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PLEBISCITI ( MAGNONI GIULIANO , 1936 )
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Sul plebiscito tedesco non c ' è nulla da dire : la caserma ha votato per il suo colonnello . Se il plebiscito fosse riuscito più plebiscito di così , avrebbe fatto pensar male . Così , invece , fa soltanto pensare . Ma seriamente . I dati precisi non ci interessano , perch ' essi non hanno che valore simbolico davanti al consenso unanime ed assoluto di tutto un popolo che ha risposto all ' appello del capo con slancio ed entusiasmo , con disciplina , ma con sincera convinzione . Non vi è buon cittadino germanico che possa in quest ' ora dissentire dall ' azione intrapresa da Hitler per la difesa dell ' onore e dei diritti della Patria tedesca . Sui tre punti del programma di politica estera che il nazionalsocialismo ha annunziato onore , pace , libertà tutto il popolo tedesco è d ' accordo ed unanime come un uomo solo e ha voluto manifestare al mondo la sua volontà ferma ed univoca di realizzare fino in fondo tali postulati con sicurissima fede . Hitler può oggi buttare in faccia al mondo dubbioso e stupefatto questa superba conferma popolare alla sua dichiarazione di agire in nome di tutto il popolo tedesco , di non essere che l ’ interprete della sua volontà , il rivendicatore dei suoi diritti , il portavoce di quelle esigenze che esso considera naturali e necessarie e quindi , anche su un piano di interpretazione giuridica , legittime ed inoppugnabili , ancorché cozzino contro paragrafi ed articoli di patti e di trattati . Nulla di più amaro e di più comico dello stupore atterrito col quale , in taluni ambienti politici e giornalistici , si è appreso il formidabile risultato del plebiscito tedesco . Ci si faceva dunque ancora illusioni in Europa , a questo riguardo ? È tempo che l ' Europa prenda atto che la Germania hitleriana rappresenta sul continente una realtà di cui non ci si può infischiare . L ' Europa può costruire il suo domani politico con essa o contro di essa , ma mai senza di essa . Per questo , l ' Italia fascista , che nonostante i nuovi , grandissimi e vitali interessi coloniali , rimane coscientemente in Europa la chiave di volta della politica continentale , desidera vivamente una soluzione comprensiva dei diritti di ambo le parti , del grande conflitto che da secoli , divide il mondo latino dal mondo germanico . E a questo scopo lo spirito del Patto a Quattro voluto dal Duce , potrebbe e può efficacemente dominare la grande lite continentale e riavvicinare , in una formula di pace ricostruttiva tutti i popoli che non son disposti a subire il tragico destino del popolo russo e diventare campo sperimentale della Terza Internazionale ...
SPIRITUALITÀ DELL'IMPERO ( ZAGARI MARIO , 1937 )
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L ' Impero come l ' intervento , come il fascismo , non può essere pienamente inteso in tutta la sua portata se non come fenomeno spirituale . La sua estrinsecazione territoriale non può essere che l ' apparizione concreta e superficiale d ' un movimento spirituale che , già operante attraverso il risorgimento e l ' intervento , forma il sostrato più profondo del fascismo . Il movimento fascista , espresso , come l ' intervento , direttamente dal popolo , se storicamente doveva essere una guerra interna per la riconquista d ' una pace oltre la tregua firmata nel novembre 1918 a Versailles , spiritualmente era la stessa volontà d ' imperio che tutto un popolo plebiscitariamente manifestava . La Rivoluzione del 1922 non è infatti una rivoluzione o politica o sociale o economica , ma è una rivoluzione totalitaria dello spirito umano , per cui l ' uomo viene nuovamente posto al centro del processo storico come principale protagonista della sua vicenda terrestre , viene riscattato dal servaggio delle forze oscure e incoercibili della natura . È rivoluzione spirituale perché con essa una diversa concezione dell ' uomo , una totale trasformazione dei valori che lo misurano , si fa innanzi . Se le democrazie , nel loro sforzo perenne verso una maggiore libertà personale avevano ridotto lo Stato alla quasi inesistenza , d ' altra parte togliendo nel nome del razionalismo e del positivismo ogni assoluto all ' uomo , avevano finito , ponendolo arbitro indiscusso dei propri fini , ad orientarlo verso la scelta puramente edonistica e verso il relativismo morale , verso la sottomissione nello spirito all ' Economia , che diventa per le democrazie la sola ed indiscussa Dea , il solo assoluto . Il fascismo antindividualista ed antidemocratico , contro il positivismo , lo scientismo , contro la svalutazione dei valori strettamente spirituali come la religione e la morale , contro la considerazione del piacere immediato come motivo unico e precipuo dell ' operare umano , contro il conclamato dissidio tra scienza e religione , afferma lo spirito dell ' uomo , la continuità della persona umana , l ' esistenza d ' una dogmatica , la necessità di un assoluto e di una fede . Per questo lo spirito ritorna col fascismo sugli altari . Se le democrazie nello sforzo libertario e dissociatore avevano cercato un ' illusoria perfezione sociale nel respingere ai margini della società la politica ai vantaggi dell ' economia e rimanendo poi vittime dei politicissimi poteri di forze oscure ed incontrollabili , che venivano fatalmente a porsi tra individuo e Stato , il fascismo riscopre nella politica il fulcro di tutta la metafisica umana ed instaura lo Stato come la realtà vera dell ' individuo , come la forma più alta della personalità , come una forza spirituale , la quale comprende tutte le forme di vita umana dalle sue manifestazioni più basse alle più alte . Se le democrazie ispirate dal culto della Ragione , di astrattezza in astrattezza , avevano finito col vanificare l ' uomo in una molteplicità di schemi dal contenuto illusorio ed a frantumarlo in una quantità di uomini parziali , il fascismo ricostruisce attraverso lo Stato l ' uomo nella sua integrità e nella sua concretezza , lo ricostruisce nella reintegrazione dei suoi valori più caratteristici di famiglia , di patria e di religione , di razza e di nazione , gli ridona una volontà ridonandogli dei miti ed una mistica , una volontà di espansione e di potenza . Così alla concezione della vita quale è alle basi delle teoriche democratiche , siano esse liberali o marxiste , ispirate al concetto individualistico della personalità , che si risolve in una scelta il più individuale possibile dei fini e dei mezzi , il fascismo ispirandosi ad una concezione sociale della personalità , restaura il concetto spiritualistico ed antagonistico della personalità umana quali secoli di civiltà l ' hanno elaborata attraverso il confluire in Roma della spiritualità cristiana , del senso classico ed armonioso dei Greci e del senso fortemente sociale dei Romani . Ed è quest ' uomo ricostruito , a cui il fascismo ha dato il senso perduto della famiglia , della professione , dello Stato , è quest ' uomo con la sua coscienza sociale e politica la sola premessa insostituibile per l ' apparizione dell ' Impero . Bisognava che lo Impero fosse vivo negli individui perché potesse esserlo al di fuori di essi . Per questo esso rientra nella stessa concezione che il fascismo ha della vita ; l ' Impero come ogni altra cosa , come la famiglia , il lavoro , e la nazione ogni giorno si conquista e si riconquista . Bisogna che l ' Impero sia continuamente presente negli animi come coscienza e come volontà , così esso si trasformerà in un principio perenne di vita e di potenza . Così l ' Impero sublimazione della Nazione , volontà di dominio , espressione spirituale e morale prima che territoriale , militare e mercantile , ritrova nella tradizione romana un ' idea forza ; l ' Impero fascista è la riaffermazione dell ' Impero di Cesare , perché è alimentato da una stessa coscienza e volontà imperiali . Ma dalla sua espressione concreta , territoriale , militare e mercantile nuove forze spirituali vengono generate . La coscienza di spirituale superiorità trova nuovo alimento nella coscienza della fisica superiorità ; la coscienza imperiale , coscienza di forza e di superiorità diviene infatti il mastice per una maggiore potenza politica : si definisce in un maggior benessere economico di tutto un popolo ... Il senso imperiale di superiorità riceve una maggiore definizione nel rapporto con l ' indigeno dove i principii d ' ordine , autorità e giustizia , che attuano la personalità individuale nello Stato fascista in sostituzione dei principii egualitaristici delle democrazie , si esprimono nella necessaria affermazione di una gerarchia di razza , per cui l ' indigeno escluso fatalmente dal trinomio progressivo , popolo , nazione , impero non può avere una personalità imperiale . L ' Impero si attua quindi come una proiezione nel campo dello spirito della nazione , come un potenziamento delle singole coscienze e volontà nazionali in coscienze e volontà imperiali , esprime tutta la tradizione e la volontà di un popolo che dal suo seno l ' ha espresso direttamente quando la fatalità storica lo ha richiamato alla sua più profonda vocazione attraverso il Fascismo . Per questo Fascismo ed Impero sono indissociabili nel campo dello spirito .
