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BUONA FEDE ( DI BELGIOJOSO LODOVICO , 1934 )
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Il concorso per il palazzo del Littorio ha messo alla prova gli architetti italiani . I progetti avrebbero dovuto essere tali da costituire un ' idea unitaria perché ispirati ad un unico entusiasmo animatore , quello del fascismo , e ad un unico principio estetico , l ' espressione del tempo nostro . Quest ' idea avrebbe dovuto essere il punto di partenza per lo sviluppo dell ' architettura moderna italiana . L ' insieme dei progetti offre invece lo spettacolo della più grande confusione di principi e di espressioni , in mezzo alla quale unicamente si delinea la tendenza sana , come una sottile vena di acqua limpida in una corrente melmosa . L ' opinione pubblica non ha trovato la definizione e l ' orientamento che aspettava da questo concorso . I critici ufficiali ottimisti e pessimisti si prodigano in lunghe dissertazioni arrivando a conclusioni opposte . Ci si trova , apparentemente , di fronte ad una crisi nell ' unità stilistica , alla mancanza cioè di un indirizzo preciso , dovuta alla differenza di scuola e di opinioni fra le diverse generazioni cui i progettisti appartengono . Se questa solamente fosse la causa , potremmo individuare attraverso le inevitabili tinte di mezzo due toni nettamente distinti , corrispondenti alle due correnti caratteristiche dell ' epoca passata e dell ' epoca nuova . Da una parte avremmo avuto gli architetti anziani , quelli cioè che essendosi formati una mentalità in altri tempi , diversi per lo spirito politico e per il gusto estetico , avrebbero cercato di risolvere il tema del palazzo Littorio con gli stessi principi della loro scuola , sviluppati attraverso l ' esperienza della loro carriera . Questo sarebbe stato moralmente onesto . Dall ' altra parte i più giovani , che , nella formazione della propria mentalità di artisti , hanno sentito , assieme al soffio del rinnovamento spirituale nel campo estetico , la forza del nuovo mondo politico e sociale della Rivoluzione , avrebbero dovuto esprimere il palazzo del Littorio con forme aderenti al loro spirito nel modo più assoluto , realizzazioni di una idea unitaria , degna del soggetto e della loro epoca . Viceversa così non è stato : ci sono vecchi architetti che si presentano vestiti da adolescenti , portando sotto il braccio le loro architetture abituali da palazzo commerciale , ingrandite e gonfiate per il soggetto , e piallate per l ' opportunità di essere di moda : ci sono giovani che hanno fatto invecchiare sé e le proprie creature , come se dovessero questa volta recitare una parte troppo difficile per essere sostenuta senza truccature . Ci sono stati altri infine che hanno preferito la parte del " servo che non parla " presentandosi con un costume da comparsa . Quelli che abitualmente recitano la architettura sono usciti sulla ribalta del concorso del Littorio come gli attori sul palcoscenico a una " première " di gala . Ammettiamo le evoluzioni ; ammettiamo che un nuovo , sincero entusiasmo possa portare un soffio di gioventù sul vecchio modo di concepire l ' architettura , ma poniamo la clausola della buona fede . Non abbiamo paura di essere accusati di pessimismo , pensando che alcuni dei vecchi giocolieri dell ' architettura ritornerebbero volentieri con nostalgia ai cari elementi abbandonati per l ' occasione , qualora se ne presentasse l ' opportunità . L ' invecchiamento precoce di certi giovani , non ammette né attenuanti , né argomenti giustificativi . Il problema dei giovani laureati che in altre professioni può rimanere nei limiti dell ' economia , per l ' architetto si estende e diventa un problema essenzialmente spirituale . Situazioni difficili e delicate possa no mettere il giovane architetto di fronte alla necessità di dover rinunciare a qualcuno dei punti più cari alla sua fantasia di artista a causa di un committente privato o di una commissione edilizia . Ma non si ammette che in un concorso come questo , nel quale il cittadino architetto è libero , quindi responsabile , di dare corpo in un progetto genuino alla idea integra frutto della sua ispirazione d ' artista , possa sottomettere questa a qualsiasi altra considerazione . Faremmo torto alla intelligenza dei molti giovani che hanno presentato progetti di stile incerto tra il vecchio e il nuovo , pensandoli del tutto sinceri . Il male che dà i suoi frutti con le brutture nel campo estetico , ha le sue radici più profonde nel campo morale : assenza di sincerità , di coscienza , di buona fede , mancanza di moralità ... Il fine morale dell ' arte , indispensabile perché l ' opera sia completa , è strettamente legato all ' espressione estetica . L ' idea bella e buona deve essere estrinsecata in elementi tangibili attraverso il procedimento che richiede il più grande tormento spirituale se l ' artista vuole arrivare alla forma estetica cui tende , mantenendosi nella linea della propria coscienza , sulla guida della propria mentalità . L ' importanza del soggetto della casa Littoria avrebbe richiesto da tutti i concorrenti l ' osservanza di questi principi elementari di moralità dell ' architettura . Facciamo voti perché la responsabilità di essere l ' architetto del Duce non sia affidata a un uomo in mala fede .
IL FASCISMO ( PARETO VILFREDO , 1922 )
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Tanto si è già scritto sul fascismo che un nuovo studio può parere soverchio , e sarebbe quando fosse volto non dico solo alla vanità dei " creatori della realtà " , o anche più serialmente a dispensare lode o biasimo a questo fenomeno , a dimostrarne l ' aspetto sotto la luce di certi sentimenti , ma a metterlo nel posto che presumibilmente può occupare nella politica del giorno ; tutto ciò è stato già fatto da valenti autori , quindi non ne terrò qui parola , e mi propongo di considerare soltanto alcuni aspetti sperimentali , sui quali forse non è ancora stato detto tutto . Per prima cosa , occorre vedere quali sono i caratteri principali del fenomeno a cui si dà il nome di fascismo . Dice bene il Missiroli " affermare che il fascismo è un fenomeno puramente idealistico e romantico non si può , allo stesso modo che è una calunnia riguardarlo come una guardia al soldo della plutocrazia e della grande industria . La verità è infinitamente più complessa ed è difficilissimo scoprirne gli aspetti in funzione dell ' estrema mobilità con la quale il fenomeno fascista si svolge e si colora " . Tale osservazione si può fare , in generale , per tutti i fenomeni concreti della società : essi appaiono come una miscela di vari elementi , che ognora mutano di proporzione e si trasformano ; si può solo indagare se , in tanta mobilità , rimangono alcuni punti meno mobili , quasi fissi . Chi mai sa dire che è la " democrazia " ? Quanti e quali partiti " liberali " ci sono ? Quanti " conservatori " , quanti " socialisti " ? In altro campo , nelle regioni , sotto un sol nome stanno contenuti vari . Già nei Vangeli appaiono diversi cristianesimi , che , coll ' andare del tempo , crebbero e moltiplicarono , Naturalmente ognuno di essi stima di essere il " vero " , ma ciò non toglie , anzi appunto conferma che siano diversi . Vediamo dunque se ci sono parti non tanto mobili nel fascismo . Due si manifestano a prima vista , diverse nell ' indole e nel tempo . La prima , che cronologicamente viene ultima , ma che corrisponde ad un fenomeno più intenso , è l ' uso di una violenza extra - legale , che talvolta si sostituisce , talvolta si oppone ai poteri deputati a promulgare o ad applicare la legge . La seconda , che cronologicamente precedette , ma che ora sta attenuandosi , è l ' esistenza di un mito , di cui il nocciolo è nazionalista , con intorno , come solitamente accade in casi simili , una nebulosa di altri sentimenti . Occorre sempre , in materie di tal genere , studiare separatamente la sostanza ( residui e interessi ) , e i ragionamenti ( derivazioni ) a cui dà origine . In questi due studi , si pone subito il quesito che sta nel sapere se nel fenomeno del fascismo prevale la novità , o se in esso dobbiamo riconoscere un caso particolare di fenomeni molto più generali . La risposta non è dubbia : il secondo aspetto è principale . A chi , nella storia delle società civili , percorre solo il breve tempo della vita dell ' uomo , l ' uso della violenza extra - legale appare eccezionale ; invece , a chi considera più lungo volgere d ' anni , più secoli , appare solito , anche per i popoli più pacifici ; e se spinge lo sguardo nello spazio , vede un complesso di fenomeni analoghi , che dalla violenza individuale del delinquente , passa per diversi gradi , alle violenze collettive delle guerre civili e delle estere ; tantoché si può dire che le contese degli uomini si svolgono abitualmente , necessariamente ora dentro , ora fuori di certe norme di costumi o di leggi . Come accade per tutti gli altri fatti sociali , questi ci sono noti per descrizioni alle quali sono aggiunte considerazioni ( derivazioni ) teologiche , metafisiche , etiche pseudo sperimentali . Per giungere alla sostanza , occorre liberarci da questi fronzoli . Principiamo dunque col procacciare di ciò fare . Nell ' uomo esiste un sentimento poco preciso ma potente che ha nome di " giustizia " , il quale ha parti comuni , ma altresì parti diverse , talvolta opposte , tra loro regnanti , non solo nello spazio e nel tempo , ma anche nelle diverse classi sociali e perfino in singoli individui . Questo sentimento giova dunque che sia soddisfatto da chi , volendo conseguire l ' altrui consenso , descrive fatti sociali o propugna alcun provvedimento . Il sentimento di " giustizia " Si confonde spesso con un altro che assegna a cosa alcuna il carattere di " legittimità " . Quindi , in genere , si ricerca se una cosa è " giusta " , è " legittima " , sì o no . Notisi che , per una proprietà della logica dei sentimenti , diversa dalla ordinaria , dalle stesse premesse si possono trarre conseguenze interamente opposte . Così , dalle Sacre Carte , si trae la " legittimità " del potere assoluto dei re e la non meno evidente " legittimità " delle insurrezioni popolari , sino anche di quelle degli anabattisti , il sacrilegio dell ' attentato ' alla persona del Re , e la " legittimità " del " diritto di proprietà " , e quella del comunismo e via di seguito . Oggi le spiegazioni teologiche sono in decadenza , quindi , ragionando del fascismo , non abbiamo fortunatamente da risolvere cotanto spinosi quesiti . Ma , ahimè ! , altri non meno difficili rimangono ; abbiamo certi principi metafisici , confortati da teorie pseudosperimentali , ai quali ci conviene porre mente . Alcune delle entità metafisiche hanno anche del teologico . Così , nel panteon democratico , sta un principio del male , detto " reazione " , che fa le parti di Satana ; basta dimostrare che una cosa è reazionaria perché sia dannata . Perciò appunto , affermano i nemici , negano gli amici che il fascismo sia reazionario . Lasciamoli contendere e proseguiamo . C ' è una certa " responsabilità morale " che preme molto di ben fissare . Chi è " causa " del conflitto ? Per risolvere il difficile problema si hanno certi segni . Nelle guerre internazionali , è " causa " della guerra quella nazione che la dichiara . Così la Francia fu , dicono i Tedeschi , " causa " della guerra del 1870; e la Germania , dicono i Francesi , fu " causa " della guerra del 1914 . Per scansare la necessità di dichiarare la guerra , si è escogitato uno " stato di guerra " , ma esso vale specialmente per i popoli extra - europei . Nei conflitti civili , i comunisti attentano al " diritto di proprietà _ " , quindi " giustamente " sono reputati " causa " di eventuali conflitti . Si risponde che i " capitalisti " attentarono e seguitano ad attentare ai " diritti " dei proletari , appropriandosene i beni , e che quindi questi beni sono " giustamente " " rivendicati " dalle varie sette socialiste e comuniste , anche da singoli nichilisti . E questa non è fantasmagoria metafisica , è ottima scienza sperimentale , in grazia della venerabile teoria del plus - valore . Il comandante Rizzo , direttore della cooperativa " Garibaldi " , scrive : " Certo sarebbe molto più rapido , per quanto non facile , impadronirsi senz ' altro delle navi , costruite in gran parte da sottrazioni al lavoro , che vanno dai nostri avi al presente , ma i marinai preferiscono avviarsi al riscatto lentamente ... " ( Giornale d ' Italia , 1° gennaio 1922 ) . Naturalmente gli armatori non si mostrano punto persuasi della " giustizia " di queste " rivendicazioni " e qui la contesa rammenta il leggendario : " Rendi le tue armi - Vienle a prendere " . Chi è causa del conflitto : colui che chiede le armi , o colui , che risponde di venirle a prendere ? Chi è causa delle violenze fasciste , o di altri simili , coloro che rivendicano , o coloro che negano ? Non ci perdiamo d ' animo , che soccorre un altro bel criterio , cioè quello della cronologia . Chi è stato primo a muovere le offese ? Colui è da reputarsi giustamente causa del conflitto . Erodoto principia la sua storia col ricercare faticosamente chi , dei Greci o degli Asiatici , diede principio alle offese che misero capo all ' invasione della Grecia , e sino a che punto tali offese si potevano compensare . Le violenze dei socialisti precedettero quelle dei fascisti o viceversa ? Si può rispondere ciò che si vuole , secondo il punto a cui si ferma l ' indagine , e se tal punto non si fissasse , si risalirebbe a Caino e ad Abele ; il che sarebbe certo un bell ' esercizio letterario , meno bello per altro di quello col quale si ricerca se la gallina fu prima dell ' uovo , o viceversa . In realtà tra socialisti e fascisti , tra chi " rivendica " e chi alle rivendicazioni si oppone , si ha un seguito di azioni e di reazioni , le quali esistono anche indipendentemente dalle forme socialiste e fasciste . Il fascismo non esisteva ancora , e quindi non potevano le sue violenze essere cagione delle opposte dei socialisti , quando questi , prima della guerra , catturarono un generale , e dopo la guerra diedero la caccia agli ufficiali per le vie di Torino , ed , estendendosi il conflitto , un ministro stimò bene , pel minor male ... di disarmare gli ufficiali . A ciò si risponde che " giusto " era lo sdegno dei proletari , e che , se prorompeva in atti violenti , la colpa era di chi lo aveva suscitato . E può anche essere ; secondo il significato che piacerà di dare al termine : giusto ; ma mettendoci per questa via , andiamo fuori dell ' argomento cronologico , che si diceva di voler trattare . Analoghe derivazioni poggiano sul dubbio significato del termine " libertà " . Significa , per solito , la facoltà in certe persone di fare cosa alcuna , ma questa facoltà viene necessariamente a contrastare con altre simili facoltà , in altre persone ; e sarebbe necessario di fissare il confine di questi due generi di facoltà per potere assegnare un significato preciso alla " libertà " . Generalmente la discussione su ciò scivola nel campo della convenienza , della " legittimità " . Per esempio , la libertà dello sciopero suolsi intendere non solo come facoltà di farlo , ma anche come facoltà di costringere altrui a farlo , di punire i crumiri . La facoltà dell ' operaio di fissare le condizioni a cui vuole vendere la propria opera s ' intende come la facoltà d ' imporre queste condizioni con boicottaggi , multe , violenze personali , occupazioni delle proprietà altrui . Tutto ciò si " giustifica " osservando che sono provvedimenti convenienti , legittimi per favorire lo sciopero , fissare condizioni vantaggiose di lavoro , facilitare " l ' ascesa del proletariato " , le trasformazioni volute dalla " modernità " . I socialisti che ora domandano un governo che faccia rispettare la libertà intendono probabilmente il rispetto di alcune di tali facoltà , senza per altro spingersi sino a