StampaPeriodica ,
La
più
antica
fonte
della
tradizione
ebraica
è
la
Torah
,
che
contiene
l
'
insegnamento
di
Mosè
.
Dice
:
"
Tu
sei
un
popolo
santo
al
Signore
tuo
.
Divora
dunque
tutti
i
popoli
che
il
Signor
tuo
ti
darà
.
Egli
metterà
i
loro
re
nelle
tue
mani
e
tu
estirperai
i
loro
nomi
di
sotto
il
cielo
.
"
Correvano
duri
tempi
quando
Mosè
pronunciò
queste
parole
.
Il
popolo
ebraico
non
aveva
ancora
raggiunta
la
terra
promessa
,
il
cammino
era
lungo
,
le
guerre
incessanti
.
Era
necessario
creare
una
fede
illimitata
per
operare
il
miracolo
della
conquista
.
Lasciamo
dunque
Mosè
,
giustificato
dagli
eventi
,
e
ascoltiamo
il
profeta
Isaia
,
certamente
più
mite
,
perché
vissuto
in
tempi
men
crudi
.
Egli
dice
al
popolo
suo
:
"
Tu
succhierai
il
latte
delle
genti
e
popperai
le
mammelle
dei
re
e
ti
farai
magnifico
della
loro
gloria
.
"
La
sete
non
è
scomparsa
,
ma
non
dobbiamo
impressionarci
di
fronte
al
sadismo
messianico
del
Vecchio
Testamento
.
Pensiamo
che
esso
abbia
un
valore
contingente
,
temporaneo
.
Procediamo
oltre
,
apriamo
invece
le
pagine
del
Talmud
,
che
contengono
un
successivo
perfezionamento
ed
aggiornamento
della
dottrina
,
e
poniamoci
una
domanda
:
che
significa
il
Monte
Sinai
nella
storia
della
stirpe
di
Sem
?
Significa
il
Monte
dal
quale
si
è
irradiato
Sina
,
cioè
l
'
odio
contro
tutti
i
popoli
del
mondo
.
"
Ovunque
si
stabiliscono
gli
ebrei
,
bisogna
che
si
facciano
padroni
.
Il
Messia
darà
agli
ebrei
il
dominio
del
mondo
.
"
Si
giunge
a
dettare
questo
imperativo
:
"
Il
migliore
fra
i
non
ebrei
uccidilo
.
"
Un
'
ultima
domanda
:
Che
cosa
è
una
prostituta
?
"
Ogni
donna
che
non
sia
ebrea
.
"
Il
Talmud
,
la
legge
.
E
a
documentare
l
'
anzianità
del
parassitismo
sociale
degli
ebrei
ci
confortano
le
parole
di
Isaia
profeta
,
il
quale
annuncia
che
il
Signore
lo
ha
unto
per
dir
loro
(
agli
ebrei
)
che
le
genti
straniere
dovranno
arare
e
lavorare
così
che
ai
figli
di
Israele
non
tocchi
alcun
lavoro
pesante
.
Il
Talmud
ha
suggerito
poi
una
direttiva
pratica
al
raggiungimento
di
questo
scopo
,
proibendo
di
dare
ai
non
ebrei
senza
usura
.
Ma
siamo
ancora
lontani
nel
tempo
.
Il
moto
della
civiltà
è
perenne
e
tutto
trasforma
nel
suo
seno
.
Avviciniamoci
all
'
evo
moderno
.
Qui
ci
viene
incontro
il
grande
Abramo
Seba
il
quale
ci
parla
a
nome
di
tutti
i
correligionari
.
Egli
vive
verso
il
1600
,
ha
visto
compiersi
il
ciclo
sublime
del
Rinascimento
ed
ha
assistito
al
prodigioso
nascere
delle
prime
intuizioni
scientifiche
.
Il
genio
di
Roma
ha
compiuto
sotto
i
suoi
occhi
uno
dei
più
grandi
miracoli
della
storia
.
Abramo
Seba
non
si
distrae
,
non
vede
,
non
crede
,
ed
esclama
:
"
Solo
Israele
giustifica
,
come
suo
fine
,
la
creazione
del
mondo
.
"
E
l
'
odio
,
la
ambizione
egemonica
salgono
sino
a
noi
quasi
moltiplicati
.
Ecco
Bar
Nachmani
(
1673
)
dalle
esasperazioni
bibliche
:
"
Al
tempo
del
Messia
gli
israeliti
estirperanno
tutti
i
popoli
della
terra
.
"
Ecco
l
'
ebreo
Cremieux
(
1860
)
che
si
esprime
senza
riserve
:
"
La
dottrina
ebraica
deve
un
giorno
compenetrare
di
sé
tutto
il
mondo
.
Non
è
lontano
il
giorno
in
cui
le
ricchezze
della
terra
apparterranno
esclusivamente
agli
ebrei
.
Le
Nazioni
scompariranno
,
le
religioni
tramonteranno
.
"
Ecco
Isidoro
Loeb
(
1892
)
perfettamente
concorde
:
"
Gli
ebrei
costituiranno
il
centro
della
terra
e
i
popoli
si
uniranno
per
prestare
omaggio
al
popolo
di
Dio
.
"
Ecco
infine
Eli
Ravage
(
1928
)
,
che
esalta
le
virtù
della
stirpe
in
queste
parole
:
"
Noi
siamo
degli
invasori
;
noi
siamo
distruttori
;
noi
siamo
sovvertitori
.
"
E
poiché
quest
'
ultimo
è
così
vicino
a
noi
da
udire
distintamente
le
accuse
che
da
ogni
parte
si
elevano
contro
l
'
azione
dissolvitrice
del
"
Popolo
eletto
,
"
non
cerca
giustificazioni
,
non
nasconde
la
verità
,
anzi
la
appalesa
,
la
spiega
,
la
illumina
e
dice
:
"
Ci
accusate
di
aver
acceso
la
rivoluzione
moscovita
.
Sia
:
accettiamo
l
'
accusa
.
E
con
questo
?
...
La
rivolta
russa
non
è
che
uno
scandaletto
da
cortile
.
Gridate
tanto
per
via
della
indebita
influenza
ebraica
nei
vostri
teatri
e
nei
vostri
films
.
Benissimo
.
Concesso
,
i
vostri
lamenti
sono
giusti
,
ma
che
può
significare
questo
in
confronto
con
la
strapotente
influenza
che
noi
esercitiamo
sulle
vostre
chiese
,
sulle
vostre
scuole
,
sui
vostri
regimi
,
ed
anzi
perfino
sui
minimi
rivolgimenti
del
vostro
mondo
intellettuale
?
Noi
siamo
stati
la
causa
prima
non
solo
dell
'
ultima
guerra
,
ma
di
quasi
tutte
le
vostre
guerre
.
Noi
siamo
stati
i
promotori
non
solo
della
rivoluzione
russa
,
ma
di
tutte
le
grandi
rivoluzioni
della
nostra
storia
.
Noi
abbiamo
suscitato
e
continuiamo
a
suscitare
discordie
e
contrasti
nella
vostra
vita
pubblica
e
privata
...
È
con
sollievo
che
noi
riconosciamo
che
il
Goi
(
=
non
ebreo
)
non
saprà
mai
scoprire
la
vera
gravità
della
nostra
colpa
.
"
Ma
si
inganna
.
L
'
ha
scoperta
.
Non
è
poi
così
ingenuo
il
Goi
.
E
non
teme
l
'
avverarsi
delle
previsioni
messianiche
per
le
quali
l
'
ebreo
Ruthendorf
(
1933
)
annuncia
che
presto
"
avverrà
una
nuova
e
completa
organizzazione
di
tutti
i
popoli
della
terra
"
sotto
lo
scettro
di
Israele
onde
"
le
carte
della
terra
oggi
in
uso
non
serviranno
più
a
nulla
.
