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Quando il Fascismo rivelò la sua forza , notammo nella Massoneria due tendenze , l ' una dissidente , l ' altra carezzevole . Il rito simbolico si accorse ben presto che il novello spirito contrastava alle sue viete formule , e non indugiò a spiegare la più acerba ostilità . Il rito scozzese invece parve si volesse fregiare dello scudetto fascista . L ' una e l ' altra , però , con espedienti diversi , tentavano di attirare nell ' orbita massonica questa fresca energia per assorbirla , come avevan fatto di altre istituzioni , della Croce Rossa , della Dante Alighieri efinalmente di quel Partito Popolare che fu servo della Massoneria in Parlamento ; epoi fedelmente l ' accompagnò fin sull ' Aventino . Palazzo Giustiniani ostentò , come sempre , onnipotenza ; non volle dar segno di debolezza , chiamò a raccolta i suoi quotidiani a gridare allo scandalo delle libertà conculcate , della lesa costituzione , e mobilitò le consorelle straniere per protestare contro il risoluto e sprezzante innovatore . L ' altra parte , quella di Piazza del Gesù , usò tattica differente . Sperò a lungo , blandì a lungo , strisciò a lungo , e , ricordando la sua origine britannica , e gli interessi che l ' Italia avrebbe dovuto liquidare con l ' Inghilterra e con l ' America inglese , pensò che il Duce ne avrebbe ambite le grazie . N ' ebbe invece un reciso rifiuto , né per tanto si corrucciò , anzi continuò a simulare la sua affabilità , come il buffone delle antiche Corti , che ghignava alle scherzose ma doloranti scudisciate del suo Signore . Ma qualunque sia il rito e la forma , la Massoneria è un corpo solo , un ' anima sola , ha una sola origine , una sola tendenza ; e tra Massoneria e Fascismo vi è non soltanto incompatibilità , ma antitesi , contraddizione ...
OPERAI ( ARC , 1939 )
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Quando il lavoro si concepisce come una manifestazione dello spirito , e nella sua disciplina è alimentato da una fede , si può innalzare sulle ali dell ' eroismo . La coscienza di una politica totalitaria che , come quella mussoliniana , tenda in tutta la sua genialità al raggiungimento di una sua più alta giustizia sociale , incide nella coscienza operaia italiana con la più semplice certezza che la tutela è nella comprensione e il diritto nella disciplina . Ove l ' operaio alza il pugno a salutare l ' autorità disfattista di un ideale , l ' abuso più anarchico autorizza gli espedienti più tragici delle casse da morto per le vie cittadine , o i più grotteschi atteggiamenti di resistenza passiva , ingombrando i crocicchi di cialtroni sdraiati per terra , quando la maggioranza dei casi non si scopra nelle più vili e criminali manifestazioni , dinamite incendi bombe ad orologeria sui trams o nelle officine . La più sfrenata ignoranza distillata dalle ideologie d ' invenzione comunista autorizza ogni individuale atto negativo a tentare invano una giustizia che è senso invece di catastrofe . Non sul lavoro fascista che è il ritmo normale di diciassette anni di Rivoluzione , sintesi di disciplina e di orgoglio , dura muraglia ove l ' internazionale democratica avrà i colpi infamanti della fucilazione la sbandata classe operaia d ' oltralpe dovrebbe riflettere , ma nella riprova eroica che risulta da questa nostra intima serenità di lavoro : di quell ' operaio di Guidonia , medaglia d ' oro al valore civile , caduto nelle stesse fiamme dell ' apparecchio da dove eroicamente tentava di trarre il pilota ; di quelle decine di operaie ed operai periti nell ' incidente dello stabilimento di Colleferro e che un encomio solenne del Bollettino militare , indica alla riconoscenza della Nazione come militi caduti sulla breccia di un perenne orizzonte di civiltà .
CONSIDERAZIONI ( CORRADI EGISTO , 1939 )
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Qualche considerazione sul ballo ... Il ballo di per se stesso non è immorale . La coscienza più puritana non potrà mai proibire in buona fede che i giovani ballino ogni tanto . Molto di rado però , perché in questo campo è l ' abitudine che genera l ' immoralità . Orbene , sono parecchie le donne italiane ( è specie delle donne che qui intendiamo parlare ) che ballano almeno una volta la settimana e frequentano ambienti in cui la vanità più vuota , il pettegolezzo , la facile ironia e la cafoneria , per non dire altro , sono diventati un modo di vivere . I " luoghi di danza " è pura realtà sono focolai perenni di corruzione , sono generatori di gente che s ' atteggia a vissuta , di mentalità irreducibilmente dongiovannesche , sono demolitori implacabili di ogni squisitezza e spontaneità di sentimenti . In questi ultimi vent ' anni poi il ballo ha preso morbosa diffusione anche fra il popolo . Non ci meraviglieremmo se andando alle origini , si scoprisse l ' azione speculativa giudaica quale concausa principale di tale diffusione che ora è veramente imponente e si va introducendo anche nelle campagne . È un fatto che molte società sportive esplicano tutta la loro attività nel campo delle danze e che altrettanti circoli di cultura coltivano i propri soci esclusivamente con veglie settimanali . Ogni pretesto è buono per ballare . Piuttosto ci si chiede con curiosità quali dimensioni abbiano i cervelli di quelle certe madri che " sorvegliano " le loro figlie mentre si strofinano contro dei maschi al suono del cosiddetto "lambethwalk." Difesa della razza ? A noi che non siamo certo stinchi di santo viene spontanea la risposta : chiudiamo le sale da ballo . Se non tutte , almeno quelle che hanno sempre i battenti aperti . Così è avvenuto .
