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PAROLE PRELIMINARI ( GENTILE GIOVANNI, , 1934 )
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Si chiude un periodo , e se ne apre un altro . Tutti gl ' italiani lo sentono . Con la Legge sulle Corporazioni la Rivoluzione fascista è giunta alla sua maturità , e l ' Istituto Nazionale Fascista di cultura riconosce che non si tratta più di " educare " il popolo italiano alla scuola del fascismo , ma di esporre ormai ed enucleare le esigenze del nuovo spirito , e concorrere , per la propria parte , all ' opera di costruzione della nuova civiltà che il mondo attende dagl ' italiani o a cui già collabora . Certo , in un senso assoluto , l ' educazione umana non finisce mai ; e il fascista che ha la sua fede non dimenticherà mai , che ogni giorno ci sarà un nuovo dovere per lui , e una nuova prova ; alla quale resterà impari senza nuovi sforzi e un superiore perfezionamento della sua personalità . Ma c ' è pure una maturità relativa , che licenzia i giovani da ogni obbligo di scuola e li ammette alla vita ; nella quale devono dire la loro parola e recare il contributo della loro opera , assumendo tutta sopra di sé la responsabilità d ' ogni loro azione . Finisce il tirocinio e comincia il lavoro della produzione e della creazione . L ' uomo comincia socialmente a contare , ed esser lui ... Quindici anni ( 1919-1933 ) sono passati in un travaglio che ha impegnato dapprima , col fondatore del nuovo sistema politico e morale , pochi adepti animosi , e poi schiere sempre più numerose e serrate di italiani attratti dalla luce dell ' idea e dalla bellezza dell ' esempio , e in - fine tutta la nazione . Sono passati , non in un ' attesa vana ; ma in una lenta , prudente , disciplinata e laboriosa fatica , piena di fede e di entusiasmo , diretta costantemente ad un fine : restaurare lo Stato , non forma astratta e quasi soprastruttura per sé stante della realtà nazionale , ma la stessa vivente organizzazione e coscienza di tale realtà . Azione squisitamente educativa , attraverso la scuola e il Partito , attraverso il Parlamento e la Milizia , ma sopra tutto attraverso la potente suggestione del Duce sulla massa . Oggi con la legge delle Corporazioni questa fatica trilustre è compiuta , poiché lo Stato , almeno virtualmente , è organizzato ; e s ' affaccia con la sua caratteristica fisionomia nel mondo , come artefice primario di quella pace mondiale che è disarmo di frontiere e di animi , lealmente e coraggiosamente voluto e perciò divenuto realisticamente possibile ; e come portatore di una nuova idea . Questa idea non è un ' astratta dottrina politica , né un astratto sistema economico e sociale . Lo Stato di Mussolini è forza ; ma è forza perché è idea . È concetto dell ' uomo e del mondo , e quindi programma totalitario di vita , così pel singolo come per la nazione . La quale , a sua volta , non è quella fittizia entità naturalistica che è per qualche imitatore esotico del fascismo , ossia la razza , presunta realtà naturale misteriosa . La nazione del fascista è , mazzinianamente , coscienza di sé e missione . Tanto fiera di sé e gelosa della sua individualità storicamente privilegiata , quanto è aperta e pronta al riconoscimento ed esaltamento di ciò che nell ' italiano è umano , e che all ' italiano rende possibile un linguaggio significativo per tutte le genti . Lo Stato di Mussolini è perciò riordinamento e potenziamento delle energie nazionali radunate e unificate nella disciplina dell ' autorità , che sola è capace di stringerle in un vivo fascio ; ma anche nuova civiltà . Che vuoi dire nuovo pensiero in tutta la ricchezza delle sue determinazioni : arte e religione , scienza e visione speculativa della vita , costume e legge , stile dell ' uomo . Ciò che lo Stato di Mussolini non potrebbe essere , se si limitasse a quel semplicistico principio dell ' autorità , a cui l ' osservatore superficiale guarda come al suo carattere più rilevato . Come forma essenzialmente etica della personalità umana , lo Stato fascista è autorità . Ma è autorità in quanto è libertà , od espressione della volontà nazionale . Tutt ' è che questa volontà non vada cercata ne ' suoi accidentali e fallaci erramenti , come il capriccio od arbitrio insofferente e insolente dell ' individuo , o come l ' inconsapevole , nervosa , stravagante velleità degli irresponsabili che , pur di mettere a fuoco la presunzione del lorocervello , non esiterebbero a rischiare l ' esistenza stessa del cielo e della terra : fiat experimentum et pereat mundus . La volontà nazionale è invece lì , nel suo storico , normale , sano , razionale indirizzo , qual è determinato dal complesso de ' bisogni della nazione economici e politici , materiali e morali . Perciò lo Stato di Mussolini è Stato corporativo : che vuol dire la forma più adeguata e più aderente di una democrazia , che non sia quel mito comodo ai politicanti anarcoidi del vecchio parlamentarismo di una volta , ma la realtà stessa ed effettiva del popolo . Il quale popolo , poi ormai si sa , è cosa molto diversa dalla somma o maggioranza dei singoli cittadini che il materialistico liberalismo fantasticava , ma si incontra e si manifesta nel sistema organico delle forze produttive della nazione . Quelle forze d ' ogni genere , che creano la storia , e che , se sfuggono allo sguardo dei più , che ne sono in certo modo governati e come vissuti , sono ravvisate e tratte alla luce e rese consapevoli dall ' uomo di genio nella universalità chiaroveggente e gagliarda del suo spirito . L ' uomo di genio non è certo un istituto , che il diritto pubblico possa postulare e teorizzare . Ma appunto perciò riveste il carattere provvidenziale proprio dei grandi eventi e personaggi della storia . Che gli uomini s ' illudono sempre di creare o guidare , laddove essa è già in atto , tutta determinata , quando gli uomini cominciano a pensarci su e a studiarla ...
