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DA DALMINE AL CAMPIDOGLIO ( BARDI P.M. , 1936 )
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Il disegno di Mussolini che si può intitolare con le parole di chiusa del discorso del Campidoglio ( " aprici le porte dell ' avvenire " ) è un disegno antico , che molti tentarono senza la felicità della fortuna , travolti dalla timidezza o dall ' errore d ' incomprensione del popolo governato . Mussolini fin da principio non fu un timido , ed ebbe la ventura di capire il popolo , di immedesimarsi nel suo spirito , di cercarne le virtù di forza e il bisogno di prepotenza , e di farle fiorire per via di reazioni , a gradi , con le cure puntuali e severe , fino a suscitare nel popolo la passione d ' una guerra da combattersi all ' Equatore . Domenica a questo popolo ormai suo , il Capo ha annunciato che egli ed esso devono tenersi pronti per l ' eventualità di un ' altra guerra : forse , nessuna Nazione al mondo apprenderebbe una comunicazione simile con un ' eguale fermezza . Il senso dell ' unità e insieme la fiducia che proviene dalla concordia , dànno all ' Italia una posizione che accresce lo stupore nel mondo per la singolarità delle imprese . Imprese nuove che coinvolgono i rapporti esteriori e la vita interna , dando agli uni e agli altri una relazione di euritmia nell ' azione : il buon governo che provvede ordinatamente la difesa ai confini , e al tempo medesimo la riforma interna necessaria alla difesa , nel giro metodico di una tattica ispirata all ' esigenza del quadro prestabilito . Ecco il piano regolatore dell ' economia , che arriva dopo quindici anni di preparazione e di organamento d ' ogni minuscolo o grandissimo interesse , dopo giri di vite , atti di longanimità , interpretazione umana della vita . Mussolini governa da realista , senza sentimentalità , con la durezza occorrente a cancellare ogni traccia di timidezza : ma governa nello splendido stato di grazia d ' una umanissima umanità . Per chi , come noi , nella lontana vigilia del 23 marzo 1919 udí la premessa del discorso di domenica ( eravamo in pochi , nello Stabilimento di Dalmine , sotto la ciminiera che serviva da pennone a una bandiera tricolore ) , la parola ultima riconferma la certezza di allora , e giunge come rimprovero all ' errore di avere penato talvolta che avremmo potuto arrivare prima agli odierni sviluppi della Rivoluzione . Da qualche anno i versetti sono " verso il popolo , " e " più alta giustizia sociale " : l ' Italia di Mussolini è nella fase della sua emergente riforma , impegnata nella più bella competizione della sua storia : è la nascita del capolavoro : scuotere un popolo per sbalzarlo nella sua più avventurosa giornata .
OCCHIO DI VETRO ( - , 1935 )
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Le guerre si fanno , non si discutono . Noi siamo in guerra , siamo di fronte al fatto più serio che accada nella vita di un paese , al fatto più glorioso , e non ce ne rammarichiamo . Ma appunto perché la guerra va oltre la volontà di ciascuno , noi vogliamo esprimere le nostre preoccupazioni e le nostre illusioni . La guerra ha una sua tecnica , perciò ha un suo linguaggio , un suo ordine e perciò una sua morale : è epica senza l ' aiuto dei potenti e il concorso degli artisti . La guerra basta a sé , non chiede che il valore delle armi . I soldati combattono , gli ufficiali comandano , gli operai lavorano ; la guerra vive della guerra . Ogni rettorica deve essere spenta : non si può combattere coi carri armati e servirsi nello stesso tempo delle auliche parole dei poeti del 1900; bisogna lasciare agli italiani del 1935 il diritto di combattere una guerra coloniale senza loriche e senza belle prede . La nuova guerra d ' Africa deve essere una guerra senza aggettivi , senza bardi , senza coloristi . Una guerra che non bisogna lasciar invecchiare prima del tempo dalle parole stanche che da cinquant ' anni ripetiamo . La gioventù , non chiede altro ...
IMPONDERABILI ( MONTANO LORENZO , 1926 )
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" A guardia degl ' ingressi stava una squadra di giovani camicie nere , le quali portavano i loro fucili con un ' aria sognante , simili a guerrieri del Perugino " . Questa similitudine che si trova nel resoconto d ' una cerimonia fascista in uno dei più gravi giornali della Gran Bretagna , a quale cronista italiano sarebbe mai venuta sulla penna ? In un giornalista britannico codeste tenerezze da esteta voglion dire ch ' è toccato fino ai precordi ; e possono darci una buona misura di quanto quella nazione sia affascinata dall ' Italia presente ... Adesso sta ritrovando l ' Italia adorata di una volta ; e quel che succede tra gl ' inglesi nei riguardi di Mussolini non era più accaduto dai tempi di Garibaldi . Si può parlare , senza esagerazione , d ' italomania . Questo fatto mi conduce naturalmente a un lato del fascismo che deve render pensosi quei liberali , e ce n ' è più d ' uno , che amano speculare con qualche sottilità sulle azioni e reazioni più delicate degli eventi politici . Era notata universalmente durante la guerra la mancanza di quell ' aura , di quel bagliore romantico che sono inseparabili dal concetto stesso del Risorgimento . Si diceva che il clima dell ' Italia attuale non li comportava più , allorché la marcia su Ronchi li riaccese di colpo ; e ognuno poté verificare che forza esplodente potesse ancora diventare , all ' occorrenza , il sentimento nella politica del nostro paese . Come quegli spiriti siano passati poi nel fascismo , abbiano condotto alla marcia su Roma , quale inesplicabile e profonda giustificazione derivi da essi a un regime che a volte sembra pur battere vie tanto lontane da quelle del Risorgimento , son questioni che varrebbe il conto d ' esaminare un poco più a fondo di quel che sia stato fatto finora . Che sentimento credete voi che facesse andar gloriosi quei giovanotti , sotto agli occhi ammirati di fidanzate e di spose , delle loro camicie nere ? ... Qui , fuori dalla logica , se Dio vuole , e da ogni fredda ragion politica , sta uno dei punti capitali per chi voglia capir qualcosa degli avvenimenti di questi ultimi anni . Il non averlo inteso fu una delle più certe ragioni della rovina dei nostri socialisti e comunisti , pedantescamente fissati nell ' idea d ' una rivoluzione da professori , da contabili , da speziali : come a dire un cataclisma a colpo sicuro . Per converso , se il fascismo fu effetto di molte cause positive , la veemenza e la vastità della sua fortuna van ricondotte proprio a quegli elementi irrazionali , a quel fuoco romantico , a quel colore ...
