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Il 21 Aprile i lavoratori e i produttori italiani conosceranno i principi costitutivi della Carta del Lavoro . Il documento , come è stato già detto , non ha un contenuto giuridico di carattere formale , ma vuole essere , all ' infuori della legge , una base di orientamento di tutta la vita del lavoro . La Carta del Lavoro si presenta perciò con un aspetto tutto originale e con un carattere spiccatamente e decisamente rivoluzionario . Superamento dei Diritti dell ' Uomo Poiché il Regime fascista compie oggi una solenne dichiarazione di diritti , vi sarà certamente chi vorrà porre l ' atto odierno a confronto con i " Diritti dell ' Uomo " e tutte le conquiste della Rivoluzione Francese . Vediamo in quale luce storica si presenta la Carta del Lavoro nei confronti dei Diritti dell ' Uomo . Essa acquista un indubbio e deciso significato di superamento . I lavoratori e i produttori di oggi , nel nostro e negli altri paesi , prima di essere cittadini furono uomini e come uomini furono schiavi . Il crollo della società feudale fu una grande conquista dello spirito umano , che dette forma di dignità civile alla lotta politica e affermò il concetto della Nazione , come patrimonio della collettività . Negare il beneficio di quelle conquiste significherebbe negare la storia . Ma vediamo in quale concetto la Carta del Lavoro rappresenta il superamento , lo svi - luppo storico e non l ' antitesi della Rivoluzione francese . Gli " immortali principii " rappresentavano soprattutto una affermazione egualitaria . Oggi la Rivoluzione Nera compie anche un ' affermazione egualitaria proclamando la parità di tutti i cittadini come produttori e come lavoratori . Oggi il Fascismo afferma i diritti del lavoro e la supremazia assoluta della Nazione sui cittadini . Né l ' uno né l ' altro concetto sono in antitesi alla Rivoluzione francese , in quanto né alcuna parità dei cittadini come lavoratori potrebbe esistere se non si riconoscesse come cosa ovvia l ' uguaglianza dei cittadini quali uomini , né potrebbe esistere supremazia di Nazione dove esisteva una supremazia di caste . Perciò la Carta del Lavoro , nel suo concetto egualitario e nell ' affermazione dei diritti del lavoro , non è una antitesi , ma un superamento dei Diritti dell ' Uomo ...
DOPO I CAMPIONATI ATLETICI D'EUROPA ( BURATTI GIOVANNI , 1938 )
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Il bilancio che s ' usa fare a chiusura di un periodo di lavoro questa volta non risulta in attivo per gli italiani . I Campionati d ' Europa , banco di prova severo ove si misura con un metro assai pratico , quello dei risultati , il progresso tecnico e qualitativo delle Nazioni europee , messesi d ' impegno per contenere la supremazia americana e frenare l ' invadente progresso dei giapponesi , ci han rimandati a casa senza un titolo che appaghi la nostra ambizione e che premi i nostri atleti . Teoricamente le cose sono andate male : la vittoria è il segno che esprime una superiorità di metodo , di volontà . Questa vittoria noi non l ' abbiamo , eppure non ci sentiamo per nulla inferiori a chi nell ' indice numerico dei primi posti ci sopravanza ma non ci eguaglia nel totale . All ' infuori del conteggio delle vittorie vi è da guardare anche a qualche altra cosa e cioè alla quantità dei risultati complessivi e alla loro qualità . Ci possiamo noi sentire inferiori ad esempio alla Francia che si onora di un titolo europeo colto con un atleta d ' eccezione e non figura poi in nessun altro dei posti d ' onore ? Rispetto ai primi campionati d ' Europa , quelli di Torino del 1934 , l ' Italia nella classifica per Nazioni mantiene il suo posto pur avendo sceso un gradino . Quarta allora e quinta oggi , ma con questa differenza : che a Torino l ' Inghilterra era assente ed in questo tempo s ' è presentata alla ribalta del mondo atletico una Svezia che già nel 1935 a Berlino nell ' incontro a cinque fra Germania , Italia , Ungheria , Svezia e Giappone , aveva dimostrato di essere in progresso , un progresso poi confermato alle Olimpiadi del '36 e sanzionato otto giorni prima di questi campionati d ' Europa a Stoccolma dove la squadra svedese , a programma completo , perdeva di fronte alla strapotente Germania con un distacco di soli otto punti . Non c ' è davvero da spargere cenere e lacrime sui risultati di Parigi , c ' è invece da consolarsi per quanto i nostri ragazzi hanno saputo fare : i nostri ragazzi di vent ' anni , quelli dell ' ultima leva , quelli ai quali affideremo la maglia azzurra per le Olimpiadi . I campionati d ' Europa vanno presi per quel che sono : una interessante rassegna , un confronto pieno di utilità , un ponte di passaggio fra una Olimpiade e l ' altra . Non si deve svalutarne il contenuto , ma neppure innalzarli al di sopra della loro giusta misura . Siamo partiti per Parigi non avendo che sei uomini di punta : Mariani , Lanzi , Beccali , Beviacqua , Maffei , Oberveger ; gli altri 24 ( ad eccezione di due o tre anziani per i quali i campionati rappresentavano forse l ' ultima soddisfazione e l ' ultimo premio ) costituivano la schiera dei giovani dai quali non si attendevano miracoli perché in materia di atletica i miracoli non esistono , ma si voleva che prendessero lievito di passione ed acquistassero esperienza d ' arte e di tecnica . Ed i giovani non han deluso : taluni di essi ci hanno dimostrato , raggiungendo quote insperate , che forse siamo più avanti di quello che non ci si immaginava . Lasciamo quindi da parte i piagnistei e abbandoniamo a se stesse le prefiche dagli occhi ottusi e abbiamo fiducia piena in questa gioventù che sotto i segni del Littorio esprime pienezza di vita e ardore di fede . Che cosa han fatto i nostri sei moschettieri ? Sarà bene dire avanti quel che essi potevano fare . Gli unici che a nostro avviso avevano piena possibilità di vincere erano Lanzi , Maffei , Oberveger : tempi e misure parlavano in loro favore . Più aspro il compito di Mariani , difficilissimo quello di Beccali , impossibile la vittoria di Beviacqua chiuso sulla carta da almeno quattro uomini . Alla prova pratica noi abbiamo perduto tre titoli che potevano benissimo venire all ' Italia : quello dei m . 100 , quello del salto in lungo , quello del disco . Il bilancio degli azzurri è il seguente : Quattro secondi posti : m . 100 Mariani , m . 10.000 Beviacqua , disco Oberveger , salto in lungo Maffei . Due terzi posti : Lanzi m . 800 , Beccali m . 1500 . Un quarto posto : staffetta 4 x 100 , avuta a Milano , otto giorni dopo le gare di Parigi , nella grande riunione internazionale che ha avuto il potere di raccogliere all ' Arena 24.000 persone , un primato anche questo . Oberveger e Maffei si sono presi una netta rivincita , il primo lasciando a netta distanza Schöreder e con una misura ( metri 50,25 ) assai superiore a quella del tedesco nel campionato d ' Europa , il secondo ha inchiodato Leichum al posto d ' onore e se il risultato tecnico non è stato altrettanto brillante come quello di Parigi la colpa è della pedana troppo molle per la pioggia che la vigilia aveva quasi devastato lo stadio milanese . Oltre queste rivincite , anelate ed ottenute , altre due erano in palio a Milano : negli 800 metri fra Harbig e Lanzi , nei 150 fra Wooderson e Beccali . A Parigi la gara di Lanzi è stata una gara non incomprensibile nello svolgimento ma nel risultato . Assente Wooderson sembrava che finalmente l ' azzurro avrebbe dovuto aver via libera per una grande affermazione per quanto la minaccia di Harbig non fosse sconosciuta . Lanzi era già andato sotto agli 1'51 " il che non era riuscito a Harbig , Lanzi era il secondo campione olimpionico e soltanto l ' inglese quest ' anno era riuscito a realizzare un tempo migliore del suo : il primato del mondo ! Un passaporto in regola quindi ed invece un risultato non conforme a quel che Lanzi può fare . Si è detto che egli ha sbagliato tattica , ci diceva Lovelok che Lanzi si era « suicidato » col passare i 400 metri in 53 " 3/I0 . Nessun suicidio , nessun sbaglio di tattica : un errore invece scontato a caro prezzo . Fattosi chiudere in partenza , obbligato a navigare quasi nelle posizioni di coda per cento metri , Lanzi è scattato all ' uscita della prima curva per poter passare in testa e fare l ' andatura . La gara doveva esser da lui condotta a forte andatura , egli doveva gareggiare sul tempo per sfiancare Harbig ben sapendo quanto forte sia lo spunto finale del tedesco e come egli manchi invece di questa punta di velocità . Quindi non sbagliò di tattica ma invece fu errore lo scatto fatto in modo sì repentino per portarsi in testa , scatto che lo ha poi « imballato » in modo da fargli risentire lo sforzo prematuro nel finale quando non ha potuto reagire neppure al francese che alla corda lo sorpassava . Nulla da dire quindi sulla sconfitta ma sul modo come essa è venuta è giusto discuterne . Si aggiunga che quest ' anno Lanzi non è mai stato nella pienezza della forma , che è apparso troppo pesante nel passo per una gara sì veloce e questo è dovuto anche al fatto di un non completo allenamento . Lanzi è di quegli atleti che hanno bisogno di molto lavoro non solo in vista di una gara , ma per tutta l ' intera stagione e non va dimenticato che proprio nel pieno della preparazione ha dovuto troncare ogni cosa a causa di un grave lutto famigliare . A Milano s ' è avuta la prova che Lanzi non si era e suicidato e con la tattica di Parigi , qui la condotta di gara fu tutta a favore dell ' azzurro , il quale tentò a 200 metri di sorprendere Harbig con uno scatto deciso ma la velocità finale del