quella di dare la caccia agli ufficiali . I fascisti che impongono a sindaci e a consiglieri socialisti di dimettersi , che incendiano edifici reputati covi sovversivi invocano , non la " libertà " , ma talvolta , ed è cosa poco diversa , la tutela della loro fede , offesa da chi non vi partecipa ; e tale è stata ognora la ragione delle persecuzioni mosse dagli ortodossi agli eretici ; talvolta dicono di operare secondo la legge del taglione , rintuzzando offese ; ed è ragione pure spesso adottata dagli ortodossi contro gli eretici . La libertà dei cattolici di fare processioni fuori delle chiese veniva , anni or sono , a contrasto con la libertà dei liberi pensatori di tenere il cappello in capo , al passaggio di queste processioni . Similmente , oggi , la libertà dei fascisti di fare processioni con i loro vessilli , detti gagliardetti , viene a contrasto con la libertà dei miscredenti della fede fascista , di serbare in capo il cappello , e da ciò nascono conflitti violenti , ferimenti e peggio . Potrebbesi quindi invocare un provvedimento simile a quello preso per le processioni dei cattolici ; ma il motivo starebbe nell ' utilità della tutela dell ' ordine pubblico , non mai in una immaginaria difesa della " libertà " . Quando si osservano varie fedi in contrasto , è raro che non si tenti di ricercare quale di esse abbia il migliore contenuto logico ; col che si va contro ad una relazione di fatti ampiamente dimostrata dalla storia , la quale fa vedere che il valore sociale di una religione è quasi interamente indipendente da tal contenuto . Sotto l ' aspetto della logica formale , la fede fascista è certo molto inferiore alla socialista ; non fosse altro perché è ancora in uno stato nebuloso ; se da questo esce , potrà porsi in pari . Per ora , nulla , ad esempio , ha da contrapporre alla teoria del plus - valore , nulla al materialismo storico . Pareva voler opporre al mito della divinità del proletariato , quello della divinità della nazione ; ma ora , col disgiungersi poco o molto dal nazionalismo , riduce questa divinità a ben poca cosa ; e le divinità dimesse hanno scarsissimo valore . Sotto queste ed altre simili derivazioni , stanno i sentimenti e gli interessi , che principalmente determinano fenomeni sociali . Ogni uomo vivente in società ha , per ciò solo , sentimenti ed interessi che lo inducono a sottomettersi a certe norme , e finché quei sentimenti ed interessi prevalgono sui contrari a tali norme , egli non ricorre alla violenza , alla quale invece si appiglia se questa relazione si capovolge . Occorre badare bene che ciò può accadere tanto per lo scemare dei sentimenti e degli interessi sociali , come pel crescere degli anti - sociali ; e che questi e quelli sono soggetti alla legge generale del ritmo , onde ora crescono , ora scemano . Gli epiteti " sociale " ed " anti - sociale " hanno qui un significato non già assoluto , ma relativo alla collettività che si considera . Così il il sentimento favorevole alla schiavitù era sociale , nella Roma antica , è anti - sociale nella moderna ; il sentimento del diritto di proprietà è sociale in società che ammettono tale diritto , anti - sociale nella Russia di Lenin . Le differenze si estendono anche a collettività più strette , ristrettissime . Per esempio , il sentimento dell ' " omertà " è sociale per un certo numero di persone , antisociale per l ' intera nazione . Tra le cagioni che maggiormente spingono l ' uomo all ' azione violenta stanno le offese a ciò che egli , non importa con qual fondamento , reputa " giustizia " . Così anche i malfattori hanno il concetto di una certa " giustizia " per spartire il bottino , e mettono mano al coltello od alla rivoltella , tostoché questa giustizia venga offesa . Un ' uniformità che patisce poche eccezioni si osserva nel fatto che , ove la pubblica podestà venga meno all ' ufficio di mantenere ciò che dai più è stimato giustizia , i privati compiono tale opera per proprio conto . Il maggior numero di sommosse avviene principalmente per tal cagione ; stia poi questa giustizia nei rapporti dei privati tra loro , oppure con lo Stato . Nel primo caso , non di rado avviene che , in modo parallelo a quello delle leggi e dei tribunali pubblici , operino leggi e tribunali di collettività private . In questo senso si può dire che la " giustizia " delle leghe rosse inclinava a sostituirsi ad una certa giustizia ideale , stimata manchevole nello Stato , disconoscente dei " diritti " del proletariato ; come , d ' altra parte , la " giustizia " del fascismo inclinava a sostituirsi alla giustizia dello Stato che lasciava impunemente violare leggi e diritti sanciti dai pubblici poteri , o che , peggio ancora , della violazione si faceva complice con arbitrari decreti - legge . Di fatti analoghi ha dovizia la storia , dall ' antichità greco - romana all ' era nostra . La pubblica autorità , quando è debole , facilmente viene a patti or con l ' una , or con l ' altra delle collettività contendenti . In Germania , gli Imperatori permisero l ' estendersi della potestà dei tribunali segreti , detti vernici , stimandoli tutti ausiliari contro la strapotente aristocrazia . Si dice che i Borboni di Napoli amoreggiassero con la camorra , e che governi più recenti non ne disdegnassero gli aiuti nelle elezioni . Ai tempi della prima rivoluzione francese , la giustizia giacobina fu ora favorita , ora repressa , secondo chi stava al governo . Al presente , in Italia , i ministeri si traccheggiano tra rossi e fascisti . Un poco da per tutto , ma più forse in Italia , i sentimenti favorevoli al potere centrale , al potere dello Stato , vanno scemando , i contrari crescendo . Ma di ciò scrissi altrove e perciò qui tralascio di lungamente discorrere . Il Parlamento inclina a diventare una riunione di combricole , di cui scopo principale è il partirsi i beni dello Stato . Da ciò hanno origine i governi di coalizione , la noncuranza per gli altri uffici del parlamento , un tempo stimati quasi soli , come l ' approvare i bilanci , di fare le leggi , ora sostituite da decreti - legge , accettati dalla coalizione imperante , non troppo avversati dalle altre che sperano di occuparne il posto . Intanto , compagnie di ventura scorazzano il Parlamento , offrendo , contro adeguati compensi politici , o negando il proprio appoggio ai ministeri ; i quali quindi traggono spesso origine , non da un voto della Camera , ma da intrighi dei corridoi . In tanto sgretolamento della pubblica autorità , hanno conveniente sede le violenze delle leghe rosse , quelle dei fascisti , ed altre che potrebbero venire . Secondo una . certa teoria , la divisione dei beni sociali , e politici , tra i partiti , per essere in " giusta misura " , dovrebbe farsi in proporzione del numero dei deputati di ciascuno di essi , e , sarebbe " ingiusto " che uno di essi pretendesse di ottenere più della porzione così determinata . Dicesi che , tra le principali cause della caduta del ministero Bonomi , ci sia appunto l ' avere esso commessa tale " ingiustizia " in favore dei Popolari . Ma nelle umane contese non opera soltanto il numero ; anche l ' intelletto , l ' energia hanno la loro parte ; quindi è agevole intendere come contro il numero insorgano l ' arte e la violenza , e da ciò sono determinati molti fenomeni delle leghe rosse e del fascismo . Quando certi sentimenti prevalgono su altri , ciò è solo indizio di forza relativa , non di forza assoluta , che può essere grande , o piccola per tutti . Così , come già notammo , vanno ora scemando i sentimenti favorevoli al potere dello Stato , crescendo i contrari ; ma né questi né quelli appaiono molto energici . Quando , dal 1821 al 1849 , erano in Italia forti sentimenti , si ebbero , anche in circostanze poco favorevoli , tentativi eroici di rivoluzioni , seguiti da feroci repressioni , oggi in congiunture favorevoli , se non al riescire almeno al tentare , il tentativo non venne fatto né dai " rossi " , quando il governo già si abbandonava all ' avversa sorte ed ebbe salvezza soltanto dalla violenza privata , né dai fascisti , quando a loro volgeva prospera la sorte , sul finire dell ' impero di D ' Annunzio a Firenze , o quando occuparono Roma , nell ' autunno del 1921 . Affermarono che , non fecero la rivoluzione , i socialisti , perché stimarono miglior consiglio punire la borghesia dei suoi falli lasciandola nelle peste , i fascisti , perché li stringeva amor di patria ; ma sono discorsi simili a quello di chi , caduto da cavallo , disse : Volevo scendere . I socialisti hanno una dottrina molto più organica di quella dei fascisti , la quale , per durare , ha bisogno di assumere forme più precise , altrimenti avrà vita effimera . Ma , in tal caso , sparita la dottrina rimarranno i fascisti , e sia pure sotto altro nome saranno uno degli elementi dell ' equilibrio sociale . Vi sono due generi di coraggio : quello fisico e quello morale . Il fenomeno del fascismo mostra che il primo non manca alla nostra borghesia , come , in generale , non mancò alle classi elette del passato . Scarso è invece quel coraggio morale che anima l ' uomo a confessare la propria fede e ad esaltarla contro le avverse . Il coraggio fisico , da solo , non determina gravi mutamenti politici o sociali ; diventa importante , quando viene in aiuto al coraggio morale , alla forza intellettuale . I Muscadins , analoghi sotto certi aspetti , ai nostri fascisti , erano , come questi , ben provvisti di coraggio fisico ; ma non furono dessi a rovesciare il Direttorio , fu il Bonaparte con il sussidio delle sue legioni . Il Mallet du Pan , narrando dello stato di Parigi , sotto il Direttorio , descrive fenomeni d ' indole generale . Ecco , per esempio , una descrizione del pescecanismo d ' allora , simile a quello che si osserva ora a Berlino , a Vienna , a Mosca , e forse anche un poco in Italia : " Une cupidité et une prodigalité effrénées sont les deux passions universelles . Rapine , et puis rapine , et toujours rapine , voilà le pivot central , le but , l ' élément unique de la République . On vole , on escapote , on acquiert par tous les moyens vils , coquins , ridicules même . L ' avidité résulte ici de la misère et de l ' excès de la dépense . Elle prend toutes les formes , elle essaye toutes les turpitudes , elle imagine tous les expédients . Rien ne la révolte ni ne l ' intimide ; son âpreté est au dessus de tout . Il n ' y a pas moins d ' activité et même d ' application à démenser qu ' à gagner de l ' argent . Débauche de table de boisson , de femmes , de luxe , de folies , cela surpasse infiniment ce qu ' aucune capitale a jamais présénté en ce genre de plus monstrueux " . Quest ' ultima osservazione si allontana dal vero . È difetto comune , per l ' impressione che fanno certi fatti contemporanei , di ingrandirli in paragone dei passi . Altrove : " ... la frivolité la plus insounciante accompagne la perversité publique ; chacun ne songe qu ' à se divertir et personne n ' a le sou ... " . La noncuranza , il difetto di energia morale della borghesia sono anche ben notati : " ... l ' esprit public ne varie point ; c ' est toujours un mécontentement passif , un abattement qui nait de l ' impossibilité de combiner aucune résistance , de saisis aucun point d ' appui , et de se rallier à aucun secours . Tel est spécialement le caractère des bourgeois , des cultivateurs , du peuple honnête ou propriétaire . Quant à la multitude inférieure , elle ne respire que sang et pillage " . Furono questi borghesi , o i loro successori che acclamarono il primo Napoleone , poi la Restaurazione , poi il terzo Napoleone ; costituiscono un gregge che non ha valore proprio e che può solo andare dietro ad audaci conquistatori . In Italia , fu favorevole al D ' Annunzio , finché bastarono le parole , lo abbandonò , tostoché furono necessari i fatti . Il piccolo suo animo le consentiva di seguire Cesare fino al Rubicone , non mai di passarlo con esso . Ora accetta negli utili la tutela del fascismo , forse , di nascosto , lo aiuta pecuniariamente , ma non muoverebbe , a viso aperto , un dito per difenderlo dai nemici . Parecchi di questi borghesi trovano modo di sfuggire , sia pure per poco , ai mali comuni , anzi sperano di trarne vantaggio , potrebbero dirsi aspiranti pescicani . Fra essi stanno parte di coloro che vorrebbero la " collaborazione " socialista : " Infine - pare che dicano - perché contendere fra noi ? C ' è da rosicchiare per tutti " . Altri si lasciano cullare dalle dottrine , tanto care ai deboli , del rinunciare alla difesa ed all ' offesa ; sognano di " un ' umanità migliore , con un poco più di giustizia " e di altre simili favole . Tra essi stanno pure alcuni di coloro che implorano , a mani giunte , la " collaborazione " socialista e che incitano la borghesia a darsi per vinta senza combattere . Non vuolsi tacere che ci sono ragioni sperimentali le quali confortano questa tesi . L ' avviarsi delle società verso il socialismo od altro stato analogo è dimostrato da infiniti fatti , e quando ciò sia , " che giova nelle fata dar di cozzo ? " . Tale conclusione non tiene conto di una proprietà fondamentale dei fenomeni sociali , cioè dell ' avere questi forma fatta a onde , per cui , dal solo fatto che un ' onda cresce , non si può concludere che seguiterà a crescere indefinitivamente , anzi accade spesso che , appunto dopo un rapido aumento , non meno rapidamente decresca . Da ciò hanno in parte origine i cicli sociali , di cui lungamente discorsi altrove . Rimane da sapersi a qual punto del cielo ci troviamo , ed è indagine difficilissima , che qui non facciamo . Altre divisioni , in genere , della società sono da farsi . Dice bene il Missiroli : " Le classi medie sono state le più disgraziate . Hanno dato alla guerra soldati ed ufficiali , hanno contribuito più di tutte le altre alla resistenza ed alla vittoria e sono state le peggio ricompensate . L ' economia di guerra ha favorito la grossa borghesia , gli operai , i contadini , ma ha impoverite le classi medie , quelle classi che , in Italia , formano l ' opinione pubblica " . Ebbene , sono le classi che più hanno sofferto della guerra che l ' esaltano ; quelle che ne hanno tratto vantaggio che la vilipendono . Per le seconde , la spiegazione è facile , è il fatto del limone che , spremuto , si butta via ; ma per le prime , come va tale faccenda ? Sono esse costituite da asceti che soffrono con lo sguardo fisso a beni ultra terrestri ? Può essere per alcuni , non è certamente per i più , ai quali soltanto la mancanza di energia toglie di andare contro a pregiudizi , respingendo ciò che è loro male . Non paghi di essere deboli per conto proprio , predicano ad altrui la viltà , a cui talvolta , tanto per nobilitarla , hanno posto il nome di " senso di modernità " . In molte occasioni appaiono opere analoghe . La borghesia detta conservatrice ha applaudito alla distruzione dei due grandi imperi conservatori in Europa ; e non basta : ora che la Francia accenna a diventare un poco meno demagogica di altri paesi , gran parte della borghesia le si volge contro , l ' accusa di imperialismo , di militarismo , di insensate cupidigie ; pare proprio che la borghesia abbia di mira di distruggere ogni più lieve difesa che le , rimanga . Tali opere sono certamente di danno alla classe scelta che le compie , possono essere utili alla società se il fine a cui avviano è vantaggioso per questa . La circolazione delle classi scelte giova spessissimo alla collettività intera . Da quanto siamo venuti esponendo , pare che si possa concludere , con grandissima probabilità , che il fascismo ha conveniente sede in una classe numerosa di fatti analoghi , che sono essenzialmente transitori , che possono avere intrinsecamente temporanea importanza , ma che rimangono secondari e subordinati ai grandi fattori dell ' evoluzione sociale , di cui talvolta possono essere indizio ; ed allora acquistano estrinsecamente importanza per lo studio e le previsioni dei fenomeni sociali .
