StampaPeriodica ,
Si
chiude
un
periodo
,
e
se
ne
apre
un
altro
.
Tutti
gl
'
italiani
lo
sentono
.
Con
la
Legge
sulle
Corporazioni
la
Rivoluzione
fascista
è
giunta
alla
sua
maturità
,
e
l
'
Istituto
Nazionale
Fascista
di
cultura
riconosce
che
non
si
tratta
più
di
"
educare
"
il
popolo
italiano
alla
scuola
del
fascismo
,
ma
di
esporre
ormai
ed
enucleare
le
esigenze
del
nuovo
spirito
,
e
concorrere
,
per
la
propria
parte
,
all
'
opera
di
costruzione
della
nuova
civiltà
che
il
mondo
attende
dagl
'
italiani
o
a
cui
già
collabora
.
Certo
,
in
un
senso
assoluto
,
l
'
educazione
umana
non
finisce
mai
;
e
il
fascista
che
ha
la
sua
fede
non
dimenticherà
mai
,
che
ogni
giorno
ci
sarà
un
nuovo
dovere
per
lui
,
e
una
nuova
prova
;
alla
quale
resterà
impari
senza
nuovi
sforzi
e
un
superiore
perfezionamento
della
sua
personalità
.
Ma
c
'
è
pure
una
maturità
relativa
,
che
licenzia
i
giovani
da
ogni
obbligo
di
scuola
e
li
ammette
alla
vita
;
nella
quale
devono
dire
la
loro
parola
e
recare
il
contributo
della
loro
opera
,
assumendo
tutta
sopra
di
sé
la
responsabilità
d
'
ogni
loro
azione
.
Finisce
il
tirocinio
e
comincia
il
lavoro
della
produzione
e
della
creazione
.
L
'
uomo
comincia
socialmente
a
contare
,
ed
esser
lui
...
Quindici
anni
(
1919-1933
)
sono
passati
in
un
travaglio
che
ha
impegnato
dapprima
,
col
fondatore
del
nuovo
sistema
politico
e
morale
,
pochi
adepti
animosi
,
e
poi
schiere
sempre
più
numerose
e
serrate
di
italiani
attratti
dalla
luce
dell
'
idea
e
dalla
bellezza
dell
'
esempio
,
e
in
-
fine
tutta
la
nazione
.
Sono
passati
,
non
in
un
'
attesa
vana
;
ma
in
una
lenta
,
prudente
,
disciplinata
e
laboriosa
fatica
,
piena
di
fede
e
di
entusiasmo
,
diretta
costantemente
ad
un
fine
:
restaurare
lo
Stato
,
non
forma
astratta
e
quasi
soprastruttura
per
sé
stante
della
realtà
nazionale
,
ma
la
stessa
vivente
organizzazione
e
coscienza
di
tale
realtà
.
Azione
squisitamente
educativa
,
attraverso
la
scuola
e
il
Partito
,
attraverso
il
Parlamento
e
la
Milizia
,
ma
sopra
tutto
attraverso
la
potente
suggestione
del
Duce
sulla
massa
.
Oggi
con
la
legge
delle
Corporazioni
questa
fatica
trilustre
è
compiuta
,
poiché
lo
Stato
,
almeno
virtualmente
,
è
organizzato
;
e
s
'
affaccia
con
la
sua
caratteristica
fisionomia
nel
mondo
,
come
artefice
primario
di
quella
pace
mondiale
che
è
disarmo
di
frontiere
e
di
animi
,
lealmente
e
coraggiosamente
voluto
e
perciò
divenuto
realisticamente
possibile
;
e
come
portatore
di
una
nuova
idea
.
Questa
idea
non
è
un
'
astratta
dottrina
politica
,
né
un
astratto
sistema
economico
e
sociale
.
Lo
Stato
di
Mussolini
è
forza
;
ma
è
forza
perché
è
idea
.
È
concetto
dell
'
uomo
e
del
mondo
,
e
quindi
programma
totalitario
di
vita
,
così
pel
singolo
come
per
la
nazione
.
La
quale
,
a
sua
volta
,
non
è
quella
fittizia
entità
naturalistica
che
è
per
qualche
imitatore
esotico
del
fascismo
,
ossia
la
razza
,
presunta
realtà
naturale
misteriosa
.
La
nazione
del
fascista
è
,
mazzinianamente
,
coscienza
di
sé
e
missione
.
Tanto
fiera
di
sé
e
gelosa
della
sua
individualità
storicamente
privilegiata
,
quanto
è
aperta
e
pronta
al
riconoscimento
ed
esaltamento
di
ciò
che
nell
'
italiano
è
umano
,
e
che
all
'
italiano
rende
possibile
un
linguaggio
significativo
per
tutte
le
genti
.
Lo
Stato
di
Mussolini
è
perciò
riordinamento
e
potenziamento
delle
energie
nazionali
radunate
e
unificate
nella
disciplina
dell
'
autorità
,
che
sola
è
capace
di
stringerle
in
un
vivo
fascio
;
ma
anche
nuova
civiltà
.
Che
vuoi
dire
nuovo
pensiero
in
tutta
la
ricchezza
delle
sue
determinazioni
:
arte
e
religione
,
scienza
e
visione
speculativa
della
vita
,
costume
e
legge
,
stile
dell
'
uomo
.
Ciò
che
lo
Stato
di
Mussolini
non
potrebbe
essere
,
se
si
limitasse
a
quel
semplicistico
principio
dell
'
autorità
,
a
cui
l
'
osservatore
superficiale
guarda
come
al
suo
carattere
più
rilevato
.
Come
forma
essenzialmente
etica
della
personalità
umana
,
lo
Stato
fascista
è
autorità
.
Ma
è
autorità
in
quanto
è
libertà
,
od
espressione
della
volontà
nazionale
.
Tutt
'
è
che
questa
volontà
non
vada
cercata
ne
'
suoi
accidentali
e
fallaci
erramenti
,
come
il
capriccio
od
arbitrio
insofferente
e
insolente
dell
'
individuo
,
o
come
l
'
inconsapevole
,
nervosa
,
stravagante
velleità
degli
irresponsabili
che
,
pur
di
mettere
a
fuoco
la
presunzione
del
lorocervello
,
non
esiterebbero
a
rischiare
l
'
esistenza
stessa
del
cielo
e
della
terra
:
fiat
experimentum
et
pereat
mundus
.
La
volontà
nazionale
è
invece
lì
,
nel
suo
storico
,
normale
,
sano
,
razionale
indirizzo
,
qual
è
determinato
dal
complesso
de
'
bisogni
della
nazione
economici
e
politici
,
materiali
e
morali
.
Perciò
lo
Stato
di
Mussolini
è
Stato
corporativo
:
che
vuol
dire
la
forma
più
adeguata
e
più
aderente
di
una
democrazia
,
che
non
sia
quel
mito
comodo
ai
politicanti
anarcoidi
del
vecchio
parlamentarismo
di
una
volta
,
ma
la
realtà
stessa
ed
effettiva
del
popolo
.
Il
quale
popolo
,
poi
ormai
si
sa
,
è
cosa
molto
diversa
dalla
somma
o
maggioranza
dei
singoli
cittadini
che
il
materialistico
liberalismo
fantasticava
,
ma
si
incontra
e
si
manifesta
nel
sistema
organico
delle
forze
produttive
della
nazione
.
Quelle
forze
d
'
ogni
genere
,
che
creano
la
storia
,
e
che
,
se
sfuggono
allo
sguardo
dei
più
,
che
ne
sono
in
certo
modo
governati
e
come
vissuti
,
sono
ravvisate
e
tratte
alla
luce
e
rese
consapevoli
dall
'
uomo
di
genio
nella
universalità
chiaroveggente
e
gagliarda
del
suo
spirito
.
L
'
uomo
di
genio
non
è
certo
un
istituto
,
che
il
diritto
pubblico
possa
postulare
e
teorizzare
.
Ma
appunto
perciò
riveste
il
carattere
provvidenziale
proprio
dei
grandi
eventi
e
personaggi
della
storia
.