"
Avverrà
più
probabilmente
il
contrario
.
Le
carte
ancora
in
uso
continueranno
ad
ignorare
la
posizione
geografica
del
"
Regnum
,
"
inutilmente
anticipato
dalla
cupidigia
del
"
Popolo
di
Dio
.
"
Rimarrà
il
mito
.
Rimarrà
il
giudeo
che
non
potremo
mai
accusare
di
incoerenza
.
La
discendenza
di
Abramo
non
muta
volto
per
trascorrer
di
secoli
o
variare
di
fati
.
Una
continuità
inesauribile
lega
la
brama
antica
alla
brama
recente
.
La
immutabilità
di
questo
atteggiamento
sociale
,
consacrato
dalla
suggestione
di
una
legge
religiosa
,
ha
fissato
per
tutti
i
tempi
i
caratteri
specifici
ed
inconfondibili
dell
'
ebreo
tradizionale
.
StampaPeriodica ,
Nello
Stato
parlamentare
la
Nazione
era
costituita
su
due
classi
,
la
borghesia
e
il
proletariato
:
la
prima
al
Governo
,
la
seconda
,
esclusa
dal
Governo
.
Donde
,
fra
le
due
classi
,
lotta
continua
e
inevitabile
perché
la
classe
diretta
trovava
ogni
giorno
motivi
plausibili
per
lagnarsi
della
classe
dirigente
.
Lo
Stato
borghese
era
dunque
uno
Stato
parziale
e
parzialitario
che
non
si
identificava
con
la
totalità
della
Nazione
.
Lo
Stato
fascista
è
costituito
invece
su
22
Corporazioni
che
inquadrano
la
totalità
della
Nazione
.
La
totalità
della
Nazione
è
quindi
partecipe
del
Governo
e
il
Governo
è
totalmente
informato
degli
interessi
della
Nazione
.
Per
questo
lo
Stato
fascista
è
"totalitario."
Inchiodare
queste
novità
nel
cranio
di
quei
borghesi
che
continuano
a
parlare
di
classe
dirigente
...
e
a
immedesimarsi
con
essa
...
Le
classi
non
esistono
più
.
Siamo
precisi
anche
nell
'
uso
delle
parole
,
se
non
vogliamo
creare
confusioni
;
nello
Stato
fascista
esistono
solamente
le
categorie
disciplinate
nei
singoli
sindacati
o
associazioni
di
categoria
.
Non
parliamo
più
,
quindi
,
di
collaborazione
di
classe
,
ma
di
collaborazione
di
categoria
.
La
Rivoluzione
ha
anche
un
suo
vocabolario
:
bisogna
rispettarlo
.
La
tessera
del
Partito
non
è
un
diploma
di
fede
fascista
,
non
è
un
passaporto
per
varcare
la
frontiera
di
qualche
gerarchia
,
non
è
un
attestato
o
un
benservito
o
un
biglietto
d
'
ingresso
a
pagamento
nel
recinto
dello
Stato
.
È
un
impegno
solenne
,
sottoscritto
con
giuramento
,
di
servire
,
di
obbedire
e
di
combattere
,
che
presume
anche
la
coniugazione
in
prima
persona
del
verbo
credere
.
Avviso
alle
tessere
"
utilitarie
"
della
ex
-
classe
borghese
.
Perché
la
borghesia
si
lagna
del
Fascismo
dopo
che
il
Fascismo
l
'
ha
salvata
dal
pericolo
sovietico
?
La
borghesia
che
vuol
sopravvivere
come
"
classe
dirigente
"
anziché
disciplinarsi
nelle
categorie
corporative
rimarrà
tagliata
fuori
dalla
Rivoluzione
,
detrito
del
passato
senza
più
speranza
di
avvenire
.
Il
popolo
fascista
è
"
tutta
"
la
Nazione
e
la
Nazione
è
"
tutto
"
il
popolo
.
StampaPeriodica ,
Dal
camerata
Carmelo
Dinaro
,
del
G.U.F.
di
Reggio
Calabria
,
riceviamo
questo
scritto
che
insiste
sull
'
abolizione
del
"
don
,
"
proposta
da
Francesco
Clarizia
,
nel
numero
di
gennaio
:
"
Il
'
don
'
è
usato
nell
'
Italia
meridionale
in
tutta
,
purtroppo
,
e
non
in
qualche
zona
ed
è
stato
dato
ad
una
certa
categoria
di
persone
:
sparuti
signorotti
del
prefascismo
,
nebulosi
avanzi
di
medioevo
il
più
delle
volte
analfabeti
quia
nobiles
,
i
quali
non
avendo
altro
titolo
nella
vita
rivendicano
a
sé
e
con
che
boria
!
quello
strascico
servile
di
tempi
umili
e
malinconici
.
"
Ogni
Italiano
della
nuova
èra
sa
quanto
servilismo
nasconde
quel
'don.'
C
'
è
la
sottomissione
del
popolo
lavoratore
al
pallido
signore
che
è
quasi
sempre
se
è
riuscito
a
strapparsi
il
diritto
di
indossare
la
camicia
nera
fascista
tiepido
,
moderato
,
borghese
,
piagnone
,
sognatore
solitario
e
buffo
di
tempi
migliori
.
"
Il
Fascismo
ha
rinnovato
persino
l
'
aria
delle
nostre
campagne
.
È
giusto
che
risollevi
definitivamente
le
schiere
dei
nostri
lavoratori
curve
di
quotidiano
,
duro
lavoro
;
è
giusto
che
,
come
ha
sostituito
alla
scappellata
e
all
'
inchino
più
o
meno
settecentesco
il
saluto
romano
dignitoso
ed
'
igienico
,
'
bandisca
dal
linguaggio
giornaliero
le
forme
che
tradiscono
una
coscienza
servile
,
anacronistica
e
indegna
.
Il
superstite
,
malinconico
signorotto
anziché
pretendere
l
'
ossequio
del
'
don
'
deve
arrossire
di
vergogna
dinanzi
alle
mani
incallite
d
'
un
rurale
.
E
deve
sentire
infine
e
capire
che
nella
sana
vita
contemporanea
ha
diritto
al
rispetto
e
all
'
ossequio
solo
chi
con
più
coscienza
e
più
tenacia
lavora
.
Una
sola
nobiltà
si
può
comprendere
oggi
e
giustificare
:
la
nobiltà
del
lavoro
,
sotto
ogni
forma
.
Da
questa
nobiltà
,
e
solo
da
questa
,
sorge
ogni
valore
spirituale
ed
umano
.
"
StampaPeriodica ,
In
quell
'
ordine
che
i
santi
padri
della
letteratura
russa
andarono
rivelandosi
alla
nostra
generazione
,
di
solito
egli
viene
per
ultimo
.
Testimoni
lontani
degli
ultimi
anni
di
Leone
Tolstoi
,
rimasti
poi
sempre
lì
davanti
a
quel
malagevole
finale
giuocatosi
nove
anni
or
sono
in
una
stazione
qualunque
di
laggiù
,
con
non
so
quale
preoccupazione
che
il
conte
,
dalle
spalle
non
meno
che
dal
camiciotto
di
mugik
,
non
vi
abbia
forse
alla
fine
perduto
davvero
il
treno
,
vediamo
splendere
fra
i
nostri
ricordi
più
fermi
le
pianure
percorse
e
i
supremi
cieli
di
Guerra
e
pace
e
ritroviamo
alle
radici
dell
'
istinto
adolescente
il
potente
ribrezzo
sensuale
di
Sonata
a
Kreutzer
.
