StampaPeriodica ,
Il
disegno
di
Mussolini
che
si
può
intitolare
con
le
parole
di
chiusa
del
discorso
del
Campidoglio
(
"
aprici
le
porte
dell
'
avvenire
"
)
è
un
disegno
antico
,
che
molti
tentarono
senza
la
felicità
della
fortuna
,
travolti
dalla
timidezza
o
dall
'
errore
d
'
incomprensione
del
popolo
governato
.
Mussolini
fin
da
principio
non
fu
un
timido
,
ed
ebbe
la
ventura
di
capire
il
popolo
,
di
immedesimarsi
nel
suo
spirito
,
di
cercarne
le
virtù
di
forza
e
il
bisogno
di
prepotenza
,
e
di
farle
fiorire
per
via
di
reazioni
,
a
gradi
,
con
le
cure
puntuali
e
severe
,
fino
a
suscitare
nel
popolo
la
passione
d
'
una
guerra
da
combattersi
all
'
Equatore
.
Domenica
a
questo
popolo
ormai
suo
,
il
Capo
ha
annunciato
che
egli
ed
esso
devono
tenersi
pronti
per
l
'
eventualità
di
un
'
altra
guerra
:
forse
,
nessuna
Nazione
al
mondo
apprenderebbe
una
comunicazione
simile
con
un
'
eguale
fermezza
.
Il
senso
dell
'
unità
e
insieme
la
fiducia
che
proviene
dalla
concordia
,
dànno
all
'
Italia
una
posizione
che
accresce
lo
stupore
nel
mondo
per
la
singolarità
delle
imprese
.
Imprese
nuove
che
coinvolgono
i
rapporti
esteriori
e
la
vita
interna
,
dando
agli
uni
e
agli
altri
una
relazione
di
euritmia
nell
'
azione
:
il
buon
governo
che
provvede
ordinatamente
la
difesa
ai
confini
,
e
al
tempo
medesimo
la
riforma
interna
necessaria
alla
difesa
,
nel
giro
metodico
di
una
tattica
ispirata
all
'
esigenza
del
quadro
prestabilito
.
Ecco
il
piano
regolatore
dell
'
economia
,
che
arriva
dopo
quindici
anni
di
preparazione
e
di
organamento
d
'
ogni
minuscolo
o
grandissimo
interesse
,
dopo
giri
di
vite
,
atti
di
longanimità
,
interpretazione
umana
della
vita
.
Mussolini
governa
da
realista
,
senza
sentimentalità
,
con
la
durezza
occorrente
a
cancellare
ogni
traccia
di
timidezza
:
ma
governa
nello
splendido
stato
di
grazia
d
'
una
umanissima
umanità
.
Per
chi
,
come
noi
,
nella
lontana
vigilia
del
23
marzo
1919
udí
la
premessa
del
discorso
di
domenica
(
eravamo
in
pochi
,
nello
Stabilimento
di
Dalmine
,
sotto
la
ciminiera
che
serviva
da
pennone
a
una
bandiera
tricolore
)
,
la
parola
ultima
riconferma
la
certezza
di
allora
,
e
giunge
come
rimprovero
all
'
errore
di
avere
penato
talvolta
che
avremmo
potuto
arrivare
prima
agli
odierni
sviluppi
della
Rivoluzione
.
Da
qualche
anno
i
versetti
sono
"
verso
il
popolo
,
"
e
"
più
alta
giustizia
sociale
"
:
l
'
Italia
di
Mussolini
è
nella
fase
della
sua
emergente
riforma
,
impegnata
nella
più
bella
competizione
della
sua
storia
:
è
la
nascita
del
capolavoro
:
scuotere
un
popolo
per
sbalzarlo
nella
sua
più
avventurosa
giornata
.
StampaPeriodica ,
Le
guerre
si
fanno
,
non
si
discutono
.
Noi
siamo
in
guerra
,
siamo
di
fronte
al
fatto
più
serio
che
accada
nella
vita
di
un
paese
,
al
fatto
più
glorioso
,
e
non
ce
ne
rammarichiamo
.
Ma
appunto
perché
la
guerra
va
oltre
la
volontà
di
ciascuno
,
noi
vogliamo
esprimere
le
nostre
preoccupazioni
e
le
nostre
illusioni
.
La
guerra
ha
una
sua
tecnica
,
perciò
ha
un
suo
linguaggio
,
un
suo
ordine
e
perciò
una
sua
morale
:
è
epica
senza
l
'
aiuto
dei
potenti
e
il
concorso
degli
artisti
.
La
guerra
basta
a
sé
,
non
chiede
che
il
valore
delle
armi
.
I
soldati
combattono
,
gli
ufficiali
comandano
,
gli
operai
lavorano
;
la
guerra
vive
della
guerra
.
Ogni
rettorica
deve
essere
spenta
:
non
si
può
combattere
coi
carri
armati
e
servirsi
nello
stesso
tempo
delle
auliche
parole
dei
poeti
del
1900;
bisogna
lasciare
agli
italiani
del
1935
il
diritto
di
combattere
una
guerra
coloniale
senza
loriche
e
senza
belle
prede
.
La
nuova
guerra
d
'
Africa
deve
essere
una
guerra
senza
aggettivi
,
senza
bardi
,
senza
coloristi
.
Una
guerra
che
non
bisogna
lasciar
invecchiare
prima
del
tempo
dalle
parole
stanche
che
da
cinquant
'
anni
ripetiamo
.
La
gioventù
,
non
chiede
altro
...
StampaPeriodica ,
"
A
guardia
degl
'
ingressi
stava
una
squadra
di
giovani
camicie
nere
,
le
quali
portavano
i
loro
fucili
con
un
'
aria
sognante
,
simili
a
guerrieri
del
Perugino
"
.
Questa
similitudine
che
si
trova
nel
resoconto
d
'
una
cerimonia
fascista
in
uno
dei
più
gravi
giornali
della
Gran
Bretagna
,
a
quale
cronista
italiano
sarebbe
mai
venuta
sulla
penna
?
In
un
giornalista
britannico
codeste
tenerezze
da
esteta
voglion
dire
ch
'
è
toccato
fino
ai
precordi
;
e
possono
darci
una
buona
misura
di
quanto
quella
nazione
sia
affascinata
dall
'
Italia
presente
...
Adesso
sta
ritrovando
l
'
Italia
adorata
di
una
volta
;
e
quel
che
succede
tra
gl
'
inglesi
nei
riguardi
di
Mussolini
non
era
più
accaduto
dai
tempi
di
Garibaldi
.
Si
può
parlare
,
senza
esagerazione
,
d
'
italomania
.
Questo
fatto
mi
conduce
naturalmente
a
un
lato
del
fascismo
che
deve
render
pensosi
quei
liberali
,
e
ce
n
'
è
più
d
'
uno
,
che
amano
speculare
con
qualche
sottilità
sulle
azioni
e
reazioni
più
delicate
degli
eventi
politici
.
Era
notata
universalmente
durante
la
guerra
la
mancanza
di
quell
'
aura
,
di
quel
bagliore
romantico
che
sono
inseparabili
dal
concetto
stesso
del
Risorgimento
.
Si
diceva
che
il
clima
dell
'
Italia
attuale
non
li
comportava
più
,
allorché
la
marcia
su
Ronchi
li
riaccese
di
colpo
;
e
ognuno
poté
verificare
che
forza
esplodente
potesse
ancora
diventare
,
all
'
occorrenza
,
il
sentimento
nella
politica
del
nostro
paese
.
Come
quegli
spiriti
siano
passati
poi
nel
fascismo
,
abbiano
condotto
alla
marcia
su
Roma
,
quale
inesplicabile
e
profonda
giustificazione
derivi
da
essi
a
un
regime
che
a
volte
sembra
pur
battere
vie
tanto
lontane
da
quelle
del
Risorgimento
,
son
questioni
che
varrebbe
il
conto
d
'
esaminare
un
poco
più
a
fondo
di
quel
che
sia
stato
fatto
finora
.
Che
sentimento
credete
voi
che
facesse
andar
gloriosi
quei
giovanotti
,
sotto
agli
occhi
ammirati
di
fidanzate
e
di
spose
,
delle
loro
camicie
nere
?
...
Qui
,
fuori
dalla
logica
,
se
Dio
vuole
,
e
da
ogni
fredda
ragion
politica
,
sta
uno
dei
punti
capitali
per
chi
voglia
capir
qualcosa
degli
avvenimenti
di
questi
ultimi
anni
.
Il
non
averlo
inteso
fu
una
delle
più
certe
ragioni
della
rovina
dei
nostri
socialisti
e
comunisti
,
pedantescamente
fissati
nell
'
idea
d
'
una
rivoluzione
da
professori
,
da
contabili
,
da
speziali
:
come
a
dire
un
cataclisma
a
colpo
sicuro
.
Per
converso
,
se
il
fascismo
fu
effetto
di
molte
cause
positive
,
la
veemenza
e
la
vastità
della
sua
fortuna
van
ricondotte
proprio
a
quegli
elementi
irrazionali
,
a
quel
fuoco
romantico
,
a
quel
colore
...
StampaPeriodica ,
I
russi
si
sono
impadroniti
di
un
nuovo
mezzo
per
penetrare
nel
gusto
europeo
.
Dopo
i
grandi
fasti
del
romanzo
e
del
balletto
,
ora
tocca
il
turno
al
cinematografo
.
Al
pubblico
italiano
non
accade
di
vedere
films
russi
:
credo
questo
dipenda
più
che
da
ragioni
politiche
,
da
ragioni
commerciali
,
avendo
l
'
Urss
vietato
l
'
importazione
di
films
italiani
.
Difatti
molti
films
russi
non
hanno
uno
spiccato
contenuto
politico
,
tutt
'
al
più
di
satira
alla
morale
e
al
gusto
borghese
.
Ma
questa
rottura
di
rapporti
di
scambio
è
utile
e
necessaria
soprattutto
per
la
nostra
indipendenza
estetica
e
spirituale
.
Tuttavia
i
migliori
films
russi
si
danno
privatamente
a
Roma
e
adesso
anche
a
Venezia
ogni
due
anni
,
cosicché
i
registi
italiani
hanno
tutto
il
modo
di
vederli
e
di
saccheggiarli
a
piene
mani
per
trasfondere
all
'
insaputa
del
grosso
pubblico
tantissime
trovate
dei
registi
russi
.