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I russi si sono impadroniti di un nuovo mezzo per penetrare nel gusto europeo . Dopo i grandi fasti del romanzo e del balletto , ora tocca il turno al cinematografo . Al pubblico italiano non accade di vedere films russi : credo questo dipenda più che da ragioni politiche , da ragioni commerciali , avendo l ' Urss vietato l ' importazione di films italiani . Difatti molti films russi non hanno uno spiccato contenuto politico , tutt ' al più di satira alla morale e al gusto borghese . Ma questa rottura di rapporti di scambio è utile e necessaria soprattutto per la nostra indipendenza estetica e spirituale . Tuttavia i migliori films russi si danno privatamente a Roma e adesso anche a Venezia ogni due anni , cosicché i registi italiani hanno tutto il modo di vederli e di saccheggiarli a piene mani per trasfondere all ' insaputa del grosso pubblico tantissime trovate dei registi russi . Citerò un esempio di saccheggio : nel film italiano L ' armata azzurra ad un certo momento il rombo dell ' aeroplano sull ' alto dei monti si dilata e si trasforma nella musica di " Giovinezza , " questo fu preso con le radici dal film russo Il cammino della vita , dove lo sbuffare della macchina sulla ferrovia inaugurata dai Ragazzi della strada si tramuta nel loro inno . Prima ancora di parlare di tutto questo avrei dovuto fare una premessa di ordine politico : l ' Urss è virtualmente sul confine orientale d ’ Italia ; basta pensare Trieste e noi incontreremo la stessa gente che vive sulle sponde del Volga , dell ' Ob , dell ' Jenissei . Già in Jugoslavia si sta attuando una riforma agraria a base essenzialmente comunista . Il giorno che questi slavi del sud arriveranno a più profonde e definitive realizzazioni comuniste , ecco che l ' Unione delle Repubbliche Socialiste e Sovietiche incamererà anche queste terre intiepidite dall ' Adriatico , accampandosi di fatto sul nostro confine orientale . Il popolo russo ha cercato ancora di annebbiare le menti europee col profumo dell ' arte , per poi avanzare sul terreno del pensiero e su quello sociale e politico . La Russia seppe un tempo diventare di moda in Europa col balletto e col romanzo , poi le carte vennero cambiate in tavola e ci siamo trovati in casa innumerevoli ragazzacci anarchici e inconcludenti pronti a tappezzare tragicamente di rosso le nostre tranquille e beate città . Quella del popolo russo fu indubbiamente una rivincita : troppo esso aveva subito dal sei al settecento l ' invasione spirituale italiana , francese e tedesca : ne fanno fede i disperati appelli di Dostojewski alla pura coscienza russa . A questi appelli noi dobbiamo contrapporre i nostri alla pura coscienza italiana . Ammireremo i grandi capolavori russi , ai quali ci avvicineremo per nostra iniziativa , ma diffideremo quando questi ci verranno presentati per iniziativa del popolo russo : egli ha già tentato di cambiare le carte in tavola . Oggi col cinematografo il popolo russo medita di poter riprendere il contatto spirituale con l ' Europa . Me ne sono accorto da alcuni accenni durante la rappresentazione dei films russi a Venezia . Alla prima rappresentazione un certo giovane russo , che spiegava i temi dei lavori prima dell ' inizio , era timidissimo e arrendevole . Illustrando Ivan , il film di Dowgenco , disse : " Ivan è un semplice contadino che , andato a lavorare nella nuova città industriale di Nievosproi , a poco a poco la sua mente si entusiasma alle macchine e da operaio diviene un bravo ingegnere . " Disse questo e sorrise , come di fronte a noi egli sentisse tutto il ridicolo della favola inventata per pura propaganda della nuova epoca russa . Ma il giorno seguente , visto che la produzione del suo paese era stata forsennatamente applaudita dai soliti Italiani che se ne infischiano di esserlo , apparve più coraggioso , esibendo una cravatta rossa di quello stesso tono delle bandiere che sventolano sul Kremlino . E alla sera al Grand Hòtel Excelsior , non facendo più la bocca storta al contatto con la folla borghese ( come gli operai di Mosca quando si imbattevano con l ' automobile di un mio amico che portava sua moglie e me vestiti borghesemente , anzi vestiti ambiguamente e caffonescamente di nero ) , i registi russi seppero sfruttare i battimani di cortesia per imporsi ai piedi dello schermo come celesti apparizioni illuminate dal riflettore . Fu questo il caso del regista russo Schafran , autore noiosissimo del film documentario sul dramma del Celiuskin . Film che ha rivelato come questo popolo , che non ha più religione , cerchi di misticizzare ogni avventura coraggiosa : qui il regista , ad una maniera religiosa del tutto bizantina , insiste e ripete innumerevoli motivi come se il Celiuskin fosse assolutamente qualcosa di soprannaturale , degno di essere invocato con le più minute litanie : per esempio la prua della nave che rompe i ghiacci è un motivo non dico dominante ma petulante . E il film ha finito coll ' annoiare anche i soliti Italiani che se ne infischiano di esserlo . Conosco sufficientemente la nuova letteratura bolscevica e ne ho dato dei saggi sulle riviste Il Convegno e L ' Italiano , conosco anche la nuova Russia per averla attraversata dalla Siberia , e nella prefazione al numero speciale dell ' Italiano segnalavo come la tendenza narrativa dei nuovi scrittori sia di un ottimo naturalismo guastato da un ossessionante retoricismo ; per giunta il naturalismo a volte viene così acutizzato da diventare documentazione . Lo stesso avviene per il cinema . E la stessa impressione che si ha visitando la nuova Russia , si prova assistendo ad uno spettacolo di films russi . Arrivando a Mosca subito si prova un vivo entusiasmo e sorpresa per il nuovissimo stato di cose , ma poi a poco a poco si scopre il lato , che bisogna chiamare retorico , della vita e tutto diviene nauseante . Tutta la vita bolscevica si svolge secondo programmi che rendono di maniera anche i più genuini entusiasmi ...
LA GERMANIA OGGI ( - , 1935 )
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La Germania d ' oggi va sempre più prendendo forza a causa della generale debolezza dell ' Europa ; e accadrà , un giorno , di rivederla come già la vedemmo nel '14 . L ' Europa , dal canto suo , si ostina a reputare Hitler un uomo men che mediocre , non crede utile prenderlo sul serio e attende con ansia i disastri ch ’ egli recherà , senza dubbio , alla Germania , ma il maggiore errore che si possa commettere è proprio quello di credere che alla Germania , per reggersi , occorra un uomo di senno , un politico raffinato ; i tedeschi agiscono solo se sorretti da un mito ; non cercano né il bello , né il buono , né il giusto , ma il sublime , l ' eroico . Quel che più giova loro è la grande facoltà di tradurre la mistica in tecnica ; ora Hitler ha dato ai tedeschi una mistica . Alla Germania non occorrono uomini di estrema saggezza politica , ma piuttosto grandi stregoni . Stregone fu Guglielmo Il , stregone fu Hindenburg e stregone è Hitler . Il Fiihrer è nella giusta tradizione tedesca ; aggiorna ai tempi lo spirito imperiale degli Hohenzollern ; troverà anche un Wagner . Hitler non è un grande uomo di stato , è solo l ' esponente metafisico della Germania metafisica . Forse , egli non dichiarerà la guerra a nessuno , finirà con l ' accordarsi con tutti i suoi vecchi nemici , ma tutto ciò sarà fatto nella maniera che più piace ai tedeschi , cioè la maniera eroica e sublime . Se l ' eroismo è cantato solo alla radio non importa ; ciò è più che sufficiente , perché ciò è voluto da tutti i tedeschi ...
