StampaPeriodica ,
Non
voglio
qui
parlare
della
poesia
in
versi
di
L
.
Bartolini
,
o
delle
sue
acqueforti
,
ma
limitare
il
discorso
alla
sua
prosa
,
o
,
meglio
,
alle
sue
prose
migliori
.
Chi
pensi
«
Bartolini
»
non
può
pensare
subito
che
ad
un
avvenimento
eccezionale
,
direi
quasi
privato
,
che
di
giorno
in
giorno
accade
nella
nostra
odierna
letteratura
:
ed
è
proprio
in
questo
suo
diuturno
accadere
che
si
è
venuta
costituendo
,
anzi
,
stratificando
una
prosa
bartoliniana
,
staccata
da
qualsiasi
intenzione
o
premeditazione
;
e
quindi
serenamente
scioltasi
dal
timore
di
una
possibile
decadenza
,
espresso
dal
De
Robertis
,
quando
,
in
uno
scritto
del
'30
su
Passeggiata
con
la
ragazza
,
si
era
chiesto
:
«
s
'
accosterà
un
giorno
(
Bartolini
)
a
temi
più
calmi
,
senza
più
quel
tono
improvviso
,
avventuroso
,
lirico
a
oltranza
?
E
troverà
i
mezzi
adatti
,
quel
tanto
di
riposo
mentale
necessario
a
opere
mature
?
»
.
Tutto
questo
è
stato
dal
Nostro
raggiunto
,
al
di
fuori
di
qualsiasi
programma
:
e
così
,
come
il
De
Robertis
rivendicò
in
quelle
vecchie
pagine
del
Bartolini
un
'
«
aria
di
gioventù
»
,
un
«
essere
e
parere
giovani
»
,
non
come
«
uno
dell
'
ultima
generazione
»
,
ed
in
questo
indicò
la
sua
presenza
prepotente
nell
'
«
orto
ben
pettinato
delle
lettere
»
odierne
,
così
noi
ora
ritroviamo
il
Nostro
,
intatto
,
fedele
a
se
stesso
,
anche
se
al
posto
della
sua
sanguigna
,
scontrosa
,
ribelle
gioventù
,
c
'
è
ora
una
maturità
più
attenta
e
sofferta
,
se
non
meno
scontrosa
e
ribelle
.
E
se
«
tra
le
tante
sue
facce
»
si
fa
«
sempre
più
in
luce
quella
del
moralista
»
,
non
ce
ne
dispiace
affatto
,
anzi
,
per
questo
,
forse
,
lo
abbiamo
più
caro
.
Bartolini
non
ha
mai
resistito
alla
tentazione
di
«
scendere
tra
gli
uomini
»
;
e
se
dopo
,
mettiamo
,
aver
contemplato
le
vecchie
al
mercato
(
«
...
portano
non
meno
di
tre
sottane
:
la
esterna
e
la
seconda
che
è
di
roba
turchina
con
righette
orizzontali
per
orlo
,
orlo
listato
da
un
palmo
di
velluto
nero
sino
...
Alzano
le
vecchie
donne
la
prima
e
la
seconda
sottana
e
,
se
uno
sta
ad
osservare
bene
,
si
vedono
,
se
per
isbaglio
la
vecchia
s
'
alza
un
lembo
della
terza
sottana
,
gambacce
con
le
vene
varicose
e
col
«
giudizio
»
,
ossia
il
sudiciume
al
ginocchio
...
»
)
,
dopo
averle
così
contemplate
,
dunque
,
vuol
trarne
una
sua
morale
(
«
E
così
fanno
perché
sono
al
limitare
dell
'
esistenza
:
mettono
da
parte
e
tengono
da
conto
per
paura
di
perdere
e
non
riavere
;
giacché
sanno
,
da
natura
,
che
più
nulla
avranno
.
Sono
come
le
piante
che
hanno
più
radice
che
fiore
»
)
,
tanto
meglio
,
per
il
piacere
che
abbiamo
tratto
da
questa
morale
,
che
non
è
un
concetto
,
ma
una
descrizione
:
e
commoventissima
.
Del
resto
il
giudizio
o
morale
bartoliniano
non
è
che
una
specie
di
«
finale
»
o
di
«
presto
»
,
strettamente
unito
,
o
sortito
direttamente
da
quello
che
,
più
innanzi
,
chiamerò
il
suo
«
umore
»
.
Così
la
prosa
del
Nostro
,
tutta
affidata
al
proprio
umore
,
alla
luna
buona
o
cattiva
,
all
'
ilare
o
malo
risveglio
mattutino
,
si
è
venuta
imponendo
alla
nostra
attenzione
,
che
si
è
,
un
po
'
alla
volta
,
tramutata
in
vero
e
proprio
affetto
.
E
nient
'
altro
che
affetto
,
in
noi
,
poteva
corrispondere
alla
maschia
confessione
bartoliniana
,
uscita
pudicamente
,
scontrosamente
,
dalla
sua
penna
,
quasi
a
denti
stretti
,
talvolta
;
altra
volta
,
come
nei
suoi
primi
libri
(
Passeggiata
con
la
ragazza
)
,
gridata
a
voce
alta
e
piena
,
sino
a
rivelarne
il
sangue
o
la
carne
,
ma
sempre
con
un
sordo
pudore
,
che
,
intervenuto
nel
discorso
come
un
improvviso
interrompimento
,
lo
tramutava
,
lo
accigliava
,
quasi
accorandolo
.
In
realtà
,
sempre
,
in
fondo
alla
voce
forte
e
burbera
di
Bartolini
,
trema
un
nodo
di
pianto
:
pianto
umano
,
quasi
fanciullesco
.
Si
guardi
«
Morte
di
Umano
»
nel
suo
ultimo
libro
.
E
in
questo
fondo
di
pianto
,
niente
affatto
spleenetico
o
letterario
e
non
nel
senso
generico
di
malinconia
o
tristezza
,
giace
la
parte
più
remota
e
forse
meno
nota
di
Bartolini
:
è
da
essa
che
risale
alla
superficie
la
gamma
versicolore
dell
'
umor
suo
,
tetro
e
bizzarro
,
come
una
sorta
di
alterna
vittoria
e
sconfitta
,
astio
e
benignità
,
avvenuta
nel
suo
intimo
più
segreto
,
ed
emersa
poi
nella
pagina
scritta
.
Per
questo
,
io
credo
,
della
sua
prosa
finora
non
è
stata
data
una
definizione
critica
,
che
,
circoscrivendola
,
la
ponga
con
sua
vera
luce
nell
'
ambito
della
nostra
letteratura
odierna
.
È
tale
definizione
monca
anche
perché
,
dato
il
proprio
modo
di
essere
,
il
Nostro
non
ha
in
letteratura
che
nemici
o
amici
:
e
sia
gli
uni
che
gli
altri
,
per
eccesso
di
vigore
,
non
saranno
in
grado
di
studiarlo
serenemente
.
Non
basterà
chiamare
la
scrittura
bartoliniana
semplicemente
«
prosa
»
,
come
si
suole
,
in
quanto
non
narrativo
,
ché
questo
sarebbe
un
porre
la
questione
e
non
risolverla
;
«
capitolo
»
anche
è
fuori
luogo
per
la
pagina
del
Nostro
,
nata
,
è
vero
,
nel
pieno
fiorimento
di
quello
,
e
indubbiamente
influenzatane
,
ché
la
prosa
di
Bartolini
è
tanto
lontana
dal
capitolo
cecchiano
,
quanto
da
uno
è
lontano
altro
stile
.
E
se
del
vecchio
racconto
o
abbozzo
realistico
,
è
inutile
anche
fare
il
solo
nome
,
come
invece
avviene
nella
fascetta
pubblicitaria
del
Cane
scontento
,
d
'
altra
parte
se
l
'
ispirazione
bartoliniana
è
essenzialmente
lirica
,
lo
è
al
di
fuori
da
ogni
liricità
in
quanto
purezza
o
essenziale
perfezione
:
Bartolini
ha
bisogno
del
molteplice
e
del
prosaico
,
seppur
come
un
padrone
ha
bisogno
del
proprio
schiavo
.
Così
,
se
da
una
parte
la
sua
poesia
in
versi
sembra
un
inasprimento
,
una
estrema
conclusione
della
sua
prosa
,
la
sua
prosa
è
sempre
sostenuta
e
tesa
da
un
frasario
vigorosamente
poetico
:
e
in
un
periodo
,
in
una
pagina
basta
trovare
«
sinistra
mano
»
invece
di
«
mano
sinistra
»
,
perché
tutto
il
senso
ne
sia
stravolto
e
poetizzato
.
E
allora
vorrei
riportarmi
a
quanto
dicevo
inizialmente
,
a
quella
foga
di
umori
che
,
rinverginata
di
volta
in
volta
dalla
sua
stessa
condizione
di
umore
,
resta
tutta
chiusa
,
serrata
e
perfetta
nella
pagina
che
da
essa
nasce
.
Allora
,
infine
,
prendendo
lo
spunto
da
una
vecchia
frase
del
De
Robertis
(
«
Quell
'
umore
che
è
,
direi
,
il
lievito
all
'
arte
di
Bartolini
...
diventa
una
forza
viva
e
operante
,
e
i
paesi
,
perfino
una
pianta
,
un
fiore
,
un
filo
d
'
erba
ne
son
pieni
,
parlan
per
sé
»
)
,
vorrei
distinguere
la
pagina
,
il
capitolo
bartoliniano
sotto
il
nome
di
«
umore
»
,
mutando
,
quasi
in
una
sosta
di
solidificamento
,
il
senso
di
questa
parola
.
«
Umore
»
che
,
in
mezzo
alla
verità
delle
pagine
,
trova
la
sua
unità
di
tono
in
quel
fondo
di
pianto
che
dicevo
ora
domato
ora
vincitore
,
e
,
nell
'
arco
di
queste
vittorie
e
sconfitte
la
sua
ammirevole
quantità
di
forme
,
che
,
dalla
collera
amorosa
alla
tetra
bizzarria
,
dalla
benigna
serenità
alla
strafottenza
,
cerca
la
sua
estrema
liberazione
in
un
acerbo
moraleggiare
.
L
'
orso
,
ed
altri
amorosi
capitoli
è
il
migliore
indice
di
questi
umori
:
la
lucidità
della
propria
visione
poetica
vi
è
matura
,
e
sicura
la
propria
condizione
etica
;
nessun
dubbio
,
nessun
compromesso
;
c
'
è
la
certezza
di
sé
,
la
potenza
di
sé
con
cui
si
costruiscono
i
capolavori
.
Ora
,
avrei
voluto
soffermarmi
,
esaminare
qua
e
là
questo
bellissimo
libro
,
ma
,
avendolo
aperto
,
sopraffatto
dal
piacere
dei
ricordi
e
dal
soverchiare
delle
postille
,
ho
dovuto
cedere
e
rimandare
ad
altra
data
un
particolare
discorso
sopra
di
esso
:
vorrei
solo
dire
,
qui
,
che
non
soltanto
nell
'
arco
ideale
domina
Passeggiata
con
la
ragazza
al
Cane
scontento
(
che
,
pur
contenendo
cose
bellissime
,
mi
par
opera
di
passaggio
da
una
certezza
e
potenza
di
sé
,
ad
un
'
altra
,
più
distesa
,
serena
,
paterna
)
,
esso
,
L
'
orso
,
tiene
un
posto
preminente
e
degno
di
lungo
futuro
.
StampaPeriodica ,
Viene
dalla
pittura
di
Virgilio
Guidi
la
forza
di
un
'
insofferenza
plastica
esposta
nel
suo
limite
visibile
alla
pura
dissoluzione
della
luce
.
L
'
interna
costruttività
del
disegno
dalla
sua
vibrata
eloquenza
iniziale
si
spoglia
d
'
ogni
peso
e
s
'
acuisce
a
smagrire
le
forze
in
un
colore
reagente
e
inedito
che
è
il
segno
critico
dell
'
artista
.
A
ben
giudicare
la
pittura
di
Guidi
concorre
la
vigile
e
ardente
ironia
di
cui
ogni
suo
quadro
tende
insostenibilmente
a
accendersi
dalla
materia
opaca
e
pregnante
,
ad
alleggerirsi
con
fissità
nella
luce
.
Storicamente
Guidi
ha
operato
al
di
là
dell
'
irrigidimento
formale
del
novecentismo
per
dare
un
tempo
pittorico
,
una
durevolezza
consistente
nel
colore
alla
dissipazione
luministica
di
Spadini
,
e
riportarla
criticamente
nel
segno
.
D
'
un
mondo
ampliato
ed
espanso
egli
ha
stretto
in
una
smania
nuova
il
movimento
e
la
fisica
architettura
,
lasciando
sfuggire
con
finitezza
nei
piani
luminosi
l
'
incisività
acuta
del
proprio
disegno
sino
a
raggiungere
nei
casi
più
felici
l
'
assoluto
stupore
figurativo
da
cui
altri
,
e
particolarmente
i
novecentisti
,
partivano
come
da
uno
schema
neoclassico
.
Di
questo
pittore
,
che
tra
i
contemporanei
ha
l
'
esperienza
forse
più
dinamica
e
attiva
,
sempre
affidata
al
lavoro
in
modo
tale
da
non
poter
essere
astratta
in
una
legge
o
in
un
metodo
,
esiste
una
forza
segreta
e
esemplare
che
in
ogni
opera
trasale
e
rende
le
figure
nuove
in
una
proprietà
umana
antica
,
senza
altra
retorica
.
È
questa
una
forza
d
'
arte
che
non
si
pesa
e
non
si
può
nemmeno
far
consistere
in
un
elemento
solo
del
quadro
:
è
la
luce
dell
'
opera
da
esterna
ridiventata
intima
e
calda
della
propria
sostanza
.
È
lo
specchio
dell
'
autentica
solitudine
con
cui
Guidi
senz
'
altro
onore
contemporaneo
,
merita
la
sua
dignità
di
maestro
.
StampaPeriodica ,
Lettore
,
Un
titolo
come
Caratteri
,
che
abbiamo
scelto
per
questa
Rassegna
,
potrà
sembrare
o
troppo
limitato
o
molto
impegnativo
.
Ebbene
;
è
proprio
per
ciò
che
l
'
abbiamo
scelto
.
Se
è
pur
vero
che
il
carattere
,
nel
suo
significato
più
elementare
e
,
diremmo
,
fisiologico
,
può
essere
inteso
come
un
dono
di
natura
,
sì
che
qualsiasi
uomo
,
anche
il
più
disarmato
ed
ignavo
ne
paia
fornito
alla
stessa
stregua
delle
piante
e
dei
minerali
;
in
un
significato
più
alto
,
spirituale
ed
umano
esso
assume
un
valore
di
conquista
morale
,
diviene
qualcosa
di
singolarmente
attivo
,
drammatico
,
esclusivo
.
È
solo
questo
significato
che
noi
accettiamo
.
La
nostra
rivista
non
vuole
essere
altro
che
un
luogo
d
'
incontro
di
persone
,
di
«
caratteri
»
,
ciascuno
dei
quali
,
secondo
il
proprio
temperamento
e
le
proprie
preferenze
,
sappia
riferire
su
queste
pagine
,
personali
scoperte
e
convinzioni
,
contribuendo
a
formare
un
clima
comune
,
un
fondo
omogeneo
di
esperienze
.
Massima
libertà
di
espressione
,
quindi
.
È
bene
dirlo
subito
.
Il
che
non
vuol
dire
atomismo
o
eclettismo
,
perché
la
scelta
dei
collaboratori
è
stata
guidata
da
affinità
più
o
meno
appariscenti
,
ma
irrefutabili
,
da
gusti
e
predilezioni
estremamente
tendenziose
e
inconciliabili
.
Persuasi
come
siamo
che
nella
letteratura
,
e
non
in
questa
soltanto
,
contino
principalmente
le
opere
individuali
,
ed
esse
tanto
maggior
influenza
abbiano
nei
confronti
degli
altri
,
quanto
più
personali
estreme
ed
incomparabili
,
noi
abbiamo
chiesto
ai
nostri
collaboratori
di
essere
ciò
che
nei
loro
più
intimi
desideri
non
possono
non
aver
desiderato
di
essere
,
e
cioè
se
stessi
,
cioè
dei
caratteri
.
Le
formule
,
gli
schemi
astratti
non
c
'
interessano
gran
che
,
e
se
qualcuno
vorrà
farne
uso
e
noi
stessi
ne
faremo
,
sarà
più
per
comodità
di
linguaggio
che
non
per
creare
nuovi
indirizzi
filosofici
o
artistici
.
Il
fine
ultimo
?
Servire
con
quanta
maggior
nobiltà
e
disinteresse
possibili
alla
nostra
arte
e
quindi
al
nostro
costume
,
i
quali
non
possono
essere
che
italiani
,
nutriti
di
tutto
ciò
che
forma
l
'
originalità
e
lo
splendore
della
nostra
arte
passata
,
e
insieme
guidati
dalla
grande
forza
che
ci
viene
dal
rinnovamento
spirituale
operato
in
Italia
dalla
Rivoluzione
Fascista
.
Il
fine
immediato
?
Svegliare
gli
addormentati
,
che
nel
nostro
campo
sono
oggi
tronfissimi
:
invogliare
i
migliori
alla
riflessione
e
alla
lettura
,
far
conoscere
,
o
far
conoscere
meglio
,
alcune
figure
di
artisti
che
crediamo
i
più
degni
della
nuova
arte
italiana
,
render
fertile
,
infine
,
attraverso
l
'
incontro
e
la
composizione
di
personalità
varie
e
di
esperienze
consimili
quel
terriccio
più
fecondo
alle
opere
d
'
arte
.
