StampaPeriodica ,
Il
21
Aprile
i
lavoratori
e
i
produttori
italiani
conosceranno
i
principi
costitutivi
della
Carta
del
Lavoro
.
Il
documento
,
come
è
stato
già
detto
,
non
ha
un
contenuto
giuridico
di
carattere
formale
,
ma
vuole
essere
,
all
'
infuori
della
legge
,
una
base
di
orientamento
di
tutta
la
vita
del
lavoro
.
La
Carta
del
Lavoro
si
presenta
perciò
con
un
aspetto
tutto
originale
e
con
un
carattere
spiccatamente
e
decisamente
rivoluzionario
.
Superamento
dei
Diritti
dell
'
Uomo
Poiché
il
Regime
fascista
compie
oggi
una
solenne
dichiarazione
di
diritti
,
vi
sarà
certamente
chi
vorrà
porre
l
'
atto
odierno
a
confronto
con
i
"
Diritti
dell
'
Uomo
"
e
tutte
le
conquiste
della
Rivoluzione
Francese
.
Vediamo
in
quale
luce
storica
si
presenta
la
Carta
del
Lavoro
nei
confronti
dei
Diritti
dell
'
Uomo
.
Essa
acquista
un
indubbio
e
deciso
significato
di
superamento
.
I
lavoratori
e
i
produttori
di
oggi
,
nel
nostro
e
negli
altri
paesi
,
prima
di
essere
cittadini
furono
uomini
e
come
uomini
furono
schiavi
.
Il
crollo
della
società
feudale
fu
una
grande
conquista
dello
spirito
umano
,
che
dette
forma
di
dignità
civile
alla
lotta
politica
e
affermò
il
concetto
della
Nazione
,
come
patrimonio
della
collettività
.
Negare
il
beneficio
di
quelle
conquiste
significherebbe
negare
la
storia
.
Ma
vediamo
in
quale
concetto
la
Carta
del
Lavoro
rappresenta
il
superamento
,
lo
svi
-
luppo
storico
e
non
l
'
antitesi
della
Rivoluzione
francese
.
Gli
"
immortali
principii
"
rappresentavano
soprattutto
una
affermazione
egualitaria
.
Oggi
la
Rivoluzione
Nera
compie
anche
un
'
affermazione
egualitaria
proclamando
la
parità
di
tutti
i
cittadini
come
produttori
e
come
lavoratori
.
Oggi
il
Fascismo
afferma
i
diritti
del
lavoro
e
la
supremazia
assoluta
della
Nazione
sui
cittadini
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
concetto
sono
in
antitesi
alla
Rivoluzione
francese
,
in
quanto
né
alcuna
parità
dei
cittadini
come
lavoratori
potrebbe
esistere
se
non
si
riconoscesse
come
cosa
ovvia
l
'
uguaglianza
dei
cittadini
quali
uomini
,
né
potrebbe
esistere
supremazia
di
Nazione
dove
esisteva
una
supremazia
di
caste
.
Perciò
la
Carta
del
Lavoro
,
nel
suo
concetto
egualitario
e
nell
'
affermazione
dei
diritti
del
lavoro
,
non
è
una
antitesi
,
ma
un
superamento
dei
Diritti
dell
'
Uomo
...
StampaPeriodica ,
Il
bilancio
che
s
'
usa
fare
a
chiusura
di
un
periodo
di
lavoro
questa
volta
non
risulta
in
attivo
per
gli
italiani
.
I
Campionati
d
'
Europa
,
banco
di
prova
severo
ove
si
misura
con
un
metro
assai
pratico
,
quello
dei
risultati
,
il
progresso
tecnico
e
qualitativo
delle
Nazioni
europee
,
messesi
d
'
impegno
per
contenere
la
supremazia
americana
e
frenare
l
'
invadente
progresso
dei
giapponesi
,
ci
han
rimandati
a
casa
senza
un
titolo
che
appaghi
la
nostra
ambizione
e
che
premi
i
nostri
atleti
.
Teoricamente
le
cose
sono
andate
male
:
la
vittoria
è
il
segno
che
esprime
una
superiorità
di
metodo
,
di
volontà
.
Questa
vittoria
noi
non
l
'
abbiamo
,
eppure
non
ci
sentiamo
per
nulla
inferiori
a
chi
nell
'
indice
numerico
dei
primi
posti
ci
sopravanza
ma
non
ci
eguaglia
nel
totale
.
All
'
infuori
del
conteggio
delle
vittorie
vi
è
da
guardare
anche
a
qualche
altra
cosa
e
cioè
alla
quantità
dei
risultati
complessivi
e
alla
loro
qualità
.
Ci
possiamo
noi
sentire
inferiori
ad
esempio
alla
Francia
che
si
onora
di
un
titolo
europeo
colto
con
un
atleta
d
'
eccezione
e
non
figura
poi
in
nessun
altro
dei
posti
d
'
onore
?
Rispetto
ai
primi
campionati
d
'
Europa
,
quelli
di
Torino
del
1934
,
l
'
Italia
nella
classifica
per
Nazioni
mantiene
il
suo
posto
pur
avendo
sceso
un
gradino
.
Quarta
allora
e
quinta
oggi
,
ma
con
questa
differenza
:
che
a
Torino
l
'
Inghilterra
era
assente
ed
in
questo
tempo
s
'
è
presentata
alla
ribalta
del
mondo
atletico
una
Svezia
che
già
nel
1935
a
Berlino
nell
'
incontro
a
cinque
fra
Germania
,
Italia
,
Ungheria
,
Svezia
e
Giappone
,
aveva
dimostrato
di
essere
in
progresso
,
un
progresso
poi
confermato
alle
Olimpiadi
del
'36
e
sanzionato
otto
giorni
prima
di
questi
campionati
d
'
Europa
a
Stoccolma
dove
la
squadra
svedese
,
a
programma
completo
,
perdeva
di
fronte
alla
strapotente
Germania
con
un
distacco
di
soli
otto
punti
.
Non
c
'
è
davvero
da
spargere
cenere
e
lacrime
sui
risultati
di
Parigi
,
c
'
è
invece
da
consolarsi
per
quanto
i
nostri
ragazzi
hanno
saputo
fare
:
i
nostri
ragazzi
di
vent
'
anni
,
quelli
dell
'
ultima
leva
,
quelli
ai
quali
affideremo
la
maglia
azzurra
per
le
Olimpiadi
.
I
campionati
d
'
Europa
vanno
presi
per
quel
che
sono
:
una
interessante
rassegna
,
un
confronto
pieno
di
utilità
,
un
ponte
di
passaggio
fra
una
Olimpiade
e
l
'
altra
.
Non
si
deve
svalutarne
il
contenuto
,
ma
neppure
innalzarli
al
di
sopra
della
loro
giusta
misura
.
Siamo
partiti
per
Parigi
non
avendo
che
sei
uomini
di
punta
:
Mariani
,
Lanzi
,
Beccali
,
Beviacqua
,
Maffei
,
Oberveger
;
gli
altri
24
(
ad
eccezione
di
due
o
tre
anziani
per
i
quali
i
campionati
rappresentavano
forse
l
'
ultima
soddisfazione
e
l
'
ultimo
premio
)
costituivano
la
schiera
dei
giovani
dai
quali
non
si
attendevano
miracoli
perché
in
materia
di
atletica
i
miracoli
non
esistono
,
ma
si
voleva
che
prendessero
lievito
di
passione
ed
acquistassero
esperienza
d
'
arte
e
di
tecnica
.
Ed
i
giovani
non
han
deluso
:
taluni
di
essi
ci
hanno
dimostrato
,
raggiungendo
quote
insperate
,
che
forse
siamo
più
avanti
di
quello
che
non
ci
si
immaginava
.
Lasciamo
quindi
da
parte
i
piagnistei
e
abbandoniamo
a
se
stesse
le
prefiche
dagli
occhi
ottusi
e
abbiamo
fiducia
piena
in
questa
gioventù
che
sotto
i
segni
del
Littorio
esprime
pienezza
di
vita
e
ardore
di
fede
.
Che
cosa
han
fatto
i
nostri
sei
moschettieri
?
Sarà
bene
dire
avanti
quel
che
essi
potevano
fare
.
Gli
unici
che
a
nostro
avviso
avevano
piena
possibilità
di
vincere
erano
Lanzi
,
Maffei
,
Oberveger
:
tempi
e
misure
parlavano
in
loro
favore
.
Più
aspro
il
compito
di
Mariani
,
difficilissimo
quello
di
Beccali
,
impossibile
la
vittoria
di
Beviacqua
chiuso
sulla
carta
da
almeno
quattro
uomini
.
Alla
prova
pratica
noi
abbiamo
perduto
tre
titoli
che
potevano
benissimo
venire
all
'
Italia
:
quello
dei
m
.
100
,
quello
del
salto
in
lungo
,
quello
del
disco
.
Il
bilancio
degli
azzurri
è
il
seguente
:
Quattro
secondi
posti
:
m
.
100
Mariani
,
m
.
10.000
Beviacqua
,
disco
Oberveger
,
salto
in
lungo
Maffei
.
Due
terzi
posti
:
Lanzi
m
.
800
,
Beccali
m
.
1500
.
Un
quarto
posto
:
staffetta
4
x
100
,
avuta
a
Milano
,
otto
giorni
dopo
le
gare
di
Parigi
,
nella
grande
riunione
internazionale
che
ha
avuto
il
potere
di
raccogliere
all
'
Arena
24.000
persone
,
un
primato
anche
questo
.
Oberveger
e
Maffei
si
sono
presi
una
netta
rivincita
,
il
primo
lasciando
a
netta
distanza
Schöreder
e
con
una
misura
(
metri
50,25
)
assai
superiore
a
quella
del
tedesco
nel
campionato
d
'
Europa
,
il
secondo
ha
inchiodato
Leichum
al
posto
d
'
onore
e
se
il
risultato
tecnico
non
è
stato
altrettanto
brillante
come
quello
di
Parigi
la
colpa
è
della
pedana
troppo
molle
per
la
pioggia
che
la
vigilia
aveva
quasi
devastato
lo
stadio
milanese
.
Oltre
queste
rivincite
,
anelate
ed
ottenute
,
altre
due
erano
in
palio
a
Milano
:
negli
800
metri
fra
Harbig
e
Lanzi
,
nei
150
fra
Wooderson
e
Beccali
.
A
Parigi
la
gara
di
Lanzi
è
stata
una
gara
non
incomprensibile
nello
svolgimento
ma
nel
risultato
.
Assente
Wooderson
sembrava
che
finalmente
l
'
azzurro
avrebbe
dovuto
aver
via
libera
per
una
grande
affermazione
per
quanto
la
minaccia
di
Harbig
non
fosse
sconosciuta
.
Lanzi
era
già
andato
sotto
agli
1'51
"
il
che
non
era
riuscito
a
Harbig
,
Lanzi
era
il
secondo
campione
olimpionico
e
soltanto
l
'
inglese
quest
'
anno
era
riuscito
a
realizzare
un
tempo
migliore
del
suo
:
il
primato
del
mondo
!
Un
passaporto
in
regola
quindi
ed
invece
un
risultato
non
conforme
a
quel
che
Lanzi
può
fare
.
Si
è
detto
che
egli
ha
sbagliato
tattica
,
ci
diceva
Lovelok
che
Lanzi
si
era
«
suicidato
»
col
passare
i
400
metri
in
53
"
3/I0
.
Nessun
suicidio
,
nessun
sbaglio
di
tattica
:
un
errore
invece
scontato
a
caro
prezzo
.
Fattosi
chiudere
in
partenza
,
obbligato
a
navigare
quasi
nelle
posizioni
di
coda
per
cento
metri
,
Lanzi
è
scattato
all
'
uscita
della
prima
curva
per
poter
passare
in
testa
e
fare
l
'
andatura
.
La
gara
doveva
esser
da
lui
condotta
a
forte
andatura
,
egli
doveva
gareggiare
sul
tempo
per
sfiancare
Harbig
ben
sapendo
quanto
forte
sia
lo
spunto
finale
del
tedesco
e
come
egli
manchi
invece
di
questa
punta
di
velocità
.
Quindi
non
sbagliò
di
tattica
ma
invece
fu
errore
lo
scatto
fatto
in
modo
sì
repentino
per
portarsi
in
testa
,
scatto
che
lo
ha
poi
«
imballato
»
in
modo
da
fargli
risentire
lo
sforzo
prematuro
nel
finale
quando
non
ha
potuto
reagire
neppure
al
francese
che
alla
corda
lo
sorpassava
.
Nulla
da
dire
quindi
sulla
sconfitta
ma
sul
modo
come
essa
è
venuta
è
giusto
discuterne
.
Si
aggiunga
che
quest
'
anno
Lanzi
non
è
mai
stato
nella
pienezza
della
forma
,
che
è
apparso
troppo
pesante
nel
passo
per
una
gara
sì
veloce
e
questo
è
dovuto
anche
al
fatto
di
un
non
completo
allenamento
.
Lanzi
è
di
quegli
atleti
che
hanno
bisogno
di
molto
lavoro
non
solo
in
vista
di
una
gara
,
ma
per
tutta
l
'
intera
stagione
e
non
va
dimenticato
che
proprio
nel
pieno
della
preparazione
ha
dovuto
troncare
ogni
cosa
a
causa
di
un
grave
lutto
famigliare
.
