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« UMORI » DI BARTOLINI ( PASOLINI PIER PAOLO , 1942 )
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Non voglio qui parlare della poesia in versi di L . Bartolini , o delle sue acqueforti , ma limitare il discorso alla sua prosa , o , meglio , alle sue prose migliori . Chi pensi « Bartolini » non può pensare subito che ad un avvenimento eccezionale , direi quasi privato , che di giorno in giorno accade nella nostra odierna letteratura : ed è proprio in questo suo diuturno accadere che si è venuta costituendo , anzi , stratificando una prosa bartoliniana , staccata da qualsiasi intenzione o premeditazione ; e quindi serenamente scioltasi dal timore di una possibile decadenza , espresso dal De Robertis , quando , in uno scritto del '30 su Passeggiata con la ragazza , si era chiesto : « s ' accosterà un giorno ( Bartolini ) a temi più calmi , senza più quel tono improvviso , avventuroso , lirico a oltranza ? E troverà i mezzi adatti , quel tanto di riposo mentale necessario a opere mature ? » . Tutto questo è stato dal Nostro raggiunto , al di fuori di qualsiasi programma : e così , come il De Robertis rivendicò in quelle vecchie pagine del Bartolini un ' « aria di gioventù » , un « essere e parere giovani » , non come « uno dell ' ultima generazione » , ed in questo indicò la sua presenza prepotente nell ' « orto ben pettinato delle lettere » odierne , così noi ora ritroviamo il Nostro , intatto , fedele a se stesso , anche se al posto della sua sanguigna , scontrosa , ribelle gioventù , c ' è ora una maturità più attenta e sofferta , se non meno scontrosa e ribelle . E se « tra le tante sue facce » si fa « sempre più in luce quella del moralista » , non ce ne dispiace affatto , anzi , per questo , forse , lo abbiamo più caro . Bartolini non ha mai resistito alla tentazione di « scendere tra gli uomini » ; e se dopo , mettiamo , aver contemplato le vecchie al mercato ( « ... portano non meno di tre sottane : la esterna e la seconda che è di roba turchina con righette orizzontali per orlo , orlo listato da un palmo di velluto nero sino ... Alzano le vecchie donne la prima e la seconda sottana e , se uno sta ad osservare bene , si vedono , se per isbaglio la vecchia s ' alza un lembo della terza sottana , gambacce con le vene varicose e col « giudizio » , ossia il sudiciume al ginocchio ... » ) , dopo averle così contemplate , dunque , vuol trarne una sua morale ( « E così fanno perché sono al limitare dell ' esistenza : mettono da parte e tengono da conto per paura di perdere e non riavere ; giacché sanno , da natura , che più nulla avranno . Sono come le piante che hanno più radice che fiore » ) , tanto meglio , per il piacere che abbiamo tratto da questa morale , che non è un concetto , ma una descrizione : e commoventissima . Del resto il giudizio o morale bartoliniano non è che una specie di « finale » o di « presto » , strettamente unito , o sortito direttamente da quello che , più innanzi , chiamerò il suo « umore » . Così la prosa del Nostro , tutta affidata al proprio umore , alla luna buona o cattiva , all ' ilare o malo risveglio mattutino , si è venuta imponendo alla nostra attenzione , che si è , un po ' alla volta , tramutata in vero e proprio affetto . E nient ' altro che affetto , in noi , poteva corrispondere alla maschia confessione bartoliniana , uscita pudicamente , scontrosamente , dalla sua penna , quasi a denti stretti , talvolta ; altra volta , come nei suoi primi libri ( Passeggiata con la ragazza ) , gridata a voce alta e piena , sino a rivelarne il sangue o la carne , ma sempre con un sordo pudore , che , intervenuto nel discorso come un improvviso interrompimento , lo tramutava , lo accigliava , quasi accorandolo . In realtà , sempre , in fondo alla voce forte e burbera di Bartolini , trema un nodo di pianto : pianto umano , quasi fanciullesco . Si guardi « Morte di Umano » nel suo ultimo libro . E in questo fondo di pianto , niente affatto spleenetico o letterario e non nel senso generico di malinconia o tristezza , giace la parte più remota e forse meno nota di Bartolini : è da essa che risale alla superficie la gamma versicolore dell ' umor suo , tetro e bizzarro , come una sorta di alterna vittoria e sconfitta , astio e benignità , avvenuta nel suo intimo più segreto , ed emersa poi nella pagina scritta . Per questo , io credo , della sua prosa finora non è stata data una definizione critica , che , circoscrivendola , la ponga con sua vera luce nell ' ambito della nostra letteratura odierna . È tale definizione monca anche perché , dato il proprio modo di essere , il Nostro non ha in letteratura che nemici o amici : e sia gli uni che gli altri , per eccesso di vigore , non saranno in grado di studiarlo serenemente . Non basterà chiamare la scrittura bartoliniana semplicemente « prosa » , come si suole , in quanto non narrativo , ché questo sarebbe un porre la questione e non risolverla ; « capitolo » anche è fuori luogo per la pagina del Nostro , nata , è vero , nel pieno fiorimento di quello , e indubbiamente influenzatane , ché la prosa di Bartolini è tanto lontana dal capitolo cecchiano , quanto da uno è lontano altro stile . E se del vecchio racconto o abbozzo realistico , è inutile anche fare il solo nome , come invece avviene nella fascetta pubblicitaria del Cane scontento , d ' altra parte se l ' ispirazione bartoliniana è essenzialmente lirica , lo è al di fuori da ogni liricità in quanto purezza o essenziale perfezione : Bartolini ha bisogno del molteplice e del prosaico , seppur come un padrone ha bisogno del proprio schiavo . Così , se da una parte la sua poesia in versi sembra un inasprimento , una estrema conclusione della sua prosa , la sua prosa è sempre sostenuta e tesa da un frasario vigorosamente poetico : e in un periodo , in una pagina basta trovare « sinistra mano » invece di « mano sinistra » , perché tutto il senso ne sia stravolto e poetizzato . E allora vorrei riportarmi a quanto dicevo inizialmente , a quella foga di umori che , rinverginata di volta in volta dalla sua stessa condizione di umore , resta tutta chiusa , serrata e perfetta nella pagina che da essa nasce . Allora , infine , prendendo lo spunto da una vecchia frase del De Robertis ( « Quell ' umore che è , direi , il lievito all ' arte di Bartolini ... diventa una forza viva e operante , e i paesi , perfino una pianta , un fiore , un filo d ' erba ne son pieni , parlan per sé » ) , vorrei distinguere la pagina , il capitolo bartoliniano sotto il nome di « umore » , mutando , quasi in una sosta di solidificamento , il senso di questa parola . « Umore » che , in mezzo alla verità delle pagine , trova la sua unità di tono in quel fondo di pianto che dicevo ora domato ora vincitore , e , nell ' arco di queste vittorie e sconfitte la sua ammirevole quantità di forme , che , dalla collera amorosa alla tetra bizzarria , dalla benigna serenità alla strafottenza , cerca la sua estrema liberazione in un acerbo moraleggiare . L ' orso , ed altri amorosi capitoli è il migliore indice di questi umori : la lucidità della propria visione poetica vi è matura , e sicura la propria condizione etica ; nessun dubbio , nessun compromesso ; c ' è la certezza di sé , la potenza di sé con cui si costruiscono i capolavori . Ora , avrei voluto soffermarmi , esaminare qua e là questo bellissimo libro , ma , avendolo aperto , sopraffatto dal piacere dei ricordi e dal soverchiare delle postille , ho dovuto cedere e rimandare ad altra data un particolare discorso sopra di esso : vorrei solo dire , qui , che non soltanto nell ' arco ideale domina Passeggiata con la ragazza al Cane scontento ( che , pur contenendo cose bellissime , mi par opera di passaggio da una certezza e potenza di sé , ad un ' altra , più distesa , serena , paterna ) , esso , L ' orso , tiene un posto preminente e degno di lungo futuro .
VIRGILIO GUIDI ( GATTO ALFONSO , 1942 )
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Viene dalla pittura di Virgilio Guidi la forza di un ' insofferenza plastica esposta nel suo limite visibile alla pura dissoluzione della luce . L ' interna costruttività del disegno dalla sua vibrata eloquenza iniziale si spoglia d ' ogni peso e s ' acuisce a smagrire le forze in un colore reagente e inedito che è il segno critico dell ' artista . A ben giudicare la pittura di Guidi concorre la vigile e ardente ironia di cui ogni suo quadro tende insostenibilmente a accendersi dalla materia opaca e pregnante , ad alleggerirsi con fissità nella luce . Storicamente Guidi ha operato al di là dell ' irrigidimento formale del novecentismo per dare un tempo pittorico , una durevolezza consistente nel colore alla dissipazione luministica di Spadini , e riportarla criticamente nel segno . D ' un mondo ampliato ed espanso egli ha stretto in una smania nuova il movimento e la fisica architettura , lasciando sfuggire con finitezza nei piani luminosi l ' incisività acuta del proprio disegno sino a raggiungere nei casi più felici l ' assoluto stupore figurativo da cui altri , e particolarmente i novecentisti , partivano come da uno schema neoclassico . Di questo pittore , che tra i contemporanei ha l ' esperienza forse più dinamica e attiva , sempre affidata al lavoro in modo tale da non poter essere astratta in una legge o in un metodo , esiste una forza segreta e esemplare che in ogni opera trasale e rende le figure nuove in una proprietà umana antica , senza altra retorica . È questa una forza d ' arte che non si pesa e non si può nemmeno far consistere in un elemento solo del quadro : è la luce dell ' opera da esterna ridiventata intima e calda della propria sostanza . È lo specchio dell ' autentica solitudine con cui Guidi senz ' altro onore contemporaneo , merita la sua dignità di maestro .
RAGIONE DEL TITOLO ( - , 1935 )
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Lettore , Un titolo come Caratteri , che abbiamo scelto per questa Rassegna , potrà sembrare o troppo limitato o molto impegnativo . Ebbene ; è proprio per ciò che l ' abbiamo scelto . Se è pur vero che il carattere , nel suo significato più elementare e , diremmo , fisiologico , può essere inteso come un dono di natura , sì che qualsiasi uomo , anche il più disarmato ed ignavo ne paia fornito alla stessa stregua delle piante e dei minerali ; in un significato più alto , spirituale ed umano esso assume un valore di conquista morale , diviene qualcosa di singolarmente attivo , drammatico , esclusivo . È solo questo significato che noi accettiamo . La nostra rivista non vuole essere altro che un luogo d ' incontro di persone , di « caratteri » , ciascuno dei quali , secondo il proprio temperamento e le proprie preferenze , sappia riferire su queste pagine , personali scoperte e convinzioni , contribuendo a formare un clima comune , un fondo omogeneo di esperienze . Massima libertà di espressione , quindi . È bene dirlo subito . Il che non vuol dire atomismo o eclettismo , perché la scelta dei collaboratori è stata guidata da affinità più o meno appariscenti , ma irrefutabili , da gusti e predilezioni estremamente tendenziose e inconciliabili . Persuasi come siamo che nella letteratura , e non in questa soltanto , contino principalmente le opere individuali , ed esse tanto maggior influenza abbiano nei confronti degli altri , quanto più personali estreme ed incomparabili , noi abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di essere ciò che nei loro più intimi desideri non possono non aver desiderato di essere , e cioè se stessi , cioè dei caratteri . Le formule , gli schemi astratti non c ' interessano gran che , e se qualcuno vorrà farne uso e noi stessi ne faremo , sarà più per comodità di linguaggio che non per creare nuovi indirizzi filosofici o artistici . Il fine ultimo ? Servire con quanta maggior nobiltà e disinteresse possibili alla nostra arte e quindi al nostro costume , i quali non possono essere che italiani , nutriti di tutto ciò che forma l ' originalità e lo splendore della nostra arte passata , e insieme guidati dalla grande forza che ci viene dal rinnovamento spirituale operato in Italia dalla Rivoluzione Fascista . Il fine immediato ? Svegliare gli addormentati , che nel nostro campo sono oggi tronfissimi : invogliare i migliori alla riflessione e alla lettura , far conoscere , o far conoscere meglio , alcune figure di artisti che crediamo i più degni della nuova arte italiana , render fertile , infine , attraverso l ' incontro e la composizione di personalità varie e di esperienze consimili quel terriccio più fecondo alle opere d ' arte . In conclusione : riportare gli scrittori a quel senso gagliardo , esuberante , avventuroso ch ' è stato il carattere più propizio della nostra letteratura , violentata oggi troppo spesso da interferenze insopportabili di uomini privi di dignità , snervata , e sostituita , da interessi forse più urgenti ma non per questo più elevati necessari durevoli .