NOTIZIARIO. LETTERATURE STRANIERE. ( MONTALE EUGENIO , 1925 )
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In questo quarto volume della collezione « Cultura contemporanea » , diretta dal Lazzeri , col titolo La Sfinge senza Edipo di Miguel de Unamuno ( Corbaccio , Milano , pp . 230 ) , Piero Pillepich dà fuori , da lui raccolti e tradotti , alcuni dei più notevoli saggi dell ' Unamuno , ai quali ha fatto precedere una chiara prefazione di Adriano Tilgher . Lo scrittore basco è assai noto da noi , per il Commento al Don Chisciotte e per il Sentimento tragico della vita , che restano le sue opere fondamentali . Minor fortuna ebbero nel nostro Paese le traduzioni di qualche sua prosa di romanzo e di teatro . Non fu cattiva idea questa , di radunare insieme alcune delle pagine più vive dei volumi : Ensayos , Mi religiòn , Soliloquios y conversaciones . Il libro è vivo e non risulta troppo frammentario : c ' è dappertutto il pathos caratteristico dell ' ex - professore di Salamanca , il suo amore per le cause perdute , la sua invocazione al Dio pascaliano accessibile al cuore e non alla ragione . « La mia religione » afferma egli « è cercarla verità nella vita e la vita nella verità , anche sapendo che non debba incontrarle mai finché viva . La mia religione è lottare instancabilmente contro il mistero ; la mia religione è lottare con Dio dall ' alba alla notte . Non mi persuade affatto la scappatoia dell ' inconoscibile né quell ' altra del " di qui non si passa " . Respingo l ' eterno " ignorabimus " . E in ogni caso voglio inerpicarmi su per le balze dell ' inaccessibile » ( p . 39 ) . È in sostanza la continuazione della sua vecchia polemica contro la raison raisonnante , contro quel « due più due , quattro » , che un originale filosofo russo , Leon Chestov , ha dichiarato altrettanto vero quanto « mostruoso » . In Chestov c ' è probabilmente altra sofferenza e profondità di scavo che non nell ' Unamuno , in cui ci par di ravvisare più d ' una volta l ' amore del bel gesto . Ma una grande coerenza in questo continuo affacciarsi all ' irrazionale , e un vero afflato di scrittore e di polemista , non vorremmo di certo negare al filosofo del chisciottismo . Solitudine , Ibsen e Kierkegaard sono i titoli di due saggi dei più riusciti di questo volume : saranno lette con vivo interesse le pagine che I ' U . dedica all ' influsso del pensiero di Soeren Kierkegaard su quello del drammaturgo norvegese . Lo scritto intitolato Patria e militarismo gioverà a far luce sull ' atteggiamento di questo scrittore , non certo antimilitarista , ma nettamente contrario ad una casta militare concepita come un Sant ' Uffizio e un ' Inquisizione , e ad ogni forma di « patriottismo coatto » . Passione è il capitolo che conclude il volume : passione per la vecchia Spagna del passato , alogica e mistica ; malinconia per la Spagna del presente . Tristezza che non è , tuttavia , senza speranza : « Ho la profonda convinzione che la vera " europeizzazione " della Spagna , vale a dire la digestione di quella parte dello spirito europeo che può divenir spirito nostro , non avverrà finché noi non si cerchi d ' imporci nell ' ordine spirituale dell ' Europa , finché non ci si sforzi di far inghiottire all ' Europa quello ch ' è nostro , ch ' è particolarmente , genuinamente spagnolo » ( p . 226 ) . Unamuno predica qui il metodo della « passione » , dell ' arbitrario , la logica del cuore , ch ' egli chiama « cardiaca » .
NOTE LETTERARIE. GLI ANIMALI PARLANTI ( MONTALE EUGENIO , 1925 )
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In questo nuovo volume di Carlo Linati [ Storie di bestie e di fantasmi , Treves ] sono raccolte un certo numero di favole , divagazioni , studi e scherzi che gioveranno a mettere cotesto scrittore aristocratico e schivo a contatto di un pubblico più vasto di quello che gli ha concessa finora la sua attenzione . Abbiamo parlato di studi e scherzi in un senso tutto musicale ed intimo , e non già riferendoci all ' apparente levità e futilità della materia , che appartiene invece a quell ' eterna fonte di pretesti poetici che ogni artista vero va in sé sempre più rivalutando ad ogni passo della propria esperienza . Come a qualche altro scrittore nostro , e dei migliori , giungere allo scherzo e alla leggerezza non fu per Linati a thing of no importance ; sì un premio e una conquista di cui non potrà comprendere la portata chi ignori a prezzo di quali sacrifizi si sia da noi fatta strada una vena di poesia memore delle sue origini e pur conscia delle esigenze più imperiose del presente , negli scrittori che si affacciarono all ' arte sul declinare dell ' ultima nostra trimurti letteraria che vorremmo chiamare ufficiale . Il Linati , lombardo , amante del Manzoni e della sua terra , non fu di quelli che si compiacquero del gesto in realtà assai significativo di rivolta e di stanchezza onde parve concluso un periodo glorioso della nostra vita spirituale : il grande Ottocento . Egli non esclamò « lasciatemi divertire ! » , e non cantò la fontana malata . Il suo compito poté sembrare , dapprima , più didascalico e angusto ; a lui furono vietate le autentiche consolazioni dello snob . La sua via fu diversa : dovette egli ricordarsi della propria regione natale e del grande corso delle stagioni , delle opere della terra e dei suoi doni ; dovette rifarsi agli scrittori della sua gente , dal Manzoni ad oggi , ch ' egli ha studiati con passione di figlio ; dovette , infine , costruirsi partendo dai suoi presupposti più logici e umani , anziché troncare ogni ormeggio e buttarsi all ' avventura , da inquieto cittadino del mondo . Se in ogni signore degno del nome ha da esserci un poco del contadino e dell ' uomo comune si può affermare che Linati coltivò con qualche compiacenza questa parte di se stesso ; ed anche quando il suo estro lo trasse sotto altri cieli e lo fece curioso di scrittori d ' altre terre , la sua scelta cadde su grandi autori du terroir : gli irlandesi , ch ' egli tradusse . Noi non rifaremo le tappe delle origini e dello sviluppo dell ' arte linatiana ; un contributo a tali motivi non è da portarsi dopo le numerose pagine critiche che altri vi ha dedicato . Resta fissata la figura di Linati come quella di un originale essayist , a fondo critico , della sua terra ricordare Sulle orme di Renzo e le Tre Pievi ed anche come quella di un cantore di idilli di un naturalismo temperato e sorvegliato ( da Duccio da Bontà a Narcissa ) con un fondo , che finora non ci parve messo troppo in luce dai critici , di chiusa scontentezza umana . Questo secondo aspetto dell ' arte di Linati che è tuttora in svolgimento , ed è anche il suo volto meno conosciuto ( Sulle orme di Renzo rappresenta ancora il maggior successo di critica del nostro scrittore ) , ci rende sempre più chiaro quanto poco , in realtà , sia passato in lui dello spirito manzoniano . Linati non ha in sé come quasi nessuno di noi una precisa norma , una legge ; né tanto meno gli riesce , avveduto com ' è , di contentarsi di una formula . Il suo viaggio che si attende conferme e giustificazioni dalla realtà esteriore , è dunque destinato a rimanere un vagabondaggio . Del suo combattimento con le apparenze lo scrittore lombardo non ha mai creduto di darci documentazioni spudorate ; con un buon gusto che certo ha da parere cosa assai recondita a quel neo - mistico , dei tanti di Ripafratta , versatissimo in letteratura entomologica , il quale si credette poco meno che spodestato al primo apparire di questi saggi linatiani . Ed a questi dovrà bene volgersi il nostro discorso . Sarà abbastanza chiaro , da quanto precede , ciò che lo « Scherzo » rappresenta in un temperamento di questa fatta ; delle possibilità e dei rischi che comporta , del pari allettevoli . Un giudizio vero e proprio di questo momento dell ' attività letteraria di Linati sarà possibile solo più tardi , allora che il nostro autore avrà maggiormente svolta e articolata questa sua gamma . Ed è proprio Linati stesso con un ' ultima delicatissima prosa Foreste sommerse , non compresa in questo libro , che ci rende fiduciosi di suoi nuovi arricchimenti e sviluppi . Ma anche preso in sé il volume d ' oggi contiene pezzi d ' indiscutibile bellezza ; le rare qualità di scrittore che conoscevamo in Linati , si son fatte più aeree , leggiere ; la pagina n ' è tutta mossa e ventilata , le parole hanno un brivido insolito . Certo noi non abbiamo scordati alcuni ritmi di Amori , né il mattino di vento del volume Nuvole e paesi ; e non vorremmo affermare che questa gentilezza di tocco e di risonanze sia in Linati cosa al tutto nuova e insospettata . Ma è certo che le sue preferenze passate andarono a quel segno mordente d ' acquafortista , che oggi troviamo attenuato senza che la nota precisione dello scrittore vada perduta . La sua musica tende a farsi più interiore , il suo quadro rifiuta ormai ogni ornamento inessenziale . L ' airone bianco , Una buona morte , La giornata dello stagno , sono , per citare qualche cosa , tre risultati dei più belli ; né restano isolati nel volume . Ne L ' asta di Laocoonte il pittore di animali fa luogo al saggista umoresco che sa raggiungere qui effetti non meno fortunati . Non è agevole stralciare qualche pagina ; ma ecco almeno questo sciamio di uccelli , delineato in poche parole : D ' un tratto l ' Airone bianco s ' alzò a volo lanciando lo squillo della partenza , e tutta la tribù si levò dietro lui in un grande strepito d ' ali e di garriti . I primi a raggiungerlo furono i due Cigni selvatici , poi il Piviere dorato , poi la Gallina pratajola e le quattro Anitre . In coda a questi ottimati seguì il popolo minuto : tortore , fringuelli , tre quaglie , una lodola e un tordo bottaccio . Presto lo stormo prese quota nel cielo infocato di quell ' ultimo lembo di terra siciliana e si slanciò dritto sul mare puntando verso le marine della Libia . Addio , vecchia Europa ! Ma il brivido non è passato soltanto nelle parole . Si potrebbe mostrare che nella Giornata dello stagno c ' è assai più e meglio del divertimento di un gran signore delle imagini ; con quelle due anime umane protese a qualcosa di inafferrabile , e pure poste accanto agli idrofili e alle arenicole in un piano di vita ch ' è , pur sotto lo splendore delle tinte , desolata e necessaria . E l ' apparizione del Cigno diventa allora un miraggio che non si scorda facilmente . Leggete ancora nella prosa Una buona morte , la fine di Crocione , personaggio che non definiremo per non far mancare la curiosità : una morte esemplare che mette termine a una esistenza condannata ; una sconsolata tristezza nell ' ambito di poche parole . Non erano finora molto frequenti , nell ' arte di Linati , risonanze di questo genere : qualche timbro nuovo entra , dunque , nella poesia di lui , o riesce almeno a manifestarsi in forme più chiare . S ' è voluto , per questo , indugiare su tali pagine , a preferenza d ' altre , pur felici ma non altrettanto significative . Ma il libro si legge tutto con molto diletto ; ed una cosa ne risulta ben chiara : che da Linati avremo ancora molto da imparare , perché la sua bella gioventù non passa .
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Storiografo della filosofia , autore di monografie erudite , scrittore di pedagogia e di cultura , Santino Caramella non è da presentarsi ai lettori del « Lavoro » , che da tempo lo seguono , benché in una sua attività marginale , su queste colonne . Ho tra le mani l ' ultimo libro di lui : una Storia del pensiero estetico e del gusto letterario in Italia ( Perrella , Genova ) che fu redatta ad uso dei Licei . M ' intendo assai poco di questioni scolastiche , e temo di ignorare persino la più parte delle riforme Gentile , per ciò che riguarda i « programmi » delle nostre scuole . Ma questa m ' era venuta all ' orecchio : che fosse giunta l ' ora di spezzare ai discenti il pane del pensiero estetico . Di qui il bisogno di manuali adatti allo scopo , precisi nell ' informazione e semplici nelle linee , tali cioè da ridurre a qualche ordine ed unità i molteplici pensamenti degli estetici d ' ogni tempo , non tutti facili davvero , né sorretti da molta coerenza . Il Caramella dà in questa sua opera l ' abbozzo di quella « che potrebbe anche diventare , col tempo , una nuova storia dell ' estetica » ; una storia , cioè , che rispettando il robusto scheletro che il Croce ci ha offerto dello svolgimento di questa disciplina , tragga il maggior profitto dal lavoro monografico dell ' ultimo ventennio , che non è stato piccolo . Non è questa , bisogna confessarlo , un ' agevole materia ; né si può imaginare quali siano per essere i frutti del suo insegnamento nelle scuole secondarie . L ' esperienza sola potrà decidere su questo punto . Ma almeno una cosa si può osservare : che se è la fantasia un poco l ' età edenica dell ' intelletto ( età sempre ritornante , e non già da concepirsi quale un semplice inizio temporale della vita dello spirito ) lo studio di lei , delle sue leggi , e di quanto si è pensato nei secoli intorno ai suoi modi e comportamenti , non ci pare disciplina da giovani . Si tratta qui di un concetto che , a non esser frainteso , richiede assai complesso e maturo senso interiore . S ' è fatto chiaro nell ' ultimo secolo un po ' dovunque , ma con maggiore coscienza critica in Italia , un criterio rigorosamente formale e filosofico dell ' arte . L ' arte è intuizione , è fantasia di qua del pensiero logico ; e come non v ' ha intuizione che non abbia in qualche modo provata la propria forma espressiva , l ' espressione è linguaggio ( vuoi scritto , o parlato , o plastico ) . Nella realtà fondamentale dell ' espressione che brucia in sé ogni motivo pratico polemico intellettuale che ne resta inseparabile e non si può considerare a sé quale astratto « contenuto » , si risolve oggi ogni problema dell ' arte . Il consenso che accompagna questa concezione , che ha trovato da noi il più forte rappresentante nel Croce , è assai più vivo di quanto in sede teorica potrebbe essere verificato . Le divergenze ideali , talora importanti , dividono gli estetici ; è ormai abitudine quasi generale da parte dei critici di opere d ' arte e di letteratura , di giudicare in base a un ' intuizione lirica autonoma e individuale del fatto artistico . Questa concezione , si può affermarlo con tranquillità , domina sempre più la vita intellettuale del mondo moderno ; ed è concezione nettamente idealistica . Battuto da più parti con argomenti più buoni e men buoni , l ' idealismo appare appena scalfito nella sua estetica . Buon segno di vita totale . Codesta nuova intuizione penetra troppo addentro al cuore della tumultuosa vita moderna perché noi possiamo crederne prossima la fine : le sue apparenti cadute , si può profetarlo fin d ' ora , saranno seguite dalle più rapide restaurazioni . Si potrebbe scrivere tutto un capitolo umoristico sull ' intuizione , quale la nuova estetica la intende : via di mezzo tra il furor e l ' agudeza , moderato invasamento , l ' unico possibile nell ' età della macchina da scrivere . O metterne in rilievo con tutta serietà le possibilità di penetrazione nel mondo dell ' alogico . Il libro del Caramella , che non poteva riuscire più chiaro , porta gli studenti secondari nel fondo di questo concetto