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I GIUSTIZIERI DELLA BIBBIA ( Cremonesi Lorenzo , 1988 )
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Amos Elon vive in una grande villa di pietra bianca nel cuore di Gerusalemme . Storico del sionismo , autore di saggi considerati dei veri e propri classici , vive in modo traumatico quello che egli stesso definisce " il dramma del nostro ventennio " : la ribellione dei palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania . Non ha ricette in tasca per risolvere il dilemma , però addita con sicurezza un pericolo : « Da almeno due decadi è la destra a possedere il monopolio del pensiero sionista . Il socialismo collettivista dei kibbutz , della conquista del deserto con il lavoro ebraico dei tempi di David Ben Gurion , è morto da un pezzo . Ora sono i Gush Emunin ( Blocco dei fedeli ) a fare la parte del leone e a rivendicare , in nome della Bibbia , la sovranità sulla Cisgiordania . Si tratta di un processo irreversibile . Forse solo un deciso intervento degli Stati Uniti potrà mutare il corso degli eventi » . Per il momento la storia sembra dargli torto . Tre mesi dopo l ' insurrezione esplosa nei campi profughi di Gaza , la situazione in Medio Oriente presenta zone d ' ombra sempre più vaste . Non solo , ma il piano di pace proposto dal segretario di Stato americano George Shultz sembra avere sortito l ' effetto opposto a quello previsto . Ha insomma spinto il premier israeliano Yitzhak Shamir e gli uomini del Likud , il partito conservatore , verso posizioni sempre più intransigenti . Il vice primo ministro , David Levy , non ha usato mezzi termini : « La mediazione americana è pericolosa » . È un circolo maledettamente vizioso : più cresce la protesta , più si risveglia il nazionalismo e più si indebolisce il movimento pacifista israeliano . Ma fino a che punto la destra di Gerusalemme ha intenzione di spingere il proprio radicalismo ? La risposta l ' ha data un colonnello dell ' esercito , Rehavam Zeevi , durante un seminario tenuto il 22 febbraio scorso a Tel Aviv sul concetto di " trasferimento " : « Noi abbiamo acceso una torcia , d ' ora in poi brucerà da sola » . La frase è suonata nell ' aula come un grido di vittoria . Così , mentre a poche decine di chilometri , sulle colline della Samaria , la sommossa palestinese continuava a far sentire la sua eco , a Tel Aviv l ' estrema destra israeliana consumava il suo rito . Zeevi , Aharon Pappo ( attivista del Likud ) e Zvi Shiloah ( leader del movimento per la Grande Israele ) erano assolutamente d ' accordo : « La soluzione più umanitaria possibile ? Il milione e mezzo di arabi residenti nelle aree liberate venti anni fa deve andarsene » . È questo il linguaggio degli ultranazionalisti : si dice " territori liberati " invece di " territori occupati " , " arabi " invece di " palestinesi " . Fuori , nel frattempo , sotto una pioggia sottile , esigui drappelli della sinistra manifestano la loro vergogna . Un ragazzo spiega : « È incredibile , non sono mai giunti a tanto . Nessuno aveva parlato così fino a oggi , almeno in pubblico . Rischiamo di fare dell ' antiarabismo un ' ideologia » . Poco lontano i militari del Kach , il movimento del rabbino Meir Kahane che dal 1984 ha portato il razzismo in Parlamento , sventolano bandiere gialle con il loro sinistro emblema : un pugno nero nella stella di Davide . I palestinesi scagliano pietre , bloccano le strade dei loro villaggi con pneumatici in fiamme , fino a cercare nell ' Islam e nella Guerra santa quella forza che le armate arabe non gli hanno dato . E gli israeliani rispondono spostandosi sempre più a destra , dimostrando una sempre minore disponibilità al compromesso . Perché ? Amos Elon ha una sua teoria : « La sommossa favorisce senza dubbio il fenomeno della radicalizzazione . Ma le sue radici sono antiche , risalgono alla Guerra dei sei giorni . Israele ha trasformato la grande vittoria di vent ' anni fa in un cancro che lo sta corrodendo al suo interno . Nel 1967 ci siamo trovati improvvisamente in mano la carta che ci poteva permettere di barattare i territori conquistati in cambio di una pace durevole . Invece è nata l ' ideologia dell ' annessione » . È una spirale che non lascia intravedere la fine . In tre mesi sono finiti in carcere con l ' accusa di sedizione oltre 2mila palestinesi ; i feriti sono migliaia ; dei circa 80 morti , più di 30 si contano nel solo mese di febbraio . Eppure la sommossa va avanti , a colpi di pietre e coltelli . Nemmeno il rafforzamento dei contingenti militari e l ' incrudelirsi della repressione riescono a fermarla . Due settimane fa un gruppo di poliziotti ha picchiato per ore otto lavoratori di Gaza nel loro scantinato laboratorio nel centro di Tel Aviv . Con quale accusa ? « Una telefonata anonima aveva segnalato che facevano rumore e potevano essere pericolosi » , è stata la risposta . Le inchieste scattano . Ma la realtà del Paese va in senso contrario . Le madri dei soldati accusati di aver violato i regolamenti durante la repressione della sommossa ricevono decine di telefonate di solidarietà . Più di una volta i coloni ebrei residenti nei territori occupati hanno usato il fucile per farsi giustizia da soli . Illan , un colono di Elon Moreh , un villaggio di 130 gruppi familiari , si giustifica così : « Senza la Bibbia non saremmo che semplici banditi , predatori delle terre arabe . Ma non è il nostro caso . Dio , lo sapete , ha dato questa terra al popolo ebraico » . Il suo amico Elle la pensa come lui : « Quando la strada è sbarrata dalle pietre , sparo in aria e passo . Ecco tutto » . Non tutti i coloni girano armati di mitragliette e revolver . Ma anche le statistiche confermano che l ' atteggiamento conservatore si va espandendo in strati sempre più ampi della popolazione . Lo scorso 15 febbraio il quotidiano Ma ' ariv riferiva che circa il 42 per cento dei cittadini si dichiara " soddisfatto " dell ' attuale situazione politica nei territori occupati . Il 22 per cento preferisce invece l ' annessione di quelle regioni con " l ' applicazione integrale della legge israeliana anche sulla loro popolazione " . E soltanto il 18 per cento vorrebbe il ritiro totale . La destra cresce , ma i vecchi problemi rimangono . Primo fra tutti quello del futuro dei territori occupati e di una popolazione che ha dimostrato col sangue di non accettare più lo status quo . « Giudea , Samaria e Gaza non si toccano . Fanno parte del patrimonio storico degli ebrei . Il milione e mezzo di arabi che vi risiede ha soltanto due possibilità . La prima è convivere in pace con gli israeliani . E in questo caso si potrebbe concedere loro la piena autonomia amministrativa , tenendo ovviamente fermo il principio della nostra sovranità sulla terra . Se invece si ribellano , peggio per loro . Rischiano l ' espulsione di massa e comunque le sofferenze della repressione » : è l ' opinione di Israel Eldad , il maggiore teorico di Tehiya ( Rinascita , un partito nazionalista religioso di destra , ndr . ) . Questo piccolo partito , con cinque seggi in Parlamento , raccoglie l ' ala oltranzista del Likud . Le stesse certezze non sono tuttavia di casa nel Likud del primo ministro Yitzhak Shamir . Apparentemente granitico , il vecchio leader deve fare fronte a un partito estremamente articolato . Dispone di 40 seggi , sui 120 del Parlamento israeliano , ma è costretto a cercare quotidianamente una formula di compromesso coi partner laburisti del governo di unità nazionale . È lui infatti il principale bersaglio degli attacchi di Shimon Peres , il ministro degli Esteri , alleato - avversario da quattro anni . Entrambi hanno bisogno l ' uno dell ' altro per governare ; le loro divergenze sono però tali che il risultato è la paralisi decisionale . Prima tra tutte quella riguardante la possibilità di apertura del processo di pace . In Israele è dato come una verità di fatto il principio per cui mai come oggi " è la destra che fa la pace " . È insomma Shamir , e non Peres , che può trattare con gli arabi . « L ' adesione di Peres al piano americano per l ' apertura dei negoziati appare scontata . Eppure soltanto il Likud è in grado di dare il via all ' iniziativa » , osservava pochi giorni fa l ' editoriale del quotidiano Haaretz . E le difficoltà per il primo ministro non finiscono qui . Shamir deve far fronte anche all ' anima liberale del Likud . Uno dei suoi esponenti di punta , il sindaco di Tel Aviv Shlomo Lahat , ha causato un terremoto lo scorso gennaio con le sue dichiarazioni pubbliche in favore del ritiro unilaterale dai territori occupati . Poi ci sono i continui sgambetti delle ali intransigenti dell ' Herut ( il gruppo di Shamir ) , vero nucleo storico della destra israeliana . Sono soprattutto il ministro dell ' Edilizia , il giovane e ambizioso David Levy , e l ' architetto dell ' invasione in Libano del 1982 , il " superfalco " Ariel Sharon , a disseminare di ostacoli il già difficile cammino del premier israeliano » . Shamir deve barcamenarsi tra mille spinte divergenti . « Il suo pragmatismo rivela la sostanza del Likud e del Paese » , sostiene Amos Elon . C ' è un ' inflessione di speranza nelle sue parole . Per lui , gran parte degli israeliani appare in realtà estranea alla violenza degli slogan : « La nostra politica paga lo scotto di un sistema elettorale dove è sufficiente l ' uno per cento per entrare al Parlamento » . Di qui il distacco graduale tra Paese reale e Paese legale . Alla maggioranza degli israeliani , tutto sommato , importa poco del futuro dei Territori occupati . I coloni che vi risiedono sono soltanto 70mila sudi una popolazione ebraica che sfiora i 4 milioni . I religiosi rappresentano meno del 25 per cento del Paese . Eppure prevale sempre più la dottrina dell ' annessione e lo Stato aumenta la sua intolleranza confessionale . Elon arricchisce le sue parole con immagini vivide : « Basta confrontare Tel Aviv a Gerusalemme . La prima è una metropoli assolutamente materialista , levantina . Qui ogni sabato sera l ' Israele laica celebra la propria antireligiosità . La gente pensa a divertirsi , va sulla spiaggia , a teatro e sbuffa quando è richiamata per il servizio di leva . A soli 60 chilometri si trova Gerusalemme , un altro pianeta . Rappresenta il centro ideologico del Paese . La capitale è austera , il confronto con gli arabi e la presenza degli ortodossi si avvertono a ogni passo » . Intanto mentre il sangue continua a scorrere e la destra rafforza le sue posizioni , il pacifismo vede assottigliarsi le sue file . Durante l ' invasione del Libano , per dimostrare contro la guerra erano scesi in piazza circa 400mila israeliani . Il 28 febbraio scorso a marciare per la pace dal confine libanese verso Gerusalemme erano 400 persone .
