soverchiando i mezzi consueti dell ' arte , raggiunge un ' efficacia artistica così larga e poderosa che non ha altro riscontro moderno , se non in quella di Leone Tolstoi . E come al russo giovò l ' appartenere ad un popolo ultimo venuto nel concerto intellettuale dei mondo e , perché nuovo all ' arte , prossimo ancora alle ingenue fonti della vita , così giovarono allo Zola l ' infanzia selvaggia e l ' adolescenza e la giovinezza intristite , che lo chiusero in se stesso e gli serbarono nell ' anima i forti aromi della terra . Solo fra i grandi scrittori del suo tempo e del suo paese egli ritrova fino al limitare della vecchiaia , le pronte ingenue ire e le temerarie sincerità giovanili . Facit indignatio versus . Ma domato dal freno dell ' arte il suo sdegno . non inveisce né sermoneggia . Obbiettivo quanti altri mai nel raccogliere e nell ' ordinare i fatti e ne condurre via per la trama dei fatti i personaggi , assente in apparenzadai suoi romanzi , egli vi guida a ’ suoi fini senza prendervi per mano e senza additarvi la meta . I suoi libri hanno un ' occulta anima persuasiva . Poiché registrò a sazietà tutte le minuzie delle cose inerti e delle animate e vi immerse invano riluttanti nella realtà brutale , ecco levarsi di colpo da quella realtà una grande immagine ideale che pure le appartiene , che la continua , che ne serba la sodezza e l ' asprezza , ma che insieme la illumina e la commenta assorgendo ad immaterialità di simbolo Alle corse di Longchamp Nanà la prostituta empie il recinto del pesaggio della sta trionfale inverecondia . La prode bellezza le procacciò l ' alto onore di battezzare col suo nome una polledra iscritta a correre il gran premio . Via per gli steccati e nei palchi , tra la febbre e le trap pole del giuoco , tra i fumi dello champagne , sulla moltitudine ebbra di sé , dei colori , del fasto e del sole , sta sospesa una mordente ansietà patriottica . Gli oracoli profetizzano il premio ad una scuderia inglese . - Ecco il segnale . La piccola schiera si sferra nella pista . Due cavalli francesi contendono all ' inglese il trionfo . Un giro , due giri , lo eguagliano , lo sorpassano , riperdono terreno , l ' inglese urge primo al traguardo imminente , ma di un attimo Nanà la polledra saetta tra le informi groppe serrate colori di Francia e li porta vittoriosi alla meta . E allora dal prato immenso , dai palchi , dalla loggia imperiale , dall ' ultimo formicolio remoto ed indistinto , scroscia in un urlo trionfale il nome di Nana : di Nanà la polledra , di Nanà la prostituta , cui si tendono d ' ogni parte vicina le coppe , gli sguardi , le voci e le bramosie , in un sacrilego miscuglio di vanità patria e di concupiscenza carnale . Il poeta è rimasto fino all ' estremo nella realtà accettabile e quotidiana , ma dal cozzo delle cose reali come sprizza dai capi opposti dei fili conduttori la scintilla , è divampata un ' immensa fiamma ideale che illumina e rivela i reconditi nessi delle azioni umane . Al soffio dell ' arte , la realtà è salita d ’ un colpo d ' ala fino al simbolo . Quanto non fu deriso lo Zola per le sue famose inchieste ! Ad ogni nuovo romanzo , erano nuove accuse di indagini frettolose , condotte alla grossa , con animo parziale , a sola cura di vellicare le malsane curiosità ; e dove non mordeva l ' accusa , suppliva il dileggio , pure di fargli increduli i lettori . Quando egli pubblicò La Débâcle , fu uno scatenamento di ire feroci . che lo segnavano all ' abbominio della Francia , della quale a sentirli , egli aveva con supina ignoranza vilipeso l ' esercito ed insudiciata la bandiera . E ' certo che di tutti i suoi romanzi , La Débâcle era il più ardito a condurre con rigorosa osservanza del vero , perché il più estraneo alle sue inclinazioni ed alle condizioni della sua vita : ed il più molteplice negli aspetti , e perché la sua mattina era per diffidenze e gelosie di casta la più difficile a penetrare . Eppure se mai nella sua opera egli conseguì la precisione storica , fu in quello per l ' appunto . Udite la testimonianza che rendono i fratelli Margueritte , ai quali le glorie domestiche e gli assidui studi attribuirono in tale , soggetto un ' autorità incontestata . « Noi pure , dopo lo Zola , abbiamo voluto percorrere il sentiero sanguinoso di quella guerra seminato dei nostri morti Noi pure dopo di lui smovemmo quella triste terra arrossata , e pellegrinammo ai campi di battaglia , che videro il crollo di un Impero ed il barcollare di una nazione . E interrogando storie , fatti , episodi , ricordi e testimoni potemmo accertare quanta scrupolosa verità , quale esatta e severa autorità di documento il romanziere calunniato abbia raccolto nel doloroso e probo libro della Débâcle . Una sola volta la ricerca del vero gli riuscì manchevole , e fu nel libro di Roma . Ma qui non si palesa già la pochezza del suo lavoro indagatore , ma bensì l ' insufficienza di simili indagini quando le notizie positive accumulate per deliberato proposito non trovino nella mente che le accoglie e le registra quel largo corredo di notizie generali che sola può dare la lunga consuetudine delle cose e delle genti . Né l ' ingegno dello Zola , aperto a tutti gli aspetti della vita odierna , conscio dei suoi macchinosi congegni e innamorato dei suoi travagli , poteva afferrare e penetrare la grande Roma , dove il passato non sorge soltanto malinconico spettro dalle rovine , ma regge istituti millenari , crea consuetudini , modifica le condizioni degli animi , governa il sentimento della bellezza , franca gli spiriti dalle effimere adorazioni , rivive nella concisa familiarità del linguaggio popolare . Le cose non parlavano allo Zola se egli non conosceva gli uomini che vivono loro frammezzo . Io lo vidi a lungo , quando tornava da Roma e da Venezia che egli aveva visitato la prima volta e mi parve non ne avesse compresa intera la bellezza . E dico intera ad attenuazione riverente . Egli era sordo al passato e svogliato di penetrarne la tenebra . La vita , la vita d ' oggi . gli uomini d ' oggi , poderosi , accaniti , malvagi , angosciosi , infermi , violenti , ecco la sua sostanza d ' arte , ecco il solo mondo atto a movere il suo spirito a prodezze creatrici . Nessuno , che io sappia , cercò mai di proposito se nell ' arte o nell ' indole dello Zola si riscontri qualche vena di influenza italiana discesagli dal padre . L ' indagine sarebbe in special modo curiosa trattandosi di un uomo che attribuì tanta efficacia alla eredità fisiologica da farne argomento iniziale della sua maggior creazione : il Bonghi , riprovandone certe sconcezze , accennava , non so bene se a titolo di derivazione , ai novellieri italiani del ‘500 . Ma non mi pare che i novellieri , i cronisti e gli autori comici francesi fossero meno salaci e meno sboccati dei nostrani . Né il Brantôme , né il Rabelais , né il Saint - Simon , né il La Fontaine hanno nulla da invidiare all ' Aretino , al Bandello ed al cardinale Bibbiena . Invece io mi domando se dai sangue paterno non dovesse lo Zola riconoscere una qualità che si riverbera bensì negli scritti e ne diventa carattere distintivo , ma che appartiene direttamente all ' animo ed è un modo della coscienza . Voglio dire l ' assenza di pregiudizi intorno a tutti i fatti , a tutti gli aspetti del vivere sociale . Per pregiudizio non intendo già un giudizio errato . ma semplicemente un giudizio preventivo fisso ed immutabile che inibisce ogni ulteriore disanima . Mi par certo che gli altri popoli ed il francese in special modo , assai più di noi amano crearsi delle verità intangibili nelle quali riposano e che difenderebbero a prezzo di vita . L ' argomento di questa verità può variare a seconda degli individui : per gli uni sarà la credenza religiosa , per gli altri , la somma potestà politica , o la magistratura , o l ' esercito , o il cavillo cavalleresco , o saranno uomini eminenti , o le convenienze mondane , ma un ' arca santa e magari parecchie ce l ' hanno tutti . Ce ne abbiamo forse anche noi in Italia delle arche sante , ma la loro santità è piuttosto precaria tanto amiamo di smontarle per sedere come sono fatte , e come l ' abbiamo veduto , non c ' è rispetto umano che ci trattenga : la verità sbotta ad ogni costo . Se sia bene o male non importa qui di cercare , il fatto è che di tutti i popoli noi siamo , nella pratica , il meno impastoiato da preconcetti e da riverenze convenzionali . Lo siamo oggi e lo fummo nei secoli fino da quando Roma erigeva altari al Dio ignoto e riconosceva il diritto di cittadinanza agli Dei d ' ogni terra e d ' ogni tempo . Ricordiamo che il nostro paese fu il solo andato immune dalle guerre di religione , quantunque da noi procedessero i primi moti per la libertà religiosa . Che non introdusse scismi perché nelle cose dell ' anima ognuno qui fa il comodo suo senza che gli occorra di mettersi all ' ombra di una dottrina . Ricordiamo le verità con sapere di forte agrume che Dante non si peritò di gettare in faccia a tutti i potentati del suo tempo . Ricordiamo che il libro più spregiudicato di quanti sono al mondo è il Principe di Niccolò Machiavelli ; e pensiamo infine che il nostro patriottismo gagliardo amore di patria , ma non cecità patria e non ardore di soverchiare . Scetticismo ? Mancanza di convinzioni ? No . Ma uno spirito critico penetrato nell ' anima popolare , attraverso la maggiore continuità storica che i popoli moderni possono vantare ; un vedere largo e libero che prepara pronto ed oculato accoglimento ai successivi aspetti del vero Le verità invecchiando diventano errori . fa dire Enrico Ibsen al protagonista di una sua commedia . A quel modo che gli antichi simboleggiavano il tempo coll ' immagine di Saturno che divora i suoi figli , io vorrei suggerire ai moderni simbolisti di rappresentare il Vero coll ' immagine di un figlio che si divora i suoi padri . Ora lo Zola possedeva per l ' appunto ed in grado eminente onesto nostro spirito iconoclastico . Franco d ' ogni riverenza convenzionale , era in lui una sete inestinguibile di verità , ed un bisogno prepotente di confessarla . La massima francese pas tante verité n ' est bonne à dire non faceva per lui . La verità ad ogni costo : ecco la sua impresa . E non si resta di gridarla alto in ogni momento della vita . Dai primi saggi critici all ' ultimo romanzo rimasto abbozzato sullo scrittoio è sempre lo stesso ardore indomito di verità . Udite quel ch ' egli scrisse non ieri , non nel fervore dell ' ultima mischia , ma vent ' anni or sono nella prefazione del volume Une campaigne , : « Oh , provare la : continua ed irresistibile necessità di gridare alto quello che pensiamo e più quando siamo soli a pensarlo , a costo di avvelenarci la vita . Questa è la mia passione ; ne sono tutto insanguinato , ma l ’ adoro e nulla vorrei senza di essa » . E più sotto nello stesso libro : « Muoiano le - convenienze , i riguardi , i sentimenti , cadano i nostri orgogli e le nostre glorie , purché sia la verità » . Non squilla in queste parole tutta la diana risvegliatrice del J ' accuse ? Altri , altri molti ardono di verità ; ma che un idolo si frapponga fra essi ed il vero , ed il loro ardore li rode dentro e si tace . Lo Zola non conosce idoli o quello sol a cui si dà in continuo olocausto . Quando offerse la fama , la pace , la vita perché giustizia fosse resa ad un ignoto di là dei mari , egli fu nel naturale esercizio delle sue facoltà animatrici . Non contendiamo alla Francia il vanto di quel grande spirito veritiero . Ma se da noi gli venne di francarsi da ogni riverenza inibitrice di verità , teniamocene come di assai munifico dono . E ' bello noverare eroi per la verità . E ' più bello che non occorrano eroismi nel asserire il vero .
