StampaPeriodica ,
Sul
plebiscito
tedesco
non
c
'
è
nulla
da
dire
:
la
caserma
ha
votato
per
il
suo
colonnello
.
Se
il
plebiscito
fosse
riuscito
più
plebiscito
di
così
,
avrebbe
fatto
pensar
male
.
Così
,
invece
,
fa
soltanto
pensare
.
Ma
seriamente
.
I
dati
precisi
non
ci
interessano
,
perch
'
essi
non
hanno
che
valore
simbolico
davanti
al
consenso
unanime
ed
assoluto
di
tutto
un
popolo
che
ha
risposto
all
'
appello
del
capo
con
slancio
ed
entusiasmo
,
con
disciplina
,
ma
con
sincera
convinzione
.
Non
vi
è
buon
cittadino
germanico
che
possa
in
quest
'
ora
dissentire
dall
'
azione
intrapresa
da
Hitler
per
la
difesa
dell
'
onore
e
dei
diritti
della
Patria
tedesca
.
Sui
tre
punti
del
programma
di
politica
estera
che
il
nazionalsocialismo
ha
annunziato
onore
,
pace
,
libertà
tutto
il
popolo
tedesco
è
d
'
accordo
ed
unanime
come
un
uomo
solo
e
ha
voluto
manifestare
al
mondo
la
sua
volontà
ferma
ed
univoca
di
realizzare
fino
in
fondo
tali
postulati
con
sicurissima
fede
.
Hitler
può
oggi
buttare
in
faccia
al
mondo
dubbioso
e
stupefatto
questa
superba
conferma
popolare
alla
sua
dichiarazione
di
agire
in
nome
di
tutto
il
popolo
tedesco
,
di
non
essere
che
l
interprete
della
sua
volontà
,
il
rivendicatore
dei
suoi
diritti
,
il
portavoce
di
quelle
esigenze
che
esso
considera
naturali
e
necessarie
e
quindi
,
anche
su
un
piano
di
interpretazione
giuridica
,
legittime
ed
inoppugnabili
,
ancorché
cozzino
contro
paragrafi
ed
articoli
di
patti
e
di
trattati
.
Nulla
di
più
amaro
e
di
più
comico
dello
stupore
atterrito
col
quale
,
in
taluni
ambienti
politici
e
giornalistici
,
si
è
appreso
il
formidabile
risultato
del
plebiscito
tedesco
.
Ci
si
faceva
dunque
ancora
illusioni
in
Europa
,
a
questo
riguardo
?
È
tempo
che
l
'
Europa
prenda
atto
che
la
Germania
hitleriana
rappresenta
sul
continente
una
realtà
di
cui
non
ci
si
può
infischiare
.
L
'
Europa
può
costruire
il
suo
domani
politico
con
essa
o
contro
di
essa
,
ma
mai
senza
di
essa
.
Per
questo
,
l
'
Italia
fascista
,
che
nonostante
i
nuovi
,
grandissimi
e
vitali
interessi
coloniali
,
rimane
coscientemente
in
Europa
la
chiave
di
volta
della
politica
continentale
,
desidera
vivamente
una
soluzione
comprensiva
dei
diritti
di
ambo
le
parti
,
del
grande
conflitto
che
da
secoli
,
divide
il
mondo
latino
dal
mondo
germanico
.
E
a
questo
scopo
lo
spirito
del
Patto
a
Quattro
voluto
dal
Duce
,
potrebbe
e
può
efficacemente
dominare
la
grande
lite
continentale
e
riavvicinare
,
in
una
formula
di
pace
ricostruttiva
tutti
i
popoli
che
non
son
disposti
a
subire
il
tragico
destino
del
popolo
russo
e
diventare
campo
sperimentale
della
Terza
Internazionale
...
StampaPeriodica ,
L
'
Impero
come
l
'
intervento
,
come
il
fascismo
,
non
può
essere
pienamente
inteso
in
tutta
la
sua
portata
se
non
come
fenomeno
spirituale
.
La
sua
estrinsecazione
territoriale
non
può
essere
che
l
'
apparizione
concreta
e
superficiale
d
'
un
movimento
spirituale
che
,
già
operante
attraverso
il
risorgimento
e
l
'
intervento
,
forma
il
sostrato
più
profondo
del
fascismo
.
Il
movimento
fascista
,
espresso
,
come
l
'
intervento
,
direttamente
dal
popolo
,
se
storicamente
doveva
essere
una
guerra
interna
per
la
riconquista
d
'
una
pace
oltre
la
tregua
firmata
nel
novembre
1918
a
Versailles
,
spiritualmente
era
la
stessa
volontà
d
'
imperio
che
tutto
un
popolo
plebiscitariamente
manifestava
.
La
Rivoluzione
del
1922
non
è
infatti
una
rivoluzione
o
politica
o
sociale
o
economica
,
ma
è
una
rivoluzione
totalitaria
dello
spirito
umano
,
per
cui
l
'
uomo
viene
nuovamente
posto
al
centro
del
processo
storico
come
principale
protagonista
della
sua
vicenda
terrestre
,
viene
riscattato
dal
servaggio
delle
forze
oscure
e
incoercibili
della
natura
.
È
rivoluzione
spirituale
perché
con
essa
una
diversa
concezione
dell
'
uomo
,
una
totale
trasformazione
dei
valori
che
lo
misurano
,
si
fa
innanzi
.
Se
le
democrazie
,
nel
loro
sforzo
perenne
verso
una
maggiore
libertà
personale
avevano
ridotto
lo
Stato
alla
quasi
inesistenza
,
d
'
altra
parte
togliendo
nel
nome
del
razionalismo
e
del
positivismo
ogni
assoluto
all
'
uomo
,
avevano
finito
,
ponendolo
arbitro
indiscusso
dei
propri
fini
,
ad
orientarlo
verso
la
scelta
puramente
edonistica
e
verso
il
relativismo
morale
,
verso
la
sottomissione
nello
spirito
all
'
Economia
,
che
diventa
per
le
democrazie
la
sola
ed
indiscussa
Dea
,
il
solo
assoluto
.
Il
fascismo
antindividualista
ed
antidemocratico
,
contro
il
positivismo
,
lo
scientismo
,
contro
la
svalutazione
dei
valori
strettamente
spirituali
come
la
religione
e
la
morale
,
contro
la
considerazione
del
piacere
immediato
come
motivo
unico
e
precipuo
dell
'
operare
umano
,
contro
il
conclamato
dissidio
tra
scienza
e
religione
,
afferma
lo
spirito
dell
'
uomo
,
la
continuità
della
persona
umana
,
l
'
esistenza
d
'
una
dogmatica
,
la
necessità
di
un
assoluto
e
di
una
fede
.
