StampaPeriodica ,
Washington
,
novembre
.
-
Quest
'
uomo
troppo
famoso
,
troppo
importante
,
troppo
fortunato
,
che
chiamano
Superman
,
Superstar
,
Superkraut
,
e
imbastisce
alleanze
paradossali
,
raggiunge
accordi
impossibili
,
tiene
il
mondo
col
fiato
sospeso
come
se
il
mondo
fosse
la
sua
scolaresca
di
Harvard
.
Questo
personaggio
incredibile
,
inspiegabile
,
in
fondo
assurdo
,
che
s
'
incontra
con
Mao
Tse
-
tung
quando
vuole
,
entra
nel
Cremlino
quando
ne
ha
voglia
,
sveglia
il
presidente
degli
Stati
Uniti
e
gli
entra
in
camera
quando
lo
ritiene
opportuno
.
Questo
quarantottenne
con
gli
occhiali
a
stanghetta
,
dinanzi
al
quale
James
Bond
diventa
un
'
invenzione
priva
di
pepe
.
Lui
non
spara
,
non
fa
a
pugni
,
non
salta
da
automobili
in
corsa
come
James
Bond
,
però
consiglia
le
guerre
,
finisce
le
guerre
,
decide
del
nostro
destino
e
lo
cambia
.
Ma
chi
è
,
insomma
,
Henry
Kissinger
?
Qual
è
il
suo
vero
aspetto
,
il
suo
vero
carattere
,
la
sua
vera
personalità
?
Cosa
pensa
,
cosa
sente
,
ora
che
tutti
si
chiedono
ansiosi
:
«
Allora
,
la
pace
in
Vietnam
,
la
fa
o
non
la
fa
?
Allora
,
l
'
accordo
con
Hanoi
,
lo
firma
o
non
lo
firma
?
Allora
,
il
presidente
Thieu
,
lo
abbandona
o
non
lo
abbandona
?
»
.
Su
di
lui
si
scrivono
libri
come
sulle
grandi
figure
digerite
ormai
dalla
storia
.
Libri
sul
tipo
di
quello
che
illustra
la
sua
formazione
politico
-
culturale
,
Kissinger
e
gli
usi
del
potere
,
dovuto
all
'
ammirazione
di
un
collega
di
università
;
libri
sul
tipo
di
quello
che
canta
le
sue
doti
di
seduttore
,
Caro
Henry
,
dovuto
all
'
amore
non
corrisposto
di
una
giornalista
francese
.
Col
suo
collega
di
università
non
ha
mai
voluto
parlare
.
Con
la
giornalista
francese
non
è
mai
voluto
andare
a
letto
.
A
entrambi
allude
con
una
smorfia
di
sdegno
ed
entrambi
li
liquida
con
un
gesto
sprezzante
della
mano
cicciuta
:
«
Non
capisce
nulla
»
,
«
Non
è
vero
nulla
»
.
La
sua
biografia
è
oggetto
di
ricerche
che
rasentano
il
culto
.
Chiunque
sa
che
è
nato
a
Furth
,
in
Germania
,
nel
1923
:
figlio
di
Luis
Kissinger
,
insegnante
in
una
scuola
media
,
e
di
Paula
Kissinger
,
massaia
.
Sa
che
la
sua
famiglia
è
ebrea
,
che
quattordici
dei
suoi
parenti
morirono
nei
campi
di
concentramento
,
che
insieme
al
padre
e
alla
madre
e
al
fratello
Walter
fuggì
nel
1938
a
Londra
e
poi
a
New
York
.
A
quel
tempo
aveva
quindici
anni
e
si
chiamava
Heinz
,
mica
Henry
,
e
non
sapeva
una
parola
d
'
inglese
.
Ma
lo
imparò
molto
presto
.
Mentre
il
padre
faceva
l
'
impiegato
in
un
ufficio
postale
e
la
madre
apriva
un
negozio
di
pasticceria
,
studiò
così
bene
da
essere
ammesso
a
Harvard
e
laurearsi
a
pieni
voti
con
una
tesi
su
Spengler
,
Toynbee
e
Kant
,
poi
diventarvi
professore
.
Si
sa
che
a
ventun
anni
fu
soldato
in
Germania
,
dove
era
con
un
gruppo
di
GI
selezionati
da
un
test
e
giudicati
così
intelligenti
da
sfiorare
il
genio
.
Gli
affidarono
per
questo
,
e
malgrado
la
giovane
età
,
l
'
incarico
di
organizzare
il
governo
di
Krefeld
,
una
città
tedesca
rimasta
senza
governo
.
Infatti
a
Krefeld
fiorì
la
sua
passione
per
la
politica
:
una
passione
che
avrebbe
appagato
diventando
consigliere
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
e
poi
assistente
di
Nixon
.
Kissinger
,
oggi
,
è
il
secondo
uomo
più
potente
d
'
America
.
Sebbene
alcuni
sostengano
che
sia
molto
di
più
:
la
storiella
che
circola
a
Washington
da
qualche
tempo
dice
:
«
Pensa
cosa
succederebbe
se
morisse
Kissinger
:
Nixon
diventerebbe
presidente
degli
Stati
Uniti
...
»
.
Lo
chiamano
la
balia
mentale
di
Nixon
.
Per
lui
e
per
Nixon
hanno
coniato
un
cognome
malvagio
e
rivelatore
:
Nixinger
.
Il
presidente
non
può
fare
a
meno
di
lui
.
Lo
vuole
sempre
accanto
:
in
ogni
viaggio
,
ogni
cerimonia
,
ogni
cena
ufficiale
,
ogni
vacanza
.
Soprattutto
,
in
ogni
decisione
.
Se
Nixon
decide
di
andare
a
Pechino
sbalordendo
la
destra
e
la
sinistra
,
è
Kissinger
che
gli
ha
messo
in
testa
di
andare
a
Pechino
.
Se
Nixon
decide
di
recarsi
a
Mosca
per
confondere
Oriente
e
Occidente
,
è
Kissinger
che
gli
ha
suggerito
di
recarsi
a
Mosca
.
Se
Nixon
decide
di
venire
a
patti
con
Hanoi
e
abbandonare
Thieu
,
è
Kissinger
che
lo
ha
convinto
a
quel
passo
.
La
sua
casa
è
la
Casa
Bianca
.
Quando
non
è
in
viaggio
a
far
l
'
ambasciatore
,
l
'
agente
segreto
,
il
ministro
degli
Esteri
,
il
patteggiatore
,
entra
alla
Casa
Bianca
di
primo
mattino
e
ne
esce
di
sera
.
Alla
Casa
Bianca
porta
perfino
la
biancheria
da
lavare
:
raccogliendola
disinvoltamente
in
pacchetti
di
carta
che
non
si
capisce
bene
dove
vadano
a
finire
.
Nella
lavanderia
privata
di
Nixon
?
Alla
Casa
Bianca
,
spesso
,
ci
mangia
.
Non
ci
dorme
perché
non
potrebbe
portarci
le
donne
.
Divorziato
da
nove
anni
,
delle
sue
avventure
galanti
ha
fatto
un
mito
che
alimenta
con
cura
:
sebbene
molti
ci
credano
poco
.
Attrici
,
attricette
,
cantanti
,
modelle
,
produttrici
,
giornaliste
,
ballerine
,
miliardarie
,
gli
piacciono
tutte
.
O
si
comporta
come
se
gli
piacessero
tutte
:
cosciente
del
fatto
che
ciò
aumenta
il
suo
glamour
,
la
sua
popolarità
,
le
fotografie
sui
settimanali
.
È
anche
l
'
uomo
più
chiacchierato
d
'
America
,
il
rubacuori
di
nuovo
tipo
.
Fanno
moda
i
suoi
occhiali
da
miope
,
i
suoi
ricciolini
da
ebreo
,
i
suoi
completi
sobri
con
la
cravatta
seria
,
la
sua
falsa
andatura
da
ingenuo
che
ha
scoperto
il
piacere
.
Eppure
l
'
uomo
resta
un
mistero
,
come
il
suo
successo
senza
paragoni
.
E
la
ragione
di
tale
mistero
è
che
avvicinarlo
per
penetrarlo
è
difficilissimo
:
di
interviste
individuali
lui
non
ne
dà
,
parla
solo
alle
conferenze
stampa
indette
dalla
presidenza
.
Quindi
non
ho
ancora
capito
perché
accettasse
di
vedere
me
,
appena
tre
giorni
dopo
aver
ricevuto
una
mia
lettera
priva
di
illusioni
.
Lui
dice
che
è
per
la
mia
intervista
col
generale
Giap
,
fatta
ad
Hanoi
nel
febbraio
del
Sessantanove
.
Può
darsi
.
Però
resta
il
fatto
che
dopo
lo
straordinario
«
sì
»
cambiò
idea
e
decise
di
vedermi
a
una
condizione
:
star
zitto
.
Durante
l
'
incontro
,
a
parlare
sarei
stata
io
e
da
ciò
che
avrei
detto
egli
avrebbe
deciso
se
darmi
l
'
intervista
o
no
:
ammesso
che
ne
trovasse
il
tempo
.
Successe
alla
Casa
Bianca
,
lo
scorso
giovedì
2
novembre
.
A
mezzogiorno
,
puntuale
,
arrivò
frettoloso
e
senza
un
sorriso
mi
disse
:
«
Good
morning
,
miss
Fallaci
»
.
Poi
,
sempre
senza
sorrisi
,
mi
fece
entrare
nel
suo
studio
elegante
e
pieno
di
libri
,
telefoni
,
fogli
,
quadri
astratti
,
fotografie
di
Nixon
,
e
mi
dimenticò
:
mettendosi
a
leggere
,
le
spalle
voltate
,
un
lungo
dattiloscritto
.
Fu
un
po
'
imbarazzante
restarmene
lì
in
mezzo
alla
stanza
,
mentre
lui
leggeva
il
dattiloscritto
e
mi
voltava
le
spalle
.
Fu
anche
un
po
'
strano
.
Però
mi
permise
di
studiarlo
prima
che
lui
studiasse
me
.
E
non
solo
per
scoprire
che
non
è
seducente
,
così
basso
e
tarchiato
e
oppresso
da
quel
testone
di
ariete
:
per
scoprire
,
soprattutto
,
che
non
è
disinvolto
,
non
è
sicuro
di
sé
.
Prima
di
affrontare
qualcuno
ha
bisogno
di
prendere
tempo
e
proteggersi
con
la
sua
autorità
.
Fenomeno
frequente
,
in
fondo
,
nei
timidi
che
vogliono
nascondere
d
'
essere
timidi
e
in
tale
sforzo
finiscono
col
sembrare
sgarbati
.
O
esserlo
davvero
.
Esaurita
la
lettura
di
quel
dattiloscritto
,
meticolosa
e
attenta
a
giudicar
dal
tempo
che
gli
prese
,
si
girò
finalmente
verso
di
me
e
m
'
invitò
a
seder
sul
divano
.
Poi
sedette
sulla
poltrona
accanto
,
più
alta
del
divano
,
e
da
questa
posizione
strategica
di
privilegio
cominciò
a
interrogarmi
col
tono
di
un
professore
che
fa
l
'
esame
a
un
allievo
di
cui
si
fida
poco
.
Assomigliava
,
ricordo
,
al
mio
insegnante
di
matematica
e
fisica
presso
il
liceo
Galilei
di
Firenze
:
un
tipo
che
odiavo
perché
si
divertiva
a
farmi
paura
,
fissandomi
con
ironia
dietro
gli
occhiali
.
Di
quel
professore
aveva
perfino
la
voce
baritonale
,
anzi
gutturale
,
e
il
modo
di
appoggiarsi
alla
spalliera
della
poltrona
cingendola
col
braccio
destro
,
il
modo
di
accavallare
le
gambe
pienotte
mentre
la
giacca
si
tira
sul
ventre
e
rischia
di
far
saltare
i
bottoni
.
Se
voleva
mettermi
a
disagio
,
ci
riuscì
perfettamente
.
L
'
incubo
dei
miei
giorni
di
scuola
mi
aggredì
al
punto
che
,
a
ogni
sua
domanda
,
pensavo
:
"
Oddio
,
la
saprò
questa
cosa
?
Se
non
la
so
,
mi
boccia
"
.
La
prima
domanda
fu
sul
generale
Giap
.
«
Come
le
ho
detto
io
non
do
mai
interviste
individuali
.
La
ragione
per
cui
mi
accingo
a
considerare
l
'
eventualità
di
darne
una
a
lei
è
che
lessi
la
sua
intervista
con
Giap
.
Very
interesting
.
Molto
interessante
.
Che
tipo
è
Giap
?
»
Lo
chiese
con
l
'
aria
di
aver
poco
tempo
a
disposizione
,
così
m
'
imposi
di
riassumere
tutto
con
una
battuta
a
effetto
e
risposi
:
«
Uno
snob
francese
,
mi
parve
.
Insieme
gioviale
e
arrogante
,
in
fondo
noioso
come
un
professore
.
Più
che
un
'
intervista
però
mi
dette
una
conferenza
.
Mi
consentì
poche
domande
.
E
non
m
'
impressionò
.
Però
ciò
che
mi
disse
risultò
davvero
esatto
»
.
Minimizzare
agli
occhi
di
un
americano
il
personaggio
di
Giap
è
quasi
un
insulto
:
ne
sono
tutti
un
po
'
innamorati
,
come
lo
furono
di
Rommel
.
L
'
espressione
«
snob
francese
»
lo
lasciò
quindi
smarrito
.
Forse
non
la
capì
.
La
rivelazione
che
fosse
«
noioso
come
un
professore
»
lo
disturbò
:
sa
di
avere
lui
stesso
le
stigmate
del
tipo
noioso
e
per
ben
due
volte
il
suo
sguardo
azzurro
lampeggiò
in
modo
ostile
.
Il
particolare
che
lo
colpì
maggiormente
,
però
,
fu
quello
che
io
dessi
credito
a
Giap
d
'
avermi
previsto
cose
esatte
.
Infatti
m
'
interruppe
e
:
«
Esatte
perché
?
»
.
Perché
Giap
aveva
annunciato
nel
1969
ciò
che
sarebbe
successo
nel
1972
,
replicai
.
«
Ad
esempio
?
»
Ad
esempio
il
fatto
che
gli
americani
si
sarebbero
ritirati
a
poco
a
poco
e
poi
avrebbero
abbandonato
quella
guerra
che
costava
sempre
più
soldi
,
rischiava
perciò
di
condurli
sull
'
orlo
dell
'
inflazione
.
Lo
sguardo
azzurro
lampeggiò
di
nuovo
.
«
E
quale
fu
,
a
suo
parere
,
la
cosa
più
importante
che
le
disse
Giap
?
»
L
'
avere
sconfessato
,
in
sostanza
,
l
'
offensiva
del
Tet
attribuendola
ai
soli
vietcong
.
Stavolta
lui
non
commentò
.
Chiese
soltanto
:
«
Ritiene
che
l
'
iniziativa
fosse
partita
dai
vietcong
?
»
.
«
Forse
sì
,
dottor
Kissinger
.
Lo
sanno
tutti
che
a
Giap
piacciono
le
offensive
coi
carri
armati
,
alla
Rommel
.
Infatti
l
'
offensiva
di
Pasqua
la
fece
alla
Rommel
e
...
»
«
Ma
l
'
ha
persa
!
»
protestò
.
«
L
'
ha
proprio
persa
?
»
ribattei
.
«
Cosa
le
fa
pensare
che
non
l
'
abbia
persa
?
