StampaPeriodica ,
Otto
anni
fa
il
Duce
ha
rivelato
e
imposto
all
'
attenzione
pubblica
il
problema
demografico
;
da
otto
anni
Egli
combatte
energicamente
,
e
si
può
dire
quotidiana
-
mente
,
una
strenua
battaglia
per
l
'
incremento
delle
razze
,
smantellando
pregiudizi
e
stolide
dottrine
,
smascherando
errori
ed
egoismi
che
minacciano
l
'
esistenza
dei
popoli
...
Non
è
nuovo
il
problema
,
ma
spetta
al
Duce
il
merito
d
'
averlo
risollevato
,
mentre
i
valori
spirituali
scemati
e
l
'
individualismo
imperante
nelle
nazioni
di
più
raffinata
civiltà
,
isteriliscono
ognor
più
le
fonti
della
procreazione
e
fanno
dell
'
individuo
il
nemico
della
specie
.
Nessun
codice
positivo
condanna
la
limitazione
volontaria
delle
nascite
e
v
'
è
anzi
una
dottrina
a
pretese
moralistiche
la
dottrina
di
quel
Malthus
,
scrive
il
Duce
nel
suo
ultimo
articolo
,
che
"
non
doveva
credere
eccessivamente
alle
sue
troppo
catastrofiche
e
cervellotiche
previsioni
e
lo
dimostra
il
fatto
che
egli
ebbe
ben
quattordici
figli
"
v
'
è
una
dottrina
che
la
giustifica
;
ma
la
dottrina
è
passata
di
moda
ed
oggi
or
-
mai
,
di
fronte
alle
conseguenze
che
dovunque
sono
gravi
e
minacciose
,
la
limitazione
delle
nascite
appare
un
delitto
contro
la
specie
umana
e
contro
quella
ci
-
viltà
che
con
essa
si
pretenderebbe
difendere
e
portare
ad
un
livello
essenziale
...
Mussolini
,
unico
fra
gli
uomini
di
Stato
,
ha
veduto
il
pericolo
e
coraggiosamente
lo
addita
ai
popoli
d
'
alta
civiltà
.
Per
l
'
Italia
,
come
per
gli
altri
paesi
abitati
da
gente
di
razza
bianca
Egli
ha
scritto
nel
recente
articolo
apparso
sui
giornali
dell
"
'
Universal
Service
"
è
una
questione
di
vita
o
di
morte
.
"
Si
tratta
di
sapere
se
davanti
al
progredire
in
numero
ed
espansione
delle
razze
gialle
e
nere
,
la
ci
-
viltà
dell
'
uomo
bianco
è
destinata
a
sparire
.
"
Conclusione
ben
grave
,
che
però
non
è
apparsa
esagerata
a
nessuno
,
e
tanto
me
-
no
alla
Francia
cui
lo
scritto
era
particolarmente
rivolto
,
e
che
con
i
commenti
dei
suoi
giornali
ha
dimostrato
d
'
intendere
il
nobilissimo
significato
dell
'
avvertimento
del
Duce
,
amichevole
richiamo
a
un
dovere
e
ad
una
necessità
europea
.
Cosí
,
mentre
in
Germania
imperversa
una
minacciosa
dottrina
razzista
che
pretenderebbe
di
imporre
al
mondo
la
domi
-
nazione
dei
crani
dolicocefali
e
degli
oc
-
chi
azzurri
eletti
da
non
si
sa
qual
privilegio
divino
,
da
Roma
parte
un
'
alta
parola
europea
e
universale
:
se
le
nazioni
vogliono
essere
libere
e
indipendenti
,
ammonisce
Mussolini
,
devono
creare
dei
figli
,
alimentare
perennemente
la
propria
giovinezza
,
essere
forti
di
numero
e
fisicamente
e
moralmente
sane
.
Ed
ecco
un
'
altra
allarmante
manifestazione
di
quell
'
imperialismo
italiano
che
provoca
tante
irritate
e
mordenti
scompostezze
nei
giganti
di
Berlino
...
StampaPeriodica ,
Il
Fascismo
ha
tributato
per
bocca
del
suo
Duce
il
grande
premio
al
popolo
delle
rivoluzioni
.
Tutte
le
masse
rivoluzionarie
del
mondo
moderno
hanno
trovato
la
loro
forza
nella
stirpe
ed
i
loro
avversari
nei
violatori
della
stirpe
.
Di
questa
verità
la
storia
dell
'
ultimo
secolo
di
vita
italiana
è
il
più
chiaro
esempio
perché
la
stirpe
nostra
è
la
più
genuina
e
la
più
forte
.
Se
noi
guardiamo
alla
prima
internazionale
troviamo
che
il
primo
paese
a
staccarsi
dal
blocco
anglo
-
tedesco
cui
parzialmente
aderivano
tutti
i
paesi
europei
,
Francia
e
Spagna
comprese
e
varie
nazioni
americane
,
fu
proprio
l
'
Italia
.
Quel
buon
diavolaccio
di
Bakunin
aveva
un
bel
gridare
agli
amici
di
Marx
ed
Engels
che
l
'
Italia
in
realtà
faceva
parte
della
internazionale
;
Engels
cercò
invano
un
pied
-
à
-
terre
a
Lodi
,
chiedendo
per
il
socialismo
italiano
fondi
ai
compagni
d
'
oltreoceano
;
dopo
pochi
mesi
di
movimento
separatista
Bakunin
stesso
fu
coinvolto
nella
potenza
della
stirpe
che
innanzi
tutto
chiedeva
una
sua
civiltà
.
E
'
questo
un
fenomeno
molto
significativo
.
Gli
interessi
economici
del
lavoro
erano
comuni
a
tutti
i
popoli
;
in
nome
di
questa
comunità
il
materialista
Marx
minava
l
'
integrità
delle
nazioni
.
Ma
il
popolo
,
la
potenza
integrale
,
la
sintesi
di
tutte
le
forze
,
non
chiedeva
soltanto
pane
e
riposo
;
la
sua
forza
contro
le
ingiustizie
sociali
era
in
sostanza
vivificata
dai
motivi
interiori
che
esso
non
conosceva
ma
da
cui
era
fatalmente
guidato
che
si
riassumono
nella
stirpe
.
La
sete
di
tutta
una
civiltà
nuova
,
aderente
alle
esigenze
insopprimibili
di
queste
fondamenta
spirituali
ed
eterne
,
mosse
i
socialisti
italiani
a
staccarsi
dalla
prima
internazionale
.
Se
si
considerano
le
rivoluzioni
di
popolo
,
oltre
le
contingenze
e
nel
loro
significato
reale
,
si
troverà
che
sono
tutte
mosse
da
questa
grande
forza
,
madre
della
vera
civiltà
e
del
vero
progresso
.
Eterno
tutore
della
stirpe
è
il
popolo
.
Essere
fuori
o
contro
il
popolo
significa
essere
fuori
o
contro
la
stirpe
.
Delle
violazioni
alla
stirpe
delle
Nazioni
si
potrebbe
parlare
a
lungo
;
sempre
si
troverà
alla
conclusione
una
rivoluzione
e
quindi
il
tentativo
di
costruire
un
nuovo
Stato
.
In
realtà
,
la
politica
precedente
alla
Rivoluzione
francese
(
e
si
possono
risalire
vari
secoli
con
la
constatazione
)
fu
,
nella
generalità
,
retta
da
norme
di
corte
che
,
senza
impronta
di
popolo
,
senza
religiosità
di
Patria
,
potevano
essere
trasportate
in
un
massimario
da
applicarsi
a
tutte
le
monarchie
e
gli
imperi
,
indistintamente
.
L
'
idea
imperiale
del
dominio
,
in
questo
suo
carattere
,
poteva
facilmente
trovare
una
universalità
.
L
'
errore
fondamentale
di
essa
era
il
suo
principio
fondamentale
.
Il
popolo
al
servizio
dello
Stato
per
la
grandezza
della
famiglia
regnante
e
per
la
gloria
del
trono
.
Resta
,
ad
esempio
,
un
interrogativo
la
grandezza
dell
'
impero
di
Filippo
di
Spagna
;
il
sole
rotava
perennemente
sopra
di
esso
,
ma
non
illuminava
una
sua
civiltà
.
La
voce
del
sovrano
non
era
la
voce
di
un
popolo
e
la
sua
potenza
non
era
la
potenza
di
una
stirpe
.
Quel
popolo
e
quella
stirpe
che
conquistarono
la
grandezza
a
Roma
.
Quando
il
Re
Sole
diceva
"
lo
Stato
sono
io
"
escludeva
ogni
volontà
che
non
fosse
sua
,
mozzava
il
capo
al
suo
popolo
.
Non
parlava
in
suo
nome
perché
era
da
esso
totalmente
staccato
,
continuando
una
tradizione
che
aveva
finito
per
togliere
al
popolo
ogni
facoltà
volitiva
,
ogni
ideale
di
grandezza
e
di
bene
.
Per
deficienza
di
stirpe
,
la
Spagna
non
ebbe
la
sua
rivoluzione
e
per
la
medesima
ragione
,
come
conseguenza
immediata
,
l
'
impero
di
Filippo
degenerò
in
una
nazione
mediocrissima
.
I
recenti
moti
insurrezionali
non
hanno
nessun
carattere
rivoluzionario
.
Il
nipote
del
Re
Sole
subì
le
conseguenze
più
atroci
di
tutto
il
male
che
era
stato
fatto
alla
morale
di
un
grande
popolo
quale
è
il
francese
;
la
potente
voce
della
stirpe
,
lanciata
attraverso
il
cielo
di
Parigi
,
agitò
il
popolo
vero
,
autentico
,
quello
che
soffre
per
secoli
e
secoli
ereditando
dai
padri
e
lasciando
ai
figli
non
altro
che
stenti
ed
umiliazioni
;
questo
popolo
volle
il
suo
Stato
e
per
un
breve
periodo
lo
ottenne
;
fino
a
quando
fu
in
esso
presente
la
fiamma
d
'
origine
.
Più
tardi
,
il
nuovo
Stato
,
non
sufficientemente
organizzato
a
conte
-
nere
,
ad
essere
il
popolo
in
subbuglio
di
Francia
,
perdette
il
contatto
diretto
con
esso
;
si
iniziò
il
parlamentarismo
:
si
costituirono
membra
-
ne
intellettualoidi
,
borghesi
,
tra
governo
e
popolo
e
da
questa
situazione
poco
chiara
ed
affatto
decisiva
è
nata
la
Francia
del
tempo
nostro
.
E
gli
Italiani
?
Che
cosa
facevano
gli
Italiani
?
Venezia
e
Genova
ave
-
vano
piegate
le
vele
,
e
la
stirpe
italica
costruiva
la
nazione
.
Effettivamente
questo
nostro
popolo
trovò
sempre
una
sua
grandezza
anche
attraverso
i
tempi
più
ardui
.
Ma
la
grande
violazione
moderna
alla
stirpe
dei
popoli
ha
coinvolto
anche
la
nazione
italiana
.
Quando
si
costituì
il
potere
plutocratico
si
formò
una
forza
internazionale
,
operante
fuori
dell
'
etica
delle
nazioni
.
Ancora
una
volta
gli
uomini
furono
il
mezzo
per
la
ricchezza
,
non
il
suo
fine
.
Si
è
pensato
,
dalla
potenza
economica
dei
capitalisti
,
dalla
temporanea
scomparsa
nella
società
di
valori
morali
,
rivendicati
con
i
primi
sfortunati
moti
rivoluzionari
contro
i
dispotismi
ed
i
circoli
chiusi
,
che
l
'
umanità
prendesse
definitivamente
la
strada
di
una
nuova
civiltà
prostrata
ai
piedi
del
vitello
d
'
oro
.
In
sostanza
si
elaborava
,
in
altro
campo
,
materia
per
un
massimario
universale
di
norme
di
dominio
;
il
sangue
blu
internazionalizzato
era
sostituito
dall
'
oro
,
potenza
internazionale
.
I
regni
erano
quelli
del
petrolio
,
del
ferro
e
del
carbone
.
Ancora
una
volta
al
popolo
fu
negata
la
sua
vita
e
la
stirpe
fu
violata
.
Di
quest
'
epoca
è
il
materialismo
storico
.
Di
quest
'
epoca
è
sintomatico
un
solo
fenomeno
:
da
un
lato
il
potenziamento
progressivo
del
capitalismo
attraverso
l
'
attività
svolta
in
campo
internazionale
;
dall
'
altro
il
continuo
fallimento
dei
tentativi
di
internazionalizzare
i
motivi
rivoluzionari
del
lavoro
.
Questo
fenomeno
è
sintomatico
perché
sta
a
dire
chiaramente
che
in
realtà
non
erano
interessi
economici
soltanto
che
il
popolo
doveva
riscattare
;
era
violata
una
morale
,
una
tradizione
,
la
religione
della
Patria
.
Quanto
alla
rivoluzione
socialista
in
campo
internazionale
,
non
fu
possibile
mai
nemmeno
un
tentativo
.
La
forza
delle
rivoluzioni
è
nella
stirpe
;
e
dovranno
formarsi
i
nazionalismi
;
la
guerra
dovrà
accendere
il
concetto
di
Patria
perché
il
popolo
possa
compiere
la
sua
rivoluzione
.
In
nome
della
stirpe
si
può
parlare
di
una
rivoluzione
russa
,
di
una
rivoluzione
tedesca
e
di
una
rivoluzione
italiana
.
A
distanza
di
pochi
anni
l
'
una
dall
'
altra
,
contro
gli
stessi
avversari
,
questi
tre
grandi
avvenimenti
storici
si
sono
risolti
in
ordinamenti
ed
in
concezioni
chiaramente
distinte
da
un
paese
all
'
altro
.
Ogni
popolo
ha
voluto
il
suo
Stato
,
lo
Stato
della
sua
stirpe
;
ed
in
Italia
,
possiamo
affermarlo
oggi
con
orgoglio
,
lo
scopo
è
stato
raggiunto
.
Qui
è
la
grandezza
della
nostra
rivoluzione
.
Bastano
queste
parole
pronunciate
da
Mussolini
in
questi
ultimi
tempi
:
"
nella
concezione
fascista
il
popolo
è
Stato
e
lo
Stato
è
popolo
...
,
"
"
Noi
non
permetteremo
mai
che
sia
alterato
,
anche
di
una
linea
,
questo
carattere
tipicamente
,
fondamentalmente
popolare
della
rivoluzione
del
-
le
Camicie
nere
...
,
"
"...la
rivoluzione
delle
Camicie
nere
tende
ad
elevare
il
lavoro
,
riconoscendolo
in
tutti
i
suoi
elementi
come
il
fattore
fondamentale
di
tutta
la
vita
sociale
...
,
"
"
...
il
popolo
italiano
entrerà
intimamente
nella
vita
della
Nazione
e
nella
vita
dello
Stato
,
sino
a
riassumere
nelle
sue
mani
il
suo
destino
.
"
Bisogna
guardarsi
da
un
pericolo
che
non
ci
sembra
molto
lontano
;
è
necessario
evitare
tutte
le
incrostazioni
e
le
membrane
che
possono
,
in
qualsiasi
modo
,
allontanare
la
vera
volontà
del
popolo
dallo
Stato
fascista
;
che
possono
dar
luogo
a
delle
false
interpretazioni
delle
sue
reali
necessità
e
condizioni
.
Le
legittime
rappresentanze
del
popolo
sono
chiamate
a
svolgere
una
attività
delicatissima
e
sopratutto
sincera
;
il
loro
compito
sociale
esige
molte
rinunce
;
bisogna
avere
il
coraggio
di
dire
quanto
si
fa
e
quanto
non
si
fa
ancora
e
di
riconoscere
senza
palliativi
di
sorta
le
ingiustizie
che
la
civiltà
fascista
deve
eliminare
.
Questo
attende
il
popolo
dalle
sue
legittime
rappresentanze
;
questo
vuole
lo
Stato
per
il
suo
progressivo
perfezionamento
.
Un
altro
pericolo
è
il
parlamentarismo
.
Non
è
necessario
entrare
a
Montecitorio
per
fare
del
parlamentarismo
;
anzi
,
per
dodici
anni
,
a
Montecitorio
non
ne
è
stato
fatto
.
Si
va
costituendo
invece
,
particolarmente
nell
'
ambiente
pubblicistico
,
una
specie
di
parlamentarismo
dilettante
pericoloso
e
disonesto
.
Disonesto
sia
di
fronte
al
popolo
che
di
fronte
allo
Stato
.
D
'
altra
parte
,
perché
il
popolo
possa
degnamente
riassumere
nelle
sue
mani
il
suo
destino
è
necessario
educarlo
,
portarlo
ad
una
nuova
dignità
.
Tradurre
nei
fatti
la
formula
"
il
popolo
è
Stato
"
significa
realizzare
in
uno
Stato
la
potenza
di
una
stirpe
e
compiere
l
'
azione
rivoluzionaria
decisiva
che
sola
può
risolvere
la
questione
sociale
che
da
secoli
agita
il
mondo
.
StampaPeriodica ,
Il
problema
dei
rapporti
tra
Fascismo
e
Religione
,
praticamente
risolto
nel
suo
aspetto
storico
con
gli
Accordi
Lateranensi
del
1929
,
rima
-
ne
tuttora
aperto
in
non
pochi
spiriti
,
la
cui
raffinata
sensibilità
diventa
inquietudine
per
la
mancanza
di
una
esatta
comprensione
di
almeno
uno
dei
termini
del
problema
stesso
.
E
purtroppo
qualche
volta
avviene
che
tali
rapporti
si
presentino
loro
sotto
forma
di
insanabile
dissidio
per
cui
si
determinano
posizioni
ed
atteggiamenti
che
non
possono
non
produrre
una
certa
sorpresa
.
Vero
è
che
non
manca
in
taluni
di
questi
spiriti
inquieti
una
tal
quale
abilità
dialettica
,
per
cui
alla
Religione
si
sostituisce
la
filosofia
cattolica
,
il
che
è
cosa
ben
diversa
.