A
Milano
s
'
è
avuta
la
prova
che
Lanzi
non
si
era
e
suicidato
e
con
la
tattica
di
Parigi
,
qui
la
condotta
di
gara
fu
tutta
a
favore
dell
'
azzurro
,
il
quale
tentò
a
200
metri
di
sorprendere
Harbig
con
uno
scatto
deciso
ma
la
velocità
finale
del
tedesco
neutralizzò
l
'
attacco
e
gli
consentì
di
vincere
come
a
Parigi
con
la
sola
variante
che
a
Milano
il
tempo
ottenuto
fu
peggiore
di
quello
del
campionato
europeo
.
Di
altro
tipo
la
sconfitta
di
Beccali
scontata
in
partenza
per
l
'
intervento
di
Wooderson
.
Il
nostro
atleta
sapeva
già
quanta
difficoltà
presentava
la
gara
ed
è
da
ammirare
il
fatto
che
egli
abbia
voluto
essere
presente
lo
stesso
,
egli
campione
olimpionico
,
primatista
mondiale
e
che
a
trentun
anno
è
ancora
un
esempio
di
passione
e
di
fede
.
Beccali
meritava
il
secondo
posto
e
se
lo
sarebbe
aggiudicato
senza
l
'
incidente
capitatogli
all
'
imbocco
del
rettilineo
d
'
arrivo
mentre
tentava
di
sorpassare
Hartikka
all
'
esterno
e
veniva
arrestato
nella
sua
azione
dal
belga
Mostert
che
poi
doveva
tagliare
il
traguardo
nella
scia
del
vincitore
.
Appunto
per
questo
tanto
più
ingiusti
ci
sono
apparsi
quei
fischi
isolati
che
hanno
accolto
Beccali
quando
è
salito
sul
podio
per
la
premiazione
in
quanto
Beccali
è
stato
campione
di
atletica
e
sarà
sempre
un
campione
di
lealtà
.
Milano
ha
confermato
che
Wooderson
è
imbattibile
e
che
Beccali
resta
ancora
il
nostro
elemento
migliore
.
Ma
c
'
è
stata
una
gara
che
ci
ha
ripagati
ad
usura
di
tante
speranze
svanite
e
di
tante
sfortune
:
quella
dei
10
chilometri
di
corsa
per
merito
di
quel
prodigioso
ragazzo
che
si
chiama
Beviacqua
.
Una
gran
fiamma
ci
ha
scaldato
il
cuore
nel
seguire
l
'
impari
duello
fra
il
gigantesco
finlandese
Salminen
,
campione
e
primatista
mondiale
,
e
il
nostro
piccolo
rappresentante
.
Il
campionato
d
'
Europa
si
può
ben
definire
il
campionato
del
mondo
che
né
l
'
America
e
forse
neppure
il
Giappone
hanno
oggi
uomini
da
poter
opporre
ai
migliori
specialisti
del
vecchio
continente
.
C
'
è
stato
sì
a
Berlino
quel
Murakoso
che
seppe
tener
testa
ai
finlandesi
,
ma
neppur
lui
è
riuscito
a
fare
quel
che
ha
fatto
Beviacqua
,
cioè
a
impegnare
a
fondo
Salminen
che
in
cuor
suo
per
un
attimo
deve
aver
dubitato
di
poter
restare
in
piedi
sul
suo
piedistallo
di
gloria
.
C
'
erano
in
campo
Syring
,
Szilagyi
,
Tillman
,
oltre
al
finlandese
,
cioè
gli
uomini
realmente
i
migliori
del
mondo
e
contro
costoro
,
solo
,
tenace
,
prepotente
s
'
è
battuto
l
'
azzurro
strappando
,
è
la
parola
esatta
,
l
'
applauso
alla
folla
parigina
,
a
questa
folla
che
si
infiamma
se
un
francese
riesce
a
spuntarla
per
salvarsi
dall
'
ultimo
posto
,
ma
che
resta
quasi
indifferente
in
ogni
altra
occasione
.
Dieci
chilometri
,
una
corsa
estenuante
dove
sembrerebbe
che
la
sola
potenza
della
forza
potesse
aver
ragione
ed
invece
è
stata
il
trionfo
della
logica
e
dell
'
intelligenza
espresse
da
un
italiano
.
Questo
secondo
posto
vale
per
noi
più
di
una
vittoria
,
esso
ci
ripaga
di
quel
che
abbiamo
sofferto
in
altre
gare
,
del
disappunto
per
altre
mancate
affermazioni
magari
più
onorifiche
ma
che
non
avrebbero
espressa
con
tanta
eloquenza
la
volontà
fiera
della
razza
italiana
.
Ma
oltre
a
queste
sei
gare
nelle
quali
noi
allineavamo
gli
nomini
migliori
ve
n
'
era
una
che
ci
stava
particolarmente
a
cuore
:
quella
della
staffetta
4
x
100
.
Vi
era
da
difendere
il
secondo
posto
di
Berlino
che
ci
faceva
virtualmente
i
migliori
d
'
Europa
,
un
prestigio
quindi
da
salvaguardare
,
un
titolo
da
consolidare
.
Non
ci
siamo
riusciti
e
per
colpa
nostra
.
Il
quartetto
del
'36
,
già
privato
di
Ragni
,
ha
mostrato
che
ha
bisogno
di
altre
sostituzioni
,
come
del
resto
la
prova
supplementare
dell'11
settembre
a
Milano
,
ha
confermato
.
Malissimo
anche
i
cambi
nella
4
per
400
e
in
questa
specialità
è
necessario
lavorare
parecchio
per
rinfittire
le
schiere
poiché
manchiamo
di
uomini
che
abbiano
nelle
gambe
tempi
da
competizioni
internazionali
.
Dorascenzi
è
in
questa
specialità
una
nostra
speranza
e
Missoni
con
un
cauto
lavoro
potrà
esser
riportato
alla
forma
dimostrata
lo
scorso
anno
.
Son
due
ragazzi
di
venti
anni
ed
hanno
tempo
per
assodare
le
ossa
.
Capitato
nella
più
dura
delle
semifinali
dei
400
ostacoli
l
'
universitario
Russo
,
pur
finendo
al
terzo
posto
e
rimanendo
escluso
dalla
finale
,
s
'
è
messo
in
luce
per
l
'
ottimo
stile
sull
'
ostacolo
e
per
il
tempo
realizzato
che
fu
migliore
degli
altri
due
secondi
arrivati
nelle
altre
semifinali
.
I
tempi
della
finale
confermano
questo
giudizio
.
Del
resto
in
fatto
di
stile
tutti
i
nostri
si
son
dimostrati
fra
i
migliori
e
molti
di
questi
giovani
non
hanno
potuto
realizzare
di
più
un
po
'
per
mancanza
di
esperienza
in
gare
importanti
un
po
'
appunto
perché
non
sono
giunti
ancora
nella
piena
loro
maturità
fisica
.
Ricorderemo
così
De
Maestri
,
giovane
fascista
,
classificato
quinto
nella
marcia
dei
50
chilometri
,
Migliaccio
settimo
nei
3000
ostacoli
,
Daelli
uno
dei
migliori
nella
staffetta
4
x
100
,
il
lanciatore
di
peso
Profeti
classificatosi
settimo
,
ed
infine
l
'
altra
grande
nostra
speranza
:
un
altro
giovane
fascista
:
Consolini
.
Il
veronese
che
da
soli
15
mesi
lancia
il
disco
è
ormai
un
elemento
di
massima
sicurezza
sui
48
metri
ed
il
quinto
posto
di
Parigi
è
la
conferma
che
moltissimo
ci
si
può
attendere
da
lui
quando
avrà
completamente
assimilato
lo
stile
di
lancio
.
Ma
l
'
elenco
dei
giovani
non
è
chiuso
:
ecco
Turco
,
altro
universitario
,
al
quinto
posto
nel
salto
triplo
con
la
bella
misura
di
M
.
14,64
che
ha
preceduto
l
'
altro
universitario
Bini
recente
primatista
italiano
,
ecco
Romeo
che
vinta
la
crisi
morale
che
lo
ha
colpito
nel
periodo
di
preparazione
,
ha
saltato
con
l
'
asta
m
.
4
cioè
quanto
il
secondo
classificato
e
che
è
elemento
da
poter
arrivare
con
facilità
ai
4,10
,
ed
ecco
De
Florentis
questo
non
più
giovanissimo
ma
neppure
da
considerare
un
anziano
,
che
alla
sua
prima
prova
sulla
maratona
ci
ha
rassicurati
sulla
tenuta
,
della
distanza
giungendo
in
buone
condizioni
di
freschezza
ed
in
un
tempo
davvero
non
disprezzabile
.
Che
a
Parigi
sia
scaturito
il
maratoneta
per
l
'
Olimpiade
del
1940
?
Lippi
,
Gobbato
,
Balbusso
gli
anzianoni
della
compagnia
,
meritano
una
parola
di
schietto
elogio
più
che
per
i
risultati
conseguiti
per
la
disciplina
,
la
volontà
e
lo
spirito
di
sacrificio
dimostrati
.
StampaPeriodica ,
La
partecipazione
italiana
ai
primi
Campionati
d
'
Europa
femminili
,
tenuta
in
limiti
modesti
per
l
'
assenza
della
Valla
e
la
dubbia
presenza
in
gara
della
Testoni
,
si
è
in
definitiva
risolta
con
una
assai
lusinghiera
classifica
collettiva
e
con
brillanti
risultati
delle
nostre
atlete
.
A
voler
fare
un
confronto
con
quello
che
han
fatto
a
Parigi
i
maschi
sono
ancora
una
volta
le
donne
ad
avere
la
meglio
così
come
avvenne
alle
Olimpiadi
di
Berlino
.
Un
titolo
europeo
ed
un
primato
mondiale
eguagliato
(
Testoni
:
corsa
m
.
80
ostacoli
)
,
un
terzo
posto
(
staffetta
4
x
100
)
,
un
sesto
(
Gabric
:
lancio
del
disco
)
,
due
noni
posti
(
Pento
:
salto
in
lungo
;
Piccinini
:
getto
del
peso
)
costituiscono
per
la
ridotta
pattuglia
delle
nostre
otto
atlete
un
bilancio
davvero
ottimo
e
che
le
colloca
al
quarto
posto
,
a
pari
merito
con
l
'
Inghilterra
,
nella
classifica
per
Nazioni
dietro
alla
Germania
,
Polonia
e
Olanda
.
Quando
si
pensi
che
la
Polonia
deve
tutto
alla
Walasiewicz
vincitrice
dei
100
e
200
piani
,
seconda
nel
salto
in
lungo
,
sesta
nel
giavellotto
,
e
per
merito
esclusivamente
della
quale
la
Polonia
si
è
classificata
al
secondo
posto
nella
staffetta
4
x
100
,
vi
è
da
esser
davvero
soddisfatti
di
quello
che
a
Vienna
s
'
è
ottenuto
.
Infatti
ad
eccezione
della
Testoni
e
della
Gabric
per
le
altre
sei
ragazze
si
trattava
di
scendere
per
la
prima
volta
a
confronti
di
tanta
importanza
e
non
vi
era
perciò
da
aver
pretese
maggiori
.
La
Testoni
per
la
quale
erano
le
nostre
maggiori
preoccupazioni
ci
ha
data
invece
la
grande
gioia
di
vincere
e
di
ottenere
un
risultato
tecnico
eccezionale
.
Sono
oggi
in
quattro
le
atlete
a
dividersi
l
'
onore
del
primato
mondiale
sui
m
.
80
ostacoli
e
fra
queste
due
italiane
:
Valla
(
Berlino
)
e
Testoni
(
Vienna
)
.
A
quando
la
bella
per
il
nuovo
primato
?
L
'
azzurra
partita
per
Vienna
,
più
come
accompagnatrice
che
come
gareggiante
,
fu
sottoposta
la
vigilia
dei
campionati
ad
una
prova
durante
l
'
allenamento
compiuto
dalla
intera
squadra
e
dopo
della
quale
,
constatata
la
buona
efficienza
fisica
,
ne
venne
decisa
la
partecipazione
.
Accoppiata
in
batteria
con
quella
Galius
che
era
la
grande
favorita
,
la
Testoni
vinceva
agevolmente
ed
in
finale
essa
grazie
al
suo
stile
perfetto
ed
al
suo
finale
velocissimo
trionfava
in
maniera
nettissima
.
Un
vivo
elogio
va
pure
alle
ragazze
del
quartetto
della
staffetta
4
x
100
(
la
Testoni
appunto
per
le
sue
precarie
condizioni
fisiche
che
per
quindici
giorni
l
'
avevano
obbligata
ad
interrompere
l
'
allenamento
,
non
vi
partecipava
)
che
fino
all
'
ultima
frazione
erano
riuscite
a
conservare
il
secondo
posto
che
poi
perdevano
malgrado
la
tenace
difesa
dell
'
Alfero
contro
il
«
fenomeno
»
Walariewicz
.
La
Germania
è
stata
la
grande
trionfatrice
:
su
nove
gare
essa
ne
ha
vinte
sei
,
due
vittorie
sono
andate
alla
Polonia
,
una
all
'
Italia
.