In
conclusione
:
riportare
gli
scrittori
a
quel
senso
gagliardo
,
esuberante
,
avventuroso
ch
'
è
stato
il
carattere
più
propizio
della
nostra
letteratura
,
violentata
oggi
troppo
spesso
da
interferenze
insopportabili
di
uomini
privi
di
dignità
,
snervata
,
e
sostituita
,
da
interessi
forse
più
urgenti
ma
non
per
questo
più
elevati
necessari
durevoli
.
StampaPeriodica ,
A
chi
capitò
di
leggere
il
primo
romanzo
di
Moravia
,
non
avendo
ancor
vent
'
anni
,
va
da
sé
come
più
volte
in
seguito
gli
sia
accaduto
di
ritornar
sul
giudizio
d
'
allora
,
un
giudizio
che
non
era
nemmeno
un
giudizio
,
ma
piuttosto
una
impressione
;
e
piacque
sì
,
ed
impressionò
,
il
modo
non
consueto
di
raccontare
,
ma
alla
fine
anche
quell
'
insistere
dell
'
autore
su
di
una
indifferenza
,
che
è
spesso
il
mal
comune
della
prima
giovinezza
.
La
prima
giovinezza
conduce
alla
scoperta
di
tante
cose
,
ed
anche
a
violenti
contrasti
per
il
momento
insolubili
:
da
una
parte
perdura
nell
'
animo
giovanile
un
moralismo
che
arriva
alla
grettezza
,
dall
'
altra
come
un
'
aspirazione
a
qualcosa
di
più
libero
e
di
più
sciolto
,
una
disposizione
di
animo
insieme
,
per
cui
si
gode
a
veder
nero
ciò
che
appare
invece
pacificamente
bianco
;
un
troppo
di
intelligenza
,
se
si
vuole
.
Forse
è
che
proprio
in
quell
'
età
ci
si
avvede
come
si
possa
guardar
il
mondo
ragionandoci
su
,
da
sottoporre
così
tutto
ad
una
specie
di
revisione
,
con
lo
scartar
le
care
credenze
di
cui
all
'
improvviso
ci
si
vergogna
,
col
proposito
di
esser
implacabili
nello
sguardo
,
e
di
ostentare
un
piacevole
cinismo
.
Ora
non
che
i
meriti
degli
Indifferenti
siano
tutti
nell
'
interpretazione
che
essi
possono
dare
,
perché
scritti
da
narratore
precoce
e
perché
ebbero
a
protagonista
un
giovane
non
ancora
uscito
dalla
più
torbida
giovinezza
,
di
una
età
tanto
più
piena
di
contrasti
;
in
ogni
modo
fu
proprio
per
quei
suoi
meriti
che
il
romanzo
ebbe
a
sembrarci
,
alla
prima
lettura
,
diverso
da
quello
che
oggi
,
rileggendolo
,
ci
sembra
.
Quasi
una
rivendicazione
a
nome
di
tutti
pareva
,
e
si
sa
bene
che
difficilmente
si
sarebbe
potuto
spiegar
rivendicazione
di
che
cosa
;
si
ammirava
il
coraggio
,
che
forse
era
poi
il
nostro
medesimo
coraggio
,
con
la
differenza
che
il
nostro
rimaneva
personale
turbamento
,
dove
nel
caso
dello
scrittore
si
dava
una
decisa
presa
di
posizione
;
e
riguardo
poi
a
quella
che
è
l
'
arte
del
romanziere
le
pagine
più
vistose
colpivano
,
nemmeno
disposti
a
cogliere
quelli
che
erano
i
motivi
più
intimi
di
Moravia
,
più
intimi
e
perciò
gli
unici
che
si
sono
ritrovati
nei
suoi
migliori
scritti
che
vennero
dopo
.
Tuttavia
dei
racconti
,
che
ora
Moravia
ha
raccolto
in
volume
nelle
edizioni
Caraffa
,
certo
molti
sono
quelli
che
poco
ci
dicono
,
se
si
va
a
chiedergli
un
'
arte
più
matura
nei
rispetti
del
primo
romanzo
.
Essi
rimangono
come
prove
,
e
l
'
autore
che
ha
voluto
raccoglierli
si
pensa
che
abbia
ambito
a
darci
i
segni
della
sua
attività
di
narratore
dal
1927
al
1933
,
non
quelli
del
suo
crescere
di
artista
.
I
motivi
sono
i
medesimi
degli
Indifferenti
,
ma
non
sostenuti
da
quel
fervore
che
,
fra
tante
pagine
spente
del
romanzo
,
era
pur
possibile
trovare
.
Il
titolo
poi
che
l
'
autore
dà
alla
raccolta
dice
di
per
sé
qualcosa
:
li
chiama
La
bella
vita
,
ed
è
ci
sembra
quel
titolo
quasi
una
diversa
interpretazione
morale
della
sua
narrativa
.
Prima
egli
cercò
di
far
risaltar
l
'
indifferenza
morale
di
certa
gente
,
oggi
la
smania
del
vivere
in
una
diversa
maniera
di
quella
medesima
gente
,
che
non
è
né
mondano
né
libertina
,
poiché
alla
fine
la
mondanità
e
il
libertinaggio
vogliono
una
mancanza
di
riflessione
e
una
leggerezza
ingenua
d
'
animo
che
manca
a
personaggi
condotti
ad
aver
sì
dei
miraggi
,
ma
non
mai
delle
contentezze
.
«
Ed
,
in
verità
,
io
credo
che
non
ci
sia
nulla
di
più
bello
che
viaggiare
e
andare
a
vedere
una
città
così
piena
di
negozi
e
di
divertimenti
come
Parigi
...
;
»
dice
la
ragazza
scappata
di
casa
al
fratello
che
la
va
a
ricercare
nel
racconto
che
dà
il
titolo
al
volume
;
e
Valdassori
,
nel
racconto
Lo
snob
:
«
...
tu
sei
intelligentissimo
,
sai
dire
le
cose
come
pochi
,
in
tuo
confronto
sono
una
bestia
...
;
ma
non
proibirmi
lo
snobismo
,
croce
e
delizia
della
mia
vita
...
;
lasciami
questo
piacere
,
in
fondo
tanto
innocente
...
»
.
Si
mira
cioè
sempre
ad
una
felicità
,
che
poi
insieme
ben
si
conosce
come
illusoria
.
Nei
racconti
ora
raccolti
parecchi
Micheli
,
parecchie
Carle
,
parecchie
Maria
Grazie
,
e
Lei
,
e
Lise
si
ritrovano
,
anche
se
in
essi
in
primo
piano
stiano
personaggi
che
assomigliano
al
primo
,
mentre
quelli
che
fanno
pensare
agli
altri
rimangono
di
assai
più
in
ombra
.
Si
tratta
quasi
di
appunti
,
di
accenni
ancor
timidi
a
quei
personaggi
più
evidenti
nel
romanzo
,
e
che
dei
racconti
ce
ne
siano
molti
che
hanno
data
posteriore
a
quella
degli
Indifferenti
che
conta
?
Conta
semmai
che
essi
quasi
sempre
,
se
si
eccettui
L
'
Inverno
di
Malato
e
La
Morte
Improvvisa
,
poco
aggiungono
ad
esso
,
non
aprendo
una
visuale
più
vasta
,
facendo
anzi
di
tutto
per
restringer
ancor
più
l
'
orizzonte
.
Ora
qui
non
si
accenna
a
quella
che
è
la
monotonia
degli
ambienti
.
I
racconti
di
Moravia
hanno
per
scena
o
camere
da
letto
,
o
sale
che
della
camera
da
letto
possiedono
la
morbidezza
e
la
lascivia
:
e
in
ciò
può
esservi
sì
un
limite
d
'
arte
,
ma
insieme
non
si
deve
affatto
escludere
la
nascita
di
una
particolare
poesia
anche
su
di
un
simile
palcoscenico
.
Si
deve
augurar
al
narratore
di
uscir
dai
suoi
chiusi
ambienti
?
Ne
siamo
incerti
,
e
poi
,
per
il
momento
,
c
'
interessa
di
segnar
come
le
camere
da
letto
,
pur
rimanendo
camere
da
letto
,
si
mutino
.
Quella
che
,
nel
1927
,
accoglieva
quello
sfiduciato
amante
della
povera
cortigiana
Maria
Teresa
è
assai
diversa
da
quella
che
,
nel
1935
,
accoglie
l
'
architetto
Sebastiani
e
Bosso
e
Marta
e
Nora
,
nel
racconto
ancora
fuor
di
volume
,
apparso
nel
numero
2
di
questa
stessa
rivista
.
La
scena
si
è
come
schiarita
,
l
'
occhio
del
descrittore
ha
smesso
di
frugar
tutti
i
cantucci
,
acquistando
una
padronanza
di
descrizione
che
prima
non
conosceva
,
tanto
che
nel
suo
descrivere
andava
avanti
pieno
di
cautela
e
di
meticolosità
:
esso
ha
acquistato
,
ci
verrebbe
da
dire
,
come
una
terza
dimensione
:
la
scena
da
cinematografica
è
diventata
teatrale
,
e
l
'
acquisto
ai
fini
dell
'
arte
se
pur
non
definitivo
non
ci
par
trascurabile
.
In
ogni
modo
rimane
pur
sempre
quel
senso
di
spettacolo
che
sempre
avemmo
dalla
narrazione
di
Moravia
.
Parlar
di
cinematografo
non
è
esatto
;
se
certi
racconti
di
Moravia
hanno
del
cinematografo
la
piattezza
visiva
,
pure
in
essi
si
incontrano
personaggi
che
,
se
anche
talvolta
rimangono
ombre
,
sono
diversi
dalle
ombre
dello
schermo
.
Le
ombre
dello
schermo
sono
ombre
di
personaggi
,
e
guai
se
volessero
essere
qualcosa
di
diverso
;
ogni
tentativo
di
maggior
rilievo
vien
tutto
a
loro
danno
;
le
ombre
di
Moravia
denunziano
forse
un
difetto
d
'
arte
,
ma
racchiudono
pur
sempre
una
loro
possibilità
d
'
arte
.
La
quale
poi
se
abbia
da
essere
quella
del
narratore
o
quella
dell
'
uomo
di
teatro
è
un
altro
conto
.
Importa
semmai
che
quelle
possibilità
si
sviluppino
,
e
uno
sviluppo
non
può
che
condurre
ad
una
via
giusta
.
Ora
l
'
impressione
che
Moravia
abbia
talento
teatrale
ci
venne
al
tempo
della
prima
lettura
degli
Indifferenti
,
cinque
o
sei
anni
fa
:
nasceva
essa
da
alcune
pagine
del
romanzo
:
quelle
che
ci
descrivono
la
cena
,
quelle
dell
'
arrivo
di
Michele
in
casa
di
Leo
,
e
il
suo
goffo
e
tragico
gesto
,
e
il
silenzio
che
ne
segue
,
e
l
'
apparizione
di
Carla
,
e
di
nuovo
un
impaccio
che
è
insieme
una
grande
desolazione
.
L
'
impaccio
e
la
desolazione
,
dopo
quello
che
altro
non
fu
che
una
tempesta
in
un
bicchier
d
'
acqua
,
spesso
si
ritrovano
nei
racconti
di
Moravia
;
magari
il
più
delle
volte
con
lievi
accenni
,
di
rado
con
l
'
intensità
che
troviamo
nella
scena
,
(
e
scena
è
la
parola
più
adatta
)
di
Michele
,
Carla
e
Leo
,
riuniti
nell
'
anticamera
di
quest
'
ultimo
.
Qualcosa
di
simile
si
dà
quando
Girolamo
,
dopo
la
sua
notte
insonne
,
attende
la
burrasca
del
medico
,
mentre
il
medico
viene
ma
non
la
burrasca
:
«
e
Girolamo
guardava
(
poiché
l
'
hanno
condotto
all
'
aperto
,
per
la
cura
del
sole
)
questo
festoso
paesaggio
con
gli
occhi
pieni
di
lacrime
:
nulla
era
successo
,
non
avrebbe
più
rivisto
né
il
Brambilla
,
né
la
piccola
inglese
;
era
solo
,
e
la
guarigione
sembrava
ormai
oltremodo
lontana
»
.
Forse
la
scena
un
poco
prima
era
retta
meccanicamente
,
e
più
che
con
altro
con
bravura
,
(
Michele
che
compra
la
rivoltella
e
,
andando
ad
uccidere
Leo
,
già
pensa
allucinato
al
processo
che
gli
faranno
;
oppure
:
l
'
arrivo
del
medico
che
«
incarnava
abbastanza
bene
il
tipo
del
medico
moderno
,
non
più
sacerdote
della
scienza
,
ma
abile
e
interessato
sfruttatore
al
tempo
stesso
del
proprio
ingegno
e
della
immensa
credulità
dei
malati
»
)
;
invece
ecco
che
si
accalora
,
e
sia
pur
di
un
assai
tenue
calore
.
È
che
i
personaggi
di
Moravia
sono
teatrali
nel
senso
meno
vistoso
della
parola
.
Forse
essi
,
fino
ad
oggi
,
non
hanno
recitato
che
di
rado
una
vera
commedia
,
avendo
fatto
,
il
più
delle
volte
,
delle
prove
.
Sono
personaggi
che
quasi
si
direbbe
debban
trovar
ancora
un
loro
canovaccio
,
ai
quali
tuttavia
non
manca
un
intimo
senso
drammatico
.
Moravia
può
darsi
che
abbia
davanti
a
sé
due
strade
:
quella
che
già
ha
presa
coi
risultati
notevoli
che
si
sanno
;
l
'
altra
più
deliberatamente
scenica
.
Scrittore
moralista
si
pensa
che
possa
trovar
sul
palcoscenico
elementi
di
cui
difetta
la
sua
arte
;
per
esempio
quell
'
umiltà
che
non
si
trova
spesso
nei
suoi
racconti
,
dove
ottime
sono
le
parti
,
e
anzi
perfette
,
ma
ahimè
,
fra
loro
scombinate
.
Si
badi
all
'
ultimo
suo
racconto
,
apparso
in
Caratteri
,
dove
le
movenze
dei
personaggi
han
proprio
della
rappresentazione
scenica
,
e
dove
una
certa
tempesta
ha
dell
'
accompagnamento
simbolico
.
Moravia
proprio
ambisce
a
qualcosa
di
simbolico
che
davvero
ci
par
inconciliabile
coi
suoi
propositi
di
narratore
verista
;
ma
è
forse
che
egli
non
si
vuol
accontentare
di
una
sua
realtà
che
gli
par
piatta
e
limitata
,
sicché
gli
occorre
,
in
qualche
modo
,
arricchirla
.
Ci
sta
bene
la
tempesta
nel
suo
ultimo
racconto
?
Ci
sta
,
e
ci
vuole
;
eppur
non
mi
par
bene
:
l
'
autore
ne
deve
aver
capito
la
necessità
e
l
'
importanza
,
solo
che
nel
tessuto
della
narrazione
quel
brontolio
lontano
e
minaccioso
,
non
raccontato
con
distacco
,
ma
detto
e
suggerito
al
momento
opportuno
,
appare
espediente
,
quel
che
forse
non
accadrebbe
su
di
un
palcoscenico
.
Tuttavia
rischia
l
'
arbitrio
questo
mio
far
supposizioni
che
si
fondano
su
certe
discordanze
colte
in
alcuni
racconti
,
le
quali
,
d
'
altra
parte
,
sempre
in
racconti
potrei
domani
ritrovar
risolte
con
felicità
;
e
così
la
recensione
corre
il
pericolo
di
diventar
un
pretesto
per
una
esercitazione
piacevole
ma
troppo
letteraria
;
e
Moravia
per
primo
può
stupirsi
che
gli
si
venga
a
suggerire
il
teatro
,
al
quale
chissà
se
egli
pensa
.
In
ogni
modo
anche
il
paradosso
,
al
quale
non
mi
par
di
essere
alla
fine
arrivato
,
può
servir
talvolta
a
mettere
in
un
certo
risalto
alcune
singolari
qualità
di
uno
scrittore
.
StampaPeriodica ,
Da
quando
la
stampa
periodica
è
divenuta
strumento
necessario
per
la
rapida
diffusione
di
un
'
idea
e
per
la
subitanea
affermazione
di
un
nome
,
i
giovani
,
in
cui
più
vivo
sia
l
'
interesse
per
i
problemi
della
cultura
e
più
imperioso
il
desiderio
di
esserne
apostoli
,
hanno
sempre
pensato
di
dar
vita
a
«
un
giornale
»
.
Il
difetto
di
tali
giornali
è
noto
:
quand
'
anche
non
siano
gli
imbarazzi
finanziari
a
por
fine
alla
loro
esistenza
,
la
mancanza
di
un
indirizzo
,
l
'
inesperienza
e
le
difficoltà
di
una
attività
continuata
dopo
i
primi
numeri
in
cui
si
sono
esaurite
le
idee
o
pseudo
-
idee
che
si
dovevano
bandire
e
che
avrebbero
dovuto
rivoluzionare
il
mondo
letterario
o
artistico
o
politico
,
le
delusioni
e
la
subentrata
indifferenza
dopo
i
primi
entusiasmi
,
sono
ragioni
più
che
sufficienti
per
condurli
ad
una
morte
ingloriosa
.
L
'
esperienza
di
tali
tentativi
ed
il
lungo
dubitare
sulla
nostra
maturità
crediamo
ci
siano
stati
utili
;
ed
ora
che
,
nonostante
tali
dubbi
ed
un
'
acuta
consapevolezza
dei
pericoli
insiti
nel
nostro
entusiasmo
,
siamo
venuti
nella
decisione
di
affrontare
il
giudizio
del
pubblico
,
contiamo
fermamente
d
'
avere
un
compito
da
assolvere
,
ancorché
a
prima
vista
modesto
,
nella
vita
spirituale
delle
giovani
generazioni
italiane
.