Così il rock ha cambiato il mondo ( Roberto Leydi , 1970 )
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Quando , sulla metà degli anni Cinquanta , ebbe un certo momento di successo una canzone che diceva « il rock ' n ' roll non morirà mai » erano in pochi a prevedere che davvero quella musica , esplosa con Elvis Presley , Bill Haley e Chuck Berry , sarebbe riuscita , non diciamo a non morire , ma anche a vivere un altro paio di stagioni . A giustificazione di quanti , 15 anni fa , non seppero vedere nel primo rock ' n ' roll la matrice di una musica nuova capace di rivoluzionare la cosiddetta musica leggera e di alterare i tradizionali rapporti fra i " generi " musicali , va detto che il rock ' n ' roll delle origini , pur avendo una certa carica di violenza e un colore di novità , era una musica abbastanza povera se non banale , fondata su un linguaggio elementare , su un ostinato e monotono ritmo di rotolanti quattro quarti , su uno stile di canto gridato e spesso in falsetto , su melodie prevedibili e su testi banali . « Ad ascoltare oggi i dischi di rock che furono incisi negli anni Cinquanta e che fecero tanta impressione » , ha detto Frank Zappa , uno dei " maestri " del più avanzato rock d ' oggi , « sembra di tornare all ' età dell ' uomo di Neanderthal » . Da allora il rock ha fatto molta strada , si è evoluto , si è arricchito , si è articolato fino a ramificarsi in un intrico complesso e ha conquistato la gioventù di mezzo inondo . Forse non vivrà in eterno , ma è destinato a un ' ancor vivace esistenza . Si potrebbe anche dire che , comunque , quanto già il rock ha vissuto , in questo mondo di sempre più rapidi consumi , di mode e di successi effimeri , costituisce una prova di vitalità . Per capire quale reale portata innovatrice ( se non rivoluzionaria ) abbia avuto il rock , bisogna riandare agli anni che precedono l ' esplosione di Elvis Presley e dei primi rockers , cioè al periodo che va da1 1945 al 1955 . Anche se la guerra ha modificato la sensibilità , i costumi , le abitudini , i pensieri e i comportamenti , di tutto ciò non vi è quasi traccia nelle canzoni del dopoguerra che continuano a proporre una visione del mondo non dissimile , nella sostanza , da quella propagandata dalle canzoni dei tre decenni precedenti . Il contesto è ancora piccolo borghese , classe media , e sullo sfondo di quest ' America che ogni giorno trova meno riscontro nella realtà in movimento , la musica leggera ( leggera per davvero ) porta avanti , appena sfiorata alla superficie dal jazz , i suoi vecchi cliché . I : amore è monogamico e il sesso , nonostante Alfred Kinsey e la " scoperta " di Sigmund Freud , si nasconde , con maggiore o minore malizia , nelle pieghe di un romanticismo di cartone che al massimo concede ai sentimenti che emergono l ' ambiguità di immagini eufemistiche , tipo « una notte di sogno » o « questa notte è tutta mia » . In sostanza è ancora l ' ideologia dell ' Ascap che domina . Fondata nel 1914 , l ' Ascap , l ' Associazione americana dei compositori , autori e editori , aveva di fatto detenuto il controllo monopolistico su tutta l ' attività musicale americana fin dagli anni Venti . Già nel 1941 una sentenza aveva dichiarato illegale la pretesa dell ' Ascap di escludere da ogni attività radiofonica e discografica chi non fosse suo socio , ma quell ' atto legale non aveva ancora portato , alle soglie degli anni Cinquanta , a una reale liberalizzazione . L ' Ascap continuava a esercitare il controllo su Tin Pan Alley ( la Strada delle Pentole di Latta , com ' è detta la via di New York dove ha sede la maggior parte degli editori musicali ) e fuori di Tin Pan Alley , fuori di NewYork , non vi era alcuna impresa seria e consistente , in grado di operare a livello nazionale nel campo della musica leggera . Certo la situazione non era più così sicura e tranquilla come negli anni Trenta e Quaranta . Ma il piccolo gruppo di persone , per lo più ebrei di origine europea , che teneva in pugno le leve di comando dell ' Ascap poteva ancora esercitare un potere condizionante a vari livelli sulla produzione e , attraverso la produzione , sul gusto di milioni di persone , non soltanto negli Stati Uniti . La tipica " ballad " americana , cioè la tipica canzone romantica americana che domina il consumo quando il rock si affaccia alla ribalta , è modellata sulla " ideologia " dell ' Ascap , i cui princìpi non sono dissimili da quelli che , nello stesso periodo , regnano a Hollywood . Tin Pan Alley e Hollywood hanno avuto per più di vent ' anni uguali concezioni produttive ; e le regole che l ' Ascap impone ai testi delle canzoni corrispondono al codice di autocensura adottato dai produttori cinematografici e , nonostante qualche deroga e qualche incrinatura , in vigore all ' inizio dei Cinquanta . Quando il primo rock esplode , Perry Como è il cantante di maggior successo e la musica da ballo confida ancora nel " magico " potere del " saxofono che canta " e dei " violini che piangono " . Il nodello di crooner , cioè di cantante confidenziale , irnposto da Bing Crosby , ha ancora largo seguito e della musica nera - per - neri non arrivaquasi nulla alla radio e alla tv . Dwight D . Eisenhower è il presidente e John Foster Dulles fa la politica . Allen Ginsberg , il poeta che sarà una delle voci più corrosive ed eversive della beat generation , fa ricerche di mercato per una ditta di San Francisco . Malcolm X , dimesso sulla parola dalla prigione di Charlestown , dov ' era stato rinchiuso per reati comuni , è commesso in un negozio di mobili di Detroit . Stockely Carmichael ( del Black Panther Party , ndr ) ha 12 anni . Certo nell ' aria si avvertono i primi segni del terremoto imminente . Si avvertono nelle cronache dei giornali , osservando il volto dei giovani , persino andando al cinema dove Marlon Brando e James Dean propongono eroi corrosi da una nevrosi che tende alla distruzione e all ' autodistruzione . Si avvertono in un ' inquietudine che monta e si allarga nelle coscienze sensibili e magari nell ' evoluzione della politica internazionale . Su questo terreno ormai fertile appare , quasi all ' improvviso , Elvis Presley . Domenica sera . Gennaio 1956 . In un programma di varietà televisivo dedicato a Tommy e Jimmy Dorsey appare un giovanotto dall ' aria un po ' insolente e dai modi poco educati . « Signore e signori » , dice , « adesso vi voglio cantare una canzone . Una bella canzone che racconta proprio una bella storia . Una storia piena di sentimento e di significato » . Poi , dopo alcuni violenti accordi di chitarra elettrica , su un ritmo di boogie , attacca : « Awopboppaloohop - alopboppaloobop ! Tutti frutti ! All rootie ! Tutti frutti ! All rootie ! » . Quel giovanotto era Elvis Presley . Il rock era nato . IL ROCK ARRIVA DALLA STRADA Per la verità , prima di lui già c ' era stato un altro cantante che aveva aperto la strada : Bill Haley , che , con i suoi Comets , aveva lanciato con fortuna Rock Around the Clock e Shake , Rattle and Roll , ma Haley , con quel suo aspetto pulito e ordinato , quella sua giacchettina rossa , quella sua faccia insignificante non aveva i numeri per diventare un " idolo " e imporre una moda . Presley era diverso . Se Haley rimaneva , nonostante tutto , un uomo dello spettacolo , Presley era invece un ragazzo della strada : un ragazzo del Sud , un parente stretto del Selvaggio di Marlon Brando , con i pantaloni Levi ' s , gli stivaletti da motociclista , il giubbotto alla vita , il ciuffo a becco d ' anitra . Avrebbe potuto essere un meccanico , un imbianchino , o magari un perdigiorno da caffè . La canzone americana non aveva mai visto l ' apparizione di un simile personaggio . E le masse dei giovani poveri furono subito dalla sua parte perché in lui si riconobbero . Per la prima volta , sulla ribalta del successo , s ' affacciava uno come loro . Un ragazzo con la loro violenza plebea e la loro delicata , malinconica dolcezza . All ' indomani della sua prima apparizione televisiva , Presley era già un fenomeno nazionale e quando , alla fine di febbraio , concluse le sue partecipazioni allo show dei due Dorsey , già si era accesa , violentissima , la polemica . Milioni di ragazzi lo invocavano e decine di benpensanti lo additavano al pubblico disprezzo . Il suo comportamento sulla scena era giudicato indecente e i suoi gesti e le sue contorsioni riconosciute come ripetizioni oscene di atti sessuali . Le maggiori stazioni radiofoniche e televisive dichiaravano che non avrebbero mai ospitato una simile sconcezza , ma appena due mesi dopo lo stesso Ed Sullivan ( che aveva definito Presley « assolutamente disdicevole per le famiglie americane » ) gli offrì 50mila dollari per tre brevi apparizioni nello spettacolo più familiare e convenzionale d ' America . Nell ' Ed Sullivan Show , Elvis Presley venne ripreso solo dalla vita in su e gli venne imposta , accanto a due pezzi del suo repertorio , una canzoncina sciropposa come Love Me Tender . Le matrici musicali del rock di Elvis Presley sono abbastanza riconoscibili e appartengono a due filoni sovrapposti . Da una parte l ' hill - billy , dall ' altra il rhythm ' n ' blues . Cioè un po ' di musica bianca e un po ' di musica nera . IL NUOVO BLUES DEI GHETTI NERI L ' hill - billy è un genere della musica americana che potremmo definire " campagnolo " . Non è vera musica popolare , tradizionale , ma ha un sapore popolare e si rifà a certi modi della canzone folklorica . Molta di quella musica che da noi viene definita " western " o " cow - boy " , con chitarre , violino , banjo e strumenti del genere , è in realtà hill - billy . Nel periodo fra le due guerre l ' hill - billy fu un genere fiorente , indirizzato soprattutto alla gente di campagna ma anche accolto , ogni tanto , da quella delle città . Il rhythm ' n ' blues , invece , è un genere nero e urbano e rappresenta l ' ultima evoluzione del vecchio blues . Un blues che si è caricato dei risentimenti dei neri dei ghetti , che ha accumulato violenza , che si è colorato di protesta . Alla chitarra che sosteneva il blues triste delle campagne del Sud e al pianista che accompagnava le grandi cantanti " classiche " dell ' età di Bessie Smith , il ghetto urbano ha sostituito il saxofono fischiante e urlante a sottolineare il carattere teso ed esasperato della nuova realtà . Anche ritmicamente il nuovo blues ha portato alle conseguenze estreme il suo pulsante beat , in un procedere incalzante e martellante , capace di provocare l ' ipnosi o l ' estasi . Le parole che i cantanti di rhythm ' n blues urlano , soffiano , sussurrano sono cariche di sesso , come carico di sesso è lo spettacolo nel suo assieme . Se l ' hill - billy era conosciuto dal pubblico bianco americano già prima che Elvis Presley lo incorporasse nel rock , il rhythm ' n ' blues invece era ignoto , o quasi , fuori dei quartieri di colore . Escluso dalla radio , dalla televisione , dai locali per bianchi , dai circuiti teatrali , il nuovo blues urbano non trovava il suo pubblico che fra i neri e in quel pubblico si alimentava . Va tenuto presente che in maggioranza i cantanti di rhythm ' n ' blues erano uomini ( è vero ancora oggi ) e se il codice razzista accetta che una cantante nera esprima sessualità di fronte a un pubblico bianco , non può ammettere altrettanto per un cantante , cioè per un maschio . Elvis Presley ebbe l ' abilità di catturare la carica ritmica e sessuale del nuovo blues dei ghetti e di inserirla nella tradizione dell ' hill - billy bianco . Il prodotto apparve così più nuovo di quanto in realtà non fosse e , presentato da un bianco , venne accettato , dopo un primo momento di proteste . I più informati si resero conto subito da dove nasceva questa nuova musica e colsero quanto in essa vi era di sofisticato , edulcorato e diluito rispetto all ' autentico rhythm ' n ' blues , ma per la gran massa del pubblico il rock ' n ' roll fu più di una novità . Fu una rivelazione . COSÌ NEW YORK PERSE IL MONOPOLIO Mentre Elvis Presley si affermava e scatenava la moda del rock ' n ' roll avvenne un fenomeno di tipo economico - organizzativo che avrebbe subito avuto conseguenze decisive per la trasformazione della musica leggera in America . L ' Ascap , che già aveva perduto tra i11945 e il '55 una parte consistente del suo controllo sull ' industria musicale , entrò in crisi . Nella crisi dell ' Ascap , New York , roccaforte della società , vide diminuita la sua forza monopolistica . Certo rimase ancora il centro produttivo più importante , ma iniziative editoriali e discografiche incominciarono a sorgere e a prendere consistenza un po ' dappertutto . A favorire lo sviluppo di queste imprese " provinciali " ( destinate in parte ad acquisire dimensioni anche nazionali ) era l ' allargamento del mercato discografico . Fra il 