DETTAMI DELLA SAGGEZZA ATTIVA ( BURZIO FILIPPO , 1922 )
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Difficile deità , la misura esige che si produca meno per vivere meglio . Ma doloroso è limitarsi . Bisogna pervenir prima a comprendere che vivere non è solo il sostegno del fare esterno , ma ha valore in sé , è pure arte e creazione , come quella scritta o dipinta ; e a placarsi nel senso della caducità eguale di entrambe . La vita di un uomo dev ' essere il suo capolavoro . Vivere è avere uno stile , saper trattare con gli uomini , saper amare le donne , saper godere con finezza la vita : accogliere da cortesi ospiti gli attimi , tutti gli attimi , anche i visitatori importuni , anche quelli che ci distraggono . Altrimenti si è schiavi del proprio lavoro , iloti abbrutiti dall ' opera , che invece importa poter dominare , moderatori anche di questa . Saper vivere è saper opporre alla varietà delle azioni con cui perennemente il mondo saggia l ' individuo appropriate e fresche reazioni di uno strumento spirituale la cui integrità non sia guasta da una eccessiva , e squilibrante , orientazione in un senso . Mai assorbirsi in una bisogna fino a perdere il gusto , o la capacità , di fare altro . Ricordare che l ' uomo è padrone e sintesi delle proprie attività , e tendere ad essere uomini anziché macchine . Buon sovrano costituzionale , moderatore e non tiranno della propria natura . Discrezione nell ' organizzare la vita , nell ' imporle una sagoma . Dominio di sé , virtù di gentiluomo : l ' incontinenza è vizio pur nella creazione . Certo , l ' antitesi di questa tesi , in cui si esercita la sagacità personale , è la frivolezza mondana . Ma la tesi è Goethe . Far molto e bene , sapendo conservar la misura , e dissimular la fatica . Mai bestie da soma , né sfiniti artieri . Rinnovare il gusto del vivere e del fare nella giudiziosa varietà delle opere . E che nessuna gioia ci trovi lassi . Bisogna sempre esser pari alla vita , all ' altezza delle sue situazioni ; qui , come in amore , nessun diritto acquisito , nessuna ipoteca del passato sull ' avvenire , ma un duro riconquistar ora per ora i propri titoli al successo , e la capacità di goderne . Sempre esser pronti , ché ogni attimo è nuovo . La gioia della vita viene dalla sua totalità , non può durabilmente trovarsi in una sola delle sue forme . La gloria non dà l ' amore , e così la ricchezza . Mutarsi è rinascere , persistere è morire . Il gusto della quotidiana vicenda , le gaie o leggiadre intuizioni non sono concesse al filosofo che si astrae negli universali . Certo , la solitudine è la patria dello spirito , la condizione dell ' illustre oprare , ma il suo eccesso evoca i miraggi del deserto , induce alle crisi tetre dell ' onanismo . Bisogna tonificarsi nella compagnia dei propri simili , per conservare la quadratura . Bisogna , di quando in quando , avere il coraggio di oziare . Non saper dire gaie parole a una fanciulla , perché si pensa a Spinosa , o alle funzioni ellittiche , non è serietà , è deficienza , e , sopratutto , infelicità . È necessario integrare un degl ' idoli dell ' età nostra , lo specialista , con l ' uomo . Mutarsi , non solo per realizzar la pienezza , ma per serbare la libertà . E animosi affrontar l ' attimo in cui par di morire . Troncare il lavoro , se accenni a routine . Superar la passione , se si faccia assorbente . Non ignorare il delicato miracolo psicologico del vagheggiamento , onde si potenzia ciò che vorremmo essere , o fummo , ma saper sottrarsi all ' incanto , prima che diventi mortifero : e , sopratutto , viverlo nella sua essenza di gioia intuitiva , come attualità , senza crisi di inappagabili brame ; della passione fare azione , ché anche esprimere è un fiero modo di possedere . Il centro di noi dev ' essere in ogni ora vissuta , non proiettarsi nel passato o nell ' avvenire , ove è solo sterilità . Porre tutta la nostra gioia in un ricordo , o la speranza in un evento che può fallire , restar per anni , come in una notte , sospesi a un ipotetico Oriente , non è forse viltà ? Dobbiamo realizzare , o passar oltre . La sazietà di colui che ha realizzato è serena , lo porta senza rimpianto a rinnovarsi , in un processo che adegua l ' intima sanità della vita : quella che segue l ' impotenza è desolata . Scuotere dai calzari la polvere delle cose morte , sgombrare l ' anima dall ' ombra delle cose vane . Misura , varietà , leggerezza : trinità di saggezza . Arduo , straniera dea , ai lari aggiungere il tuo simulacro !