polisenso . Il volume , che presuppone nel lettore una parallela conoscenza della nostra storia letteraria , s ' inizia con una nitida esposizione dei cardini dell ' estetica antica . Sul dualismo tra forma e materia , la concezione platonica dell ' arte imitatrice ( mimesi ) , le idee della Poetica di Aristotile , la creazione dei « generi » fissi e delle leggi sono qui pagine brevi ma essenziali . Ne resta fissato il carattere di « eteronomia » dell ' estetica antica , ossia la tendenza a porre la legge dell ' arte fuori dell ' arte stessa . Eteronomia che il progredire dell ' estetica si sforza via via di eliminare , sostituendo nuovi termini a quelli più corrosi dalla critica , nei limiti di un problema immutato . Vige il dualismo più rigoroso : l ' arte non crea , ma riproduce un immutabile « bello di natura » . La trattazione si amplia , com ' è giusto , al capitolo G.B. Vico e l ' idealismo , che ha pagine sull ' estetica di Kant , sul romanticismo e l ' idealismo romantico , e ai successivi che chiudono l ' opera : L ' estetica del romanticismo italiano ( periodo del Risorgimento ) , La riforma crociana e l ' estetica contemporanea . Ne escono ben tratteggiati : il romanticismo italiano , la teoria e l ' opera critica del De Sanctis , gl ' indirizzi di transizione sullo scorcio dell ' Ottocento , l ' estetica crociana e le correnti nuove . E occorre appena ricordare , a chi conosca l ' autore , che una ricchissima bibliografia è posta alla fine d ' ogni capitolo . Bisogna dar lode al Caramella , idealista , di non aver presentato questo complesso svolgimento storico in una caricata funzione di avviamento al lucidus ordo del pensiero nuovissimo . La sua mentalità non ha nulla di dogmatico , e nessun serio timore poteva nutrirsi in questo senso . Né egli , com ' è giusto , mostra di sopravalutare gli schemi degli estetici in rapporto al fondo concreto dell ' arte d ' ogni età . Quanto robusto ed autonomo fosse in passato il senso creatore degli artisti maggiori egli pone bene in rilievo al di fuori , e al di sopra , delle imperfette sistemazioni teoretiche . Il passato è per lui sempre risorgente vita , e non già pretesto a classificazioni erudite . Ma all ' estetica del Croce , della quale addita taluni punti dubbiosi , il Caramella tien fede , pur rendendosi conto che parecchie esigenze delle scuole ormai sorpassate meritano di essere saggiate alla luce delle nuove tendenze . Bisogna invogliarlo di por mano a quella maggiore storia dell ' estetica ch ' egli ha tutte le qualità per compiere felicemente ; ed essergli grati di portare al pensiero che rappresenta tuttora la nostra migliore ricchezza , in tempi di turbamento intellettuale , misticismi - danza - del - ventre ed altre storture , l ' ausilio e l ' autorità del suo nome tanto rispettato .
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... Da un pezzo il Croce giudica poeti e storici , romanzieri e filosofi , e non alla spicciolata , ma per secoli e generazioni , sicut potestatem habens . Quali siano i suoi titoli a giudicare i poeti , tutti gli intenditori e le persone di gusto sanno ormai . Non sarà inutile verificare una volta tanto anche i suoi titoli - scienza e coscienza - a giudicare gli storici . Si aggiunga una ragione personale . Alcuni anni fa dimostrai che l ' etestica del Croce è un guazzabuglio di contradizioni e di paralogismi , in cui ogni pagina smentisce la precedente ed è smentita dalla seguente ; che in tutta la filosofia non si trova un libro così mal ragionato ; e che solo chi non abbia capito nulla , può illudersi di avere imparato qualche cosa leggendolo . La dimostrazione era così definitiva , che il Croce non ha osato replicare parola , in quattro anni . Non voglio che egli possa illudersi di avere almeno potuto a sua volta ridurre me al silenzio . Quando apparve la traduzione francese dei due primi volumi di Roma alcuni giornalisti d ' oltralpe , uomini d ' ingegno ma un po ' precipitosi nel giudicare , come è spesso quella professione , scrissero , e con sincera intenzione di elogio , che l ' autore aveva studiato Carlo Marx . Imbattutisi per la prima volta in una storia antica che raccontava di commerci , di dissesti , di fallimenti , di usure , e di altre cose consimili , reputate da molti invenzioni moderne ; avendo sentito dire che Carlo Marx aveva fatto della storia del mondo un tessuto di interessi economici , s ' erano messi in mente di far onore all ' opera , ascrivendola ad una famiglia così moderna e così illustre . Senonché l ' opera mia è costretta a tacciar di falso questo certificato di stato civile , perché essa è parente del marxismo quando del confucianesimo o del mitraismo . Ed ecco , a sua volta il Croce dà principio al giudizio , copiando di peso questo sproposito : " Nel Ferrero - egli scrive - sono tutte le formule ( ! ) della scuola ( ! ) , tutti i derivati ( ! ) del materialismo storico " . Che cosa il Croce intenda per formule e per derivati del materialismo storico , non so . Il materialismo storico non è una scuola , perché una scuola suppone maestri e discepoli , e qui i discepoli almeno mancano ; è una pura dottrina , campata nei cieli della speculazione , un po ' confusa e nebulosa , come tutto ciò che è uscito dalla mente frammentaria di Carlo Marx . Nessuno storico di forte torace l ' ha ancora applicata in nessuna opera di polso . Ma come dottrina si presenta negli scritti del suo autore e dei suoi discepoli e commentatori in due vesti : più generale la prima , più particolare la seconda . La dottrina più generale vuole che i fenomeni della storia , la religione , la politica , il diritto , l ' arte e via dicendo , siano una specie di drappeggiamento sontuoso , sotto cui si nasconde la greggia ed unica realtà degli interessi economici . Ma del materialismo inteso così io penso che sia una dottrina puerile , da non poter essere presa sul serio ; immaginarsi se si potranno trovare le sue " formule " e i suoi " derivati " nell ' opera mia ! Che ogni istituzione o associazione umana di qualsiasi natura , politica , religiosa o intellettuale , debba tenere un libro di conti ; che tutte le relazioni tra gli uomini di ogni specie , dalla famiglia allo Stato e alla Chiesa , siano regolate anche da una ragione di dare e avere , non vuoi dire , che l ' anima di quelle associazioni e istituzioni viva nel libro dei conti ; vuoi dire soltanto che , qualunque cosa gli uomini facciano , pensino o vogliano , hanno bisogno innanzi tutto di nutrirsi e di vestirsi ; che il prete deve vivere dell ' altare , come il pittore del pennello , e il matematico delle formule . Più seria è la dottrina particolare e ristretta , che assume la trasformazione degli istrumenti del lavoro a motore occulto della storia . Inteso così , il materialismo storico potrebbe essere una dottrina feconda e fare scuola , il giorno che raccogliesse intorno a sé discepoli valorosi , purché circoscritta alla storia dell ' Europa negli ultimi due secoli , che sola può comportarne l ' applicazione . Negli ultimi due secoli la storia dell ' Europa è veramente condotta da due demiurghi : le dottrine razionali della società e dello Stato , che minano sotto sotto Dio ; le macchine mosse dal vapore e dall ' elettricità , che minano sotto sotto tutti gli antichi ideali di perfezione . Nessuno scrittore capirà il secolo XIX , sinché non riesca a scoprire questi due demiurghi , discesi da due cieli differenti della storia , all ' opera insieme e senza saper l ' uno dell ' altro . Il materialismo storico potrebbe studiarne con profitto uno ; e quindi scoprire una parte della verità . Senonché questa dottrina non ha posto né