Per
questo
lo
spirito
ritorna
col
fascismo
sugli
altari
.
Se
le
democrazie
nello
sforzo
libertario
e
dissociatore
avevano
cercato
un
'
illusoria
perfezione
sociale
nel
respingere
ai
margini
della
società
la
politica
ai
vantaggi
dell
'
economia
e
rimanendo
poi
vittime
dei
politicissimi
poteri
di
forze
oscure
ed
incontrollabili
,
che
venivano
fatalmente
a
porsi
tra
individuo
e
Stato
,
il
fascismo
riscopre
nella
politica
il
fulcro
di
tutta
la
metafisica
umana
ed
instaura
lo
Stato
come
la
realtà
vera
dell
'
individuo
,
come
la
forma
più
alta
della
personalità
,
come
una
forza
spirituale
,
la
quale
comprende
tutte
le
forme
di
vita
umana
dalle
sue
manifestazioni
più
basse
alle
più
alte
.
Se
le
democrazie
ispirate
dal
culto
della
Ragione
,
di
astrattezza
in
astrattezza
,
avevano
finito
col
vanificare
l
'
uomo
in
una
molteplicità
di
schemi
dal
contenuto
illusorio
ed
a
frantumarlo
in
una
quantità
di
uomini
parziali
,
il
fascismo
ricostruisce
attraverso
lo
Stato
l
'
uomo
nella
sua
integrità
e
nella
sua
concretezza
,
lo
ricostruisce
nella
reintegrazione
dei
suoi
valori
più
caratteristici
di
famiglia
,
di
patria
e
di
religione
,
di
razza
e
di
nazione
,
gli
ridona
una
volontà
ridonandogli
dei
miti
ed
una
mistica
,
una
volontà
di
espansione
e
di
potenza
.
Così
alla
concezione
della
vita
quale
è
alle
basi
delle
teoriche
democratiche
,
siano
esse
liberali
o
marxiste
,
ispirate
al
concetto
individualistico
della
personalità
,
che
si
risolve
in
una
scelta
il
più
individuale
possibile
dei
fini
e
dei
mezzi
,
il
fascismo
ispirandosi
ad
una
concezione
sociale
della
personalità
,
restaura
il
concetto
spiritualistico
ed
antagonistico
della
personalità
umana
quali
secoli
di
civiltà
l
'
hanno
elaborata
attraverso
il
confluire
in
Roma
della
spiritualità
cristiana
,
del
senso
classico
ed
armonioso
dei
Greci
e
del
senso
fortemente
sociale
dei
Romani
.
Ed
è
quest
'
uomo
ricostruito
,
a
cui
il
fascismo
ha
dato
il
senso
perduto
della
famiglia
,
della
professione
,
dello
Stato
,
è
quest
'
uomo
con
la
sua
coscienza
sociale
e
politica
la
sola
premessa
insostituibile
per
l
'
apparizione
dell
'
Impero
.
Bisognava
che
lo
Impero
fosse
vivo
negli
individui
perché
potesse
esserlo
al
di
fuori
di
essi
.
Per
questo
esso
rientra
nella
stessa
concezione
che
il
fascismo
ha
della
vita
;
l
'
Impero
come
ogni
altra
cosa
,
come
la
famiglia
,
il
lavoro
,
e
la
nazione
ogni
giorno
si
conquista
e
si
riconquista
.
Bisogna
che
l
'
Impero
sia
continuamente
presente
negli
animi
come
coscienza
e
come
volontà
,
così
esso
si
trasformerà
in
un
principio
perenne
di
vita
e
di
potenza
.
Così
l
'
Impero
sublimazione
della
Nazione
,
volontà
di
dominio
,
espressione
spirituale
e
morale
prima
che
territoriale
,
militare
e
mercantile
,
ritrova
nella
tradizione
romana
un
'
idea
forza
;
l
'
Impero
fascista
è
la
riaffermazione
dell
'
Impero
di
Cesare
,
perché
è
alimentato
da
una
stessa
coscienza
e
volontà
imperiali
.
Ma
dalla
sua
espressione
concreta
,
territoriale
,
militare
e
mercantile
nuove
forze
spirituali
vengono
generate
.
La
coscienza
di
spirituale
superiorità
trova
nuovo
alimento
nella
coscienza
della
fisica
superiorità
;
la
coscienza
imperiale
,
coscienza
di
forza
e
di
superiorità
diviene
infatti
il
mastice
per
una
maggiore
potenza
politica
:
si
definisce
in
un
maggior
benessere
economico
di
tutto
un
popolo
...
Il
senso
imperiale
di
superiorità
riceve
una
maggiore
definizione
nel
rapporto
con
l
'
indigeno
dove
i
principii
d
'
ordine
,
autorità
e
giustizia
,
che
attuano
la
personalità
individuale
nello
Stato
fascista
in
sostituzione
dei
principii
egualitaristici
delle
democrazie
,
si
esprimono
nella
necessaria
affermazione
di
una
gerarchia
di
razza
,
per
cui
l
'
indigeno
escluso
fatalmente
dal
trinomio
progressivo
,
popolo
,
nazione
,
impero
non
può
avere
una
personalità
imperiale
.
L
'
Impero
si
attua
quindi
come
una
proiezione
nel
campo
dello
spirito
della
nazione
,
come
un
potenziamento
delle
singole
coscienze
e
volontà
nazionali
in
coscienze
e
volontà
imperiali
,
esprime
tutta
la
tradizione
e
la
volontà
di
un
popolo
che
dal
suo
seno
l
'
ha
espresso
direttamente
quando
la
fatalità
storica
lo
ha
richiamato
alla
sua
più
profonda
vocazione
attraverso
il
Fascismo
.
Per
questo
Fascismo
ed
Impero
sono
indissociabili
nel
campo
dello
spirito
.
StampaPeriodica ,
Difficile
deità
,
la
misura
esige
che
si
produca
meno
per
vivere
meglio
.
Ma
doloroso
è
limitarsi
.
Bisogna
pervenir
prima
a
comprendere
che
vivere
non
è
solo
il
sostegno
del
fare
esterno
,
ma
ha
valore
in
sé
,
è
pure
arte
e
creazione
,
come
quella
scritta
o
dipinta
;
e
a
placarsi
nel
senso
della
caducità
eguale
di
entrambe
.
La
vita
di
un
uomo
dev
'
essere
il
suo
capolavoro
.