COSA INTENDIAMO FARE DELLA RELIGIONE ( GIULIANO_IL_SOFISTA , 1906 )
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Da qualche tempo nelle colonne del Leonardo , con ammirevole disprezzo per i pregiudizi degli spregiudicati , e con scandalo dei religiosi , si parla di misticismo , di Cristo , di Dio , di Uomo - Dio , di religione cattolica ; si cita S . Teresa e S . Giovanni della Croce , Maestro Eckehart e Sebastiano Franck ... Ci interessiamo e stimiamo il fenomeno religioso di qualunque sorta esso sia , e tanto che ci pare uno dei gravi difetti dell ' Italia averne fatto soltanto o un soggetto di retorica o un soggetto di caricatura o un soggetto di indifferenza ; ma non abbiamo nessuna speciale predilezione o inclinazione per una più che per un ' altra religione , o se parliamo più di Cristo che di Buddha o Mosè , o del Papa più che del Sultano o del Dalai Lama , dipende soltanto dal naturale riconoscimento . che come italiani dobbiamo fare , di una maggiore importanza personale del cattolicismo nel problema religioso ; giacché del cattolicismo abbiamo vicini templi , sacerdoti , credenti , e nella varia esperienza , dalla politica alla letteraria , ne ritroviamo tradizione e traccie ... Noi intendiamo la religione come un campo di esperienze personali ; e se studiamo e ammettiamo anche che vi siano , per queste esperienze , delle grandi case di produzione e di coltura , con dei metodi speciali , e delle organizzazioni particolari ( cioè , le varie religioni , e per noi principalmente , il cattolicismo ) , ammettiamo anche e studiamo tutti i tentativi particolari e individuali di esperienza religiosa , che si sono prodotti nel passato e si possono ora e nel futuro produrre . Senza venir fuori con belle definizioni e circoscrizioni verbali , smaltate di dotta pedanteria e mosaicizzate per maggior sicurezza , con termini scolastici e tecnici delle industrie religiose e filosofiche , basterà ad esprimere la nostra posizione , un ' immagine : noi non apparteniamo ai professori di religione , e li combattiamo , come abbiamo combattuto i professori di filosofia . Potremmo , cioè , a proposito della religione , ripetere quello che abbiamo detto di spesso nella filosofia : che essa non è un abbaco e non s ' impara con l ' ingoiare lezioni . Non bastano i dogmi a fare un religioso , e sapere molta dottrina non avvicina alla santità . Come a noi pare spesso più filosofo chi vive fuori dei sistemi che chi s ' adatta a queste logiche prigioni , così ci sembra più religioso chi vive fuori dei dogmi che chi cerca di slogarsi per vestirli . Stimiamo più religioso anche chi non appartiene a nessuna religione riconosciuta . Se può giungere da solo dove gli altri arrivano , e talora non arrivano , con la guida degli intermediari ... Le anime non studiano religione , e i professori di questa s ' aspettano a cacciare dai loro orti le più originali e maleducate , che si ostinano a non produrre i frutti che stanno disegnati sui libri , e le confinano in vasi di separazione , con sopra scritto : eresie . Noi abbiamo invece per gli " eretici " una straordinaria simpatia ... I santi sono pure stati , quasi tutti , eretici , almeno quelli che piacciono a noi . Sono stati eretici fortunati , come gli eretici non sono che santi sfortunati . Gli uni sono riusciti ad entrare nei canoni , e gli altri no ; forse perché i primi erano stati meno chiari e più malleabili ... La Chiesa Cattolica ha accettato molti santi , più per forza di necessità , che per naturale simpatia ; li ha accettati perché eran potenze che meglio valeva trasformare in amiche che soffrire per concorrenti . Ma in fondo in fondo , il sacerdozio ha sempre veduto di mal occhio il santo . Morto , lo ha naturalmente sfruttato ; ma vivo ne ha sempre diffidato . Ha dato il singolare spettacolo d ' un controllo delle forze divine , da parte di persone che ne erano escluse . I santi sono stati provati e riprovati ; Santa Teresa e San Francesco hanno subìto gli esami dei teologi e le prove dei politici ; e il Borgia , il Borgia stesso , grazioso spettacolo , ha voluto esaminare in persona la realtà delle estasi e dei digiuni della Beata Colomba di Perugia , già messa a prova da due frati domenicani , come ora due naturalisti studierebbero il Succi o la Eusapia Paladino ... Il clero e soprattutto l ' alto clero , è nemico delle iniziative religiose individuali , e vede di mal occhio e cerca di sorvegliare il laico che si interessa a cose religiose , più in là dell ' obbedienza , dell ' osservanza eterna ... La libera concorrenza lo spaventa per il suo trust , e a questo proposito è veramente ridicola la paura mostrata per il Protestantesimo in Italia , come se in Italia quattro botteghini da lotto ben scialbati e un paio di discorsi nasali per settimana potessero prendere il posto che per