CORPORAZIONE FASCISTA ( BIGNAMI ERNESTO , 1934 )
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... Come ben disse Mussolini , la crisi che attanaglia da quattro anni il mondo economico , è penetrata così profondamente nel sistema che è diventata una crisi del sistema . Non è più un trauma , ma una malattia costituzionale . Il sistema liberale - capitalistico , che , partendo dalle solite premesse astrattamente individualistiche , ha esasperato lo spirito di iniziativa e condotto alle costruzioni ipertrofiche del supercapitalismo ( cartelli , sindacati , consorzi , trusts , ecc . ) è ormai al suo tramonto : le crisi di sovraproduzione lo hanno afferrato alla gola e gettato nelle braccia dello Stato per ottenere protezione e privilegi . Lo Stato a sua volta non può più fare , sul terreno economico , professione di agnosticismo , non può più " stare alla finestra " e disinteressarsi delle questioni della produzione e del lavoro : la crisi ormai sistematica , superando i limiti dell ' interesse individuale , ha toccato i più vitali interessi dell ' intera società , ha trasformato il fatto economico in fatto sociale . L ' intervenzionismo statale è dunque , allo stato attuale delle cose , una necessità storica e morale : occorre anche su questo terreno una superiore disciplina , un controllo gerarchico , una per così dire burocratizzazione o calmieramento del lavoro , in nome dei più generali interessi della Nazione e della società . Cadrà per questo lo Stato nell ' estremo opposto del socialismo di Stato , della statizzazione dei mezzi di produzione , dell ' annientamento d ' ogni libera iniziativa individuale ? Il Fascismo ha già risposto da tempo a tale quesito , e la dichiarazione VII della Carta del Lavoro è esplicita su questo punto : " Lo Stato corporativo considera l ' iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell ' interesse della Nazione . " Il Fascismo in altre parole accetta il principio della libertà individuale ( è questo il grande portato della rivoluzione francese ) , perché sa che solo nello spirito d ' iniziativa sta la dignità e la ragione d ' ogni reale progresso ; ma intende dare a questo principio un fondamento idealistico ed etico , impedendo le degenerazioni della moderna vita economica e politica . " Il Corporativismo , " ebbe a dichiarare S . E . Mussolini con una frase che è come la chiave dell ' intero discorso e che è destinata a segnare la meta della nuova civiltà fascista , " su - pera il socialismo e supera il liberalismo , creando una nuova sintesi . " E ancora : " Il Corporativismo è la economia disciplinata e quindi anche controllata , perché non si può pensare ad una disciplina che non abbia un controllo . " Liberalismo e socialismo decadono contemporaneamente in tutta Europa : fatto sintomatico , che segna la precarietà e l ' aberrazione di questi due opposti fenomeni , e prepara l ' avvento del nuovo Corporativismo fascista . L ' Italia , interprete della millenaria civiltà classica e latina , segnerà ai popoli le vie dell ' equilibrio e del - la mediazione : l ' aureo centro tra gli estremi , aborrente dalle soluzioni esclusive e radicali , la sintesi nuova destinata a fondere le opposte , parziali verità ...
DINAMICA DELLA CORPORAZIONE ( MISSIROLI MARIO , 1934 )
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Com ' è nato l ' ordinamento corporativo ? È una concezione teorica , sorta dalla speculazione filosofica , oppure è il risultato di un ' esperienza di - retta ? A questo interrogativo rispondono esaurientemente gli Scritti di economia corporativa di S . E . Biagi , editi ... dallo Zanichelli . Il pregio di questo libro , che mantiene assai più di quanto promette , è quello di offrire un quadro organico , una sin - tesi felice , di quella che è la concezione mussoliniana dello Stato corporativo superando le vedute unilaterali e comunque parziali . La dottrina non vi è esposta in forma astratta , ma concreta , poiché è cura costante dell ' autore mostrare come essa sia sorta dalle necessità della vita e si sia sviluppata attraverso una laboriosa esperienza . Di modo che il libro costituisce , oltre tutto , un valido contributo alla storia della Rivoluzione fascista , riguardata come feconda generatrice di idee . Natural - mente l ' autore è troppo imbevuto di spirito idealistico per cedere alle tentazioni del materialismo storico ; è , anzi , sua costante preoccupazione mettere in luce la preminenza della volontà anche in quel campo dei fenomeni economici , che , secondo la scuola socialista e la stessa scuola liberale , sfuggiva al controllo e alla coscienza riflessa degli uomini . L ' auto - re respinge energicamente questa visione propria del fatalismo , si ammantasse , essa , di materialismo , o di idealismo storicistico , per rivendicare all ' azione , sia dello Stato , sia dei gruppi , sia dei singoli quella supremazia del pensiero e della volontà , che , sola , conferisce un valore alla vita e un senso alla storia . Certo lo studioso è stato molto aiutato , in questo orientamento , dalla comprensione dell ' opera di Mussolini , che offre il più insigne esempio di volontà nei tempi moderni ed è suo merito l ' averne tratto tutti gli insegna - menti e le necessarie riprove ...