Vivere
è
avere
uno
stile
,
saper
trattare
con
gli
uomini
,
saper
amare
le
donne
,
saper
godere
con
finezza
la
vita
:
accogliere
da
cortesi
ospiti
gli
attimi
,
tutti
gli
attimi
,
anche
i
visitatori
importuni
,
anche
quelli
che
ci
distraggono
.
Altrimenti
si
è
schiavi
del
proprio
lavoro
,
iloti
abbrutiti
dall
'
opera
,
che
invece
importa
poter
dominare
,
moderatori
anche
di
questa
.
Saper
vivere
è
saper
opporre
alla
varietà
delle
azioni
con
cui
perennemente
il
mondo
saggia
l
'
individuo
appropriate
e
fresche
reazioni
di
uno
strumento
spirituale
la
cui
integrità
non
sia
guasta
da
una
eccessiva
,
e
squilibrante
,
orientazione
in
un
senso
.
Mai
assorbirsi
in
una
bisogna
fino
a
perdere
il
gusto
,
o
la
capacità
,
di
fare
altro
.
Ricordare
che
l
'
uomo
è
padrone
e
sintesi
delle
proprie
attività
,
e
tendere
ad
essere
uomini
anziché
macchine
.
Buon
sovrano
costituzionale
,
moderatore
e
non
tiranno
della
propria
natura
.
Discrezione
nell
'
organizzare
la
vita
,
nell
'
imporle
una
sagoma
.
Dominio
di
sé
,
virtù
di
gentiluomo
:
l
'
incontinenza
è
vizio
pur
nella
creazione
.
Certo
,
l
'
antitesi
di
questa
tesi
,
in
cui
si
esercita
la
sagacità
personale
,
è
la
frivolezza
mondana
.
Ma
la
tesi
è
Goethe
.
Far
molto
e
bene
,
sapendo
conservar
la
misura
,
e
dissimular
la
fatica
.
Mai
bestie
da
soma
,
né
sfiniti
artieri
.
Rinnovare
il
gusto
del
vivere
e
del
fare
nella
giudiziosa
varietà
delle
opere
.
E
che
nessuna
gioia
ci
trovi
lassi
.
Bisogna
sempre
esser
pari
alla
vita
,
all
'
altezza
delle
sue
situazioni
;
qui
,
come
in
amore
,
nessun
diritto
acquisito
,
nessuna
ipoteca
del
passato
sull
'
avvenire
,
ma
un
duro
riconquistar
ora
per
ora
i
propri
titoli
al
successo
,
e
la
capacità
di
goderne
.
Sempre
esser
pronti
,
ché
ogni
attimo
è
nuovo
.
La
gioia
della
vita
viene
dalla
sua
totalità
,
non
può
durabilmente
trovarsi
in
una
sola
delle
sue
forme
.
La
gloria
non
dà
l
'
amore
,
e
così
la
ricchezza
.
Mutarsi
è
rinascere
,
persistere
è
morire
.
Il
gusto
della
quotidiana
vicenda
,
le
gaie
o
leggiadre
intuizioni
non
sono
concesse
al
filosofo
che
si
astrae
negli
universali
.
Certo
,
la
solitudine
è
la
patria
dello
spirito
,
la
condizione
dell
'
illustre
oprare
,
ma
il
suo
eccesso
evoca
i
miraggi
del
deserto
,
induce
alle
crisi
tetre
dell
'
onanismo
.
Bisogna
tonificarsi
nella
compagnia
dei
propri
simili
,
per
conservare
la
quadratura
.
Bisogna
,
di
quando
in
quando
,
avere
il
coraggio
di
oziare
.
Non
saper
dire
gaie
parole
a
una
fanciulla
,
perché
si
pensa
a
Spinosa
,
o
alle
funzioni
ellittiche
,
non
è
serietà
,
è
deficienza
,
e
,
sopratutto
,
infelicità
.
È
necessario
integrare
un
degl
'
idoli
dell
'
età
nostra
,
lo
specialista
,
con
l
'
uomo
.
Mutarsi
,
non
solo
per
realizzar
la
pienezza
,
ma
per
serbare
la
libertà
.
E
animosi
affrontar
l
'
attimo
in
cui
par
di
morire
.
Troncare
il
lavoro
,
se
accenni
a
routine
.
Superar
la
passione
,
se
si
faccia
assorbente
.
Non
ignorare
il
delicato
miracolo
psicologico
del
vagheggiamento
,
onde
si
potenzia
ciò
che
vorremmo
essere
,
o
fummo
,
ma
saper
sottrarsi
all
'
incanto
,
prima
che
diventi
mortifero
:
e
,
sopratutto
,
viverlo
nella
sua
essenza
di
gioia
intuitiva
,
come
attualità
,
senza
crisi
di
inappagabili
brame
;
della
passione
fare
azione
,
ché
anche
esprimere
è
un
fiero
modo
di
possedere
.
Il
centro
di
noi
dev
'
essere
in
ogni
ora
vissuta
,
non
proiettarsi
nel
passato
o
nell
'
avvenire
,
ove
è
solo
sterilità
.
Porre
tutta
la
nostra
gioia
in
un
ricordo
,
o
la
speranza
in
un
evento
che
può
fallire
,
restar
per
anni
,
come
in
una
notte
,
sospesi
a
un
ipotetico
Oriente
,
non
è
forse
viltà
?
Dobbiamo
realizzare
,
o
passar
oltre
.
La
sazietà
di
colui
che
ha
realizzato
è
serena
,
lo
porta
senza
rimpianto
a
rinnovarsi
,
in
un
processo
che
adegua
l
'
intima
sanità
della
vita
:
quella
che
segue
l
'
impotenza
è
desolata
.
Scuotere
dai
calzari
la
polvere
delle
cose
morte
,
sgombrare
l
'
anima
dall
'
ombra
delle
cose
vane
.
Misura
,
varietà
,
leggerezza
:
trinità
di
saggezza
.
Arduo
,
straniera
dea
,
ai
lari
aggiungere
il
tuo
simulacro
!
StampaPeriodica ,
Chi
ha
vissuto
in
Germania
e
si
è
avvicinato
con
semplicità
di
cuore
al
popolo
tedesco
in
tutta
la
gamma
delle
sue
multiformi
espressioni
,
nei
giorni
indimenticabili
della
visita
del
Duce
ha
sentito
quanto
per
la
Germania
abbia
significato
l
'
apparizione
concreta
e
reale
attraverso
le
città
e
le
campagne
di
questo
antico
e
nuovo
volto
di
romano
imperatore
,
in
cui
è
riflessa
tutta
la
gloria
,
l
'
antichità
e
la
grandezza
della
stirpe
italica
.