Ciò
non
impedisce
però
che
essi
,
superando
audacemente
certe
necessarie
distinzioni
,
si
riducano
a
formulare
proposizioni
di
estrema
gravità
,
come
questa
che
è
apparsa
giorni
fa
nella
pagina
dedicata
ai
problemi
filosofici
di
un
quotidiano
di
Lombardia
:
"
Il
Cattolicesimo
,
così
com
'
è
non
soddisfa
la
parte
migliore
degli
Italiani
.
"
L
'
affermazione
,
indubbiamente
gravissima
data
anche
l
'
autorità
del
foglio
che
l
'
ha
ospitata
,
presenta
subito
però
il
punto
vulnerabile
,
per
cui
non
appare
difficile
ribatterla
.
A
parte
il
fatto
che
il
Cattolicesimo
,
anche
così
com
'
è
,
soddisfa
la
stragrande
maggioranza
degli
Italiani
non
esclusi
i
loro
capi
responsabili
ai
quali
si
farebbe
un
grave
torto
se
li
si
escludesse
dall
'
appartenere
alla
"
parte
migliore
degli
Italiani
"
dalla
sopra
citata
affermazione
si
dovrebbe
dedurre
che
per
riconciliare
la
"
parte
migliore
degli
Italiani
"
al
Cattolicesimo
bisognerebbe
che
questo
si
riformasse
,
visto
che
la
causa
del
dissidio
sta
proprio
nella
sua
attuale
formazione
.
La
cosa
è
antica
più
che
non
si
creda
,
e
viene
ripetuta
almeno
ogni
venticinquennio
,
ogni
qual
volta
cioè
si
determini
una
situazione
che
,
sconvolgendo
il
calmo
fluire
degli
avvenimenti
,
ripropone
allo
spirito
il
problema
dell
'
attualità
del
Cattolicesimo
.
Come
è
noto
,
il
problema
è
sempre
stato
risolto
nel
senso
che
il
Cattolicesimo
nulla
mai
ha
dovuto
mutare
dei
suoi
fondamenti
essenziali
,
immutabili
perché
divini
e
capaci
quindi
di
aderire
ad
ogni
atteggiamento
dello
spirito
umano
,
fondamentalmente
uno
pur
nella
diversità
dei
tempi
e
dei
luoghi
.
Se
mai
la
Chiesa
cattolica
,
che
del
Cattolicesimo
è
la
espressione
vivente
e
tangibile
,
è
venuta
via
via
interpretando
lo
spirito
dei
tempi
e
senza
nulla
mutare
nella
sua
base
dommatica
e
nella
sua
struttura
gerarchica
,
ha
sapientemente
temperato
la
sua
disciplina
per
accostarsi
il
più
possibile
all
'
anima
dei
popoli
.
Il
reclamare
un
rinnovamento
del
Cattolicesimo
quasi
che
esso
più
non
risponda
alle
esigenze
dell
'
anima
moderna
ed
alla
situazione
creata
dall
'
avvento
di
una
particolare
prassi
politica
,
è
per
lo
meno
ingenuo
e
denuncia
una
imperfetta
cognizione
del
Cattolicesimo
stesso
,
domma
,
morale
,
gerarchia
.
Questo
nella
migliore
e
più
benevola
delle
ipotesi
,
perché
altrimenti
si
dovrebbe
vedere
nella
strana
richiesta
una
mentalità
idealistica
o
una
manovra
protestantica
.
Che
cosa
si
vuol
dire
con
frasi
come
queste
:
"
Il
Cristianesimo
approfondito
che
sia
nel
suo
significato
metafisico
potrebbe
essere
ancora
una
ricca
miniera
di
verità
:
a
questo
approfondimento
difficilmente
la
Chiesa
potrebbe
risolversi
con
qualche
risultato
se
non
colla
cooperazione
dello
Stato
"
?
A
parte
la
confusione
tra
Cattolicesimo
e
Cristianesimo
,
è
evidente
qui
la
mentalità
da
teologo
progressista
e
la
tendenza
alla
nazionalizzazione
della
Religione
:
cose
che
,
perfettamente
comprensibili
nella
Germania
nazista
,
urtano
fatalmente
in
Italia
contro
il
buon
senso
latino
e
la
romana
chiarezza
di
giudizio
di
nostra
gente
.
Per
fortuna
degli
Italiani
,
Mussolini
ha
in
proposito
idee
molto
più
chiare
e
non
pretende
affatto
,
non
solo
di
fare
della
politica
anticattolica
contro
tutti
gli
interessi
del
Fascismo
,
ma
neppure
di
sostituirsi
alla
Chiesa
in
quella
funzione
squisitamente
educatrice
che
le
è
propria
per
divino
mandato
e
per
intima
essenza
.
I
Patti
Lateranensi
ed
i
conseguenti
accordi
del
3
settembre
1931
hanno
ormai
chiarito
nella
coscienza
degli
Italiani
le
rispettive
posizioni
della
Chiesa
e
dello
Stato
,
così
che
ogni
equivoco
non
è
ormai
più
possibile
.
E
neppure
è
necessario
che
la
Chiesa
rinunci
ad
ogni
sua
azione
entro
il
territorio
nazionale
per
dedicarsi
secondo
il
consiglio
che
le
vien
rivolto
dal
quotidiano
in
questione
ad
una
più
vasta
propaganda
oltre
confine
.
Non
vediamo
quali
"
continue
e
pericolose
collisioni
"
possano
nascere
in
Italia
dal
fatto
che
la
Chiesa
svolge
la
sua
benefica
azione
educatrice
anche
tra
le
file
delle
organizzazioni
del
Regime
e
cerca
di
permeare
dello
spirito
cattolico
ogni
forma
di
attività
nazionale
.
Il
sottile
ed
acuto
articolista
del
quotidiano
lombardo
può
accarezzare
la
speranza
che
"
potrà
cessare
il
Cattolicesimo
,
"
pur
consolandosi
che
"
il
suo
apporto
dottrinale
non
avrà
per
questo
esaurito
il
suo
processo
"
;
qui
sta
,
secondo
noi
,
l
'
errore
fondamentale
di
identificare
il
Cattolicesimo
con
un
qualsiasi
sistema
filosofico
destinato
ad
esaurirsi
col
tempo
.
L
'
Italia
fascista
ha
ben
altre
convinzioni
:
per
cui
non
è
errato
il
ritenere
che
il
Fascismo
,
nel
suo
slancio
vitale
e
nel
suo
anelito
verso
l
'
eterno
,
abbia
proprio
voluto
appoggiarsi
a
quell
'
istituto
che
,
solo
,
ha
la
promessa
infallibile
della
perennità
.
StampaPeriodica ,
Non
dimentico
mai
,
caro
Luigi
Lodi
,
d
'
avere
avuto
la
fortuna
d
'
incontrare
lei
,
al
primo
principio
della
mia
vita
di
scrittore
;
né
dimentico
la
cordiale
fiducia
con
cui
ella
accolse
nella
Nuova
Rassegna
i
miei
scritti
,
e
i
consigli
che
mi
dette
,
e
l
'
ospitalità
in
quelle
stanze
agli
Uffici
del
Vicario
dove
nel
tardo
pomeriggio
o
dopo
il
teatro
si
raccoglieva
il
meglio
delle
lettere
d
'
allora
e
,
dal
vicino
Montecitorio
,
quei
pochi
del
Parlamento
i
quali
stimavano
o
mostravano
di
stimare
anche
i
giornalisti
che
non
scrivevano
di
politica
;
e
allora
,
in
una
parentesi
tra
il
Don
Chisciotte
e
il
Giorno
,
anche
lei
,
direttore
della
Nuova
Rassegna
,
poco
se
ne
occupava
.
Non
dico
che
da
parte
nostra
,
vecchi
e
giovani
,
la
stima
di
quei
parlamentari
fosse
sempre
ricambiata
,
ma
anche
negli
epigrammi
la
forma
era
salva
.
Adesso
,
leggendo
il
suo
libro
Giornalisti
,
pel
quale
una
sola
critica
le
farei
,
d
'
averci
dipinto
tutti
con
troppa
benevolenza
,
quei
tempi
mi
sono
tornati
così
vivi
alla
memoria
che
mi
sembra
,
finché
il
libro
mi
sta
aperto
davanti
agli
occhi
,
di
ringiovanire
.
Carducci
,
D
'
Annunzio
,
Martini
,
Pascarella
,
Yorick
,
Turco
,
Vassallo
,
Vamba
,
Boutet
,
Carletta
e
,
da
Napoli
,
Matilde
Serao
,
Scarfoglio
,
Di
Giacomo
,
Bracco
e
,
da
Milano
,
Giacosa
,
Praga
,
Rovetta
e
,
da
Bologna
,
Panzacchi
e
Guerrini
;
lasciando
ultimi
Febea
e
Morello
soltanto
per
dire
che
non
mi
so
dar
pace
a
vederli
,
sani
e
vegeti
come
sono
,
chiusi
nel
silenzio
:
tutti
sono
passati
allora
per
quelle
stanze
e
sono
adesso
affettuosamente
ricordati
in
queste
sue
pagine
.
Ad
aver
tempo
scriverei
nei
margini
,
accanto
ai
ricordi
e
ai
giudizi
suoi
,
i
giudizi
e
ricordi
miei
.
Ma
non
sono
ancora
arrivato
al
placido
distacco
che
è
il
premio
della
sua
età
,
e
non
vedrei
,
a
cominciare
da
me
stesso
,
tutto
in
roseo
come
ella
vede
.
Cominciavo
allora
a
collaborare
alla
Tribuna
.
Seguii
Vincenzo
Morello
quando
fondò
il
Giornale
.
Tornai
con
lui
quando
ella
creò
il
Giorno
e
vi
iniziai
una
rubrica
intitolata
Cose
viste
.
Ma
ormai
avevo
cominciato
a
mandare
articoli
al
Corriere
della
sera
,
e
presto
,
dopo
un
anno
o
due
nel
nuovo
Giornale
d
'
Italia
,
m
'
allontanai
purtroppo
per
sempre
dal
giornalismo
romano
.
A
Roma
i
giornali
lombardi
erano
ancora
,
verso
il
1895
,
più
stimati
che
ammirati
:
giornali
di
provincia
,
pensavamo
,
e
imprese
industriali
prima
che
fogli
vivi
,
e
scritti
male
,
si
diceva
anche
prima
di
leggerli
.
Scarfoglio
invece
e
Morello
,
per
non
dir
dei
minori
,
ci
rappresentavano
con
lei
i
giornalisti
d
'
assalto
e
di
critica
,
scintillanti
di
brio
,
e
di
trovate
quando
erano
all
'
opposizione
,
svogliati
ed
opachi
appena
dovevano
difendere
un
ministro
o
un
ministero
;
e
tutti
e
tre
,
anche
se
condannati
all
'
articolo
quotidiano
,
orgogliosi
della
propria
cultura
letteraria
,
delle
proprie
amicizie
e
predilezioni
letterarie
.
Immaginare
un
articolo
loro
sulla
prima
colonna
del
Corriere
della
sera
era
come
immaginare
la
fontana
di
Piazza
Navona
,
tutta
scrosci
,
brilli
e
capricci
,
in
piazza
della
Scala
davanti
alla
compassata
fabbrica
del
Piermarini
.
Lei
poi
era
,
per
noi
giovani
,
l
'
amico
devoto
di
Giosuè
Carducci
,
quello
che
poteva
avvicinano
quando
voleva
,
che
conosceva
i
piccoli
segreti
della
sua
vita
,
pronto
a
sposare
non
solo
gli
odi
di
lui
ma
anche
le
antipatie
.
E
che
ella
,
taciturno
com
'
è
sempre
stato
,
quasi
mai
ce
ne
parlasse
,
questo
aumentava
il
nostro
rispetto
per
quella
sua
fedeltà
.
Noi
,
s
'
intende
,
s
'
era
per
Gabriele
d
'
Annunzio
,
ma
a
dannunzieggiare
sui
giornali
presto
ci
s
'
accorse
ch
'
era
come
indossar
la
marsina
per
andare
a
vogar
giù
nel
Tevere
.
Così
ci
si
tagliava
in
due
:
nelle
novelle
e
nei
romanzi
,
si
mirava
al
D
'
Annunzio
;
negli
articoli
,
quando
si
poteva
,
al
Carducci
e
,
i
più
cauti
,
al
Martini
;
insomma
,
scrittori
a
fette
.
Chi
mi
guarì
,
fu
proprio
lei
,
con
una
pazienza
inesauribile
.
Quando
l
'
articolo
era
tutto
da
rifare
,
la
messaggera
era
Febea
la
quale
,
per
merito
dei
capelli
bianchi
fin
d
'
allora
o
incipriati
,
ci
parlava
maternamente
:
Non
v
'
inalberate
.
Gigi
assicura
che
le
stesse
cose
le
potete
dire
in
una
colonna
invece
che
in
due
.
La
massima
del
Carducci
,
adesso
tema
d
'
esame
anche
nei
ginnasi
,
che
chi
dice
in
venti
parole
quel
che
può
dire
in
dieci
,
è
un
uomo
capace
di
male
azioni
,
allora
era
nuova
e
,
ai
nostri
stomachi
dilatati
dagli
aggettivi
dei
dannunziani
,
indigesta
.
«
L
'
anima
di
lui
era
sempre
affettuosamente
aperta
alla
giovinezza
»
,
ella
dice
del
Carducci
:
ai
giovani
,
s
'
intende
,
che
possedessero
qualche
altra
qualità
oltre
quella
,
involontaria
,
della
giovinezza
.
Questa
dote
è
stata
anche
sua
,
caro
Lodi
,
e
a
me
è
venuta
da
lei
,
ché
i
direttori
di
giornali
o
di
riviste
impazienti
o
sdegnosi
davanti
ai
nomi
nuovi
mi
sembrano
simili
ai
nuovi
ricchi
che
vogliono
fabbricarsi
in
un
mese
un
parco
annoso
trapiantandovi
a
qualunque
prezzo
alberi
vecchi
:
ogni
mattina
nei
filari
si
trovano
un
morto
e
un
vuoto
.
Ho
detto
che
allora
il
miglior
giornalismo
di
Roma
e
di
Napoli
era
d
'
assalto
e
di
critica
.
A
leggere
adesso
nel
suo
libro
con
quanto
poche
migliaia
di
lire
si
fondava
,
in
due
stanze
e
con
due
redattori
,
un
giornale
,
e
a
pensare
al
grande
foglio
in
cui
ho
avuto
per
tanti
anni
la
fortuna
di
lavorare
al
sicuro
,
m
'
avvedo
che
nei
loro
giornali
era
ancora
un
riflesso
di
quelli
del
Risorgimento
fatti
per
un
uomo
o
per
un
'
idea
e
pronti
per
essi
a
morire
.
Certo
tanta
abnegazione
,
poiché
l
'
unità
era
raggiunta
e
ci
si
era
seduti
in
Roma
,
era
giù
di
moda
,
e
la
lotta
politica
ridotta
alla
gara
parlamentare
;
ma
il
tono
era
ancora
quello
,
ché
da
Crispi
a
Zanardelli
,
da
Minghetti
a
Fortis
,
da
Imbriani
a
Nicotera
,
molti
dei
capi
superstiti
erano
usciti
dai
tempi
eroici
delle
guerre
e
delle
congiure
,
ancora
cogli
stessi
fulmini
e
lampi
d
'
ira
e
d
'
odio
che
il
giornalismo
rifletteva
alla
meglio
.
Ma
intanto
,
proprio
in
quelli
anni
stanchi
,
noi
giovani
vivendo
accanto
a
loro
anziani
abbiamo
imparato
ad
avere
l
'
orgoglio
e
la
fede
della
nostra
professione
e
a
non
stimare
coloro
che
se
ne
giovano
pei
loro
fini
particolari
:
questo
per
diventar
deputato
o
consigliere
;
quello
per
aumentare
la
sua
clientela
d
'
avvocato
;
quell
'
altro
,
nella
chiusa
carriera
di
professore
,
per
essere
temuto
dai
colleghi
e
dai
superiori
.
È
d
'
allora
la
massima
che
il
giornalismo
porta
a
tutto
,
a
patto
d
'
uscirne
.
No
,
per
noi
fu
giornalista
soltanto
lo
scrittore
capace
di
anteporre
all
'
interesse
proprio
,
alla
propria
tranquillità
e
alla
propria
rinomanza
,
la
fama
e
la
fortuna
del
giornale
in
cui
scrive
;
di
amare
più
di
sé
stesso
i
propri
lettori
;
di
scrivere
per
loro
,
e
non
per
i
colleghi
;
di
vivere
giorno
per
giorno
,
ora
per
ora
,
con
l
'
intelligenza
,
gli
occhi
,
gli
orecchi
tesi
a
cogliere
l
'
attimo
che
passa
;
di
far
consistere
,
se
è
un
cronista
,
la
propria
felicità
nello
scoprire
ogni
mattina
qualche
cosa
di
nuovo
e
d
'
inedito
,
di
presentano
nel
modo
più
rapido
e
colorito
e
,
davanti
a
un
morto
prima
di
piangere
,
nel
pieno
d
'
una
festa
prima
di
divertirsi
,
capace
di
pensare
a
quel
che
ne
dovrà
subito
scrivere
,
per
fare
il
giorno
dopo
piangere
o
ridere
i
suoi
lettori
;
capace
d
'
avere
ogni
giorno
,
se
è
un
direttore
,
un
'
idea
migliore
di
quella
del
giorno
avanti
,
migliore
anche
per
la
semplice
ragione
che
quella
di
ieri
è
ormai
inutile
;
se
è
un
critico
,
ascoltando
una
commedia
,
guardando
un
quadro
,
leggendo
un
libro
,
capace
di
badare
solo
ai
propri
affetti
e
al
proprio
giudizio
e
a
quello
dei
commediografi
,
dei
pittori
,
degli
scrittori
,
ma
anche
agli
affetti
e
al
giudizio
del
pubblico
attorno
a
lui
,
e
non
solo
per
correggere
o
per
approvare
questo
giudizio
ma
anche
per
fare
la
cronaca
e
la
storia
del
gusto
,
cronaca
e
storia
ignorate
dai
critici
e
dai
professori
che
scrivono
solo
nei
libri
;
capace
infine
,
se
è
uno
scrittore
d
'
articoli
,
di
far
dimenticare
ogni
giorno
l
'
articolo
che
ha
scritto
il
giorno
prima
o
la
settimana
prima
,
scrivendone
un
altro
più
nuovo
e
più
vivo
e
attuale
perché
non
ha
animo
di
giornalista
chi
s
'
affida
al
suo
articolo
di
ieri
.