tedesco neutralizzò l ' attacco e gli consentì di vincere come a Parigi con la sola variante che a Milano il tempo ottenuto fu peggiore di quello del campionato europeo . Di altro tipo la sconfitta di Beccali scontata in partenza per l ' intervento di Wooderson . Il nostro atleta sapeva già quanta difficoltà presentava la gara ed è da ammirare il fatto che egli abbia voluto essere presente lo stesso , egli campione olimpionico , primatista mondiale e che a trentun anno è ancora un esempio di passione e di fede . Beccali meritava il secondo posto e se lo sarebbe aggiudicato senza l ' incidente capitatogli all ' imbocco del rettilineo d ' arrivo mentre tentava di sorpassare Hartikka all ' esterno e veniva arrestato nella sua azione dal belga Mostert che poi doveva tagliare il traguardo nella scia del vincitore . Appunto per questo tanto più ingiusti ci sono apparsi quei fischi isolati che hanno accolto Beccali quando è salito sul podio per la premiazione in quanto Beccali è stato campione di atletica e sarà sempre un campione di lealtà . Milano ha confermato che Wooderson è imbattibile e che Beccali resta ancora il nostro elemento migliore . Ma c ' è stata una gara che ci ha ripagati ad usura di tante speranze svanite e di tante sfortune : quella dei 10 chilometri di corsa per merito di quel prodigioso ragazzo che si chiama Beviacqua . Una gran fiamma ci ha scaldato il cuore nel seguire l ' impari duello fra il gigantesco finlandese Salminen , campione e primatista mondiale , e il nostro piccolo rappresentante . Il campionato d ' Europa si può ben definire il campionato del mondo che né l ' America e forse neppure il Giappone hanno oggi uomini da poter opporre ai migliori specialisti del vecchio continente . C ' è stato sì a Berlino quel Murakoso che seppe tener testa ai finlandesi , ma neppur lui è riuscito a fare quel che ha fatto Beviacqua , cioè a impegnare a fondo Salminen che in cuor suo per un attimo deve aver dubitato di poter restare in piedi sul suo piedistallo di gloria . C ' erano in campo Syring , Szilagyi , Tillman , oltre al finlandese , cioè gli uomini realmente i migliori del mondo e contro costoro , solo , tenace , prepotente s ' è battuto l ' azzurro strappando , è la parola esatta , l ' applauso alla folla parigina , a questa folla che si infiamma se un francese riesce a spuntarla per salvarsi dall ' ultimo posto , ma che resta quasi indifferente in ogni altra occasione . Dieci chilometri , una corsa estenuante dove sembrerebbe che la sola potenza della forza potesse aver ragione ed invece è stata il trionfo della logica e dell ' intelligenza espresse da un italiano . Questo secondo posto vale per noi più di una vittoria , esso ci ripaga di quel che abbiamo sofferto in altre gare , del disappunto per altre mancate affermazioni magari più onorifiche ma che non avrebbero espressa con tanta eloquenza la volontà fiera della razza italiana . Ma oltre a queste sei gare nelle quali noi allineavamo gli nomini migliori ve n ' era una che ci stava particolarmente a cuore : quella della staffetta 4 x 100 . Vi era da difendere il secondo posto di Berlino che ci faceva virtualmente i migliori d ' Europa , un prestigio quindi da salvaguardare , un titolo da consolidare . Non ci siamo riusciti e per colpa nostra . Il quartetto del '36 , già privato di Ragni , ha mostrato che ha bisogno di altre sostituzioni , come del resto la prova supplementare dell'11 settembre a Milano , ha confermato . Malissimo anche i cambi nella 4 per 400 e in questa specialità è necessario lavorare parecchio per rinfittire le schiere poiché manchiamo di uomini che abbiano nelle gambe tempi da competizioni internazionali . Dorascenzi è in questa specialità una nostra speranza e Missoni con un cauto lavoro potrà esser riportato alla forma dimostrata lo scorso anno . Son due ragazzi di venti anni ed hanno tempo per assodare le ossa . Capitato nella più dura delle semifinali dei 400 ostacoli l ' universitario Russo , pur finendo al terzo posto e rimanendo escluso dalla finale , s ' è messo in luce per l ' ottimo stile sull ' ostacolo e per il tempo realizzato che fu migliore degli altri due secondi arrivati nelle altre semifinali . I tempi della finale confermano questo giudizio . Del resto in fatto di stile tutti i nostri si son dimostrati fra i migliori e molti di questi giovani non hanno potuto realizzare di più un po ' per mancanza di esperienza in gare importanti un po ' appunto perché non sono giunti ancora nella piena loro maturità fisica . Ricorderemo così De Maestri , giovane fascista , classificato quinto nella marcia dei 50 chilometri , Migliaccio settimo nei 3000 ostacoli , Daelli uno dei migliori nella staffetta 4 x 100 , il lanciatore di peso Profeti classificatosi settimo , ed infine l ' altra grande nostra speranza : un altro giovane fascista : Consolini . Il veronese che da soli 15 mesi lancia il disco è ormai un elemento di massima sicurezza sui 48 metri ed il quinto posto di Parigi è la conferma che moltissimo ci si può attendere da lui quando avrà completamente assimilato lo stile di lancio . Ma l ' elenco dei giovani non è chiuso : ecco Turco , altro universitario , al quinto posto nel salto triplo con la bella misura di M . 14,64 che ha preceduto l ' altro universitario Bini recente primatista italiano , ecco Romeo che vinta la crisi morale che lo ha colpito nel periodo di preparazione , ha saltato con l ' asta m . 4 cioè quanto il secondo classificato e che è elemento da poter arrivare con facilità ai 4,10 , ed ecco De Florentis questo non più giovanissimo ma neppure da considerare un anziano , che alla sua prima prova sulla maratona ci ha rassicurati sulla tenuta , della distanza giungendo in buone condizioni di freschezza ed in un tempo davvero non disprezzabile . Che a Parigi sia scaturito il maratoneta per l ' Olimpiade del 1940 ? Lippi , Gobbato , Balbusso gli anzianoni della compagnia , meritano una parola di schietto elogio più che per i risultati conseguiti per la disciplina , la volontà e lo spirito di sacrificio dimostrati .
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La partecipazione italiana ai primi Campionati d ' Europa femminili , tenuta in limiti modesti per l ' assenza della Valla e la dubbia presenza in gara della Testoni , si è in definitiva risolta con una assai lusinghiera classifica collettiva e con brillanti risultati delle nostre atlete . A voler fare un confronto con quello che han fatto a Parigi i maschi sono ancora una volta le donne ad avere la meglio così come avvenne alle Olimpiadi di Berlino . Un titolo europeo ed un primato mondiale eguagliato ( Testoni : corsa m . 80 ostacoli ) , un terzo posto ( staffetta 4 x 100 ) , un sesto ( Gabric : lancio del disco ) , due noni posti ( Pento : salto in lungo ; Piccinini : getto del peso ) costituiscono per la ridotta pattuglia delle nostre otto atlete un bilancio davvero ottimo e che le colloca al quarto posto , a pari merito con l ' Inghilterra , nella classifica per Nazioni dietro alla Germania , Polonia e Olanda . Quando si pensi che la Polonia deve tutto alla Walasiewicz vincitrice dei 100 e 200 piani , seconda nel salto in lungo , sesta nel giavellotto , e per merito esclusivamente della quale la Polonia si è classificata al secondo posto nella staffetta 4 x 100 , vi è da esser davvero soddisfatti di quello che a Vienna s ' è ottenuto . Infatti ad eccezione della Testoni e della Gabric per le altre sei ragazze si trattava di scendere per la prima volta a confronti di tanta importanza e non vi era perciò da aver pretese maggiori . La Testoni per la quale erano le nostre maggiori preoccupazioni ci ha data invece la grande gioia di vincere e di ottenere un risultato tecnico eccezionale . Sono oggi in quattro le atlete a dividersi l ' onore del primato mondiale sui m . 80 ostacoli e fra queste due italiane : Valla ( Berlino ) e Testoni ( Vienna ) . A quando la bella per il nuovo primato ? L ' azzurra partita per Vienna , più come accompagnatrice che come gareggiante , fu sottoposta la vigilia dei campionati ad una prova durante l ' allenamento compiuto dalla intera squadra e dopo della quale , constatata la buona efficienza fisica , ne venne decisa la partecipazione . Accoppiata in batteria con quella Galius che era la grande favorita , la Testoni vinceva agevolmente ed in finale essa grazie al suo stile perfetto ed al suo finale velocissimo trionfava in maniera nettissima . Un vivo elogio va pure alle ragazze del quartetto della staffetta 4 x 100 ( la Testoni appunto per le sue precarie condizioni fisiche che per quindici giorni l ' avevano obbligata ad interrompere l ' allenamento , non vi partecipava ) che fino all ' ultima frazione erano riuscite a conservare il secondo posto che poi perdevano malgrado la tenace difesa dell ' Alfero contro il « fenomeno » Walariewicz . La Germania è stata la grande trionfatrice : su nove gare essa ne ha vinte sei , due vittorie sono andate alla Polonia , una all ' Italia . In talune prove le tedesche si sono accaparrate i primi tre posti ( disco e giavellotto ) nel peso il primo e secondo . In quattro prove individuali la Germania ha collocate in finale tutte le sue rappresentanti ed un paio nelle altre due . Inoltre la tedesca Ratjen ha migliorato il primato mondiale del salto in alto portandolo a m . 1.70 . Un complesso formidabile e che conferma anche in questo campo la superiorità europea della Germania . Alle atlete italiane spetta un altro primato : quello della grazia e della femminilità . E fra tanti « fenomeni » donneschi che si son veduti a Vienna è questo un titolo che a noi fa particolarmente piacere .