In
talune
prove
le
tedesche
si
sono
accaparrate
i
primi
tre
posti
(
disco
e
giavellotto
)
nel
peso
il
primo
e
secondo
.
In
quattro
prove
individuali
la
Germania
ha
collocate
in
finale
tutte
le
sue
rappresentanti
ed
un
paio
nelle
altre
due
.
Inoltre
la
tedesca
Ratjen
ha
migliorato
il
primato
mondiale
del
salto
in
alto
portandolo
a
m
.
1.70
.
Un
complesso
formidabile
e
che
conferma
anche
in
questo
campo
la
superiorità
europea
della
Germania
.
Alle
atlete
italiane
spetta
un
altro
primato
:
quello
della
grazia
e
della
femminilità
.
E
fra
tanti
«
fenomeni
»
donneschi
che
si
son
veduti
a
Vienna
è
questo
un
titolo
che
a
noi
fa
particolarmente
piacere
.
StampaPeriodica ,
Fra
tutti
quelli
che
formano
la
intera
popolazione
,
o
nazione
o
società
come
vuoi
chiamarla
,
si
è
stabilita
na
distinzione
di
tre
classi
,
nobili
,
mezzo
ceto
e
basso
ceto
.
Ma
questa
distinzione
è
cosa
troppo
vecchia
,
e
la
fecero
l
avarizia
,
la
superbia
e
l
apparenza
;
l
avarizia
che
altro
Dio
non
ha
,
fuori
del
denaro
,
e
per
essa
chi
è
più
ricco
è
lo
migliore
:
la
superbia
,
che
perché
l
antenati
sono
stati
qualche
gran
cosa
,
crede
che
gli
altri
l
hanno
a
stimare
pure
na
gran
cosa
,
come
se
uno
non
avesse
a
essere
stimato
per
quello
che
è
,
ma
per
quello
che
furono
l
antenati
suoi
;
e
finalmente
l
apparenza
,
perché
tutti
quanti
vogliamo
giudicare
con
gli
occhi
della
fronte
e
non
con
quelli
della
ragione
.
Questa
distinzione
dunque
non
mi
piace
:
e
persuaditi
che
per
legge
nessuno
è
figlio
della
gallina
bianca
.
Non
credere
che
lo
nobile
e
lo
signore
avessero
qualche
dritto
sopra
di
te
,
popolo
basso
,
no
.
Essi
hanno
tanto
dritto
sopra
di
te
,
quanto
dritto
hai
tu
sopra
di
loro
;
ma
senti
però
,
e
mettici
anche
questo
,
che
essi
hanno
tanti
obblighi
verso
di
te
,
quanti
obblighi
hai
tu
verso
di
loro
.
Senti
,
e
tieni
a
mente
questo
:
Iddio
nella
sua
infinita
sapienza
e
misericordia
non
ha
dato
a
nessun
uomo
dritto
sopra
un
altro
uomo
;
ma
non
ha
fatto
tutti
l
uomene
uguali
.
Rifletti
dunque
bene
,
popolo
basso
,
e
non
avvilirti
tanto
,
credendoti
per
obbligo
condannato
a
stare
sempre
sotto
.
Alza
la
testa
:
e
senza
pretendere
di
uscire
a
forza
dalla
condizione
nella
quale
Iddio
ti
ha
posto
e
ti
vuole
,
dí
senza
paura
:
Io
per
l
animo
che
tengo
e
per
il
cuore
che
mi
sento
,
sono
eguale
a
tutti
li
più
gran
signori
che
ci
stanno
sopra
la
terra
:
e
tra
me
e
li
gran
signori
non
c
è
altra
differenza
che
quella
che
nasce
dall
uso
che
facciamo
di
quest
anima
e
di
questo
cuore
:
la
buona
gente
,
nobile
o
snobile
,
ricca
o
povera
ha
da
stare
naturalmente
sopra
:
la
gente
cattiva
nobile
o
snobile
,
ricca
o
povera
,
ha
da
stare
naturalmente
sotto
.
"
Finora
tu
,
popolo
basso
,
sei
stato
l
ultimo
,
non
per
la
condizione
tua
,
no
,
ma
per
i
tuoi
difetti
:
mo
,
alza
la
testa
,
e
fatti
uguale
agli
altri
,
non
per
la
condizione
,
ma
per
la
virtù
.
I
tuoi
difetti
sono
stati
prodotti
dal
passato
dispotismo
:
ora
,
se
tu
vuoi
,
la
libertà
t
innalzerà
,
perché
ti
saprà
educare
.
Impara
e
ti
farai
sentire
e
rispettare
:
e
nobili
e
ceto
medio
si
leveranno
il
cappello
in
faccia
a
la
virtù
del
popolano
.
Fino
a
mo
sei
stato
temuto
come
la
tigre
,
come
la
peste
,
come
il
cane
affamato
:
da
oggi
nnanzi
t
avrai
a
far
temere
come
si
teme
la
spada
de
la
giustizia
.
A
lo
cane
affamato
o
li
si
tira
na
pietra
n
fronte
o
li
si
getta
un
pezzo
di
pane
per
farlo
star
quieto
:
in
faccia
a
lo
giudice
uno
o
s
ha
da
difendere
con
buone
ragioni
,
o
ha
da
essere
condannato
.
Ma
lo
giudice
(
tienilo
a
mente
buono
)
lo
giudice
ha
da
avere
con
sé
la
giustizia
e
la
legge
,
e
non
la
superbia
e
lo
capriccio
.
StampaPeriodica ,
Gli
uomini
dei
secoli
XVIII
e
XIX
hanno
vissuto
la
crisi
dell
'
attività
teorica
.
Gli
uomini
del
secolo
XX
vivranno
la
crisi
dell
'
attività
pratica
...
La
crisi
dell
'
attività
teorica
,
o
romanticismo
,
può
essere
,
molto
sommariamente
divisa
,
in
due
grandi
periodi
.
1
)
La
sostituzione
di
idoli
nuovi
e
mobili
,
agli
idoli
vecchi
e
fissi
del
periodo
classico
.
2
)
La
distruzione
degli
idoli
.
Il
primo
periodo
comincia
storicamente
nella
seconda
metà
del
secolo
XVIII
in
Francia
ed
in
Germania
,
ed
idealmente
con
l
'
indirizzo
critico
e
adogmatico
della
scuola
inglese
e
di
Kant
;
in
arte
l
'
inizio
del
periodo
è
caratterizzato
dal
ritorno
alla
natura
,
considerata
come
miniera
inesauribile
di
ispirazione
e
di
imitazione
,
da
contrapporsi
al
libro
,
al
canone
,
alla
tradizione
,
alla
misura
...
Caratteri
suoi
generali
sono
la
reazione
al
dogma
in
religione
,
in
filosofia
,
e
in
morale
,
e
la
tendenza
a
sostituire
i
motivi
interni
ai
motivi
esterni
nella
azione
.
L
'
Olimpo
che
esso
distrugge
all
'
esterno
,
sotto
forma
di
tradizioni
e
di
credenze
religiose
,
e
di
sanzioni
ultraterrestri
,
viene
quindi
risuscitato
all
'
interno
sotto
forma
di
"
principi
generali
"
di
"
leggi
naturali
"
di
"
imperativi
categorici
"
di
"
criteri
utilitari
"
etc
....
Lo
scuotimento
e
la
distruzione
dei
vecchi
ideali
rigidi
e
fissi
ha
portato
,
attraverso
una
febbre
di
mobilità
e
di
liberazione
,
ad
altri
ideali
egualmente
rigidi
e
fissi
;
alla
religione
s
'
è
sostituita
la
scienza
,
alla
Chiesa
lo
Stato
;
ma
gli
argini
della
vita
appariscono
ben
tracciati
come
prima
ed
il
senso
della
corrente
non
può
essere
dubbio
per
l
'
uomo
equilibrato
che
guarda
le
cose
con
gli
occhi
del
suo
tempo
.
Intanto
mentre
l
'
umanità
effettua
in
se
stessa
questa
prima
cristallizzazione
del
romanticismo
,
una
altra
corrente
romantica
si
inizia
;
ma
questa
volta
il
movimento
è
destinato
a
restare
nelle
zone
più
profonde
della
coscienza
,
e
l
'
eco
che
l
'
arte
ne
porterà
al
di
fuori
giungerà
solo
ai
pochi
,
risvegliando
il
consenso
e
la
partecipazione
del
minor
numero
...
Ho
detto
più
sopra
che
questo
secondo
periodo
può
dirsi
della
distruzione
degli
idoli
.
Infatti
come
prima
la
critica
aveva
detronizzato
Dei
,
eroi
,
santi
,
ed
in
generale
tutti
i
tipi
concreti
ed
individuati
di
idealità
,
sostituendo
ad
essi
dei
tipi
astratti
che
ieri
soltanto
conquistarono
il
predominio
,
così
ora
la
critica
si
rivolge
contro
questi
stessi
tipi
astratti
che
ieri
soltanto
conquistarono
il
predominio
:
leggi
scientifiche
,
imperativi
morali
,
principi
intellettuali
universali
,
assiomi
,
postulati
e
fatti
...
L
'arte...,
ed
in
generale
tutte
le
attività
spontanee
ed
irriflesse
salgono
nella
scala
dei
valori
,
finché
giunti
all
'
estremo
limite
di
questo
sentiero
noi
troviamo
che
la
conoscenza
intellettuale
viene
riconosciuta
soltanto
quale
lato
interno
di
un
'
azione
,
nata
quindi
dall
'
azione
,
legata
strettamente
alla
necessità
d
'
agire
,
sicché
il
vecchio
tipo
del
sistema
intellettuale
sorto
indipendentemente
dalle
esigenze
pratiche
,
ispirato
dalla
contemplazione
teoretica
e
disinteressata
del
mondo
,
viene
ripudiato
e
condannato
a
sparire
,
e
tutta
la
filosofia
si
riduce
ad
uno
studio
di
mezzi
d
'
azione
,
ad
una
ricerca
di
movimenti
e
di
giustificazioni
,
ad
una
affermazione
di
finalità
dedotte
dall
'
apprezzamento
delle
utilità
individuali
;
e
in
altre
parole
:
la
filosofia
viene
ridotta
ad
una
teoria
filosofica
dell
'
impossibilità
della
filosofia
.
La
strada
della
critica
è
così
percorsa
fino
allo
estremo
.
Le
credenze
dogmatiche
sulle
realtà
,
esterne
o
interne
vengono
soppresse
.
Le
autorizzazioni
assolute
ad
agire
in
un
certo
modo
,
o
in
vista
di
certi
fini
,
spariscono
.
Né
per
questo
,
le
sensazioni
relative
acquistano
-
come
nel
dogmatismo
positivista
-
un
maggior
valore
;
poiché
questa
"
relatività
"
è
macchiata
anch
'
essa
dal
peccato
originale
di
una
critica
insufficiente
...
Quest
'
opera
è
stata
l
'
estrema
credenza
che
ha
riempito
la
vita
degli
ultimi
intellettualisti
;
per
noi
essa
è
il
frutto
di
cenere
che
ci
colma
la
bocca
...
GLI
ABITI
SONO
DELL
'
UOMO
Esaminiamo
attentamente
la
nostra
posizione
.
Se
supponiamo
che
la
domanda
:
"
Che
cosa
credete
?
"
sia
rivolta
a
noi
e
in
pari
tempo
a
un
uomo
di
quattro
secoli
fa
,
sentiamo
subito
a
che
punto
siamo
arrivati
.
A
quella
domanda
l
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
,
avrebbe
risposto
recitando
il
suo
credo
dogmatico
-
cattolico
o
protestante
-
e
raffigurando
nelle
parole
un
mondo
spirituale
,
altrettanto
certo
e
completo
quanto
quello
materiale
.
Noi
invece
saremmo
costretti
a
rispondere
in
questi
termini
:
"
Crediamo
che
le
credenze
individuali
rappresentano
non
già
le
realtà
affermate
nel
loro
contenuto
,
-
sulla
cui
esistenza
esse
non
dicono
nulla
-
ma
bensì
la
costituzione
emozionale
e
volitiva
dell
'
individuo
,
.
sottostante
e
fissata
nel
temperamento
intellettuale
...
In
realtà
non
si
crede
,
se
la
credenza
non
ci
fa
fede
di
una
realtà
che
va
oltre
l
'
individuo
.
Dire
io
credo
ed
aggiungere
che
però
le
credenze
rispecchiano
soltanto
la
nostra
natura
intima
,
significa
soltanto
dire
con
poca
chiarezza
"
io
non
credo
"
...
Veniamo
ora
all
'
azione
...
L
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
avrebbe
,
in
teoria
,
apprezzato
poco
l
'
azione
materiale
in
confronto
ai
fini
spirituali
della
vita
e
cioè
degli
ideali
.
L
'
azione
è
un
mezzo
;
il
suo
valore
e
la
sua
utilità
stanno
soltanto
nelle
sue
giustificazioni
assolute
,
vale
a
dire
nelle
credenze
che
costituiscono
la
fede
individuale
.
Per
l
'
uomo
nuovissimo
,
liberato
da
tutti
i
dogmi
,
il
criterio
di
giudizio
è
radicalmente
invertito
.