Un
popolo
già
preparato
da
anni
ad
accogliere
il
nuovo
ed
antico
volto
dell
'
Italia
guerriera
e
mistica
,
doveva
avere
questa
meravigliosa
e
definitiva
conferma
di
quanto
,
dopo
le
gloriose
ed
eroiche
vicende
d
'
Etiopia
e
di
Spagna
,
sentiva
ormai
profondamente
,
in
una
visione
plastica
ed
indimenticabile
.
Al
Maifeld
,
in
quella
notte
che
può
essere
chiamata
della
nuova
Europa
,
dove
un
popolo
intero
era
simbolicamente
rappresentato
dalla
moltitudine
presente
,
quando
i
due
emblemi
del
Duce
,
fascio
littorio
in
campo
azzurro
,
e
del
Fiihrer
,
croce
uncinata
in
campo
rosso
,
si
sollevarono
luminosissimi
nel
cielo
oscuro
e
piovoso
,
tra
gli
alti
e
religiosi
rintocchi
della
campana
della
torre
di
Maratona
,
comunicanti
la
presenza
nel
campo
di
due
Condottieri
,
e
l
'
Heil
profondo
,
religioso
,
infinito
scandito
dalla
moltitudine
,
fu
sentita
,
quasi
fisicamente
,
da
ognuno
nell
'
aria
la
presenza
di
due
simboli
tangibili
di
due
popoli
,
di
due
elementi
essenziali
della
storia
europea
,
la
latinità
ed
il
germanesimo
,
nelle
loro
più
pure
espressioni
.
Così
il
Duce
venne
in
Germania
,
con
questa
missione
chiarificatrice
,
con
quest
'
arte
divina
e
magica
di
toccar
i
cuori
a
nudo
,
con
lo
sguardo
e
di
suscitare
i
cuori
dormienti
al
suo
passaggio
,
col
volto
sereno
e
aperto
e
lo
sguardo
luminoso
e
lungimirante
;
io
vi
porto
una
cosa
che
viene
dal
cuore
e
va
al
cuore
.
Egli
venne
e
parlò
con
quell
'
umanità
che
al
di
là
di
ogni
formula
e
parola
tocca
elementi
essenziali
ed
eterni
dell
'
anima
umana
...
Per
questo
,
quando
il
grido
del
Duce
:
"
Europa
svegliati
"
si
diffuse
sulla
moltitudine
silenziosa
raccolta
sull
'
immenso
Campo
di
Maggio
e
sulla
via
trionfale
,
il
popolo
tedesco
sentì
che
chi
gli
stava
dinnanzi
era
il
portatore
di
una
vecchia
e
imperitura
civiltà
,
che
chi
gli
parlava
era
il
suscitatore
della
rinascente
Europa
,
l
'
uomo
che
aveva
a
lungo
combattuto
per
formarle
un
volto
capace
di
pronunciare
queste
parole
e
di
renderle
udibili
.
Non
la
vecchia
e
decrepita
Paneuropa
,
dei
vecchi
compromessi
,
delle
vecchie
paure
...
La
nuova
Italia
Non
il
Duce
solo
,
ma
tutta
l
'
Italia
è
venuta
in
Germania
con
lui
.
Quello
che
la
Germania
ha
visto
nel
Duce
è
l
'
uomo
,
il
grande
carattere
,
la
figura
estrema
e
definitiva
di
quell
'
italiano
che
il
Fascismo
doveva
suscitare
,
ha
suscitato
e
susciterà
.
Attraverso
l
'
elaborazione
della
più
pura
essenza
latina
e
cristiana
,
quell
'
uomo
,
che
è
guerriero
,
scienziato
,
lavoratore
,
filosofo
e
santo
,
che
ribeve
alle
più
pure
tradizioni
nazionali
la
sua
qualità
,
la
sua
individualità
inconfondibile
,
la
sua
esperienza
;
che
contro
ogni
facile
intellettualismo
,
riporta
il
cuore
accanto
al
cervello
,
come
mezzo
di
umana
espressione
.
La
Germania
ha
sentito
in
Lui
il
vecchio
combattente
,
uscito
dal
travaglio
delle
trincee
,
di
una
Rivoluzione
e
di
un
'
altra
grande
guerra
;
ha
sentito
il
dolore
che
insegna
nuove
vie
,
che
insegna
a
riudire
voci
,
a
risuscitare
sensi
che
gli
sforzi
snazionalizzatori
cercano
di
annullare
.
Ha
scorto
incise
nel
volto
di
quest
'
uomo
delle
entità
realissime
,
come
Patria
,
famiglia
,
lavoro
,
che
qualche
volta
l
'
intelletto
rinnega
,
ma
che
il
cuore
risuscita
nelle
ore
decisive
,
entità
che
danno
all
'
uomo
un
inconfondibile
accento
di
sincerità
e
di
forza
,
che
lo
fanno
pronto
così
al
combattimento
come
all
'
amicizia
.
Così
il
popolo
tedesco
ha
visto
la
nuova
Italia
;
così
in
Lui
ha
applaudito
ed
amato
il
popolo
italiano
.
La
nuova
Germania
Così
pure
la
nuova
Germania
nazionalsocialista
ha
parlato
a
lui
.
Egli
ha
guardato
questa
gioventù
olimpica
ed
alacre
a
cui
il
costante
contatto
con
le
durezze
e
le
asprezze
della
vita
pratica
ha
dato
un
volto
,
aspro
,
duro
e
generoso
,
nobile
e
tenace
;
un
volto
spartano
in
cui
è
scritta
l
'
abnegazione
individuale
per
una
gloria
ed
una
conquista
comune
.
Questa
gioventù
,
dove
,
di
giorno
in
giorno
,
la
rinascita
delle
antiche
essenziali
virtù
germaniche
,
l
'
eroismo
e
l
'
onore
,
cancellano
ogni
vestigio
di
quella
mentalità
borghese
,
che
facendosi
strada
nel
caos
del
dopo
-
guerra
tendeva
a
fare
della
soddisfazione
dell
'
egoismo
materiale
il
motivo
più
alto
di
vita
,
porta
oggi
alla
luce
una
nuova
società
,
basata
su
una
più
stretta
ed
umana
solidarietà
nazionale
,
in
cui
il
cameratismo
,
il
lavoro
comune
e
la
gioia
comune
hanno
un
gran
posto
,
dove
possono
rifar
fiorire
le
rudi
virtù
del
lavoratore
,
del
contadino
e
del
soldato
,
virtù
basilari
per
la
vitalità
e
la
grandezza
di
un
popolo
.