»
«
Il
fatto
che
lei
abbia
accettato
un
accordo
che
non
piace
a
Thieu
,
dottor
Kissinger
.
»
E
,
tentando
di
strappargli
qualche
notizia
,
aggiunsi
in
tono
distratto
:
«
Thieu
non
cederà
mai
»
.
Cadde
nel
piccolo
tranello
.
Rispose
:
«
Cederà
.
Deve
»
.
Abbandonato
Giap
,
l
'
esame
si
concentrò
su
Thieu
:
il
suo
terreno
minato
.
Mi
chiese
cosa
pensassi
di
Thieu
.
Gli
dissi
che
non
m
'
era
mai
piaciuto
.
«
E
perché
non
le
è
mai
piaciuto
?
»
«
Dottor
Kissinger
,
lo
sa
meglio
di
me
.
Lei
ci
ha
sudato
tre
giorni
,
con
Thieu
,
anzi
quattro
.
»
Ciò
gli
strappò
un
sospiro
di
assenso
e
una
smorfia
che
a
ripensarci
stupisce
.
Kissinger
sa
controllare
in
modo
perfetto
la
faccia
,
ben
difficilmente
permette
alle
sue
labbra
e
ai
suoi
occhi
di
denunciare
un
'
idea
o
un
sentimento
.
Ma
in
quel
primo
incontro
,
chissà
perché
,
si
controllò
poco
.
Ogni
volta
che
dissi
qualcosa
contro
Thieu
annuì
o
sospirò
leggermente
o
sorrise
con
complicità
:
quasi
me
ne
fosse
grato
.
Dopo
Thieu
mi
interrogò
su
Cao
Ky
e
Do
Cao
Tri
.
Del
primo
disse
che
era
un
debole
e
chiacchierava
troppo
.
Del
secondo
disse
che
gli
dispiaceva
non
averlo
conosciuto
.
«
Era
davvero
un
gran
generale
?
»
.
Sì
,
confermai
,
un
gran
generale
e
un
generale
coraggioso
:
l
'
unico
generale
che
avessi
visto
andare
in
prima
linea
e
in
combattimento
.
Anche
per
questo
,
suppongo
,
lo
avevano
assassinato
.
«
Assassinato
!
?
Da
chi
?
»
.
«
Non
certo
dai
vietcong
,
dottor
Kissinger
.
L
'
elicottero
non
cadde
perché
era
stato
colpito
da
un
mortaio
,
ma
perché
qualcuno
aveva
manomesso
le
pale
.
E
certo
Thieu
non
pianse
,
nemmeno
Cao
Ky
.
Stava
creandosi
una
leggenda
intorno
a
Do
Cao
Tri
.
E
inoltre
egli
parlava
così
male
dei
due
.
Anche
durante
la
mia
intervista
li
aveva
attaccati
senza
pietà
.
»
La
cosa
lo
turbò
più
del
fatto
che
criticassi
più
tardi
l
'
esercito
sudvietnamita
.
Ciò
avvenne
quando
mi
chiese
dell
'
ultima
volta
che
ero
stata
a
Saigon
e
di
ciò
che
vi
avevo
visto
.
Gli
dissi
di
aver
visto
un
esercito
che
non
valeva
un
fico
e
,
quando
motivai
tale
condanna
,
il
suo
volto
assunse
un
'
espressione
perplessa
.
Infatti
,
sospettando
che
recitasse
,
scherzai
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dica
che
ha
bisogno
di
me
per
saper
queste
cose
.
Lei
che
è
l
'
uomo
più
informato
del
mondo
!
»
.
Ma
non
stette
allo
scherzo
e
rimase
perplesso
.
Al
quindicesimo
minuto
di
colloquio
,
quando
mi
mangiavo
le
mani
per
aver
accettato
quell
'
assurda
intervista
da
parte
di
colui
che
volevo
intervistare
,
dimenticò
un
poco
il
Vietnam
e
,
col
tono
del
reporter
zelante
,
mi
chiese
quali
fossero
i
capi
di
Stato
che
mi
avevano
impressionato
di
più
.
(
Il
verbo
impressionare
gli
piace
.
)
Rassegnata
gli
feci
l
'
elenco
.
Fu
d
'
accordo
soprattutto
su
Bhutto
:
«
Molto
intelligente
,
molto
brillante
»
.
Non
fu
d
'
accordo
su
Indira
Gandhi
:
«
Davvero
le
è
piaciuta
Indira
Gandhi
?
!
?
»
.
Neanche
volesse
giustificare
la
cattiva
scelta
che
aveva
suggerito
a
Nixon
durante
il
conflitto
indo
-
pakistano
,
quando
s
'
era
schierato
a
favore
dei
pakistani
che
avrebbero
perso
la
guerra
e
contro
gli
indiani
che
l
'
avrebbero
vinta
.
Di
un
altro
capo
di
Stato
,
su
cui
avevo
detto
che
non
m
'
era
sembrato
intelligentissimo
ma
mi
era
piaciuto
moltissimo
,
disse
:
«
L
'
intelligenza
non
serve
per
fare
i
capi
di
Stato
.
La
dote
che
conta
,
nei
capi
di
Stato
,
è
la
forza
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
»
.
Tengo
la
frase
fra
le
più
interessanti
che
m
'
abbia
detto
,
con
o
senza
il
registratore
.
Illustra
il
suo
tipo
,
la
sua
personalità
.
L
'
uomo
ama
la
forza
,
anzitutto
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
.
L
'
intelligenza
lo
interessa
assai
meno
,
sebbene
ne
possegga
in
abbondanza
.
L
'
ultimo
capitolo
dell
'
esame
nacque
dalla
domanda
che
meno
mi
aspettavo
:
«
Cosa
pensa
che
accadrà
col
cessate
il
fuoco
?
»
.
Presa
alla
sprovvista
,
dissi
la
verità
.
Dissi
che
lo
avevo
scritto
nella
mia
corrispondenza
appena
pubblicata
sull
'
«
Europeo
»
:
sarebbe
avvenuto
un
bagno
di
sangue
,
dalle
due
parti
.
«
E
il
primo
a
incominciare
sarà
proprio
il
suo
amico
Thieu
.
»
Balzò
su
:
«
Amico
mio
?
»
.
«
Be
'
,
insomma
Thieu
.
»
«
E
perché
?
»
«
Perché
prima
ancora
che
i
vietcong
provvedano
alle
loro
stragi
,
nelle
prigioni
e
nei
penitenziari
egli
farà
una
carneficina
.
Non
ci
saranno
molti
neutralisti
e
molti
vietcong
a
far
parte
del
governo
provvisorio
dopo
il
cessate
il
fuoco
...
»
Lui
aggrottò
la
fronte
,
restò
un
po
'
zitto
,
infine
disse
:
«
Anche
lei
crede
nel
bagno
di
sangue
.
Ma
ci
saranno
i
supervisori
internazionali
!
»
.
«
Dottor
Kissinger
,
anche
a
Dacca
c
'
erano
gli
indiani
.
Non
riuscirono
mica
a
impedire
i
massacri
fatti
dai
mukti
bahini
a
spese
dei
bihari
»
.
«
Già
.
Già
.
E
se
...
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
«
Come
,
dottor
Kissinger
?
»
«
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
ripeté
.
Mi
sarei
tagliata
la
lingua
,
avrei
pianto
.
Credo
anzi
di
aver
alzato
verso
di
lui
due
occhi
lucidi
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dia
l
'
angoscia
di
averle
messo
in
testa
una
cosa
sbagliata
.
Dottor
Kissinger
,
la
carneficina
reciproca
avverrà
comunque
:
oggi
,
tra
un
anno
,
due
anni
.
E
se
la
guerra
continua
ancora
un
anno
,
due
anni
,
oltre
ai
morti
di
quella
carneficina
dovremo
contare
i
morti
per
i
bombardamenti
e
i
combattimenti
.
Mi
spiego
?
Dieci
più
venti
fa
trenta
.
Sono
meglio
dieci
morti
o
trenta
morti
?
»
.
Su
questa
storia
,
del
resto
,
non
dormii
per
due
notti
e
quando
ci
rivedemmo
per
l
'
intervista
glielo
confessai
.
Lui
mi
consolò
dicendo
che
non
mi
facessi
turbare
da
complessi
di
colpa
,
che
il
mio
calcolo
matematico
era
esatto
:
meglio
dieci
che
trenta
.
Tuttavia
l
'
episodio
mi
buca
ancora
il
cuore
.
È
un
uomo
che
ascolta
tutto
,
registra
tutto
come
un
computer
.
E
quando
sembra
che
abbia
buttato
via
un
'
informazione
ormai
vecchia
e
non
buona
,
la
ritira
fuori
come
se
fosse
freschissima
e
buona
.
Al
venticinquesimo
minuto
circa
,
decise
che
avevo
passato
gli
esami
.
Forse
mi
avrebbe
dato
l
'
intervista
.
Però
restava
un
particolare
che
lo
disturbava
un
po
'
:
ero
una
donna
,
e
proprio
con
una
donna
,
la
giornalista
francese
che
aveva
scritto
il
libretto
Dear
Henry
,
egli
aveva
avuto
un
'
esperienza
infelice
.
Magari
,
e
con
tutte
le
mie
buone
intenzioni
,
anch
'
io
lo
avrei
messo
in
imbarazzo
.
Mi
arrabbiai
.
Certo
non
potevo
dirgli
ciò
che
mi
bruciava
le
labbra
:
vale
a
dire
che
non
avevo
alcuna
intenzione
di
innamorarmi
di
lui
,
e
tormentarlo
con
una
corte
spietata
.
Ma
potevo
dirgli
altre
cose
,
e
gliele
dissi
:
che
non
mi
mettesse
nella
situazione
in
cui
m
'
ero
trovata
a
Saigon
nel
1968
quando
,
per
la
figuraccia
fatta
da
un
italiano
vigliacco
,
ero
stata
costretta
ad
abbandonarmi
ad
audacie
che
non
mi
divertono
affatto
.
Non
ero
responsabile
allora
della
viltà
di
un
tale
che
aveva
un
passaporto
italiano
,
e
non
ero
responsabile
ora
del
cattivo
gusto
di
una
signora
che
faceva
il
mio
stesso
mestiere
.
Così
non
dovevo
pagarne
il
prezzo
:
se
era
necessario
,
sarei
andata
da
lui
con
un
paio
di
baffi
.
Ne
convenne
senza
abbandonarsi
a
un
sorriso
,
e
mi
annunciò
che
avrebbe
trovato
un
'
ora
durante
la
giornata
di
sabato
.
Alle
dieci
di
sabato
4
novembre
ero
di
nuovo
alla
Casa
Bianca
.
Alle
dieci
e
mezzo
entravo
di
nuovo
nel
suo
ufficio
e
aprivo
il
registratore
.
Ma
l
'
intervista
durò
meno
di
un
'
ora
:
fu
interrotta
cinque
o
sei
volte
da
chiamate
,
telefonate
in
partenza
e
in
arrivo
,
note
presidenziali
.
Poi
,
proprio
sul
più
bello
,
mentre
lui
denunciava
l
'
essenza
inafferrabile
del
suo
personaggio
,
uno
dei
telefoni
squillò
di
nuovo
.
Era
Nixon
e
:
poteva
il
dottor
Kissinger
passare
un
attimo
da
lui
?
Certo
,
signor
presidente
.
Scattò
in
piedi
,
mi
disse
di
aspettarlo
,
avrebbe
cercato
di
darmi
ancora
un
po
'
di
tempo
,
uscì
dalla
stanza
,
e
non
lo
rividi
più
.
All
'
una
del
pomeriggio
il
suo
assistente
Dick
Campbell
venne
tutto
imbarazzato
a
spiegarmi
che
il
presidente
partiva
per
la
California
:
il
dottor
Kissinger
doveva
partire
con
lui
.
Non
sarebbe
tornato
a
Washington
prima
di
martedì
sera
,
quando
avrebbero
incominciato
lo
spoglio
dei
voti
,
ma
dubitava
fortemente
che
potessi
concludere
l
'
intervista
in
quei
giorni
.
Se
avessi
potuto
aspettare
la
fine
di
novembre
,
quando
tante
cose
si
sarebbero
chiarite
...
La
fine
di
novembre
era
una
data
che
lo
stesso
Kissinger
s
'
era
lasciata
scappare
:
così
denunciando
la
sua
convinzione
(
o
speranza
)
di
firmare
l
'
accordo
entro
le
prossime
tre
settimane
.
Ma
valeva
la
pena
cercare
la
conferma
di
un
ritratto
che
avevo
già
in
mano
?
Un
ritratto
che
nasce
da
una
confusione
di
linee
,
colori
,
risposte
evasive
,
frasi
reticenti
,
silenzi
irritanti
.
Sul
Vietnam
,
ovvio
,
non
poteva
dirmi
di
più
e
mi
stupisco
che
abbia
detto
tanto
:
che
quella
guerra
finisca
o
continui
,
dipende
in
fondo
da
lui
,
non
può
permettersi
il
lusso
di
compromettere
tutto
con
una
parola
di
più
.
Su
se
stesso
però
non
aveva
certi
problemi
e
,
tuttavia
,
ogni
qualvolta
gli
rivolgevo
una
domanda
precisa
,
si
irrigidiva
e
sfuggiva
come
un
'
anguilla
.
Un
'
anguilla
più
ghiaccia
del
ghiaccio
.
Dio
,
che
uomo
ghiaccio
.
Per
tutta
l
'
intervista
non
mutò
mai
quella
espressione
senza
espressione
,
quello
sguardo
ironico
o
duro
,
non
alterò
mai
il
tono
di
quella
voce
monotona
,
triste
,
sempre
uguale
.
L
'
ago
del
registratore
si
sposta
quando
una
parola
è
pronunciata
in
tono
più
alto
o
più
basso
.
Con
lui
restò
fermo
e
,
più
di
una
volta
,
detti
un
colpo
di
tosse
per
accertarmi
che
tutto
funzionasse
bene
.
Sai
il
rumore
ossessionante
,
martellante
,
della
pioggia
che
cade
sul
tetto
?
La
sua
voce
è
così
.
E
,
in
fondo
,
anche
i
suoi
pensieri
:
mai
turbati
da
un
desiderio
di
fantasia
,
da
un
disegno
di
bizzarria
,
da
una
tentazione
di
errore
.
Tutto
è
calcolato
in
lui
,
controllato
come
nel
volo
di
un
aereo
guidato
dal
pilota
automatico
.
Pesa
ogni
frase
,
fino
al
milligrammo
.
Non
gli
scappa
nulla
che
non
intenda
dire
perché
rientra
nella
meccanica
di
una
utilità
.
Le
Duc
Tho
deve
aver
sudato
cento
camicie
in
quei
giorni
e
Thieu
deve
aver
piegato
la
sua
astuzia
a
una
prova
durissima
.
Henry
Kissinger
ha
i
nervi
e
il
cervello
di
un
giocatore
di
scacchi
.
Naturalmente
troverai
tesi
che
prendono
in
considerazione
altri
lati
del
suo
personaggio
:
ad
esempio
,
il
fatto
che
sia
inequivocabilmente
un
ebreo
e
irrimediabilmente
un
tedesco
.
Ad
esempio
il
fatto
che
,
come
ebreo
e
come
tedesco
,
trapiantato
in
un
paese
che
guarda
ancora
con
sospetto
agli
ebrei
e
ai
tedeschi
,
si
porti
addosso
un
mucchio
di
modi
,
di
contraddizioni
,
di
risentimenti
,
e
forse
di
umanità
nascosta
.