In
seguito
,
come
Dio
volle
,
siamo
usciti
non
so
se
sani
e
salvi
,
dai
magnetici
caos
dostojewskiani
sui
quali
non
è
il
caso
di
arrischiar
frasi
;
più
tardi
infine
ci
fu
additato
il
medico
Cecov
coi
suoi
"
casi
"
filtrati
in
febbrose
novelle
.
Levatosi
prima
d
'
ogni
altro
fra
i
moderni
e
appunto
perché
ormai
"
classico
"
di
una
letteratura
giovine
e
non
nostra
,
Gogol
ci
si
presenta
ultimo
-
lo
spietato
,
fiabesco
;
omerico
e
vorremmo
quasi
dire
mediterraneo
Gogol
.
Giacché
qua
assistiamo
ad
avventure
di
atmosfera
e
di
natura
,
il
cielo
è
fluido
e
dorato
e
ci
sembra
che
attraverso
ospitali
lontananze
giunge
respiro
di
mare
,
non
già
lo
strategico
mare
della
capitale
ma
l
'
ultimo
vasto
golfo
del
Mediterraneo
dopo
che
questo
ha
varcato
una
porta
d
'
oriente
.
L
'
arte
di
Gogol
è
leggiera
come
l
'
aria
,
minuziosa
ed
esatta
.
Da
essa
noi
possiamo
a
tutta
prima
sì
e
no
indovinare
i
violenti
sbalzi
di
misticismo
di
cui
ci
parla
,
a
note
così
sincere
,
la
sua
biografia
.
Negli
ultimi
anni
egli
getta
nel
fuoco
quanto
può
raccogliere
di
suoi
manoscritti
e
stampati
,
campando
miseramente
distribuisce
ai
poveri
la
pensione
governativa
,
fugge
in
pellegrinaggio
a
Gerusalemme
,
è
raccolto
senza
risorse
in
casa
Tolstoi
.
Ma
il
tentativo
di
assetto
supremo
della
sua
anima
egli
non
ebbe
a
trasportarlo
un
bel
giorno
di
peso
nell
'
arte
come
Tolstoi
.
Il
suo
spirito
limpido
e
sottilmente
commosso
,
quel
pessimismo
come
un
pulviscolo
d
'
oro
sulle
creazioni
matematiche
e
quasi
nere
della
sua
ironia
,
divampò
tutto
,
avvicinandosi
la
fine
,
in
una
fiamma
di
esaltazione
religiosa
;
ma
l
'
elementare
salute
e
la
forza
plastica
del
suo
istinto
di
artista
lo
salvaguardarono
da
tentativi
informi
e
accoppiamenti
ambigui
.
Il
suo
lavoro
non
conosce
la
febbre
,
non
va
tastoni
,
non
si
smarrisce
,
non
tiene
ad
altre
intenzioni
e
indagini
che
non
siano
in
tanto
quella
ariosa
e
inesorabile
della
sua
Russia
.
Una
curiosità
divertita
,
una
riposata
alacrità
,
un
vigore
mattutino
lo
assecondano
sempre
e
ovunque
.
La
sua
lirica
descrittiva
è
tutta
spazio
,
la
sua
psicologia
non
preme
attraverso
faticose
oscurità
,
ma
è
luce
agilmente
portata
,
con
una
compiacenza
minuta
,
amorevole
e
micidiale
,
nei
cantucci
più
appartati
e
polverosi
dell
'
anima
di
quei
suoi
sì
poco
eroici
eroi
.
A
realizzare
il
capolavoro
concorsero
i
due
elementi
che
,
prima
di
Anime
morte
,
si
possono
assai
chiaramente
scorgere
dissociati
nell
'
opera
sua
;
l
'
elemento
fantastico
-
naturale
e
fiabesco
e
l
'
elemento
umano
satirico
;
segnatamente
:
quello
nelle
novelle
ucraine
,
questo
nelle
commedie
e
nelle
novelle
dedicate
al
mondo
della
burocrazia
russa
.
Sulla
traccia
di
questa
duplice
esperienza
l
'
opera
sua
procede
a
comporsi
e
unificarsi
là
dove
il
suo
respiro
si
fa
più
largo
e
profondo
.
Qui
udite
:
pieno
e
frusciante
un
accordo
di
lira
rusticana
,
nei
belli
e
semplici
esordi
,
ci
promette
feste
di
ore
e
di
cieli
andanti
,
di
adolescenti
amori
.
Si
parte
e
si
danza
con
la
comitiva
.
Ed
ecco
,
nel
mezzo
,
non
sai
come
,
una
nota
matta
che
ha
turbato
senz
'
arrestarle
le
liete
cadenze
.
Ci
siamo
:
sono
così
introdotte
,
ancora
di
pieno
giorno
,
inafferrabili
e
intermittenti
diavolerie
crepuscolari
;
finché
,
a
questo
allarme
che
si
è
messo
in
giro
,
suoni
e
voci
si
sbandano
e
chi
prima
e
chi
poi
,
prudentemente
incuriosi
di
come
andrà
a
finire
,
i
compari
se
ne
vanno
a
letto
.
La
notte
rimane
tutta
per
il
giovine
cosacco
che
si
aggira
intorno
ad
un
'
isba
i
cui
colori
traspaiono
favolosamente
attraverso
il
cristallo
stellato
.
Idilli
stregati
,
fluidità
melodica
con
le
mille
grazie
improvvise
della
fiaba
paesana
.
Il
soprannaturale
fermenta
come
,
dopo
la
fiera
,
il
vino
nelle
teste
dei
cosacchi
.
Lungo
queste
siepi
che
separano
gli
innamorati
,
attraverso
queste
campagne
si
va
un
po
'
alla
deriva
,
entro
i
vasti
tutelari
orizzonti
del
paese
natio
.
Questo
mondo
,
cui
la
completezza
e
lo
stacco
vivace
sembrano
conferire
proporzioni
piuttosto
minuscole
,
come
raggiunto
in
una
limpida
lontananza
,
si
muove
nei
suoi
colori
vividi
ma
non
sgargianti
-
qualche
cosa
già
come
la
ricca
e
calma
variegatura
orientale
-
e
coi
suoi
precisi
e
prediletti
attributi
di
costume
,
disegnando
ritmi
ansati
ed
elastici
,
passi
di
corsa
e
finte
fughe
che
ci
hanno
più
volte
richiamato
alla
memoria
le
danze
borodiniane
del
Principe
Igor
.
Mondo
che
procede
sopratutto
dal
vigoroso
stacco
lirico
e
nel
canto
-
sebbene
un
po
'
sciolto
ed
elementare
ancora
a
confronto
delle
opere
ulteriori
-
trova
la
sua
organicità
assorbendo
continuamente
i
nodi
di
ironia
non
amara
ma
prevalentemente
giocosa
,
sempre
più
frequenti
.
Nelle
novelle
d
'
ambiente
burocratico
e
nelle
commedie
,
esiliata
dall
'
appassionante
cielo
della
steppa
ucraina
,
quest
'
ironia
inevitabilmente
brucia
a
fuoco
bianco
la
nuova
materia
misera
e
ridevole
.
Il
gustoso
,
salace
evocatore
della
vita
libera
fantasticante
dei
suoi
cosacchi
,
davanti
allo
spettacolo
degli
automi
viventi
è
preso
da
una
commiserazione
esasperata
e
mortifera
.
Se
poi
tendesse
una
mano
per
soccorrerlo
,
quel
mondo
,
carbonizzato
ormai
dal
suo
sguardo
ardente
,
crollerebbe
forse
in
cenere
.