Che
gli
uomini
s
'
illudono
sempre
di
creare
o
guidare
,
laddove
essa
è
già
in
atto
,
tutta
determinata
,
quando
gli
uomini
cominciano
a
pensarci
su
e
a
studiarla
...
StampaPeriodica ,
...
Come
ben
disse
Mussolini
,
la
crisi
che
attanaglia
da
quattro
anni
il
mondo
economico
,
è
penetrata
così
profondamente
nel
sistema
che
è
diventata
una
crisi
del
sistema
.
Non
è
più
un
trauma
,
ma
una
malattia
costituzionale
.
Il
sistema
liberale
-
capitalistico
,
che
,
partendo
dalle
solite
premesse
astrattamente
individualistiche
,
ha
esasperato
lo
spirito
di
iniziativa
e
condotto
alle
costruzioni
ipertrofiche
del
supercapitalismo
(
cartelli
,
sindacati
,
consorzi
,
trusts
,
ecc
.
)
è
ormai
al
suo
tramonto
:
le
crisi
di
sovraproduzione
lo
hanno
afferrato
alla
gola
e
gettato
nelle
braccia
dello
Stato
per
ottenere
protezione
e
privilegi
.
Lo
Stato
a
sua
volta
non
può
più
fare
,
sul
terreno
economico
,
professione
di
agnosticismo
,
non
può
più
"
stare
alla
finestra
"
e
disinteressarsi
delle
questioni
della
produzione
e
del
lavoro
:
la
crisi
ormai
sistematica
,
superando
i
limiti
dell
'
interesse
individuale
,
ha
toccato
i
più
vitali
interessi
dell
'
intera
società
,
ha
trasformato
il
fatto
economico
in
fatto
sociale
.
L
'
intervenzionismo
statale
è
dunque
,
allo
stato
attuale
delle
cose
,
una
necessità
storica
e
morale
:
occorre
anche
su
questo
terreno
una
superiore
disciplina
,
un
controllo
gerarchico
,
una
per
così
dire
burocratizzazione
o
calmieramento
del
lavoro
,
in
nome
dei
più
generali
interessi
della
Nazione
e
della
società
.
Cadrà
per
questo
lo
Stato
nell
'
estremo
opposto
del
socialismo
di
Stato
,
della
statizzazione
dei
mezzi
di
produzione
,
dell
'
annientamento
d
'
ogni
libera
iniziativa
individuale
?
Il
Fascismo
ha
già
risposto
da
tempo
a
tale
quesito
,
e
la
dichiarazione
VII
della
Carta
del
Lavoro
è
esplicita
su
questo
punto
:
"
Lo
Stato
corporativo
considera
l
'
iniziativa
privata
nel
campo
della
produzione
come
lo
strumento
più
efficace
e
più
utile
nell
'
interesse
della
Nazione
.
"
Il
Fascismo
in
altre
parole
accetta
il
principio
della
libertà
individuale
(
è
questo
il
grande
portato
della
rivoluzione
francese
)
,
perché
sa
che
solo
nello
spirito
d
'
iniziativa
sta
la
dignità
e
la
ragione
d
'
ogni
reale
progresso
;
ma
intende
dare
a
questo
principio
un
fondamento
idealistico
ed
etico
,
impedendo
le
degenerazioni
della
moderna
vita
economica
e
politica
.
"
Il
Corporativismo
,
"
ebbe
a
dichiarare
S
.
E
.
Mussolini
con
una
frase
che
è
come
la
chiave
dell
'
intero
discorso
e
che
è
destinata
a
segnare
la
meta
della
nuova
civiltà
fascista
,
"
su
-
pera
il
socialismo
e
supera
il
liberalismo
,
creando
una
nuova
sintesi
.
"
E
ancora
:
"
Il
Corporativismo
è
la
economia
disciplinata
e
quindi
anche
controllata
,
perché
non
si
può
pensare
ad
una
disciplina
che
non
abbia
un
controllo
.
"
Liberalismo
e
socialismo
decadono
contemporaneamente
in
tutta
Europa
:
fatto
sintomatico
,
che
segna
la
precarietà
e
l
'
aberrazione
di
questi
due
opposti
fenomeni
,
e
prepara
l
'
avvento
del
nuovo
Corporativismo
fascista
.
L
'
Italia
,
interprete
della
millenaria
civiltà
classica
e
latina
,
segnerà
ai
popoli
le
vie
dell
'
equilibrio
e
del
-
la
mediazione
:
l
'
aureo
centro
tra
gli
estremi
,
aborrente
dalle
soluzioni
esclusive
e
radicali
,
la
sintesi
nuova
destinata
a
fondere
le
opposte
,
parziali
verità
...
StampaPeriodica ,
Com
'
è
nato
l
'
ordinamento
corporativo
?
È
una
concezione
teorica
,
sorta
dalla
speculazione
filosofica
,
oppure
è
il
risultato
di
un
'
esperienza
di
-
retta
?
A
questo
interrogativo
rispondono
esaurientemente
gli
Scritti
di
economia
corporativa
di
S
.
E
.
Biagi
,
editi
...
dallo
Zanichelli
.
Il
pregio
di
questo
libro
,
che
mantiene
assai
più
di
quanto
promette
,
è
quello
di
offrire
un
quadro
organico
,
una
sin
-
tesi
felice
,
di
quella
che
è
la
concezione
mussoliniana
dello
Stato
corporativo
superando
le
vedute
unilaterali
e
comunque
parziali
.
La
dottrina
non
vi
è
esposta
in
forma
astratta
,
ma
concreta
,
poiché
è
cura
costante
dell
'
autore
mostrare
come
essa
sia
sorta
dalle
necessità
della
vita
e
si
sia
sviluppata
attraverso
una
laboriosa
esperienza
.
Di
modo
che
il
libro
costituisce
,
oltre
tutto
,
un
valido
contributo
alla
storia
della
Rivoluzione
fascista
,
riguardata
come
feconda
generatrice
di
idee
.
Natural
-
mente
l
'
autore
è
troppo
imbevuto
di
spirito
idealistico
per
cedere
alle
tentazioni
del
materialismo
storico
;
è
,
anzi
,
sua
costante
preoccupazione
mettere
in
luce
la
preminenza
della
volontà
anche
in
quel
campo
dei
fenomeni
economici
,
che
,
secondo
la
scuola
socialista
e
la
stessa
scuola
liberale
,
sfuggiva
al
controllo
e
alla
coscienza
riflessa
degli
uomini
.
L
'
auto
-
re
respinge
energicamente
questa
visione
propria
del
fatalismo
,
si
ammantasse
,
essa
,
di
materialismo
,
o
di
idealismo
storicistico
,
per
rivendicare
all
'
azione
,
sia
dello
Stato
,
sia
dei
gruppi
,
sia
dei
singoli
quella
supremazia
del
pensiero
e
della
volontà
,
che
,
sola
,
conferisce
un
valore
alla
vita
e
un
senso
alla
storia
.
Certo
lo
studioso
è
stato
molto
aiutato
,
in
questo
orientamento
,
dalla
comprensione
dell
'
opera
di
Mussolini
,
che
offre
il
più
insigne
esempio
di
volontà
nei
tempi
moderni
ed
è
suo
merito
l
'
averne
tratto
tutti
gli
insegna
-
menti
e
le
necessarie
riprove
...
StampaPeriodica ,
...
Che
cosa
intendiamo
per
sistema
corporativo
fascista
?
Intendiamo
una
forma
di
decentramento
dell
'
attività
regolatrice
dell
'
economia
,
affidata
,
sotto
l
'
alta
direttiva
del
potere
politico
,
alle
categorie
economiche
opportunamente
organizzate
.
Permane
intatta
la
proprietà
privata
,
intesa
però
come
un
plenus
ius
utendi
e
non
più
come
un
ius
utendi
et
abutendi
;
e
rimane
libera
la
privata
iniziativa
,
molla
fondamentale
e
insostituibile
della
attività
economica
.
