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LA RAZZA BIANCA MUORE? ( G.C. , 1934 )
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Otto anni fa il Duce ha rivelato e imposto all ' attenzione pubblica il problema demografico ; da otto anni Egli combatte energicamente , e si può dire quotidiana - mente , una strenua battaglia per l ' incremento delle razze , smantellando pregiudizi e stolide dottrine , smascherando errori ed egoismi che minacciano l ' esistenza dei popoli ... Non è nuovo il problema , ma spetta al Duce il merito d ' averlo risollevato , mentre i valori spirituali scemati e l ' individualismo imperante nelle nazioni di più raffinata civiltà , isteriliscono ognor più le fonti della procreazione e fanno dell ' individuo il nemico della specie . Nessun codice positivo condanna la limitazione volontaria delle nascite e v ' è anzi una dottrina a pretese moralistiche la dottrina di quel Malthus , scrive il Duce nel suo ultimo articolo , che " non doveva credere eccessivamente alle sue troppo catastrofiche e cervellotiche previsioni e lo dimostra il fatto che egli ebbe ben quattordici figli " v ' è una dottrina che la giustifica ; ma la dottrina è passata di moda ed oggi or - mai , di fronte alle conseguenze che dovunque sono gravi e minacciose , la limitazione delle nascite appare un delitto contro la specie umana e contro quella ci - viltà che con essa si pretenderebbe difendere e portare ad un livello essenziale ... Mussolini , unico fra gli uomini di Stato , ha veduto il pericolo e coraggiosamente lo addita ai popoli d ' alta civiltà . Per l ' Italia , come per gli altri paesi abitati da gente di razza bianca Egli ha scritto nel recente articolo apparso sui giornali dell " ' Universal Service " è una questione di vita o di morte . " Si tratta di sapere se davanti al progredire in numero ed espansione delle razze gialle e nere , la ci - viltà dell ' uomo bianco è destinata a sparire . " Conclusione ben grave , che però non è apparsa esagerata a nessuno , e tanto me - no alla Francia cui lo scritto era particolarmente rivolto , e che con i commenti dei suoi giornali ha dimostrato d ' intendere il nobilissimo significato dell ' avvertimento del Duce , amichevole richiamo a un dovere e ad una necessità europea . Cosí , mentre in Germania imperversa una minacciosa dottrina razzista che pretenderebbe di imporre al mondo la domi - nazione dei crani dolicocefali e degli oc - chi azzurri eletti da non si sa qual privilegio divino , da Roma parte un ' alta parola europea e universale : se le nazioni vogliono essere libere e indipendenti , ammonisce Mussolini , devono creare dei figli , alimentare perennemente la propria giovinezza , essere forti di numero e fisicamente e moralmente sane . Ed ecco un ' altra allarmante manifestazione di quell ' imperialismo italiano che provoca tante irritate e mordenti scompostezze nei giganti di Berlino ...
LA STIRPE, FORZA DELLE RIVOLUZIONI ( CHILANTI FELICE , 1934 )
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Il Fascismo ha tributato per bocca del suo Duce il grande premio al popolo delle rivoluzioni . Tutte le masse rivoluzionarie del mondo moderno hanno trovato la loro forza nella stirpe ed i loro avversari nei violatori della stirpe . Di questa verità la storia dell ' ultimo secolo di vita italiana è il più chiaro esempio perché la stirpe nostra è la più genuina e la più forte . Se noi guardiamo alla prima internazionale troviamo che il primo paese a staccarsi dal blocco anglo - tedesco cui parzialmente aderivano tutti i paesi europei , Francia e Spagna comprese e varie nazioni americane , fu proprio l ' Italia . Quel buon diavolaccio di Bakunin aveva un bel gridare agli amici di Marx ed Engels che l ' Italia in realtà faceva parte della internazionale ; Engels cercò invano un pied - à - terre a Lodi , chiedendo per il socialismo italiano fondi ai compagni d ' oltreoceano ; dopo pochi mesi di movimento separatista Bakunin stesso fu coinvolto nella potenza della stirpe che innanzi tutto chiedeva una sua civiltà . E ' questo un fenomeno molto significativo . Gli interessi economici del lavoro erano comuni a tutti i popoli ; in nome di questa comunità il materialista Marx minava l ' integrità delle nazioni . Ma il popolo , la potenza integrale , la sintesi di tutte le forze , non chiedeva soltanto pane e riposo ; la sua forza contro le ingiustizie sociali era in sostanza vivificata dai motivi interiori che esso non conosceva ma da cui era fatalmente guidato che si riassumono nella stirpe . La sete di tutta una civiltà nuova , aderente alle esigenze insopprimibili di queste fondamenta spirituali ed eterne , mosse i socialisti italiani a staccarsi dalla prima internazionale . Se si considerano le rivoluzioni di popolo , oltre le contingenze e nel loro significato reale , si troverà che sono tutte mosse da questa grande forza , madre della vera civiltà e del vero progresso . Eterno tutore della stirpe è il popolo . Essere fuori o contro il popolo significa essere fuori o contro la stirpe . Delle violazioni alla stirpe delle Nazioni si potrebbe parlare a lungo ; sempre si troverà alla conclusione una rivoluzione e quindi il tentativo di costruire un nuovo Stato . In realtà , la politica precedente alla Rivoluzione francese ( e si possono risalire vari secoli con la constatazione ) fu , nella generalità , retta da norme di corte che , senza impronta di popolo , senza religiosità di Patria , potevano essere trasportate in un massimario da applicarsi a tutte le monarchie e gli imperi , indistintamente . L ' idea imperiale del dominio , in questo suo carattere , poteva facilmente trovare una universalità . L ' errore fondamentale di essa era il suo principio fondamentale . Il popolo al servizio dello Stato per la grandezza della famiglia regnante e per la gloria del trono . Resta , ad esempio , un interrogativo la grandezza dell ' impero di Filippo di Spagna ; il sole rotava perennemente sopra di esso , ma non illuminava una sua civiltà . La voce del sovrano non era la voce di un popolo e la sua potenza non era la potenza di una stirpe . Quel popolo e quella stirpe che conquistarono la grandezza a Roma . Quando il Re Sole diceva " lo Stato sono io " escludeva ogni volontà che non fosse sua , mozzava il capo al suo popolo . Non parlava in suo nome perché era da esso totalmente staccato , continuando una tradizione che aveva finito per togliere al popolo ogni facoltà volitiva , ogni ideale di grandezza e di bene . Per deficienza di stirpe , la Spagna non ebbe la sua rivoluzione e per la medesima ragione , come conseguenza immediata , l ' impero di Filippo degenerò in una nazione mediocrissima . I recenti moti insurrezionali non hanno nessun carattere rivoluzionario . Il nipote del Re Sole subì le conseguenze più atroci di tutto il male che era stato fatto alla morale di un grande popolo quale è il francese ; la potente voce della stirpe , lanciata attraverso il cielo di Parigi , agitò il popolo vero , autentico , quello che soffre per secoli e secoli ereditando dai padri e lasciando ai figli non altro che stenti ed umiliazioni ; questo popolo volle il suo Stato e per un breve periodo lo ottenne ; fino a quando fu in esso presente la fiamma d ' origine . Più tardi , il nuovo Stato , non sufficientemente organizzato a conte - nere , ad essere il popolo in subbuglio di Francia , perdette il contatto diretto con esso ; si iniziò il parlamentarismo : si costituirono membra - ne intellettualoidi , borghesi , tra governo e popolo e da questa situazione poco chiara ed affatto decisiva è nata la Francia del tempo nostro . E gli Italiani ? Che cosa facevano gli Italiani ? Venezia e Genova ave - vano piegate le vele , e la stirpe italica costruiva la nazione . Effettivamente questo nostro popolo trovò sempre una sua grandezza anche attraverso i tempi più ardui . Ma la grande violazione moderna alla stirpe dei popoli ha coinvolto anche la nazione italiana . Quando si costituì il potere plutocratico si formò una forza internazionale , operante fuori dell ' etica delle nazioni . Ancora una volta gli uomini furono il mezzo per la ricchezza , non il suo fine . Si è pensato , dalla potenza economica dei capitalisti , dalla temporanea scomparsa nella società di valori morali , rivendicati con i primi sfortunati moti rivoluzionari contro i dispotismi ed i circoli chiusi , che l ' umanità prendesse definitivamente la strada di una nuova civiltà prostrata ai piedi del vitello d ' oro . In sostanza si elaborava , in altro campo , materia per un massimario universale di norme di dominio ; il sangue blu internazionalizzato era sostituito dall ' oro , potenza internazionale . I regni erano quelli del petrolio , del ferro e del carbone . Ancora una volta al popolo fu negata la sua vita e la stirpe fu violata . Di quest ' epoca è il materialismo storico . Di quest ' epoca è sintomatico un solo fenomeno : da un lato il potenziamento progressivo del capitalismo attraverso l ' attività svolta in campo internazionale ; dall ' altro il continuo fallimento dei tentativi di internazionalizzare i motivi rivoluzionari del lavoro . Questo fenomeno è sintomatico perché sta a dire chiaramente che in realtà non erano interessi economici soltanto che il popolo doveva riscattare ; era violata una morale , una tradizione , la religione della Patria . Quanto alla rivoluzione socialista in campo internazionale , non fu possibile mai nemmeno un tentativo . La forza delle rivoluzioni è nella stirpe ; e dovranno formarsi i nazionalismi ; la guerra dovrà accendere il concetto di Patria perché il popolo possa compiere la sua rivoluzione . In nome della stirpe si può parlare di una rivoluzione russa , di una rivoluzione tedesca e di una rivoluzione italiana . A distanza di pochi anni l ' una dall ' altra , contro gli stessi avversari , questi tre grandi avvenimenti storici si sono risolti in ordinamenti ed in concezioni chiaramente distinte da un paese all ' altro . Ogni popolo ha voluto il suo Stato , lo Stato della sua stirpe ; ed in Italia , possiamo affermarlo oggi con orgoglio , lo scopo è stato raggiunto . Qui è la grandezza della nostra rivoluzione . Bastano queste parole pronunciate da Mussolini in questi ultimi tempi : " nella concezione fascista il popolo è Stato e lo Stato è popolo ... , " " Noi non permetteremo mai che sia alterato , anche di una linea , questo carattere tipicamente , fondamentalmente popolare della rivoluzione del - le Camicie nere ... , " "...la rivoluzione delle Camicie nere tende ad elevare il lavoro , riconoscendolo in tutti i suoi elementi come il fattore fondamentale di tutta la vita sociale ... , " " ... il popolo italiano entrerà intimamente nella vita della Nazione e nella vita dello Stato , sino a riassumere nelle sue mani il suo destino . " Bisogna guardarsi da un pericolo che non ci sembra molto lontano ; è necessario evitare tutte le incrostazioni e le membrane che possono , in qualsiasi modo , allontanare la vera volontà del popolo dallo Stato fascista ; che possono dar luogo a delle false interpretazioni delle sue reali necessità e condizioni . Le legittime rappresentanze del popolo sono chiamate a svolgere una attività delicatissima e sopratutto sincera ; il loro compito sociale esige molte rinunce ; bisogna avere il coraggio di dire quanto si fa e quanto non si fa ancora e di riconoscere senza palliativi di sorta le ingiustizie che la civiltà fascista deve eliminare . Questo attende il popolo dalle sue legittime rappresentanze ; questo vuole lo Stato per il suo progressivo perfezionamento . Un altro pericolo è il parlamentarismo . Non è necessario entrare a Montecitorio per fare del parlamentarismo ; anzi , per dodici anni , a Montecitorio non ne è stato fatto . Si va costituendo invece , particolarmente nell ' ambiente pubblicistico , una specie di parlamentarismo dilettante pericoloso e disonesto . Disonesto sia di fronte al popolo che di fronte allo Stato . D ' altra parte , perché il popolo possa degnamente riassumere nelle sue mani il suo destino è necessario educarlo , portarlo ad una nuova dignità . Tradurre nei fatti la formula " il popolo è Stato " significa realizzare in uno Stato la potenza di una stirpe e compiere l ' azione rivoluzionaria decisiva che sola può risolvere la questione sociale che da secoli agita il mondo .