L
'
azione
ha
valore
per
sé
stessa
,
indipendentemente
dalle
proprie
giustificazioni
-
le
credenze
,
-
nonché
reggerla
e
nobilitarla
,
sono
il
suo
risultato
,
e
non
sussistono
senza
di
essa
.
Ma
nella
pratica
dell
'
azione
le
cose
stanno
ben
diversamente
.
L
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
agisce
intensamente
,
con
entusiasmo
e
con
sicurezza
;
egli
che
solleva
idealmente
la
credenza
al
di
sopra
dell
'
atto
,
è
invece
l
'
uomo
pratico
e
attivo
per
eccellenza
.
I
resultati
dei
suoi
sforzi
,
guardati
con
occhi
del
ventesimo
secolo
,
sono
incalcolabili
.
L
'
uomo
attuale
invece
,
che
deifica
l
'
azione
,
è
assolutamente
incapace
del
più
piccolo
movimento
...
Come
mai
la
marcia
verso
la
ricchezza
dell
'
anima
ha
condotto
invece
alla
povertà
ed
all
'
inanizione
?
Chi
guarda
bene
addentro
al
periodo
romantico
vede
subito
che
il
suo
carattere
principale
e
distintivo
sta
nella
contraddizione
.
Il
classicismo
era
caratterizzato
dalla
proporzione
,
dall
'
armonia
della
logica
,
e
dalla
conseguenza
;
questi
caratteri
si
riscontravano
in
teoria
nelle
costruzioni
sillogistiche
e
dogmatiche
e
in
pratica
nella
sicurezza
dell
'
azione
,
tendente
al
limite
estremo
dei
vari
formalismi
e
delle
varie
ipocrisie
della
condotta
(
civismi
,
farisaismi
,
etc
.
)
.
Il
romanticismo
covò
invece
nel
suo
seno
mille
antitesi
,
e
fu
esso
stesso
tutta
una
grande
antitesi
,
che
condusse
nei
suoi
resultati
ad
infinite
situazioni
contraddittorie
,
superate
soltanto
con
l
'
annientamento
degli
elementi
stessi
delle
opposizioni
...
Il
periodo
post
-
romantico
ha
sviluppato
fino
alle
ultime
conseguenze
tutte
le
antitesi
senza
curarsi
dei
resultati
pratici
,
e
così
è
giunto
alla
completa
dissenzione
dello
spirito
ed
al
massimo
disseccamento
della
vita
umana
...
I
romantici
cominciarono
col
sostituire
gli
ideali
individuali
agli
ideali
generali
e
dogmatici
.
La
sorgente
dell
'
ideale
fu
ricercata
nell
'
io
-
al
di
dentro
invece
che
al
di
fuori
-
e
parve
così
per
molti
anni
che
la
massa
dell
'
idealità
umana
fosse
aumentata
a
dismisura
per
questa
via
,
poiché
ad
ogni
centro
individuale
sembrò
scaturire
un
imperativo
capace
di
imprimere
la
sua
nota
fondamentale
su
tutta
una
vita
umana
.
I
vecchi
dogmi
sui
quali
si
plasmavano
in
passato
le
vite
degli
uomini
parvero
qualche
cosa
di
esteriore
sovrapposta
all
'
individuo
;
portata
da
lui
come
si
portano
gli
abiti
e
perciò
furono
respinti
...
Invece
l
'
ideale
interno
e
personale
,
rappresentava
la
spontaneità
contrapposta
all
'
abitudine
,
il
cuore
contrapposto
all
'
intelletto
,
l
'
anima
contrapposta
all
'
abito
.
La
critica
della
ragion
pratica
,
innalzata
sulla
tabula
rasa
della
ragione
teorica
,
fu
l
'
espressione
generica
ed
intellettuale
dell
'
idealità
romantica
.
Fichte
le
diede
un
corpo
metafisico
,
e
Napoleone
,
il
solo
romantico
dell
'
azione
,
la
visse
.
I
poeti
riempirono
del
suo
profumo
una
delle
epoche
più
fortunate
della
letteratura
.
Però
questa
formula
dell
'
ideale
personale
ed
intimo
che
sembrava
l
'
estremo
limite
dell
'
attività
teorica
,
e
la
vetta
eccelsa
da
cui
l
'
aquila
avrebbe
spiccato
il
gran
volo
verso
le
stelle
,
rappresentava
invece
soltanto
un
termine
intermedio
,
da
superare
.
Quando
l
'
individuo
,
da
esecutore
passivo
di
una
Legge
eterna
predeterminata
,
fu
trasformato
in
creatore
della
propria
legge
e
riconosciuto
quale
sorgente
prima
delle
sanzioni
morali
,
l
'
indagine
successiva
si
portò
sulle
radici
psicologiche
più
profonde
dell
'
idealità
e
delle
credenze
,
sulla
genesi
della
scienza
(
credenza
collettiva
)
,
e
sui
rapporti
di
precedenza
fra
la
credenza
e
l
'
azione
.
Era
un
passo
in
avanti
sullo
stesso
cammino
.
Kant
aveva
distinto
e
dichiarato
irriducibile
il
formale
ed
il
materiale
,
il
classico
ed
il
romantico
.
Ora
si
trattava
di
ricercare
quale
dei
due
doveva
considerarsi
come
termine
primo
ed
originario
di
fronte
all
'
altro
.
Naturalmente
i
post
-
romantici
diedero
la
preferenza
al
materiale
,
al
particolare
,
al
sentimento
ed
all
'
azione
:
quindi
negli
stessi
ideali
individuali
,
che
parevano
il
fiore
più
spontaneo
e
più
puro
dell
'
era
romantica
,
si
passò
a
distinguere
l
'
elemento
classico
da
quello
romantico
,
riducendo
quest
'
ultimo
al
solo
fattore
dell
'
azione
.
Si
diventò
consapevoli
dell
'
arbitrarietà
delle
proprie
credenze
e
della
loro
dipendenza
dalla
volontà
ingiustificata
,
e
dall
'
azione
libera
da
motivi
.
Ma
allora
a
che
cosa
si
riducevano
gli
ideali
individuali
?
Ad
abiti
,
né
più
né
meno
,
che
i
vecchi
ideali
rigidi
dell
'
epoca
classica
.
L
'
uomo
volle
spogliare
i
suoi
abiti
e
ridursi
a
volontà
nuda
.
Senonché
giunto
a
questo
punto
-
ed
è
il
punto
in
cui
noi
ci
troviamo
attualmente
-
l
'
uomo
si
è
accorto
d
'
essersi
spogliato
della
sua
stessa
umanità
,
e
d
'
essersi
ridotto
ad
un
fantasma
nebbioso
,
ad
una
vuota
chimera
priva
di
realtà
concreta
...
La
tesi
hegeliana
è
rimasta
storicamente
e
idealmente
provata
;
l
'
uomo
,
per
difetto
di
ideale
,
ha
cessato
di
essere
reale
.
È
apparso
che
se
gli
ideali
sono
gli
abiti
,
gli
abiti
sono
l
'
uomo
.
L
'
uomo
,
che
non
cerca
sé
stesso
,
s
'
è
spinto
oltre
sé
stesso
,
col
pretesto
di
ritrovarsi
(
altra
antitesi
romantica
)
.
Ma
al
di
là
degli
abiti
ci
può
essere
Dio
,
se
sappiamo
trovarlo
;
l
'
uomo
non
v
'
è
di
certo
.
IL
BIVIO
Riflettiamo
un
istante
sulle
vie
da
seguire
che
si
presentano
all
'
uomo
attuale
.
Egli
si
trova
dunque
a
questo
punto
:
che
conosce
il
carattere
relativo
delle
proprie
credenze
e
la
loro
subordinazione
alla
volontà
ed
all
'
azione
.
D
'
altra
parte
per
esistere
(
e
l
'
esistenza
non
gli
sembra
facoltativa
)
egli
non
può
fare
a
meno
di
agire
;
e
per
agire
deve
credere
a
qualche
cosa
...
È
chiaro
che
due
vie
si
aprono
dinanzi
a
lui
:
quella
della
persistenza
nell
'
attuale
ordine
di
vedute
,
e
quella
di
una
rinnegazione
volontaria
della
teoria
volontarista
delle
credenze
e
di
un
conseguente
ritorno
alla
filosofia
.
Prendendo
la
prima
via
egli
ha
il
vantaggio
di
condurre
fino
alle
estreme
conseguenze
il
più
straordinario
esperimento
metafisico
che
sia
stato
mai
tentato
,
toccando
quando
che
sia
il
fondo
stesso
delle
cose
.
Prendendo
la
seconda
via
egli
può
farsi
guidare
da
due
diversi
motivi
:
o
egli
riconosce
di
avere
errato
in
qualche
.
punto
della
sua
teoria
volontarista
della
credenza
,
in
modo
da
dover
procedere
ad
una
revisione
della
propria
analisi
,
oppure
,
senza
riconoscere
niente
,
si
riabbandona
volontariamente
all
'
impulso
che
lo
trasporta
di
nuovo
dalla
riva
della
morte
alla
riva
della
vita
,
dalla
sponda
post
-
romantica
alla
sponda
classica
...
FASE
VEDANTINA
La
prima
strada
ci
conduce
ad
una
fase
metafisica
che
già
fu
vissuta
dall
'
India
antica
che
trovò
la
sua
espressione
intellettuale
nel
sistema
vedanta
.
Per
uno
strano
ricorso
storico
,
l
'
attività
speculativa
degli
Aryas
ritorna
al
suo
punto
di
partenza
,
e
risuscita
per
vie
imprevedute
una
delle
più
grandiose
avventure
spirituali
del
passato
.
La
filosofia
vedanta
enuncia
chiaramente
che
la
esistenza
del
mondo
è
relativa
alla
nostra
credenza
in
essa
.
Manas
la
mentalità
concreta
ed
induttiva
dove
le
tracce
delle
percezioni
si
raccolgono
,
si
aggrovigliano
e
si
trasformano
in
semi
di
credenze
,
Manas
è
il
Deus
-
ex
-
machina
di
questa
enorme
fantasmagoria
cosmica
.
Noi
siamo
immersi
nel
sogno
,
e
rimaniamo
in
tale
stato
solo
perché
non
sappiamo
di
essere
sognati
.
Il
sistema
vedanta
è
un
raggio
della
ragione
spirituale
,
un
punto
sveglio
di
questo
torbido
caos
sognante
.
Quando
questo
punto
si
avviva
in
una
coscienza
individuale
,
l
'
illuminazione
completa
segue
presto
;
la
fede
nella
realtà
del
mondo
viene
a
mancare
,
e
l
'
individuo
constata
la
propria
non
-
esistenza
come
quella
delle
cose
che
lo
circondano
e
delle
loro
distinzioni
,
e
si
perde
quindi
nel
non
-
essere
per
ritrovarsi
poi
in
modo
a
-
cosmico
quale
l
'
unico
Brahman
,
che
non
è
né
uno
,
né
molteplice
,
o
è
ambedue
queste
cose
a
un
tempo
...
Lasciando
da
parte
l
'
architettura
del
sistema
-
che
non
ci
riguarda
in
questo
momento
-
rileviamo
subito
che
il
tratto
caratteristico
di
questo
modo
di
pensiero
è
l
'
importanza
attribuita
alla
credenza
come
creatrice
del
mondo
esterno
.
Ma
questa
credenza
è
per
i
vedantini
arbitraria
,
ingiustificata
,
dovuta
alla
ignoranza
,
alla
Maya
.
Non
diciamo
noi
con
altre
parole
la
stessa
cosa
allorché
,
togliendo
alle
credenze
il
loro
valore
intimo
,
lamentiamo
soltanto
come
epifenomeni
della
volontà
e
dell
'
azione
?
La
filosofia
delle
scienze
del
Le
Roy
,
del
Mach
e
quella
dei
contingentisti
,
rappresentano
il
passo
più
avanzato
su
questa
via
della
riduzione
del
mondo
alle
nostre
credenze
,
e
della
conseguente
distruzione
del
mondo
con
l
'
indebolimento
delle
credenze
stesse
.
La
verità
intellettuale
viene
considerata
come
qualche
cosa
che
si
evolve
e
si
va
costituendo
.
Il
pensiero
non
si
adatta
alle
cose
,
ma
invece
adatta
le
cose
a
sé
stesso
;
le
leggi
non
sono
un
'
imposizione
dell
'
oggetto
al
soggetto
,
ma
rappresentano
soltanto
un
elemento
utilitario
d
'
ordine
che
noi
poniamo
nelle
cose
per
nostro
vantaggio
e
così
via
di
seguito
.
La
filosofia
delle
scienze
non
rispetta
nemmeno
il
fatto
-
e
tenta
di
ridurre
il
particolare
esterno
al
particolare
interno
,
il
fisico
al
psicologico
-
altro
fenomeno
di
quell
'
analisi
interna
del
romanticismo
che
conduce
all
'
inanizione
dell
'
ideale
.
Noi
siamo
portati
a
ritenere
che
la
chiave
delle
cose
sia
da
ricercare
nella
nostra
costituzione
psicologica
.
D
'
altra
parte
gli
occultisti
,
i
maghi
,
i
new
thinkers
,
ecc
.
ci
consigliano
di
sostituire
i
mezzi
interni
ai
mezzi
esterni
,
se
vogliamo
esercitare
un
'
influenza
nel
mondo
.