Citerò
un
esempio
di
saccheggio
:
nel
film
italiano
L
'
armata
azzurra
ad
un
certo
momento
il
rombo
dell
'
aeroplano
sull
'
alto
dei
monti
si
dilata
e
si
trasforma
nella
musica
di
"
Giovinezza
,
"
questo
fu
preso
con
le
radici
dal
film
russo
Il
cammino
della
vita
,
dove
lo
sbuffare
della
macchina
sulla
ferrovia
inaugurata
dai
Ragazzi
della
strada
si
tramuta
nel
loro
inno
.
Prima
ancora
di
parlare
di
tutto
questo
avrei
dovuto
fare
una
premessa
di
ordine
politico
:
l
'
Urss
è
virtualmente
sul
confine
orientale
d
Italia
;
basta
pensare
Trieste
e
noi
incontreremo
la
stessa
gente
che
vive
sulle
sponde
del
Volga
,
dell
'
Ob
,
dell
'
Jenissei
.
Già
in
Jugoslavia
si
sta
attuando
una
riforma
agraria
a
base
essenzialmente
comunista
.
Il
giorno
che
questi
slavi
del
sud
arriveranno
a
più
profonde
e
definitive
realizzazioni
comuniste
,
ecco
che
l
'
Unione
delle
Repubbliche
Socialiste
e
Sovietiche
incamererà
anche
queste
terre
intiepidite
dall
'
Adriatico
,
accampandosi
di
fatto
sul
nostro
confine
orientale
.
Il
popolo
russo
ha
cercato
ancora
di
annebbiare
le
menti
europee
col
profumo
dell
'
arte
,
per
poi
avanzare
sul
terreno
del
pensiero
e
su
quello
sociale
e
politico
.
La
Russia
seppe
un
tempo
diventare
di
moda
in
Europa
col
balletto
e
col
romanzo
,
poi
le
carte
vennero
cambiate
in
tavola
e
ci
siamo
trovati
in
casa
innumerevoli
ragazzacci
anarchici
e
inconcludenti
pronti
a
tappezzare
tragicamente
di
rosso
le
nostre
tranquille
e
beate
città
.
Quella
del
popolo
russo
fu
indubbiamente
una
rivincita
:
troppo
esso
aveva
subito
dal
sei
al
settecento
l
'
invasione
spirituale
italiana
,
francese
e
tedesca
:
ne
fanno
fede
i
disperati
appelli
di
Dostojewski
alla
pura
coscienza
russa
.
A
questi
appelli
noi
dobbiamo
contrapporre
i
nostri
alla
pura
coscienza
italiana
.
Ammireremo
i
grandi
capolavori
russi
,
ai
quali
ci
avvicineremo
per
nostra
iniziativa
,
ma
diffideremo
quando
questi
ci
verranno
presentati
per
iniziativa
del
popolo
russo
:
egli
ha
già
tentato
di
cambiare
le
carte
in
tavola
.
Oggi
col
cinematografo
il
popolo
russo
medita
di
poter
riprendere
il
contatto
spirituale
con
l
'
Europa
.
Me
ne
sono
accorto
da
alcuni
accenni
durante
la
rappresentazione
dei
films
russi
a
Venezia
.
Alla
prima
rappresentazione
un
certo
giovane
russo
,
che
spiegava
i
temi
dei
lavori
prima
dell
'
inizio
,
era
timidissimo
e
arrendevole
.
Illustrando
Ivan
,
il
film
di
Dowgenco
,
disse
:
"
Ivan
è
un
semplice
contadino
che
,
andato
a
lavorare
nella
nuova
città
industriale
di
Nievosproi
,
a
poco
a
poco
la
sua
mente
si
entusiasma
alle
macchine
e
da
operaio
diviene
un
bravo
ingegnere
.
"
Disse
questo
e
sorrise
,
come
di
fronte
a
noi
egli
sentisse
tutto
il
ridicolo
della
favola
inventata
per
pura
propaganda
della
nuova
epoca
russa
.
Ma
il
giorno
seguente
,
visto
che
la
produzione
del
suo
paese
era
stata
forsennatamente
applaudita
dai
soliti
Italiani
che
se
ne
infischiano
di
esserlo
,
apparve
più
coraggioso
,
esibendo
una
cravatta
rossa
di
quello
stesso
tono
delle
bandiere
che
sventolano
sul
Kremlino
.
E
alla
sera
al
Grand
Hòtel
Excelsior
,
non
facendo
più
la
bocca
storta
al
contatto
con
la
folla
borghese
(
come
gli
operai
di
Mosca
quando
si
imbattevano
con
l
'
automobile
di
un
mio
amico
che
portava
sua
moglie
e
me
vestiti
borghesemente
,
anzi
vestiti
ambiguamente
e
caffonescamente
di
nero
)
,
i
registi
russi
seppero
sfruttare
i
battimani
di
cortesia
per
imporsi
ai
piedi
dello
schermo
come
celesti
apparizioni
illuminate
dal
riflettore
.
Fu
questo
il
caso
del
regista
russo
Schafran
,
autore
noiosissimo
del
film
documentario
sul
dramma
del
Celiuskin
.
Film
che
ha
rivelato
come
questo
popolo
,
che
non
ha
più
religione
,
cerchi
di
misticizzare
ogni
avventura
coraggiosa
:
qui
il
regista
,
ad
una
maniera
religiosa
del
tutto
bizantina
,
insiste
e
ripete
innumerevoli
motivi
come
se
il
Celiuskin
fosse
assolutamente
qualcosa
di
soprannaturale
,
degno
di
essere
invocato
con
le
più
minute
litanie
:
per
esempio
la
prua
della
nave
che
rompe
i
ghiacci
è
un
motivo
non
dico
dominante
ma
petulante
.
E
il
film
ha
finito
coll
'
annoiare
anche
i
soliti
Italiani
che
se
ne
infischiano
di
esserlo
.
Conosco
sufficientemente
la
nuova
letteratura
bolscevica
e
ne
ho
dato
dei
saggi
sulle
riviste
Il
Convegno
e
L
'
Italiano
,
conosco
anche
la
nuova
Russia
per
averla
attraversata
dalla
Siberia
,
e
nella
prefazione
al
numero
speciale
dell
'
Italiano
segnalavo
come
la
tendenza
narrativa
dei
nuovi
scrittori
sia
di
un
ottimo
naturalismo
guastato
da
un
ossessionante
retoricismo
;
per
giunta
il
naturalismo
a
volte
viene
così
acutizzato
da
diventare
documentazione
.
Lo
stesso
avviene
per
il
cinema
.
E
la
stessa
impressione
che
si
ha
visitando
la
nuova
Russia
,
si
prova
assistendo
ad
uno
spettacolo
di
films
russi
.
Arrivando
a
Mosca
subito
si
prova
un
vivo
entusiasmo
e
sorpresa
per
il
nuovissimo
stato
di
cose
,
ma
poi
a
poco
a
poco
si
scopre
il
lato
,
che
bisogna
chiamare
retorico
,
della
vita
e
tutto
diviene
nauseante
.
Tutta
la
vita
bolscevica
si
svolge
secondo
programmi
che
rendono
di
maniera
anche
i
più
genuini
entusiasmi
...
StampaPeriodica ,
La
Germania
d
'
oggi
va
sempre
più
prendendo
forza
a
causa
della
generale
debolezza
dell
'
Europa
;
e
accadrà
,
un
giorno
,
di
rivederla
come
già
la
vedemmo
nel
'14
.
L
'
Europa
,
dal
canto
suo
,
si
ostina
a
reputare
Hitler
un
uomo
men
che
mediocre
,
non
crede
utile
prenderlo
sul
serio
e
attende
con
ansia
i
disastri
ch
egli
recherà
,
senza
dubbio
,
alla
Germania
,
ma
il
maggiore
errore
che
si
possa
commettere
è
proprio
quello
di
credere
che
alla
Germania
,
per
reggersi
,
occorra
un
uomo
di
senno
,
un
politico
raffinato
;
i
tedeschi
agiscono
solo
se
sorretti
da
un
mito
;
non
cercano
né
il
bello
,
né
il
buono
,
né
il
giusto
,
ma
il
sublime
,
l
'
eroico
.
Quel
che
più
giova
loro
è
la
grande
facoltà
di
tradurre
la
mistica
in
tecnica
;
ora
Hitler
ha
dato
ai
tedeschi
una
mistica
.
Alla
Germania
non
occorrono
uomini
di
estrema
saggezza
politica
,
ma
piuttosto
grandi
stregoni
.
Stregone
fu
Guglielmo
Il
,
stregone
fu
Hindenburg
e
stregone
è
Hitler
.
Il
Fiihrer
è
nella
giusta
tradizione
tedesca
;
aggiorna
ai
tempi
lo
spirito
imperiale
degli
Hohenzollern
;
troverà
anche
un
Wagner
.
Hitler
non
è
un
grande
uomo
di
stato
,
è
solo
l
'
esponente
metafisico
della
Germania
metafisica
.
Forse
,
egli
non
dichiarerà
la
guerra
a
nessuno
,
finirà
con
l
'
accordarsi
con
tutti
i
suoi
vecchi
nemici
,
ma
tutto
ciò
sarà
fatto
nella
maniera
che
più
piace
ai
tedeschi
,
cioè
la
maniera
eroica
e
sublime
.
Se
l
'
eroismo
è
cantato
solo
alla
radio
non
importa
;
ciò
è
più
che
sufficiente
,
perché
ciò
è
voluto
da
tutti
i
tedeschi
...
StampaPeriodica ,
In
questo
quarto
volume
della
collezione
«
Cultura
contemporanea
»
,
diretta
dal
Lazzeri
,
col
titolo
La
Sfinge
senza
Edipo
di
Miguel
de
Unamuno
(
Corbaccio
,
Milano
,
pp
.
230
)
,
Piero
Pillepich
dà
fuori
,
da
lui
raccolti
e
tradotti
,
alcuni
dei
più
notevoli
saggi
dell
'
Unamuno
,
ai
quali
ha
fatto
precedere
una
chiara
prefazione
di
Adriano
Tilgher
.