I PERSONAGGI DRAMMATICI DI MORAVIA ( BENEDETTI ARRIGO , 1935 )
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A chi capitò di leggere il primo romanzo di Moravia , non avendo ancor vent ' anni , va da sé come più volte in seguito gli sia accaduto di ritornar sul giudizio d ' allora , un giudizio che non era nemmeno un giudizio , ma piuttosto una impressione ; e piacque sì , ed impressionò , il modo non consueto di raccontare , ma alla fine anche quell ' insistere dell ' autore su di una indifferenza , che è spesso il mal comune della prima giovinezza . La prima giovinezza conduce alla scoperta di tante cose , ed anche a violenti contrasti per il momento insolubili : da una parte perdura nell ' animo giovanile un moralismo che arriva alla grettezza , dall ' altra come un ' aspirazione a qualcosa di più libero e di più sciolto , una disposizione di animo insieme , per cui si gode a veder nero ciò che appare invece pacificamente bianco ; un troppo di intelligenza , se si vuole . Forse è che proprio in quell ' età ci si avvede come si possa guardar il mondo ragionandoci su , da sottoporre così tutto ad una specie di revisione , con lo scartar le care credenze di cui all ' improvviso ci si vergogna , col proposito di esser implacabili nello sguardo , e di ostentare un piacevole cinismo . Ora non che i meriti degli Indifferenti siano tutti nell ' interpretazione che essi possono dare , perché scritti da narratore precoce e perché ebbero a protagonista un giovane non ancora uscito dalla più torbida giovinezza , di una età tanto più piena di contrasti ; in ogni modo fu proprio per quei suoi meriti che il romanzo ebbe a sembrarci , alla prima lettura , diverso da quello che oggi , rileggendolo , ci sembra . Quasi una rivendicazione a nome di tutti pareva , e si sa bene che difficilmente si sarebbe potuto spiegar rivendicazione di che cosa ; si ammirava il coraggio , che forse era poi il nostro medesimo coraggio , con la differenza che il nostro rimaneva personale turbamento , dove nel caso dello scrittore si dava una decisa presa di posizione ; e riguardo poi a quella che è l ' arte del romanziere le pagine più vistose colpivano , nemmeno disposti a cogliere quelli che erano i motivi più intimi di Moravia , più intimi e perciò gli unici che si sono ritrovati nei suoi migliori scritti che vennero dopo . Tuttavia dei racconti , che ora Moravia ha raccolto in volume nelle edizioni Caraffa , certo molti sono quelli che poco ci dicono , se si va a chiedergli un ' arte più matura nei rispetti del primo romanzo . Essi rimangono come prove , e l ' autore che ha voluto raccoglierli si pensa che abbia ambito a darci i segni della sua attività di narratore dal 1927 al 1933 , non quelli del suo crescere di artista . I motivi sono i medesimi degli Indifferenti , ma non sostenuti da quel fervore che , fra tante pagine spente del romanzo , era pur possibile trovare . Il titolo poi che l ' autore dà alla raccolta dice di per sé qualcosa : li chiama La bella vita , ed è ci sembra quel titolo quasi una diversa interpretazione morale della sua narrativa . Prima egli cercò di far risaltar l ' indifferenza morale di certa gente , oggi la smania del vivere in una diversa maniera di quella medesima gente , che non è né mondano né libertina , poiché alla fine la mondanità e il libertinaggio vogliono una mancanza di riflessione e una leggerezza ingenua d ' animo che manca a personaggi condotti ad aver sì dei miraggi , ma non mai delle contentezze . « Ed , in verità , io credo che non ci sia nulla di più bello che viaggiare e andare a vedere una città così piena di negozi e di divertimenti come Parigi ... ; » dice la ragazza scappata di casa al fratello che la va a ricercare nel racconto che dà il titolo al volume ; e Valdassori , nel racconto Lo snob : « ... tu sei intelligentissimo , sai dire le cose come pochi , in tuo confronto sono una bestia ... ; ma non proibirmi lo snobismo , croce e delizia della mia vita ... ; lasciami questo piacere , in fondo tanto innocente ... » . Si mira cioè sempre ad una felicità , che poi insieme ben si conosce come illusoria . Nei racconti ora raccolti parecchi Micheli , parecchie Carle , parecchie Maria Grazie , e Lei , e Lise si ritrovano , anche se in essi in primo piano stiano personaggi che assomigliano al primo , mentre quelli che fanno pensare agli altri rimangono di assai più in ombra . Si tratta quasi di appunti , di accenni ancor timidi a quei personaggi più evidenti nel romanzo , e che dei racconti ce ne siano molti che hanno data posteriore a quella degli Indifferenti che conta ? Conta semmai che essi quasi sempre , se si eccettui L ' Inverno di Malato e La Morte Improvvisa , poco aggiungono ad esso , non aprendo una visuale più vasta , facendo anzi di tutto per restringer ancor più l ' orizzonte . Ora qui non si accenna a quella che è la monotonia degli ambienti . I racconti di Moravia hanno per scena o camere da letto , o sale che della camera da letto possiedono la morbidezza e la lascivia : e in ciò può esservi sì un limite d ' arte , ma insieme non si deve affatto escludere la nascita di una particolare poesia anche su di un simile palcoscenico . Si deve augurar al narratore di uscir dai suoi chiusi ambienti ? Ne siamo incerti , e poi , per il momento , c ' interessa di segnar come le camere da letto , pur rimanendo camere da letto , si mutino . Quella che , nel 1927 , accoglieva quello sfiduciato amante della povera cortigiana Maria Teresa è assai diversa da quella che , nel 1935 , accoglie l ' architetto Sebastiani e Bosso e Marta e Nora , nel racconto ancora fuor di volume , apparso nel numero 2 di questa stessa rivista . La scena si è come schiarita , l ' occhio del descrittore ha smesso di frugar tutti i cantucci , acquistando una padronanza di descrizione che prima non conosceva , tanto che nel suo descrivere andava avanti pieno di cautela e di meticolosità : esso ha acquistato , ci verrebbe da dire , come una terza dimensione : la scena da cinematografica è diventata teatrale , e l ' acquisto ai fini dell ' arte se pur non definitivo non ci par trascurabile . In ogni modo rimane pur sempre quel senso di spettacolo che sempre avemmo dalla narrazione di Moravia . Parlar di cinematografo non è esatto ; se certi racconti di Moravia hanno del cinematografo la piattezza visiva , pure in essi si incontrano personaggi che , se anche talvolta rimangono ombre , sono diversi dalle ombre dello schermo . Le ombre dello schermo sono ombre di personaggi , e guai se volessero essere qualcosa di diverso ; ogni tentativo di maggior rilievo vien tutto a loro danno ; le ombre di Moravia denunziano forse un difetto d ' arte , ma racchiudono pur sempre una loro possibilità d ' arte . La quale poi se abbia da essere quella del narratore o quella dell ' uomo di teatro è un altro conto . Importa semmai che quelle possibilità si sviluppino , e uno sviluppo non può che condurre ad una via giusta . Ora l ' impressione che Moravia abbia talento teatrale ci venne al tempo della prima lettura degli Indifferenti , cinque o sei anni fa : nasceva essa da alcune pagine del romanzo : quelle che ci descrivono la cena , quelle dell ' arrivo di Michele in casa di Leo , e il suo goffo e tragico gesto , e il silenzio che ne segue , e l ' apparizione di Carla , e di nuovo un impaccio che è insieme una grande desolazione . L ' impaccio e la desolazione , dopo quello che altro non fu che una tempesta in un bicchier d ' acqua , spesso si ritrovano nei racconti di Moravia ; magari il più delle volte con lievi accenni , di rado con l ' intensità che troviamo nella scena , ( e scena è la parola più adatta ) di Michele , Carla e Leo , riuniti nell ' anticamera di quest ' ultimo . Qualcosa di simile si dà quando Girolamo , dopo la sua notte insonne , attende la burrasca del medico , mentre il medico viene ma non la burrasca : « e Girolamo guardava ( poiché l ' hanno condotto all ' aperto , per la cura del sole ) questo festoso paesaggio con gli occhi pieni di lacrime : nulla era successo , non avrebbe più rivisto né il Brambilla , né la piccola inglese ; era solo , e la guarigione sembrava ormai oltremodo lontana » . Forse la scena un poco prima era retta meccanicamente , e più che con altro con bravura , ( Michele che compra la rivoltella e , andando ad uccidere Leo , già pensa allucinato al processo che gli faranno ; oppure : l ' arrivo del medico che « incarnava abbastanza bene il tipo del medico moderno , non più sacerdote della scienza , ma abile e interessato sfruttatore al tempo stesso del proprio ingegno e della immensa credulità dei malati » ) ; invece ecco che si accalora , e sia pur di un assai tenue calore . È che i personaggi di Moravia sono teatrali nel senso meno vistoso della parola . Forse essi , fino ad oggi , non hanno recitato che di rado una vera commedia , avendo fatto , il più delle volte , delle prove . Sono personaggi che quasi si direbbe debban trovar ancora un loro canovaccio , ai quali tuttavia non manca un intimo senso drammatico . Moravia può darsi che abbia davanti a sé due strade : quella che già ha presa coi risultati notevoli che si sanno ; l ' altra più deliberatamente scenica . Scrittore moralista si pensa che possa trovar sul palcoscenico elementi di cui difetta la sua arte ; per esempio quell ' umiltà che non si trova spesso nei suoi racconti , dove ottime sono le parti , e anzi perfette , ma ahimè , fra loro scombinate . Si badi all ' ultimo suo racconto , apparso in Caratteri , dove le movenze dei personaggi han proprio della rappresentazione scenica , e dove una certa tempesta ha dell ' accompagnamento simbolico . Moravia proprio ambisce a qualcosa di simbolico che davvero ci par inconciliabile coi suoi propositi di narratore verista ; ma è forse che egli non si vuol accontentare di una sua realtà che gli par piatta e limitata , sicché gli occorre , in qualche modo , arricchirla . Ci sta bene la tempesta nel suo ultimo racconto ? Ci sta , e ci vuole ; eppur non mi par bene : l ' autore ne deve aver capito la necessità e l ' importanza , solo che nel tessuto della narrazione quel brontolio lontano e minaccioso , non raccontato con distacco , ma detto e suggerito al momento opportuno , appare espediente , quel che forse non accadrebbe su di un palcoscenico . Tuttavia rischia l ' arbitrio questo mio far supposizioni che si fondano su certe discordanze colte in alcuni racconti , le quali , d ' altra parte , sempre in racconti potrei domani ritrovar risolte con felicità ; e così la recensione corre il pericolo di diventar un pretesto per una esercitazione piacevole ma troppo letteraria ; e Moravia per primo può stupirsi che gli si venga a suggerire il teatro , al quale chissà se egli pensa . In ogni modo anche il paradosso , al quale non mi par di essere alla fine arrivato , può servir talvolta a mettere in un certo risalto alcune singolari qualità di uno scrittore .