Ancora
Gogol
non
giunge
ad
assumere
a
tipo
umano
nessuno
di
questi
divertenti
fantocci
,
a
credere
in
lui
più
che
per
brevi
momenti
,
a
stringere
con
lui
l
'
infrangibile
e
ineguale
patto
fra
creatore
e
creatura
.
Spessi
lampi
di
amore
illuminano
-
in
novelle
come
Il
Mantello
-
tipi
quale
il
povero
scriba
Akaki
Akakievic
,
senza
però
trarlo
dal
suo
abbandono
.
È
un
va
e
vieni
di
esseri
tutti
egualmente
sterili
e
ridicoli
:
un
mondo
frantumato
e
troppo
maledetto
che
aspetta
di
liberarsi
e
snodarsi
in
poesia
.
Ma
l
'
arte
qui
si
è
fatta
più
robusta
e
più
precisa
ancora
.
Quel
vento
freddo
generato
dall
'
ironia
spazza
l
'
aria
,
rade
i
contorni
,
rende
invisibili
le
perfette
commettiture
.
Intendo
parlare
sopratutto
delle
commedie
.
Le
battute
con
cui
si
aprono
,
come
nulla
fosse
,
queste
scene
,
hanno
l
'
aria
di
concedere
amabili
indugi
e
riposi
innocenti
e
non
sono
,
fin
dal
principio
,
che
il
più
delicato
e
infallibile
tiro
assassino
.
Direi
che
questi
personaggi
più
che
a
marionette
-
sempre
,
per
loro
natura
,
un
po
'
cenciose
-
fanno
pensare
ad
esseri
abitudinari
,
laccati
e
vacui
come
coleotteri
.
Gogol
opera
subito
intorno
ad
essi
qualche
cosa
come
il
vuoto
,
e
,
avendo
così
tolto
loro
ogni
libertà
,
ne
rimane
arbitro
e
padrone
assoluto
.
Questa
sottrazione
di
iniziativa
e
di
umore
proprio
dai
personaggi
esclude
del
tutto
commedia
di
carattere
.
D
'
altra
parte
non
basta
definire
il
teatro
di
Gogol
commedia
di
costume
.
La
sua
satira
non
ha
intento
pratico
ma
si
svolge
tutta
in
arte
,
e
non
vuole
riformare
proprio
nulla
,
e
non
le
resta
che
eseguire
un
giuoco
di
stile
scenico
e
umoristico
.
Ed
ora
si
fa
avanti
il
signor
Pàvel
Ivanovic
Cicikov
"
in
viaggio
per
affari
personali
"
.
Per
esperienza
ormai
lunga
di
uomini
e
di
fortune
,
uomo
maturo
e
maturo
eroe
.
Ma
da
ultimo
la
sua
temeraria
e
sotterranea
fantasia
di
uomo
pratico
gli
ha
,
a
lui
solo
,
in
un
lampo
di
genio
,
additato
una
impresa
nuova
e
paziente
:
e
in
questa
egli
profonde
i
fascini
di
una
giovinezza
eterna
,
i
tesori
di
una
volontà
che
si
piega
ma
non
si
spezza
.
Svelare
in
poche
righe
in
che
consista
l
'
impresa
non
serve
certo
a
dissipare
quella
feconda
aria
di
mistero
che
avvolge
questo
ineffabile
figuro
.
Egli
va
in
giro
,
da
questo
a
quello
degli
indolenti
signori
terrieri
sparsi
per
la
Russia
,
a
comprar
loro
le
anime
morte
.
Che
cosa
sono
queste
anime
morte
?
I
servi
(
patrimonio
del
signore
)
morti
nell
'
intervallo
di
tempo
fra
l
'
ultimo
censimento
e
quello
ancora
da
effettuarsi
e
quindi
non
ancora
cancellati
dai
registri
di
popolazione
.
Disfacendosene
,
il
signore
non
avrà
più
da
pagare
la
relativa
tassa
,
e
lui
,
Cicikov
,
diventerà
padrone
di
qualche
centinaia
di
anime
morte
che
-
questo
è
,
ben
intenso
,
un
segreto
fra
Cicikov
,
l
'
autore
e
il
lettore
-
cederà
come
vive
,
sotto
ipoteca
,
alla
banca
del
Lombardo
ritraendone
qualche
centinaio
di
mila
rubli
.
La
trovata
perderebbe
sapore
se
non
si
sapesse
che
viene
a
coronare
una
carriera
già
abbastanza
pittoresca
nella
quale
Pàvel
Ivanovic
si
è
visto
più
volte
rovinare
la
"
posizione
"
sotto
i
piedi
,
salvandosi
solo
grazie
alla
sua
prodigiosa
elasticità
e
costanza
;
come
quando
,
per
una
stupida
delazione
,
un
'
ondata
di
scandalo
aveva
minacciato
di
inghiottire
per
sempre
la
sua
fortuna
di
direttore
di
dogana
e
,
contemporaneamente
,
capo
di
un
'
insigne
banda
di
contrabbandieri
.
E
per
giustificare
l
'
assunzione
di
questo
equivoco
cavaliere
a
protagonista
del
suo
poema
moderno
,
Gogol
non
lo
atteggia
a
eroe
di
una
nuova
epopea
,
non
lo
colloca
su
nessun
piedistallo
;
lo
sdraia
comodamente
in
una
vecchia
e
nazionalissima
carozza
da
viaggio
e
gli
fa
percorrere
mezza
Russia
.
Quando
in
Francia
la
reazione
al
primo
romanticismo
determina
Balzac
,
in
Russia
dunque
viene
Gogol
a
mettere
in
pensione
l
'
eroe
"
virtuoso
"
e
a
conferire
dignità
nuova
a
questo
tipo
di
"
intrigante
come
ce
ne
sono
tanti
-
sono
press
'
a
poco
le
parole
di
Gogol
-
ma
così
piene
di
brio
e
di
appetito
"
.
Ma
ben
altro
è
il
contegno
di
Balzac
di
fronte
all
'
"
appetito
"
dei
suoi
personaggi
.
I
segreti
ingranaggi
della
finanza
e
dell
'
imbroglio
lo
incuriosiscono
e
lo
appassionano
al
punto
che
un
indiscutibile
alone
di
"
grandezza
"
accompagna
sempre
i
suoi
Vautrin
e
Du
Tillet
;
"
anime
nere
"
a
casa
loro
nell
'
inferno
della
vita
moderna
,
nelle
quali
-
come
negli
angeli
in
esilio
e
negli
eroi
alla
Birotteau
-
si
ripercuote
l
'
unico
solidale
palpito
di
cui
grandemente
vibra
quell
'
inferno
,
ove
l
'
oro
calamitato
scintilla
dappertutto
e
ciò
che
tocca
manda
a
fuoco
.
È
la
tenace
continua
Francia
,
unitaria
,
sociale
,
ricca
di
scandalo
e
d
'
oro
.
Ma
qui
sono
le
distese
senza
confini
della
Russia
;
le
ampie
ed
uguali
ondulazioni
di
una
campagna
bassa
,
che
,
più
dei
più
alti
monti
,
rendono
distanti
le
anime
e
i
luoghi
e
imprecisabili
,
in
tanta
luce
,
le
direzioni
e
le
distanze
.
Qui
,
prima
che
questo
carattere
di
illimitatezza
smemorante
e
illuminata
e
di
invincibile
miraggio
si
traduca
e
si
condensi
con
la
massima
potenza
tutto
in
psicologia
e
umanità
,
e
meno
in
arte
e
stile
-
Dostojewski
-
,
esso
ci
è
aperto
davanti
in
atmosfera
,
paese
,
idillio
e
lirica
narrativa
.