AL POPOLO BASSO ( - , 1861 )
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Fra tutti quelli che formano la intera popolazione , o nazione o società come vuoi chiamarla , si è stabilita ’ na distinzione di tre classi , nobili , mezzo ceto e basso ceto . Ma questa distinzione è cosa troppo vecchia , e la fecero l ’ avarizia , la superbia e l ’ apparenza ; l ’ avarizia che altro Dio non ha , fuori del denaro , e per essa chi è più ricco è lo migliore : la superbia , che perché l ’ antenati sono stati qualche gran cosa , crede che gli altri l ’ hanno a stimare pure ’ na gran cosa , come se uno non avesse a essere stimato per quello che è , ma per quello che furono l ’ antenati suoi ; e finalmente l ’ apparenza , perché tutti quanti vogliamo giudicare con gli occhi della fronte e non con quelli della ragione . Questa distinzione dunque non mi piace : e persuaditi che per legge nessuno è figlio della gallina bianca . Non credere che lo nobile e lo signore avessero qualche dritto sopra di te , popolo basso , no . Essi hanno tanto dritto sopra di te , quanto dritto hai tu sopra di loro ; ma senti però , e mettici anche questo , che essi hanno tanti obblighi verso di te , quanti obblighi hai tu verso di loro . Senti , e tieni a mente questo : Iddio nella sua infinita sapienza e misericordia non ha dato a nessun uomo dritto sopra un altro uomo ; ma non ha fatto tutti l ’ uomene uguali . Rifletti dunque bene , popolo basso , e non avvilirti tanto , credendoti per obbligo condannato a stare sempre sotto . Alza la testa : e senza pretendere di uscire a forza dalla condizione nella quale Iddio ti ha posto e ti vuole , dí senza paura : “ Io per l ’ animo che tengo e per il cuore che mi sento , sono eguale a tutti li più gran signori che ci stanno sopra la terra : e tra me e li gran signori non c ’ è altra differenza che quella che nasce dall ’ uso che facciamo di quest ’ anima e di questo cuore : la buona gente , nobile o snobile , ricca o povera ha da stare naturalmente sopra : la gente cattiva nobile o snobile , ricca o povera , ha da stare naturalmente sotto . " Finora tu , popolo basso , sei stato l ’ ultimo , non per la condizione tua , no , ma per i tuoi difetti : mo , alza la testa , e fatti uguale agli altri , non per la condizione , ma per la virtù . I tuoi difetti sono stati prodotti dal passato dispotismo : ora , se tu vuoi , la libertà t ’ innalzerà , perché ti saprà educare . Impara e ti farai sentire e rispettare : e nobili e ceto medio si leveranno il cappello in faccia a la virtù del popolano . Fino a mo sei stato temuto come la tigre , come la peste , come il cane affamato : da oggi ’ nnanzi t ’ avrai a far temere come si teme la spada de la giustizia . A lo cane affamato o li si tira ’ na pietra ’ n fronte o li si getta un pezzo di pane per farlo star quieto : in faccia a lo giudice uno o s ’ ha da difendere con buone ragioni , o ha da essere condannato . Ma lo giudice ( tienilo a mente buono ) lo giudice ha da avere con sé la giustizia e la legge , e non la superbia e lo capriccio .
NÉ IDEALE NÉ REALE ( AMENDOLA GIOVANNI , 1906 )
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Gli uomini dei secoli XVIII e XIX hanno vissuto la crisi dell ' attività teorica . Gli uomini del secolo XX vivranno la crisi dell ' attività pratica ... La crisi dell ' attività teorica , o romanticismo , può essere , molto sommariamente divisa , in due grandi periodi . 1 ) La sostituzione di idoli nuovi e mobili , agli idoli vecchi e fissi del periodo classico . 2 ) La distruzione degli idoli . Il primo periodo comincia storicamente nella seconda metà del secolo XVIII in Francia ed in Germania , ed idealmente con l ' indirizzo critico e adogmatico della scuola inglese e di Kant ; in arte l ' inizio del periodo è caratterizzato dal ritorno alla natura , considerata come miniera inesauribile di ispirazione e di imitazione , da contrapporsi al libro , al canone , alla tradizione , alla misura ... Caratteri suoi generali sono la reazione al dogma in religione , in filosofia , e in morale , e la tendenza a sostituire i motivi interni ai motivi esterni nella azione . L ' Olimpo che esso distrugge all ' esterno , sotto forma di tradizioni e di credenze religiose , e di sanzioni ultraterrestri , viene quindi risuscitato all ' interno sotto forma di " principi generali " di " leggi naturali " di " imperativi categorici " di " criteri utilitari " etc .... Lo scuotimento e la distruzione dei vecchi ideali rigidi e fissi ha portato , attraverso una febbre di mobilità e di liberazione , ad altri ideali egualmente rigidi e fissi ; alla religione s ' è sostituita la scienza , alla Chiesa lo Stato ; ma gli argini della vita appariscono ben tracciati come prima ed il senso della corrente non può essere dubbio per l ' uomo equilibrato che guarda le cose con gli occhi del suo tempo . Intanto mentre l ' umanità effettua in se stessa questa prima cristallizzazione del romanticismo , una altra corrente romantica si inizia ; ma questa volta il movimento è destinato a restare nelle zone più profonde della coscienza , e l ' eco che l ' arte ne porterà al di fuori giungerà solo ai pochi , risvegliando il consenso e la partecipazione del minor numero ... Ho detto più sopra che questo secondo periodo può dirsi della distruzione degli idoli . Infatti come prima la critica aveva detronizzato Dei , eroi , santi , ed in generale tutti i tipi concreti ed individuati di idealità , sostituendo ad essi dei tipi astratti che ieri soltanto conquistarono il predominio , così ora la critica si rivolge contro questi stessi tipi astratti che ieri soltanto conquistarono il predominio : leggi scientifiche , imperativi morali , principi intellettuali universali , assiomi , postulati e fatti ... L 'arte..., ed in generale tutte le attività spontanee ed irriflesse salgono nella scala dei valori , finché giunti all ' estremo limite di questo sentiero noi troviamo che la conoscenza intellettuale viene riconosciuta soltanto quale lato interno di un ' azione , nata quindi dall ' azione , legata strettamente alla necessità d ' agire , sicché il vecchio tipo del sistema intellettuale sorto indipendentemente dalle esigenze pratiche , ispirato dalla contemplazione teoretica e disinteressata del mondo , viene ripudiato e condannato a sparire , e tutta la filosofia si riduce ad uno studio di mezzi d ' azione , ad una ricerca di movimenti e di giustificazioni , ad una affermazione di finalità dedotte dall ' apprezzamento delle utilità individuali ; e in altre parole : la filosofia viene ridotta ad una teoria filosofica dell ' impossibilità della filosofia . La strada della critica è così percorsa fino allo estremo . Le credenze dogmatiche sulle realtà , esterne o interne vengono soppresse . Le autorizzazioni assolute ad agire in un certo modo , o in vista di certi fini , spariscono . Né per questo , le sensazioni relative acquistano - come nel dogmatismo positivista - un maggior valore ; poiché questa " relatività " è macchiata anch ' essa dal peccato originale di una critica insufficiente ... Quest ' opera è stata l ' estrema credenza che ha riempito la vita degli ultimi intellettualisti ; per noi essa è il frutto di cenere che ci colma la bocca ... GLI ABITI SONO DELL ' UOMO Esaminiamo attentamente la nostra posizione . Se supponiamo che la domanda : " Che cosa credete ? " sia rivolta a noi e in pari tempo a un uomo di quattro secoli fa , sentiamo subito a che punto siamo arrivati . A quella domanda l ' uomo di quattro secoli fa , avrebbe risposto recitando il suo credo dogmatico - cattolico o protestante - e raffigurando nelle parole un mondo spirituale , altrettanto certo e completo quanto quello materiale . Noi invece saremmo costretti a rispondere in questi termini : " Crediamo che le credenze individuali rappresentano non già le realtà affermate nel loro contenuto , - sulla cui esistenza esse non dicono nulla - ma bensì la costituzione emozionale e volitiva dell ' individuo , . sottostante e fissata nel temperamento intellettuale ... In realtà non si crede , se la credenza non ci fa fede di una realtà che va oltre l ' individuo . Dire io credo ed aggiungere che però le credenze rispecchiano soltanto la nostra natura intima , significa soltanto dire con poca chiarezza " io non credo " ... Veniamo ora all ' azione ... L ' uomo di quattro secoli fa avrebbe , in teoria , apprezzato poco l ' azione materiale in confronto ai fini spirituali della vita e cioè degli ideali . L ' azione è un mezzo ; il suo valore e la sua utilità stanno soltanto nelle sue giustificazioni assolute , vale a dire nelle credenze che costituiscono la fede individuale . Per l ' uomo nuovissimo , liberato da tutti i dogmi , il criterio di giudizio è radicalmente invertito . L ' azione ha valore per sé stessa , indipendentemente dalle proprie giustificazioni - le credenze , - nonché reggerla e nobilitarla , sono il suo risultato , e non sussistono senza di essa . Ma nella pratica dell ' azione le cose stanno ben diversamente . L ' uomo di quattro secoli fa agisce intensamente , con entusiasmo e con sicurezza ; egli che solleva idealmente la credenza al di sopra dell ' atto , è invece l ' uomo pratico e attivo per eccellenza . I resultati dei suoi sforzi , guardati con occhi del ventesimo secolo , sono incalcolabili . L ' uomo attuale invece , che deifica l ' azione , è assolutamente incapace del più piccolo movimento ... Come mai la marcia verso la ricchezza dell ' anima ha condotto invece alla povertà ed all ' inanizione ? Chi guarda bene addentro al periodo