PRESENTAZIONE ( - , 1938 )
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Da quando la stampa periodica è divenuta strumento necessario per la rapida diffusione di un ' idea e per la subitanea affermazione di un nome , i giovani , in cui più vivo sia l ' interesse per i problemi della cultura e più imperioso il desiderio di esserne apostoli , hanno sempre pensato di dar vita a « un giornale » . Il difetto di tali giornali è noto : quand ' anche non siano gli imbarazzi finanziari a por fine alla loro esistenza , la mancanza di un indirizzo , l ' inesperienza e le difficoltà di una attività continuata dopo i primi numeri in cui si sono esaurite le idee o pseudo - idee che si dovevano bandire e che avrebbero dovuto rivoluzionare il mondo letterario o artistico o politico , le delusioni e la subentrata indifferenza dopo i primi entusiasmi , sono ragioni più che sufficienti per condurli ad una morte ingloriosa . L ' esperienza di tali tentativi ed il lungo dubitare sulla nostra maturità crediamo ci siano stati utili ; ed ora che , nonostante tali dubbi ed un ' acuta consapevolezza dei pericoli insiti nel nostro entusiasmo , siamo venuti nella decisione di affrontare il giudizio del pubblico , contiamo fermamente d ' avere un compito da assolvere , ancorché a prima vista modesto , nella vita spirituale delle giovani generazioni italiane . Il nostro giornale , giornale di giovani , ai giovani vuole dirigersi ed è anzi sua ragione di essere l ' esprimerne gli ideali , le speranze , la volontà . Noi crediamo infatti che esista una soluzione di continuità nella vita intellettuale italiana , le cui ragioni facilmente si possono trovare nell ' immane cataclisma spirituale che agitò non solo il nostro paese , ma tutta la vita europea ; prima collo sforzo titanico della guerra , poi col disfattismo imperversante del bolscevismo . A nostro avviso infatti , gli uomini che giovani e giovanissimi vissero quegli anni angosciosi , sono stati dalle sofferenze , dal rovinare precipitoso di ideologie , che sembravano eterne , dall ' immoralità stessa della vita , che sembrava premiare i profittatori , i facinorosi e perfino i traditori della patria , dalla forzata interruzione della loro coltura , diremo quasi stroncati o per lo meno resi facile preda di correnti desolatamente pessimistiche e deprimenti ogni spirito di iniziativa . Quelli di loro che per singolare fermezza di carattere e per inalterabile fiducia nelle forze latenti dello spirito italico non cedettero alla bufera furono pochi ; e quei pochi tra i primi ad unirsi al movimento che doveva ridare all ' Italia unità ed ordine . Ma la gran massa rimasta estranea , se anche aderì poi al Fascismo , perché vide in esso la salvezza e l ' avvenire del paese , se anche lavorò per le sue grandi realizzazioni pratiche , rimase spiritualmente inerte . E noi crediamo che questa sia la ragione per cui oggi , nonostante ogni forma di incoraggiamento a tante manifestazioni culturali , si senta lamentare da critici ed uomini politici la scarsa aderenza dello spirito artistico alla vita pur così vigorosa e piena di promesse dell ' Italia d ' oggi . Pensiamo invece che solo i giovani cui il destino permise di vivere la loro fanciullezza ed adolescenza in un clima più favorevole , e di formare la loro cultura in un ' era di continuo ed ordinato progresso , possano col loro spirito tutto permeato dai nuovi ideali , infondere nelle lettere e nelle arti il sentimento di vita dei tempi nostri . Ma essi , che non vissero le eroiche giornate della guerra e del '22 , ancora non molto esperti della vita politica e culturale , anelano di temprare la propria coscienza e le proprie idee , ed attraverso una comprensione sempre più precisa della grandezza del Fascismo , riunirsi spiritualmente ai loro Padri , artefici della Rinascita della Patria , per acquistare la maturità politica e culturale necessaria a raccoglierne degnamente la successione in un non lontano domani . Noi riteniamo col nostro giornale di poter offrire ai giovani un campo per vagliare le proprie forze , una pedana da cui essi possano meglio spiccare un salto verso precise realtà , e non nel vuoto delle illusioni . E ci proponiamo altresì di attestare , di fronte ai nostri maggiori che ci osservano vigili e ci seguono amorosamente , quale grado di elevazione culturale e di formazione politica abbiano raggiunto i giovani cresciuti nel clima della Rivoluzione Fascista , cercando attraverso l ' entusiasmo della collaborazione attiva non solo di aumentarlo , ma anche di estenderlo ad una massa sempre maggiore , concorrendo in questo sforzo con altri giornali o concorsi già a nostra disposizione . Questi scopi sono implicitamente legati alla collaborazione più vasta possibile dei nostri coetanei . Noi apriamo il nostro giornale a tutti coloro che nella loro giovinezza di anni o di spirito sentono di avere qualche cosa di nuovo da dire e vogliano esprimerlo a voce alta ; non permetteremo però mai che esso diventi palestra di esibizionismi e di scaramucce personali . In quanto ai più vecchi di noi , pensiamo che il loro consiglio ci possa sempre essere utile ed anzi saremo contenti di accoglierne a volte sul nostro giornale gli scritti atti a meglio illuminarci il cammino , ad appianare difficoltà , collaborando alla nostra conquista . Questi gli scopi che perseguiamo con tutta la nostra forza e la nostra fede ; per renderci degni dei nostri padri , creatori ed apportatori di civiltà , e per raggiungere i quali non ci parranno mal spese le ore migliori della nostra giovinezza .
ALLORO OLIMPICO FIRMATO, FROSSI ( COLOMBO EMILIO , 1936 )
StampaPeriodica ,
Il calcio italiano ha conquistato anche il titolo olimpionico . Gli atleti della sfera di cuoio come gli schermidori e come Ondina Valla ci hanno procurato la gioia sublime . Quale emozione ! Il giornalismo italiano è , in fatto di Olimpiadi , in sede di bilancio . E voi sapete che quando si tratta di tirare le somme la poesia può anche patire le offese più gravi . Ma qui , noi , ci occupiamo della superba e affascinante affermazione dei calciatori in maglia azzurra . Sia dunque celebrata la vicenda olimpica , capace di offrire sensazioni che la mente e il cuore non dimenticheranno . Non importa avere sofferto . Non importa la partigianeria delle cento e più migliaia di persone che hanno gremito lo stadio , nel pomeriggio solatio , dopo le ostilità invernali e temporalesche della giornata di ieri . La folla ha simpatizzato per gli austriaci . Non conta . Anzi viene fatto di essere lieti che tanta gente abbia desiderato il successo dei nostri rudi e meno abili avversari . Perché il giubilo che ci ha pervaso al termine dei tempi supplementari è stato insieme espressivo della ammirazione che ci trasportava verso gli atleti , stremati ma pazzi di soddisfazione , e dell ' orgoglio che ognuno degli italiani presenti allo spettacolo emozionante e inobliabile ha provato . Dunque il pubblico non era per gli azzurri . Il particolare non è risultato sorprendente . Viceversa è l ' esito dell ' incontro che deve avere lasciato intontita la massa imponente . La quale sarebbe esplosa se l ' arbitro fosse stato posto in grado di lanciare il segnale conclusivo della dura tenzone a consacrazione della vittoria degli austriaci . No , non è stato elegante il contegno del pubblico , che ha gremito lo stadio per la finale del torneo di calcio . Nessuno aveva chiesto l ' applauso di sortita , né gli italiani soffrivano di fegato , pur avendo constatato che tanta gente avrebbe desiderato l ' affermazione dei nostri avversari . Ma sarebbe stato cavalleresco che come avviene dovunque la folla , arrendendosi all ' evidenza , constatando cioè che attraverso un comportamento corretto gli azzurri apparivano degni del successo , almeno nella stessa misura mi limito a dire dei beniamini , avesse moderata la propria parzialità . La squadra austriaca ha raggiunto la finale nel modo meno convincente cioè in virtù dell ' incidente col Perù . La rappresentativa italiana non aveva imbrogliate le proprie carte , mai . La carta appariva leggermente favorevole ai nostri . La stampa berlinese , invece , vedeva equilibrato , in modo perfetto , il combattimento . Gli azzurri hanno dovuto lottare in ambiente avverso . E hanno avvertito il peso dello svantaggio . Dopo i primi tre quarti dei tempi regolari i nostri atleti non sono riusciti infatti a raggiungere la cifra esatta delle loro possibilità . Ciò malgrado , alla mezz ' ora del secondo tempo , essi conducevano in vantaggio . La rete all ' attivo non sembrò galvanizzarli . E gli avversari , in un ' azione tanto abile , quanto per noi sfortunata , pervenivano al pareggio . Rimanemmo con la bocca amara , più che altro perché era andata maturando la convinzione che gli azzurri avrebbero potuto e dovuto essere in possesso di un ben più cospicuo bottino , quando l ' Austria è riuscita a realizzare la propria rete . Come nell ' incontro con la Norvegia , la nostra squadra ha giocato meglio nei primi 30 minuti di ciascuno dei tempi . E come contro gli americani e i norvegesi gli azzurri hanno ripreso quota e riaffermata la loro classe , quando la battaglia ha assunto l ' aspetto di quasi drammaticità e quando , stanchezza per stanchezza , gli uomini in campo hanno dovuto fare appello ad ogni più riposta energia nell ' intento di agguantare la vittoria luminosa . La soddisfazione è piena . Vi erano da regolare diversi conti . A parte l ' umore , la tendenza , la preferenza della folla , si trattava di rinverdire il prestigio del calcio italiano . Giorgio Vaccaro , con alto spirito sportivo , ha accettato come direttore di incontro l ' arbitro tedesco signor Bauwens . Questi , all ' epoca della vittoriosa conquista da parte degli italiani del titolo di campioni del mondo di calcio , era stato tra i più violenti capi di una campagna denigratoria del successo degli azzurri . Il presidente della FIGC e segretario del coni , era in diritto di scansare l ' ostacolo Bauwens . Non ha voluto . E l ' arbitro tedesco ha saputo condursi in modo esemplare . Cioè con serena imparzialità , senza impressionarsi delle ondate tempestose del pubblico . Ma l ' ambiente non si prestava a impressioni dubbie . Non si vedeva bene la possibile conferma da parte dei nostri atleti , del famoso titolo di campioni del mondo . Gli azzurri si sono sbandati a più riprese , come giovani puledri estrosi ; hanno accusato la fatica snervante del lungo torneo ; hanno avvertito le condizioni svantaggiose create dal clima eccezionale e tuttavia , con stile inconfondibile , sono entrati in possesso anche del titolo di campioni olimpici , che corrisponde a quello di campioni del mondo dei dilettanti . I critici arcigni sono serviti . La clamorosa affermazione del 1934 a Roma è , in certo senso , ribadita . La visione dello stadio è fuori dallo sguardo . Si raccolgono i fili della matassa . Si contengono i battiti e si imprimono nella mente le fasi alterne e il film della dura contesa . L ' incontro è durato due ore . Due tempi normali di 45 minuti e il supplemento della mezz ' ora . Quest ' ultimo per la necessità di assegnare il titolo . Ho già detto che nel periodo in cui hanno dovuto battersi con il cuore in bocca , tutti gli italiani hanno saputo rifulgere anche per le virtù morali del loro temperamento . Ma il gioco della nostra squadra è stato alterno . Migliore nella tecnica e nello stile , nella concezione e per la rapidità delle frasi di quello degli austriaci , ha avuto delle disuguaglianze nel rendimento . Fasi luminose e periodi di nebbia . La pattuglia ha iniziato in sordina , attenendosi agli ordini assennati . Manovrando con calma durante i primi 30 minuti di gioco , gli azzurri hanno illustrato le loro possibilità . La cifra della squadra italiana deve essere sembrata , anche ai ciechi e agli ottusi , più alta di quella delle camicie bianche di Austria . Ma il trio centrale d ' attacco , non nella migliore giornata , non è riuscito a realizzare durante il periodo di predominio offensivo , tecnico e vorrei quasi dire : fatale . Eravamo i migliori in campo . Costringevamo gli avversari in difesa affannosa , ma non mettevamo in rete . Anche per sfortuna , come , ad esempio , quando Marchini si è visto rimandare dall ' architrave un proiettile non altrimenti parabile . La squadra austriaca giocava duro . Tirando a far male . Cercando di mettere fuori di combattimento qualche avversario . Venturini , Frossi , Bertoni , Foni , Gabriotti potranno , in proposito , raccontarvi cose interessanti . E mostrarvi le loro ferite , le loro sbucciature , le loro ecchimosi . Ma oltre al lato antipatico , la compagine avversa metteva in mostra una difesa solida , un mediano destro , un ' ala destra , un mezzo sinistro e un ' ala sinistra di qualità più che notevoli . Tutti gli austriaci erano fisicamente più alti e robusti dei nostri atleti . E i migliori della squadra erano impetuosi , veloci , ottimi nel tocco del pallone , lucidi nei passaggi e pronti negli spostamenti . Ragione per cui le azioni in controtempo delle maglie bianche risultavano inquietanti . Venturini