gli italiani hanno l ' organo , il coro , le processioni , l ' incenso , le vetriate a colori , le vergini e tutta la mitologia cattolica . Ma non siete dunque nemmeno protestanti ! Lettore poco intelligente , no , non siamo nemmeno protestanti ... Anzitutto non ci muoviamo nel solito ambito cristiano , e poi ci sembra che , ben fatti i conti , il protestantesimo valga il cattolicismo . Anzi val meno . Perché mentre il cattolicismo è fondato sopra un ' idea a noi molto simpatica ( e in modo speciale , come è stata svolta del Newmann ) , quella di una progressiva determinazione dei dogmi , in modo che la fede d ' oggi , pur essendo in sostanza identica , sia però in forma quasi irriconoscibile agli occhi di un Cristiano del primo secolo dopo Cristo , il Protestantesimo è fondato sopra uno stupido ancorarsi alla lettera e non voler dipartirsi da quella . Alla infallibilità papale oppone l ' infallibilità dello scritto , e tirannia per tirannia , preferiamo quella di un uomo che le vicende storiche hanno mostrato spesso abilmente consigliato , a quella di un libro che le vicende storiche hanno mostrato pieno di passi di pericolosa interpretazione ... Il progresso era il cattolicismo e non la Riforma ... È appunto perché era e tende a non essere più , che abbiamo una seconda ragione per non amarlo troppo , come è ora . Fino al Concilio di Trento , questo compreso , il cattolicismo si impernia sul programma tacito di un progresso reale , accompagnato da una fissità apparente ; c ' è in lui progresso interno e fissità esterna ; progresso nell ' azione , fissità nella dottrina . Il suo sviluppo è continuo svecchiarsi , perenne cangiar di pelle lasciando intatto lo scheletro , modificarsi secondo i bisogni del suo ampliamento , trarre giovamento dalle sue stesse perdite , prendere il lato buono degli avversari , sapienza nell ' utilizzare e immedesimare le critiche a lui rivolte e le riforme a lui chieste , pur non avendo mai l ' aria di concedere o di imparare ; in breve una meravigliosa sapienza di adattamento a tutti i tempi e a tutti i luoghi . In nessuna religione si trova un potere di modificazione così abile e lento , in mezzo a genti così mutevoli e bizzarre e nervose , e avendo il proprio centro , proprio dove più rapido . e turbato da crisi repentine è stato lo sviluppo dell ' intelligenza . Nessun moto vitale mondiale è stato trascurato dal cattolicismo , anche quando pareva contraddirlo , e forse soprattutto quando pareva contraddirlo ... Ma con lo stesso Concilio finiva il moto assimilativo del cattolicismo . Il Concilio di Trento ha fissato il costume , la liturgia , la gerarchia ecclesiastica , ma ha tolto con ciò ogni capacità d ' evoluzione . ... Da più di due secoli ciò che è vita e mondo non appartiene più al cattolicismo . Sembra che al Vaticano si sia perduto l ' antico segreto . L ' unica attività che vi si mostri è di spengere ogni baleno di nuova vita , è di invitare al suicidio ogni anima gravida d ' un futuro ... Il cattolicismo dunque che abbiamo lodato , è quello che ora non è più ; e il protestantesimo che ci sarebbe piaciuto , quello mistico e individualista , non è riescito ad esistere . Di questo , come di altre religioni noi non siamo seguaci , ma non vogliamo neppure come pretenderebbero i rivoluzionari all ' antica , disinteressarcene e spezzarle totalmente . Noi intendiamo solamente : utilizzarle ...
TU SEI IL NOSTRO PREMIO ( MELLI D. , 1939 )
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Non sono , stamane , le strade di Roma sospese sull ' odore dei lauri ? Che luce è quella corale delle cento fontane , o che inno ? E non risuona il Campidoglio sotto la corsa dei cavalli trionfali ? L ' anima , in un vortice , è rapida aria sul tempo di Roma eternato ... Io sono l ' Orgoglio di tutta la mia terra per Te , io sono l ' Amore di tutta la mia gente per Te , io sono la Dedizione di tutto il mio popolo a Te ! Tu sei il mio premio , Duce ! La mia anima si esalta alla vista di Te come una selva risvegliata dall ' alba . Il tuo sorriso mi fa bello di passione nuova , di volontà nuova , di energia nuova . Vorrei essere tutto il Tuo popolo , per muovermi io solo al Tuo cenno , per ringraziarti io solo di tutte le opere grandi e forti e belle , che Tu hai spante per tutta la mia terra , rinnovata come in questa mattina il mio spirito . Vorrei parlarti : vorrei dirti che farò più e farò meglio , che faremo di più e faremo di meglio , che non faremo per noi , ma per l ' Italia , come Tu ci hai insegnato a fare . Dal mio cuore fa impeto l ' inno delle tue legioni giovani : I gagliardetti al vento , tutti verremo a te ! Snuda la spada , quando Tu lo vuoi ! Per i combattimenti della guerra di fuoco e per l ' eterna guerra che ci purifica nelle opere dei giorni , noi siamo intorno a te , Duce ! Comanda !