Ed
è
questa
gioventù
che
Mussolini
,
principe
di
giovinezza
ha
guardato
con
speciale
fervore
,
vitalizzata
dalla
qualità
e
dalla
quantità
dell
'
educazione
fisica
,
rafforzata
da
una
cultura
,
che
anziché
essere
rinnegata
,
è
semplicemente
portata
nei
suoi
giusti
limiti
,
fatta
di
caratteri
forti
e
disciplinati
,
vero
tessuto
connettivo
della
nuova
Germania
.
La
Germania
ch
'
egli
ha
passata
in
rivista
si
presenta
veramente
come
una
nuova
Sparta
,
indurita
dal
sacrificio
quotidiano
,
nobilitata
dallo
sforzo
,
animata
da
un
possente
dinamismo
,
militarmente
ed
economicamente
attrezzata
in
modo
formidabile
,
naturalmente
amante
dell
'
azione
e
schiva
ed
insofferente
delle
lungaggini
diplomatiche
,
serrata
con
tutte
le
sue
energie
nelle
mani
di
un
Capo
,
che
non
è
certamente
l
'
espressione
di
Stati
maggiori
occulti
della
finanza
o
dell
'
armata
,
ma
è
l
'
uomo
attraverso
al
quale
la
vocazione
più
profonda
del
popolo
tedesco
si
esprime
,
il
Capo
plebiscitariamente
accettato
e
voluto
come
il
portatore
dei
valori
più
essenziali
dell
'
anima
germanica
.
Questa
è
la
Germania
,
quale
è
apparsa
agli
occhi
del
Duce
,
quale
egli
s
'
aspettava
,
sapendola
forgiata
da
principi
essenziali
comuni
,
dovunque
formatori
di
vita
e
di
forza
nuova
.
In
queste
vesti
essa
ha
accolto
il
suo
Ospite
d
'
Onore
.
Così
si
è
stipulato
il
patto
dei
cuori
tra
la
nuova
Italia
fascista
e
la
nuova
Germania
nazionalsocialista
,
attraverso
i
due
Capi
.
Due
popoli
hanno
gettato
a
terra
ogni
pregiudizio
,
ogni
timidezza
,
ogni
luogo
comune
,
ogni
convenzionalità
,
ed
hanno
deciso
di
guardarsi
apertamente
negli
occhi
;
una
cosa
dei
cuori
,
ripetiamo
,
che
,
per
questo
,
formerà
nuove
intelligenze
,
nuove
comprensioni
e
nuove
volontà
per
la
conquista
che
è
oggi
la
vera
e
la
comune
conquista
d
'
Europa
,
il
cui
tesoro
di
cultura
,
di
storia
e
di
civiltà
,
va
salvato
di
fronte
ad
ogni
nemico
esterno
ed
interno
,
va
potenziato
per
tenere
alta
nella
Pace
la
luce
umana
nel
mondo
.
StampaPeriodica ,
Fiori
rossi
più
fiori
bianchi
danno
fiori
rosa
.
Di
qui
si
iniziarono
gli
studi
di
Mendel
;
la
Genetica
si
inizia
da
questa
ibridazione
.
Ma
i
fiori
e
gli
animali
sono
un
banco
di
esperimento
per
creare
leggi
che
debbono
servire
all
'
uomo
.
Applichiamo
le
leggi
della
Genetica
al
nostro
problema
.
Le
razze
umane
sono
distinte
per
proprie
caratteristiche
biologiche
:
esse
si
sono
differenziate
da
ceppi
originari
per
opera
di
mutazioni
con
cui
l
'
ambiente
ha
inciso
su
di
esse
e
per
incroci
tra
di
loro
.
Razze
pure
al
mondo
non
esistono
.
Ogni
razza
più
o
meno
si
è
incrociata
con
altre
,
con
ibridazioni
più
o
meno
felici
.
La
ibridazione
insegna
il
biologo
,
ma
ne
sa
qualcosa
anche
il
contadino
può
segnare
un
progresso
od
un
regresso
.
Occorre
,
perché
vi
sia
progresso
,
che
le
razze
siano
tra
loro
vicine
,
e
che
siano
tutte
e
due
buone
.
Altrimenti
la
loro
unione
intacca
fortemente
la
migliore
e
più
forte
,
degradandola
ad
un
livello
molto
più
basso
.
L
'
uomo
Italiano
è
sorto
da
una
ibridazione
felice
avente
per
base
la
razza
romana
.
È
attraverso
queste
unioni
che
la
civiltà
dell
'
uomo
si
rinnova
.
Così
erano
sorti
gli
Elleni
,
così
gli
stessi
Romani
:
così
sorsero
gli
Italiani
.
Queste
unioni
di
popoli
diedero
dapprima
luogo
ad
un
'
epoca
di
oscuro
assestamento
:
un
medioevo
,
per
balzare
poi
ai
bagliori
della
civiltà
Greco
-
romana
e
del
Rinascimento
.
Vien
fatto
di
pensare
ai
corsi
ed
ai
ricorsi
del
Vico
.
Unioni
felici
di
razze
buone
e
vicine
tra
loro
,
l
'
una
e
l
'
altra
appartenenti
al
grande
gruppo
dell
'
uomo
Bianco
.
L
'
uomo
Italiano
è
sul
più
alto
gradino
della
civiltà
umana
:
è
l
'
uomo
del
progresso
.
L
'
uomo
Etiopico
è
la
degenerazione
di
ibridazioni
infelici
:
ancor
prima
della
civiltà
Egiziana
si
stendeva
sul
continente
Africano
,
secondo
recenti
teorie
,
una
civiltà
i
cui
monumenti
ancor
ora
tangibili
sono
rappresentati
dai
resti
della
civiltà
di
Zimbàbua
,
più
che
altrove
in
Rodesia
.
Quella
razza
si
è
degenerata
incrociandosi
con
razze
a
lei
inferiori
dando
le
varie
stirpi
Negre
,
fra
le
quali
le
Etiopiche
,
in
cui
più
che
nelle
altre
durarono
ad
estinguersi
i
resti
dell
'
antica
civiltà
.
L
'
uomo
Etiopico
è
l
'
uomo
del
regresso
.
È
egli
stesso
esempio
vivente
di
quanto
costi
ad
una
razza
elevata
unirsi
ad
una
razza
a
lei
molto
inferiore
.
L
'
antropologo
Lidio
Cipriani
si
pone
questa
domanda
:
"
Sono
gli
Africani
suscettibili
di
progresso
nel
senso
dato
da
noi
a
questa
parola
?
"
E
prontamente
risponde
"No."