Molti
adesso
hanno
giustamente
rivendicato
all
'
articolo
di
giornale
la
dignità
letteraria
:
tra
i
più
recenti
rivendicatori
,
e
con
più
diritto
di
altri
,
Antonio
Baldini
.
Se
ben
ricordo
,
fin
,
nel
Petrarca
delle
Epistole
egli
è
andato
a
trovarci
un
antenato
,
e
ha
ragione
perché
anche
lì
spesso
si
tratta
dei
«
fatti
del
giorno
»
.
Ma
il
Petrarca
si
sceglieva
gli
argomenti
;
e
in
questo
,
almeno
in
questo
,
egli
non
era
giornalista
,
perché
al
giornalista
l
'
argomento
è
imposto
dalla
cronaca
,
e
in
un
giornale
ben
fatto
nemmeno
in
«
terza
pagina
»
una
riga
dovrebbe
apparire
che
non
fosse
legata
a
un
fatto
recente
e
recentissimo
,
magari
a
un
fatto
che
il
giornale
e
il
giornalista
preferirebbero
di
tacere
ai
lettori
.
Collaboravo
già
da
qualche
mese
al
Corriere
della
sera
quando
conobbi
Eugenio
Torelli
Viollier
.
S
'
era
,
credo
,
nel
1899
.
Il
Torelli
era
venuto
a
Roma
per
convincere
Domenico
Oliva
,
deputato
al
Parlamento
e
direttore
politico
del
Corriere
,
a
parlare
alla
Camera
contro
il
disegno
di
legge
del
generale
Pelloux
sulla
stampa
.
L
'
Oliva
per
disciplina
di
partito
non
acconsentì
,
e
Torelli
nominò
direttore
anche
politico
del
Corriere
Luigi
Albertini
che
da
più
d
'
un
anno
era
l
'
anima
del
giornale
.
Quel
giorno
in
un
salotto
del
vecchio
«
Albergo
di
Roma
»
a
San
Carlo
al
Corso
,
dai
mobili
di
legno
nero
coperti
di
velluto
rosso
come
nelle
sale
d
'
aspetto
di
prima
classe
,
Eugenio
Torelli
Viollier
,
adirato
per
quel
rifiuto
,
s
'
aprì
a
me
giovane
giornalista
con
un
calore
che
non
gli
vidi
più
nei
pochi
mesi
che
ancora
visse
.
Egli
non
riusciva
a
capire
che
il
direttore
d
'
un
grande
giornale
potesse
avere
anche
la
minore
ambizione
di
sedere
in
Parlamento
e
la
modestia
d
'
ubbidire
alle
deliberazioni
d
'
un
gruppo
parlamentare
.
Non
ricordo
più
come
venisse
a
quest
'
altro
argomento
,
ma
mi
ricordo
,
nel
vano
d
'
una
finestra
,
il
volto
di
lui
fine
e
nervoso
dentro
la
barba
a
ventaglio
,
e
gli
occhi
scintillanti
dietro
le
lenti
:
-
-
-
Sa
lei
in
che
cosa
si
distingue
un
grande
giornale
da
un
piccolo
giornale
?
La
tiratura
non
conta
,
l
'
abbondanza
e
prontezza
dei
servizi
non
contano
.
E
'
un
grande
giornale
quello
soltanto
che
pubblica
anche
le
notizie
che
gli
fanno
dispiacere
;
è
un
piccolo
giornale
quello
che
le
tace
.
Si
fermò
si
passò
la
mano
nella
barba
,
mi
venne
più
vicino
,
sorrise
:
-
-
-
S
'
intende
:
la
notizia
che
ci
dispiace
,
la
si
commenta
nel
modo
che
più
ci
piace
-
-
-
.
Per
la
verità
debbo
dire
che
il
giornalismo
romano
di
allora
,
giornalismo
tutto
di
parte
,
non
aveva
,
caro
Lodi
,
l
'
abitudine
di
rispettare
sempre
quella
massima
.
Mi
fermo
.
Non
vorrei
,
proprio
scrivendo
a
lei
per
ringraziarla
d
'
un
bel
libro
su
noi
o
sulla
nostra
professione
,
far
quei
commenti
in
margine
ai
quali
accennavo
pocanzi
,
a
rovesciare
su
queste
pagine
i
miei
ricordi
e
le
mie
convinzioni
di
scrittor
di
giornali
.
Se
un
giorno
lo
farò
,
auguro
a
me
stesso
d
'
avere
la
sua
lucida
memoria
e
la
sua
serenità
superiore
ormai
agli
uomini
e
ai
partiti
.
Creda
al
mio
memore
affetto
.
Ugo
Ojetti
StampaPeriodica ,
Com
'
era
stato
preveduto
l
'
anno
scorso
dall
'
autore
di
questa
rubrica
dell
'
«
Almanacco
»
,
il
nuovo
volume
della
contessa
de
Noailles
:
L
'
honneur
de
souffrir
(
Bernard
Grasset
,
Paris
1927
)
è
forse
quello
che
nel
suo
genere
più
ha
fatto
le
spese
delle
conversazioni
e
delle
recensioni
,
negli
ultimi
mesi
,
in
Francia
.
S
'
è
mormorato
che
cotesto
breviario
di
un
'
anima
ferita
che
s
'
attarda
in
una
lunga
meditazione
sulla
tomba
dell
'
uomo
amato
,
sia
stato
ispirato
alla
poetessa
dalla
morte
di
Maurice
Barrès
;
ed
è
forse
vero
.
Comunque
,
a
noi
interessa
,
più
che
alzare
il
velo
dalla
vita
privata
della
celebre
scrittrice
francese
,
constatare
come
anche
nel
recente
volume
,
pur
in
mezzo
alle
ineguaglianze
e
agli
atteggiamenti
non
sempre
felici
che
da
varie
parti
le
sono
rimproverati
,
Anne
de
Noailles
abbia
confermato
ancora
una
volta
quel
suo
ricco
temperamento
fatto
di
cruccio
e
di
abbandono
,
di
éblouissements
e
di
irrequieti
ripiegamenti
interiori
,
al
quale
ella
deve
meritatamente
la
sua
fama
.
Nulla
perciò
di
assolutamente
nuovo
nelle
centotredici
brevissime
liriche
de
L
'
honneur
de
souffrir
,
se
non
forse
l
'
accrescersi
,
al
contatto
della
morte
vicina
,
del
vuoto
interiore
della
poetessa
e
del
sapore
di
cenere
che
la
vita
lascia
in
lei
ad
ogni
istante
.
Non
che
manchino
le
antiche
estasi
pagane
:
Dans
cette
infinité
,
dans
certe
plénitude
Qui
composent
le
corps
courageux
et
maudit
,
Malgré
les
maux
mortels
,
malgré
la
servitude
,
On
sent
toujours
latent
un
secret
paradis
...
Ma
sono
le
tregue
di
un
doloroso
ricordo
che
la
tortura
:
Vous
eûtes
le
sommeil
.
Moi
,
je
peine
et
je
tombe
,
Et
la
plus
morte
mort
est
d
'
avoir
survécu
...
[...]
Pureté
,
opulente
,
emblème
,
Tant
de
rêve
compose
un
lis
!
Je
n
'
aurais
jamais
cru
,
jadis
,
Que
l
'
on
était
si
peu
soi
-
méme
...
Così
da
tutto
il
libro
s
'
esprime
un
senso
di
vuoto
e
di
solitudine
,
rotto
soltanto
dalle
modulazioni
di
quell
'
amaro
marivaudage
interiore
nel
quale
la
signora
de
Noailles
sa
trovare
accenti
che
ricordano
,
senza
pastiches
,
il
secolo
d
'
oro
della
sua
letteratura
:
Hélas
!
t
'
ai
-
je
fait
de
la
peine
,
à
toi
qui
fus
si
simplement
Ma
loi
et
mon
contentement
?
Tu
semblais
plus
que
moi
durable
:
Un
vivant
n
'
est
pas
vénérable
.
La
tendresse
a
ses
jours
d
'
ennuis
.
Parfois
un
autre
oeil
nous
séduit
.
Nous
étions
mélangés
,
instables
,
Humainement
,
sans
rien
qui
nuit
.
Mais
sur
ton
incessante
nuit
Ma
vie
a
replié
ses
ailes
.
C
'
est
ta
mort
qui
me
rend
fidèle
.
E
talora
,
traendo
efficace
partito
persino
dall
'
aggettivazione
sbandata
che
è
la
propria
:
J
'
ai
,
ce
soir
,
entendu
les
appels
du
hautbois
.
C
'
est
un
chant
fier
,
aigu
,
amer
et
provocant
,
Il
surgit
du
Destin
,
assuré
,
triste
et
droit
,
Il
ne
dit
pas
pour
quoi
,
il
ne
dit
pas
pour
quand
...
Un
libro
vivo
,
dunque
,
per
quanto
rechi
,
se
è
possibile
inaspriti
,
i
vizi
propri
all
'
arte
della
de
Noailles
.
E
in
fatto
di
poesia
,
di
poesia
femminile
almeno
,
poco
altro
potremmo
citare
accanto
a
L
'
honneur
de
souffrir
.
Tuttavia
un
volume
meno
recente
(
apparso
senza
rumore
due
anni
or
sono
)
Dilection
di
Henriette
Hervé
(
Montagne
,
Paris
1925
)
merita
ricordo
qui
.
Anche
in
questo
diario
di
una
passione
inesaudita
,
presentato
al
pubblico
da
Georges
de
Portoriche
,
sono
qualità
degne
di
attenzione
,
per
quanto
la
Hervé
,
più
sobria
nel
segno
della
de
Noailles
,
non
si
dimostri
altrettanto
libera
da
impacci
letterari
e
da
amplificazioni
.
Ma
i
difetti
della
Hervé
non
sono
mai
vol
gari
,
e
sarebbe
facile
,
se
lo
spazio
lo
permettesse
,
indicare
al
lettore
tre
o
quattro
liriche
personali
,
nelle
quali
pare
sia
passato
un
poco
dello
spirito
di
Marceline
Desbordes
-
Valmore
:
Je
n
'
ai
parlé
d
'
amour
qu
'
à
l
'
appel
de
ta
voix
,
Je
n
'
ai
dit
ma
douleur
qu
'
afin
qu
'
il
t
'
en
souvienne
Et
ces
vers
sont
ton
oeuvre
encor
plus
que
la
mienne
!
Qu
'
ont
-
ils
besoin
de
dédicace
?
...
Il
sont
à
toi
...
Tra
i
romanzi
recenti
della
letteratura
femminile
francese
A
l
'
enseigne
du
Griffon
di
Camille
Marbo
(
Albin
Michel
,
Paris
)
merita
senza
dubbio
una
menzione
particolare
.
È
la
piccola
storia
d
'
amore
di
due
modernissime
jeunes
filles
en
fleurs
di
condizione
un
poco
diversa
:
d
'
antica
famiglia
borghese
l
'
una
,
Cécile
Brincourt
,
figlia
l
'
altra
,
Juliette
Colin
,
d
'
una
spostata
Patoche
,
stravagante
proprietaria
d
'
una
pensione
per
ragazze
americane
.
Accanto
al
mondo
mummificato
e
convenzionale
dei
Brincourt
e
a
quello
eteroclito
e
risonante
di
grammofoni
e
di
slang
di
Patoche
,
un
terzo
ambiente
è
descritto
,
nel
quale
si
svolge
la
giornata
delle
due
fanciulle
:
la
libreria
à
l
'
enseigne
du
Griffon
,
alla
quale
fanno
capo
un
gruppo
di
artisti
,
di
bas
-
bleus
e
il
letterato
e
vieux
marcheur
sentimentale
Robert
Feutrier
.
Non
si
può
riassumer
qui
l
'
intricata
rete
di
sottili
complicità
che
lega
le
due
fanciulle
a
Feutrier
in
un
bizzarro
idillio
a
tre
che
termina
col
matrimonio
di
Cécile
col
giovane
Frallois
Maitret
e
con
l
'
unione
abbastanza
irregolare
e
non
troppo
avventurata
di
Juliette
e
di
Feutrier
.
Le
azioni
e
le
reazioni
di
cotesto
pericoloso
gioco
d
'
amore
;
lo
schiudersi
alla
vita
delle
due
fanciulle
e
la
complessità
dei
loro
ingenui
e
pur
tortuosi
moti
sentimentali
;
e
più
ancora
i
quadri
staccati
della
loro
piccola
vita
quotidiana
,
borghese
,
ma
gonfia
di
oscure
promesse
e
di
desideri
;
tutto
ciò
è
reso
dalla
Marbo
con
abilità
poco
comune
,
se
anche
talora
con
qualche
trucco
ed
eccesso
di
disinvoltura
in
iscorci
e
passaggi
di
maggiore
difficoltà
.
Anche
Camille
Mayran
,
che
è
al
suo
terzo
romanzo
,
dimostra
con
Hiver
(
Grasset
)
qualità
che
in
un
futuro
non
troppo
lontano
le
permetteranno
di
darci
un
'
opera
pienamente
concreta
e
individuale
.
Intanto
Hiver
,
boreale
romanzo
di
vita
elementare
,
solenne
,
contiene
pagine
che
si
sollevano
molto
al
disopra
di
gran
parte
delle
prose
narrative
femminili
,
e
talora
anche
maschili
,
che
si
pubblicano
numerosissime
in
Francia
.
E
la
vita
del
fermier
alsaziano
Jacob
Vogler
e
del
suo
doppio
sventurato
matrimonio
,
se
non
si
salva
,
talora
,
dagli
espedienti
di
un
romanticismo
un
poco
convenzionale
,
è
inquadrata
in
una
cornice
di
descrizioni
naturali
che
rendono
efficacemente
il
transito
delle
stagioni
e
la
folta
-
sognante
atmosfera
dell
'
inverno
nordico
,
rotta
soltanto
dalla
voce
sotterranea
e
incrinata
della
dimoia
.
Aggiungiamo
,
per
il
pubblico
femminile
,
che
Hiver
,
in
confronto
degli
altri
di
cui
ci
stiamo
occupando
,
è
li
bro
di
uno
spirito
religioso
e
meditativo
,
e
che
la
sua
cristiana
ispirazione
lo
raccomanda
ad
ogni
sorta
di
lettori
.
Non
ha
pretese
di
questo
genere
l
'
amabile
romanziera
fantaisiste
Nicole
Stiébel
,
che
col
suo
Le
coeur
en
peine
(
Grasset
)
ci
dipinge
la
curiosa
avventura
di
due
sposi
giunti
al
matrimonio
in
assai
diverse
condizioni
spirituali
:
desiderosa
di
quiete
Denise
,
che
ha
passata
una
adolescenza
randagia
e
dolorosa
;
ossessionato
,
Jacques
,
da
un
crescente
desiderio
di
evasione
dopo
anni
di
vita
sedentaria
e
borghese
.
Il
contrasto
,
dopo
varie
vicende
,
è
sciolto
dalla
fuga
di
Jacques
che
abbandona
la
vita
coniugale
per
seguire
al
Messico
un
bizzarro
cacciatore
di
farfalle
...
La
Stiébel
,
già
favorevolmente
affermatasi
col
precedente
libro
Jacqueline
,
ou
le
paradis
deux
fois
perdu
,
dimostra
anche
nel
romanzetto
d
'
oggi
le
sue
qualità
di
scrittrice
decisa
a
non
lavorare
di
ricalco
:
chiederle
di
trarre
dallo
spunto
che
le
dette
argomento
al
Coeur
en
peine
,
qualcosa
di
più
di
uno
sviluppo
ingegnoso
(
e
l
'
opera
non
poteva
sollevarsi
se
non
a
questo
patto
)
,
sarebbe
pretendere
evidentemente
troppo
,
almeno
fino
ad
oggi
.
Preferisco
,
del
resto
,
quest
'
arte
ancora
secca
e
limitata
,
alle
macchinazioni
romanzesco
-
sentimentali
di
M.me
Jane
Catulle
Mendès
e
di
Christiane
Aimery
che
,
con
Ton
amour
n
'
est
pas
à
toi
(
Albin
Michel
)
e
Ceux
qui
se
taisent
(
Perrin
)
,
ci
hanno
dato
due
volumi
assai
leggibili
,
non
scevri
di
pretese
moralistiche
e
polemiche
,
ma
scarsi
d
'
arte
e
di
originalità
.
Si
potrebbero
fare
altri
nomi
.
Ma
forse
val
meglio
passare
a
un
ordine
di
libri
più
preziosamente
femmini
li
;
quale
,
per
esempio
,
l
'
ultimo
romanzo
della
principessa
Bibesco
,
Catherine
-
Paris
(
Grasset
)
,
vita
e
avventure
di
una
fanciulla
franco
-
rumena
di
nobile
lignaggio
,
ed
efficace
rappresentazione
di
ambienti
d
'
alto
bordo
,
con
lusso
di
«
esperienze
»
personali
,
indiscrezioni
di
coulisses
e
bizzarri
punti
di
vista
sulla
vistosa
commedia
umana
mondano
-
balcanico
-
europea
degli
ultimi
anni
.