Lo
scrittore
basco
è
assai
noto
da
noi
,
per
il
Commento
al
Don
Chisciotte
e
per
il
Sentimento
tragico
della
vita
,
che
restano
le
sue
opere
fondamentali
.
Minor
fortuna
ebbero
nel
nostro
Paese
le
traduzioni
di
qualche
sua
prosa
di
romanzo
e
di
teatro
.
Non
fu
cattiva
idea
questa
,
di
radunare
insieme
alcune
delle
pagine
più
vive
dei
volumi
:
Ensayos
,
Mi
religiòn
,
Soliloquios
y
conversaciones
.
Il
libro
è
vivo
e
non
risulta
troppo
frammentario
:
c
'
è
dappertutto
il
pathos
caratteristico
dell
'
ex
-
professore
di
Salamanca
,
il
suo
amore
per
le
cause
perdute
,
la
sua
invocazione
al
Dio
pascaliano
accessibile
al
cuore
e
non
alla
ragione
.
«
La
mia
religione
»
afferma
egli
«
è
cercarla
verità
nella
vita
e
la
vita
nella
verità
,
anche
sapendo
che
non
debba
incontrarle
mai
finché
viva
.
La
mia
religione
è
lottare
instancabilmente
contro
il
mistero
;
la
mia
religione
è
lottare
con
Dio
dall
'
alba
alla
notte
.
Non
mi
persuade
affatto
la
scappatoia
dell
'
inconoscibile
né
quell
'
altra
del
"
di
qui
non
si
passa
"
.
Respingo
l
'
eterno
"
ignorabimus
"
.
E
in
ogni
caso
voglio
inerpicarmi
su
per
le
balze
dell
'
inaccessibile
»
(
p
.
39
)
.
È
in
sostanza
la
continuazione
della
sua
vecchia
polemica
contro
la
raison
raisonnante
,
contro
quel
«
due
più
due
,
quattro
»
,
che
un
originale
filosofo
russo
,
Leon
Chestov
,
ha
dichiarato
altrettanto
vero
quanto
«
mostruoso
»
.
In
Chestov
c
'
è
probabilmente
altra
sofferenza
e
profondità
di
scavo
che
non
nell
'
Unamuno
,
in
cui
ci
par
di
ravvisare
più
d
'
una
volta
l
'
amore
del
bel
gesto
.
Ma
una
grande
coerenza
in
questo
continuo
affacciarsi
all
'
irrazionale
,
e
un
vero
afflato
di
scrittore
e
di
polemista
,
non
vorremmo
di
certo
negare
al
filosofo
del
chisciottismo
.
Solitudine
,
Ibsen
e
Kierkegaard
sono
i
titoli
di
due
saggi
dei
più
riusciti
di
questo
volume
:
saranno
lette
con
vivo
interesse
le
pagine
che
I
'
U
.
dedica
all
'
influsso
del
pensiero
di
Soeren
Kierkegaard
su
quello
del
drammaturgo
norvegese
.
Lo
scritto
intitolato
Patria
e
militarismo
gioverà
a
far
luce
sull
'
atteggiamento
di
questo
scrittore
,
non
certo
antimilitarista
,
ma
nettamente
contrario
ad
una
casta
militare
concepita
come
un
Sant
'
Uffizio
e
un
'
Inquisizione
,
e
ad
ogni
forma
di
«
patriottismo
coatto
»
.
Passione
è
il
capitolo
che
conclude
il
volume
:
passione
per
la
vecchia
Spagna
del
passato
,
alogica
e
mistica
;
malinconia
per
la
Spagna
del
presente
.
Tristezza
che
non
è
,
tuttavia
,
senza
speranza
:
«
Ho
la
profonda
convinzione
che
la
vera
"
europeizzazione
"
della
Spagna
,
vale
a
dire
la
digestione
di
quella
parte
dello
spirito
europeo
che
può
divenir
spirito
nostro
,
non
avverrà
finché
noi
non
si
cerchi
d
'
imporci
nell
'
ordine
spirituale
dell
'
Europa
,
finché
non
ci
si
sforzi
di
far
inghiottire
all
'
Europa
quello
ch
'
è
nostro
,
ch
'
è
particolarmente
,
genuinamente
spagnolo
»
(
p
.
226
)
.
Unamuno
predica
qui
il
metodo
della
«
passione
»
,
dell
'
arbitrario
,
la
logica
del
cuore
,
ch
'
egli
chiama
«
cardiaca
»
.
StampaPeriodica ,
In
questo
nuovo
volume
di
Carlo
Linati
[
Storie
di
bestie
e
di
fantasmi
,
Treves
]
sono
raccolte
un
certo
numero
di
favole
,
divagazioni
,
studi
e
scherzi
che
gioveranno
a
mettere
cotesto
scrittore
aristocratico
e
schivo
a
contatto
di
un
pubblico
più
vasto
di
quello
che
gli
ha
concessa
finora
la
sua
attenzione
.
Abbiamo
parlato
di
studi
e
scherzi
in
un
senso
tutto
musicale
ed
intimo
,
e
non
già
riferendoci
all
'
apparente
levità
e
futilità
della
materia
,
che
appartiene
invece
a
quell
'
eterna
fonte
di
pretesti
poetici
che
ogni
artista
vero
va
in
sé
sempre
più
rivalutando
ad
ogni
passo
della
propria
esperienza
.
Come
a
qualche
altro
scrittore
nostro
,
e
dei
migliori
,
giungere
allo
scherzo
e
alla
leggerezza
non
fu
per
Linati
a
thing
of
no
importance
;
sì
un
premio
e
una
conquista
di
cui
non
potrà
comprendere
la
portata
chi
ignori
a
prezzo
di
quali
sacrifizi
si
sia
da
noi
fatta
strada
una
vena
di
poesia
memore
delle
sue
origini
e
pur
conscia
delle
esigenze
più
imperiose
del
presente
,
negli
scrittori
che
si
affacciarono
all
'
arte
sul
declinare
dell
'
ultima
nostra
trimurti
letteraria
che
vorremmo
chiamare
ufficiale
.
Il
Linati
,
lombardo
,
amante
del
Manzoni
e
della
sua
terra
,
non
fu
di
quelli
che
si
compiacquero
del
gesto
in
realtà
assai
significativo
di
rivolta
e
di
stanchezza
onde
parve
concluso
un
periodo
glorioso
della
nostra
vita
spirituale
:
il
grande
Ottocento
.
Egli
non
esclamò
«
lasciatemi
divertire
!
»
,
e
non
cantò
la
fontana
malata
.
Il
suo
compito
poté
sembrare
,
dapprima
,
più
didascalico
e
angusto
;
a
lui
furono
vietate
le
autentiche
consolazioni
dello
snob
.
La
sua
via
fu
diversa
:
dovette
egli
ricordarsi
della
propria
regione
natale
e
del
grande
corso
delle
stagioni
,
delle
opere
della
terra
e
dei
suoi
doni
;
dovette
rifarsi
agli
scrittori
della
sua
gente
,
dal
Manzoni
ad
oggi
,
ch
'
egli
ha
studiati
con
passione
di
figlio
;
dovette
,
infine
,
costruirsi
partendo
dai
suoi
presupposti
più
logici
e
umani
,
anziché
troncare
ogni
ormeggio
e
buttarsi
all
'
avventura
,
da
inquieto
cittadino
del
mondo
.
Se
in
ogni
signore
degno
del
nome
ha
da
esserci
un
poco
del
contadino
e
dell
'
uomo
comune
si
può
affermare
che
Linati
coltivò
con
qualche
compiacenza
questa
parte
di
se
stesso
;
ed
anche
quando
il
suo
estro
lo
trasse
sotto
altri
cieli
e
lo
fece
curioso
di
scrittori
d
'
altre
terre
,
la
sua
scelta
cadde
su
grandi
autori
du
terroir
:
gli
irlandesi
,
ch
'
egli
tradusse
.
Noi
non
rifaremo
le
tappe
delle
origini
e
dello
sviluppo
dell
'
arte
linatiana
;
un
contributo
a
tali
motivi
non
è
da
portarsi
dopo
le
numerose
pagine
critiche
che
altri
vi
ha
dedicato
.
Resta
fissata
la
figura
di
Linati
come
quella
di
un
originale
essayist
,
a
fondo
critico
,
della
sua
terra
ricordare
Sulle
orme
di
Renzo
e
le
Tre
Pievi
ed
anche
come
quella
di
un
cantore
di
idilli
di
un
naturalismo
temperato
e
sorvegliato
(
da
Duccio
da
Bontà
a
Narcissa
)
con
un
fondo
,
che
finora
non
ci
parve
messo
troppo
in
luce
dai
critici
,
di
chiusa
scontentezza
umana
.
Questo
secondo
aspetto
dell
'
arte
di
Linati
che
è
tuttora
in
svolgimento
,
ed
è
anche
il
suo
volto
meno
conosciuto
(
Sulle
orme
di
Renzo
rappresenta
ancora
il
maggior
successo
di
critica
del
nostro
scrittore
)
,
ci
rende
sempre
più
chiaro
quanto
poco
,
in
realtà
,
sia
passato
in
lui
dello
spirito
manzoniano
.
Linati
non
ha
in
sé
come
quasi
nessuno
di
noi
una
precisa
norma
,
una
legge
;
né
tanto
meno
gli
riesce
,
avveduto
com
'
è
,
di
contentarsi
di
una
formula
.
Il
suo
viaggio
che
si
attende
conferme
e
giustificazioni
dalla
realtà
esteriore
,
è
dunque
destinato
a
rimanere
un
vagabondaggio
.
Del
suo
combattimento
con
le
apparenze
lo
scrittore
lombardo
non
ha
mai
creduto
di
darci
documentazioni
spudorate
;
con
un
buon
gusto
che
certo
ha
da
parere
cosa
assai
recondita
a
quel
neo
-
mistico
,
dei
tanti
di
Ripafratta
,
versatissimo
in
letteratura
entomologica
,
il
quale
si
credette
poco
meno
che
spodestato
al
primo
apparire
di
questi
saggi
linatiani
.
Ed
a
questi
dovrà
bene
volgersi
il
nostro
discorso
.