ufficio nella storia antica , dalla quale il secondo demiurgo è assente ; ed è addirittura infantile il supporre che abbia potuto applicarla proprio l ' autore , che ha indicato nel secolo XIX nel trapasso della civiltà qualitativa alla quantitativa , dall ' ideale di perfezione all ' ideale di potenza , il maggior rivolgimento della storia universale . Solo questo rivolgimento ha chiamato in terra , un paio di secoli fa , il demiurgo , che il materialismo vorrebbe presente in tutti i luoghi e in tutte le epoche ; e le cui formidabili spinte e audacie e crudeltà gli uomini non conobbero , sicché la civiltà fu per sua natura qualitativa . Intorno alla tecnica dei Greci e dei Romani ci somministrano numerose , per quanto slegate e frammentarie notizie , gli scrittori , le leggi , i rottami di attrezzi e di macchine - aratri , mulini , telai , forni , stampi e via dicendo - raccolti negli scavi , e i disegni scolpiti nei bassorilievi . Ma da secolo a secolo , da paese a paese , non si riesce a scoprire differenze visibili e quindi progresso , come l ' intendiamo noi , fuorché nelle macchine di guerra . Gli strumenti della industria e della , agricoltura non mutano , a distanza di secoli ; le forze motrici sono sempre i muscoli umani , alcuni animali , il vento e l ' acqua ; il vapore è un giocattolo . In tutta la letteratura antica ho trovato una sola pagina , in cui l ' ammirazione del progresso , oggi così fervida , sia presentita : la prefazione del libro diciannovesimo della Historia naturalis , in cui Plinio il vecchio , raccontando che il Mediterraneo ai suoi tempi è solcato in ogni verso non più da navi a remo ma da navi a vela , dopoché l ' abbondanza del lino coltivato in Occidente ha fatto della tela un oggetto di consumo corrente , vanta la velocità delle navi spinte dal vento , i viaggi affrettati , lo spazio vinto , con parole , che un moderno potrebbe ripetere , ritoccandole appena , del vapore . Ma se gli strumenti non mutavano , mutavano , e molto , i manufatti da epoca ad epoca ; secondo che la mano di una generazione e di un popolo era più abile o meno , più arduo o più facile il modello di perfezione a cui i differenti secoli e le diverse nazioni guardavano , più fino e più rozzo il gusto che commetteva i lavori e li giudicava . Imaginare una storia " materialistica " di Roma sarebbe come voler scrivere una storia cattolica o protestante dei Faraoni . Ma come è nato allora questo svarione di critici orecchiuti e orecchianti , nel quale è incappato anche il frettoloso Minosse che siede giudicando a piè del Vesuvio ? Nella storia degli ultimi due secoli della repubblica c ' è un . paradosso apparente : più Roma e l ' Italia arricchiscono e più sono rovinate ; più si ingrandiscono fuori , e più si indeboliscono dentro . L ' aristocrazia romana si trova padrona di un immenso impero , quando non è più capace di amministrare una città ! Massime nell ' ultimo secolo della repubblica ogni vittoria è una catastrofe . Parecchi storici avevano visto o intravisto , tra le cause di questo singolare dissolversi per troppo vincere , gli influssi della cultura greca - arti , filosofie , industrie , religioni , costumi , lussi , piaceri - sull ' antica società latina , aristocratica , tradizionalista , bigotta e puritana . Ma questa causa non è la sola , ed è , per dir così , una causa seconda , derivata da un ' altra , meno visibile e più profonda : l ' oro delle conquiste . Fenomeno economico ? Per chi cerca nella natura umana la ragione profonda della storia , questa azione della moneta è un altro esempio della padronanza e tirannia che tanti oggetti creati dall ' uomo a servirlo esercitano sul loro autore . Che cosa è la moneta ? Non è la ricchezza , ma una ricchezza ; ossia uno dei tanti beni desiderati dall ' uomo , ma in sé e per sé non dei più necessari , perché i metalli preziosi , tanto pregiati per la loro bellezza e rarità , non servono a nulla fuorché ad ornare , se non esistono gli altri beni necessari alla vita , che il denaro acquista . Ad un uomo perduto nel Sahara un pane ed un otre d ' acqua sarebbero più preziosi , che un sacco di monete d ' oro ... Ed ecco spiegato l ' errore del Croce . Il Croce ha visto , in questa visione della storia di Roma le formule e i derivati ( ! ) di un materialismo storico di sua fantasia , perché la moneta vi compare come il principale agente del disordine di una grande epoca . Ma l ' errore è pietoso , perché questa visione non è parente del cosiddetto materialismo storico neppure in decimo grado . Vero è invece che la visione è mia ; e che io posso sfidare con animo tranquillo il Croce a dimostrare che è falsa o che deriva da altro autore . Senza dubbio questo spaventoso e meraviglioso fenomeno non è stato da me capito con quella pienezza e rappresentato con quella forza , di cui , dopo sette anni di guerra mondiale , mi sentirei oggi capace ; e che spero di trasfondere un giorno in una edizione definitiva . Ho concepito questa parte dell ' opera una ventina di anni fa , perduto in una pace così universale e profonda , che la memoria e la nozione stessa del terribile fenomeno si erano perdute ; l ' ho concepita , quasi direi , dal nulla e in piena solitudine , perché nessuno dei predecessori aveva neppur presentito queste oscure verità e poteva quindi prestarmi aiuto . Non ostante un intensissimo sforzo di riflessione e di imaginazione , che ha durato anni , non ho veduto il fenomeno nella sua pienezza e in tutti i suoi particolari , così lucidamente come lo vedo ora ; e qualche volta l ' ho confuso un po ' con un altro fenomeno , che appartiene alla stessa famiglia ma è diverso : con la perturbazione che genera l ' incremento della ricchezza , quando è figlia del lavoro . L ' opera ha quindi bisogno di qualche ritocco . Ma sarò io giudicato vittima di un vano orgoglio , se dirò apertamente che , a mio giudizio , un critico equo e competente , invece di dottrineggiare fuori di tempo e luogo sul materialismo storico , avrebbe potuto , e forse dovuto , riconoscere un po ' di merito all ' autore , che primo aveva avuto la visione di un fenomeno di cui si era perduta la memoria , venti secoli dopo che era avvenuto , venti anni innanzi , che , ripetendosi in un intero continente , si rivelasse di nuovo alla obliviosa noncuranza degli uomini ? Che se il Croce appartiene a quella famiglia di critici , i quali si arrogano il diritto di giustiziare ogni opera che non sia perfettissima , perché ogni minimo difetto sembra loro degno della pena capitale , avrebbe potuto , invece di far merito all ' autore di questa sua nuova visione , rimproverargli i punti in cui la visione è un po ' incerta ed esitante . Non sarebbe stato difficile di trovarli qua e là , a un critico ostile ma acuto , intelligente , e che , intendendosi davvero di storia , avesse riconosciuto nell ' universale disordine della repubblica di Mario , di Silla , di Cesare e di Pompeo lo stesso disordine che travaglia i nostri tempi da sette anni in qua . Questo critico avrebbe condannato l ' autore con la scienza attinta da lui ; ma insomma non avrebbe vaneggiato . Il Croce invece non ha capito nulla , non ha visto nulla , non si è accorto di nulla ; e , posto innanzi alla vasta pittura di quel tempo , che non è perfetta , ma che nasce dalla vita - ed oggi questo merito è più manifesto a chi ha occhi e vede , che dieci anni fa - , l ' ha scambiata per un drammaccio da cinematografo . Leggete , o lettori , questo giudizio che ricopio testualmente , perché davvero una perla così preziosa merita di essere deposta con religiosa cautela nel tesoro della moderna critica italiana . " Ma la Ragione e la