era emozionato . Foni , toccato duro all ' inizio , e toccato di proposito da un avversario scorretto , durava fatica a riprendersi . Locatelli aveva da vedersela con un avversario diretto , l ' ala destra Werginz , che si slanciava come una catapulta . Eppure non eravamo inquieti . Perché gli austriaci andavano anche palesandosi stonati , scentrati , inesatti nelle azioni a rete . Non ci sentimmo tranquilli dopo i primi 45 minuti . Si era a parità con un bel niente di fatto , a reti vergini , malgrado la complessiva superiorità italiana . Gli azzurri avevano battuto sei o sette calci d ' angolo contro un paio a favore dei rivali ; ma essi avevano giocato in favore di vento e di sole . L ' impressione era che l ' attacco fosse stato impari al compito : inconclusivo . Nel secondo tempo , durante i primi 20 minuti , la squadra italiana ha affrettato i tempi . Ma gli austriaci , schierati a loro volta nella metà campo favorevole , e cioè giocando con il vento nelle anche e il sole alle spalle , mostravano le unghie . Già nel finale del primo tempo Foni , Rava , Piccini , Locatelli e Baldo , avevano avuto lavoro . La musica si ripeteva . E forse non era male . Perché il nostro attacco poteva muoversi e tentare di distendersi con più ampio respiro . Gli austriaci si ingolosivano , ma battevano contro un muro . Al 20' , ve lo dice la cronaca , una azione in linea : Gabriotti - Bertoni , e Frossi coglieva la difesa avversaria in condizioni di disagio . I terzini avevano dovuto ripiegare furiosamente . Ma Bertoni , riprendendo la sfera indirizzatagli da Gabriotti , era sgusciato fra i due pesanti avversari , e , in eccellente posizione , aveva scoccato il tiro . Il gigantesco guardiano austriaco riusciva a deviare il bolide per quel tanto che permettesse all ' irriducibile Frossi di scaraventare definitivamente a rete . Quel punto avrebbe dovuto essere , attraverso la logica del facile ragionamento , il segnale d ' inizio di una sempre più chiara superiorità degli azzurri . Invece è cominciata al 26' la febbre terzana . Chi può dire che cosa sia passato attraverso le file dei nostri meravigliosi ragazzi ? Forse l ' assillante responsabilità della vittoria , forse la stanchezza che ha preso alla gola qualcuno degli azzurri , forse il bruciore delle ferite ; fatto si è che insieme agli sbandamenti , agli errori , alle sempre maggiori rudezze degli austriaci percossi dal risultato incontrovertibile , si è andata delineando la fase di nebbia nella quale gli italiani hanno corso il pericolo di smarrirsi . Non abbiamo allora saputo approfittare delle situazioni createsi per merito e capacità dei nostri stessi atleti . E ancora la nostra linea di attacco ha denunciato le proprie incertezze e ancora il peso della fatica è caduto sulle spalle dei terzini e della mediana , mentre anche Venturini , duramente colpito , già scosso e provato , cadeva in due o tre errori preoccupanti . Così gli austriaci riprendevano quota . E scaturiva dalla loro insistenza all ' attacco il pallone da rete , che doveva sorprendere , tra lo stupore dei giudici sereni e per la felicità di 100 mila persone , il nostro sfortunato portiere . Si arrivava al termine della ripresa un po ' stremati da ambo le parti . Vi si arrivava dopo una decina di minuti spesi dagli uni e dagli altri atleti in campo in un gioco temporeggiatore e statico . Gli azzurri hanno conquistato la rete del trionfo in partenza dei tempi supplementari . L ' azione che ha dato la corona olimpica agli universitari della Nazionale di calcio è stata brillante , irresistibile . Vi ha partecipato l ' intero reparto d ' attacco , quasi si trattasse di riscattare le pause , le incertezze , la mancanza di mordente dei tempi regolamentari . Gli attori della scena finale sono stati Biagi e Gabriotti , mentre Bertoni imbrogliava terzini e portiere . E il protagonista dell ' episodio decisivo sapeva ancora essere quel capriolo , un po ' pignolo e un po ' mastino , di Frossi . La squadra austriaca non si è subitamente arresa al secondo colpo di maglio . Ha tentato invece con ogni energia di controbilanciare la situazione . Tutto è stato inutile . La verità è che non vi era più nulla da fare nei confronti degli azzurri i quali sono stati i migliori in campo , nettamente , durante l ' intero periodo dei tempi supplementari . Alla distanza gli uomini più rudi e più pesanti , i meno agili e i meno svelti , voglio dire gli austriaci , erano più provati degli azzurri . Per quanto quasi tutti gli atleti apparissero stremati . La squadra italiana ha vinto meritatamente . La corona olimpica non si è concessa in forma graziosa . Per conquistarla gli azzurri sono stati costretti a dare fondo alle loro più riposte energie . Perciò mai vittoria è apparsa più luminosa , più entusiasmante , più cara al nostro cuore di italiani e di sportivi . Undici ragazzi hanno vinto contro undici solidi avversari mai complimentosi , mai rassegnati . E hanno vinto malgrado il parere contrario di 100 mila simpatizzanti dei loro avversari . È stata una partita di calcio e una battaglia . E la partita ha avuto della battaglia tutti i pregi e le caratteristiche , tutti i difetti e le bizzarrie .
Il clandestino ( Lerner Gad , 1986 )
StampaPeriodica ,
Chiedo scusa al lettore , ma per una volta devo cominciare parlando di me . Sono nato a Beirut ( da una famiglia ebraica ) e , benché risieda in Italia fin dalla più tenera infanzia , il nome straniero accompagnato sui documenti d ' identità all ' indicazione di quella città insanguinata procura immancabilmente - quando io li debba mostrare ad un qualche controllo - istintivi sospetti , soste prolungate , accurate ispezioni . Per una volta , dunque , ho utilizzato il mio nome e il mio scomodo luogo di nascita a un utile scopo : percorrere l ' Italia ( Razzista ? Spaventata ? Generosa ? Ospitale ? ) lungo l ' itinerario tipico di un immigrato clandestino , con la barba lunga ed un abbigliamento adatto . È una striscia di mare da niente , solo 138 chilometri , ma divide il Sud dal Nord del mondo , e attraversarla dalla Tunisia alla Sicilia è un po ' come passare il Rio Grande a El Paso , dal Messico al Texas . Fra qualche settimana Roma imporrà il visto - e allora bisognerà pagare caro i pescherecci disponibili al trasbordo clandestino - ma per ora lo sbarco a Trapani o a Palermo richiede in tutto poco meno di cinquantamila lire per il biglietto . Basta un ' occhiata veloce al registro dei ricercati e degli indesiderabili , poi il timbro d ' ingresso arriva puntuale sull ' ennesimo passaporto tunisino , algerino , marocchino . Molti marocchini da Trapani prenderanno il pullman per Palermo , sperando di trovare un letto al loro solito albergo Diana di via Roma e ritirando subito i primi accendini , orologi , tappeti dai grossisti di via Bandiera , quelli che in pegno ti chiedono il passaporto . Quasi tutti i tunisini , invece , cercheranno di rendere meno brusco il trapasso andando col treno a far sosta nella loro colonia di Mazara del Vallo . Li seguo . Penetro le viuzze dietro al porto dei pescherecci e incontro suor Margherita Fortuna , una fiorentina che si sforza di aiutare gli stranieri clandestini almeno quando sono vecchi o malati . « Sorella , non c ' è un centro di prima accoglienza , un dormitorio ? » « Non c ' è niente , bisogna arrangiarsi con l ' ospitalità degli altri cinquemila tunisini già entrati nelle case abbandonate o affittate dagli italiani . » « Neanche una pensione ? » « Una volta a chi arrivava qui senza parenti , consigliavo le camere di una signora , in fondo a via Giotto . Ma poi ci ho litigato , ammucchiava la gente come bestie su due piani abusivi senza vetri e senza porte , gli diceva di procurarsi da sé brandine e pagliericci e per giunta si lamentava che erano sporchi e le distruggevano la casa . » Vado in via Giotto la sera di lunedì 13 gennaio e trovo uno stabile piuttosto nuovo , anonimo , senza insegne , lontano dalle case fatiscenti e terremotate della vecchia casbah . Sotto il portone due ragazzi arabi mi confermano che lì si fa pensione e che la proprietaria è una vedova energica e robusta , la signora Roccafiorita . Con me non perde tempo : « Via , via , di questi tempi non ci si può fidare , qui siamo tutti parenti , prendo solo gente conosciuta » . Il giorno dopo , quando riuscirò a entrarci grazie ai buoni uffici di un vecchio residente , troveranno conferma le peggiori descrizioni della suora , e la vedova mostrerà con disappunto l ' ultimo piano diroccato che ora tiene vuoto , ma che vorrebbe affittare ad una famiglia tunisina con donne al seguito : « Gli uomini soli bevono , litigano , si picchiano e sfasciano tutto » . Intanto lo spilungone dall ' aria molto derelitta e dalla pelle molto scura che mi riaccompagna verso il molo giura che quella lì è un ' ottima pensione , quasi di lusso , roba da diecimila lire a notte , secondo lui . In quanti per stanza ? Cinque o sei , ma solo di nazionalità tunisina . È gentile , per consolarmi mi offre di andare a dormire nella sua stanza dietro al porto , ma - lo confesso - sono impedito dal suo indelebile , nauseabondo odore di stiva di peschereccio , là dove forse si sbudellano i pesci da surgelare . Se anche questo è razzismo , ne sarò subito punito : per sbaglio una donna mi rovescia addosso sul molo l ' acqua in cui stavano a bagno i suoi pesci morti . Ora la mia somiglianza con gli immigrati è ancora più completa . Martedì sera , 14 gennaio , il circolo dei biliardini è stranamente meno affollato del solito . « Molti ragazzi preferiscono non rischiare . Sanno che la nave per Tunisi parte il mercoledì , e dunque se la polizia ha l ' ordine di espellere un po ' di gente viene qui a fare la retata una sera prima » mi spiegano . Mohamed Bazine , il gestore , si fa chiamare Roberto e mi dà buoni consigli . Evitare l ' inutile passeggio lungo il molo perché tanto sui 400 pescherecci trovano lavoro solo i più robusti e sperimentati . Meglio provare a vendersi la mattina presto di fronte al tabaccaio di Porta Palermo oppure sulla piazza di Campobello per una giornata di lavoro in campagna , anche se non è la stagione migliore . A meno che uno abbia la forza di andare a tagliare e caricare « cantuni » , cioè massi di tufo , nelle « perriere » , le cave tra Marsala e Mazara ( « quelli sono come gli schiavi » mi aveva però avvertito suor Margherita , pensando agli stranieri che poi si fermano a dormire lì di fianco alle cave , nelle grotte o nei ruderi di muratura ) . « Schiavi ? Perché offenderli ? » si inquieta Roberto . « Nessuna vita è schifosa , se uno se la sceglie , e loro , soli , senza famiglia , scelgono di risparmiare . Dormono sulla paglia , è vero , col tetto aperto , ma hanno le coperte e quindi non soffrono il freddo . » L ' indomani un nuovo amico , Habib , mi accompagnerà a Santo Padre delle perriere , dove la terra è piena di buchi come una gruviera . I neri , sotto l ' occhio vigile dei loro padroncini , ne scavano le pareti con la sega elettrica fino a tagliare dei « cantuni » da costruzione perfettamente regolari . Poi bisogna sollevarli con delicatezza uno a uno ( pesano decine di chili ) , levigarli e caricarli a mano . Si lavora dieci ore al giorno , si possono guadagnare duecentomila lire alla settimana . Il massimo , per uno straniero . Intanto la nostra discussione ha attirato Ayed , un ragazzo dalla pelle chiara , detto Maradona per via della sua pettinatura . Suo cugino è in mare col peschereccio , se voglio per stanotte c ' è un letto libero , all ' ultimo portone di via Guido Cavalcanti . « Gheddafi ? Chiddu non mi piace , chiddu tiniri i fimmine divisi dalli masculi ... » Ayed - Maradona , aiuto - cuoco in un ristorante di Marsala , ha imparato a parlare il dialetto ma non l ' italiano . È un giovanotto fortunato , Ayed . Il suo padrone gli passa 600 mila lire al mese , d ' estate qualche volta lo porta con la Bmw in una discoteca di Trapani , poi lo fa dormire nella cucina del ristorante . In cambio , se arriva l ' ispezione della polizia , Ayed dichiara di essere solo un amico . Abita in una casa di recente costruzione , di quelle mai del tutto completate eppure già degradate . Nessun armadio , pochi indumenti di ricambio appesi al muro . La finestra con il vetro rotto , la lampadina nuda che pende dal soffitto , il vecchio frigorifero arrugginito . Spoglio più ancora di una cella carceraria , è un dormitorio occasionale al punto che Ayed non ha un giaciglio suo abituale , ma sceglie a caso fra le quattro brandine notte per notte . Notti animate da arrivi improvvisi , chiacchiere e risate fino alle ore piccole quando i primi cominciano ad alzarsi per cercare « servizio » . E poi magari il rumore di un sasso lanciato sulla tapparella : allora si sbircia per controllare chi cerca un letto nel cuore della notte e se è una persona sgradita si fa finta che non ci sia nessuno . L ' odore di fogna che viene dalle tubature del cesso impregna tutta la casa . Meglio coricarsi , vestiti e con le coperte fin sulla testa a proteggersi dal freddo . Domattina sveglia alle cinque e mezza per cercare « servizio » . Mercoledì 15 