StampaPeriodica ,
Mi ha colpito , nelle vie del centro , l ' eleganza piuttosto equivoca delle donne . Molti ufficiali dell ' esercito e dalla milizia , molti preti dall ' aspetto azzimato e mondano . I caffè sono pieni . Non si ha , qui , l ' impressione di trovarsi in un paese « assediato » . La folla che passa sul Corso , per via del Tritone , in piazza Colonna è ben pasciuta , vestita elegantemente , sembra soddisfatta di sé . Anche i negozi , contrariamente a quel che ho potuto vedere altrove , sono relativamente affollati . Dopo un ' assenza di parecchi anni , ho l ' impressione di una Roma che , attraverso tutte le trasformazioni esteriori , ha conservato sostanzialmente la sua vecchia fisionomia di città papale , capitale dei preti e della burocrazia . Anche i numerosi ufficiali , che circolano al centro , non mutano questa fisionomia , non le conferiscono affatto un ' impronta marziale : gli ufficiali , come tutti gli altri , passeggiano o oziano nei caffè . Solo su , verso il piazzale della Stazione , l ' impressione cambia . Una colonna di reclute , ancora in borghese , strascina il passo verso la tettoia delle partenze . I giardinetti sono pieni di soldati con l ' elmetto coloniale . Molte coppie , molti occhi arrossati , pieni di lacrime . Ancora più su , verso San Lorenzo , i grandi e squallidi casermoni dei ferrovieri mi sembrano più tristi e più neri . Molti cantieri di costruzione fermi e vuoti . I bimbi che escono a frotte dalle scuole son pallidi , tristi e patiti ... È l ' altra Roma . Non posso più sfuggire a questa impressione di decadenza e di stagnazione , che mi ha colpito fin dal mio arrivo . Eppure la città si è senza dubbio abbellita esteriormente , le vie del centro sono più animate , le automobili circolano più numerose che per il passato . Ma c ' è nell ' atmosfera un veleno sottile , un sentore di putredine e di corruzione . In una sala da tè , vicino a piazza di Spagna , ascolto la conversazione di cinque o sei signore elegantissime . Si parla della guerra . Ognuna di esse ha il marito , il figlio o il fratello in AO . Vista da questo osservatorio , la guerra appare come un amabile diversivo per delle giovani signore che non sanno che fare del loro tempo e della loro vita . Un argomento nuovo di conversazione nei salotti , finalmente ! Si raccontano barzellette sugli abissini , si leggono brani di lettere dei combattenti , si parla di gradi e di promozioni . Con che tono ineffabile quella signora alta ed ossuta domanda alla sua graziosa vicina : « Ah , suo marito è ancora maggiore ? » . Sono i piccoli ripicchi , le piccole malignità delle signore eleganti , che oggi si esercitano sui gradi e sulle promozioni , come ieri si esercitavano sulle toilettes delle amiche . « Del pericolo tanto non ce n ' è per gli ufficiali bianchi ! » dice tutta sorridente la più giovane delle signore , che sembra quasi una bambina . Chissà perché , tutte le amiche scoppiano in una gran risata ; poi , a un tratto , smettono di ridere , e si guardano intorno un po ' imbarazzate . Davvero , ho l ' impressione che questa guerra non debba essere molto pericolosa per gli ufficiali bianchi che hanno un certo grado ! È difficile parlar con la gente di argomenti che non siano la guerra e le sanzioni . Tuttavia , è curioso notare che in fondo l ' interessamento per la guerra e per le vittorie è minore di quel che si potrebbe pensare . Quando escono i giornali con le recentissime notizie , che adesso son veramente favorevoli , nessuno si affretta a comprarli . Quando a piazza Colonna , in via Vittorio Veneto , al corso Umberto , si vanno ad ascoltare le conversazioni che la gente fa dopo aver letto il comunicato , si è colpiti dalla flemma del pubblico . Ne ho parlato nella famiglia presso la quale abito , e mi hanno risposto : « Abbiamo già l ' abitudine delle vittorie » . Questo tono di superiorità , di eroismo a buon mercato riecheggia molto spesso nei discorsi che sento intorno a me . In realtà , mi sembra che non si tratti tanto di « abitudine alle vittorie » , quanto di una certa stanchezza . In questa stessa famiglia , quando si sta a pranzo e la radio dà le ultime notizie militari , c ' è sempre qualcuno che , interrompendo la conversazione generale , propone di « stare a sentire cosa c ' è di nuovo » . Ma c ' è anche sempre qualcun altro che risponde : « È inutile , tanto è sempre la solita storia , saremo ancora di qualche chilometro più vicini ad Addis Abeba » . Ma quando la radio annunzia la partenza di altri 200 o 500 , o 1.000 operai per l ' AO , non v ' è bisogno di inviti o di esortazioni per far cessare il chiacchierio . L ' interessamento , ora , è vivo e spontaneo . « Vede dicono i miei ospiti come si ha già bisogno di lavoratori in Abissinia ? Non si può dire che la guerra si sia fatta per nulla . E dopo la guerra la richiesta di operai e di tecnici aumenterà ancora ! » Mi ha meravigliato questo interessamento per le possibilità di lavoro in AO in una città come Roma . A prima vista , mi era sembrato che , in questa città di rentiers , di impiegati , di professionisti , il pungolo della disoccupazione si dovesse far sentire meno che altrove . Non ho tardato a disingannarmi . Certo , la disoccupazione qui assume forme diverse da quelle che si manifestano a Milano o a Torino . Ma anche a Roma la crisi ha imperversato , e non soltanto tra gli operai : anche qui essa ha seminato rovine e disperazione in migliaia di famiglie della piccola borghesia . Mi sono potuto accorgere ben presto che è appunto nella disperazione che ha radice questo spirito di avventura malsano e decadente che ho trovato così diffuso tra i giovani ma che non ha nulla di giovanile , di fresco , di eroico . « Ogni italiano che è capace di imbracciare il moschetto dovrebbe andare laggiù » mi diceva l ' altro giorno un giovane ingegnere . È una frase , questa , che ho sentito ripetere molto spesso ; ma mai fino ad ora mi era parso che essa fosse pronunciata con tanta convinzione . Sapevo che questo giovane aveva fatto domanda per arruolarsi come volontario , sia pure come semplice soldato . Ma pian piano , via via che la conversazione si faceva più intima , i luoghi comuni della retorica fascista non riuscivano più a nascondere un senso di accoramento e di disperazione . Bruscamente , come se si fosse ad un tratto convinto della vanità di tutti i suoi sforzi , il mio interlocutore interruppe la sua perorazione . « E poi mi disse è inutile , non ho altro da fare . Sa , per noialtri tecnici , in questo periodo non c ' è abbastanza lavoro . Allora è meglio combattere per la patria ... » La maschera vana dell ' eroismo è caduta : ho di fronte a me un uomo , un povero uomo umiliato , disperato , impotente . E così sempre , dappertutto . In un ristorante , due donne sono sedute accanto a me . Una di esse è vestita a lutto , parla del marito che è caduto a Dessiè . « E non è stato necessario , dice ; dimmi un po ' tu se tutto questo è stato necessario ! Ma lui aveva sempre la fissazione di essere inutile ... Lavoro ? Sì , lavoro non ne aveva più da un anno . Stava lì senza poter far niente , niente . Era una situazione impossibile ; e poi , col suo temperamento ... Quando è voluto partire ho pianto tanto , gli dicevo che era meglio aspettare ancora , cercare di trovare lavoro , piuttosto che andare a morire laggiù . Lui non mi rispondeva , ma mi guardava in un modo ... Che potevo fare io ! Adesso posso dire che ho rispettato la sua volontà . » No , non ho trovato dell ' eroismo nei volontari , che pur partivano sapendo di andare incontro a una vita di stenti , alla morte forse , in una terra lontana . Ho trovata della disperazione , un bisogno frenetico di uscire in qualsiasi modo da sé stessi , dalla propria vita ; ho trovata una cupa rassegnazione all ' inevitabile , non l ' eroismo virile di chi è conscio del proprio destino . In un caffè , di nuovo , ho assistito ad una curiosa conversazione . È entrato un uomo di una quarantina d ' anni , un habitué del locale , evidentemente . « Non si è fatto vedere per una settimana ! » gli dice il cameriere . « Ho avuto un lutto in famiglia . Mio fratello è morto in AO . » « Anch ' io ho avuto un cugino che è morto per la patria . » « Eh già adesso si usa molto di morir per la patria , ma ormai basterebbe ... » Tutti e due hanno subito cambiato discorso . Ma mi ha colpito molto il tono con il quale erano state pronunciate quelle parole : « Ora si usa molto morire per la patria » . Era un tono ironico e disperato a un tempo , era la fredda e spietata constatazione della vanità di tanti sacrifici . No , non è così che un popolo piange i suoi eroi , gli uomini che gli aprono le porte dell ' avvenire . L ' ambiente che io per lo più frequento è quello medio e piccolo - borghese , così caratteristico a Roma e così differente da quello della maggior parte delle altre città d ' Italia . Impiegati , professionisti , qualche commerciante : sono queste le persone che ho più occasione di avvicinare . Le impressioni che riporto da questi incontri sono forse un po ' superficiali e limitate , ma credo che siano abbastanza tipiche ed atte ad illuminare lo stato d ' animo di larghi strati della popolazione di questa città . Nella famiglia presso la quale abito , dopo cena , sono venuti in visita vari amici e conoscenti . Come al solito , si parla di politica . Tutti i presenti hanno il distintivo all ' occhiello e , sebbene nessuno si proclami fascista al cento per cento , è facile constatare quanto sia profonda , su tutti , la influenza della propaganda fascista . Non si può dire , tuttavia , che della guerra si parli con molto entusiasmo . Questi impiegati , questi professionisti , son persone molto posate , anche i più giovani , son gente « arrivata » , che ha qualcosa da perdere . Attraverso le loro parole banali , si avverte , ogni qualvolta si tocca il problema della guerra e delle sanzioni , un certo malessere . Tutti sono d ' accordo qui che la guerra si poteva evitare , se gl ' inglesi « avessero lasciato il duce continuare le sue trattative » . È curioso però che , nonostante questo , essi avvertano la necessità di giustificarsi dell ' impresa abissina come di una colpa . Benché la vittoria militare del fascismo in Abissinia sia ora una realtà quasi compiuta , non è il sentimento della vittoria e della gloria quello che ispira e domina la conversazione , ma il senso della ineluttabilità di ciò che è avvenuto . Tutti i discorsi si aggirano intorno alla guerra , eppure tutti sembrano voler evitare di pronunciare questa parola . Sempre gli stessi motivi , le stesse frasi stereotipate : « Non ci lasciano vivere , ci manca perfino l ' aria per respirare . No , non si tratta di una guerra , ma di una dimostrazione della nostra potenza nazionale » . È evidente che questa gente , piuttosto sazia e ben pasciuta , sente di non aver molto da guadagnare dalla guerra . Non si tratta né di grandi industriali né di grandi commercianti , ma di benestanti che godono di un impiego o di una professione remunerativa , e che non hanno grandi aspirazioni . Non è ad essi che « manca l ' aria per respirare » , e questa frase vien sempre ripetuta soltanto perché si è letta sui giornali . Il timore delle conseguenze della guerra , e soprattutto il timore di una nuova guerra mondiale , è invece il motivo dominante , se pur segreto , della conversazione . Ma tutti si ribellano quando qualcuno , più incauto , esprime più apertamente questi suoi timori . No , di una guerra mondiale non se ne vuol neanche sentir parlare , in questo ambiente . Durante tutta la sera , ho ascoltato in silenzio la conversazione . Al momento di salutarmi l ' incauto guastafeste , un avvocato di quarant ' anni , quello che aveva parlato di guerra mondiale , mi dice , come se concludesse un discorso fatto tra sé e sé : « Certo , tutta la politica dell ' Europa è una pazzia : e forse , anche noi non costituiamo un ' eccezione . Ma ognuno spinge l ' altro giù per la china e , in un mondo dove ciascuno deve provvedere a se stesso , dobbiamo essere contenti di avere il governo che abbiamo . Anche con questa guerra , siamo stati tutti presi di sorpresa , non abbiamo avuto il tempo di riflettere . Ma quando tutto il mondo si è rivolto contro di noi , abbiamo naturalmente messa da parte ogni critica » . Scrivo molto disordinatamente , e non vorrei che da questo fossero falsate le linee e le proporzioni del quadro che vengo abbozzando sulla base delle mie impressioni . Non mi è accaduto di sentire molto spesso conversazioni sul tono di quelle dell ' altra sera . La ho notata soltanto perché essa mi è sembrata caratteristica per uno stato d ' animo diffuso in alcuni strati della popolazione che , sebbene non siano numericamente molto importanti , hanno un peso notevole nella vita della società romana . Ho rilevato delle preoccupazioni dello stesso genere nei discorsi di alcuni intellettuali e professionisti , coi quali ho avuto occasione di conversare . « Nessun italiano mi dice un ingegnere abbastanza anziano può capire perché in Italia si deve stare stretti come delle acciughe , mentre c ' è tanto posto in Africa . Certo , io personalmente avrei preferito che le cose si fossero fatte in un ' altra maniera . Quello che non mi piace è tutta questa propaganda di guerra . Gli scopi della impresa sono buoni ; ma perché parlare tanto di guerra , perché tutte queste minacce ? E poi , in fondo , non si tratta neanche di una guerra , ma di un ' impresa coloniale . » Più raramente ho sentito , anche in questi ambienti , critiche un po ' più aperte . Un altro professionista , ad esempio , esprimeva l ' altro giorno la sua opinione , che nel complesso il danno derivante all ' Italia dalla guerra e dalle sanzioni non è compensato dalle vittorie militari . Ma tutti i presenti protestavano . Ora che le vittorie fanno sperare che la guerra finisca prima della stagione delle piogge , il sentimento dominante è quello della soddisfazione e dell ' orgoglio . Quando mi sono trovato solo con il professionista , gli ho domandato se in generale la gente era contenta dell ' andamento della