Il
nostro
giornale
,
giornale
di
giovani
,
ai
giovani
vuole
dirigersi
ed
è
anzi
sua
ragione
di
essere
l
'
esprimerne
gli
ideali
,
le
speranze
,
la
volontà
.
Noi
crediamo
infatti
che
esista
una
soluzione
di
continuità
nella
vita
intellettuale
italiana
,
le
cui
ragioni
facilmente
si
possono
trovare
nell
'
immane
cataclisma
spirituale
che
agitò
non
solo
il
nostro
paese
,
ma
tutta
la
vita
europea
;
prima
collo
sforzo
titanico
della
guerra
,
poi
col
disfattismo
imperversante
del
bolscevismo
.
A
nostro
avviso
infatti
,
gli
uomini
che
giovani
e
giovanissimi
vissero
quegli
anni
angosciosi
,
sono
stati
dalle
sofferenze
,
dal
rovinare
precipitoso
di
ideologie
,
che
sembravano
eterne
,
dall
'
immoralità
stessa
della
vita
,
che
sembrava
premiare
i
profittatori
,
i
facinorosi
e
perfino
i
traditori
della
patria
,
dalla
forzata
interruzione
della
loro
coltura
,
diremo
quasi
stroncati
o
per
lo
meno
resi
facile
preda
di
correnti
desolatamente
pessimistiche
e
deprimenti
ogni
spirito
di
iniziativa
.
Quelli
di
loro
che
per
singolare
fermezza
di
carattere
e
per
inalterabile
fiducia
nelle
forze
latenti
dello
spirito
italico
non
cedettero
alla
bufera
furono
pochi
;
e
quei
pochi
tra
i
primi
ad
unirsi
al
movimento
che
doveva
ridare
all
'
Italia
unità
ed
ordine
.
Ma
la
gran
massa
rimasta
estranea
,
se
anche
aderì
poi
al
Fascismo
,
perché
vide
in
esso
la
salvezza
e
l
'
avvenire
del
paese
,
se
anche
lavorò
per
le
sue
grandi
realizzazioni
pratiche
,
rimase
spiritualmente
inerte
.
E
noi
crediamo
che
questa
sia
la
ragione
per
cui
oggi
,
nonostante
ogni
forma
di
incoraggiamento
a
tante
manifestazioni
culturali
,
si
senta
lamentare
da
critici
ed
uomini
politici
la
scarsa
aderenza
dello
spirito
artistico
alla
vita
pur
così
vigorosa
e
piena
di
promesse
dell
'
Italia
d
'
oggi
.
Pensiamo
invece
che
solo
i
giovani
cui
il
destino
permise
di
vivere
la
loro
fanciullezza
ed
adolescenza
in
un
clima
più
favorevole
,
e
di
formare
la
loro
cultura
in
un
'
era
di
continuo
ed
ordinato
progresso
,
possano
col
loro
spirito
tutto
permeato
dai
nuovi
ideali
,
infondere
nelle
lettere
e
nelle
arti
il
sentimento
di
vita
dei
tempi
nostri
.
Ma
essi
,
che
non
vissero
le
eroiche
giornate
della
guerra
e
del
'22
,
ancora
non
molto
esperti
della
vita
politica
e
culturale
,
anelano
di
temprare
la
propria
coscienza
e
le
proprie
idee
,
ed
attraverso
una
comprensione
sempre
più
precisa
della
grandezza
del
Fascismo
,
riunirsi
spiritualmente
ai
loro
Padri
,
artefici
della
Rinascita
della
Patria
,
per
acquistare
la
maturità
politica
e
culturale
necessaria
a
raccoglierne
degnamente
la
successione
in
un
non
lontano
domani
.
Noi
riteniamo
col
nostro
giornale
di
poter
offrire
ai
giovani
un
campo
per
vagliare
le
proprie
forze
,
una
pedana
da
cui
essi
possano
meglio
spiccare
un
salto
verso
precise
realtà
,
e
non
nel
vuoto
delle
illusioni
.
E
ci
proponiamo
altresì
di
attestare
,
di
fronte
ai
nostri
maggiori
che
ci
osservano
vigili
e
ci
seguono
amorosamente
,
quale
grado
di
elevazione
culturale
e
di
formazione
politica
abbiano
raggiunto
i
giovani
cresciuti
nel
clima
della
Rivoluzione
Fascista
,
cercando
attraverso
l
'
entusiasmo
della
collaborazione
attiva
non
solo
di
aumentarlo
,
ma
anche
di
estenderlo
ad
una
massa
sempre
maggiore
,
concorrendo
in
questo
sforzo
con
altri
giornali
o
concorsi
già
a
nostra
disposizione
.
Questi
scopi
sono
implicitamente
legati
alla
collaborazione
più
vasta
possibile
dei
nostri
coetanei
.
Noi
apriamo
il
nostro
giornale
a
tutti
coloro
che
nella
loro
giovinezza
di
anni
o
di
spirito
sentono
di
avere
qualche
cosa
di
nuovo
da
dire
e
vogliano
esprimerlo
a
voce
alta
;
non
permetteremo
però
mai
che
esso
diventi
palestra
di
esibizionismi
e
di
scaramucce
personali
.
In
quanto
ai
più
vecchi
di
noi
,
pensiamo
che
il
loro
consiglio
ci
possa
sempre
essere
utile
ed
anzi
saremo
contenti
di
accoglierne
a
volte
sul
nostro
giornale
gli
scritti
atti
a
meglio
illuminarci
il
cammino
,
ad
appianare
difficoltà
,
collaborando
alla
nostra
conquista
.
Questi
gli
scopi
che
perseguiamo
con
tutta
la
nostra
forza
e
la
nostra
fede
;
per
renderci
degni
dei
nostri
padri
,
creatori
ed
apportatori
di
civiltà
,
e
per
raggiungere
i
quali
non
ci
parranno
mal
spese
le
ore
migliori
della
nostra
giovinezza
.
StampaPeriodica ,
Il
calcio
italiano
ha
conquistato
anche
il
titolo
olimpionico
.
Gli
atleti
della
sfera
di
cuoio
come
gli
schermidori
e
come
Ondina
Valla
ci
hanno
procurato
la
gioia
sublime
.
Quale
emozione
!
Il
giornalismo
italiano
è
,
in
fatto
di
Olimpiadi
,
in
sede
di
bilancio
.
E
voi
sapete
che
quando
si
tratta
di
tirare
le
somme
la
poesia
può
anche
patire
le
offese
più
gravi
.
Ma
qui
,
noi
,
ci
occupiamo
della
superba
e
affascinante
affermazione
dei
calciatori
in
maglia
azzurra
.
Sia
dunque
celebrata
la
vicenda
olimpica
,
capace
di
offrire
sensazioni
che
la
mente
e
il
cuore
non
dimenticheranno
.
Non
importa
avere
sofferto
.
Non
importa
la
partigianeria
delle
cento
e
più
migliaia
di
persone
che
hanno
gremito
lo
stadio
,
nel
pomeriggio
solatio
,
dopo
le
ostilità
invernali
e
temporalesche
della
giornata
di
ieri
.
La
folla
ha
simpatizzato
per
gli
austriaci
.
Non
conta
.
Anzi
viene
fatto
di
essere
lieti
che
tanta
gente
abbia
desiderato
il
successo
dei
nostri
rudi
e
meno
abili
avversari
.
Perché
il
giubilo
che
ci
ha
pervaso
al
termine
dei
tempi
supplementari
è
stato
insieme
espressivo
della
ammirazione
che
ci
trasportava
verso
gli
atleti
,
stremati
ma
pazzi
di
soddisfazione
,
e
dell
'
orgoglio
che
ognuno
degli
italiani
presenti
allo
spettacolo
emozionante
e
inobliabile
ha
provato
.
Dunque
il
pubblico
non
era
per
gli
azzurri
.
Il
particolare
non
è
risultato
sorprendente
.
Viceversa
è
l
'
esito
dell
'
incontro
che
deve
avere
lasciato
intontita
la
massa
imponente
.
La
quale
sarebbe
esplosa
se
l
'
arbitro
fosse
stato
posto
in
grado
di
lanciare
il
segnale
conclusivo
della
dura
tenzone
a
consacrazione
della
vittoria
degli
austriaci
.
No
,
non
è
stato
elegante
il
contegno
del
pubblico
,
che
ha
gremito
lo
stadio
per
la
finale
del
torneo
di
calcio
.
Nessuno
aveva
chiesto
l
'
applauso
di
sortita
,
né
gli
italiani
soffrivano
di
fegato
,
pur
avendo
constatato
che
tanta
gente
avrebbe
desiderato
l
'
affermazione
dei
nostri
avversari
.
Ma
sarebbe
stato
cavalleresco
che
come
avviene
dovunque
la
folla
,
arrendendosi
all
'
evidenza
,
constatando
cioè
che
attraverso
un
comportamento
corretto
gli
azzurri
apparivano
degni
del
successo
,
almeno
nella
stessa
misura
mi
limito
a
dire
dei
beniamini
,
avesse
moderata
la
propria
parzialità
.
La
squadra
austriaca
ha
raggiunto
la
finale
nel
modo
meno
convincente
cioè
in
virtù
dell
'
incidente
col
Perù
.
La
rappresentativa
italiana
non
aveva
imbrogliate
le
proprie
carte
,
mai
.
La
carta
appariva
leggermente
favorevole
ai
nostri
.
La
stampa
berlinese
,
invece
,
vedeva
equilibrato
,
in
modo
perfetto
,
il
combattimento
.
Gli
azzurri
hanno
dovuto
lottare
in
ambiente
avverso
.
E
hanno
avvertito
il
peso
dello
svantaggio
.
Dopo
i
primi
tre
quarti
dei
tempi
regolari
i
nostri
atleti
non
sono
riusciti
infatti
a
raggiungere
la
cifra
esatta
delle
loro
possibilità
.
Ciò
malgrado
,
alla
mezz
'
ora
del
secondo
tempo
,
essi
conducevano
in
vantaggio
.
La
rete
all
'
attivo
non
sembrò
galvanizzarli
.
E
gli
avversari
,
in
un
'
azione
tanto
abile
,
quanto
per
noi
sfortunata
,
pervenivano
al
pareggio
.
Rimanemmo
con
la
bocca
amara
,
più
che
altro
perché
era
andata
maturando
la
convinzione
che
gli
azzurri
avrebbero
potuto
e
dovuto
essere
in
possesso
di
un
ben
più
cospicuo
bottino
,
quando
l
'
Austria
è
riuscita
a
realizzare
la
propria
rete
.
Come
nell
'
incontro
con
la
Norvegia
,
la
nostra
squadra
ha
giocato
meglio
nei
primi
30
minuti
di
ciascuno
dei
tempi
.
E
come
contro
gli
americani
e
i
norvegesi
gli
azzurri
hanno
ripreso
quota
e
riaffermata
la
loro
classe
,
quando
la
battaglia
ha
assunto
l
'
aspetto
di
quasi
drammaticità
e
quando
,
stanchezza
per
stanchezza
,
gli
uomini
in
campo
hanno
dovuto
fare
appello
ad
ogni
più
riposta
energia
nell
'
intento
di
agguantare
la
vittoria
luminosa
.
La
soddisfazione
è
piena
.
Vi
erano
da
regolare
diversi
conti
.
A
parte
l
'
umore
,
la
tendenza
,
la
preferenza
della
folla
,
si
trattava
di
rinverdire
il
prestigio
del
calcio
italiano
.
Giorgio
Vaccaro
,
con
alto
spirito
sportivo
,
ha
accettato
come
direttore
di
incontro
l
'
arbitro
tedesco
signor
Bauwens
.
Questi
,
all
'
epoca
della
vittoriosa
conquista
da
parte
degli
italiani
del
titolo
di
campioni
del
mondo
di
calcio
,
era
stato
tra
i
più
violenti
capi
di
una
campagna
denigratoria
del
successo
degli
azzurri
.
Il
presidente
della
FIGC
e
segretario
del
coni
,
era
in
diritto
di
scansare
l
'
ostacolo
Bauwens
.
Non
ha
voluto
.
E
l
'
arbitro
tedesco
ha
saputo
condursi
in
modo
esemplare
.
Cioè
con
serena
imparzialità
,
senza
impressionarsi
delle
ondate
tempestose
del
pubblico
.
Ma
l
'
ambiente
non
si
prestava
a
impressioni
dubbie
.
Non
si
vedeva
bene
la
possibile
conferma
da
parte
dei
nostri
atleti
,
del
famoso
titolo
di
campioni
del
mondo
.
Gli
azzurri
si
sono
sbandati
a
più
riprese
,
come
giovani
puledri
estrosi
;
hanno
accusato
la
fatica
snervante
del
lungo
torneo
;
hanno
avvertito
le
condizioni
svantaggiose
create
dal
clima
eccezionale
e
tuttavia
,
con
stile
inconfondibile
,
sono
entrati
in
possesso
anche
del
titolo
di
campioni
olimpici
,
che
corrisponde
a
quello
di
campioni
del
mondo
dei
dilettanti
.
I
critici
arcigni
sono
serviti
.
La
clamorosa
affermazione
del
1934
a
Roma
è
,
in
certo
senso
,
ribadita
.
La
visione
dello
stadio
è
fuori
dallo
sguardo
.
Si
raccolgono
i
fili
della
matassa
.
Si
contengono
i
battiti
e
si
imprimono
nella
mente
le
fasi
alterne
e
il
film
della
dura
contesa
.
L
'
incontro
è
durato
due
ore
.
Due
tempi
normali
di
45
minuti
e
il
supplemento
della
mezz
'
ora
.
Quest
'
ultimo
per
la
necessità
di
assegnare
il
titolo
.
Ho
già
detto
che
nel
periodo
in
cui
hanno
dovuto
battersi
con
il
cuore
in
bocca
,
tutti
gli
italiani
hanno
saputo
rifulgere
anche
per
le
virtù
morali
del
loro
temperamento
.
Ma
il
gioco
della
nostra
squadra
è
stato
alterno
.
Migliore
nella
tecnica
e
nello
stile
,
nella
concezione
e
per
la
rapidità
delle
frasi
di
quello
degli
austriaci
,
ha
avuto
delle
disuguaglianze
nel
rendimento
.
Fasi
luminose
e
periodi
di
nebbia
.
La
pattuglia
ha
iniziato
in
sordina
,
attenendosi
agli
ordini
assennati
.
Manovrando
con
calma
durante
i
primi
30
minuti
di
gioco
,
gli
azzurri
hanno
illustrato
le
loro
possibilità
.
La
cifra
della
squadra
italiana
deve
essere
sembrata
,
anche
ai
ciechi
e
agli
ottusi
,
più
alta
di
quella
delle
camicie
bianche
di
Austria
.
Ma
il
trio
centrale
d
'
attacco
,
non
nella
migliore
giornata
,
non
è
riuscito
a
realizzare
durante
il
periodo
di
predominio
offensivo
,
tecnico
e
vorrei
quasi
dire
:
fatale
.
Eravamo
i
migliori
in
campo
.
Costringevamo
gli
avversari
in
difesa
affannosa
,
ma
non
mettevamo
in
rete
.
Anche
per
sfortuna
,
come
,
ad
esempio
,
quando
Marchini
si
è
visto
rimandare
dall
'
architrave
un
proiettile
non
altrimenti
parabile
.
La
squadra
austriaca
giocava
duro
.
Tirando
a
far
male
.
Cercando
di
mettere
fuori
di
combattimento
qualche
avversario
.
Venturini
,
Frossi
,
Bertoni
,
Foni
,
Gabriotti
potranno
,
in
proposito
,
raccontarvi
cose
interessanti
.
E
mostrarvi
le
loro
ferite
,
le
loro
sbucciature
,
le
loro
ecchimosi
.
Ma
oltre
al
lato
antipatico
,
la
compagine
avversa
metteva
in
mostra
una
difesa
solida
,
un
mediano
destro
,
un
'
ala
destra
,
un
mezzo
sinistro
e
un
'
ala
sinistra
di
qualità
più
che
notevoli
.
Tutti
gli
austriaci
erano
fisicamente
più
alti
e
robusti
dei
nostri
atleti
.
E
i
migliori
della
squadra
erano
impetuosi
,
veloci
,
ottimi
nel
tocco
del
pallone
,
lucidi
nei
passaggi
e
pronti
negli
spostamenti
.
Ragione
per
cui
le
azioni
in
controtempo
delle
maglie
bianche
risultavano
inquietanti
.
Venturini
era
emozionato
.
Foni
,
toccato
duro
all
'
inizio
,
e
toccato
di
proposito
da
un
avversario
scorretto
,
durava
fatica
a
riprendersi
.
Locatelli
aveva
da
vedersela
con
un
avversario
diretto
,
l
'
ala
destra
Werginz
,
che
si
slanciava
come
una
catapulta
.
Eppure
non
eravamo
inquieti
.
Perché
gli
austriaci
andavano
anche
palesandosi
stonati
,
scentrati
,
inesatti
nelle
azioni
a
rete
.
Non
ci
sentimmo
tranquilli
dopo
i
primi
45
minuti
.
Si
era
a
parità
con
un
bel
niente
di
fatto
,
a
reti
vergini
,
malgrado
la
complessiva
superiorità
italiana
.
Gli
azzurri
avevano
battuto
sei
o
sette
calci
d
'
angolo
contro
un
paio
a
favore
dei
rivali
;
ma
essi
avevano
giocato
in
favore
di
vento
e
di
sole
.
L
'
impressione
era
che
l
'
attacco
fosse
stato
impari
al
compito
:
inconclusivo
.
Nel
secondo
tempo
,
durante
i
primi
20
minuti
,
la
squadra
italiana
ha
affrettato
i
tempi
.
Ma
gli
austriaci
,
schierati
a
loro
volta
nella
metà
campo
favorevole
,
e
cioè
giocando
con
il
vento
nelle
anche
e
il
sole
alle
spalle
,
mostravano
le
unghie
.