Dove
le
persone
non
si
affollano
,
i
caratteri
non
si
premono
né
si
compenetrano
determinandosi
a
vicenda
nella
fatica
di
un
nodo
unico
,
di
un
"
intreccio
"
che
riempia
il
romanzo
,
né
alcuno
giganteggia
nel
conflitto
;
ma
,
conservando
più
che
mai
quella
statura
e
quella
grazia
da
Lilliput
-
che
rivelammo
dapprima
nelle
novelle
ucraine
,
automatizzate
di
poi
da
una
radicale
ironia
delle
commedie
-
punteggiando
le
distanze
.
Qua
dunque
non
abbiamo
romanzo
;
piuttosto
una
lunga
fiaba
,
che
a
sua
volta
è
più
che
altro
un
pretesto
.
Ma
da
paese
a
paese
,
attraverso
le
discese
ignare
della
steppa
,
dalle
mattinate
,
ove
la
partenza
mette
un
'
alacrità
e
una
speranza
che
si
respirano
tanto
sono
imprecise
e
ossigenanti
,
alle
sere
di
temporale
in
cui
bisogna
bussar
forte
al
villaggio
padronale
improvviso
nelle
tenebre
,
qualcuno
davanti
a
noi
traccia
un
solco
paziente
e
ci
fa
da
guida
costante
e
sicura
:
Cicikov
.
Il
suo
nome
non
si
dimentica
più
,
né
possiamo
facilmente
staccare
gli
occhi
dalla
sua
figura
nella
quale
crediamo
di
riconoscere
a
volta
a
volta
dei
tratti
noti
.
Era
fra
queste
marionette
burocratiche
dalle
quali
non
pareva
possibile
trarre
tanta
vita
e
tanta
autonomia
,
oppure
si
tratta
di
qualche
figlio
di
cosacchi
-
come
nelle
novelle
ucraine
-
nel
quale
l
'
educazione
della
città
non
ha
che
affinato
l
'
atavico
spirito
avventuroso
e
trasognato
?
È
l
'
uno
e
l
'
altro
,
cinovnik
e
cosacco
.
Pedanteria
untuosa
e
irritante
e
insieme
agio
pigro
e
fantasticante
.
Verme
,
coleottero
,
talpa
,
ma
un
verme
poeta
.
Tutt
'
intento
ad
una
impresa
inconfessabile
e
quasi
immateriale
,
capace
un
giorno
di
fruttargli
un
tesoro
,
e
che
d
'
altra
parte
non
interessa
che
lui
,
la
sua
volontà
scava
una
via
sotterranea
e
sinuosa
;
ma
un
raggio
dei
vasti
quadri
deserti
e
magici
che
gli
passano
intorno
giunge
sempre
fino
a
lui
,
in
fondo
alla
vecchia
britcka
da
viaggio
,
e
soltanto
e
proprio
in
lui
,
in
questo
essere
equivoco
e
ridicolo
,
si
riflette
tutta
la
melanconia
di
quella
musicale
natura
senza
spettatori
.
"
Col
favore
della
calma
e
delle
tenebre
notturne
,
si
udivano
i
placidi
colloqui
degli
abitanti
del
villaggio
,
a
cui
si
mescolava
l
'
abbaiar
dei
cani
di
qualche
capanna
in
quei
pressi
.
Veniva
su
la
luna
e
si
metteva
a
rischiarare
i
luoghi
;
rapidamente
ogni
cosa
fu
irrorata
dalla
sua
dolce
luce
;
magnifichi
quadri
invano
esposti
:
allo
spettacolo
mancavano
gli
spettatori
"
.
Che
cosa
cerchiamo
alla
fine
di
questo
mondo
tutto
mosso
di
tipi
e
di
scene
curiose
e
d
'
un
tratto
poi
così
altamente
deserto
?
Il
deserto
e
l
'
inarticolata
natura
vincono
alla
fine
ogni
affaccendìo
di
genti
,
e
gli
uomini
e
la
vita
presente
spariscono
assorbiti
in
quella
misteriosa
natura
"
povera
"
,
poco
varia
eppure
operante
in
silenzio
come
un
pensiero
,
quasi
chiudesse
il
segreto
di
un
disegno
così
vasto
che
un
giorno
potrà
illuminare
il
mondo
.
E
allora
anche
il
poeta
rimane
solo
,
caduta
la
sua
ironia
,
dileguata
la
compagnia
di
quell
'
eroe
che
sapeva
trovare
ogni
grazia
presso
di
lui
,
e
gli
altri
impagabili
tipi
,
"
irresistibilmente
preso
dall
'
idea
dominante
della
distesa
incommensurabile
"
Uno
stupore
pieno
di
attesa
lo
inchioda
davanti
agli
"
spazi
infiniti
,
senza
un
ricovero
ove
cercare
rifugio
"
;
e
:
"
dond
'
è
,
o
Russia
,
che
sempre
e
dappertutto
il
mio
orecchio
crede
di
distinguere
la
melodia
querula
,
trascinata
,
angosciosa
e
poco
variata
di
quella
canzone
che
fai
risuonare
da
l
'
uno
all
'
altro
dei
tuoi
mari
e
lungo
i
tuoi
fiumi
giganti
?
...
Perché
mi
guardi
tu
a
quel
modo
e
perché
ogni
cosa
che
tu
contieni
appiglia
su
di
me
quel
suo
sguardo
fisso
?
Che
cosa
potresti
tu
mai
aspettarti
da
me
,
così
meschino
?
E
fino
ad
ora
,
io
,
pieno
d
'
ansia
,
sto
qui
alzato
,
immobile
"
.
"
A
questo
punto
,
per
quanto
alieni
da
pathos
messianico
,
ascoltiamo
senza
sforzo
la
sua
voce
quando
vi
si
addensa
,
senz
'
alterarla
affatto
,
questa
calma
profetica
:
Verrà
un
giorno
che
i
Russi
si
leveranno
,
grandi
movimenti
si
manifesteranno
...
e
si
vedrà
quanto
a
fondo
era
caduto
nella
natura
slava
di
quel
seme
di
virtù
che
non
ha
fatto
per
dir
così
che
scivolare
sulla
superficie
di
venti
razze
"
.
E
lasciamolo
nel
momento
ch
'
egli
stesso
,
accingendosi
a
riprendere
il
colorato
filo
della
sua
epopea
,
conclude
:
"
Ma
a
che
pro
'
parlare
di
ciò
ch
'
è
il
segreto
dell
'
avvenire
?
...
Ogni
cosa
alla
sua
volta
,
a
suo
tempo
,
a
suo
luogo
"
.
StampaPeriodica ,
Questo
film
mi
ricorda
certe
scatole
cinesi
di
porcellana
,
avorio
o
lacca
,
che
sono
una
dentro
l
'
altra
a
scala
:
il
cinematografo
nel
cinematografo
nel
cinematografo
...
Dicono
che
è
l
'
autobiografia
di
Gloria
Swanson
:
neanche
per
idea
.
E
qualcosa
di
più
vasto
,
è
il
dramma
di
Hollywood
essenzialmente
hollywoodiano
e
visto
con
l
'
occhio
spietato
degli
europei
del
secolo
nostro
.
Che
succede
di
queste
figure
che
per
dieci
o
vent
'
anni
riempiono
il
mondo
del
loro
nome
e
del
loro
fascino
?
Dopo
la
luce
accecante
dei
riflettori
,
scompaiono
nell
'
oscurità
:
dove
sono
?
che
fanno
?
Billy
Wilder
e
Charles
Brackett
hanno
svelato
il
mistero
creando
questa
Norma
Desmond
che
promette
d
'
essere
il
personaggio
più
scottante
dell
'
annata
.