CORPORAZIONE E PARTITO ( MARANINI GIUSEPPE , 1934 )
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... Che cosa intendiamo per sistema corporativo fascista ? Intendiamo una forma di decentramento dell ' attività regolatrice dell ' economia , affidata , sotto l ' alta direttiva del potere politico , alle categorie economiche opportunamente organizzate . Permane intatta la proprietà privata , intesa però come un plenus ius utendi e non più come un ius utendi et abutendi ; e rimane libera la privata iniziativa , molla fondamentale e insostituibile della attività economica . Nella corporazione si equilibra - no e si conciliano le forze degli imprenditori e dei lavoratori , regolando così la distribuzione : sotto questo aspetto , il regime corporativo ha già avuto in Italia un brillante collaudo , prima ancora della istituzione del - le corporazioni , con la pratica dei contratti collettivi e con l ' azione efficace della magistratura del lavoro ; poiché ogni attività volta a ridurre ad unità lo sforzo costante di organismi sindacali opposti è intrinsecamente corporativa . Ma nella corporazione deve anche ridursi ad unità l ' attività produttiva : e questo è il campo nuovo , delicatissimo , gelosissimo , nel quale le nuove corporazioni dovranno saggiare la loro idoneità e vitalità . Delicatissima e gelosissima funzione , abbiamo detto , perché unità non deve significare monopolio , e disciplina della produzione non deve significare soffocamento dell ' iniziativa privata : ma la discriminazione è difficile , e occorrerà bontà di organizzazione e saggezza di dirigenti per raggiungerla nella pratica quotidiana . Né potranno bastare , a indirizzare l ' attività delle nuove corporazioni , criteri puramente economici : ma questi dovranno sempre essere illuminati da una visione politica , nel senso più pieno e alto della parola . Una visione politica : cioè completa , organica , totalitaria ; una visione capace di superare e di risolvere i problemi economici sollevandoli in una atmosfera superiore , piegando in qualche modo le sorde necessità della vita economica sotto il dominio dello spirito . Difficoltà analoghe , e non meno gravi , già si incontrarono e si superarono in materia di distribuzione , con i contratti collettivi e con i giudizi del magistrato del lavoro : e si superarono appunto grazie al clima di intensa vibrazione politica in cui i nuovi istituti vennero sperimentati . Anche le nuove difficoltà verranno certamente superate , e l ' Italia , dopo avere offerto all ' attenzione del mondo uno straordinario esempio di integrale organizzazione politica , riuscirà , noi crediamo , anche ad offrire un esempio di integrale organizzazione economica : anzi , per meglio dire , l ' Italia mostrerà al mondo come la sua poderosa organizzazione politica abbia tanta intrinseca vitalità da poter definitivamente costituire anche una forma di integrale organizzazione economica . È in sostanza il Regime , che , dopo avere già , in questi difficili anni , con mezzi di fortuna , vittoriosa - mente dominata e sostenuta l ' economia italiana , si appresta a sostener - la e a regolarla organicamente raccogliendo definitivamente in saldo fa - scio tutte le energie materiali e morali del paese . Il Regime : cioè il Partito unico , lo Stato forte , la coscienza vibrante della nuova Italia . Questo è e rimane il fondamento ferreo , la condizione prima della grande impresa nazionale , cui tutti ci industriamo di collaborare con appassionato fervore .
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... Da veri , autentici selvaggi , noi vogliamo escludere dal nostro saluto ogni forma di esosa cortigianeria , cominciando piuttosto a porre , senza preamboli di sorta , le cosiddette carte in tavola , e a mettere alla prova i vostri ripetuti propositi di chiarezza , di incrollabile intransigenza . Sì , onorevole Farinacci : voi siete dei nostri , o meglio siete nostro , e non dovete dimenticare che non soltanto le Opposizioni vi hanno , in questo lasso di tempo , vilipeso , diffamato e deriso , ma altresì una buona parte dei fascisti vi ha trattato da ras fanatico , da pazzo criminale o da incosciente pappagallo , mentre i soli squadristi , i selvaggi delle province , vi hanno difeso ed hanno opposto il vostro nome al tradimento dei Ponzio , dei Rocca , dei Viola e alle diatribe noiose dei normalizzatori . Ora questi precedenti vi impongono , onorevole Farinacci , di ascoltare attentamente , di tenere nel debito conto le parole , le osservazioni e i desiderii nostri . E ’ vostro preciso obbligo e stretto dovere di mantenervi a contatto con quella santa canaglia di cui avete esaltato lo spirito di sacrificio e la volontà rivoluzionaria . O voi farete questo e mostrerete di essere veramente l ' uomo degno della situazione o voi non lo farete e noi saremo autorizzati a ritenervi e a proclamarvi un pagliaccio . E ’ bene intenderci alla prima , con franche leali parole , da squadristi a squadrista , da camerati a camerata . Perché troppe delusioni - e voi , onorevole Farinacci , lo sapete - abbiamo provate e troppi uomini che supponevamo semplici e incorruttibili si sono ubriacati del potere perdendo la loro vecchia anima di volontari disinteressati . Guai a voi , quindi , se doveste far la fine di tanti altri , se dimenticaste gli sdegni e le promesse e i propositi ! Guai a voi , anche per il male che fareste al Fascismo , già più volte amaramente ferito per la malafede , l ' egoismo e l ' ambizione degli uomini ! ...