Una
materia
notevolissima
,
insomma
,
di
per
sé
,
ma
che
attendeva
di
essere
vivificata
dall
'
arte
.
La
Bibesco
ha
invece
scarse
attitudini
alla
composizione
ed
è
scrittrice
ancora
opaca
,
senza
frizzo
.
Così
com
'
è
oggi
,
vale
per
la
curiosità
sempre
desta
ch
'
ella
dimostra
,
e
per
la
freddezza
sapiente
di
certe
sue
notazioni
psicologiche
.
Fra
i
libri
di
memorie
,
autobiografie
ecc
.
,
saltando
il
volume
di
una
autentica
gentildonna
,
la
contessa
d
'
Orsay
(
Francesca
Notarbartolo
di
Villarosa
)
:
Ce
que
je
peux
écrire
(
Paris
,
Excelsior
)
,
che
riassumeranno
,
in
altra
sede
,
gli
scrittori
di
storia
e
i
cronisti
del
costume
,
meritano
un
cenno
particolare
i
ricordi
di
una
grande
artista
che
ha
saputo
portare
il
«
numero
»
di
café
-
chantant
a
dignità
di
originale
e
talora
profonda
creazione
poetica
:
Yvette
Guilbert
.
Non
sono
tra
quelli
che
hanno
avuta
la
fortuna
di
ascoltare
la
Guilbert
,
se
non
nella
prosa
squisita
di
un
suo
ammiratore
italiano
,
Silvio
Benco
,
particolarmente
vocato
a
intenderne
l
'
arte
nata
sotto
la
stella
dell
'
impressionismo
francese
e
della
grande
letteratura
ottocentesca
;
ma
mi
riesce
facile
da
questa
Chanson
de
ma
vie
(
Grasset
)
che
contiene
le
memorie
della
Guilbert
e
le
testimonianze
recate
intorno
all
'
arte
sua
dai
maggiori
scrittori
francesi
,
trarre
gli
elementi
che
bastano
per
ricomporre
in
me
un
poco
del
fascino
di
questa
divette
,
che
ha
creato
un
brivido
veramente
degno
della
pittura
del
Degas
.
Libro
vivo
,
La
chanson
de
ma
vie
,
riboccante
di
episodi
,
e
meritevole
di
largo
successo
.
Possiamo
ricordargli
accanto
,
per
riunire
insieme
alla
meglio
alcuni
libri
che
senza
essere
romanzi
destano
un
interesse
non
minore
di
quello
di
troppi
romanzi
,
La
vie
amoureuse
de
la
Grande
Catherine
de
Russie
della
principessa
Lucien
Murat
(
Flammarion
,
collection
«
Leurs
amours
»
)
,
che
racconta
con
sveltezza
e
abilità
di
toccare
certi
argomenti
scabrosi
mantenendosi
in
fil
di
rasoio
,
senza
eccessi
,
la
vita
di
quel
«
Louis
XV
femme
»
che
richiedeva
una
ritrattista
ricca
di
intuito
e
di
verve
.
La
Murat
,
che
è
una
principessa
autentica
e
ha
passati
anni
nella
Russia
imperiale
,
ha
avuto
modo
di
metter
mano
su
documenti
finora
poco
o
punto
conosciuti
,
intorno
alla
vita
e
agli
incredibili
amori
della
celebre
sovrana
.
Dal
libro
della
recente
biografia
,
Caterina
emerge
in
tutta
la
sua
abiezione
,
non
solo
,
ma
in
tutta
la
sagace
abilità
di
amministratrice
e
di
conduttrice
di
uomini
che
le
fu
propria
.
La
Murat
ha
avuto
mano
felice
nel
difficile
compito
;
e
per
una
volta
tanto
si
può
ben
dare
ragione
al
prière
d
'
insérer
editoriale
che
afferma
:
«
Un
homme
n
'
eût
pas
osé
,
peut
-
être
,
se
pencher
d
'
aussi
près
sur
la
couche
d
'
une
Majesté
Impériale
...
»
.
Se
dall
'
amor
profano
le
nostre
lettrici
vogliono
salire
infine
,
com
'
è
giusto
,
all
'
amore
sacro
,
anche
costì
l
'
annata
letteraria
ci
permette
d
'
indicar
loro
qualche
cosa
;
e
meglio
d
'
ogni
altra
,
nella
collezione
«
Les
grands
coeurs
»
dell
'
editore
Flammarion
,
il
Saint
Pierre
di
una
scrittrice
di
ricco
ingegno
:
Colette
Yver
.
Un
san
Pietro
leggermente
romancé
,
forse
,
ma
senza
eccessi
,
anzi
con
parsimonia
di
effetti
e
con
un
gusto
sempre
vigile
e
un
dono
d
'
evocazione
assai
raro
.
La
vita
di
Simone
-
Pietra
offriva
certo
possibilità
(
e
insieme
difficoltà
)
notevoli
a
uno
scrittore
:
si
pensi
alla
tempra
di
Pietro
,
quale
ci
appare
dai
libri
sacri
,
di
uomo
quadrato
,
ben
saldo
al
suolo
,
apparentemente
chiuso
ad
ogni
annunzio
superiore
e
ad
ogni
preoccupazione
non
contingente
.
Come
saprà
la
luce
divina
fondere
cotesta
natura
rocciosa
?
E
quello
che
vedrà
presto
il
lettore
di
Saint
Pierre
;
perché
si
tratta
di
un
libro
che
merita
lettori
.
Ne
avrà
senza
dubbio
parecchi
un
volume
dedicato
a
un
formidabile
argomento
:
Sainte
Thérèse
di
Jeanne
Galzy
(
Rieder
)
ch
'
esce
troppo
tardi
per
poter
trovare
più
di
una
menzione
in
questa
rassegna
;
e
ne
avranno
più
d
'
uno
Quel
est
donc
cet
homme
?
di
M
.
Marnas
(
Perrin
)
nel
quale
la
vita
di
Cristo
è
rinarrata
con
pietà
di
credente
e
qualità
non
volgari
in
un
volume
divulgativo
stampato
con
ogni
cura
e
corredato
da
una
cartina
della
Palestina
;
e
Grandes
figures
de
l
'
Eglise
Contemporaine
(
Perrin
)
di
Claude
d
'
Habloville
,
diligenti
studi
intorno
ai
monsignori
Duchesne
,
Baudrillart
e
Ireland
.
L
'
editore
Perrin
ha
sempre
dato
,
in
questo
campo
,
opere
pregevoli
;
ciò
che
non
gli
impedisce
talora
di
variare
le
sue
pubblicazioni
con
argomenti
ben
diversi
:
e
forse
è
il
caso
di
rammentare
,
benché
il
libro
sia
del
1925
,
un
volume
Perrin
dedicato
a
un
tema
assai
meno
sacro
:
il
Gabriele
d
'
Annunzio
di
Jean
Dornis
,
omaggio
reso
al
nostro
poeta
da
una
sua
ammiratrice
francese
che
si
dimostra
ricca
,
se
non
sempre
di
acume
critico
,
di
un
fervore
e
di
una
generosità
intellettuale
poco
comuni
.
StampaPeriodica ,
«
Davide
discolpati
»
.
«
Menachem
Begin
non
è
Adolf
Hitler
,
ma
neanche
Davide
»
.
«
Non
è
antisemita
chi
giudica
Israele
»
...
Con
questi
titoli
sulla
Repubblica
,
sull
'
Unità
,
sul
Manifesto
è
scoppiata
,
ai
primi
di
luglio
,
una
polemica
virulenta
,
che
dura
ancora
,
sul
giudizio
da
dare
a
proposito
dell
'
operazione
Pace
in
Galilea
dell
'
esercito
israeliano
in
Libano
.
Ha
cominciato
Rosellina
Balbi
,
responsabile
delle
pagine
culturali
della
Repubblica
:
«
Perché
la
condanna
della
politica
di
Begin
si
trasforma
in
una
demonizzazione
dello
Stato
di
Israele
che
finisce
per
coinvolgere
tutti
gli
ebrei
?
»
.
Le
risposte
fioccano
senza
risparmio
di
colpi
bassi
:
Rossana
Rossanda
per
difendere
la
causa
palestinese
esprime
retoricamente
un
desiderio
impossibile
:
«
Voglio
essere
ebrea
»
,
e
poi
si
chiede
:
«
Perché
gli
ebrei
della
diaspora
sentono
una
tragedia
morale
per
quel
che
accade
in
Israele
?
»
.
Le
accuse
di
sionismo
e
di
antisemitismo
si
incalzano
a
vicenda
.
Ma
chi
ha
ragione
?
Cioè
:
fino
a
che
punto
i
distinguo
su
Begin
possono
generare
un
diffuso
antisemitismo
?
Ricostruiamo
da
capo
che
cosa
è
successo
,
e
cerchiamo
di
scoprire
perché
si
ritorna
a
parlare
di
antisemitismo
.
LA
MATTINA
del
25
giugno
,
giorno
dello
sciopero
generale
contro
la
disdetta
della
scala
mobile
da
parte
della
Confindustria
,
mentre
il
grande
corteo
sindacale
che
si
concluderà
a
piazza
del
Popolo
sta
sfilando
da
più
di
un
'
ora
,
Tullio
Perlmutter
,
40
anni
,
segretario
della
comunità
israelitica
di
Roma
(
14mila
membri
)
,
sente
degli
schiamazzi
giù
in
basso
,
di
fronte
alla
sinagoga
.
Perlmutter
si
precipita
in
strada
,
vede
un
gruppo
di
persone
uscire
dal
corteo
sindacale
,
avvicinarsi
alla
sinagoga
e
urlare
ripetutamente
:
«
Ebrei
assassini
!
»
.
«
I
membri
del
servizio
d
'
ordine
sindacale
erano
seduti
sui
gradini
della
sinagoga
.
Stavano
a
guardare
,
senza
dire
nulla
»
,
racconta
Perlmutter
.
Insulti
e
schiamazzi
in
direzione
della
sinagoga
continueranno
a
lungo
,
sino
all
'
oltraggio
di
portare
una
bara
sotto
la
lapide
coi
nomi
degli
ebrei
assassinati
alle
Fosse
Ardeatine
.
In
una
lettera
inviata
immediatamente
ai
tre
segretari
confederali
,
il
rabbino
capo
della
comunità
israelitica
,
Elio
Toaff
,
66
anni
,
lamenta
che
le
manifestazioni
di
spregio
antiebraico
sono
durate
due
ore
e
che
erano
di
tale
entità
da
far
pensare
che
fossero
state
organizzate
.
«
Non
posso
che
deplorare
vivamente
gli
episodi
di
intolleranza
da
lei
denunciati
»
,
risponde
il
segretario
della
Cgil
,
Luciano
Lama
,
in
una
lettera
a
Toaff
pubblicata
dal
Manifesto
del3luglio
.
Ma
nella
lettera
c
'
è
la
più
infelice
delle
espressioni
:
che
quegli
episodi
trovavano
una
loro
motivazione
nella
condanna
delle
azioni
israeliane
in
Libano
,
tali
,
nel
giudizio
di
Lama
,
da
percorrere
«
una
strada
che
porta
alla
spaventosa
ipotesi
di
un
vero
e
proprio
genocidio
»
.
SUCCEDE
IL
FINIMONDO
.
A
sentire
per
primi
l
'
esigenza
di
controbattere
l
'
argomentazione
di
Lama
,
sono
Giorgio
Israel
,
37
anni
,
professore
di
matematica
,
ebreo
non
praticante
,
e
sua
moglie
Bruna
Ingrao
,
figlia
di
Pietro
Ingrao
,
una
comunista
"
liberal
"
,
cui
sta
sempre
più
stretta
l
'
ideologia
comunista
.
Dice
Israel
:
«
In
un
corteo
sindacale
,
uno
solo
che
gridasse
"
Viva
le
Brigate
Rosse
!
"
,
sarebbe
sopraffatto
dal
servizio
d
'
ordine
tempo
un
minuto
.
i
invece
potuto
accadere
che
per
più
di
un
'
ora
siano
stati
lanciati
degli
insulti
agli
ebrei
in
quanto
tali
»
.
Israele
sua
moglie
redigono
un
testo
molto
duro
nei
confronti
del
sindacato
e
lo
fanno
girare
.
Lo
firmano
alcuni
intellettuali
comunisti
e
molti
degli
intellettuali
ebrei
che
avevano
firmato
l
'
appello
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
del
16
giugno
;
fra
essi
Ester
Fano
Damascelli
,
che
ha
avuto
il
padre
ucciso
alle
Ardeatine
.
All
'
appello
rivoltogli
dagli
intellettuali
,
Lama
risponde
con
una
seconda
lettera
,
questa
volta
calibratissima
(
«
mi
ha
soddisfatto
pienamente
»
,
dice
Israel
)
,
pubblicata
sulla
Repubblica
del
16luglio
,
dov
'
è
ribadito
che
mai
e
poi
mai
il
sindacato
darà
spazio
alla
minima
ombra
di
antisemitismo
.
Quello
del
25
giugno
resta
un
episodio
isolatissimo
,
due
ore
di
onta
che
non
macchiano
il
rapporto
della
sinistra
italiana
con
gli
ebrei
e
con
la
loro
cultura
?
Secondo
Luciano
Tas
,
direttore
del
mensile
ebraico
Shalom
,
coautore
con
Fausto
Coen
di
un
libro
sul
dissenso
ebraico
in
Unione
Sovietica
,
la
situazione
è
divenuta
tale
che
la
critica
al
governo
Begin
precipita
in
forme
di
ostilità
verso
gli
ebrei
in
quanto
tali
.
Gli
episodi
inquietanti
non
mancano
.
Alla
manifestazione
per
i
palestinesi
,
indetta
un
mese
fa
dai
partiti
democratici
e
dal
sindacato
,
erano
numerosissimi
i
cartelli
che
affiggevano
l
'
equazione
Israele
=
nazisti
.
In
quell
'
occasione
,
Luigi
Covatta
,
membro
della
direzione
del
Psi
,
poté
parlare
a
stento
:
i
fischi
che
punteggiarono
il
suo
discorso
divennero
assordanti
,
quando
Covatta
disse
che
nessuna
soluzione
del
problema
palestinese
era
possibile
senza
un
preventivo
riconoscimento
del
diritto
all
'
esistenza
di
Israele
da
parte
dell
'
Olp
.
Tas
racconta
di
amici
ebrei
cui
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
i
compagni
di
lavoro
hanno
tolto
il
saluto
.
Un
lettore
di
Rinascita
s
'
è
rammaricato
di
aver
visto
una
scritta
murale
favorevole
ai
palestinesi
che
si
concludeva
con
un
"
israeliani
,
per
voi
c
'
è
solo
il
forno
"
.
I
genitori
di
Paola
Di
Cori
,
una
professoressa
di
storia
che
ha
firmato
tanto
l
'
appello
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
quanto
l
'
appello
a
Lama
,
s
'
erano
stupiti
di
non
aver
ricevuto
l
'
ultimo
numero
di
Shalom
,
cui
sono
abbonati
:
lo
hanno
ritrovato
nella
spazzatura
,
dove
offensivamente
lo
aveva
cacciato
una
mano
ignota
.
A
molti
ebrei
non
è
sfuggito
quel
numero
dell
'
Unità
del
giorno
successivo
all
'
attentato
in
cui
perdette
la
vita
l
'
agente
di
guardia
al
domicilio
romano
di
un
esponente
dell
'
Olp
,
attentato
poi
rivendicato
da
terroristi
neri
:
è
un
attentato
che
porta
"
inequivocabilmente
"
il
marchio
dei
servizi
segreti
israeliani
,
scriveva
in
prima
pagina
il
quotidiano
comunista
.
L
'
INDIGNAZIONE
per
questi
episodi
,
in
cui
l
'
ostilità
verso
Israele
è
totale
e
offensiva
,
non
attenua
,
in
moltissimi
intellettuali
ebrei
,
la
critica
dell
'
operazione
Pace
in
Galilea
condotta
dall
'
esercito
israeliano
.
Anche
se
resta
aperta
la
discussione
sulla
necessità
di
rendere
manifesta
,
in
quanto
ebrei
,
una
tale
condanna
.
«
Non
mi
piace
essere
preso
per
il
colletto
e
costretto
a
dire
ogni
volta
quel
che
penso
della
politica
israeliana
,
solo
perché
sono
ebreo
»
,
si
rammarica
Israel
.
«
Non
sarebbe
più
opportuno
discutere
di
fatti
,
anziché
affermare
pregiudiziali
a
favore
di
questo
o
di
quello
?
»
,
dice
Rosellina
Balbi
.
La
discussione
era
stata
alimentata
dall
'
appello
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
,
firmato
da
moltissimi
intellettuali
ebrei
,
in
testa
Primo
Levi
e
Natalia
Ginzburg
.
Un
appello
che
qualcuno
,
per
esempio
Federico
Coen
,
direttore
di
Mondoperaio
,
ha
giudicato
troppo
critico
verso
Israele
e
s
'
è
astenuto
dal
firmare
.
Il
dilemma
"
firmare
o
no
?
"
ha
incrinato
amicizie
e
,
perfino
,
spaccato
famiglie
.
Lo
ha
firmato
Fiamma
Nirenstein
,
redattrice
dell
'
Europeo
;
lo
ha
giudicato
invece
un
grave
errore
suo
padre
,
Alberto
Nirenstein
,
autore
di
Ricorda
cosa
ti
ha
fatto
Amalek
,
la
cronaca
dell
'
agonia
del
ghetto
di
Varsavia
.
Dice
Giuseppe
Damascelli
,
uno
dei
promotori
dell
'
appello
:
«
Ho
firmato
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
,
ho
firmato
l
'
appello
a
Lama
,
firmerò
l
'
appello
per
il
riconoscimento
dell
'
Olp
.