RELIGIONE E FASCISMO ( - , 1934 )
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Il problema dei rapporti tra Fascismo e Religione , praticamente risolto nel suo aspetto storico con gli Accordi Lateranensi del 1929 , rima - ne tuttora aperto in non pochi spiriti , la cui raffinata sensibilità diventa inquietudine per la mancanza di una esatta comprensione di almeno uno dei termini del problema stesso . E purtroppo qualche volta avviene che tali rapporti si presentino loro sotto forma di insanabile dissidio per cui si determinano posizioni ed atteggiamenti che non possono non produrre una certa sorpresa . Vero è che non manca in taluni di questi spiriti inquieti una tal quale abilità dialettica , per cui alla Religione si sostituisce la filosofia cattolica , il che è cosa ben diversa . Ciò non impedisce però che essi , superando audacemente certe necessarie distinzioni , si riducano a formulare proposizioni di estrema gravità , come questa che è apparsa giorni fa nella pagina dedicata ai problemi filosofici di un quotidiano di Lombardia : " Il Cattolicesimo , così com ' è non soddisfa la parte migliore degli Italiani . " L ' affermazione , indubbiamente gravissima data anche l ' autorità del foglio che l ' ha ospitata , presenta subito però il punto vulnerabile , per cui non appare difficile ribatterla . A parte il fatto che il Cattolicesimo , anche così com ' è , soddisfa la stragrande maggioranza degli Italiani non esclusi i loro capi responsabili ai quali si farebbe un grave torto se li si escludesse dall ' appartenere alla " parte migliore degli Italiani " dalla sopra citata affermazione si dovrebbe dedurre che per riconciliare la " parte migliore degli Italiani " al Cattolicesimo bisognerebbe che questo si riformasse , visto che la causa del dissidio sta proprio nella sua attuale formazione . La cosa è antica più che non si creda , e viene ripetuta almeno ogni venticinquennio , ogni qual volta cioè si determini una situazione che , sconvolgendo il calmo fluire degli avvenimenti , ripropone allo spirito il problema dell ' attualità del Cattolicesimo . Come è noto , il problema è sempre stato risolto nel senso che il Cattolicesimo nulla mai ha dovuto mutare dei suoi fondamenti essenziali , immutabili perché divini e capaci quindi di aderire ad ogni atteggiamento dello spirito umano , fondamentalmente uno pur nella diversità dei tempi e dei luoghi . Se mai la Chiesa cattolica , che del Cattolicesimo è la espressione vivente e tangibile , è venuta via via interpretando lo spirito dei tempi e senza nulla mutare nella sua base dommatica e nella sua struttura gerarchica , ha sapientemente temperato la sua disciplina per accostarsi il più possibile all ' anima dei popoli . Il reclamare un rinnovamento del Cattolicesimo quasi che esso più non risponda alle esigenze dell ' anima moderna ed alla situazione creata dall ' avvento di una particolare prassi politica , è per lo meno ingenuo e denuncia una imperfetta cognizione del Cattolicesimo stesso , domma , morale , gerarchia . Questo nella migliore e più benevola delle ipotesi , perché altrimenti si dovrebbe vedere nella strana richiesta una mentalità idealistica o una manovra protestantica . Che cosa si vuol dire con frasi come queste : " Il Cristianesimo approfondito che sia nel suo significato metafisico potrebbe essere ancora una ricca miniera di verità : a questo approfondimento difficilmente la Chiesa potrebbe risolversi con qualche risultato se non colla cooperazione dello Stato " ? A parte la confusione tra Cattolicesimo e Cristianesimo , è evidente qui la mentalità da teologo progressista e la tendenza alla nazionalizzazione della Religione : cose che , perfettamente comprensibili nella Germania nazista , urtano fatalmente in Italia contro il buon senso latino e la romana chiarezza di giudizio di nostra gente . Per fortuna degli Italiani , Mussolini ha in proposito idee molto più chiare e non pretende affatto , non solo di fare della politica anticattolica contro tutti gli interessi del Fascismo , ma neppure di sostituirsi alla Chiesa in quella funzione squisitamente educatrice che le è propria per divino mandato e per intima essenza . I Patti Lateranensi ed i conseguenti accordi del 3 settembre 1931 hanno ormai chiarito nella coscienza degli Italiani le rispettive posizioni della Chiesa e dello Stato , così che ogni equivoco non è ormai più possibile . E neppure è necessario che la Chiesa rinunci ad ogni sua azione entro il territorio nazionale per dedicarsi secondo il consiglio che le vien rivolto dal quotidiano in questione ad una più vasta propaganda oltre confine . Non vediamo quali " continue e pericolose collisioni " possano nascere in Italia dal fatto che la Chiesa svolge la sua benefica azione educatrice anche tra le file delle organizzazioni del Regime e cerca di permeare dello spirito cattolico ogni forma di attività nazionale . Il sottile ed acuto articolista del quotidiano lombardo può accarezzare la speranza che " potrà cessare il Cattolicesimo , " pur consolandosi che " il suo apporto dottrinale non avrà per questo esaurito il suo processo " ; qui sta , secondo noi , l ' errore fondamentale di identificare il Cattolicesimo con un qualsiasi sistema filosofico destinato ad esaurirsi col tempo . L ' Italia fascista ha ben altre convinzioni : per cui non è errato il ritenere che il Fascismo , nel suo slancio vitale e nel suo anelito verso l ' eterno , abbia proprio voluto appoggiarsi a quell ' istituto che , solo , ha la promessa infallibile della perennità .
NOI GIORNALISTI ( OJETTI UGO , 1930 )
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Non dimentico mai , caro Luigi Lodi , d ' avere avuto la fortuna d ' incontrare lei , al primo principio della mia vita di scrittore ; né dimentico la cordiale fiducia con cui ella accolse nella Nuova Rassegna i miei scritti , e i consigli che mi dette , e l ' ospitalità in quelle stanze agli Uffici del Vicario dove nel tardo pomeriggio o dopo il teatro si raccoglieva il meglio delle lettere d ' allora e , dal vicino Montecitorio , quei pochi del Parlamento i quali stimavano o mostravano di stimare anche i giornalisti che non scrivevano di politica ; e allora , in una parentesi tra il Don Chisciotte e il Giorno , anche lei , direttore della Nuova Rassegna , poco se ne occupava . Non dico che da parte nostra , vecchi e giovani , la stima di quei parlamentari fosse sempre ricambiata , ma anche negli epigrammi la forma era salva . Adesso , leggendo il suo libro Giornalisti , pel quale una sola critica le farei , d ' averci dipinto tutti con troppa benevolenza , quei tempi mi sono tornati così vivi alla memoria che mi sembra , finché il libro mi sta aperto davanti agli occhi , di ringiovanire . Carducci , D ' Annunzio , Martini , Pascarella , Yorick , Turco , Vassallo , Vamba , Boutet , Carletta e , da Napoli , Matilde Serao , Scarfoglio , Di Giacomo , Bracco e , da Milano , Giacosa , Praga , Rovetta e , da Bologna , Panzacchi e Guerrini ; lasciando ultimi Febea e Morello soltanto per dire che non mi so dar pace a vederli , sani e vegeti come sono , chiusi nel silenzio : tutti sono passati allora per quelle stanze e sono adesso affettuosamente ricordati in queste sue pagine . Ad aver tempo scriverei nei margini , accanto ai ricordi e ai giudizi suoi , i giudizi e ricordi miei . Ma non sono ancora arrivato al placido distacco che è il premio della sua età , e non vedrei , a cominciare da me stesso , tutto in roseo come ella vede . Cominciavo allora a collaborare alla Tribuna . Seguii Vincenzo Morello quando fondò il Giornale . Tornai con lui quando ella creò il Giorno e vi iniziai una rubrica intitolata Cose viste . Ma ormai avevo cominciato a mandare articoli al Corriere della sera , e presto , dopo un anno o due nel nuovo Giornale d ' Italia , m ' allontanai purtroppo per sempre dal giornalismo romano . A Roma i giornali lombardi erano ancora , verso il 1895 , più stimati che ammirati : giornali di provincia , pensavamo , e imprese industriali prima che fogli vivi , e scritti male , si diceva anche prima di leggerli . Scarfoglio invece e Morello , per non dir dei minori , ci rappresentavano con lei i giornalisti d ' assalto e di critica , scintillanti di brio , e di trovate quando erano all ' opposizione , svogliati ed opachi appena dovevano difendere un ministro o un ministero ; e tutti e tre , anche se condannati all ' articolo quotidiano , orgogliosi della propria cultura letteraria , delle proprie amicizie e predilezioni letterarie . Immaginare un articolo loro sulla prima colonna del Corriere della sera era come immaginare la fontana di Piazza Navona , tutta scrosci , brilli e capricci , in piazza della Scala davanti alla compassata fabbrica del Piermarini . Lei poi era , per noi giovani , l ' amico devoto di Giosuè Carducci , quello che poteva avvicinano quando voleva , che conosceva i piccoli segreti della sua vita , pronto a sposare non solo gli odi di lui ma anche le antipatie . E che ella , taciturno com ' è sempre stato , quasi mai ce ne parlasse , questo aumentava il nostro rispetto per quella sua fedeltà . Noi , s ' intende , s ' era per Gabriele d ' Annunzio , ma a dannunzieggiare sui giornali presto ci s ' accorse ch ' era come indossar la marsina per andare a vogar giù nel Tevere . Così ci si tagliava in due : nelle novelle e nei romanzi , si mirava al D ' Annunzio ; negli articoli , quando si poteva , al Carducci e , i più cauti , al Martini ; insomma , scrittori a fette . Chi mi guarì , fu proprio lei , con una pazienza inesauribile . Quando l ' articolo era tutto da rifare , la messaggera era Febea la quale , per merito dei capelli bianchi fin d ' allora o incipriati , ci parlava maternamente : Non v ' inalberate . Gigi assicura che le stesse cose le potete dire in una colonna invece che in due . La massima del Carducci , adesso tema d ' esame anche nei ginnasi , che chi dice in venti parole quel che può dire in dieci , è un uomo capace di male azioni , allora era nuova e , ai nostri stomachi dilatati dagli aggettivi dei dannunziani , indigesta . « L ' anima di lui era sempre affettuosamente aperta alla giovinezza » , ella dice del Carducci : ai giovani , s ' intende , che possedessero qualche altra qualità oltre quella , involontaria , della giovinezza . Questa dote è stata anche sua , caro Lodi , e a me è venuta da lei , ché i direttori di giornali o di riviste impazienti o sdegnosi davanti ai nomi nuovi mi sembrano simili ai nuovi ricchi che vogliono fabbricarsi in un mese un parco annoso trapiantandovi a qualunque prezzo alberi vecchi : ogni mattina nei filari si trovano un morto e un vuoto . Ho detto che allora il miglior giornalismo di Roma e di Napoli era d ' assalto e di critica . A leggere adesso nel suo libro con quanto poche migliaia di lire si fondava , in due stanze e con due redattori , un giornale , e a pensare al grande foglio in cui ho avuto per tanti anni la fortuna di lavorare al sicuro , m ' avvedo che nei loro giornali era ancora un riflesso di quelli del Risorgimento fatti per un uomo o per un ' idea e pronti per essi a morire . Certo tanta abnegazione , poiché l ' unità era raggiunta e ci si era seduti in Roma , era giù di moda , e la lotta politica ridotta alla gara parlamentare ; ma il tono era ancora quello , ché da Crispi a Zanardelli , da Minghetti a Fortis , da Imbriani a Nicotera , molti dei capi superstiti erano usciti dai tempi eroici delle guerre e delle congiure , ancora cogli stessi fulmini e lampi d ' ira e d ' odio che il giornalismo rifletteva alla meglio . Ma intanto , proprio in quelli anni stanchi , noi giovani vivendo accanto a loro anziani abbiamo imparato ad avere l ' orgoglio e la fede della nostra professione e a non stimare coloro che se ne giovano pei loro fini particolari : questo per diventar deputato o consigliere ; quello per aumentare la sua clientela d ' avvocato ; quell ' altro , nella chiusa carriera di professore , per essere temuto dai colleghi e dai superiori . È d ' allora la massima che il giornalismo porta a tutto , a patto d ' uscirne . No , per noi fu giornalista soltanto lo scrittore capace di anteporre all ' interesse proprio , alla propria tranquillità e alla propria rinomanza , la fama e la fortuna del giornale in cui scrive ; di amare più di sé stesso i propri lettori ; di scrivere per loro , e non per i colleghi ; di vivere giorno per giorno , ora per ora , con l ' intelligenza , gli occhi , gli orecchi tesi a cogliere l ' attimo che passa ; di far consistere , se è un cronista , la propria felicità nello scoprire ogni mattina qualche cosa di nuovo e d ' inedito , di presentano nel modo più rapido e colorito e , davanti a un morto prima di piangere , nel pieno