VENTENNALE DEI FASCI ( - , 1940 )
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Vent ' anni di lotta e di battaglie ! Vent ' anni di glorie ! Il Fascismo sta creando una nuova Europa . Il 23 marzo del 1919 ha detto il Duce agli Squadristi radunati a Roma noi innalzammo la bandiera nera della Rivoluzione fascista , anticipatrice del rinnovamento europeo . Attorno a questa bandiera si raccolsero le vostre Squadre , formate da veterani delle trincee e da giovanissimi , decisi tutti a marciare contro Governi imbelli e contro teorie orientali dissolvitrici per liberare il popolo dal nefasto influsso del mondo ottantanovesco . Attorno a questa bandiera caddero combattendo da eroi , nel significato più romano della parola , migliaia di camerati , nelle strade e nelle piazze d ' Italia , in terra d ' Africa e di Spagna , camerati di cui la memoria è sempre viva e presente nei nostri cuori ... Può darsi che qualcuno nel frattempo si sia posto a sedere , ma gli uomini delle Squadre sono in piedi , pronti a imbracciare il moschetto , a saltare sul camion , come facevate nelle spedizioni di un tempo . L ' uomo delle Squadre dice a colui che si attarda dietro le persiane che la Rivoluzione non è finita , ma , dal punto di vista del costume , del carattere , delle distanze sociali , è appena incominciata . E il grande colloquio del Duce con gli uomini della sua fede così continuava , con una travolgente , infiammata coralità : Desiderate degli onori ? Delle ricompense ? La vita comoda ? Esiste per voi l ' impossibile ? Ad ogni schiettissimo " no " che si alzava dalla massa nera , ad ogni " no " della " Carta del lavoro " ha il suo più insigne monumento giuridico : esse rispecchiano la disciplinata e consapevole vita nazionale . Educato il suo popolo e richiamatone lo spirito alle alte idealità per cui è bello combattere e sacrificarsi , l ' Italia ha dimostrato al mondo quanto valgano le virtù civili contro un assedio economico , mentre , con la compiuta maturità politica e nazionale , la concezione anti - borghese della vita ha avuta la sua consacrazione sui campi di battaglia d ' Africa e di Spagna . Gli avversari d ' oltre Alpe dovrebbero infine comprendere che l ' Impero non si tonda né sull ' ambizione dittatoriale ( come in Napoleone ) , né soltanto sulla forza economica , ma innanzi tutto sulla salda coscienza dell ' intero popolo , e che è stato un gravissimo errore rifiutare le amichevoli e sincere condizioni di pace da Mussolini spesso offerte con sapienza e generosità veramente latine , poiché le rivendicazioni italiane , che non sono soltanto d ' ordine economico ma anche morali e storiche , sono sorrette dalla coscienza imperiale del nuovo popolo romano . Questo Impero italiano è tale da superare uomini ed eventi ostili , perché sopratutto fondato su basi etiche : ma Roma ha provato già di potere con le sue legioni liberare i popoli da false ideologie o da egoistici interessi , qualora il suo monito non venisse compreso , come ha già tatto in Spagna ed Albania .
PARALLELI STORICI ( POUND EZRA , 1940 )
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Che il Duce , con il suo potente intuito , si infischi allegrissimamente dell ' opinione degli uomini di studio , ciò sta bene . È un affare suo , ma ciò non toglie agli studiosi il dovere non soltanto di ubbidire ma anche di apprezzare l ' alto valore intellettuale del Fascismo in atto , il che vuol dire analizzare e stimare precisamente la saggezza del Capo . Faccio una rievocazione , il più breve possibile , di alcuni punti comuni fra la Rivoluzione vostra e la serie di rivoluzioni che hanno creato gli Stati Uniti . Per capire perché gli americani ( o meglio , quella minoranza che è cosciente della propria storia ) debbano simpatizzare fortissimamente con voi , io consiglio l ' esame di questi dati della storia americana . La soppressione della carta moneta nella colonia di Pennsylvania nel '700 . Si confronti il modo di emissione di questa valuta con tutto ciò che si scrive oggi in Italia a proposito di valuta - lavoro . I difetti del sistema rappresentativo mostrati nell ' assunzione dei debiti degli Stati separati dall ' Unione . La serie di rivoluzioni : la prima è nota . La seconda s ' è svolta quando è stata creata la Costituzione . La terza , quella di Jefferson . La quarta , quella di Jackson e Van Buren caratterizzata dalla liberazione del fisco mirabili opere pubbliche intraprese dal Regime fascista , quali la bonifica delle terre , la battaglia del grano , lo sfruttamento sempre più completo delle risorse naturali , il rinnovamento edilizio e stra - nazionale dalle potenze della finanza date , sono accompagnati da una sana politica interna che , nella promulgazione ( in gran parte internazionali ) . 4 . La calata del 1862-63; l ' alto tradimento di John Sherman e di Ihleheimer , Morton e Vandergould in corrispondenza con i Rothschild di Londra . Tutto questo è in rapporto con la organizzazione interna del paese , cioè la lotta tra popolo e alta usura . I personaggi di interesse speciale sono J . Adams , Jefferson , Jackson , Van Buren , Lincoln e Andrew Johnson . In quanto ai rapporti con l ' estero ( sanzionismo ecc ... ) , tutto quello che voi avete appreso recentemente noi lo abbiamo già conosciuto prima della nostra seconda guerra con l ' Inghilterra , nel 1812 . I pregiudizi americani contro il Fascismo italiano sono dovuti ad una ignoranza della nostra storia americana , ed in parte ad una barriera di terminologie . Voi dite : " idea statale . " Noi abbiamo dimenticato la differenza che corre tra " democrazia " e gli ideali originali del partito repubblicano . Per tradurre il significato del vostro termine " statale " vi consiglio , quando parlate con noi , il termine " repubblicano , " nel senso in cui Jefferson ed Adams l ' avrebbero usato . Quando parlate con gli americani del " Navicert " e dell ' odierna oppressione dei neutrali , ricordate loro la condizione dell ' America giovane rispetto ai " Navigation Acts " ed ai decreti di Berlino - Milano di Napoleone I . Noi ( cioè , i nostri antenati ) ne abbiamo vedute delle belle .