guerra . « Contenta mi ha detto sarebbe dir forse troppo . Il mese scorso , non c ' era molta gioia tra di noi , c ' era uno stato di depressione molto diffuso . Ma adesso è meglio , perché tutti son sicuri che la guerra finirà presto . C ' è come una ubriacatura in giro , ci sono aspettative e speranze fantastiche sulle possibilità di lavoro in AO ... No , non deve credere che io non voglia la gloria della mia patria , ha aggiunto come per scusarsi , ma credo che ci siano altri mezzi per ottenerla , all ' infuori della guerra . Littoria , Sabaudia , la ricostruzione di Roma antica , questa è la vera gloria del fascismo come la intendo io ! » L ' avversione alla guerra , comunque , è forse più diffusa anche in questi ambienti , di quel che possa sembrare a prima vista . Un altro ingegnere , niente affatto avversario del governo , mi esprimeva anche lui i suoi dubbi ed i suoi timori . « Non si è saputo cosa fare , con questa crisi . Ma anche se avremo un grande successo militare , sarà un rimedio solo per poco tempo . Ma chi sa , forse , quando questo tempo sarà trascorso , anche la crisi sarà superata , e noi potremo riprendere le relazioni con il resto del mondo . » Si vedeva che egli soffriva profondamente del distacco , della barriera che il fascismo ha creato tra l ' Italia ed il resto del mondo . « E poi , questa mentalità bellicosa che si è venuta diffondendo fa male al cuore di ogni persona che abbia conservato la mente sana . » Gli ho domandato se era molta la gente che aveva di fronte alla guerra lo stesso suo atteggiamento . « No , no , mi ha risposto , singoli casi , eccezioni . Quasi tutti ripetono le parole del duce : " Tireremo diritto ! " » . Non so però se l ' impressione di questo ingegnere sia giusta : mi pare piuttosto che è il fascismo che è riuscito , con tutta la sua politica , a creare quelle barriere che impediscono agli amici della pace di incontrarsi e di riconoscersi . Anche dopo le recenti vittorie , e nei più svariati ambienti , ho sentito relativamente spesso della gente parlare in tono accorato della guerra . Ma ci si arrende alla ineluttabilità della guerra perché ci si sente isolati , divisi , e perciò impotenti . Sono queste barriere che separano gli amici della pace , è questo senso della ineluttabilità della guerra che viene che bisogna vincere . Non si può dire , in genere , che la guerra e la propaganda sciovinista del fascismo siano riusciti a diffondere nelle larghe masse l ' odio contro gli abissini . Mi dicono che , nei primi tempi , era abbastanza diffusa l ' idea che la guerra non sarebbe stata sanguinosa , data la grande superiorità tecnica dell ' esercito italiani . Molti cattolici convinti , ad esempio , si rallegravano di questa spedizione , che avrebbe permesso ai missionari di portare la civiltà e la vera fede a questi popoli barbari . Se qualcuno diceva che non è con la guerra che si civilizza un paese , molto spesso si sentiva rispondere che questa guerra non avrebbe portato grandi perdite di vite umane , nemmeno tra gli abissini . Poi , a poco a poco , le cose sono mutate . I comunicati di Badoglio ed i film « Luce » hanno tolte molte illusioni . Mi sono trovato in un grande cinematografo durante la proiezione di un film « Luce » . Scene della guerra in Abissinia . Ho l ' impressione che la gente sia ben lieta di veder proiettare sullo schermo scene di vittoria . Un amico che è con me mi dice che , qualche tempo fa , l ' entusiasmo era forse maggiore . Comunque , quando sullo schermo appare Badoglio , gli applausi mi sembrano fragorosi e spontanei . Ancor più fragorosamente applaudita è una scena in cui si vedono gli infermieri italiani curare dei bambini abissini . Poco dopo , la scena muta . Ora sì è nel bel mezzo della battaglia . Bombardamenti , incendi . Si sente che tutto il pubblico , nella sala , è concentrato in se stesso , come ipnotizzato da questa scena di sangue . Un signore , seduto vicino a me , si è sollevato a metà sul suo sedile , appoggiato con le mani ai suoi braccioli , e tutto teso in uno sforzo di attenzione , ha lasciato spegnere la sigaretta tra le labbra . Il pubblico è muto . Ma quando un mucchio di cadaveri abissini appare sulla scena , un gruppetto di studenti ride e applaude . Tutta la sala , immediatamente , zittisce , ed una signora dice , tra il consenso generale : « Con questa guerra si perde ogni sentimento cristiano » . Non bisogna credere , tuttavia , che questa assenza di un odio diffuso contro il nemico abissino sia sempre il prodotto di sentimenti pacifici o cristiani . Anche in moltissimi dei giovani più infatuati della guerra ho trovata una certa indifferenza a questo riguardo . Qualcuno a cui ho domandato le ragioni di questa indifferenza , mi ha risposto che « questi poveri abissini sono nemici contro i quali non si può provare odio » . Eppure tutti riconoscono che essi si battono da leoni ! Ma è contro l ' Inghilterra che si concentra tutto l ' odio , è il nome dell ' Inghilterra che , appena pronunciato , risveglia tutte le passioni politiche . È questo forse il campo in cui la propaganda sciovinistica del fascismo ha ottenuto i più grandi risultati . La convinzione che è l ' Inghilterra la causa di tutto , della guerra , delle sanzioni , della miseria è estremamente diffusa , in tutti gli strati della popolazione . E l ' odio è accompagnato da un certo disprezzo . « Sì , è vero , mi dice un professore , a cui avevo obbiettato che anche i paesi che hanno grandi imperi coloniali soffrono della crisi e della disoccupazione , ma ciò dipende dal fatto che gli inglesi e i francesi non sanno sfruttare le loro colonie ; noialtri italiani mostreremo a tutto il mondo come si deve colonizzare un paese . Noi siamo i successori dell ' Inghilterra e della Francia ! » . Non vi è dubbio che la propaganda fascista contro l ' Inghilterra ha potuto avere un così largo successo anche perché la politica del governo inglese ha fornito ad essa abbondanti motivi polemici . La discriminazione tra l ' Italia e la Germania nell ' applicazione delle sanzioni , ad esempio , ha fornito alla stampa fascista molti argomenti per dimostrare alle masse italiane le ragioni imperialistiche della politica sanzionista del governo inglese , e sono le oscillazioni e le incertezze della politica societaria dell ' Inghilterra che hanno alimentato il disprezzo per il popolo inglese , che il fascismo è riuscito a diffondere largamente tra le masse . Incoscienza , esaltazione , volontà disperata di non guardare in faccia ai pericoli che si sentono imminenti : ciò è quanto ho potuto osservare nei miei interlocutori ogni volta che sono venuto a parlare di guerra e di sanzioni . Quasi tutti mi hanno affermato che le sanzioni non hanno portato alcun danno all ' Italia , che anzi : l ' hanno aiutata e spinta a produrre in casa propria quel che prima importava dall ' estero . Anche della gente colta , anche degli uomini di affari mi hanno ripetuto con calore queste affermazioni della stampa fascista . Se è vero che , politicamente , le sanzioni hanno potuto permettere al fascismo una certa speculazione patriottica , non mi posso spiegare delle affermazioni come quelle sulla « utilità economica » delle sanzioni altro che con una deliberata volontà di sfuggire , con l ' immaginazione , a una realtà che si sa dura , ostica , invincibile . Non di rado mi è capitato di sentir dire , da gente posata e colta , che « l ' Inghilterra ha ceduto e cederà , perché le sue navi non possono far nulla contro i raggi di Marconi » . E così per mille altre cose . Sì , incoscienza , esaltazione , volontà di non guardare in faccia il pericolo , e alla base di tutto questo una grande disperazione che , dopo le ultime vittorie , sembra tramutarsi in una fantastica attesa di giorni migliori , forse ancor più tragica e disperata . Tutti ora si vogliono convincere che , dopo la fine della guerra , « tutto andrà meglio » . Ho domandato se prima non si stava bene . « No , mi hanno risposto , prima non si stava bene per la disoccupazione , poi per le sanzioni . Ma quando avremo l ' Africa , avremo lavoro per i nostri operai e materie prime per l ' industria . » Ma non sempre si riesce a vincere il dubbio , lo scetticismo . Un negozio di vestiti in via Nazionale . Nella vetrina è esposto un mannequin con la divisa coloniale , attorniato da un paesaggio africano ove non manca nemmeno il leone . Nello sfondo , il tricolore . Molta gente è ferma dinanzi alla vetrina , e discute del clima , delle possibilità di colonizzazione . Mi stupisce di vedere quanto poco questi signori , per la maggior parte ben vestiti , sappiano di concreto sul paese che i soldati italiani stanno conquistando . Ma in genere i pareri non sono troppo entusiasti . « Di tutte le fotografie dell ' Abissinia che ho visto fino ad ora , dice uno , neanche una mostra , un bel paesaggio , rocce , rocce e ancora rocce . » Anche gli altri intorno esprimono dubbi e incertezze . L ' assembramento è ormai abbastanza numeroso , e si discute animatamente , finché non prende la parola un fascista in divisa , che parla come se recitasse un articolo di un giornale . Silenzio generale , poi il gruppo degli ascoltatori si disperde rapidamente ... È l ' ultima impressione che ho portata con me , mentre mi avvio alla stazione per partire da Roma .
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Ne ha una ? Sente il bisogno d ' averne una ? Non si direbbe . Il fatto è curioso , perché è in questo campo che ci sarebbe modo di illustrare uno dei più begli esempi storici di lotta di classi . Una campagna antiprotezionista , potrebbe riportare il partito ad uno dei momenti della sua vita migliore . In essa possono essere ugualmente utilizzabili le particolari conoscenze e competenze dei tecnici e l ' idealismo scientifico dei dottrinari . In essa potrebbe anche il partito socialista , o per meglio dire potrebbero i suoi studiosi , aver occasione di innestare sul vecchio tronco della dottrina qualche ramo novello , estirpandone qualcuno fattosi secco e non più rispondente alle mutate condizioni delle cose e della scienza . Tale campagna segnerebbe inoltre l ' inizio dell ' entrata del proletariato nella politica commerciale , che , come già la scienza delle finanze e il diritto civile , comincerebbe a recar l ' impronta della nuova classe ; e forse in giorni non lontani potrebbe avverarsi il vaticinio di Luigi Luzzatti , di trattati internazionali in cui la merce lavoro fosse riguardata almeno come tutte le altre , almeno come un elemento nuovo da considerarsi . L ' emigrazione così sarebbe fin d ' ora un elemento greggio destinato un giorno ad aver cittadinanza negli accordi internazionali . Questa campagna non mancherebbe anche del fascino d ' una certa grandiosità , che le viene dall ' essere ora questione non solo italiana , ma mondiale . Essa fu la base dell ' ultimo referendum svizzero e delle ultime elezioni germaniche ; lo sarà delle prossime elezioni inglesi e della futura campagna presidenziale americana .... E avrebbe , poi , particolarmente per noi , il pregio incommensurabile di essere il naturale complemento della lotta di questi ultimi anni per l ' incremento dei salari . E non a caso diciamo complemento . Infatti , ad es . , nell ' industria del cotone i profitti sono ora del 12 , del 16 , del 18%; mentre , nei primi anni , senza protezione quest ' industria non avrebbe potuto reggersi , ora è esportatrice ; ciò nonostante i salari degli operai del cotone non si sono sensibilmente accresciuti . I cotonieri si sono previdentemente organizzati contro le coalizioni operaie . Orbene , l ' industria del cotone , inaggredibile da questo lato , lo è da quello della protezione , di cui oggi più non abbisogna . E così dicasi per l ' industria del ferro . Riducendo il dazio sul ferro , indirettamente si riduce il costo di produzione di tutti i prodotti industriali , il loro costo di trasporto , ecc . , si dà impulso all ' intensificazione dei traffici ; e si lascia così un margine per future conquiste dirette o indirette di più alti salari . In genere , con questa campagna si avrebbe un ' ottima occasione di allargare gli orizzonti mentali della classe lavoratrice , di persuaderla che il problema sociale diventa un problema di distribuzione solo a condizione che in ogni momento esso sia risolto nel senso che assicuri la massima produttività ; ossia , perché ogni fattore abbia la massima rimunerazione , bisogna che la sua produttività sia stata massima , essendo che in un sistema catallattico , come insegna il Clark , ognuno si ha precisamente quanto produce . Direi anzi , che il valore pedagogico di questa campagna supererebbe tutti gli altri suoi pregi , principalmente perché essa educa ad un tempo a valutare i vantaggi immediati , a riconoscere la necessità delle limitazioni pratiche , e mantiene sempre limpida innanzi a noi la visione della meta più lontana . L ' episodio e il tutto si rischiarano a vicenda . Detto così della convenienza e della opportunità di detta campagna , accenniamo brevemente ai limiti a cui , secondo noi , dovrebbe restringersi , perché l ' efficacia ne riesca massima . Uno dei più competenti trattatisti di politica commerciale , il Fontana - Russo , così riassume i risultati dello studio sull ' Italia e sul suo regime doganale : « Illeciti sono i profitti di quei manifatturieri i quali , non più bisognosi di tutela , continuano l ' esercizio delle industrie all ' ombra di essa , devolvendo a proprio vantaggio gli effetti della protezione . Se questo stato di cose è tollerabile , e forse necessario , quando le fabbriche muovono i primi loro passi nel cammino industriale , esso diviene ingiusto , economicamente pericoloso e socialmente iniquo , allorquando la operosità manifatturiera si svolge in pieno rigoglio senza nulla invidiare alla grande industria estera . In Italia poi , ove misere sono le condizioni dei consumi , il fenomeno di cui ora si discute acquista forme e proporzioni più pericolose e più gravi . Convinti che la produzione più in Italia che all ' estero meriti speciali riguardi , noi non vogliamo togliere ogni