d ' una festa prima di divertirsi , capace di pensare a quel che ne dovrà subito scrivere , per fare il giorno dopo piangere o ridere i suoi lettori ; capace d ' avere ogni giorno , se è un direttore , un ' idea migliore di quella del giorno avanti , migliore anche per la semplice ragione che quella di ieri è ormai inutile ; se è un critico , ascoltando una commedia , guardando un quadro , leggendo un libro , capace di badare solo ai propri affetti e al proprio giudizio e a quello dei commediografi , dei pittori , degli scrittori , ma anche agli affetti e al giudizio del pubblico attorno a lui , e non solo per correggere o per approvare questo giudizio ma anche per fare la cronaca e la storia del gusto , cronaca e storia ignorate dai critici e dai professori che scrivono solo nei libri ; capace infine , se è uno scrittore d ' articoli , di far dimenticare ogni giorno l ' articolo che ha scritto il giorno prima o la settimana prima , scrivendone un altro più nuovo e più vivo e attuale perché non ha animo di giornalista chi s ' affida al suo articolo di ieri . Molti adesso hanno giustamente rivendicato all ' articolo di giornale la dignità letteraria : tra i più recenti rivendicatori , e con più diritto di altri , Antonio Baldini . Se ben ricordo , fin , nel Petrarca delle Epistole egli è andato a trovarci un antenato , e ha ragione perché anche lì spesso si tratta dei « fatti del giorno » . Ma il Petrarca si sceglieva gli argomenti ; e in questo , almeno in questo , egli non era giornalista , perché al giornalista l ' argomento è imposto dalla cronaca , e in un giornale ben fatto nemmeno in « terza pagina » una riga dovrebbe apparire che non fosse legata a un fatto recente e recentissimo , magari a un fatto che il giornale e il giornalista preferirebbero di tacere ai lettori . Collaboravo già da qualche mese al Corriere della sera quando conobbi Eugenio Torelli Viollier . S ' era , credo , nel 1899 . Il Torelli era venuto a Roma per convincere Domenico Oliva , deputato al Parlamento e direttore politico del Corriere , a parlare alla Camera contro il disegno di legge del generale Pelloux sulla stampa . L ' Oliva per disciplina di partito non acconsentì , e Torelli nominò direttore anche politico del Corriere Luigi Albertini che da più d ' un anno era l ' anima del giornale . Quel giorno in un salotto del vecchio « Albergo di Roma » a San Carlo al Corso , dai mobili di legno nero coperti di velluto rosso come nelle sale d ' aspetto di prima classe , Eugenio Torelli Viollier , adirato per quel rifiuto , s ' aprì a me giovane giornalista con un calore che non gli vidi più nei pochi mesi che ancora visse . Egli non riusciva a capire che il direttore d ' un grande giornale potesse avere anche la minore ambizione di sedere in Parlamento e la modestia d ' ubbidire alle deliberazioni d ' un gruppo parlamentare . Non ricordo più come venisse a quest ' altro argomento , ma mi ricordo , nel vano d ' una finestra , il volto di lui fine e nervoso dentro la barba a ventaglio , e gli occhi scintillanti dietro le lenti : - - - Sa lei in che cosa si distingue un grande giornale da un piccolo giornale ? La tiratura non conta , l ' abbondanza e prontezza dei servizi non contano . E ' un grande giornale quello soltanto che pubblica anche le notizie che gli fanno dispiacere ; è un piccolo giornale quello che le tace . Si fermò si passò la mano nella barba , mi venne più vicino , sorrise : - - - S ' intende : la notizia che ci dispiace , la si commenta nel modo che più ci piace - - - . Per la verità debbo dire che il giornalismo romano di allora , giornalismo tutto di parte , non aveva , caro Lodi , l ' abitudine di rispettare sempre quella massima . Mi fermo . Non vorrei , proprio scrivendo a lei per ringraziarla d ' un bel libro su noi o sulla nostra professione , far quei commenti in margine ai quali accennavo pocanzi , a rovesciare su queste pagine i miei ricordi e le mie convinzioni di scrittor di giornali . Se un giorno lo farò , auguro a me stesso d ' avere la sua lucida memoria e la sua serenità superiore ormai agli uomini e ai partiti . Creda al mio memore affetto . Ugo Ojetti
SCRITTRICI DI FRANCIA ( MONTALE EUGENIO , 1928 )
StampaPeriodica ,
Com ' era stato preveduto l ' anno scorso dall ' autore di questa rubrica dell ' « Almanacco » , il nuovo volume della contessa de Noailles : L ' honneur de souffrir ( Bernard Grasset , Paris 1927 ) è forse quello che nel suo genere più ha fatto le spese delle conversazioni e delle recensioni , negli ultimi mesi , in Francia . S ' è mormorato che cotesto breviario di un ' anima ferita che s ' attarda in una lunga meditazione sulla tomba dell ' uomo amato , sia stato ispirato alla poetessa dalla morte di Maurice Barrès ; ed è forse vero . Comunque , a noi interessa , più che alzare il velo dalla vita privata della celebre scrittrice francese , constatare come anche nel recente volume , pur in mezzo alle ineguaglianze e agli atteggiamenti non sempre felici che da varie parti le sono rimproverati , Anne de Noailles abbia confermato ancora una volta quel suo ricco temperamento fatto di cruccio e di abbandono , di éblouissements e di irrequieti ripiegamenti interiori , al quale ella deve meritatamente la sua fama . Nulla perciò di assolutamente nuovo nelle centotredici brevissime liriche de L ' honneur de souffrir , se non forse l ' accrescersi , al contatto della morte vicina , del vuoto interiore della poetessa e del sapore di cenere che la vita lascia in lei ad ogni istante . Non che manchino le antiche estasi pagane : Dans cette infinité , dans certe plénitude Qui composent le corps courageux et maudit , Malgré les maux mortels , malgré la servitude , On sent toujours latent un secret paradis ... Ma sono le tregue di un doloroso ricordo che la tortura : Vous eûtes le sommeil . Moi , je peine et je tombe , Et la plus morte mort est d ' avoir survécu ... [...] Pureté , opulente , emblème , Tant de rêve compose un lis ! Je n ' aurais jamais cru , jadis , Que l ' on était si peu soi - méme ... Così da tutto il libro s ' esprime un senso di vuoto e di solitudine , rotto soltanto dalle modulazioni di quell ' amaro marivaudage interiore nel quale la signora de Noailles sa trovare accenti che ricordano , senza pastiches , il secolo d ' oro della sua letteratura : Hélas ! t ' ai - je fait de la peine , à toi qui fus si simplement Ma loi et mon contentement ? Tu semblais plus que moi durable : Un vivant n ' est pas vénérable . La tendresse a ses jours d ' ennuis . Parfois un autre oeil nous séduit . Nous étions mélangés , instables , Humainement , sans rien qui nuit . Mais sur ton incessante nuit Ma vie a replié ses ailes . C ' est ta mort qui me rend fidèle . E talora , traendo efficace partito persino dall ' aggettivazione sbandata che è la propria : J ' ai , ce soir , entendu les appels du hautbois . C ' est un chant fier , aigu , amer et provocant , Il surgit du Destin , assuré , triste et droit , Il ne dit pas pour quoi , il ne dit pas pour quand ... Un libro vivo , dunque , per quanto rechi , se è possibile inaspriti , i vizi propri all ' arte della de Noailles . E in fatto di poesia , di poesia femminile almeno , poco altro potremmo citare accanto a L ' honneur de souffrir . Tuttavia un volume meno recente ( apparso senza rumore due anni or sono ) Dilection di Henriette Hervé ( Montagne , Paris 1925 ) merita ricordo qui . Anche in questo diario di una passione inesaudita , presentato al pubblico da Georges de Portoriche , sono qualità degne di attenzione , per quanto la Hervé , più sobria nel segno della de Noailles , non si dimostri altrettanto libera da impacci letterari e da amplificazioni . Ma i difetti della Hervé non sono mai vol ­ gari , e sarebbe facile , se lo spazio lo permettesse , indicare al lettore tre o quattro liriche personali , nelle quali pare sia passato un poco dello spirito di Marceline Desbordes - Valmore : Je n ' ai parlé d ' amour qu ' à l ' appel de ta voix , Je n ' ai dit ma douleur qu ' afin qu ' il t ' en souvienne Et ces vers sont ton oeuvre encor plus que la mienne ! Qu ' ont - ils besoin de dédicace ? ... Il sont à toi ... Tra i romanzi recenti della letteratura femminile francese A l ' enseigne du Griffon di Camille Marbo ( Albin Michel , Paris ) merita senza dubbio una menzione particolare . È la piccola storia d ' amore di due modernissime jeunes filles en fleurs di condizione un poco diversa : d ' antica famiglia borghese l ' una , Cécile Brincourt , figlia l ' altra , Juliette Colin , d ' una spostata Patoche , stravagante proprietaria d ' una pensione per ragazze americane . Accanto al mondo mummificato e convenzionale dei Brincourt e a quello eteroclito e risonante di grammofoni e di slang di Patoche , un terzo ambiente è descritto , nel quale si svolge la giornata delle due fanciulle : la libreria à l ' enseigne du Griffon , alla quale fanno capo un gruppo di artisti , di bas - bleus e il letterato e vieux marcheur sentimentale Robert Feutrier . Non si può riassumer qui l ' intricata rete di sottili complicità che lega le due fanciulle a Feutrier in un bizzarro idillio a tre che termina col matrimonio di Cécile col giovane Frallois Maitret e con l ' unione abbastanza irregolare e non troppo avventurata di Juliette e di Feutrier . Le azioni e le reazioni di cotesto pericoloso gioco d ' amore ; lo schiudersi alla vita delle due fanciulle e la complessità dei loro ingenui e pur tortuosi moti sentimentali ; e più ancora i quadri staccati della loro piccola vita quotidiana , borghese , ma gonfia di oscure promesse e di desideri ; tutto ciò è reso dalla Marbo con abilità poco comune , se anche talora con qualche trucco ed eccesso di disinvoltura in iscorci e passaggi di maggiore difficoltà . Anche Camille Mayran , che è al suo terzo romanzo , dimostra con Hiver ( Grasset ) qualità che in un futuro non troppo lontano le permetteranno di darci un ' opera pienamente concreta e individuale . Intanto Hiver , boreale romanzo di vita elementare , solenne , contiene pagine che si sollevano molto al disopra di gran parte delle prose narrative femminili , e talora anche maschili , che si pubblicano numerosissime in Francia . E la vita del fermier alsaziano Jacob Vogler e del suo doppio sventurato matrimonio , se non si salva , talora , dagli espedienti di un romanticismo un poco convenzionale , è inquadrata in una cornice di descrizioni naturali che rendono efficacemente il transito delle stagioni e la folta - sognante atmosfera dell ' inverno nordico , rotta soltanto dalla voce sotterranea e incrinata della dimoia . Aggiungiamo , per il pubblico femminile , che Hiver , in confronto degli altri di cui ci stiamo occupando , è li ­ bro di uno spirito religioso e meditativo , e che la sua cristiana ispirazione lo raccomanda ad ogni sorta di lettori . Non ha pretese di questo genere l ' amabile romanziera fantaisiste Nicole Stiébel , che col suo Le coeur en peine ( Grasset ) ci dipinge la curiosa avventura di due sposi giunti al matrimonio in assai diverse condizioni spirituali : desiderosa di quiete Denise , che ha passata una adolescenza randagia e dolorosa ; ossessionato , Jacques , da un crescente desiderio di evasione dopo anni di vita sedentaria e borghese . Il contrasto , dopo varie vicende , è sciolto dalla fuga di Jacques che abbandona la vita coniugale per seguire al Messico un bizzarro cacciatore di farfalle ... La Stiébel , già favorevolmente affermatasi col precedente libro Jacqueline , ou le paradis deux fois perdu , dimostra anche nel romanzetto d ' oggi le sue qualità di scrittrice decisa a non lavorare di ricalco : chiederle di trarre dallo spunto che le dette argomento al Coeur en peine , qualcosa di più di uno sviluppo ingegnoso ( e l ' opera non poteva sollevarsi se non a questo patto ) , sarebbe pretendere evidentemente troppo , almeno fino ad oggi . Preferisco , del resto , quest ' arte ancora secca e limitata , alle macchinazioni romanzesco - sentimentali di M.me Jane Catulle Mendès e di Christiane Aimery che , con Ton amour n ' est pas à toi ( Albin Michel ) e Ceux qui se taisent ( Perrin ) , ci hanno dato due volumi assai leggibili , non scevri di pretese moralistiche e polemiche , ma scarsi d ' arte e di originalità . Si potrebbero fare altri nomi . Ma forse val meglio passare a un ordine di libri più preziosamente femmini ­ li ; quale , per esempio , l ' ultimo romanzo della principessa Bibesco , Catherine - Paris ( Grasset ) , vita e avventure di una fanciulla franco - rumena di nobile lignaggio , ed efficace rappresentazione di ambienti d ' alto bordo , con lusso di « esperienze » personali , indiscrezioni di coulisses e bizzarri punti di vista sulla vistosa commedia umana mondano - balcanico - europea degli ultimi anni . Una materia notevolissima , insomma , di per sé , ma che attendeva di essere vivificata dall ' arte . La Bibesco ha invece scarse attitudini alla composizione ed è scrittrice ancora opaca , senza frizzo . Così com ' è oggi , vale per la curiosità sempre desta ch ' ella dimostra , e per la freddezza sapiente di certe sue notazioni psicologiche . Fra i libri di memorie , autobiografie ecc . , saltando il volume di una autentica gentildonna , la contessa d ' Orsay ( Francesca Notarbartolo di Villarosa ) : Ce que je peux écrire ( Paris , Excelsior ) , che riassumeranno , in altra sede , gli scrittori di storia e i cronisti del costume , meritano un cenno particolare i ricordi di una grande artista che ha saputo portare il « numero » di café - chantant a dignità di originale e talora profonda creazione poetica : Yvette Guilbert . Non sono tra quelli che hanno avuta la fortuna di ascoltare la Guilbert , se non nella prosa squisita di un suo ammiratore italiano , Silvio Benco , particolarmente vocato a intenderne l ' arte nata sotto la stella dell ' impressionismo francese e della grande letteratura ottocentesca ; ma mi riesce facile da questa Chanson de ma vie ( Grasset ) che contiene le memorie della Guilbert e le testimonianze recate intorno all ' arte sua dai maggiori scrittori francesi , trarre gli elementi che bastano per ricomporre in me un poco del fascino di questa divette , che ha creato un brivido veramente degno della pittura del Degas . Libro vivo , La chanson de ma vie , riboccante di episodi , e meritevole di largo successo . Possiamo ricordargli accanto , per riunire insieme alla meglio alcuni libri che senza essere romanzi destano un interesse non minore di quello di troppi romanzi , La vie amoureuse de la Grande Catherine de Russie della principessa Lucien Murat ( Flammarion , collection « Leurs amours » ) , che racconta con sveltezza e abilità di toccare certi argomenti scabrosi mantenendosi in fil di rasoio , senza eccessi , la vita di quel « Louis XV femme » che richiedeva una ritrattista ricca di intuito e di verve . La Murat , che è una principessa autentica e ha passati anni nella Russia imperiale , ha avuto modo di metter mano su documenti finora poco o punto conosciuti , intorno alla vita e agli incredibili amori della celebre sovrana . Dal libro della recente biografia , Caterina emerge in tutta la sua abiezione , non solo , ma in tutta la sagace abilità di amministratrice e di conduttrice di uomini che le fu propria . La Murat ha avuto mano felice nel difficile compito ; e per una volta tanto si può ben dare ragione al prière d ' insérer editoriale che afferma : « Un homme n ' eût pas osé , peut - être , se pencher d ' aussi près sur la couche d ' une Majesté Impériale ... » . Se dall ' amor profano le nostre lettrici vogliono salire infine , com ' è giusto , all ' amore sacro , anche costì l ' annata letteraria ci permette d ' indicar loro qualche cosa ; e meglio d ' ogni altra , nella collezione « Les grands coeurs » dell ' editore Flammarion , il Saint Pierre di una scrittrice di ricco ingegno : Colette Yver . Un san Pietro leggermente romancé , forse , ma senza eccessi , anzi con parsimonia di effetti e con un gusto sempre vigile e un dono d ' evocazione assai raro . La vita di Simone - Pietra offriva certo possibilità ( e insieme difficoltà ) notevoli a uno scrittore : si pensi alla tempra di Pietro , quale ci appare dai libri sacri , di uomo quadrato , ben saldo al suolo , apparentemente chiuso ad ogni annunzio superiore e ad ogni preoccupazione non contingente . Come saprà la luce divina fondere cotesta natura rocciosa ? E quello che vedrà presto il lettore di Saint Pierre ; perché si tratta di un libro che merita lettori . Ne avrà senza dubbio parecchi un volume dedicato a un formidabile argomento : Sainte Thérèse di Jeanne Galzy ( Rieder ) ch ' esce troppo tardi per poter trovare più di una menzione in questa rassegna ; e ne avranno più d ' uno Quel est donc cet homme ? di M . Marnas ( Perrin ) nel quale la vita di Cristo è rinarrata con pietà di credente e qualità non volgari in un volume divulgativo stampato con ogni cura e corredato da una cartina della Palestina ; e Grandes figures de l ' Eglise Contemporaine ( Perrin ) di Claude d ' Habloville , diligenti studi intorno ai monsignori Duchesne , Baudrillart e Ireland . L ' editore Perrin ha sempre dato , in questo campo , opere pregevoli ; ciò che non gli impedisce talora di variare le sue pubblicazioni con argomenti ben diversi : e forse è il caso di rammentare , benché il libro sia del 1925 , un volume Perrin dedicato a un tema assai meno sacro : il Gabriele d ' Annunzio di Jean Dornis , omaggio reso al nostro poeta da una sua ammiratrice francese che si dimostra ricca , se non sempre di acume critico , di un fervore e di una generosità intellettuale poco comuni .
NON POSSIAMO NON DIRCI EBREI ( Mughini Giampiero , 1982 )
StampaPeriodica ,
« Davide discolpati » . « Menachem Begin non è Adolf Hitler , ma neanche Davide » . « Non è antisemita chi giudica Israele » ... Con questi titoli sulla Repubblica , sull ' Unità , sul Manifesto è scoppiata , ai primi di luglio , una polemica virulenta , che dura ancora , sul giudizio da dare a proposito dell ' operazione Pace in Galilea dell ' esercito israeliano in Libano . Ha cominciato Rosellina Balbi , responsabile delle pagine culturali della Repubblica : « Perché la condanna della politica di Begin si trasforma in una demonizzazione dello Stato di Israele che finisce per coinvolgere tutti gli ebrei ? » . Le risposte fioccano senza risparmio di colpi bassi : Rossana Rossanda per difendere la causa palestinese esprime retoricamente un desiderio impossibile : « Voglio essere ebrea » , e poi si chiede : « Perché gli ebrei della diaspora sentono una tragedia morale per quel che accade in Israele ? » . Le accuse di sionismo e di antisemitismo si incalzano a vicenda . Ma chi ha ragione ? Cioè : fino a che punto i distinguo su Begin possono generare un diffuso antisemitismo ? Ricostruiamo da capo che cosa è successo , e cerchiamo di scoprire perché si ritorna a parlare di antisemitismo . LA MATTINA del 25 giugno , giorno dello sciopero generale contro la disdetta della scala mobile da parte della Confindustria , mentre il grande corteo sindacale che si concluderà a piazza del Popolo sta sfilando da più di un ' ora , Tullio Perlmutter , 40 anni , segretario della comunità israelitica di Roma ( 14mila membri ) , sente degli schiamazzi giù in basso , di fronte alla sinagoga . Perlmutter si precipita in strada , vede un gruppo di persone uscire dal corteo sindacale , avvicinarsi alla sinagoga e urlare ripetutamente : « Ebrei assassini ! » . « I membri del servizio d ' ordine sindacale erano seduti sui gradini della sinagoga . Stavano a guardare , senza dire nulla » , racconta Perlmutter . Insulti e schiamazzi in direzione della sinagoga continueranno a lungo , sino all ' oltraggio di portare una bara sotto la lapide coi nomi degli ebrei assassinati alle Fosse Ardeatine . In una lettera inviata immediatamente ai tre segretari confederali , il rabbino capo della comunità israelitica , Elio Toaff , 66 anni , lamenta che le manifestazioni di spregio antiebraico sono durate due ore e che erano di tale entità da far pensare che fossero state organizzate . « Non posso che deplorare vivamente gli episodi di intolleranza da lei denunciati » , risponde il segretario della Cgil , Luciano Lama , in una lettera a Toaff pubblicata dal Manifesto del3luglio . Ma nella lettera c ' è la più infelice delle espressioni : che quegli episodi trovavano una loro motivazione nella condanna delle azioni israeliane in Libano , tali , nel giudizio di Lama , da percorrere « una strada che porta alla spaventosa ipotesi di un vero e proprio genocidio » . SUCCEDE IL FINIMONDO . A sentire per primi l ' esigenza di controbattere l ' argomentazione di Lama , sono Giorgio Israel , 37 anni , professore di matematica , ebreo non praticante , e sua moglie Bruna Ingrao , figlia di Pietro Ingrao , una comunista " liberal " , cui sta sempre più stretta l ' ideologia comunista . Dice Israel : « In un corteo sindacale , uno solo che gridasse " Viva le Brigate Rosse ! " , sarebbe sopraffatto dal servizio d ' ordine tempo un minuto . i invece potuto accadere che per più di un ' ora siano stati lanciati degli insulti agli ebrei in quanto tali » . Israele sua moglie redigono un testo molto duro nei confronti del sindacato e lo fanno girare . Lo firmano alcuni intellettuali comunisti e molti degli intellettuali ebrei che avevano firmato l ' appello " Perché Israele si ritiri " del 16 giugno ; fra essi Ester Fano Damascelli , che ha avuto il padre ucciso alle Ardeatine . All ' appello rivoltogli dagli intellettuali , Lama risponde con una seconda lettera , questa volta calibratissima ( « mi ha soddisfatto pienamente » , dice Israel ) , pubblicata sulla Repubblica del 16luglio , dov ' è ribadito che mai e poi mai il sindacato darà spazio alla minima ombra di antisemitismo . Quello del 25 giugno resta un episodio isolatissimo , due ore di onta che non macchiano il rapporto della sinistra italiana con gli ebrei e con la loro cultura ? Secondo Luciano Tas , direttore del mensile ebraico Shalom , coautore con Fausto Coen di un libro sul dissenso ebraico in Unione Sovietica , la situazione è divenuta tale che la critica al governo Begin precipita in forme di ostilità verso gli ebrei in quanto tali . Gli episodi inquietanti non mancano . Alla manifestazione per i palestinesi , indetta un mese fa dai partiti democratici e dal sindacato , erano numerosissimi i cartelli che affiggevano l ' equazione Israele = nazisti . In quell ' occasione , Luigi Covatta , membro della direzione del Psi , poté parlare a stento : i fischi che punteggiarono il suo discorso divennero assordanti , quando Covatta disse che nessuna soluzione del problema palestinese era possibile senza un preventivo riconoscimento del diritto all ' esistenza di Israele da parte dell ' Olp . Tas racconta di amici ebrei cui , da un giorno all ' altro , i compagni di lavoro hanno tolto il saluto . Un lettore di Rinascita s ' è rammaricato di aver visto una scritta murale favorevole ai palestinesi che si concludeva con un " israeliani , per voi c ' è solo il forno " . I genitori di Paola Di Cori , una professoressa di storia che ha firmato tanto l ' appello " Perché Israele si ritiri " quanto l ' appello a Lama , s ' erano stupiti di non aver ricevuto l ' ultimo numero di Shalom , cui sono abbonati : lo hanno ritrovato nella spazzatura , dove offensivamente lo aveva cacciato una mano ignota . A molti ebrei non è sfuggito quel numero dell ' Unità del giorno successivo all ' attentato in cui perdette la vita l ' agente di guardia al domicilio romano di un esponente dell ' Olp , attentato poi rivendicato da terroristi neri : è un attentato che porta " inequivocabilmente " il marchio dei servizi segreti israeliani , scriveva in prima pagina il quotidiano comunista . L ' INDIGNAZIONE per questi episodi , in cui l ' ostilità verso Israele è totale e offensiva , non attenua , in moltissimi intellettuali ebrei , la critica dell ' operazione Pace in Galilea condotta dall ' esercito israeliano . Anche se resta aperta la discussione sulla necessità di rendere manifesta , in quanto ebrei , una tale condanna . « Non mi piace essere preso per il colletto e costretto a dire ogni volta quel che penso della politica israeliana , solo perché sono ebreo » , si rammarica Israel . « Non sarebbe più opportuno discutere di fatti , anziché affermare pregiudiziali a favore di questo o di quello ? » , dice Rosellina Balbi . La discussione era stata alimentata dall ' appello " Perché Israele si ritiri " , firmato da moltissimi intellettuali ebrei , in testa Primo Levi e Natalia Ginzburg . Un appello che qualcuno , per esempio Federico Coen , direttore di Mondoperaio , ha giudicato troppo critico verso Israele e s ' è astenuto dal firmare . Il dilemma " firmare o no ? " ha incrinato amicizie e , perfino , spaccato famiglie . Lo ha firmato Fiamma Nirenstein , redattrice dell ' Europeo ; lo ha giudicato invece un grave errore suo padre , Alberto Nirenstein , autore di Ricorda cosa ti ha fatto Amalek , la cronaca dell ' agonia del ghetto di Varsavia . Dice Giuseppe Damascelli , uno dei promotori dell ' appello : « Ho firmato " Perché Israele si ritiri " , ho firmato l ' appello a Lama , firmerò l ' appello per il riconoscimento dell ' Olp . So bene che nella loro carta costituzionale c ' è un articolo in cui si parla di " liquidazione dell ' entità sionista " , ma riconoscere 1'Olp è l ' unico modo per fargli togliere quell ' articolo » .