So
bene
che
nella
loro
carta
costituzionale
c
'
è
un
articolo
in
cui
si
parla
di
"
liquidazione
dell
'
entità
sionista
"
,
ma
riconoscere
1'Olp
è
l
'
unico
modo
per
fargli
togliere
quell
'
articolo
»
.
StampaPeriodica ,
"
Un
Comitato
per
la
Tutela
del
Decoro
Nazionale
"
si
è
costituito
recentemente
qui
a
Roma
,
per
opera
di
alcune
cospicue
personalità
,
"
onde
porre
un
argine
-
dice
il
programma
-
al
dilagare
della
produzione
artistica
nostrana
,
che
ha
ormai
raggiunto
proporzioni
tali
da
allarmare
i
più
indifferenti
"
.
Questo
Comitato
intende
istituire
dei
premi
di
Scoraggiamento
,
sotto
forma
di
vitalizi
,
da
assegnarsi
"
a
quelle
persone
d
'
ambo
i
sessi
le
quali
avendo
prodotto
un
'
opera
qualsivoglia
di
letteratura
,
o
pittura
,
o
scultura
,
o
musica
,
o
teatro
,
che
abbia
riscosso
il
suffragio
dei
critici
competenti
,
s
'
impegnino
con
regolare
atto
notarile
,
a
desistere
per
sempre
dall
'
esercizio
,
tanto
pubblico
che
privato
,
di
qualunque
delle
suddette
arti
"
.
Saranno
disponibili
in
breve
cento
premi
di
lire
mille
annue
,
e
si
spera
nel
contributo
di
tutti
i
buoni
italiani
per
poterne
aumentare
il
numero
e
l
'
entità
.
Anche
il
Governo
ha
dato
la
propria
adesione
,
e
sembra
che
in
mancanza
di
un
appoggio
pecuniario
,
impossibile
in
questo
momento
,
voglia
mettere
a
disposizione
del
Comitato
un
certo
numero
di
onorificienze
che
servirebbero
a
sostituire
o
a
integrare
parte
dei
premi
in
denaro
.
Sappiamo
che
la
provvida
iniziativa
ha
incontrato
negli
ambienti
artistici
e
nel
pubblico
,
largo
consenso
.
OH
,
VILISSIMI
NOI
!
Noi
non
faremo
mai
nomi
,
non
citeremo
fatti
specifici
,
non
daremo
mai
presa
alle
feconde
discussioni
,
non
assumeremo
mai
responsabilità
circostanziate
,
non
entreremo
mai
nel
libero
arringo
della
polemica
,
non
cercheremo
mai
la
verità
e
la
luce
;
saremo
sempre
scorretti
,
libellisti
,
diffamatori
,
anonimi
,
sciagurati
,
subdoli
,
venduti
,
forse
.
Si
tratta
che
abbiamo
scoperto
in
poche
parole
tanto
da
tenerVi
la
coscienza
in
pace
.
Queste
:
chi
si
riconosce
,
se
lo
merita
.
È
oracolo
.
Come
certi
selvaggi
d
'
Africa
tenevano
delle
galline
che
avvelenavano
,
e
se
morivano
l
'
accusato
era
reo
,
se
no
innocente
;
così
noi
andiamo
seminando
questi
pezzetti
di
veleno
,
perché
certe
galline
abbocchino
e
ci
diano
indizio
sicuro
su
certi
rei
sospetti
.
PROVE
.
È
bella
,
che
certuni
accolgono
l
'
espressione
delle
nostre
più
care
fissazioni
,
espressione
che
noi
crediamo
di
avere
resa
quanto
più
è
possibile
lieve
ed
inoffensiva
,
con
sorrisi
di
superiorità
scettica
e
consumata
.
A
noi
?
Santo
diavolone
,
come
dicono
in
Sicilia
!
Da
dieci
anni
ci
esponiamo
e
cerchiamo
l
'
irrisione
,
abbiamo
messo
ogni
genere
di
amori
alla
prova
di
non
so
quanti
bordelli
veri
e
metaforici
;
e
vengono
a
fare
i
Mefistofeli
con
noi
,
che
abbiamo
preso
per
le
corna
di
dietro
tutti
i
dilemmi
del
diavolo
,
che
ci
siamo
incanagliati
e
indiavolati
a
bordo
di
certi
galeoni
d
'
autorevolezza
e
serietà
morale
,
dove
nessuno
se
l
'
era
mai
sognato
;
e
per
noi
,
infine
,
la
miglior
ragione
per
indurci
e
cercarne
la
compagnia
è
che
un
uomo
ci
neghi
e
derida
!
O
vecchi
incantatori
di
serpenti
sdentati
,
noi
siamo
troppo
privi
di
ogni
suscettibilità
,
e
tutto
il
vostro
vantatissimo
scetticismo
non
è
altro
che
il
riparo
mal
rappezzato
di
una
vanità
peritosa
e
indolorita
,
mortificata
dal
ricordo
mal
confessato
di
alcuni
antichi
granchi
madornali
.
CAROGNETTINE
da
due
soldi
il
pezzo
.
Brigantelli
da
giardino
.
Un
indizio
che
la
gente
comincia
ad
accorgersi
della
vostra
forza
l
'
avrete
fermo
e
certissimo
appena
i
vostri
nemici
e
detrattori
-
nessuno
può
illudersi
di
non
averne
-
sentiranno
il
bisogno
di
darsi
la
mano
e
confederarsi
.
Il
diavolo
li
mette
difatti
uno
sulla
strada
del
l
'
altro
e
li
fa
incontrare
ch
'
è
una
bellezza
.
Se
poi
avete
qualche
devoto
farfallino
capace
di
farvi
la
spia
dal
campo
avversario
,
ne
sentirete
delle
belle
:
e
sul
costume
delle
loro
adunanze
nei
retrobottega
,
e
sulle
ore
fisse
degli
appuntamenti
,
e
sui
metodi
di
diffamazione
discussi
in
comune
,
e
sui
progetti
escogitati
per
crearvi
intorno
il
vuoto
e
sotto
i
piedi
farvi
mancare
la
terra
,
e
sul
modo
di
mettere
in
circolazione
qualche
definizione
assassina
che
faccia
fortuna
,
e
sulle
maniere
affettuose
che
i
cospiratori
s
'
usano
fra
di
loro
,
e
sulle
riconciliazioni
sporcucce
e
repentine
con
quelli
che
potranno
giovare
al
fine
comune
,
e
sul
modo
circospetto
col
quale
entrano
ed
escono
dai
loro
covi
,
e
sull
'
improvviso
silenzio
quand
'
entri
qualcuno
del
quale
non
si
fidino
ancora
troppo
.
E
magari
alcuni
di
loro
sono
in
buona
fede
o
cercan
di
persuadersi
che
veramente
è
impossibile
che
anche
voi
non
facciate
altrettanto
.
Tant
'
è
:
c
'
è
una
legge
dei
compensi
e
dell
'
equilibrio
,
rigorosissima
.
E
se
da
una
parte
della
bilancia
ci
sono
degli
individui
che
gravino
per
un
certo
peso
,
è
giusto
che
dall
'
altra
parte
,
per
non
essere
sbalestrati
in
aria
,
altri
individui
faccian
forza
col
numero
e
all
'
occorrenza
caricando
sul
loro
piatto
tutte
le
macchine
e
gli
strumenti
di
tortura
dell
'
Inquisizione
.
Fatto
sta
che
le
orecchie
a
noi
ci
fischiano
sempre
.
A
rigor
di
termini
,
si
può
ancora
usare
la
parola
"
mediterraneo
"
,
a
patto
d
'
intendere
quanto
di
più
indicibile
e
vago
e
seducente
può
avere
un
mito
solare
e
marino
.
Che
dire
dunque
di
qualcuno
che
si
professi
in
tutta
lettera
mediterraneo
?
Come
accade
che
il
superuomo
e
la
sua
morale
,
nozione
ultima
di
Nietzsche
,
suo
modo
peritoso
e
irregolare
di
nominare
il
trascendente
,
invece
che
i
discepoli
vi
adoperassero
ombra
e
riserva
e
prudenza
,
fossero
condotti
alla
fiera
in
vesti
d
'
Arlecchino
,
coi
colori
possibili
ed
impossibili
di
un
secolo
grande
,
bislacco
ed
arruffone
,
come
l
'
ultimo
scorso
.
OTTIMISMO
POSTREMO
.
Ci
demmo
a
credere
,
tempo
fa
,
che
il
cinematografo
avrebbe
rovinati
i
cattivi
libri
e
il
cattivo
teatro
.
Diavolo
!
chi
avrebbe
potuto
supporre
che
resisterebbero
a
una
concorrenza
tanto
formidabile
?
Era
il
caso
di
dire
che
li
avrebbe
battuti
sul
loro
terreno
stesso
.
A
noi
successe
come
a
Guglielmo
Imperatore
.
Egli
ha
trovato
un
sentimentalismo
politico
ancor
più
convinto
e
sentimentale
del
suo
,
ed
è
stato
battuto
colle
sue
armi
.
E
il
nostro
calcolo
troppo
astuto
è
stato
sfatato
da
una
inaspettata
profondità
di
cattivo
gusto
e
di
coglioneria
.
I
cattivi
libri
,
il
cattivo
teatro
e
l
'
ottimo
cinematografo
prosperano
insieme
,
e
l
'
uno
prende
luce
e
vita
dall
'
altro
.
È
vero
che
,
in
fin
dei
conti
,
poco
ce
ne
cura
,
essendo
noi
del
parere
che
se
la
cattiva
letteratura
non
esistesse
bisognerebbe
inventarla
,
nel
migliore
dei
modi
possibili
.
CENTRI
DI
CULTURA
.
Si
stabiliscono
centri
di
cultura
in
luoghi
che
sono
un
incanto
.
Si
stabiliscono
confusioni
estetiche
tra
biblioteche
circolanti
e
missioni
del
dotto
;
alle
quali
,
per
essere
babiloniche
,
non
mancano
neppure
,
come
si
vede
,
i
giardini
pensili
.
Parecchie
ottime
persone
ci
vanno
comunicando
,
come
un
grande
arcano
,
che
la
nostra
rivista
è
uscita
al
momento
giusto
e
come
si
aspettava
,
senza
saperlo
,
da
molte
parti
.
Ringraziamo
dell
'
intenzione
,
ma
non
l
'
abbiamo
fatto
apposta
.
Non
ci
abbiam
messo
studio
;
è
stata
una
bella
combinazione
.
Non
siamo
giocatori
d
'
azzardo
,
ma
neppure
cospiratori
.
Abbiamo
un
'
idea
tutta
italiana
;
d
'
essere
dei
galantuomini
e
dei
persuasi
.
Non
è
colpa
nostra
se
si
sia
ridotti
al
punto
che
la
gente
a
ciò
si
ferma
a
guardare
.
LA
STORIA
E
LE
SUE
VIE
.
Quando
si
pensa
alla
storia
,
per
che
vie
torte
procede
e
quanto
costa
per
venir
sempre
,
prevedutissima
,
a
confermare
se
stessa
;
questa
storia
è
proprio
una
storia
ridicola
.
Eppure
,
non
ci
sentiamo
né
il
diritto
né
la
voglia
di
pentirci
dell
'
esperienze
dovute
fare
.
Ma
questo
,
compatibilmente
alla
modestia
,
è
più
merito
nostro
che
della
storia
.
MENESTRELLI
.
I
segreti
,
in
verità
elementari
e
semplicissimi
,
della
scienza
di
governare
i
popoli
,
sebbene
filtrati
dalla
sostanza
stessa
della
vita
di
questi
e
quantunque
costituiscano
il
loro
più
antico
patrimonio
,
ripugnano
all
'
anima
popolare
.
Il
debole
,
l
'
anonimo
,
non
ama
gli
si
vengano
a
spifferare
le
fatali
ragioni
della
sua
docilità
verso
il
fratello
più
forte
,
sostegno
e
vanto
della
famiglia
.
Non
che
le
ignori
;
pure
,
in
dati
tempi
,
giunge
perfino
a
dimenticarle
e
a
disconoscerle
con
furore
.
Non
è
tuttavia
meno
provvidenziale
e
decoroso
che
il
debole
non
sia
abbandonato
in
balia
di
sé
stesso
.
Durante
la
guerra
i
popoli
si
sono
lasciati
esemplarmente
condurre
,
a
una
sola
suprema
condizione
:
si
provvedesse
a
tener
loro
i
padiglioni
auricolari
ininterrottamente
e
senza
risparmio
annaffiati
di
gloriose
favole
e
di
menzogne
.
Oggi
che
ai
loro
capi
,
così
buoni
menestrelli
durante
i
tempi
eroici
e
feroci
,
non
è
più
possibile
tener
lontane
da
quelle
malavvezze
orecchie
,
note
più
crude
e
discordanti
,
i
popoli
generosi
gridano
al
tradimento
e
minacciano
cose
dell
'
altro
mondo
.
E
questa
è
la
punizione
,
o
per
lo
meno
,
il
brutto
quarto
d
'
ora
dei
menestrelli
.
Nella
pubblica
tenzone
coi
capi
avversari
-
mentre
i
popoli
erano
d
'
altra
parte
troppo
occupati
a
versare
con
meticolosa
cura
il
loro
sangue
,
per
interessarsi
soverchiamente
di
simili
controversie
-
essi
hanno
approfittato
delle
minime
gaffes
di
quelli
,
assai
più
ingenui
e
brutalmente
bonaccioni
,
per
dar
loro
con
grandi
uh
!
uh
!
sulla
voce
,
fare
gli
scandolezzati
e
svergognarli
"
davanti
al
mondo
intero
"
.
Che
diamine
!
Pezzi
di
carta
,
i
trattati
?
State
zitti
,
disgraziati
,
che
lo
sapevamo
prima
di
voi
!
Ma
essere
stati
insieme
a
bordello
non
vuoi
mica
dire
tu
me
Io
debba
buttar
sulla
faccia
alla
presenza
delle
mogli
.
Che
sarebbero
,
in
questo
caso
i
popoli
,
pronti
,
come
quelle
,
a
dar
nelle
peggiori
escandescenze
,
a
fare
a
pezzi
le
,
stoviglie
,
e
a
buttar
dalla
finestra
i
più
cari
ricordi
di
tanti
anni
di
ottimo
ménage
.
E
l
'
eterno
sfortunato
,
malaccorto
popolo
tedesco
è
giunto
primo
alla
fame
e
alla
disfatta
forse
anche
per
non
essere
stato
"
altrettanto
"
rimpinzato
di
provvisorie
e
corroboranti
menzogne
.
La
vittoria
,
si
diceva
,
sarà
di
colui
che
saprà
resistere
cinque
minuti
di
più
.
Ma
trattandosi
,
in
sostanza
,
di
una
guerra
,
nella
quale
da
una
parte
erano
dei
legulei
e
dei
giornalisti
,
dall
'
altra
dei
soldati
,
era
troppo
naturale
che
vincessero
i
primi
,
e
si
verificasse
piuttosto
il
detto
:
la
sconfitta
sarà
di
colui
che
non
saprà
mentire
a
sé
stesso
un
pochino
di
più
.
StampaPeriodica ,
L
'
organo
massimalista
suona
le
campane
a
morto
.
L
'
Aventino
fu
?
Parrebbe
.
L
'
Avanti
!
riconosce
che
l
'
astensione
dai
lavori
parlamentari
,
in
sé
ed
a
sé
,
non
ha
senso
.
"
Avrebbe
un
senso
solamente
se
si
portasse
su
un
altro
terreno
.
"
Cioè
:
in
piazza
.
Con
le
armi
alla
mano
.
Ma
"
democratici
,
popolari
ed
unitari
non
si
sentono
di
seguirci
in
un
campo
che
per
essi
è
di
sole
spine
.
"
Veramente
non
è
detto
che
i
fieri
sicambri
massimalisti
se
la
sentano
troppo
,
pur
loro
,
di
scendere
sul
campo
...
delle
spine
,
essi
,
verbosi
gonfiatori
di
nubi
rivoluzionarie
.
Adesso
vorrebbero
dare
ad
intendere
che
,
se
non
fosse
per
quei
pavidi
dei
restanti
aventiniani
,
essi
sarebbero
tipi
da
trangugiarsi
il
fascismo
in
un
boccone
.
Ma
sono
burlette
polemiche
e
giuochi
di
scaricabarili
.
Il
vero
è
che
,
nel
giugno
dell
'
anno
scorso
,
tutti
gli
aventiniani
,
senza
esclusione
di
gruppi
,
si
sono
ritirati
dal
Parlamento
unicamente
nella
speranza
di
suscitare
con
tale
atto
un
movimento
di
attiva
solidarietà
nelle
masse
popolari
,
che
essi
ancora
si
illudevano
di
avere
favorevoli
.
Fallita
questa
speranza
,
tentarono
l
'
ultima
carta
dell
'
appello
alla
Corona
.
Altro
errore
colossale
.
Ed
ora
,
perduta
tanto
la
partita
insurrezionale
,
quanto
la
partita
costituzionale
,
si
accapigliano
fra
loro
ed
ognuno
di
essi
cerca
di
salvarsi
per
proprio
conto
dal
disastro
generale
.
Ma
si
sbandino
o
riescano
ancora
a
rimanere
uniti
nella
discordia
,
non
possono
sottrarsi
,
e
come
singoli
partiti
e
come
agglomerato
occasionale
,
alla
stretta
dei
conti
:
l
'
Aventino
ha
chiusa
la
partita
con
un
clamoroso
fallimento
.
Perché
non
ha
raggiunto
uno
solo
dei
fini
che
si
era
proposto
.
Perché
il
regime
fascista
è
più
forte
di
prima
.
Perché
il
Governo
fascista
raggiunge
,
esso
,
uno
ad
uno
,
tutti
i
fini
che
si
era
proposti
.
Questo
il
fatto
...
StampaPeriodica ,
«
Sì
,
lo
so
,
siete
sempre
animati
dalle
migliori
intenzioni
,
venite
in
Israele
per
capire
,
per
vedere
come
stanno
veramente
le
cose
.