IL DUCE E LA NUOVA GERMANIA ( ZAGARI MARIO , 1937 )
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Chi ha vissuto in Germania e si è avvicinato con semplicità di cuore al popolo tedesco in tutta la gamma delle sue multiformi espressioni , nei giorni indimenticabili della visita del Duce ha sentito quanto per la Germania abbia significato l ' apparizione concreta e reale attraverso le città e le campagne di questo antico e nuovo volto di romano imperatore , in cui è riflessa tutta la gloria , l ' antichità e la grandezza della stirpe italica . Un popolo già preparato da anni ad accogliere il nuovo ed antico volto dell ' Italia guerriera e mistica , doveva avere questa meravigliosa e definitiva conferma di quanto , dopo le gloriose ed eroiche vicende d ' Etiopia e di Spagna , sentiva ormai profondamente , in una visione plastica ed indimenticabile . Al Maifeld , in quella notte che può essere chiamata della nuova Europa , dove un popolo intero era simbolicamente rappresentato dalla moltitudine presente , quando i due emblemi del Duce , fascio littorio in campo azzurro , e del Fiihrer , croce uncinata in campo rosso , si sollevarono luminosissimi nel cielo oscuro e piovoso , tra gli alti e religiosi rintocchi della campana della torre di Maratona , comunicanti la presenza nel campo di due Condottieri , e l ' Heil profondo , religioso , infinito scandito dalla moltitudine , fu sentita , quasi fisicamente , da ognuno nell ' aria la presenza di due simboli tangibili di due popoli , di due elementi essenziali della storia europea , la latinità ed il germanesimo , nelle loro più pure espressioni . Così il Duce venne in Germania , con questa missione chiarificatrice , con quest ' arte divina e magica di toccar i cuori a nudo , con lo sguardo e di suscitare i cuori dormienti al suo passaggio , col volto sereno e aperto e lo sguardo luminoso e lungimirante ; io vi porto una cosa che viene dal cuore e va al cuore . Egli venne e parlò con quell ' umanità che al di là di ogni formula e parola tocca elementi essenziali ed eterni dell ' anima umana ... Per questo , quando il grido del Duce : " Europa svegliati " si diffuse sulla moltitudine silenziosa raccolta sull ' immenso Campo di Maggio e sulla via trionfale , il popolo tedesco sentì che chi gli stava dinnanzi era il portatore di una vecchia e imperitura civiltà , che chi gli parlava era il suscitatore della rinascente Europa , l ' uomo che aveva a lungo combattuto per formarle un volto capace di pronunciare queste parole e di renderle udibili . Non la vecchia e decrepita Paneuropa , dei vecchi compromessi , delle vecchie paure ... La nuova Italia Non il Duce solo , ma tutta l ' Italia è venuta in Germania con lui . Quello che la Germania ha visto nel Duce è l ' uomo , il grande carattere , la figura estrema e definitiva di quell ' italiano che il Fascismo doveva suscitare , ha suscitato e susciterà . Attraverso l ' elaborazione della più pura essenza latina e cristiana , quell ' uomo , che è guerriero , scienziato , lavoratore , filosofo e santo , che ribeve alle più pure tradizioni nazionali la sua qualità , la sua individualità inconfondibile , la sua esperienza ; che contro ogni facile intellettualismo , riporta il cuore accanto al cervello , come mezzo di umana espressione . La Germania ha sentito in Lui il vecchio combattente , uscito dal travaglio delle trincee , di una Rivoluzione e di un ' altra grande guerra ; ha sentito il dolore che insegna nuove vie , che insegna a riudire voci , a risuscitare sensi che gli sforzi snazionalizzatori cercano di annullare . Ha scorto incise nel volto di quest ' uomo delle entità realissime , come Patria , famiglia , lavoro , che qualche volta l ' intelletto rinnega , ma che il cuore risuscita nelle ore decisive , entità che danno all ' uomo un inconfondibile accento di sincerità e di forza , che lo fanno pronto così al combattimento come all ' amicizia . Così il popolo tedesco ha visto la nuova Italia ; così in Lui ha applaudito ed amato il popolo italiano . La nuova