INCONTRI E SCONTRI ( - , 1919 )
StampaPeriodica ,
" Un Comitato per la Tutela del Decoro Nazionale " si è costituito recentemente qui a Roma , per opera di alcune cospicue personalità , " onde porre un argine - dice il programma - al dilagare della produzione artistica nostrana , che ha ormai raggiunto proporzioni tali da allarmare i più indifferenti " . Questo Comitato intende istituire dei premi di Scoraggiamento , sotto forma di vitalizi , da assegnarsi " a quelle persone d ' ambo i sessi le quali avendo prodotto un ' opera qualsivoglia di letteratura , o pittura , o scultura , o musica , o teatro , che abbia riscosso il suffragio dei critici competenti , s ' impegnino con regolare atto notarile , a desistere per sempre dall ' esercizio , tanto pubblico che privato , di qualunque delle suddette arti " . Saranno disponibili in breve cento premi di lire mille annue , e si spera nel contributo di tutti i buoni italiani per poterne aumentare il numero e l ' entità . Anche il Governo ha dato la propria adesione , e sembra che in mancanza di un appoggio pecuniario , impossibile in questo momento , voglia mettere a disposizione del Comitato un certo numero di onorificienze che servirebbero a sostituire o a integrare parte dei premi in denaro . Sappiamo che la provvida iniziativa ha incontrato negli ambienti artistici e nel pubblico , largo consenso . OH , VILISSIMI NOI ! Noi non faremo mai nomi , non citeremo fatti specifici , non daremo mai presa alle feconde discussioni , non assumeremo mai responsabilità circostanziate , non entreremo mai nel libero arringo della polemica , non cercheremo mai la verità e la luce ; saremo sempre scorretti , libellisti , diffamatori , anonimi , sciagurati , subdoli , venduti , forse . Si tratta che abbiamo scoperto in poche parole tanto da tenerVi la coscienza in pace . Queste : chi si riconosce , se lo merita . È oracolo . Come certi selvaggi d ' Africa tenevano delle galline che avvelenavano , e se morivano l ' accusato era reo , se no innocente ; così noi andiamo seminando questi pezzetti di veleno , perché certe galline abbocchino e ci diano indizio sicuro su certi rei sospetti . PROVE . È bella , che certuni accolgono l ' espressione delle nostre più care fissazioni , espressione che noi crediamo di avere resa quanto più è possibile lieve ed inoffensiva , con sorrisi di superiorità scettica e consumata . A noi ? Santo diavolone , come dicono in Sicilia ! Da dieci anni ci esponiamo e cerchiamo l ' irrisione , abbiamo messo ogni genere di amori alla prova di non so quanti bordelli veri e metaforici ; e vengono a fare i Mefistofeli con noi , che abbiamo preso per le corna di dietro tutti i dilemmi del diavolo , che ci siamo incanagliati e indiavolati a bordo di certi galeoni d ' autorevolezza e serietà morale , dove nessuno se l ' era mai sognato ; e per noi , infine , la miglior ragione per indurci e cercarne la compagnia è che un uomo ci neghi e derida ! O vecchi incantatori di serpenti sdentati , noi siamo troppo privi di ogni suscettibilità , e tutto il vostro vantatissimo scetticismo non è altro che il riparo mal rappezzato di una vanità peritosa e indolorita , mortificata dal ricordo mal confessato di alcuni antichi granchi madornali . CAROGNETTINE da due soldi il pezzo . Brigantelli da giardino . Un indizio che la gente comincia ad accorgersi della vostra forza l ' avrete fermo e certissimo appena i vostri nemici e detrattori - nessuno può illudersi di non averne - sentiranno il bisogno di darsi la mano e confederarsi . Il diavolo li mette difatti uno sulla strada del l ' altro e li fa incontrare ch ' è una bellezza . Se poi avete qualche devoto farfallino capace di farvi la spia dal campo avversario , ne sentirete delle belle : e sul costume delle loro adunanze nei retrobottega , e sulle ore fisse degli appuntamenti , e sui metodi di diffamazione discussi in comune , e sui progetti escogitati per crearvi intorno il vuoto e sotto i piedi farvi mancare la terra , e sul modo di mettere in circolazione qualche definizione assassina che faccia fortuna , e sulle maniere affettuose che i cospiratori s ' usano fra di loro , e sulle riconciliazioni sporcucce e repentine con quelli che potranno giovare al fine comune , e sul modo circospetto col quale entrano ed escono dai loro covi , e sull ' improvviso silenzio quand ' entri qualcuno del quale non si fidino ancora troppo . E magari alcuni di loro sono in buona fede o cercan di persuadersi che veramente è impossibile che anche voi non facciate altrettanto . Tant ' è : c ' è una legge dei compensi e dell ' equilibrio , rigorosissima . E se da una parte della bilancia ci sono degli individui che gravino per un certo peso , è giusto che dall ' altra parte , per non essere sbalestrati in aria , altri individui faccian forza col numero e all ' occorrenza caricando sul loro piatto tutte le macchine e gli strumenti di tortura dell ' Inquisizione . Fatto sta che le orecchie a noi ci fischiano sempre . A rigor di termini , si può ancora usare la parola " mediterraneo " , a patto d ' intendere quanto di più indicibile e vago e seducente può avere un mito solare e marino . Che dire dunque di qualcuno che si professi in tutta lettera mediterraneo ? Come accade che il superuomo e la sua morale , nozione ultima di Nietzsche , suo modo peritoso e irregolare di nominare il trascendente , invece che i discepoli vi adoperassero ombra e riserva e prudenza , fossero condotti alla fiera in vesti d ' Arlecchino , coi colori possibili ed impossibili di un secolo grande , bislacco ed arruffone , come l ' ultimo scorso . OTTIMISMO POSTREMO . Ci demmo a credere , tempo fa , che il cinematografo avrebbe rovinati i cattivi libri e il cattivo teatro . Diavolo ! chi avrebbe potuto supporre che resisterebbero a una concorrenza tanto formidabile ? Era il caso di dire che li avrebbe battuti sul loro terreno stesso . A noi successe come a Guglielmo Imperatore . Egli ha trovato un sentimentalismo politico ancor più convinto e sentimentale del suo , ed è stato battuto colle sue armi . E il nostro calcolo troppo astuto è stato sfatato da una inaspettata profondità di cattivo gusto e di coglioneria . I cattivi libri , il cattivo teatro e l ' ottimo cinematografo prosperano insieme , e l ' uno prende luce e vita dall ' altro . È vero che , in fin dei conti , poco ce ne cura , essendo noi del parere che se la cattiva letteratura non esistesse bisognerebbe inventarla , nel migliore dei modi possibili . CENTRI DI CULTURA . Si stabiliscono centri di cultura in luoghi che sono un incanto . Si stabiliscono confusioni estetiche tra biblioteche circolanti e missioni del dotto ; alle quali , per essere babiloniche , non mancano neppure , come si vede , i giardini pensili . Parecchie ottime persone ci vanno comunicando , come un grande arcano , che la nostra rivista è uscita al momento giusto e come si aspettava , senza saperlo , da molte parti . Ringraziamo dell ' intenzione , ma non l ' abbiamo fatto apposta . Non ci abbiam messo studio ; è stata una bella combinazione . Non siamo giocatori d ' azzardo , ma neppure cospiratori . Abbiamo un ' idea tutta italiana ; d ' essere dei galantuomini e dei persuasi . Non è colpa nostra se si sia ridotti al punto che la gente a ciò si ferma a guardare . LA STORIA E LE SUE VIE . Quando si pensa alla storia , per che vie torte procede e quanto costa per venir sempre , prevedutissima , a confermare se stessa ; questa storia è proprio una storia ridicola . Eppure , non ci sentiamo né il diritto né la voglia di pentirci dell ' esperienze dovute fare . Ma questo , compatibilmente alla modestia , è più merito nostro che della storia . MENESTRELLI . I segreti , in verità elementari e semplicissimi , della scienza di governare i popoli , sebbene filtrati dalla sostanza stessa della vita di questi e quantunque costituiscano il loro più antico patrimonio , ripugnano all ' anima popolare . Il debole , l ' anonimo , non ama gli si vengano a spifferare le fatali ragioni della sua docilità verso il fratello più forte , sostegno e vanto della famiglia . Non che le ignori ; pure , in dati tempi , giunge perfino a dimenticarle e a disconoscerle con furore . Non è tuttavia meno provvidenziale e decoroso che il debole non sia abbandonato in balia di sé stesso . Durante la guerra i popoli si sono lasciati esemplarmente condurre , a una sola suprema condizione : si provvedesse a tener loro i padiglioni auricolari ininterrottamente e senza risparmio annaffiati di gloriose favole e di menzogne . Oggi che ai loro capi , così buoni menestrelli durante i tempi eroici e feroci , non è più possibile tener lontane da quelle malavvezze orecchie , note più crude e discordanti , i popoli generosi gridano al tradimento e minacciano cose dell ' altro mondo . E questa è la punizione , o per lo meno , il brutto quarto d ' ora dei menestrelli . Nella pubblica tenzone coi capi avversari - mentre i popoli erano d ' altra parte troppo occupati a versare con meticolosa cura il loro sangue , per interessarsi soverchiamente di simili controversie - essi hanno approfittato delle minime gaffes di quelli , assai più ingenui e brutalmente bonaccioni , per dar loro con grandi uh ! uh ! sulla voce , fare gli scandolezzati e svergognarli " davanti al mondo intero " . Che diamine ! Pezzi di carta , i trattati ? State zitti , disgraziati , che lo sapevamo prima di voi ! Ma essere stati insieme a bordello non vuoi mica dire tu me Io debba buttar sulla faccia alla presenza delle mogli . Che sarebbero , in questo caso i popoli , pronti , come quelle , a dar nelle peggiori escandescenze , a fare a pezzi le , stoviglie , e a buttar dalla finestra i più cari ricordi di tanti anni di ottimo ménage . E l ' eterno sfortunato , malaccorto popolo tedesco è giunto primo alla fame e alla disfatta forse anche per non essere stato " altrettanto " rimpinzato di provvisorie e corroboranti menzogne . La vittoria , si diceva , sarà di colui che saprà resistere cinque minuti di più . Ma trattandosi , in sostanza , di una guerra , nella quale da una parte erano dei legulei e dei giornalisti , dall ' altra dei soldati , era troppo naturale che vincessero i primi , e si verificasse piuttosto il detto : la sconfitta sarà di colui che non saprà mentire a sé stesso un pochino di più .
QUESTO È IL FATTO ( - , 192 )
StampaPeriodica ,
L ' organo massimalista suona le campane a morto . L ' Aventino fu ? Parrebbe . L ' Avanti ! riconosce che l ' astensione dai lavori parlamentari , in sé ed a sé , non ha senso . " Avrebbe un senso solamente se si portasse su un altro terreno . " Cioè : in piazza . Con le armi alla mano . Ma " democratici , popolari ed unitari non si sentono di seguirci in un campo che per essi è di sole spine . " Veramente non è detto che i fieri sicambri massimalisti se la sentano troppo , pur loro , di scendere sul campo ... delle spine , essi , verbosi gonfiatori di nubi rivoluzionarie . Adesso vorrebbero dare ad intendere che , se non fosse per quei pavidi dei restanti aventiniani , essi sarebbero tipi da trangugiarsi il fascismo in un boccone . Ma sono burlette polemiche e giuochi di scaricabarili . Il vero è che , nel giugno dell ' anno scorso , tutti gli aventiniani , senza esclusione di gruppi , si sono ritirati dal Parlamento unicamente nella speranza di suscitare con tale atto un movimento di attiva solidarietà nelle masse popolari , che essi ancora si illudevano di avere favorevoli . Fallita questa speranza , tentarono l ' ultima carta dell ' appello alla Corona . Altro errore colossale . Ed ora , perduta tanto la partita insurrezionale , quanto la partita costituzionale , si accapigliano fra loro ed ognuno di essi cerca di salvarsi per proprio conto dal disastro generale . Ma si sbandino o riescano ancora a rimanere uniti nella discordia , non possono sottrarsi , e come singoli partiti e come agglomerato occasionale , alla stretta dei conti : l ' Aventino ha chiusa la partita con un clamoroso fallimento . Perché non ha raggiunto uno solo dei fini che si era proposto . Perché il regime fascista è più forte di prima . Perché il Governo fascista raggiunge , esso , uno ad uno , tutti i fini che si era proposti . Questo il fatto ...