Nella
corporazione
si
equilibra
-
no
e
si
conciliano
le
forze
degli
imprenditori
e
dei
lavoratori
,
regolando
così
la
distribuzione
:
sotto
questo
aspetto
,
il
regime
corporativo
ha
già
avuto
in
Italia
un
brillante
collaudo
,
prima
ancora
della
istituzione
del
-
le
corporazioni
,
con
la
pratica
dei
contratti
collettivi
e
con
l
'
azione
efficace
della
magistratura
del
lavoro
;
poiché
ogni
attività
volta
a
ridurre
ad
unità
lo
sforzo
costante
di
organismi
sindacali
opposti
è
intrinsecamente
corporativa
.
Ma
nella
corporazione
deve
anche
ridursi
ad
unità
l
'
attività
produttiva
:
e
questo
è
il
campo
nuovo
,
delicatissimo
,
gelosissimo
,
nel
quale
le
nuove
corporazioni
dovranno
saggiare
la
loro
idoneità
e
vitalità
.
Delicatissima
e
gelosissima
funzione
,
abbiamo
detto
,
perché
unità
non
deve
significare
monopolio
,
e
disciplina
della
produzione
non
deve
significare
soffocamento
dell
'
iniziativa
privata
:
ma
la
discriminazione
è
difficile
,
e
occorrerà
bontà
di
organizzazione
e
saggezza
di
dirigenti
per
raggiungerla
nella
pratica
quotidiana
.
Né
potranno
bastare
,
a
indirizzare
l
'
attività
delle
nuove
corporazioni
,
criteri
puramente
economici
:
ma
questi
dovranno
sempre
essere
illuminati
da
una
visione
politica
,
nel
senso
più
pieno
e
alto
della
parola
.
Una
visione
politica
:
cioè
completa
,
organica
,
totalitaria
;
una
visione
capace
di
superare
e
di
risolvere
i
problemi
economici
sollevandoli
in
una
atmosfera
superiore
,
piegando
in
qualche
modo
le
sorde
necessità
della
vita
economica
sotto
il
dominio
dello
spirito
.
Difficoltà
analoghe
,
e
non
meno
gravi
,
già
si
incontrarono
e
si
superarono
in
materia
di
distribuzione
,
con
i
contratti
collettivi
e
con
i
giudizi
del
magistrato
del
lavoro
:
e
si
superarono
appunto
grazie
al
clima
di
intensa
vibrazione
politica
in
cui
i
nuovi
istituti
vennero
sperimentati
.
Anche
le
nuove
difficoltà
verranno
certamente
superate
,
e
l
'
Italia
,
dopo
avere
offerto
all
'
attenzione
del
mondo
uno
straordinario
esempio
di
integrale
organizzazione
politica
,
riuscirà
,
noi
crediamo
,
anche
ad
offrire
un
esempio
di
integrale
organizzazione
economica
:
anzi
,
per
meglio
dire
,
l
'
Italia
mostrerà
al
mondo
come
la
sua
poderosa
organizzazione
politica
abbia
tanta
intrinseca
vitalità
da
poter
definitivamente
costituire
anche
una
forma
di
integrale
organizzazione
economica
.
È
in
sostanza
il
Regime
,
che
,
dopo
avere
già
,
in
questi
difficili
anni
,
con
mezzi
di
fortuna
,
vittoriosa
-
mente
dominata
e
sostenuta
l
'
economia
italiana
,
si
appresta
a
sostener
-
la
e
a
regolarla
organicamente
raccogliendo
definitivamente
in
saldo
fa
-
scio
tutte
le
energie
materiali
e
morali
del
paese
.
Il
Regime
:
cioè
il
Partito
unico
,
lo
Stato
forte
,
la
coscienza
vibrante
della
nuova
Italia
.
Questo
è
e
rimane
il
fondamento
ferreo
,
la
condizione
prima
della
grande
impresa
nazionale
,
cui
tutti
ci
industriamo
di
collaborare
con
appassionato
fervore
.
StampaPeriodica ,
...
Da
veri
,
autentici
selvaggi
,
noi
vogliamo
escludere
dal
nostro
saluto
ogni
forma
di
esosa
cortigianeria
,
cominciando
piuttosto
a
porre
,
senza
preamboli
di
sorta
,
le
cosiddette
carte
in
tavola
,
e
a
mettere
alla
prova
i
vostri
ripetuti
propositi
di
chiarezza
,
di
incrollabile
intransigenza
.
Sì
,
onorevole
Farinacci
:
voi
siete
dei
nostri
,
o
meglio
siete
nostro
,
e
non
dovete
dimenticare
che
non
soltanto
le
Opposizioni
vi
hanno
,
in
questo
lasso
di
tempo
,
vilipeso
,
diffamato
e
deriso
,
ma
altresì
una
buona
parte
dei
fascisti
vi
ha
trattato
da
ras
fanatico
,
da
pazzo
criminale
o
da
incosciente
pappagallo
,
mentre
i
soli
squadristi
,
i
selvaggi
delle
province
,
vi
hanno
difeso
ed
hanno
opposto
il
vostro
nome
al
tradimento
dei
Ponzio
,
dei
Rocca
,
dei
Viola
e
alle
diatribe
noiose
dei
normalizzatori
.
Ora
questi
precedenti
vi
impongono
,
onorevole
Farinacci
,
di
ascoltare
attentamente
,
di
tenere
nel
debito
conto
le
parole
,
le
osservazioni
e
i
desiderii
nostri
.
E
vostro
preciso
obbligo
e
stretto
dovere
di
mantenervi
a
contatto
con
quella
santa
canaglia
di
cui
avete
esaltato
lo
spirito
di
sacrificio
e
la
volontà
rivoluzionaria
.
O
voi
farete
questo
e
mostrerete
di
essere
veramente
l
'
uomo
degno
della
situazione
o
voi
non
lo
farete
e
noi
saremo
autorizzati
a
ritenervi
e
a
proclamarvi
un
pagliaccio
.
E
bene
intenderci
alla
prima
,
con
franche
leali
parole
,
da
squadristi
a
squadrista
,
da
camerati
a
camerata
.
Perché
troppe
delusioni
-
e
voi
,
onorevole
Farinacci
,
lo
sapete
-
abbiamo
provate
e
troppi
uomini
che
supponevamo
semplici
e
incorruttibili
si
sono
ubriacati
del
potere
perdendo
la
loro
vecchia
anima
di
volontari
disinteressati
.
Guai
a
voi
,
quindi
,
se
doveste
far
la
fine
di
tanti
altri
,
se
dimenticaste
gli
sdegni
e
le
promesse
e
i
propositi
!
Guai
a
voi
,
anche
per
il
male
che
fareste
al
Fascismo
,
già
più
volte
amaramente
ferito
per
la
malafede
,
l
'
egoismo
e
l
'
ambizione
degli
uomini
!
...
StampaPeriodica ,
...
Le
forze
politiche
che
oggi
in
molti
paesi
sono
al
potere
,
e
in
altri
si
apprestano
ad
assumerlo
,
sono
animate
da
concezioni
prettamente
anticapitalistiche
:
hanno
un
ideale
del
benessere
che
non
si
concilia
con
l
'
ideale
carezzato
dal
capitalismo
liberale
;
credono
nei
doveri
sociali
della
proprietà
;
non
credono
più
alla
forza
delle
cose
e
tanto
meno
pensano
all
'
automatico
attuarsi
di
un
benefico
ordine
naturale
;
confidano
nella
energia
dell
'
uomo
e
l
'
ordine
non
lo
sanno
pensare
se
non
come
qualche
cosa
di
voluto
,
di
prodotto
,
non
di
subito
e
di
ricevuto
.
Desiderose
di
realizzare
il
proprio
ideale
politico
e
sociale
non
si
scoraggiano
per
le
difficoltà
;
rispettose
della
tradizione
non
ne
subiscono
il
peso
;
entusiaste
del
progresso
anche
meccanico
,
non
sanno
legarsi
ad
esso
senza
reagire
se
le
sue
mete
le
discostano
dai
propri
ideali
.