L
'
ambiente
,
macabro
,
e
l
'
atmosfera
nella
quale
fanno
sopravvivere
la
ex
diva
tra
il
rimpianto
del
passato
e
la
frenesia
di
un
avvenire
puramente
illusorio
,
costituiscono
lo
stupendo
segreto
del
film
.
Facendoci
poi
capitare
,
per
un
caso
leggermente
diabolico
,
il
bello
e
giovane
scenarista
fallito
e
squattrinato
col
quale
la
ex
diva
crede
di
riafferrare
la
sua
vita
di
donna
e
d
'
artista
al
tempo
stesso
,
più
che
di
satira
si
dovrebbe
parlare
di
beffa
sanguinosa
.
Le
scene
si
susseguono
di
una
progressiva
,
gelida
tristezza
,
fino
al
crimine
,
fino
alla
follia
.
E
qui
,
pur
nel
suo
eccesso
di
colore
,
dalla
cerchia
ristretta
di
Hollywood
diviene
dramma
dell
'
umanità
intera
.
Attenti
,
perché
da
questo
viale
bisogna
passarci
tutti
,
senza
far
tanto
strepito
,
s
'
intende
,
non
siamo
né
divi
né
dive
,
e
sappiamo
nascondere
il
dolore
nel
segreto
delle
nostre
anime
,
dolore
per
ciò
più
grande
.
E
sulla
cinquantina
,
di
regola
,
che
ne
imbocchiamo
il
cammino
,
e
non
abbiamo
troppa
fretta
a
cantar
vittoria
,
attenti
all
'
ultima
cantonata
:
ce
n
'
è
sempre
un
'
altra
.
Gloria
Swanson
non
ci
ha
dato
con
questo
film
l
'
autobiografia
ma
ci
fa
,
al
contrario
,
assistere
al
miracolo
:
da
quell
'
ombra
si
può
anche
uscire
e
in
modo
magnifico
:
non
le
conoscevamo
ancora
tanta
originalità
e
profondità
.
In
certi
momenti
mi
ricordava
la
Duse
,
l
'
ultima
Duse
,
quella
di
Ibsen
'
e
delle
sue
donne
pazze
di
poesia
,
che
con
la
più
grande
disinvoltura
si
potevano
suicidare
come
potevano
sfasciare
una
famiglia
.
Anche
lei
era
pazza
di
poesia
,
era
quello
che
la
poneva
al
disopra
di
tutte
le
attrici
del
suo
tempo
,
anche
lei
aveva
vissuto
questo
dramma
nel
massimo
riserbo
,
e
quando
ne
uscì
coi
capelli
bianchi
,
fu
per
correre
incontro
alla
morte
.
Malgrado
i
52
anni
e
4
mariti
,
Gloria
Swanson
è
ancora
una
bella
donna
,
e
dopo
vent
'
anni
di
silenzio
si
riafferma
con
questo
interessante
film
quale
attrice
di
primo
piano
.
StampaPeriodica ,
Ambizione
borghese
e
femminismo
sono
specifiche
risultanti
di
quello
individualismo
moderno
che
ha
indebolito
il
nucleo
fondamentale
della
famiglia
.
Edonismo
ed
emancipazione
hanno
svincolato
gli
attori
della
vicenda
coniugale
dalla
reciproca
soggezione
.
L
'
uomo
e
la
donna
,
ponendosi
su
di
un
piano
di
parità
,
hanno
accampato
un
uguale
diritto
di
articolare
separatamente
la
propria
moralità
.
La
smania
dell
'
ascensione
sociale
,
affiorando
dalla
universale
,
dissociativa
ed
egocentrica
confusione
dei
valori
e
dei
fini
,
ha
dato
nascimento
al
femminismo
,
che
ha
trovato
la
sua
espressione
politica
nel
movimento
suffragista
inglese
,
la
sua
espressione
naturalistica
nella
pratica
del
libero
amore
comunista
,
e
la
sua
espressione
aristocratica
internazionale
nelle
cosiddette
"
signore
della
società
.
"
Il
Fascismo
,
dottrina
etica
,
si
preoccupa
di
restituire
la
donna
alla
sua
missione
procreatrice
e
domestica
,
l
'
uomo
alla
sua
dignità
maritale
,
e
la
famiglia
alla
sua
funzione
educativa
e
sociale
.
Perciò
esso
si
propone
di
neutralizzare
i
veleni
diffusi
da
quella
particolare
mentalità
che
,
alla
insegna
del
"
confort
,
"
ha
affievolito
l
'
istinto
della
maternità
e
il
richiamo
morale
della
specie
.
E
poiché
la
donna
intellettuale
è
il
volto
femminino
della
vanità
borghese
,
e
quella
professionista
e
addottorata
è
l
'
ideale
borghese
dell
'
ambizione
democratica
,
la
nostra
Rivoluzione
vuol
sostituirvi
un
modello
muliebre
più
fecondo
e
più
sano
.
Vi
sono
ancora
dei
gusti
traviati
e
degli
atteggiamenti
artificiosi
da
correggere
.
La
donna
intellettuale
,
che
l
'
aurea
mediocrità
ancor
predilige
,
è
una
fra
le
figure
meno
necessarie
alla
saldezza
dell
'
istituto
familiare
e
al
potenziamento
della
razza
.
Ci
riferiamo
a
quella
che
custodisce
e
tramanda
la
tradizione
del
salotto
;
che
ha
"
particolari
esigenze
"
perché
vanta
una
personalità
superiore
;
che
preferisce
coccolare
il
cucciolo
che
allevare
la
prole
e
che
,
grande
incompresa
,
sopravvive
per
rattristare
la
solitudine
di
quell
'
altro
ben
noto
intellettualoide
,
faceto
e
maltusiano
,
affetto
da
criticismo
corrosivo
e
da
insufficienza
affettiva
,
che
,
fra
i
compromessi
della
scarsa
ragione
e
le
contraddizioni
della
fiacca
volontà
,
abdica
fatalmente
alla
dignità
di
pater
familias
.
Compagna
del
guerriero
non
può
essere
colei
che
porta
a
mensa
l
'
arida
dialettica
della
saccenza
e
che
,
titoli
alla
mano
,
misura
le
distanze
coniugali
per
giustificare
le
deviazioni
appellandosi
ai
diritti
illimitati
del
sentimento
...
Noi
facciamo
della
politica
moralizzatrice
e
demografica
.
Perché
non
parlare
di
restaurazione
della
sudditanza
della
donna
all
'
uomo
se
il
fine
che
perseguiamo
è
quello
di
restituire
più
madri
alla
casa
,
più
uomini
al
lavoro
e
più
figli
alla
Patria
?
StampaPeriodica ,
Ogni
conquista
ottenuta
a
prezzo
di
dolore
e
di
sangue
va
difesa
con
qualunque
mezzo
,
anche
se
questo
infranga
gli
schemi
dell
'
usuale
vita
civile
.
Tutta
la
Rivoluzione
è
per
noi
fascisti
la
lunga
vicenda
tormentosa
di
sette
anni
di
lotte
,
di
sacrifici
,
di
passione
vissuta
nella
ferma
fede
di
grande
avvenire
italiano
.
Impeto
di
vendetta
contro
i
nemici
della
Vittoria
,
prima
;
coordinamento
disciplinato
,
cosciente
e
instancabile
di
tutte
le
energie
della
Nazione
,
oggi
;
il
Fascismo
-
occorre
forse
ripeterlo
ancora
-
non
è
un
partito
in
lotta
con
altri
partiti
,
ma
la
rivoluzione
innovatrice
che
ha
fondato
un
Regime
,
il
primo
da
quando
l
'
unità
d
'
Italia
si
è
compiuta
.