Dimenticando
che
malgrado
ciò
siede
in
cima
alla
piramide
,
puoi
anche
trovare
in
lui
gli
elementi
del
personaggio
che
s
'
innamora
di
Marlene
Dietrich
nel
film
L
'
angelo
azzurro
.
La
sua
debolezza
per
le
donne
gli
è
già
costata
un
matrimonio
:
prima
o
poi
,
dicono
,
perderà
la
testa
per
una
di
quelle
bellezze
che
se
lo
contendono
solo
perché
si
chiama
Henry
Kissinger
e
rende
in
pubblicità
.
È
possibile
.
Però
,
ai
miei
occhi
,
egli
resta
il
tipico
eroe
di
una
società
dove
tutto
è
possibile
:
perfino
che
un
austero
professore
di
Harvard
,
uso
a
scrivere
barbosissimi
libri
di
storia
e
saggi
sul
controllo
dell
'
energia
atomica
,
divenga
una
specie
di
divo
che
governa
insieme
al
presidente
,
una
specie
di
playboy
che
assesta
i
rapporti
fra
le
grandi
potenze
e
interrompe
le
guerre
,
un
enigma
che
si
cerca
di
decifrare
senza
accorgersi
che
probabilmente
non
c
'
è
nulla
o
quasi
nulla
da
decifrare
.
Perché
,
qui
,
anche
l
'
avventura
si
veste
di
grigio
.
Mi
chiedo
ciò
che
prova
in
questi
giorni
,
dottor
Kissinger
.
Mi
chiedo
se
anche
lei
sia
deluso
come
noi
,
come
la
maggior
parte
del
mondo
.
È
deluso
,
signor
Kissinger
?
Deluso
?
E
perché
?
Cos
'
è
successo
,
in
questi
giorni
,
per
cui
dovrei
esser
deluso
?
Una
cosa
non
allegra
,
dottor
Kissinger
:
malgrado
lei
avesse
detto
che
la
pace
era
«
a
portata
di
mano
»
,
e
malgrado
avesse
confermato
che
l
'
accordo
coi
nordvietnamiti
era
stato
raggiunto
,
la
pace
non
è
venuta
.
La
guerra
continua
come
prima
e
peggio
di
prima
.
La
pace
ci
sarà
.
Siamo
decisi
ad
averla
e
ci
sarà
.
Ci
sarà
entro
poche
settimane
e
anche
meno
,
cioè
subito
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
coi
nordvietnamiti
per
l
'
accordo
definitivo
.
Così
dissi
dieci
giorni
fa
e
così
ripeto
.
Sì
,
la
pace
avverrà
in
uno
spazio
di
tempo
ragionevolmente
breve
se
Hanoi
accetta
un
'
altra
seduta
prima
di
firmare
l
'
accordo
,
una
seduta
per
definire
i
dettagli
,
e
se
l
'
accetta
nello
stesso
spirito
e
con
lo
stesso
atteggiamento
tenuto
in
ottobre
.
Quei
«
se
»
sono
l
'
unica
incertezza
degli
ultimi
giorni
.
Ma
è
un
'
incertezza
che
non
voglio
nemmeno
considerare
:
lei
si
lascia
prendere
dal
panico
e
in
queste
cose
non
bisogna
lasciarsi
prendere
dal
panico
.
Neanche
dall
'
impazienza
.
Il
fatto
è
che
...
Insomma
,
per
mesi
abbiamo
condotto
questi
negoziati
e
voi
giornalisti
non
ci
avete
creduto
.
Avete
continuato
a
dire
che
essi
non
avrebbero
approdato
a
nulla
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
avete
gridato
alla
pace
già
fatta
e
infine
ora
dite
che
i
negoziati
sono
falliti
.
Così
dicendo
ci
misurate
la
febbre
ogni
giorno
,
quattro
volte
al
giorno
.
Ma
la
misurate
dal
punto
di
vista
di
Hanoi
.
E
...
badi
bene
:
io
capisco
il
punto
di
vista
di
Hanoi
.
I
nordvietnamiti
volevano
che
noi
firmassimo
il
31
ottobre
:
il
che
era
ragionevole
e
irragionevole
insieme
e
...
No
,
non
intendo
polemizzare
su
questo
.
Ma
vi
eravate
impegnati
a
firmare
il
31
ottobre
!
Io
dico
e
ripeto
che
furono
loro
a
insistere
per
questa
data
e
che
,
per
evitare
un
dibattito
astratto
su
date
che
allora
apparivano
addirittura
teoriche
,
dicemmo
che
avremmo
fatto
ogni
sforzo
per
concludere
i
negoziati
entro
il
31
ottobre
.
Ma
fu
sempre
chiaro
,
almeno
per
noi
,
che
non
avremmo
potuto
firmare
un
accordo
in
cui
restavano
da
definire
dettagli
.
Non
avremmo
potuto
osservare
una
data
solo
perché
,
in
buona
fede
,
avevamo
promesso
di
fare
ogni
sforzo
per
osservarla
.
Così
a
che
punto
siamo
?
Al
punto
che
quei
dettagli
restano
da
definire
e
che
un
nuovo
incontro
è
indispensabile
.
Loro
dicono
che
non
è
indispensabile
,
che
non
è
necessario
.
Io
dico
che
è
indispensabile
e
che
ci
sarà
.
Ci
sarà
non
appena
i
nordvietnamiti
mi
chiameranno
a
Parigi
.
Ma
siamo
soltanto
al
quattro
novembre
,
oggi
è
il
4
novembre
,
e
posso
capire
che
i
nord
-
vietnamiti
non
vogliano
riprendere
i
negoziati
pochi
giorni
dopo
la
data
in
cui
avevano
chiesto
di
firmare
.
Posso
capire
questo
loro
rinvio
.
Ma
non
è
concepibile
,
almeno
per
me
,
che
essi
rifiutino
un
'
altra
seduta
.
Proprio
ora
che
abbiamo
percorso
il
novanta
per
cento
della
strada
e
stiamo
raggiungendo
la
meta
.
No
,
non
sono
deluso
.
Lo
sarò
,
certo
,
se
Hanoi
vorrà
rompere
l
'
accordo
,
se
Hanoi
vorrà
rifiutare
di
discutere
ogni
modifica
.
Ma
non
posso
crederci
,
no
.
Non
posso
neanche
sospettare
che
si
sia
giunti
così
lontano
per
fallire
su
una
questione
di
prestigio
,
di
procedura
,
di
date
,
di
sfumature
.
Eppure
hanno
l
'
aria
d
'
essersi
proprio
irrigiditi
,
dottor
Kissinger
.
Sono
tornati
a
un
vocabolario
duro
,
hanno
fatto
accuse
pesanti
,
quasi
insultanti
per
lei
...
Oh
,
questo
non
significa
nulla
.
È
successo
anche
prima
e
non
ci
abbiamo
mai
dato
peso
.
Direi
che
il
vocabolario
duro
,
le
accuse
pesanti
,
magari
gli
insulti
rientrano
nella
normalità
.
Nell
'
essenza
,
nulla
è
cambiato
.
Dopo
martedì
31
ottobre
,
cioè
da
quando
qui
ci
siamo
calmati
,
voi
continuate
a
chiederci
se
il
malato
è
ammalato
.
Però
io
di
malattie
non
ne
vedo
.
E
ritengo
davvero
che
le
cose
si
svolgeranno
più
o
meno
come
affermo
.
La
pace
,
ripeto
,
avverrà
nel
giro
di
poche
settimane
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
.
Non
nel
giro
di
molti
mesi
.
Nel
giro
di
poche
settimane
.
Ma
quando
riprenderanno
i
negoziati
?
È
questo
il
punto
.
Non
appena
Le
Duc
Tho
vorrà
rivedermi
.
Sto
qui
ad
aspettare
.
Ma
senza
sentirmi
inquieto
,
glielo
assicuro
.
Perbacco
!
Prima
,
fra
incontro
e
incontro
passavano
due
o
tre
settimane
!
Non
vedo
perché
ora
ci
si
debba
angosciare
se
passano
giorni
.
La
sola
ragione
del
nervosismo
che
vi
ha
preso
tutti
è
che
la
gente
si
chiede
:
«
Ma
questi
negoziati
riprenderanno
?
»
.
Quando
eravate
cinici
e
non
credevate
che
accadesse
qualcosa
,
non
vi
accorgevate
mai
che
il
tempo
passasse
.
Siete
stati
troppo
pessimisti
all
'
inizio
,
poi
troppo
ottimisti
dopo
la
mia
conferenza
-
stampa
,
e
ora
siete
di
nuovo
troppo
pessimisti
.
Non
volete
mettervi
in
testa
che
tutto
sta
procedendo
come
io
ho
sempre
pensato
dal
momento
in
cui
ho
detto
che
la
pace
era
a
portata
di
mano
.
Allora
calcolai
un
paio
di
settimane
,
mi
sembra
.
Ma
anche
se
dovessero
essere
di
più
...
Basta
,
non
voglio
parlare
più
del
Vietnam
.
Non
posso
permettermelo
,
in
questo
momento
.
Ogni
parola
che
dico
diventa
notizia
.
Alla
fine
di
novembre
forse
...
Senta
,
perché
non
ci
vediamo
alla
fine
di
novembre
?
Perché
è
più
interessante
ora
,
dottor
Kissinger
.
Perché
Thieu
,
per
esempio
,
l
'
ha
sfidata
a
parlare
.
Legga
questo
ritaglio
del
«
New
York
Times
»
.
Porta
la
frase
di
Thieu
:
«
Chiedetelo
a
Kissinger
quali
sono
i
punti
che
ci
dividono
,
quali
sono
i
punti
che
non
accetto
»
.
Mi
faccia
leggere
...
Ah
!
No
,
non
gli
risponderò
.
Non
terrò
conto
di
questo
invito
.
Ha
già
risposto
lui
,
dottor
Kissinger
.
Lo
ha
già
detto
lui
che
il
punto
dolente
nasce
dal
fatto
che
,
secondo
l
'
accordo
da
lei
accettato
,
le
truppe
nordvietnamite
resteranno
nel
Vietnam
del
Sud
.
Dottor
Kissinger
,
crede
che
riuscirà
mai
a
convincere
Thieu
?
Crede
che
l
'
America
dovrà
firmare
con
Hanoi
separatamente
?
Non
me
lo
chieda
.
Io
devo
attenermi
a
ciò
che
ho
detto
pubblicamente
dieci
giorni
fa
...
Non
posso
,
non
devo
considerare
un
'
ipotesi
che
penso
non
si
verificherà
.
Un
'
ipotesi
che
non
deve
verificarsi
.
Io
posso
dirle
soltanto
che
noi
siamo
determinati
a
fare
questa
pace
,
e
che
la
faremo
comunque
,
nel
più
breve
tempo
possibile
dopo
il
mio
nuovo
incontro
con
Le
Duc
Tho
.
Thieu
può
dire
ciò
che
vuole
.
È
affar
suo
.
Dottor
Kissinger
,
se
le
mettessi
una
rivoltella
alla
tempia
e
le
ingiungessi
di
scegliere
tra
una
cena
con
Thieu
e
una
cena
con
Le
Duc
Tho
...
chi
sceglierebbe
?
Non
posso
rispondere
a
questa
domanda
.
E
se
vi
rispondessi
io
dicendo
:
mi
piace
pensare
che
lei
andrebbe
più
volentieri
a
cena
con
Le
Duc
Tho
?
Non
posso
,
non
posso
...
non
voglio
rispondere
a
questa
domanda
.
Può
rispondere
a
questa
domanda
allora
:
le
è
piaciuto
Le
Duc
Tho
?
Sì
.
L
'
ho
trovato
un
uomo
molto
dedicato
alla
sua
causa
,
molto
serio
,
molto
forte
,
e
sempre
cortese
,
educato
.
Talvolta
anche
assai
duro
,
anzi
difficile
da
trattare
:
ma
questa
è
una
cosa
che
ho
sempre
rispettato
in
lui
.
Sì
,
io
rispetto
molto
Le
Duc
Tho
.
Naturalmente
il
nostro
rapporto
è
stato
molto
professionale
ma
credo
...
credo
di
aver
avvertito
una
certa
dolcezza
dietro
alle
sue
spalle
.
E
vero
,
ad
esempio
,
che
a
momenti
riuscivamo
perfino
a
scherzare
.
Dicevamo
che
un
giorno
io
sarei
andato
a
insegnare
relazioni
internazionali
all
'
Università
di
Hanoi
e
che
lui
sarebbe
venuto
a
insegnare
marxismo
-
leninismo
all
'
Università
Harvard
.
Be
'
,
definirei
buoni
i
nostri
rapporti
.
Direbbe
la
stessa
cosa
per
Thieu
?
Anche
con
Thieu
avevo
buoni
rapporti
.
Prima
...
Già
,
prima
.
I
sudvietnamiti
l
'
hanno
detto
che
non
vi
siete
salutati
come
i
migliori
amici
.
Che
hanno
detto
?
Sì
.
Affermerebbe
il
contrario
,
dottor
Kissinger
?
Ecco
...
Certo
avevamo
e
abbiamo
i
nostri
punti
di
vista
.
E
non
necessariamente
gli
stessi
punti
di
vista
.
Dunque
diciamo
che
ci
siamo
salutati
da
alleati
,
io
e
Thieu
.
Dottor
Kissinger
,
che
Thieu
fosse
un
osso
più
duro
di
quanto
si
credeva
è
ormai
dimostrato
.
Dunque
,
anche
nei
riguardi
di
Thieu
,
sente
di
aver
fatto
tutto
ciò
che
v
'
era
da
fare
oppure
spera
di
poter
fare
ancora
qualcosa
?
Insomma
,
si
sente
ottimista
sul
problema
Thieu
?
Sì
che
mi
sento
ottimista
!
Ho
ancora
qualcosa
da
fare
!
Molto
da
fare
!
Non
ho
affatto
finito
,
non
abbiamo
affatto
finito
!
E
non
mi
sento
impotente
.
Non
mi
sento
scoraggiato
.
Affatto
.
Mi
sento
pronto
,
fiducioso
.
Ottimista
.
Se
non
posso
parlare
di
Thieu
,
se
non
posso
dirle
ciò
che
stiamo
facendo
a
questo
punto
delle
trattative
,
ciò
non
significa
che
mi
appresti
a
perdere
la
fiducia
di
sistemare
ogni
cosa
entro
il
tempo
che
dico
.
Ecco
perché
è
inutile
che
Thieu
chieda
a
voi
giornalisti
di
farmi
definire
i
punti
su
cui
non
ci
troviamo
d
'
accordo
.
È
così
inutile
che
non
mi
innervosisco
neanche
a
tale
richiesta
.
Del
resto
io
non
sono
un
tipo
che
si
lascia
trascinare
dalle
emozioni
.
Le
emozioni
non
servono
a
niente
.
Meno
che
a
tutto
servono
a
raggiunger
la
pace
.
Ma
chi
muore
,
chi
sta
morendo
,
ha
fretta
,
dottor
Kissinger
.
Sui
giornali
di
stamane
c
'
era
una
fotografia
tremenda
:
quella
di
un
giovanissimo
vietcong
morto
due
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
poi
c
'
era
una
notizia
tremenda
:
quella
dei
22
americani
morti
sull
'
elicottero
abbattuto
da
una
granata
vietcong
,
tre
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
mentre
lei
condanna
la
fretta
,
il
dipartimento
americano
della
Difesa
invia
nuove
armi
e
nuove
munizioni
a
Thieu
,
Hanoi
fa
lo
stesso
.