Sarà
abbastanza
chiaro
,
da
quanto
precede
,
ciò
che
lo
«
Scherzo
»
rappresenta
in
un
temperamento
di
questa
fatta
;
delle
possibilità
e
dei
rischi
che
comporta
,
del
pari
allettevoli
.
Un
giudizio
vero
e
proprio
di
questo
momento
dell
'
attività
letteraria
di
Linati
sarà
possibile
solo
più
tardi
,
allora
che
il
nostro
autore
avrà
maggiormente
svolta
e
articolata
questa
sua
gamma
.
Ed
è
proprio
Linati
stesso
con
un
'
ultima
delicatissima
prosa
Foreste
sommerse
,
non
compresa
in
questo
libro
,
che
ci
rende
fiduciosi
di
suoi
nuovi
arricchimenti
e
sviluppi
.
Ma
anche
preso
in
sé
il
volume
d
'
oggi
contiene
pezzi
d
'
indiscutibile
bellezza
;
le
rare
qualità
di
scrittore
che
conoscevamo
in
Linati
,
si
son
fatte
più
aeree
,
leggiere
;
la
pagina
n
'
è
tutta
mossa
e
ventilata
,
le
parole
hanno
un
brivido
insolito
.
Certo
noi
non
abbiamo
scordati
alcuni
ritmi
di
Amori
,
né
il
mattino
di
vento
del
volume
Nuvole
e
paesi
;
e
non
vorremmo
affermare
che
questa
gentilezza
di
tocco
e
di
risonanze
sia
in
Linati
cosa
al
tutto
nuova
e
insospettata
.
Ma
è
certo
che
le
sue
preferenze
passate
andarono
a
quel
segno
mordente
d
'
acquafortista
,
che
oggi
troviamo
attenuato
senza
che
la
nota
precisione
dello
scrittore
vada
perduta
.
La
sua
musica
tende
a
farsi
più
interiore
,
il
suo
quadro
rifiuta
ormai
ogni
ornamento
inessenziale
.
L
'
airone
bianco
,
Una
buona
morte
,
La
giornata
dello
stagno
,
sono
,
per
citare
qualche
cosa
,
tre
risultati
dei
più
belli
;
né
restano
isolati
nel
volume
.
Ne
L
'
asta
di
Laocoonte
il
pittore
di
animali
fa
luogo
al
saggista
umoresco
che
sa
raggiungere
qui
effetti
non
meno
fortunati
.
Non
è
agevole
stralciare
qualche
pagina
;
ma
ecco
almeno
questo
sciamio
di
uccelli
,
delineato
in
poche
parole
:
D
'
un
tratto
l
'
Airone
bianco
s
'
alzò
a
volo
lanciando
lo
squillo
della
partenza
,
e
tutta
la
tribù
si
levò
dietro
lui
in
un
grande
strepito
d
'
ali
e
di
garriti
.
I
primi
a
raggiungerlo
furono
i
due
Cigni
selvatici
,
poi
il
Piviere
dorato
,
poi
la
Gallina
pratajola
e
le
quattro
Anitre
.
In
coda
a
questi
ottimati
seguì
il
popolo
minuto
:
tortore
,
fringuelli
,
tre
quaglie
,
una
lodola
e
un
tordo
bottaccio
.
Presto
lo
stormo
prese
quota
nel
cielo
infocato
di
quell
'
ultimo
lembo
di
terra
siciliana
e
si
slanciò
dritto
sul
mare
puntando
verso
le
marine
della
Libia
.
Addio
,
vecchia
Europa
!
Ma
il
brivido
non
è
passato
soltanto
nelle
parole
.
Si
potrebbe
mostrare
che
nella
Giornata
dello
stagno
c
'
è
assai
più
e
meglio
del
divertimento
di
un
gran
signore
delle
imagini
;
con
quelle
due
anime
umane
protese
a
qualcosa
di
inafferrabile
,
e
pure
poste
accanto
agli
idrofili
e
alle
arenicole
in
un
piano
di
vita
ch
'
è
,
pur
sotto
lo
splendore
delle
tinte
,
desolata
e
necessaria
.
E
l
'
apparizione
del
Cigno
diventa
allora
un
miraggio
che
non
si
scorda
facilmente
.
Leggete
ancora
nella
prosa
Una
buona
morte
,
la
fine
di
Crocione
,
personaggio
che
non
definiremo
per
non
far
mancare
la
curiosità
:
una
morte
esemplare
che
mette
termine
a
una
esistenza
condannata
;
una
sconsolata
tristezza
nell
'
ambito
di
poche
parole
.
Non
erano
finora
molto
frequenti
,
nell
'
arte
di
Linati
,
risonanze
di
questo
genere
:
qualche
timbro
nuovo
entra
,
dunque
,
nella
poesia
di
lui
,
o
riesce
almeno
a
manifestarsi
in
forme
più
chiare
.
S
'
è
voluto
,
per
questo
,
indugiare
su
tali
pagine
,
a
preferenza
d
'
altre
,
pur
felici
ma
non
altrettanto
significative
.
Ma
il
libro
si
legge
tutto
con
molto
diletto
;
ed
una
cosa
ne
risulta
ben
chiara
:
che
da
Linati
avremo
ancora
molto
da
imparare
,
perché
la
sua
bella
gioventù
non
passa
.
StampaPeriodica ,
Storiografo
della
filosofia
,
autore
di
monografie
erudite
,
scrittore
di
pedagogia
e
di
cultura
,
Santino
Caramella
non
è
da
presentarsi
ai
lettori
del
«
Lavoro
»
,
che
da
tempo
lo
seguono
,
benché
in
una
sua
attività
marginale
,
su
queste
colonne
.
Ho
tra
le
mani
l
'
ultimo
libro
di
lui
:
una
Storia
del
pensiero
estetico
e
del
gusto
letterario
in
Italia
(
Perrella
,
Genova
)
che
fu
redatta
ad
uso
dei
Licei
.
M
'
intendo
assai
poco
di
questioni
scolastiche
,
e
temo
di
ignorare
persino
la
più
parte
delle
riforme
Gentile
,
per
ciò
che
riguarda
i
«
programmi
»
delle
nostre
scuole
.
Ma
questa
m
'
era
venuta
all
'
orecchio
:
che
fosse
giunta
l
'
ora
di
spezzare
ai
discenti
il
pane
del
pensiero
estetico
.
Di
qui
il
bisogno
di
manuali
adatti
allo
scopo
,
precisi
nell
'
informazione
e
semplici
nelle
linee
,
tali
cioè
da
ridurre
a
qualche
ordine
ed
unità
i
molteplici
pensamenti
degli
estetici
d
'
ogni
tempo
,
non
tutti
facili
davvero
,
né
sorretti
da
molta
coerenza
.
Il
Caramella
dà
in
questa
sua
opera
l
'
abbozzo
di
quella
«
che
potrebbe
anche
diventare
,
col
tempo
,
una
nuova
storia
dell
'
estetica
»
;
una
storia
,
cioè
,
che
rispettando
il
robusto
scheletro
che
il
Croce
ci
ha
offerto
dello
svolgimento
di
questa
disciplina
,
tragga
il
maggior
profitto
dal
lavoro
monografico
dell
'
ultimo
ventennio
,
che
non
è
stato
piccolo
.
Non
è
questa
,
bisogna
confessarlo
,
un
'
agevole
materia
;
né
si
può
imaginare
quali
siano
per
essere
i
frutti
del
suo
insegnamento
nelle
scuole
secondarie
.
L
'
esperienza
sola
potrà
decidere
su
questo
punto
.
Ma
almeno
una
cosa
si
può
osservare
:
che
se
è
la
fantasia
un
poco
l
'
età
edenica
dell
'
intelletto
(
età
sempre
ritornante
,
e
non
già
da
concepirsi
quale
un
semplice
inizio
temporale
della
vita
dello
spirito
)
lo
studio
di
lei
,
delle
sue
leggi
,
e
di
quanto
si
è
pensato
nei
secoli
intorno
ai
suoi
modi
e
comportamenti
,
non
ci
pare
disciplina
da
giovani
.
Si
tratta
qui
di
un
concetto
che
,
a
non
esser
frainteso
,
richiede
assai
complesso
e
maturo
senso
interiore
.
S
'
è
fatto
chiaro
nell
'
ultimo
secolo
un
po
'
dovunque
,
ma
con
maggiore
coscienza
critica
in
Italia
,
un
criterio
rigorosamente
formale
e
filosofico
dell
'
arte
.
L
'
arte
è
intuizione
,
è
fantasia
di
qua
del
pensiero
logico
;
e
come
non
v
'
ha
intuizione
che
non
abbia
in
qualche
modo
provata
la
propria
forma
espressiva
,
l
'
espressione
è
linguaggio
(
vuoi
scritto
,
o
parlato
,
o
plastico
)
.
Nella
realtà
fondamentale
dell
'
espressione
che
brucia
in
sé
ogni
motivo
pratico
polemico
intellettuale
che
ne
resta
inseparabile
e
non
si
può
considerare
a
sé
quale
astratto
«
contenuto
»
,
si
risolve
oggi
ogni
problema
dell
'
arte
.
Il
consenso
che
accompagna
questa
concezione
,
che
ha
trovato
da
noi
il
più
forte
rappresentante
nel
Croce
,
è
assai
più
vivo
di
quanto
in
sede
teorica
potrebbe
essere
verificato
.
Le
divergenze
ideali
,
talora
importanti
,
dividono
gli
estetici
;
è
ormai
abitudine
quasi
generale
da
parte
dei
critici
di
opere
d
'
arte
e
di
letteratura
,
di
giudicare
in
base
a
un
'
intuizione
lirica
autonoma
e
individuale
del
fatto
artistico
.
Questa
concezione
,
si
può
affermarlo
con
tranquillità
,
domina
sempre
più
la
vita
intellettuale
del
mondo
moderno
;
ed
è
concezione
nettamente
idealistica
.
Battuto
da
più
parti
con
argomenti
più
buoni
e
men
buoni
,
l
'
idealismo
appare
appena
scalfito
nella
sua
estetica
.
Buon
segno
di
vita
totale
.