Provvidenza compiono , nel Ferrero , prodigi assai maggiori che non presso quei due filosofi ( Vico ed Hegel ) , perché quelli operavano con personaggi , con forze spirituali , e il Ferrero opera con esseri nevrastenici ( ! ) , immorali , amorali , cupidi di denaro , fradici di lussuria ( ! ) , incommossi ( ! ) al sangue e alle stragi ; un quissimile ( ! ) dei veneti primitivi , rappresentati dal D ' Annunzio nella Nave ( ! ! ! ) , accozzaglia di gente atta , non già a fondare , come si crede , grandezze di città , ma piuttosto a popolare manicomi e bagni criminali , affatto diversi dai bestioni vichiani ( ! ! ) , che erano severi ed austeri ! " . Ma un critico il quale , neppure avendo sotto gli occhi il commento perpetuo e vivente del disordine in cui si agita oggi l ' Europa , è riuscito a capire questa parte della storia di Roma ; un critico , il quale innanzi alla pittura di uno dei disordini morali più terribili che possano affliggere il genere umano , ripensa oggi - nel 1921 - alle marionette declamanti della Nave e va in cerca di non so quali bestioni ; quale libro di storia potrà mai capire , che si innanzi un poco al di sopra dei manuali per il ginnasio inferiore ? Lasciamolo dunque scambiare le rozze compilazioni del Ranke per modelli di squisita ( ! ! ) storiografia ! Chi si contenta , gode . Dopo aver visto quale è la scienza del Croce , passiamo alla coscienza . Sentenzia il Croce che il sottoscritto non avrebbe " saputo ... tener saldo e stretto il legame tra storiografia e filologia ; non già perché non asserisca questo legame in teoria e non procuri nel fatto di leggere testi e consultare la letteratura dell ' argomento e porre a piè di pagina le citazioni , ma perché egli ha un ben curioso concetto della costruzione storica , e crede che in essa si debba , con l ' immaginazione , o , come dice , con la congettura integrare le fonti , laddove il senso critico vieta coteste integrazioni e nega che possano mai fornire storia e storia reale . Al che il Ferrero , e con lui i suoi difensori , obiettano che , senza le congetture e le immaginazioni , molta parte della storia rimarrebbe arida esposizione e compilazione di fonti . E tal sia e rimanga , quando non può essere altro ossia quando mancano le condizioni soggettive ed oggettive perché sorga storia vera e propria ; meglio allora una rassegna di fonti , che un sogno sulle fonti ... " . E più oltre : " Nella fertile imaginativa del Ferrero , nel saper sempre per filo e per segno la politica orientale di Antonio , e la politica egiziana di Cleopatra , e i riposti motivi dello strano andamento della battaglia di Azio , nella sua professata conoscenza dei dietroscena , e nelle sue arie di persona bene informata e molto esperta , che sorride della visione e dei giudizi tradizionali e prepara sempre qualche sorpresa ai lettori , in questo vizio della sua mente sta un ' altra delle cagioni della fortuna incontrata dall ' opera sua " . A questo straordinario giudizio , oppongo il passo di un autore , a cui il Croce fa certamente più credito che non gliene faccia io . Dice questo autore : " La fantasia è indispensabile allo storico ; la critica vuota , la narrazione vuota , il concetto senza intuizione e fantasia , sono affatto sterili ; e ciò si è detto e ridetto in queste pagine col richiedere la viva esperienza degli accadimenti di cui si prende a narrare la storia , il che importa insieme l ' elaborazione di essi come intuizione e fantasia ; senza questa ricostruzione e integrazione fantastica , non è dato né leggerla né intenderla " . Queste cose si leggono a carte 29 e 30 della Teoria e storia della Storiografia di Benedetto Croce . Noi sorprendiamo qui il critico in flagrante rovesciamento sofistico : slealtà , che dovrebbe squalificare uno scrittore , come la codardia squalifica un soldato . L ' integrazione fantastica , che nel libro è la ragione stessa della storia , diventa nella critica la sua negazione : la fertile imaginativa , che per il filosofo è la prima virtù dello storico , si converte in un vizio della mia mente , non appena il critico vuole screditare tra gli ignoranti un ' opera che non gli piace , perché ne odia l ' autore . Ma nella fretta il Croce ha corroborato il sofisma con un nuovo errore , citando come esempio della mia fertile imaginativa il " saper spiegare per filo e per segno la politica orientale di Antonio , e la politica egiziana di Cleopatra , e i riposti motivi dello strano andamento della battaglia di Azio ... " . Anche il Croce , come molti giornalisti , ha creduto che la mia fertile fantasia abbia rifatto a quel modo la storia di Antonio e di Cleopatra . L ' ha rifatta invece la paziente erudizione di un secolo . Incominciò il Letronne , un prudentissimo , eruditissimo e punto imaginoso epigrafista , dimostrando verso il 1840 , con il sussidio di monete , che Antonio aveva sposato Cleopatra nel 36 a . C . , e spiegando con quelle luminosamente certi passi oscuri di scrittori antichi . Seguì l ' ammiraglio Giurie de la Graviate che sottopose ad un ' acuta critica le tradizioni antiche della battaglia di Aio . Ultimo il Cromare , il quale , in alcune monografie pubblicate nell ' Herpes , riprese gli studi del Lettone e del Jurien de la Graviate , li illustrò , li amplificò , li integrò , li confermò e li corresse . Io ho soltanto incastrato nella storia del tempo , e ritoccandogli qua e là , gli studi e le conclusioni di questi predecessori . Non la mia immaginazione , ma i miei occhi hanno lavorato : a leggere i loro lavori . Se in questi tempi non fosse peccato sprecare carta e inchiostro a dimostrare quello che è ormai già manifesto , potrei continuare per un pezzo . Risparmio perciò i miei lettori ; e abbandono senz ' altro il Croce al giudizio degli imparziali con tutto quel che resta della sua critica . Aggiungerò solo tre brevissime osservazioni . Paragonandomi ad altri storici , con i quali egli mi ha ascritto ad una scuola che esiste soltanto nella sua imaginazione , il Croce dice che io sono " meno ammaliziato nel mestiere storico " . Sarà . Io non sapevo che la storia fosse un mestiere , il quale richieda malizia , come il commercio dei cavalli o la tratta delle schiave bianche . Credevo che fosse un ' arte , per riuscir nella quale occorresse imaginazione , studio , analisi e sintesi , esperienza della vita , acume e vigore dialettico ! Egli mi accusa di illudermi di aver " inventato un nuovo metodo d ' esporre la storia col dividerla non per epoche ma per categorie di fenomeni , che è per l ' appunto l ' astratto e inconcludente metodo sociologico ... " . Niente affatto . Non ho inventato , ma ho proposto questo metodo , non già di esporre o raccontare ma di insegnare a voce nelle scuole pubbliche la storia ; e questo metodo non solo non è astratto e inconcludente , ma è il solo che possa conchiudere qualche cosa , quando si ragioni di insegnamento orale . Il Croce vede una prova della mia inclinazione per il sociologismo ( che cosa sarà mai ? ) nella mia ammirazione per le concezioni storiche di Auguste Comte . Se il Croce abbia letto il Comte non so ; e molti indizi mi fanno credere che anche questo filosofo egli conosca di seconda mano . Io l ' ho letto ; e dichiaro che ho trovato nei tre ultimi volumi del suo famoso quanto ignorato Cours de philosophie positive , le vedute più profonde della storia che siano state pensate nel secolo XIX . L ' Europa darà segno di incominciare ad emergere davvero dalle barbarie in cui è caduta , il giorno in cui questa grande voce vincerà il vano cicaleccio di tanti filosofastri , che oggi la soffoca . Ma di ciò potremo forse ragionare altra volta .