Quello
era
inevitabile
.
Succede
sempre
prima
di
un
cessate
il
fuoco
.
Non
ricorda
le
manovre
che
avvennero
nel
Medio
Oriente
al
momento
del
cessate
il
fuoco
?
Durarono
almeno
due
anni
.
Sa
,
il
fatto
che
noi
si
mandi
altre
armi
a
Saigon
e
che
Hanoi
mandi
altre
armi
ai
nordvietnamiti
installati
nel
Sud
Vietnam
non
significa
nulla
.
Nulla
.
Nulla
.
E
non
mi
faccia
parlare
ancora
del
Vietnam
,
la
prego
.
Non
vuol
parlare
neanche
del
fatto
che
,
secondo
molti
,
l
'
accordo
accettato
da
lei
e
da
Nixon
sia
praticamente
un
atto
di
resa
ad
Hanoi
?
È
un
'
assurdità
!
È
un
'
assurdità
dire
che
il
presidente
Nixon
,
un
presidente
che
dinanzi
all
'
Unione
Sovietica
e
alla
Cina
comunista
e
in
vista
delle
sue
stesse
elezioni
ha
assunto
un
atteggiamento
di
assistenza
e
di
difesa
per
il
Sud
Vietnam
contro
ciò
che
egli
considerava
un
'
invasione
nordvietnamita
...
è
un
'
assurdità
pensare
che
un
simile
presidente
possa
arrendersi
ad
Hanoi
.
E
perché
dovrebbe
arrendersi
proprio
ora
?
Ciò
che
noi
abbiamo
fatto
non
è
stato
arrenderci
.
È
stato
dare
al
Sud
Vietnam
un
'
opportunità
di
sopravvivere
in
condizioni
che
sono
,
oggi
,
più
politiche
che
militari
.
Ora
tocca
ai
sudvietnamiti
vincere
la
gara
politica
che
li
attende
.
Come
abbiamo
sempre
detto
.
Se
lei
paragona
l
'
accordo
accettato
con
le
nostre
proposte
dell'8
maggio
,
si
accorge
che
si
tratta
quasi
della
stessa
cosa
.
Non
vi
sono
grosse
differenze
tra
ciò
che
noi
proponemmo
lo
scorso
maggio
e
ciò
che
lo
schema
dell
'
accordo
accettato
contiene
.
Non
abbiamo
posto
nuove
clausole
,
non
abbiamo
fatto
altre
concessioni
.
Respingo
totalmente
e
assolutamente
il
giudizio
della
«
resa
»
.
Ma
,
e
ora
basta
davvero
parlare
del
Vietnam
.
Parliamo
di
Machiavelli
,
di
Cicerone
,
di
tutto
fuorché
del
Vietnam
.
Parliamo
della
guerra
,
dottor
Kissinger
.
Lei
non
è
pacifista
,
vero
?
No
,
non
credo
proprio
di
esserlo
.
Anche
se
rispetto
i
pacifisti
genuini
,
non
sono
d
'
accordo
con
nessun
pacifista
e
in
particolare
coi
pacifisti
a
metà
:
sa
,
quelli
che
sono
pacifisti
da
una
parte
e
tutt
'
altro
che
pacifisti
dall
'
altra
.
I
soli
pacifisti
con
cui
accetto
di
parlare
sono
coloro
che
sopportano
fino
in
fondo
le
conseguenze
della
non
violenza
:
ma
anche
con
loro
ci
parlo
volentieri
solo
per
dirgli
che
saranno
schiacciati
dalla
volontà
dei
più
forti
e
che
il
loro
pacifismo
può
portarli
soltanto
a
orribili
sofferenze
.
La
guerra
non
è
un
'
astrazione
,
è
qualcosa
che
dipende
dalle
condizioni
.
La
guerra
contro
Hitler
,
ad
esempio
,
era
necessaria
.
Con
ciò
non
voglio
dire
che
la
guerra
sia
di
per
sé
necessaria
,
che
le
nazioni
debbono
farla
per
mantenere
la
loro
virilità
.
Voglio
dire
che
esistono
princìpi
per
i
quali
le
nazioni
devono
essere
preparate
a
combattere
.
E
della
guerra
in
Vietnam
cosa
ha
da
dirmi
,
dottor
Kissinger
?
Lei
non
è
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
,
mi
pare
.
Come
avrei
potuto
?
Neanche
prima
di
avere
la
posizione
che
ho
oggi
...
No
,
non
sono
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
.
Ma
non
trova
che
Schlesinger
abbia
ragione
quando
dice
che
la
guerra
in
Vietnam
è
riuscita
solo
a
provare
come
mezzo
milione
di
americani
con
tutta
la
loro
tecnologia
fossero
incapaci
di
sconfiggere
uomini
male
armati
e
vestiti
di
un
pigiama
nero
?
Questo
è
un
altro
problema
.
Se
è
un
problema
che
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
necessaria
,
una
guerra
giusta
,
piuttosto
che
...
Giudizi
del
genere
dipendono
dalla
posizione
che
uno
assume
quando
il
paese
è
già
coinvolto
nella
guerra
e
non
resta
che
da
concepire
il
metodo
per
tirarlo
fuori
.
Dopo
tutto
,
il
mio
,
il
nostro
ruolo
è
stato
quello
di
ridurre
sempre
di
più
la
misura
in
cui
l
'
America
era
coinvolta
nella
guerra
,
e
poi
finire
la
guerra
.
In
ultima
analisi
la
storia
dirà
chi
ha
fatto
di
più
:
se
coloro
che
hanno
lavorato
criticando
e
basta
o
noi
che
abbiamo
tentato
di
ridurre
la
guerra
e
poi
l
'
abbiamo
finita
.
Sì
,
il
giudizio
spetta
ai
posteri
.
Quando
un
paese
è
coinvolto
in
una
guerra
non
basta
dire
:
bisogna
finirla
.
Bisogna
finirla
con
criterio
.
E
questo
è
ben
diverso
dal
dire
che
entrare
in
quella
guerra
fu
giusto
.
Ma
non
trova
,
dottor
Kissinger
,
che
sia
stata
una
guerra
inutile
?
Su
questo
posso
essere
d
'
accordo
.
Ma
non
dimentichiamo
che
la
ragione
per
cui
entrammo
in
quella
guerra
fu
per
impedire
che
il
Sud
fosse
mangiato
dal
Nord
,
fu
per
permettere
che
il
Sud
restasse
al
Sud
.
Naturalmente
con
ciò
non
voglio
dire
che
il
nostro
obbiettivo
fosse
solo
questo
...
Fu
anche
qualcosa
di
più
...
Ma
oggi
io
non
sono
nella
posizione
di
giudicare
se
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
giusta
o
no
,
se
entrarci
sia
stato
utile
o
inutile
.
Ma
stiamo
ancora
parlando
del
Vietnam
?
Sì
.
E
,
sempre
parlando
del
Vietnam
,
crede
di
poter
dire
che
questi
negoziati
sono
stati
e
sono
l
'
impresa
più
importante
della
sua
carriera
e
magari
della
sua
vita
?
Sono
stati
l
'
impresa
più
difficile
.
Spesso
anche
la
più
dolorosa
.
Ma
forse
non
è
neanche
giusto
definirli
l
'
impresa
più
difficile
:
è
più
esatto
dire
che
sono
stati
l
'
impresa
più
dolorosa
.
Perché
mi
hanno
coinvolto
emotivamente
.
Vede
,
avvicinarsi
alla
Cina
è
stato
un
lavoro
intellettualmente
difficile
ma
non
emotivamente
difficile
.
La
pace
in
Vietnam
invece
è
stato
un
lavoro
emotivamente
difficile
.
Quanto
a
definire
quei
negoziati
come
la
cosa
più
importante
che
ho
fatto
...
No
,
ciò
che
io
volevo
raggiungere
non
era
soltanto
la
pace
in
Vietnam
:
erano
tre
cose
.
Quest
'
accordo
,
l
'
avvicinamento
alla
Cina
e
un
nuovo
rapporto
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Io
ho
sempre
tenuto
molto
al
problema
di
un
rapporto
nuovo
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Direi
non
meno
che
all
'
avvicinamento
alla
Cina
e
alla
fine
della
guerra
in
Vietnam
.
E
ce
l
'
ha
fatta
.
È
riuscito
il
colpo
della
Cina
,
è
riuscito
il
colpo
della
Russia
,
è
quasi
riuscito
il
colpo
della
pace
in
Vietnam
.
Così
a
questo
punto
le
chiedo
,
dottor
Kissinger
,
ciò
che
chiedevo
agli
astronauti
quando
andavano
sulla
Luna
:
«
What
after
that
?
Cosa
farai
dopo
la
Luna
,
cosa
potrai
fare
di
più
del
tuo
mestiere
di
astronauta
?
»
.
Ah
!
E
cosa
le
rispondevano
gli
astronauti
?
Restavano
confusi
e
mi
rispondevano
:
«
Vedremo
...
Non
lo
so
»
.
Anch
'
io
.
Non
lo
so
proprio
cosa
farò
dopo
.
Però
,
contrariamente
agli
astronauti
,
non
ne
resto
confuso
.
Nella
mia
vita
io
ho
sempre
trovato
tante
cose
da
fare
e
son
certo
che
quando
avrò
lasciato
questo
posto
...
Naturalmente
avrò
bisogno
di
un
periodo
di
recupero
,
di
un
periodo
di
decompressione
:
non
ci
si
può
trovare
nella
posizione
in
cui
mi
trovo
io
,
poi
abbandonarla
e
incominciare
subito
qualcos
'
altro
.
Però
,
una
volta
decompresso
,
son
sicuro
di
trovare
un
'
attività
per
cui
valga
la
pena
.
Non
ci
voglio
pensare
ora
:
influenzerebbe
le
mie
...
il
mio
lavoro
.
Stiamo
attraversando
un
periodo
così
rivoluzionario
che
pianificare
la
propria
vita
,
oggigiorno
,
è
un
atteggiamento
da
piccoli
borghesi
del
1800
.
Tornerebbe
a
insegnare
ad
Harvard
?
Potrei
.
Ma
è
molto
,
molto
improbabile
.
Ci
sono
cose
più
interessanti
:
e
se
,
con
tutte
le
esperienze
che
ho
avuto
,
non
trovassi
un
modo
di
mantenermi
una
vita
interessante
...
sarà
proprio
colpa
mia
.
Del
resto
,
non
ho
mica
ancora
deciso
di
lasciare
questo
lavoro
.
Mi
piace
molto
,
sa
?
Certo
.
Il
potere
è
sempre
seducente
.
Dottor
Kissinger
,
in
quale
misura
il
potere
l
'
affascina
?
Cerchi
d
'
esser
sincero
.
Lo
sarò
.
Vede
,
quando
si
ha
in
mano
il
potere
,
e
quando
lo
si
ha
in
mano
per
un
lungo
periodo
di
tempo
,
si
finisce
per
considerarlo
come
qualcosa
che
ci
spetta
.
Io
sono
certo
che
,
quando
lascerò
questo
posto
,
avvertirò
la
mancanza
del
potere
.
Tuttavia
il
potere
come
strumento
fine
a
se
stesso
non
ha
alcun
fascino
sopra
di
me
.
Io
non
mi
sveglio
ogni
mattina
dicendo
perbacco
,
non
è
straordinario
che
possa
avere
a
mia
disposizione
un
aereo
,
che
un
'
automobile
con
l
'
autista
mi
attenda
dinanzi
alla
porta
?
Ma
chi
l
'
avrebbe
detto
che
sarebbe
stato
possibile
?
No
,
un
discorso
simile
non
mi
interessa
.
E
,
se
mi
capita
di
farlo
,
non
diviene
certo
un
elemento
determinante
.
Ciò
che
mi
interessa
è
quello
che
si
può
fare
con
il
potere
.
Si
possono
fare
cose
splendide
,
creda
...
Comunque
non
è
stata
la
ricerca
del
potere
a
spingermi
verso
questo
lavoro
.
Se
esamina
il
mio
passato
politico
,
scopre
che
il
presidente
Nixon
non
poteva
rientrare
nei
miei
piani
.
Sono
stato
contro
di
lui
in
ben
tre
elezioni
.
Lo
so
.
Una
volta
ha
persino
dichiarato
che
Nixon
«
non
era
adatto
a
fare
il
presidente
»
.
Le
capita
mai
,
dottor
Kissinger
,
di
sentirsi
imbarazzato
per
questo
con
Nixon
?
Io
non
ricordo
le
parole
esatte
che
posso
aver
pronunciato
contro
Richard
Nixon
.
Ma
suppongo
di
aver
detto
più
o
meno
a
quel
modo
dal
momento
che
si
continua
a
ripeter
la
frase
tra
virgolette
.
Se
l
'
ho
detto
,
comunque
,
ciò
fornisce
la
prova
che
Nixon
non
faceva
parte
dei
miei
piani
di
scalata
al
potere
.
E
quanto
al
fatto
di
sentirmi
imbarazzato
con
lui
...
No
,
non
lo
conoscevo
,
ecco
tutto
.
Verso
di
lui
avevo
l
'
atteggiamento
convenzionale
degli
intellettuali
,
ecco
tutto
.
Io
avevo
torto
.
Il
presidente
Nixon
ha
dimostrato
una
grande
forza
,
una
grande
abilità
.
Anche
nel
chiamarmi
.
Non
l
'
avevo
mai
avvicinato
quando
mi
offrì
questo
lavoro
.
Io
ne
rimasi
sbalordito
.
Dopo
tutto
egli
conosceva
la
scarsa
amicizia
e
la
poca
simpatia
che
avevo
sempre
mostrato
per
lui
.
Oh
,
sì
:
dette
prova
di
grande
coraggio
a
chiamarmi
.
Non
ci
ha
rimesso
,
dottor
Kissinger
.
Fuorché
nell
'
accusa
che
oggi
viene
rivolta
a
lei
:
quella
d
'
essere
la
balia
mentale
di
Nixon
.
È
un
'
accusa
totalmente
priva
di
senso
.
Non
dimentichiamo
che
,
prima
di
conoscermi
,
il
presidente
Nixon
era
stato
molto
attivo
in
politica
estera
.
Essa
era
sempre
stata
il
suo
interesse
divorante
.
Già
prima
che
egli
venisse
eletto
era
risultato
come
la
politica
estera
fosse
per
lui
una
questione
importantissima
.
Ha
idee
molto
chiare
in
proposito
.
È
un
uomo
forte
.
Del
resto
,
non
si
diventa
presidenti
degli
Stati
Uniti
,
non
si
è
nominati
due
volte
candidati
presidenziali
,
non
si
sopravvive
così
a
lungo
in
politica
,
se
si
è
un
uomo
debole
.
Del
presidente
Nixon
lei
può
pensar
quel
che
vuole
,
ma
una
cosa
è
certa
:
non
si
diventa
presidente
due
volte
perché
si
è
lo
strumento
di
qualcun
altro
.
Certe
interpretazioni
sono
romantiche
e
ingiuste
.
Gli
è
molto
affezionato
,
dottor
Kissinger
?
Ho
un
gran
rispetto
per
lui
.
Dottor
Kissinger
,
la
gente
dice
che
a
lei
non
importa
nulla
di
Nixon
.
Dice
che
a
lei
preme
fare
questo
mestiere
e
basta
.
Dice
che
l
'
avrebbe
fatto
con
qualsiasi
presidente
.
Io
non
sono
affatto
sicuro
,
invece
,
che
avrei
potuto
fare
con
un
altro
presidente
ciò
che
ho
fatto
con
lui
.