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... Le forze politiche che oggi in molti paesi sono al potere , e in altri si apprestano ad assumerlo , sono animate da concezioni prettamente anticapitalistiche : hanno un ideale del benessere che non si concilia con l ' ideale carezzato dal capitalismo liberale ; credono nei doveri sociali della proprietà ; non credono più alla forza delle cose e tanto meno pensano all ' automatico attuarsi di un benefico ordine naturale ; confidano nella energia dell ' uomo e l ' ordine non lo sanno pensare se non come qualche cosa di voluto , di prodotto , non di subito e di ricevuto . Desiderose di realizzare il proprio ideale politico e sociale non si scoraggiano per le difficoltà ; rispettose della tradizione non ne subiscono il peso ; entusiaste del progresso anche meccanico , non sanno legarsi ad esso senza reagire se le sue mete le discostano dai propri ideali . Questi sono gli ideali delle forze anticapitalistiche che oggi operano nel mondo . E questi ideali ricevono la migliore accoglienza da parte delle folle , dal momento che il mercato mondiale si fraziona in compartimenti stagni , facendo trionfare il principio della ragione politica su quello della pura ragione economica ... Si può ormai concludere che in molti paesi , tra cui primo l ' Italia , si sta organizzando la società secondo fini non capitalistici . Si può aggiungere che in qualche paese l ' opera di ricostruzione è molto avanzata : il che non ci esonera dal dire che essa non è completata , sia perché resistono ancora gruppi di uomini e popoli i quali conservano fede nel capitalismo , sia perché , anche là dove le aspirazioni anticapitalistiche son diventate programma di Governo , ancora parecchi istituti pubblici e privati non sono stati armonizzati con le nuove finalità . Quindi ci sembra di poter concludere che il capitalismo in qualche parte del mondo è al declino . A precisare la portata di questa nostra opinione conviene ricordare che fine del capitalismo non significa fine del progresso , fine delle invenzioni , fine della civiltà . Questa idea è soprattutto chiara per quanto riguarda il corporativismo il quale supera il capitalismo non già colla negazione o la distruzione delle macchine , ma col ristabilimento dell ' equilibrio tra l ' uomo ed esse ... Il pessimismo di coloro che guardano con terrore alla fine del capitalismo è basato su diverse curiose concezioni , quali , ad esempio , quella che il presente sia sempre il culmine dell ' incivilimento , o che l ' uomo , che ci ha dato costante esempio di ricercare il miglioramento delle sue condizioni di vita , ad un dato momento , per strana aberrazione , cerchi di tornare indietro , quasi avesse una vaga nostalgia delle foreste vergini o delle umide palafitte . Chi non condivide simili infondate supposizioni non può essere spaventato dalla constatazione che il capitalismo può e sta per tramontare .
MOLTIPLICARSI ( DE'_CAROGLIO BIANCA , 1934 )
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L ' imperativo demografico del Duce , non di oggi ma dal giorno in cui assunse il timone d ' Italia , è cosa di sì vasta e capitale importanza per cui anche la donna deve sentirsene parte direttamente in causa . Anche in Italia , come altrove , si sposa poco . Perché ? Il Camerata Leone Cantori che , nel numero di Aprile , commentando il discorso quinquennale del Duce , scrisse egli pure sull ' argomento , sembra - va quasi voler addossare tutta la colpa ai soli uomini . Non è esatto . La colpa è in parti uguali fra l ' uomo e la donna . Se il futuro marito in - fatti accusa che 700 lire mensili non bastano egli non ha tutti i torti o ha torto solo per metà . Siamo in sede di giustizia e giustizia deve esser re - sa a tutti : quando una donna entra in una casa ha oggi tante e tali esigenze che davvero le 700 lire sono piuttosto pochine ... Le esigenze della donna moderna sono troppe e l ' uomo , per non essere infelice , abbandona gli altari che consacrano le nozze . Settecento lire men - sili , per un artigiano o un piccolo impiegato , sono più che bastevoli a mantenere una famiglia . Ma come e quando sono bastevoli ? In rapporto ad una vita normale senza strappi , sopratutto senza troppo affollarsi di desideri e di falsi bisogni superiori allo stato nel quale ciascuno si trova . Esiste questo rapporto oggi ? Per l ' uomo ? Il Cantori ha già detto di no . Per la donna ? Neppure . Una donna moderna vuole vestire bene anche se moglie d ' un artigiano , competere almeno per le vie con la donna del ricco . Vuole inoltre brillare , farsi vedere , ammirare e se possibile magari innocentemente corteggiare ... Con 500 lire o poco più la famiglia deve pensare alla casa , al vitto , ai figli e alle necessità dell ' uomo che egli pure vuole e deve vestirsi , soddisfar - si e divertirsi come la sua compagna . Può bastare lo stipendio a colmare tutte queste esigenze ? Evidentemente no . Si dirà : neghi lo sposo alla sua donna la loro soddisfazione . Si pro - vi ! La pace coniugale è rotta ... Si potrà giungere a tanto di cambiare la donna ? Una cosa è però certa : che bisogna aiutare il genere umano a migliorarsi e a credere nelle vere gioie della vita . Dire aiutare significa dire semplificare la vita moderna , sfrondarla di troppe inutili cure e ridicole necessità che , ogni giorno che passa , rendono l ' uomo sempre più schiavo o di un pezzo di stoffa o d ' un anello o di un paio di scarpe . Semplificare la vita , renderla meno artificiale e convenzionale , cioè più umana , meno di apparenze e più di sostanza , non è solo corollario di un problema demografico ma anche pregiudiziale di un problema morale e di primato di popolo . Per la sanità e la moltiplicazione della razza occorre spezzare l ' attrazione , il fascino e il soggiogamento delle tentacolari metropoli ove maggiori sono i desideri e continuamente mutevoli , e più infiniti i così detti bisogni non naturali ma "civili." Sotto questo punto di vista , l ' anti - urbanesimo di Mussolini è come il San Giovanni che annunciava e preparava la strada di Cristo !