romantico vede subito che il suo carattere principale e distintivo sta nella contraddizione . Il classicismo era caratterizzato dalla proporzione , dall ' armonia della logica , e dalla conseguenza ; questi caratteri si riscontravano in teoria nelle costruzioni sillogistiche e dogmatiche e in pratica nella sicurezza dell ' azione , tendente al limite estremo dei vari formalismi e delle varie ipocrisie della condotta ( civismi , farisaismi , etc . ) . Il romanticismo covò invece nel suo seno mille antitesi , e fu esso stesso tutta una grande antitesi , che condusse nei suoi resultati ad infinite situazioni contraddittorie , superate soltanto con l ' annientamento degli elementi stessi delle opposizioni ... Il periodo post - romantico ha sviluppato fino alle ultime conseguenze tutte le antitesi senza curarsi dei resultati pratici , e così è giunto alla completa dissenzione dello spirito ed al massimo disseccamento della vita umana ... I romantici cominciarono col sostituire gli ideali individuali agli ideali generali e dogmatici . La sorgente dell ' ideale fu ricercata nell ' io - al di dentro invece che al di fuori - e parve così per molti anni che la massa dell ' idealità umana fosse aumentata a dismisura per questa via , poiché ad ogni centro individuale sembrò scaturire un imperativo capace di imprimere la sua nota fondamentale su tutta una vita umana . I vecchi dogmi sui quali si plasmavano in passato le vite degli uomini parvero qualche cosa di esteriore sovrapposta all ' individuo ; portata da lui come si portano gli abiti e perciò furono respinti ... Invece l ' ideale interno e personale , rappresentava la spontaneità contrapposta all ' abitudine , il cuore contrapposto all ' intelletto , l ' anima contrapposta all ' abito . La critica della ragion pratica , innalzata sulla tabula rasa della ragione teorica , fu l ' espressione generica ed intellettuale dell ' idealità romantica . Fichte le diede un corpo metafisico , e Napoleone , il solo romantico dell ' azione , la visse . I poeti riempirono del suo profumo una delle epoche più fortunate della letteratura . Però questa formula dell ' ideale personale ed intimo che sembrava l ' estremo limite dell ' attività teorica , e la vetta eccelsa da cui l ' aquila avrebbe spiccato il gran volo verso le stelle , rappresentava invece soltanto un termine intermedio , da superare . Quando l ' individuo , da esecutore passivo di una Legge eterna predeterminata , fu trasformato in creatore della propria legge e riconosciuto quale sorgente prima delle sanzioni morali , l ' indagine successiva si portò sulle radici psicologiche più profonde dell ' idealità e delle credenze , sulla genesi della scienza ( credenza collettiva ) , e sui rapporti di precedenza fra la credenza e l ' azione . Era un passo in avanti sullo stesso cammino . Kant aveva distinto e dichiarato irriducibile il formale ed il materiale , il classico ed il romantico . Ora si trattava di ricercare quale dei due doveva considerarsi come termine primo ed originario di fronte all ' altro . Naturalmente i post - romantici diedero la preferenza al materiale , al particolare , al sentimento ed all ' azione : quindi negli stessi ideali individuali , che parevano il fiore più spontaneo e più puro dell ' era romantica , si passò a distinguere l ' elemento classico da quello romantico , riducendo quest ' ultimo al solo fattore dell ' azione . Si diventò consapevoli dell ' arbitrarietà delle proprie credenze e della loro dipendenza dalla volontà ingiustificata , e dall ' azione libera da motivi . Ma allora a che cosa si riducevano gli ideali individuali ? Ad abiti , né più né meno , che i vecchi ideali rigidi dell ' epoca classica . L ' uomo volle spogliare i suoi abiti e ridursi a volontà nuda . Senonché giunto a questo punto - ed è il punto in cui noi ci troviamo attualmente - l ' uomo si è accorto d ' essersi spogliato della sua stessa umanità , e d ' essersi ridotto ad un fantasma nebbioso , ad una vuota chimera priva di realtà concreta ... La tesi hegeliana è rimasta storicamente e idealmente provata ; l ' uomo , per difetto di ideale , ha cessato di essere reale . È apparso che se gli ideali sono gli abiti , gli abiti sono l ' uomo . L ' uomo , che non cerca sé stesso , s ' è spinto oltre sé stesso , col pretesto di ritrovarsi ( altra antitesi romantica ) . Ma al di là degli abiti ci può essere Dio , se sappiamo trovarlo ; l ' uomo non v ' è di certo . IL BIVIO Riflettiamo un istante sulle vie da seguire che si presentano all ' uomo attuale . Egli si trova dunque a questo punto : che conosce il carattere relativo delle proprie credenze e la loro subordinazione alla volontà ed all ' azione . D ' altra parte per esistere ( e l ' esistenza non gli sembra facoltativa ) egli non può fare a meno di agire ; e per agire deve credere a qualche cosa ... È chiaro che due vie si aprono dinanzi a lui : quella della persistenza nell ' attuale ordine di vedute , e quella di una rinnegazione volontaria della teoria volontarista delle credenze e di un conseguente ritorno alla filosofia . Prendendo la prima via egli ha il vantaggio di condurre fino alle estreme conseguenze il più straordinario esperimento metafisico che sia stato mai tentato , toccando quando che sia il fondo stesso delle cose . Prendendo la seconda via egli può farsi guidare da due diversi motivi : o egli riconosce di avere errato in qualche . punto della sua teoria volontarista della credenza , in modo da dover procedere ad una revisione della propria analisi , oppure , senza riconoscere niente , si riabbandona volontariamente all ' impulso che lo trasporta di nuovo dalla riva della morte alla riva della vita , dalla sponda post - romantica alla sponda classica ... FASE VEDANTINA La prima strada ci conduce ad una fase metafisica che già fu vissuta dall ' India antica che trovò la sua espressione intellettuale nel sistema vedanta . Per uno strano ricorso storico , l ' attività speculativa degli Aryas ritorna al suo punto di partenza , e risuscita per vie imprevedute una delle più grandiose avventure spirituali del passato . La filosofia vedanta enuncia chiaramente che la esistenza del mondo è relativa alla nostra credenza in essa . Manas la mentalità concreta ed induttiva dove le tracce delle percezioni si raccolgono , si aggrovigliano e si trasformano in semi di credenze , Manas è il Deus - ex - machina di questa enorme fantasmagoria cosmica . Noi siamo immersi nel sogno , e rimaniamo in tale stato solo perché non sappiamo di essere sognati . Il sistema vedanta è un raggio della ragione spirituale , un punto sveglio di questo torbido caos sognante . Quando questo punto si avviva in una coscienza individuale , l ' illuminazione completa segue presto ; la fede nella realtà del mondo viene a mancare , e l ' individuo constata la propria non - esistenza come quella delle cose che lo circondano e delle loro distinzioni , e si perde quindi nel non - essere per ritrovarsi poi in modo a - cosmico quale l ' unico Brahman , che non è né uno , né molteplice , o è ambedue queste cose a un tempo ... Lasciando da parte l ' architettura del sistema - che non ci riguarda in questo momento - rileviamo subito che il tratto caratteristico di questo modo di pensiero è l ' importanza attribuita alla credenza come creatrice del mondo esterno . Ma questa credenza è per i vedantini arbitraria , ingiustificata , dovuta alla ignoranza , alla Maya . Non diciamo noi con altre parole la stessa cosa allorché , togliendo alle credenze il loro valore intimo , lamentiamo soltanto come epifenomeni della volontà e dell ' azione ? La filosofia delle scienze del Le Roy , del Mach e quella dei contingentisti , rappresentano il passo più avanzato su questa via della riduzione del mondo alle nostre credenze , e della conseguente distruzione del mondo con l ' indebolimento delle credenze stesse . La verità intellettuale viene considerata come qualche cosa che si evolve e si va costituendo . Il pensiero non si adatta alle cose , ma invece adatta le cose a sé stesso ; le leggi non sono un ' imposizione dell ' oggetto al soggetto , ma rappresentano soltanto un elemento utilitario d ' ordine che noi poniamo nelle cose per nostro vantaggio e così via di seguito . La filosofia delle scienze non rispetta nemmeno il fatto - e tenta di ridurre il particolare esterno al particolare interno , il fisico al psicologico - altro fenomeno di quell ' analisi interna del romanticismo che conduce all ' inanizione dell ' ideale . Noi siamo portati a ritenere che la chiave delle cose sia da ricercare nella nostra costituzione psicologica . D ' altra parte gli occultisti , i maghi , i new thinkers , ecc . ci consigliano di sostituire i mezzi interni ai mezzi esterni , se vogliamo esercitare un ' influenza nel mondo . Essi ci assicurano che gli aggruppamenti dei fenomeni esterni sono come sorretti da corrispondenti gruppi psicologici sui quali noi possiamo avere un ' azione diretta . È possibile in una parola mutare i fatti operando sulle loro radici . Per esempio , una malattia è il prodotto della nostra credenza di esser malati . Io non vedo perché so che il mio occhio non vede . Certi isterici non hanno certi organi e non possono servirsene sebbene materialmente li posseggano , perché credono di non averli . I due casi sembrano diversi ; ma per gli oculisti il loro carattere è identico . Ma se si cambia l ' idea sottostante al fatto , questo viene a cambiare immediatamente . Così , se io cieco , penso con grande sicurezza : " io voglio vedere , io vedo " , il mio organo