Un
rapporto
così
particolare
,
voglio
dire
il
rapporto
che
c
'
è
tra
me
e
il
presidente
,
dipende
sempre
dallo
stile
dei
due
uomini
.
In
altre
parole
,
non
conosco
molti
leader
,
e
ne
ho
conosciuti
parecchi
,
che
avrebbero
il
coraggio
di
mandare
il
loro
assistente
a
Pechino
senza
dirlo
a
nessuno
.
Non
conosco
molti
leader
che
lascerebbero
al
loro
assistente
il
compito
di
negoziare
coi
nordvietnamiti
,
di
ciò
informando
solo
un
minuscolo
gruppo
di
persone
.
Davvero
,
certe
cose
dipendono
dal
tipo
di
presidente
,
ciò
che
ho
fatto
è
stato
possibile
perché
me
lo
ha
reso
possibile
lui
.
Eppure
lei
fu
consigliere
anche
di
altri
presidenti
.
Anzi
di
presidenti
avversari
a
Nixon
.
Parlo
di
Kennedy
,
Johnson
...
La
mia
posizione
verso
tutti
i
presidenti
è
sempre
stata
quella
di
lasciare
a
loro
il
compito
di
decidere
se
volevano
o
non
volevano
conoscere
il
mio
parere
.
Quando
me
lo
chiedevano
,
io
glielo
davo
:
dicendo
a
tutti
,
indiscriminatamente
,
ciò
che
pensavo
.
Non
me
ne
è
mai
importato
del
partito
cui
essi
appartenevano
.
Ho
risposto
con
la
stessa
indipendenza
alle
domande
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
di
Nixon
.
Ho
dato
loro
gli
stessi
consigli
.
Con
Kennedy
fu
più
difficile
,
è
vero
.
Infatti
si
usa
dire
che
non
andavo
troppo
d
'
accordo
con
lui
.
Be
'
...
sì
:
sostanzialmente
fu
colpa
mia
.
A
quel
tempo
ero
troppo
più
immaturo
di
adesso
.
E
poi
ero
un
consigliere
a
tempo
perso
,
non
si
può
influenzare
la
politica
giornaliera
di
un
presidente
se
lo
vedi
due
volte
la
settimana
mentre
gli
altri
lo
vedono
sette
giorni
la
settimana
.
Voglio
dire
...
con
Kennedy
e
con
Johnson
io
non
fui
mai
in
una
posizione
paragonabile
a
quella
che
ho
adesso
con
Nixon
.
Nessun
machiavellismo
,
dottor
Kissinger
?
No
,
nessuno
.
Perché
?
Perché
in
alcuni
momenti
,
ascoltandola
,
vien
fatto
di
chiedersi
non
quanto
lei
abbia
influenzato
il
presidente
degli
Stati
Uniti
ma
quanto
Machiavelli
abbia
influenzato
lei
.
In
nessun
modo
.
V
'
è
davvero
molto
poco
,
nel
mondo
contemporaneo
,
che
si
possa
accettare
o
usare
di
Machiavelli
.
In
Machiavelli
io
trovo
interessante
soltanto
il
suo
modo
di
considerare
la
volontà
del
principe
.
Interessante
,
ma
non
al
punto
di
influenzarmi
.
Se
vuoi
sapere
chi
mi
ha
influenzato
di
più
,
le
rispondo
coi
nomi
di
due
filosofi
:
Spinoza
e
Kant
.
Sicché
è
curioso
che
lei
scelga
di
associarmi
a
Machiavelli
.
La
gente
mi
associa
piuttosto
al
nome
di
Metternich
.
Il
che
addirittura
è
infantile
.
Su
Metternich
io
ho
scritto
soltanto
un
libro
che
doveva
essere
l
'
inizio
di
una
lunga
serie
di
libri
sulla
costruzione
e
la
disintegrazione
dell
'
ordine
internazionale
nel
diciannovesimo
secolo
.
Era
una
serie
che
doveva
concludersi
con
la
Prima
guerra
mondiale
.
Tutto
qui
.
Non
può
esserci
nulla
in
comune
tra
me
e
Metternich
.
Lui
era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
,
dal
centro
dell
'
Europa
,
ci
volevano
tre
settimane
per
andare
da
un
continente
all
'
altro
.
Era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
le
guerre
erano
fatte
da
militari
di
professione
e
la
diplomazia
era
nelle
mani
degli
aristocratici
.
Come
si
può
paragonare
ciò
col
mondo
d
'
oggi
,
un
mondo
dove
non
esiste
nessun
gruppo
omogeneo
di
leader
,
nessuna
situazione
interna
omogenea
,
nessuna
realtà
culturale
omogenea
?
Dottor
Kissinger
,
ma
come
spiega
l
'
incredibile
divismo
che
la
distingue
,
come
spiega
il
fatto
d
'
essere
quasi
più
famoso
e
popolare
di
un
presidente
?
Ha
una
tesi
su
questa
faccenda
?
Sì
,
ma
non
gliela
dirò
.
Perché
non
coincide
con
la
tesi
dei
più
.
La
tesi
dell
'
intelligenza
ad
esempio
.
L
'
intelligenza
non
è
poi
così
importante
nell
'
esercizio
del
potere
e
,
spesso
,
addirittura
non
serve
.
Allo
stesso
modo
di
un
capo
di
Stato
,
un
tipo
che
fa
il
mio
mestiere
non
ha
bisogno
d
'
essere
troppo
intelligente
.
La
mia
tesi
è
completamente
diversa
ma
,
le
ripeto
,
non
gliela
dirò
.
Perché
dovrei
,
finché
sono
nel
mezzo
del
mio
lavoro
?
Mi
dica
piuttosto
la
sua
.
Sono
certo
che
anche
lei
ha
una
tesi
sui
motivi
della
mia
popolarità
.
Non
ne
sono
certa
,
dottor
Kissinger
.
Sto
cercandola
,
una
tesi
,
attraverso
questa
intervista
.
E
non
la
trovo
.
Suppongo
che
alla
radice
di
tutto
vi
sia
il
successo
.
Voglio
dire
:
come
a
un
giocatore
di
scacchi
,
le
sono
andate
bene
due
o
tre
mosse
.
La
Cina
anzitutto
.
Alla
gente
piace
chi
gioca
a
scacchi
e
si
mangia
il
re
.
Sì
,
la
Cina
è
stata
un
elemento
importantissimo
nella
meccanica
del
mio
successo
.
E
tuttavia
il
punto
principale
non
è
quello
.
Il
punto
principale
...
Ma
sì
,
glielo
dirò
.
Tanto
che
me
ne
importa
?
Il
punto
principale
nasce
dal
fatto
che
io
abbia
sempre
agito
da
solo
,
Agli
americani
ciò
piace
immensamente
.
Agli
americani
piace
il
cow
-
boy
che
guida
la
carovana
andando
avanti
da
solo
sul
suo
cavallo
,
il
cowboy
che
entra
tutto
solo
nella
città
,
nel
villaggio
,
col
suo
cavallo
e
basta
.
Magari
senza
neanche
una
rivoltella
perché
lui
non
spara
.
Lui
agisce
e
basta
:
dirigendosi
nel
posto
giusto
al
momento
giusto
.
Insomma
,
un
western
.
Ho
capito
.
Lei
si
vede
come
una
specie
di
Henry
Fonda
disarmato
e
pronto
a
menar
botte
per
onesti
ideali
.
Solitario
,
coraggioso
...
Non
necessariamente
coraggioso
.
Infatti
a
questo
cow
-
boy
non
serve
essere
coraggioso
.
Gli
basta
e
gli
serve
essere
solo
:
dimostrare
agli
altri
che
entra
in
città
e
fa
tutto
da
solo
.
Questo
personaggio
romantico
,
stupefacente
,
mi
si
addice
proprio
perché
esser
solo
ha
sempre
fatto
parte
del
mio
stile
o
,
se
preferisce
,
della
mia
tecnica
.
Insieme
all
'
indipendenza
.
Oh
,
quella
è
molto
importante
in
me
e
per
me
.
Infine
,
la
convinzione
.
Io
sono
sempre
convinto
di
dover
fare
quello
che
faccio
.
E
la
gente
lo
sente
,
ci
crede
.
E
io
ci
tengo
al
fatto
che
mi
creda
:
quando
si
commuove
o
si
conquista
qualcuno
,
non
lo
si
deve
imbrogliare
.
Non
si
può
nemmeno
calcolare
e
basta
.
Alcuni
credono
che
io
progetti
con
cura
quali
saranno
le
conseguenze
,
sul
pubblico
,
di
una
mia
iniziativa
o
di
una
mia
fatica
.
Credono
che
tale
preoccupazione
non
abbandoni
la
mia
mente
.
Invece
le
conseguenze
di
ciò
che
faccio
,
voglio
dire
il
giudizio
del
pubblico
,
non
mi
hanno
mai
tormentato
.
Io
non
chiedo
popolarità
,
non
cerco
popolarità
.
Anzi
,
se
vuoi
proprio
saperlo
,
non
me
ne
importa
nulla
della
popolarità
.
Non
ho
affatto
paura
di
perdere
il
mio
pubblico
,
posso
permettermi
di
dire
ciò
che
penso
.
Sto
alludendo
alla
genuinità
che
v
'
è
in
me
.
Se
io
mi
lasciassi
turbare
dalle
reazioni
del
pubblico
,
se
mi
muovessi
spinto
soltanto
da
una
tecnica
calcolata
,
non
combinerei
nulla
.
Guardi
gli
attori
:
quelli
veramente
buoni
non
si
servono
solo
della
tecnica
.
Recitano
allo
stesso
tempo
seguendo
una
tecnica
e
la
loro
convinzione
.
Sono
genuini
come
me
.
Non
dico
che
tutto
ciò
debba
durare
per
sempre
.
Anzi
,
può
evaporare
con
la
stessa
velocità
con
cui
è
venuto
.
Tuttavia
per
ora
c
'
è
.
Sta
forse
dicendomi
che
lei
è
un
uomo
spontaneo
,
dottor
Kissinger
?
Mio
dio
:
se
metto
da
parte
Machiavelli
,
il
primo
personaggio
con
cui
mi
viene
naturale
associarla
è
quello
di
un
matematico
freddo
,
controllato
fino
allo
spasimo
.
Mi
sbaglierò
,
ma
lei
è
un
uomo
molto
freddo
,
dottor
Kissinger
.
Nella
tattica
,
non
nella
strategia
.
Infatti
credo
più
nei
rapporti
umani
che
nelle
idee
.
Uso
le
idee
ma
ho
bisogno
di
rapporti
umani
,
come
ho
dimostrato
nel
mio
lavoro
.
Ciò
che
mi
è
successo
,
in
fondo
,
non
mi
è
successo
per
caso
?
Perbacco
,
io
ero
un
professore
totalmente
sconosciuto
.
Come
potevo
dire
a
me
stesso
:
«
Ora
manovro
le
cose
in
modo
da
diventare
internazionalmente
famoso
»
?
Sarebbe
stata
pura
follia
.
Volevo
essere
dove
accadono
le
cose
,
sì
,
ma
non
ho
mai
pagato
un
prezzo
per
esserci
.
Non
ho
mai
fatto
concessioni
.
Mi
son
sempre
lasciato
guidare
dalle
decisioni
spontanee
.
Uno
potrebbe
dire
:
allora
è
successo
perché
doveva
succedere
.
Si
dice
sempre
così
quando
le
cose
sono
successe
.
Non
si
dice
mai
così
delle
cose
che
non
succedono
:
non
è
mai
stata
scritta
la
storia
delle
cose
non
successe
.
In
un
certo
senso
,
però
,
io
sono
un
fatalista
.
Credo
nel
destino
.
Sono
convinto
,
sì
,
che
ci
si
debba
battere
per
raggiungere
uno
scopo
.
Ma
credo
anche
che
vi
siano
limiti
alla
lotta
che
l
'
uomo
può
fare
per
raggiungere
uno
scopo
.
Un
'
altra
cosa
,
dottor
Kissinger
:
ma
come
fa
a
mettere
insieme
le
tremende
responsabilità
che
si
è
assunto
e
la
frivola
reputazione
di
cui
gode
?
Come
fa
a
farsi
prendere
sul
serio
da
Mao
Tse
-
tung
,
da
Ciu
En
-
lai
,
da
Le
Duc
Tho
,
e
poi
farsi
giudicare
come
uno
spensierato
seduttore
di
donne
o
addirittura
un
playboy
?
Non
la
imbarazza
?
Nient
'
affatto
.
Perché
dovrebbe
imbarazzarmi
quando
vado
a
negoziare
con
Le
Duc
Tho
?
Quando
parlo
con
Le
Duc
l
'
ho
so
cosa
devo
fare
con
Le
Duc
Tho
e
quando
sono
con
le
ragazze
so
cosa
devo
fare
con
le
ragazze
.
D
'
altronde
,
Le
Duc
Tho
non
accetta
mica
di
negoziare
con
me
perché
rappresento
un
esempio
di
pura
rettitudine
.
Accetta
di
negoziare
con
me
perché
vuole
alcune
cose
da
me
allo
stesso
modo
in
cui
io
voglio
alcune
cose
da
lui
.
Guardi
,
nel
caso
di
Le
Duc
Tho
,
come
nel
caso
di
Ciu
En
-
lai
e
di
Mao
Tse
-
tung
,
io
penso
che
la
reputazione
di
playboy
mi
sia
stata
e
mi
sia
utile
perché
ha
servito
e
serve
a
rassicurare
la
gente
.
A
dimostrarle
che
io
non
sono
un
pezzo
da
museo
.
Comunque
,
quella
reputazione
da
frivolo
mi
diverte
.
E
pensare
che
io
la
ritenevo
una
reputazione
immeritata
,
insomma
una
messa
in
scena
più
che
una
verità
.
Be
'
,
in
parte
è
esagerata
:
ovvio
.
Ma
in
parte
,
ammettiamolo
,
è
vera
.
Ciò
che
conta
non
è
in
quale
misura
sia
vera
o
in
quale
misura
io
mi
dedichi
alle
donne
.
Ciò
che
conta
è
in
quale
misura
le
donne
facciano
parte
della
mia
vita
,
ne
siano
una
preoccupazione
centrale
.
Ebbene
,
non
lo
sono
per
niente
.
Per
me
le
donne
sono
soltanto
un
divertimento
,
un
hobby
.
Nessuno
dedica
tempo
eccessivo
agli
hobby
.
E
che
io
dedichi
loro
un
tempo
limitato
si
capisce
dando
un
'
occhiata
alla
mia
agenda
.
Le
dirò
di
più
:
non
di
rado
preferisco
vedere
i
miei
due
bambini
.
Li
vedo
spesso
,
infatti
,
sebbene
non
come
prima
.
Di
regola
ci
passo
insieme
il
Natale
,
le
feste
importanti
,
diverse
settimane
in
estate
,
e
vado
a
Boston
una
volta
al
mese
.
Per
trovarli
.
Certo
sa
che
sono
divorziato
da
anni
.
No
,
il
fatto
d
'
essere
divorziato
non
mi
pesa
.
Il
fatto
di
non
vivere
coi
miei
bambini
non
mi
dà
complessi
di
colpevolezza
.
Dal
momento
che
il
mio
matrimonio
era
finito
,
e
non
finito
per
colpa
dell
'
uno
o
dell
'
altra
,
non
c
'
era
ragione
di
rinunciare
al
divorzio
.
Del
resto
sono
molto
più
vicino
ai
miei
figli
ora
di
quanto
lo
fossi
quando
ero
marito
della
loro
madre
.