Poi
dopo
una
settimana
ve
ne
ritornate
in
Europa
,
negli
Stati
Uniti
,
e
scrivete
i
vostri
articoli
-
intelligenti
,
acuti
,
qualche
volta
cattivi
-
credendo
di
aver
capito
.
Ma
dia
retta
a
me
che
sto
qui
da
30
anni
e
sono
israeliano
:
capire
è
impossibile
,
non
c
'
è
nulla
da
capire
.
Sono
dei
pazzi
e
questo
è
tutto
.
Si
possono
capire
dei
pazzi
?
Dei
pazzi
con
la
vocazione
al
suicidio
?
»
.
«
Guardi
quel
che
sta
accadendo
in
queste
settimane
.
Non
bastano
una
trentina
di
partiti
,
un
sistema
elettorale
dissennato
fondato
su
una
legge
proporzionale
ancora
più
rigida
di
quella
che
avete
voi
in
Italia
,
una
rissosità
politica
incredibile
.
Adesso
ci
si
mettono
pure
questi
gruppetti
di
fanatici
religiosi
,
finanziati
dagli
ebrei
americani
,
a
organizzare
il
"
Terrore
contro
il
Terrore
"
,
come
lo
chiamano
,
con
piani
di
rappresaglia
folli
contro
gli
arabi
.
La
verità
è
che
appena
gli
ebrei
vengono
in
contatto
con
lo
Stato
,
con
il
potere
,
scatta
nella
loro
testa
un
corto
circuito
micidiale
,
perché
gli
prende
immediatamente
la
smania
di
mischiare
lo
Stato
con
la
metafisica
,
con
la
morale
,
con
la
religione
.
E
alla
fine
il
risultato
è
quello
di
mandare
in
pezzi
tutto
,
di
distruggere
anche
il
proprio
Stato
.
F
successo
nell
'
epoca
biblica
,
sta
succedendo
di
nuovo
ora
»
.
«
Sa
cosa
si
riprometteva
il
gruppo
di
terroristi
ebrei
scoperti
un
mese
fa
che
avevano
in
mente
di
far
saltare
in
aria
la
moschea
di
al
-
Aqsa
nel
centro
di
Gerusalemme
?
Sa
cosa
vogliono
i
seguaci
del
rabbino
Meir
Kahane
,
una
parte
del
Gush
Emunin
(
Blocco
dei
credenti
)
?
Provocare
la
Guerra
santa
,
scatenare
orde
di
arabi
infuriati
contro
Israele
per
vedere
se
Dio
c
'
è
,
se
Dio
è
davvero
con
il
suo
popolo
.
Usare
lo
Stato
per
provocare
Dio
,
per
sistemare
i
propri
conti
con
l
'
Onnipotente
e
così
distruggere
lo
Stato
,
suicidarsi
:
mi
dica
in
quale
altro
Paese
potrebbe
succedere
qualcosa
di
più
folle
»
.
«
Prenda
l
'
esercito
.
Israele
non
ha
un
esercito
,
ha
una
cavalleria
crociata
.
Altrove
c
'
è
la
fanteria
,
il
genio
,
l
'
aviazione
;
in
Israele
no
,
qui
sono
tutti
marines
.
Se
l
'
immagina
cosa
vuoi
dire
un
esercito
di
600mila
marines
?
Credo
bene
che
vincono
tutte
le
guerre
.
Ma
da
guerre
combattute
in
questo
modo
,
inseguendo
un
sogno
,
regolarmente
non
riescono
poi
a
tirarsi
fuori
.
E
allora
si
chiedono
cos
'
è
che
non
va
,
perché
il
mondo
è
cattivo
,
perché
non
li
ama
.
Mi
creda
,
non
c
'
è
niente
da
capire
.
Io
ho
tentato
di
scriverlo
tante
volte
sul
mio
giornale
,
ma
so
che
è
inutile
:
voi
dell
'
Occidente
non
ci
credete
,
voi
volete
capire
,
siete
divorati
dalla
fissazione
di
capire
»
.
«
È
VERO
:
GLI
ISRAELIANI
SONO
PAZZI
.
Ma
forse
la
verità
è
che
non
potrebbero
essere
altrimenti
.
E
il
primo
motivo
della
loro
inevitabile
follia
è
nello
spazio
,
nell
'
estensione
ridicolmente
minuscola
del
loro
Paese
.
Una
popolazione
di
circa
4
milioni
di
abitanti
pigiata
in
un
territorio
grande
all
'
incirca
come
le
Puglie
passa
il
proprio
tempo
a
raccontarvi
e
a
raccontarsi
quanti
minuti
ci
metterebbe
a
morire
nel
caso
di
un
attacco
di
sorpresa
.
Con
i
vecchi
confini
pre
1967
(
gli
unici
ancora
oggi
internazionalmente
riconosciuti
)
,
18
chilometri
separavano
la
Giordania
da
Tel
Aviv
,
35
da
Haifa
,
36
da
Ashdod
.
E
dietro
niente
,
solo
le
acque
del
Mediterraneo
.
Visitare
Israele
diviene
così
,
per
un
europeo
,
un
'
iniziazione
quasi
insopportabile
alla
realtà
nei
suoi
dati
più
bruti
,
a
una
visione
del
mondo
in
cui
una
roccaforte
naturale
può
far
premio
su
qualsiasi
buon
proposito
della
ragione
astratta
.
Ricattati
,
ecco
come
ci
si
sente
quando
si
viene
qui
»
.
«
Perché
si
fa
presto
,
in
un
tinello
europeo
,
a
leggere
distrattamente
su
un
giornale
"
tiri
di
katiuscia
d
'
oltreconfine
su
Kiryat
Shmona
"
o
"
colpi
di
artiglieria
sul
Golan
"
,
e
a
pensare
distrattamente
alle
solite
scaramucce
tra
arabi
e
israeliani
.
Ma
solo
se
uno
va
in
cima
al
Golan
capisce
che
fa
una
bella
differenza
stare
sotto
con
il
nemico
che
tiene
l
'
orlo
dell
'
altipiano
e
che
può
divertirsi
quando
gli
va
a
genio
a
sparacchiare
un
colpo
qui
un
colpo
là
.
Qui
le
distanze
non
sono
chilometri
,
ma
da
35
anni
tutto
si
è
sempre
giocato
in
poche
centinaia
di
metri
che
hanno
fatto
la
differenza
tra
la
vita
e
la
morte
,
lungo
un
confine
che
correva
tra
le
case
,
di
fronte
a
un
balcone
»
.
«
È
UNA
SORPRESA
sconvolgente
,
questa
della
crucialità
dello
spazio
che
riporta
chi
viene
dall
'
Europa
al
Medioevo
,
quando
scoppiavano
guerre
feroci
per
il
possesso
di
un
guado
.
Ed
è
una
sorpresa
che
incrina
molte
certezze
intinte
nella
sicumera
.
Sì
,
gli
israeliani
sono
dei
pazzi
.
Dentro
ognuno
di
loro
sonnecchia
un
potenziale
capo
di
Stato
maggiore
.
La
vede
Gerusalemme
laggiù
,
chiusa
dentro
un
muro
di
colline
a
doppio
ferro
di
cavallo
con
due
piccoli
passaggi
,
uno
verso
ovest
,
verso
Tel
Aviv
e
il
mare
,
e
l
'
altro
verso
est
,
verso
il
deserto
di
Giudea
e
la
Giordania
?
»
.
«
Prima
del
1967
noi
avevamo
nelle
nostre
mani
,
in
pratica
,
solo
una
striscia
d
'
asfalto
che
attraversava
il
primo
passaggio
e
la
parte
occidentale
della
città
.
Qui
,
sulle
creste
tutt
'
intorno
,
c
'
era
in
permanenza
mezzo
esercito
giordano
in
postazione
,
con
cannoni
,
bunker
,
mitragliatrici
;
le
sue
linee
arrivavano
fin
dentro
Gerusalemme
.
Lo
so
,
voi
non
volete
trasferire
qui
la
vostra
ambasciata
perché
non
siete
disposti
a
riconoscere
la
nostra
annessione
della
parte
est
della
città
e
della
zona
collinare
,
ma
mi
dica
:
lei
cosa
pensa
che
avremmo
dovuto
fare
quando
re
ibn
Talal
Hussein
,
credendo
di
sbatterci
fuori
in
poche
ore
,
fu
così
pazzo
da
cedere
alle
pressioni
di
Gamal
Abdel
Nasser
e
da
attaccarci
?
Lo
dica
,
cosa
1
avremmo
dovuto
fare
?
»
.
Il
mio
accompagnatore
israeliano
mi
guarda
con
l
'
aria
effettivamente
incuriosita
di
chi
in
cuor
suo
ha
già
deciso
da
un
pezzo
che
da
Gerusalemme
non
se
ne
andrà
neanche
morto
.
Così
come
c
'
è
da
giurarci
che
non
se
ne
andranno
mai
dalle
loro
case
gli
abitanti
degli
insediamenti
ebrei
in
quella
che
noi
ci
ostiniamo
ancora
a
chiamare
Cisgiordania
o
"
West
Bank
"
e
per
loro
è
invece
la
Giudea
e
la
Samaria
.
Da
anni
tutto
il
Paese
è
un
immenso
cantiere
.
In
una
nuvola
di
polvere
,
tra
bulldozer
e
camion
giganteschi
,
lo
spazio
israeliano
si
sta
trasformando
,
specialmente
lungo
l
'
asse
costituito
dalle
due
nuove
strade
che
collegano
rapidamente
la
Cisgiordania
con
il
territorio
entro
i
confini
pre
1967
:
la
Allon
Road
,
che
da
Gerusalemme
percorre
la
Valle
del
Giordano
in
direzione
nord
-
sud
parallelamente
al
fiume
,
e
la
Transamaria
che
su
una
direttrice
est
-
ovest
congiunge
Tel
Aviv
con
il
cuore
dei
territori
occupati
.
Lungo
il
loro
tracciato
,
così
come
sulle
colline
che
circondano
Gerusalemme
,
crescono
a
vista
d
'
occhio
agglomerati
urbani
stranissimi
.
Da
lontano
hanno
l
'
aspetto
di
maestose
fortezze
,
muraglie
grigiastre
poste
a
guardia
delle
valli
che
si
aprono
ai
loro
piedi
.
E
in
effetti
di
questo
si
tratta
,
di
veri
e
propri
quartieri
concepiti
innanzitutto
a
scopi
militari
.
Due
cinture
di
questi
agglomerati
-
a
un
paio
di
chilometri
dalla
città
la
prima
,
a
una
quindicina
la
seconda
-
serrano
Gerusalemme
in
una
protezione
impenetrabile
e
la
fanno
israeliana
,
ebrea
per
sempre
.
I
blocchi
di
appartamenti
hanno
in
genere
forma
circolare
o
poligonale
,
con
all
'
interno
una
corte
cui
si
accede
attraverso
uno
stretto
portoncino
;
finestre
,
terrazzi
,
ballatoi
sono
studiati
per
respingere
un
attacco
,
per
piazzarci
una
mitragliatrice
e
vender
cara
la
pelle
.
Autentici
castelli
feudali
del
ventesimo
secolo
,
hanno
il
fascino
un
po
'
sinistro
delle
architetture
dei
fumetti
di
fantascienza
.
Identici
sono
il
senso
e
la
funzione
delle
decine
di
nuove
città
nel
cuore
della
Giudea
e
della
Samaria
,
sempre
sulla
cresta
dei
monti
a
controllare
il
fondovalle
sulla
cui
poca
terra
coltivabile
,
a
quel
che
è
dato
di
vedere
,
la
popolazione
araba
sembra
essere
restata
indisturbata
con
i
suoi
villaggi
e
le
sue
cose
.
Solo
che
qui
gli
appartamenti
fortezza
a
quattro
o
cinque
piani
sono
sostituiti
da
lunghe
file
di
villette
a
uno
o
al
massimo
due
piani
,
ognuna
con
il
suo
bravo
giardinetto
.
Ma
se
lo
sguardo
si
leva
alla
collina
di
fronte
è
comune
scorgere
un
impianto
radar
,
una
batteria
missilistica
en
plein
air
,
un
'
altra
qualunque
attrezzatura
militare
cui
la
città
è
organicamente
collegata
.
I
TERMINI
COLONI
,
insediamenti
,
settlement
,
con
cui
la
stampa
designa
abitualmente
queste
città
e
i
loro
abitanti
,
fanno
pensare
all
'
agricoltura
,
a
contadini
che
si
rompono
la
schiena
sotto
il
sole
e
"
fanno
fiorire
il
deserto
"
.
Invece
non
è
così
.
Le
due
cinture
intorno
a
Gerusalemme
,
gli
insediamenti
in
Cisgiordania
,
sono
per
lo
più
abitati
da
colletti
bianchi
,
da
ingegneri
,
da
tecnici
,
da
media
e
piccola
borghesia
,
che
qui
trova
case
a
miglior
prezzo
,
aria
fina
,
la
piscina
in
giardino
,
una
vita
comunitaria
più
intensa
,
anche
se
ogni
giorno
è
costretta
a
pendolare
su
e
giù
con
Tel
Aviv
,
con
Gerusalemme
,
con
Haifa
.
E
fa
molto
film
di
fantascienza
-
Rollerball
o
1997
:
Fuga
da
New
York
-
anche
questo
fenomeno
dei
quartieri
-
fortezza
per
pendolari
.
Città
come
Ariel
in
Samaria
,
ancora
in
costruzione
,
costituiranno
tra
qualche
anno
la
punta
di
diamante
della
formidabile
spinta
al
progresso
tecnologico
in
cui
già
oggi
Israele
appare
lanciata
.
Parlando
con
chiunque
,
girando
per
il
Paese
,
si
tocca
con
mano
il
progetto
di
fare
di
questo
lembo
di
terra
asiatica
un
duplicato
a
scala
nazionale
della
Silicon
Valley
californiana
,
e
proprio
a
partire
dagli
insediamenti
nei
nuovi
territori
.
Avionica
,
elettronica
,
robotica
,
bioingegneria
,
impianti
per
telecomunicazioni
già
oggi
stanno
cambiando
il
volto
di
Israele
.
Scienziati
di
molte
parti
del
mondo
si
trasferiscono
negli
avanzatissimi
centri
di
ricerca
che
il
Paese
offre
,
mentre
un
numero
sempre
maggiore
si
trasferisce
dalle
università
alle
industrie
,
che
spesso
sono
costituite
con
la
partecipazione
di
capitale
straniero
.
La
corsa
al
modello
tecnologico
avanzato
e
i
successi
già
conseguiti
diffondono
un
clima
elettrizzante
,
una
voglia
di
fare
,
di
tentare
strade
nuove
,
una
venerazione
generale
per
il
progresso
e
la
scienza
,
che
si
respirano
nell
'
aria
e
che
stanno
formando
,
almeno
in
parte
,
un
nuovo
Paese
.
Ancora
una
decina
d
'
anni
fa
Israele
appariva
come
uno
strano
incrocio
tra
l
'
Ucraina
e
il
Texas
,
tra
l
'
utopia
tolstoiana
-
egualitaria
del
sionismo
socialista
delle
origini
e
il
pragmatismo
degli
Stati
Uniti
.
Oggi
sembra
essere
rimasto
solo
il
Texas
,
l
'
americanismo
.
Ma
l
'
americanismo
israeliano
non
è
imitazione
:
nasce
dalla
storia
stessa
del
Paese
.
La
quale
lo
porta
su
vie
singolarmente
coincidenti
con
quelle
percorse
dagli
Stati
Uniti
.
È
PER
QUESTE
PROFONDE
affinità
culturali
che
Israele
oggi
può
apparire
-
come
dice
con
maligno
sottinteso
politico
la
propaganda
anti
-
israeliana
-
il
cinquantunesimo
Stato
dell
'
Unione
.
Ma
le
cose
non
stanno
così
.
È
vero
che
tutta
l
'
élite
del
Paese
parla
correttamente
l
'
inglese
e
in
buona
parte
ha
trascorso
un
periodo
di
studi
negli
Stati
Uniti
,
che
le
strade
di
Tel
Aviv
rigurgitano
di
gadget
elettronici
di
ogni
tipo
,
che
il
Jerusalem
Post
pubblica
settimanalmente
un
inserto
di
otto
pagine
tratto
dall
'
edizione
domenicale
del
New
York
Times
,
che
per
ragioni
anche
politiche
la
gente
si
sente
più
vicina
e
in
sintonia
con
gli
Usa
che
non
con
l
'
Europa
(
il
tracollo
dell
'
immagine
europea
in
Israele
meriterebbe
da
solo
un
discorso
a
parte
)
;
tutto
questo
è
vero
,
ma
assai
più
strabiliante
è
scoprire
,
per
esempio
,
in
quale
misura
il
progresso
tecnico
sia
stato
accolto
e
integrato
nella
cultura
religiosa
.
Non
solo
nelle
yeshiva
(
scuole
religiose
)
si
mettono
su
memoria
elettronica
la
Bibbia
,
il
Talmud
e
gli
altri
testi
della
tradizione
sapienziale
,
non
solo
sono
sorti
istituti
di
alta
tecnologia
che
accoppiano
lo
studio
delle
materie
scientifiche
a
quello
religioso
,
ma
molto
spesso
sono
proprio
i
kibbutz
degli
ortodossi
che
,
specialmente
per
aggirare
le
rigide
prescrizioni
sul
riposo
del
sabato
,
hanno
fatto
più
largo
posto
all
'
impiego
dell
'
elettronica
nella
vita
quotidiana
.
È
il
computer
che
provvede
ad
accendere
e
a
spegnere
la
luce
,
a
riscaldare
le
vivande
all
'
ora
giusta
.
Ma
alla
fin
fine
il
computer
,
il
progresso
tecnico
vogliono
dire
soprattutto
la
sicurezza
.