visivo tornerà a funzionare sull ' istante . Generalizzando , si può ritenere su questa via , che tutto il mondo esterno riposa nella nostra credenza nella sua esistenza , e che se noi diciamo a noi stessi : " il mondo esterno non esiste " ci risveglieremo immediatamente dal lungo sogno di Maya . Ecco dunque che sorge dinanzi a noi la suprema tentazione : quella di essere i distruttori dell ' Universo . Dopo aver distrutto tutti gli elementi non resta altro da distruggere che la totalità . La fase vedantina ci attira naturalmente , ed in un certo senso esercita su di noi un fascino magnetico , al quale ci è difficile resistere ... L ' elemento dogmatico brillerebbe oggi come la stella della salute sulle esauste sorgenti della vita . E intanto , poiché esso non appare , il miraggio vedantino e orientale ci attira con la maggiore intensità , e noi ci accorgiamo di aver percorso in soli centocinquanta l ' intervallo ideale che separa Roma da Benares , Gregorio VII da San Karacharya , il Cattolicismo dal Vedantismo . Perché questa via che ci seduce noi non la percorriamo ? RITORNO SULLA FILOSOFIA Veniamo dunque all ' altra via : il ritorno sulla filosofia . Dico ritorno sulla filosofia e non alla filosofia . Non intendo con questo escludere che si possa anche ritornare alla filosofia , come fornitrice di qualche sistemazione cosmica che ci renda una fede qualunque : intendo soltanto che per il momento la questione da esaminare è se si abbia avuto ragione di escludere totalmente l ' elemento generale della nostra vita . Abbiamo noi avuto ragione sempre ed in tutti i casi nella grande crociata contro l ' intellettualismo e contro l ' ontologismo in tutte le forme in cui è stata combattuta ? Non intendo suggerire risposta alcuna : pongo soltanto il problema . Tutta la storia dell ' antitesi romantica fra le idealità e la realtà , già superata nel sistema hegeliano ( che per questo lato si trova a livello del momento attuale ) , ha troppo l ' aria di uno sviluppo necessario , rassomiglia troppo ad uno di quegli scherzi di stile che la storia ci presenta spesso quando uomini e sistemi sembrano essersi data la consegna di sviluppare fino all ' estremo limite possibile certe linee ideali . Quelli che vengono dopo s ' accorgono sempre che tutto quanto è avvenuto rappresentava soltanto la dimostrazione di un teorema enunciato precedentemente . Nel caso attuale la nostra ricerca potrebbe esprimersi con queste parole : " qual ' è il teorema che è stato dimostrato dalla storia della critica e del romanticismo ? " . DUBBIO POST - CRITICO Il teorema potrà esistere o no : ma questo è indifferente per il nostro stato d ' animo attuale . Esso è riempito oggi da quello che potremmo chiamare il dubbio post - critico - dubbio totale e universale poiché investe la stessa speculazione che lo ha prodotto crollando i saldi edifici dogmatici del passato - e forse apre l ' anima a qualche cosa che è al di là del dogma e del dubbio ... Il nostro dubbio post - critico segue la nostra sorpresa . Ci siamo tuffati nella realtà per afferrarla tutta e ci siamo trovati privi di realtà . Il risultato era imprevisto : c ' era dunque qualche elemento del quale non avevamo tenuto conto . Qual ' è questo elemento ? Ecco il prossimo lavoro che ci attende . È soltanto dopo aver compiuto questo lavoro che noi potremo decidere definitivamente fra la scelta radicale della via della non - credenza , e la scelta sincera e sicura del ritorno all ' era dogmatica . Ma forse da qualche osservatorio dell ' anima , lontano dalle due strade , si incomincia a presentire la luce di una stella non mai apparsa .
LE PENNE DELLA EDISON ( Bianciardi Luciano , 1955 )
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È in distribuzione , in questi giorni , il numero speciale , natalizio , di Colloqui . E il numero 8 : sin dallo scorso aprile la rivista è giunta nelle case milanesi gratuitamente , una bella rivista , con molte fotografie e scritti interessanti . Piacciono soprattutto , al pubblico , gli articoli dedicati alla vita cittadina , alla Milano di un tempo , agli spettacoli lirici e di prosa . Spesso il pubblico si chiede anche chi invia gratuitamente il fascicolo ogni mese , ma non ha mai trovato una risposta definitiva ; non riesce nemmeno a spiegarsi chi possa avere dato nomi e indirizzi alla direzione . Il valore di mercato dell ' omaggio ( trentaquattro pagine a colori ) non dovrebbe essere di molto inferiore alle cinquanta lire : il suo pubblico comprende almeno duecento o forse trecentomila persone , praticamente tutte le famiglie che usufruiscono dei servizi di luce e gas della Edison . Gli indirizzi , evidentemente , son quelli delle bollette mensili , ed il presunto omaggio ha in realtà un costo invisibile , ma nascosto proprio dentro le sibilline colonne della bolletta . In realtà anche il lettore attento stenta a comprendere la provenienza di Colloqui . Il nome della Edison , con l ' avvertenza che la rivista non è in vendita , compare solo , in minuti caratteri , in fondo al sommario , in seconda di copertina . Al massimo può accadere di imbattersi ( e nel numero 2 ) in una lettera del direttore ad Antonietta , figlia di alluvionati calabresi , una lettera che ricorda le scoperte che la bambina ha fatto « allora » : « la minestra di riso , le magliette di lana azzurra , le docce ( che emozione la prima volta ! ) , i libri delle favole , il cinematografo » . Dove , quando , perché queste scoperte ? Una minuta didascalia , in fondo alla pagina , avverte : « La società Edison ha ospitato , nella sua colonia di Suna , 200 bambini provenienti dalle zone alluvionate della Calabria » . Una caratteristica importante della rivista , dunque , è l ' abilità con cui i finanziatori evitano di mostrarsi allo scoperto , quasi per invitare il lettore a far da sé la sua scoperta , a poco a poco . Anche le connessioni dirette con la precedente attività della Edison , son molto larghe ed approssimative . Un articolo sull ' ufficio reti della Edison ( è nel numero 6 ) , oltre a non citare mai la società , è condotto col tono della cronaca di varietà , vivace , con qualche civetteria letteraria . Ogni numero contiene del resto uno scritto sull ' elettricità o sul gas , e la pagina dell ' arredamento insiste spesso sui criteri e sui mezzi migliori di illuminare la casa : luci indirette , paralumi a parabola e tubi catodici . Ma tutto a piccole dosi e non più di quanto all ' argomento dedichino i normali settimanali illustrati , dei quali Colloqui segue quasi costantemente la falsariga . E la ragione è chiara : il direttore , Enzo Biagi , è anche caporedattore di Epoca e della maggior rivista segue costantemente schemi e criteri . La caratterizzazione specifica è data , semmai , da un più accentuato tono cittadino , non manca mai ( anzi , è quasi sempre quello d ' apertura ) l ' articolo sulla vita di Milano , sulla storia della città , sugli spettacoli alla Scala o negli altri teatri . Ogni numero contiene una novella , di solito ben illustrata . I nomi che ricorrono son piuttosto grossi , sicuri : Corrado Alvaro , Achille Campanile , Alba De Cespedes , e , fra i giovani , Michele Prisco , Vittorio Pozzo e Bruno Roghi hanno lo sport , Domenico Meccoli il cinema , Eligio Possenti il teatro . Gli articoli di cronaca portano firme come quelle di Titta Rosa , Orio Vergani , Giovanni Comisso , Filippo Sacchi , Giorgio Vecchietti , Enrico Emanuelli e , naturalmente , Indro Montanelli . Nell ' ultima pagina c ' è una rubrica fissa , infortunistica . Si intitola Le avventure di Elettrino , un pupazzetto costantemente alle prese con cavi e apparecchi elettrici . Per mezzo di sei o sette vignette con didascalia ritmata si spiega all ' utente , poniamo , che è pericoloso cacciar le dita in una presa di corrente , o addormentarsi con il gas aperto . In questi ultimi tempi i giornali della sera son stati pieni di notizie su gente intossicata dal gas , e la causa , che tutti ammettevano , era una sola : il cattivo stato delle tubazioni , ormai vecchie di decenni . Vero è che quei giornali evitavano di nominare la società che distribuisce il gas ; ma l ' opinione pubblica è , a dir poco , risentita contro la Edison , la quale deve in qualche modo far fronte alle pretese sempre più decise del pubblico . Ma ci son forse altre ragioni , meno contingenti , non dissimili da quelle che hanno indotto molti industriali del nord a farsi mecenati di cultura , a comperare giornali in pura perdita , a elargire premi agli artisti . È insieme un abbozzo di politica culturale , di tipo chiaramente riformistico , e un « magnificent hobby » : i nuovi principi che non possono più comprarsi un blasone , comprano una squadra di calcio , o un mazzetto di intellettuali , per farsene una corte . Da qui il tono generale della rivista . Il lettore non è mai infastidito da problemi veri : anche quando si parla di scienza , il piano è quello della divulgazione piacevole e brillante ; i consigli sulla casa e sull ' allevamento dei bambini hanno un sottinteso fondo ottimistico ; i cenni a esperimenti , scoperte , innovazioni straniere , son sempre scelti dall ' industria e dalla scienza americana . L ' America , anche qui , è il paese di Dio . Quanto all ' altra parte del mondo , non se ne parla mai . La rivistina avrà senza dubbio uno sviluppo , uscirà dalla genericità di oggi , prenderà posizione , abbiamo sempre visto questo cammino , nei vari « digest » ( la formula fondamentale è quella ) ; ma non è facile dire , per ora , quale sarà il suo effetto sugli utenti .