Codesta
nuova
intuizione
penetra
troppo
addentro
al
cuore
della
tumultuosa
vita
moderna
perché
noi
possiamo
crederne
prossima
la
fine
:
le
sue
apparenti
cadute
,
si
può
profetarlo
fin
d
'
ora
,
saranno
seguite
dalle
più
rapide
restaurazioni
.
Si
potrebbe
scrivere
tutto
un
capitolo
umoristico
sull
'
intuizione
,
quale
la
nuova
estetica
la
intende
:
via
di
mezzo
tra
il
furor
e
l
'
agudeza
,
moderato
invasamento
,
l
'
unico
possibile
nell
'
età
della
macchina
da
scrivere
.
O
metterne
in
rilievo
con
tutta
serietà
le
possibilità
di
penetrazione
nel
mondo
dell
'
alogico
.
Il
libro
del
Caramella
,
che
non
poteva
riuscire
più
chiaro
,
porta
gli
studenti
secondari
nel
fondo
di
questo
concetto
polisenso
.
Il
volume
,
che
presuppone
nel
lettore
una
parallela
conoscenza
della
nostra
storia
letteraria
,
s
'
inizia
con
una
nitida
esposizione
dei
cardini
dell
'
estetica
antica
.
Sul
dualismo
tra
forma
e
materia
,
la
concezione
platonica
dell
'
arte
imitatrice
(
mimesi
)
,
le
idee
della
Poetica
di
Aristotile
,
la
creazione
dei
«
generi
»
fissi
e
delle
leggi
sono
qui
pagine
brevi
ma
essenziali
.
Ne
resta
fissato
il
carattere
di
«
eteronomia
»
dell
'
estetica
antica
,
ossia
la
tendenza
a
porre
la
legge
dell
'
arte
fuori
dell
'
arte
stessa
.
Eteronomia
che
il
progredire
dell
'
estetica
si
sforza
via
via
di
eliminare
,
sostituendo
nuovi
termini
a
quelli
più
corrosi
dalla
critica
,
nei
limiti
di
un
problema
immutato
.
Vige
il
dualismo
più
rigoroso
:
l
'
arte
non
crea
,
ma
riproduce
un
immutabile
«
bello
di
natura
»
.
La
trattazione
si
amplia
,
com
'
è
giusto
,
al
capitolo
G.B.
Vico
e
l
'
idealismo
,
che
ha
pagine
sull
'
estetica
di
Kant
,
sul
romanticismo
e
l
'
idealismo
romantico
,
e
ai
successivi
che
chiudono
l
'
opera
:
L
'
estetica
del
romanticismo
italiano
(
periodo
del
Risorgimento
)
,
La
riforma
crociana
e
l
'
estetica
contemporanea
.
Ne
escono
ben
tratteggiati
:
il
romanticismo
italiano
,
la
teoria
e
l
'
opera
critica
del
De
Sanctis
,
gl
'
indirizzi
di
transizione
sullo
scorcio
dell
'
Ottocento
,
l
'
estetica
crociana
e
le
correnti
nuove
.
E
occorre
appena
ricordare
,
a
chi
conosca
l
'
autore
,
che
una
ricchissima
bibliografia
è
posta
alla
fine
d
'
ogni
capitolo
.
Bisogna
dar
lode
al
Caramella
,
idealista
,
di
non
aver
presentato
questo
complesso
svolgimento
storico
in
una
caricata
funzione
di
avviamento
al
lucidus
ordo
del
pensiero
nuovissimo
.
La
sua
mentalità
non
ha
nulla
di
dogmatico
,
e
nessun
serio
timore
poteva
nutrirsi
in
questo
senso
.
Né
egli
,
com
'
è
giusto
,
mostra
di
sopravalutare
gli
schemi
degli
estetici
in
rapporto
al
fondo
concreto
dell
'
arte
d
'
ogni
età
.
Quanto
robusto
ed
autonomo
fosse
in
passato
il
senso
creatore
degli
artisti
maggiori
egli
pone
bene
in
rilievo
al
di
fuori
,
e
al
di
sopra
,
delle
imperfette
sistemazioni
teoretiche
.
Il
passato
è
per
lui
sempre
risorgente
vita
,
e
non
già
pretesto
a
classificazioni
erudite
.
Ma
all
'
estetica
del
Croce
,
della
quale
addita
taluni
punti
dubbiosi
,
il
Caramella
tien
fede
,
pur
rendendosi
conto
che
parecchie
esigenze
delle
scuole
ormai
sorpassate
meritano
di
essere
saggiate
alla
luce
delle
nuove
tendenze
.
Bisogna
invogliarlo
di
por
mano
a
quella
maggiore
storia
dell
'
estetica
ch
'
egli
ha
tutte
le
qualità
per
compiere
felicemente
;
ed
essergli
grati
di
portare
al
pensiero
che
rappresenta
tuttora
la
nostra
migliore
ricchezza
,
in
tempi
di
turbamento
intellettuale
,
misticismi
-
danza
-
del
-
ventre
ed
altre
storture
,
l
'
ausilio
e
l
'
autorità
del
suo
nome
tanto
rispettato
.
StampaPeriodica ,
...
Da
un
pezzo
il
Croce
giudica
poeti
e
storici
,
romanzieri
e
filosofi
,
e
non
alla
spicciolata
,
ma
per
secoli
e
generazioni
,
sicut
potestatem
habens
.
Quali
siano
i
suoi
titoli
a
giudicare
i
poeti
,
tutti
gli
intenditori
e
le
persone
di
gusto
sanno
ormai
.
Non
sarà
inutile
verificare
una
volta
tanto
anche
i
suoi
titoli
-
scienza
e
coscienza
-
a
giudicare
gli
storici
.
Si
aggiunga
una
ragione
personale
.
Alcuni
anni
fa
dimostrai
che
l
'
etestica
del
Croce
è
un
guazzabuglio
di
contradizioni
e
di
paralogismi
,
in
cui
ogni
pagina
smentisce
la
precedente
ed
è
smentita
dalla
seguente
;
che
in
tutta
la
filosofia
non
si
trova
un
libro
così
mal
ragionato
;
e
che
solo
chi
non
abbia
capito
nulla
,
può
illudersi
di
avere
imparato
qualche
cosa
leggendolo
.
La
dimostrazione
era
così
definitiva
,
che
il
Croce
non
ha
osato
replicare
parola
,
in
quattro
anni
.
Non
voglio
che
egli
possa
illudersi
di
avere
almeno
potuto
a
sua
volta
ridurre
me
al
silenzio
.
Quando
apparve
la
traduzione
francese
dei
due
primi
volumi
di
Roma
alcuni
giornalisti
d
'
oltralpe
,
uomini
d
'
ingegno
ma
un
po
'
precipitosi
nel
giudicare
,
come
è
spesso
quella
professione
,
scrissero
,
e
con
sincera
intenzione
di
elogio
,
che
l
'
autore
aveva
studiato
Carlo
Marx
.
Imbattutisi
per
la
prima
volta
in
una
storia
antica
che
raccontava
di
commerci
,
di
dissesti
,
di
fallimenti
,
di
usure
,
e
di
altre
cose
consimili
,
reputate
da
molti
invenzioni
moderne
;
avendo
sentito
dire
che
Carlo
Marx
aveva
fatto
della
storia
del
mondo
un
tessuto
di
interessi
economici
,
s
'
erano
messi
in
mente
di
far
onore
all
'
opera
,
ascrivendola
ad
una
famiglia
così
moderna
e
così
illustre
.
Senonché
l
'
opera
mia
è
costretta
a
tacciar
di
falso
questo
certificato
di
stato
civile
,
perché
essa
è
parente
del
marxismo
quando
del
confucianesimo
o
del
mitraismo
.
Ed
ecco
,
a
sua
volta
il
Croce
dà
principio
al
giudizio
,
copiando
di
peso
questo
sproposito
:
"
Nel
Ferrero
-
egli
scrive
-
sono
tutte
le
formule
(
!
)
della
scuola
(
!
)
,
tutti
i
derivati
(
!
)
del
materialismo
storico
"
.
Che
cosa
il
Croce
intenda
per
formule
e
per
derivati
del
materialismo
storico
,
non
so
.
Il
materialismo
storico
non
è
una
scuola
,
perché
una
scuola
suppone
maestri
e
discepoli
,
e
qui
i
discepoli
almeno
mancano
;
è
una
pura
dottrina
,
campata
nei
cieli
della
speculazione
,
un
po
'
confusa
e
nebulosa
,
come
tutto
ciò
che
è
uscito
dalla
mente
frammentaria
di
Carlo
Marx
.
Nessuno
storico
di
forte
torace
l
'
ha
ancora
applicata
in
nessuna
opera
di
polso
.
Ma
come
dottrina
si
presenta
negli
scritti
del
suo
autore
e
dei
suoi
discepoli
e
commentatori
in
due
vesti
:
più
generale
la
prima
,
più
particolare
la
seconda
.
La
dottrina
più
generale
vuole
che
i
fenomeni
della
storia
,
la
religione
,
la
politica
,
il
diritto
,
l
'
arte
e
via
dicendo
,
siano
una
specie
di
drappeggiamento
sontuoso
,
sotto
cui
si
nasconde
la
greggia
ed
unica
realtà
degli
interessi
economici
.
Ma
del
materialismo
inteso
così
io
penso
che
sia
una
dottrina
puerile
,
da
non
poter
essere
presa
sul
serio
;
immaginarsi
se
si
potranno
trovare
le
sue
"
formule
"
e
i
suoi
"
derivati
"
nell
'
opera
mia
!
Che
ogni
istituzione
o
associazione
umana
di
qualsiasi
natura
,
politica
,
religiosa
o
intellettuale
,
debba
tenere
un
libro
di
conti
;
che
tutte
le
relazioni
tra
gli
uomini
di
ogni
specie
,
dalla
famiglia
allo
Stato
e
alla
Chiesa
,
siano
regolate
anche
da
una
ragione
di
dare
e
avere
,
non
vuoi
dire
,
che
l
'
anima
di
quelle
associazioni
e
istituzioni
viva
nel
libro
dei
conti
;
vuoi
dire
soltanto
che
,
qualunque
cosa
gli
uomini
facciano
,
pensino
o
vogliano
,
hanno
bisogno
innanzi
tutto
di
nutrirsi
e
di
vestirsi
;
che
il
prete
deve
vivere
dell
'
altare
,
come
il
pittore
del
pennello
,
e
il
matematico
delle
formule
.