Germania Così pure la nuova Germania nazionalsocialista ha parlato a lui . Egli ha guardato questa gioventù olimpica ed alacre a cui il costante contatto con le durezze e le asprezze della vita pratica ha dato un volto , aspro , duro e generoso , nobile e tenace ; un volto spartano in cui è scritta l ' abnegazione individuale per una gloria ed una conquista comune . Questa gioventù , dove , di giorno in giorno , la rinascita delle antiche essenziali virtù germaniche , l ' eroismo e l ' onore , cancellano ogni vestigio di quella mentalità borghese , che facendosi strada nel caos del dopo - guerra tendeva a fare della soddisfazione dell ' egoismo materiale il motivo più alto di vita , porta oggi alla luce una nuova società , basata su una più stretta ed umana solidarietà nazionale , in cui il cameratismo , il lavoro comune e la gioia comune hanno un gran posto , dove possono rifar fiorire le rudi virtù del lavoratore , del contadino e del soldato , virtù basilari per la vitalità e la grandezza di un popolo . Ed è questa gioventù che Mussolini , principe di giovinezza ha guardato con speciale fervore , vitalizzata dalla qualità e dalla quantità dell ' educazione fisica , rafforzata da una cultura , che anziché essere rinnegata , è semplicemente portata nei suoi giusti limiti , fatta di caratteri forti e disciplinati , vero tessuto connettivo della nuova Germania . La Germania ch ' egli ha passata in rivista si presenta veramente come una nuova Sparta , indurita dal sacrificio quotidiano , nobilitata dallo sforzo , animata da un possente dinamismo , militarmente ed economicamente attrezzata in modo formidabile , naturalmente amante dell ' azione e schiva ed insofferente delle lungaggini diplomatiche , serrata con tutte le sue energie nelle mani di un Capo , che non è certamente l ' espressione di Stati maggiori occulti della finanza o dell ' armata , ma è l ' uomo attraverso al quale la vocazione più profonda del popolo tedesco si esprime , il Capo plebiscitariamente accettato e voluto come il portatore dei valori più essenziali dell ' anima germanica . Questa è la Germania , quale è apparsa agli occhi del Duce , quale egli s ' aspettava , sapendola forgiata da principi essenziali comuni , dovunque formatori di vita e di forza nuova . In queste vesti essa ha accolto il suo Ospite d ' Onore . Così si è stipulato il patto dei cuori tra la nuova Italia fascista e la nuova Germania nazionalsocialista , attraverso i due Capi . Due popoli hanno gettato a terra ogni pregiudizio , ogni timidezza , ogni luogo comune , ogni convenzionalità , ed hanno deciso di guardarsi apertamente negli occhi ; una cosa dei cuori , ripetiamo , che , per questo , formerà nuove intelligenze , nuove comprensioni e nuove volontà per la conquista che è oggi la vera e la comune conquista d ' Europa , il cui tesoro di cultura , di storia e di civiltà , va salvato di fronte ad ogni nemico esterno ed interno , va potenziato per tenere alta nella Pace la luce umana nel mondo .
LA BIOLOGIA DEL MULATTO ( BOERI ENZO , 1937 )
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Fiori rossi più fiori bianchi danno fiori rosa . Di qui si iniziarono gli studi di Mendel ; la Genetica si inizia da questa ibridazione . Ma i fiori e gli animali sono un banco di esperimento per creare leggi che debbono servire all ' uomo . Applichiamo le leggi della Genetica al nostro problema . Le razze umane sono distinte per proprie caratteristiche biologiche : esse si sono differenziate da ceppi originari per opera di mutazioni con cui l ' ambiente ha inciso su di esse e per incroci tra di loro . Razze pure al mondo non esistono . Ogni razza più o meno si è incrociata con altre , con ibridazioni più o meno felici . La ibridazione insegna il biologo , ma ne sa qualcosa anche il contadino può segnare un progresso od un regresso . Occorre , perché vi sia progresso , che le razze siano tra loro vicine , e che siano tutte e due buone . Altrimenti la loro unione intacca fortemente la migliore e più forte , degradandola ad un livello