MADRI FECONDE ( CAPO GIAN , 1934 )
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Domani verranno premiate le madri italiane di più numerosa figliolanza ; domani il Duce consegnerà il brevetto della nuova nobiltà fascista al - le madri prolifiche . Vedo una piccola smorfia sulla sua bellissima bocca , signora . Non neghi . Il gesto fugace è stato una confessione . Ella non riconosce e non ama questa nobiltà , per - ché il suo ideale di sposa è il figlio unico , e la coppia il massimo sacrificio a cui una donna " che si rispetta " può giungere , ed oltre il quale discende la scala dei valori estetici e mora - li fino al limite dell ' istinto animale irresponsabile . Siamo d ' accordo ? E allora , signora , mi permetta qualche osservazione . L ' ideale della donna " che si rispetta " è la conservazione estetica del corpo . Prolungare più che si può il fasci - no della bellezza fisica ; piacere ed essere attraenti a quarant ' anni come a venti , a cinquanta come a trenta . Lo uomo non può comprendere il tormento della giovinezza che sfiorisce , perché egli piace anche coi capelli grigi e le rughe sul volto ; ma per la donna è la grande tragedia : invecchiare , invecchiare rapidamente ; e contro il destino inesorabile del tempo essa lotta con tenacia , con ogni cura paziente e minuziosa , con pena , con eroismo perfino ; l ' eroismo che l ' induce ad affrontare i ferri del chirurgo per cancellare le rughe e ridonare al volto una falsa gioventù . Essere piacente . A quale scopo ? Ecco il punto . Piacere per piacere . Eppure , signora , se le dicessi : " la donna è soltanto uno strumento di piace - re " ella s ' offenderebbe , e avrebbe ragione . È legge di natura che la donna piaccia per attrarre e suscitare l ' amore , perché in lei si compia il destino della generazione ch ' è vita e perpetuità della specie . Ma se la donna rifugge volontariamente dalla maternità , ella stessa si pone al livello volgare d ' un semplice strumento di piacere . E allora , signora bella , non sono le madri generosamente prolifiche che scendono la scala dei valori femminili , ma son proprio le altre , quelle che si credono più in alto ; sono esse le femmine . Ma quanto durerà la loro illusione estetica ? Nulla è più triste e pietoso e ridicolo di una donna che non abbia il senso , la misura e la dignità dei propri anni . Ogni stagione ha i suoi fiori e ogni età la sua bellezza , e sul volto della donna , man mano che impallidisce e s ' offusca la bellezza dei vent ' anni , un ' altra spirituale bellezza si può accendere : l ' aureola della maternità ...
UNA RAZZA MUORE ( - , 1934 )
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La razza bianca muore ! Ha mai pensato nessuno al terribile dramma , allo spaventoso cataclisma anzi , che si racchiude dietro queste brevi parole ? ... Ecco il punto centrale , la chiave di tutta la questione . Perché non nascono figli ? Perché vi è fiacchezza di spirito e carne . Non vi sono altre cause : o ammettere questo o demolire la logica e , forse anche , la psicologia e la fisiologia . Ebbene , egregi signori , se vero può essere che un solo uomo forte e sano può compiere miracoli , aggiungiamo noi anche senza scienza e progresso , cosa volete che possa fare un simile naufrago della salute fisica e morale ? Ecco perché la fine non nascendo figli in maniera superiore all ' attuale è per noi decretata in maniera irrevocabile : perché oltre alla deficenza del numero , procede , di pari passo , e in proporzione geometrica , la deficenza qualitativa . Conclusa in questa maniera la nostra storia , che cosa serve allora la macchina , che cosa serve l ' industria , che cosa serve la scienza , che cosa serve il progresso ? Risponderemo noi : semplicemente a prolungare di uno due tre quattro secoli l ' agonia di un morituro !
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Chi è stato a tradirlo ? Dove è stato ucciso ? Come ? E quando ? La grande maggioranza dei siciliani non crede alla descrizione ufficiale del conflitto nel quale ha trovato la morte Salvatore Giuliano . E anche noi dobbiamo confessare di avere inutilmente tentato di mettere d ' accordo parecchi particolari di quella relazione con i luoghi ; le circostanze , il racconto di chi quella notte vegliava a pochi passi di distanza dal tragico cortile in cui si è svolto l ' epilogo del dramma o è stato svegliato dal fracasso delle fucilate . Tutto ciò si chiamerà forse cercare il pelo nell ' uovo , ma l ' esame delle incongruenze , dei punti oscuri dei dubbi che inevitabilmente nascono nella mente di chi abbia tentato sul posto di ricostruire la scena non cesserà per questo di essere interessante . A Castelvetrano , alle 15,15 del 5 luglio , il capitano Perenze , il brigadiere Catalano , i carabinieri Renzi e Giuffrida ( dice la relazione ufficiale ) hanno riconosciuto da lontano il capobanda mentre assieme a uno dei suoi uomini percorreva la via Gagini . Vistisi sorpresi , i due si sono dati alla fuga in direzioni diverse e il gregario è riuscito facilmente a dileguarsi . Giuliano invece è stato inseguito attraverso le vie della città . Contro di lui è stato fatto fuoco , ripetutamente , un proiettile lo ha raggiunto alla spalla , il fuggitivo ha risposto a sua volta con la pistola e col mitra . Giunto in via Mannone , il brigante ha sperato di trovare scampo entrando in un cortile , e là , mentre tentava di dare la scalata al muro di cinta , oltre il quale c ' è un piccolo orto e poi la campagna , è stato freddato con una raffica di mitra dal capitano . Dunque nessuno poteva immaginare in anticipo che Salvatore Giuliano sarebbe entrato in quel cortile . Eppure parecchi civili delle case confinanti affermano d ' aver