Essi
ci
assicurano
che
gli
aggruppamenti
dei
fenomeni
esterni
sono
come
sorretti
da
corrispondenti
gruppi
psicologici
sui
quali
noi
possiamo
avere
un
'
azione
diretta
.
È
possibile
in
una
parola
mutare
i
fatti
operando
sulle
loro
radici
.
Per
esempio
,
una
malattia
è
il
prodotto
della
nostra
credenza
di
esser
malati
.
Io
non
vedo
perché
so
che
il
mio
occhio
non
vede
.
Certi
isterici
non
hanno
certi
organi
e
non
possono
servirsene
sebbene
materialmente
li
posseggano
,
perché
credono
di
non
averli
.
I
due
casi
sembrano
diversi
;
ma
per
gli
oculisti
il
loro
carattere
è
identico
.
Ma
se
si
cambia
l
'
idea
sottostante
al
fatto
,
questo
viene
a
cambiare
immediatamente
.
Così
,
se
io
cieco
,
penso
con
grande
sicurezza
:
"
io
voglio
vedere
,
io
vedo
"
,
il
mio
organo
visivo
tornerà
a
funzionare
sull
'
istante
.
Generalizzando
,
si
può
ritenere
su
questa
via
,
che
tutto
il
mondo
esterno
riposa
nella
nostra
credenza
nella
sua
esistenza
,
e
che
se
noi
diciamo
a
noi
stessi
:
"
il
mondo
esterno
non
esiste
"
ci
risveglieremo
immediatamente
dal
lungo
sogno
di
Maya
.
Ecco
dunque
che
sorge
dinanzi
a
noi
la
suprema
tentazione
:
quella
di
essere
i
distruttori
dell
'
Universo
.
Dopo
aver
distrutto
tutti
gli
elementi
non
resta
altro
da
distruggere
che
la
totalità
.
La
fase
vedantina
ci
attira
naturalmente
,
ed
in
un
certo
senso
esercita
su
di
noi
un
fascino
magnetico
,
al
quale
ci
è
difficile
resistere
...
L
'
elemento
dogmatico
brillerebbe
oggi
come
la
stella
della
salute
sulle
esauste
sorgenti
della
vita
.
E
intanto
,
poiché
esso
non
appare
,
il
miraggio
vedantino
e
orientale
ci
attira
con
la
maggiore
intensità
,
e
noi
ci
accorgiamo
di
aver
percorso
in
soli
centocinquanta
l
'
intervallo
ideale
che
separa
Roma
da
Benares
,
Gregorio
VII
da
San
Karacharya
,
il
Cattolicismo
dal
Vedantismo
.
Perché
questa
via
che
ci
seduce
noi
non
la
percorriamo
?
RITORNO
SULLA
FILOSOFIA
Veniamo
dunque
all
'
altra
via
:
il
ritorno
sulla
filosofia
.
Dico
ritorno
sulla
filosofia
e
non
alla
filosofia
.
Non
intendo
con
questo
escludere
che
si
possa
anche
ritornare
alla
filosofia
,
come
fornitrice
di
qualche
sistemazione
cosmica
che
ci
renda
una
fede
qualunque
:
intendo
soltanto
che
per
il
momento
la
questione
da
esaminare
è
se
si
abbia
avuto
ragione
di
escludere
totalmente
l
'
elemento
generale
della
nostra
vita
.
Abbiamo
noi
avuto
ragione
sempre
ed
in
tutti
i
casi
nella
grande
crociata
contro
l
'
intellettualismo
e
contro
l
'
ontologismo
in
tutte
le
forme
in
cui
è
stata
combattuta
?
Non
intendo
suggerire
risposta
alcuna
:
pongo
soltanto
il
problema
.
Tutta
la
storia
dell
'
antitesi
romantica
fra
le
idealità
e
la
realtà
,
già
superata
nel
sistema
hegeliano
(
che
per
questo
lato
si
trova
a
livello
del
momento
attuale
)
,
ha
troppo
l
'
aria
di
uno
sviluppo
necessario
,
rassomiglia
troppo
ad
uno
di
quegli
scherzi
di
stile
che
la
storia
ci
presenta
spesso
quando
uomini
e
sistemi
sembrano
essersi
data
la
consegna
di
sviluppare
fino
all
'
estremo
limite
possibile
certe
linee
ideali
.
Quelli
che
vengono
dopo
s
'
accorgono
sempre
che
tutto
quanto
è
avvenuto
rappresentava
soltanto
la
dimostrazione
di
un
teorema
enunciato
precedentemente
.
Nel
caso
attuale
la
nostra
ricerca
potrebbe
esprimersi
con
queste
parole
:
"
qual
'
è
il
teorema
che
è
stato
dimostrato
dalla
storia
della
critica
e
del
romanticismo
?
"
.
DUBBIO
POST
-
CRITICO
Il
teorema
potrà
esistere
o
no
:
ma
questo
è
indifferente
per
il
nostro
stato
d
'
animo
attuale
.
Esso
è
riempito
oggi
da
quello
che
potremmo
chiamare
il
dubbio
post
-
critico
-
dubbio
totale
e
universale
poiché
investe
la
stessa
speculazione
che
lo
ha
prodotto
crollando
i
saldi
edifici
dogmatici
del
passato
-
e
forse
apre
l
'
anima
a
qualche
cosa
che
è
al
di
là
del
dogma
e
del
dubbio
...
Il
nostro
dubbio
post
-
critico
segue
la
nostra
sorpresa
.
Ci
siamo
tuffati
nella
realtà
per
afferrarla
tutta
e
ci
siamo
trovati
privi
di
realtà
.
Il
risultato
era
imprevisto
:
c
'
era
dunque
qualche
elemento
del
quale
non
avevamo
tenuto
conto
.
Qual
'
è
questo
elemento
?
Ecco
il
prossimo
lavoro
che
ci
attende
.
È
soltanto
dopo
aver
compiuto
questo
lavoro
che
noi
potremo
decidere
definitivamente
fra
la
scelta
radicale
della
via
della
non
-
credenza
,
e
la
scelta
sincera
e
sicura
del
ritorno
all
'
era
dogmatica
.
Ma
forse
da
qualche
osservatorio
dell
'
anima
,
lontano
dalle
due
strade
,
si
incomincia
a
presentire
la
luce
di
una
stella
non
mai
apparsa
.
StampaPeriodica ,
È
in
distribuzione
,
in
questi
giorni
,
il
numero
speciale
,
natalizio
,
di
Colloqui
.
E
il
numero
8
:
sin
dallo
scorso
aprile
la
rivista
è
giunta
nelle
case
milanesi
gratuitamente
,
una
bella
rivista
,
con
molte
fotografie
e
scritti
interessanti
.
Piacciono
soprattutto
,
al
pubblico
,
gli
articoli
dedicati
alla
vita
cittadina
,
alla
Milano
di
un
tempo
,
agli
spettacoli
lirici
e
di
prosa
.
Spesso
il
pubblico
si
chiede
anche
chi
invia
gratuitamente
il
fascicolo
ogni
mese
,
ma
non
ha
mai
trovato
una
risposta
definitiva
;
non
riesce
nemmeno
a
spiegarsi
chi
possa
avere
dato
nomi
e
indirizzi
alla
direzione
.
Il
valore
di
mercato
dell
'
omaggio
(
trentaquattro
pagine
a
colori
)
non
dovrebbe
essere
di
molto
inferiore
alle
cinquanta
lire
:
il
suo
pubblico
comprende
almeno
duecento
o
forse
trecentomila
persone
,
praticamente
tutte
le
famiglie
che
usufruiscono
dei
servizi
di
luce
e
gas
della
Edison
.
Gli
indirizzi
,
evidentemente
,
son
quelli
delle
bollette
mensili
,
ed
il
presunto
omaggio
ha
in
realtà
un
costo
invisibile
,
ma
nascosto
proprio
dentro
le
sibilline
colonne
della
bolletta
.
In
realtà
anche
il
lettore
attento
stenta
a
comprendere
la
provenienza
di
Colloqui
.
Il
nome
della
Edison
,
con
l
'
avvertenza
che
la
rivista
non
è
in
vendita
,
compare
solo
,
in
minuti
caratteri
,
in
fondo
al
sommario
,
in
seconda
di
copertina
.
Al
massimo
può
accadere
di
imbattersi
(
e
nel
numero
2
)
in
una
lettera
del
direttore
ad
Antonietta
,
figlia
di
alluvionati
calabresi
,
una
lettera
che
ricorda
le
scoperte
che
la
bambina
ha
fatto
«
allora
»
:
«
la
minestra
di
riso
,
le
magliette
di
lana
azzurra
,
le
docce
(
che
emozione
la
prima
volta
!
)
,
i
libri
delle
favole
,
il
cinematografo
»
.
Dove
,
quando
,
perché
queste
scoperte
?
Una
minuta
didascalia
,
in
fondo
alla
pagina
,
avverte
:
«
La
società
Edison
ha
ospitato
,
nella
sua
colonia
di
Suna
,
200
bambini
provenienti
dalle
zone
alluvionate
della
Calabria
»
.
Una
caratteristica
importante
della
rivista
,
dunque
,
è
l
'
abilità
con
cui
i
finanziatori
evitano
di
mostrarsi
allo
scoperto
,
quasi
per
invitare
il
lettore
a
far
da
sé
la
sua
scoperta
,
a
poco
a
poco
.
Anche
le
connessioni
dirette
con
la
precedente
attività
della
Edison
,
son
molto
larghe
ed
approssimative
.
Un
articolo
sull
'
ufficio
reti
della
Edison
(
è
nel
numero
6
)
,
oltre
a
non
citare
mai
la
società
,
è
condotto
col
tono
della
cronaca
di
varietà
,
vivace
,
con
qualche
civetteria
letteraria
.
Ogni
numero
contiene
del
resto
uno
scritto
sull
'
elettricità
o
sul
gas
,
e
la
pagina
dell
'
arredamento
insiste
spesso
sui
criteri
e
sui
mezzi
migliori
di
illuminare
la
casa
:
luci
indirette
,
paralumi
a
parabola
e
tubi
catodici
.
Ma
tutto
a
piccole
dosi
e
non
più
di
quanto
all
'
argomento
dedichino
i
normali
settimanali
illustrati
,
dei
quali
Colloqui
segue
quasi
costantemente
la
falsariga
.
E
la
ragione
è
chiara
:
il
direttore
,
Enzo
Biagi
,
è
anche
caporedattore
di
Epoca
e
della
maggior
rivista
segue
costantemente
schemi
e
criteri
.
La
caratterizzazione
specifica
è
data
,
semmai
,
da
un
più
accentuato
tono
cittadino
,
non
manca
mai
(
anzi
,
è
quasi
sempre
quello
d
'
apertura
)
l
'
articolo
sulla
vita
di
Milano
,
sulla
storia
della
città
,
sugli
spettacoli
alla
Scala
o
negli
altri
teatri
.
Ogni
numero
contiene
una
novella
,
di
solito
ben
illustrata
.
I
nomi
che
ricorrono
son
piuttosto
grossi
,
sicuri
:
Corrado
Alvaro
,
Achille
Campanile
,
Alba
De
Cespedes
,
e
,
fra
i
giovani
,
Michele
Prisco
,
Vittorio
Pozzo
e
Bruno
Roghi
hanno
lo
sport
,
Domenico
Meccoli
il
cinema
,
Eligio
Possenti
il
teatro
.
Gli
articoli
di
cronaca
portano
firme
come
quelle
di
Titta
Rosa
,
Orio
Vergani
,
Giovanni
Comisso
,
Filippo
Sacchi
,
Giorgio
Vecchietti
,
Enrico
Emanuelli
e
,
naturalmente
,
Indro
Montanelli
.
Nell
'
ultima
pagina
c
'
è
una
rubrica
fissa
,
infortunistica
.
Si
intitola
Le
avventure
di
Elettrino
,
un
pupazzetto
costantemente
alle
prese
con
cavi
e
apparecchi
elettrici
.
Per
mezzo
di
sei
o
sette
vignette
con
didascalia
ritmata
si
spiega
all
'
utente
,
poniamo
,
che
è
pericoloso
cacciar
le
dita
in
una
presa
di
corrente
,
o
addormentarsi
con
il
gas
aperto
.
In
questi
ultimi
tempi
i
giornali
della
sera
son
stati
pieni
di
notizie
su
gente
intossicata
dal
gas
,
e
la
causa
,
che
tutti
ammettevano
,
era
una
sola
:
il
cattivo
stato
delle
tubazioni
,
ormai
vecchie
di
decenni
.
Vero
è
che
quei
giornali
evitavano
di
nominare
la
società
che
distribuisce
il
gas
;
ma
l
'
opinione
pubblica
è
,
a
dir
poco
,
risentita
contro
la
Edison
,
la
quale
deve
in
qualche
modo
far
fronte
alle
pretese
sempre
più
decise
del
pubblico
.
Ma
ci
son
forse
altre
ragioni
,
meno
contingenti
,
non
dissimili
da
quelle
che
hanno
indotto
molti
industriali
del
nord
a
farsi
mecenati
di
cultura
,
a
comperare
giornali
in
pura
perdita
,
a
elargire
premi
agli
artisti
.