gennaio , prima dell ' alba . Ci si vende sulla piazza di Campobello , la frazione agricola di Mazara , sotto il cartello dell ' Agip , di fianco alla locandina dell ' ennesimo cinema porno oppure di fronte , dove c ' è l ' ingresso della Cassa Rurale . Saremo una ventina , dritti , immobili e silenziosi come prostitute . Sto con alcuni ragazzi che ho visto la sera prima al circolo , hanno tutti l ' alito inacidito dal vino bevuto di prima mattina . Io preferisco il cappuccino , ma quando la padrona del bar Mericaff si accorge che sono un italiano subito si sfoga : « Io ho paura , non se ne può più , se Iddio facesse la grazia di lasciarcene solo qualcuno di quelli bravi , selezionati e si portasse via tutti gli altri ! Questi si ubriacano tutto il tempo , hanno violentato una ragazza » . « Davvero ? Qui a Campobello ? » « No , a Castelvetrano , ma può sempre succedere . Non sono razzista , anch ' io sono emigrata in Svizzera e però lì erano duri , chi sgarrava veniva sbattuto via . » Torno sul marciapiede . Una 131 che ne prende su tre caricherebbe anche me . « Quanto ? » « Ventimila come tutti gli altri , è un lavoro leggero , c ' è solo da potare la vite . » « No , è poco , non mi va » . E gli altri si voltano stupiti di questa rivolta , mentre l ' autista neanche mi risponde e dà un ' accelerata col suo carico umano infreddolito . A chi non ci sta , resta una sola alternativa : salire su un treno ed emigrare ancora più a nord . Ci vogliono più di venti ore di viaggio per arrivare a Roma , capitale dell ' immigrazione clandestina ( con i suoi presunti centomila irregolari ) , città che la strage di Fiumicino ha reso ostile nei confronti di chi ha la pelle nera od olivastra e che comunque non è più da tempo in grado di dare lavoro . Chi , come me , la considera solo una tappa del viaggio verso nord , non può che mantenersi a ridosso di quell ' epicentro della disperazione che è la stazione Termini . Saremo in un centinaio a dover passare la notte , fortunatamente tiepida , alla stazione . Quasi tutti arabi e neri , ricomparsi alla spicciolata nell ' atrio della biglietteria dopo che si è allontanata la speciale roulotte di sorveglianza piazzata lì di fronte dalla polizia . Ma alle ventitré i barboni italiani , sicuri di non venir più disturbati , ed esperti conoscitori di ogni anfratto , hanno già occupato i posti migliori . In via Giolitti , quella dell ' air terminal , hanno trovato degli ottimi cartoni semi - nuovi con su scritto « Fragile » . A vederli si direbbe che lì dentro non c ' è nessuno , non fosse che per un piede che spunta . Sull ' altro lato , invece , in via Marsala , gli ambitissimi balconcini con le grate di aerazione che soffiavano aria calda sono stati da tempo carognescamente bloccati con obliqui coperchi di lamiera , per cui nemmeno un equilibrista ci si potrebbe distendere più . Restano dunque i pur sempre comodi sedili di plastica dell ' atrio , che oltretutto sono al chiuso , su cui accartocciarsi , magari tirandosi sulla testa un maglione a collo alto fino a nasconderla completamente . Di fronte ho una vecchia eritrea senza calze , con i capelli candidi , licenziata l ' anno scorso da colf . Di fianco un ragazzo tunisino che domani vuole continuare il viaggio , non sa neppure bene lui per dove , e quindi trova stupido spendere i soldi per una pensione . Siamo tutti disturbati da un algerino alto e robusto che non smette un attimo di offrirci sigarette , passeggia con la bottiglia in mano , grida in un miscuglio di francese , arabo e italiano , sputa dappertutto . Sarà la nostra colonna sonora molto a lungo . Ma intanto , all ' una meno dieci , i primi appisolamenti sono bruscamente interrotti da un ferroviere che si mette a gridare « Fuori ! » , « Closed » . Così , all ' aperto , ricomincia un brulichio umano disperato . Si tratta di resistere tre ore : alle quattro la stazione riapre . Ma sono le ore della disperazione , è qui che - in caso di freddo e pioggia - si organizzano le comitive per cercare rifugio in qualche vagone . Passeggio per piazza dei Cinquecento , incontro i primi omosessuali che vengono fin sotto la vetrata di Termini , là dove c ' è il posteggio dei taxi , a rimorchiare con sguardi disperati i ragazzi arabi desiderosi di un letto purchessia . Davanti al tabaccaio di turno , urto per sbaglio un tipo grande e grosso : « Sta ' attento , mao mao ! » impreca . Quando un poliziotto sardo delle tante pattuglie che ronzano per la piazza mi ferma e m ' identifica , ricevo la seguente spiegazione : « È ovvio che nella sorveglianza se si deve chiudere un occhio è per il vecchietto italiano che dorme , poverino . Per gli stranieri invece è diverso , con tutti i casini che stanno facendo di questi tempi » . Alle tre siamo quasi tutti accucciati sotto la tettoia , anzi , chissà come , stiamo aumentando di numero . Le grida gutturali dell ' ubriaco non si spengono mai . Lui , un posto per dormire le prossime sere l ' ha trovato poco più tardi , quando , chissà perché , s ' è avventato su uno qualunque dei tanti mucchi di cartone e ha preso a calci in testa un barbone italiano . Le pantere della polizia se lo sono portato via , insieme a un distributore di giornali che farà da testimone e al barbone tutto insanguinato . Ora c ' è più silenzio . L ' ufficio stranieri della questura di Milano per fortuna non richiede le famigerate file dalle cinque del mattino necessarie a Roma . Ma pure in questi giorni vi si coglie il nervosismo tipico dei reparti sotto pressione . Sento protestare nella stanza accanto : « Ma chi è che ci dà certe segnalazioni ? Siamo andati in quattro pantere a piazza Aspromonte per trovarci solo uno jugoslavo e un altro straniero segnato sul registro . Questo è spreco ! » . C ' è chi dice che dopo la strage di Fiumicino le espulsioni di stranieri irregolari sono già state duemila in tutta Italia , di certo solo a Milano si firmano cinquemila fogli di via all ' anno ( ma sono quasi tutti solo dei pezzi di carta : se non viene proprio espulso - a spese dello Stato - lo straniero mica se ne va ) . Si avverte la polemica con la Curia che protegge i clandestini : « Dandogli da dormire anche se sono fuorilegge credono di aiutarli , e invece aiutano chi li sfrutta » . C ' è un fondo di verità anche in questi discorsi poco pietosi : se per strada forse non ho incontrato il razzismo classico dei tedeschi e dei francesi , non ci sarà invece una certa predisposizione allo schiavismo , a far soldi con disinvoltura sulla disperazione altrui ? Me lo chiedo dopo essere sceso con molti altri marocchini dal tram 33 davanti alla SOCOR di via Morgagni , nei pressi della casbah di Porta Venezia . I gestori napoletani buttano a piene mani sul banco orologi , pinze per batterie , calcolatorini , portachiavi sonori , qualche sveglia ... I marocchini scelgono con una cura che appare patetica , visto che poi tanto riusciranno a vendere quasi solo accendini . Dopo che hanno chiuso l ' albergo Nazionale - quello la cui proprietaria sequestrava i passaporti dei debitori - a Sesto San Giovanni mi hanno consigliato l ' alloggio Il Ponte , vicolo Baldanza . Ma il proprietario è secco : « Niente stranieri , non ne prendo più . Mi dispiace , ci saranno anche dei bravi ragazzi , ma litigano e poi danno rogne » . Dice solo una mezza verità , perché lui gli stranieri li ha cacciati , sì , quasi tutti , meno Franco , camera numero 3 . Franco si chiama Busheib Jakini , è un marocchino di Casablanca senza la gamba destra che cammina per Sesto con la sua stampella arrugginita , e che da anni ogni sera gli paga 14 mila lire di pensione . Eppure Franco è anche un fortunato , perché lui ormai ha il suo posto di vendita fisso alla stazione della metropolitana . Vende - anzi , oggi , venerdì 17 gennaio vendiamo insieme - pullover e pantaloni con su l ' etichetta di Armani o Coveri . Il prezzo è di 35 mila lire a capo , a meno che veda un poveretto come lui , e allora gli fa lo sconto . Quando ha tolto le 400 mila e più della pensione , di lire gliene restano appena per mangiare . Qualcuno compra per amicizia , per carità . Ma non adesso , che sono appena passate le feste . Si avvicina un giovanotto dalla giacca a vento azzurra : « Allora Gheddafi , madonna sei proprio identico a Gheddafi , non ti hanno ancora cacciato via ? » . « Tu parlare sempre fuori posto . Gheddafi ha i miliardi , io non ho i miliardi . » « Come no ? Chissà perché voi marocchini siete come gli ebrei , avete sempre le tasche piene di questi ! » e fa il segno dei quattrini con le dita , mettendogli l ' altra mano sulla spalla . Insiste : « Ehi , Busheib Jakini , dove hai messo le tue quattordici mogli ? Non sai che non puoi averne più di quattro , che se no ti tagliano il " zeb " ? E cos ' è , oggi ti sei portato l ' amico ? » . Ride , poi timbra il biglietto e se ne va . « Fa così tutti i giorni , due volte al giorno » mi confesserà con disagio Franco , che non ha altri nemici se non i vigili urbani : se ti sequestrano la merce per vendita senza licenza , con quali soldi ne comprerai dell ' altra ? Per questo lui , che è mutilato e non può scappare veloce , ha scelto í pantaloni al posto degli accendini . Si nascondono in valigia molto più in fretta . Al mercato di Sesto San Giovanni , il sabato mattina , funziona invece un buon servizio di vedetta . Appena un vigile compare in lontananza , la merce si nasconde dietro un ' auto in sosta . Ad ogni potenziale acquirente , poi , vibra un « pregoo » che suona come un ' implorazione . Così , gli accendini e i ricambi di gas vanno discretamente . E stasera si andrà tutti in mezzo alla folla di corso Buenos Aires : « Dove c ' è ressa comprano più facilmente » . Già , se non altro per eliminare il disagio di un marocchino sempre intorno . Questo disagio dei passanti , pietoso o disgustato , derivato dal contatto con una realtà sempre più invadente oltreché limitrofa , mi appare come una possibile premessa di quel nuovo , moderno antisemitismo , che del semitismo avversa anche il ceppo arabo oltre che quello ebraico , prendendo le distanze da un mondo considerato inferiore , sporco , inquinante . « Sì , qualche volta sono stato anche da fratel Ettore , però è meglio dormire all ' aperto . Lì si dorme e si mangia gratis ma c ' è della brutta gente , con la testa mica a posto » mi aveva avvertito Franco . Ma la sera di sabato 18 gennaio vado lo stesso in via Sammartini , proprio sul fondo , nel ventre oscuro e riparato della Stazione Centrale , fra sotterranei e binari morti , là dove fratel Ettore , a differenza di quanto accade nel dormitorio comunale di viale Ortles , non chiede agli stranieri se hanno il permesso di soggiorno . C ' è una specie di rete di pollaio che divide i barboni buoni da quelli cattivi , ubriachi , urlanti . Se hai l ' aria calma , gli ( eroici ) volontari cattolici aprono con cautela un lucchetto e ti fanno passare . Gli altri , i « pericolosi » che assediano la rete , ti lanciano sguardi d ' odio e alimentano il grande falò che , notte dopo notte , ha rinsecchito il salice piangente sotto cui s ' accovacciano . Vado dentro . Sembra una caverna , questo grande archivolto , ex rifugio antiaereo , tappezzato con vari spezzoni di linoleum e di ondulex , con sulla destra il deposito della biancheria sporca , sulla sinistra i cessi , in mezzo i tavoli e tutto intorno dei divani rimediati chissà dove con i vecchi che ci dormono già . Questa è la casa dei malati di mente , dei vecchi dalle barbe di lunghezza inverosimile , ma soprattutto degli stranieri annichiliti dall ' incapacità di vivere . C ' è l ' egiziano con un incredibile orecchino che cerca di fregarmi dalla tasca il berretto di lana . Altri si disputano una sciarpa per la notte . Un tunisino s ' è impietrito davanti alla sala dormitorio , con un sorriso ebete . Ilsuo amico insiste , aspetta che entri : « Ma cosa vuoi ? Che ti spogli io ? Vuoi dormire in piedi ? » . Ma quello non si sposta , non risponde . Già per due sere consecutive sono venuti i carabinieri a setacciare gli immigrati clandestini , e gli ospiti italiani del dormitorio ne sono soddisfatti : « Lo vedi quel fazzoletto nuovo per terra ? Lo ha chiesto uno di quelli , solo che non sa come si usa e lo ha subito buttato via . Cosa credi , che se vado a chiederne uno io me lo danno , il fazzoletto ? » . « Io facevo il cameriere , e se sono finito qui è perché quelli mi hanno rubato il lavoro . » « Si vede che gli italiani ci hanno scritto in fronte che sanno arrangiarsi , e invece gli arabi bisogna aiutarli . » « Alla Stazione Centrale da quando ci sono gli stranieri non si può più passare la notte in pace , ma finalmente la polizia ha cominciato a beccarli per bene ! » Saremo in ottanta , nel dormitorio tappezzato con le scritte in scotch rosso dei dieci comandamenti , quando si apre una porta a soffietto e appare un altare ingenuamente decorato . Non so se sia un sacerdote quello strano personaggio , piccolo , con gli occhi a mandorla , grembiule blu e zuccotto maghrebino , che recita in mezzo ai clandestini : « Al termine di questo giorno rendiamo grazie a Dio per quello che ci ha dato » .