Più
seria
è
la
dottrina
particolare
e
ristretta
,
che
assume
la
trasformazione
degli
istrumenti
del
lavoro
a
motore
occulto
della
storia
.
Inteso
così
,
il
materialismo
storico
potrebbe
essere
una
dottrina
feconda
e
fare
scuola
,
il
giorno
che
raccogliesse
intorno
a
sé
discepoli
valorosi
,
purché
circoscritta
alla
storia
dell
'
Europa
negli
ultimi
due
secoli
,
che
sola
può
comportarne
l
'
applicazione
.
Negli
ultimi
due
secoli
la
storia
dell
'
Europa
è
veramente
condotta
da
due
demiurghi
:
le
dottrine
razionali
della
società
e
dello
Stato
,
che
minano
sotto
sotto
Dio
;
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
,
che
minano
sotto
sotto
tutti
gli
antichi
ideali
di
perfezione
.
Nessuno
scrittore
capirà
il
secolo
XIX
,
sinché
non
riesca
a
scoprire
questi
due
demiurghi
,
discesi
da
due
cieli
differenti
della
storia
,
all
'
opera
insieme
e
senza
saper
l
'
uno
dell
'
altro
.
Il
materialismo
storico
potrebbe
studiarne
con
profitto
uno
;
e
quindi
scoprire
una
parte
della
verità
.
Senonché
questa
dottrina
non
ha
posto
né
ufficio
nella
storia
antica
,
dalla
quale
il
secondo
demiurgo
è
assente
;
ed
è
addirittura
infantile
il
supporre
che
abbia
potuto
applicarla
proprio
l
'
autore
,
che
ha
indicato
nel
secolo
XIX
nel
trapasso
della
civiltà
qualitativa
alla
quantitativa
,
dall
'
ideale
di
perfezione
all
'
ideale
di
potenza
,
il
maggior
rivolgimento
della
storia
universale
.
Solo
questo
rivolgimento
ha
chiamato
in
terra
,
un
paio
di
secoli
fa
,
il
demiurgo
,
che
il
materialismo
vorrebbe
presente
in
tutti
i
luoghi
e
in
tutte
le
epoche
;
e
le
cui
formidabili
spinte
e
audacie
e
crudeltà
gli
uomini
non
conobbero
,
sicché
la
civiltà
fu
per
sua
natura
qualitativa
.
Intorno
alla
tecnica
dei
Greci
e
dei
Romani
ci
somministrano
numerose
,
per
quanto
slegate
e
frammentarie
notizie
,
gli
scrittori
,
le
leggi
,
i
rottami
di
attrezzi
e
di
macchine
-
aratri
,
mulini
,
telai
,
forni
,
stampi
e
via
dicendo
-
raccolti
negli
scavi
,
e
i
disegni
scolpiti
nei
bassorilievi
.
Ma
da
secolo
a
secolo
,
da
paese
a
paese
,
non
si
riesce
a
scoprire
differenze
visibili
e
quindi
progresso
,
come
l
'
intendiamo
noi
,
fuorché
nelle
macchine
di
guerra
.
Gli
strumenti
della
industria
e
della
,
agricoltura
non
mutano
,
a
distanza
di
secoli
;
le
forze
motrici
sono
sempre
i
muscoli
umani
,
alcuni
animali
,
il
vento
e
l
'
acqua
;
il
vapore
è
un
giocattolo
.
In
tutta
la
letteratura
antica
ho
trovato
una
sola
pagina
,
in
cui
l
'
ammirazione
del
progresso
,
oggi
così
fervida
,
sia
presentita
:
la
prefazione
del
libro
diciannovesimo
della
Historia
naturalis
,
in
cui
Plinio
il
vecchio
,
raccontando
che
il
Mediterraneo
ai
suoi
tempi
è
solcato
in
ogni
verso
non
più
da
navi
a
remo
ma
da
navi
a
vela
,
dopoché
l
'
abbondanza
del
lino
coltivato
in
Occidente
ha
fatto
della
tela
un
oggetto
di
consumo
corrente
,
vanta
la
velocità
delle
navi
spinte
dal
vento
,
i
viaggi
affrettati
,
lo
spazio
vinto
,
con
parole
,
che
un
moderno
potrebbe
ripetere
,
ritoccandole
appena
,
del
vapore
.
Ma
se
gli
strumenti
non
mutavano
,
mutavano
,
e
molto
,
i
manufatti
da
epoca
ad
epoca
;
secondo
che
la
mano
di
una
generazione
e
di
un
popolo
era
più
abile
o
meno
,
più
arduo
o
più
facile
il
modello
di
perfezione
a
cui
i
differenti
secoli
e
le
diverse
nazioni
guardavano
,
più
fino
e
più
rozzo
il
gusto
che
commetteva
i
lavori
e
li
giudicava
.
Imaginare
una
storia
"
materialistica
"
di
Roma
sarebbe
come
voler
scrivere
una
storia
cattolica
o
protestante
dei
Faraoni
.
Ma
come
è
nato
allora
questo
svarione
di
critici
orecchiuti
e
orecchianti
,
nel
quale
è
incappato
anche
il
frettoloso
Minosse
che
siede
giudicando
a
piè
del
Vesuvio
?
Nella
storia
degli
ultimi
due
secoli
della
repubblica
c
'
è
un
.
paradosso
apparente
:
più
Roma
e
l
'
Italia
arricchiscono
e
più
sono
rovinate
;
più
si
ingrandiscono
fuori
,
e
più
si
indeboliscono
dentro
.
L
'
aristocrazia
romana
si
trova
padrona
di
un
immenso
impero
,
quando
non
è
più
capace
di
amministrare
una
città
!
Massime
nell
'
ultimo
secolo
della
repubblica
ogni
vittoria
è
una
catastrofe
.
Parecchi
storici
avevano
visto
o
intravisto
,
tra
le
cause
di
questo
singolare
dissolversi
per
troppo
vincere
,
gli
influssi
della
cultura
greca
-
arti
,
filosofie
,
industrie
,
religioni
,
costumi
,
lussi
,
piaceri
-
sull
'
antica
società
latina
,
aristocratica
,
tradizionalista
,
bigotta
e
puritana
.
Ma
questa
causa
non
è
la
sola
,
ed
è
,
per
dir
così
,
una
causa
seconda
,
derivata
da
un
'
altra
,
meno
visibile
e
più
profonda
:
l
'
oro
delle
conquiste
.
Fenomeno
economico
?
Per
chi
cerca
nella
natura
umana
la
ragione
profonda
della
storia
,
questa
azione
della
moneta
è
un
altro
esempio
della
padronanza
e
tirannia
che
tanti
oggetti
creati
dall
'
uomo
a
servirlo
esercitano
sul
loro
autore
.
Che
cosa
è
la
moneta
?
Non
è
la
ricchezza
,
ma
una
ricchezza
;
ossia
uno
dei
tanti
beni
desiderati
dall
'
uomo
,
ma
in
sé
e
per
sé
non
dei
più
necessari
,
perché
i
metalli
preziosi
,
tanto
pregiati
per
la
loro
bellezza
e
rarità
,
non
servono
a
nulla
fuorché
ad
ornare
,
se
non
esistono
gli
altri
beni
necessari
alla
vita
,
che
il
denaro
acquista
.
Ad
un
uomo
perduto
nel
Sahara
un
pane
ed
un
otre
d
'
acqua
sarebbero
più
preziosi
,
che
un
sacco
di
monete
d
'
oro
...
Ed
ecco
spiegato
l
'
errore
del
Croce
.
Il
Croce
ha
visto
,
in
questa
visione
della
storia
di
Roma
le
formule
e
i
derivati
(
!
)
di
un
materialismo
storico
di
sua
fantasia
,
perché
la
moneta
vi
compare
come
il
principale
agente
del
disordine
di
una
grande
epoca
.
Ma
l
'
errore
è
pietoso
,
perché
questa
visione
non
è
parente
del
cosiddetto
materialismo
storico
neppure
in
decimo
grado
.
Vero
è
invece
che
la
visione
è
mia
;
e
che
io
posso
sfidare
con
animo
tranquillo
il
Croce
a
dimostrare
che
è
falsa
o
che
deriva
da
altro
autore
.
Senza
dubbio
questo
spaventoso
e
meraviglioso
fenomeno
non
è
stato
da
me
capito
con
quella
pienezza
e
rappresentato
con
quella
forza
,
di
cui
,
dopo
sette
anni
di
guerra
mondiale
,
mi
sentirei
oggi
capace
;
e
che
spero
di
trasfondere
un
giorno
in
una
edizione
definitiva
.
Ho
concepito
questa
parte
dell
'
opera
una
ventina
di
anni
fa
,
perduto
in
una
pace
così
universale
e
profonda
,
che
la
memoria
e
la
nozione
stessa
del
terribile
fenomeno
si
erano
perdute
;
l
'
ho
concepita
,
quasi
direi
,
dal
nulla
e
in
piena
solitudine
,
perché
nessuno
dei
predecessori
aveva
neppur
presentito
queste
oscure
verità
e
poteva
quindi
prestarmi
aiuto
.
Non
ostante
un
intensissimo
sforzo
di
riflessione
e
di
imaginazione
,
che
ha
durato
anni
,
non
ho
veduto
il
fenomeno
nella
sua
pienezza
e
in
tutti
i
suoi
particolari
,
così
lucidamente
come
lo
vedo
ora
;
e
qualche
volta
l
'
ho
confuso
un
po
'
con
un
altro
fenomeno
,
che
appartiene
alla
stessa
famiglia
ma
è
diverso
:
con
la
perturbazione
che
genera
l
'
incremento
della
ricchezza
,
quando
è
figlia
del
lavoro
.
L
'
opera
ha
quindi
bisogno
di
qualche
ritocco
.