1950 e il 1960 , e ancora più nell ' ultimo decennio , una massa sempre più consistente di pubblico , soprattutto nelle aree prima povere e nei ghetti negri , raggiunse la possibilità di acquistare dischi e ne scoprì la funzione . Per soddisfare questo mercato sorsero centinaia di case discografiche a Nashville , a Chapel Hill , ad Arcadia , a Portland , a Oakland , a Detroit , negli slum neri di Los Angeles , Chicago , Philadelphia . Per cercare di " coprire " anche il nuovo pubblico , le grandi case discografiche vennero costrette a battere le stesse strade aperte dalle case provinciali , cioè a produrre una musica secondo le richieste di una massa che non era disponibile per le vecchie canzoni sentimentali , per i cantanticonfidenziali , per gli arrangiamenti dolci e morbidi , per i violini e le sofisticazioni . Era una specie di reazione a catena che in brevissimo tempo cambiò la faccia della musica americana . L ' esplosione dei giovani , fenomeno caratterizzante del decennio del Sessanta , ha completato il processo e determinato l ' affermazione quasi totalitaria del rock . Sotto la spinta di questa ondata ( che si concretizza , non dimentichiamolo , in un giro d ' affari di enorme consistenza ) , anche alcuni dei tradizionali pregiudizi razziali sono stati travolti . Così , a una a una quasi tutte le stazioni radiofoniche ( assai meno quelle televisive ) incominciarono a trasmettere musica nera , anche autentica , cioè rhythm ' n ' blues , fa cendo conoscere a un pubblico vastissimo interpreti di colore rimasti fino allora relegati nei ghetti . Cantanti come Hobby Bland , Lightnin ' Hopkins , Al Braggs , B.B. King , Muddy Waters , Little Jr . Parker , Howlin ' Wolf acquistarono una circolazione nazionale pur con un repertorio di grande durezza e provocatoria violenza . Quando poi , dall ' incontro del blues urbano con il gospel ( il canto religioso nero a domanda e risposta ) , nacque la soul music , un gruppo consistente di neri si impose anche a livello internazionale . Pensiamo , per citare qualche nome fra i più noti in Europa , a Ray Charles , Aretha Franklin , Dionne Warwick , The Supremes , James Brown . QUANDO IL ROCK GIUNSE IN EUROPA Quasi subito , nella scia del successo clamoroso di Elvis Presley si misero anche cantanti neri che abbandonarono il filone del rhythm ' n ' blues per puntare direttamente a un pubblico prevalentemente bianco , con una musica mezza nera e mezza bianca ( che però , nelle loro mani , diventava quasi sempre più nera che bianca ) . Sono Wynonie Harris , Chuck Berry , Little Richard , Fats Domino e molti altri . Dal contributo dei neri e dei bianchi , sullo sfondo stimolante della vera musica nera , fondata sul blues , che intanto stava uscendo dai ghetti , si formò il rock " prima maniera " : una musica fortemente ritmica , aggressiva , sostanzialmente monotona , con testi di modesto valore , permeata di una sessualità ostentata e animale . Questa nuova musica approdò in Gran Bretagna . Nell ' immediato dopoguerra si era avuta in Inghilterra una grande reviviscenza di interesse per il vecchio jazz di New Orleans ed erano sorti centinaia di jazz - club e decine di orchestre , per lo più di volonterosi ( e talora bravi ) dilettanti , impegnati a " ricostruire " la musica di King Oliver e di Kid Ory . Era poi venuta la scoperta della musica popolare americana , soprattutto nera . I canti di lavoro , le vecchie ballate , i blues delle campagne del Sud : questo materiale aveva trovato una sua versione inglese in quell ' ibrido ma interessante e stimolante " genere " musicale ( tutto britannico ) che fu lo skiffle . I complessini di skiffle ( chitarra , contrabbasso , washtub ) cercavano di ripetere i dischi di Leadbelly e degli altri cantanti neri che Alan Lomax aveva riscoperto e registrato per gli archivi di musica popolare della Biblioteca del Congresso e poi presentato in qualche piccolo club di Greenwich Village , a New York . La moda dello skiffle durò un paio di anni e costituì il terreno ideale per accogliere la nuova proposta lanciata dal rock ' n ' roll . Ed è su questo terreno , in questo contesto , che apparvero i Beatles . Non è per nulla esagerato dire che í Beatles hanno cambiato il corso della musica pop e hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo del rock . I Beatles non furono il solo complesso inglese che , muovendo dall ' esperienza del jazz e dello skiffle , si sia impegnato nel rock . Fu quello che più degli altri ( magari con l ' aiuto di un abile manager e di una pubblicità ben organizzata e azzeccata ) seppe realizzare una sintesi riuscita tra il grezzo ed elementare rock ' n ' roll alla Elvis Presley e tutta una serie di altri elementi musicali ( e anche coreografici e letterari ) , attinti dalle fonti più diverse . Sarebbe ingiusto dire che i Beatles furono gli unici o i primissimi a realizzare questa sintesi , ma senza dubbio furono quelli che con più capacità e con maggior clamore riuscirono a far conoscere i risultati di una simile operazione a un pubblico vastissimo . Per questo la loro influenza è stata decisiva . Sulla scia del successo dei Beatles , in un ambiente molto favorevole , è venuto tutto il filone del rock inglese che oggi costituisce il contributo più vivo e autentico ( e in parte originale ) che l ' Europa abbia dato alla formazione del rock . Nel panorama inglese un posto di rilievo hanno i Rolling Stones le cui ambizioni sono sempre state più modeste di quelle dei Beatles e i cui legami con il rock americano ( negro ) più evidenti . L ' esperienza dei Beatles ha dimostrato che il rigido e povero schema proposto da Elvis Presley poteva servire di appoggio a operazioni musicali della più ampia libertà , ed è questo il carattere nuovo del rock , ciò che lo distingue da tutta la musica " leggera " precedente e dallo stesso jazz . Il rock non è tanto uno stile o un linguaggio , ma una " condizione spirituale " , o , forse meglio , " psicologica " . È un modo aperto di fare musica e di usufruirne , un recipiente che può esser riempito dei più diversi , lontani e opposti contenuti , anche musicali . Nel rock sono stati " travasati " i ragas della musica indiana , il blues nero , la musica barocca , la canzone popolare e cento altre cose . Finora nessuna musica , storicamente collocata e formalmente definita , era riuscita a resistere , senza annullarsi o trasformarsi in qualcosa di completamente diverso , a una simile somma di contaminazioni . Ai Beatles va certamente il merito di aver più chiassosamente di altri mostrato , in concreto , questa possibilità . Mentre in Inghilterra prendeva corpo il fenomeno dei Beatles , negli Stati Uniti il rock trovava un " terreno di coltura " nell ' ambiente giovanile della Costa del Pacifico . Le comunità dei beatnik della West Coast si erano riconosciute nel jazz , nel cool jazz soprattutto . Le comunità giovanili che si formarono dopo il disfacimento dell ' esperienza dei beatnik , si buttarono sul rock e nelle loro mani , nelle pieghe morbide di una filosofia impalpabile e dolce , nell ' articolazione di complesse esperienze psicologiche , nell ' ebrezza della droga , la musica di Elvis Presley e di Little Richard si trasformò quasi radicalmente , pur senza perdere il contatto , anche formale , con i modelli d ' origine . Quella della West Coast è un ' esperienza quasi parallela a quella europea dei Beatles o di poco posteriore , ma mentre il gruppo inglese risolse la sua ricerca senza intellettualismi e nel " divertimento " , i gruppi americani del Pacifico sprofondarono anche il rock nella loro tormentata problematica in cui si accavallano contributi diversi , dalle filosofie orientali al pacifismo . IL TRIONFO DELL ' AMPLIFICATORE Dice Burton H.Wolfe: « La musica che è nata nelle comunità hippies dell ' area di San Francisco non ha molto in comune , ormai , con il rock di Elvis Presley ma neppure assomiglia a quello dei Beatles e dei Rolling Stones ( che pure hanno avuto molta influenza , almeno come stimolo , o provocazione ) . In realtà i Beatles e i Rolling Stones hanno percorso un ' altra strada , puntando sulla sofisticazione . La prima qualità del rock della West Coast , del cosiddetto Western rock , o San Francisco rock , o hippie rock , è il primitivismo . Del resto anche la visione della società degli hippies è primitiva . Le melodie sono semplici , l ' armonia è fondata su pochi accordi di base , il ritmo è ipnotico . Ciò che subito distingue questo rock è però la forza primitiva dell ' amplificazione . Tutto è elettrico , non soltanto la chitarra e il basso , ma anche il piano , perfino il flauto e l ' oboe , sì , proprio il flauto e l ' oboe , e poi microfoni , amplificatori , miscelatori , altoparlanti per produrre un suono così intenso da raggiungere e magari superare le capacità di resistenza dell ' orecchio umano . I ragas indiani hanno una grande parte in questa musica , ma poi c ' entra un po di tutto , il blues , il vecchio rock , il folk , la musica contemporanea e così via » . Soltanto in un primo periodo il rock della West Coast è stato così " semplice " . Alcuni gruppi hanno elaborato strutture sempre più intricate , pur conservando un colore e un calore primitivi di grande violenza e di notevole fascino . Ascoltando i dischi migliori dei complessi californiani che derivano dall ' esperienza hippie ci si convince che ogni pezzo ( o quasi ) è il risultato di un ' abile manipolazione di molti elementi sonori , appoggiati a effetti elettronici . Di " semplice " c ' è l ' atmosfera o meglio l ' atmosfera è " primitiva " ( a confronto con quella maliziosa dei Beatles o un po ' imbronciata , da " negri bianchi " , dei Rolling Stones ) , ma di un primitivismo che la sa lunga , che ha molte esperienze , che si traveste di stracci variopinti , si lascia crescere i capelli , innalza la droga a ipotetica divinità , disegna ( con nell ' occhio le più raffinate esperienze recenti dell ' arte ) e , soprattutto , ha competenze da ingegneria elettronica . È questa l ' atmosfera della musica dei grandi complessi della West Coast , legati in vario modo alla esperienza hippie : i Mothers of Invention , i Grateful Dead , i Jefferson Airplane . Il rock della West Coast è dominato in gran parte dalla personalità di un italo - americano che da alcuni , anche fuori dell ' ambiente hippie , è considerato uno dei più grandi poeti del nostro tempo . Si chiama Frank Zappa ed è stato il promotore e la guida dei Mothers of Invention , forse il complesso del rock di Los Angeles che ha detto di più , o almeno lo ha detto prima . Il rock ha imposto un ' altra novità : il modo della partecipazione alla musica . Certo già il jazz e la pop music avevano conosciuto fans urlanti . Già i teen - agers degli anni Quaranta avevano strillato la loro ammirazione per i cantanti e alcuni concerti di jazz avevano visto , fin dagli anni Trenta , platee frenetiche e devastatrici . Ma con il rock il tipo di fanatismo è differente , non tanto qui da noi , in un ' area periferica e lontana dove l ' incontro con i rockers avviene non direttamente , ma là dove il rock vive e si alimenta . Billy Mundi , uno dei componenti dei Mothers of Invention , ha detto : « Ciò che conta è stabilire una comunità totale con la gente . Con tutta la gente , fino a sparire , a confondersi . È un sentimento rivoluzionario . Questa è la vera rivoluzione del rock . Il resto sono chiacchiere . Certo occorrono strumenti opportuni per raggiungere questo scopo . Il suono amplificato fino a cancellare ogni possibilità di comunicare non soltanto con il proprio vicino ma persino con se stessi . Le luci lampeggianti fino a sconvolgere i rapporti di spazio . Allora tutto salta . Salta la sicurezza che dà il sistema . Salta la sicurezza che danno le abitudini e le consuetudini accettate supinamente . Noi non siamo gente di spettacolo , non facciamo spettacolo . Siamo solo provocatori di un rito » . In tutto il mondo , in questo momento , si sta suonando una musica che 15 anni fa si affacciò alla ribalta con il volto di un ragazzotto di paese e che parve , al momento , una moda tanto effimera quanto disdicevole per le buone maniere . Questa musica , che chiamiamo rock ( e che , per la verità , ha avuto anche altri nomi ) , ha dato voce a una generazione e ha rovesciato i confortanti modelli della canzone sentimentale . Ha anche ucciso il jazz . Su di essa si è impiantata l ' industria e ne ha fatto anche un prodotto commerciale ben confezionato ( ma spesso male confezionato ) ; attorno a essa è fiorito un giornalismo di colore ; nella sua scia si è infilata la moda . Forse il rock non può definirsi , come qualcuno ha fatto , " la rivoluzione culturale americana " , ma certo ha coinvolto l ' esistenza stessa di milioni di giovani e ha cambiato la faccia a una generazione .