È
insieme
un
abbozzo
di
politica
culturale
,
di
tipo
chiaramente
riformistico
,
e
un
«
magnificent
hobby
»
:
i
nuovi
principi
che
non
possono
più
comprarsi
un
blasone
,
comprano
una
squadra
di
calcio
,
o
un
mazzetto
di
intellettuali
,
per
farsene
una
corte
.
Da
qui
il
tono
generale
della
rivista
.
Il
lettore
non
è
mai
infastidito
da
problemi
veri
:
anche
quando
si
parla
di
scienza
,
il
piano
è
quello
della
divulgazione
piacevole
e
brillante
;
i
consigli
sulla
casa
e
sull
'
allevamento
dei
bambini
hanno
un
sottinteso
fondo
ottimistico
;
i
cenni
a
esperimenti
,
scoperte
,
innovazioni
straniere
,
son
sempre
scelti
dall
'
industria
e
dalla
scienza
americana
.
L
'
America
,
anche
qui
,
è
il
paese
di
Dio
.
Quanto
all
'
altra
parte
del
mondo
,
non
se
ne
parla
mai
.
La
rivistina
avrà
senza
dubbio
uno
sviluppo
,
uscirà
dalla
genericità
di
oggi
,
prenderà
posizione
,
abbiamo
sempre
visto
questo
cammino
,
nei
vari
«
digest
»
(
la
formula
fondamentale
è
quella
)
;
ma
non
è
facile
dire
,
per
ora
,
quale
sarà
il
suo
effetto
sugli
utenti
.
StampaPeriodica ,
Abbiamo
avuto
,
e
si
protrarrà
ancora
sino
a
novembre
,
una
annata
ciclistica
di
intensità
particolare
.
Non
è
mancato
il
lavoro
ai
nostri
professionisti
,
ai
dilettanti
e
categorie
minori
.
Non
siamo
stati
fortunati
ai
Campionati
del
Mondo
è
vero
,
ma
abbiamo
già
spiegato
che
ci
sono
state
delle
ragioni
e
delle
contingenze
di
assoluto
sfavore
per
noi
in
questo
caso
.
A
parte
s
'
intende
,
il
valore
altissimo
di
avversari
,
che
nel
loro
clima
e
nei
loro
percorsi
avevano
pure
il
diritto
di
dire
la
loro
parola
.
Né
può
essere
la
mancata
affermazione
sul
Velodromo
di
Amsterdam
e
sul
Circuito
di
Valkenburg
a
distruggere
il
valore
e
l
'
eco
delle
affermazioni
azzurre
nei
Giri
di
Francia
e
di
Svizzera
.
Con
ogni
probabilità
una
scelta
più
indovinata
degli
elementi
da
portare
alla
massima
competizione
mondiale
ci
avrebbe
consentito
soddisfazioni
anche
a
Valkenburg
;
specie
nei
dilettanti
troppi
valori
di
primo
piano
sono
stati
trascurati
:
la
riprova
l
'
abbiamo
nel
G
.
P
.
Libero
Ferrario
,
dove
si
marcia
con
disinvoltura
a
media
di40
all
'
ora
.
Ma
,
del
senno
di
poi
...
Comunque
l
'
attività
eccezionale
che
abbiamo
avuto
in
casa
,
sia
di
carattere
internazionale
,
come
nazionale
o
di
zona
,
non
mancherà
di
procurare
frutti
saporosi
per
l
'
avvenire
.
Si
è
indubbiamente
seminato
in
profondità
e
su
vasta
superficie
;
non
farà
difetto
a
suo
tempo
il
buon
raccolto
.
Ma
quello
che
ha
degnamente
coronato
l
'
attivissima
annata
che
ormai
volge
al
termine
,
è
stato
il
Giro
dei
Tre
Mari
.
Questa
nuova
competizione
a
tappe
ha
conquistato
di
colpo
la
sua
laurea
di
avvenimento
nazionale
,
è
diventato
popolare
come
il
più
acceso
e
celebrato
dei
Giri
d
'
Italia
.
Ne
è
il
suo
complemento
naturale
e
necessario
.
Si
è
avvertita
questa
funzione
del
Giro
dei
Tre
Mari
sin
dalla
sua
enunciazione
.
Dobbiamo
essere
ben
grati
a
Bruno
Mussolini
e
a
quella
magnifica
associazione
di
energie
e
di
organizzatori
,
che
è
la
S.S.
Parioli
da
lui
presieduta
ed
animata
,
della
ideazione
e
della
realizzazione
di
una
prova
del
genere
.
Alla
quale
non
ha
potuto
recare
la
più
lieve
menomazione
neanche
l
'
assenza
giustificata
in
alcuni
casi
degli
astri
maggiori
del
nostro
ciclismo
,
ottimamente
sostituiti
dai
Mollo
,
Generati
e
compagni
,
e
dagli
stranieri
di
'
autentico
valore
in
gara
.
Alla
quale
,
inoltre
,
ha
conferito
la
consacrazione
più
clamorosa
e
definitiva
il
popolo
intero
dell
'
Italia
meridionale
,
che
ha
salutato
la
carovana
schierato
lungo
un
tracciato
meraviglioso
di
panorami
,
di
centri
operosi
e
fecondi
,
di
località
solo
ricordate
nella
storia
,
ma
quasi
sconosciute
al
turismo
.
Il
Giro
dei
Tre
Mari
è
valso
a
far
conoscere
questi
meravigliosi
luoghi
.
Esso
si
è
inoltrato
dove
mai
è
arrivato
il
Giro
d
'
Italia
classico
.
Questo
era
arrivato
sino
a
Napoli
,
sino
a
Foggia
,
sino
a
Bari
;
ma
il
resto
della
Penisola
generosa
ne
rimaneva
escluso
.
Del
resto
non
era
impresa
di
facile
soluzione
arrivare
sino
a
Palermo
.
Troppo
lontana
era
la
base
di
partenza
.
Non
può
farsene
una
colpa
ai
valenti
organizzatori
milanesi
.
Ma
era
anche
tempo
che
l
'
iniziativa
,
e
in
grande
stile
,
partisse
da
Roma
.
Necessità
sentita
,
in
fin
dei
conti
,
sia
nello
sport
come
nell
'
industria
,
tanto
più
che
oggi
il
centro
-
meridione
dispone
,
per
diretto
intervento
del
Regime
,
di
una
rete
stradale
eccellente
e
sempre
in
ulteriore
sviluppo
;
e
necessità
che
non
poteva
non
trovare
nella
sensibilità
e
nell
'
intuito
di
Bruno
Mussolini
,
giovane
di
azione
,
di
sport
e
di
pensiero
,
la
interpretazione
esatta
e
felice
.
L
'
entusiasmo
suscitato
dal
passaggio
della
volante
carovana
in
Italia
centro
-
meridionale
,
sino
sulle
strade
della
contegnosa
Sicilia
,
è
stato
indescrivibile
.
Stavolta
sì
che
il
Mezzogiorno
si
sentiva
partecipe
vivo
e
pulsante
della
grande
Italia
dello
sport
fascista
.
La
bicicletta
,
la
lieve
ed
elegante
regina
della
strada
ha
traversato
lo
stretto
,
ha
visitato
le
meraviglie
della
Conca
d
'
Oro
e
della
costiera
da
Messina
a
Catania
,
s
'
è
abbeverata
della
luce
del
Jonio
.
E
peccato
che
la
Sila
leggendaria
l
'
abbia
soltanto
sfiorata
alle
falde
.
Ma
l
'
anno
venturo
,
il
Giro
non
lascerà
da
parte
nessuna
delle
gemme
turistiche
di
regioni
troppo
a
lungo
conosciute
solo
attraverso
la
descrizione
delle
guide
del
Touring
,
del
Baedeker
o
di
articoli
di
terza
pagina
...
Le
tappe
siciliane
,
per
esempio
,
saranno
raddoppiate
.
Abbiamo
detto
:
l
'
anno
venturo
.
E
gli
anni
venturi
appresso
.
Il
vecchio
Giro
d
'
Italia
non
bastava
più
.
Non
può
bastare
.
Il
vecchio
Giro
d
'
Italia
avrà
un
complemento
;
assai
di
più
:
un
fratello
.
Di
pari
grado
,
di
altrettanta
efficacia
sportiva
,
sociale
,
turistica
,
commerciale
.
Commerciale
poi
...
Basti
pensare
che
i
corridori
meridionali
che
hanno
preso
parte
al
Giro
,
e
che
si
sono
comportati
per
giunta
magnificamente
leggi
Aliberti
,
D
'
Amore
,
Patti
marciavano
con
certi
carrettini
che
facevano
sbellicare
dalle
risa
i
loro
più
fortunati
camerati
della
media
ed
alta
Italia
.
Se
dei
corridori
di
professione
usano
di
simili
cavalcature
,
immaginarsi
che
specie
di
velocipedi
devono
essere
in
giro
e
in
uso
per
le
campagne
e
per
i
centri
rurali
.
E
di
biciclette
ci
sarà
sempre
più
bisogno
ora
che
le
condizioni
della
viabilità
in
mezzogiorno
sono
di
tanto
migliorate
e
di
tanto
miglioreranno
ancora
...
Si
era
ventilata
da
qualche
parte
l
'
idea
,
dopo
il
superbo
bilancio
del
primo
esperimento
di
questa
«
Tre
Mari
»
,
di
abbinare
senz
'
altro
il
giro
del
sud
a
quello
del
nord
e
farne
un
unico
giro
.
E
chi
era
per
il
traguardo
d
'
arrivo
e
di
partenza
per
Milano
,
e
chi
per
Roma
.
Non
poteva
non
essere
errore
far
disputare
i
due
Giri
in
una
sola
tirata
e
del
resto
di
questo
parere
s
'
è
dimostrata
la
Federazione
Ciclistica
Italiana
nella
sua
ultima
riunione
.
Lunghissima
,
esasperante
per
gli
organizzatori
e
forse
ingenerante
stanchezza
nel
pubblico
,
nonché
massacrante
per
i
corridori
.
Una
tirata
di
oltre
4000
chilometri
.
E
il
giro
di
Francia
?
e
quello
della
Svizzera
?
Logico
(
dal
punto
di
vista
tecnico
-
organizzativo
,
spettacolare
,
propagandistico
)
che
i
due
Giri
siano
stati
distinti
.
Traguardo
per
il
vecchio
e
glorioso
Giro
resta
Milano
,
e
l
'
Urbe
è
il
traguardo
di
partenza
e
d
'
arrivo
per
il
nuovo
.
E
a
date
differenti
,
ben
distanti
tra
loro
.
Come
già
senza
volerlo
,
si
è
fatto
quest
anno
.
Il
vecchio
Giro
d
'
Italia
disputato
in
maggio
,
lascia
,
come
ha
lasciato
,
margine
libero
per
la
partecipazione
(
o
meno
!
)
al
Giro
di
Francia
.
Terminato
questo
,
e
disputati
in
agosto
Giro
della
Svizzera
e
Campionati
del
mondo
,
il
Giro
del
Tre
Mari
viene
a
riservarsi
il
mese
di
settembre
e
,
forse
con
vantaggio
,
più
la
seconda
metà
che
la
prima
.
Ed
anche
con
alcune
tappe
di
più
di
quelle
quest
'
anno
disputate
.
Verrebbe
così
a
poter
raccogliere
molti
assi
reduci
da
uno
o
magari
tutti
i
Giri
precedenti
e
dai
Campionati
del
mondo
;
e
a
costituire
un
banco
di
rivincite
tanto
più
clamorose
in
quanto
certe
vittorie
e
certe
vicende
nell
'
ambiente
surriscaldato
del
mezzogiorno
hanno
degli
effetti
e
delle
ripercussioni
che
ormai
non
si
verificano
più
in
ambienti
oggidì
saturi
di
ciclismo
e
di
corse
.
Certo
,
il
Giro
dei
Tre
Mari
ha
suonato
la
sveglia
decisiva
per
l
'
Italia
strettamente
peninsulare
.
Con
risultati
profondi
non
solo
per
ciò
che
riguarda
lo
sport
e
l
uso
della
bicicletta
,
ma
le
altre
forme
di
attività
sportiva
,
così
come
è
stato
per
tutto
il
resto
d
'
Italia
,
per
merito
del
vecchio
giro
di
marca
milanese
.
E
non
solo
per
ciò
che
concerne
le
forme
di
pretto
carattere
sportivo
.
Ma
anche
per
quelle
interessanti
quel
turismo
generico
,
che
può
andare
dalla
escursione
montana
,
dalle
manifestazioni
invernali
sulle
nevi
,
ai
soggiorni
climatici
,
alle
gite
collettive
,
al
movimento
turistico
stagionale
od
occasionale
.
Ed
infine
,
per
necessità
di
cose
,
ad
un
generale
miglioramento
e
progresso
delle
condizioni
dell
'
ambiente
;
al
perfezionamento
della
organizzazione
alberghiera
,
che
del
resto
,
ovunque
,
abbiamo
trovato
bene
attrezzata
e
aggiornata
.
E
non
si
dovrebbero
incontrare
difficoltà
di
sorta
per
iniziative
del
genere
.