Ma
sarò
io
giudicato
vittima
di
un
vano
orgoglio
,
se
dirò
apertamente
che
,
a
mio
giudizio
,
un
critico
equo
e
competente
,
invece
di
dottrineggiare
fuori
di
tempo
e
luogo
sul
materialismo
storico
,
avrebbe
potuto
,
e
forse
dovuto
,
riconoscere
un
po
'
di
merito
all
'
autore
,
che
primo
aveva
avuto
la
visione
di
un
fenomeno
di
cui
si
era
perduta
la
memoria
,
venti
secoli
dopo
che
era
avvenuto
,
venti
anni
innanzi
,
che
,
ripetendosi
in
un
intero
continente
,
si
rivelasse
di
nuovo
alla
obliviosa
noncuranza
degli
uomini
?
Che
se
il
Croce
appartiene
a
quella
famiglia
di
critici
,
i
quali
si
arrogano
il
diritto
di
giustiziare
ogni
opera
che
non
sia
perfettissima
,
perché
ogni
minimo
difetto
sembra
loro
degno
della
pena
capitale
,
avrebbe
potuto
,
invece
di
far
merito
all
'
autore
di
questa
sua
nuova
visione
,
rimproverargli
i
punti
in
cui
la
visione
è
un
po
'
incerta
ed
esitante
.
Non
sarebbe
stato
difficile
di
trovarli
qua
e
là
,
a
un
critico
ostile
ma
acuto
,
intelligente
,
e
che
,
intendendosi
davvero
di
storia
,
avesse
riconosciuto
nell
'
universale
disordine
della
repubblica
di
Mario
,
di
Silla
,
di
Cesare
e
di
Pompeo
lo
stesso
disordine
che
travaglia
i
nostri
tempi
da
sette
anni
in
qua
.
Questo
critico
avrebbe
condannato
l
'
autore
con
la
scienza
attinta
da
lui
;
ma
insomma
non
avrebbe
vaneggiato
.
Il
Croce
invece
non
ha
capito
nulla
,
non
ha
visto
nulla
,
non
si
è
accorto
di
nulla
;
e
,
posto
innanzi
alla
vasta
pittura
di
quel
tempo
,
che
non
è
perfetta
,
ma
che
nasce
dalla
vita
-
ed
oggi
questo
merito
è
più
manifesto
a
chi
ha
occhi
e
vede
,
che
dieci
anni
fa
-
,
l
'
ha
scambiata
per
un
drammaccio
da
cinematografo
.
Leggete
,
o
lettori
,
questo
giudizio
che
ricopio
testualmente
,
perché
davvero
una
perla
così
preziosa
merita
di
essere
deposta
con
religiosa
cautela
nel
tesoro
della
moderna
critica
italiana
.
"
Ma
la
Ragione
e
la
Provvidenza
compiono
,
nel
Ferrero
,
prodigi
assai
maggiori
che
non
presso
quei
due
filosofi
(
Vico
ed
Hegel
)
,
perché
quelli
operavano
con
personaggi
,
con
forze
spirituali
,
e
il
Ferrero
opera
con
esseri
nevrastenici
(
!
)
,
immorali
,
amorali
,
cupidi
di
denaro
,
fradici
di
lussuria
(
!
)
,
incommossi
(
!
)
al
sangue
e
alle
stragi
;
un
quissimile
(
!
)
dei
veneti
primitivi
,
rappresentati
dal
D
'
Annunzio
nella
Nave
(
!
!
!
)
,
accozzaglia
di
gente
atta
,
non
già
a
fondare
,
come
si
crede
,
grandezze
di
città
,
ma
piuttosto
a
popolare
manicomi
e
bagni
criminali
,
affatto
diversi
dai
bestioni
vichiani
(
!
!
)
,
che
erano
severi
ed
austeri
!
"
.
Ma
un
critico
il
quale
,
neppure
avendo
sotto
gli
occhi
il
commento
perpetuo
e
vivente
del
disordine
in
cui
si
agita
oggi
l
'
Europa
,
è
riuscito
a
capire
questa
parte
della
storia
di
Roma
;
un
critico
,
il
quale
innanzi
alla
pittura
di
uno
dei
disordini
morali
più
terribili
che
possano
affliggere
il
genere
umano
,
ripensa
oggi
-
nel
1921
-
alle
marionette
declamanti
della
Nave
e
va
in
cerca
di
non
so
quali
bestioni
;
quale
libro
di
storia
potrà
mai
capire
,
che
si
innanzi
un
poco
al
di
sopra
dei
manuali
per
il
ginnasio
inferiore
?
Lasciamolo
dunque
scambiare
le
rozze
compilazioni
del
Ranke
per
modelli
di
squisita
(
!
!
)
storiografia
!
Chi
si
contenta
,
gode
.
Dopo
aver
visto
quale
è
la
scienza
del
Croce
,
passiamo
alla
coscienza
.
Sentenzia
il
Croce
che
il
sottoscritto
non
avrebbe
"
saputo
...
tener
saldo
e
stretto
il
legame
tra
storiografia
e
filologia
;
non
già
perché
non
asserisca
questo
legame
in
teoria
e
non
procuri
nel
fatto
di
leggere
testi
e
consultare
la
letteratura
dell
'
argomento
e
porre
a
piè
di
pagina
le
citazioni
,
ma
perché
egli
ha
un
ben
curioso
concetto
della
costruzione
storica
,
e
crede
che
in
essa
si
debba
,
con
l
'
immaginazione
,
o
,
come
dice
,
con
la
congettura
integrare
le
fonti
,
laddove
il
senso
critico
vieta
coteste
integrazioni
e
nega
che
possano
mai
fornire
storia
e
storia
reale
.
Al
che
il
Ferrero
,
e
con
lui
i
suoi
difensori
,
obiettano
che
,
senza
le
congetture
e
le
immaginazioni
,
molta
parte
della
storia
rimarrebbe
arida
esposizione
e
compilazione
di
fonti
.
E
tal
sia
e
rimanga
,
quando
non
può
essere
altro
ossia
quando
mancano
le
condizioni
soggettive
ed
oggettive
perché
sorga
storia
vera
e
propria
;
meglio
allora
una
rassegna
di
fonti
,
che
un
sogno
sulle
fonti
...
"
.
E
più
oltre
:
"
Nella
fertile
imaginativa
del
Ferrero
,
nel
saper
sempre
per
filo
e
per
segno
la
politica
orientale
di
Antonio
,
e
la
politica
egiziana
di
Cleopatra
,
e
i
riposti
motivi
dello
strano
andamento
della
battaglia
di
Azio
,
nella
sua
professata
conoscenza
dei
dietroscena
,
e
nelle
sue
arie
di
persona
bene
informata
e
molto
esperta
,
che
sorride
della
visione
e
dei
giudizi
tradizionali
e
prepara
sempre
qualche
sorpresa
ai
lettori
,
in
questo
vizio
della
sua
mente
sta
un
'
altra
delle
cagioni
della
fortuna
incontrata
dall
'
opera
sua
"
.
A
questo
straordinario
giudizio
,
oppongo
il
passo
di
un
autore
,
a
cui
il
Croce
fa
certamente
più
credito
che
non
gliene
faccia
io
.
Dice
questo
autore
:
"
La
fantasia
è
indispensabile
allo
storico
;
la
critica
vuota
,
la
narrazione
vuota
,
il
concetto
senza
intuizione
e
fantasia
,
sono
affatto
sterili
;
e
ciò
si
è
detto
e
ridetto
in
queste
pagine
col
richiedere
la
viva
esperienza
degli
accadimenti
di
cui
si
prende
a
narrare
la
storia
,
il
che
importa
insieme
l
'
elaborazione
di
essi
come
intuizione
e
fantasia
;
senza
questa
ricostruzione
e
integrazione
fantastica
,
non
è
dato
né
leggerla
né
intenderla
"
.
Queste
cose
si
leggono
a
carte
29
e
30
della
Teoria
e
storia
della
Storiografia
di
Benedetto
Croce
.
Noi
sorprendiamo
qui
il
critico
in
flagrante
rovesciamento
sofistico
:
slealtà
,
che
dovrebbe
squalificare
uno
scrittore
,
come
la
codardia
squalifica
un
soldato
.
L
'
integrazione
fantastica
,
che
nel
libro
è
la
ragione
stessa
della
storia
,
diventa
nella
critica
la
sua
negazione
:
la
fertile
imaginativa
,
che
per
il
filosofo
è
la
prima
virtù
dello
storico
,
si
converte
in
un
vizio
della
mia
mente
,
non
appena
il
critico
vuole
screditare
tra
gli
ignoranti
un
'
opera
che
non
gli
piace
,
perché
ne
odia
l
'
autore
.
Ma
nella
fretta
il
Croce
ha
corroborato
il
sofisma
con
un
nuovo
errore
,
citando
come
esempio
della
mia
fertile
imaginativa
il
"
saper
spiegare
per
filo
e
per
segno
la
politica
orientale
di
Antonio
,
e
la
politica
egiziana
di
Cleopatra
,
e
i
riposti
motivi
dello
strano
andamento
della
battaglia
di
Azio
...
"
.
Anche
il
Croce
,
come
molti
giornalisti
,
ha
creduto
che
la
mia
fertile
fantasia
abbia
rifatto
a
quel
modo
la
storia
di
Antonio
e
di
Cleopatra
.
L
'
ha
rifatta
invece
la
paziente
erudizione
di
un
secolo
.
Incominciò
il
Letronne
,
un
prudentissimo
,
eruditissimo
e
punto
imaginoso
epigrafista
,
dimostrando
verso
il
1840
,
con
il
sussidio
di
monete
,
che
Antonio
aveva
sposato
Cleopatra
nel
36
a
.
C
.
,
e
spiegando
con
quelle
luminosamente
certi
passi
oscuri
di
scrittori
antichi
.
Seguì
l
'
ammiraglio
Giurie
de
la
Graviate
che
sottopose
ad
un
'
acuta
critica
le
tradizioni
antiche
della
battaglia
di
Aio
.
Ultimo
il
Cromare
,
il
quale
,
in
alcune
monografie
pubblicate
nell
'
Herpes
,
riprese
gli
studi
del
Lettone
e
del
Jurien
de
la
Graviate
,
li
illustrò
,
li
amplificò
,
li
integrò
,
li
confermò
e
li
corresse
.
Io
ho
soltanto
incastrato
nella
storia
del
tempo
,
e
ritoccandogli
qua
e
là
,
gli
studi
e
le
conclusioni
di
questi
predecessori
.