Già
nel
finale
del
primo
tempo
Foni
,
Rava
,
Piccini
,
Locatelli
e
Baldo
,
avevano
avuto
lavoro
.
La
musica
si
ripeteva
.
E
forse
non
era
male
.
Perché
il
nostro
attacco
poteva
muoversi
e
tentare
di
distendersi
con
più
ampio
respiro
.
Gli
austriaci
si
ingolosivano
,
ma
battevano
contro
un
muro
.
Al
20'
,
ve
lo
dice
la
cronaca
,
una
azione
in
linea
:
Gabriotti
-
Bertoni
,
e
Frossi
coglieva
la
difesa
avversaria
in
condizioni
di
disagio
.
I
terzini
avevano
dovuto
ripiegare
furiosamente
.
Ma
Bertoni
,
riprendendo
la
sfera
indirizzatagli
da
Gabriotti
,
era
sgusciato
fra
i
due
pesanti
avversari
,
e
,
in
eccellente
posizione
,
aveva
scoccato
il
tiro
.
Il
gigantesco
guardiano
austriaco
riusciva
a
deviare
il
bolide
per
quel
tanto
che
permettesse
all
'
irriducibile
Frossi
di
scaraventare
definitivamente
a
rete
.
Quel
punto
avrebbe
dovuto
essere
,
attraverso
la
logica
del
facile
ragionamento
,
il
segnale
d
'
inizio
di
una
sempre
più
chiara
superiorità
degli
azzurri
.
Invece
è
cominciata
al
26'
la
febbre
terzana
.
Chi
può
dire
che
cosa
sia
passato
attraverso
le
file
dei
nostri
meravigliosi
ragazzi
?
Forse
l
'
assillante
responsabilità
della
vittoria
,
forse
la
stanchezza
che
ha
preso
alla
gola
qualcuno
degli
azzurri
,
forse
il
bruciore
delle
ferite
;
fatto
si
è
che
insieme
agli
sbandamenti
,
agli
errori
,
alle
sempre
maggiori
rudezze
degli
austriaci
percossi
dal
risultato
incontrovertibile
,
si
è
andata
delineando
la
fase
di
nebbia
nella
quale
gli
italiani
hanno
corso
il
pericolo
di
smarrirsi
.
Non
abbiamo
allora
saputo
approfittare
delle
situazioni
createsi
per
merito
e
capacità
dei
nostri
stessi
atleti
.
E
ancora
la
nostra
linea
di
attacco
ha
denunciato
le
proprie
incertezze
e
ancora
il
peso
della
fatica
è
caduto
sulle
spalle
dei
terzini
e
della
mediana
,
mentre
anche
Venturini
,
duramente
colpito
,
già
scosso
e
provato
,
cadeva
in
due
o
tre
errori
preoccupanti
.
Così
gli
austriaci
riprendevano
quota
.
E
scaturiva
dalla
loro
insistenza
all
'
attacco
il
pallone
da
rete
,
che
doveva
sorprendere
,
tra
lo
stupore
dei
giudici
sereni
e
per
la
felicità
di
100
mila
persone
,
il
nostro
sfortunato
portiere
.
Si
arrivava
al
termine
della
ripresa
un
po
'
stremati
da
ambo
le
parti
.
Vi
si
arrivava
dopo
una
decina
di
minuti
spesi
dagli
uni
e
dagli
altri
atleti
in
campo
in
un
gioco
temporeggiatore
e
statico
.
Gli
azzurri
hanno
conquistato
la
rete
del
trionfo
in
partenza
dei
tempi
supplementari
.
L
'
azione
che
ha
dato
la
corona
olimpica
agli
universitari
della
Nazionale
di
calcio
è
stata
brillante
,
irresistibile
.
Vi
ha
partecipato
l
'
intero
reparto
d
'
attacco
,
quasi
si
trattasse
di
riscattare
le
pause
,
le
incertezze
,
la
mancanza
di
mordente
dei
tempi
regolamentari
.
Gli
attori
della
scena
finale
sono
stati
Biagi
e
Gabriotti
,
mentre
Bertoni
imbrogliava
terzini
e
portiere
.
E
il
protagonista
dell
'
episodio
decisivo
sapeva
ancora
essere
quel
capriolo
,
un
po
'
pignolo
e
un
po
'
mastino
,
di
Frossi
.
La
squadra
austriaca
non
si
è
subitamente
arresa
al
secondo
colpo
di
maglio
.
Ha
tentato
invece
con
ogni
energia
di
controbilanciare
la
situazione
.
Tutto
è
stato
inutile
.
La
verità
è
che
non
vi
era
più
nulla
da
fare
nei
confronti
degli
azzurri
i
quali
sono
stati
i
migliori
in
campo
,
nettamente
,
durante
l
'
intero
periodo
dei
tempi
supplementari
.
Alla
distanza
gli
uomini
più
rudi
e
più
pesanti
,
i
meno
agili
e
i
meno
svelti
,
voglio
dire
gli
austriaci
,
erano
più
provati
degli
azzurri
.
Per
quanto
quasi
tutti
gli
atleti
apparissero
stremati
.
La
squadra
italiana
ha
vinto
meritatamente
.
La
corona
olimpica
non
si
è
concessa
in
forma
graziosa
.
Per
conquistarla
gli
azzurri
sono
stati
costretti
a
dare
fondo
alle
loro
più
riposte
energie
.
Perciò
mai
vittoria
è
apparsa
più
luminosa
,
più
entusiasmante
,
più
cara
al
nostro
cuore
di
italiani
e
di
sportivi
.
Undici
ragazzi
hanno
vinto
contro
undici
solidi
avversari
mai
complimentosi
,
mai
rassegnati
.
E
hanno
vinto
malgrado
il
parere
contrario
di
100
mila
simpatizzanti
dei
loro
avversari
.
È
stata
una
partita
di
calcio
e
una
battaglia
.
E
la
partita
ha
avuto
della
battaglia
tutti
i
pregi
e
le
caratteristiche
,
tutti
i
difetti
e
le
bizzarrie
.
StampaPeriodica ,
Chiedo
scusa
al
lettore
,
ma
per
una
volta
devo
cominciare
parlando
di
me
.
Sono
nato
a
Beirut
(
da
una
famiglia
ebraica
)
e
,
benché
risieda
in
Italia
fin
dalla
più
tenera
infanzia
,
il
nome
straniero
accompagnato
sui
documenti
d
'
identità
all
'
indicazione
di
quella
città
insanguinata
procura
immancabilmente
-
quando
io
li
debba
mostrare
ad
un
qualche
controllo
-
istintivi
sospetti
,
soste
prolungate
,
accurate
ispezioni
.
Per
una
volta
,
dunque
,
ho
utilizzato
il
mio
nome
e
il
mio
scomodo
luogo
di
nascita
a
un
utile
scopo
:
percorrere
l
'
Italia
(
Razzista
?
Spaventata
?
Generosa
?
Ospitale
?
)
lungo
l
'
itinerario
tipico
di
un
immigrato
clandestino
,
con
la
barba
lunga
ed
un
abbigliamento
adatto
.
È
una
striscia
di
mare
da
niente
,
solo
138
chilometri
,
ma
divide
il
Sud
dal
Nord
del
mondo
,
e
attraversarla
dalla
Tunisia
alla
Sicilia
è
un
po
'
come
passare
il
Rio
Grande
a
El
Paso
,
dal
Messico
al
Texas
.
Fra
qualche
settimana
Roma
imporrà
il
visto
-
e
allora
bisognerà
pagare
caro
i
pescherecci
disponibili
al
trasbordo
clandestino
-
ma
per
ora
lo
sbarco
a
Trapani
o
a
Palermo
richiede
in
tutto
poco
meno
di
cinquantamila
lire
per
il
biglietto
.
Basta
un
'
occhiata
veloce
al
registro
dei
ricercati
e
degli
indesiderabili
,
poi
il
timbro
d
'
ingresso
arriva
puntuale
sull
'
ennesimo
passaporto
tunisino
,
algerino
,
marocchino
.
Molti
marocchini
da
Trapani
prenderanno
il
pullman
per
Palermo
,
sperando
di
trovare
un
letto
al
loro
solito
albergo
Diana
di
via
Roma
e
ritirando
subito
i
primi
accendini
,
orologi
,
tappeti
dai
grossisti
di
via
Bandiera
,
quelli
che
in
pegno
ti
chiedono
il
passaporto
.
Quasi
tutti
i
tunisini
,
invece
,
cercheranno
di
rendere
meno
brusco
il
trapasso
andando
col
treno
a
far
sosta
nella
loro
colonia
di
Mazara
del
Vallo
.
Li
seguo
.
Penetro
le
viuzze
dietro
al
porto
dei
pescherecci
e
incontro
suor
Margherita
Fortuna
,
una
fiorentina
che
si
sforza
di
aiutare
gli
stranieri
clandestini
almeno
quando
sono
vecchi
o
malati
.
«
Sorella
,
non
c
'
è
un
centro
di
prima
accoglienza
,
un
dormitorio
?
»
«
Non
c
'
è
niente
,
bisogna
arrangiarsi
con
l
'
ospitalità
degli
altri
cinquemila
tunisini
già
entrati
nelle
case
abbandonate
o
affittate
dagli
italiani
.
»
«
Neanche
una
pensione
?
»
«
Una
volta
a
chi
arrivava
qui
senza
parenti
,
consigliavo
le
camere
di
una
signora
,
in
fondo
a
via
Giotto
.
Ma
poi
ci
ho
litigato
,
ammucchiava
la
gente
come
bestie
su
due
piani
abusivi
senza
vetri
e
senza
porte
,
gli
diceva
di
procurarsi
da
sé
brandine
e
pagliericci
e
per
giunta
si
lamentava
che
erano
sporchi
e
le
distruggevano
la
casa
.
»
Vado
in
via
Giotto
la
sera
di
lunedì
13
gennaio
e
trovo
uno
stabile
piuttosto
nuovo
,
anonimo
,
senza
insegne
,
lontano
dalle
case
fatiscenti
e
terremotate
della
vecchia
casbah
.
Sotto
il
portone
due
ragazzi
arabi
mi
confermano
che
lì
si
fa
pensione
e
che
la
proprietaria
è
una
vedova
energica
e
robusta
,
la
signora
Roccafiorita
.
Con
me
non
perde
tempo
:
«
Via
,
via
,
di
questi
tempi
non
ci
si
può
fidare
,
qui
siamo
tutti
parenti
,
prendo
solo
gente
conosciuta
»
.
Il
giorno
dopo
,
quando
riuscirò
a
entrarci
grazie
ai
buoni
uffici
di
un
vecchio
residente
,
troveranno
conferma
le
peggiori
descrizioni
della
suora
,
e
la
vedova
mostrerà
con
disappunto
l
'
ultimo
piano
diroccato
che
ora
tiene
vuoto
,
ma
che
vorrebbe
affittare
ad
una
famiglia
tunisina
con
donne
al
seguito
:
«
Gli
uomini
soli
bevono
,
litigano
,
si
picchiano
e
sfasciano
tutto
»
.
Intanto
lo
spilungone
dall
'
aria
molto
derelitta
e
dalla
pelle
molto
scura
che
mi
riaccompagna
verso
il
molo
giura
che
quella
lì
è
un
'
ottima
pensione
,
quasi
di
lusso
,
roba
da
diecimila
lire
a
notte
,
secondo
lui
.
In
quanti
per
stanza
?
Cinque
o
sei
,
ma
solo
di
nazionalità
tunisina
.
È
gentile
,
per
consolarmi
mi
offre
di
andare
a
dormire
nella
sua
stanza
dietro
al
porto
,
ma
-
lo
confesso
-
sono
impedito
dal
suo
indelebile
,
nauseabondo
odore
di
stiva
di
peschereccio
,
là
dove
forse
si
sbudellano
i
pesci
da
surgelare
.
Se
anche
questo
è
razzismo
,
ne
sarò
subito
punito
:
per
sbaglio
una
donna
mi
rovescia
addosso
sul
molo
l
'
acqua
in
cui
stavano
a
bagno
i
suoi
pesci
morti
.
Ora
la
mia
somiglianza
con
gli
immigrati
è
ancora
più
completa
.
Martedì
sera
,
14
gennaio
,
il
circolo
dei
biliardini
è
stranamente
meno
affollato
del
solito
.
«
Molti
ragazzi
preferiscono
non
rischiare
.
Sanno
che
la
nave
per
Tunisi
parte
il
mercoledì
,
e
dunque
se
la
polizia
ha
l
'
ordine
di
espellere
un
po
'
di
gente
viene
qui
a
fare
la
retata
una
sera
prima
»
mi
spiegano
.
Mohamed
Bazine
,
il
gestore
,
si
fa
chiamare
Roberto
e
mi
dà
buoni
consigli
.
Evitare
l
'
inutile
passeggio
lungo
il
molo
perché
tanto
sui
400
pescherecci
trovano
lavoro
solo
i
più
robusti
e
sperimentati
.
Meglio
provare
a
vendersi
la
mattina
presto
di
fronte
al
tabaccaio
di
Porta
Palermo
oppure
sulla
piazza
di
Campobello
per
una
giornata
di
lavoro
in
campagna
,
anche
se
non
è
la
stagione
migliore
.
A
meno
che
uno
abbia
la
forza
di
andare
a
tagliare
e
caricare
«
cantuni
»
,
cioè
massi
di
tufo
,
nelle
«
perriere
»
,
le
cave
tra
Marsala
e
Mazara
(
«
quelli
sono
come
gli
schiavi
»
mi
aveva
però
avvertito
suor
Margherita
,
pensando
agli
stranieri
che
poi
si
fermano
a
dormire
lì
di
fianco
alle
cave
,
nelle
grotte
o
nei
ruderi
di
muratura
)
.
«
Schiavi
?
Perché
offenderli
?
»
si
inquieta
Roberto
.
«
Nessuna
vita
è
schifosa
,
se
uno
se
la
sceglie
,
e
loro
,
soli
,
senza
famiglia
,
scelgono
di
risparmiare
.
Dormono
sulla
paglia
,
è
vero
,
col
tetto
aperto
,
ma
hanno
le
coperte
e
quindi
non
soffrono
il
freddo
.
»
L
'
indomani
un
nuovo
amico
,
Habib
,
mi
accompagnerà
a
Santo
Padre
delle
perriere
,
dove
la
terra
è
piena
di
buchi
come
una
gruviera
.
I
neri
,
sotto
l
'
occhio
vigile
dei
loro
padroncini
,
ne
scavano
le
pareti
con
la
sega
elettrica
fino
a
tagliare
dei
«
cantuni
»
da
costruzione
perfettamente
regolari
.
Poi
bisogna
sollevarli
con
delicatezza
uno
a
uno
(
pesano
decine
di
chili
)
,
levigarli
e
caricarli
a
mano
.
Si
lavora
dieci
ore
al
giorno
,
si
possono
guadagnare
duecentomila
lire
alla
settimana
.
Il
massimo
,
per
uno
straniero
.
Intanto
la
nostra
discussione
ha
attirato
Ayed
,
un
ragazzo
dalla
pelle
chiara
,
detto
Maradona
per
via
della
sua
pettinatura
.
Suo
cugino
è
in
mare
col
peschereccio
,
se
voglio
per
stanotte
c
'
è
un
letto
libero
,
all
'
ultimo
portone
di
via
Guido
Cavalcanti
.
«
Gheddafi
?
Chiddu
non
mi
piace
,
chiddu
tiniri
i
fimmine
divisi
dalli
masculi
...
»
Ayed
-
Maradona
,
aiuto
-
cuoco
in
un
ristorante
di
Marsala
,
ha
imparato
a
parlare
il
dialetto
ma
non
l
'
italiano
.
È
un
giovanotto
fortunato
,
Ayed
.
Il
suo
padrone
gli
passa
600
mila
lire
al
mese
,
d
'
estate
qualche
volta
lo
porta
con
la
Bmw
in
una
discoteca
di
Trapani
,
poi
lo
fa
dormire
nella
cucina
del
ristorante
.
In
cambio
,
se
arriva
l
'
ispezione
della
polizia
,
Ayed
dichiara
di
essere
solo
un
amico
.
Abita
in
una
casa
di
recente
costruzione
,
di
quelle
mai
del
tutto
completate
eppure
già
degradate
.
Nessun
armadio
,
pochi
indumenti
di
ricambio
appesi
al
muro
.
La
finestra
con
il
vetro
rotto
,
la
lampadina
nuda
che
pende
dal
soffitto
,
il
vecchio
frigorifero
arrugginito
.
Spoglio
più
ancora
di
una
cella
carceraria
,
è
un
dormitorio
occasionale
al
punto
che
Ayed
non
ha
un
giaciglio
suo
abituale
,
ma
sceglie
a
caso
fra
le
quattro
brandine
notte
per
notte
.
Notti
animate
da
arrivi
improvvisi
,
chiacchiere
e
risate
fino
alle
ore
piccole
quando
i
primi
cominciano
ad
alzarsi
per
cercare
«
servizio
»
.
E
poi
magari
il
rumore
di
un
sasso
lanciato
sulla
tapparella
:
allora
si
sbircia
per
controllare
chi
cerca
un
letto
nel
cuore
della
notte
e
se
è
una
persona
sgradita
si
fa
finta
che
non
ci
sia
nessuno
.
L
'
odore
di
fogna
che
viene
dalle
tubature
del
cesso
impregna
tutta
la
casa
.
Meglio
coricarsi
,
vestiti
e
con
le
coperte
fin
sulla
testa
a
proteggersi
dal
freddo
.
Domattina
sveglia
alle
cinque
e
mezza
per
cercare
«
servizio
»
.
Mercoledì
15
gennaio
,
prima
dell
'
alba
.