valore protettivo alle gabelle di confine , ma vorremmo che esse si riducessero ad una giusta ed onesta proporzione , non dimenticando che alle cause sfavorevoli in cui si svolge l ' operosità manifatturiera , bisogna collegare quelle che danno ad essa speciali vantaggi ( basso livello dei salari in Italia ) . « Alcuni rami dell ' industria italiana hanno raggiunto tal grado di perfezionamento , da far ritenere inopportuna e nociva buona parte della tutela goduta . Le fabbriche di cotonerie , per es . , dimostrano di poter vivere e prosperare senza la protezione , che ne stimolò l ' attività , rinvigorendone l ' organismo . La diminuita importazione , l ' aumento rapido dell ' esportazione e i tentativi già fatti per limitare la produzione sono prove evidenti che l ' industria cotoniera può fare ormai da sé , senza timori di sopraffazioni da parte delle cotonerie forestiere . Anche l ' industria serica , la quale ha sempre manifestato forti attitudini liberali e che parecchi setaioli vorrebbero sottoporre ad un regime di libero scambio , in alcuni suoi rami gode tutela soverchia . Lo stesso si può dire dell ' industria della carta e delle pelli . Per la lana , una riduzione è da invocarsi per opposte ragioni . Tali sono i bisogni di questa industria e tali le condizioni in cui essa svolge l ' operosità sua , che essa non sente gli stimoli della tutela . La protezione non è medicina che possa guarire ogni male ; essa non può risuscitare gli organi afflitti da troppo gravi infermità costituzionali . « La tutela non è divenuta soverchia solo per certi rami dell ' attività manufattrice , ma altresì per qualcuna delle industrie che si collegano all ' economia agraria . Tale è il caso del caseificio . I centri manifatturieri sono anche grandi consumatori di derrate agrarie , e , a mezzo dei consumi , fanno sentire all ' agricoltura i benefici della loro prosperità economica . In Italia , senza dubbio , questa capacità di consumo , specie se comparata agli esempi forestieri , non è gran cosa . Ma essa , ad ogni modo , non tralascia di assorbire buona parte dei prodotti del suolo , i quali , invece di correr l ' alea dell ' esportazione verso l ' estero , è sempre meglio che trovino in paese sicuro consumo . « Naturalmente le riduzioni delle tariffe industriali , che noi vagheggiamo e che s ' impongono come una ragione grave di giustizia , dovrebbero servire a sospingere verso l ' estero i nostri prodotti agrari . Tale è la struttura dell ' Italia economica e tali furono gli effetti del protezionismo doganale , che il nostro Mezzogiorno non può aspirare a divenir paese industriale . Ormai è troppo tardi ; le fabbriche settentrionali hanno già ammortizzato i capitali d ' esercizio ; esse conoscono le risorse tutte del regime manifatturiero e soffocherebbero ben presto gli opifizi nuovi che , per necessità di cose , dovrebbero produrre a più caro prezzo . « Di fronte a questa condizione di cose , due misure s ' impongono : ridurre , mediante contrattazioni con l ' estero , la soverchia protezione di cui godono alcune industrie , e servirsi di questa riduzione per sospingere verso l ' estero i prodotti agricoli . Così facendo , la parte meridionale d ' Italia diverrebbe un campo sempre più utile all ' operosità manifatturiera del Settentrione , che ora ha anzi da lagnarsi per la scarsa capacità di acquisto del Sud » . Queste vedute del Fontana - Russo , notevoli e sintomatiche in quanto egli affetta disprezzo per i principi e le teorie astratte e crede che la protezione abbia giovato allo sviluppo industriale italiano , affrettandolo se non provocandolo . Vedute notevoli , perché mostrano che , indipendentemente dal modo di giudicare le esperienze passate , vi sono amici anche in campi sotto qualche aspetto avversari . Chi , da opposta banda , ha primo alzato la voce contro il sistema doganale vigente con maggiore autorità e larghezza di vedute sintetiche , è stato di poi l ' on . De Viti De Marco nel suo discorso di Lecce e nella sua conferenza di Napoli ( 19 aprile 1903 ) , dichiarando che il nostro grande interesse è quello di combattere il protezionismo su tutta la linea . Per l ' argomento che ci riguarda , le ragioni liberistiche rafforzano e rendono più efficaci , sotto lo schema di una teoria , le risultanze empiriche del Fontana - Russo . È dunque ad esse che dobbiamo chiedere buona parte dell ' efficacia della campagna da aprirsi ; ad esse , che in fin dei conti non sono che assiomatiche verità logiche . Immaginate che in centinaia di conferenze e di opuscoli si insegni a distinguere tra interesse di una industria e interesse della industria nazionale ; a tener presenti le ripercussioni tra le vicende di una e di tutte le altre industrie ; a vedere che i prodotti si scambino coi prodotti e che è falso che gli stranieri ci spoglino del nostro oro , sì che la importazione di beni esteri in Italia equivale a domanda reale di prodotti italiani e solo nominalmente a domanda di oro ; a capire che , col metodo della cosidetta reciprocità , si agisce come se l ' esportazione dei nostri prodotti dipendesse soltanto dall ' inasprimento delle tariffe forestiere e non anche da quello delle nostre , si che le due tariffe agiscono come due cause indipendenti di effetti che si sommano ; e , pur prescindendo dai risultati immediati , avrete aperta la via a una risoluzione non più segreta ed oligarchica ma profondamente democratica nel metodo e nel contenuto di esso problema . Se c ' è cosa che intralci la via ad una politica positiva del partito socialista , gli è proprio la quasi assoluta ignoranza di ciò che è economia , di ciò che è legge naturale nei fenomeni economici . E ci si presenta l ' occasione più propizia per cominciare ad ovviarvi . Ma il partito socialista alle ragioni tecniche degli empirici e a quelle astratte dei liberisti può aggiungere delle proprie ; può , anzi , inquadrar quelle nella visione internazionalistica dei rapporti , che il monopolio è a fondamento di ogni fenomeno di distribuzione della ricchezza . Perfino ciò che di vero e di buono è in un ben inteso unitarismo patriottico s ' accorderebbe meglio con uno schema di questa agitazione socialisticamente inasprito , che con ogni altro . Ed allora , ecco i motivi della campagna , ecco lo schema che , secondo noi , quando sia convenientemente svolto dai singoli propagandisti , può riuscire più efficace : a ) In Italia , come in ogni collettività , non tutti partecipano alla gestione degli interessi collettivi , e , tra coloro che vi partecipano , coloro che detengono il monopolio della coltura , della ricchezza e del potere prevalgono su gli altri , fino a che questi non ne li spoglino . Di qui una concorrenza tra le classi per la distruzione del monopolio altrui prima e per l ' erezione d ' un monopolio proprio poi . Fino ad oggi il monopolio fu tenuto dai gruppi più forti ( li industriali e di agrarii . b ) Questo monopolio si è esplicato per mezzo specialmente del protezionismo ad oltranza , consacrato nella tariffa del 1887 tuttora vigente . Esso , nel mentre affrettava lo sviluppo , del resto già iniziato prima , di alcune industrie manifatturiere , e mentre poco o nulla influiva su altre , sacrificava allo sviluppo industriale buona parte dei prodotti agricoli del Mezzogiorno ( vini , frutta , agrumi ) , non proteggendo che la cerealicoltura col più alto dazio sul grano che esista in Europa . Tutto ciò , oltre a favorire produzioni d ' un genere a scapito di altre , oltre a determinare artificialmente investimenti di capitale in industrie e in colture in cui la mano d ' opera richiesta è minore , elevava tutto il costo della vita in Italia . Il propagandista qui dovrebbe elencare gli effetti della protezione sul ferro nell ' alto costo dei trasporti terrestri e marittimi ; quelli della protezione sul cotone e sulla lana nel prezzo degli abiti , delle lenzuola , delle valigie , dei manufatti d ' ogni specie ; quelli della protezione dei prodotti chimici nel prezzo delle medicine , dei concimi , ecc . Dovrebbe dimostrare come , dove tutto è protetto in una certa misura , gli effetti della protezione reciprocamente si annullano , o piuttosto non rappresentano che una passività . È questo il punto saliente dell ' efficacia dimostrativa di questa propaganda , culminante nell ' affermazione che questa perdita secca è pressoché tutta sopportata dai poveri ( costretti all ' uso di prodotti inferiori ) , nel mentre i vantaggi toccarono solo ai produttori protetti . c ) Ciononostante , vi furono miglioramenti agricoli e industriali , e si è arrivati a un punto in cui molte industrie più non abbisognano ( almeno nella misura attuale ) di protezione ; anzi non possono estendere i loro sbocchi nel paese se non a condizione che nel Sud i prodotti agricoli ( vini , frutta , agrumi ) si estendano sempre più a spese dei cereali e possano essere esportati in crescente quantità ; e non possono crescere i loro sbocchi all ' estero se non a patto di consentire a una importazione di merci alimentari meno care che da noi . Ne segue la giustificazione d ' una lotta contro tutto l ' attuale sistema protettivo ed ispirata al ristabilimento dell ' equilibrio turbato dal protezionismo , mutatis mutandis . Ora gli sbocchi esteri ai prodotti agricoli attualmente in incremento nell ' Italia del Sud non si possono ottenere che mediante trattati commerciali in cui si riduca almeno sino a L . 5 al quintale il dazio sul grano , come avviamento all ' abolizione totale del dazio ; in cui si riduca pure notevolmente il dazio sul ferro , per diminuire il costo dei trasporti , e si falcidii d ' assai quello sul petrolio , di tanta utilità per le classi povere , specie del Sud . Ia questa guisa le sorti del Mezzogiorno e della nuova Italia sudamericana si farebbero sempre più solidali , e la cresciuta produzione meridionale , consentendo una intensificazione di traffici con l ' industria nordica , diverrebbe un potente fattore per la risoluzione del problema più grave che ora tutti affanna , e che solo il lavoro paziente di anni e di anni potrà torre di mezzo . Solo per questa via una Italia economica comincerà ad avere esistenza organica , e solo a questo prezzo non sarà crudele ironia parlare di istruire nuovi organismi di credito agrario . Infatti , siccome il capitale disponibile corre verso gli impieghi più rimunerativi , e questi non sono oggi gli agricoli , così , acciocché un organismo di credito agrario non rappresenti una passività o un trasferimento puro e semplice di capitali da uno ad un altro impiego , è indispensabile che gli impieghi agricoli diventino i più rimunerativi e sia , per così dire , messa in . funzione la pompa aspirante d ' oltre Oceano . Solo per questa via ancora , anche nel Sud sorgerà un vero e proprio proletariato , che porrà termine , per le leggi stesse della sua esistenza e del suo sviluppo , allo spagnolesco feudalismo politico che rende colà un puro flatus votis ogni preteso accenno a democrazia . Dove poco si produce , poco o nulla si ha da dividere e da lottare per dividere . Il problema dello sviluppo d ' un socialismo meridionale è essenzialmente quello dello sviluppo di una produzione meridionale secondo tutti i dettami della scienza agraria moderna . d ) Il quarto punto del nostro schema dovrebbe riguardare le confutazioni dei più noti sofismi protezionistici riediti in nuova veste per la circostanza : la paura della disoccupazione , la dipendenza dallo straniero in caso di guerra , ecc . Per 1' Italia , anzi , una maggiore reale indipendenza si acquista promuovendo i più economici impieghi dell ' energia elettrica , la navigazione interna , e così via . E tutto ciò più che mai s ' inquadrerebbe in quella funzione di rimozione dei veli cuoprenti ogni politica di classe , che è l ' essenza stessa della scienza economica , e contribuirebbe a fare sempre più una realtà di quel concetto dello Stato , superiore a ogni dominazione di classe , che finora non fu che un ' astrazione , precisamente perché solo alcuni interessi vi erano rappresentati , non equilibrati da altri . Il quadro , come si vede , può essere grandioso , e chi non è cosciente di questa grandiosità non sente il momento storico che 1' Italia attraversa , non sente che per 1' Italia va approssimandosi un momento simile a quello che provocò il mutamento d ' indirizzo della politica commerciale inglese verso la metà del secolo scorso . Le organizzazioni proletarie , cui pare di non aver nulla da fare , potrebbero far proprio questo compito e formare il centro di un colossale e irresistibile esercito , alle cui ale sarebbero la piccola borghesia , le industrie e le colture dimandanti nuovi mercati . Ponete , per es . , che in ogni piccola città , in ogni villaggio , ogni domenica un propagandista faccia il conto di quanto alla fin d ' anno ognuno paga in tributo ai produttori protetti , in più del valore delle scarpe , delle calze , della camicia , degli abiti , del pane , del petrolio , dello zucchero , del caffè , e che ciò duri per quattro o cinque anni e sia la piattaforma di due lotte elettorali ; e si può metter pegno che il protezionismo italiano è sconfitto . In Italia tutti sono penetrati da un tale spirito di tolleranza e di equanimità che resistenze fortissime non si incontrano pressoché mai ; è forse per questo anzi che tutto dura poco ed è vero ancora oggi ciò che cantava il Tasso che ... alla virtù latina o nulla manca o sol la disciplina . E nel nostro caso la fede poserebbe su fatti , avrebbe il sussidio delle cose , non sarebbe un pleonastico epifenomeno , ma una efflorescenza degli interessi industriali ed agricoli , una vera e propria epigenesi della nostra struttura economica e della fase che attraversa . Perché il partito socialista non la fa sua ? È vero che da qualche tempo sembra disoccupato e invecchiato precocemente . Ma gli è appunto perché s ' è troppo chiuso in sé , perché s ' è appartato dalla bufera che mai non resta a lui d ' intorno . Torni all ' antico , ritocchi , come Anteo , la terra che gli fu madre , e gli ritornerà anche , con la giovinezza , la fede .