molto più basso . L ' uomo Italiano è sorto da una ibridazione felice avente per base la razza romana . È attraverso queste unioni che la civiltà dell ' uomo si rinnova . Così erano sorti gli Elleni , così gli stessi Romani : così sorsero gli Italiani . Queste unioni di popoli diedero dapprima luogo ad un ' epoca di oscuro assestamento : un medioevo , per balzare poi ai bagliori della civiltà Greco - romana e del Rinascimento . Vien fatto di pensare ai corsi ed ai ricorsi del Vico . Unioni felici di razze buone e vicine tra loro , l ' una e l ' altra appartenenti al grande gruppo dell ' uomo Bianco . L ' uomo Italiano è sul più alto gradino della civiltà umana : è l ' uomo del progresso . L ' uomo Etiopico è la degenerazione di ibridazioni infelici : ancor prima della civiltà Egiziana si stendeva sul continente Africano , secondo recenti teorie , una civiltà i cui monumenti ancor ora tangibili sono rappresentati dai resti della civiltà di Zimbàbua , più che altrove in Rodesia . Quella razza si è degenerata incrociandosi con razze a lei inferiori dando le varie stirpi Negre , fra le quali le Etiopiche , in cui più che nelle altre durarono ad estinguersi i resti dell ' antica civiltà . L ' uomo Etiopico è l ' uomo del regresso . È egli stesso esempio vivente di quanto costi ad una razza elevata unirsi ad una razza a lei molto inferiore . L ' antropologo Lidio Cipriani si pone questa domanda : " Sono gli Africani suscettibili di progresso nel senso dato da noi a questa parola ? " E prontamente risponde "No." L ' Etiopico non è capace di progredire , non è capace di creare : lo stesso autore dichiara : " in rapporto al problema particolare offertoci dall ' Africa negra ed Etiopica ed i suoi più che cento milioni di uomini , ritengo da ammettersi per questi , e per tutte le razze con loro incrociate , una impossibilità generale e permanente per il lavoro creativo . " L ' uomo Italiano e l ' uomo Etiopico . Ecco il problema nostro delinearsi . Come potrebbe essere l ' ibrido nato da questa unione , da razze diametralmente opposte per caratteri fisici e spirituali , l ' una fiorente ed elevatissima , l ' altra con le stigmate della barbarie e del regresso ? ... La coscienza di colui che crea dei figli da una donna Africana è quella di chi sa di creare dei figli minorati . Occorre ricordare questo . È indegno di una razza elevata il continuarsi in figli degeneri ed inutili alla civiltà della Patria , che ora più che mai vuoi proseguire instancabile verso le sue più alte mete .
POESIA NOSTRA ( VALSECCHI MARCO , 1937 )
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Quando , chi scrive , è la gioventù , più di ogni altra cosa , bisogna tenere gli occhi ben aperti sulla sincerità con la quale si è messa al lavoro , si è ascoltata e si è rivelata a sé e agli altri . Perché questa sincerità è un bisogno prepotente : un bisogno creato non dall ' incapacità di mentire per pochezza d ' anni e d ' esperienze , ma dall ' ansia di una verità , di mettersi a nudo cuore e anima per ritrovarsi , ognuno , il suo perché di vivere e di morire . Ed è una sincerità senza limiti , beffarda , spietata , che scarna ed affina sino all ' essenza , che non si arresta dinanzi alle ferite e alle slabbrature , perché il dolore , a vent ' anni , ancora non spaventa , ma esalta il cuore . Quindi , al lume di tanta innata spontanea brama di verità , i libri dei giovani hanno spesso il valore di un esame di coscienza , di una confessione , di un documento puro e gioioso della nostra giovinezza , del nostro sentire , dei nostri sfoghi , delle nostre ansie , battaglie , smarrimenti e vittorie . Che cosa cerca e che cosa vuole questa nostra giovinezza ? Innanzi tutto una " umanità " ; un senso nuovo del vivere , puro , virile , senza debolezze e senza compromessi , tutto luce e fulgori . Una umanità che gli altri i papà e i fratelli maggiori hanno trovato , dal canto loro , sul Carso e nello squadrismo , e che l ' Africa potrebbe darci , anche se ha imposto troppe e necessarie esclusioni ...