Ci
si
vende
sulla
piazza
di
Campobello
,
la
frazione
agricola
di
Mazara
,
sotto
il
cartello
dell
'
Agip
,
di
fianco
alla
locandina
dell
'
ennesimo
cinema
porno
oppure
di
fronte
,
dove
c
'
è
l
'
ingresso
della
Cassa
Rurale
.
Saremo
una
ventina
,
dritti
,
immobili
e
silenziosi
come
prostitute
.
Sto
con
alcuni
ragazzi
che
ho
visto
la
sera
prima
al
circolo
,
hanno
tutti
l
'
alito
inacidito
dal
vino
bevuto
di
prima
mattina
.
Io
preferisco
il
cappuccino
,
ma
quando
la
padrona
del
bar
Mericaff
si
accorge
che
sono
un
italiano
subito
si
sfoga
:
«
Io
ho
paura
,
non
se
ne
può
più
,
se
Iddio
facesse
la
grazia
di
lasciarcene
solo
qualcuno
di
quelli
bravi
,
selezionati
e
si
portasse
via
tutti
gli
altri
!
Questi
si
ubriacano
tutto
il
tempo
,
hanno
violentato
una
ragazza
»
.
«
Davvero
?
Qui
a
Campobello
?
»
«
No
,
a
Castelvetrano
,
ma
può
sempre
succedere
.
Non
sono
razzista
,
anch
'
io
sono
emigrata
in
Svizzera
e
però
lì
erano
duri
,
chi
sgarrava
veniva
sbattuto
via
.
»
Torno
sul
marciapiede
.
Una
131
che
ne
prende
su
tre
caricherebbe
anche
me
.
«
Quanto
?
»
«
Ventimila
come
tutti
gli
altri
,
è
un
lavoro
leggero
,
c
'
è
solo
da
potare
la
vite
.
»
«
No
,
è
poco
,
non
mi
va
»
.
E
gli
altri
si
voltano
stupiti
di
questa
rivolta
,
mentre
l
'
autista
neanche
mi
risponde
e
dà
un
'
accelerata
col
suo
carico
umano
infreddolito
.
A
chi
non
ci
sta
,
resta
una
sola
alternativa
:
salire
su
un
treno
ed
emigrare
ancora
più
a
nord
.
Ci
vogliono
più
di
venti
ore
di
viaggio
per
arrivare
a
Roma
,
capitale
dell
'
immigrazione
clandestina
(
con
i
suoi
presunti
centomila
irregolari
)
,
città
che
la
strage
di
Fiumicino
ha
reso
ostile
nei
confronti
di
chi
ha
la
pelle
nera
od
olivastra
e
che
comunque
non
è
più
da
tempo
in
grado
di
dare
lavoro
.
Chi
,
come
me
,
la
considera
solo
una
tappa
del
viaggio
verso
nord
,
non
può
che
mantenersi
a
ridosso
di
quell
'
epicentro
della
disperazione
che
è
la
stazione
Termini
.
Saremo
in
un
centinaio
a
dover
passare
la
notte
,
fortunatamente
tiepida
,
alla
stazione
.
Quasi
tutti
arabi
e
neri
,
ricomparsi
alla
spicciolata
nell
'
atrio
della
biglietteria
dopo
che
si
è
allontanata
la
speciale
roulotte
di
sorveglianza
piazzata
lì
di
fronte
dalla
polizia
.
Ma
alle
ventitré
i
barboni
italiani
,
sicuri
di
non
venir
più
disturbati
,
ed
esperti
conoscitori
di
ogni
anfratto
,
hanno
già
occupato
i
posti
migliori
.
In
via
Giolitti
,
quella
dell
'
air
terminal
,
hanno
trovato
degli
ottimi
cartoni
semi
-
nuovi
con
su
scritto
«
Fragile
»
.
A
vederli
si
direbbe
che
lì
dentro
non
c
'
è
nessuno
,
non
fosse
che
per
un
piede
che
spunta
.
Sull
'
altro
lato
,
invece
,
in
via
Marsala
,
gli
ambitissimi
balconcini
con
le
grate
di
aerazione
che
soffiavano
aria
calda
sono
stati
da
tempo
carognescamente
bloccati
con
obliqui
coperchi
di
lamiera
,
per
cui
nemmeno
un
equilibrista
ci
si
potrebbe
distendere
più
.
Restano
dunque
i
pur
sempre
comodi
sedili
di
plastica
dell
'
atrio
,
che
oltretutto
sono
al
chiuso
,
su
cui
accartocciarsi
,
magari
tirandosi
sulla
testa
un
maglione
a
collo
alto
fino
a
nasconderla
completamente
.
Di
fronte
ho
una
vecchia
eritrea
senza
calze
,
con
i
capelli
candidi
,
licenziata
l
'
anno
scorso
da
colf
.
Di
fianco
un
ragazzo
tunisino
che
domani
vuole
continuare
il
viaggio
,
non
sa
neppure
bene
lui
per
dove
,
e
quindi
trova
stupido
spendere
i
soldi
per
una
pensione
.
Siamo
tutti
disturbati
da
un
algerino
alto
e
robusto
che
non
smette
un
attimo
di
offrirci
sigarette
,
passeggia
con
la
bottiglia
in
mano
,
grida
in
un
miscuglio
di
francese
,
arabo
e
italiano
,
sputa
dappertutto
.
Sarà
la
nostra
colonna
sonora
molto
a
lungo
.
Ma
intanto
,
all
'
una
meno
dieci
,
i
primi
appisolamenti
sono
bruscamente
interrotti
da
un
ferroviere
che
si
mette
a
gridare
«
Fuori
!
»
,
«
Closed
»
.
Così
,
all
'
aperto
,
ricomincia
un
brulichio
umano
disperato
.
Si
tratta
di
resistere
tre
ore
:
alle
quattro
la
stazione
riapre
.
Ma
sono
le
ore
della
disperazione
,
è
qui
che
-
in
caso
di
freddo
e
pioggia
-
si
organizzano
le
comitive
per
cercare
rifugio
in
qualche
vagone
.
Passeggio
per
piazza
dei
Cinquecento
,
incontro
i
primi
omosessuali
che
vengono
fin
sotto
la
vetrata
di
Termini
,
là
dove
c
'
è
il
posteggio
dei
taxi
,
a
rimorchiare
con
sguardi
disperati
i
ragazzi
arabi
desiderosi
di
un
letto
purchessia
.
Davanti
al
tabaccaio
di
turno
,
urto
per
sbaglio
un
tipo
grande
e
grosso
:
«
Sta
'
attento
,
mao
mao
!
»
impreca
.
Quando
un
poliziotto
sardo
delle
tante
pattuglie
che
ronzano
per
la
piazza
mi
ferma
e
m
'
identifica
,
ricevo
la
seguente
spiegazione
:
«
È
ovvio
che
nella
sorveglianza
se
si
deve
chiudere
un
occhio
è
per
il
vecchietto
italiano
che
dorme
,
poverino
.
Per
gli
stranieri
invece
è
diverso
,
con
tutti
i
casini
che
stanno
facendo
di
questi
tempi
»
.
Alle
tre
siamo
quasi
tutti
accucciati
sotto
la
tettoia
,
anzi
,
chissà
come
,
stiamo
aumentando
di
numero
.
Le
grida
gutturali
dell
'
ubriaco
non
si
spengono
mai
.
Lui
,
un
posto
per
dormire
le
prossime
sere
l
'
ha
trovato
poco
più
tardi
,
quando
,
chissà
perché
,
s
'
è
avventato
su
uno
qualunque
dei
tanti
mucchi
di
cartone
e
ha
preso
a
calci
in
testa
un
barbone
italiano
.
Le
pantere
della
polizia
se
lo
sono
portato
via
,
insieme
a
un
distributore
di
giornali
che
farà
da
testimone
e
al
barbone
tutto
insanguinato
.
Ora
c
'
è
più
silenzio
.
L
'
ufficio
stranieri
della
questura
di
Milano
per
fortuna
non
richiede
le
famigerate
file
dalle
cinque
del
mattino
necessarie
a
Roma
.
Ma
pure
in
questi
giorni
vi
si
coglie
il
nervosismo
tipico
dei
reparti
sotto
pressione
.
Sento
protestare
nella
stanza
accanto
:
«
Ma
chi
è
che
ci
dà
certe
segnalazioni
?
Siamo
andati
in
quattro
pantere
a
piazza
Aspromonte
per
trovarci
solo
uno
jugoslavo
e
un
altro
straniero
segnato
sul
registro
.
Questo
è
spreco
!
»
.
C
'
è
chi
dice
che
dopo
la
strage
di
Fiumicino
le
espulsioni
di
stranieri
irregolari
sono
già
state
duemila
in
tutta
Italia
,
di
certo
solo
a
Milano
si
firmano
cinquemila
fogli
di
via
all
'
anno
(
ma
sono
quasi
tutti
solo
dei
pezzi
di
carta
:
se
non
viene
proprio
espulso
-
a
spese
dello
Stato
-
lo
straniero
mica
se
ne
va
)
.
Si
avverte
la
polemica
con
la
Curia
che
protegge
i
clandestini
:
«
Dandogli
da
dormire
anche
se
sono
fuorilegge
credono
di
aiutarli
,
e
invece
aiutano
chi
li
sfrutta
»
.
C
'
è
un
fondo
di
verità
anche
in
questi
discorsi
poco
pietosi
:
se
per
strada
forse
non
ho
incontrato
il
razzismo
classico
dei
tedeschi
e
dei
francesi
,
non
ci
sarà
invece
una
certa
predisposizione
allo
schiavismo
,
a
far
soldi
con
disinvoltura
sulla
disperazione
altrui
?
Me
lo
chiedo
dopo
essere
sceso
con
molti
altri
marocchini
dal
tram
33
davanti
alla
SOCOR
di
via
Morgagni
,
nei
pressi
della
casbah
di
Porta
Venezia
.
I
gestori
napoletani
buttano
a
piene
mani
sul
banco
orologi
,
pinze
per
batterie
,
calcolatorini
,
portachiavi
sonori
,
qualche
sveglia
...
I
marocchini
scelgono
con
una
cura
che
appare
patetica
,
visto
che
poi
tanto
riusciranno
a
vendere
quasi
solo
accendini
.
Dopo
che
hanno
chiuso
l
'
albergo
Nazionale
-
quello
la
cui
proprietaria
sequestrava
i
passaporti
dei
debitori
-
a
Sesto
San
Giovanni
mi
hanno
consigliato
l
'
alloggio
Il
Ponte
,
vicolo
Baldanza
.
Ma
il
proprietario
è
secco
:
«
Niente
stranieri
,
non
ne
prendo
più
.
Mi
dispiace
,
ci
saranno
anche
dei
bravi
ragazzi
,
ma
litigano
e
poi
danno
rogne
»
.
Dice
solo
una
mezza
verità
,
perché
lui
gli
stranieri
li
ha
cacciati
,
sì
,
quasi
tutti
,
meno
Franco
,
camera
numero
3
.
Franco
si
chiama
Busheib
Jakini
,
è
un
marocchino
di
Casablanca
senza
la
gamba
destra
che
cammina
per
Sesto
con
la
sua
stampella
arrugginita
,
e
che
da
anni
ogni
sera
gli
paga
14
mila
lire
di
pensione
.
Eppure
Franco
è
anche
un
fortunato
,
perché
lui
ormai
ha
il
suo
posto
di
vendita
fisso
alla
stazione
della
metropolitana
.
Vende
-
anzi
,
oggi
,
venerdì
17
gennaio
vendiamo
insieme
-
pullover
e
pantaloni
con
su
l
'
etichetta
di
Armani
o
Coveri
.
Il
prezzo
è
di
35
mila
lire
a
capo
,
a
meno
che
veda
un
poveretto
come
lui
,
e
allora
gli
fa
lo
sconto
.
Quando
ha
tolto
le
400
mila
e
più
della
pensione
,
di
lire
gliene
restano
appena
per
mangiare
.
Qualcuno
compra
per
amicizia
,
per
carità
.
Ma
non
adesso
,
che
sono
appena
passate
le
feste
.
Si
avvicina
un
giovanotto
dalla
giacca
a
vento
azzurra
:
«
Allora
Gheddafi
,
madonna
sei
proprio
identico
a
Gheddafi
,
non
ti
hanno
ancora
cacciato
via
?
»
.
«
Tu
parlare
sempre
fuori
posto
.
Gheddafi
ha
i
miliardi
,
io
non
ho
i
miliardi
.
»
«
Come
no
?
Chissà
perché
voi
marocchini
siete
come
gli
ebrei
,
avete
sempre
le
tasche
piene
di
questi
!
»
e
fa
il
segno
dei
quattrini
con
le
dita
,
mettendogli
l
'
altra
mano
sulla
spalla
.
Insiste
:
«
Ehi
,
Busheib
Jakini
,
dove
hai
messo
le
tue
quattordici
mogli
?
Non
sai
che
non
puoi
averne
più
di
quattro
,
che
se
no
ti
tagliano
il
"
zeb
"
?
E
cos
'
è
,
oggi
ti
sei
portato
l
'
amico
?
»
.
Ride
,
poi
timbra
il
biglietto
e
se
ne
va
.
«
Fa
così
tutti
i
giorni
,
due
volte
al
giorno
»
mi
confesserà
con
disagio
Franco
,
che
non
ha
altri
nemici
se
non
i
vigili
urbani
:
se
ti
sequestrano
la
merce
per
vendita
senza
licenza
,
con
quali
soldi
ne
comprerai
dell
'
altra
?
Per
questo
lui
,
che
è
mutilato
e
non
può
scappare
veloce
,
ha
scelto
í
pantaloni
al
posto
degli
accendini
.
Si
nascondono
in
valigia
molto
più
in
fretta
.
Al
mercato
di
Sesto
San
Giovanni
,
il
sabato
mattina
,
funziona
invece
un
buon
servizio
di
vedetta
.
Appena
un
vigile
compare
in
lontananza
,
la
merce
si
nasconde
dietro
un
'
auto
in
sosta
.
Ad
ogni
potenziale
acquirente
,
poi
,
vibra
un
«
pregoo
»
che
suona
come
un
'
implorazione
.
Così
,
gli
accendini
e
i
ricambi
di
gas
vanno
discretamente
.
E
stasera
si
andrà
tutti
in
mezzo
alla
folla
di
corso
Buenos
Aires
:
«
Dove
c
'
è
ressa
comprano
più
facilmente
»
.
Già
,
se
non
altro
per
eliminare
il
disagio
di
un
marocchino
sempre
intorno
.
Questo
disagio
dei
passanti
,
pietoso
o
disgustato
,
derivato
dal
contatto
con
una
realtà
sempre
più
invadente
oltreché
limitrofa
,
mi
appare
come
una
possibile
premessa
di
quel
nuovo
,
moderno
antisemitismo
,
che
del
semitismo
avversa
anche
il
ceppo
arabo
oltre
che
quello
ebraico
,
prendendo
le
distanze
da
un
mondo
considerato
inferiore
,
sporco
,
inquinante
.
«
Sì
,
qualche
volta
sono
stato
anche
da
fratel
Ettore
,
però
è
meglio
dormire
all
'
aperto
.
Lì
si
dorme
e
si
mangia
gratis
ma
c
'
è
della
brutta
gente
,
con
la
testa
mica
a
posto
»
mi
aveva
avvertito
Franco
.
Ma
la
sera
di
sabato
18
gennaio
vado
lo
stesso
in
via
Sammartini
,
proprio
sul
fondo
,
nel
ventre
oscuro
e
riparato
della
Stazione
Centrale
,
fra
sotterranei
e
binari
morti
,
là
dove
fratel
Ettore
,
a
differenza
di
quanto
accade
nel
dormitorio
comunale
di
viale
Ortles
,
non
chiede
agli
stranieri
se
hanno
il
permesso
di
soggiorno
.
C
'
è
una
specie
di
rete
di
pollaio
che
divide
i
barboni
buoni
da
quelli
cattivi
,
ubriachi
,
urlanti
.
Se
hai
l
'
aria
calma
,
gli
(
eroici
)
volontari
cattolici
aprono
con
cautela
un
lucchetto
e
ti
fanno
passare
.
Gli
altri
,
i
«
pericolosi
»
che
assediano
la
rete
,
ti
lanciano
sguardi
d
'
odio
e
alimentano
il
grande
falò
che
,
notte
dopo
notte
,
ha
rinsecchito
il
salice
piangente
sotto
cui
s
'
accovacciano
.
Vado
dentro
.
Sembra
una
caverna
,
questo
grande
archivolto
,
ex
rifugio
antiaereo
,
tappezzato
con
vari
spezzoni
di
linoleum
e
di
ondulex
,
con
sulla
destra
il
deposito
della
biancheria
sporca
,
sulla
sinistra
i
cessi
,
in
mezzo
i
tavoli
e
tutto
intorno
dei
divani
rimediati
chissà
dove
con
i
vecchi
che
ci
dormono
già
.
Questa
è
la
casa
dei
malati
di
mente
,
dei
vecchi
dalle
barbe
di
lunghezza
inverosimile
,
ma
soprattutto
degli
stranieri
annichiliti
dall
'
incapacità
di
vivere
.
C
'
è
l
'
egiziano
con
un
incredibile
orecchino
che
cerca
di
fregarmi
dalla
tasca
il
berretto
di
lana
.
Altri
si
disputano
una
sciarpa
per
la
notte
.
Un
tunisino
s
'
è
impietrito
davanti
alla
sala
dormitorio
,
con
un
sorriso
ebete
.
Ilsuo
amico
insiste
,
aspetta
che
entri
:
«
Ma
cosa
vuoi
?
Che
ti
spogli
io
?
Vuoi
dormire
in
piedi
?
»
.
Ma
quello
non
si
sposta
,
non
risponde
.