PEDAGOGIA PARLAMENTARE ( GIULIANO BALBINO , 1913 )
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Forse è proprio vero anche della Pedagogia quello che un personaggio di Sardou diceva dell ' arte : sono argomenti in cui si può esprimere liberamente qualunque giudizio con la certezza di avere sempre ragione . Questo melanconico dubbio mi sorgeva nell ' animo leggendo le ultime discussioni parlamentari sul bilancio della P.I. Ché questa volta non abbiamo assistito solo alla consueta spezzatura di lancia del marchese Lucifero in favore del femminismo ; ed ancora alle più consuete raccomandazioni di onorevoli , assunti per ragioni professionali a patroni e santi protettori di speciali classi diseredate . Questa volta parecchi deputati hanno sentito il bisogno , in sede di bilancio , di fare un loro bravo sermone a onore e gloria della pedagogia scientifica . E tutti , l ' on . Rattone , l ' on . Podrecca , l ' on . Schanzer , l ' on . Comandini , pur esponendo le idee più opposte , hanno meritato quelle cordiali strette di mano e vivissime approvazioni , di cui la Camera è generosa nelle questioni di cui le importa un bel niente . E la ragione , per cui in materia didattica si può avere sempre ragione e riscuotere vivissime approvazioni e strette di mano pure esponendo indifferentemente le idee più diverse , è semplicemente questa : che il valore dell ' insegnamento , come di ogni attività spirituale , consiste nel modo intrinseco con cui l ' insegnamento viene attuato , e non è determinabile secondo norme astratte e principi generali . Tutte le norme e tutti i principi , sono divagazioni superflue , che ridotte ad un contenuto concreta significano solo che bisogna insegnare bene . Il che è sublimamente vero . Il bene , ancora adesso come ai tempi di Aristotele , ha la disgrazia o la fortuna di avere a lato due opposti mali . Perciò i discorsi didattici di ogni specie , così quelli dei ministri , come quelli dei deputati , come quelli dei professori , non possono essere il più delle volte che semplici dilettazioni , in cui si inveisce o contro l ' uno o contro l ' altro male e si fa l ' apologia di ' quella santa sola virtù che sta nel mezzo . Nelle sedute dei professori , in principio d ' anno , se non è noioso , è quasi divertente ascoltare la lettura dei programmi didattici , con cui ciascun insegnante fa sapere che egli non stancherà troppo i suoi alunni e non li stancherà troppo poco , che nel suo insegnamento non sarà né troppo umile né troppo sublime , che eviterà gli ardui voti ma non si contenterà di strisciare troppo terra terra , che insomma farà del suo meglio per fare bene . Ma per essere giusti , bisogna convenire che talvolta un insegnante approfittando di quel po ' di libertà che gli è concessa ed arrischiandosi a qualche personale iniziativa , scende dalle vuote astrattezze a qualche concetto concreto : ed allora può dar motivo ad una discussione interessante , e può anche provare la soddisfazione di aver torto . Ma nei recenti discorsi pedagogici dei nostri onorevoli , di concreto non c ' era proprio nulla . Ed ecco perché hanno detto tutti delle cose inesorabilmente giuste . S ' alza per primo l ' on . Rattone e con le statistiche e con gli ultimi risultati della scienza nientemeno positiva , dimostra che non si deve rovinare la salute dei ragazzi facendoli studiare troppo . Ed a parte la scienza positiva e la statistica , chi avrebbe mai cuore di dargli torto ? Ma sorge , secondo , l ' on . Comandini : e combatte il Rattone , sostenendo la tesi reciproca , che cioè è vero che i ragazzi non bisogna ammazzarli coi libri , bisogna però anche farli studiare perché non crescano asini . E non si può a meno di concludere come quel tale sindaco del Daniele Cortis : anca vu , avi razon . Se non ché , s ' alza , terzo , l ' on . Podrecca ed annuncia una cosa anche più ragionevole dell ' on . Comandini e dell ' on . Rattone : anch ' egli teme il sovraccarico intellettuale , perché sa che per avere delle opinioni , ad es . in fatto di geografia della Libia , non è poi necessario aver studiato molto ; ma soprattutto egli vuole che nella scuola s ' introducano metodi e sistemi adeguati e razionali . Ed ecco un ' altra verità sacrosanta , a cui devono inchinarsi Rattone e Comandini e tutti i pedagogisti della terra . Finalmente l ' on . Schanzer è preoccupato da un altro timore : invece del sovraccarico intellettuale , egli teme che nella scuola media l ' antico riesca a sopraffare il moderno . Il che sarebbe certamente grave . Peccato che non ci fosse alla Camera un rappresentante dell ' Atene a Roma per denunziare l ' altro pericolo altrettanto imminente ed altrettanto grave che la modernità riesca a sopraffare l ' antichità , che è sempre moderna , poiché lo spirito non ha tempo . Ma c ' è mancato poco che questa parte l ' abbia fatta lo stesso on . Schanzer ; quando s ' è dichiarato scontento dei licei moderni . Ed ora , se noi volessimo stringere in breve quello che abbiamo appreso sui problemi della scuola media da questi eminenti legiferatori ed illustri luminari della pubblica opinione , che in tanto argomento hanno sentito il bisogno di esprimere i profondi pensamenti del loro pensiero , dovremmo concludere così : che ci vuole l ' antico fino ad un certo punto , bisogna fare studiare le speranze della patria fino ad un certo punto e farle riposare fino ad un certo punto , usare fino ad un certo punto metodi persuasivi e fino a un certo punto metodi costrittivi ; ed è necessaria una severità indulgente ed una indulgenza severa : bisogna tenere quella via giusta , che fuori di tutte le metafore e di tutte le frasi generiche ed indeterminate vuoi dire insegnare bene . B . G . ... e potremmo concludere eziandio con un ' altra considerazione : che i signori deputati farebbero bene a non mettere becco in quei soggetti , sui quali non possono spifferare solennemente visibili luoghi comuni , quando non corrono pericolo di dire addirittura delle vere e proprie asinità . Ognuno faccia il suo mestiere . Il mestiere dei deputati non è quello di fare concioni pedagogiche ; ma quello di non perturbare la scuola con inframmettenze importune a favore quasi sempre degli insegnanti peggiori e di non approvare leggi , che non stanno né in ciclo né in terra . Il mestiere dei professori è che facciano essi sul serio , minuto per minuto , della pedagogia concreta ed applicata , senza prendere in nessuna considerazione le chiacchiere dei politicanti ( L ’ Unità )
NOMI E COSE ( VINCI G. , 1923 )
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Una delle affermazioni che più urtano in questi tempi taluni individui sensibili alla correttezza del linguaggio costituzionale e giuridico , è la definizione di Stato fascista che è invalsa ufficialmente nelle sfere governative ; e non si può negare che in realtà tale definizione non contenga in sé l ' errore fondamentale di attribuire allo Stato la funzione non di rappresentare , o meglio di essere la organizzazione politica di tutta la collettività , bensì di rappresentare e di essere un partito vittorioso , fattosi dominatore su tutti gli altri , e che nell ' esercizio di tale dominio intende imporre i suoi criteri , i suoi postulati , i suoi metodi . Anche non si può negare che la definizione di Stato fascista , e magari la semplice affermazione di esso , è in contrasto coi principii essenziali del diritto pubblico moderno , secondo i quali i partiti sono nello Stato , ma non sono mai lo Stato , ed hanno e devono avere al contrario dinnanzi allo Stato una posizione di assoluta uguaglianza ; donde l ' obbligo del partito o dei partiti vittoriosi , che abbiano cioè conquistato il potere , di non governare come partito o come partiti , bensì come espressione di tutto il popolo , serbando assoluta imparzialità nell ' amministrazione non soltanto in riguardo alle persone , ma pure agli organismi in cui tali persone si riuniscono per perseguire determinati fini politici anche in contrasto col governo del momento . Forse però se non ci fossero dei fatti per sé gravi indubbiamente , quale specialmente l ' esistenza e il funzionamento , di fianco al Consiglio dei ministri , di un Supremo Consiglio fascista che sembra troppo spesso essere il governo vero l ' uso e financo la ostentazione della espressione Stato fascista sarebbe più che altro una questione di convenienza , su cui si potrebbe sorpassare . Non possiamo infatti dimenticare che altre espressioni analoghe hanno avuto ed hanno tuttora corso ; invochiamo noi difatti lo Stato cristiano ; e dopo lo Stato cristiano e prima dello Stato fascista abbiamo avuto lo Stato liberale , lo Stato democratico senza contare il rischio corso di avere uno Stato socialista e forse comunista ; certo queste formule non hanno mai avuto l ' imperiosità quasi esclusivista che ha l ' espressione inaugurata dal fascismo ; ma d ' altra parte è d ' uopo riconoscere che se il fascismo vuole che lo Stato sia e si affermi oggi fascista , ciò è in quanto essenza politica del fascismo è proprio una rivendicazione dello Stato nella sua assoluta supremazia fino alla negazione della sua neutralità di fronte ai partiti , e fino alla proclamazione del suo diritto e del suo dovere di difendersi , ed al bisogno di offendere . Vada dunque per lo Stato fascista ; e non formalizziamocene troppo ; badiamo alla sostanza più che alle parole , teniamo conto delle circostanze storiche e psicologiche che hanno creato in Italia la situazione odierna , e preoccupiamoci piuttosto di vedere e di sapere se lo Stato fascista , al pari di uno Stato cristiano , di uno Stato liberale , di uno Stato democratico , ed a differenza di uno Stato socialista o comunista imperniantesi sulla dittatura di una classe , possa e voglia essere uno Stato di diritto , e cioè uno Stato che garantisca la parità dei cittadini , la incolumità della loro vita e dei loro beni materiali e spirituali , e in specie della libertà rettamente intesa , si capisce . Or qui la questione si riduce a termini semplici , che non è tuttavia inopportuno ricordare . La libertà in atto non esiste ( esiste potenzialmente ) come elemento assoluto della vita civile ; essa è in atto un elemento relativo , in quanto ha bisogno di essere definita e fissata dalle leggi ; si può ammettere che il cittadino rinunci a fare molte cose , e che lo Stato gli imponga , nell ' interesse comune , tali rinuncie ; ma attraverso il diritto scritto , che sarà tanto più perfetto quanto più potrà avvicinarsi al diritto ideale , o meglio all ' idea - diritto ; ma ammettere non si può che le rinuncie , le restrizioni , le imposizioni non siano codificate , cioè precostituite e rese note al cittadino , ed uguali per tutti ; questo è chiaro ; fuori di un tale principio non esistono che l ' arbitrio , la sopraffazione , la tirannide ; ed è quindi aperta la via alla ribellione . Leggi dunque , quali esse siano ; ma leggi generali , leggi che prevedano e regolino i fatti sociali , e che si applichino senza considerazione di individui , di classi , di partiti , di interessi . Questo e solo questo è lo Stato civile , e può allora essere uno Stato di diritto , sia esso e voglia chiamarsi Stato cristiano , fascista , liberale , democratico , socialista , ecc . Ma chi farà le leggi ? Ecco l ' altra fondamentale questione intorno a cui è maturata tutta la evoluzione politica del mondo in ogni età . Teoricamente , poiché la esigenza prima della società , anzi la condizione imprescindibile della sua esistenza , e in certo modo il suo vero fine , è l ' ordine , non v ' è motivo di escludere che si diano stadii di civiltà ( certo si son dati ) nei quali l ' ordine dipende dalla potestà di un solo , re o non re ; ma sarebbe un regresso inconcepibile e ad ogni modo ingiustificabile , che si negasse la partecipazione del popolo , cioè della collettività , alla legiferazione attraverso organi rappresentativi ; la sovranità popolare è un errore e una menzogna se si intende come una astrazione non vincolata alle necessità dell ' ordine sociale ; ma è una conquista sacrosanta se esprima il diritto del popolo di darsi , mediante istituti ed uomini liberamente scelti ( poco importano alla tesi il come e il quando ) le forme e le garanzie dell ' ordine stesso ; in altre parole : la sovranità popolare è un ' arma pericolosa se la società dovesse servirsene per il suicidio , ma è un ' arma legittima se la società sappia servirsene per la propria difesa e tutela . Leggi dunque , ripetiamo ; leggi emananti dalla volontà popolare organizzata in modo che possa e debba esprimersi in conformità delle esigenze dell ' ordine sociale ; ma non basta : leggi che siano applicate ed eseguite e fatte valere esclusivamente da organi dello Stato imparziali e inaccessibili alle utilità dei singoli o delle fazioni . Lo Stato di diritto pertanto , sia cristiano , fascista , liberale , socialista , democratico , ecc . , non potrà mai realizzarsi secondo i postulati della più elementare civiltà , se non abbia un corpo di funzionari amministrativi , una magistratura , una polizia , un esercito , aperti a tutti i cittadini degni , dipendenti esclusivamente dallo Stato e dai suo poteri politici , sottratti nonché al dominio , alle influenze di partiti , di fazioni , di sette più o meno occulte , ed operanti essi medesimi nell ' ambito di leggi ben definite . Se questo lo Stato fascista vorrà e saprà darci come esito finale della sua conquista , poco importerà che si chiami così ; sia pure lo Stato fascista , purché sia prima di tutto , e sopratutto , e solamente lo Stato .