TRA IL TALMUD E LA ROBOTICA ( Galli della Loggia Ernesto , 1984 )
StampaPeriodica ,
« Sì , lo so , siete sempre animati dalle migliori intenzioni , venite in Israele per capire , per vedere come stanno veramente le cose . Poi dopo una settimana ve ne ritornate in Europa , negli Stati Uniti , e scrivete i vostri articoli - intelligenti , acuti , qualche volta cattivi - credendo di aver capito . Ma dia retta a me che sto qui da 30 anni e sono israeliano : capire è impossibile , non c ' è nulla da capire . Sono dei pazzi e questo è tutto . Si possono capire dei pazzi ? Dei pazzi con la vocazione al suicidio ? » . « Guardi quel che sta accadendo in queste settimane . Non bastano una trentina di partiti , un sistema elettorale dissennato fondato su una legge proporzionale ancora più rigida di quella che avete voi in Italia , una rissosità politica incredibile . Adesso ci si mettono pure questi gruppetti di fanatici religiosi , finanziati dagli ebrei americani , a organizzare il " Terrore contro il Terrore " , come lo chiamano , con piani di rappresaglia folli contro gli arabi . La verità è che appena gli ebrei vengono in contatto con lo Stato , con il potere , scatta nella loro testa un corto circuito micidiale , perché gli prende immediatamente la smania di mischiare lo Stato con la metafisica , con la morale , con la religione . E alla fine il risultato è quello di mandare in pezzi tutto , di distruggere anche il proprio Stato . F successo nell ' epoca biblica , sta succedendo di nuovo ora » . « Sa cosa si riprometteva il gruppo di terroristi ebrei scoperti un mese fa che avevano in mente di far saltare in aria la moschea di al - Aqsa nel centro di Gerusalemme ? Sa cosa vogliono i seguaci del rabbino Meir Kahane , una parte del Gush Emunin ( Blocco dei credenti ) ? Provocare la Guerra santa , scatenare orde di arabi infuriati contro Israele per vedere se Dio c ' è , se Dio è davvero con il suo popolo . Usare lo Stato per provocare Dio , per sistemare i propri conti con l ' Onnipotente e così distruggere lo Stato , suicidarsi : mi dica in quale altro Paese potrebbe succedere qualcosa di più folle » . « Prenda l ' esercito . Israele non ha un esercito , ha una cavalleria crociata . Altrove c ' è la fanteria , il genio , l ' aviazione ; in Israele no , qui sono tutti marines . Se l ' immagina cosa vuoi dire un esercito di 600mila marines ? Credo bene che vincono tutte le guerre . Ma da guerre combattute in questo modo , inseguendo un sogno , regolarmente non riescono poi a tirarsi fuori . E allora si chiedono cos ' è che non va , perché il mondo è cattivo , perché non li ama . Mi creda , non c ' è niente da capire . Io ho tentato di scriverlo tante volte sul mio giornale , ma so che è inutile : voi dell ' Occidente non ci credete , voi volete capire , siete divorati dalla fissazione di capire … » . « È VERO : GLI ISRAELIANI SONO PAZZI . Ma forse la verità è che non potrebbero essere altrimenti . E il primo motivo della loro inevitabile follia è nello spazio , nell ' estensione ridicolmente minuscola del loro Paese . Una popolazione di circa 4 milioni di abitanti pigiata in un territorio grande all ' incirca come le Puglie passa il proprio tempo a raccontarvi e a raccontarsi quanti minuti ci metterebbe a morire nel caso di un attacco di sorpresa . Con i vecchi confini pre 1967 ( gli unici ancora oggi internazionalmente riconosciuti ) , 18 chilometri separavano la Giordania da Tel Aviv , 35 da Haifa , 36 da Ashdod . E dietro niente , solo le acque del Mediterraneo . Visitare Israele diviene così , per un europeo , un ' iniziazione quasi insopportabile alla realtà nei suoi dati più bruti , a una visione del mondo in cui una roccaforte naturale può far premio su qualsiasi buon proposito della ragione astratta . Ricattati , ecco come ci si sente quando si viene qui » . « Perché si fa presto , in un tinello europeo , a leggere distrattamente su un giornale " tiri di katiuscia d ' oltreconfine su Kiryat Shmona " o " colpi di artiglieria sul Golan " , e a pensare distrattamente alle solite scaramucce tra arabi e israeliani . Ma solo se uno va in cima al Golan capisce che fa una bella differenza stare sotto con il nemico che tiene l ' orlo dell ' altipiano e che può divertirsi quando gli va a genio a sparacchiare un colpo qui un colpo là . Qui le distanze non sono chilometri , ma da 35 anni tutto si è sempre giocato in poche centinaia di metri che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte , lungo un confine che correva tra le case , di fronte a un balcone » . « È UNA SORPRESA sconvolgente , questa della crucialità dello spazio che riporta chi viene dall ' Europa al Medioevo , quando scoppiavano guerre feroci per il possesso di un guado . Ed è una sorpresa che incrina molte certezze intinte nella sicumera . Sì , gli israeliani sono dei pazzi . Dentro ognuno di loro sonnecchia un potenziale capo di Stato maggiore . La vede Gerusalemme laggiù , chiusa dentro un muro di colline a doppio ferro di cavallo con due piccoli passaggi , uno verso ovest , verso Tel Aviv e il mare , e l ' altro verso est , verso il deserto di Giudea e la Giordania ? » . « Prima del 1967 noi avevamo nelle nostre mani , in pratica , solo una striscia d ' asfalto che attraversava il primo passaggio e la parte occidentale della città . Qui , sulle creste tutt ' intorno , c ' era in permanenza mezzo esercito giordano in postazione , con cannoni , bunker , mitragliatrici ; le sue linee arrivavano fin dentro Gerusalemme . Lo so , voi non volete trasferire qui la vostra ambasciata perché non siete disposti a riconoscere la nostra annessione della parte est della città e della zona collinare , ma mi dica : lei cosa pensa che avremmo dovuto fare quando re ibn Talal Hussein , credendo di sbatterci fuori in poche ore , fu così pazzo da cedere alle pressioni di Gamal Abdel Nasser e da attaccarci ? Lo dica , cosa 1 avremmo dovuto fare ? » . Il mio accompagnatore israeliano mi guarda con l ' aria effettivamente incuriosita di chi in cuor suo ha già deciso da un pezzo che da Gerusalemme non se ne andrà neanche morto . Così come c ' è da giurarci che non se ne andranno mai dalle loro case gli abitanti degli insediamenti ebrei in quella che noi ci ostiniamo ancora a chiamare Cisgiordania o " West Bank " e per loro è invece la Giudea e la Samaria . Da anni tutto il Paese è un immenso cantiere . In una nuvola di polvere , tra bulldozer e camion giganteschi , lo spazio israeliano si sta trasformando , specialmente lungo l ' asse costituito dalle due nuove strade che collegano rapidamente la Cisgiordania con il territorio entro i confini pre 1967 : la Allon Road , che da Gerusalemme percorre la Valle del Giordano in direzione nord - sud parallelamente al fiume , e la Transamaria che su una direttrice est - ovest congiunge Tel Aviv con il cuore dei territori occupati . Lungo il loro tracciato , così come sulle colline che circondano Gerusalemme , crescono a vista d ' occhio agglomerati urbani stranissimi . Da lontano hanno l ' aspetto di maestose fortezze , muraglie grigiastre poste a guardia delle valli che si aprono ai loro piedi . E in effetti di questo si tratta , di veri e propri quartieri concepiti innanzitutto a scopi militari . Due cinture di questi agglomerati - a un paio di chilometri dalla città la prima , a una quindicina la seconda - serrano Gerusalemme in una protezione impenetrabile e la fanno israeliana , ebrea per sempre . I blocchi di appartamenti hanno in genere forma circolare o poligonale , con all ' interno una corte cui si accede attraverso uno stretto portoncino ; finestre , terrazzi , ballatoi sono studiati per respingere un attacco , per piazzarci una mitragliatrice e vender cara la pelle . Autentici castelli feudali del ventesimo secolo , hanno il fascino un po ' sinistro delle architetture dei fumetti di fantascienza . Identici sono il senso e la funzione delle decine di nuove città nel cuore della Giudea e della Samaria , sempre sulla cresta dei monti a controllare il fondovalle sulla cui poca terra coltivabile , a quel che è dato di vedere , la popolazione araba sembra essere restata indisturbata con i suoi villaggi e le sue cose . Solo che qui gli appartamenti fortezza a quattro o cinque piani sono sostituiti da lunghe file di villette a uno o al massimo due piani , ognuna con il suo bravo giardinetto . Ma se lo sguardo si leva alla collina di fronte è comune scorgere un impianto radar , una batteria missilistica en plein air , un ' altra qualunque attrezzatura militare cui la città è organicamente collegata . I TERMINI COLONI , insediamenti , settlement , con cui la stampa designa abitualmente queste città e i loro abitanti , fanno pensare all ' agricoltura , a contadini che si rompono la schiena sotto il sole e " fanno fiorire il deserto " . Invece non è così . Le due cinture intorno a Gerusalemme , gli insediamenti in Cisgiordania , sono per lo più abitati da colletti bianchi , da ingegneri , da tecnici , da media e piccola borghesia , che qui trova case a miglior prezzo , aria fina , la piscina in giardino , una vita comunitaria più intensa , anche se ogni giorno è costretta a pendolare su e giù con Tel Aviv , con Gerusalemme , con Haifa . E fa molto film di fantascienza - Rollerball o 1997 : Fuga da New York - anche questo fenomeno dei quartieri - fortezza per pendolari . Città come Ariel in Samaria , ancora in costruzione , costituiranno tra qualche anno la punta di diamante della formidabile spinta al progresso tecnologico in cui già oggi Israele appare lanciata . Parlando con chiunque , girando per il Paese , si tocca con mano il progetto di fare di questo lembo di terra asiatica un duplicato a scala nazionale della Silicon Valley californiana , e proprio a partire dagli insediamenti nei nuovi territori . Avionica , elettronica , robotica , bioingegneria , impianti per telecomunicazioni già oggi stanno cambiando il volto di Israele . Scienziati di molte parti del mondo si trasferiscono negli avanzatissimi centri di ricerca che il Paese offre , mentre un numero sempre maggiore si trasferisce dalle università alle industrie , che spesso sono costituite con la partecipazione di capitale straniero . La corsa al modello tecnologico avanzato e i successi già conseguiti diffondono un clima elettrizzante , una voglia di fare , di tentare strade nuove , una venerazione generale per il progresso e la scienza , che si respirano nell ' aria e che stanno formando , almeno in parte , un nuovo Paese . Ancora una decina d ' anni fa Israele appariva come uno strano incrocio tra l ' Ucraina e il Texas , tra l ' utopia tolstoiana - egualitaria del sionismo socialista delle origini e il pragmatismo degli Stati Uniti . Oggi sembra essere rimasto solo il Texas , l ' americanismo . Ma l ' americanismo israeliano non è imitazione : nasce dalla storia stessa del Paese . La quale lo porta su vie singolarmente coincidenti con quelle percorse dagli Stati Uniti . È PER QUESTE PROFONDE affinità culturali che Israele oggi può apparire - come dice con maligno sottinteso politico la propaganda anti - israeliana - il cinquantunesimo Stato dell ' Unione . Ma le cose non stanno così . È vero che tutta l ' élite del Paese parla correttamente l ' inglese e in buona parte ha trascorso un periodo di studi negli Stati Uniti , che le strade di Tel Aviv rigurgitano di gadget elettronici di ogni tipo , che il Jerusalem Post pubblica settimanalmente un inserto di otto pagine tratto dall ' edizione domenicale del New York Times , che per ragioni anche politiche la gente si sente più vicina e in sintonia con gli Usa che non con l ' Europa ( il tracollo dell ' immagine europea in Israele meriterebbe da solo un discorso a parte ) ; tutto questo è vero , ma assai più strabiliante è scoprire , per esempio , in quale misura il progresso tecnico sia stato accolto e integrato nella cultura religiosa . Non solo nelle yeshiva ( scuole religiose ) si mettono su memoria elettronica la Bibbia , il Talmud e gli altri testi della tradizione sapienziale , non solo sono sorti istituti di alta tecnologia che accoppiano lo studio delle materie scientifiche a quello religioso , ma molto spesso sono proprio i kibbutz degli ortodossi che , specialmente per aggirare le rigide prescrizioni sul