LIBRI PER RAGAZZI ( ALFERAZZI BENEDETTINI PAOLA , 1937 )
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E la nonna racconta . Ma la nonna del nostro tempo si è modernizzata ; non ha più la cuffietta e gli occhiali come quella di Cappuccetto rosso ; conviene quindi che aggiorni anche il suo bagaglio di fiabe e di racconti e lasci cadere nella più assoluta dimenticanza certe novelle tanto balorde quanto inverosimili . Anche i più piccini oggi si interessano alla vita dei grandi e se questo può essere , in un certo senso , poco desiderabile , pure serve ad avvicinarli a tutto ciò che di eroico e di meraviglioso avviene ai nostri giorni . Il periodo delle sanzioni e il contributo dato dai bimbi nelle offerte e nei sacrifici in tale occasione , ci dimostra chiaramente la loro partecipazione alla vita reale . Vita così densa di eroismi e di audacia che senza bisogno di ricorrere al fantastico , adattandola all ’ età dei lettori , può darci argomenti meravigliosi per libri divertenti , capaci di formare il carattere e soprattutto di interessare questi piccoli uomini che a dieci anni già parlano di politica e vivono coi grandi un ' atmosfera di realtà eroica . La conquista di un Impero avvenuta in pochissimi mesi , e nelle condizioni che i nostri ragazzi ben conoscono , basta di per sé sola a dare lo spunto ad un iutiero ciclo di letteratura per ragazzi , sana e divertente , eroica e reale , avventurosa ma verosimile , anzi vera ... Il fanciullo è un critico spietato ma sincero ; la sua spontaneità lo porta a giudicare con passione , a criticare ciò che non gli sembra verosimile come per un ' offesa fatta alla sua personalità , quasi si volesse dargli a credere qualche cosa che non è e non può essere , in contrasto quindi con la sua aspirazione di conoscere la verità . I nostri ragazzi , i ragazzi di Mussolini , che oggi marciano con ritmo guerriero , che marcano il passo con decisa volontà di vittoria , tengono gli occhi fissi verso un mondo di avventure , di grandezza , di gloria , alla quale vogliono partecipare . Si sentono capaci di ogni eroismo , hanno uno spirito di sacrificio , di dedizione , di altruismo , che li rende ben diversi dai ragazzi dell ' altro secolo e l ' avventura che più li interessa è quella reale , che può risolversi con un fatto d ' armi o con una nuova invenzione scientifica : hanno lo sguardo rivolto in alto , ma tengono i piedi ben fermi sulla terra . E così devono essere , perché così li ha voluti il Duce che all ' infanzia e alla giovinezza ha dedicato le maggiori cure , considerandole come forza principale del Regime , la sicurezza dell ' avvenire . La letteratura preparata per loro deve quindi rispondere a questo desiderio di grandezza , di gloria , di potenza che è in loro e che intorno a loro , sprona e dirige ogni azione ...
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Mi chiedono una dichiarazione sul digiuno di Marco Pannella . La faccio qui pubblicamente . Il digiuno di Marco Pannella ha per me un chiaro significato demistificatorio , ricorda al rivoluzionarismo lagnoso e mitomane di casa nostra questo fatto incontrovertibile ma così spesso dimenticato : noi stiamo fra i ricchi della terra , la civiltà industriale , il capitalismo industriale , privato o di Stato , sarà quel " sistema di merda " che dicono i nostri supersinistri , ma in due secoli ha fatto ciò che non si era fatto nei millenni , quel non fatto per cui nel mondo muoiono ancora ogni anno quindici milioni di persone per fame . Diciamo che il digiuno di Marco Pannella ci restituisce un minimo di senso della proporzione e ci consiglia a smetterla con le varie mode luddiste , esotiche , antindustriali . Un amico economista mi scrive da Londra : " Leggo ogni tanto sui giornali italiani le tirate antindustriali e anticapitalistiche dei vostri rivoluzionari . Vorrei ricordargli quanto segue : l ' Europa ha impiegato ottocento anni per ritornare al tenore di vita del quinto secolo , alla fine dell ' impero romano e fino alla rivoluzione industriale inglese il tasso annuale di crescita è stato poco più di zero . Ancora nel 1800 in Francia quattro persone su cinque spendevano tutto il loro salario per l ' acquisto del pane e in tutta la Germania non c ' erano mille persone con un reddito pari a sei milioni di oggi . Le più grandi nazioni comuniste , la Russia e la Cina hanno dovuto inchinarsi all ' evidenza , hanno dovuto reintrodurre i meccanismi e i valori del capitalismo industriale . " Nei paesi dell ' Occidente " , prosegue l ' amico economista , " la crescita economica del 1945 ad oggi è stata sbalorditiva con aumenti annui del 4,2 per cento di investimenti superiori al 20 per cento . Lo strumento del benessere c ' è , l ' uomo lo ha finalmente trovato dopo i millenni della fame . Si tratta di farlo funzionare con un minimo di intelligenza e con un minimo di giustizia " . Sì , io credo che il gesto di Marco Pannella abbia proprio questo significato : di ricordarci che cosa è il mondo dei poveri veri , dei diseredati veri , degli affamati veri e che cosa siamo noi al confronto . A volte sembra di assistere , in questo nostro paese che pure ha i suoi problemi e magagne e sofferenze reali , a una sorta di culto o di revival delle piaghe che ci siamo lasciati alle spalle . Abbiamo smesso di fare stupide guerre ? In questa Europa che sembra rinsavita , austriaci , jugoslavi , francesi non desiderano più di spostare i segnali di confine al prezzo di milioni di morti ? Noi non abbiamo più delle Trento e delle Trieste da liberare con montagne di cadaveri , insomma non ci sono più i nemici ? Ce li inventiamo , ci spariamo l ' uno contro l ' altro . " Chi assiste alle assemblee " proletarie sa bene che i giovani di certe zone metropolitane hanno una vita grama , poche prospettive ; ma il modo barbone straccione in cui si vestono , gli abiti e le sciarpe , le barbe da lumpenproletariato appartengono in qualche modo al desiderio di un riflusso preindustriale , ai bei tempi in cui il proletariato aveva da perdere " solo le sue catene " . Non è più così , per fortuna , il proletariato italiano oggi ha da perdere molto , tutto ciò che gran parte del mondo gli invidia , quel livello di vita che i nostri sovversivi dicono " di merda " , ma di una merda che il Terzo mondo spalmerebbe volentieri sul suo pane . I giovani , rivoluzionari o meno , diranno che queste sono chiacchiere da guru rincoglionito . Può darsi : ma saremmo dei pazzi , degli stupidi , se rompessimo la macchina del benessere che abbiamo messo assieme con i sacrifici e le fatiche terribili di non so quante generazioni . In mancanza di argomenti più seri ogni tanto i nostri sovversivi dilettanti , nemici del capitalismo industriale , ci ricordano che esso fa ogni anno tremila morti sul lavoro . Perché non contano quanti morivano di fame , di stenti , di malattie nelle società preindustriali ? E a scanso di equivoci direi ancora : capitalismo industriale non significa i padroni delle ferriere , può voler dire società riformata e socialista .
Il Vangelo socialista ( Craxi Bettino , 1978 )
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La storia del socialismo non è la storia di un fenomeno omogeneo . Nel corso di travagliate vicende sotto le insegne del socialismo si sono raccolti e confusi elementi distinti e persino reciprocamente repulsivi . Statalismo e antistatalismo , collettivismo e individualismo , autoritarismo e anarchismo , queste e altre tendenze ancora si sono incontrate e scontrate nel movimento operaio sin da quando esso cominciò a muovere i suoi primi passi come unità politica e di classe . In certe circostanze storiche le impostazioni ideologiche diverse sono addirittura sfociate in una vera e propria guerra fratricida . È così avvenuto che tutti i partiti , le correnti e le scuole che si sono richiamate al socialismo , si sono poste in antagonismo al capitalismo , ma ciò non è quasi mai stato sufficiente ad eliminare divisioni e contrapposizioni . I modelli di società che indicavano come alternativa alla società capitalistica erano spesso antitetici . La profonda diversità dei « socialismi » apparve con maggiore chiarezza quando i bolscevichi si impossessarono del potere in Russia . Si contrapposero e si scontrarono concezioni opposte . Infatti c ' era chi aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l ' azione dominante dello Stato e c ' era chi auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali . Riemerse così il vecchio dissidio fra statalisti e antistatalisti , autoritari e libertari , collettivistici e non . La divisione si riflesse a grandi linee nell ' esistenza di due distinte organizzazioni internazionali . I primi , eredi della tradizione giacobina , si raggrupparono sotto la bandiera del marxismo - leninismo , mentre i secondi volevano rimanere nell ' alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale . A partire dal 1919 il socialismo , anche dal punto di vista organizzativo , sarà attraversato da due grandi correnti e da molti rivoli collaterali , che si potrebbero meglio definire solo analizzando la storia dei singoli partiti . Non sono pochi a ritenere che la scissione , vista nelle sue grandi linee , viene da lontano . C ' è chi ne vede le radici nella stessa Rivoluzione francese , durante la quale , mentre era in atto la guerra contro l ' Antico Regime , si scontrarono due concezioni della società ideale ; quella autoritaria e centralistica e quella libertaria e pluralistica . Già nelle analisi di Proudhon per esempio si tenta l ' individuazione delle radici etico - politiche del conflitto latente , che lacerava la sinistra . In Proudhon c ' è infatti un ' appassionata difesa non solo delle radici ideali della protesta operaia contro lo sfruttamento capitalistico ma anche una percezione acuta della divaricazione sostanziale tra la società socialista e la società comunista . Da un lato il comunismo che vuole la soppressione del mercato , la statalizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo . Dall ' altra il socialismo , che progetta di instaurare il controllo sociale dell ' economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo Stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale . Proudhon considerava il socialismo come il superamento storico del liberalismo e vedeva nel comunismo una « assurdità antidiluviana » che , se fosse prevalso , avrebbe « asiatizzato » la civiltà europea . Lo stesso Proudhon ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l ' istituzionalizzazione del rigido modello statalista e collettivistico : « la sfera pubblica porterà alla fine di ogni proprietà ; l ' associazione provocherà la fine di tutte le associazioni separate e il loro riassorbimento in una sola ; la concorrenza , rivolta contro se stessa , porterà alla soppressione della concorrenza ; la libertà collettiva , infine , dovrà inglobare le libertà cooperative , locali e particolari » . Conseguentemente sarebbe nata « una democrazia compatta fondata in apparenza sulla dittatura delle masse , ma in cui le masse avrebbero avuto solo il potere di garantire la servitù universale , secondo le formule e le parole d ' ordine prese a prestito dal vecchio assolutismo riassumibili : - comunione del potere ; - accentramento ; - distruzione sistematica di ogni pensiero individuale , cooperativo e locale , ritenuto scissionistico ; - polizia inquisìtoriale ; - abolizione o almeno restrizione della famiglia e , a maggior ragione , dell ' eredità ; - suffragio universale organizzato in modo tale da sanzionare continuamente questa sorta di anonima tirannia , basata sul prevalere di soggetti mediocri o perfino incapaci e sul soffocamento degli spiriti indipendenti , denunciati come sospetti e , naturalmente , inferiori di numero » . Qui , come si vede , Proudhon indica che cosa non doveva essere il socialismo e contemporaneamente che cosa sarebbe diventata la società se fosse prevalso il modello collettivistico basato sulla statizzazione integrale dei mezzi di produzione e sulla soppressione del mercato . La storia purtroppo ha portato qualche elemento di fatto a sostegno della sua previsione . Il socialismo di Stato , messi in disparte tutti i valori , le istituzioni e i principi della civiltà moderna , li ha sostituiti con un modello di vita collettivistico , burocratico e autoritario , cioè con un sistema pre - moderno . E ciò è tanto vero che molti rappresentanti della cultura del dissenso spingono la loro critica sino al punto di vedere nel comunismo , così come storicamente si è realizzato , una vera e propria « restaurazione asiatica » . Ma , per venire ad analisi più recenti , ricordiamo che molti altri intellettuali della sinistra europea hanno sviluppato questo filone critico . Da Russell a Carlo Rosselli a Cole ci perviene un unico stimolo che ci invita a non confondere il socialismo con il comunismo , la piena libertà estesa a tutti gli uomini con la cosiddetta libertà collettiva . Il superamento storico del liberalismo con la sua distruzione . Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il « socialismo reale o maturo » non è una deviazione rispetto alla dottrina , una degenerazione frutto di una data somma di errori , bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell ' impostazione rigidamente collettivistica originariamente adottata . L ' esame dei fondamenti essenziali del leninismo non può che confermare tale tesi . Fino alla pubblicazione di « Che fare ? » Lenin fu sostanzialmente un marxista ortodosso : credeva che il socialismo si sarebbe realizzato solo nei paesi capitalistici avanzati e solo a condizione che la classe operaia avesse raggiunto un elevato grado di coscienza politica e di maturità culturale . Ma nel « Che fare ? » queste tesi sono letteralmente rovesciate . Dalla teoria e dalla prassi del socialismo democratico europeo si passa a uno schema rivoluzionario e giacobino . Lenin stesso definisce il rivoluzionario marxista « un giacobino al servizio della classe operaia » e propone di creare un partito composto esclusivamente di « rivoluzionari di professione » . Così il socialismo da compito storico della classe operaia diventa qualcosa che deve essere pensato , costruito e diretto da una élite selezionata di individui posti al di sopra della massa . Lenin comincia col distinguere due forme o gradi di percezione della realtà : la « spontaneità » e la « coscienza » : solo la seconda permette di anti - vedere i fini ultimi della Storia . Successivamente Lenin afferma perentoriamente che gli operai non possono avere il tipo di visione del reale che è proprio della coscienza poiché privi del sapere filosofico e scientifico . Essi , abbandonati alle loro tendenze spontanee , sono condannati a muoversi entro l ' ambito delle leggi del sistema . Tutt ' al più possono raggiungere una « coscienza sindacale » dei loro interessi immediati , non già una coscienza politica che può essere prodotta solo al di fuori della loro condizione di classe . E i « portatori esterni » della « giusta coscienza » , sono sempre secondo Lenin , gli intellettuali . Ad essi , quindi , spetta il ruolo storico organizzativo e dirigente del movimento operaio . Date queste premesse , ovviamente il soggetto rivoluzionano non può essere la classe operaia bensì il corpo scelto degli intellettuali che si sono consacrati alla rivoluzione