L
'
Etiopico
non
è
capace
di
progredire
,
non
è
capace
di
creare
:
lo
stesso
autore
dichiara
:
"
in
rapporto
al
problema
particolare
offertoci
dall
'
Africa
negra
ed
Etiopica
ed
i
suoi
più
che
cento
milioni
di
uomini
,
ritengo
da
ammettersi
per
questi
,
e
per
tutte
le
razze
con
loro
incrociate
,
una
impossibilità
generale
e
permanente
per
il
lavoro
creativo
.
"
L
'
uomo
Italiano
e
l
'
uomo
Etiopico
.
Ecco
il
problema
nostro
delinearsi
.
Come
potrebbe
essere
l
'
ibrido
nato
da
questa
unione
,
da
razze
diametralmente
opposte
per
caratteri
fisici
e
spirituali
,
l
'
una
fiorente
ed
elevatissima
,
l
'
altra
con
le
stigmate
della
barbarie
e
del
regresso
?
...
La
coscienza
di
colui
che
crea
dei
figli
da
una
donna
Africana
è
quella
di
chi
sa
di
creare
dei
figli
minorati
.
Occorre
ricordare
questo
.
È
indegno
di
una
razza
elevata
il
continuarsi
in
figli
degeneri
ed
inutili
alla
civiltà
della
Patria
,
che
ora
più
che
mai
vuoi
proseguire
instancabile
verso
le
sue
più
alte
mete
.
StampaPeriodica ,
Quando
,
chi
scrive
,
è
la
gioventù
,
più
di
ogni
altra
cosa
,
bisogna
tenere
gli
occhi
ben
aperti
sulla
sincerità
con
la
quale
si
è
messa
al
lavoro
,
si
è
ascoltata
e
si
è
rivelata
a
sé
e
agli
altri
.
Perché
questa
sincerità
è
un
bisogno
prepotente
:
un
bisogno
creato
non
dall
'
incapacità
di
mentire
per
pochezza
d
'
anni
e
d
'
esperienze
,
ma
dall
'
ansia
di
una
verità
,
di
mettersi
a
nudo
cuore
e
anima
per
ritrovarsi
,
ognuno
,
il
suo
perché
di
vivere
e
di
morire
.
Ed
è
una
sincerità
senza
limiti
,
beffarda
,
spietata
,
che
scarna
ed
affina
sino
all
'
essenza
,
che
non
si
arresta
dinanzi
alle
ferite
e
alle
slabbrature
,
perché
il
dolore
,
a
vent
'
anni
,
ancora
non
spaventa
,
ma
esalta
il
cuore
.
Quindi
,
al
lume
di
tanta
innata
spontanea
brama
di
verità
,
i
libri
dei
giovani
hanno
spesso
il
valore
di
un
esame
di
coscienza
,
di
una
confessione
,
di
un
documento
puro
e
gioioso
della
nostra
giovinezza
,
del
nostro
sentire
,
dei
nostri
sfoghi
,
delle
nostre
ansie
,
battaglie
,
smarrimenti
e
vittorie
.
Che
cosa
cerca
e
che
cosa
vuole
questa
nostra
giovinezza
?
Innanzi
tutto
una
"
umanità
"
;
un
senso
nuovo
del
vivere
,
puro
,
virile
,
senza
debolezze
e
senza
compromessi
,
tutto
luce
e
fulgori
.
Una
umanità
che
gli
altri
i
papà
e
i
fratelli
maggiori
hanno
trovato
,
dal
canto
loro
,
sul
Carso
e
nello
squadrismo
,
e
che
l
'
Africa
potrebbe
darci
,
anche
se
ha
imposto
troppe
e
necessarie
esclusioni
...
StampaPeriodica ,
Indro
Montanelli
?
Questo
nome
davvero
non
m
'
era
nuovo
.
O
dove
diavolo
l
'
avevo
letto
?
Ah
sì
,
ricordo
:
su
"
L
'
Universale
,
"
un
quindicinale
che
usciva
a
Firenze
in
un
formato
assai
ridotto
,
ma
con
un
contenuto
proprio
denso
e
succoso
,
e
,
che
,
iniziatasi
appena
la
guerra
per
la
conquista
dell
'
Impero
,
aveva
gloriosamente
chiuso
i
battenti
,
preferendo
il
suo
Direttore
(
Berto
Ricci
)
e
i
suoi
redattori
lasciar
la
penna
sul
tavolo
per
correre
ad
imbracciare
il
moschetto
.
E
fra
quei
redattori
Indro
Montanelli
più
di
tutti
mi
piaceva
:
per
i
suoi
articoli
senza
fronzoli
,
lisci
e
politi
,
stesi
con
una
vena
sincera
e
diritta
,
senza
vane
ciancie
e
storta
rettorica
.
Acquistai
subito
"
XX
Battaglione
"
...
"
Ecco
un
giovane
che
arriverà
lontano
,
ecco
un
libro
che
veramente
merita
d
'
esser
letto
!
"
Sicché
non
mi
meravigliai
affatto
quando
,
in
Italia
,
vidi
su
per
i
giornali
(
due
colonne
di
S
.
E
.
Ojetti
persino
su
"
Il
Corriere
della
Sera
"
!
)
la
larga
eco
di
consensi
che
aveva
accolto
l
'
apparizione
del
"XX."
Mi
maravigliai
invece
che
il
libro
non
ricevesse
un
adeguato
riconoscimento
da
parte
di
qualche
nostro
più
importante
Premio
Letterario
:
dal
Premio
Viareggio
,
ad
esempio
,
tanto
per
citarne
uno
fra
i
più
in
vista
.
Ma
a
quel
Premio
,
ricordo
,
il
Montanelli
si
dovette
accontentare
della
solita
segnalazione
,
sia
pure
brillante
,
ancora
una
volta
ad
un
giovane
preferendosi
un
"
arrivato
"
o
quasi
!
Accanto
ai
consensi
m
'
occorse
tuttavia
di
afferrare
qua
e
là
qualche
voce
,
per
così
dire
,
malintenzionata
.
Questa
,
ad
esempio
:
che
il
Montanelli
se
s
'
era
messo
,
quale
scrittore
,
in
luce
,
lo
doveva
unicamente
al
fatto
Africa
.
Opinione
che
non
ha
cessato
di
far
capolino
neppure
in
occasione
della
recente
pubblicazione
dell
'
ultimo
libro
del
Montanelli
che
qui
recensiamo
.
Anzi
,
in
proposito
,
si
è
soggiunto
che
l
'
Autore
in
questione
con
questo
suo
"
Guerra
e
Pace
in
A.O.