Rappresentano
nel
medio
periodo
l
'
unica
carta
su
cui
Israele
punta
per
colmare
il
divario
strategico
con
il
blocco
arabo
che
le
si
contrappone
.
Oggi
,
per
esempio
,
il
Paese
produce
nelle
sue
fabbriche
-
e
dunque
senza
dover
ricorrere
all
'
importazione
-
forse
il
miglior
carro
armato
dell
'
ultima
generazione
(
il
Merkava
)
,
un
fucile
mitragliatore
,
l
'
Uzi
,
adottato
perfino
dalla
scorta
del
presidente
degli
Stati
Uniti
,
il
Mastiff
(
o
Mini
Remotely
Piloted
Vehicle
)
,
un
gingilletto
volante
di
due
metri
e
mezzo
per
la
sorveglianza
elettronica
del
terreno
-
anch
'
esso
acquistato
in
decine
di
esemplari
dagli
Usa
-
che
si
è
rivelato
decisivo
nella
mazzata
militare
inferta
alla
Siria
in
Libano
,
nell
'
estate
del
1982
.
La
sicurezza
,
la
guerra
,
il
nemico
arabo
,
l
'
esercito
;
come
vuole
la
regola
,
volenti
o
nolenti
,
ogni
volta
che
si
parla
di
Israele
non
si
può
evitare
di
arrivarci
.
Ma
,
sempre
come
vuole
la
regola
,
ci
si
accorge
che
tutto
è
stato
già
detto
,
che
ben
poco
,
anzi
nulla
,
c
'
è
da
aggiungere
ai
dati
conosciutissimi
del
problema
.
Solo
che
molte
cose
cambiano
se
da
problema
politico
-
militare
,
da
questione
di
cancellerie
e
di
Stati
maggiori
,
i
dati
divengono
,
sia
pure
in
minima
parte
,
un
frammento
di
esperienza
.
UN
EUROPEO
CHE
VA
in
Israele
,
prima
e
più
che
con
il
fatto
politico
che
ogni
guerra
,
anche
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
rappresenta
,
è
costretto
a
misurarsi
con
ciò
che
la
guerra
è
,
con
ciò
che
la
guerra
significa
di
profondamente
,
di
drammaticamente
vero
e
ineludibile
nelle
vicende
umane
.
È
costretto
a
misurarsi
con
la
sua
terribile
moralità
.
Tsahal
,
l
'
esercito
israeliano
,
questa
pupilla
della
nazione
,
autentico
diamante
affilato
nel
diadema
di
Sion
,
gli
offre
l
'
immagine
di
un
tale
senso
di
appartenenza
,
di
un
tale
spirito
di
sacrificio
e
di
determinazione
,
di
competenza
tecnica
e
insieme
di
genialità
improvvisatrice
,
da
lasciarlo
comunque
stupito
e
ammirato
.
Non
è
l
'
ammirazione
per
un
esercito
che
ha
sempre
avuto
la
meglio
,
non
si
tratta
di
una
forma
di
vile
simpatia
per
il
vincitore
.
Niente
affatto
.
L
'
ammirazione
nasce
da
ben
altro
:
è
l
'
ammirazione
e
lo
stupore
per
un
esercito
-
popolo
che
visibilmente
,
per
segni
inequivocabili
,
è
pronto
in
ogni
momento
a
farsi
uccidere
fino
all
'
ultimo
uomo
,
a
morire
in
una
comunione
di
valori
che
non
teme
incrinature
.
Alzi
la
mano
chi
in
caso
di
pericolo
-
di
pericolo
vero
,
intendo
,
quando
si
trattasse
della
vita
e
della
morte
-
non
desidererebbe
avere
lo
scudo
di
Tsahal
.
E
così
chi
viene
dall
'
Europa
,
se
non
ha
paura
di
guardare
in
faccia
ai
fatti
e
di
chiamarli
con
il
loro
nome
,
deve
ammettere
di
essere
piano
piano
attraversato
da
una
sensazione
sottile
di
rimpianto
e
di
vergogna
.
Rimpianto
e
vergogna
per
aver
perduto
,
anzi
per
non
sapere
più
neppure
cosa
sia
,
la
dimensione
della
lotta
,
del
sacrificio
,
dell
'
unione
morale
di
una
società
.
Naturalmente
è
facile
riacquistare
la
propria
virtuosa
tranquillità
e
scoccare
sui
soldati
d
'
Israele
l
'
accusa
di
essere
una
massa
di
fascistoidi
inebriati
di
potenza
;
del
resto
non
è
forse
vero
che
loro
mostrano
chiaramente
di
guardare
a
noi
europei
come
a
una
massa
di
vigliacchi
,
pronti
a
buttarci
in
ginocchio
davanti
a
un
barile
di
petrolio
e
all
'
imperatore
di
tutte
le
Russie
?
Eppure
è
proprio
a
questi
europei
smidollati
e
imbelli
che
il
guerriero
di
Tsahal
-
per
i
vincoli
misteriosi
che
legano
i
popoli
e
le
culture
-
sente
il
bisogno
di
rivolgersi
in
qualcosa
che
a
tratti
hail
sapore
di
una
richiesta
di
assoluzione
:
«
Certo
che
siamo
dei
cattivi
occupanti
,
ma
quando
mai
se
ne
sono
visti
di
buoni
sulla
faccia
della
Terra
?
Ogni
occupante
è
un
cattivo
occupante
per
definizione
.
Ma
quale
altra
occupazione
militare
nella
storia
è
stata
sottoposta
,
in
ogni
suo
atto
,
come
la
nostra
,
al
vaglio
,
alla
censura
e
,
se
del
caso
,
alla
punizione
della
Corte
suprema
,
cioè
di
uno
degli
organi
di
giustizia
più
imparziali
del
mondo
?
Certo
,
sul
nostro
onore
pesa
la
macchia
di
Sabra
e
Chatila
,
ma
in
quale
altro
Paese
del
mondo
600mila
persone
si
sarebbero
rovesciate
in
piazza
per
reclamare
giustizia
?
E
in
quale
altro
Paese
l
'
avrebbero
ottenuta
grazie
a
una
Commissione
d
'
inchiesta
che
non
ha
guardato
in
faccia
nessuno
?
A
prezzo
di
molte
cose
,
sulla
nostra
pelle
,
abbiamo
dimostrato
di
voler
essere
fedeli
ai
valori
dell
'
Occidente
,
di
saperli
mantenere
.
Noi
,
non
voi
,
non
il
resto
del
mondo
,
abbiamo
cercato
la
verità
,
abbiamo
fatto
giustizia
.
Noi
non
siamo
come
gli
arabi
;
mai
,
mai
diventeremo
come
gli
arabi
.
Ma
voi
non
immaginate
neppure
cosa
significhi
vivere
,
dover
sopravvivere
qui
,
nel
Medio
Oriente
»
.
StampaPeriodica ,
Nurit
,
sua
moglie
,
ha
mandato
i
bambini
da
qualcuno
:
forse
non
vuole
che
ascoltino
.
Gli
occhi
di
Rami
,
nerissimi
,
sono
grandi
e
tristi
.
Lui
il
giorno
del
quarantesimo
anniversario
della
proclamazione
dello
Stato
d
'
Israele
lo
passerà
in
galera
o
,
se
sarà
fortunato
,
a
pulire
i
cessi
della
sua
caserma
.
«
Ma
là
non
ci
torno
»
,
mormora
.
«
Non
ci
torno
più
»
.
Sergente
della
riserva
,
35
anni
,
professione
catering
,
Rami
è
appena
rientrato
da
un
burrascoso
colloquio
con
il
comandante
del
reparto
.
«
Gli
ho
detto
che
stiamo
sprofondando
nel
fango
»
,
racconta
.
«
Io
ho
già
fatto
il
servizio
di
leva
nei
Territori
,
poi
ci
sono
tornato
altre
volte
,
l
'
ultima
a
Gaza
.
Mi
sono
sentito
un
occupante
»
.
Cita
Lev
Tolstoj
,
il
grande
esercito
napoleonico
che
diventa
manipolo
di
banditi
.
«
Sono
nato
e
cresciuto
in
Cile
,
non
userò
il
manganello
»
.
Il
4
di
ijar
(
che
,
secondo
il
calendario
lunare
ebraico
,
quest
'
anno
cade
il
21
aprile
)
Rami
non
farà
festa
,
non
ballerà
per
le
strade
con
gli
amici
.
Però
ripenserà
alle
parole
che
pronunciò
un
giorno
David
Ben
Gurion
:
«
Israele
sarà
una
luce
in
mezzo
alle
altre
nazioni
»
.
Un
gesto
quello
di
Rami
che
è
,
e
vuole
rimanere
,
atto
individuale
,
scelta
morale
.
Qualcosa
che
non
è
direttamente
collegato
alle
analoghe
proteste
del
movimento
Yesh
Gvul
(
C
'
è
un
limite
)
,
quello
che
organizza
il
rifiuto
dei
soldati
a
pattugliare
e
a
reprimere
i
villaggi
della
Cisgiordania
o
a
imporre
a
ogni
costo
il
coprifuoco
nei
campi
profughi
di
Gaza
.
E
non
c
'
entra
neppure
con
quei
2mila
ufficiali
che
hanno
appena
scritto
a
Yitzhak
Shamir
facendo
pressione
perché
non
usi
solo
la
parola
"
no
"
.
Certo
,
anche
Rami
e
sua
moglie
vanno
alle
manifestazioni
di
Shalom
Achshav
(
Pace
adesso
)
e
tifano
per
i
37
gruppi
pacifisti
operanti
nel
loro
Paese
,
l
'
unico
democratico
dell
'
intera
regione
.
Per
Rami
è
una
cosa
che
viene
da
dentro
(
ma
queste
storie
si
somigliano
tutte
)
:
«
Amo
il
mio
Stato
,
rispetto
troppo
il
mio
esercito
per
seguirlo
in
una
strada
cieca
che
va
contro
la
storia
.
Noi
oggi
stiamo
facendo
ai
palestinesi
ciò
che
loro
,
gli
arabi
,
hanno
fatto
a
noi
proprio
quarant
'
anni
or
sono
»
.
La
pensa
così
,
ma
da
religioso
,
anche
Yehezkel
Landau
,
attivista
di
Oz
ve
Shalom
(
Coraggio
e
pace
)
.
Loro
sono
i
pii
per
cui
«
sacrificare
Hebron
e
la
Tomba
dei
Patriarchi
è
come
amputarsi
un
pezzo
di
corpo
»
.
Ma
è
un
sacrificio
che
va
fatto
poiché
,
come
spiega
Landau
«
è
meglio
arrivare
a
un
compromesso
sui
Territori
,
mantenendo
integra
la
morale
,
piuttosto
che
tenere
i
Territori
,
ma
compromettere
i
valori
religiosi
e
ideali
»
.
Israele
celebra
il
suo
quarantesimo
compleanno
,
e
appare
infelice
,
diviso
,
esausto
.
Le
immense
energie
e
l
'
idealismo
della
nascita
hanno
lasciato
il
posto
alle
disillusioni
dell
'
età
matura
.
La
ribellione
dei
palestinesi
,
l
'
intifadeh
(
Intifada
)
,
dura
ormai
dai
primi
di
dicembre
,
i
morti
sono
oltre
150
,
centinaia
i
feriti
,
migliaia
gli
arrestati
.
Le
scene
che
la
televisione
porta
ogni
sera
nelle
case
non
hanno
bisogno
di
commenti
.
Rabbia
,
sgomento
,
dolore
e
paura
regnano
quasi
incontrastati
.
E
anche
se
può
apparire
assurdo
regnano
incontrastati
da
ambedue
le
parti
.
Il
clima
non
è
poi
così
diverso
da
come
gli
anziani
ricordano
gli
orrori
del
passato
.
Gli
ebrei
raccontano
il
pogrom
di
Hebron
quando
,
nel
1929
,
gli
arabi
misero
in
atto
un
'
altra
sommossa
e
massacrarono
66
"
giudei
"
,
profanarono
le
sinagoghe
,
distrussero
l
'
ospedale
arabo
ebraico
.
Ricordano
i
133
trucidati
al
Muro
del
Pianto
,
e
quelli
del
monte
Scopus
,
e
gli
altri
innumerevoli
loro
lutti
.
Gli
arabi
ancora
tremano
al
sentire
i
nomi
dell
'
Irgun
e
della
banda
Stern
,
due
gruppi
minoritari
,
ma
potenti
,
dell
'
estremismo
sionista
,
che
si
macchiarono
della
morte
di
civili
sia
arabi
sia
inglesi
.
Fu
proprio
l
'
Irgun
dell
'
ex
premier
Menachem
Begin
a
far
saltare
il
quartier
generale
britannico
al
King
David
e
a
compiere
,
nell
'
aprile
del
1948
,
la
strage
di
Deir
Yassin
.
Eppure
il
grosso
del
movimento
sionista
non
cercava
davvero
la
guerra
.
Erano
circa
150mila
gli
ebrei
giunti
in
Palestina
a
cavallo
fra
i
due
secoli
e
fino
agli
anni
Venti
.
Venivano
dai
pogrom
zaristi
,
dall
'
intolleranza
dell
'
Europa
cattolica
,
sospinti
dalle
teorie
di
Theodor
Herzl
.
Erano
in
gran
parte
collettivisti
,
socialisti
,
sicuri
di
realizzare
un
domani
migliore
per
sé
e
per
i
fellah
sfruttati
come
nel
Medioevo
attraverso
l
'
agricoltura
dei
kibbutz
e
dei
moshav
.
Comperavano
a
caro
prezzo
pezzi
di
deserto
che
avrebbero
poi
fatto
fiorire
.
Sognavano
l
'
uomo
nuovo
:
maniche
di
camicia
,
niente
formalismi
,
tanto
lavoro
.
E
,
in
parte
,
quel
sogno
lo
realizzarono
.
Israele
nacque
così
,
a
mezzanotte
in
punto
fra
il
14
e
il
15
maggio
del
1948
.
Nell
'
odio
e
nella
speranza
.
L
'
ebreo
palestinese
da
generazioni
cantò
il
suo
inno
,
Hatikvah
,
assieme
ai
fratelli
sopravvissuti
allo
sterminio
,
a
quelli
che
,
sfidando
gli
inglesi
,
avevano
raggiunto
la
Terra
Promessa
attraverso
mille
epopee
simili
a
quella
della
nave
Exodus
.
Ma
il
programma
sionista
"
una
terra
senza
popolo
per
un
popolo
senza
terra
"
s
'
infranse
immediatamente
contro
il
grande
rifiuto
arabo
.
E
contro
la
realtà
.
La
Palestina
non
era
una
landa
disabitata
e
lo
Stato
ebraico
dovette
vivere
in
guerra
perenne
fin
dal
primo
giorno
.
Per
difendere
un
diritto
alla
vita
sancito
dall
'
Onu
e
immediatamente
appoggiato
dalla
Russia
di
Iosif
Stalin
come
dall
'
America
di
Harry
Truman
.
Tuttavia
il
sogno
s
'
avverava
,
pieno
di
utopia
.
Un
sogno
in
cui
la
storia
,
la
religione
,
l
'
ideale
politico
,
i
valori
morali
,
tutto
aveva
un
senso
.
Eccetto
la
geografia
.
Un
'
altra
collettività
veniva
parzialmente
dispersa
,
quella
arabo
-
palestinese
.
Le
ragioni
della
storia
,
in
Medio
Oriente
,
hanno
i
medesimi
colori
di
quella
natura
:
il
beige
e
il
grigio
.
Non
esistono
verità
assolute
,
e
come
nella
Bibbia
i
buoni
diventano
spesso
cattivi
e
i
cattivi
possono
anche
tornare
buoni
.
Così
il
cuore
di
questo
conflitto
,
a
quarant
'
anni
dal
suo
insorgere
,
è
e
resta
lo
scontro
fra
due
popoli
,
due
comunità
,
due
nazioni
.
Bene
lo
sanno
i
ricercatori
dell
'
Istituto
Van
Leer
di
Gerusalemme
che
,
dopo
aver
messo
in
piedi
un
programma
educativo
per
migliorare
i
rapporti
fra
arabi
e
israeliani
,
fra
musulmani
ed
ebrei
,
debbono
constatare
che
"
arabo
"
suscita
negli
scolari
israeliani
associazioni
con
le
parole
"
sporco
"
,
"
puzzolente
"
,
"
nemico
"
,
"
terrorista
"
.
E
per
gli
adolescenti
arabi
"
israeliano
"
è
uguale
a
"
soldato
crudele
"
,
mentre
per
gli
adulti
vuol
dire
"
nazista
"
.
Meglio
di
ogni
statistica
aiuta
a
capire
come
stanno
le
cose
,
nel
profondo
,
l
'
esperienza
di
una
psicologa
,
Thaila
Blumenthal
:
una
bambina
ebrea
che
vive
vicino
a
Beersheva
,
sogna
un
autobus
attaccato
da
commando
palestinesi
assetati
di
sangue
,
e
intanto
una
dodicenne
musulmana
sogna
soldati
di
Tsahal
che
,
di
notte
,
spalancano
la
porta
di
casa
e
sparano
sui
suoi
parenti
.
«
Fino
al
1967
gli
arabi
che
erano
rimasti
con
noi
dopo
il
1948
non
erano
influenzati
dalle
ideologie
panarabe
,
il
loro
modello
di
riferimento
era
,
più
o
meno
,
la
società
israeliana
in
cui
avevano
trovato
un
posto
per
studiare
e
lavorare
»
,
spiega
Moshe
Lissak
,
sociologo
,
uno
degli
intellettuali
più
stimati
in
Israele
.
«
Poi
il
contatto
con
la
realtà
arretratissima
dei
fratelli
giordani
della
West
Bank
ha
sconvolto
ogni
regola
.
Dopo
l
'
invasione
del
Libano
,
nel
1982
,
la
disgregazione
s
'
è
fatta
quasi
totale
.
Perché
dopo
il
Libano
?