EDUCAZIONE VIRILE ( POMPEI MANLIO , 1932 )
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Dalle recenti pagine dettate dal Duce sulla dottrina del fascismo , emerge ancora una volta come il fascismo voglia essere , contro ogni addormentamento pacefondaio , societario e disarmistico , scuola di coraggio , di virilità , di combattimento . Non che il fascismo sia insincero quando si dispone a collaborare a Ginevra , a Losanna o altrove , a una distensione di nervi generale , da conseguirsi attraverso una psicologia me - no bellicosa nel campo militare e navale , o in quello commerciale ed economico . Ma il fascismo non scambia il contingente con l ' eterno , ciò che si può desiderare che sia , come acutamente osserva Maurizio Maraviglia , con ciò che è , nella natura degli uomini e nella ineluttabilità , sempre ricorrente , dei fatti storici . Occorre dunque che le nuove generazioni , senza crescere con rapaci e turbolenti istinti da lanzichenecchi , non si cullino in illusioni di lattemiele , ma sappiano che nei momenti decisivi per la vita di un popolo è la guerra la grande vagliatrice delle virtù e delle possibilità avvenire , e che ad essa bisogna essere spiritualmente pronti come ad un evento che come sempre fu , sempre sarà . Ma a prescindere da questa eventualità che potrebbe essere anche remota , è nella generale convinzione che se nella primissima scuola i fondamenti dell ' educazione possano essere impartiti da maestre , in quanto il loro tendenziale spirito materno le fa più vicine ai piccoli fanciulli , col crescer questi negli anni e per i corsi superiori delle scuole elementari necessitino maestri : e maestri che abbiano ben nette e ben marcate le caratteristiche della virilità . Il maestro è l ' uomo che più vive a contatto coi nostri figli : il padre si vede fuggevolmente a pranzo e a cena , indaffarato com ' è , e preoccupato com ' è da mille cure . Il maestro in - vece segue per cinque o sei ore al giorno il progressivo sviluppo , fisico , sentimentale e intellettuale del fanciullo : e ha tutti gli elementi quindi per poterne correggere , plasmare , stimolare o contenere i nascenti istinti e le emergenti attitudini . Ma i maestri maschi scarseggiano : ancora oggi , per quanto la valorizzazione della scuola e dell ' insegnante compiuta dal Regime stia dando i suoi primi cospicui frutti ... L ' incremento del corpo insegnante maschile , però , per quanto promettente , è lontano ancora dal ritmo sperato : bisogna incoraggiare i nostri giovani alla carriera dell ' insegnamento ; rimuovere il pregiudizio per cui il titolo di maestro pare povera cosa , tale da doversi camuffare , quando si può , con quello di " professore " ; bisogna mettere in evidenza l ' altissimo compito che il maestro ha nella nuova società italiana . Per il maestro di domani il mio pensiero va a quei mirabili allievi dell ' Accademia fascista di Educazione fisica che io amo pensare dritti nell ' anima e agili di pensiero e di sentimento come dritti ed agili sono nelle membra e nell ' aspetto . Auspicherei una cernita anche fisica dei futuri educatori , come la si fa per gli ufficiali dell ' Esercito , perché da deformità o insufficienze fisiche non derivino anchilosi e torpori spirituali che si riflettano sulla vivace massa dei nostri Balilla . E considerando il diverso portamento esteriore di questi ultimi , rilevato in un recente sfilamento di squadre per la Capitale , a seconda che la squadra fosse preceduta da comandanti - maestri in gamba o da maestri rabberciati alla meglio nella loro divisa da ufficiali , pensavo se non fosse giunta l ' ora di affrontare radicalmente il problema del reclutamento e del trattamento dei nostri educa - tori , affidandolo in pieno alla bene - merita Opera Balilla . " Ufficiali dell ' Opera Balilla " : questo dovrebbe essere il nuovo titolo accademico dei nostri insegnanti elementari : con divisa , gradi e avanzamento . Elementi sceltissimi , fisica , mente e spiritualmente , che venissero gradualmente a sostituire i vecchi e gli inabili ... Tra la dottrina del fascismo quale il Duce l ' ha enunciata , tutta pervasa da una incessante ansia di supera - mento , e lo spirito delle generazioni che si affacciano oggi alla vita , la distanza non è più quella che avrebbe potuto apparire dieci anni or so - no , d ' accordo . Ma la distanza è tanta ancora , e ad accorciarla , ad affretta - re il maturarsi di quelle virtù che dovranno contraddistinguere l ' italiano di Mussolini , la creazione del " Maestro " che quelle virtù in sé riassuma per poterle e saperle trasfondere nei fanciulli della prima scuola , appare tra le necessità più urgenti di questa nostra epoca travagliata e feconda di salutari esperienze .
De Mita SPA ( Suttora Mauro , 1988 )
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MAI NELLA STORIA D ' ITALIA TANTO potere politico si è concentrato in così pochi chilometri quadrati . La provincia di Avellino sta regalando alla patria il capo del governo e il capo del maggiore partito : Ciriaco De Mita ; il numero due del maggiore partito , Giuseppe Gargani ; il capo della regione più importante , Enrico De Mita , presidente del Consiglio regionale della Lombardia ; il capo della Rai , Biagio Agnes ; il capo dei senatori del partito di maggioranza , Nicola Mancino ; il vicepresidente vicario della Camera , Gerardo Bianco ; un potente senatore , già ministro per il Mezzogiorno , Salverino De Vito ; un altro senatore , autorevole membro della direzione del maggiore partito , Ortensio Zecchino . Irpini ad honorem per contiguità geografica sono altresì il portavoce unico del partito di maggioranza , Clemente Mastella , nonché il massimo responsabile dei servizi segreti Angelo Salma . Anche il direttore de L ' Osservatore Romano , Mario Agnes , è avellinese . Alcune di queste cariche si assommano nella stessa persona , altre nella stessa famiglia . Il quotidiano di Napoli , Il Mattino , ha rivelato inoltre , domenica 11 dicembre 1988 , che la Banca popolare d ' Irpinia - di cui quasi tutti gli eminenti sopra citati sono azionisti - sta per conquistare la leadership sull ' Italia meridionale . Niente male , per una provincia che non arriva a 500mila abitanti . Nemmeno Cavour , Francesco Crispi , Giovanni Giolitti , Benito Mussolini , Alcide De Gasperi , Aldo Moro , Bettino Craxi , prima di Ciriaco De Mita da Nusco , avevano mai potuto contare su una squadra così imponente di conterranei nei posti chiave della nazione . Cosicché i detrattori di De Mita parlano adesso di " clan degli avellinesi " , mentre i suoi ammiratori si compiacciono per l ' inusitata fertilità dell ' Irpinia , fino a ieri oscura e povera provincia . Siamo andati a controllare se corrispondano al vero alcune maldicenze . Prima fra queste , che i 63mila miliardi di lire stanziati per la ricostruzione in Irpinia del 1980 siano troppi e malspesi . Poi , se De Mita si sia arricchito grazie al sisma , come insinuano i comunisti . O , perlomeno , se abbia fatto arricchire parenti e amici . Certo Nusco non è meglio collegata oggi al resto dell ' Italia di quanto lo fosse dieci anni fa . Di treno , neanche a parlarne : non solo il paesello di De Mita ma Avellino sono pressoché irraggiungibili da Napoli in ferrovia , a meno che non si vogliano spendere giornate per percorrere pochi chilometri . La caratteristica dell ' unica ferrovia irpina è avere le stazioni piazzate in mezzo al nulla , a vari chilometri di distanza dai paesi di cui pure esibiscono il nome . In corriera la situazione non migliora : le 2.500 lire del biglietto Avellino - Nusco garantiscono solo che i 40 chilometri del tragitto vengano compiuti in circa due ore . Insomma , in Irpinia chi non ha la macchina è perduto . Per fortuna a Nusco il visitatore può riposare nel nuovo hotel Colucci , tre stelle , 44 camere . Ammirando dalla terrazza a 900 metri di altitudine il panorama sul massiccio del Vulture , i monti del Matese e l ' Appennino Dauno , ci consoliamo per il freddo ( nevica già da metà novembre ) assaggiando il maiale al finocchietto , i " cicalucculi " , ovvero gli gnocchi , nonché il leggendario torrone irpino . In tutto nell ' hotel ci sono due ospiti : tecnici romagnoli per la zona industriale . C ' è più gente d ' estate ? « No , è sempre cose > , risponde il proprietario , desolato . La carenza di turisti non gli ha impedito però di chiedere un contributo di 13 miliardi di lire per la ricostruzione . Oltre al contributo a fondo perduto del 75 per cento per le nuove iniziative industriali ( l ' aiuto più alto mai concesso dopo una calamità nel mondo occidentale ) , la legge pro terremotati provvede anche a regalare soldi a non meglio precisate " imprese di servizi per le infrastrutture " alle aree industriali . Sui tavoli dell ' Italtecna ( il consorzio Iri - Italstat , quindi Dc , che dovrebbe garantire " l ' alta vigilanza sull ' esecuzione degli interventi " ) è così piovuta una valanga di richieste di finanziamenti per alberghi , imprese di trasporti e perfino per un centro commerciale per la vendita di prodotti in pelle che la signora Teresa D ' Argenio sarebbe lieta di aprire in Avellino città . Una città dove , come denuncia Maurizio Galasso del Wwf , dopo il terremoto c ' è stata una rovinosa speculazione edilizia : « E adesso vogliono costruire un ' autostrada che funzionerà da tangenziale per arrivare a un megacentro commerciale completato da tempo ma mai aperto . Rovineranno una delle ultime aree verdi » . Naturalmente , tutto il fervore economico che si è impossessato dell ' Irpinia provoca anche benefici indiretti : è il famoso " indotto " , parola magica che i politici locali spiattellano quando si fa loro presente che il costo per ogni posto di lavoro creato finora è di 2 miliardi e mezzo di lire e di circa un miliardo a persona . Cifra smentita dal responsabile ( avellinese ) dell ' Ufficio che eroga i fondi , Elveno Pastorelli : secondo lui il costo per addetto sarà meno di 300 milioni di lire . Ma solo quando ( e se ) le imprese cominceranno a produrre . Per ora la realtà è assai più preoccupante : « Soldi spesi , un migliaio di miliardi di lire . Industrie insediate a oggi : 57 . Posti di lavoro : 380 , invece dei 3.500 promessi . Per ottenere il costo pro capite basta fare una divisione » , spiega secco Angelo Giusto , responsabile enti locali del Pci irpino . Il quale desume i suoi dati dalla relazione presentata dallo stesso Pastorelli al Parlamento nel settembre 1988 , e aggiornata al luglio 1988 . È questa , ovvero esiste già , la relazione invocata da Bettino Craxi lunedì 12 dicembre 1988 al posto della commissione d ' inchiesta voluta dalle opposizioni , dal Pli e accettata perfino dai democristiani . E l ' indotto ? Un piccolo esempio è il dépliant dell ' hotel Colucci di Nusco , stampato dalla Poligrafica irpina . Questa è una delle 14 industrie che si sono stabilite nella zona industriale di Nusco . « La ricostruzione è stata una manna » , spiega Gerardo Calabrese , il proprietario , « perché prima operavamo già qui , ma ci mancavano le infrastrutture : strade , telefoni , l ' elettricità andava via 20 volte al giorno . Adesso si può lavorare » . LA POLIGRAFICA HA 28 DIPENDENTI , un fatturato di circa 2 miliardi di lire l ' anno , e ha ricevuto un contributo di 5 miliardi e mezzo . Accanto c ' è la Dielve , che produce vetro ultraresistente per l ' Enel : « Abbiamo iniziato due mesi fa , abbiamo 70 dipendenti » , dice l ' ingegner Carmine Tirri . Otto miliardi di lire li ha avuti la Dietalat , il cui stabilimento scintilla sotto il sole di fronte a un prato dove pascolano le pecore . Questo è il più grosso regalo che Calisto Tanzi , il padrone della Parmalat e di Odeon tv , abbia fatto al suo amico Ciriaco : 58 nuschesi da due anni sfornano focaccine e pizze . Veramente l ' impegno era per 101 dipendenti , ma la legge consente che il 70 