Questi
sono
gli
ideali
delle
forze
anticapitalistiche
che
oggi
operano
nel
mondo
.
E
questi
ideali
ricevono
la
migliore
accoglienza
da
parte
delle
folle
,
dal
momento
che
il
mercato
mondiale
si
fraziona
in
compartimenti
stagni
,
facendo
trionfare
il
principio
della
ragione
politica
su
quello
della
pura
ragione
economica
...
Si
può
ormai
concludere
che
in
molti
paesi
,
tra
cui
primo
l
'
Italia
,
si
sta
organizzando
la
società
secondo
fini
non
capitalistici
.
Si
può
aggiungere
che
in
qualche
paese
l
'
opera
di
ricostruzione
è
molto
avanzata
:
il
che
non
ci
esonera
dal
dire
che
essa
non
è
completata
,
sia
perché
resistono
ancora
gruppi
di
uomini
e
popoli
i
quali
conservano
fede
nel
capitalismo
,
sia
perché
,
anche
là
dove
le
aspirazioni
anticapitalistiche
son
diventate
programma
di
Governo
,
ancora
parecchi
istituti
pubblici
e
privati
non
sono
stati
armonizzati
con
le
nuove
finalità
.
Quindi
ci
sembra
di
poter
concludere
che
il
capitalismo
in
qualche
parte
del
mondo
è
al
declino
.
A
precisare
la
portata
di
questa
nostra
opinione
conviene
ricordare
che
fine
del
capitalismo
non
significa
fine
del
progresso
,
fine
delle
invenzioni
,
fine
della
civiltà
.
Questa
idea
è
soprattutto
chiara
per
quanto
riguarda
il
corporativismo
il
quale
supera
il
capitalismo
non
già
colla
negazione
o
la
distruzione
delle
macchine
,
ma
col
ristabilimento
dell
'
equilibrio
tra
l
'
uomo
ed
esse
...
Il
pessimismo
di
coloro
che
guardano
con
terrore
alla
fine
del
capitalismo
è
basato
su
diverse
curiose
concezioni
,
quali
,
ad
esempio
,
quella
che
il
presente
sia
sempre
il
culmine
dell
'
incivilimento
,
o
che
l
'
uomo
,
che
ci
ha
dato
costante
esempio
di
ricercare
il
miglioramento
delle
sue
condizioni
di
vita
,
ad
un
dato
momento
,
per
strana
aberrazione
,
cerchi
di
tornare
indietro
,
quasi
avesse
una
vaga
nostalgia
delle
foreste
vergini
o
delle
umide
palafitte
.
Chi
non
condivide
simili
infondate
supposizioni
non
può
essere
spaventato
dalla
constatazione
che
il
capitalismo
può
e
sta
per
tramontare
.
StampaPeriodica ,
L
'
imperativo
demografico
del
Duce
,
non
di
oggi
ma
dal
giorno
in
cui
assunse
il
timone
d
'
Italia
,
è
cosa
di
sì
vasta
e
capitale
importanza
per
cui
anche
la
donna
deve
sentirsene
parte
direttamente
in
causa
.
Anche
in
Italia
,
come
altrove
,
si
sposa
poco
.
Perché
?
Il
Camerata
Leone
Cantori
che
,
nel
numero
di
Aprile
,
commentando
il
discorso
quinquennale
del
Duce
,
scrisse
egli
pure
sull
'
argomento
,
sembra
-
va
quasi
voler
addossare
tutta
la
colpa
ai
soli
uomini
.
Non
è
esatto
.
La
colpa
è
in
parti
uguali
fra
l
'
uomo
e
la
donna
.
Se
il
futuro
marito
in
-
fatti
accusa
che
700
lire
mensili
non
bastano
egli
non
ha
tutti
i
torti
o
ha
torto
solo
per
metà
.
Siamo
in
sede
di
giustizia
e
giustizia
deve
esser
re
-
sa
a
tutti
:
quando
una
donna
entra
in
una
casa
ha
oggi
tante
e
tali
esigenze
che
davvero
le
700
lire
sono
piuttosto
pochine
...
Le
esigenze
della
donna
moderna
sono
troppe
e
l
'
uomo
,
per
non
essere
infelice
,
abbandona
gli
altari
che
consacrano
le
nozze
.
Settecento
lire
men
-
sili
,
per
un
artigiano
o
un
piccolo
impiegato
,
sono
più
che
bastevoli
a
mantenere
una
famiglia
.
Ma
come
e
quando
sono
bastevoli
?
In
rapporto
ad
una
vita
normale
senza
strappi
,
sopratutto
senza
troppo
affollarsi
di
desideri
e
di
falsi
bisogni
superiori
allo
stato
nel
quale
ciascuno
si
trova
.
Esiste
questo
rapporto
oggi
?
Per
l
'
uomo
?
Il
Cantori
ha
già
detto
di
no
.
Per
la
donna
?
Neppure
.
Una
donna
moderna
vuole
vestire
bene
anche
se
moglie
d
'
un
artigiano
,
competere
almeno
per
le
vie
con
la
donna
del
ricco
.
Vuole
inoltre
brillare
,
farsi
vedere
,
ammirare
e
se
possibile
magari
innocentemente
corteggiare
...
Con
500
lire
o
poco
più
la
famiglia
deve
pensare
alla
casa
,
al
vitto
,
ai
figli
e
alle
necessità
dell
'
uomo
che
egli
pure
vuole
e
deve
vestirsi
,
soddisfar
-
si
e
divertirsi
come
la
sua
compagna
.
Può
bastare
lo
stipendio
a
colmare
tutte
queste
esigenze
?
Evidentemente
no
.
Si
dirà
:
neghi
lo
sposo
alla
sua
donna
la
loro
soddisfazione
.
Si
pro
-
vi
!
La
pace
coniugale
è
rotta
...
Si
potrà
giungere
a
tanto
di
cambiare
la
donna
?
Una
cosa
è
però
certa
:
che
bisogna
aiutare
il
genere
umano
a
migliorarsi
e
a
credere
nelle
vere
gioie
della
vita
.
Dire
aiutare
significa
dire
semplificare
la
vita
moderna
,
sfrondarla
di
troppe
inutili
cure
e
ridicole
necessità
che
,
ogni
giorno
che
passa
,
rendono
l
'
uomo
sempre
più
schiavo
o
di
un
pezzo
di
stoffa
o
d
'
un
anello
o
di
un
paio
di
scarpe
.
Semplificare
la
vita
,
renderla
meno
artificiale
e
convenzionale
,
cioè
più
umana
,
meno
di
apparenze
e
più
di
sostanza
,
non
è
solo
corollario
di
un
problema
demografico
ma
anche
pregiudiziale
di
un
problema
morale
e
di
primato
di
popolo
.
Per
la
sanità
e
la
moltiplicazione
della
razza
occorre
spezzare
l
'
attrazione
,
il
fascino
e
il
soggiogamento
delle
tentacolari
metropoli
ove
maggiori
sono
i
desideri
e
continuamente
mutevoli
,
e
più
infiniti
i
così
detti
bisogni
non
naturali
ma
"civili."
Sotto
questo
punto
di
vista
,
l
'
anti
-
urbanesimo
di
Mussolini
è
come
il
San
Giovanni
che
annunciava
e
preparava
la
strada
di
Cristo
!
StampaPeriodica ,
Domani
verranno
premiate
le
madri
italiane
di
più
numerosa
figliolanza
;
domani
il
Duce
consegnerà
il
brevetto
della
nuova
nobiltà
fascista
al
-
le
madri
prolifiche
.
Vedo
una
piccola
smorfia
sulla
sua
bellissima
bocca
,
signora
.
Non
neghi
.
Il
gesto
fugace
è
stato
una
confessione
.
Ella
non
riconosce
e
non
ama
questa
nobiltà
,
per
-
ché
il
suo
ideale
di
sposa
è
il
figlio
unico
,
e
la
coppia
il
massimo
sacrificio
a
cui
una
donna
"
che
si
rispetta
"
può
giungere
,
ed
oltre
il
quale
discende
la
scala
dei
valori
estetici
e
mora
-
li
fino
al
limite
dell
'
istinto
animale
irresponsabile
.