comunista . Il pericolo che gli anarchici russi avevano sottolineato con estrema energia e cioè che la classe operaia fosse « colonizzata » dagli intellettuali declasses che entravano in un movimento socialista quali « tribuni della plebe » diviene con il « Che fare ? » una realtà . Lenin teorizza infatti con grande franchezza il diritto - dovere degli intellettuali guidati dalla « scienza marxista » di sottoporre la classe operaia alla loro direzione . L ' ammissione storica che Marx aveva assegnato al proletariato doveva raccogliersi nelle mani dell ' intelligencija rivoluzionaria . Si capisce agevolmente perché Trockij , Plechanov , Martov e Rosa Luxemburg abbiano accusato Lenin di « sostitutismo » . Ai loro occhi l ' idea leninista di subordinare la classe operaia alla direzione paternalistica dell ' élite cosciente ed attiva appariva come un capovolgimento del marxismo e come un ritorno alla tradizione giacobina . « Trockij in particolare stigmatizzò la teoria leninista poiché essa confondeva la dittatura del proletariato con la dittatura sul proletariato e affidava la missione storica di edificare il socialismo non alla classe operaia dotata di iniziativa che ha preso nelle sue mani le sorti della società , ma a una organizzazione forte , autoritaria che domina il proletariato ed attraverso ad esso la società » . Era il Trockij menscevico che prevedeva come lo spirito di setta e il manicheismo giacobino che Lenin voleva introdurre nel movimento operaio avrebbero avuto conseguenze disastrose . In effetti « Che fare ? » apparve a molti come un ' aggressiva ripresa del progetto di Robespierre , che già molte scuole socialiste europee avevano definito come una sorta di dispotismo pseudo - socialista . Il modello di partito ideato da Lenin e una istituzione resa monolitica dal vincolo dell ' ortodossia e dal principio della subordinazione assoluta e senza riserve delle volontà individuali alla volontà collettiva . Il partito bolscevico fu sin dal suo atto di nascita , una organizzazione ferreamente disciplinata e impegnata nella diffusione su scala planetaria del socialismo scientifico , interpretato come una dottrina a carattere salvifico , cioè una setta di « veri credenti » che in nome del proletariato riteneva di avere il diritto - dovere di instaurare il suo dominio totale sulla società per rigenerarla . Nessuno meglio di Rosa Luxemburg ha descritto le conseguenze elitaristiche e burocratiche che da una tale concezione e prassi derivavano . « Un centralismo spiegato , il cui principio vitale è da un lato il netto rilievo e la separazione della truppa organizzata dai rivoluzionari dichiarati e attivi dall ' ambiente , pur esso rivoluzionariamente attivo ma non organizzato , che li circonda , e dall ' altro la rigida disciplina e l ' intromissione diretta , decisiva , determinante delle istanze centrali in tutte le manifestazioni vitali delle organizzazioni locali del partito … Chiudere il movimento nella corazza di un centralismo burocratico che degrada il proletariato militante a docile strumento di un comitato » . La dittatura sul proletariato Come ha scritto Isaak Deutscher « poiché la classe operaia non era là ( dove sarebbe dovuta esserci per esercitare la direzione ) i bolscevichi decisero di agire come suoi luogotenenti e fiduciari fino al momento in cui la vita fosse diventata più normale e una nuova classe lavoratrice si fosse affermata e sviluppata . Per questa strada naturalmente si giungeva alla dittatura della burocrazia , al potere incontrollato e alla corruzione attraverso il potere » . Ma , occorre ripeterlo , tale paradossale fenomeno - la dittatura del proletariato senza il proletariato , la « dittatura per procura » esercitata in nome e per conto della classe - non può essere considerata una conseguenza non prevista e non prevedibile . E sempre il Trockij menscevico che nel 1904 scrive che se il progetto leninista si fosse realizzato « il partito sarebbe stato sostituito dall ' organizzazione del partito , l ' organizzazione sarebbe stata a sua volta sostituita dal comitato centrale ed infine il comitato centrale dal dittatore » . Con il successo storico - politico del leninismo la logica giacobina con tutte le sue componenti vecchie e nuove che sfociano nella dittatura rivoluzionaria prende il sopravvento sulla logica pluralistica e democratica del socialismo e la Russia si incammina sulla strada del collettivismo burocratico - totalitario . Ora , dato che la meta finale indicata da Lenin era la società senza classi e senza Stato , si potrebbe parlare di « eterogenesi dei fini » nel senso che i mezzi adoperati hanno fagocitato l ' ideale . Il leninismo al potere sarebbe , da questo punto di vista , la dimostrazione che non è possibile scindere i mezzi dai fini e che la storia non è « razionale » bensì « ironica » e persino « crudele » . Ma in realtà il conflitto tra bolscevismo e socialismo democratico non fu un semplice conflitto sui mezzi da adoperare per avanzare verso la società ideale . Tale conflitto è stato senz ' altro uno dei fattori che ha segnato la demarcazione netta nel seno del movimento operaio , ma non certamente quello decisivo . Fra comunismo leninista e socialismo esiste una incompatibilità sostanziale che può essere sintetizzata nella contrapposizione tra collettivismo e pluralismo . Il leninismo è dominato dall ' ideale della società omogenea , compatta , indifferenziata . C ' è nel leninismo la convinzione che la natura umana è stata degradata dall ' apparizione della proprietà privata , che ha disintegrato la comunità primitiva scatenando la guerra di classe . E c ' è soprattutto il desiderio di ricreare l ' unità originaria facendo prevalere la volontà collettiva sulle volontà individuali , di interesse generale sugli interessi particolari . In questo senso il comunismo è organicamente totalitario , nel senso che postula la possibilità di istituire un ordine sociale così armonioso da poter far a meno dello Stato e dei suoi apparati coercitivi . Questo « totalitarismo del consenso » deve però essere preceduto da un « totalitarismo della coercizione » . Tanto è vero che Lenin non ha esitato a descrivere la dittatura del partito bolscevico come « un potere che poggia direttamente sulla violenza e che non è vincolata da nessuna legge » . Pure la meta finale resta la società senza Stato , cioè « il paradiso in terra » ( Lenin ) successivo alla « resurrezione dell ' umanità » ( Bucharin ) . Talché si può dire che la meta finale indicata dal comunismo è « un Regno di Dio senza Dio » , cioè la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso del messianesimo giudaicocristiano . Non è certo un caso , dunque , che Gramsci sia arrivato a definire il marxismo « la religione che ammazzerà il cristianesimo » realizzando le sue esaltanti promesse e facendo passare dalla potenza all ' atto l ' ideale della società perfetta . Se questa interpretazione del leninismo è corretta , allora la contrapposizione fra socialismo e comunismo è certo molto profonda . Il comunismo leninista ha mire palingenetiche : è una religione travestita da scienza che pretende di aver trovato una risposta a tutti i problemi della vita umana . Per questo non ha voluto tollerare rivali ed è in una parola « totalitario » . Milovan Gilas e Gilles Martinet lo hanno sottolineato in maniera convincente : il leninismo nella misura in cui aspira a rigenerare la natura umana , a creare un mondo purificato da ogni negatività , a porre fine allo scandalo del male , è una dottrina millenaristica che , una volta al potere , non può produrre che uno Stato ideologico retto una casta . Gramsci ha teorizzato senza perifrasi la natura « totalitaria » e persino « divina » del partito comunista , che non a caso ha definito " il focolare della fede e il custode della dottrina del socialismo scientifico » . Il partito marxista - leninista in quanto incarna il progetto di disalienazione totale dell ' umanità , è una istituzione carismatica che racchiude in sè tutte le verità e tutta la moralità della teoria . Esso esprime l ' etica , la scienza del « proletariato ideale » che deve illuminare il « proletariato reale » e indicargli « la via della salvezza » ( come si legge nella risoluzione del secondo Congresso del Komintern ) . Nelle sue mani ci sono « le chiavi della storia » poiché esso orienta sua azione alla luce dell ' unica dottrina che sia scientifica e salvifica ad un tempo . Per questo il comunismo non può venire a patti con lo spirito critico , il dubbio metodico , la pluralità delle filosofie , insomma con tutto ciò che rappresenta il patrimonio culturale della civiltà occidentale laica e liberale . Esso , come soleva ricordare Bertrand Russell a coloro che si facevano un ' immagine mitologica del marxismo - leninismo , si fonda sull ' idea che deve esistere un ' autorità ideologica ( il partito ) che stabilisce autocraticamente i confini che separano il bene dal male , il vero dall ' errore , l ' utile dal dannoso . Di qui l ' elevazione del marxismo a filosofia ( obbligatoria ) di Stato , l ' istituzionalizzazione dell ' inquisizione rivoluzionaria , la lotta accanita e spietata contro i devianti , i dissidenti e gli eretici . Rispetto alla ortodossia comunista , il socialismo è democratico , laico e pluralista . Non intende elevare nessuna dottrina al rango di ortodossia , non pretende porre i limiti alla ricerca scientifica e al dibattito intellettuale , non ha ricette assolute da imporre . Riconosce che il diritto più prezioso dell ' uomo è il diritto all ' errore . E questo perché il socialismo non intende porsi come surrogato , ideale e reale , delle religioni positive . Il socialismo nella sua versione democratica ha un progetto etico - politico che si inserisce nella tradizione dell ' illuminismo riformatore e che può essere sintetizzato nei seguenti termini : socializzazione dei valori della civiltà liberale , diffusione del potere , distribuzione ugualitaria della ricchezza e delle opportunità di vita , potenziamento e sviluppi degli istituti di partecipazione delle classi lavoratrici ai processi decisionali . Carlo Rosselli definiva appunto il socialismo come un liberalismo organizzatore e socializzatore . Dalla pretesa che il comunismo ha di fare « l ' uomo nuovo » deriva del tutto logicamente il disegno di ristrutturare tutto il campo sociale secondo un criterio unico e assolutamente vincolante . Il principio di fondo è stato formulato da Lenin in termini inequivocabili : « il partito tutto corregge , designa e dirige in base a un criterio unico » al fine di sostituire « l ' anarchia del mercato » con la " centralizzazione assoluta " . E in effetti , del tutto coerentemente con la dottrina , i bolscevichi non appena conquistarono lo Stato incominciarono a distruggere sistematicamente , metodicamente , ogni centro di vita autonoma e operarono in modo da concentrare tutto il potere politico , economico e spirituale in un ' unica struttura di comando , l ' apparato del partito . E chi dice apparato dice controllo integrale della società da parte degli amministratori universali . Fu così che prese corpo lo Stato padrone di ogni cosa , delle risorse economiche delle istituzioni degli uomini e persino delle idee . L ' autonomia della società civile fu intenzionalmente soffocata , la spontaneità sociale limitata o soppressa , l ' individualismo ridotto ai minimi termini . Il grande paradosso della via comunista Ma , evidentemente tutto ciò implica la burocratizzazione integrale della società la quale come si legge in « Stato e rivoluzione » , diventa per ciò stesso « un unico ufficio ed un unico stabilimento industriale » diretto dall ' alto dell ' apparato del partito che vigilerà sugli uomini affinché essi non deviino dalla retta via fissata dall ' ortodossia . Di qui la descrizione del progetto collettivistico data da Gilas : « Lo Stato comunista opera per raggiungere la completa spersonalizzazione dell ' individuo , delle nazioni e anche dei propri appartenenti . Aspira a trasformare la società intera in una società di funzionari . Aspira a controllare , direttamente o indirettamente , salari e stipendi , alloggi e attività intellettuali » . Analogamente Pierre Naville ha scritto che « la burocrazia nel socialismo di Stato gode di uno statuto fino ad oggi sconosciuto : di fatto essa controlla la totalità della vita economica , ed esercita questo controllo dall ' alto … E ' nel socialismo di Stato che la burocrazia mostra finalmente la su reale natura : essa è l ' organizzazione gerarchica applicata a tutto , l ' armatura reale della vita sociale e privata , il comando su ogni cosa . Essa incarna lo Stato nella sua doppia dimensione nazionale e nel suo imperialismo internazionale » . A questo punto possiamo trarre alcune conclusioni di ordine generale . Leninismo e pluralismo sono termini antitetici se prevale il primo muore il secondo . La democrazia ( liberale o socialista ) presuppone l ' esistenza di una pluralità di centri di poteri ( economici , politici , religiosi , etc . ) in concorrenza fra di loro , la cui dialettica impedisce il formarsi di un potere assorbente e totalitario . Di qui la possibilità che la società civile abbia una certa autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire di zone protette dall ' ingerenza della burocrazia . La società pluralistica inoltre è una società laica nel senso che non c ' è alcuna filosofia ufficiale di Stato , alcuna verità obbligatoria . Nella società pluralistica la legge della concorrenza non opera solo nella sfera dell ' economia , ma anche in quella politica e in quella delle idee . Il che presuppone che lo Stato è laico solo nella misura in cui non pretende di esercitare , oltre al monopolio della violenza , anche il monopolio della gestione dell ' economia e della produzione scientifica . In breve : l ' essenza del pluralismo è l ' assenza del monopolio . Tutto il contrario delle tendenze che si sono affermate nel sistema comunista . I veri marxisti - leninisti non possono tollerare contropoteri , ideali comunitari diversi da quello collettivistico . Per questo essi sentono di avere il diritto - dovere di imporre il « socialismo scientifico » ai recalcitranti . Per questo Gramsci aveva teorizzato la figura del moderno Principe come « il solo regolatore » della vita umana . La meta finale è la società senza Stato , ma per giungervi occorre statizzare ogni cosa . Questo in sintesi è il grande paradosso del leninismo . Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale ? Invece di potenziare la società contro lo Stato , si è reso onnipotente lo Stato con le conseguenze previste da tutti gli intellettuali della sinistra revisionistica che hanno visto nel monopolio delle risorse materiali e intellettuali la matrice dell ' autoritarismo di Stato . Pertanto se vogliamo procedere verso il pluralismo socialista , dobbiamo muoverci in direzione opposta a quella indicata dal leninismo : dobbiamo diffondere il più possibile il potere economico , politico e culturale . Il socialismo non coincide con lo statalismo . Il socialismo , come ha ricordato Norberto Bobbio è la democrazia pienamente sviluppata , dunque è il superamento storico del pluralismo liberale e non già il suo annientamento . È la via per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà e di benessere e di uguaglianza .