inteso fin dalla mezzanotte un rumore di tegole smosse e un bisbigliare come se vi fosse gente sui tetti . Stettero un poco in ascolto , ma quello strano trambusto dopo un quarto d ' ora si chetò . Nessuno diede peso alla cosa e di lì a poco in via Mannone tutti ripresero a dormire , eccetto tre uomini che per le esigenze del loro mestiere dovevano già essere a bottega : il proprietario e i due garzoni del forno Lo Bello , che è sullo stesso lato della strada a 20 metri dall ' ingresso del cortile . Era una notte afosa , e nell ' interno del panificio il caldo era insopportabile . I due garzoni che avevano finito di impastare il pane e aspettavano che lievitasse erano usciti sulla via e stavano chiacchierando accovacciati sul marciapiedi , con le schiene nude appoggiate agli stipiti . Ma la prima sigaretta che essi avevano acceso non era ancora finita quando due carabinieri , spuntando dall ' ombra , si avvicinarono e intimarono di ritirarsi e di sprangare la porta . L ' ingiunzione era stata fatta con il tono di chi non ammette repliche . È molto probabile tuttavia che il mattino seguente le clienti del fornaio Lo Bello abbiano trovato da ridire sulla confezione del pane . La curiosità di sapere quello che stava per accadere sulla strada non poteva certo permettere ai panettieri di attendere con diligenza al consueto lavoro . Avevano lasciato i battenti un pochino socchiusi e di tanto in tanto andavano ad origliare . Così non sarà esagerato dire che l ' aria lacerata dal primo sparo vibrava ancora quando gli occhi dei fornai erano già incollati alla fessura . Sembrò loro che la via fosse deserta ... Non videro dunque entrare nessuno nel cortile . Scorsero invece un uomo che ne usciva , che passò correndo sotto un lampione . Lo videro di spalle per un attimo e tutto quello che seppero dire di lui è che si trattava di un uomo forse giovane , tarchiato , che camminava a piedi nudi . Ma vedremo dopo quale parte attribuisca la fantasia popolare a questo personaggio . Nessuno ha sentito La via Mannone parte dalla piazza del mercato , taglia in linea retta il rione orientale del paese e finisce nella campagna . Nel tratto che va dal mercato al cortile non ci sono trasversali . Da che parte ci arrivò Giuliano fuggendo da via Gagini ? Dal mercato dopo aver attraversato la piazza della torre , dove sono ininterrottamente di fazione due agenti , dal corso dove a qualunque ora c ' è sempre gente scamiciata che passeggia , dal verziere dove c ' è un grande negozio di fruttivendolo che resta aperto tutta la notte con le luci accese e dove attorno ai banchi e ai cumuli di ceste che non vengono mai rimossi passeggiano continuamente i guardiani ? Evidentemente no , perché nessuno ha visto né lui né gli inseguitori . Allora è venuto dalla via Gioberti , che è dalla parte opposta e , giunto al crocicchio di dove poteva scorgere davanti a sé le prime siepi e i primi alberi della campagna , ha piegato invece in via Mannone verso il centro del paese . L ' illogicità di questa decisione stupisce molti . Il lettore tuttavia non ci faccia troppo caso perché sono tante le ragioni che possono avere spinto il fuggitivo ad abbandonare la via più facile per quella più rischiosa . È stato detto piuttosto che la sparatoria era cominciata in via Gagini ed era continuata da una parte e dall ' altra lungo tutto il percorso . Ma per quanto si siano interrogati molti abitanti di quella zona non si è trovato nessuno che ricordasse di aver udito un solo sparo . Eppure le finestre erano spalancate per il caldo opprimente . La notte in quel rione è silenziosa . Una pistolettata o una scarica di mitra avrebbero dovuto destare anche chi ha il sonno più duro . Gli abitanti di via Mannone invece hanno sentito . La loro testimonianza però è in contrasto con la versione ufficiale . Non aveva l ' orologio Questa dice che il brigante esplose 52 colpi col moschetto mitragliatore , che al 53 ° si inceppò . Giuliano buttò a terra il mitra quando era già nel cortile e impugnò la pistola , ma il capitano dei carabinieri lo prevenne scaricandogli addosso per primo un intero caricatore del suo Thompson . Gli spari insomma avrebbero dovuto susseguirsi in quest ' ordine : raffiche di mitra più o meno lontane ( Giuliano che spara sulla strada ) , altra raffica dopo una pausa di silenzio ( Perenze che fa fuoco all ' ingresso del cortile ) ; subito dopo forse qualche colpo di pistola ( Giuliano che , prima di stramazzare a terra , tenta l ' ultima difesa ) , forse il Thompson che risponde ancora ( Perenze che ha innestato il caricatore nuovo ) . Invece gli abitanti di via Mannone ( trascureremo i nomi della gente minuta facile ad accettare ed a ripetere come esperienza propria il racconto altrui e citeremo soltanto il pretore di Castelvetrano , avvocato Giovanni De Simone e il colonnello a riposo Santorre Vizzinisi ) sono unanimi nel ripetere che si sentirono prima cinque o sei colpi di pistola sparati sotto l ' arco di ingresso o nel cortile , poi due raffiche di mitra distanziate da un breve intervallo . Subito dopo si udì la voce del capitano che gridava a qualcuno di portare un po ' d ' acqua per il ferito e il furioso martellare del calcio del moschetto alla porta dell ' unica abitazione che si apre sul cortile . Parleremo in seguito dell ' interpretazione che la fantasia dei diffidenti siciliani dà a questo particolare . Sarà bene tuttavia citare sin d ' ora l ' obiezione più comune : che i feriti siano tormentati dalla sete è una di quelle nozioni elementari che anche il più rozzo dei pastori possiede . È tra l ' altro un vecchio motivo della retorica popolare . Ma questa arsura viene immediatamente appena uno è colpito , oppure è conseguenza