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Abbiamo avuto , e si protrarrà ancora sino a novembre , una annata ciclistica di intensità particolare . Non è mancato il lavoro ai nostri professionisti , ai dilettanti e categorie minori . Non siamo stati fortunati ai Campionati del Mondo è vero , ma abbiamo già spiegato che ci sono state delle ragioni e delle contingenze di assoluto sfavore per noi in questo caso . A parte s ' intende , il valore altissimo di avversari , che nel loro clima e nei loro percorsi avevano pure il diritto di dire la loro parola . Né può essere la mancata affermazione sul Velodromo di Amsterdam e sul Circuito di Valkenburg a distruggere il valore e l ' eco delle affermazioni azzurre nei Giri di Francia e di Svizzera . Con ogni probabilità una scelta più indovinata degli elementi da portare alla massima competizione mondiale ci avrebbe consentito soddisfazioni anche a Valkenburg ; specie nei dilettanti troppi valori di primo piano sono stati trascurati : la riprova l ' abbiamo nel G . P . Libero Ferrario , dove si marcia con disinvoltura a media di40 all ' ora . Ma , del senno di poi ... Comunque l ' attività eccezionale che abbiamo avuto in casa , sia di carattere internazionale , come nazionale o di zona , non mancherà di procurare frutti saporosi per l ' avvenire . Si è indubbiamente seminato in profondità e su vasta superficie ; non farà difetto a suo tempo il buon raccolto . Ma quello che ha degnamente coronato l ' attivissima annata che ormai volge al termine , è stato il Giro dei Tre Mari . Questa nuova competizione a tappe ha conquistato di colpo la sua laurea di avvenimento nazionale , è diventato popolare come il più acceso e celebrato dei Giri d ' Italia . Ne è il suo complemento naturale e necessario . Si è avvertita questa funzione del Giro dei Tre Mari sin dalla sua enunciazione . Dobbiamo essere ben grati a Bruno Mussolini e a quella magnifica associazione di energie e di organizzatori , che è la S.S. Parioli da lui presieduta ed animata , della ideazione e della realizzazione di una prova del genere . Alla quale non ha potuto recare la più lieve menomazione neanche l ' assenza giustificata in alcuni casi degli astri maggiori del nostro ciclismo , ottimamente sostituiti dai Mollo , Generati e compagni , e dagli stranieri di ' autentico valore in gara . Alla quale , inoltre , ha conferito la consacrazione più clamorosa e definitiva il popolo intero dell ' Italia meridionale , che ha salutato la carovana schierato lungo un tracciato meraviglioso di panorami , di centri operosi e fecondi , di località solo ricordate nella storia , ma quasi sconosciute al turismo . Il Giro dei Tre Mari è valso a far conoscere questi meravigliosi luoghi . Esso si è inoltrato dove mai è arrivato il Giro d ' Italia classico . Questo era arrivato sino a Napoli , sino a Foggia , sino a Bari ; ma il resto della Penisola generosa ne rimaneva escluso . Del resto non era impresa di facile soluzione arrivare sino a Palermo . Troppo lontana era la base di partenza . Non può farsene una colpa ai valenti organizzatori milanesi . Ma era anche tempo che l ' iniziativa , e in grande stile , partisse da Roma . Necessità sentita , in fin dei conti , sia nello sport come nell ' industria , tanto più che oggi il centro - meridione dispone , per diretto intervento del Regime , di una rete stradale eccellente e sempre in ulteriore sviluppo ; e necessità che non poteva non trovare nella sensibilità e nell ' intuito di Bruno Mussolini , giovane di azione , di sport e di pensiero , la interpretazione esatta e felice . L ' entusiasmo suscitato dal passaggio della volante carovana in Italia centro - meridionale , sino sulle strade della contegnosa Sicilia , è stato indescrivibile . Stavolta sì che il Mezzogiorno si sentiva partecipe vivo e pulsante della grande Italia dello sport fascista . La bicicletta , la lieve ed elegante regina della strada ha traversato lo stretto , ha visitato le meraviglie della Conca d ' Oro e della costiera da Messina a Catania , s ' è abbeverata della luce del Jonio . E peccato che la Sila leggendaria l ' abbia soltanto sfiorata alle falde . Ma l ' anno venturo , il Giro non lascerà da parte nessuna delle gemme turistiche di regioni troppo a lungo conosciute solo attraverso la descrizione delle guide del Touring , del Baedeker o di articoli di terza pagina ... Le tappe siciliane , per esempio , saranno raddoppiate . Abbiamo detto : l ' anno venturo . E gli anni venturi appresso . Il vecchio Giro d ' Italia non bastava più . Non può bastare . Il vecchio Giro d ' Italia avrà un complemento ; assai di più : un fratello . Di pari grado , di altrettanta efficacia sportiva , sociale , turistica , commerciale . Commerciale poi ... Basti pensare che i corridori meridionali che hanno preso parte al Giro , e che si sono comportati per giunta magnificamente leggi Aliberti , D ' Amore , Patti marciavano con certi carrettini che facevano sbellicare dalle risa i loro più fortunati camerati della media ed alta Italia . Se dei corridori di professione usano di simili cavalcature , immaginarsi che specie di velocipedi devono essere in giro e in uso per le campagne e per i centri rurali . E di biciclette ci sarà sempre più bisogno ora che le condizioni della viabilità in mezzogiorno sono di tanto migliorate e di tanto miglioreranno ancora ... Si era ventilata da qualche parte l ' idea , dopo il superbo bilancio del primo esperimento di questa « Tre Mari » , di abbinare senz ' altro il giro del sud a quello del nord e farne un unico giro . E chi era per il traguardo d ' arrivo e di partenza per Milano , e chi per Roma . Non poteva non essere errore far disputare i due Giri in una sola tirata e del resto di questo parere s ' è dimostrata la Federazione Ciclistica Italiana nella sua ultima riunione . Lunghissima , esasperante per gli organizzatori e forse ingenerante stanchezza nel pubblico , nonché massacrante per i corridori . Una tirata di oltre 4000 chilometri . E il giro di Francia ? e quello della Svizzera ? Logico ( dal punto di vista tecnico - organizzativo , spettacolare , propagandistico ) che i due Giri siano stati distinti . Traguardo per il vecchio e glorioso Giro resta Milano , e l ' Urbe è il traguardo di partenza e d ' arrivo per il nuovo . E a date differenti , ben distanti tra loro . Come già senza volerlo , si è fatto quest ’ anno . Il vecchio Giro d ' Italia disputato in maggio , lascia , come ha lasciato , margine libero per la partecipazione ( o meno ! ) al Giro di Francia . Terminato questo , e disputati in agosto Giro della Svizzera e Campionati del mondo , il Giro del Tre Mari viene a riservarsi il mese di settembre e , forse con vantaggio , più la seconda metà che la prima . Ed anche con alcune tappe di più di quelle quest ' anno disputate . Verrebbe così a poter raccogliere molti assi reduci da uno o magari tutti i Giri precedenti e dai Campionati del mondo ; e a costituire un banco di rivincite tanto più clamorose in quanto certe vittorie e certe vicende nell ' ambiente surriscaldato del mezzogiorno hanno degli effetti e delle ripercussioni che ormai non si verificano più in ambienti oggidì saturi di ciclismo e di corse . Certo , il Giro dei Tre Mari ha suonato la sveglia decisiva per l ' Italia strettamente peninsulare . Con risultati profondi non solo per ciò che riguarda lo sport e l ’ uso della bicicletta , ma le altre forme di attività sportiva , così come è stato per tutto il resto d ' Italia , per merito del vecchio giro di marca milanese . E non solo per ciò che concerne le forme di pretto carattere sportivo . Ma anche per quelle interessanti quel turismo generico , che può andare dalla escursione montana , dalle manifestazioni invernali sulle nevi , ai soggiorni climatici , alle gite collettive , al movimento turistico stagionale od occasionale . Ed infine , per necessità di cose , ad un generale miglioramento e progresso delle condizioni dell ' ambiente ; al perfezionamento della organizzazione alberghiera , che del resto , ovunque , abbiamo trovato bene attrezzata e aggiornata . E non si dovrebbero incontrare difficoltà di sorta per iniziative del genere . Lo spirito di ospitalità delle genti del meridione è così sentito , franco e spontaneo , e la « Tre Mari » ha suscitato tanti entusiasmi che siamo certi di trovare ben presto il più modesto paesino appennino , silano o delle Madonie attrezzato alla ... dolomitica invernale . Con in più l ' impagabile vantaggio di trovarsi , per esempio , sulla Sila , autenticamente al cospetto dei Tre Mari , alla divinità del Mediterraneo che solo la poesia di Omero e di Virgilio seppero cantare .