Siamo
d
'
accordo
?
E
allora
,
signora
,
mi
permetta
qualche
osservazione
.
L
'
ideale
della
donna
"
che
si
rispetta
"
è
la
conservazione
estetica
del
corpo
.
Prolungare
più
che
si
può
il
fasci
-
no
della
bellezza
fisica
;
piacere
ed
essere
attraenti
a
quarant
'
anni
come
a
venti
,
a
cinquanta
come
a
trenta
.
Lo
uomo
non
può
comprendere
il
tormento
della
giovinezza
che
sfiorisce
,
perché
egli
piace
anche
coi
capelli
grigi
e
le
rughe
sul
volto
;
ma
per
la
donna
è
la
grande
tragedia
:
invecchiare
,
invecchiare
rapidamente
;
e
contro
il
destino
inesorabile
del
tempo
essa
lotta
con
tenacia
,
con
ogni
cura
paziente
e
minuziosa
,
con
pena
,
con
eroismo
perfino
;
l
'
eroismo
che
l
'
induce
ad
affrontare
i
ferri
del
chirurgo
per
cancellare
le
rughe
e
ridonare
al
volto
una
falsa
gioventù
.
Essere
piacente
.
A
quale
scopo
?
Ecco
il
punto
.
Piacere
per
piacere
.
Eppure
,
signora
,
se
le
dicessi
:
"
la
donna
è
soltanto
uno
strumento
di
piace
-
re
"
ella
s
'
offenderebbe
,
e
avrebbe
ragione
.
È
legge
di
natura
che
la
donna
piaccia
per
attrarre
e
suscitare
l
'
amore
,
perché
in
lei
si
compia
il
destino
della
generazione
ch
'
è
vita
e
perpetuità
della
specie
.
Ma
se
la
donna
rifugge
volontariamente
dalla
maternità
,
ella
stessa
si
pone
al
livello
volgare
d
'
un
semplice
strumento
di
piacere
.
E
allora
,
signora
bella
,
non
sono
le
madri
generosamente
prolifiche
che
scendono
la
scala
dei
valori
femminili
,
ma
son
proprio
le
altre
,
quelle
che
si
credono
più
in
alto
;
sono
esse
le
femmine
.
Ma
quanto
durerà
la
loro
illusione
estetica
?
Nulla
è
più
triste
e
pietoso
e
ridicolo
di
una
donna
che
non
abbia
il
senso
,
la
misura
e
la
dignità
dei
propri
anni
.
Ogni
stagione
ha
i
suoi
fiori
e
ogni
età
la
sua
bellezza
,
e
sul
volto
della
donna
,
man
mano
che
impallidisce
e
s
'
offusca
la
bellezza
dei
vent
'
anni
,
un
'
altra
spirituale
bellezza
si
può
accendere
:
l
'
aureola
della
maternità
...
StampaPeriodica ,
La
razza
bianca
muore
!
Ha
mai
pensato
nessuno
al
terribile
dramma
,
allo
spaventoso
cataclisma
anzi
,
che
si
racchiude
dietro
queste
brevi
parole
?
...
Ecco
il
punto
centrale
,
la
chiave
di
tutta
la
questione
.
Perché
non
nascono
figli
?
Perché
vi
è
fiacchezza
di
spirito
e
carne
.
Non
vi
sono
altre
cause
:
o
ammettere
questo
o
demolire
la
logica
e
,
forse
anche
,
la
psicologia
e
la
fisiologia
.
Ebbene
,
egregi
signori
,
se
vero
può
essere
che
un
solo
uomo
forte
e
sano
può
compiere
miracoli
,
aggiungiamo
noi
anche
senza
scienza
e
progresso
,
cosa
volete
che
possa
fare
un
simile
naufrago
della
salute
fisica
e
morale
?
Ecco
perché
la
fine
non
nascendo
figli
in
maniera
superiore
all
'
attuale
è
per
noi
decretata
in
maniera
irrevocabile
:
perché
oltre
alla
deficenza
del
numero
,
procede
,
di
pari
passo
,
e
in
proporzione
geometrica
,
la
deficenza
qualitativa
.
Conclusa
in
questa
maniera
la
nostra
storia
,
che
cosa
serve
allora
la
macchina
,
che
cosa
serve
l
'
industria
,
che
cosa
serve
la
scienza
,
che
cosa
serve
il
progresso
?
Risponderemo
noi
:
semplicemente
a
prolungare
di
uno
due
tre
quattro
secoli
l
'
agonia
di
un
morituro
!
StampaPeriodica ,
Chi
è
stato
a
tradirlo
?
Dove
è
stato
ucciso
?
Come
?
E
quando
?
La
grande
maggioranza
dei
siciliani
non
crede
alla
descrizione
ufficiale
del
conflitto
nel
quale
ha
trovato
la
morte
Salvatore
Giuliano
.
E
anche
noi
dobbiamo
confessare
di
avere
inutilmente
tentato
di
mettere
d
'
accordo
parecchi
particolari
di
quella
relazione
con
i
luoghi
;
le
circostanze
,
il
racconto
di
chi
quella
notte
vegliava
a
pochi
passi
di
distanza
dal
tragico
cortile
in
cui
si
è
svolto
l
'
epilogo
del
dramma
o
è
stato
svegliato
dal
fracasso
delle
fucilate
.
Tutto
ciò
si
chiamerà
forse
cercare
il
pelo
nell
'
uovo
,
ma
l
'
esame
delle
incongruenze
,
dei
punti
oscuri
dei
dubbi
che
inevitabilmente
nascono
nella
mente
di
chi
abbia
tentato
sul
posto
di
ricostruire
la
scena
non
cesserà
per
questo
di
essere
interessante
.
A
Castelvetrano
,
alle
15,15
del
5
luglio
,
il
capitano
Perenze
,
il
brigadiere
Catalano
,
i
carabinieri
Renzi
e
Giuffrida
(
dice
la
relazione
ufficiale
)
hanno
riconosciuto
da
lontano
il
capobanda
mentre
assieme
a
uno
dei
suoi
uomini
percorreva
la
via
Gagini
.
Vistisi
sorpresi
,
i
due
si
sono
dati
alla
fuga
in
direzioni
diverse
e
il
gregario
è
riuscito
facilmente
a
dileguarsi
.
Giuliano
invece
è
stato
inseguito
attraverso
le
vie
della
città
.
Contro
di
lui
è
stato
fatto
fuoco
,
ripetutamente
,
un
proiettile
lo
ha
raggiunto
alla
spalla
,
il
fuggitivo
ha
risposto
a
sua
volta
con
la
pistola
e
col
mitra
.
Giunto
in
via
Mannone
,
il
brigante
ha
sperato
di
trovare
scampo
entrando
in
un
cortile
,
e
là
,
mentre
tentava
di
dare
la
scalata
al
muro
di
cinta
,
oltre
il
quale
c
'
è
un
piccolo
orto
e
poi
la
campagna
,
è
stato
freddato
con
una
raffica
di
mitra
dal
capitano
.
Dunque
nessuno
poteva
immaginare
in
anticipo
che
Salvatore
Giuliano
sarebbe
entrato
in
quel
cortile
.
Eppure
parecchi
civili
delle
case
confinanti
affermano
d
'
aver
inteso
fin
dalla
mezzanotte
un
rumore
di
tegole
smosse
e
un
bisbigliare
come
se
vi
fosse
gente
sui
tetti
.
Stettero
un
poco
in
ascolto
,
ma
quello
strano
trambusto
dopo
un
quarto
d
'
ora
si
chetò
.
Nessuno
diede
peso
alla
cosa
e
di
lì
a
poco
in
via
Mannone
tutti
ripresero
a
dormire
,
eccetto
tre
uomini
che
per
le
esigenze
del
loro
mestiere
dovevano
già
essere
a
bottega
:
il
proprietario
e
i
due
garzoni
del
forno
Lo
Bello
,
che
è
sullo
stesso
lato
della
strada
a
20
metri
dall
'
ingresso
del
cortile
.