VIVA LA GUERRA ( LAJOLO DAVIDE , 1940 )
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Colla primavera che sboccia al sole piena di promesse è tempo di alzare il nostro grido , compagni legionari ! Il grido delle primavere d ' Africa e di Spagna nella speranza certa di nuove battaglie . " Viva la guerra . " Era la mano rude del legionario che lo disegnava sui muri di tutte le case dei villaggi necessari alla sosta . Era la mano del legionario che aveva moglie e figli , campi e terre , lavoro in fabbrica , e la casa con il sorriso dei bimbi e l ' amore della sposa . Era già partito volontario dando l ' addio a tutto , per imbracciare il moschetto , ed appoggiare la faccia sul freddo acciaio della baionetta . Aveva già combattuto e duramente sofferto in trincea ed assalti nell ' afa dell ' estate , eppure a primavera , vivaddio , sentiva ancora bisogno di scrivere , anonimo legionario , Viva la guerra . E già si partiva , e gli autocarri ronfavano , ed aprivano strade sui prati schiacciando le nuove margherite , e batteva non lontano il cannone nemico . Viva la guerra . Erano quelle le migliori primavere , primavere di battaglia . E non erano speranze che morivano , ma speranze che sorgevano . Chi pensava alla morte ? Mai come allora si sentiva la vita , ed il pulso del cuore e l ' irruenza dei vent ' anni . Non si aveva pensiero che per la manovra , non s ' aveva fiato che per l ' assalto , non si aveva occhi che sugli obbiettivi , non si aveva tregua che alla meta . Ecco tornare primavera e riafferrarci con la malia dell ' azione , a riportarci in eco vivo il ricordo ed a tracciarci sui muri della casa borghese , delle strade imbellettate di quiete , ai crocicchi rumorosi , sui frontali dei caffè invitanti , sulle porte delle officine , sulle caserme dei presentat arm , la frase di allora , scritta in rosso o in nero , col carbone o col colore " Viva la guerra . " Alziamo la testa che avevamo appoggiata sullo zaino . È primavera , non si può dormire . Alziamo la testa , scattiamo in piedi , a guardare lontano , il nostro orizzonte . È rosso questo cielo come in una perenne aurora boreale , è il nostro rosso color sangue , color guerra . E non c ' è quiete . Non c ' è quiete anche se qui non giunge l ' ululato del cannone , né serpeggia l ' ossa l ' iroso gracchio della mitraglia . Ma queste voci sono dentro di noi , ma questa voglia di misurarci è nelle vene , ci turbina nel sangue . È il dono che ci porta primavera . Quest ’ ansia del combattimento è la nostra divisa . La vogliamo vestire ora , perché brilli a questo sole e scintilli negli occhi di tutti . Siamo terribilmente contro la pace . Vogliamo essere i maledetti di Giano , e non degni d ' ulivo . Vogliamo stracciarlo l ' ulivo come lo stracciavano le pallottole sulle sierre d ' Aragona . Vogliamo sfondare le porte dei falsi templi della pace finché l ' infallibile nostro istinto guerriero ci dica che la pace non è giusta , ma che la guerra è ancora giusta , è ancora santa per dare la vera giustizia . Fuori le divise , in attesa gioiosa del richiamo ; o kaki o grigioverde , è sempre una tenuta da combattimento . Fuori il canto , fuori le pistole . Nelle caserme son già lucidate le baionette , pronte le bombe a mano ed i cannoni e ci sono tanti aerei per volare , tante navi per navigare . È tempo di scuotere l ' aria con la nostra passione , di mettere alla gogna i borghesi ed i pacifisti ; noi che abbiamo combattuto fino a ieri , siamo già stanchi di pace . Abbiamo il prurito nelle mani . Si affianchino ai nostri battaglioni , li trasformeremo col nostro entusiasmo e li trascineremo verso la guerra . Non sappiamo praticare altra antiborghesia che questa , non conosciamo altro vangelo che questo . Siamo