Già
per
due
sere
consecutive
sono
venuti
i
carabinieri
a
setacciare
gli
immigrati
clandestini
,
e
gli
ospiti
italiani
del
dormitorio
ne
sono
soddisfatti
:
«
Lo
vedi
quel
fazzoletto
nuovo
per
terra
?
Lo
ha
chiesto
uno
di
quelli
,
solo
che
non
sa
come
si
usa
e
lo
ha
subito
buttato
via
.
Cosa
credi
,
che
se
vado
a
chiederne
uno
io
me
lo
danno
,
il
fazzoletto
?
»
.
«
Io
facevo
il
cameriere
,
e
se
sono
finito
qui
è
perché
quelli
mi
hanno
rubato
il
lavoro
.
»
«
Si
vede
che
gli
italiani
ci
hanno
scritto
in
fronte
che
sanno
arrangiarsi
,
e
invece
gli
arabi
bisogna
aiutarli
.
»
«
Alla
Stazione
Centrale
da
quando
ci
sono
gli
stranieri
non
si
può
più
passare
la
notte
in
pace
,
ma
finalmente
la
polizia
ha
cominciato
a
beccarli
per
bene
!
»
Saremo
in
ottanta
,
nel
dormitorio
tappezzato
con
le
scritte
in
scotch
rosso
dei
dieci
comandamenti
,
quando
si
apre
una
porta
a
soffietto
e
appare
un
altare
ingenuamente
decorato
.
Non
so
se
sia
un
sacerdote
quello
strano
personaggio
,
piccolo
,
con
gli
occhi
a
mandorla
,
grembiule
blu
e
zuccotto
maghrebino
,
che
recita
in
mezzo
ai
clandestini
:
«
Al
termine
di
questo
giorno
rendiamo
grazie
a
Dio
per
quello
che
ci
ha
dato
»
.
StampaPeriodica ,
Dalle
recenti
pagine
dettate
dal
Duce
sulla
dottrina
del
fascismo
,
emerge
ancora
una
volta
come
il
fascismo
voglia
essere
,
contro
ogni
addormentamento
pacefondaio
,
societario
e
disarmistico
,
scuola
di
coraggio
,
di
virilità
,
di
combattimento
.
Non
che
il
fascismo
sia
insincero
quando
si
dispone
a
collaborare
a
Ginevra
,
a
Losanna
o
altrove
,
a
una
distensione
di
nervi
generale
,
da
conseguirsi
attraverso
una
psicologia
me
-
no
bellicosa
nel
campo
militare
e
navale
,
o
in
quello
commerciale
ed
economico
.
Ma
il
fascismo
non
scambia
il
contingente
con
l
'
eterno
,
ciò
che
si
può
desiderare
che
sia
,
come
acutamente
osserva
Maurizio
Maraviglia
,
con
ciò
che
è
,
nella
natura
degli
uomini
e
nella
ineluttabilità
,
sempre
ricorrente
,
dei
fatti
storici
.
Occorre
dunque
che
le
nuove
generazioni
,
senza
crescere
con
rapaci
e
turbolenti
istinti
da
lanzichenecchi
,
non
si
cullino
in
illusioni
di
lattemiele
,
ma
sappiano
che
nei
momenti
decisivi
per
la
vita
di
un
popolo
è
la
guerra
la
grande
vagliatrice
delle
virtù
e
delle
possibilità
avvenire
,
e
che
ad
essa
bisogna
essere
spiritualmente
pronti
come
ad
un
evento
che
come
sempre
fu
,
sempre
sarà
.
Ma
a
prescindere
da
questa
eventualità
che
potrebbe
essere
anche
remota
,
è
nella
generale
convinzione
che
se
nella
primissima
scuola
i
fondamenti
dell
'
educazione
possano
essere
impartiti
da
maestre
,
in
quanto
il
loro
tendenziale
spirito
materno
le
fa
più
vicine
ai
piccoli
fanciulli
,
col
crescer
questi
negli
anni
e
per
i
corsi
superiori
delle
scuole
elementari
necessitino
maestri
:
e
maestri
che
abbiano
ben
nette
e
ben
marcate
le
caratteristiche
della
virilità
.
Il
maestro
è
l
'
uomo
che
più
vive
a
contatto
coi
nostri
figli
:
il
padre
si
vede
fuggevolmente
a
pranzo
e
a
cena
,
indaffarato
com
'
è
,
e
preoccupato
com
'
è
da
mille
cure
.
Il
maestro
in
-
vece
segue
per
cinque
o
sei
ore
al
giorno
il
progressivo
sviluppo
,
fisico
,
sentimentale
e
intellettuale
del
fanciullo
:
e
ha
tutti
gli
elementi
quindi
per
poterne
correggere
,
plasmare
,
stimolare
o
contenere
i
nascenti
istinti
e
le
emergenti
attitudini
.
Ma
i
maestri
maschi
scarseggiano
:
ancora
oggi
,
per
quanto
la
valorizzazione
della
scuola
e
dell
'
insegnante
compiuta
dal
Regime
stia
dando
i
suoi
primi
cospicui
frutti
...
L
'
incremento
del
corpo
insegnante
maschile
,
però
,
per
quanto
promettente
,
è
lontano
ancora
dal
ritmo
sperato
:
bisogna
incoraggiare
i
nostri
giovani
alla
carriera
dell
'
insegnamento
;
rimuovere
il
pregiudizio
per
cui
il
titolo
di
maestro
pare
povera
cosa
,
tale
da
doversi
camuffare
,
quando
si
può
,
con
quello
di
"
professore
"
;
bisogna
mettere
in
evidenza
l
'
altissimo
compito
che
il
maestro
ha
nella
nuova
società
italiana
.
Per
il
maestro
di
domani
il
mio
pensiero
va
a
quei
mirabili
allievi
dell
'
Accademia
fascista
di
Educazione
fisica
che
io
amo
pensare
dritti
nell
'
anima
e
agili
di
pensiero
e
di
sentimento
come
dritti
ed
agili
sono
nelle
membra
e
nell
'
aspetto
.
Auspicherei
una
cernita
anche
fisica
dei
futuri
educatori
,
come
la
si
fa
per
gli
ufficiali
dell
'
Esercito
,
perché
da
deformità
o
insufficienze
fisiche
non
derivino
anchilosi
e
torpori
spirituali
che
si
riflettano
sulla
vivace
massa
dei
nostri
Balilla
.
E
considerando
il
diverso
portamento
esteriore
di
questi
ultimi
,
rilevato
in
un
recente
sfilamento
di
squadre
per
la
Capitale
,
a
seconda
che
la
squadra
fosse
preceduta
da
comandanti
-
maestri
in
gamba
o
da
maestri
rabberciati
alla
meglio
nella
loro
divisa
da
ufficiali
,
pensavo
se
non
fosse
giunta
l
'
ora
di
affrontare
radicalmente
il
problema
del
reclutamento
e
del
trattamento
dei
nostri
educa
-
tori
,
affidandolo
in
pieno
alla
bene
-
merita
Opera
Balilla
.
"
Ufficiali
dell
'
Opera
Balilla
"
:
questo
dovrebbe
essere
il
nuovo
titolo
accademico
dei
nostri
insegnanti
elementari
:
con
divisa
,
gradi
e
avanzamento
.
Elementi
sceltissimi
,
fisica
,
mente
e
spiritualmente
,
che
venissero
gradualmente
a
sostituire
i
vecchi
e
gli
inabili
...
Tra
la
dottrina
del
fascismo
quale
il
Duce
l
'
ha
enunciata
,
tutta
pervasa
da
una
incessante
ansia
di
supera
-
mento
,
e
lo
spirito
delle
generazioni
che
si
affacciano
oggi
alla
vita
,
la
distanza
non
è
più
quella
che
avrebbe
potuto
apparire
dieci
anni
or
so
-
no
,
d
'
accordo
.
Ma
la
distanza
è
tanta
ancora
,
e
ad
accorciarla
,
ad
affretta
-
re
il
maturarsi
di
quelle
virtù
che
dovranno
contraddistinguere
l
'
italiano
di
Mussolini
,
la
creazione
del
"
Maestro
"
che
quelle
virtù
in
sé
riassuma
per
poterle
e
saperle
trasfondere
nei
fanciulli
della
prima
scuola
,
appare
tra
le
necessità
più
urgenti
di
questa
nostra
epoca
travagliata
e
feconda
di
salutari
esperienze
.
StampaPeriodica ,
MAI
NELLA
STORIA
D
'
ITALIA
TANTO
potere
politico
si
è
concentrato
in
così
pochi
chilometri
quadrati
.
La
provincia
di
Avellino
sta
regalando
alla
patria
il
capo
del
governo
e
il
capo
del
maggiore
partito
:
Ciriaco
De
Mita
;
il
numero
due
del
maggiore
partito
,
Giuseppe
Gargani
;
il
capo
della
regione
più
importante
,
Enrico
De
Mita
,
presidente
del
Consiglio
regionale
della
Lombardia
;
il
capo
della
Rai
,
Biagio
Agnes
;
il
capo
dei
senatori
del
partito
di
maggioranza
,
Nicola
Mancino
;
il
vicepresidente
vicario
della
Camera
,
Gerardo
Bianco
;
un
potente
senatore
,
già
ministro
per
il
Mezzogiorno
,
Salverino
De
Vito
;
un
altro
senatore
,
autorevole
membro
della
direzione
del
maggiore
partito
,
Ortensio
Zecchino
.
Irpini
ad
honorem
per
contiguità
geografica
sono
altresì
il
portavoce
unico
del
partito
di
maggioranza
,
Clemente
Mastella
,
nonché
il
massimo
responsabile
dei
servizi
segreti
Angelo
Salma
.
Anche
il
direttore
de
L
'
Osservatore
Romano
,
Mario
Agnes
,
è
avellinese
.
Alcune
di
queste
cariche
si
assommano
nella
stessa
persona
,
altre
nella
stessa
famiglia
.
Il
quotidiano
di
Napoli
,
Il
Mattino
,
ha
rivelato
inoltre
,
domenica
11
dicembre
1988
,
che
la
Banca
popolare
d
'
Irpinia
-
di
cui
quasi
tutti
gli
eminenti
sopra
citati
sono
azionisti
-
sta
per
conquistare
la
leadership
sull
'
Italia
meridionale
.
Niente
male
,
per
una
provincia
che
non
arriva
a
500mila
abitanti
.
Nemmeno
Cavour
,
Francesco
Crispi
,
Giovanni
Giolitti
,
Benito
Mussolini
,
Alcide
De
Gasperi
,
Aldo
Moro
,
Bettino
Craxi
,
prima
di
Ciriaco
De
Mita
da
Nusco
,
avevano
mai
potuto
contare
su
una
squadra
così
imponente
di
conterranei
nei
posti
chiave
della
nazione
.
Cosicché
i
detrattori
di
De
Mita
parlano
adesso
di
"
clan
degli
avellinesi
"
,
mentre
i
suoi
ammiratori
si
compiacciono
per
l
'
inusitata
fertilità
dell
'
Irpinia
,
fino
a
ieri
oscura
e
povera
provincia
.
Siamo
andati
a
controllare
se
corrispondano
al
vero
alcune
maldicenze
.
Prima
fra
queste
,
che
i
63mila
miliardi
di
lire
stanziati
per
la
ricostruzione
in
Irpinia
del
1980
siano
troppi
e
malspesi
.
Poi
,
se
De
Mita
si
sia
arricchito
grazie
al
sisma
,
come
insinuano
i
comunisti
.
O
,
perlomeno
,
se
abbia
fatto
arricchire
parenti
e
amici
.
Certo
Nusco
non
è
meglio
collegata
oggi
al
resto
dell
'
Italia
di
quanto
lo
fosse
dieci
anni
fa
.
Di
treno
,
neanche
a
parlarne
:
non
solo
il
paesello
di
De
Mita
ma
Avellino
sono
pressoché
irraggiungibili
da
Napoli
in
ferrovia
,
a
meno
che
non
si
vogliano
spendere
giornate
per
percorrere
pochi
chilometri
.
La
caratteristica
dell
'
unica
ferrovia
irpina
è
avere
le
stazioni
piazzate
in
mezzo
al
nulla
,
a
vari
chilometri
di
distanza
dai
paesi
di
cui
pure
esibiscono
il
nome
.
In
corriera
la
situazione
non
migliora
:
le
2.500
lire
del
biglietto
Avellino
-
Nusco
garantiscono
solo
che
i
40
chilometri
del
tragitto
vengano
compiuti
in
circa
due
ore
.
Insomma
,
in
Irpinia
chi
non
ha
la
macchina
è
perduto
.
Per
fortuna
a
Nusco
il
visitatore
può
riposare
nel
nuovo
hotel
Colucci
,
tre
stelle
,
44
camere
.
Ammirando
dalla
terrazza
a
900
metri
di
altitudine
il
panorama
sul
massiccio
del
Vulture
,
i
monti
del
Matese
e
l
'
Appennino
Dauno
,
ci
consoliamo
per
il
freddo
(
nevica
già
da
metà
novembre
)
assaggiando
il
maiale
al
finocchietto
,
i
"
cicalucculi
"
,
ovvero
gli
gnocchi
,
nonché
il
leggendario
torrone
irpino
.
In
tutto
nell
'
hotel
ci
sono
due
ospiti
:
tecnici
romagnoli
per
la
zona
industriale
.
C
'
è
più
gente
d
'
estate
?
«
No
,
è
sempre
cose
>
,
risponde
il
proprietario
,
desolato
.
La
carenza
di
turisti
non
gli
ha
impedito
però
di
chiedere
un
contributo
di
13
miliardi
di
lire
per
la
ricostruzione
.
Oltre
al
contributo
a
fondo
perduto
del
75
per
cento
per
le
nuove
iniziative
industriali
(
l
'
aiuto
più
alto
mai
concesso
dopo
una
calamità
nel
mondo
occidentale
)
,
la
legge
pro
terremotati
provvede
anche
a
regalare
soldi
a
non
meglio
precisate
"
imprese
di
servizi
per
le
infrastrutture
"
alle
aree
industriali
.
Sui
tavoli
dell
'
Italtecna
(
il
consorzio
Iri
-
Italstat
,
quindi
Dc
,
che
dovrebbe
garantire
"
l
'
alta
vigilanza
sull
'
esecuzione
degli
interventi
"
)
è
così
piovuta
una
valanga
di
richieste
di
finanziamenti
per
alberghi
,
imprese
di
trasporti
e
perfino
per
un
centro
commerciale
per
la
vendita
di
prodotti
in
pelle
che
la
signora
Teresa
D
'
Argenio
sarebbe
lieta
di
aprire
in
Avellino
città
.
Una
città
dove
,
come
denuncia
Maurizio
Galasso
del
Wwf
,
dopo
il
terremoto
c
'
è
stata
una
rovinosa
speculazione
edilizia
:
«
E
adesso
vogliono
costruire
un
'
autostrada
che
funzionerà
da
tangenziale
per
arrivare
a
un
megacentro
commerciale
completato
da
tempo
ma
mai
aperto
.
Rovineranno
una
delle
ultime
aree
verdi
»
.
Naturalmente
,
tutto
il
fervore
economico
che
si
è
impossessato
dell
'
Irpinia
provoca
anche
benefici
indiretti
:
è
il
famoso
"
indotto
"
,
parola
magica
che
i
politici
locali
spiattellano
quando
si
fa
loro
presente
che
il
costo
per
ogni
posto
di
lavoro
creato
finora
è
di
2
miliardi
e
mezzo
di
lire
e
di
circa
un
miliardo
a
persona
.
Cifra
smentita
dal
responsabile
(
avellinese
)
dell
'
Ufficio
che
eroga
i
fondi
,
Elveno
Pastorelli
:
secondo
lui
il
costo
per
addetto
sarà
meno
di
300
milioni
di
lire
.
Ma
solo
quando
(
e
se
)
le
imprese
cominceranno
a
produrre
.
Per
ora
la
realtà
è
assai
più
preoccupante
:
«
Soldi
spesi
,
un
migliaio
di
miliardi
di
lire
.
Industrie
insediate
a
oggi
:
57
.
Posti
di
lavoro
:
380
,
invece
dei
3.500
promessi
.
Per
ottenere
il
costo
pro
capite
basta
fare
una
divisione
»
,
spiega
secco
Angelo
Giusto
,
responsabile
enti
locali
del
Pci
irpino
.
Il
quale
desume
i
suoi
dati
dalla
relazione
presentata
dallo
stesso
Pastorelli
al
Parlamento
nel
settembre
1988
,
e
aggiornata
al
luglio
1988
.
È
questa
,
ovvero
esiste
già
,
la
relazione
invocata
da
Bettino
Craxi
lunedì
12
dicembre
1988
al
posto
della
commissione
d
'
inchiesta
voluta
dalle
opposizioni
,
dal
Pli
e
accettata
perfino
dai
democristiani
.
E
l
'
indotto
?
Un
piccolo
esempio
è
il
dépliant
dell
'
hotel
Colucci
di
Nusco
,
stampato
dalla
Poligrafica
irpina
.
Questa
è
una
delle
14
industrie
che
si
sono
stabilite
nella
zona
industriale
di
Nusco
.
«
La
ricostruzione
è
stata
una
manna
»
,
spiega
Gerardo
Calabrese
,
il
proprietario
,
«
perché
prima
operavamo
già
qui
,
ma
ci
mancavano
le
infrastrutture
:
strade
,
telefoni
,
l
'
elettricità
andava
via
20
volte
al
giorno
.
Adesso
si
può
lavorare
»
.
LA
POLIGRAFICA
HA
28
DIPENDENTI
,
un
fatturato
di
circa
2
miliardi
di
lire
l
'
anno
,
e
ha
ricevuto
un
contributo
di
5
miliardi
e
mezzo
.
Accanto
c
'
è
la
Dielve
,
che
produce
vetro
ultraresistente
per
l
'
Enel
:
«
Abbiamo
iniziato
due
mesi
fa
,
abbiamo
70
dipendenti
»
,
dice
l
'
ingegner
Carmine
Tirri
.