ROSSO IN TEATRO ( CECCATO SILVIO , 1934 )
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In tutti i tempi il pubblico che può frequentare un teatro fu passibile di una divisione : in una percentuale bassissima coloro che nutrono spiccata passione per una data forma d ' arte e tutti gli altri , gli indifferenti , che non vedono nello spettacolo teatrale se non uno dei tanti modi per passare la serata . Ma un secolo fa questo non assumeva importanza alcuna . Non ancora nato il cinematografo , scarso il teatro di prosa e di varietà , pochissimi i concerti e le conferenze , il cittadino , finito il così detto lavoro serio della giornata , non aveva possibilità di scelta . Che importava se di mille persone erano venti quelle che di musica si interessavano e gli altri , frequentatori del teatro per necessità , vedevano nell ' autore soltanto un mercante la cui funzione più importante consisteva nel riposare e vellicare i loro nervi ? L ' inizio della crisi del teatro lirico si può far coincidere con il sorgere del cinematografo e l ' acuirsi di questa negli ultimi anni con la diffusione della radio che tolse al teatro anche una parte degli appassionati , dei musicofili che al teatro erano rimasti fedeli , saziandoli di musica . Nella concorrenza con gli altri spettacoli poi , il teatro lirico si è venuto a trovare in condizioni sfavorevoli . I grandi cantanti abituati alle altissime paghe dell ' epoca d ' oro si rifiutano ancor oggi di venire a più modeste pretese . La preparazione che richiede uno spettacolo lirico è lunga e costosa , numerosi gli esecutori tra coristi e orchestrali : spese che il cinematografo può ripartire in un grandissimo numero di rappresentazioni ma il teatro lirico , almeno allo stato attuale , no . Nella gran maggioranza poi gli uomini , specialmente dopo quell ' ondata di superficialità che lasciò la guerra , al teatro domandano il piacere e se il teatro non riesce a far sì che essi dimentichino sé stessi , trovano che l ' andarci è un modo costoso e sgradevole di passar la serata . Perché l ' attenzione dello spettatore rimanga completamente prigioniera , occorre che sia ben desto il suo interesse , la simpatia pronta a risuonare con tutte le sue forze : cosa facile ad ottenersi con lo spettacolo cinematografico , già più difficile con il teatro di prosa , difficilissima con lo spettacolo lirico ; e le ragioni sono così evidenti che non mi dilungo a spiegarle . Ragioni di carattere pratico se ne potrebbero aggiungere a volontà ; l ' orario fisso , impossibilità di fumare , spese supplementari di programma e libretto d ' opera , guardaroba obbligatorio e strozzinaggio al bar , necessità di una comoda posizione per l ' assoluta tranquillità durante lo spettacolo ( vedi Wagner ) e impossibilità d ' ottenere questo per i ceti meno abbienti , ecc . ecc . E allora ? Mutati i tempi , mutata la sensibilità sarebbe un sogno il credere possibile per il teatro lirico un ritorno alle antiche fortune ; troppe cose vi si oppongono , e , nonostante le molte soluzioni proposte , rimaniamo allo statu quo . Una ne propongo anch ' io . Deve lo Stato o un Ente unico , sotto il diretto controllo dello Stato , assumere , la gestione di tutti i teatri d ' Italia . Come vedemmo sub a , il costo di uno spettacolo lirico è dato soprattutto dalle eccessive paghe dei cantanti e dal numero di prove necessarie all ' allestimento dello spettacolo . Istituite delle orchestre e dei cori stabili con i migliori elementi , questi complessi potranno portare in tutte le città degli spettacoli perfetti con un costo molto minore . Spiego subito che tutto questo non ha nulla a che fare con il così detto " Carro di Tespi . " Adatto tutt ' al più per dare una Bohème o una Aida in paesi un po ' grossi , risultò del tutto inutile . La crisi non si risolve facendo della poesia . I principi direttivi del teatro lirico devono essere radicalmente cambiati . Anche e soprattutto in questo campo bisogna giungere ad una standardizzazione che sia consona con i tempi . I cantanti dovranno accettare una riduzione nelle loro paghe o tornarsene a cantare all ' estero dove , senza provvedimenti consimili , anche i teatri non ancora chiusi finiranno col cessare gli spettacoli . Qui in Italia ne troveremo degli altri . Oltre a questo , che porterebbe delle forti riduzioni sui prezzi che il teatro lirico è costretto oggi a praticare , è necessario giungere alla eliminazione di quelle cause di carattere pratico che elencai sub c . Tutti i posti dovranno essere numerati , e da tutti si deve poter vedere comodamente la scena : in teatro si va per sentire come per vedere . Lo spettatore scomodo si trova nelle migliori condizioni per non seguire lo spettacolo e per disturbare i vicini . Bisogna costruire poi locali nuovi che rispondano alle nuove esigenze o trasformare completamente quasi tutti gli esistenti ; si potrà allora con tappeti grossissimi e molti passaggi tra le file della platea debitamente allargate alleviare anche l ' inconveniente dell ' orario fisso : piccole cose cui tante volte si accennò ma a cui non si provvide mai con efficacia . Accanto ai più significativi dell ' epoca passata verranno eseguiti lavori di quei recenti musicisti che hanno dimostrato di aver qualche cosa di buono e di nuovo da dire . Passivo in un primo tempo con queste forme nuove , quando il popolo con il suo movimento uniforme avrà raggiunto il compositore il teatro diverrà certamente attivo e il Governo fascista potrà vantare ancora una vittoria . Per il vaglio dei nuovissimi sarà invece necessario il teatro sperimentale con il doppio giudizio del pubblico e del critico ...