Lo
spirito
di
ospitalità
delle
genti
del
meridione
è
così
sentito
,
franco
e
spontaneo
,
e
la
«
Tre
Mari
»
ha
suscitato
tanti
entusiasmi
che
siamo
certi
di
trovare
ben
presto
il
più
modesto
paesino
appennino
,
silano
o
delle
Madonie
attrezzato
alla
...
dolomitica
invernale
.
Con
in
più
l
'
impagabile
vantaggio
di
trovarsi
,
per
esempio
,
sulla
Sila
,
autenticamente
al
cospetto
dei
Tre
Mari
,
alla
divinità
del
Mediterraneo
che
solo
la
poesia
di
Omero
e
di
Virgilio
seppero
cantare
.
StampaPeriodica ,
No
,
popolo
mio
,
no
e
poi
no
.
Questo
Viva
cca
non
deve
uscire
mai
dalla
tua
bocca
:
chi
te
l
ha
nsegnato
,
t
ha
ngannato
e
t
ha
voluto
tradire
.
Né
viva
chi
vence
,
né
viva
chi
perde
.
Viva
solo
chi
ha
ragione
,
o
vence
o
perde
.
La
prima
origine
di
tutt
i
tuoi
sbagli
e
perciò
di
tutte
le
cattive
e
triste
conseguenze
che
succedono
,
consiste
propria
in
questo
grandissimo
e
terribile
errore
,
di
dire
:
viva
chi
vence
.
Dimmi
na
cosa
.
Se
tu
vedissi
battere
na
povera
bestia
talmente
che
quella
povera
bestia
cadesse
morta
nterra
,
strilleresti
:
viva
chi
vence
?
neh
,
se
tu
vedessi
no
lazzarone
battere
e
uccidere
na
povera
creatura
,
dimmi
,
grideresti
:
mora
chi
perde
e
viva
chi
vence
?
No
,
no
;
giacché
certamente
diciarrisse
:
che
ragione
ncè
di
battere
na
povera
bestia
o
na
creatura
nnocente
?
Vedi
dunque
che
il
cuore
,
senza
tanta
filosofia
e
tanta
sapienza
,
ti
parla
chiaro
e
ti
espone
la
legge
,
e
te
dice
che
deve
trionfare
chi
ha
ragione
.
Dimmi
na
cosa
.
Se
viene
lo
leone
,
e
perseguita
na
vaccarella
,
che
cerca
di
fuggire
e
di
liberarsi
,
ma
lo
leone
l
arriva
,
la
sbrana
,
e
se
la
divora
senza
pietà
,
diciarrisse
:
viva
chi
vence
?
No
,
perché
chi
tene
forza
,
non
significa
che
ave
più
ragione
;
perché
allora
sarebbono
inutili
le
leggi
e
la
giustizia
:
lo
più
forte
avarria
sempre
ragione
:
allora
tu
,
popolo
basso
,
dovresti
avere
sempre
e
poi
sempre
torto
.
Se
s
ha
da
dire
:
viva
chi
vence
,
ne
viene
per
conseguenza
che
s
ha
da
aggiungere
:
e
mora
chi
perde
,
cioè
viva
chi
sta
sopra
,
e
mora
chi
sta
sotto
.
Ti
piace
?
dimmi
neh
,
te
persuade
?
No
,
no
,
no
,
popolo
basso
:
non
dire
mai
sto
viva
,
altrimenti
te
cuoci
con
lo
fuoco
tuo
stesso
.
Una
è
la
giustizia
,
una
la
legge
,
uno
lo
dritto
per
tutti
.
E
se
una
è
la
giustizia
,
la
legge
e
lo
dritto
,
è
permesso
di
dire
:
viva
chi
vence
solamente
quando
chi
vince
ha
ragione
.
Bada
bene
;
non
bisogna
mo
correre
all
eccesso
contrario
,
e
dire
sempre
viva
chi
perde
,
no
.
Senti
a
me
,
e
tienilo
a
mente
.
Se
uno
ha
ragione
e
vence
,
viva
:
se
uno
ha
ragione
e
perde
,
viva
;
e
così
,
se
uno
ha
torto
e
vence
,
mora
;
se
uno
ha
torto
e
perde
,
mora
.
Popolo
basso
,
tu
sei
debole
e
stai
sotto
;
ma
puoi
diventare
fortissimo
a
momento
.
Ora
sta
forza
tua
la
devi
usare
in
difesa
de
la
giustizia
e
della
ragione
,
e
mai
mai
in
difesa
di
chi
vince
:
giacché
può
venire
il
momento
che
tu
hai
ragione
e
stai
sotto
,
e
chi
strilla
viva
chi
vence
,
ti
uccide
,
ti
sacrifica
e
ti
assassina
.
Non
guardare
chi
trionfa
;
tieni
mente
dove
sta
la
ragione
e
dove
il
torto
.
Tu
sei
debole
e
miserabile
,
hai
tu
sempre
torto
?
no
;
li
nobili
,
li
signori
,
li
ministri
,
li
re
sono
ricchi
e
potenti
,
hanno
dunque
sempre
ragione
?
no
.
Cerca
dunque
di
non
aver
torto
e
non
già
di
vincere
,
perché
la
vincita
e
lo
trionfo
di
chi
ha
torto
,
non
dura
;
come
non
dura
la
sconfitta
e
la
perdita
di
chi
ha
ragione
.
Viva
l
Italia
,
non
perché
sta
vincendo
,
ma
perché
ha
ragione
;
viva
Vittorio
Emmanuele
e
Napoleone
quando
difendono
gl
Italiani
dai
loro
nemici
:
viva
il
popolo
,
quando
non
pretende
cose
ingiuste
;
e
mora
...
no
.
Viva
Garibaldi
che
disse
al
popolo
basso
:
Viva
l
Italia
,
e
morte
a
nessuno
.
StampaPeriodica ,
I
cari
francesi
sono
impegnati
in
una
delle
solite
loro
grandi
battaglie
di
idee
.
Si
tratta
nientemeno
che
di
Sarah
Bernardt
,
e
di
sapere
se
la
vincerà
il
ministro
che
la
vuole
decorare
o
il
consiglio
della
Legion
d
'
onore
che
non
ne
vuol
sapere
.
Per
parte
mia
,
che
non
sono
né
attore
,
né
insigne
,
né
insignito
,
non
trovo
nessun
inconveniente
nel
decorare
chi
si
maschera
sulla
scena
;
non
sono
decorate
le
maschere
più
pericolose
che
passeggian
per
la
via
?
Anzi
mi
compiaccio
che
l
'
Italia
abbia
preceduto
la
sorellastra
latina
su
questa
strada
(
mi
par
che
Tamagno
fosse
commendatore
e
Novelli
cavaliere
)
,
perché
non
c
'
è
nulla
di
più
moderno
,
di
più
sincero
,
di
più
rappresentativo
della
psiche
contemporanea
,
del
culto
votato
all
'
attore
.
Il
governo
con
il
suo
nastrino
non
fa
che
conformarsi
al
giudizio
del
pubblico
.
Da
noi
non
ci
si
cura
della
musica
,
ma
del
tenore
;
non
della
commedia
,
ma
dell
'
attore
.
Chi
è
pagato
,
premiato
,
applaudito
,
famoso
?
l
'
attore
e
il
cantante
.
Chi
ha
il
ritratto
nelle
botteghe
dei
pasticcieri
e
dei
librai
(
non
c
'
è
molta
differenza
)
?
l
'
attore
e
il
cantante
.
Chi
occupa
il
pubblico
con
i
suoi
aneddoti
,
con
le
sue
avventure
,
con
i
suoi
pranzi
,
con
i
suoi
viaggi
?
l
'
attore
e
il
cantante
.
Due
cose
-
ha
detto
Peladan
-
non
mancano
mai
nel
giornale
:
la
Borsa
e
il
Teatro
.
Sembra
che
tutta
l
'
anima
contemporanea
sia
racchiusa
fra
questi
due
limiti
.
Gli
Italiani
si
interessano
più
all
'
idiota
fornito
di
buona
gola
;
i
Francesi
si
occupano
più
dell
'
idiota
che
gestisce
bene
;
ma
nel
fondo
le
due
sorellastre
latine
sono
eguali
;
nella
loro
volgare
ammirazione
per
lo
strumento
esterno
,
per
il
mimo
e
per
l
'
istrione
che
non
sarebbero
nulla
se
non
ci
fosse
chi
prestasse
loro
un
po
'
di
anima
e
qualche
frase
.
Basta
vedere
la
scelta
dozzinale
,
quattrinaia
,
pornografica
e
scema
che
i
nostri
attori
ci
impongono
;
basta
pensare
alla
loro
vita
di
pettegolezzi
,
di
piccolezze
,
di
gelosie
,
di
schiavitù
verso
il
giornalista
;
basta
considerare
con
quanta
energia
appoggino
tutto
ciò
che
è
mediocre
,
e
come
impersonino
bene
quella
che
è
stata
detta
la
"
commedia
borghese
"
;
per
avere
un
odio
corso
e
un
disprezzo
braminico
per
questi
propagatori
della
volgarità
e
per
questi
esemplificatori
della
vita
d
'
apparenza
,
senza
fondo
di
idee
e
di
passioni
.
Uno
dei
fatti
che
più
rivelano
la
differenza
dei
due
popoli
e
di
due
arti
e
di
due
colture
è
questa
:
che
mentre
in
Germania
il
più
grande
musico
della
generazione
passata
ha
combattuto
e
soffocato
il
cantante
,
in
Italia
il
più
grande
artefice
di
parole
della
generazione
passata
ci
ha
dato
l
'
apoteosi
dell
'
attrice
e
ha
fatto
l
'
apologia
dell
'
imbellettamento
e
del
posticcio
.
WAGNER
ha
soffocato
il
cantante
;
chi
soffocherà
fra
i
latini
l
'
istrione
?
StampaPeriodica ,
Carissimi
,
dovevo
proprio
raccontarvi
una
volta
o
l
'
altra
,
quel
che
ho
visto
e
quel
che
ho
capito
,
in
questi
primi
sei
mesi
milanesi
,
soprattutto
sentivo
e
sento
il
bisogno
di
esporvi
,
di
questo
bilancio
,
la
parte
negativa
,
la
più
grossa
,
di
dirvi
insomma
quel
che
non
ho
capito
,
o
addirittura
non
visto
.
Voi
sapete
bene
che
cosa
ero
e
che
cosa
facevo
,
prima
di
venire
quassù
.
Sono
nato
e
sono
vissuto
in
provincia
,
per
trent
'
anni
,
e
proprio
nel
momento
in
cui
un
uomo
sui
trent
'
anni
si
trova
di
fronte
alla
solita
inevitabile
crisi
(
di
crescenza
,
speriamo
)
ho
fatto
il
salto
,
sono
venuto
a
lavorare
quassù
.
Posso
dire
di
conoscere
e
di
aver
capito
la
mia
provincia
,
la
Maremma
.
Si
è
già
detto
che
la
provincia
,
come
campo
d
'
indagine
,
offre
notevoli
vantaggi
rispetto
alla
città
:
è
un
campo
d
'
osservazione
assai
più
semplice
e
ristretto
.
Le
sue
linee
strutturali
sono
in
genere
nette
e
schematiche
,
mentre
nella
città
esse
sono
,
innanzi
tutto
,
più
numerose
,
e
poi
intrecciate
,
accavallate
,
coincidenti
a
volte
.
Anche
per
un
uomo
sostanzialmente
comune
,
quale
io
sono
,
non
è
stato
difficile
,
nella
provincia
in
cui
sono
nato
e
cresciuto
,
capire
abbastanza
chiaramente
,
pur
senza
la
scelta
d
'
un
partito
politico
,
come
stanno
le
cose
,
in
Italia
,
chi
ha
ragione
e
chi
ha
torto
.
Nel
caso
mio
hanno
ragione
i
badilanti
,
e
hanno
ragione
i
minatori
,
hanno
torto
i
latifondisti
,
e
ha
torto
la
Montecatini
.
Basta
muoversi
appena
un
poco
,
vedere
come
questa
gente
vive
(
e
muore
)
e
la
scelta
viene
da
sé
.
Sui
libri
si
troverà
,
semmai
,
la
conferma
di
quel
che
si
è
visto
e
di
quel
che
si
è
deciso
,
e
si
stabilirà
,
da
allora
in
avanti
,
di
servirsi
dei
libri
per
aiutare
chi
ha
ragione
ad
averla
nei
fatti
,
oltre
che
nei
diritti
.
Non
c
'
è
dubbio
.
Perciò
,
quando
mi
proposero
di
venire
quassù
,
io
mi
chiesi
se
era
giusto
lasciare
i
badilanti
e
i
minatori
,
della
cui
vicinanza
sentivo
molto
il
bisogno
e
il
significato
.
Non
solo
,
pensai
anche
che
la
lotta
,
quassù
,
si
poteva
condurre
con
mezzi
migliori
,
più
affinati
,
e
a
contatto
diretto
con
il
nemico
.
Mi
pareva
anzi
che
quassù
il
nemico
dovesse
presentarsi
più
scoperto
e
visibile
.
A
Niccioleta
la
Montecatini
non
ha
altra
faccia
se
non
quella
delle
guardie
giurate
,
povera
gente
che
cerca
di
campare
,
o
quella
del
direttore
,
un
ragazzo
della
mia
età
,
che
potrebbe
aver
fatto
con
me
il
liceo
,
o
giocato
a
pallone
.