I TROPI DELLA LOGICA ( VAILATI GIOVANNI , 1905 )
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Words as a Tartar ’ s bow do shoot back upon the understanding [ le parole , come l ’ arco dei Tartari , colpiscono indietro sul nostro comprendere ] Fr . Bacon ( Adv . of learn , XIV ( II ) ) La difficoltà di descrivere , rappresentare , classificare le attitudini e le operazioni mentali senza ricorrere a metafore desunte dal mondo fisico da lungo tempo ha richiamato l ’ attenzione dei filosofi . Essi non hanno mancato di utilizzar questo fatto per cavarne , a seconda delle loro speciali preferenze , le conclusioni più opposte e disparate . Così mentre il Locke ( Essay III , I , § 5 ) vede in esso una prova e una verifica della sua tesi “ che tutte le nostre nozioni hanno origine dalle impressioni dei sensi ” , il Leibniz invece cerca trarne partito in favore della primordialità delle intuizioni spaziali ( direzione , distanza , moto ecc . : Nouveaux Essais , III , I , § 5 ) . L ’ esame dei vantaggi e degli inconvenienti che l ’ impiego di queste metafore presenta , offre nondimeno un campo di ricerca che si può dire quasi affatto inesplorato . La recente pubblicazione di un volume ( Lady Victoria Welby , What is Meaning ? , London , Macmillan , 1903 ) nel quale è richiamata attenzione all ’ importanza di questo genere di ricerche , mi dà occasione di esprimere in proposito qualche osservazione . Benché di questo argomento non abbiano mancato di occuparsi i cultori di quel ramo di psicologia applicata che i greci chiamavano la retorica , pure le loro trattazioni , dato il fine pratico che avevano in vista , non potevano che riferirsi , quasi esclusivamente , all ’ impiego delle metafore come mezzo di persuasione o di allettamento , e solo incidentalmente al loro ufficio nella prova e nella ricerca . Ciò non toglie che anche in esse si trovino osservazioni di non trascurabile portata filosofica , come ad esempio quella con la quale Aristotele , precorrendo il concetto moderno del simbolismo come un mezzo per economizzare il pensiero , afferma che la causa , per la quale le metafore e i paragoni piacciono e predispongono l ’ ascoltatore in favore di chi li fa , è che essi lo mettono in grado di schivare della fatica , utilizzando in certo modo le cognizioni che già possiede , per l ’ acquisto e l ’ ordinamento di quelle che si vogliono comunicare . A chi si proponga un ’ indagine sistematica sull ’ uso delle metafore come mezzi di rappresentazione dei fatti mentali si presentano due vie da seguire . Allo stesso modo come , in idrodinamica , volendo studiare l ’ andamento di un liquido in moto , si può prendere a considerare una determinata sezione della vena fluida , determinando la velocità e la direzione delle varie porzioni di liquido che passano successivamente per essa , oppure considerare , invece , una data porzione del liquido , determinando la velocità e le direzioni che essa assume successivamente nell ’ attraversare le successive sezioni , così anche qui , o si può partire dalla considerazione di una determinata immagine , esaminando quali siano i vari fatti mentali che essa può essere adoperata a rappresentare , oppure partire da un determinato processo mentale , e passare in rassegna le diverse immagini suscettibili di rappresentarlo . La convenienza di seguire l ’ una piuttosto che l ’ altra di queste due vie è soggetta a variare a seconda dei casi . È naturale che i vantaggi di seguire la prima si presentino tanto più grandi quanto più numerose sono le diverse applicazioni possibili di una data immagine ai processi mentali , mentre la seconda via è tanto più opportuna a seguire quanto più numerose sono le immagini diverse mediante le quali uno stesso procedimento mentale è stato , o può essere , rappresentato . I casi di questa seconda specie si presentano come assai più importanti di quelli della prima per chi , oltre che dall ’ interesse puramente teorico di approfondire l ’ analisi del meccanismo dei processi mentali , sia mosso anche dall ’ intento , relativamente pratico , di ricavare , da tale analisi , delle norme atte a regolare il gioco delle attività dello spirito e a disciplinare il loro svolgimento . È quindi ad essi che sarà rivolta specialmente attenzione nelle seguenti osservazioni , nelle quali , appunto per tale ragione , il procedimento seguito sarà il secondo dei due che ho sopra distinti . Il miglior modo di far rilevare la portata filosofica , che le ricerche sopraddette sono atte ad assumere , mi sembra sia quello di presentarne l ’ applicazione a qualche esempio concreto . Quello che si presenta come più opportuno a tale scopo è quello delle metafore rappresentatrici dell ’ operazione del dedurre . I vari tipi di immagini , adoperate per esprimere il fatto che una data affermazione è deducibile da un ’ altra , si possono classificare grossolanamente sotto i tre seguenti capi : 1 . quelle nelle quali si ricorre al concetto di appoggio , o a quello di sostegno , come avviene , ad esempio , quando si dice che date conclusioni si “ basano ” o si “ fondano ” su date premesse , oppure “ dipendono ” ( o anche “ pendono ” ) da esse , o si “ riattaccano ” ad esse . È così che si parla dei “ fondamenti ” della geometria , delle “ basi ” della morale ecc . ; 2 . quelle che si riferiscono alla relazione di contenere , o includere . Queste si suddividono in due gruppi , a seconda che la conclusione si riguardi come contenuta nelle premesse , oppure , al rovescio , queste ultime si riguardino come contenute nella conclusione , riguardando invece la deduzione come un ’ analisi , o una riduzione , come un ’ operazione , cioè , analoga a quella di un chimico che decompone un corpo nei suoi elementi . Nel primo caso le premesse sono concepite come implicanti , nel secondo come esplicanti ( spieganti ) la conclusione che da esse si deduce ; 3 . le metafore del salire e dello scendere , come quando si parla di conseguenze che “ discendono ” da dati principi , o dei principi ai quali si “ risale ” , o come quando si paragona il “ corso ” del ragionamento a quello di un fiume , e si parla di proposizioni che “ derivano ” ( déecoulent ) o “ sgorgano ” o “ erompono ” o “ emanano ” ecc . dalle premesse da cui sono “ tratte ” . A questo stesso gruppo , o al precedente , si possono aggregare anche le metafore a base biologica , nelle quali si concepiscono le conseguenze di date premesse come “ generate ” dalle medesime o le premesse come delle “ radici ” o dei “ semi ” , ecc . Una caratteristica del primo gruppo di metafore , di quelle cioè che rappresentano il dedurre come un “ appoggiare ” o “ appendere ” un ’ affermazione ad un ’ altra , consiste in ciò che esse si prestano a dar corpo a una delle più radicali obbiezioni che possono essere sollevate contro la deduzione come mezzo di prova , all ’ obbiezione cioè che Leibniz qualificava ( con un ’ immagine che si riferisce , come vedremo , al secondo gruppo di metafore da noi considerate ) col nome di “ difficultas Paschaliana de resolutione continuata ” . Questa obbiezione - che certamente Pascal non è stato il primo a sollevare e che non ha mai cessato di essere enunciata , sotto le forme più diverse , a cominciare da quando il concetto della deduzione come forma speciale di ragionamento si presentò alla mente dei primi sofisti greci - consiste nell ’ osservare che tutti i processi , nei quali si cerca provare qualche affermazione deducendola da altre , si devono basare in ultima analisi su delle affermazioni che alla loro volta non possono essere dedotte da alcun ’ altra , , su affermazioni , cioè , che non possono essere provate se non ricorrendo a qualche altro procedimento ( induzione , intuizione , ecc . ) di cui la deduzione non può garantire la validità ( l ’ obbiezione è espressa colla massima energia da Aristotele , Analyt . Poster . , lib . I , cap . 3 ) . La certezza , quindi , che compete alle conclusioni di un ragionamento deduttivo , per quanto rigoroso , non può in alcun modo esser ritenuta superiore a quella che siamo disposti ad attribuire a delle affermazioni non giustificabili per mezzo di deduzione , di modo che la deduzione , lungi dal dover essere riguardata come il tipo dei processi mentali che conducono a conclusioni sicure , sarebbe da riguardare solo come un mezzo per fare partecipare un maggior numero di affermazioni alla certezza che , indipendentemente affatto da ogni ragionamento deduttivo , alcune nostre credenze già possederebbero . Chi deduce non sarebbe quindi un produttore , ma un distributore di certezze , un rivenditore al minuto di una merce che la sua attività non contribuisce in alcun modo a produrre . A quali artifici fossero costretti a ricorrere quelli tra i filosofi ai quali premeva difendere la dignità e il valore probativo della deduzione contro l ’ obbiezione suddetta , si vedrà meglio quando passeremo ad esaminare il secondo gruppo di metafore rappresentatrici della deduzione , quelle cioè che potremmo caratterizzare come le metafore chimiche . Ciò che per ora importa notare è che , qualunque opinione si possa avere sull ’ esistenza o no di premesse che non abbiano bisogno di essere alla loro volta provate , essa non può affatto pregiudicare la questione del maggiore o minor valore della deduzione , considerata anche soltanto come mezzo di accertamento delle nostre cognizioni . Non ostante , infatti , le suggestioni contrarie , derivanti dalle immagini che rappresentano le premesse come delle “ colonne ” o degli “ uncini ” da cui le conclusioni sono sostenute , i vantaggi che si ricavano , in riguardo alla certezza delle nostre opinioni , dal riconoscere che una proposizione è deducibile da altre , non consistono sempre , né esclusivamente , nel fatto che essa venga in tal modo a fruire della maggior certezza di cui queste ultime godono . Il caso opposto , quello cioè nel quale la verità e la certezza delle conclusioni , deducibili da date premesse , serve ad accrescere e a consolidare la certezza delle premesse medesime , non è né meno frequente né meno importante a considerare . I due vantaggi si riscontrano , anzi , ben raramente disgiunti l ’ uno dall ’ altro , in quanto non v ’ è ramo di ricerca ( neppure la geometria ) nel quale le premesse siano così indubitabilmente sicure da non poter ricevere qualche ulteriore plausibilità dal fatto di condurre a conclusioni approssimativamente verificabili , mentre non v ’ è nessun fatto ( ad eccezione , forse , delle cosiddette testimonianze della coscienza , escludenti ogni elemento di previsione ) la cui credibilità non possa eventualmente essere accresciuta dal fatto di essere in accordo con le conseguenze di qualche teoria anteriormente accettata . Il che è tanto vero che , quando ci troviamo davanti a fatti eccezionalmente strani ( cioè troppo in contrasto con quelli che le nostre prevenzioni ci condurrebbero ad aspettare ) , quelle constatazioni , o testimonianze stesse , che basterebbero a farceli credere se il suddetto contrasto non sussistesse , sono spesso insufficienti a con vincerci della loro realtà : come avviene , per esempio , nei casi ai quali si applica la celebre argomentazione di Hume sui miracoli . La relazione tra le premesse e le conclusioni di un ragionamento deduttivo non è quindi correttamente descritta dal dire che queste si appoggiano su quelle , a meno che , all ’ immagine volgare di un oggetto appoggiato a un altro , si sostituisca l ’ altra , , più generale e più scientificamente precisa , di due corpi che si attraggano e dei quali quindi ciascuno , quando sia a contatto con l ’ altro in modo che si eserciti pressione tra loro , può esser riguardato come sostegno dell ’ altro . Il domandarsi allora su che cosa poggiano le verità fondamentali , alle quali un dato ordine di deduzioni dà luogo , apparirebbe non meno irragionevole del chiedere , per esempio , perché la terra resti sospesa nel vuoto e perché non abbia bisogno di sostegni che la sorreggano ( a quei logici poi che , estendendo la stessa immagine del ‘ sostegno ’ ' anche al caso dell ’ induzione , vanno cercando il “ fondamento ” di questa ultima , si potrebbe far notare come un ’ induzione con fondamento , cioè per la quale si fosse in grado di addurre qualche ragione “ giustificante ” la conclusione che con essa si trae dai fatti osservati , cesserebbe per ciò solo di essere un ’ induzione , per diventare una deduzione , sia pure “ appoggiata ” a qualche altra induzione anteriore . A meno di chiamar fondamenti di un induzione i fatti particolari dalla cui constatazione essa prende le mosse si deve ammettere che l ’ induzione è , per definizione , un ragionamento senza fondamenti ) . Analoghe osservazioni si applicano all ’ immagine che rappresenta le conclusioni come attaccate alle premesse per mezzo del filo del ragionamento . Anche con questa immagine , infatti , la diffusione e la comunicazione della certezza sono concepite come effettuantisi in una sola direzione , cioè dalle premesse alle conclusioni : non si tien conto , cioè , del fatto , che la deduzione può servire anche allo scopo opposto , allo stesso modo come la corda colla quale si legano tra loro degli alpinisti in una ascensione pericolosa serve tanto a garantire la sicurezza dell ’ ultimo come del primo di essi , o di qualunque altro di quelli che ne sono avvinti . I processi deduttivi , nei quali la certezza delle affermazioni , che si prendono come punto di partenza , prevale su quella delle conclusioni alle quali esse conducono , si qualificano ordinariamente col nome di dimostrazioni , mentre quelli nei quali il contrario avviene , nei quali , cioè , dei fatti sicuri sono riattaccati a premesse discutibili , si qualificano ordinariamente col nome di spiegazioni . Ma tanto gli uni quanto gli altri sono egualmente processi deduttivi , ed in ambedue i casi si ha egualmente bisogno di tutto l ’ apparato e di tutti i sussidi dai quali l ’ operazione del dedurre può essere facilitata e garantita . Si può anzi affermare che l ’ aver preso coscienza di ciò - l ’ aver cioè riconosciuto che , anche quando le premesse di un ragionamento deduttivo sono meno certe delle eventuali conseguenze che se ne traggono , rimane nondimeno importante procedere con rigore , con coerenza , con precisione - costituisca una delle principali caratteristiche dell ’ attitudine del pensiero scientifico moderno di fronte a quella tipicamente rappresentata dal pensiero greco . Questo infatti , mentre manifestava il massimo ardire costruttivo in quei campi nei quali , come nella geometria , la certezza del punto di partenza raggiungeva il massimo grado , nei campi invece nei quali , come nella fisica e nella meccanica , tale fatto non avveniva , non riesciva sollevarsi che di poco ( eccetto in parte nell ’ astronomia ) al di sopra di un empirismo