StampaPeriodica ,
Una cedola di Commissione libraria sta facendo un vasto giro per una delle solite scocciature al pubblico : richiesta di abbonamento a una nuova rivista . La rivista in parola , per chi non lo sapesse , porta il titolo " La riforma sociale . " Ne è direttore il signor Luigi Einaudi , nonché esimio senatore . Naturalmente la rivista annuncia un articolo del direttore sull ' argomento di moda : la corporazione . La lettera - scocciatura precisa anzi che in questo articolo il " nostro direttore " avrebbe fatto un " brillante confronto " tra la corporazione moderna " quale essa sarà " e quella antica ! Quanto è presuntuoso quel signor direttore . Ma che cosa vogliono riformare questi antifascisti e fin dove vuole arrivare la loro sfacciataggine ?
AVVENIRE DELLO SPIRITO ( DEL BO DINO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Che la potenza dello spirito sia oggi un mito non è del tutto vero . Soprattutto l ' individuo , singolarmente considerato , soggiace nelle sue conclusioni e decisioni ultime a questo supremo movente che si chiama lo spirito . Della potenza e conseguente successiva responsabilità dello spirito abbiamo in Herman Keyserling un convinto assertore . Il suo recente libro " La rivoluzione mondiale e la responsabilità dello spirito " è eloquente e significativo . Egli vede nella civiltà odierna , considerata nella sua materiale espressione , una possibilità di regresso per le superiori facoltà dei popoli . Ed ancora invoca che sappia lo spirito pronunciare e diffondere la sua grande parola . Perché allora soltanto potranno le stirpi ritrovare al sole la via e sradicarsi da questo insistente periodo ch ' egli considera deprimente ed oscuro . Keyserling non ha mai sperimentato il Fascismo . Nemmeno forse lo potrebbe perché egli è soprattutto un teorico e raramente concepisce il vincolo immenso offerto dall ' idea di Nazione . Per questo egli avrebbe dall ' Italia molto da imparare . O meglio perché se in lui qualcosa è poco piacevole è proprio l ' enorme sua cultura rasentante l ' enciclopedia avrebbe egli agio di molto osservare . E vedrebbe egli che invoca l ' entusiasmo questo meraviglioso popolo fascista stabilizzato nella fede ed entusiasta nella marcia alla conquista . Perché il nostro spirito ha trovato la dottrina ed il Capo che l ' ha saputo potenziare . Ma per tutti gli altri quella di Keyserling è e rimane un ' affermazione coraggiosa . Per tutti , e specialmente per questi Paesi d ' Europa che non trovano in sé la molla al moto , è necessaria la rinascita della vera umanità . Altrimenti ne consegue inevitabile ed insopprimibile l ' accentrarsi degli individui nella propria esistenza , l ' abbandonarsi vinto di ogni ideale e lo stroncarsi dell ' iniziativa . Sarebbe , invece dell ' avvincente fusione del popolo , la sterile guerra dei microcosmi . È quindi necessario che ogni Nazione ritrovi come da ormai tredici anni ha ritrovato la Nazione italiana questa responsabilità dello spirito . Questo tormentoso vigilare dei giovani e questo insonne guardare a Roma è la più dimostrativa prova di un ' ansiosa giustificata ricerca per lo avvenire . Già fin dal 1926 uno scrittore francese esclamava : " Tout ce que nous pouvons raisonnablement faire , au premier printemps , c ' est supputer nos chances , les cultiver et les protéger . " E questa iniziante primavera di cui egli parlava era costituita forse dall ' ascendere prepotente di una nuova gioventù . Ma si sbagliava certamente Lucien Romier nel pretendere che i giovani calcolassero le proprie fortune e ne facessero raccolta per i giorni venturi . La giovinezza di tutti i Paesi ama il rischio e l ' ignoto e guarda in faccia al pericolo . Ed oggi ancora i giovani francesi sono imbrigliati ed ostacolati sì che Daniel Rops certo tra i più valenti ha tristemente domandato al mondo se l ' umanità l ' avesse perduto , ha piangendo interrogato la morte se la vittoria fosse ormai per sempre sua . Per noi Italiani l ' orientamento dello spirito è ormai definito . Ma la constatazione non è conclusiva , impegna anzi all ' azione . S ' inizia ora il secondo tempo , tempo d ' universalità . Possiamo dire che il maggior fascino dal Fascismo offerto alle masse straniere è proprio questo suo carattere di collaborazione che dalle classi fa scaturire le forze , che dalla fatica sacra del lavoro fa scaturire la Corporazione . È appunto la Corporazione la manifestazione massima del nostro spirito . Ed è essa il risultato della nostra storia tutta romana che soltanto per superarli ha conosciuto gli ostacoli .
RADIO ( CASTELLANI RENATO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Ricordo , in alcune trasmissioni di avvenimenti , una mia emozione improvvisa , che non nasceva dal contenuto puro e semplice della trasmissione , ma da una nuova forma , quasi una nuova vita , che la trasmissione vi imprimeva . Mi spiego : una trasmissione dalla Scala documentario di un ' opera non dà , di per sé , nessuna emozione ; trasmette , se mai , quella propria dell ' opera . La trasmissione e ricorderò sempre questa fra tutte del Discorso agli operai milanesi , oltre all ' emozione propria data dal discorso e dalla voce del Duce , emozione che ognuno , in piazza Duomo , sentiva e seguiva , dava , al radio - ascoltatore , quella nata da una specie di vasto dialogo schematico e di una forza primitiva che si era formato tra il Capo e il coro della moltitudine che interrompeva , commentava , vibrava alla Sua parola . Emozione puramente radio , senza possibilità tecnica di esistenza fuori di essa , la cui distanza solo poteva porre l ' ascoltatore , terzo di fronte a due Personaggi , e impostare una differenza di piano primissimo e secondo fra le loro due voci . L ' uditore diretto , insomma , coglieva l ' emozione diretta del discorso , assisteva ad un monologo ; il radio - uditore coglieva oltre quella diretta ( pur diminuita della comunione che dà la presenza fisica ) quella riflessa della folla : assisteva a un dialogo . Di fronte ai comuni documentari , questi si staccano per un valore improvviso , raggiungono un improvviso livello emotivo , acquistano una vibrazione che a volte non ha l ' avvenimento stesso , o che è semplicemente estranea all ' avvenimento : dall ' orecchio del microfono alla bocca dell ' altoparlante , hanno acquistato una loro vita , inconfondibile ...