LO STELLONE ( BONTEMPELLI MASSIMO , 1936 )
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I . Lo sviluppo , in civiltà , complessività e conoscenza delle nazioni , richiede nella loro storia politica una alternativa di decentramenti e concentramenti della somma del potere governante . I periodi in cui si sente necessario decentrare e distribuire tale potere , sono periodi di agitazione e culminano nelle rivoluzioni ; i periodi di maggiore concentramento corrispondono all ' imporsi dei regimi assoluti . Questa legge appare molto chiara nella storia di Francia . Il potere assegnato dal feudalismo ai marchesi , protettori delle regioni di confine , aumenta fino a sembrare pericolo per la unità dello Stato ; allora Luigi XIV chiama a sé i marchesi e ne fa dei funzionari della Corte . Con l ' andare del tempo questo genera un soverchio concentramento e squilibrio tra il cuore e la periferia , e prepara la rivoluzione con tutte le sue conseguenze . In altre parole : lo stabilirsi dei regimi assoluti corrisponde alla necessità di riaggregare energie che si stavano decomponendo , le rivoluzioni sono per contro forze disgregative che intervengono a fermare un processo di eccessivo aggregamento , quando elementi coordinati del potere stanno , come si dice in meccanica , per "grippare." La rivoluzione mussoliniana è tutt ' altra cosa . Come è altra cosa la storia d ' Italia . Le storie parallele , talora collaboranti talora tra loro contrastanti , che la compongono , han dato e consolidato alle membra più lontane dal cuore una tale ricchezza di toni e di forze , che l ' alternativa di cui s ' è detto non ha più ragione di invocarsi . La disgregazione precedeva la Rivoluzione e la Guerra ( la Guerra fu il primo atto della Rivoluzione mussoliniana ) e stava accadendo non tra le membra più lontane e il cuore governante della Nazione , ma nel centro stesso del potere . La Rivoluzione mussoliniana non è disgregante , anzi è un mezzo diretto all ' unificazione e consolidamento del potere centrale : è una rivoluzione tipicamente " strumentale " : rivoluzione non di un disgregatore , ma di un costruttore . Appena compiuta , il Capo di essa rivoluzione , con quegli stessi strumenti coi quali l ' ha portata alla vittoria , si accinge all ’ opera ricostruttiva . E il consolidamento delle energie centrali non è fatto a spese delle regioni di periferia , ma lascia intatte tutte le conquiste delle loro storie singole laboriosissime . II . Nei vecchi manuali scolastici si leggeva : " col 1870 si è compiuta l ' unità d 'Italia." Non era vero , perché il " senso politico della nazione " era rimasto ancora di una minoranza . Il senso della nazione ha cominciato a diffondersi tra il popolo con i quattro anni della vita di guerra . Vittorio Veneto fu una prima vittoria d ' una Italia nuova , nata dal farsi ampiamente popolari l ' idee che erano state di una minoranza colta . Questa minoranza voglio dire , quella aristocrazia intelligente che aveva capito che all ' unità di carattere nazionale in Italia doveva corrispondere un ' unità di carattere politico quella minoranza risaliva , nientemeno , a Petrarca e Dante ; e andò nei secoli afforzandosi , ma minoranza intellettuale rimase chiaramente anche dopo il Risorgimento . Con la nuova Italia cioè con la Guerra e il Fascismo la concezione dell ' Italia come nazione diventa popolare . Voglio dire che passa dalle aristocrazie intelligenti al popolo . Ma scavalca lo stato intermedio , la borghesia . Qui si innesta il fenomeno strano , per cui gli ottocentomani sembra abbiano buon giuoco quando ci dicono : " Come mai un ' Italia , caduta in tanta ristrettezza d ' idee come quella del decimonono , come mai ha potuto preparare la Guerra e la Rivoluzione ? " Si risponde che a quelle ristrettezze d ' idee e di costume politico era scesa , non l ' Italia , ma la sua classe più in vista , la classe direttiva , la borghesia . L ' addormentamento democratico era fenomeno di origine strettamente borghese : veniva di Francia ; paese borghese per eccellenza . Ma sotto quella classe direttiva c ' era l ' indole profonda , il carattere dell ' italiano . In ogni nazione convivono e utilmente collaborano tutte le classi sociali , ma ogni nazione richiama il proprio fondamentale carattere all ' una piuttosto che all ' altra . Come la Francia è soprattutto borghese , così l ' Italia è soprattutto fondamentalmente popolare . Come tale , l ' Italiano sa generare di tratto in tratto , quando gli è storicamente necessario , una aristocrazia intellettuale da cui si fa volenteroso guidare . Questo è il meccanismo intelligente , che gli scettici chiamano " lo Stellone . "
'Novecento' di Bernardo Bertolucci ( Moravia Alberto , 1976 )
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25 aprile 1945 . Un filare di pioppi maestosi su un alto argine , delle pecore che pascolano , il sole attraverso i pioppi . Un giovane cammina cantando , è una bella giornata , il cuore è lieto . Un uomo si alza tra i cespugli , imbraccia un mitra , spara ; il giovane cammina un poco barcollando , cade , muore . Nello stesso tempo un gruppo di contadine dà la caccia attraverso i campi a un uomo e una donna che fuggono , li raggiungono , li ammazzano a colpi di forcone . Ancora , nello stesso tempo , un ragazzo si impadronisce di un fucile , entra in una villa , prende di mira un uomo di mezza età che se ne sta a tavola , facendo colazione . Poi sullo schermo appaiono le parole " Molti anni prima " . Adesso dunque sapremo il motivo di questi eventi terribili e incomprensibili ; lo sapremo , come avviene nel cinema , grazie ad un lungo , lunghissimo flash - back , ovvero , come si diceva una volta , un passo indietro . E infatti il passo indietro lo facciamo addirittura di cinquant ' anni , nell ' atmosfera patriarcale e sonnolenta della campagna emiliana , all ' inizio del secolo . Dunque , ben presto sapremo il motivo di quell ' assassinio , di quella caccia all ' uomo , di quel fucile puntato . Evidentemente , qualcuno in quell ' alba del 1900 ha commesso un delitto rimasto impunito per ben cinquant ' anni e adesso , mezzo secolo dopo , è chiamato a pagarne il fio.Ma no , niente di tutto questo . Il proprietario di terre Alfredo Berlinghieri sta aspettando la nascita di un nipote , erede del suo ingente patrimonio terriero e la stessa attesa si verifica nella vita di Leo , vecchio e fedele bracciante . Il Berlin - ghieri è un tipico proprietario di terre paternalista e quasi feudale . Come gli nasce il nipote , va a cercare nella cantina delle bottiglie di spumante , le mette in una cesta che affida alle braccia robuste di un suo buffone privato , che va in giro vestito da Rigoletto ( tutto questo avviene il giorno della morte di Verdi , uomo - simbolo della vecchia e , almeno a giudicare dal Berlinghieri , retriva Italia del Risorgimento ) e fa una di quelle cose che oggi ci farebbero accapponare la pelle dalla vergogna e dal disagio , ma che , allora , prima della presa di coscienza classista , a quanto pare erano frequenti e innocue ; va su un prato dove i suoi braccianti stanno falciando l ' erba e offre a ciascuno di loro una bottiglia affinché bevano alla salute del nipote appena nato . I braccianti accettano , più o meno ; soltanto il vecchio Leo , forse perché si trova nella stessa situazione del Berlinghieri e non può fare a meno di rendersi conto , pur nel suo lealismo di vecchio schiavo , che la sorte dei due bambini sarà molto diversa , nicchia e alla fine rifiuta il vino . Il Berlinghieri insiste , petulante , accorato , autoritario ; alla fine Leo si rassegna e beve . Il Berlinghieri , nella sua imbecillità patriarcale adesso è soddisfatto ; i miseri braccianti dai volti screpolati dalla fatica , puzzolenti di sudore e di stalla , hanno bevuto alla salute del piccolo vampiro borghese che , come già il nonno e il padre , succhierà il loro sangue . E invece non si rende conto che , in quel prato , quella mattina , è avvenuto qualche cosa di terribile , cioè la lotta di classe è , ufficialmente , cominciata . Questa lotta di classe , con alterne vicende ( scioperi , agitazioni , moti di piazza , socialismo , guerra partigiana , da una parte ; patriarcalismo , liberalismo , fascismo , regime democristiano dall ' altra ) , arriverà , senza trovare soluzioni , fino ai giorni nostri . La lotta di classe costituisce la struttura portante di questo Novecento di Bernardo Bertolucci ; ma non bisogna pensare ad un film collettivo , unanimista . Novecento ha per protagonista di fondo la società italiana ; ma questa società si articola , appunto in base al tema della lotta di classe , in una folla di personaggi principali e secondari . Anzi il film racconta , o meglio vuole farci credere che racconta , la storia del privato rapporto dei due che sono nati il giorno della morte di Verdi , il padrone Alfredo e il contadino Olmo . Essi giocano insieme , gareggiano insieme in tante prove grandi e piccole , dalla forza del braccio alla lunghezza del pene , vanno insieme alla guerra del 1914 ( o meglio ci va Olmo , Alfredo si fa imboscare ) , vanno a letto insieme con una puttana di paese , incontrano insieme le donne della loro vita ( Olmo la maestrina socialista Anita , Alfredo la ricca , raffinata e velleitaria Ada Fiastri Paulhan ).Intanto la lotta di classe continua imperterrita e inevitabile . Per esempio , i padroni , di fronte alla minaccia socialista , si uniscono ; fanno in chiesa una sacrilega colletta per finanziate il fascismo ; una squadraccia dà alle fiamme la case del popolo ; i contadini riescono ancora a organizzare un solenne funerale alle vittime dei fascisti , ma sarà l ' ultima protesta prima dell ' affermarsi della dittatura ... La storia , tra molti caratteri variabili , ne ha uno costante : è serena . Questa serenità per niente affatto giustificata dagli avvenimenti per lo più orribili che la storia ci racconta , deriva dal fatto che gli storici , si tratti di favoleggiatori candidi