del dissanguamento , della febbre provocata dalle ferite e sopraggiunge dopo un certo periodo di tempo ? E perché Giuliano non aveva un soldo addosso ? Perché portava una semplice canottiera , lui così ambizioso e a suo modo elegante ? Perché non aveva l ' orologio al polso , quel grosso cronometro d ' oro per il quale aveva una bambinesca affezione e , lo hanno testimoniato molti , era l ' ultima cosa che si togliesse coricandosi , la prima che cercasse al risveglio ? C ' erano poi altri particolari che alimentavano il dubbio e , apparentemente , con maggiore evidenza : alcune ferite , specie quella sotto l ' ascella destra , sembravano tumefatte come se risalissero a qualche tempo prima ; altre erano a contorni nitidi e apparivano più fresche . Due o tre pallottole lo avevano raggiunto al fianco e avevan prodotto quei fori grandi a contorni irregolari tipici dei colpi sparati a bruciapelo : altre erano entrate nella carne lasciando un forellino minuscolo perfettamente rotondo . Il tessuto della canottiera appariva intriso di sangue dal fianco alla metà della schiena , e sotto quella grossa macchia ( aveva oltre due palmi di diametro ) non c ' erano ferite . Era logico pensare che il corpo del bandito anziché bocconi fosse rimasto per qualche tempo in posizione supina , perché tutto quel sangue doveva essere sgorgato dalle ferite sotto l ' ascella e certamente era sceso , non poteva essere andato in su . Le avventure di Paperino Da Trapani a Sciacca , a Santa Ninfa , a Partanna non c ' è uno che non sorrida quando gli si parla del famoso furgone sul quale gli uomini del colonnello Luca , travestiti da cinematografari , percorrevano le campagne e sostavano nei paesi fingendo di girare un documentario , perché Salvatore Giuliano , tradito dall ' ambizione e dalla smania di pubblicità , lasciasse le sue montagne e cadesse nella trappola . Per quanto avesse incollato su una fiancata due grosse strisce con le scritte : « Gazzetta dello Sport » , « Il Paese » , e su una terza striscia di carta dipinta a mano che attraversava di sbieco il lato opposto si leggesse « Le avventure di Paperino » , tutti , anche i ragazzini , sapevano che si trattava di una radio trasmittente mobile della polizia capace di collegare Trapani a Palermo . Cosa che tra l ' altro era dimostrata con evidenza dall ' antenna molto alta che non si poteva certo né sopprimere né camuffare . Proprio Giuliano avrebbe dovuto farsi ingannare da un trucco così grossolano ? E allora ? È forse possibile rispondere alle domande che sono state poste al principio del discorso ? Si può tentare . Per un buon tratto di strada cammineremo su un terreno sicuro e , quando usciremo dalla realtà della cronaca per riferire le congetture che molti fanno , avvertiremo onestamente il lettore . È certo che non si manca affatto di rispetto al colonnello Luca né a chi sulla scala gerarchica sta più in alto o più in basso di lui dicendo che la relazione ufficiale sulla morte di Salvatore Giuliano è camuffata , reticente su certi punti , su altri imprecisa . Poco o molto , tutti i rapporti che la polizia rende noti al pubblico devono essere necessariamente così . Vi sono circostanze che non possono essere rivelate , promesse che è giusto mantenere , uomini che bisogna salvare dalla vendetta . Perfino davanti al giudice e nei casi più gravi la legge concede al funzionario di polizia il diritto di tacere la verità : quando gli si chiede il nome del confidente , di chi lo ha messo sulle tracce , lo ha aiutato a formulare l ' accusa , ad arrestare il colpevole . Il furgone con l ' etichetta « Le avventure di Paperino » non ha alcuna parte nel dramma . Il più grande aiuto allo sterminio della banda di Montelepre e del suo capo è venuto dalla mafia , ed è chiaro che ciò non significa affatto che la polizia abbia sollecitato o anche incoraggiato quell ' aiuto . L ' alleanza tra Giuliano e i mafiosi era nata naturalmente al principio della carriera del brigante . Turiddu aveva bisogno dell ' appoggio dell ' « onorata società » e a quegli altri era comodo speculare sulla paura che il nome del brigante incuteva . Ma poi i capimafia , che erano stati i primi esattori della banda , esagerarono . Imposero riscatti che erano cinque volte superiori a quelli che il bandito intendeva richiedere e intascarono la differenza . Cominciarono a molestare , sempre trincerandosi dietro quel terribile nome , alcuni che avevano reso grossi servigi a Giuliano e che ne avevano avuto promesse di protezione . Il contrasto si aggravò al punto che Turiddu , assieme a pochi dei suoi uomini , tra i più fedeli , scese sulla piazza di Partinico e in pieno giorno vi uccise a pistolettate i più alti capi dell ' associazione criminosa e segreta . Le vittime non avevano però un grosso prestigio oltre l ' ambito del loro paese , perché oggi non esiste più una mafia unica che abbia giurisdizione su tutta l ' isola , ma tante mafie locali autonome e spesso nemiche . Forse il brigante sperava di giocare su queste rivalità territoriali e in parte ci riuscì : infatti fu condannato a morte dalla sola mafia di Partinico mentre le altre sembrò che continuassero ad essergli amiche ; e invece era soltanto una maniera di temporeggiare aspettando il momento opportuno per liberarsi di lui . Per cinque anni i rapporti tra le due forze della delinquenza siciliana seguirono così alterne vicende : Giuliano , per tenersi buoni quei pericolosi vicini si buttò talvolta in imprese rischiose dalle quali non avrebbe potuto trarre un utile diretto ( tra le altre si dice l ' eccidio di Portella della Ginestra ) : la mafia gli guardò le spalle , lo garantì dalle delazioni . Ma è difficile che due galli nello stesso pollaio