AVVERTIMENTO AGLI OMUNCOLI ( GRANZOTTO GIANNI , 1935 )
StampaPeriodica ,
Non torniamo dall ' Africa con l ' intendimento di fare professione di reduci . Non ci è passato per la mente , né ora né mai di fare carriera con i nastrini . E quando partimmo , di conti non ne facemmo manco uno ; tranne quello con la nostra vita , che ci tornò facile di risolvere . Non si spaventino dunque , quelli che si sentono un po ' malsicuri e posticci sulle loro scranne . Ameremo tornare nei ranghi , a riprendere la nostra vita . E seppure siamo perfettamente convinti che la vera aristocrazia sia quella delle opere , e che più valga chi più fa , non pensiamo neppure lontanamente a far lo sgambetto , ai tanti che son rimasti a custodire da vicino i loro interessi . Cose ben misere . E un po ' di fumo possiamo lasciarlo , senza passare da generosi , per giunta ; poiché non ci teniamo punto . Ma non credano , codesti signori , di menare ancora per l ' aia la loro arroganza , e quell ' odore di troppo ostentata superiorità che circolava al tempo in cui partimmo . Io parlo , s ' intende , limitatamente a certi uomini , e a certi ambienti ; ma la piaga non era affatto trascurabile , né avvertita da pochi . Se ne ritraeva una sgradita impressione di superficialità , in chi tanto facilmente amministrava cose di grave importanza , come sono tutte quelle dirette all ' ordine politico , anche se in campi ristretti e di non grande rilievo . Ma non è più tempo , questo , di omuncoli . Non ci vengano incontro alla stazione , costoro , lagrimando e sospirando alla mala ventura che li ha fatti restare . Queste cose le sappiamo a memoria ; e le querimonie degl ' imboscati , se le abbiamo sopportate per lettera , ascoltate così a quattr ' occhi ci farebbero perdere la compassione . Abbiamo amici , di noi forse più degni , cui veramente la sorte ha impedito di venire quaggiù con noi , a dividere la nostra fatica , desiderata . Rispettiamo la loro pena , sapendo quanto grande sia il sacrificio che loro è stato chiesto . E ci parrebbe , se altri si lagnasse bugiardamente di non esser partito , che fosse offeso il loro dolore ... Salutammo in terra di conquista l ' alba dell ' Impero ; e in quella gran luce facemmo voto d ' ogni nostro palpito , d ' ogni affetto che il cuore potesse contenere , d ' ogni virtù nostra al grande destino della Patria . Abbiamo visto , per averli in piccola parte sofferti , di che sacrifici e di che rinunce si sia coperta , metro su metro , la via che ci portò a questa altezza . E il popolo che combatteva al nostro fianco , questi nuovi italiani che così fieramente hanno vissuto la meravigliosa impresa , ci hanno insegnato due grandi cose , l ' amore e l ' umiltà . E ancora , che gli uomini son tali veramente quando si spogliano d ' ogni egoismo e d ' ogni superbia ... Ritorniamo a casa senza pretese . Ma decisi a difendere la purità del nostro spirito che non soffre la vicinanza dei meschini .
CONVEGNO DI CRITICA LETTERARIA ( VIGORELLI C.G. , 1936 )
StampaPeriodica ,
Il tema era : " L ' oltremare nella letteratura italiana " e dai più preparati dei 31 concorrenti subito si negò , nella nostra letteratura , una poesia d ' oltremare , poesia , cioè arte . Ché anche partendo dall ' Ulisse dantesco e arrivando all " ' ulissismo " di Pascoli e di D ' Annunzio , restiamo ogni volta a una incerta aspirazione d ' avventura , d ' oltremare , che ad ogni modo è sempre fuori d ' ogni funzione " politica " come il tema invece segretamente esigeva . O se dal Milione del Polo vogliamo considerare tutti quegli itinerari e diari di viaggio dei nostri primi navigatori , esploratori , missionari , salendo sino ai nostri giorni , allora quale di tutte queste variatissime opere è sotto il segno dell ' arte ? Pochissime o nessuna : e la loro importanza sarà d ' aspetto o storico o geografico o folcloristico o militare . Tuttavia potrebbe farsi ( e perché nessun editore italiano la tenta ? ) una buona antologia dal 1200 ai nostri giorni , poiché non raramente , tra molte vane , c ' è la bella pagina . Alcuni però non discussero la possibilità del tema ; e spinsero agli esempi singoli . Ma di d ' Annunzio si sono fidati troppo , e in troppi , giocando su quel suo " ulissismo " che , discusso , fu poi portato alla comune sorgente di " sensualità " : o , avendolo altrimenti definito " esotismo , " allora arrischiò d ' essere negato anche il suo "eroicismo." E risultato ancora più scarso ha avuto Pascoli , per quelle sue virtù malferme cioè , il suo " cristianesimo , " come diceva Viani . Il suo era un " ulissismo " di rifugio , d ' accantonamento . All ' Oriani si riconobbero valori politici , ma non artistici . Scarfoglio ebbe più fortunata sorte . E per ultimo chi scrive denunciò tutta la cosiddetta letteratura coloniale italiana contemporanea , la cui formula è : facile esotismo + facile patriottismo , salvando soltanto quel tosi sicuro Mal d ' Africa di Bachelli . Oggi che stiamo compiendo la nostra opera di colonizzazione e presto avremo quella che si dice una coscienza coloniale , sorgerà , domani , una letteratura coloniale può dar - si , anzi quasi sicuramente . Come l ' hanno francesi ed inglesi . Ma attenti a non ripetere Kipling ! Il Convegno è stato ricco . Bocelli , Puccini , Viani , Pensabene erano esperti commissari si discuteva profittevolmente . Ogni retorica ( e ce n ' era purtroppo ! ) era battuta . Impegnati a serietà , sopratutto a sincerità . E qualcuno affermò che il fascismo , accettato prima sul piano politico e sociale , poi tradotto in vita , potrebbe avere questa semplice schietta formula : fare il proprio dovere . E tanta onestà , senza ostentare proclamazioni , era nei migliori partecipanti . Che così volevano trasferirla in arte . Ma appunto la prova che il Convegno ebbe svolgimento efficace , è che , partiti da un tema obbligato e perdippiù quasi imprendibile , ci si portava direttamente a questione di principio alla esigenza intima del tema : il rapporto arte - politica . Cioè : arte - vita . E la soluzione schietta fu : inserire , aiutare la politica all ' arte , la vita all ' arte . Unire , non però mai confondere . L ' arte non ammette sottomissioni . Non è documento . Però si esca dal monadismo crociano . Il primato all ' arte : ma l ' arte non evada ( se non per quello che è la evasione , la trasfigurazione artistica ) dalla vita .
StampaPeriodica ,
Il quarto attentato contro la sacra esistenza del nostro Capo dimostra ancora una volta da quale folle spirito sono animati i nemici del Regime . Mussolini appare pertanto , al nostro sguardo , sempre più in alto , e sempre più dotato d ' indomita fede , di vigorosa baldanza , di fronte a cui il destino rimane attonito , quasi diremmo rispettoso , riconoscendolo come una delle sue creature predilette . Quanto più la sua esistenza si manifesta per l ' Italia preziosa e indispensabile , tanto più essa vien fatta segno alle aggressioni dei vili e dei criminali , desiderosi di decapitare il Fascismo e di stroncare col Fascismo stesso le più rigogliose e vitali energie della rinascente Nazione . Tutto ciò non ci sgomenta troppo , per quanto grande possa essere l ' impeto della nostra indignazione , né ci sorprende ... Noi crediamo religiosamente nella invulnerabilità del nostro Capo , e questa fede ci anima e ci sorregge , consci come siamo dell ' altissimo valore dell ' Uomo e delle poderose proiezioni di volontà e di virilità che Egli lancia a fasci sul popolo fiducioso e aspettante . Si rende , in ogni modo , assolutamente necessario che la fede e la devozione di tutta questa massa , cementata dal passionale ma pacato entusiasmo dei migliori , formino come un enorme piedistallo , un immenso elevatissimo altare , su cui la persona del Duce dovrà elevarsi gigantesca e incrollabile , ma lontana agli occhi dei pigmei e degli imbelli , quasi avvolta e difesa da un ' aureola evanescente di lontananza ... Al culto dell ' Uomo è necessario che si aggiunga , magicamente e ritualmente , il culto incorruttibile dello Spirito e della trascendenza politica , che intimorisca col fascino delle sue costanti irradiazioni quei profani che oggi fanno esclusivo affidamento sulla onnipotenza del Duce e sulla Sua assoluta insostituibilità . Da questo spirito nuovo , che la classe dirigente del fascismo , ancora , ahimè ! , in embrione , sentirà il dovere di creare in seno al paese , nascerà una situazione nuova : ché se è agevole appuntare degli strali contro un uomo , è difficilissimo ed inane appuntarli contro un granitico monolito , contro un ferreo baluardo di volontà e di coscienze ...