riposo del sabato , hanno fatto più largo posto all ' impiego dell ' elettronica nella vita quotidiana . È il computer che provvede ad accendere e a spegnere la luce , a riscaldare le vivande all ' ora giusta . Ma alla fin fine il computer , il progresso tecnico vogliono dire soprattutto la sicurezza . Rappresentano nel medio periodo l ' unica carta su cui Israele punta per colmare il divario strategico con il blocco arabo che le si contrappone . Oggi , per esempio , il Paese produce nelle sue fabbriche - e dunque senza dover ricorrere all ' importazione - forse il miglior carro armato dell ' ultima generazione ( il Merkava ) , un fucile mitragliatore , l ' Uzi , adottato perfino dalla scorta del presidente degli Stati Uniti , il Mastiff ( o Mini Remotely Piloted Vehicle ) , un gingilletto volante di due metri e mezzo per la sorveglianza elettronica del terreno - anch ' esso acquistato in decine di esemplari dagli Usa - che si è rivelato decisivo nella mazzata militare inferta alla Siria in Libano , nell ' estate del 1982 . La sicurezza , la guerra , il nemico arabo , l ' esercito ; come vuole la regola , volenti o nolenti , ogni volta che si parla di Israele non si può evitare di arrivarci . Ma , sempre come vuole la regola , ci si accorge che tutto è stato già detto , che ben poco , anzi nulla , c ' è da aggiungere ai dati conosciutissimi del problema . Solo che molte cose cambiano se da problema politico - militare , da questione di cancellerie e di Stati maggiori , i dati divengono , sia pure in minima parte , un frammento di esperienza . UN EUROPEO CHE VA in Israele , prima e più che con il fatto politico che ogni guerra , anche la guerra arabo - israeliana , rappresenta , è costretto a misurarsi con ciò che la guerra è , con ciò che la guerra significa di profondamente , di drammaticamente vero e ineludibile nelle vicende umane . È costretto a misurarsi con la sua terribile moralità . Tsahal , l ' esercito israeliano , questa pupilla della nazione , autentico diamante affilato nel diadema di Sion , gli offre l ' immagine di un tale senso di appartenenza , di un tale spirito di sacrificio e di determinazione , di competenza tecnica e insieme di genialità improvvisatrice , da lasciarlo comunque stupito e ammirato . Non è l ' ammirazione per un esercito che ha sempre avuto la meglio , non si tratta di una forma di vile simpatia per il vincitore . Niente affatto . L ' ammirazione nasce da ben altro : è l ' ammirazione e lo stupore per un esercito - popolo che visibilmente , per segni inequivocabili , è pronto in ogni momento a farsi uccidere fino all ' ultimo uomo , a morire in una comunione di valori che non teme incrinature . Alzi la mano chi in caso di pericolo - di pericolo vero , intendo , quando si trattasse della vita e della morte - non desidererebbe avere lo scudo di Tsahal . E così chi viene dall ' Europa , se non ha paura di guardare in faccia ai fatti e di chiamarli con il loro nome , deve ammettere di essere piano piano attraversato da una sensazione sottile di rimpianto e di vergogna . Rimpianto e vergogna per aver perduto , anzi per non sapere più neppure cosa sia , la dimensione della lotta , del sacrificio , dell ' unione morale di una società . Naturalmente è facile riacquistare la propria virtuosa tranquillità e scoccare sui soldati d ' Israele l ' accusa di essere una massa di fascistoidi inebriati di potenza ; del resto non è forse vero che loro mostrano chiaramente di guardare a noi europei come a una massa di vigliacchi , pronti a buttarci in ginocchio davanti a un barile di petrolio e all ' imperatore di tutte le Russie ? Eppure è proprio a questi europei smidollati e imbelli che il guerriero di Tsahal - per i vincoli misteriosi che legano i popoli e le culture - sente il bisogno di rivolgersi in qualcosa che a tratti hail sapore di una richiesta di assoluzione : « Certo che siamo dei cattivi occupanti , ma quando mai se ne sono visti di buoni sulla faccia della Terra ? Ogni occupante è un cattivo occupante per definizione . Ma quale altra occupazione militare nella storia è stata sottoposta , in ogni suo atto , come la nostra , al vaglio , alla censura e , se del caso , alla punizione della Corte suprema , cioè di uno degli organi di giustizia più imparziali del mondo ? Certo , sul nostro onore pesa la macchia di Sabra e Chatila , ma in quale altro Paese del mondo 600mila persone si sarebbero rovesciate in piazza per reclamare giustizia ? E in quale altro Paese l ' avrebbero ottenuta grazie a una Commissione d ' inchiesta che non ha guardato in faccia nessuno ? A prezzo di molte cose , sulla nostra pelle , abbiamo dimostrato di voler essere fedeli ai valori dell ' Occidente , di saperli mantenere . Noi , non voi , non il resto del mondo , abbiamo cercato la verità , abbiamo fatto giustizia . Noi non siamo come gli arabi ; mai , mai diventeremo come gli arabi . Ma voi non immaginate neppure cosa significhi vivere , dover sopravvivere qui , nel Medio Oriente » .
40 ANNI DI ISRAELE ( Jesurum Stefano , 1988 )
StampaPeriodica ,
Nurit , sua moglie , ha mandato i bambini da qualcuno : forse non vuole che ascoltino . Gli occhi di Rami , nerissimi , sono grandi e tristi . Lui il giorno del quarantesimo anniversario della proclamazione dello Stato d ' Israele lo passerà in galera o , se sarà fortunato , a pulire i cessi della sua caserma . « Ma là non ci torno » , mormora . « Non ci torno più » . Sergente della riserva , 35 anni , professione catering , Rami è appena rientrato da un burrascoso colloquio con il comandante del reparto . « Gli ho detto che stiamo sprofondando nel fango » , racconta . « Io ho già fatto il servizio di leva nei Territori , poi ci sono tornato altre volte , l ' ultima a Gaza . Mi sono sentito un occupante » . Cita Lev Tolstoj , il grande esercito napoleonico che diventa manipolo di banditi . « Sono nato e cresciuto in Cile , non userò il manganello » . Il 4 di ijar ( che , secondo il calendario lunare ebraico , quest ' anno cade il 21 aprile ) Rami non farà festa , non ballerà per le strade con gli amici . Però ripenserà alle parole che pronunciò un giorno David Ben Gurion : « Israele sarà una luce in mezzo alle altre nazioni » . Un gesto quello di Rami che è , e vuole rimanere , atto individuale , scelta morale . Qualcosa che non è direttamente collegato alle analoghe proteste del movimento Yesh Gvul ( C ' è un limite ) , quello che organizza il rifiuto dei soldati a pattugliare e a reprimere i villaggi della Cisgiordania o a imporre a ogni costo il coprifuoco nei campi profughi di Gaza . E non c ' entra neppure con quei 2mila ufficiali che hanno appena scritto a Yitzhak Shamir facendo pressione perché non usi solo la parola " no " . Certo , anche Rami e sua moglie vanno alle manifestazioni di Shalom Achshav ( Pace adesso ) e tifano per i 37 gruppi pacifisti operanti nel loro Paese , l ' unico democratico dell ' intera regione . Per Rami è una cosa che viene da dentro ( ma queste storie si somigliano tutte ) : « Amo il mio Stato , rispetto troppo il mio esercito per seguirlo in una strada cieca che va contro la storia . Noi oggi stiamo facendo ai palestinesi ciò che loro , gli arabi , hanno fatto a noi proprio quarant ' anni or sono » . La pensa così , ma da religioso , anche Yehezkel Landau , attivista di Oz ve Shalom ( Coraggio e pace ) . Loro sono i pii per cui « sacrificare Hebron e la Tomba dei Patriarchi è come amputarsi un pezzo di corpo » . Ma è un sacrificio che va fatto poiché , come spiega Landau « è meglio arrivare a un compromesso sui Territori , mantenendo integra la morale , piuttosto che tenere i Territori , ma compromettere i valori religiosi e ideali » . Israele celebra il suo quarantesimo compleanno , e appare infelice , diviso , esausto . Le immense energie e l ' idealismo della nascita hanno lasciato il posto alle disillusioni dell ' età matura . La ribellione dei palestinesi , l ' intifadeh ( Intifada ) , dura ormai dai primi di dicembre , i morti sono oltre 150 , centinaia i feriti , migliaia gli arrestati . Le scene che la televisione porta ogni sera nelle case non hanno bisogno di commenti . Rabbia , sgomento , dolore e paura regnano quasi incontrastati . E anche se può apparire assurdo regnano incontrastati da ambedue le parti . Il clima non è poi così diverso da come gli anziani ricordano gli orrori del passato . Gli ebrei raccontano il pogrom di Hebron quando , nel 1929 , gli arabi misero in atto un ' altra sommossa e massacrarono 66 " giudei " , profanarono le sinagoghe , distrussero l ' ospedale arabo ebraico . Ricordano i 133 trucidati al Muro del Pianto , e quelli del monte Scopus , e gli altri innumerevoli loro lutti . Gli arabi ancora tremano al sentire i nomi dell ' Irgun e della banda Stern , due gruppi minoritari , ma potenti , dell ' estremismo sionista , che si macchiarono della morte di civili sia arabi sia inglesi . Fu proprio l ' Irgun dell ' ex premier Menachem Begin a far saltare il quartier generale britannico al King David e a compiere , nell ' aprile del 1948 , la strage di Deir Yassin . Eppure il grosso del movimento sionista non cercava davvero la guerra . Erano circa 150mila gli ebrei giunti in Palestina a cavallo fra i due secoli e fino agli anni Venti . Venivano dai pogrom zaristi , dall ' intolleranza dell ' Europa cattolica , sospinti dalle teorie di Theodor Herzl . Erano in gran parte collettivisti , socialisti , sicuri di realizzare un domani migliore per sé e per i fellah sfruttati come nel Medioevo attraverso l ' agricoltura dei kibbutz e dei moshav . Comperavano a caro prezzo pezzi di deserto che avrebbero poi fatto fiorire . Sognavano l ' uomo nuovo : maniche di camicia , niente formalismi , tanto lavoro . E , in parte , quel sogno lo realizzarono . Israele nacque così , a mezzanotte in punto fra il 14 e il 15 maggio del 1948 . Nell ' odio e nella speranza . L ' ebreo palestinese da generazioni cantò il suo inno , Hatikvah , assieme ai fratelli sopravvissuti allo sterminio , a quelli che , sfidando gli inglesi , avevano raggiunto la Terra Promessa attraverso mille epopee simili a quella della nave Exodus . Ma il programma sionista " una terra senza popolo per un popolo senza terra " s ' infranse immediatamente contro il grande rifiuto arabo . E contro la realtà . La Palestina non era una landa disabitata e lo Stato ebraico dovette vivere in guerra perenne fin dal primo giorno . Per difendere un diritto alla vita sancito dall ' Onu e immediatamente appoggiato dalla Russia di Iosif Stalin come dall ' America di Harry Truman . Tuttavia il sogno s ' avverava , pieno di utopia . Un sogno in cui la storia , la religione , l ' ideale politico , i valori morali , tutto aveva un senso . Eccetto la geografia . Un ' altra collettività veniva parzialmente dispersa , quella arabo - palestinese . Le ragioni della storia , in Medio Oriente , hanno i medesimi colori di quella natura : il beige e il grigio . Non esistono verità assolute , e come nella Bibbia i buoni diventano spesso cattivi e i cattivi possono anche tornare buoni . Così il cuore di questo conflitto , a quarant ' anni dal suo insorgere , è e resta lo scontro fra due popoli , due comunità , due nazioni . Bene lo sanno i ricercatori dell ' Istituto Van Leer di Gerusalemme che , dopo aver messo in piedi un programma educativo per migliorare i rapporti fra arabi e israeliani , fra musulmani ed ebrei , debbono constatare che " arabo " suscita negli scolari israeliani associazioni con le parole " sporco " , " puzzolente " , " nemico " , " terrorista " . E per gli adolescenti arabi " israeliano " è uguale a " soldato crudele " , mentre per gli adulti vuol dire " nazista " . Meglio di ogni statistica aiuta a capire come stanno le cose , nel profondo , l ' esperienza di una psicologa , Thaila Blumenthal : una bambina ebrea che vive vicino a Beersheva , sogna un autobus attaccato da commando palestinesi assetati di sangue , e intanto una dodicenne musulmana sogna soldati di Tsahal che , di notte , spalancano la porta di casa e sparano sui suoi parenti . « Fino al 1967 gli arabi che erano rimasti con noi dopo il 1948 non erano influenzati dalle ideologie panarabe , il loro modello di riferimento era , più o meno , la società israeliana in cui avevano trovato un posto per