per cento del totale possa essere raggiunto nello spazio di quattro anni . « E adesso » , annuncia Sergio Piccini , portavoce della Parmalat , « con il lancio della tortafrutta faremo 35 assunzioni a tempo determinato » . Un regalo ancora più grande , però , è stato Ciriaco a farlo . A se stesso : la più imponente delle otto nuove aree industriali in provincia di Avellino sarà questa di Nusco , con 200 miliardi di lire di contributi alle 14 aziende ( che promettono a pieno regime 980 addetti ) , accompagnati da investimenti in superstrade , elettrodotti , acquedotti . Inoltre sono vicinissime a Nusco anche altre due aree industriali : quelle di Sant ' Angelo dei Lombardi ( due imprese , 178 addetti , 29 miliardi di lire di contributi ) e Morra De Sanctis ( cinque imprese , 594 addetti , 95 miliardi di lire ) . Guarda caso , a Morra De Sanctis è nato Giuseppe Gargani , 53 anni , da sempre fedelissimo di De Mita , presidente della commissione Giustizia alla Camera ( nel 1987 ) , e soprattutto - da quando in aprile Ciriaco è diventato presidente del Consiglio - coordinatore della segreteria Dc . Cioè , numero due del partito . A Morra si è verificato l ' ormai celebre fiasco della Tormene , che avrebbe dovuto produrre barche in un cantiere piantato in mezzo ad aspre montagne . Costo per il contribuente : più di 4 miliardi di lire . Ma neanche le altre tre iniziative ( Fisa , Flexplan e Teletecnica ) hanno avuto sorte migliore : nonostante abbiano ingoiato 16 miliardi di lire di contributi , rimangono fantasmi . Allora l ' anno scorso è intervenuta , provvidenziale , l ' Aeritalia di Napoli ( che nella lottizzazione delle Partecipazioni statali spetta alla Dc ) , la quale , in cambio di 75 miliardi di lire , promette di creare 360 posti di lavoro . A Sant ' Angelo dei Lombardi si sono installate due aziende : la Ferrero , che dà lavoro a 127 persone ( contributo : 24 miliardi di lire ) e la Ifs ( Industria filtri Sud ) . I capannoni di quest ' ultima sono terminati , perfetto è il raccordo stradale : peccato che non ci sia alcun segno di vita . La Ferrero , invece , la scorsa settimana si è assunta anche un altro incarico molto importante perla provincia di Avellino : sollecitata dal prefetto Raffaele Sbrescia e dalla Coldiretti , si è impegnata a comprare ben ottantamila quintali di nocciole ( materia prima della Nutella ) dai diecimila contadini irpini che negli ultimi due anni sono stati messi in crisi dalla concorrenza turca . Così , grazie alla piemontese Ferrero , gli alberi di nocciole irpini non saranno tagliati . Un ' altra grande industria del Nord che è calata in provincia di Avellino approfittando dei contributi post terremoto è l ' altoatesina Zuegg . Si è stabilita nell ' area industriale di San Mango sul Calore , vicina , questa , al paese di Montefalcione , dove è nato Nicola Mancino , presidente dei senatori de da quattro anni e capogruppo al consiglio comunale di Avellino . A San Mango , però , per ora tutto tace . La Zuegg offre solo lavori stagionali ai suoi 40 addetti che producono marmellate . Ma anche le altre nove industrie non sono ancora in produzione , nonostante i 129 miliardi di lire di finanziamenti a fondo perduto e i capannoni che sono quasi tutti già pronti . « Inizieremo l ' attività entro la fine dell ' anno » , promette Helmut Kling , un imprenditore tedesco che ha ricevuto 22 miliardi di lire per il suo calzaturificio , dove dovrebbero lavorare 200 persone . Il problema è che il signor Kling ha già un calzaturificio a Mercogliano , nella zona industriale di Avellino . Adesso vorrebbe che una cinquantina dei suoi 160 operai di Mercogliano si trasferissero a San Mango , che dista 30 chilometri , per avviare gli impianti . I sindacati e anche il sindaco di Mercogliano lo accusano di stare preparando la chiusura o la vendita del vecchio impianto , per trasferirsi nel nuovo . In pratica , un rinnovo degli impianti a spese dello Stato . Kling nega , e assicura di volersi tenere entrambi gli stabilimenti . Nella zona industriale di Lacedonia il caso più significativo è quello della Mulat . Siamo nel feudo del senatore dc Salverino De Vito , 62 anni , non rimpianto ministro per il Mezzogiorno fino all ' anno scorso . De Vito è anche sindaco di Bisaccia , comune dove nel 1987 c ' erano ancora 450 famiglie in container . Quattro anni fa la Mulat , un ' azienda che impacchetta latte ( tedesco : quello munto dalle vacche locali è considerato troppo acido ) , ha chiesto e ottenuto 20 miliardi di lire promettendo 98 posti di lavoro . Ebbene , oggi i 23 dipendenti sono in cassa integrazione , e il proprietario vuole chiudere . Il proprietario è il fratello del segretario regionale della Dc campana , l ' avellinese Antonio Argenziano . Anzi , proprio segretario no : è " coordinatore della segreteria " , in attesa che l ' attuale segretario , il senatore Ortensio Zecchino di Ariano Irpino ( demitiano di ferro ) si faccia più in là . MA ZECCHINO TITUBA , NON VUOLE mollare la poltrona : meglio il partito o lo Stato ? E allora , per tener calmo lo scalpitante Argenziano , gli regala una seconda poltrona : consigliere di amministrazione della Usi di Ariano Irpino . Non è finita . Argenziano di poltrone ne ha quattro . È anche responsabile enti locali della Dc di Avellino , e soprattutto presidente della potente Asi ( Associazione sviluppo industriale ) , la quale vorrebbe prendere in gestione le aree industriali . Così forse potrà fare altri favori alla Mulat di suo fratello . Nel turbinio della vita politica irpina c ' è stata la nomina del socialista Pasquale Ferrara a vicepresidente dellAsi . Lo ha messo lì non il Psi , ma la Dc : Ferrara era consigliere comunale di Avellino , mala prima non eletta socialista , Enza Battista , aveva fatto ricorso per brogli . Allora il capogruppo dc Mancino , piuttosto che rischiare di perdere la maggioranza assoluta conquistata nel 1985 , si è trasformato in paciere per le liti socialiste : ha fatto entrare la Battista in consiglio comunale tacitandola , e ha ricompensato Ferrara con la vicepresidenza dell ' Asi . Ecco , la Dc di Avellino è una macchina così oliata e perfetta da poter risolvere persino le liti altrui . Ai recalcitranti promette posti , gli irriducibili sono emarginati . I figli e i giovani , se fedeli , vengono ricompensati : così Biagio Agnes da Serino ha assunto al suo Tgl Francesco Pionati , figlio dell ' ex sindaco dc di Avellino Giovanni Pionati , nonché Gigi Marzullo , irpino noto più come accompagnatore della first baby Antonia De Mita che per la sua attività giornalistica . L ' unico ribelle è rimasto Giuseppe De Mita , nipote di Ciriaco . La sua tremenda colpa ? Democristiano , ma andreottiano .
Nixon non mi è piaciuto ( Fallaci Oriana , 1968 )
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NEW YORK , ottobre - Caro direttore , devo assolutamente parlarti di Nixon perché sono stata alcuni giorni con lui e … Mi auguro che la sorpresa non ti turbi troppo . Tu sai bene che l ' uomo non è mai stato il mio principe azzurro . Però mi avevano detto che il Nixon 1968 era un nuovo Nixon e come potevo resistere alla tentazione di seguirlo , ascoltarlo ? Poteva anche darsi che gli sentissi dire « non voglio più bene al generalissimo Franco » , oppure « basta con le differenze razziali » , oppure « io sono con i giovani dai capelli lunghi » . Ti pare ? La psicanalisi fa miracoli , a volte . E , mi avevano detto , il miracolo del nuovo Nixon si deve alla psicanalisi . Ricorderai infatti che dopo la sconfitta subita nel 1960 a opera di John Kennedy , al povero Nixon non gliene andò più una bene . Si presentò candidato a governatore della California e perse clamorosamente . Cercò la nomina del Partito Repubblicano per battere Johnson , e gli preferirono Goldwater . Sicché alla fine decise di recarsi da uno psicanalista e sapere che cosa vi fosse di sbagliato in lui ( il che richiese moltissimo tempo ) e Richard Nixon uscì dalle sue mani completamente cambiato . Ciò gli permise : 1 ) di tornare alla professione legale e fare un mucchio di soldi in Wall Street ; 2 ) essere scelto come candidato alle elezioni del prossimo autunno . Episodio , quest ' ultimo , che La Stampa di Torino ha giustamente definito la resurrezione più grossa dopo quella di « Lazzaro » . Be ' , i Lazzari hanno sempre sedotto . Così saltai su un aereo e mi recai a Santa Barbara , in California , dove Nixon stava tenendo la campagna elettorale e dove ebbi la mia prima sorpresa . Sai , perché ? Perché era sabato e il sabato , come la domenica , il signor Nixon non si fa vedere : riposa . Il suo dottore esige così . Affinché non si stanchi . Per la stessa ragione però il suo dottore esige che egli riposi altri due giorni dopo avere lavorato il lunedì il martedì il mercoledì , il signor Nixon riposa il giovedì e il venerdì : insomma se ne sta senza far nulla quattro giorni su sette e ora che è candidato , che diavolo farà quando sarà presidente e si stancherà davvero ? Riposerà sette giorni su sette ? Accidenti dirai tu , mica grullo : magari lo potessi far io . D ' accordo . Ma tu , scusa , non vuoi mica avere in mano il destino dell ' America e in certo senso del mondo . E se il signor Nixon riposa quattro giorni su sette ora che è candidato , che diavolo farà quando sarà presidente e si stancherà davvero ? Riposerà sette giorni su sette ? Mi sembra un po ' strano e , comunque sia , egli continuò a riposarsi non fino a domenica sera ma fino alle sei di lunedì pomeriggio , ora in cui giunse alla base militare aerea di El Toro per darmi una seconda sorpresa : la sua paura di essere ucciso . D ' accordo anche su questo : mi rendo bene conto che quanto a fucilate , revolverate , eccetera , i leader americani sono più sicuri in Vietnam che negli Stati Uniti . Però tutti quelli che hanno ammazzato negli ultimi anni e negli ultimi mesi , John Kennedy , Bob Kennedy , Malcom X , Martin Luther King , appartenevano all ' altra parte della barricata . Onestamente non vedo i motivi di tanta paura . E poi si torna al discorso di prima : se fa ' così ora , che diavolo farà da presidente ? Farà assaggiare il cibo a un cane tutte le volte che mangia ? Terrà una guardia del corpo nel letto ? Io quando mi trovai sotto gli occhi quelle decine e decine di agenti del servizio segreto , rimasi di sasso . Li riconoscevi bene dal bottone giallo , verde e nero che portavano alla giacchetta , particolare che li rendeva nient ' affatto segreti , e con quei bottoni stavano dappertutto : perfino nel gabinetto delle signore ( lo so perché ci andai e ne trovai uno che volle vedere i miei documenti ) , perfino sui due elicotteri che volavano bassi sulla base di El Toro cercando ( suppongo ) artiglieria pesante nascosta dai vietcong . Poi l ' aereo di Nixon atterrò , Nixon ne scese , essi formarono come quella nuvola intorno a lui , e attraverso quella nuvola vidi , per la prima volta nella mia vita , il quasi - certo futuro presidente degli Stati Uniti . Fammi subito dire che le fotografie e la televisione lo aiutano molto : visto da vicino non dice nulla di buono . Tanto per cominciare , ha quella faccia tutta spostata a destra come se gli avessero sbattuto sopra un ' usciata : e ciò ti dà un certo malessere . Poi assomiglia a un commissario sovietico : e ciò ti mette addosso l ' agitazione . Sul serio : c ' è qualcosa in comune tra lui e i capi russi cui è sempre piaciuto , del resto . La sua ineleganza , ecco , la sua camminata pesante , la sua gelida consapevolezza di poter fare di te ciò che vuole : democrazia o no . Ti sorride ad esempio e nello stesso momento in cui ti sorride capisci che non gli importa un bel nulla di sapere cosa vuoi e cosa pensi perché in cuor suo ha già deciso cosa devi volere e pensare , cosa ti darà in conseguenza . Guarda mi venne addosso un nervoso che mi girai subito verso sua moglie , a proposito