Era
una
notte
afosa
,
e
nell
'
interno
del
panificio
il
caldo
era
insopportabile
.
I
due
garzoni
che
avevano
finito
di
impastare
il
pane
e
aspettavano
che
lievitasse
erano
usciti
sulla
via
e
stavano
chiacchierando
accovacciati
sul
marciapiedi
,
con
le
schiene
nude
appoggiate
agli
stipiti
.
Ma
la
prima
sigaretta
che
essi
avevano
acceso
non
era
ancora
finita
quando
due
carabinieri
,
spuntando
dall
'
ombra
,
si
avvicinarono
e
intimarono
di
ritirarsi
e
di
sprangare
la
porta
.
L
'
ingiunzione
era
stata
fatta
con
il
tono
di
chi
non
ammette
repliche
.
È
molto
probabile
tuttavia
che
il
mattino
seguente
le
clienti
del
fornaio
Lo
Bello
abbiano
trovato
da
ridire
sulla
confezione
del
pane
.
La
curiosità
di
sapere
quello
che
stava
per
accadere
sulla
strada
non
poteva
certo
permettere
ai
panettieri
di
attendere
con
diligenza
al
consueto
lavoro
.
Avevano
lasciato
i
battenti
un
pochino
socchiusi
e
di
tanto
in
tanto
andavano
ad
origliare
.
Così
non
sarà
esagerato
dire
che
l
'
aria
lacerata
dal
primo
sparo
vibrava
ancora
quando
gli
occhi
dei
fornai
erano
già
incollati
alla
fessura
.
Sembrò
loro
che
la
via
fosse
deserta
...
Non
videro
dunque
entrare
nessuno
nel
cortile
.
Scorsero
invece
un
uomo
che
ne
usciva
,
che
passò
correndo
sotto
un
lampione
.
Lo
videro
di
spalle
per
un
attimo
e
tutto
quello
che
seppero
dire
di
lui
è
che
si
trattava
di
un
uomo
forse
giovane
,
tarchiato
,
che
camminava
a
piedi
nudi
.
Ma
vedremo
dopo
quale
parte
attribuisca
la
fantasia
popolare
a
questo
personaggio
.
Nessuno
ha
sentito
La
via
Mannone
parte
dalla
piazza
del
mercato
,
taglia
in
linea
retta
il
rione
orientale
del
paese
e
finisce
nella
campagna
.
Nel
tratto
che
va
dal
mercato
al
cortile
non
ci
sono
trasversali
.
Da
che
parte
ci
arrivò
Giuliano
fuggendo
da
via
Gagini
?
Dal
mercato
dopo
aver
attraversato
la
piazza
della
torre
,
dove
sono
ininterrottamente
di
fazione
due
agenti
,
dal
corso
dove
a
qualunque
ora
c
'
è
sempre
gente
scamiciata
che
passeggia
,
dal
verziere
dove
c
'
è
un
grande
negozio
di
fruttivendolo
che
resta
aperto
tutta
la
notte
con
le
luci
accese
e
dove
attorno
ai
banchi
e
ai
cumuli
di
ceste
che
non
vengono
mai
rimossi
passeggiano
continuamente
i
guardiani
?
Evidentemente
no
,
perché
nessuno
ha
visto
né
lui
né
gli
inseguitori
.
Allora
è
venuto
dalla
via
Gioberti
,
che
è
dalla
parte
opposta
e
,
giunto
al
crocicchio
di
dove
poteva
scorgere
davanti
a
sé
le
prime
siepi
e
i
primi
alberi
della
campagna
,
ha
piegato
invece
in
via
Mannone
verso
il
centro
del
paese
.
L
'
illogicità
di
questa
decisione
stupisce
molti
.
Il
lettore
tuttavia
non
ci
faccia
troppo
caso
perché
sono
tante
le
ragioni
che
possono
avere
spinto
il
fuggitivo
ad
abbandonare
la
via
più
facile
per
quella
più
rischiosa
.
È
stato
detto
piuttosto
che
la
sparatoria
era
cominciata
in
via
Gagini
ed
era
continuata
da
una
parte
e
dall
'
altra
lungo
tutto
il
percorso
.
Ma
per
quanto
si
siano
interrogati
molti
abitanti
di
quella
zona
non
si
è
trovato
nessuno
che
ricordasse
di
aver
udito
un
solo
sparo
.
Eppure
le
finestre
erano
spalancate
per
il
caldo
opprimente
.
La
notte
in
quel
rione
è
silenziosa
.
Una
pistolettata
o
una
scarica
di
mitra
avrebbero
dovuto
destare
anche
chi
ha
il
sonno
più
duro
.
Gli
abitanti
di
via
Mannone
invece
hanno
sentito
.
La
loro
testimonianza
però
è
in
contrasto
con
la
versione
ufficiale
.
Non
aveva
l
'
orologio
Questa
dice
che
il
brigante
esplose
52
colpi
col
moschetto
mitragliatore
,
che
al
53
°
si
inceppò
.
Giuliano
buttò
a
terra
il
mitra
quando
era
già
nel
cortile
e
impugnò
la
pistola
,
ma
il
capitano
dei
carabinieri
lo
prevenne
scaricandogli
addosso
per
primo
un
intero
caricatore
del
suo
Thompson
.
Gli
spari
insomma
avrebbero
dovuto
susseguirsi
in
quest
'
ordine
:
raffiche
di
mitra
più
o
meno
lontane
(
Giuliano
che
spara
sulla
strada
)
,
altra
raffica
dopo
una
pausa
di
silenzio
(
Perenze
che
fa
fuoco
all
'
ingresso
del
cortile
)
;
subito
dopo
forse
qualche
colpo
di
pistola
(
Giuliano
che
,
prima
di
stramazzare
a
terra
,
tenta
l
'
ultima
difesa
)
,
forse
il
Thompson
che
risponde
ancora
(
Perenze
che
ha
innestato
il
caricatore
nuovo
)
.
Invece
gli
abitanti
di
via
Mannone
(
trascureremo
i
nomi
della
gente
minuta
facile
ad
accettare
ed
a
ripetere
come
esperienza
propria
il
racconto
altrui
e
citeremo
soltanto
il
pretore
di
Castelvetrano
,
avvocato
Giovanni
De
Simone
e
il
colonnello
a
riposo
Santorre
Vizzinisi
)
sono
unanimi
nel
ripetere
che
si
sentirono
prima
cinque
o
sei
colpi
di
pistola
sparati
sotto
l
'
arco
di
ingresso
o
nel
cortile
,
poi
due
raffiche
di
mitra
distanziate
da
un
breve
intervallo
.
Subito
dopo
si
udì
la
voce
del
capitano
che
gridava
a
qualcuno
di
portare
un
po
'
d
'
acqua
per
il
ferito
e
il
furioso
martellare
del
calcio
del
moschetto
alla
porta
dell
'
unica
abitazione
che
si
apre
sul
cortile
.
Parleremo
in
seguito
dell
'
interpretazione
che
la
fantasia
dei
diffidenti
siciliani
dà
a
questo
particolare
.
Sarà
bene
tuttavia
citare
sin
d
'
ora
l
'
obiezione
più
comune
:
che
i
feriti
siano
tormentati
dalla
sete
è
una
di
quelle
nozioni
elementari
che
anche
il
più
rozzo
dei
pastori
possiede
.
È
tra
l
'
altro
un
vecchio
motivo
della
retorica
popolare
.
Ma
questa
arsura
viene
immediatamente
appena
uno
è
colpito
,
oppure
è
conseguenza
del
dissanguamento
,
della
febbre
provocata
dalle
ferite
e
sopraggiunge
dopo
un
certo
periodo
di
tempo
?
E
perché
Giuliano
non
aveva
un
soldo
addosso
?
Perché
portava
una
semplice
canottiera
,
lui
così
ambizioso
e
a
suo
modo
elegante
?