Sono
anche
molto
più
felice
,
ora
,
con
loro
.
Lei
è
contro
il
matrimonio
,
dottor
Kissinger
?
No
.
Quello
del
matrimonio
o
non
matrimonio
è
un
dilemma
che
può
risolversi
come
questione
di
principio
.
Potrebbe
accadere
che
mi
risposassi
...
sì
che
potrebbe
accadere
.
Però
,
sa
:
quando
si
è
persone
serie
come
lo
sono
io
,
dopotutto
,
coesistere
con
qualcun
altro
e
sopravvivere
a
tale
coesistenza
è
molto
difficile
.
II
rapporto
tra
una
donna
e
un
tipo
come
me
è
inevitabilmente
così
complesso
...
Bisogna
andar
cauti
.
Oh
,
mi
è
difficile
spiegare
queste
cose
.
Io
non
sono
una
persona
che
si
confida
coi
giornalisti
.
L
'
ho
capito
,
dottor
Kissinger
.
Non
ho
mai
intervistato
qualcuno
che
sfuggisse
come
lei
alle
domande
e
alle
definizioni
precise
,
nessuno
che
si
difendesse
come
lei
dall
'
altrui
tentativo
di
penetrare
la
sua
personalità
.
È
timido
,
lei
,
dottor
Kissinger
?
Sì
.
Abbastanza
.
Però
in
compenso
credo
d
'
essere
assai
equilibrato
.
Vede
,
c
'
è
chi
mi
dipinge
come
un
personaggio
tormentato
,
misterioso
,
e
chi
mi
dipinge
come
un
tipo
quasi
allegro
che
sorride
sempre
,
ride
sempre
.
Entrambe
le
immagini
sono
inesatte
.
Io
non
sono
né
l
'
uno
né
l
'
altro
.
Sono
...
Non
le
dirò
cosa
sono
.
Non
lo
dirò
mai
a
nessuno
.
StampaPeriodica ,
Caro
Gravelli
Aspettate
soltanto
un
'
adesione
da
me
.
E
poi
,
che
vale
?
C
'
è
tanto
zelo
in
giro
per
dimostrare
un
fatto
dimostratissimo
:
che
il
voi
è
italiano
per
la
pelle
!
il
punto
della
determinante
culturale
l
'
ha
tatto
Giorgio
Pasquali
sul
"
Corriere
,
"
e
da
buon
maestro
ci
ha
precisato
le
fonti
dalle
quali
ci
sentivamo
oscuramente
dissetati
nella
nostra
persuasione
.
Che
è
un
fatto
morale
,
di
costume
,
e
sociale
,
poi
letterario
:
è
così
autentico
,
e
positivo
,
esprimere
i
personaggi
col
voi
,
ed
anche
questo
l
'
ha
detto
molto
bene
il
Malaparte
su
"Prospettive."
Ma
forse
il
voi
è
ancora
troppo
,
e
soprattutto
,
letterario
.
Il
tu
è
veramente
originale
,
d
'
una
freschezza
,
d
'
una
intimità
e
di
un
rispetto
inconfondibili
.
Arriveremo
al
tu
e
al
Tu
,
e
l
'
inflessione
della
voce
ora
segreta
,
ora
cordiale
,
ora
sprezzante
,
ora
religiosa
darà
di
volta
in
volta
il
senso
dell
'
amore
,
dell
'
amicizia
,
dell
'
odio
e
della
gerarchia
(
umana
e
divina
)
.
È
un
motivo
rivoluzionario
,
perciò
,
prima
di
tutto
,
un
ordine
educativo
.
StampaPeriodica ,
Ultimo
tango
a
Parigi
non
è
bello
.
È
splendido
.
E
,
scritto
questo
a
proposito
del
film
con
cui
Bernardo
Bertolucci
si
consacra
irresistibilmente
e
irriverentemente
maestro
tra
i
maestri
del
cinema
,
potrei
anche
passare
ad
altro
più
futile
argomento
.
Perché
(
non
lo
scopro
mica
adesso
)
scrivere
male
di
qualcosa
o
qualcuno
è
facile
,
scriverne
bene
è
difficile
.
Comunque
,
in
tal
caso
mancherei
di
gratitudine
.
È
per
pura
gratitudine
che
continuo
la
mia
noterella
Per
pura
gratitudine
di
questa
gran
cosa
che
è
Ultimo
tango
a
Parigi
.
Film
disperato
,
ma
anche
gioioso
.
Film
delirante
,
ma
anche
rigoroso
.
Film
provocatorio
,
ma
anche
candido
.
Film
letterario
,
ma
anche
autentico
.
Film
osceno
,
ma
anche
onesto
.
Film
compiuto
,
ma
anche
indefinito
.
Film
gioioso
,
ma
anche
disperato
.
Film
rigoroso
,
ma
anche
delirante
.
Film
candido
,
ma
anche
provocatorio
.
Film
autentico
,
ma
anche
letterario
.
Film
onesto
,
ma
anche
osceno
.
Film
indefinito
,
ma
anche
compiuto
.
Dunque
,
un
americano
a
Parigi
.
Ma
non
l
'
americano
di
Gershwin
tutto
vezzi
e
lezi
,
casomai
,
di
più
,
l
'
americano
di
Miller
(
l
'
unico
Miller
da
me
riconosciuto
,
ovvero
Henry
)
tutto
vizi
e
lazzi
.
E
con
la
insaziabile
golosità
sessuale
dell
'
americano
di
Miller
diventata
con
il
mutar
degli
anni
e
dei
mondi
furiosa
cupidigia
sessuale
,
la
battaglia
prima
della
resa
all
'
impotenza
,
già
in
qualche
modo
la
celebrazione
dell
'
impotenza
nell
'
esasperazione
della
potenza
.
In
questo
vagabondo
americano
smarrito
ciel
labirinto
delle
proprie
viscere
s
'
imbatte
una
francese
di
Renoir
(
Pierre
-
Auguste
,
non
vorrei
che
equivocaste
)
e
di
Maupassant
insieme
,
tutta
carne
e
curiosità
,
insomma
,
tutta
frivolezza
ed
egoismo
.
Il
primo
incontro
nella
terra
di
nessuno
di
uno
squallido
appartamento
da
affittare
diventa
subito
amplesso
.
Poche
parole
,
e
neppure
parole
,
qualche
storpiatura
francese
di
Brando
,
qualche
storpiatura
inglese
di
Schneider
,
e
sono
già
avvinghiati
a
sbattersi
tra
pareti
,
finestre
e
tende
,
ancora
vestiti
,
lasciando
le
nudità
da
scoprire
in
seguito
.
Un
corpo
a
corpo
ferino
,
naturale
,
sincero
.
Le
complicazioni
verranno
dopo
,
insieme
con
la
nudità
,
verranno
dal
tentativo
di
ripetere
,
rinnovare
,
riaccendere
i
rapporti
,
confinando
fuori
della
porta
il
passato
,
appagandosi
dei
nomi
propri
Paul
e
Jeanne
e
dei
propri
corpi
,
unico
presente
da
martoriare
in
un
'
ansia
non
direi
tanto
di
conquista
del
futuro
quanto
di
contestazione
del
futuro
,
come
ricatto
sul
presente
.
Ma
il
passato
,
si
sa
,
è
tenace
.
Non
rinuncia
a
filtrare
nel
presente
e
alla
fine
,
si
sa
purtroppo
,
è
sempre
il
passato
a
condizionare
il
futuro
,
anzi
a
sostituirsi
al
futuro
,
a
rivelarsi
il
futuro
stesso
.
Il
passato
nelle
smagliature
degli
amplessi
apre
ammiccamenti
e
folgorazioni
,
la
disperazione
di
Paul
per
il
suicidio
inspiegabile
della
moglie
infedele
,
gerente
di
un
albergo
a
ore
,
la
frustrazione
di
Jeanne
per
la
memoria
del
padre
colonnello
morto
in
una
guerra
ingiusta
.
Ammiccamenti
e
folgorazioni
infittiscono
e
inaspriscono
,
anche
se
il
rito
sessuale
celebra
i
suoi
eccessi
(
ma
perché
poi
eccessi
?
Cosa
ci
può
essere
di
eccessivo
in
amore
?
L
'
amore
non
è
eccesso
in
partenza
,
altrimenti
che
cavolo
di
amore
è
?
)
.
Così
sopravviene
la
tragedia
.
Ovvero
la
banalità
.
Paul
decide
di
ricominciare
da
zero
con
Jeanne
,
presentandolesi
e
proponendolesi
.
Jeanne
decide
di
lasciare
l
'
amante
per
sposare
il
fidanzato
Tom
,
un
imbecille
teleregista
con
pruriti
di
cinefalsità
.
Le
ferite
d
'
amore
non
sono
mai
mortali
,
le
ferite
di
banalità
sono
sempre
incurabili
.
Paul
rincorre
Jeanne
sino
in
casa
di
lei
,
e
Jeanne
uccide
Paul
con
la
rivoltella
d
'
ordinanza
del
padre
.
Poi
comincia
a
balbettare
,
rinfrancandosi
sempre
più
,
l
'
attendibilissima
autodifesa
:
uno
sconosciuto
l
'
ha
seguita
,
ha
cercato
di
violentarla
,
le
restava
altro
da
fare
?
Il
sommario
riassunto
non
rende
giustizia
a
Ultimo
tango
a
Parigi
.
In
mezzo
a
questi
pochi
movimenti
c
'
è
,
infatti
,
tutto
il
film
e
il
film
è
un
capolavoro
.
Un
capolavoro
di
Bernardo
Bertolucci
.
Mi
pento
di
aver
fatto
anche
quelle
calve
citazioni
all
'
inizio
,
Gershwin
e
Miller
,
Renoir
e
Maupassant
,
citazioni
francamente
inutili
(
non
riuscirò
a
convincere
nessuno
,
soprattutto
me
stesso
,
di
possedere
un
minimo
di
cultura
)
.
Ultimo
tango
a
Parigi
è
,
infatti
,
opera
talmente
e
magistralmente
personale
che
la
segnaletica
nozionistica
non
attacca
.
Insomma
,
un
film
dopo
la
cui
visione
non
sarete
gli
stessi
di
prima
,
vi
sia
piaciuto
o
non
vi
sia
piaciuto
,
scommettiamo
?
Brando
e
Schneider
si
amano
in
tutti
i
modi
considerati
naturali
e
innaturali
,
meno
uno
(
casomai
,
ecco
,
è
l
'
unica
lacuna
da
me
riscontrata
nel
film
,
ma
forse
l
'
allusione
c
'
è
)
.
La
scena
,
ovviamente
,
di
cui
più
si
parlerà
è
quella
del
burro
spalmato
sull
'
affettuoso
popò
di
Schneider
,
e
delle
relative
conseguenze
.
Ebbene
,
consideratela
un
test
.
Un
test
del
vostro
tasso
d
'
intelligenza
e
di
sensibilità
.
Lì
Bernardo
Bertolucci
vi
aspetta
per
assolvervi
o
condannarvi
dall
'
imputazione
di
essere
dei
cretini
.
Persino
io
(
che
sono
cretino
recidivo
e
ormai
non
posso
neppure
usufruire
della
condizionale
)
me
ne
sono
accorto
,
e
mi
trattengo
dal
somministrarvi
l
'
ennesima
applicazione
della
famigerata
barzelletta
del
tedesco
:
«
Potere
fare
tutto
questo
con
markarina
,
ja
?...»
.
Persino
io
.
La
Schneider
nelle
scene
d
'
amore
(
in
quasi
ogni
fotogramma
del
film
,
dunque
)
è
deliziosa
,
una
rivelazione
.
Il
suo
sorriso
,
la
sua
adesione
,
il
suo
palese
divertimento
aiutano
Brando
a
ottenere
la
migliore
interpretazione
dal
tempo
di
Un
tram
che
si
chiama
Desiderio
.
Ecco
un
attore
da
me
detestato
trasformarsi
in
un
arcangelo
irresistibile
per
bravura
,
fascino
,
suggestione
.
Ne
sono
felice
.
Gli
perdono
persino
di
dichiarare
a
un
certo
punto
quarantacinque
anni
invece
di
quelli
che
ha
(
essendo
mio
coetaneo
)
.
Del
resto
,
Bernardo
Bertolucci
mi
ha
detto
che
la
colpa
della
sottrazione
è
sua
,
è
stato
lui
a
suggerirla
a
Brando
.
La
colpa
di
Ultimo
tango
a
Parigi
è
,
lo
ripeto
,
tutta
di
Bernardo
Bertolucci
.
Il
merito
straordinario
,
incontestabile
.
StampaPeriodica ,
Caro
Gravelli
Ti
chiedo
e
ti
prego
di
perdonarmi
se
dopo
aver
tanto
tardato
a
mandarti
l
'
articolo
...
non
te
lo
mando
.
Eccone
la
ragione
.
Dopo
il
bellissimo
articolo
pubblicato
da
Giorgio
Pasquali
nel
"
Corriere
della
Sera
,
"
quali
ricerche
filologiche
e
storiche
che
avessero
sapore
di
originalità
,
avrei
potuto
fare
io
,
povero
untorello
?
E
occorrono
poi
prove
e
documentazioni
della
italianità
,
starei
per
dire
della
naturalezza
,
del
"
voi
"
?
Basta
ripensare
agli
anni
della
nostra
vita
,
che
ci
parevano
tutti
dialogati
col
"
lei
,
"
per
accorgerci
presto
che
anche
in
essi
l
'
uso
del
"
voi
"
era
spontaneo
frequente
agevole
.
Chi
di
noi
dell
'
Ottocento
non
ricorda
con
dolcezza
maestri
molto
amati
che
ci
trattavano
con
un
"
voi
"
pieno
di
protettrice
e
incoraggiante
bontà
,
cui
rispondevamo
con
un
"
voi
"
pieno
di
affettuoso
rispetto
?
Nella
vita
del
teatro
,
poi
,
il
"
voi
"
si
è
sempre
usato
;
il
"
voi
"
o
il
"
tu
"
;
il
"
lei
"
era
,
tra
le
quinte
,
raro
,
frigido
,
fuori
clima
.
S
'
è
detto
che
in
certe
classi
sociali
l
'
italianissimo
"
voi
"
era
stato
,
un
tempo
,
adottato
per
mimetismo
esotico
,
per
il
gusto
di
imitare
il
tono
conversativo
francese
o
inglese
;
ma
sta
di
fatto
che
,
in
realtà
,
si
tornava
,
invece
,
a
un
'
antica
e
pura
tradizione
italiana
.
Chi
credeva
di
imitare
gli
stranieri
,
riprendeva
agli
stranieri
ciò
che
essi
avevano
preso
a
noi
;
come
il
Pasquali
ha
perfettamente
dimostrato
.
E
quanto
alla
bellezza
del
"
voi
,
"
ecco
un
piacevole
esperimento
da
fare
.
Apriamo
a
caso
i
nostri
libri
più
belli
,
e
,
nella
più
pura
poesia
o
nella
più
viva
prosa
italiana
,
proviamo
a
sostituire
con
tanti
"
lei
"
i
"
voi
"
che
vi
troviamo
:
il
risultato
sarà
comico
,
come
di
un
abbassamento
di
tono
,
o
della
ricerca
di
un
garbetto
lustro
cerimonioso
e
caricaturale
.