LIBRI DELL'IMPERO ( PEDATE ANTONIO , 1938 )
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Indro Montanelli ? Questo nome davvero non m ' era nuovo . O dove diavolo l ' avevo letto ? Ah sì , ricordo : su " L ' Universale , " un quindicinale che usciva a Firenze in un formato assai ridotto , ma con un contenuto proprio denso e succoso , e , che , iniziatasi appena la guerra per la conquista dell ' Impero , aveva gloriosamente chiuso i battenti , preferendo il suo Direttore ( Berto Ricci ) e i suoi redattori lasciar la penna sul tavolo per correre ad imbracciare il moschetto . E fra quei redattori Indro Montanelli più di tutti mi piaceva : per i suoi articoli senza fronzoli , lisci e politi , stesi con una vena sincera e diritta , senza vane ciancie e storta rettorica . Acquistai subito " XX Battaglione " ... " Ecco un giovane che arriverà lontano , ecco un libro che veramente merita d ' esser letto ! " Sicché non mi meravigliai affatto quando , in Italia , vidi su per i giornali ( due colonne di S . E . Ojetti persino su " Il Corriere della Sera " ! ) la larga eco di consensi che aveva accolto l ' apparizione del "XX." Mi maravigliai invece che il libro non ricevesse un adeguato riconoscimento da parte di qualche nostro più importante Premio Letterario : dal Premio Viareggio , ad esempio , tanto per citarne uno fra i più in vista . Ma a quel Premio , ricordo , il Montanelli si dovette accontentare della solita segnalazione , sia pure brillante , ancora una volta ad un giovane preferendosi un " arrivato " o quasi ! Accanto ai consensi m ' occorse tuttavia di afferrare qua e là qualche voce , per così dire , malintenzionata . Questa , ad esempio : che il Montanelli se s ' era messo , quale scrittore , in luce , lo doveva unicamente al fatto Africa . Opinione che non ha cessato di far capolino neppure in occasione della recente pubblicazione dell ' ultimo libro del Montanelli che qui recensiamo . Anzi , in proposito , si è soggiunto che l ' Autore in questione con questo suo " Guerra e Pace in A.O. " altro non ha fatto che ricalcare le orme del precedente volume , con diversa salsa ammannendoci quello stesso piatto che tanto favore aveva incontrato presso i buongustai ... Che poi il Montanelli , appoggiandosi quasi esclusivamente sul successo conseguito da " XX , " abbia con questo suo Guerra e Pace in A.O. , a detta dei molti , nessun altro risultato ottenuto se non una cattiva copia del precedente fortunato volume , qui l ' opinione ci trova in parte consenzienti . In parte ho detto , ché il fatto stesso che l ' Autore si sia giovato per questo suo nuovo libro dei medesimi elementi che già gli valsero il successo del primo , porta con sé , quale immediata conseguenza , che anche qui si ritrovino intatti quei non comuni pregi che fanno del Montanelli un narratore agile , nervoso e immediato , negatore della frase fatta per l ' affermazione sua propria e particolare di una frase in cui gli stati d ' animo , l ' indagine psicologica dei tipi e dei caratteri , la sequenza tutta quanta del racconto , siano chiusi e conchiusi in un respiro quanto più breve ed efficace possibile , in un tumulto e in una sensazione nella loro descrizione ed espressione concisi e serrati , lungi dal funambulismo parolaio di tanti rinomati ( oh , imperscrutabili misteri del destino ! ) grafomani ! E non foss ' altro , per questo Montanelli ci piace , anche se qualcuno sussurra che egli tutt ' al più arriva a fare della pura e semplice cronaca , mai dell ' arte .
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La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito , ma risponde a una realtà fenomenica , materiale , percepibile con i nostri sensi … È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti Tutta l ' opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo . Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza . La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico , senza intenzioni filosofiche o religiose . La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l ' indirizzo ariano - nordico . Questo non vuoi dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono , o affermare che gli italiani e gli scandinavi sono la stessa cosa , ma vuole soltanto additare agli italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extraeuropee ; questo vuol dire elevare l ' italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità ... Gli ebrei non appartengono alla razza italiana Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto . Anche l ' occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all ' infuori del ricordo di qualche nome e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia . Gli ebrei rappresentano l ' unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia , perché essa è costituita da elementi razziali non europei , diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli italiani . I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non debbono essere alterati in nessun modo L ' unione è ammissibile solo nell ' ambito delle razze europee , nel qual caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo , dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri , mentre sono uguali per moltissimi altri . Il carattere puramente europeo degli italiani viene alterato dall ' incrocio di qualsiasi razza extraeuropea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani .
BASTA! ( - , 1938 )
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Ormai la polemica sulla razza condotta dagli organi ufficiali cattolici è uscita dai binari delle elucubrazioni teoriche per entrare in una vera e propria fase di propaganda antifascista . Non vi è ormai più alcuna differenza tra gli atteggiamenti e lo stile del famigerato don Sturzo e quanto alcuni altissimi prelati hanno creduto di poter impunemente dire o fare in questi ultimi tempi . E il più vile tradimento viene perpetrato proprio da quello stupido e zelante clero minore che con spirito carrieristico aggrava maggiormente uno stato insostenibile di cose . Non erano forse gli stessi pulpiti , gli stessi altari quelli dinanzi ai quali le camicie nere e i legionari genuflessi hanno ascoltato la preghiera e ricevuta la benedizione prima di partire verso il supremo sacrificio per difendere la Chiesa e il Cattolicesimo contro il bolscevismo che ha ripreso a crocefiggere i prelati ? Ebbene quegli stessi pulpiti e quegli stessi altari risuonano oggi delle più insinuose menzogne intese ad avvelenare le coscienze dei semplici . Non si può quindi impunemente trincerarsi dietro finzioni dottrinarie che trovano sempre la loro pratica esplicazione non già in una attività solamente antirazzistica ma sostanzialmente antiromana e antifascista ... Sia detto una volta per sempre che il problema della razza è un inderogabile imperativo categorico della Rivoluzione fascista , che è e deve essere . Tale imperativo non ha inciso , né deve incidere sulla coscienza cattolica degli italiani . Perciò fare dell ' antirazzismo diretto oppure fare delle ibride e false confusioni tra razzismo fascista e altri razzismi perché combattendo quelli si può combattere il primo , significa essere antifascisti . E siccome la rivoluzione ha liquidato don Sturzo e i suoi indegni proseliti col manganello e con l ' olio di ricino , non ci rimane che concludere con un memento a tutti gli sturziani che credessero di poter rinascere nientemeno che nell ' anno diciassettesimo dell ' Era Fascista .