Otto
miliardi
di
lire
li
ha
avuti
la
Dietalat
,
il
cui
stabilimento
scintilla
sotto
il
sole
di
fronte
a
un
prato
dove
pascolano
le
pecore
.
Questo
è
il
più
grosso
regalo
che
Calisto
Tanzi
,
il
padrone
della
Parmalat
e
di
Odeon
tv
,
abbia
fatto
al
suo
amico
Ciriaco
:
58
nuschesi
da
due
anni
sfornano
focaccine
e
pizze
.
Veramente
l
'
impegno
era
per
101
dipendenti
,
ma
la
legge
consente
che
il
70
per
cento
del
totale
possa
essere
raggiunto
nello
spazio
di
quattro
anni
.
«
E
adesso
»
,
annuncia
Sergio
Piccini
,
portavoce
della
Parmalat
,
«
con
il
lancio
della
tortafrutta
faremo
35
assunzioni
a
tempo
determinato
»
.
Un
regalo
ancora
più
grande
,
però
,
è
stato
Ciriaco
a
farlo
.
A
se
stesso
:
la
più
imponente
delle
otto
nuove
aree
industriali
in
provincia
di
Avellino
sarà
questa
di
Nusco
,
con
200
miliardi
di
lire
di
contributi
alle
14
aziende
(
che
promettono
a
pieno
regime
980
addetti
)
,
accompagnati
da
investimenti
in
superstrade
,
elettrodotti
,
acquedotti
.
Inoltre
sono
vicinissime
a
Nusco
anche
altre
due
aree
industriali
:
quelle
di
Sant
'
Angelo
dei
Lombardi
(
due
imprese
,
178
addetti
,
29
miliardi
di
lire
di
contributi
)
e
Morra
De
Sanctis
(
cinque
imprese
,
594
addetti
,
95
miliardi
di
lire
)
.
Guarda
caso
,
a
Morra
De
Sanctis
è
nato
Giuseppe
Gargani
,
53
anni
,
da
sempre
fedelissimo
di
De
Mita
,
presidente
della
commissione
Giustizia
alla
Camera
(
nel
1987
)
,
e
soprattutto
-
da
quando
in
aprile
Ciriaco
è
diventato
presidente
del
Consiglio
-
coordinatore
della
segreteria
Dc
.
Cioè
,
numero
due
del
partito
.
A
Morra
si
è
verificato
l
'
ormai
celebre
fiasco
della
Tormene
,
che
avrebbe
dovuto
produrre
barche
in
un
cantiere
piantato
in
mezzo
ad
aspre
montagne
.
Costo
per
il
contribuente
:
più
di
4
miliardi
di
lire
.
Ma
neanche
le
altre
tre
iniziative
(
Fisa
,
Flexplan
e
Teletecnica
)
hanno
avuto
sorte
migliore
:
nonostante
abbiano
ingoiato
16
miliardi
di
lire
di
contributi
,
rimangono
fantasmi
.
Allora
l
'
anno
scorso
è
intervenuta
,
provvidenziale
,
l
'
Aeritalia
di
Napoli
(
che
nella
lottizzazione
delle
Partecipazioni
statali
spetta
alla
Dc
)
,
la
quale
,
in
cambio
di
75
miliardi
di
lire
,
promette
di
creare
360
posti
di
lavoro
.
A
Sant
'
Angelo
dei
Lombardi
si
sono
installate
due
aziende
:
la
Ferrero
,
che
dà
lavoro
a
127
persone
(
contributo
:
24
miliardi
di
lire
)
e
la
Ifs
(
Industria
filtri
Sud
)
.
I
capannoni
di
quest
'
ultima
sono
terminati
,
perfetto
è
il
raccordo
stradale
:
peccato
che
non
ci
sia
alcun
segno
di
vita
.
La
Ferrero
,
invece
,
la
scorsa
settimana
si
è
assunta
anche
un
altro
incarico
molto
importante
perla
provincia
di
Avellino
:
sollecitata
dal
prefetto
Raffaele
Sbrescia
e
dalla
Coldiretti
,
si
è
impegnata
a
comprare
ben
ottantamila
quintali
di
nocciole
(
materia
prima
della
Nutella
)
dai
diecimila
contadini
irpini
che
negli
ultimi
due
anni
sono
stati
messi
in
crisi
dalla
concorrenza
turca
.
Così
,
grazie
alla
piemontese
Ferrero
,
gli
alberi
di
nocciole
irpini
non
saranno
tagliati
.
Un
'
altra
grande
industria
del
Nord
che
è
calata
in
provincia
di
Avellino
approfittando
dei
contributi
post
terremoto
è
l
'
altoatesina
Zuegg
.
Si
è
stabilita
nell
'
area
industriale
di
San
Mango
sul
Calore
,
vicina
,
questa
,
al
paese
di
Montefalcione
,
dove
è
nato
Nicola
Mancino
,
presidente
dei
senatori
de
da
quattro
anni
e
capogruppo
al
consiglio
comunale
di
Avellino
.
A
San
Mango
,
però
,
per
ora
tutto
tace
.
La
Zuegg
offre
solo
lavori
stagionali
ai
suoi
40
addetti
che
producono
marmellate
.
Ma
anche
le
altre
nove
industrie
non
sono
ancora
in
produzione
,
nonostante
i
129
miliardi
di
lire
di
finanziamenti
a
fondo
perduto
e
i
capannoni
che
sono
quasi
tutti
già
pronti
.
«
Inizieremo
l
'
attività
entro
la
fine
dell
'
anno
»
,
promette
Helmut
Kling
,
un
imprenditore
tedesco
che
ha
ricevuto
22
miliardi
di
lire
per
il
suo
calzaturificio
,
dove
dovrebbero
lavorare
200
persone
.
Il
problema
è
che
il
signor
Kling
ha
già
un
calzaturificio
a
Mercogliano
,
nella
zona
industriale
di
Avellino
.
Adesso
vorrebbe
che
una
cinquantina
dei
suoi
160
operai
di
Mercogliano
si
trasferissero
a
San
Mango
,
che
dista
30
chilometri
,
per
avviare
gli
impianti
.
I
sindacati
e
anche
il
sindaco
di
Mercogliano
lo
accusano
di
stare
preparando
la
chiusura
o
la
vendita
del
vecchio
impianto
,
per
trasferirsi
nel
nuovo
.
In
pratica
,
un
rinnovo
degli
impianti
a
spese
dello
Stato
.
Kling
nega
,
e
assicura
di
volersi
tenere
entrambi
gli
stabilimenti
.
Nella
zona
industriale
di
Lacedonia
il
caso
più
significativo
è
quello
della
Mulat
.
Siamo
nel
feudo
del
senatore
dc
Salverino
De
Vito
,
62
anni
,
non
rimpianto
ministro
per
il
Mezzogiorno
fino
all
'
anno
scorso
.
De
Vito
è
anche
sindaco
di
Bisaccia
,
comune
dove
nel
1987
c
'
erano
ancora
450
famiglie
in
container
.
Quattro
anni
fa
la
Mulat
,
un
'
azienda
che
impacchetta
latte
(
tedesco
:
quello
munto
dalle
vacche
locali
è
considerato
troppo
acido
)
,
ha
chiesto
e
ottenuto
20
miliardi
di
lire
promettendo
98
posti
di
lavoro
.
Ebbene
,
oggi
i
23
dipendenti
sono
in
cassa
integrazione
,
e
il
proprietario
vuole
chiudere
.
Il
proprietario
è
il
fratello
del
segretario
regionale
della
Dc
campana
,
l
'
avellinese
Antonio
Argenziano
.
Anzi
,
proprio
segretario
no
:
è
"
coordinatore
della
segreteria
"
,
in
attesa
che
l
'
attuale
segretario
,
il
senatore
Ortensio
Zecchino
di
Ariano
Irpino
(
demitiano
di
ferro
)
si
faccia
più
in
là
.
MA
ZECCHINO
TITUBA
,
NON
VUOLE
mollare
la
poltrona
:
meglio
il
partito
o
lo
Stato
?
E
allora
,
per
tener
calmo
lo
scalpitante
Argenziano
,
gli
regala
una
seconda
poltrona
:
consigliere
di
amministrazione
della
Usi
di
Ariano
Irpino
.
Non
è
finita
.
Argenziano
di
poltrone
ne
ha
quattro
.
È
anche
responsabile
enti
locali
della
Dc
di
Avellino
,
e
soprattutto
presidente
della
potente
Asi
(
Associazione
sviluppo
industriale
)
,
la
quale
vorrebbe
prendere
in
gestione
le
aree
industriali
.
Così
forse
potrà
fare
altri
favori
alla
Mulat
di
suo
fratello
.
Nel
turbinio
della
vita
politica
irpina
c
'
è
stata
la
nomina
del
socialista
Pasquale
Ferrara
a
vicepresidente
dellAsi
.
Lo
ha
messo
lì
non
il
Psi
,
ma
la
Dc
:
Ferrara
era
consigliere
comunale
di
Avellino
,
mala
prima
non
eletta
socialista
,
Enza
Battista
,
aveva
fatto
ricorso
per
brogli
.
Allora
il
capogruppo
dc
Mancino
,
piuttosto
che
rischiare
di
perdere
la
maggioranza
assoluta
conquistata
nel
1985
,
si
è
trasformato
in
paciere
per
le
liti
socialiste
:
ha
fatto
entrare
la
Battista
in
consiglio
comunale
tacitandola
,
e
ha
ricompensato
Ferrara
con
la
vicepresidenza
dell
'
Asi
.
Ecco
,
la
Dc
di
Avellino
è
una
macchina
così
oliata
e
perfetta
da
poter
risolvere
persino
le
liti
altrui
.
Ai
recalcitranti
promette
posti
,
gli
irriducibili
sono
emarginati
.
I
figli
e
i
giovani
,
se
fedeli
,
vengono
ricompensati
:
così
Biagio
Agnes
da
Serino
ha
assunto
al
suo
Tgl
Francesco
Pionati
,
figlio
dell
'
ex
sindaco
dc
di
Avellino
Giovanni
Pionati
,
nonché
Gigi
Marzullo
,
irpino
noto
più
come
accompagnatore
della
first
baby
Antonia
De
Mita
che
per
la
sua
attività
giornalistica
.
L
'
unico
ribelle
è
rimasto
Giuseppe
De
Mita
,
nipote
di
Ciriaco
.
La
sua
tremenda
colpa
?
Democristiano
,
ma
andreottiano
.
StampaPeriodica ,
NEW
YORK
,
ottobre
-
Caro
direttore
,
devo
assolutamente
parlarti
di
Nixon
perché
sono
stata
alcuni
giorni
con
lui
e
Mi
auguro
che
la
sorpresa
non
ti
turbi
troppo
.
Tu
sai
bene
che
l
'
uomo
non
è
mai
stato
il
mio
principe
azzurro
.
Però
mi
avevano
detto
che
il
Nixon
1968
era
un
nuovo
Nixon
e
come
potevo
resistere
alla
tentazione
di
seguirlo
,
ascoltarlo
?
Poteva
anche
darsi
che
gli
sentissi
dire
«
non
voglio
più
bene
al
generalissimo
Franco
»
,
oppure
«
basta
con
le
differenze
razziali
»
,
oppure
«
io
sono
con
i
giovani
dai
capelli
lunghi
»
.
Ti
pare
?
La
psicanalisi
fa
miracoli
,
a
volte
.
E
,
mi
avevano
detto
,
il
miracolo
del
nuovo
Nixon
si
deve
alla
psicanalisi
.
Ricorderai
infatti
che
dopo
la
sconfitta
subita
nel
1960
a
opera
di
John
Kennedy
,
al
povero
Nixon
non
gliene
andò
più
una
bene
.
Si
presentò
candidato
a
governatore
della
California
e
perse
clamorosamente
.
Cercò
la
nomina
del
Partito
Repubblicano
per
battere
Johnson
,
e
gli
preferirono
Goldwater
.
Sicché
alla
fine
decise
di
recarsi
da
uno
psicanalista
e
sapere
che
cosa
vi
fosse
di
sbagliato
in
lui
(
il
che
richiese
moltissimo
tempo
)
e
Richard
Nixon
uscì
dalle
sue
mani
completamente
cambiato
.
Ciò
gli
permise
:
1
)
di
tornare
alla
professione
legale
e
fare
un
mucchio
di
soldi
in
Wall
Street
;
2
)
essere
scelto
come
candidato
alle
elezioni
del
prossimo
autunno
.
Episodio
,
quest
'
ultimo
,
che
La
Stampa
di
Torino
ha
giustamente
definito
la
resurrezione
più
grossa
dopo
quella
di
«
Lazzaro
»
.
Be
'
,
i
Lazzari
hanno
sempre
sedotto
.
Così
saltai
su
un
aereo
e
mi
recai
a
Santa
Barbara
,
in
California
,
dove
Nixon
stava
tenendo
la
campagna
elettorale
e
dove
ebbi
la
mia
prima
sorpresa
.
Sai
,
perché
?
Perché
era
sabato
e
il
sabato
,
come
la
domenica
,
il
signor
Nixon
non
si
fa
vedere
:
riposa
.
Il
suo
dottore
esige
così
.
Affinché
non
si
stanchi
.
Per
la
stessa
ragione
però
il
suo
dottore
esige
che
egli
riposi
altri
due
giorni
dopo
avere
lavorato
il
lunedì
il
martedì
il
mercoledì
,
il
signor
Nixon
riposa
il
giovedì
e
il
venerdì
:
insomma
se
ne
sta
senza
far
nulla
quattro
giorni
su
sette
e
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Accidenti
dirai
tu
,
mica
grullo
:
magari
lo
potessi
far
io
.
D
'
accordo
.
Ma
tu
,
scusa
,
non
vuoi
mica
avere
in
mano
il
destino
dell
'
America
e
in
certo
senso
del
mondo
.
E
se
il
signor
Nixon
riposa
quattro
giorni
su
sette
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Mi
sembra
un
po
'
strano
e
,
comunque
sia
,
egli
continuò
a
riposarsi
non
fino
a
domenica
sera
ma
fino
alle
sei
di
lunedì
pomeriggio
,
ora
in
cui
giunse
alla
base
militare
aerea
di
El
Toro
per
darmi
una
seconda
sorpresa
:
la
sua
paura
di
essere
ucciso
.
D
'
accordo
anche
su
questo
:
mi
rendo
bene
conto
che
quanto
a
fucilate
,
revolverate
,
eccetera
,
i
leader
americani
sono
più
sicuri
in
Vietnam
che
negli
Stati
Uniti
.
Però
tutti
quelli
che
hanno
ammazzato
negli
ultimi
anni
e
negli
ultimi
mesi
,
John
Kennedy
,
Bob
Kennedy
,
Malcom
X
,
Martin
Luther
King
,
appartenevano
all
'
altra
parte
della
barricata
.
Onestamente
non
vedo
i
motivi
di
tanta
paura
.
E
poi
si
torna
al
discorso
di
prima
:
se
fa
'
così
ora
,
che
diavolo
farà
da
presidente
?
Farà
assaggiare
il
cibo
a
un
cane
tutte
le
volte
che
mangia
?
Terrà
una
guardia
del
corpo
nel
letto
?
Io
quando
mi
trovai
sotto
gli
occhi
quelle
decine
e
decine
di
agenti
del
servizio
segreto
,
rimasi
di
sasso
.
Li
riconoscevi
bene
dal
bottone
giallo
,
verde
e
nero
che
portavano
alla
giacchetta
,
particolare
che
li
rendeva
nient
'
affatto
segreti
,
e
con
quei
bottoni
stavano
dappertutto
:
perfino
nel
gabinetto
delle
signore
(
lo
so
perché
ci
andai
e
ne
trovai
uno
che
volle
vedere
i
miei
documenti
)
,
perfino
sui
due
elicotteri
che
volavano
bassi
sulla
base
di
El
Toro
cercando
(
suppongo
)
artiglieria
pesante
nascosta
dai
vietcong
.
Poi
l
'
aereo
di
Nixon
atterrò
,
Nixon
ne
scese
,
essi
formarono
come
quella
nuvola
intorno
a
lui
,
e
attraverso
quella
nuvola
vidi
,
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
,
il
quasi
-
certo
futuro
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Fammi
subito
dire
che
le
fotografie
e
la
televisione
lo
aiutano
molto
:
visto
da
vicino
non
dice
nulla
di
buono
.
Tanto
per
cominciare
,
ha
quella
faccia
tutta
spostata
a
destra
come
se
gli
avessero
sbattuto
sopra
un
'
usciata
:
e
ciò
ti
dà
un
certo
malessere
.
Poi
assomiglia
a
un
commissario
sovietico
:
e
ciò
ti
mette
addosso
l
'
agitazione
.
Sul
serio
:
c
'
è
qualcosa
in
comune
tra
lui
e
i
capi
russi
cui
è
sempre
piaciuto
,
del
resto
.
La
sua
ineleganza
,
ecco
,
la
sua
camminata
pesante
,
la
sua
gelida
consapevolezza
di
poter
fare
di
te
ciò
che
vuole
:
democrazia
o
no
.
Ti
sorride
ad
esempio
e
nello
stesso
momento
in
cui
ti
sorride
capisci
che
non
gli
importa
un
bel
nulla
di
sapere
cosa
vuoi
e
cosa
pensi
perché
in
cuor
suo
ha
già
deciso
cosa
devi
volere
e
pensare
,
cosa
ti
darà
in
conseguenza
.
Guarda
mi
venne
addosso
un
nervoso
che
mi
girai
subito
verso
sua
moglie
,
a
proposito
della
quale
non
saprei
cosa
dire
.
Fuorché
questo
anche
a
lei
le
fotografie
giovano
molto
.