PRESA DI POSIZIONE ( FONTANELLI LUIGI , 1940 )
StampaPeriodica ,
Gli argomenti trattati ieri dal Segretario del Partito nel rapporto ai Federali dell ' Italia Centrale e le nettissime direttive impartite costituiscono una risoluta presa di posizione contro tutto quell ' insieme di stati d ' animo , mentalità , interessi residuati della vecchia Italia , che riaffiorano con vilissime mormorazioni nei momenti in cui la navigazione è difficile , mentre nei momenti di bonaccia , si occultano sotto la protezione della ben nota insegna " Tutto fatto , tutto bene , alalà . " Gente che ha temuto il Fascismo ma non lo ha mai amato , sopratutto dal giorno in cui ha dovuto prender atto che il Fascismo non rappresentava la sistemazione di particolari interessi ma un nuovo ordine destinato a dare a tutto il popolo una più alta giustizia sociale . Gente che , costituzionalmente refrattaria ad intenderne la natura ed i fini , si è adattata alla Rivoluzione soltanto per mimetismo . È inutile e ridicolo dire per quell ' ostinato ed insincero ottimismo con cui si esprime il borghesissimo amore del quieto vivere che questi residui di vecchie mentalità , di vecchi ma tenacissimi interessi , non ci sono . Ci sono e non ci possono non essere in una rivoluzione continua , che per necessità di cose più forti di qualsiasi volontà umana deve procedere per gradi , urtando inveterate abitudini , gusti , mentalità , interessi . Rivoluzione continua significa revisione continua , cioè quotidiana messa a punto di tutti gli organi destinati a realizzarla , per eliminare ogni giorno le incrostazioni che si formano spontaneamente e che rappresentano la coalizione fatale di tutti coloro che si sentono , per un motivo o per un altro , scomodati dall ' azione del Regime . E bisogna anche aggiungere che gli scomodati sono , nella grande maggioranza dei casi , proprio coloro che nella vita sono sempre stati fin troppo accomodati e che temono di perdere questa loro privilegiata posizione . Dove siano e come operino questi residui , questi grandi tecnici della mormorazione , questi eterni insoddisfatti che pretenderebbero da Mussolini un numero infinito di miracoli al giorno tanti quanti servirebbero al loro incommensurabile egoismo dove siano e come operino è inutile fingere di non sapere . Stanno forse nei campi , nelle officine , negli stadi della G.I.L. ? No : il popolo italiano , quello dei campi , delle officine e dei tavoli di lavoro è meraviglioso , guarda soltanto a Mussolini , crede soltanto in Lui , nel Fascismo , e non crede nulla , non ha perplessità o tentennamenti , obbedisce in letizia , perché ha una fede diritta , semplice , schietta . Anche il più umile lavoratore , basta che rivolga il pensiero al Primo Lavoratore italiano , al Pilota glorioso che ci ha guidato sicuro in tutte le più difficili navigazioni , perché si senta immerso in uno stato di grazia . Il popolo italiano è una massa di manovra compatta , sana , sicura . Bisogna non disturbarlo coi cattivi esempi . Una situazione internazionale complessa ed oscura come quella che attraversiamo ed un avvenimento come il recente cambio della guardia nelle alte Gerarchie del Partito e del Governo non potevano non rappresentare le condizioni più favorevoli per far riaffiorare quegli stati d ' animo che rappresentano i tenacissimi residui di un ' Italia meschina che ancora non ha saputo adattarsi al piano di quell ' Impero al quale Mussolini ha saputo innalzarla . Noi che abbiamo avuto la grande fortuna di aver vissuto la vita del Fascismo fin dalle origini , noi non ci meravigliamo minimamente della netta presa di posizione odierna del Partito , ma ci compiacciamo soltanto che essa sia stata così tempestiva , che colga nel segno , che investa tutto l ' attuale momento come un fatto non esclusivamente interno e che offra , con una rinnovata e rigorosissima consegna , un preciso ed immediato programma di azione ... Il monito di oggi si impone ai fascisti tutti , come il portato della ferrea volontà mussoliniana di richiamare tutti alla dura realtà del momento e si può esser ben certi che le direttive del Duce , saranno realizzate con quella inesorabile decisione che caratterizza la chiarissima fede ed il temperamento guerriero di Ettore Muti . I diversi argomenti che sono stati trattati e le direttive impartite offrono materia per abbondanti e profonde trattazioni che l ' ora e lo spazio non consentono . Ma ciò è bene . La presa di posizione odierna deve svolgersi giorno per giorno , nei vari settori della vita nazionale , come indiscutibile necessità della Patria e della Rivoluzione . Quando le rivoluzioni sono autentiche com ' è senza dubbio la nostra i momenti difficili finiscono per accelerarne i tempi , per portarle sempre più in profondità , per realizzarle sempre più compiutamente . I lavoratori non temono il " clima duro " della rivoluzione . Essi lo stimano il solo mezzo per assicurare oggi una giusta distribuzione dei doveri , premessa indispensabile e garanzia sicura d ' un nuovo ordine domani , quando la Patria e la Rivoluzione avranno raggiunto tutte le loro mete .