Perché
non
aveva
l
'
orologio
al
polso
,
quel
grosso
cronometro
d
'
oro
per
il
quale
aveva
una
bambinesca
affezione
e
,
lo
hanno
testimoniato
molti
,
era
l
'
ultima
cosa
che
si
togliesse
coricandosi
,
la
prima
che
cercasse
al
risveglio
?
C
'
erano
poi
altri
particolari
che
alimentavano
il
dubbio
e
,
apparentemente
,
con
maggiore
evidenza
:
alcune
ferite
,
specie
quella
sotto
l
'
ascella
destra
,
sembravano
tumefatte
come
se
risalissero
a
qualche
tempo
prima
;
altre
erano
a
contorni
nitidi
e
apparivano
più
fresche
.
Due
o
tre
pallottole
lo
avevano
raggiunto
al
fianco
e
avevan
prodotto
quei
fori
grandi
a
contorni
irregolari
tipici
dei
colpi
sparati
a
bruciapelo
:
altre
erano
entrate
nella
carne
lasciando
un
forellino
minuscolo
perfettamente
rotondo
.
Il
tessuto
della
canottiera
appariva
intriso
di
sangue
dal
fianco
alla
metà
della
schiena
,
e
sotto
quella
grossa
macchia
(
aveva
oltre
due
palmi
di
diametro
)
non
c
'
erano
ferite
.
Era
logico
pensare
che
il
corpo
del
bandito
anziché
bocconi
fosse
rimasto
per
qualche
tempo
in
posizione
supina
,
perché
tutto
quel
sangue
doveva
essere
sgorgato
dalle
ferite
sotto
l
'
ascella
e
certamente
era
sceso
,
non
poteva
essere
andato
in
su
.
Le
avventure
di
Paperino
Da
Trapani
a
Sciacca
,
a
Santa
Ninfa
,
a
Partanna
non
c
'
è
uno
che
non
sorrida
quando
gli
si
parla
del
famoso
furgone
sul
quale
gli
uomini
del
colonnello
Luca
,
travestiti
da
cinematografari
,
percorrevano
le
campagne
e
sostavano
nei
paesi
fingendo
di
girare
un
documentario
,
perché
Salvatore
Giuliano
,
tradito
dall
'
ambizione
e
dalla
smania
di
pubblicità
,
lasciasse
le
sue
montagne
e
cadesse
nella
trappola
.
Per
quanto
avesse
incollato
su
una
fiancata
due
grosse
strisce
con
le
scritte
:
«
Gazzetta
dello
Sport
»
,
«
Il
Paese
»
,
e
su
una
terza
striscia
di
carta
dipinta
a
mano
che
attraversava
di
sbieco
il
lato
opposto
si
leggesse
«
Le
avventure
di
Paperino
»
,
tutti
,
anche
i
ragazzini
,
sapevano
che
si
trattava
di
una
radio
trasmittente
mobile
della
polizia
capace
di
collegare
Trapani
a
Palermo
.
Cosa
che
tra
l
'
altro
era
dimostrata
con
evidenza
dall
'
antenna
molto
alta
che
non
si
poteva
certo
né
sopprimere
né
camuffare
.
Proprio
Giuliano
avrebbe
dovuto
farsi
ingannare
da
un
trucco
così
grossolano
?
E
allora
?
È
forse
possibile
rispondere
alle
domande
che
sono
state
poste
al
principio
del
discorso
?
Si
può
tentare
.
Per
un
buon
tratto
di
strada
cammineremo
su
un
terreno
sicuro
e
,
quando
usciremo
dalla
realtà
della
cronaca
per
riferire
le
congetture
che
molti
fanno
,
avvertiremo
onestamente
il
lettore
.
È
certo
che
non
si
manca
affatto
di
rispetto
al
colonnello
Luca
né
a
chi
sulla
scala
gerarchica
sta
più
in
alto
o
più
in
basso
di
lui
dicendo
che
la
relazione
ufficiale
sulla
morte
di
Salvatore
Giuliano
è
camuffata
,
reticente
su
certi
punti
,
su
altri
imprecisa
.
Poco
o
molto
,
tutti
i
rapporti
che
la
polizia
rende
noti
al
pubblico
devono
essere
necessariamente
così
.
Vi
sono
circostanze
che
non
possono
essere
rivelate
,
promesse
che
è
giusto
mantenere
,
uomini
che
bisogna
salvare
dalla
vendetta
.
Perfino
davanti
al
giudice
e
nei
casi
più
gravi
la
legge
concede
al
funzionario
di
polizia
il
diritto
di
tacere
la
verità
:
quando
gli
si
chiede
il
nome
del
confidente
,
di
chi
lo
ha
messo
sulle
tracce
,
lo
ha
aiutato
a
formulare
l
'
accusa
,
ad
arrestare
il
colpevole
.
Il
furgone
con
l
'
etichetta
«
Le
avventure
di
Paperino
»
non
ha
alcuna
parte
nel
dramma
.
Il
più
grande
aiuto
allo
sterminio
della
banda
di
Montelepre
e
del
suo
capo
è
venuto
dalla
mafia
,
ed
è
chiaro
che
ciò
non
significa
affatto
che
la
polizia
abbia
sollecitato
o
anche
incoraggiato
quell
'
aiuto
.
L
'
alleanza
tra
Giuliano
e
i
mafiosi
era
nata
naturalmente
al
principio
della
carriera
del
brigante
.
Turiddu
aveva
bisogno
dell
'
appoggio
dell
'
«
onorata
società
»
e
a
quegli
altri
era
comodo
speculare
sulla
paura
che
il
nome
del
brigante
incuteva
.
Ma
poi
i
capimafia
,
che
erano
stati
i
primi
esattori
della
banda
,
esagerarono
.
Imposero
riscatti
che
erano
cinque
volte
superiori
a
quelli
che
il
bandito
intendeva
richiedere
e
intascarono
la
differenza
.
Cominciarono
a
molestare
,
sempre
trincerandosi
dietro
quel
terribile
nome
,
alcuni
che
avevano
reso
grossi
servigi
a
Giuliano
e
che
ne
avevano
avuto
promesse
di
protezione
.
Il
contrasto
si
aggravò
al
punto
che
Turiddu
,
assieme
a
pochi
dei
suoi
uomini
,
tra
i
più
fedeli
,
scese
sulla
piazza
di
Partinico
e
in
pieno
giorno
vi
uccise
a
pistolettate
i
più
alti
capi
dell
'
associazione
criminosa
e
segreta
.
Le
vittime
non
avevano
però
un
grosso
prestigio
oltre
l
'
ambito
del
loro
paese
,
perché
oggi
non
esiste
più
una
mafia
unica
che
abbia
giurisdizione
su
tutta
l
'
isola
,
ma
tante
mafie
locali
autonome
e
spesso
nemiche
.
Forse
il
brigante
sperava
di
giocare
su
queste
rivalità
territoriali
e
in
parte
ci
riuscì
:
infatti
fu
condannato
a
morte
dalla
sola
mafia
di
Partinico
mentre
le
altre
sembrò
che
continuassero
ad
essergli
amiche
;
e
invece
era
soltanto
una
maniera
di
temporeggiare
aspettando
il
momento
opportuno
per
liberarsi
di
lui
.
Per
cinque
anni
i
rapporti
tra
le
due
forze
della
delinquenza
siciliana
seguirono
così
alterne
vicende
:
Giuliano
,
per
tenersi
buoni
quei
pericolosi
vicini
si
buttò
talvolta
in
imprese
rischiose
dalle
quali
non
avrebbe
potuto
trarre
un
utile
diretto
(
tra
le
altre
si
dice
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
)
:
la
mafia
gli
guardò
le
spalle
,
lo
garantì
dalle
delazioni
.
Ma
è
difficile
che
due
galli
nello
stesso
pollaio
possano
vivere
uno
accanto
all
'
altro
senza
cavarsi
gli
occhi
.
L
'
equilibrio
era
mantenuto
soltanto
dalla
straordinaria
potenza
di
Giuliano
.
Il
giorno
che
questa
decadde
,
la
sentenza
di
Partinico
fu
omologata
e
sottoscritta
da
tutte
le
mafie
.