come Erodoto o di critici eruditi come Rostowzeff , convengono tutti di parlare di cose di cui non hanno avuto diretta e immediata esperienza . E infatti la credibilità dello storico non è di specie sentimentale come quella del romanziere ma intellettuale come quella del critico.In Novecento la serenità che è propria della storia non c ' è perché Bertolucci vorrebbe che la sua scorribanda in mezzo secolo di storia italiana apparisse come una esperienza non già contemplata da lontano ma vissuta e sofferta da vicino e per giunta vissuta e sofferta come storia . In maniera contradditoria egli vuole che i personaggi pur mentre vivono la loro esistenza privata , sappiano di soffrire la storia in ogni loro anche minima azione.Per ottenere questo scopo Bertolucci ha interiorizzato il passato , o meglio ha sostituito il passato con la vicenda della sua vita interiore . Questa sostituzione ha portato a risultati singolari , alcuni convincenti altri meno . Tra i primi , bisogna mettere il rapporto con la natura e quello con il popolo . Il rapporto con la natura si esprime come inesauribile nostalgia della campagna nativa nei bellissimi paesaggi , in molti particolari naturali , nei tanti volti di contadini che ci vengono additati in frequenti primi piani . Il rapporto con il popolo si esprime , invece , in maniera penosa e ossessiva , in un altrettanto inesauribile senso di colpa al quale dobbiamo , oltre a molte scene crudeli e imbarazzanti come quella dello spumante , la generale visione manichea che spartisce il film in due mondi : da una parte il popolo idealizzato in senso positivo , dall ' altra la borghesia illuminata da una luce sinistra e disperata . Tutta la vicenda , insomma , è guardata dall ' angolo visuale di un privilegio sociale pentito , insicuro , scosso . Più complicate si fanno le cose allorché Bertolucci sostituisce il passato con se stesso , dissociandosi nei due personaggi di Alfredo il padrone e Olmo il contadino . Il narcisismo inevitabile in una simile operazione ingenera un senso , di freddezza emblematica , come di apologo didascalico . L ' amore - odio di Alfredo e Olmo così simbolico , non si accorda con il contesto realistico nel quale è inserito . Forse soltanto l ' omosessualità avrebbe potuto dare un carattere di realtà al rapporto tra i due uomini . Ma allora sarebbe saltato il messaggio del film.Adesso bisognerebbe parlare della capacità narrativa e , diciamo così , " muscolare " di Bernardo Bertolucci che in questo film viene confermata al di là del necessario . Ci limitiamo a dire che Bertolucci ha cercato disperatamente di esprimere qualche cosa che gli stava a cuore . Di qui la sincerità di Novecento , altro tratto curioso in un film a sfondo storico . Novecento è affollato di attori straordinari . La vecchiaia borghese di Burt Lancaster , quella popolana di Sterling Hayden , la dignità dolente di Maria Monti , la naturalezza simpatica di Gerard Depardieu , il dubbio intellettuale di Robert De Niro , il volontarismo intrepido di Stefania Sandrelli , il filisteismo trafelato di Romolo Valli , la perversità provinciale di Laura Betti , l ' erotismo recitato di Dominique Sanda , il sadismo subalterno di Donald Sutherland compongono , pur sullo sfondo collettivo , un mosaico di situazioni e di vicende individuali .
I DITTATORI ( - , 1938 )
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L ' Europa è pressoché quieta e l ' Italia in festa . Giunge a noi il Dittatore germanico : lo accogliamo e lo salutiamo con le promesse dello spirito che si rinfranca nell ' opera di pace iniziata con gli accordi anglo - italiani . Lo festeggiamo pure nell ' aria di un terzo dono delle sacre leggi naturali : l ' Amicizia . In Italia l ' Amicizia è una religione ; la religione di chi ha patito , lottato , trionfato , di chi sa il morso dell ' invidia e prova il lenimento della sicura compagnia . Questa religione scende a noi da una cattedra infallibile : Mussolini . Il Duce ha rinnovato , moralizzato l ' arte politica con la regola dell ' Amicizia , che è la fedeltà all ' onore , alla parola data , alla gratitudine , al carattere , al senso , in breve , del bene comune . La politica così intesa e praticata riesce una nuova cavalleria spirituale ; certo è una rinascenza : sicurissimamente è un mezzo efficace di avvicinamento , di reciproca intesa , di fratellanza tra simili ed affini . Non più calcolo dell ' interesse semplice e composto , essa è il punto fermo della politica estera italiana , ne è l ' attrattiva principale . Non con armi diverse Mussolini poteva accingersi alla riscossa fascista dentro e fuori , al riassestamento europeo che non sarebbe possibile coll ' inimicizia alla base dei rapporti internazionali , alla realizzazione della comunanza tra vecchie e giovani Nazioni . L ' Europa è salva per questa Amicizia , non è finita nella catastrofe per volontà e saggezza di Essa . L ' Amicizia è vita nuova . Rifugge dai disegni sinistri e sa che l ' umanità è nata per salire verso mete che gli antichi dicevano celesti ma noi moderni , uomini della realtà frammentaria , chiameremo press ’ a poco di benessere generale .
Fu solo un decadente ( Moravia Alberto , 1970 )
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Probabilmente il mito di Pavese va spiegato con l ' incapacità dello scrittore di creare il mito nei suoi libri . Non vogliamo dire con questo che Pavese si è ucciso perché era consapevole di non essere riuscito a dire certe cose . Pavese aveva della propria opera e di se stesso un ' opinione altissima , come si può vedere nel diario . Ma , strano a dirsi , è proprio questa idea esagerata di se stesso che in parte ne ha provocato la morte . Dopo aver avuto il premio Strega ed aver scritto La luna e i falò Pavese ha deciso ad un tratto che aveva ottenuto , in senso sociale e creativo , il massimo successo possibile e che di conseguenza non aveva più alcun motivo di vivere . Ha fatto un po ' come certe coppie di amanti che si ammazzano perché sono convinti che il loro amore è così perfetto da non poter essere coronato ormai che dalla morte . La verità , secondo noi , è invece diversa . Pavese non è riuscito a creare il mito nella pagina ; e il suo suicidio va interpretato come un tentativo di crearlo nella vita . In questo modo si spiega non soltanto il suicidio ma anche la accurata fabbricazione e preparazione psicologica e culturale dell ' atto disperato . E infatti l ' operazione tristissima e orgogliosissima è riuscita . Il mito di Pavese , il mito dello scrittore che si è ucciso per motivi esistenziali sopravvivrà alla sua opera . Ma i motivi erano soltanto apparentemente esistenziali . In realtà erano letterari . Niente illumina meglio il mito di Pavese che il suo rapporto con Melville . Melville , il mito l ' aveva saputo creare nella pagina ed era morto nel suo letto . Il mito della balena bianca , come tutti i miti della letteratura , nasce da una grandiosa riflessione che ha le sue radici nel senso comune o se si preferisce nell ' inconscio collettivo . La riflessione riguarda il Bene e il Male , l ' Uomo e la Natura , la Ragione e l ' Irrazionale e così via . Ricco di senso comune , in comunicazione diretta con l ' inconscio collettivo , Melville , come tutti i grandi poeti , crea il mito senza saperlo e senza averne l ' intenzione . Ciò che preme non è creare il mito ma dire certe cose , ossia fornire una sua interpretazione di una visione del mondo che non è sua , avendola ricevuta in eredità dalla società di cui fa parte . Oggi si direbbe che Melville era , ingenuamente e inconsciamente , un contenutista . Saper criticamente cos ' è un mito e decidere , per così dire , a freddo , cioè in base a una riflessione culturale , di fabbricarne uno , è invece il contrario del contenutismo ingenuo ed inconscio . È decadentismo formalistico . A suo tempo ho scritto un articolo : « Pavese decadente » , che non è piaciuto agli ammiratori di Pavese ; ma oggi l ' idea del decadentismo di Pavese è ormai accettata . Cos ' è uno scrittore decadente ? È un letterato colto e raffinato ma egotista , sfornito di senso comune e senza rapporti con l ' inconscio collettivo . Questo letterato ammira i grandi poeti creatori di miti e si domanda , con ingenuità : « Perché loro sì e io no ? Oltre tutto io sono in una posizione di vantaggio . Io so cos ' è il mito , loro non lo sapevano » . Già , ma sapere , in questo caso , vuol dire non potere . Tuttavia il decadente ha pur sempre una maniera di creare il mito : fuori della pagina , nella vita . Il caso di D ' Annunzio è esemplare . Nella pagina di D ' Annunzio il mito non c ' è . D ' Annunzio , allora , lo crea nella vita con le donne , il lusso , le imprese militari , le piume ecc. Abbiamo già detto che Pavese si è ucciso « anche » perché era convinto di essere ormai uno scrittore del tutto riuscito e concluso . In altri termini , Pavese si sarebbe ucciso per ingenuità , quella ingenuità che è indispensabile per creare il mito . L ' ingenuità di Pavese avrebbe consistito nel darsi la morte « per la disperazione del successo » . A riprova si confronti il suicidio di Hemingway con quello di Pavese . Il suicidio di Hemingway desta un ' immensa pietà ; ma non si concreta in un mito perché l ' opera di Hemingway è tanto più importante della sua vita e della sua morte . Non si parla oggi di Hemingway come di uno scrittore che si è ucciso ; ma come di uno scrittore che ha scritto certi libri e poi , purtroppo , si è ucciso . Il mito di Pavese è invece quello dello scrittore che si uccide . Questo mito , in certo modo , nasconde l ' opera di Pavese , confondendo le idee della critica e dei lettori . Per coloro che non hanno bisogno di opere ma di miti , Pavese è un autore ideale . Così alla fine bisogna pur dire che il capolavoro di Pavese è la sua morte , cioè un evento che pur verificandosi fuori della letteratura , « continua » la letteratura . Anche qui il decadentismo si conferma un ' ultima volta , tragicamente .