della quale non saprei cosa dire . Fuorché questo anche a lei le fotografie giovano molto . In quelle sembra chissà che , in persona non sa proprio di nulla e l ' unica cosa che ti colpisce in lei è l ' orchidea che porta sulla spalla sinistra : un ' orchidea grossa come un cavolfiore . Qualcuno deve averle detto che l ' orchidea fa la signora e lei non vi rinuncia : del resto in America piace così . Le donne dicevano : « Isn ' t she an elegant lady ? Non è una dama elegante ? » . C ' erano molte donne ad attenderli , per lo più mogli degli ufficiali di El Toro . S ' eran portate dietro i bambini e , come si usava da noi trenta o quarant ' anni fa , non farmi dire per chi , li porgevano a Nixon : perché li baciasse . Ne baciò tanti . Poi , quando n ' ebbe baciati abbastanza , salì su un ' auto blindata e partì : per recarsi a scambiare le idee col suo amico Bebe Rebozo . Ma cosa c ' è nel nuovo Nixon ? Bebe , che gli americani pronunciano Bibi , è un banchiere cubano i cui interessi nell ' America Latina sono forti quanto la sua influenza in Wall Street . Forse per questo non molla mai Nixon e Nixon non molla mai lui : dove vedi l ' uno c ' è l ' altro . L ' opinione di tutti è che se Nixon andrà alla Casa Bianca , Bebe detto Bibi diverrà per lui ciò che Ted Sorensen e Arthur Schlesinger erano per John Kennedy . L ' ho conosciuto , sai , e me l ' hanno presentato . Ha due occhi spietati . I giornalisti che lo conoscono bene sostengono che infatti è crudele . Se un giornalista scrive male di Nixon , Bebe detto Bibi corre a dargli la mano e gliela stringe così : con la sinistra gli cerca i nervi del polso e glieli schiaccia , con la destra gli afferra le dita e gliele piega all ' indietro : finché il disgraziato urla di dolore . Io non ci credo , intendiamoci : ma sembra che una volta lo abbia fatto anche a Nixon , per punirlo di uno sbaglio che Nixon aveva commesso . Ora ti racconto lo sbaglio che qui è arcinoto . Come sai , Nixon ha due figlie : Julie e Tricia , entrambe in età da marito.Julie è già a posto , graziaddio , perchè fidanzata sin dalla più tenera infanzia con un nipote di Eisenhower che presto sposerà . Tricia invece non è fidanzata con nessuno , il che è una preoccupazione . Un giorno Nixon le chiede : « Ma non ce l ' hai un ragazzo Tricia ? » . E Tricia sospira , risponde che ce l ' aveva ma l ' ha lasciata . « Per chi ? » . Per nessuna , risponde Tricia , per andarsene volontario in Vietnam . Passa un po ' di tempo e Nixon le chiede : « Tricia , che ne è di quel ragazzo in Vietnam ? » Tricia sospira e risponde ma pensa papà , sembra che vi sia morto . Esclamazioni di sorpresa , di dolore , e poi proprio in quei giorni la rivista Mc Calls chiede a Nixon un articolo su « I nostri ragazzi in Vietnam » . Nixon accetta e cosa ti mette insieme ? Proprio la storia del ragazzo di Tricia . La scrive anche benino , con la retorica giusta . Questo ragazzo che parte per il Vietnam , mentre Tricia piange . Questo ragazzo che alla fine muore , mentre Tricia piange . Piangono anche alcune decine di milioni di americani leggendola : avresti pianto anche tu , direttore , perché era commovente davvero . E tale resta fino al giorno in cui , chi l ' avrebbe detto , Mc Calls riceve una letterina di questo ragazzo : con l ' ingiunzione che sia pubblicata . Il signor Nixon , dice il ragazzo , deve aver preso un abbaglio . O deve essere stato male informato da Tricia . Perché non solo lui è vivo : in Vietnam non ci è mai andato o non ci andrebbe nemmeno se ce lo mandassero a calci . Tricia smise di vederla , è ben vero : ma perché gli piaceva di più un ' altra che ora ha sposato e con la quale è felice . Il signor Nixon farebbe meglio a controllare le cose prima di fare certe figure e , se continua a far certe figure , cosa c ' è di nuovo nel nuovo Nixon ? Dopo il colloquio con Bebe - Bibi Rebozo , ritrovai Nixon a Yorba Linda : il sobborgo di Los Angeles dove Nixon nacque cinquantasei anni fa e dove Nixon giunse con un corteo di poliziotti che sarebbe bastato a Johnson . Un mucchio di gente era lì ad attenderlo , in massima parte massaie coi bigodini in testa e i pargoli in braccio . C ' erano anche alcuni ragazzi come il ragazzo di Tricia , però alzavan cartelli con la fotografia di Eugene Mc Carthy . Uno agitava un foglio sul quale era scritto : « Nixon ? Humphrey ? Wallace ? Sono contento di non avere ventun anni » . Con ciò alludendo al fatto che non poteva votare perché in America non si vota fino a ventun anni . Perbacco , vorrei proprio sapere se Nixon lo vide quel foglio . Ma forse non lo vide : era troppo occupato a parlare dei giorni in cui abitava a Yorba Linda e sognava orizzonti più vasti , o dei giorni in cui sua moglie era maestra di scuola a Yorba Linda e vinse un maiale in premio . O forse vinse un premio per un maiale . Che aveva allevato . Non capii , non ricordo , le ultime parole si persero tra gli urli della folla che i poliziotti e gli agenti del servizio segreto spingevano per preparare un passaggio a Nixon , che doveva visitare la casa in cui nacque . La casa era di legno , modesta . Dinanzi c ' era una lapide su cui avevan scolpito : « Casa Natale Di Richard Nixon Che Grazie Alla Devozione Per Il Suo Paese Salì Alla Vicepresidenza Degli Stati Uniti . 1952-1960» . Sai quelle lapidi che noi dedichiamo ai padri della patria e agli eroi : però dopo che sono morti da tempo . Io la guardavo , perplessa , e la domanda del ragazzo di Tricia mi pungeva il cervello : ostinata . Ma cosa c ' è nel nuovo Nixon ? Nemmeno i palloncini gli fecero festa La risposta venne ore dopo , al comizio che Nixon tenne all ' auditorium di Disneyland per diecimila persone : tutte bianche . Infatti non ho mai visto un negro in questa campagna repubblicana e in particolare con Nixon . Sembra che i negri non lo amino affatto e che il sentimento sia ricambiato da Nixon il quale non li assume neanche come autisti o sguatteri . Tale particolare ad ogni modo esula da ciò che voglio dirti , e ciò che voglio dirti è che un comizio di Nixon merita d ' essere visto . Non solo perché le ideologie non vi sono mai discusse : gli americani come Nixon sono tipi pratici e non si perdono mai nei meandri della dialettica e della filosofia che del resto ignorano . Ma soprattutto perché lo spettacolo assomiglia a un carnevale . Le bandiere americane erano rette da strane bambine con strani vestiti e strani cappelli , le Nixonette , e sui cappelli era scritto « Io voglio bene a Nixon » . L ' esecuzione delle musiche era affidata a strani giovanotti vestiti con strane uniformi che ricordavano molto i costumi dell ' operetta La vedova allegra : sai quelli con gli alamari d ' oro e le piume . Del resto anche i motivi che suonavano erano più o meno i motivi di La vedova allegra . Ovunque pendevan cartelli di questo tenore : « Dai , Dick dai ! » . « Forza , Dick corri ! » . « Io amo Dick . Snoopy ama Dick » ( Snoopy è un personaggio di Charlie Brown ) . « Pat come prima signora » . L ' intera faccenda era abbastanza buffa , eppure ti metteva addosso una tale tristezza . Forse perché almeno tre quarti della folla era composta da persone anziane . Non ho mai visto tante persone anziane come a quel comizio di Nixon . Avresti detto a osservarlo che la popolazione tra i vent ' anni e i quaranta era scomparsa da Disneyland . Giacché avevo ragione io , direttore , quando dicevo che ascoltare Nixon è come tornare indietro di almeno quindici anni , cioè ai tempi di Eisenhower , della Guerra Fredda , della Grande Paura . Avevo ragione io a dire che accettarlo significa non rendersi conto di quel che è successo in questi quindici anni . Perbacco ! In ogni parte del mondo nascono fermenti nuovi , i vecchi valori vengono riesaminati , perfino il modo di discutere è cambiato , si inneggia ai cecoslovacchi , i Beatles vengono onorati dalle regine . Ma in quel comizio non te ne ricordavi : congelato dentro un passato decrepito , sentivi gli occhi riempirsi di lacrime . Meno male che i palloncini provocarono qualche risata . I palloncini sai , fanno parte del cerimoniale nixoniano . Secondo quel cerimoniale erano stati chiusi dentro grandi reti sospese al soffitto e le reti dovevano aprirsi all ' arrivo di Nixon affinché i palloncini cadessero giù in una pioggia colorata e leggera : a simboleggiare la gioia . Ma quando Nixon arrivò la reti non si aprirono per niente . Tecnici e volontari tiravano le funi , scuotevano le reti , lanciavano ordini colmi di imbarazzo , di rabbia . Nixon puntava il dito al soffitto per darsi un contegno , la signora Nixon si torceva le mani per superare l ' angoscia : ma tutto ciò che accadeva era la liberazione di un palloncino che ogni tanto scendeva giù come un orfano . E la faccenda durò fino al momento in cui Nixon mormorò : « To hell with them » , all ' inferno , poi pronunciò quel discorso che è sempre lo stesso discorso ovunque vada e a chiunque parli . Ma riguarda anche noi . Molto da vicino . « La guerra nel Vietnam la risolvo a modo mio » Disse anzitutto ordine e legge : due parole bellissime quando non suonino come una sacra minaccia . Perché , accidenti , la legge è sacra e l ' ordine è una necessità : ma che razza di legge è una legge che ti nega il diritto di cambiare la legge , che razza di ordine è un ordine che ti nega la libertà di protestare ? La voce dell ' America , questa America che ormai invade le nostre vite , ci piaccia o no , non è forse nata da quel diritto e da quella libertà ? E poi disse basta con le critiche agli Stati Uniti , bisogna restaurare nel mondo il rispetto per gli Stati Uniti , la guida degli Stati Uniti . E poi disse basta , con queste chiacchiere sul Vietnam , se le trattative di Parigi sono a un punto morto , quando lui viene letto lui dice ad Hanoi mi avete stufato , la guerra la risolvo da me a modo mio cioè con la forza . A questo punto sentii un brivido nella schiena . Stavo per abbandonarmi ad atroci pensieri , quando il signor Nixon si mise a parlare di noi . E disse che gli americani erano stufi , sì stufi , di morire per gli europei , spendere i soldi per gli europei , lavorare per gli europei , fare l ' elemosina agli europei . E i diecimila si alzarono in piedi , applaudendo , inneggiando , bravo Dick , giusto Dick , e allora neanche quello che mi era sembrato buffo , come le nixonette , i suonatori , i palloncini , mi parve più buffo . Mi parve anzi tragico , mi parve senza speranza , e abbandonai quel comizio , e lasciai la campagna elettorale di Nixon . Lo rividi a uno di quei pranzi che il Partito repubblicano organizza per raccogliere fondi destinati a far eleggere Nixon . Il pranzo si svolgeva a New York , all ' hotel Americana . Il prezzo per ogni coperto era di mille dollari : oltre seicentoventimila lire italiane . Mi recai a dare uno sguardo e devo ammettere che a condurmi lì fu principalmente la curiosità di sapere cosa si mangia con seicentoventimila lire a testa . Uova d ' oro ? Insalata di rubini e smeraldi ? L ' aria profumava di soldi , di sogni grinzosi , e il salone era pieno dei soliti vecchi . Mi avvicinai a un tavolo , agguantai un menu , e diceva : antipasto di granchio , filetto con broccoli , mousse di albicocca . Nient ' altro e ti giuro , sentii fame per loro : poveri nixoniani . E sentii fame per molte altre cose , ad esempio per l ' America che abbiamo amato tanto e vorremmo ancora amare . E ora , direttore , ti saluto . Sono stata superficiale ? Forse , senz ' altro . Ma il soggetto non meritava di più . Le inchieste Gallup danno la vittoria di Nixon per certa , e la signora Nixon annuncia che alla Casa Bianca le piacerebbe mettere ovunque i tappeti da parete a parete « perché lei nella vita è sempre stata per i tappeti da parete a parete » . Gliene mandiamo uno in regalo ? Giusto per dimostrarle che non siamo i miserabili che a suo marito dice . Affezionatamente tua .