"
altro
non
ha
fatto
che
ricalcare
le
orme
del
precedente
volume
,
con
diversa
salsa
ammannendoci
quello
stesso
piatto
che
tanto
favore
aveva
incontrato
presso
i
buongustai
...
Che
poi
il
Montanelli
,
appoggiandosi
quasi
esclusivamente
sul
successo
conseguito
da
"
XX
,
"
abbia
con
questo
suo
Guerra
e
Pace
in
A.O.
,
a
detta
dei
molti
,
nessun
altro
risultato
ottenuto
se
non
una
cattiva
copia
del
precedente
fortunato
volume
,
qui
l
'
opinione
ci
trova
in
parte
consenzienti
.
In
parte
ho
detto
,
ché
il
fatto
stesso
che
l
'
Autore
si
sia
giovato
per
questo
suo
nuovo
libro
dei
medesimi
elementi
che
già
gli
valsero
il
successo
del
primo
,
porta
con
sé
,
quale
immediata
conseguenza
,
che
anche
qui
si
ritrovino
intatti
quei
non
comuni
pregi
che
fanno
del
Montanelli
un
narratore
agile
,
nervoso
e
immediato
,
negatore
della
frase
fatta
per
l
'
affermazione
sua
propria
e
particolare
di
una
frase
in
cui
gli
stati
d
'
animo
,
l
'
indagine
psicologica
dei
tipi
e
dei
caratteri
,
la
sequenza
tutta
quanta
del
racconto
,
siano
chiusi
e
conchiusi
in
un
respiro
quanto
più
breve
ed
efficace
possibile
,
in
un
tumulto
e
in
una
sensazione
nella
loro
descrizione
ed
espressione
concisi
e
serrati
,
lungi
dal
funambulismo
parolaio
di
tanti
rinomati
(
oh
,
imperscrutabili
misteri
del
destino
!
)
grafomani
!
E
non
foss
'
altro
,
per
questo
Montanelli
ci
piace
,
anche
se
qualcuno
sussurra
che
egli
tutt
'
al
più
arriva
a
fare
della
pura
e
semplice
cronaca
,
mai
dell
'
arte
.
StampaPeriodica ,
La
esistenza
delle
razze
umane
non
è
già
una
astrazione
del
nostro
spirito
,
ma
risponde
a
una
realtà
fenomenica
,
materiale
,
percepibile
con
i
nostri
sensi
È
tempo
che
gli
italiani
si
proclamino
francamente
razzisti
Tutta
l
'
opera
che
finora
ha
fatto
il
Regime
in
Italia
è
in
fondo
del
razzismo
.
Frequentissimo
è
stato
sempre
nei
discorsi
del
Capo
il
richiamo
ai
concetti
di
razza
.
La
questione
del
razzismo
in
Italia
deve
essere
trattata
da
un
punto
di
vista
puramente
biologico
,
senza
intenzioni
filosofiche
o
religiose
.
La
concezione
del
razzismo
in
Italia
deve
essere
essenzialmente
italiana
e
l
'
indirizzo
ariano
-
nordico
.
Questo
non
vuoi
dire
però
introdurre
in
Italia
le
teorie
del
razzismo
tedesco
come
sono
,
o
affermare
che
gli
italiani
e
gli
scandinavi
sono
la
stessa
cosa
,
ma
vuole
soltanto
additare
agli
italiani
un
modello
fisico
e
soprattutto
psicologico
di
razza
umana
che
per
i
suoi
caratteri
puramente
europei
si
stacca
completamente
da
tutte
le
razze
extraeuropee
;
questo
vuol
dire
elevare
l
'
italiano
ad
un
ideale
di
superiore
coscienza
di
se
stesso
e
di
maggiore
responsabilità
...
Gli
ebrei
non
appartengono
alla
razza
italiana
Dei
semiti
che
nel
corso
dei
secoli
sono
approdati
sul
sacro
suolo
della
nostra
Patria
nulla
in
generale
è
rimasto
.
Anche
l
'
occupazione
araba
della
Sicilia
nulla
ha
lasciato
all
'
infuori
del
ricordo
di
qualche
nome
e
del
resto
il
processo
di
assimilazione
fu
sempre
rapidissimo
in
Italia
.
Gli
ebrei
rappresentano
l
'
unica
popolazione
che
non
si
è
mai
assimilata
in
Italia
,
perché
essa
è
costituita
da
elementi
razziali
non
europei
,
diversi
in
modo
assoluto
dagli
elementi
che
hanno
dato
origine
agli
italiani
.
I
caratteri
fisici
e
psicologici
puramente
europei
degli
italiani
non
debbono
essere
alterati
in
nessun
modo
L
'
unione
è
ammissibile
solo
nell
'
ambito
delle
razze
europee
,
nel
qual
caso
non
si
deve
parlare
di
vero
e
proprio
ibridismo
,
dato
che
queste
razze
appartengono
ad
un
ceppo
comune
e
differiscono
solo
per
alcuni
caratteri
,
mentre
sono
uguali
per
moltissimi
altri
.
Il
carattere
puramente
europeo
degli
italiani
viene
alterato
dall
'
incrocio
di
qualsiasi
razza
extraeuropea
e
portatrice
di
una
civiltà
diversa
dalla
millenaria
civiltà
degli
ariani
.
StampaPeriodica ,
Ormai
la
polemica
sulla
razza
condotta
dagli
organi
ufficiali
cattolici
è
uscita
dai
binari
delle
elucubrazioni
teoriche
per
entrare
in
una
vera
e
propria
fase
di
propaganda
antifascista
.
Non
vi
è
ormai
più
alcuna
differenza
tra
gli
atteggiamenti
e
lo
stile
del
famigerato
don
Sturzo
e
quanto
alcuni
altissimi
prelati
hanno
creduto
di
poter
impunemente
dire
o
fare
in
questi
ultimi
tempi
.
E
il
più
vile
tradimento
viene
perpetrato
proprio
da
quello
stupido
e
zelante
clero
minore
che
con
spirito
carrieristico
aggrava
maggiormente
uno
stato
insostenibile
di
cose
.
Non
erano
forse
gli
stessi
pulpiti
,
gli
stessi
altari
quelli
dinanzi
ai
quali
le
camicie
nere
e
i
legionari
genuflessi
hanno
ascoltato
la
preghiera
e
ricevuta
la
benedizione
prima
di
partire
verso
il
supremo
sacrificio
per
difendere
la
Chiesa
e
il
Cattolicesimo
contro
il
bolscevismo
che
ha
ripreso
a
crocefiggere
i
prelati
?