MITO E REALTÀ DEL TEATRO DI MASSE ( ASSUNTO ROSARIO , 1938 )
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Quando , alcuni anni or sono , una Voce elevatissima nominò , per la prima volta , il " teatro per ventimila , " tale frase fu interpretata come il cànone fondamentale di una nuova estetica teatrale . E fu , per lungo tempo un lungo e agitato discorrere di teatro di masse e teatro per masse , di masse - attori e masse spettatori , di teatro politico , e di teatro collettivistico : tutta una ridda di teoriche e programmi , con i quali si voleva aprire un nuovo capitolo della storia dell ' arte drammatica . Né mancarono tentativi di realizzazione pratica : tentativi di cui è rimasto il ricordo come di esperienze negative , utili appunto perché negative , in quanto per mezzo di esse ci si poté persuadere dell ' assoluta inutilità e dell ' assurdità insita nella pretesa di volere fare un teatro di cui fosse protagonista la collettività . L ' errore originario , che diede origine a tanta confusione di idee , consistette nella interpretazione estetica data a quella che era soltanto una direttiva politica . Avvicinare al teatro tutti coloro che , per ragioni pratiche , erano costretti a viverne lontani , restituire alla universalità originaria quello che pareva essersi ridotto un monopolio di pochi favoriti dalla sorte : ecco l ' unico vero significato della formula mussoliniana : " teatro per ventimila . " Difatti , quando si tacquero le polemiche e le teorie ; quando gli esperimenti cominciarono a perdersi nell ' oblio ; quando sui progetti , più o meno macchinosi , cominciò ad ammucchiarsi la polvere ; allora , quasi senza che ce ne accorgessimo , il teatro di masse cominciò ad essere realtà . Prima , l ' istituzione del sabato teatrale , riapri le porte degli antichi teatri ad un pubblico che del teatro aveva , sin ' allora , ignorata l ' esistenza : poi , vennero le prime rappresentazioni all ' aperto : una , due per ogni città , nelle scorse estati : quasi un modesto tentativo , quasi una prova : finalmente , in questa estate dell ' Anno sedicesimo , le grandi , trionfali stagioni liriche all ' aperto ; le antiche piazze italiane , i cortili storici , le rovine millenarie : eccoli , i teatri per ventimila , già pronti . E il cielo estivo è la cupola più bella e fastosa , per questi nuovissimi teatri . Il repertorio più popolare , nel senso migliore della parola , lo si è trovato nel melodramma . Né si può dire vi sia , in Italia , spettacolo che abbia più immediata ed universale risonanza . Ma non si può dire che esso , da solo fosse sufficiente . Era necessario il teatro , quello autentico . Molto opportunamente , si è colmata questa lacuna : spettacoli di prosa si alterneranno con i melodrammi , sin da questa stagione . E , negli anni venturi , sarà fatta parte uguale , nei programmi , alla prosa ed alla lirica . Ne c ' è da preoccuparsi , come qualcuno ha mostrato di credere , che il repertorio attualmente esistente non sia adeguato per degli spettacoli di massa . Non esiste un teatro per pochi e un teatro per molti . Esiste solo l ' arte , che è universale , e tutto ciò che arte non è . Per riportare il popolo a teatro , basterà selezionare le opere d ' arte , esse sole , eliminando tutto il resto , come scoria inutile e dannosa . E di opere d ' arte , e grandissime , il teatro di tutti i tempi ha grande abbondanza : opere che hanno in sé elementi di eternità e di universalità tali che tutti gli uomini , di tutti i tempi , di tutti i paesi , di tutte le categorie sociali , possono in essi riconoscersi e ritrovarsi .