A
Milano
invece
la
Montecatini
è
una
realtà
tangibile
,
ovvia
,
cioè
si
incontra
per
strada
,
la
Montecatini
è
quei
due
palazzoni
di
marmo
,
vetro
e
alluminio
,
dieci
,
dodici
piani
,
all
'
angolo
fra
via
Turati
e
via
della
Moscova
.
A
Milano
la
Montecatini
ha
il
cervello
,
quindi
dobbiamo
anche
noi
spostare
il
nostro
cervello
quassù
,
e
cercare
di
migliorarlo
,
di
farlo
funzionare
nella
maniera
e
nella
direzione
giusta
.
Così
ragionavo
,
e
per
questo
mi
decisi
.
Mi
avevano
detto
che
avrei
trovato
una
città
dura
,
chiusa
,
serrata
.
Milano
è
forse
l
'
unica
città
d
'
Italia
in
cui
i
portoni
sulle
strade
si
chiudono
contemporaneamente
e
inderogabilmente
alle
dieci
di
sera
.
E
si
chiudono
sul
serio
,
di
dentro
e
di
fuori
,
sì
che
senza
chiave
non
solo
non
si
entra
,
ma
nemmeno
si
esce
di
casa
.
Milano
è
la
città
d
'
Italia
in
cui
forse
è
più
difficile
che
sorgano
rapporti
umani
costanti
e
profondi
:
provate
a
viverci
qualche
tempo
(
diciamo
come
me
,
sei
mesi
)
e
vedrete
quante
poche
volte
una
famiglia
di
conoscenti
vi
inviterà
a
cena
,
o
a
prendere
il
caffè
.
Anche
visivamente
:
Milano
è
una
sorta
di
labirinto
di
griglie
scure
,
fra
le
quali
scorrono
lunghe
,
eguali
,
monotone
le
strade
.
Le
strade
che
quassù
,
a
differenza
di
tutte
quelle
d
'
Italia
,
non
sono
luoghi
,
ma
strumenti
,
rotaie
su
cui
si
viaggia
a
velocità
notevole
,
è
vero
,
ma
uniforme
.
Ed
è
questa
la
ragione
per
cui
il
traffico
,
molto
più
denso
rispetto
a
quello
romano
,
finisce
col
non
avvertirsi
,
e
col
dare
la
sensazione
della
solitudine
e
del
silenzio
.
Ma
questo
è
colore
.
Altre
cose
,
e
più
importanti
,
si
vedono
assai
presto
.
L
'
assenza
,
palese
,
degli
operai
.
Gli
operai
non
ci
sono
,
almeno
in
quella
Milano
che
è
compresa
nel
raggio
del
movimento
mio
e
dei
miei
colleghi
,
non
entrano
mai
nel
nostro
rapporto
di
lavoro
.
Gli
ultimi
operai
che
ho
visto
,
nel
giugno
scorso
,
erano
quelli
di
Sesto
.
E
inatti
sono
a
Sesto
,
a
Monza
,
alla
Bovisa
,
a
Niguarda
,
non
qui
.
Qui
ci
sono
i
ragionieri
.
Guardate
bene
,
non
è
il
solito
termine
folcloristico
di
comodo
.
Voglio
dire
proprio
i
ragionieri
,
quelli
col
diploma
:
come
si
spiegherebbe
,
altrimenti
,
proprio
a
Milano
,
una
istituzione
come
l
'
Università
Bocconi
?
Provatevi
a
pensarla
a
Roma
:
a
Roma
,
semmai
,
sarebbe
pensabile
un
'
ipotetica
università
per
soli
funzionari
ministeriali
.
E
sono
questi
,
i
ragionieri
,
che
fanno
il
tono
umano
della
città
,
quelli
che
incontrate
in
tram
,
per
strada
,
la
mattina
alle
nove
,
che
camminano
allineati
e
coperti
,
con
la
loro
divisa
,
il
completo
grigio
,
la
camicia
bianca
,
la
cravatta
azzurra
.
Sono
quelli
che
,
borsa
di
pelle
sotto
il
braccio
,
la
mattina
,
accanto
a
voi
nel
bar
,
si
«
tirano
su
»
col
bicchierino
di
grappa
,
la
faccia
scavata
sotto
le
occhiaie
da
un
solco
diritto
che
raggiunge
gli
angoli
della
bocca
(
è
la
«
faccia
milanese
»
,
dicono
)
.
Ma
nessuno
di
loro
,
fra
l
'
altro
,
è
milanese
.
Anche
nel
parlare
voi
lo
avvertite
,
in
quell
'
anonimo
birignao
assai
diverso
dall
'
asciutto
e
saporito
dialetto
che
raramente
,
e
con
gioia
,
accade
di
sentire
.
Non
sono
milanesi
.
Direi
che
almeno
due
terzi
di
questo
milione
e
mezzo
di
milanesi
non
sono
nati
qua
,
sono
venuti
dalla
provincia
,
vicina
e
lontana
(
i
«
napoletani
a
Milano
»
sono
ormai
un
luogo
comune
)
e
sono
venuti
perché
a
Milano
«
gh
'
è
el
pan
,
gh
'
è
la
grana
»
,
i
soldi
,
l
'
industria
.
Loro
l
'
industria
non
la
vedranno
mai
,
faranno
parte
della
Milano
interna
(
ripeto
,
l
'
unica
che
io
e
i
miei
amici
possiamo
toccare
con
mano
,
ogni
giorno
)
,
della
Milano
che
non
produce
nulla
,
ma
vende
e
baratta
.
Questi
milanesi
di
accatto
,
che
sono
la
maggioranza
,
sono
venuti
a
costituire
la
burocrazia
del
commercio
,
una
burocrazia
assai
poco
nota
e
visibile
,
ma
molto
peggiore
di
quella
ministeriale
,
romana
,
perché
più
di
questa
superciliosa
e
arrogante
:
non
solo
,
ma
anche
superba
del
suo
mito
.
Quando
a
Roma
la
gente
,
di
tipi
simili
,
dice
«
fanatico
»
,
inavvertitamente
mette
in
chiaro
il
fondo
mentale
monologico
,
religioso
,
che
sostiene
il
loro
costume
.
Come
non
ho
visto
gli
operai
(
e
i
preti
.
Questo
anche
,
già
detto
fra
parentesi
,
vorrei
che
gli
amici
milanesi
mi
chiarissero
:
perché
a
Milano
non
si
vede
mai
un
prete
in
giro
?
Che
il
rito
ambrosiano
sia
qualcosa
di
più
di
una
particolare
liturgia
?
)
,
come
,
dicevo
,
non
ho
visto
gli
operai
,
così
non
ho
ancora
visto
gli
intellettuali
.
Li
ho
visti
,
s
'
intende
,
e
li
vedo
ogni
mattina
,
come
singoli
,
ma
mai
come
gruppo
.
Non
riescono
a
formarlo
,
e
ad
influire
come
tale
sulla
vita
cittadina
.
L
'
unico
gruppo
in
qualche
modo
compatto
è
quello
che
forma
la
desolata
«
scapigliatura
»
di
via
Brera
.
Gli
altri
fanno
i
funzionari
d
'
industria
,
chiaramente
.
Basta
vedere
come
funziona
una
casa
editrice
:
c
'
è
una
redazione
di
funzionari
,
che
organizza
:
alla
produzione
lavorano
gli
altri
,
quelli
di
via
Brera
,
che
leggono
,
recensiscono
,
traducono
,
reclutati
volta
a
volta
,
come
braccianti
per
le
«
faccende
»
stagionali
.
Vi
ho
detto
che
persino
quel
che
mi
pareva
chiaro
,
la
posizione
del
nemico
nei
palazzoni
di
dieci
piani
,
fra
via
Turati
e
via
della
Moscova
,
a
Milano
non
mi
è
parso
più
tanto
chiaro
.
Perché
qui
le
acque
si
mischiano
e
si
confondono
.
L
'
intellettuale
diventa
un
pezzo
dell
'
apparato
burocratico
commerciale
,
diventa
un
ragioniere
.
Fate
il
conto
di
quanti
scrittori
,
giornalisti
,
pittori
,
fotografi
,
lavorano
per
la
pubblicità
di
qualcosa
.
Quella
pubblicità
,
guardate
bene
,
che
insegna
che
si
ha
successo
nella
vita
,
e
negli
affari
,
usando
quel
lucido
da
scarpe
e
quel
rasoio
elettrico
,
comparendo
bene
,
presentandosi
bene
.
Appunto
perché
questa
non
è
la
Milano
che
produce
,
ma
quella
che
vende
e
baratta
,
e
in
questa
società
si
vende
e
si
baratta
proprio
presentandosi
col
volto
ben
rasato
,
le
scarpe
lucide
ecc.
Per
questo
una
delle
preoccupazioni
maggiori
degli
intellettuali
,
di
questi
intellettuali
,
è
proprio
quella
di
ben
comparire
,
di
non
fare
brutte
figure
.
Per
questo
non
si
sbilanciano
,
non
danno
giudizi
definitivi
,
non
si
aprono
,
non
dicono
sciocchezze
(
come
tutti
amiamo
fare
,
perché
è
la
maniera
,
o
almeno
una
maniera
,
per
dire
anche
qualche
cosa
seria
)
.
Per
questo
,
qui
fra
noi
,
è
così
frequente
la
figura
dell
'
autorevole
.
E
ci
sono
anche
altre
cose
,
peggiori
e
più
tristi
,
di
cui
ora
non
voglio
parlare
,
e
di
queste
cose
tristi
c
'
è
persino
la
teorizzazione
.
La
lotta
per
la
vita
,
dicono
,
il
rapporto
delle
forze
,
resistenza
come
una
grande
scacchiera
su
cui
tutti
ci
muoviamo
,
e
su
cui
è
necessario
«
mangiare
il
pezzo
»
che
sta
sulla
casella
che
piace
a
noi
.
Non
li
credo
in
malafede
,
tutt
'
altro
.
E
nemmeno
li
credo
fatui
e
privi
di
problemi
.
Anzi
!
In
questi
sei
mesi
la
parola
problema
è
quella
che
più
di
tutte
ho
sentita
dire
.
Mi
è
capitato
,
dopo
ore
di
discussione
collettiva
,
di
sentire
un
collega
intervenire
osservando
:
«
lo
penso
che
il
problema
sia
un
altro
»
.
Esiste
insomma
persino
il
problema
del
problema
.
Cioè
esiste
,
soprattutto
,
una
notevole
confusione
.
E
questo
è
male
,
perché
,
al
l
'
opposto
,
chi
dirige
la
burocrazia
commerciale
milanese
,
chi
dirige
ragionieri
e
funzionari
(
anche
gli
intellettuali
,
perciò
)
sa
invece
assai
bene
quello
che
vuole
;
non
solo
,
ma
va
a
nozze
quando
vede
la
confusione
che
c
'
è
dall
'
altra
parte
.
...
E
questo
è
male
.
È
male
perché
,
se
le
cose
continuano
così
,
là
dalle
mie
parti
i
badilanti
continueranno
a
vivere
di
pane
e
cipolla
,
i
minatori
a
morire
di
silicosi
odi
grisou
.
Ora
,
mi
pare
chiaro
che
non
può
continuare
a
essere
questa
la
nostra
funzione
.
In
termini
politici
(
e
scusate
se
li
adopero
male
,
ma
questo
non
è
il
mio
linguaggio
)
si
direbbe
:
il
capitale
milanese
agisce
in
senso
riformistico
e
provoca
il
distacco
,
non
di
rado
l
'
ostilità
aperta
fra
la
piccola
borghesia
e
la
classe
operaia
.
Compito
degli
intellettuali
moderni
,
e
veri
,
dovrebbe
essere
quello
di
tentare
la
composizione
di
queste
forze
ingiustamente
divise
.
Insomma
i
ragionieri
non
dovrebbero
più
pensare
che
i
tranvieri
o
gli
operai
di
Sesto
hanno
torto
,
quando
scioperano
.
Non
dovrebbero
più
rispondere
«
mica
male
»
quando
chiedete
loro
come
va
la
vita
.
E
toccherebbe
a
noi
far
capire
a
questa
gente
che
ha
torto
,
e
che
han
ragione
gli
altri
e
che
la
vita
va
proprio
male
.
Ma
se
noi
continuiamo
a
vivere
nel
centro
,
se
continuiamo
a
vivere
accanto
ai
ragionieri
,
come
i
ragionieri
,
mentre
gli
operai
sono
alla
Bovisa
,
o
a
Niguarda
,
come
potremo
fare
il
nostro
lavoro
?
lo
vorrei
proprio
che
voi
,
amici
romani
,
mi
spiegaste
,
più
semplicemente
che
potete
,
come
si
deve
fare
.
Vorrei
che
me
lo
spiegassero
gli
amici
milanesi
,
soprattutto
.
E
che
non
mi
rispondessero
,
per
carità
,
cominciando
a
dire
che
«
il
problema
è
un
altro
»
.
No
,
il
problema
è
proprio
questo
.
Ogni
volta
che
torno
a
Niccioleta
mi
convinco
che
è
proprio
così
.