VIVA CHI VENCE ( - , 1861 )
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No , popolo mio , no e poi no . Questo Viva cca non deve uscire mai dalla tua bocca : chi te l ’ ha ’ nsegnato , t ’ ha ’ ngannato e t ’ ha voluto tradire . Né viva chi vence , né viva chi perde . Viva solo chi ha ragione , o vence o perde . La prima origine di tutt ’ i tuoi sbagli e perciò di tutte le cattive e triste conseguenze che succedono , consiste propria in questo grandissimo e terribile errore , di dire : viva chi vence . Dimmi ’ na cosa . Se tu vedissi battere ’ na povera bestia talmente che quella povera bestia cadesse morta ’ nterra , strilleresti : viva chi vence ? neh , se tu vedessi ’ no lazzarone battere e uccidere ’ na povera creatura , dimmi , grideresti : mora chi perde e viva chi vence ? No , no ; giacché certamente diciarrisse : che ragione ncè di battere ’ na povera bestia o ’ na creatura ’ nnocente ? Vedi dunque che il cuore , senza tanta filosofia e tanta sapienza , ti parla chiaro e ti espone la legge , e te dice che deve trionfare chi ha ragione . Dimmi ’ na cosa . Se viene lo leone , e perseguita ’ na vaccarella , che cerca di fuggire e di liberarsi , ma lo leone l ’ arriva , la sbrana , e se la divora senza pietà , diciarrisse : viva chi vence ? No , perché chi tene forza , non significa che ave più ragione ; perché allora sarebbono inutili le leggi e la giustizia : lo più forte avarria sempre ragione : allora tu , popolo basso , dovresti avere sempre e poi sempre torto . Se s ’ ha da dire : viva chi vence , ne viene per conseguenza che s ’ ha da aggiungere : e mora chi perde , cioè viva chi sta sopra , e mora chi sta sotto . Ti piace ? dimmi neh , te persuade ? No , no , no , popolo basso : non dire mai sto viva , altrimenti te cuoci con lo fuoco tuo stesso . Una è la giustizia , una la legge , uno lo dritto per tutti . E se una è la giustizia , la legge e lo dritto , è permesso di dire : viva chi vence solamente quando chi vince ha ragione . Bada bene ; non bisogna mo correre all ’ eccesso contrario , e dire sempre viva chi perde , no . Senti a me , e tienilo a mente . Se uno ha ragione e vence , viva : se uno ha ragione e perde , viva ; e così , se uno ha torto e vence , mora ; se uno ha torto e perde , mora . Popolo basso , tu sei debole e stai sotto ; ma puoi diventare fortissimo a momento . Ora sta forza tua la devi usare in difesa de la giustizia e della ragione , e mai mai in difesa di chi vince : giacché può venire il momento che tu hai ragione e stai sotto , e chi strilla viva chi vence , ti uccide , ti sacrifica e ti assassina . Non guardare chi trionfa ; tieni mente dove sta la ragione e dove il torto . Tu sei debole e miserabile , hai tu sempre torto ? no ; li nobili , li signori , li ministri , li re sono ricchi e potenti , hanno dunque sempre ragione ? no . Cerca dunque di non aver torto e non già di vincere , perché la vincita e lo trionfo di chi ha torto , non dura ; come non dura la sconfitta e la perdita di chi ha ragione . Viva l ’ Italia , non perché sta vincendo , ma perché ha ragione ; viva Vittorio Emmanuele e Napoleone quando difendono gl ’ Italiani dai loro nemici : viva il popolo , quando non pretende cose ingiuste ; e mora ... no . Viva Garibaldi che disse al popolo basso : Viva l ’ Italia , e morte a nessuno .
LA COMMEDIA ALL'ISTRIONE ( GIULIANO_IL_SOFISTA , 1906 )
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I cari francesi sono impegnati in una delle solite loro grandi battaglie di idee . Si tratta nientemeno che di Sarah Bernardt , e di sapere se la vincerà il ministro che la vuole decorare o il consiglio della Legion d ' onore che non ne vuol sapere . Per parte mia , che non sono né attore , né insigne , né insignito , non trovo nessun inconveniente nel decorare chi si maschera sulla scena ; non sono decorate le maschere più pericolose che passeggian per la via ? Anzi mi compiaccio che l ' Italia abbia preceduto la sorellastra latina su questa strada ( mi par che Tamagno fosse commendatore e Novelli cavaliere ) , perché non c ' è nulla di più moderno , di più sincero , di più rappresentativo della psiche contemporanea , del culto votato all ' attore . Il governo con il suo nastrino non fa che conformarsi al giudizio del pubblico . Da noi non ci si cura della musica , ma del tenore ; non della commedia , ma dell ' attore . Chi è pagato , premiato , applaudito , famoso ? l ' attore e il cantante . Chi ha il ritratto nelle botteghe dei pasticcieri e dei librai ( non c ' è molta differenza ) ? l ' attore e il cantante . Chi occupa il pubblico con i suoi aneddoti , con le sue avventure , con i suoi pranzi , con i suoi viaggi ? l ' attore e il cantante . Due cose - ha detto Peladan - non mancano mai nel giornale : la Borsa e il Teatro . Sembra che tutta l ' anima contemporanea sia racchiusa fra questi due limiti . Gli Italiani si interessano più all ' idiota fornito di buona gola ; i Francesi si occupano più dell ' idiota che gestisce bene ; ma nel fondo le due sorellastre latine sono eguali ; nella loro volgare ammirazione per lo strumento esterno , per il mimo e per l ' istrione che non sarebbero nulla se non ci fosse chi prestasse loro un po ' di anima e qualche frase . Basta vedere la scelta dozzinale , quattrinaia , pornografica e scema che i nostri attori ci impongono ; basta pensare alla loro vita di pettegolezzi , di piccolezze , di gelosie , di schiavitù verso il giornalista ; basta considerare con quanta energia appoggino tutto ciò che è mediocre , e come impersonino bene quella che è stata detta la " commedia borghese " ; per avere un odio corso e un disprezzo braminico per questi propagatori della volgarità e per questi esemplificatori della vita d ' apparenza , senza fondo di idee e di passioni . Uno dei fatti che più rivelano la differenza dei due popoli e di due arti e di due colture è questa : che mentre in Germania il più grande musico della generazione passata ha combattuto e soffocato il cantante , in Italia il più grande artefice di parole della generazione passata ci ha dato l ' apoteosi dell ' attrice e ha fatto l ' apologia dell ' imbellettamento e del posticcio . WAGNER ha soffocato il cantante ; chi soffocherà fra i latini l ' istrione ?