degli impenitenti rivoluzionari . Ci alzeremo a valanga come uragano in questa voluttà di primavera . Forse gli stessi nemici di ieri saranno quelli di domani . Tanto meglio , ci riconosceranno alla voce . Ci sentiranno d ' oltr ’ alpe , oltre i mari ; questa nostra prorompente passione è spaventosamente infettiva e dilagante come la lava , e come questa incandescente e quando sarà toccata dalla bacchetta magica del Capo , avrà la direzione e non ci saranno colonne d ' Ercole né linee di ferro per arrestarla . Lo sappiano i borghesi che hanno attorno queste serpi maledette d ' interventisti , lo sappiano i borghesi che ci sono questi legionari , questa genia di combattenti , con posto o senza posto , che sono pronti a rifare da capo alla guerra . E lo sappiano specialmente all ' estero coloro che si cullano , seppure segretamente , in speranze di un ' Italia pacifista e neutrale . Mussolini ci ha messo nel sangue questa malattia : siamo guerrieri , anzitutto . Per questo siamo un popolo Imperiale , più che per la materia , per lo spirito . Ed il nostro è l ' imperialismo di domani . Non c ' è illusione . Siamo dei rivendicatori di cose nostre , di spirito nostro , di giustizia nostra . Di civiltà nostra . Siamo dei soldati senza retorica e senza illusioni , dei soldati a cui Mussolini ha dato anche in tempo di pace , perché bruci la pelle , la camicia nera che anche il balilla ormai sa essere tenuta di combattimento . Faremo la guerra ? Oh ! sì che la faremo . Ed alla nostra maniera . Ma il popolo ? Non vuole la pace ? Non si borbotta contro la guerra ? Non ci sono vecchie filie ? Ma il popolo siamo noi , disseminati ovunque , col crisma legionario . Riconoscibili tra i contadini e gli operai , tra gli impiegati ed i professionisti , tra gli scrittori ed i diplomatici . In tutti gli ambienti dove viviamo tutti lo sanno che vantiamo il diritto della guerra . Saremo i capisquadra . Ed i contadini duri ed innamorati della loro terra , lasceranno ad un cenno le messi già rigogliose nei solchi alle massaie rurali , ai balilla ed agli avanguardisti che hanno già allenati e sono già pronti al cambio e faranno il pane . E gli operai sanno che le officine continueranno a lavorare azionate dalle donne fasciste , dai ragazzi e dai mutilati . Tutti i posti saranno rimpiazzati . Il paese continuerà ad essere un cantiere in lavoro , mentre sulle frontiere ed oltre si avanzerà per la vittoria . Non ci sono illusioni . Siamo un popolo giovane ed abbiamo un motore che dà sempre fiamma propulsiva in avanti . Due guerre non ci hanno piegati , ma temprati , e le falangi dei morti sono in testa , come bandiere , perché sono caduti per seminare queste nuove vittorie . Non ci sono giochi diplomatici che possano abbonirci , né propagande fraterne che possano affezionarci . Siamo orgogliosamente ribelli a questi affetti tardivi ed a queste buone parole . " Viva la guerra . " Vestiamo le divise , legionari ! Verso l ' acciaio combattenti ! Assaporiamo in questo clima di ferrea vigilia , in questi brevi tempi di attesa la gioia del bivacco , come nelle brevi ore delle tappe sulle trincee conquistate nelle battaglie . S ' alzerà la polvere della guerra che ci ha rinforzato ed acciaiato le gole ed i polmoni , batteranno ancora i cuori al pulsar dei primi caccia librati nel cielo . Marce a piedi rotti , galoppate in autocarro , assalti a baionetta , bengala di bombe a mano , notti d ' addiaccio , trincee superate , orgoglio di ferite , sangue nemico . Non erano belle tutte queste cose , legionari ? Abbiamo ancora , abbiamo sempre vent ' anni , i muscoli duri , non vogliamo invecchiare a tavolino , o curvi sui solchi , o condannati ai magli , vogliamo giocare questa pellaccia in combattimento .