COMUNISMO E METAFISICA ( VIGEVANI GIORGIO , 1936 )
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Occupandosi di Comunismo , Guido Manacorda gli muove , dalle colonne del Corriere della Sera , un ' implacabile critica , sviscerandone gli errori filosofici e gli orrori politici . La sua esposizione della teoria marxista , anche se volutamente troppo intinta di metafisica , ci può soddisfare , e se qualcosa ci ha suscitato il suo primo articolo ( Profilo del Comunismo , Corr . d . Sera 3-10-36 ) è stata la preoccupazione che esso non fallisse al proprio scopo , finendo per originare in qualche ambiente delle pericolose aberrazioni . Infatti il Comunismo , dalla critica dell 'A., appare un credo filosofico così ricco di fede creativa e così denso di lievito inventore , che dubitiamo occorra una conoscenza tutt ' altro che superficiale dell ' argomento , perché il lettore non si abbandoni a considerazioni non troppo ortodosse . Nel suo secondo articolo ( Critica del Comunismo , Corr . d . Sera 8-10-36 ) , il Manacorda lascia il campo filosofico per combattere l ' idea marxista nella sua realizzazione pratica sovietica e anche qui ci prende il dubbio che , pur riuscendo a soddisfare la massa , l ' A . induca lo studioso ad assumere un atteggiamento pericolosamente perplesso . Abbiamo infatti la impressione che egli non sia riuscito ad individuare con la necessaria sicurezza i punti deboli della prassi comunista e che , perciò , il suo tentativo di colpirla negli elementi vitali come una costruzione ideologica errata e pericolosa , sia in definitiva fallito . Dopo avere nel primo articolo , magistralmente delineato il materialismo metafisico e quello dialettico , il Manacorda desume da tali postulati l ' attività del lavoro , come principio mutatore dell ' intelligenza e della coscienza . Il lavoro , esplicando le forze produttive e determinandone i rapporti , suscita , necessariamente , la vita economico - sociale ; la quale è la " prima , sola , fondamentale realtà umana ; tutto il resto , filosofia , religione , morale , arte , ne è semplice riflesso , derivato , prodotto ; spesso ingombrante sopra - struttura e vuota ideologia . " Di ciò ha orrore l 'A.: egli non può ammettere che la sola realtà sia , per noi uomini presi come individui organizzati giuridicamente , la realtà economico - sociale ; si aggrappa quindi alla filosofia , alla religione , alla morale ed all ' arte , beni inestimabili dell ' umanità ed , implicitamente , asserisce ( o , il che fa lo stesso , ci induce a credere di voler asserire ) che la vita economico - sociale non costituisce affatto l ' essenziale , la realtà umana ; ma che essa è il mezzo attraverso il quale filosofia , religione , morale ed arte si manifestano . Il Manacorda , dunque , ci informa che uno dei più grossi errori del Comunismo consiste nell ' aver definito cornice la religione e l ' arte , e quadro la vita economico - sociale . Non saranno pochi quelli che gli daranno torto e che penseranno , coi Romani , col Machiavelli e cogli Italiani d ' oggi , che effettivamente la vita economico - sociale costituisce la vera realtà , e che la filosofia , religione ed arte sono la cornice di quella . Perciò l ' A . o doveva dimostrare l ' esattezza della sua critica , o doveva evitare di muovere tale appunto al Comunismo ; noi siamo , infatti , dell ' opinione che una critica insufficiente riesca piuttosto utile che nociva al soggetto criticato . Inoltrandosi nella sua disamina , il Manacorda viene alla lotta di classe , urto consapevole nel quale si manifesta la legge della contraddizione interna , e conclude scrivendo che il Comunismo " ha l ' aspirazione e la fede di giungere alla sintesi definitiva e suprema , che scioglierà i particolarismi nell ' universalità , gli individui nella pura collettività , le classi nella classe unica : il proletariato . " A questo punto , noi ci siamo fermati : abbiamo avvertito che qualcosa di irregolare si verificava nella logica dell ' autore ; quando egli infatti lascia cadere nella sua prosa l ' espressione " il proletariato , " non fa più , anche se lo crede , della filosofia , ma solo della politica : e perciò non può insistere a criticare filosoficamente quello che di filosofico non ha più che un lontano presupposto . Il Manacorda può benissimo ( ma non lo fa ) criticare Hegel e Marx ; ma quando ha superato gli addentellati hegeliani del Comunismo , e si è inoltrato sul terreno pratico della lotta di classe e del proletariato , dovrebbe abbandonare la filosofia per attenersi alla storia ed alla politica . La lotta di classe ci pare una realtà fuori discussione , come , fuori discussione , ci pare il proletariato ; di ciò ci persuadono guerre e rivoluzioni ; noi non crediamo alle follie collettive che durano da quasi vent ' anni ; non ci dimentichiamo che per anni , all ' estero , si parlò del Fascismo come di un fenomeno transitorio , di una crisi postbellica ; ma da quattordici anni le Camicie Nere sono al potere a dimostrare che la loro origine dipende da qualcosa assai più remota e solida di una psicosi bellica . Perciò , invece di discutere accademicamente se il proletariato sia o non sia " l ' elemento umano di assoluta purezza " o " il criterio , infallibile di ogni verità e , moralmente , il principio assoluto del bene , " meglio sarebbe stato muovere una critica , condotta esclusivamente sul terreno politico ... Perciò il Manacorda , quando chiude il suo ultimo articolo asserendo che egli " non difende né la borghesia né il capitalismo , e che l ' una e l ' altro avendo adempiuto alla loro funzione storica , vanno giustamente crollando sotto il doppio logorio del tempo e degli errori , " lascia un facile campo alla critica . Come si può , infatti , parlare di crollo della borghesia , quando in ogni parte del mondo è appunto la resistenza di questa classe che argina l ' avanzata comunista e che , riconoscendo l ' esigenza dei nuovi tempi e della nuova realtà economico - sociale , risolve l ' antitesi tra il proprio sistema e il programma comunista , nello Stato corporativo ? E se questo ultimo è la posizione d ' equilibrio tra due forze contrastanti , capitale e lavoro , noi non vediamo come si possa sostenere la fine della borghesia senza dimostrare implicitamente il fallimento dello Stato corporativo . Si scambia in tal guisa , ancora una volta , l ' apparenza con la sostanza ; credendo che la metamorfosi della mentalità borghese , verificatasi in regime fascista , risponda alla morte della borghesia stessa ; ciò non è vero , perché le aspirazioni proletarie rimangono , come rimangono le aspirazioni capitalistiche , ed è appunto da tale persistenza di appetiti contrarii che trae vita e funzione il Corporativismo .