LETTERA DA MILANO ( Bianciardi Luciano , 1955 )
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Carissimi , dovevo proprio raccontarvi una volta o l ' altra , quel che ho visto e quel che ho capito , in questi primi sei mesi milanesi , soprattutto sentivo e sento il bisogno di esporvi , di questo bilancio , la parte negativa , la più grossa , di dirvi insomma quel che non ho capito , o addirittura non visto . Voi sapete bene che cosa ero e che cosa facevo , prima di venire quassù . Sono nato e sono vissuto in provincia , per trent ' anni , e proprio nel momento in cui un uomo sui trent ' anni si trova di fronte alla solita inevitabile crisi ( di crescenza , speriamo ) ho fatto il salto , sono venuto a lavorare quassù . Posso dire di conoscere e di aver capito la mia provincia , la Maremma . Si è già detto che la provincia , come campo d ' indagine , offre notevoli vantaggi rispetto alla città : è un campo d ' osservazione assai più semplice e ristretto . Le sue linee strutturali sono in genere nette e schematiche , mentre nella città esse sono , innanzi tutto , più numerose , e poi intrecciate , accavallate , coincidenti a volte . Anche per un uomo sostanzialmente comune , quale io sono , non è stato difficile , nella provincia in cui sono nato e cresciuto , capire abbastanza chiaramente , pur senza la scelta d ' un partito politico , come stanno le cose , in Italia , chi ha ragione e chi ha torto . Nel caso mio hanno ragione i badilanti , e hanno ragione i minatori , hanno torto i latifondisti , e ha torto la Montecatini . Basta muoversi appena un poco , vedere come questa gente vive ( e muore ) e la scelta viene da sé . Sui libri si troverà , semmai , la conferma di quel che si è visto e di quel che si è deciso , e si stabilirà , da allora in avanti , di servirsi dei libri per aiutare chi ha ragione ad averla nei fatti , oltre che nei diritti . Non c ' è dubbio . Perciò , quando mi proposero di venire quassù , io mi chiesi se era giusto lasciare i badilanti e i minatori , della cui vicinanza sentivo molto il bisogno e il significato . Non solo , pensai anche che la lotta , quassù , si poteva condurre con mezzi migliori , più affinati , e a contatto diretto con il nemico . Mi pareva anzi che quassù il nemico dovesse presentarsi più scoperto e visibile . A Niccioleta la Montecatini non ha altra faccia se non quella delle guardie giurate , povera gente che cerca di campare , o quella del direttore , un ragazzo della mia età , che potrebbe aver fatto con me il liceo , o giocato a pallone . A Milano invece la Montecatini è una realtà tangibile , ovvia , cioè si incontra per strada , la Montecatini è quei due palazzoni di marmo , vetro e alluminio , dieci , dodici piani , all ' angolo fra via Turati e via della Moscova . A Milano la Montecatini ha il cervello , quindi dobbiamo anche noi spostare il nostro cervello quassù , e cercare di migliorarlo , di farlo funzionare nella maniera e nella direzione giusta . Così ragionavo , e per questo mi decisi . Mi avevano detto che avrei trovato una città dura , chiusa , serrata . Milano è forse l ' unica città d ' Italia in cui i portoni sulle strade si chiudono contemporaneamente e inderogabilmente alle dieci di sera . E si chiudono sul serio , di dentro e di fuori , sì che senza chiave non solo non si entra , ma nemmeno si esce di casa . Milano è la città d ' Italia in cui forse è più difficile che sorgano rapporti umani costanti e profondi : provate a viverci qualche tempo ( diciamo come me , sei mesi ) e vedrete quante poche volte una famiglia di conoscenti vi inviterà a cena , o a prendere il caffè . Anche visivamente : Milano è una sorta di labirinto di griglie scure , fra le quali scorrono lunghe , eguali , monotone le strade . Le strade che quassù , a differenza di tutte quelle d ' Italia , non sono luoghi , ma strumenti , rotaie su cui si viaggia a velocità notevole , è vero , ma uniforme . Ed è questa la ragione per cui il traffico , molto più denso rispetto a quello romano , finisce col non avvertirsi , e col dare la sensazione della solitudine e del silenzio . Ma questo è colore . Altre cose , e più importanti , si vedono assai presto . L ' assenza , palese , degli operai . Gli operai non ci sono , almeno in quella Milano che è compresa nel raggio del movimento mio e dei miei colleghi , non entrano mai nel nostro rapporto di lavoro . Gli ultimi operai che ho visto , nel giugno scorso , erano quelli di Sesto . E inatti sono a Sesto , a Monza , alla Bovisa , a Niguarda , non qui . Qui ci sono i ragionieri . Guardate bene , non è il solito termine folcloristico di comodo . Voglio dire proprio i ragionieri , quelli col diploma : come si spiegherebbe , altrimenti , proprio a Milano , una istituzione come l ' Università Bocconi ? Provatevi a pensarla a Roma : a Roma , semmai , sarebbe pensabile un ' ipotetica università per soli funzionari ministeriali . E sono questi , i ragionieri , che fanno il tono umano della città , quelli che incontrate in tram , per strada , la mattina alle nove , che camminano allineati e coperti , con la loro divisa , il completo grigio , la camicia bianca , la cravatta azzurra . Sono quelli che , borsa di pelle sotto il braccio , la mattina , accanto a voi nel bar , si « tirano su » col bicchierino di grappa , la faccia scavata sotto le occhiaie da un solco diritto che raggiunge gli angoli della bocca ( è la « faccia milanese » , dicono ) . Ma nessuno di loro , fra l ' altro , è milanese . Anche nel parlare voi lo avvertite , in quell ' anonimo birignao assai diverso dall ' asciutto e saporito dialetto che raramente , e con gioia , accade di sentire . Non sono milanesi . Direi che almeno due terzi di questo milione e mezzo di milanesi non sono nati qua , sono venuti dalla provincia , vicina e lontana ( i « napoletani a Milano » sono ormai un luogo comune ) e sono venuti perché a Milano « gh ' è el pan , gh ' è la grana » , i soldi , l ' industria . Loro l ' industria non la vedranno mai , faranno parte della Milano interna ( ripeto , l ' unica che io e i miei amici possiamo toccare con mano , ogni giorno ) , della Milano che non produce nulla , ma vende e baratta . Questi milanesi di accatto , che sono la maggioranza , sono venuti a costituire la burocrazia del commercio , una burocrazia assai poco nota e visibile , ma molto peggiore di quella ministeriale , romana , perché più di questa superciliosa e arrogante : non solo , ma anche superba del suo mito . Quando a Roma la gente , di tipi simili , dice « fanatico » , inavvertitamente mette in chiaro il fondo mentale monologico , religioso , che sostiene il loro costume . Come non ho visto gli operai ( e i preti . Questo anche , già detto fra parentesi , vorrei che gli amici milanesi mi chiarissero : perché a Milano non si vede mai un prete in giro ? Che il rito ambrosiano sia qualcosa di più di una particolare liturgia ? ) , come , dicevo , non ho visto gli operai , così non ho ancora visto gli intellettuali . Li ho visti , s ' intende , e li vedo ogni mattina , come singoli , ma mai come gruppo . Non riescono a formarlo , e ad influire come tale sulla vita cittadina . L ' unico gruppo in qualche modo compatto è quello che forma la desolata « scapigliatura » di via Brera . Gli altri fanno i funzionari d ' industria , chiaramente . Basta vedere come funziona una casa editrice : c ' è una redazione di funzionari , che organizza : alla produzione lavorano gli altri , quelli di via Brera , che leggono , recensiscono , traducono , reclutati volta a volta , come braccianti per le « faccende » stagionali . Vi ho detto che persino quel che mi pareva chiaro , la posizione del nemico nei palazzoni di dieci piani , fra via Turati e via della Moscova , a Milano non mi è parso più tanto chiaro . Perché qui le acque si mischiano e si confondono . L ' intellettuale diventa un pezzo dell ' apparato burocratico commerciale , diventa un ragioniere . Fate il conto di quanti scrittori , giornalisti , pittori , fotografi , lavorano per la pubblicità di qualcosa . Quella pubblicità , guardate bene , che insegna che si ha successo nella vita , e negli affari , usando quel lucido da scarpe e quel rasoio elettrico , comparendo bene , presentandosi bene . Appunto perché questa non è la Milano che produce , ma quella che vende e baratta , e in questa società si vende e si baratta proprio presentandosi col volto ben rasato , le scarpe lucide ecc. Per questo una delle preoccupazioni maggiori degli intellettuali , di questi intellettuali , è proprio quella di ben comparire , di non fare brutte figure . Per questo non si sbilanciano , non danno giudizi definitivi , non si aprono , non dicono sciocchezze ( come tutti amiamo fare , perché è la maniera , o almeno una maniera , per dire anche qualche cosa seria ) . Per questo , qui fra noi , è così frequente la figura dell ' autorevole . E ci sono anche altre cose , peggiori e più tristi , di cui ora non voglio parlare , e di queste cose tristi c ' è persino la teorizzazione . La lotta per la vita , dicono , il rapporto delle forze , resistenza come una grande scacchiera su cui tutti ci muoviamo , e su cui è necessario « mangiare il pezzo » che sta sulla casella che piace a noi . Non li credo in malafede , tutt ' altro . E nemmeno li credo fatui e privi di problemi . Anzi ! In questi sei mesi la parola problema è quella che più di tutte ho sentita dire . Mi è capitato , dopo ore di discussione collettiva , di sentire un collega intervenire osservando : « lo penso che il problema sia un altro » . Esiste insomma persino il problema del problema . Cioè esiste , soprattutto , una notevole confusione . E questo è male , perché , al l ' opposto , chi dirige la burocrazia commerciale milanese , chi dirige ragionieri e funzionari ( anche gli intellettuali , perciò ) sa invece assai bene quello che vuole ; non solo , ma va a nozze quando vede la confusione che c ' è dall ' altra parte . ... E questo è male . È male perché , se le cose continuano così , là dalle mie parti i badilanti continueranno a vivere di pane e cipolla , i minatori a morire di silicosi odi grisou . Ora , mi pare chiaro che non può continuare a essere questa la nostra funzione . In termini politici ( e scusate se li adopero male , ma questo non è il mio linguaggio ) si direbbe : il capitale milanese agisce in senso riformistico e provoca il distacco , non di rado l ' ostilità aperta fra la piccola borghesia e la classe operaia . Compito degli intellettuali moderni , e veri , dovrebbe essere quello di tentare la composizione di queste forze ingiustamente divise . Insomma i ragionieri non dovrebbero più pensare che i tranvieri o gli operai di Sesto hanno torto , quando scioperano . Non dovrebbero più rispondere « mica male » quando chiedete loro come va la vita . E toccherebbe a noi far capire a questa gente che ha torto , e che han ragione gli altri e che la vita va proprio male . Ma se noi continuiamo a vivere nel centro , se continuiamo a vivere accanto ai ragionieri , come i ragionieri , mentre gli operai sono alla Bovisa , o a Niguarda , come potremo fare il nostro lavoro ? lo vorrei proprio che voi , amici romani , mi spiegaste , più semplicemente che potete , come si deve fare . Vorrei che me lo spiegassero gli amici milanesi , soprattutto . E che non mi rispondessero , per carità , cominciando a dire che « il problema è un altro » . No , il problema è proprio questo . Ogni volta che torno a Niccioleta mi convinco che è proprio così .