ANTISOCIALITÀ DEL BOLSCEVISMO ( VALSECCHI MARCO , 1941 )
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Il 20 dicembre 1923 , nel discorso ormai noto sotto il nome di " Discorso di Palazzo Chigi , " il Duce ribadiva , con la sua classica facoltà di sintesi , il concetto capitale che differenzia sostanzialmente la prassi fascista dalla prassi marxista : " L ' errore del marxismo è quello di credere che vi siano due classi soltanto . Errore maggiore , di credere che esse siano in perenne contrasto fra di loro . Il contrasto vi può essere , ma è di un momento e non sistematico . L ' antitesi sistematica , sulla quale hanno giocato tutte le teorie socialistiche , non è un dato della realtà . La collaborazione è in atto ; c ' è un limite per il capitale e un limite per il lavoro . Il capitale , pena il suicidio , non può incidere oltre una certa cifra sul dato lavoro ; e questo non può andare oltre un certo segno nei confronti del capitale . " " Epperò , e quando esiste la lealtà reciproca , è possibile discutere e venire ad una conclusione ; bisogna evitare che sia possibile la guerra fra le classi , perché essa , nell ' interno di una nazione , è distruttiva . " Pochi mesi prima , e precisamente il 2 giugno 1923 , aveva già affermato che se la lotta di classe può presentarsi nella vicenda di un popolo , in un determinato periodo di scompenso , di rottura dell ' equilibrio fra le forze economiche e le forze spirituali , essa non può essere più di un episodio , mai " il sistema quotidiano , perché significherebbe la distruzione della ricchezza e , quindi , la miseria universale . " Erano gli anni ancora della dura polemica contro le teorie sinistramente fascinatrici del socialismo scientifico , o marxismo o comunismo che vedevano una soluzione della questione sociale mediante una collettivizzazione della ricchezza , anzi dei beni , e la attuazione di un programma radicale quanto livellatore , che avrebbe portato all ' unificazione delle classi , attraverso il trionfare del proletariato su tutte le altre . Nella limpida esposizione sono già stigmatizzate le false e dissolvitrici conseguenze di una filosofia materialistica , tipicamente orientale e semitica , che fa risalire tutti i fenomeni sociali ( dal morale , al religioso , al giuridico ) al fenomeno economico e quindi che il determinismo possa spiegare tutte le azioni umane : così come è già esposto il programma di collaborazione , di integrazione , fra le classi . La " classe " invero non è sopprimibile . Lo stesso bolscevismo aveva negli ultimi anni creato de facto se non de jure la classe burocratica , la classe degli specialisti , la classe degli stakanovisti , con effettivi privilegi sugli altri . Questa suddivisione è una necessità staremmo per dire naturale , comunque imposta dal progresso sempre più tendente a una specializzazione delle attività individuali . Occorre bensì che non corrano fra di esse contrasti ed inasprimenti , sia di natura economica quanto di natura , diciamo , morale ; ma sopratutto occorre che sia ben chiaro nelle coscienze di ciascuno il carattere di interdipendenza strettamente corrente fra l ' una e l ' altra , nella indispensabile collaborazione " fra chi lavora e chi dà lavoro , fra chi dà le braccia e chi dà il cervello , " in una innegabile quanto insopprimibile gerarchia . In effetti se ne deve svuotare il contenuto di arma , di mezzo offensivo e difensivo , per assumere carattere di categoria produttrice . Ora come raggiungere questa effettiva collaborazione ? Il marxismo limitandosi a considerare la cruda realtà del conflitto sociale nei suoi aspetti immanentistici nelle sue manifestazioni economiche , auspicava e il bolscevismo , attuazione pratica della dottrina marxista realizzava l ' abolizione totale della classe , come abbiamo già detto , unificando la ricchezza ed abolendo lo Stato che sulle basi precettistiche della rivoluzione francese si manifestava agnostico ; veniva a rappresentare la causa dello sfruttamento capitalistico . Ora , con le recenti parole di Giuseppe Bottai ( " Nuova Antologia , " 1 ottobre 1941 ) , ci si chiede : " come è pensabile una collettività che , all ' infuori dello Stato e del diritto , automaticamente viva , si sviluppi , produca senza contrasti e senza lotte ? Come può non degenerare in anarchia ? Quale è , dunque , il senso dell ' affermazione marxista che , scomparso lo Stato , sarà possibile il libero sviluppo di tutti ? " Non c ' è chi non vede il tragico paradosso di questa soluzione : un capitale che si moltiplica e ingigantisce in uno sbocco unilaterale della ricchezza , inasprendo quindi la sua feroce facoltà di sfruttamento , da individuale ad anonimamente collettivo ( cioè la sempre icastica definizione mussoliniana di " supercapitalismo di Stato " ) ; un anti - stato che nella sua brama di dissoluzione si trova realizzato come un organismo mastodontico , assumatore e distributore di tutte le attività . Per questo il Fascismo , come condanna lo Stato liberale , guardiano notturno di quiete pubblica , avversa l ' anti - stato di Marx ugualitario e pachidermico , affermando la necessità di uno stato unitario , espressione della Nazione inquadrata e organizzata nei suoi fattori produttivi ed extra - economici , elementi questi costitutivi e non dissolvitori dello Stato dove il concetto di massa non è più di contrapposizione ma di complementarità individuale . Ma dove soprattutto il benessere collettivo non rappresenta il solo fine della propria estrinsecazione : " Lo Stato , così come il Fascismo lo concepisce e attua , è un fatto spirituale e morale , perché concreta la organizzazione politica , giuridica ed economica della Nazione ; e tale organizzazione è , nel suo sorgere e nel suo sviluppo , una manifestazione dello spirito " ( Mussolini , " Dott . d . Fascismo " ) .