Mutiamo
invece
in
"
voi
"
il
"
lei
"
dove
il
"
lei
"
è
;
subito
il
"
voi
"
si
calerà
entro
il
periodo
senza
alterarne
lo
stile
,
senza
esservi
anacronistico
,
senza
sembrare
una
intarsiatura
estranea
a
ciò
che
esso
ha
di
più
tipico
e
di
più
rappresentativo
.
Segno
che
il
"
voi
,
"
oltre
che
di
oggi
,
è
di
tutti
i
tempi
.
In
verità
chi
si
indugia
ancora
nell
'
uso
del
"
lei
,
"
non
può
avere
obiezioni
serie
da
opporre
al
"voi."
Una
certa
pigrizia
mentale
lo
lega
ancora
alla
consuetudine
;
ma
tra
breve
i
"
lei
"
superstiti
,
accerchiati
da
tanti
"
voi
,
"
si
arrenderanno
e
andranno
a
tenere
compagnia
ai
"
molto
riveriti
signori
,
"
ai
"
padroni
colendissimi
"
e
ad
altre
ossequiosità
pallide
e
impolverate
del
passato
.
StampaPeriodica ,
La
politica
religiosa
italiana
trovò
in
Pio
XI
un
Pontefice
non
solo
di
sentimenti
italianissimi
,
ma
di
decisa
e
assoluta
buona
volontà
.
Insistenti
voci
di
trattative
fra
la
Santa
Sede
e
l
'
Italia
nuova
corsero
dopo
la
guerra
e
specie
nei
primi
mesi
del
1921
.
La
discussione
che
ne
segui
verteva
ormai
su
una
sovranità
de
jure
del
Pontefice
,
da
riconoscersi
per
trattato
bilaterale
e
derivante
dal
sovrano
e
reale
possesso
di
un
territorio
extra
-
nazionale
nello
Stato
italiano
.
Il
Duce
,
sin
dagli
anni
della
battaglia
,
aveva
detto
:
"
Affermo
qui
che
la
tradizione
latina
e
imperiale
di
Roma
è
oggi
rappresentata
dal
Cattolicesimo
.
Se
,
come
diceva
Mommsen
venticinque
o
trent
'
anni
fa
,
non
si
resta
a
Roma
senza
un
'
idea
universale
,
io
penso
ed
affermo
che
l
'
unica
idea
universale
che
oggi
esista
a
Roma
è
quella
che
si
irradia
dal
Vaticano
.
"
E
più
oltre
:
"
Penso
che
,
se
il
Vaticano
rinuncia
definitivamente
ai
suoi
sogni
temporalistici
e
credo
che
sia
già
su
questa
strada
l
'
Italia
profana
o
laica
dovrebbe
fornirgli
gli
aiuti
materiali
per
le
scuole
,
per
le
Chiese
,
ospedali
od
altro
,
che
una
potenza
profana
ha
a
sua
disposizione
.
Perché
lo
sviluppo
del
Cattolicesimo
nel
mondo
,
l
'
aumento
di
400
milioni
di
uomini
che
in
tutte
le
parti
della
Terra
guardano
a
Roma
è
di
un
interesse
e
di
un
orgoglio
anche
per
noi
che
siamo
italiani
.
"
Queste
parole
furono
veramente
profetiche
.
Due
Uomini
giunti
al
vertice
di
due
grandi
organismi
,
affermavano
la
volontà
di
incontrarsi
per
risolvere
uno
dei
più
gravi
problemi
che
affliggeva
da
anni
la
coscienza
del
popolo
italiano
.
Il
pontificato
di
Pio
XI
,
rimane
,
pertanto
,
memorabile
,
per
questo
grande
evento
che
prende
il
nome
di
Conciliazione
.
Il
dissidio
che
era
stato
giudicato
insanabile
e
che
si
prestava
a
insane
speculazioni
,
fu
composto
dal
Papa
scomparso
e
da
quell
'
Uomo
che
il
Pontefice
stesso
chiamò
"
l
'
Uomo
che
la
Provvidenza
ci
ha
fatto
incontrare
.
"
Alla
magnanimità
del
Capo
della
Chiesa
,
si
univa
l
'
opera
coraggiosa
di
uno
statista
che
aveva
ridato
all
'
Italia
il
suo
vero
aspetto
di
paese
cattolico
.
L
'
impresa
ritenuta
pressoché
impossibile
,
iniziata
nello
spirito
della
Vittoria
,
continuata
nella
esaltazione
della
coscienza
religiosa
,
confluiva
nella
rinascita
della
romanità
cattolica
che
trovava
la
sua
legge
nei
Patti
Lateranensi
.
Pio
XI
ha
voluto
che
la
Chiesa
giungesse
a
questo
,
a
sanare
,
cioè
,
un
dissidio
di
cui
si
erano
giovati
,
insieme
,
i
nemici
di
Italia
e
quelli
della
Santa
Sede
.
La
questione
romana
,
che
aveva
affaticato
tante
nobili
intelligenze
,
e
che
aveva
,
nel
contempo
,
costituito
un
pretesto
per
svariatissime
speculazioni
politiche
ai
tempi
del
liberalismo
,
si
risolveva
in
una
suprema
composizione
,
frutto
mirabile
di
un
lungo
,
segreto
,
minuzioso
lavoro
,
portato
innanzi
con
tenacia
indefessa
e
con
cura
paziente
e
industriosa
,
il
tutto
sorretto
dalle
due
Parti
da
una
incrollabile
volontà
di
riuscire
,
La
Conciliazione
tanto
appare
più
grande
quanto
più
grandi
e
concordi
sono
i
due
termini
congiunti
:
Roma
sacra
e
Roma
italiana
.
Essa
ha
creato
lo
Stato
della
Chiesa
,
il
più
piccolo
per
estensione
territoriale
,
non
arrivando
tutto
compreso
a
mezzo
chilometro
quadrato
.
Tuttavia
,
la
minima
espressione
territoriale
,
presuppone
una
unità
di
spiriti
e
di
intenti
che
in
dieci
anni
ha
maturato
frutti
di
pace
e
di
collaborazione
.
Al
Papa
della
Conciliazione
,
al
Capo
della
Chiesa
,
italianissimo
in
ogni
suo
atto
,
nel
momento
della
scomparsa
,
il
Popolo
italiano
si
inchina
riverente
,
memore
e
grato
della
Sua
immortale
opera
.
StampaPeriodica ,
L
'
uomo
che
gli
dèi
hanno
scelto
per
celebrare
Olimpia
'84
cominciò
a
correre
nel
giardino
di
casa
a
Willingboro
,
New
Jersey
.
Da
un
capo
all
'
altro
del
prato
erano
i
100
metri
.
Il
giro
della
villetta
i
200
.
La
pertica
sorretta
da
due
sedie
,
il
salto
in
alto
.
E
il
primo
salto
in
lungo
avvenne
sopra
i
castelli
di
sabbia
che
lui
e
sua
sorella
Carol
avevano
costruito
dov
'
erano
stati
ammassati
i
materiali
per
riparare
il
patio
.
Aveva
otto
avversari
,
tutti
compagni
delle
elementari
,
come
lui
figli
della
media
borghesia
negra
.
Fra
una
settimana
,
al
Memorial
Coliseum
di
Los
Angeles
,
Carl
Lewis
avrà
un
solo
avversario
:
la
storia
.
Correrà
e
salterà
per
ripetere
l
'
impresa
di
Jesse
Owens
,
che
nel
1936
a
Berlino
vinse
100
metri
,
200
metri
,
staffetta
4x100
e
salto
in
lungo
.
In
questi
cinquant
'
anni
mai
nessun
avvenimento
sportivo
era
stato
atteso
con
maggiore
trepidazione
,
mai
un
numero
tanto
alto
di
persone
(
in
due
miliardi
lo
vedranno
per
televisione
)
si
era
dato
appuntamento
per
vedere
nascere
un
mito
.
E
se
non
ci
riuscisse
?
Se
qualcuno
in
qualche
modo
,
in
qualche
gara
,
lo
battesse
?
«
Tutti
sono
convinti
che
per
me
sarebbe
la
fine
»
dice
.
«
Invece
non
sono
per
nulla
spaventato
.
Potrei
perdere
e
avere
lo
stesso
tanta
pubblicità
da
fare
poi
quel
che
voglio
.
I
titoli
dei
giornali
,
anche
in
quel
caso
,
sarebbero
su
di
me
.
Direbbero
:
Lewis
fa
flop
.
Ma
anche
in
quel
caso
,
in
autunno
,
io
girerò
un
film
.
Comunque
diventerò
ricco
.
Comunque
farò
meglio
degli
altri
,
anche
senza
l
'
atletica
leggera
.
Perché
io
non
pongo
limiti
a
me
stesso
,
non
sono
vulnerabile
a
nulla
.
»
A
23
anni
ha
già
fatto
esaurire
ai
cronisti
tutto
il
repertorio
dei
superlativi
:
non
c
'
è
aggettivo
che
non
sia
stato
usato
nel
tentativo
di
definirlo
,
non
c
'
è
immagine
retorica
che
non
sia
stata
costruita
nel
tentativo
di
ingabbiarlo
in
una
casella
comprensibile
agli
umani
.
Ma
cercare
di
tradurre
il
suo
sforzo
atletico
in
parole
è
fatica
vana
.
Anche
perché
le
solite
iperboli
non
chiariscono
il
mistero
,
non
spiegano
che
cosa
lo
fa
saltare
più
lontano
e
correre
più
veloce
.
«
Non
c
'
è
mistero
»
dice
lui
tranquillo
.
«
Almeno
non
per
me
.
Io
faccio
poche
fondamentali
cose
.
C
'
è
un
solo
modo
di
allenarsi
:
quello
giusto
.
C
'
è
un
solo
modo
di
correre
e
saltare
:
quello
giusto
.
C
'
è
un
solo
modo
di
gareggiare
:
quello
giusto
.
Quindi
niente
di
misterioso
,
solo
molto
lavoro
.
»
Lui
ha
cominciato
presto
,
a
8
anni
.
I
suoi
primi
allenatori
sono
i
genitori
,
in
gioventù
atleti
più
che
decorosi
:
la
madre
negli
ostacoli
,
il
padre
nel
mezzofondo
.
Lui
però
non
cresce
,
a
14
anni
il
torace
è
esile
,
le
gambe
sono
poco
più
che
ossa
sottili
,
neppure
lunghe
.
Finché
d
'
improvviso
,
a
15
anni
,
si
allunga
di
sette
centimetri
in
meno
di
due
mesi
.
Alla
fine
del
1977
corre
già
le
100
yard
in
9.3
e
salta
sette
metri
.
Ma
è
ancora
e
soltanto
un
ragazzino
che
corre
e
salta
,
sia
pure
dotato
.
Atleta
lo
diventa
l
'
anno
dopo
,
l
'
ultimo
del
liceo
.
«
D
'
improvviso
si
rese
conto
di
tutte
le
sue
potenzialità
»
ricorda
Jack
Muller
,
all
'
epoca
viceallenatore
di
atletica
all
'
high
school
di
Willingboro
.
«
E
si
convinse
di
non
dovere
seguire
altre
regole
che
le
proprie
.
Quando
cercavo
di
dargli
un
consiglio
rispondeva
:
non
è
a
te
che
devo
dare
ascolto
»
.
Il
calendario
degli
allenamenti
lo
stabilisce
più
sugli
articoli
letti
anni
prima
e
sulle
note
dei
suoi
genitori
che
non
sulle
tabelle
di
superlavoro
ormai
dilaganti
.
Appena
sente
male
ai
muscoli
,
anche
se
è
appena
a
metà
esercizio
,
smette
di
colpo
.
Non
lavora
per
aumentare
la
resistenza
.
Con
grande
sconcerto
dei
santoni
dell
'
ortodossia
,
i
risultati
gli
danno
ragione
.
Batte
Steve
Williams
,
il
maggiore
scattista
americano
della
fine
anni
Settanta
,
e
arriva
sugli
otto
metri
.
A
quel
punto
fa
la
scelta
della
sua
vita
.
Per
poter
essere
più
indipendente
si
iscrive
all
'
università
del
Texas
,
a
Houston
.
Per
poter
usare
l
'
atletica
come
trampolino
di
lancio
verso
un
'
altra
carriera
,
sceglie
il
corso
di
comunicazione
radio
-
TV
,
quello
che
fa
diventare
telecronisti
.
Pianifica
attentamente
:
serve
a
togliergli
l
'
ansia
,
a
dargli
il
controllo
delle
situazioni
.
«
È
la
cosa
che
voglio
di
più
al
mondo
»
dice
.
«
Ho
bisogno
di
sapere
che
cosa
mi
aspetta
,
di
fissare
degli
obiettivi
e
di
raggiungerli
.
È
sempre
stato
così
,
fin
da
quand
'
ero
ragazzo
.
E
quanto
più
alla
gente
parevano
impossibili
,
tanto
più
io
ero
stimolato
»
.
In
Tom
Tellez
,
a
Houston
,
trova
l
'
unico
allenatore
con
cui
può
convivere
.
«
È
un
tipo
difficile
,
dà
sempre
l
'
impressione
di
non
lavorare
abbastanza
e
di
non
prestarti
attenzione
»
racconta
Tellez
,
in
passato
allenatore
di
grandi
campioni
come
il
saltatore
in
alto
Dwight
Stones
e
il
triplista
Willis
Banks
.
«
Ma
la
volta
dopo
fa
tutto
quel
che
gli
hai
suggerito
.
Lavora
poco
ma
con
intelligenza
.
Quando
dice
ho
finito
,
basta
,
non
puoi
dirgli
niente
.
Il
nostro
non
è
il
classico
rapporto
allenatore
-
atleta
.
No
,
siamo
due
persone
che
si
guardano
negli
occhi
.
Lui
è
come
un
computer
.
Se
gli
si
dà
la
giusta
istruzione
,
la
interpreta
correttamente
.
Se
no
,
non
funziona
»
.
Con
un
po
'
di
giuste
istruzioni
,
Carl
Lewis
ha
corso
i
200
metri
in
19
"
75
,
la
migliore
prestazione
mondiale
a
livello
del
mare
(
il
record
è
di
Pietro
Mennea
da
Barletta
,
19
"
72
a
città
del
Messico
)
,
ha
corso
i
100
in9
"
97
,
migliore
prestazione
mondiale
a
livello
del
mare
.
Ha
saltato
8,78
,
anche
questa
la
migliore
prestazione
mondiale
a
livello
del
mare
.
Per
batterlo
,
bisogna
scalare
le
montagne
.
Ci
sono
voluti
anni
.
Soprattutto
il
lungo
è
stato
molto
curato
.
«
Quando
è
arrivato
»
spiega
Tellez
,
«
Cari
saltava
male
,
provocando
tensioni
eccessive
sui
tendini
e
sul
ginocchio
della
gamba
di
stacco
,
perché
teneva
troppo
a
lungo
il
piede
sulla
pedana
.
»
Era
il
guaio
maggiore
,
ma
non
il
solo
.
La
velocità
è
componente
essenziale
nel
lungo
:
Lewis
prendeva
una
rincorsa
troppo
corta
,
meno
di
45
metri
,
e
le
sue
ultime
quattro
falcate
erano
deboli
.
Adesso
Lewis
parte
a
50
metri
dalla
linea
di
stacco
.
Li
percorre
in
23
falcate
,
meno
di
due
metri
e
mezzo
l
'
una
.
Arriva
alla
velocità
di
42
chilometri
l
'
ora
.
Si
alza
e
,
mentre
vola
,
fa
due
passi
che
lo
tengono
in
aria
per
un
secondo
e
quattro
centesimi
.