Ma
perché
allora
s
'
è
innalzata
la
bandiera
di
Ariel
Sharon
,
della
distruzione
sì
delle
basi
terroristiche
dell
'
Olp
,
ma
anche
degli
spiragli
di
dialogo
con
la
controparte
moderata
»
.
I
nati
in
Eretz
Israel
sono
chiamati
sabra
,
che
vuol
dire
fico
d
'
India
:
spinosi
fuori
,
ma
dolci
dentro
.
Il
fatto
è
che
,
a
forza
di
vivere
in
attesa
di
un
'
apocalisse
sempre
in
agguato
,
le
spine
si
sono
fatte
più
pungenti
.
L
'
età
,
da
queste
parti
,
può
essere
un
dramma
.
Perché
i
ragazzi
palestinesi
che
oggi
lanciano
pietre
,
coltelli
e
bombe
molotov
in
nome
del
proprio
diritto
all
'
autodeterminazione
lo
fanno
senza
conoscere
,
né
aver
vissuto
,
le
vicende
di
un
passato
prossimo
ancora
vicinissimo
.
E
quelle
pietre
le
tirano
a
ragazzi
in
divisa
che
talvolta
si
abbrutiscono
e
che
,
a
loro
volta
,
non
sanno
.
Non
sanno
.
Perché
non
erano
ancora
nati
nel
1967
o
erano
troppo
piccoli
per
accorgersi
dell
'
ennesima
guerra
minacciata
e
voluta
dai
governi
dei
Paesi
arabi
contro
Israele
.
Battaglia
dopo
battaglia
,
fu
allora
che
Gerusalemme
conquistò
Gaza
,
Cisgiordania
e
Sinai
.
La
chiamarono
la
Guerra
dei
sei
giorni
.
Furono
quei
primi
giorni
di
giugno
i
momenti
del
grande
trionfo
e
,
insieme
,
l
'
inizio
del
pantano
in
cui
adesso
il
Paese
rischia
di
rimanere
incastrato
.
Nel
1956
avevano
imparato
la
lezione
:
mai
più
avrebbero
restituito
qualcosa
conquistato
in
un
'
azione
di
autodifesa
senza
ricevere
qualcos
'
altro
in
cambio
.
E
questa
volta
l
'
autodifesa
aveva
portato
i
tank
con
la
stella
di
Davide
a
Gaza
e
al
Sinai
verso
sud
,
all
'
intera
riva
occidentale
del
Giordano
e
alle
alture
del
Golan
verso
nord
.
Dopo
2mila
anni
di
ghetto
,
di
sofferenze
e
di
Talmud
gli
ebrei
avevano
finito
d
'
interpretare
la
parte
del
perdente
.
In
quei
giorni
,
Sari
Nusseibeh
era
studente
a
Oxford
.
Oggi
,
insegna
all
'
università
palestinese
di
Birzeit
,
una
delle
cinque
sorte
in
Cisgiordania
dopo
l
'
occupazione
.
Nusseibeh
è
considerato
un
supporter
dell
'
Olp
,
è
uno
di
quei
15
che
hanno
recentemente
rifiutato
d
'
incontrarsi
con
George
Shultz
.
Con
uomini
come
lui
prima
o
poi
i
dirigenti
israeliani
si
troveranno
seduti
al
tavolo
delle
trattative
.
Nel
1967
,
dunque
,
il
giovane
studente
era
in
Inghilterra
.
«
Seppi
della
caduta
di
Gerusalemme
Est
»
,
racconta
.
«
La
famiglia
di
mio
padre
abitava
là
dal
1200»
.
E
continua
:
«
Io
sono
cresciuto
pensando
a
Israele
come
a
un
'
entità
imposta
sulla
terra
dei
miei
avi
,
un
'
entità
in
netta
antitesi
con
il
mio
essere
uomo
e
nazione
»
.
Sari
Nusseibeh
,
in
quell
'
autunno
del
1967
,
dovette
rivolgersi
,
per
la
prima
volta
in
vita
sua
,
a
un
'
ambasciata
israeliana
per
il
visto
d
'
entrata
all
'
aeroporto
di
Lod
.
«
Avevo
tanto
sentito
parlare
di
Lod
e
della
vicina
Ramla
,
la
famiglia
di
mia
madre
aveva
posseduto
parecchie
terre
laggiù
»
,
ricorda
.
«
Era
davvero
strano
,
da
una
parte
atterravo
a
casa
mia
,
dall
'
altra
a
casa
del
mio
nemico
.
Fu
per
questo
sentimento
di
stranezza
che
mi
misi
a
girare
lo
Stato
ebraico
,
per
conoscerlo
,
per
capire
.
Prima
del
1948
per
gli
ebrei
non
avevamo
certo
simpatia
,
ma
si
conviveva
.
Dopo
la
proclamazione
dello
Stato
tutti
diventarono
nemici
.
C
'
è
voluto
un
po
'
per
rendermi
conto
che
la
realtà
era
più
sfaccettata
,
piena
di
colori
diversi
.
Ci
sono
ebrei
ed
ebrei
,
israeliani
e
israeliani
,
politiche
differenti
,
uomini
più
umani
di
altri
»
.
Ma
fra
un
agguato
ai
gipponi
di
Tsahal
e
un
palestinese
che
cade
a
terra
colpito
da
un
colpo
di
fucile
,
l
'
antico
odio
,
totale
e
assoluto
,
riprende
fiato
.
E
il
poeta
Mahmud
Darwish
,
dirigente
dell
'
Olp
,
proprio
ora
scrive
:
«
Andatevene
dalla
nostra
terra
,
andatevene
tutti
,
e
portate
via
anche
i
vostri
morti
»
.
«
C
'
è
l
'
emozione
dirompente
,
vorrei
dire
bruta
,
e
c
'
è
la
ragione
»
,
dice
Nusseibeh
.
«
Quando
guardo
la
mia
gente
,
i
cadaveri
,
anch
'
io
prenderei
in
mano
una
pietra
e
andrei
in
strada
con
i
ragazzi
.
Ma
poi
penso
che
si
deve
giungere
a
un
compromesso
.
Sta
nel
compromesso
il
futuro
del
nostro
Stato
così
come
la
pace
e
la
sicurezza
per
Israele
»
.
Tutt
'
intorno
,
nulla
fa
prevedere
che
a
questa
ragionevolezza
si
stia
per
arrivare
.
Ma
il
professore
palestinese
ci
spera
:
«
Io
credo
nei
miracoli
,
questa
è
sempre
stata
una
terra
di
miracoli
»
.
Anche
Moshe
Dayan
,
21
anni
fa
,
credeva
a
qualcosa
di
miracoloso
.
Era
convinto
che
si
sarebbe
rapidamente
arrivati
a
un
negoziato
:
buona
parte
delle
conquiste
in
cambio
di
pace
e
frontiere
sicure
.
Ricevette
,
invece
,
secchi
rifiuti
e
nuove
guerre
.
Solamente
dieci
anni
più
tardi
,
nel
1977
,
Anwar
al
-
Sadat
cambiò
la
storia
e
,
con
enorme
coraggio
,
volò
a
Gerusalemme
per
aprire
quella
trattativa
che
avrebbe
portato
alla
firma
di
Camp
David
.
Sadat
pagò
con
la
vita
il
suo
riconoscimento
dei
diritti
dello
Stato
ebraico
.
Gli
egiziani
,
però
,
riottennero
il
Sinai
.
Gli
israeliani
,
invece
,
videro
rafforzarsi
la
destra
di
Menachem
Begin
,
il
Likud
guadagnare
voti
,
la
politica
del
dialogo
arretrare
sotto
i
colpi
dell
'
invasione
del
Libano
e
degli
insediamenti
in
Cisgiordania
,
alla
ricerca
della
biblica
Grande
Israele
.
E
oggi
i
fans
di
Yitzhak
Shamir
accolgono
il
segretario
di
Stato
americano
,
George
Shultz
,
facendogli
trovare
davanti
all
'
albergo
un
gigantesco
pupazzone
raffigurante
Yasser
Arafat
che
ride
:
"
Welcome
George
"
.
Intorno
sostano
,
giorno
e
notte
,
coloro
che
non
vogliono
scordare
l
'
elenco
dei
crimini
commessi
dall
'
Olp
.
I
coloni
chiedono
il
pugno
di
ferro
contro
l
'
intifadeh
,
accusano
l
'
esercito
di
mollezza
,
ipotizzano
l
'
espulsione
definitiva
della
popolazione
araba
dalla
West
Bank
.
Prendono
a
calci
le
automobili
dei
giornalisti
,
gridando
:
«
Voi
laici
siete
la
merda
di
questo
Paese
»
.
I
coloni
stanno
in
alto
,
in
cima
alle
colline
.
I
loro
insediamenti
hanno
i
tetti
rossi
e
qualche
torretta
di
guardia
.
Quasi
70mila
in
15
anni
,
a
contrastare
un
milione
di
arabi
.
L
'
insediamento
di
Tkoa
non
ha
fortificazioni
.
I
suoi
abitanti
prendono
forza
dal
monte
Herodion
,
che
è
lì
a
due
passi
.
Anche
il
vicino
villaggio
di
pastori
arabi
si
chiama
Tkoa
.
«
Da
qui
non
ce
ne
andremo
davvero
»
,
assicura
Edoardo
Recanati
,
uno
dei
pilastri
dell
'
insediamento
.
«
Vedete
là
,
in
cima
a
quella
collina
artificiale
,
all
'
Herodion
?
In
quel
fortilizio
erodiano
i
giudei
si
ribellarono
a
Roma
,
la
rivolta
durò
anni
.
Morirono
quasi
tutti
,
ma
non
si
arresero
»
.
L
'
abitato
accoglie
86
famiglie
,
400
persone
di
25
nazionalità
diverse
.
Sono
del
Gush
Emunim
(
Blocco
dei
fedeli
)
.
Casette
prefabbricate
,
molte
con
il
gancio
sul
tetto
(
imposto
agli
inizi
,
nel
1977
,
dal
governo
)
per
poter
essere
facilmente
trasportate
altrove
in
caso
di
evacuazione
.
Recanati
ha
53
anni
e
sette
figli
.
In
Italia
ha
fatto
l
'
avvocato
e
il
manager
,
non
era
religioso
né
osservante
.
Veniva
ogni
tanto
in
Israele
,
per
lavoro
e
per
trovare
qualche
parente
.
«
Un
giorno
,
all
'
aeroporto
di
Lod
,
ho
capito
che
non
stavo
tornando
a
casa
,
a
Roma
,
ma
andandomene
da
casa
,
da
qui
»
,
dice
.
«
Abbandonare
oggi
?
Non
ci
pensiamo
neppure
.
Guarda
là
,
stanno
piantando
una
nuova
vite
.
Se
l
'
esercito
venisse
a
dirmi
di
sloggiare
resisterei
con
ogni
mezzo
,
non
sparerei
soltanto
perché
nella
pattuglia
ci
potrebbe
essere
mio
figlio
»
.
Non
odia
gli
arabi
e
certo
non
li
ama
:
«
Io
non
dico
a
loro
che
non
possono
star
qui
,
ma
loro
lo
dicono
a
me
.
Scherziamo
?
I
giudei
non
possono
vivere
in
Giudea
?
»
.
A
Tkoa
tutti
raccontano
di
David
Rosenfeld
,
uno
di
loro
:
faceva
il
guardiano
all
'
Herodion
,
un
giorno
un
palestinese
di
queste
parti
lo
ammazzò
a
coltellate
.
Era
il
1982
.
I
parenti
dell
'
omicida
lo
consegnarono
ai
militari
.
Dopo
la
guerra
del
Libano
venne
liberato
:
lui
e
altri
1.149
,
in
cambio
di
tre
soldati
di
Tsahal
.
«
Gli
abbiamo
detto
che
non
lo
volevamo
più
in
giro
,
non
ha
seguito
il
consiglio
»
,
raccontano
.
«
Una
notte
gli
abbiamo
tagliato
il
cane
a
fette
.
Il
giorno
dopo
è
partito
»
.
Per
le
stradine
di
Tkoa
(
sembrano
quelle
di
un
villaggetto
piccolo
borghese
alla
periferia
di
una
nostra
metropoli
)
gira
una
coppia
di
francesi
,
giovanissimi
,
con
un
bambino
in
carrozzella
e
un
altro
che
sgambetta
appena
.
Si
stanno
guardando
intorno
.
Sono
indecisi
fra
qui
e
Kiryat
Arba
,
uno
degli
insediamenti
più
"
duri
"
,
poco
lontano
da
Hebron
.
A
loro
non
importa
se
prima
di
uscire
in
automobile
si
deve
avvertire
una
centrale
radio
che
collega
i
coloni
,
se
in
casa
è
appeso
il
mitra
.
Viene
in
mente
Amos
Oz
e
il
suo
In
the
Land
of
Israel
.
Anche
lui
è
stato
qui
per
una
giornata
.
E
scrive
:
«
Sono
spaventato
.
Letteralmente
,
ho
paura
.
Altri
,
apparentemente
,
no
.
O
forse
la
loro
è
una
paura
di
natura
completamente
diversa
»
.
Di
fronte
a
tutto
questo
la
leadership
israeliana
appare
immobile
,
priva
di
fantasia
,
schiacciata
in
una
coalizione
di
unità
nazionale
che
attende
solo
le
elezioni
d
'
autunno
per
decretare
la
propria
morte
.
L
'
opinione
pubblica
è
spaccata
verticalmente
.
Entrambi
gli
schieramenti
hanno
perso
quasi
ogni
fiducia
nella
convivenza
,
ma
auspicano
soluzioni
opposte
:
il
Grande
Israele
contro
la
conferenza
internazionale
di
pace
.
Alcuni
credono
in
un
ruolo
delle
superpotenze
,
altri
le
vedono
come
una
versione
moderna
di
Satana
.
Se
non
si
arriverà
alla
pace
il
futuro
è
già
scritto
:
nel
2010
Israele
non
sarà
più
uno
Stato
ebraico
,
questione
di
nascite
.
Oppure
vigerà
un
apartheid
ferreo
tipo
Sudafrica
.
Qualcuno
si
domanda
,
angosciato
,
se
il
Paese
non
abbia
perso
la
via
.
Qualcuno
è
convinto
che
a
ferire
Israele
non
siano
tanto
i
sassi
,
quanto
le
proprie
delusioni
.
In
mezzo
,
un
'
immensa
marea
di
gente
che
vota
per
l
'
ordine
,
senza
pensarci
tanto
.
Sono
per
lo
più
sefarditi
,
gli
ebrei
originari
del
Nord
Africa
e
del
Medio
Oriente
,
cacciati
da
Paesi
musulmani
che
li
hanno
perseguitati
,
uccisi
e
umiliati
.
Se
ne
incontrano
moltissimi
a
Ein
Hemed
,
alla
festa
degli
immigrati
dall
'
Iran
e
dal
Kurdistan
.
Cantano
,
ballano
,
mangiano
,
giocano
a
dama
.
Uguali
agli
arabi
,
e
proprio
perché
uguali
tanto
nemici
.
Sono
i
ceti
più
popolari
,
quelli
che
comprano
le
cassette
di
Chaim
Moshe
,
un
cantante
di
famiglia
yemenita
.
La
sua
musica
è
orientale
,
piace
molto
pure
agli
arabi
che
lo
gettonano
in
abbondanza
.
Arriva
sulla
sua
Bmw
nera
con
radiotelefono
.
Nel
quartiere
dove
abita
,
alla
periferia
di
Tel
Aviv
,
la
gente
lo
festeggia
per
la
strada
.
Le
sue
canzoni
parlano
d
'
amore
,
di
felicità
,
di
buoni
sentimenti
.
Non
c
'
è
mai
la
parola
pace
.
«
Io
canto
per
tutti
,
vecchi
e
bambini
,
arabi
e
israeliani
,
non
faccio
politica
»
,
è
la
risposta
stizzita
.
Dopo
40
anni
la
realtà
è
che
tutti
si
dovranno
accontentare
di
qualcosa
di
meno
dei
propri
sogni
.
Tutti
,
prima
o
poi
,
dovranno
fidarsi
.
D
'
altronde
questa
è
una
storia
di
paradossi
:
se
nel
1948
gli
Stati
arabi
avessero
accettato
la
spartizione
dell
'
Onu
,
oggi
i
palestinesi
avrebbero
la
terra
che
vogliono
.
E
Israele
non
si
lascerebbe
dietro
una
scia
di
violenza
che
lo
disgusta
.
Ma
per
l
'
Europa
e
l
'
Occidente
questa
è
senz
'
altro
una
situazione
difficile
da
capire
.
Sullo
sfondo
lo
spettro
di
due
integralismi
altrettanto
pericolosi
,
quello
islamico
e
quello
dei
coloni
dell
'
ultradestra
.
Tutt
'
intorno
uno
Stato
giovanissimo
e
insieme
antico
.
Ha
scritto
qualche
anno
fa
il
non
ebreo
Friedrich
Diirrenmatt
:
«
La
difficoltà
di
prendere
posizione
per
Israele
oggi
e
l
'
isolamento
in
cui
è
caduto
hanno
diverse
ragioni
.
Dopo
la
Seconda
guerra
mondiale
ci
si
vergognava
di
essere
antisemiti
,
con
orgoglio
dopo
la
Guerra
dei
sei
giorni
si
diventò
filosemiti
,
e
ora
,
con
sollievo
,
si
osa
essere
antisionisti
»
.
Senza
voler
comprendere
che
il
sionismo
è
,
ed
è
sempre
stato
,
un
insieme
di
mille
ideali
,
di
mille
sentimenti
,
cose
diverse
.
«
Deluso
?
Non
so
se
è
la
parola
giusta
»
,
dice
Rami
,
quello
che
passerà
Yom
Azmauth
,
la
festa
dei
40
,
in
galera
.
«
Preoccupato
sì
.
Siamo
stanchi
,
noi
e
loro
,
stanchi
di
odio
»
.