studiare e lavorare » , spiega Moshe Lissak , sociologo , uno degli intellettuali più stimati in Israele . « Poi il contatto con la realtà arretratissima dei fratelli giordani della West Bank ha sconvolto ogni regola . Dopo l ' invasione del Libano , nel 1982 , la disgregazione s ' è fatta quasi totale . Perché dopo il Libano ? Ma perché allora s ' è innalzata la bandiera di Ariel Sharon , della distruzione sì delle basi terroristiche dell ' Olp , ma anche degli spiragli di dialogo con la controparte moderata » . I nati in Eretz Israel sono chiamati sabra , che vuol dire fico d ' India : spinosi fuori , ma dolci dentro . Il fatto è che , a forza di vivere in attesa di un ' apocalisse sempre in agguato , le spine si sono fatte più pungenti . L ' età , da queste parti , può essere un dramma . Perché i ragazzi palestinesi che oggi lanciano pietre , coltelli e bombe molotov in nome del proprio diritto all ' autodeterminazione lo fanno senza conoscere , né aver vissuto , le vicende di un passato prossimo ancora vicinissimo . E quelle pietre le tirano a ragazzi in divisa che talvolta si abbrutiscono e che , a loro volta , non sanno . Non sanno . Perché non erano ancora nati nel 1967 o erano troppo piccoli per accorgersi dell ' ennesima guerra minacciata e voluta dai governi dei Paesi arabi contro Israele . Battaglia dopo battaglia , fu allora che Gerusalemme conquistò Gaza , Cisgiordania e Sinai . La chiamarono la Guerra dei sei giorni . Furono quei primi giorni di giugno i momenti del grande trionfo e , insieme , l ' inizio del pantano in cui adesso il Paese rischia di rimanere incastrato . Nel 1956 avevano imparato la lezione : mai più avrebbero restituito qualcosa conquistato in un ' azione di autodifesa senza ricevere qualcos ' altro in cambio . E questa volta l ' autodifesa aveva portato i tank con la stella di Davide a Gaza e al Sinai verso sud , all ' intera riva occidentale del Giordano e alle alture del Golan verso nord . Dopo 2mila anni di ghetto , di sofferenze e di Talmud gli ebrei avevano finito d ' interpretare la parte del perdente . In quei giorni , Sari Nusseibeh era studente a Oxford . Oggi , insegna all ' università palestinese di Birzeit , una delle cinque sorte in Cisgiordania dopo l ' occupazione . Nusseibeh è considerato un supporter dell ' Olp , è uno di quei 15 che hanno recentemente rifiutato d ' incontrarsi con George Shultz . Con uomini come lui prima o poi i dirigenti israeliani si troveranno seduti al tavolo delle trattative . Nel 1967 , dunque , il giovane studente era in Inghilterra . « Seppi della caduta di Gerusalemme Est » , racconta . « La famiglia di mio padre abitava là dal 1200» . E continua : « Io sono cresciuto pensando a Israele come a un ' entità imposta sulla terra dei miei avi , un ' entità in netta antitesi con il mio essere uomo e nazione » . Sari Nusseibeh , in quell ' autunno del 1967 , dovette rivolgersi , per la prima volta in vita sua , a un ' ambasciata israeliana per il visto d ' entrata all ' aeroporto di Lod . « Avevo tanto sentito parlare di Lod e della vicina Ramla , la famiglia di mia madre aveva posseduto parecchie terre laggiù » , ricorda . « Era davvero strano , da una parte atterravo a casa mia , dall ' altra a casa del mio nemico . Fu per questo sentimento di stranezza che mi misi a girare lo Stato ebraico , per conoscerlo , per capire . Prima del 1948 per gli ebrei non avevamo certo simpatia , ma si conviveva . Dopo la proclamazione dello Stato tutti diventarono nemici . C ' è voluto un po ' per rendermi conto che la realtà era più sfaccettata , piena di colori diversi . Ci sono ebrei ed ebrei , israeliani e israeliani , politiche differenti , uomini più umani di altri » . Ma fra un agguato ai gipponi di Tsahal e un palestinese che cade a terra colpito da un colpo di fucile , l ' antico odio , totale e assoluto , riprende fiato . E il poeta Mahmud Darwish , dirigente dell ' Olp , proprio ora scrive : « Andatevene dalla nostra terra , andatevene tutti , e portate via anche i vostri morti » . « C ' è l ' emozione dirompente , vorrei dire bruta , e c ' è la ragione » , dice Nusseibeh . « Quando guardo la mia gente , i cadaveri , anch ' io prenderei in mano una pietra e andrei in strada con i ragazzi . Ma poi penso che si deve giungere a un compromesso . Sta nel compromesso il futuro del nostro Stato così come la pace e la sicurezza per Israele » . Tutt ' intorno , nulla fa prevedere che a questa ragionevolezza si stia per arrivare . Ma il professore palestinese ci spera : « Io credo nei miracoli , questa è sempre stata una terra di miracoli » . Anche Moshe Dayan , 21 anni fa , credeva a qualcosa di miracoloso . Era convinto che si sarebbe rapidamente arrivati a un negoziato : buona parte delle conquiste in cambio di pace e frontiere sicure . Ricevette , invece , secchi rifiuti e nuove guerre . Solamente dieci anni più tardi , nel 1977 , Anwar al - Sadat cambiò la storia e , con enorme coraggio , volò a Gerusalemme per aprire quella trattativa che avrebbe portato alla firma di Camp David . Sadat pagò con la vita il suo riconoscimento dei diritti dello Stato ebraico . Gli egiziani , però , riottennero il Sinai . Gli israeliani , invece , videro rafforzarsi la destra di Menachem Begin , il Likud guadagnare voti , la politica del dialogo arretrare sotto i colpi dell ' invasione del Libano e degli insediamenti in Cisgiordania , alla ricerca della biblica Grande Israele . E oggi i fans di Yitzhak Shamir accolgono il segretario di Stato americano , George Shultz , facendogli trovare davanti all ' albergo un gigantesco pupazzone raffigurante Yasser Arafat che ride : " Welcome George " . Intorno sostano , giorno e notte , coloro che non vogliono scordare l ' elenco dei crimini commessi dall ' Olp . I coloni chiedono il pugno di ferro contro l ' intifadeh , accusano l ' esercito di mollezza , ipotizzano l ' espulsione definitiva della popolazione araba dalla West Bank . Prendono a calci le automobili dei giornalisti , gridando : « Voi laici siete la merda di questo Paese » . I coloni stanno in alto , in cima alle colline . I loro insediamenti hanno i tetti rossi e qualche torretta di guardia . Quasi 70mila in 15 anni , a contrastare un milione di arabi . L ' insediamento di Tkoa non ha fortificazioni . I suoi abitanti prendono forza dal monte Herodion , che è lì a due passi . Anche il vicino villaggio di pastori arabi si chiama Tkoa . « Da qui non ce ne andremo davvero » , assicura Edoardo Recanati , uno dei pilastri dell ' insediamento . « Vedete là , in cima a quella collina artificiale , all ' Herodion ? In quel fortilizio erodiano i giudei si ribellarono a Roma , la rivolta durò anni . Morirono quasi tutti , ma non si arresero » . L ' abitato accoglie 86 famiglie , 400 persone di 25 nazionalità diverse . Sono del Gush Emunim ( Blocco dei fedeli ) . Casette prefabbricate , molte con il gancio sul tetto ( imposto agli inizi , nel 1977 , dal governo ) per poter essere facilmente trasportate altrove in caso di evacuazione . Recanati ha 53 anni e sette figli . In Italia ha fatto l ' avvocato e il manager , non era religioso né osservante . Veniva ogni tanto in Israele , per lavoro e per trovare qualche parente . « Un giorno , all ' aeroporto di Lod , ho capito che non stavo tornando a casa , a Roma , ma andandomene da casa , da qui » , dice . « Abbandonare oggi ? Non ci pensiamo neppure . Guarda là , stanno piantando una nuova vite . Se l ' esercito venisse a dirmi di sloggiare resisterei con ogni mezzo , non sparerei soltanto perché nella pattuglia ci potrebbe essere mio figlio » . Non odia gli arabi e certo non li ama : « Io non dico a loro che non possono star qui , ma loro lo dicono a me . Scherziamo ? I giudei non possono vivere in Giudea ? » . A Tkoa tutti raccontano di David Rosenfeld , uno di loro : faceva il guardiano all ' Herodion , un giorno un palestinese di queste parti lo ammazzò a coltellate . Era il 1982 . I parenti dell ' omicida lo consegnarono ai militari . Dopo la guerra del Libano venne liberato : lui e altri 1.149 , in cambio di tre soldati di Tsahal . « Gli abbiamo detto che non lo volevamo più in giro , non ha seguito il consiglio » , raccontano . « Una notte gli abbiamo tagliato il cane a fette . Il giorno dopo è partito » . Per le stradine di Tkoa ( sembrano quelle di un villaggetto piccolo borghese alla periferia di una nostra metropoli ) gira una coppia di francesi , giovanissimi , con un bambino in carrozzella e un altro che sgambetta appena . Si stanno guardando intorno . Sono indecisi fra qui e Kiryat Arba , uno degli insediamenti più " duri " , poco lontano da Hebron . A loro non importa se prima di uscire in automobile si deve avvertire una centrale radio che collega i coloni , se in casa è appeso il mitra . Viene in mente Amos Oz e il suo In the Land of Israel . Anche lui è stato qui per una giornata . E scrive : « Sono spaventato . Letteralmente , ho paura . Altri , apparentemente , no . O forse la loro è una paura di natura completamente diversa » . Di fronte a tutto questo la leadership israeliana appare immobile , priva di fantasia , schiacciata in una coalizione di unità nazionale che attende solo le elezioni d ' autunno per decretare la propria morte . L ' opinione pubblica è spaccata verticalmente . Entrambi gli schieramenti hanno perso quasi ogni fiducia nella convivenza , ma auspicano soluzioni opposte : il Grande Israele contro la conferenza internazionale di pace . Alcuni credono in un ruolo delle superpotenze , altri le vedono come una versione moderna di Satana . Se non si arriverà alla pace il futuro è già scritto : nel 2010 Israele non sarà più uno Stato ebraico , questione di nascite . Oppure vigerà un apartheid ferreo tipo Sudafrica . Qualcuno si domanda , angosciato , se il Paese non abbia perso la via . Qualcuno è convinto che a ferire Israele non siano tanto i sassi , quanto le proprie delusioni . In mezzo , un ' immensa marea di gente che vota per l ' ordine , senza pensarci tanto . Sono per lo più sefarditi , gli ebrei originari del Nord Africa e del Medio Oriente , cacciati da Paesi musulmani che li hanno perseguitati , uccisi e umiliati . Se ne incontrano moltissimi a Ein Hemed , alla festa degli immigrati dall ' Iran e dal Kurdistan . Cantano , ballano , mangiano , giocano a dama . Uguali agli arabi , e proprio perché uguali tanto nemici . Sono i ceti più popolari , quelli che comprano le cassette di Chaim Moshe , un cantante di famiglia yemenita . La sua musica è orientale , piace molto pure agli arabi che lo gettonano in abbondanza . Arriva sulla sua Bmw nera con radiotelefono . Nel quartiere dove abita , alla periferia di Tel Aviv , la gente lo festeggia per la strada . Le sue canzoni parlano d ' amore , di felicità , di buoni sentimenti . Non c ' è mai la parola pace . « Io canto per tutti , vecchi e bambini , arabi e israeliani , non faccio politica » , è la risposta stizzita . Dopo 40 anni la realtà è che tutti si dovranno accontentare di qualcosa di meno dei propri sogni . Tutti , prima o poi , dovranno fidarsi . D ' altronde questa è una storia di paradossi : se nel 1948 gli Stati arabi avessero accettato la spartizione dell ' Onu , oggi i palestinesi avrebbero la terra che vogliono . E Israele non si lascerebbe dietro una scia di violenza che lo disgusta . Ma per l ' Europa e l ' Occidente questa è senz ' altro una situazione difficile da capire . Sullo sfondo lo spettro di due integralismi altrettanto pericolosi , quello islamico e quello dei coloni dell ' ultradestra . Tutt ' intorno uno Stato giovanissimo e insieme antico . Ha scritto qualche anno fa il non ebreo Friedrich Diirrenmatt : « La difficoltà di prendere posizione per Israele oggi e l ' isolamento in cui è caduto hanno diverse ragioni . Dopo la Seconda guerra mondiale ci si vergognava di essere antisemiti , con orgoglio dopo la Guerra dei sei giorni si diventò filosemiti , e ora , con sollievo , si osa essere antisionisti » . Senza voler comprendere che il sionismo è , ed è sempre stato , un insieme di mille ideali , di mille sentimenti , cose diverse . « Deluso ? Non so se è la parola giusta » , dice Rami , quello che passerà Yom Azmauth , la festa dei 40 , in galera . « Preoccupato sì . Siamo stanchi , noi e loro , stanchi di odio » .