grossolano , incapace di vedere tra i fatti altre connessioni che quelle che si presentano spontaneamente a chi li osserva passivamente senza giovarsi di qualsiasi preconcetto ordinatore o selettivo . Passando ora al secondo gruppo di metafore , e anzitutto a quelle che rappresentano la deduzione come un processo diretto a estrarre dalle premesse ciò che vi è già contenuto , la prima osservazione da fare è che anche esse , come quelle del gruppo precedente , tendono indebitamente a deprimere e sminuire l ’ importanza della deduzione rispetto agli altri processi di ragionamento o di ricerca . Dire infatti che le conclusioni di un ragionamento deduttivo si trovano già , sia pure implicitamente , contenute nelle premesse , differisce ben poco dal dire che le prime , non solo non affermano niente di più , ma , anzi , affermano qualcosa di meno , di quanto nelle premesse stesse si trovi già asserito . È noto il modo col quale il primo gran teorico della deduzione , Aristotele , ha tentato di parare a questa obbiezione . Egli ricorre ad un altro paragone , basato sul suo favorito contrasto tra forma e materia . Paragona , cioè , il lavoro di chi deduce a quello dello scultore che , pur levando da un masso alcune delle sue parti , ottiene qualche cosa che vale più del masso medesimo . Se , invece di una statua , egli avesse parlato d ’ uno strumento o d ’ un ’ arma , per esempio d ’ una lente o d ’ un pugnale , costruiti parimenti col levare , da una data porzione di materia prima , delle parti la cui presenza sarebbe d ’ ostacolo allo scopo al quale lo strumento o l ’ arma devono servire , il paragone sarebbe stato ancora meglio adatto a porre in luce l ’ ufficio della deduzione come attività organizzatrice delle cognizioni in vista del raggiungimento di fini determinati , non escluso s ’ intende quello di guidare alla ricerca dell ’ acquisto di nuove cognizioni ( “ La parte val meglio del tutto ” è uno dei proverbi che più frequentemente ricorrono nei dialoghi di Platone ) . Il contrasto fra il processo di deduzione e gli altri , puramente o predominantemente passivi , di osservazione , di contemplazione , di registrazione dei dati dell ’ esperienza o dell ’ intuizione , , potrebbe infatti essere paragonato a quello che intercede tra le operazioni di censimento , dirette solo a riconoscere e descrivere lo stato della popolazione in un dato paese e tempo , e quelle di coscrizione , aventi invece in vista di scegliere e determinare quella parte di una data popolazione che è valida a portare le armi ( sul significato , originariamente militare , del termine greco indicante l ’ ordinamento deduttivo di una data trattazione , è da vedere l ’ interessante monografia di H . Diels , Elementum , Teubner , 1899 ) . Ma anche in un altro senso , affatto opposto al precedente , come già si accennò indietro , le immagini riferentisi al contenere sono suscettibili di rappresentare la relazione fra le premesse e le conclusioni di un ragionamento deduttivo . Si può cioè riguardare le premesse , dalle quali una data conclusione è dedotta , non come includenti o implicanti la conclusione stessa , ma al contrario come gli elementi più semplici di cui essa si compone , e nei quali essa può venir risoluta . È l ’ immagine preferita da Platone quando nel Teeteto ( 206–8 ) paragona le premesse fondamentali delle singole scienze alle lettere dell ’ alfabeto ( grecata ) , dalla cui combinazione risultano le sillabe , le parole , le frasi . Ed era naturale che , come lo dimostra il titolo stesso dell ’ opera d ’ Euclide , , questa immagine trovasse speciale favore fra i geometri , in quanto nessun ’ altra è così atta a ribattere l ’ obbiezione di cui abbiamo parlato indietro . Alla luce , infatti , di questo paragone , tale obbiezione compare come poco meno assurda di quella che si volesse sollevare contro l ’ ingegno o l ’ originalità di un poeta osservando che tutte le parole da lui adoperate sono già registrate nel dizionario ( sull ’ origine della parola latina scelta - da Lucrezio e da Cicerone - per tradurre il termine greco stichium , lo stesso Diels ha un ’ ipotesi ingegnosa che può sembrar strana a chi non conosca le prove che egli adduce per sostenerla . Con elementa i latini avrebbero indicato originalmente i pezzetti di avorio - elepenta , elephanta - di cui si servivano gli intarsiatori . Anche Quintiliano parla - I , I . 26 - delle “ eburneas literarum formas ” che erano in uso per insegnare l ’ alfabeto ai bambini ) . A questo notevole vantaggio che la rappresentazione , che abbiamo chiamata chimica , della deduzione offre di fronte agli altri modi di rappresentazione , prima esaminati , si contrappone tuttavia un inconveniente che è interessante notare . Essa tende cioè a fare attribuire alla distinzione tra verità semplici e verità complesse un valore assai superiore a quello che essa merita , e a presentare come l ’ ideale supremo della ricerca scientifica la determinazione di verità assolutamente primordiali , indecomponibili , atomiche , atte a generare tutte le altre mediante i loro vari aggruppamenti . È nel Leibniz soprattutto che questa idea si presenta sotto la forma più classica , ed è noto il suo paragone delle verità ai numeri , ciascuno dei quali , se non è un numero primo esso stesso , è sempre decomponibile , e in un solo modo , in una determinata serie di fattori primi . Si viene con ciò a perdere di vista che , alla domanda se una data proposizione sia dimostrabile o no , si può dare diversa risposta a seconda della scelta che si faccia delle altre proposizioni di cui si intende permettere l ’ uso nella dimostrazione che se ne richiede . Il che vuoi dire che la semplicità o complessità di una data affermazione sono qualche cosa di estremamente relativo , qualche cosa che dipende dal proposito al quale l ’ affermazione stessa si riferisce , dal luogo dove la si enuncia , dall ’ indole della trattazione di cui fa parte , ecc . Se si vuol quindi continuare a parlare della deduzione come di un ’ analisi , bisogna ben tener presente come le proprietà di cui tale analisi gode sono ben diverse da quelle proprie dell ’ analisi chimica , nella quale non potrebbe certamente presentarsi il caso che , tra i composti di un dato corpo , si trovassero anche gli elementi di cui esso si compone . È da notare , a tale riguardo , la perfetta analogia tra il processo di deduzione e quello di “ definizione ” . Il domandare se una data proposizione è dimostrabile o no , o se un dato concetto è definibile o no , senza indicare , nel primo caso quali sono le premesse che si accettano , e , nel secondo , quali sono i concetti che si presuppongono dati , non ha maggior senso del domandarsi se un dato corpo si muove o sta fermo , senza indicare quali sono gli altri corpi dai quali intendiamo considerare le sue successive distanze . Il concetto della definizione come un processo di decomposizione , o analisi , delle nozioni nei loro elementi più semplici e più generali porta immediatamente a porre in contrasto la relazione in cui questi si trovano , di fronte alle nozioni che concorrono a costituire , con quella , inversa , in cui si trovano invece gli individui , rappresentati da un dato concetto , di fronte a quelli , più numerosi , rappresentati dai concetti più generali mediante i quali esso è definito . Di qui la distinzione , tanto importante nella logica , tra l ’ estensione e la comprensione d ’ un dato concetto , così chiaramente caratterizzata già da Aristotele ( Metafisica , lib . IV , cap . 25 : “ Le specie sono dette essere parti del genere ... il genere anche detto parte della specie ... ” ) . Anche le metafore del terzo gruppo , quelle cioè che qualificano il passare dalle premesse alla conclusione come un discendere , e il ricercare le premesse d ’ una conclusione come un ascendere o un risalire , hanno questo di comune con quelle del tipo ora esaminato , che esse sono applicabili a rappresentare , oltre che il processo di deduzione , anche quello di definizione . Questo è infatti spesso caratterizzato anche come consistente nel risalire dalle intuizioni particolari ai concetti più generali sotto i quali esse rientrano . Di questa ultima immagine non è che una variante quella rappresentata dal cosidetto albero di Porfirio , nel quale le successive diramazioni , che si staccano dal tronco , rappresentano le nozioni sempre più determinate che si ottengono introducendo gradualmente , nella classe più generale e comprensiva possibile , quella cioè delle cose esistenti , un numero sempre più grande di specificazioni e qualificazioni , finché si arrivi alle nozioni corrispondenti ai singoli individui o a dati fatti particolari . Un inconveniente non trascurabile che sorge da questo doppio impiego delle metafore dei due ultimi gruppi sopra considerati , dal fatto cioè che esse servono , nello stesso tempo , a esprimere le relazioni tra le premesse e le conclusioni e quelle tra una nozione e le altre più generali che vi sono comprese , sta in ciò , che esse vengono in tal modo a favorire l ’ idea che il dedurre sia un passare dal generale al particolare , e a far riguardare la maggior generalità delle premesse di fronte alle conclusioni come una caratteristica essenziale del ragionamento deduttivo . È difficile spiegare per quale altra via questo modo di concepire la deduzione possa avere acquistato favore quando si pensa alla frequenza con la quale i processi dimostrativi in cui avviene precisamente il contrario ( nei quali cioè le conclusioni comprendono alcune delle premesse come casi particolari ) si presentino nella scienza deduttiva per eccellenza , la matematica ( il campo stesso della logica pura ne offre esempi tipici , come è stato recentemente rilevato dal Couturat , Congrès de Genève ) . Per quanto tuttavia riguarda le immagini che rappresentano la deduzione come un ascendere ai principi , il suddetto inconveniente è largamente compensato dalla corrispondenza che esse stabiliscono tra la condizione di chi si colloca al “ punto di vista ” dei principi generali , e quella di chi , osservando un panorama da un ’ altura , è in grado di riconoscere con un solo sguardo , fra le varie parti e regioni che gli stanno davanti , delle relazioni che sfuggirebbero , o non potrebbero esser rilevate che con molta fatica , da chi si trovasse più basso . Un concetto analogo è anche espresso dalle frasi che caratterizzano il processo di dimostrazione , o di spiegazione , come un processo di rischiaramento ( Erklärung ) , in quanto anche la presenza della luce ha l ’ effetto di render possibile ad un tratto il riconoscimento delle posizioni rispettive degli oggetti illuminati , posizioni che in mancanza di essa non potrebbero essere determinate che con l ’ assoggettarsi agli urti e alle collisioni accompagnanti inevitabilmente i tentativi di mettersi successivamente in contatto con ciascuno di essi . Di fronte a quest ’ ultima metafora , tuttavia , quella prima considerata del salire presenta il vantaggio di suggerire , oltre al concetto di vedere , anche quello del comandare e del potere , come quando si parla di alture dalle quali si domina una data regione ( a commanding view ) .
I CARDINI ( VINCI G. , 1923 )
StampaPeriodica ,
La società umana o meglio le società umane , perché l ' umanità non può certo essere considerata , se non in via utopistica , come una collettività unica , mentre in fatto essa vive in famiglie diverse , di popoli e nazioni , aventi ciascuna una personalità propria guardata nelle sue origini , nel suo sviluppo storico , nei suoi ordinamenti essenziali e definitivi , presenta due aspetti contemporanei e concomitanti , ma che non possono confondersi l ' uno coll ' altro , in quanto , se è vero che si sovrappongono , è vero anche che essi rispondono a due distinte fasi della evoluzione sociale e a due diversi bisogni della vita collettiva ; e questi due aspetti possono definirsi l ' uno civile l ' altro politico ; abbiamo cioè la società ( o le società per il detto sopra ) civile e la società politica , che è quanto dire l ' organamento rivolto ai fini della elevazione individuale e famigliare , e l ' organamento diretto a regolare la convivenza degli individui e delle famiglie fra loro e la loro difesa interna ed esterna . La difficoltà di questa classificazione che logicamente non può non essere accolta come base di un razionale sistema di sociologia nasce da ciò , che essa prende la sua nomenclatura da parole che hanno lo stesso significato originario , e che contempla sotto due forme una stessa entità collettiva , mentre ambedue le forme hanno il medesimo oggetto , o meglio un oggetto che il linguaggio comune suole indicare colla stessa parola . Infatti civile deriva da civitas , e politico da pòlis ; le quali due parole , una latina e l ' altra greca , significano la stessa cosa , significano cioè l ' aggregazione di individui e di famiglie in una società retta da costumi e da leggi comuni : la civitas e la pòlis poi , la società civile e la società politica tendono ugualmente a procurare quello stato di benessere morale e materiale che si definisce la civiltà . Ma per la praticità delle trattazioni e delle discussioni bisogna pur dare alle parole un valore convenzionale prescindendo dai richiami etimologici : è del resto naturale che pochissime parole siano bastate nei primi stadii della vita collettiva a designare una quantità di fatti , di idee , di rapporti , che poi , attraverso l ' elaborazione letteraria e dottrinale , si sono differenziati , ed hanno formato materia di diversi capitoli della scienza sociologica , anzi perfino di diverse scienze . Comunque per le poche cose che vogliamo dire in questo articolo allo scopo di fissare , o meglio di richiamare , principii che nell ' ora attuale , in Italia e fuori d ' Italia , ci sembrano più che mai obliterati o malamente intesi , noi siamo indotti a considerare , almeno per un momento , separati i due aspetti civile e politico delle società umane , assegnando loro come campo di efficienza rispettivamente l ' individuo e la famiglia alla società civile , la nazione alla società politica , la quale prende praticamente nome di Stato . È superfluo avvertire che questa considerazione separata è puramente dialettica , e che essa non intende fare delle due società dei compartimenti stagni , non comunicanti fra di loro ; dicemmo anzi già che tanto comunicano che si sovrappongono , e ciò per la elementare ragione che lo Stato è la somma degli individui e delle famiglie e che gli individui e le famiglie vivono nello Stato , al quale come danno tributo e sangue occorrendo , così chiedono tutela e difesa . Ciò premesso pare a noi potersi e doversi affermare che la società civile poggia su due cardini che non sono quelli sui quali poggia la società politica ; affermazione che non è