Non
è
quindi
sola
appartenenza
nostra
la
Rivoluzione
,
ma
fase
di
civiltà
della
storia
italiana
.
Difenderla
vuol
dire
difendere
il
passato
e
l
'
avvenire
d
'
Italia
,
e
s
'
impone
come
un
dovere
più
che
non
appaia
come
un
diritto
.
Il
terzo
attentato
che
nel
giro
di
pochi
mesi
si
è
verificato
contro
la
vita
del
Duce
ci
pone
ormai
dinanzi
al
preciso
dovere
di
fissare
le
sanzioni
capitali
per
la
difesa
della
Rivoluzione
...
La
minaccia
delle
pene
comuni
non
è
stata
evidentemente
sufficiente
a
spezzare
la
rete
dei
complotti
che
i
rinnegati
ordiscono
Oltralpe
contro
il
Fascismo
e
il
suo
Duce
.
Ogni
tentativo
di
morte
dev
'
essere
inesorabilmente
pagato
con
la
morte
.
Riponiamo
oggi
in
un
canto
,
fra
i
ferrivecchi
delle
ideologie
liberali
,
le
fisime
sentimentali
e
umanitaristiche
che
indussero
a
bandire
dai
nostri
codici
la
pena
capitale
,
e
a
nascondere
sotto
il
velo
della
pietà
le
tremende
realtà
della
vita
umana
che
è
necessario
scontare
con
espiazioni
altrettanto
tremende
.
Non
invochiamo
il
boia
sulle
piazze
d
'
Italia
per
un
'
esibizione
di
inutile
ferocia
rivoluzionaria
,
ma
perché
vogliamo
ripristinare
l
'
unico
mezzo
umano
di
giustizia
divina
che
sia
dato
attuare
in
terra
...
I
nomi
dei
caporioni
del
sovversivismo
antifascista
sono
noti
e
ormai
posti
al
bando
.
Ma
chiediamo
di
più
,
prime
condanne
a
morte
devono
colpire
proprio
loro
,
i
capi
,
coloro
che
credono
di
potere
impunemente
assassinare
l
'
Italia
protetti
dalla
compiacente
ospitalità
straniera
.
Le
sanzioni
contro
i
fuorusciti
sono
troppo
blande
.
Se
l
'
amicizia
delle
altre
Nazioni
ove
si
trama
contro
il
Fascismo
non
è
una
convenzionale
formula
di
fredda
diplomazia
internazionale
,
chiediamo
che
i
fuorusciti
siano
consegnati
alla
giustizia
italiana
.
Bazzi
,
Fasciolo
,
De
Ambris
,
Donati
,
Salvemini
tutti
coloro
che
hanno
armato
la
mano
dei
sicari
debbono
essere
i
primi
a
pagare
con
la
vita
la
loro
sciagurata
vergogna
.
Il
Fascismo
e
l
'
Italia
non
tollerano
più
che
si
colpisca
alle
spalle
chi
marcia
sicuro
verso
l
'
avvenire
.
I
rottami
del
passato
che
si
ostinano
ad
ostacolarci
debbono
essere
stritolati
nell
'
ingranaggio
della
macchina
micidiale
che
essi
stessi
hanno
costruito
.
Questa
non
è
ferocia
.
È
senso
di
giustizia
,
volontà
di
bene
che
senza
pietà
,
fermissimamente
,
deve
distruggere
ogni
vestigia
di
male
.
StampaPeriodica ,
Il
"
Voi
"
si
sta
generalizzando
rapidamente
.
Ci
se
ne
accorge
per
via
,
in
treno
,
nei
locali
pubblici
,
là
dove
l
'
abitudine
si
forma
più
presto
.
Non
ci
illudiamo
che
l
'
antica
consuetudine
del
"
Lei
"
sia
cessata
nei
rapporti
privati
di
famiglia
e
di
amicizia
,
nei
salotti
e
nelle
case
.
Siamo
comunque
molto
a
buon
punto
;
e
,
del
resto
,
era
intuitivo
che
una
costumanza
che
nasce
con
caratteristiche
sociali
e
politiche
e
non
individuali
e
private
,
si
affermasse
prima
nella
piazza
e
da
qui
entrasse
per
le
finestre
.
È
stato
sempre
così
:
i
rapporti
fortuiti
ed
anonimi
che
si
determinano
nei
luoghi
e
nei
locali
pubblici
sono
stati
sempre
i
più
facilmente
disciplinabili
.
Questo
significa
che
l
'
uso
del
"
Voi
"
si
diffonde
con
la
progressione
normale
;
ma
anche
che
la
sua
diffusione
deve
essere
continuata
con
lo
stesso
rigido
metodo
fino
alla
meta
ultima
che
è
la
formazione
di
un
costume
individuale
...
È
chiaro
che
il
giorno
in
cui
quarantaquattro
milioni
di
Italiani
seguiranno
per
nuovo
istinto
le
norme
di
stile
fascista
,
la
Rivoluzione
cesserà
di
battere
su
questo
settore
per
puntare
su
un
obiettivo
più
lontano
.
È
oggi
che
la
materia
interessa
,
perché
è
ancora
nuova
e
porta
con
sé
sforzo
e
selezione
.
È
durante
la
corsa
che
vale
il
traguardo
;
finita
la
gara
,
può
essere
tagliato
anche
dal
carro
su
cui
il
carrettiere
sonnecchia
.
Guai
a
coloro
che
perdono
i
tempi
della
Rivoluzione
e
toccano
le
mete
quando
l
'
ondata
fascista
è
passata
.
Stile
,
sport
,
esercitazioni
,
regole
disciplinari
,
non
sono
verità
eterne
di
filosofia
,
sono
tempi
di
un
ritmo
veloce
.
È
sul
fattore
tempo
,
sul
fattore
reazione
,
sul
fattore
prontezza
,
che
il
Fascismo
pone
gli
elementi
di
giudizio
.
Tutto
è
scuola
,
tutto
è
prova
.
La
massa
del
popolo
imperiale
,
che
ha
reagito
,
oltre
tutto
,
sportivamente
alle
sanzioni
e
all
'
accerchiamento
,
deve
mostrare
di
avere
gli
occhi
attenti
e
i
muscoli
pronti
per
i
balzi
che
verranno
ordinati
a
suo
tempo
,
con
un
segno
del
Duce
.
Il
resto
,
sono
elucubrazioni
di
eruditi
.
Le
varie
norme
di
stile
sono
dei
concentramenti
di
tiro
che
la
Rivoluzione
ordina
per
vedere
manovrare
concordemente
milioni
di
volontà
,
come
se
fossero
una
sola
.
Lo
scopo
fondamentale
di
tutto
ciò
è
troppo
chiaro
perché
ci
si
attardi
a
inculcarlo
in
quelle
menti
,
che
mostrano
con
questa
stessa
incomprensione
,
di
uscire
dalle
forme
dello
spirito
fascista
.
Il
continuo
controllo
su
se
stesso
di
quel
fascista
che
in
pochi
giorni
ha
integralmente
adottato
l
'
uso
del
"
Voi
,
"
può
essere
garanzia
per
lui
che
,
ad
esempio
,
saprà
non
lasciarsi
sorprendere
né
dal
sonno
,
né
dagli
eventi
,
quando
un
giorno
si
troverà
di
guardia
su
una
posizione
innanzi
alla
quale
sia
un
nemico
in
armi
.
E
questo
ci
sembra
che
abbia
un
valore
assai
pratico
e
"
utilitario
,
"
tale
da
essere
apprezzato
anche
da
chi
vorrebbe
che
non
ci
si
fermasse
sulle
"
piccole
cose
.