possano vivere uno accanto all ' altro senza cavarsi gli occhi . L ' equilibrio era mantenuto soltanto dalla straordinaria potenza di Giuliano . Il giorno che questa decadde , la sentenza di Partinico fu omologata e sottoscritta da tutte le mafie . Si ricordi tra l ' altro che proprio in questi giorni si sta svolgendo a Viterbo il processo per l ' eccidio di Portella della Ginestra . Si voleva prendere Giuliano , ma era sempre rischioso mandargli un sicario secondo il classico sistema . Per farlo cadere cominciarono a togliere la protezione ai suoi rompendo la legge dell ' omertà . Imposero che quelli della banda , dovunque fossero , dovessero essere segnalati alla polizia . Così uno a uno furono arrestati molti dei fuorilegge , i più sicuri scherani della banda di Montelepre . Quasi sempre chi si lasciava scappare una preziosa confidenza non era un affiliato alla mafia , ma era stato costretto dalla mafia a ingoiare la paura e farsi delatore . Il 27 giugno scorso , poco prima di mezzogiorno , un carrettiere mafioso che percorreva la provinciale per Trapani con un carico di pomodori , giunto in località Lo Zucco , a pochi chilometri da Partinico , vide sbucare da un cespuglio due uomini che gli mossero incontro e gli intimarono di fermarsi . Erano Frank Mannino e Nunzio Badalamenti , l ' amministratore e il più spietato sicario della banda Giuliano , che ormai poteva disporre di non più di sette od otto gregari . I tre si conoscevano da molto tempo , perché il carrettiere aveva avuto modo in passato di rendere qualche buon servigio ai briganti . Mannino e Badalamenti erano usciti dal nascondiglio avendo appunto ravvisato in lui un amico . Domandarono : « Va verso Castelvetrano vossìa ? » . L ' uomo rispose di sì . I briganti gli chiesero allora di nasconderli sul carro e di portarli fino alle porte del paese . Così furono vuotate due ceste ( quelle che si usano in Sicilia per il trasporto dei pomodori sono molto grandi , a tronco dicono , alte un metro e cinquanta , e larghe alla sommità quasi altrettanto ) . I banditi vi si accovacciarono dentro e furono coperti coi pomodori . Là sotto è chiaro che riuscivano a respirare ma non potevano certo vedere . E di lì a poco , quando sentirono il cavallo fermarsi ; accettarono per vere le rassicuranti spiegazioni del carrettiere . Il veicolo invece sì trovava in quel momento davanti alla caserma dei carabinieri di Alcamo e non è necessario dire come finisse la storia . La polizia tenne segreto l ' accaduto , Giuliano non seppe che altri due dei suoi uomini erano caduti in trappola . Ora bisognerà passare sul terreno delle congetture . Mannino e Badalamenti andavano a Castelvetrano . A fare che cosa ? Conoscendo l ' epilogo di questa storia è facile arguire che ci andassero convocati dal loro capo e quindi che sapessero dove questi si teneva nascosto . In carcere possono essere stati indotti a cantare . Uno dei due ( Mannino ? ) può essersi lasciato convincere a tradire il suo capo , a consegnarlo vivo o morto . Ecco chi era il compagno di Giuliano la notte del 5 luglio , e che si sia parlato di quella sua misteriosa scomparsa subito dopo l ' avvistamento della pattuglia è cosa ovvia . Può darsi invece che la verità sia un ' altra . Il traditore non si sarebbe affatto allontanato dal suo capo , ma gli sarebbe stato al fianco facendogli da guida . Lo ha portato in trappola nel luogo prestabilito , dove i carabinieri lo attendevano in agguato . Giunti i due sulla soglia del cortile la situazione si faceva oltremodo difficile e pericolosa : se la guida continuava a stare vicina al capo , c ' era modo di finire sotto le pallottole degli agenti ; se proprio in quel momento tentava di sganciarsi da lui , c ' era caso che , intuendo il tradimento , Giuliano facesse fuoco su di lui . Il modo migliore di cavarsela per un ' anima perversa era di sparare a bruciapelo sulla pistola del capo . Ecco così spiegata la sequenza dei colpi , le ferite più grosse , slabbrate , al fianco , l ' ombra che esce di corsa dal cortile e si avvia verso la campagna , dove l ' attende un ' auto della polizia , è comprensibile la sua fretta di tornare in carcere . Ma la grossa macchia di sangue sulla schiena , la tumefazione di alcune ferite e la freschezza di altre , l ' essere Giuliano in maglietta senza denaro e senza orologio sono circostanze che non si spiegano affatto con questa storia . Allora facciamo un passo più in là e ascoltiamo le congetture di qualcuno a cui non piace di mettere il morso alla propria fantasia . Mannino o Badalamenti , o chiunque sia stato il traditore , entrò nella camera dov ' era nascosto Salvatore Giuliano , ma gli mancò il coraggio di svegliarlo e di condurlo fuori . Preferì sparargli a bruciapelo nel sonno . Poi , si sa : a nessuno poteva far piacere che si venisse a conoscere un così brutto episodio . Forse anche colui che ospitava il brigante era a parte del primitivo progetto , aveva aderito a facilitare la cattura e non si poteva ripagarlo lasciandogli in casa il cadavere ( quel cadavere ) fino al momento in cui sarebbero venuti il giudice , i fotografi , i becchini . Allora lo portarono nel cortile di via Mannone . Spararono . Il capitano andò a bussare alla porta e gridò che gli portassero dell ' acqua per un ferito perché tutti sentissero che Giuliano non era morto ancora . Queste storie si sentono raccontare ad ogni ora del giorno e della notte per le strade della Sicilia . È difficile accertarle . Però uno che sia stato sul luogo , che si sia chinato a guardare il corpo di Salvatore Giuliano steso bocconi in mezzo al cortile , che abbia chiacchierato un poco con la gente di via Mannone , è costretto , di tanto in tanto , a pensarci .