GIOTTO E CIMABUE IN UN'OSTERIA DI MUGELLO ( BALDINI ANTONIO , 1919 )
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Pergolato d ' uva in un luogo alto . Il sole è tramontato , ma l ' aperta concavalle è ancora piena di luce . - Mi sai dire , Giotto , dove tu guardi e ridi ? - Guardo laggiù quel brav ' uomo lungo Muccione che sta facendo prova di tirare sulla strada il ciuco andato nel fosso , e senza riuscire gli séguita a tenere le braccia intorno al collo , fermi tutti e due che si potrebbero dipingere . Lo vedi ? l ' hai visti ? - Io non riesco , Giotto , a capire come tu fai ad avere sempre gli occhi da per tutto . Però veggo con dispiacere che con te non è possibile fare un discorso come che sia concettoso e continuato . Qualunque cosa ti capiti sotto questi occhiacci tondi e vagabondi basta a fuorviarti dagli argomenti che pure dovrebbero tenerti legato con più forza l ' intelletto . Eppure tu sai quanto sia divenuta difficile ai nostri giorni la pratica dell ' arte nostra ; tu sai che abbiamo su di noi gli occhi e il malanimo di tutti , giovani e vecchi , che non chiederebbero di meglio che di vederci ricadere per disperati nei vecchi espedienti e trucchi bizantini , tanto per concludere che la maniera nova di dipingere era pure la sciocca e povera maniera ; e tu ti vai a perdere dietro i ciuchi di queste strade di monte , e a tutto mostri di fare attenzione tranne a quello che ti dico io . Ti parlerò francamente : mi pare d ' averne qualche diritto ; infine , parlo per il tuo bene . Se davvero in te dura il proposito d ' avvantaggiarti in quest ' arte della pittura per la quale da principio hai dato a vedere una così sicura e bella inclinazione , allora figliol mio bisognerà che tu ti decida a considerare molto seriamente la strada che percorri , e che comunque ti guardi dai passi cattivi , dalle distrazioni , dalle frivole occupazioni e veda di cambiare radicalmente sistema di vita , di studio e di lavoro . Io non t ' ho mai nascosto che l ' arte fosse una pratica , a volerla condurre bene , di gran rischio e fatica ; ma sempre insieme ti dicevo che la sua eccellenza e il grandissimo onore che può tornare a chi v ' attende sono appunto a prezzo di queste difficoltà . Tu sai per contro il bene che t ' ho voluto e che ti voglio ; tu hai visto dal giorno che t ' ho preso a bottega che vita è stata la mia , il fegato che mi ci son mangiato , per sostenere l ' arte toscana all ' altezza dei tempi : e sai quanto mi sorrideva la speranza che un giorno Giotto , avend ' io chiuso per sempre gli occhi alla bella pittura , potesse lui essere il vero erede e depositario dei buoni principi di quest ' arte . T ' ho fatto vedere in che mani era andata a finire , e che pratica noiosa , inerte e fredda gli altri pittori n ' avevano fatta , al punto in cui , da solo , dandomi anima e corpo , e lavorandoci intorno come il cane all ' osso , io mi son messo all ' opera , cercando con ogni studio d ' accordare il vecchio latino col volgare , il divino coll ' umano . Nei primi tempi tu stesso mi dicevi con giovanile entusiasmo che quest ' arte malandata io ero riuscito una buona volta a metterla sopra solide fondamenta , e non c ' era insegnamento dell ' arte di cui tu non t ' appropriassi con poca lezione . Ora m ' avveggo che se non ci fossi qui io a rimettertele in capo una per una tu dimenticheresti ogni buona norma ; e così accade che sempre ci dobbiamo rifare da capo e sprecare tempo e parole , chi sa poi con quale frutto . Che se poi considero l ' impiego frettoloso e intemperante che adesso nelle tue pitture fai d ' alcuni tra i miei precetti , senza curare di richiamarti anche a quegli altri che insieme t ' avevo impartito , davvero m ' entra la paura che , a lasciarti fare , tu riaffonderesti l ' arte proprio nel momento che stava sorgendo . Tu concedi a te stesso , al piacere dei tuoi sensi e all ' immaginazione dei profani , troppo più di quel che sia consentito all ' umile pittura . In quello che tu disegni e colorisci ci riman sempre qualche cosa che poi divaga l ' anima , invece di guidarla al senso che hai voluto figurare ; e qualche volta questo senso nemmeno più lo si scopre , sopraffatto com ' è da questo qualche cosa di estraneo , di troppo personale , di troppo domestico e confidenziale , un soprappiù , direi , di come fatto in casa , che , figliol mio , assolutamente non va , e non può andare . Guastare la pittura ti par forse poco , che anche cerchi di smontare la devozione della gente ? Non che ricondurre alla Fede qualche cuore torbido e stanco , vorrai anche rubare al cielo le preghiere delle anime semplici ? Vorrai forse credere che l ' intelligenza dell ' Arte ci sia data da Dio solo per piacer nostro ? Il ciuco di verso Muccione , e quella faccia che facevi di volertelo mangiare cogli occhi , a me facevan paura proprio per questo : che già vedevo spuntare il giorno che tu non ci penserai due volte a dipingere quel ciuco bardato e il boscaiolo che gli teneva le braccia al collo ; magari in chiesa , magari sopra una tavola d ' altare . Vorrei poi che mi dicessi se credi veramente degno fine dell ' arte perdere il tempo come tu fai a dipingere una per una le pieghe dei mantelli , i travicelli dei soffitti , i gangheri delle porte , i ciuffi d ' erba tra le rocce , i tegami e le fiscelle sulle mense , e se credi di giovare all ' arte cacciando in mezzo alle sacre rappresentazioni , come ho visto che ti studi di fare , tutta una gente intrusa e senza nome , che ciascuno tira a sé per suo conto l ' attenzione dei cristiani , quale per i colori del vestiario , quale per la foggia della berretta , quale perché gli sei andato senz ' altro a ritrattare il viso del sagrestano o del campanaro , che tutti quassù a bella prima s ' accorgerebbero di riconoscere e griderebbero guarda Maso e guarda Boge . Tu così non ti fai scrupolo di ridurre i Santi Vangeli a novellette di brigata , i tuoi Angioli sono spalluti come uomini di fatica e con certe facce guanciute che sembrano ingrassati nella stia . La pittura è fatta sì per gli occhi , che son le porte dell ' anima , ma tu con quelle tue figure che paiono venire fuori dalle pareti lasci in tutti gli altri sensi di chi li guarda uno stimolo inquieto e confuso , principalmente al tatto , che delle porte del corpo sai bene essere la più carnale . Se i tuoi Paradisi son pieni di ciccia , dei tuoi Conventi non ne parliamo . Ma io vorrei che tu immaginassi un momento , per analogia , che domani un Filosofo o un Poeta volesse descrivere l ' oltre tomba , Inferno , Paradiso e Purgatorio , col proposito d ' ammonire i peccatori e ritrarli dalla via della perdizione ; credi tu che questi otterrebbe il suo scopo se s ' indugiasse a parlarci dei fatti di casa sua , dei suoi amori , delle sue corna , dei campanari della sua contrada ? Tanto sarebbe valso allora lasciar la filosofia a dormire nei libri dei pagani e la poesia a cantare sugli angoli di piazza per bocca d ' uomini ignorantissimi d ' ogni scienza e d ' ogni arte , no ? Bada a quel che ti dice il vecchio Cimabue . Questa nostra cortesia , che pure ha parti degne e di buona ragione , di voler volgarizzare la Sapienza Divina , non varchi il segno : per noi sta tutta qui la difficoltà e il merito . Un antico Filosofo ebbe una volta in sogno la visione delle idee della Scienza che in guisa di belle donne si stavano al bordello . Il Filosofo spaventato disse : che è questo ? Non siete voi le idee della Scienza ? Risposero che eran desse . E siete al bordello ? Risposero : e sei precisamente tu che qui ci fai stare . Allora il Filosofo intese che volgarizzare la Scienza vuol dire menomare la divinità . A quanto mi pare , anche tu , Giotto , vorresti tradire la pittura e menarla diritta al bordello . Un po ' di silenzio , tanto che la sera s ' imbruna . Poi Giotto dice : - Io , Cimabue , non vorrei tradire nessuno e nessuno menare al bordello . Solamente , non posso tenere questi miei occhi che non riguardino , e certo con quell ' insistenza di cui mi fai una colpa , le cose di questo mondo così ben fatto , per un vivo e continuo desiderio che ne hanno : di modo che appena una di queste tante cose me se li prende , ogni altra voglia , ogni altro proposito cade . È più forte di me . Ostinarmi non varrebbe a nulla ; mentre a lasciarmi andare tutto il cuore dolcemente consente ; ma l ' animo mio , t ' avessi a dire , tutt ' altro che protestare , nella sua ragione tranquillamente s ' applaude , come se una buona volta si sentisse perfettamente a posto , appoggiato e difeso da tutto un mondo . In te la fede , la dottrina , la volontà . In me tutte queste belle cose a un certo momento cedono senza combattere , ed è la Memoria che trionfa , è la Memoria che si serve di me per rimettere in campo tutto ciò che le si è offerto , lasciandomi solo la libertà di disporre i particolari come meglio mi può piacere ; ma che non vuol disfare le tende se non dopo ch ' io le ho dato la misura di quanto so fare nell ' arte mia . Ho capito che il ciuco di Muccione tu me lo vuoi fare scontare . Peccato che io non ti possa far capire l ' amicizia che in questo momento tutta la mia fantasia sente per quel povero ciuchino . Hai colto nel segno : domani , o quando che sia , io non potrò fare a meno di disegnarlo e di colorirlo quale ancora lo vedo : perché s ' io torno a guardare in quella direzione , benché la campagna sia già buia e il ciuco a quest ' ora chi sa dov ' è arrivato , il mio occhio ritrova ancora fermi e vivi i colori di quella scena senz ' altro mutamento , forse , che d ' una luce ancor più chiara di prima . Io ho bisogno di accompagnare le cose fino al fondo . intanto i precetti me li dimentico , e non serve nemmeno che l ' oggetto che m ' ha invaghito mi sia sottratto alla vista , perché tanto continuo a vederlo lo stesso e anche allo scuro sento che mi viene incontro . Sempre poi che tu mi parli dell ' avvenire nostro , e dell ' arte , siamo sinceri , oggi stiam qui all ' osteria , domani tutti e due sotto l ' erba fiorita , come vuoi che il futuro ci tocchi ? Io sento piuttosto una grande avversione per quelli che seguiteranno a vedere il sole quando noi avremo gli occhi pieni di nero e niente più . L ' anima , ciascuno se la salvi come può . Quanto a me , la pittura intendo di servirla alla mia maniera , e solo nella misura ch ' ella serve a me , per le ore belle che a prezzo d ' una piacevole fatica mi sa dare . E quanto ai sogni dei filosofi , a proposito , Cimabue ! ho da raccontarti anch ' io un sogno , e di donne , sul genere di quello del tuo filosofo , ma non da bordello , e con tutt ' un ' altra conclusione . Le oneste giovani donne del mio sogno erano dunque a banchettare : avevan tutte un viso ridente , una persona grande , riposata e come fluente . Io nel sogno stringevo con questa mano la vita della più bella fra tutte , e invitandola a bere nel mio bicchiere la richiedevo del suo nome . Non ti sei accorto , mi rispondeva , amor mio , che son la Pittura ? Io ritraevo subito atterrito , proprio come il tuo filosofo , la mano e il bicchiere ; ma la Pittura , donnescamente ridendo , mi diceva : caro , non ti scostare dal mio bel fianco : tienci la mano : dammi ancora da bere di quel buon vino : non fare che mi passi l ' età , ché la mia vita è di piacerti a questo modo . Vecchio Cimabue , favola per favola , che ne dici del mio sogno ? S ' è fatta notte buia e tra il pergolato brillano le stelle . Si sente Cimabue che risponde : - Favola per favola , alla malora i sogni e qualunque altra ispirazione della notte , bue d ' un Cimabue che altro non sono ! Vanamente contenderei con un incaponito che si difende a colpi di luna . Se questo sogno birbante tu l ' abbia poi fatto a occhi chiusi ovvero a occhi aperti , non posso dire d ' averlo ben inteso . Però d ' una cosa son certo : d ' avertelo letto in faccia non più tardi della mattina che l ' hai strologato : ah sì ! da quel giorno in poi c ' è sempre rimasta qualche nuvola in aria , fra noi due . Come discepolo affezionato tu cercavi di ritardare più che potevi il colpo ed hai voluto aspettare che la prima botta la dessi io ; la sai lunga , giovanotto . E per questo in fondo mi piaci ; e tra che siamo al buio ti voglio anche dire che se io credessi ai sogni questo tuo mi ti farebbe invidiare più che il Papa per la sua infallibilità e il Re di Francia per le sue ricchezze . Ma di pittura non voglio discutere : tu m ' hai fatto pensare che non è il caso . Del resto la Fortuna è così vigliacca che potrebbe darsi benissimo che , come tu credi , una bella mattina il più ignaro di tutti i dormienti possa essersi svegliato e aver trovato la chiave che apre tutte le porte sotto il cuscino . Nel qual caso , io avrei davvero curato bene i miei interessi ! In rotta col passato , mi sarei tolto di grazia anche all ' avvenire ... Ma che ci vorresti fare ? son cose che succedono ... Oste ! ei di casa ! oste ! un ' altra caraffa di vino ! paga il vecchio Cimabue , questo vecchio lavativo di Cimabue : e un lume ! che possa vederlo in viso il giovine manigoldo che m ' ha da sotterrare . Una ragazza entra col lume sotto il pergolato e non si vedono più le stelle dietro i pampani illuminati . Intorno al lume danzano farfalle grandi e piccine . Cimabue versa da bere .