"
StampaPeriodica ,
Il
denaro
è
certamente
una
vecchia
invenzione
,
tanto
vecchia
che
pochi
son
disposti
a
credere
se
ne
possa
fare
a
meno
.
Si
riconoscono
,
è
vero
,
i
suoi
difetti
:
tutti
sanno
quanti
mali
derivino
dall
'
averne
voluto
fare
a
poco
a
poco
il
fine
,
invece
che
il
mezzo
;
tuttavia
si
vuoi
concludere
che
non
è
l
'
oro
che
bisogna
abolire
,
ma
il
regno
dell
'
oro
.
Orbene
,
io
sostengo
che
è
proprio
l
'
oro
che
deve
essere
abolito
...
È
l
'
oro
che
corrompe
e
non
si
corrompe
che
imbosca
le
merci
,
congela
gli
scambi
,
prepara
l
'
artificio
degli
alti
prezzi
,
favorisce
la
tesaurizzazione
,
la
speculazione
sulle
valute
,
aumenta
la
miseria
delle
classi
diseredate
,
riduce
il
potere
d
'
acquisto
,
la
capacità
dei
mercati
,
la
produzione
e
determina
una
crescente
disoccupazione
.
Sopprimere
l
'
oro
ed
i
suoi
equivalenti
significa
impedire
che
le
zanzare
giudaiche
pungano
e
dissanguino
le
braccia
dei
lavoratori
;
significa
impedire
che
in
pieno
secolo
XX
una
più
raffinata
schiavitù
sia
favorita
da
una
minoranza
di
vampiri
che
continua
a
satollarsi
sulle
carni
sudate
e
fameliche
della
restante
umanità
;
significa
impedire
gli
arbitrari
accumuli
di
valori
(
le
mercanzie
si
conservano
e
si
nascondono
meno
bene
dell
'
oro
)
,
smascherare
gli
ingordi
e
saziare
i
bisognosi
,
significa
accorciare
automaticamente
le
distanze
sociali
,
perché
ciascuno
avrebbe
tanto
di
beni
materiali
quanto
le
sue
braccia
di
lavoratore
possono
portare
.
Abolire
l
'
oro
significa
curare
una
volta
per
sempre
l
'
obesità
dei
popoli
ricchi
e
sfaccendati
e
rimpolpare
quelli
poveri
e
sfaticati
:
invertire
dunque
l
'
attuale
rapporto
di
potenza
.
L
'
Italia
proletaria
e
lavoratrice
a
nessuno
sarebbe
seconda
.
Rinneghiamo
l
'
oro
,
avviamoci
a
dichiararlo
moneta
fuori
corso
,
noi
che
ne
abbiamo
una
più
valida
e
viva
.
Togliamo
all
'
avversario
il
vantaggio
della
scelta
delle
armi
.
Facciamolo
questo
miracolo
!
Non
è
questione
che
di
lavoro
,
di
tenacia
,
di
fede
.
Dieci
,
venti
anni
al
massimo
,
di
regime
autarchico
potranno
condurre
le
Nazioni
proletarie
ad
imporre
al
mondo
la
valuta
del
lavoro
e
dichiarar
cessata
ogni
altra
valuta
.
Ciò
che
una
sola
Nazione
difficilmente
potrebbe
fare
,
dato
che
ogni
autarchia
vuole
un
minimo
di
materie
prime
,
può
fare
un
blocco
di
Stati
fascisti
,
con
le
possibilità
di
compenso
che
esso
offre
.
Sarà
questo
blocco
a
stringere
nella
morsa
del
lavoro
fascista
le
vecchie
economie
sfruttatrici
,
fino
a
disarmarle
ed
obbligarle
a
rendere
il
maltolto
.
Vorremmo
essere
così
stolti
da
continuare
a
sottoscrivere
ad
un
'
economia
inventata
per
strozzarci
?
Da
rinunciare
a
far
uso
delle
nostre
armi
,
delle
armi
del
lavoro
che
sappiamo
così
solidamente
impugnare
,
per
lottare
proprio
con
le
armi
dell
'
avversario
,
ch
'
esso
possiede
in
copia
dieci
volte
maggiore
?
...
La
Rivoluzione
non
vuole
i
mezzi
termini
:
il
Fascismo
è
il
grande
reagente
che
risolverà
tutti
i
vecchi
nodi
,
tutti
i
grumi
e
le
incrostazioni
della
storia
e
del
pensiero
.
Anche
l
'
oro
è
uno
di
codesti
grumi
.
Togliamolo
di
mezzo
,
se
vogliamo
che
il
nostro
organismo
economico
non
ne
resti
intossicato
.
Non
si
è
già
iniziato
il
sistema
dello
scambio
diretto
di
materie
prime
,
tra
gli
Stati
?
Perché
non
dovrebbe
generalizzarsi
,
almeno
negli
scambi
tra
gli
Stati
,
questo
sistema
di
pagare
la
roba
con
la
roba
?
Tra
i
privati
poi
vi
sarebbe
,
se
non
altro
,
il
vantaggio
di
eliminare
,
almeno
per
metà
,
i
parassiti
del
mediatorato
,
che
interverrebbero
una
volta
sola
,
per
un
unico
atto
di
compravendita
,
invece
che
due
volte
,
una
per
vendere
,
l
'
altra
per
comprare
.
Anche
questo
,
di
favorire
,
tra
il
produttore
ed
il
consumatore
,
l
'
eliminazione
dell
'
intermediario
,
non
sarebbe
l
'
ultimo
vantaggio
dell
'
abolizione
,
o
almeno
della
limitazione
,
dell
'
uso
del
denaro
.
StampaPeriodica ,
La
"
violenza
"
è
la
maieutica
della
storia
,
è
spirito
,
soggetto
,
libertà
,
diritto
.
Nel
suo
grembo
covano
i
germi
di
ogni
civiltà
poiché
il
concepimento
e
la
gestazione
di
ogni
nuovo
ordine
civile
è
tragedia
incoscientemente
,
illimitata
-
limitata
,
disorganica
-
organica
.
Ha
visto
giusto
Mussolini
giudicando
la
violenza
"
perfettamente
morale
,
più
morale
del
compromesso
e
della
transazione
.
"
"
Quando
la
nostra
violenza
,
"
Egli
ha
detto
,
"
è
risolutiva
di
una
situazione
cancrenosa
,
è
moralissima
,
sacrosanta
e
necessaria
.
"
Ma
quel
che
c
'
interessa
particolarmente
è
che
il
popolo
italiano
non
ha
la
libidine
della
violenza
,
non
fa
"
della
violenza
una
scuola
,
un
sistema
o
peggio
ancora
una
estetica
"
poiché
una
millenaria
tradizione
di
armonia
spirituale
gli
ha
insegnato
istintivamente
che
la
violenza
ha
"
la
giustificazione
della
sua
alta
moralità
"
solo
quando
"
sia
sempre
guidata
da
un
'
idea
,
giammai
da
un
basso
calcolo
,
da
un
meschino
interesse
.
"
Occorre
"
non
la
piccola
violenza
individuale
,
sporadica
,
spesso
inutile
,
ma
la
grande
,
la
bella
,
la
inesorabile
violenza
delle
ore
decisive
.
È
necessario
,
quando
il
momento
arriva
,
di
colpir
con
la
massima
decisione
e
con
la
massima
inesorabilità
.
"
Di
contro
alla
"
violenza
"
demiurgo
del
processo
umano
,
sta
la
"
forza
,
"
negatrice
di
ogni
avanzamento
storico
.
La
"
forza
"
è
sterile
e
inerte
,
la
"
violenza
"
è
feconda
e
mutevole
.
La
prima
è
materia
e
"
potenza
fisica
,
"
la
seconda
è
idea
e
potenza
etica
.