Ebbene
quegli
stessi
pulpiti
e
quegli
stessi
altari
risuonano
oggi
delle
più
insinuose
menzogne
intese
ad
avvelenare
le
coscienze
dei
semplici
.
Non
si
può
quindi
impunemente
trincerarsi
dietro
finzioni
dottrinarie
che
trovano
sempre
la
loro
pratica
esplicazione
non
già
in
una
attività
solamente
antirazzistica
ma
sostanzialmente
antiromana
e
antifascista
...
Sia
detto
una
volta
per
sempre
che
il
problema
della
razza
è
un
inderogabile
imperativo
categorico
della
Rivoluzione
fascista
,
che
è
e
deve
essere
.
Tale
imperativo
non
ha
inciso
,
né
deve
incidere
sulla
coscienza
cattolica
degli
italiani
.
Perciò
fare
dell
'
antirazzismo
diretto
oppure
fare
delle
ibride
e
false
confusioni
tra
razzismo
fascista
e
altri
razzismi
perché
combattendo
quelli
si
può
combattere
il
primo
,
significa
essere
antifascisti
.
E
siccome
la
rivoluzione
ha
liquidato
don
Sturzo
e
i
suoi
indegni
proseliti
col
manganello
e
con
l
'
olio
di
ricino
,
non
ci
rimane
che
concludere
con
un
memento
a
tutti
gli
sturziani
che
credessero
di
poter
rinascere
nientemeno
che
nell
'
anno
diciassettesimo
dell
'
Era
Fascista
.
StampaPeriodica ,
Quando
,
alcuni
anni
or
sono
,
una
Voce
elevatissima
nominò
,
per
la
prima
volta
,
il
"
teatro
per
ventimila
,
"
tale
frase
fu
interpretata
come
il
cànone
fondamentale
di
una
nuova
estetica
teatrale
.
E
fu
,
per
lungo
tempo
un
lungo
e
agitato
discorrere
di
teatro
di
masse
e
teatro
per
masse
,
di
masse
-
attori
e
masse
spettatori
,
di
teatro
politico
,
e
di
teatro
collettivistico
:
tutta
una
ridda
di
teoriche
e
programmi
,
con
i
quali
si
voleva
aprire
un
nuovo
capitolo
della
storia
dell
'
arte
drammatica
.
Né
mancarono
tentativi
di
realizzazione
pratica
:
tentativi
di
cui
è
rimasto
il
ricordo
come
di
esperienze
negative
,
utili
appunto
perché
negative
,
in
quanto
per
mezzo
di
esse
ci
si
poté
persuadere
dell
'
assoluta
inutilità
e
dell
'
assurdità
insita
nella
pretesa
di
volere
fare
un
teatro
di
cui
fosse
protagonista
la
collettività
.
L
'
errore
originario
,
che
diede
origine
a
tanta
confusione
di
idee
,
consistette
nella
interpretazione
estetica
data
a
quella
che
era
soltanto
una
direttiva
politica
.
Avvicinare
al
teatro
tutti
coloro
che
,
per
ragioni
pratiche
,
erano
costretti
a
viverne
lontani
,
restituire
alla
universalità
originaria
quello
che
pareva
essersi
ridotto
un
monopolio
di
pochi
favoriti
dalla
sorte
:
ecco
l
'
unico
vero
significato
della
formula
mussoliniana
:
"
teatro
per
ventimila
.
"
Difatti
,
quando
si
tacquero
le
polemiche
e
le
teorie
;
quando
gli
esperimenti
cominciarono
a
perdersi
nell
'
oblio
;
quando
sui
progetti
,
più
o
meno
macchinosi
,
cominciò
ad
ammucchiarsi
la
polvere
;
allora
,
quasi
senza
che
ce
ne
accorgessimo
,
il
teatro
di
masse
cominciò
ad
essere
realtà
.
Prima
,
l
'
istituzione
del
sabato
teatrale
,
riapri
le
porte
degli
antichi
teatri
ad
un
pubblico
che
del
teatro
aveva
,
sin
'
allora
,
ignorata
l
'
esistenza
:
poi
,
vennero
le
prime
rappresentazioni
all
'
aperto
:
una
,
due
per
ogni
città
,
nelle
scorse
estati
:
quasi
un
modesto
tentativo
,
quasi
una
prova
:
finalmente
,
in
questa
estate
dell
'
Anno
sedicesimo
,
le
grandi
,
trionfali
stagioni
liriche
all
'
aperto
;
le
antiche
piazze
italiane
,
i
cortili
storici
,
le
rovine
millenarie
:
eccoli
,
i
teatri
per
ventimila
,
già
pronti
.
E
il
cielo
estivo
è
la
cupola
più
bella
e
fastosa
,
per
questi
nuovissimi
teatri
.
Il
repertorio
più
popolare
,
nel
senso
migliore
della
parola
,
lo
si
è
trovato
nel
melodramma
.
Né
si
può
dire
vi
sia
,
in
Italia
,
spettacolo
che
abbia
più
immediata
ed
universale
risonanza
.
Ma
non
si
può
dire
che
esso
,
da
solo
fosse
sufficiente
.
Era
necessario
il
teatro
,
quello
autentico
.
Molto
opportunamente
,
si
è
colmata
questa
lacuna
:
spettacoli
di
prosa
si
alterneranno
con
i
melodrammi
,
sin
da
questa
stagione
.
E
,
negli
anni
venturi
,
sarà
fatta
parte
uguale
,
nei
programmi
,
alla
prosa
ed
alla
lirica
.
Ne
c
'
è
da
preoccuparsi
,
come
qualcuno
ha
mostrato
di
credere
,
che
il
repertorio
attualmente
esistente
non
sia
adeguato
per
degli
spettacoli
di
massa
.
Non
esiste
un
teatro
per
pochi
e
un
teatro
per
molti
.
Esiste
solo
l
'
arte
,
che
è
universale
,
e
tutto
ciò
che
arte
non
è
.
Per
riportare
il
popolo
a
teatro
,
basterà
selezionare
le
opere
d
'
arte
,
esse
sole
,
eliminando
tutto
il
resto
,
come
scoria
inutile
e
dannosa
.
E
di
opere
d
'
arte
,
e
grandissime
,
il
teatro
di
tutti
i
tempi
ha
grande
abbondanza
:
opere
che
hanno
in
sé
elementi
di
eternità
e
di
universalità
tali
che
tutti
gli
uomini
,
di
tutti
i
tempi
,
di
tutti
i
paesi
,
di
tutte
le
categorie
sociali
,
possono
in
essi
riconoscersi
e
ritrovarsi
.