Non
la
mia
immaginazione
,
ma
i
miei
occhi
hanno
lavorato
:
a
leggere
i
loro
lavori
.
Se
in
questi
tempi
non
fosse
peccato
sprecare
carta
e
inchiostro
a
dimostrare
quello
che
è
ormai
già
manifesto
,
potrei
continuare
per
un
pezzo
.
Risparmio
perciò
i
miei
lettori
;
e
abbandono
senz
'
altro
il
Croce
al
giudizio
degli
imparziali
con
tutto
quel
che
resta
della
sua
critica
.
Aggiungerò
solo
tre
brevissime
osservazioni
.
Paragonandomi
ad
altri
storici
,
con
i
quali
egli
mi
ha
ascritto
ad
una
scuola
che
esiste
soltanto
nella
sua
imaginazione
,
il
Croce
dice
che
io
sono
"
meno
ammaliziato
nel
mestiere
storico
"
.
Sarà
.
Io
non
sapevo
che
la
storia
fosse
un
mestiere
,
il
quale
richieda
malizia
,
come
il
commercio
dei
cavalli
o
la
tratta
delle
schiave
bianche
.
Credevo
che
fosse
un
'
arte
,
per
riuscir
nella
quale
occorresse
imaginazione
,
studio
,
analisi
e
sintesi
,
esperienza
della
vita
,
acume
e
vigore
dialettico
!
Egli
mi
accusa
di
illudermi
di
aver
"
inventato
un
nuovo
metodo
d
'
esporre
la
storia
col
dividerla
non
per
epoche
ma
per
categorie
di
fenomeni
,
che
è
per
l
'
appunto
l
'
astratto
e
inconcludente
metodo
sociologico
...
"
.
Niente
affatto
.
Non
ho
inventato
,
ma
ho
proposto
questo
metodo
,
non
già
di
esporre
o
raccontare
ma
di
insegnare
a
voce
nelle
scuole
pubbliche
la
storia
;
e
questo
metodo
non
solo
non
è
astratto
e
inconcludente
,
ma
è
il
solo
che
possa
conchiudere
qualche
cosa
,
quando
si
ragioni
di
insegnamento
orale
.
Il
Croce
vede
una
prova
della
mia
inclinazione
per
il
sociologismo
(
che
cosa
sarà
mai
?
)
nella
mia
ammirazione
per
le
concezioni
storiche
di
Auguste
Comte
.
Se
il
Croce
abbia
letto
il
Comte
non
so
;
e
molti
indizi
mi
fanno
credere
che
anche
questo
filosofo
egli
conosca
di
seconda
mano
.
Io
l
'
ho
letto
;
e
dichiaro
che
ho
trovato
nei
tre
ultimi
volumi
del
suo
famoso
quanto
ignorato
Cours
de
philosophie
positive
,
le
vedute
più
profonde
della
storia
che
siano
state
pensate
nel
secolo
XIX
.
L
'
Europa
darà
segno
di
incominciare
ad
emergere
davvero
dalle
barbarie
in
cui
è
caduta
,
il
giorno
in
cui
questa
grande
voce
vincerà
il
vano
cicaleccio
di
tanti
filosofastri
,
che
oggi
la
soffoca
.
Ma
di
ciò
potremo
forse
ragionare
altra
volta
.
StampaPeriodica ,
Gli
argomenti
trattati
ieri
dal
Segretario
del
Partito
nel
rapporto
ai
Federali
dell
'
Italia
Centrale
e
le
nettissime
direttive
impartite
costituiscono
una
risoluta
presa
di
posizione
contro
tutto
quell
'
insieme
di
stati
d
'
animo
,
mentalità
,
interessi
residuati
della
vecchia
Italia
,
che
riaffiorano
con
vilissime
mormorazioni
nei
momenti
in
cui
la
navigazione
è
difficile
,
mentre
nei
momenti
di
bonaccia
,
si
occultano
sotto
la
protezione
della
ben
nota
insegna
"
Tutto
fatto
,
tutto
bene
,
alalà
.
"
Gente
che
ha
temuto
il
Fascismo
ma
non
lo
ha
mai
amato
,
sopratutto
dal
giorno
in
cui
ha
dovuto
prender
atto
che
il
Fascismo
non
rappresentava
la
sistemazione
di
particolari
interessi
ma
un
nuovo
ordine
destinato
a
dare
a
tutto
il
popolo
una
più
alta
giustizia
sociale
.
Gente
che
,
costituzionalmente
refrattaria
ad
intenderne
la
natura
ed
i
fini
,
si
è
adattata
alla
Rivoluzione
soltanto
per
mimetismo
.
È
inutile
e
ridicolo
dire
per
quell
'
ostinato
ed
insincero
ottimismo
con
cui
si
esprime
il
borghesissimo
amore
del
quieto
vivere
che
questi
residui
di
vecchie
mentalità
,
di
vecchi
ma
tenacissimi
interessi
,
non
ci
sono
.
Ci
sono
e
non
ci
possono
non
essere
in
una
rivoluzione
continua
,
che
per
necessità
di
cose
più
forti
di
qualsiasi
volontà
umana
deve
procedere
per
gradi
,
urtando
inveterate
abitudini
,
gusti
,
mentalità
,
interessi
.
Rivoluzione
continua
significa
revisione
continua
,
cioè
quotidiana
messa
a
punto
di
tutti
gli
organi
destinati
a
realizzarla
,
per
eliminare
ogni
giorno
le
incrostazioni
che
si
formano
spontaneamente
e
che
rappresentano
la
coalizione
fatale
di
tutti
coloro
che
si
sentono
,
per
un
motivo
o
per
un
altro
,
scomodati
dall
'
azione
del
Regime
.
E
bisogna
anche
aggiungere
che
gli
scomodati
sono
,
nella
grande
maggioranza
dei
casi
,
proprio
coloro
che
nella
vita
sono
sempre
stati
fin
troppo
accomodati
e
che
temono
di
perdere
questa
loro
privilegiata
posizione
.
Dove
siano
e
come
operino
questi
residui
,
questi
grandi
tecnici
della
mormorazione
,
questi
eterni
insoddisfatti
che
pretenderebbero
da
Mussolini
un
numero
infinito
di
miracoli
al
giorno
tanti
quanti
servirebbero
al
loro
incommensurabile
egoismo
dove
siano
e
come
operino
è
inutile
fingere
di
non
sapere
.
Stanno
forse
nei
campi
,
nelle
officine
,
negli
stadi
della
G.I.L.
?
No
:
il
popolo
italiano
,
quello
dei
campi
,
delle
officine
e
dei
tavoli
di
lavoro
è
meraviglioso
,
guarda
soltanto
a
Mussolini
,
crede
soltanto
in
Lui
,
nel
Fascismo
,
e
non
crede
nulla
,
non
ha
perplessità
o
tentennamenti
,
obbedisce
in
letizia
,
perché
ha
una
fede
diritta
,
semplice
,
schietta
.
Anche
il
più
umile
lavoratore
,
basta
che
rivolga
il
pensiero
al
Primo
Lavoratore
italiano
,
al
Pilota
glorioso
che
ci
ha
guidato
sicuro
in
tutte
le
più
difficili
navigazioni
,
perché
si
senta
immerso
in
uno
stato
di
grazia
.
Il
popolo
italiano
è
una
massa
di
manovra
compatta
,
sana
,
sicura
.
Bisogna
non
disturbarlo
coi
cattivi
esempi
.
Una
situazione
internazionale
complessa
ed
oscura
come
quella
che
attraversiamo
ed
un
avvenimento
come
il
recente
cambio
della
guardia
nelle
alte
Gerarchie
del
Partito
e
del
Governo
non
potevano
non
rappresentare
le
condizioni
più
favorevoli
per
far
riaffiorare
quegli
stati
d
'
animo
che
rappresentano
i
tenacissimi
residui
di
un
'
Italia
meschina
che
ancora
non
ha
saputo
adattarsi
al
piano
di
quell
'
Impero
al
quale
Mussolini
ha
saputo
innalzarla
.
Noi
che
abbiamo
avuto
la
grande
fortuna
di
aver
vissuto
la
vita
del
Fascismo
fin
dalle
origini
,
noi
non
ci
meravigliamo
minimamente
della
netta
presa
di
posizione
odierna
del
Partito
,
ma
ci
compiacciamo
soltanto
che
essa
sia
stata
così
tempestiva
,
che
colga
nel
segno
,
che
investa
tutto
l
'
attuale
momento
come
un
fatto
non
esclusivamente
interno
e
che
offra
,
con
una
rinnovata
e
rigorosissima
consegna
,
un
preciso
ed
immediato
programma
di
azione
...
Il
monito
di
oggi
si
impone
ai
fascisti
tutti
,
come
il
portato
della
ferrea
volontà
mussoliniana
di
richiamare
tutti
alla
dura
realtà
del
momento
e
si
può
esser
ben
certi
che
le
direttive
del
Duce
,
saranno
realizzate
con
quella
inesorabile
decisione
che
caratterizza
la
chiarissima
fede
ed
il
temperamento
guerriero
di
Ettore
Muti
.
I
diversi
argomenti
che
sono
stati
trattati
e
le
direttive
impartite
offrono
materia
per
abbondanti
e
profonde
trattazioni
che
l
'
ora
e
lo
spazio
non
consentono
.
Ma
ciò
è
bene
.
La
presa
di
posizione
odierna
deve
svolgersi
giorno
per
giorno
,
nei
vari
settori
della
vita
nazionale
,
come
indiscutibile
necessità
della
Patria
e
della
Rivoluzione
.
Quando
le
rivoluzioni
sono
autentiche
com
'
è
senza
dubbio
la
nostra
i
momenti
difficili
finiscono
per
accelerarne
i
tempi
,
per
portarle
sempre
più
in
profondità
,
per
realizzarle
sempre
più
compiutamente
.
I
lavoratori
non
temono
il
"
clima
duro
"
della
rivoluzione
.
Essi
lo
stimano
il
solo
mezzo
per
assicurare
oggi
una
giusta
distribuzione
dei
doveri
,
premessa
indispensabile
e
garanzia
sicura
d
'
un
nuovo
ordine
domani
,
quando
la
Patria
e
la
Rivoluzione
avranno
raggiunto
tutte
le
loro
mete
.