StampaPeriodica ,
Quando il 23 marzo 1919 il caporale Mussolini chiamò intorno a sé i suoi fedelissimi per riunire in Fasci di azione tutti gli interventisti ' intervenuti , già si sviluppava quell ' idea imperiale che doveva poi divenire realtà storica appena le generazioni del Littorio fossero state in grado di prendere le armi . Era il caporale del Carso che , dopo aver vanamente inchiodato al posto delle rispettive responsabilità i diplomatici in marsina e i comandanti indorati , prendeva decisamente il comando della reazione armata e riportava a Roma la vittoria mutilata a Versaglia . Il caporale aveva intuito , combattuto e debellato l ' insidioso nemico che generali , ministri e ambasciatori avevano invece ingenuamente servito . il caporale Mussolini divenne Duce della Rivoluzione e portò al Re l ' Italia di Vittorio Veneto , quell ' Italia che il tradimento e la neghittosità dei governanti avevano umiliata e divisa . Duce fu e Duce è nel suo pieno splendore il caporale dei bersaglieri che ha udito le parole sincere e ha veduto i gesti sublimi del popolo in guerra , macerato negli interminabili addiacci sulle pietraie sanguinose del Carso . Ma il caporale Mussolini aveva nel sangue il bastone di Maresciallo , perché la Rivoluzione studiò , preparò , accese e animò fino a renderla un costante moto di rinnovamento individuale e collettivo del popolo italiano . il popolo senti e amò , nel caporale del Carso , l ' uomo uscito dalla passione indimenticabile di una povera casa , dove al fuoco dell ' officina avita le braccia devono formare le fortune della famiglia . E il popolo segui il muratore , il maestro , l ' operaio e infine il giornalista , perché senti che in Lui era l ' anima e la volontà di tutti , perché in Lui era la fatale certezza di vittoria . Per questo la Fede dei credenti si alimentò per il Duce prima ancora che per l ' Idea , così come gli uomini credettero in Cristo e lo amarono prima ancora di credere e amare la sua Idea . Il Duce della Rivoluzione ebbe veramente e totalitariamente in pugno i destini della Nazione perché tutto il popolo si è sentito identificato in Lui , espressione genuina di popolo , perché tutti i credenti che combatterono nella guerra e nella Rivoluzione videro Lui lottare contro il nemico di fuori e di dentro scendendo in campo aperto con l ' armi in pugno e offrendo alla Patria anche parte della sua carne . Sotto gli umili segni del caporale palpitò il grande sogno . La guerra preparò la Rivoluzione e la Rivoluzione l ' Impero . l ' Impero divenne realtà solo perché il caporale Mussolini contro tutti gli avversi vaticini credette fermamente nella rapida e inesorabile vittoria delle armi fasciste . Quante cornacchie gracidarono allora , quanti amici si allontanarono , quanti dotti di ogni materia vomitarono la loro scienza negativa . Ma il caporale Mussolini aveva solamente bisogno di Fede , e una grande Fede aveva il popolo , il vero popolo , quello che in camicia nera discese nelle terre dell ' Africa orientale e in pochi mesi dopo alterne vicende cancellò dal novero degli Stati l ' Etiopia vassalla e barbara , per segnare il sorgere di un grande Impero . Il caporale Mussolini pensò , preparò e vinse la più grande guerra coloniale non mai prima d ' allora combattuta . Tutte le mistificazioni personalistiche di piccoli uomini tentarono acrobaticamente di insinuare il tecnicismo fallito dei soliti miti , non accettati del resto ormai più da nessuno . Ma il popolo italiano seppe e sa perfettamente che il Condottiero unico e solo della guerra vittoriosa per la conquista dell ' Impero è stato il Duce , il caporale Mussolini . Ma il dado era tratto . L ' Impero nuovo era tanto effettivo e promettente che tutto il vecchio mondo capitalistico e plutocratico preparò e iniziò una vera e propria guerra di affamamento , di minacce e infine di ingerenza avversa sul mare vitale per la nostra penisola . Il Duce nuovamente solo non posa la spada ma combatte e vince la sua seconda guerra , nella quale fu ancora l ' unico a credere e a operare fermamente e decisamente per la vittoria . Anche nella guerra per la redenzione della Spagna , il Duce comandò con lo spirito realistico e positivo del caporale del Carso una guerra dura che i soliti Saloni davano per lunga e logorante . Il caporale Mussolini portò le armi vittoriose nei centri vitali della Spagna e consegnò al Caudillo una nazione libera , unita e indipendente , illuminata dalle sue tradizionali insegne giallo - oro . E poi ancora è il caporale Mussolini che sbarca a Valona e a Durazzo i contingenti di occupazione dell ' Albania , liberando il popolo skipetaro dal giogo feudale di Zog . Oggi non v ' è dubbio , è ancora il caporale Mussolini che scende in mezzo al suo popolo in grigioverde , lo riconosce , lo rivede come allora tra le doline dai nomi che identificarono poi storiche battaglie e monumentali cimiteri . Il caporale Mussolini aveva lasciato la cura e la preparazione del suo popolo in grigioverde ai suoi collaboratori . Oggi torna il Duce a fissare negli occhi i suoi soldati . Tutti hanno creduto , tutti credono fermamente in Lui , in Lui solo , il Capo di tutte le vittorie , perché anche la guerra del 1915 fu da lui voluta e fu vinta . Il genio di Mussolini sfolgora . La volontà del condottiero è la parola d ' ordine che il soldato ripete al soldato , e il cannone ripete al cannone . Il Duce ha silenziosamente e da solo preparato la vittoria nella quale il popolo in particolare crede fermamente ...