Si
ricordi
tra
l
'
altro
che
proprio
in
questi
giorni
si
sta
svolgendo
a
Viterbo
il
processo
per
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
.
Si
voleva
prendere
Giuliano
,
ma
era
sempre
rischioso
mandargli
un
sicario
secondo
il
classico
sistema
.
Per
farlo
cadere
cominciarono
a
togliere
la
protezione
ai
suoi
rompendo
la
legge
dell
'
omertà
.
Imposero
che
quelli
della
banda
,
dovunque
fossero
,
dovessero
essere
segnalati
alla
polizia
.
Così
uno
a
uno
furono
arrestati
molti
dei
fuorilegge
,
i
più
sicuri
scherani
della
banda
di
Montelepre
.
Quasi
sempre
chi
si
lasciava
scappare
una
preziosa
confidenza
non
era
un
affiliato
alla
mafia
,
ma
era
stato
costretto
dalla
mafia
a
ingoiare
la
paura
e
farsi
delatore
.
Il
27
giugno
scorso
,
poco
prima
di
mezzogiorno
,
un
carrettiere
mafioso
che
percorreva
la
provinciale
per
Trapani
con
un
carico
di
pomodori
,
giunto
in
località
Lo
Zucco
,
a
pochi
chilometri
da
Partinico
,
vide
sbucare
da
un
cespuglio
due
uomini
che
gli
mossero
incontro
e
gli
intimarono
di
fermarsi
.
Erano
Frank
Mannino
e
Nunzio
Badalamenti
,
l
'
amministratore
e
il
più
spietato
sicario
della
banda
Giuliano
,
che
ormai
poteva
disporre
di
non
più
di
sette
od
otto
gregari
.
I
tre
si
conoscevano
da
molto
tempo
,
perché
il
carrettiere
aveva
avuto
modo
in
passato
di
rendere
qualche
buon
servigio
ai
briganti
.
Mannino
e
Badalamenti
erano
usciti
dal
nascondiglio
avendo
appunto
ravvisato
in
lui
un
amico
.
Domandarono
:
«
Va
verso
Castelvetrano
vossìa
?
»
.
L
'
uomo
rispose
di
sì
.
I
briganti
gli
chiesero
allora
di
nasconderli
sul
carro
e
di
portarli
fino
alle
porte
del
paese
.
Così
furono
vuotate
due
ceste
(
quelle
che
si
usano
in
Sicilia
per
il
trasporto
dei
pomodori
sono
molto
grandi
,
a
tronco
dicono
,
alte
un
metro
e
cinquanta
,
e
larghe
alla
sommità
quasi
altrettanto
)
.
I
banditi
vi
si
accovacciarono
dentro
e
furono
coperti
coi
pomodori
.
Là
sotto
è
chiaro
che
riuscivano
a
respirare
ma
non
potevano
certo
vedere
.
E
di
lì
a
poco
,
quando
sentirono
il
cavallo
fermarsi
;
accettarono
per
vere
le
rassicuranti
spiegazioni
del
carrettiere
.
Il
veicolo
invece
sì
trovava
in
quel
momento
davanti
alla
caserma
dei
carabinieri
di
Alcamo
e
non
è
necessario
dire
come
finisse
la
storia
.
La
polizia
tenne
segreto
l
'
accaduto
,
Giuliano
non
seppe
che
altri
due
dei
suoi
uomini
erano
caduti
in
trappola
.
Ora
bisognerà
passare
sul
terreno
delle
congetture
.
Mannino
e
Badalamenti
andavano
a
Castelvetrano
.
A
fare
che
cosa
?
Conoscendo
l
'
epilogo
di
questa
storia
è
facile
arguire
che
ci
andassero
convocati
dal
loro
capo
e
quindi
che
sapessero
dove
questi
si
teneva
nascosto
.
In
carcere
possono
essere
stati
indotti
a
cantare
.
Uno
dei
due
(
Mannino
?
)
può
essersi
lasciato
convincere
a
tradire
il
suo
capo
,
a
consegnarlo
vivo
o
morto
.
Ecco
chi
era
il
compagno
di
Giuliano
la
notte
del
5
luglio
,
e
che
si
sia
parlato
di
quella
sua
misteriosa
scomparsa
subito
dopo
l
'
avvistamento
della
pattuglia
è
cosa
ovvia
.
Può
darsi
invece
che
la
verità
sia
un
'
altra
.
Il
traditore
non
si
sarebbe
affatto
allontanato
dal
suo
capo
,
ma
gli
sarebbe
stato
al
fianco
facendogli
da
guida
.
Lo
ha
portato
in
trappola
nel
luogo
prestabilito
,
dove
i
carabinieri
lo
attendevano
in
agguato
.
Giunti
i
due
sulla
soglia
del
cortile
la
situazione
si
faceva
oltremodo
difficile
e
pericolosa
:
se
la
guida
continuava
a
stare
vicina
al
capo
,
c
'
era
modo
di
finire
sotto
le
pallottole
degli
agenti
;
se
proprio
in
quel
momento
tentava
di
sganciarsi
da
lui
,
c
'
era
caso
che
,
intuendo
il
tradimento
,
Giuliano
facesse
fuoco
su
di
lui
.
Il
modo
migliore
di
cavarsela
per
un
'
anima
perversa
era
di
sparare
a
bruciapelo
sulla
pistola
del
capo
.
Ecco
così
spiegata
la
sequenza
dei
colpi
,
le
ferite
più
grosse
,
slabbrate
,
al
fianco
,
l
'
ombra
che
esce
di
corsa
dal
cortile
e
si
avvia
verso
la
campagna
,
dove
l
'
attende
un
'
auto
della
polizia
,
è
comprensibile
la
sua
fretta
di
tornare
in
carcere
.
Ma
la
grossa
macchia
di
sangue
sulla
schiena
,
la
tumefazione
di
alcune
ferite
e
la
freschezza
di
altre
,
l
'
essere
Giuliano
in
maglietta
senza
denaro
e
senza
orologio
sono
circostanze
che
non
si
spiegano
affatto
con
questa
storia
.
Allora
facciamo
un
passo
più
in
là
e
ascoltiamo
le
congetture
di
qualcuno
a
cui
non
piace
di
mettere
il
morso
alla
propria
fantasia
.
Mannino
o
Badalamenti
,
o
chiunque
sia
stato
il
traditore
,
entrò
nella
camera
dov
'
era
nascosto
Salvatore
Giuliano
,
ma
gli
mancò
il
coraggio
di
svegliarlo
e
di
condurlo
fuori
.
Preferì
sparargli
a
bruciapelo
nel
sonno
.
Poi
,
si
sa
:
a
nessuno
poteva
far
piacere
che
si
venisse
a
conoscere
un
così
brutto
episodio
.
Forse
anche
colui
che
ospitava
il
brigante
era
a
parte
del
primitivo
progetto
,
aveva
aderito
a
facilitare
la
cattura
e
non
si
poteva
ripagarlo
lasciandogli
in
casa
il
cadavere
(
quel
cadavere
)
fino
al
momento
in
cui
sarebbero
venuti
il
giudice
,
i
fotografi
,
i
becchini
.
Allora
lo
portarono
nel
cortile
di
via
Mannone
.
Spararono
.
Il
capitano
andò
a
bussare
alla
porta
e
gridò
che
gli
portassero
dell
'
acqua
per
un
ferito
perché
tutti
sentissero
che
Giuliano
non
era
morto
ancora
.
Queste
storie
si
sentono
raccontare
ad
ogni
ora
del
giorno
e
della
notte
per
le
strade
della
Sicilia
.
È
difficile
accertarle
.
Però
uno
che
sia
stato
sul
luogo
,
che
si
sia
chinato
a
guardare
il
corpo
di
Salvatore
Giuliano
steso
bocconi
in
mezzo
al
cortile
,
che
abbia
chiacchierato
un
poco
con
la
gente
di
via
Mannone
,
è
costretto
,
di
tanto
in
tanto
,
a
pensarci
.