trascurabile in quanto conduce a precisare ed a chiarire molte difficoltà che gli studiosi di sociologia , a seconda delle scuole a cui appartengono , incontrano sul loro cammino . I cardini della società civile sono la religione e l ' istruzione : almeno noi teniamo che la religione e la istruzione debbano essere i cardini della società civile . Noi infatti siamo convinti che ( a parte casi individuali ) nessun uomo possa avere quel tanto di moralità indispensabile a fare di lui un galantuomo , a renderlo padrone dei suoi istinti inferiori e delle sue passioni , all ' infuori di una nozione sistematica di ciò che chiamasi religione ; vale a dire all ' infuori dei postulati circa l ' esistenza di un Dio creatore , legislatore e giudice , e di una vita oltremondana in cui ci sarà premio o castigo a seconda delle opere compiute ; non solo ; ma siamo pure convinti che nessuna religione possa esistere senza un culto , e nessun culto senza una chiesa , e nessuna chiesa senza una gerarchia : conseguentemente per noi l ' uomo areligioso astrattamente considerato non è uomo civile , perché sarà necessariamente uomo amorale , vale a dire svincolato da leggi che non corrispondano al suo egoismo . Discorso identico s ' ha da fare per la famiglia : essa è tutto un complesso di obbligazioni , di doveri , di affetti , di sacrifici , di interessi che importano la necessità di un governo domestico , di una autorità regolatrice , ma che sopratutto importano una coscienza ; e soltanto nella religione questa coscienza può attingere la ragione d ' essere come soltanto la religione può imporre le sanzioni atte a guidarla e a dominarla . Ma l ' uomo civile non ha soltanto bisogno di essere religioso : ha bisogno anche , nei successivi stadii del suo sviluppo , di essere istruito , di conoscere cioè il mondo dei fenomeni e le leggi della natura , di esplicare le proprie attitudini estetiche , di applicare alla ricerca del vero e del bello le proprie energie intellettuali , di comunicare coi suoi simili ; ecco perché , secondo noi , il dovere della istruzione precede ed eccede l ' organizzazione politica , come il diritto d ' insegnare precede ed eccede l ' azione dello Stato : lo Stato non ha di fronte al problema della istruzione altre funzioni che quelle di aiuto , di vigilanza , di integrazione : la scuola , al pari della chiesa , al pari della casa , è anteriore intesa come tipo realizzatore di un bisogno della civiltà agli istituti in cui si incarna la potestà più propriamente politica , perché la scuola corrisponde ad un bisogno che interessa la vita umana in uno stadio che precorre ideologicamente se non storicamente il formarsi e l ' organizzarsi dello Stato . Altri sono i cardini della società politica ; parliamo , si capisce , di una società politica ( come già prima di una società civile ) rispondente ad un grado di progresso sociale avanzato . E diremmo che tali cardini debbano essere stabiliti nel soddisfacimento dei due maggiori bisogni che l ' uomo politicamente ordinato non può fare a meno di sentire quando non li sentisse si dovrebbe considerarlo inferiore o regredito nella sua sensibilità politica e sente infatti , perfino talora esagerando e seguendo traccie fallaci per raggiungerli : vogliam dire la libertà e la giustizia . Libertà : vale a dire parificazione di tutti i cittadini nel diritto di far prevalere , attraverso le forme e per le vie legali , i propri criterii circa la gestione della cosa pubblica ; autorità dei governanti fondata sul consenso spontaneo e razionale della maggioranza dei cittadini nell ' orbita dei postulati essenziali alla conservazione dell ' ordine sociale , giuridico ed economico ; potere esecutivo distinto dal potere legislativo ; un solo esercito a servizio della nazione ; indipendenza dello Stato dai partiti ; funzione moderatrice della corona a difesa della costituzione contro gli arbitrii o le debolezze del potere esecutivo , contro le esorbitanze del potere legislativo , contro ogni sopraffazione di partiti o di classi . Giustizia : vale a dire applicazione imparziale e sollecita delle leggi a tutela delle ragioni private , a repressione dei reati , a garanzia della probità nella amministrazione pubblica ; applicazione fatta da organi inaccessibili alle pressioni dei politicanti , delle sette , delle fazioni . Effettivamente senza libertà e senza giustizia nessun ordinamento politico può accettarsi per buono e per degno di esseri intelligenti , se anche accada talvolta che momentanee contingenze storiche giustifichino regimi o dominii di fatto fondati sulla costrizione violenta delle volontà e sul disconoscimento , o sulla mancata tutela , dei diritti individuali o sociali . Strane confusioni si sono vedute spesso nella storia dei popoli , in periodi susseguiti a grandi sommovimenti , o militari od economici , o ad opera di personalità dominatrici comparse sulla scena politica ; e in sensi opposti , si badi bene ; perché l ' antitesi della libertà e della giustizia non sono soltanto la teocrazia o la monarchia assoluta o l ' oligarchia , la Bastiglia e le lettres de cachet , ma sono pure le demagogie e le dittature proletarie , i tribunali straordinari rivoluzionarii e i Comitati di salute pubblica . Importa perciò che i migliori cittadini considerino come l ' ottimo fra i governi , quello il quale mantenga libera la religione , libera l ' istruzione , libera la stampa , liberi i comizi elettorali , indipendente la magistratura , uguale la legge per tutti , e non consenta a nessun partito la sopraffazione armata o non armata , ma tutti obblighi a rispettare le leggi dello Stato deliberate o consentite dalle rappresentanze popolari costituzionalmente formate . Senza libertà e senza giustizia cioè senza leggi oneste onestamente applicate la vita politica non vale la pena di essere vissuta ; e le nazioni non possono sperare sorti tranquille e prospere , perché ripetiamolo alla società politica la libertà e la giustizia sono essenziali , come sono essenziali alla società civile la religione e l ' istruzione , e agli individui l ' aria e la luce .
FEMINISMO ( PIRANDELLO LUIGI , 1909 )
StampaPeriodica ,
Tre , quattro , cinque argomenti che , per la qualità degli individui e per la importanza che mi pareva avessero le cose , io sottoposi questa mattina all ' esame e alla virtù condensatrice del dottor Paulo Post , furono accolti da una alzata di spalle appena appena sdegnosa e da un sorriso di compatimento , che voleva dire : Ma che ! Lei ci crede ? Il dubbio , o piuttosto , il timore ch ' io ( come veleno che sta in ogni coda ) espressi nella fine del mio articolo precedente , che cioè molti eroi dei giorni nostri e molte questioni e politiche e sociali e letterarie , che oggi tanto ci appassionano e a cui diamo tanto peso e tanto valore , sottoposti al cannocchiale rivoltato del mio dottore , non sarebbero più veduti , si avverava purtroppo . Ma come ! mi provai a protestare . È mai possibile che siano davvero come nulla uomini di tanto bella reputazione , dottor mio ? Ci pensi un po ' ! Si sforzi di vederli ... Il dottor Paulo Post chiuse gli occhi , a questa mia esortazione ; chinò il capo sul petto , e si mise a recitare a lento , con una voce che pareva arrivasse da lontano : Fu don Valeriano Castiglione uomo celeberrimo ; esaltato a gara dai più grandi letterati ; conteso dai più grandi personaggi del suo tempo . E di magnifiche lodi lo onorò papa Urbano VIII ; e il cardinal Borghese e il viceré di Napoli , don Pietro di Toledo , lo sollecitarono a descrivere , il primo i fatti del pontefice Paolo V , l ' altro le guerre del re cattolico in Italia ; e l ' uno e l ' altro invano . Fu da Luigi XIII , re di Francia , per suggerimento del cardinal di Richelieu , nominato suo istoriografo ; e nominato istoriografo eziandio fu da Carlo Emanuele duca di Savoja . In lode di lui , per tralasciare altre gloriose testimonianze , la duchessa Cristina , figlia del cristianissimo re Enrico IV , poté in un diploma , con molti altri titoli , annoverare « la certezza della fama ch ' egli ottiene in Italia , di primo scrittore de ' nostri tempi » . Il dottor Paulo Post , recitato questo passo , aprì gli occhi , alzò il capo , e mi disse : Veda , veda così nella storia , caro signore , i suoi letterati d ' oggi di più bella reputazione : Gabriele d ' Annunzio , poniamo ; e mi sappia dire se , volendo così glorificarlo , per la certezza della fama ch ' egli ottiene in Italia , di primo scrittore de ' nostri tempi , non possa avvenire che da qui a tre secoli si debba per avventura rider di lui , così come noi oggi ridiamo del celeberrimo don Valeriano Castiglione , ornamento e splendore della biblioteca dell ' impareggiabile don Ferrante manzoniano . Lei rimanga qui e lo veda là , il suo D ' Annunzio . Nel seicento ? Tre secoli indietro . Io lo vedo là , e tuttavia come se questi tre secoli per lui non fossero di già passati . In somma , presente e nel seicento . Guardi bene , caro signore , perché è qui la vera essenza della mia filosofia . Lo vede ? Davanti a lei , e accanto a don Valeriano Castiglione . E ora non le sembra che sia per lo meno prudente non tenerlo in quel conto , in cui don Ferrante teneva il Castiglione ai suoi giorni ? Sarà così , diss ' io . Lasciamo stare il D ' Annunzio . Volentieri io vedrei da lontano , caro dottore , qualcuna delle più vive questioni sociali del momento . Per esempio , il feminismo . Mi aspettavo un ' altra alzata di spalle appena appena sdegnosa , un altro sorriso di compatimento . Invece , il dottor Paulo Post con una certa inquietudine volse il capo indietro , dal vecchio seggiolone di cuojo in cui stava sprofondato innanzi a me , presso la finestra dello studio , e chiamò : Pietra ! Una voce gutturale , maschile , rispose con mio grande stupore dal fondo dello studio , ove tra scaffali pieni zeppi di libri troneggiava una mastodontica scrivania sovraccarica anch ' essa tutt ' intorno di libri e di carta ammucchiata . Parla pure , papà disse quella voce . Non sospettavo nello studio la presenza di un altro essere vivente . Mia figlia , la seconda , mi spiegò il dottore . Attende da alcuni giorni a riordinare il mio schedario . Non vorrei parlare innanzi a lei su l ' argomento ch ' ella mi propone . Feminista ? domandai io con una certa grazia timida e confusa . Sissignore ! mi rispose con fermezza , balzando da tutta quella babilonia di libri e di carta , una testa rossa , arruffata , con gli occhiali a staffa , che le ingrandivano enormemente e confusamente gli occhi . Restai un po ' sbigottito . La testa scomparve subito , per fortuna , dietro i libri ; e di là , come da sotterra , la voce gutturale , maschile , ripeté : Parla pure , papà : non ti sento . Ecco , disse allora il dottor Paulo Post è una faccenda , questa , un po ' complicata . Il feminismo è , al pari di tante e tant ' altre cose , una costruzione ideale dei nostri giorni . Prendiamo , caro signore , una vescica e riempiamola di vento . Abbiamo un bel palloncino . Diamogli un po ' di filo , e lasciamolo lì per aria , così gonfio , un giorno . Il giorno dopo , lo troveremo un po ' meno gonfio , e via via ancor meno dopo il secondo , dopo il terzo , dopo il quarto giorno . Il filo s ' allenta sempre più e il palloncino , via via più piccolo e più raggrinzito , s ' abbassa , finché casca giù , di nuovo vescica sgonfiata . Questa vescica , che diviene palloncino e poi pellacchia di nuovo , non è però soltanto il feminismo , signor mio ! È la sorte di tutte le composizioni ideali . Si reggono , stanno in aria , finché son piene di vento , cioè del sentimento nostro . Man mano , col tempo , questo sentimento , di cui noi le abbiamo riempite , vien meno , sfuma . La storia è piena di tutti questi palloncini sgonfiati , che lei può magari rigonfiare con l ' arte soffiandovi dentro il suo sentimento , cioè un altro po ' di vento con cui le donne hanno riempito questo loro palloncino del feminismo . Pietra ! chiamò di nuovo , a questo punto , il dottor Paulo Post . Oh Dio , papà smaniò dietro la scrivania la figliuola . Ti ho detto , parla pure , non ti sento ! E va bene ! Allora riprese il dottore vediamo se questo vento è sbuffo di stizza , vapor di testa o respiro di buon senso . La vita è oggi , si sa , difficilissima . Tutto è caro ! Ogni professione , ogni impiego offre guadagni mediocri e insufficienti . Ora le donne , signor mio , han compreso bene , poverine , la ragione per cui diventa loro di giorno in giorno più difficile il trovar marito . Il veder frustrata , intanto , la loro naturale inclinazione ( perché come l ' uomo desidera la donna , la donna desidera l ' uomo , per quanto spesso apertamente non lo possa o non lo voglia dire ) , il dover soffocare il loro bisogno istintivo , le ha un po ’ esasperate e le fa un po ' farneticare . Ma tutta questa loro rivolta ideale contro i così detti pregiudizii sociali , tutte queste loro prediche fervorose per la così detta emancipazione della donna , che altro sono in fondo se non una sdegnosa mascherata del bisogno fisiologico , che si muove sotto ? Le donne vogliono lavorare per trovar marito , signor mio . È un rimedio , questo , suggerito dal loro naturale buon senso . Ma , ahimè , il buon senso , il buon senso è nemico della poesia ! E anche questo capiscono le donne : capiscono cioè che una donna , la quale lavori come un uomo , fra uomini , fuori di casa , non è più considerata dalla maggioranza come l ' ideale delle mogli , e si ribellano contro a questo modo di considerare , che frustra il loro rimedio , e lo chiamano pregiudizio . Ecco il loro torto , in fondo in fondo scusabile però . Supporre che la donna , praticando continuamente con gli uomini alla fine si debba immascolinar troppo ; prevedere che la casa , senza più le cure assidue , intelligenti , amorose della donna debba perdere quella poesia intima e cara , che è la maggiore attrattiva del matrimonio per l ' uomo ; supporre che la donna , cooperando anch ' essa col proprio guadagno al mantenimento della casa , non debba aver più per l ' uomo quella devozione e quel rispetto , di cui tanto essa si compiace : non sono pregiudizii ; sono tristi necessità per cui la composizione ideale del feminismo si scompone e si scioglie nella questione più vasta delle tristissime condizioni economiche e sociali dei giorni nostri . Si scioglie , senza lasciar residui , signor mio , creda pure . Soltanto , quel po ' di pellacchia sgonfiata ... Vorrei io dissi piano , in un orecchio al dottore , prima d ' alzarmi per tòr commiato vorrei ora sentir come la vede la signorina sua figliuola ... Caro signore mi rispose aprendo le braccia , il dottor Paulo Post . Le donne non possono veder da lontano questa questione . O potrebbero a un solo patto : che avessero cioè il marito vicino , mi spiego ? Io scappo ancora .