In
quelle
sembra
chissà
che
,
in
persona
non
sa
proprio
di
nulla
e
l
'
unica
cosa
che
ti
colpisce
in
lei
è
l
'
orchidea
che
porta
sulla
spalla
sinistra
:
un
'
orchidea
grossa
come
un
cavolfiore
.
Qualcuno
deve
averle
detto
che
l
'
orchidea
fa
la
signora
e
lei
non
vi
rinuncia
:
del
resto
in
America
piace
così
.
Le
donne
dicevano
:
«
Isn
'
t
she
an
elegant
lady
?
Non
è
una
dama
elegante
?
»
.
C
'
erano
molte
donne
ad
attenderli
,
per
lo
più
mogli
degli
ufficiali
di
El
Toro
.
S
'
eran
portate
dietro
i
bambini
e
,
come
si
usava
da
noi
trenta
o
quarant
'
anni
fa
,
non
farmi
dire
per
chi
,
li
porgevano
a
Nixon
:
perché
li
baciasse
.
Ne
baciò
tanti
.
Poi
,
quando
n
'
ebbe
baciati
abbastanza
,
salì
su
un
'
auto
blindata
e
partì
:
per
recarsi
a
scambiare
le
idee
col
suo
amico
Bebe
Rebozo
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Bebe
,
che
gli
americani
pronunciano
Bibi
,
è
un
banchiere
cubano
i
cui
interessi
nell
'
America
Latina
sono
forti
quanto
la
sua
influenza
in
Wall
Street
.
Forse
per
questo
non
molla
mai
Nixon
e
Nixon
non
molla
mai
lui
:
dove
vedi
l
'
uno
c
'
è
l
'
altro
.
L
'
opinione
di
tutti
è
che
se
Nixon
andrà
alla
Casa
Bianca
,
Bebe
detto
Bibi
diverrà
per
lui
ciò
che
Ted
Sorensen
e
Arthur
Schlesinger
erano
per
John
Kennedy
.
L
'
ho
conosciuto
,
sai
,
e
me
l
'
hanno
presentato
.
Ha
due
occhi
spietati
.
I
giornalisti
che
lo
conoscono
bene
sostengono
che
infatti
è
crudele
.
Se
un
giornalista
scrive
male
di
Nixon
,
Bebe
detto
Bibi
corre
a
dargli
la
mano
e
gliela
stringe
così
:
con
la
sinistra
gli
cerca
i
nervi
del
polso
e
glieli
schiaccia
,
con
la
destra
gli
afferra
le
dita
e
gliele
piega
all
'
indietro
:
finché
il
disgraziato
urla
di
dolore
.
Io
non
ci
credo
,
intendiamoci
:
ma
sembra
che
una
volta
lo
abbia
fatto
anche
a
Nixon
,
per
punirlo
di
uno
sbaglio
che
Nixon
aveva
commesso
.
Ora
ti
racconto
lo
sbaglio
che
qui
è
arcinoto
.
Come
sai
,
Nixon
ha
due
figlie
:
Julie
e
Tricia
,
entrambe
in
età
da
marito.Julie
è
già
a
posto
,
graziaddio
,
perchè
fidanzata
sin
dalla
più
tenera
infanzia
con
un
nipote
di
Eisenhower
che
presto
sposerà
.
Tricia
invece
non
è
fidanzata
con
nessuno
,
il
che
è
una
preoccupazione
.
Un
giorno
Nixon
le
chiede
:
«
Ma
non
ce
l
'
hai
un
ragazzo
Tricia
?
»
.
E
Tricia
sospira
,
risponde
che
ce
l
'
aveva
ma
l
'
ha
lasciata
.
«
Per
chi
?
»
.
Per
nessuna
,
risponde
Tricia
,
per
andarsene
volontario
in
Vietnam
.
Passa
un
po
'
di
tempo
e
Nixon
le
chiede
:
«
Tricia
,
che
ne
è
di
quel
ragazzo
in
Vietnam
?
»
Tricia
sospira
e
risponde
ma
pensa
papà
,
sembra
che
vi
sia
morto
.
Esclamazioni
di
sorpresa
,
di
dolore
,
e
poi
proprio
in
quei
giorni
la
rivista
Mc
Calls
chiede
a
Nixon
un
articolo
su
«
I
nostri
ragazzi
in
Vietnam
»
.
Nixon
accetta
e
cosa
ti
mette
insieme
?
Proprio
la
storia
del
ragazzo
di
Tricia
.
La
scrive
anche
benino
,
con
la
retorica
giusta
.
Questo
ragazzo
che
parte
per
il
Vietnam
,
mentre
Tricia
piange
.
Questo
ragazzo
che
alla
fine
muore
,
mentre
Tricia
piange
.
Piangono
anche
alcune
decine
di
milioni
di
americani
leggendola
:
avresti
pianto
anche
tu
,
direttore
,
perché
era
commovente
davvero
.
E
tale
resta
fino
al
giorno
in
cui
,
chi
l
'
avrebbe
detto
,
Mc
Calls
riceve
una
letterina
di
questo
ragazzo
:
con
l
'
ingiunzione
che
sia
pubblicata
.
Il
signor
Nixon
,
dice
il
ragazzo
,
deve
aver
preso
un
abbaglio
.
O
deve
essere
stato
male
informato
da
Tricia
.
Perché
non
solo
lui
è
vivo
:
in
Vietnam
non
ci
è
mai
andato
o
non
ci
andrebbe
nemmeno
se
ce
lo
mandassero
a
calci
.
Tricia
smise
di
vederla
,
è
ben
vero
:
ma
perché
gli
piaceva
di
più
un
'
altra
che
ora
ha
sposato
e
con
la
quale
è
felice
.
Il
signor
Nixon
farebbe
meglio
a
controllare
le
cose
prima
di
fare
certe
figure
e
,
se
continua
a
far
certe
figure
,
cosa
c
'
è
di
nuovo
nel
nuovo
Nixon
?
Dopo
il
colloquio
con
Bebe
-
Bibi
Rebozo
,
ritrovai
Nixon
a
Yorba
Linda
:
il
sobborgo
di
Los
Angeles
dove
Nixon
nacque
cinquantasei
anni
fa
e
dove
Nixon
giunse
con
un
corteo
di
poliziotti
che
sarebbe
bastato
a
Johnson
.
Un
mucchio
di
gente
era
lì
ad
attenderlo
,
in
massima
parte
massaie
coi
bigodini
in
testa
e
i
pargoli
in
braccio
.
C
'
erano
anche
alcuni
ragazzi
come
il
ragazzo
di
Tricia
,
però
alzavan
cartelli
con
la
fotografia
di
Eugene
Mc
Carthy
.
Uno
agitava
un
foglio
sul
quale
era
scritto
:
«
Nixon
?
Humphrey
?
Wallace
?
Sono
contento
di
non
avere
ventun
anni
»
.
Con
ciò
alludendo
al
fatto
che
non
poteva
votare
perché
in
America
non
si
vota
fino
a
ventun
anni
.
Perbacco
,
vorrei
proprio
sapere
se
Nixon
lo
vide
quel
foglio
.
Ma
forse
non
lo
vide
:
era
troppo
occupato
a
parlare
dei
giorni
in
cui
abitava
a
Yorba
Linda
e
sognava
orizzonti
più
vasti
,
o
dei
giorni
in
cui
sua
moglie
era
maestra
di
scuola
a
Yorba
Linda
e
vinse
un
maiale
in
premio
.
O
forse
vinse
un
premio
per
un
maiale
.
Che
aveva
allevato
.
Non
capii
,
non
ricordo
,
le
ultime
parole
si
persero
tra
gli
urli
della
folla
che
i
poliziotti
e
gli
agenti
del
servizio
segreto
spingevano
per
preparare
un
passaggio
a
Nixon
,
che
doveva
visitare
la
casa
in
cui
nacque
.
La
casa
era
di
legno
,
modesta
.
Dinanzi
c
'
era
una
lapide
su
cui
avevan
scolpito
:
«
Casa
Natale
Di
Richard
Nixon
Che
Grazie
Alla
Devozione
Per
Il
Suo
Paese
Salì
Alla
Vicepresidenza
Degli
Stati
Uniti
.
1952-1960»
.
Sai
quelle
lapidi
che
noi
dedichiamo
ai
padri
della
patria
e
agli
eroi
:
però
dopo
che
sono
morti
da
tempo
.
Io
la
guardavo
,
perplessa
,
e
la
domanda
del
ragazzo
di
Tricia
mi
pungeva
il
cervello
:
ostinata
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Nemmeno
i
palloncini
gli
fecero
festa
La
risposta
venne
ore
dopo
,
al
comizio
che
Nixon
tenne
all
'
auditorium
di
Disneyland
per
diecimila
persone
:
tutte
bianche
.
Infatti
non
ho
mai
visto
un
negro
in
questa
campagna
repubblicana
e
in
particolare
con
Nixon
.
Sembra
che
i
negri
non
lo
amino
affatto
e
che
il
sentimento
sia
ricambiato
da
Nixon
il
quale
non
li
assume
neanche
come
autisti
o
sguatteri
.
Tale
particolare
ad
ogni
modo
esula
da
ciò
che
voglio
dirti
,
e
ciò
che
voglio
dirti
è
che
un
comizio
di
Nixon
merita
d
'
essere
visto
.
Non
solo
perché
le
ideologie
non
vi
sono
mai
discusse
:
gli
americani
come
Nixon
sono
tipi
pratici
e
non
si
perdono
mai
nei
meandri
della
dialettica
e
della
filosofia
che
del
resto
ignorano
.
Ma
soprattutto
perché
lo
spettacolo
assomiglia
a
un
carnevale
.
Le
bandiere
americane
erano
rette
da
strane
bambine
con
strani
vestiti
e
strani
cappelli
,
le
Nixonette
,
e
sui
cappelli
era
scritto
«
Io
voglio
bene
a
Nixon
»
.
L
'
esecuzione
delle
musiche
era
affidata
a
strani
giovanotti
vestiti
con
strane
uniformi
che
ricordavano
molto
i
costumi
dell
'
operetta
La
vedova
allegra
:
sai
quelli
con
gli
alamari
d
'
oro
e
le
piume
.
Del
resto
anche
i
motivi
che
suonavano
erano
più
o
meno
i
motivi
di
La
vedova
allegra
.
Ovunque
pendevan
cartelli
di
questo
tenore
:
«
Dai
,
Dick
dai
!
»
.
«
Forza
,
Dick
corri
!
»
.
«
Io
amo
Dick
.
Snoopy
ama
Dick
»
(
Snoopy
è
un
personaggio
di
Charlie
Brown
)
.
«
Pat
come
prima
signora
»
.
L
'
intera
faccenda
era
abbastanza
buffa
,
eppure
ti
metteva
addosso
una
tale
tristezza
.
Forse
perché
almeno
tre
quarti
della
folla
era
composta
da
persone
anziane
.
Non
ho
mai
visto
tante
persone
anziane
come
a
quel
comizio
di
Nixon
.
Avresti
detto
a
osservarlo
che
la
popolazione
tra
i
vent
'
anni
e
i
quaranta
era
scomparsa
da
Disneyland
.
Giacché
avevo
ragione
io
,
direttore
,
quando
dicevo
che
ascoltare
Nixon
è
come
tornare
indietro
di
almeno
quindici
anni
,
cioè
ai
tempi
di
Eisenhower
,
della
Guerra
Fredda
,
della
Grande
Paura
.
Avevo
ragione
io
a
dire
che
accettarlo
significa
non
rendersi
conto
di
quel
che
è
successo
in
questi
quindici
anni
.
Perbacco
!
In
ogni
parte
del
mondo
nascono
fermenti
nuovi
,
i
vecchi
valori
vengono
riesaminati
,
perfino
il
modo
di
discutere
è
cambiato
,
si
inneggia
ai
cecoslovacchi
,
i
Beatles
vengono
onorati
dalle
regine
.
Ma
in
quel
comizio
non
te
ne
ricordavi
:
congelato
dentro
un
passato
decrepito
,
sentivi
gli
occhi
riempirsi
di
lacrime
.
Meno
male
che
i
palloncini
provocarono
qualche
risata
.
I
palloncini
sai
,
fanno
parte
del
cerimoniale
nixoniano
.
Secondo
quel
cerimoniale
erano
stati
chiusi
dentro
grandi
reti
sospese
al
soffitto
e
le
reti
dovevano
aprirsi
all
'
arrivo
di
Nixon
affinché
i
palloncini
cadessero
giù
in
una
pioggia
colorata
e
leggera
:
a
simboleggiare
la
gioia
.
Ma
quando
Nixon
arrivò
la
reti
non
si
aprirono
per
niente
.
Tecnici
e
volontari
tiravano
le
funi
,
scuotevano
le
reti
,
lanciavano
ordini
colmi
di
imbarazzo
,
di
rabbia
.
Nixon
puntava
il
dito
al
soffitto
per
darsi
un
contegno
,
la
signora
Nixon
si
torceva
le
mani
per
superare
l
'
angoscia
:
ma
tutto
ciò
che
accadeva
era
la
liberazione
di
un
palloncino
che
ogni
tanto
scendeva
giù
come
un
orfano
.
E
la
faccenda
durò
fino
al
momento
in
cui
Nixon
mormorò
:
«
To
hell
with
them
»
,
all
'
inferno
,
poi
pronunciò
quel
discorso
che
è
sempre
lo
stesso
discorso
ovunque
vada
e
a
chiunque
parli
.
Ma
riguarda
anche
noi
.
Molto
da
vicino
.
«
La
guerra
nel
Vietnam
la
risolvo
a
modo
mio
»
Disse
anzitutto
ordine
e
legge
:
due
parole
bellissime
quando
non
suonino
come
una
sacra
minaccia
.
Perché
,
accidenti
,
la
legge
è
sacra
e
l
'
ordine
è
una
necessità
:
ma
che
razza
di
legge
è
una
legge
che
ti
nega
il
diritto
di
cambiare
la
legge
,
che
razza
di
ordine
è
un
ordine
che
ti
nega
la
libertà
di
protestare
?
La
voce
dell
'
America
,
questa
America
che
ormai
invade
le
nostre
vite
,
ci
piaccia
o
no
,
non
è
forse
nata
da
quel
diritto
e
da
quella
libertà
?
E
poi
disse
basta
con
le
critiche
agli
Stati
Uniti
,
bisogna
restaurare
nel
mondo
il
rispetto
per
gli
Stati
Uniti
,
la
guida
degli
Stati
Uniti
.
E
poi
disse
basta
,
con
queste
chiacchiere
sul
Vietnam
,
se
le
trattative
di
Parigi
sono
a
un
punto
morto
,
quando
lui
viene
letto
lui
dice
ad
Hanoi
mi
avete
stufato
,
la
guerra
la
risolvo
da
me
a
modo
mio
cioè
con
la
forza
.
A
questo
punto
sentii
un
brivido
nella
schiena
.
Stavo
per
abbandonarmi
ad
atroci
pensieri
,
quando
il
signor
Nixon
si
mise
a
parlare
di
noi
.
E
disse
che
gli
americani
erano
stufi
,
sì
stufi
,
di
morire
per
gli
europei
,
spendere
i
soldi
per
gli
europei
,
lavorare
per
gli
europei
,
fare
l
'
elemosina
agli
europei
.
E
i
diecimila
si
alzarono
in
piedi
,
applaudendo
,
inneggiando
,
bravo
Dick
,
giusto
Dick
,
e
allora
neanche
quello
che
mi
era
sembrato
buffo
,
come
le
nixonette
,
i
suonatori
,
i
palloncini
,
mi
parve
più
buffo
.
Mi
parve
anzi
tragico
,
mi
parve
senza
speranza
,
e
abbandonai
quel
comizio
,
e
lasciai
la
campagna
elettorale
di
Nixon
.
Lo
rividi
a
uno
di
quei
pranzi
che
il
Partito
repubblicano
organizza
per
raccogliere
fondi
destinati
a
far
eleggere
Nixon
.
Il
pranzo
si
svolgeva
a
New
York
,
all
'
hotel
Americana
.
Il
prezzo
per
ogni
coperto
era
di
mille
dollari
:
oltre
seicentoventimila
lire
italiane
.
Mi
recai
a
dare
uno
sguardo
e
devo
ammettere
che
a
condurmi
lì
fu
principalmente
la
curiosità
di
sapere
cosa
si
mangia
con
seicentoventimila
lire
a
testa
.
Uova
d
'
oro
?
Insalata
di
rubini
e
smeraldi
?
L
'
aria
profumava
di
soldi
,
di
sogni
grinzosi
,
e
il
salone
era
pieno
dei
soliti
vecchi
.
Mi
avvicinai
a
un
tavolo
,
agguantai
un
menu
,
e
diceva
:
antipasto
di
granchio
,
filetto
con
broccoli
,
mousse
di
albicocca
.
Nient
'
altro
e
ti
giuro
,
sentii
fame
per
loro
:
poveri
nixoniani
.
E
sentii
fame
per
molte
altre
cose
,
ad
esempio
per
l
'
America
che
abbiamo
amato
tanto
e
vorremmo
ancora
amare
.
E
ora
,
direttore
,
ti
saluto
.
Sono
stata
superficiale
?
Forse
,
senz
'
altro
.
Ma
il
soggetto
non
meritava
di
più
.
Le
inchieste
Gallup
danno
la
vittoria
di
Nixon
per
certa
,
e
la
signora
Nixon
annuncia
che
alla
Casa
Bianca
le
piacerebbe
mettere
ovunque
i
tappeti
da
parete
a
parete
«
perché
lei
nella
vita
è
sempre
stata
per
i
tappeti
da
parete
a
parete
»
.
Gliene
mandiamo
uno
in
regalo
?
Giusto
per
dimostrarle
che
non
siamo
i
miserabili
che
a
suo
marito
dice
.
Affezionatamente
tua
.