Non
va
troppo
in
alto
,
perché
Tellez
è
convinto
che
più
si
parte
in
verticale
,
meno
si
arriva
in
orizzontale
.
Quando
finalmente
atterra
sono
passati
circa
sei
secondi
dal
suo
primo
passo
in
pedana
.
«
Ogni
volta
mi
chiede
:
cosa
posso
fare
per
migliorare
?
»
racconta
Tellez
.
«
È
un
grande
atleta
proprio
perché
cerca
sempre
qualcosa
di
più
.
La
sua
mente
è
spalancata
davanti
al
mondo
.
»
Forse
per
questo
Lewis
si
può
permettere
ritmi
di
allenamento
assai
blandi
:
due
ore
al
giorno
,
cinque
giorni
alla
settimana
.
I
weekend
sono
rigidamente
esclusi
.
E
i
,
pesi
anche
,
se
non
di
tanto
in
tanto
:
non
gli
piacciono
.
«
È
meglio
lavorare
poco
che
troppo
»
sentenzia
.
«
È
la
ragione
per
cui
non
mi
sono
mai
infortunato
.
La
gente
non
sa
ascoltare
il
proprio
corpo
.
»
Il
campo
d
'
allenamento
non
è
l
'
unico
posto
in
cui
Cari
Lewis
fa
solo
quello
che
gli
va
.
Le
regole
che
valgono
per
gli
altri
non
sembrano
applicabili
a
lui
.
Mentre
a
Los
Angeles
tutti
stanno
nel
villaggio
olimpico
,
lui
risiede
in
una
casa
a
Santa
Monica
,
sull
'
oceano
.
Quando
partecipa
a
un
meeting
,
una
pattuglia
di
polizia
lo
scorta
sempre
a
un
rifugio
che
lo
sottrae
ai
tifosi
.
È
speciale
e
lo
sa
.
Vive
in
una
casa
vittoriana
che
ha
,
in
mezzo
al
salotto
,
un
grande
tappeto
persiano
.
Alle
pareti
sono
appese
spade
di
samurai
.
Raccoglie
con
passione
maniacale
le
posate
d
'
argento
e
i
bicchieri
di
cristallo
.
Guida
una
Bmw
735
biturbo
,
bianca
,
e
la
spinge
a
straordinaria
velocità
.
«
Una
volta
anche
a
220
chilometri
all
'
ora
»
confessa
.
«
Mi
piace
andare
forte
.
»
Ha
una
cagnetta
,
Tasha
,
anche
lei
bianca
.
Gli
amici
sono
pochi
,
i
due
più
cari
(
vecchi
compagni
di
liceo
rimasti
nel
New
Jersey
)
vanno
spesso
a
passare
i
weekend
da
lui
a
Houston
.
Coltiva
bizzarre
debolezze
.
A
giorni
uscirà
il
suo
primo
disco
,
che
ha
per
titolo
Going
for
gold
.
In
autunno
uscirà
la
sua
prima
biografia
:
quello
che
la
sta
scrivendo
gli
sta
accanto
da
un
anno
.
Contemporaneamente
deciderà
che
cosa
ha
voglia
di
fare
.
Potrebbe
rimanere
nel
mondo
dell
'
atletica
,
ancora
per
un
paio
d
'
anni
.
Magari
per
correre
i
400
metri
in
43
secondi
o
per
diventare
un
grande
specialista
degli
ostacoli
alti
.
«
Oppure
,
se
mi
allenassi
seriamente
,
potrei
battere
il
record
del
mondo
del
decathlon
»
civetta
,
prima
di
dire
che
,
in
fondo
,
potrebbe
anche
fare
fortuna
fra
i
professionisti
del
football
americano
.
Non
è
escluso
neppure
che
si
dedichi
seriamente
all
'
industria
dello
spettacolo
.
Per
tre
settimane
ha
seguito
un
corso
al
Theatre
workshop
di
Warren
Robertson
,
a
New
York
.
Poi
,
quando
c
'
è
stato
il
saggio
finale
davanti
alla
macchina
da
presa
,
Lewis
ha
recitato
molto
meglio
di
quanto
avesse
mai
fatto
.
«
Ogni
dettaglio
che
gli
avevo
insegnato
è
ritornato
a
galla
ed
è
stato
applicato
con
scrupolo
»
dice
Robertson
,
alla
cui
scuola
sono
andati
anche
Jessica
Lange
,
Diane
Keaton
e
James
Earl
Jones
.
«
Non
credevo
che
uno
che
non
aveva
mai
recitato
prima
potesse
essere
tanto
impeccabile
.
Ha
un
istinto
fantastico
che
elimina
tutti
gli
eccessi
e
gli
sprechi
e
va
dritto
all
'
essenziale
»
.
Ma
di
tutto
questo
si
parlerà
più
avanti
,
dopo
le
Olimpiadi
.
Adesso
,
nessuna
distrazione
è
concessa
.
Dall
'
inizio
dell
'
anno
Lewis
evita
di
incontrare
i
giornalisti
.
Fino
a
maggio
le
interviste
sono
state
possibili
solo
per
telefono
,
due
mercoledì
al
mese
.
Negli
ultimi
due
mesi
neppure
quello
:
tutte
le
richieste
vengono
educatamente
respinte
da
Joe
Douglas
,
il
suo
manager
.
È
probabile
che
anche
a
Los
Angeles
,
come
ha
già
fatto
lo
scorso
anno
ai
campionati
mondiali
di
Helsinki
,
non
si
conceda
al
rito
della
conferenza
stampa
fino
a
dopo
l
'
ultima
gara
,
l'11
agosto
.
Nei
giorni
precedenti
avrà
lavorato
parecchio
.
Ecco
il
suo
programma
.
Venerdì
3
agosto
:
due
batterie
dei
100
metri
la
mattina
.
Sabato
:
semifinale
e
finale
dei
100
.
Domenica
:
qualificazioni
del
salto
in
lungo
.
Lunedì
:
due
batterie
dei
200
la
mattina
,
finale
del
lungo
il
pomeriggio
.
Martedì
;
riposo
.
Mercoledì
:
semifinale
e
finale
dei
200
.
Giovedì
:
riposo
.
Venerdì
:
batteria
della
staffetta
4x100
.
Sabato
:
semifinale
e
finale
della
staffetta
.
In
totale
,
undici
corse
e
due
giorni
di
salti
.
Ha
tutte
le
possibilità
di
farcela
.
Se
non
ci
riuscisse
deluderebbe
due
miliardi
di
spettatori
.
Ma
farebbe
felici
alcuni
suoi
avversari
,
che
lo
detestano
neppure
tanto
cordialmente
.
Larry
Myricks
,
il
miglior
saltatore
in
lungo
prima
che
cominciasse
l
'
era
Lewis
,
va
in
giro
dicendo
:
«
Sarà
festa
grande
il
giorno
in
cui
qualcuno
lo
batterà
»
.
Perfino
Edwin
Moses
,
uno
dei
più
grandi
campioni
della
storia
dell
'
atletica
,
quello
che
ha
vinto
le
ultime
100
e
passa
corse
della
sua
specialità
(
i
400
ostacoli
)
,
non
apprezza
il
suo
stile
:
«
Vincere
va
bene
,
ma
lo
si
può
fare
anche
senza
umiliare
gli
altri
.
Ci
sono
troppe
vibrazioni
negative
attorno
a
quel
ragazzo
»
.
In
giro
,
di
Lewis
se
ne
sentono
di
tutti
i
colori
.
Che
è
un
omosessuale
.
Che
prende
gli
steroidi
per
aumentare
la
sua
potenza
muscolare
(
è
una
sostanza
vietata
,
chi
risulta
«
positivo
»
a
un
controllo
antidoping
viene
squalificato
)
.
Che
si
imbottisce
,
allo
stesso
scopo
,
di
ormoni
di
gorilla
e
che
lo
scorso
anno
ha
rinunciato
a
una
tournée
in
Europa
perché
gli
ormoni
gli
avevano
provocato
una
ciste
grande
come
un
pugno
.
Lui
si
difende
con
sarcasmo
:
«
Questo
è
il
problema
dei
miei
avversari
.
Dovrebbero
pensare
di
più
a
quel
che
fanno
loro
e
di
meno
a
quel
che
sto
facendo
io
»
.
Non
si
lascia
scappare
occasione
per
dire
cose
che
,
alle
orecchie
degli
altri
,
suonano
certo
indisponenti
:
«
Nessuno
corre
meglio
di
me
gli
ultimi
20
metri
»
.
Oppure
:
«
Basta
vedere
come
faccio
la
curva
,
non
c
'
è
uno
al
mondo
che
mi
può
battere
sui
200»
.
Ogni
tanto
i
suoi
critici
rabbiosi
fanno
notare
che
non
detiene
ancora
nessun
primato
del
mondo
.
Lui
ha
una
risposta
pronta
,
ovviamente
:
«
Non
sono
i
record
che
mi
interessano
.
Se
volessi
,
probabilmente
li
farei
.
E
non
è
neppure
la
vittoria
in
sé
che
mi
importa
,
ma
il
modo
in
cui
la
ottengo
.
Il
mio
scopo
,
quando
corro
o
salto
,
è
la
prestazione
.
Infatti
non
ho
paura
dei
miei
avversari
,
ma
solo
di
non
poter
essere
un
giorno
un
atleta
perfetto
»
.
Non
gli
pare
una
pretesa
eccessiva
.
Un
fervore
quasi
messianico
lo
anima
quando
parla
del
suo
ruolo
nel
mondo
.
«
Sono
nato
per
fare
qualcosa
di
speciale
»
dice
convinto
.
«
Credo
che
certi
record
siano
ormai
dentro
il
mio
corpo
e
che
Dio
mi
abbia
dato
il
talento
necessario
per
tirarli
fuori
.
Aspetto
solo
che
venga
il
momento
»
.
Nonostante
lui
giochi
al
ribasso
e
dica
che
non
gli
importa
poi
molto
,
il
momento
sta
per
arrivare
.
Qualche
settimana
fa
Bob
Beamon
,
l
'
uomo
che
a
città
del
Messico
nel
1968
saltò
l
'
incredibile
misura
di
8,90
metri
,
ancor
oggi
record
mondiale
,
gli
ha
chiesto
in
una
intervista
televisiva
come
si
sente
uno
che
sa
,
di
qui
a
pochi
giorni
,
di
poter
diventare
leggenda
.
Non
sente
la
pressione
?
«
La
pressione
viene
dall
'
incertezza
»
gli
ha
risposto
Lewis
,
«
dal
non
sapere
quali
possono
essere
le
variabili
.
Ma
a
Los
Angeles
per
me
non
ci
saranno
variabili
.
Potrebbe
anche
cadermi
il
mondo
sulle
spalle
e
io
non
lo
sentirei
.
Dicevano
che
non
avrei
mai
vinto
due
gare
nella
stessa
competizione
,
e
l
'
ho
fatto
.
Dicevano
che
non
avrei
mai
potuto
vincerne
tre
,
e
l
'
ho
fatto
.
Ho
sempre
dimostrato
che
avevano
torto
.
Per
vincere
non
ho
bisogno
dell
'
aiuto
di
nessuno
.
Tutto
quel
che
devo
fare
è
essere
Carl
Lewis
»
.
CALMA! ( FREZZAN FEDERICO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Calma
,
signori
d
'
oltre
Atlantico
.
Le
vostre
operazioni
,
in
Africa
Settentrionale
francese
,
non
sono
state
per
noi
quella
sorpresa
che
vi
aspettavate
.
La
nostra
logica
e
la
nostra
abitudine
a
considerare
gli
avvenimenti
di
guerra
con
la
massima
obiettività
,
già
,
da
mesi
,
avevano
previsto
questa
vostra
intenzione
di
allora
.
Ma
tralasciando
queste
considerazioni
torniamo
pure
all
'
esame
delle
operazioni
in
Africa
Settentrionale
.
Il
loro
piano
ha
obbligato
gli
anglo
-
americani
ad
una
dispersione
delle
forze
,
inducendoli
a
sbarcare
in
numerosi
porti
,
dal
Marocco
ad
Algeri
.
Vedremo
per
chi
giuocherà
il
proverbio
"
chi
la
dura
la
vince
.
"
Se
gli
inglesi
hanno
sempre
basato
il
predominio
sul
mondo
sulla
possibilità
di
durare
,
noi
non
ne
siamo
nuovi
,
perché
,
da
due
millenni
,
abbiamo
ereditato
lo
spirito
di
non
disperare
mai
della
fortuna
della
Patria
.
Per
tornare
all
'
Africa
Settentrionale
diremo
:
-
che
il
nemico
ha
proceduto
alle
operazioni
in
corso
prevedendo
la
nostra
insufficiente
capacità
a
reagire
;
-
che
il
nemico
non
aveva
le
forze
sufficienti
per
sviluppare
tutto
il
suo
piano
,
altrimenti
si
sarebbe
diretto
su
Biserta
e
Tunisi
;
-
che
le
operazioni
sarebbero
state
iniziate
nella
primavera
ventura
,
se
la
Russia
non
avesse
insistito
nella
creazione
del
secondo
fronte
.
Il
viaggio
del
Premier
inglese
alla
capitale
russa
ha
voluto
significare
un
rabbonimento
della
Tigre
rossa
,
e
concretare
quel
simultaneo
piano
operativo
,
che
avrebbe
dovuto
far
passare
nelle
loro
mani
la
iniziativa
.
Ma
un
piano
come
quello
attualmente
in
esecuzione
,
avrebbe
dovuto
dare
già
i
suoi
frutti
,
quelli
che
avrebbe
dovuto
inequivocabilmente
segnare
il
punto
di
partenza
.
Per
noi
invece
rappresenta
:
-
in
Africa
Settentrionale
:
operazioni
di
schieramento
da
parte
nemica
;
-
sul
fronte
est
:
operazioni
di
resistenza
al
piano
russo
.
Immaginiamo
che
la
guerra
sia
incominciata
ora
,
e
vedremo
che
la
nostra
occupazione
di
Biserta
e
Tunisi
rappresenta
un
vantaggio
operativo
,
sul
quale
si
svilupperà
il
nostro
piano
.
StampaPeriodica ,
«
È
un
'
ombra
.
Esperienza
e
statistiche
dicono
che
dovrebbe
essere
un
uomo
.
Ma
per
quanto
ne
so
io
,
questo
mostro
potrebbe
anche
essere
una
donna
»
.
Il
capo
della
Scientifica
fiorentina
,
Nunzio
Castiglione
,
spinge
vicino
al
paradosso
lo
scetticismo
che
dopo
l
'
assassinio
di
Pia
Rontini
e
Claudio
Stefanacci
,
settima
coppietta
uccisa
e
seviziata
nelle
campagne
intorno
a
Firenze
dal
1968
a
oggi
,
si
è
impossessato
di
lui
e
di
molti
altri
investigatori
.
Ma
c
'
è
davvero
un
solo
«
mostro
»
?
Ed
è
possibile
che
non
abbia
lasciato
tracce
?
Che
14
corpi
siano
stati
sepolti
in
16
anni
senza
che
su
di
essi
sia
stato
trovato
nemmeno
un
indizio
che
aiuti
a
scoprire
il
volto
di
quello
che
sempre
più
appare
come
l
'
unico
assassino
?
Il
mostro
di
Firenze
ha
davvero
trovato
la
formula
del
delitto
perfetto
?
Molti
a
Firenze
pensavano
che
il
mostro
fosse
in
galera
dal
gennaio
scorso
,
da
quando
il
giudice
istruttore
Mario
Rotella
aveva
fatto
arrestare
i
cognati
ultrasessantenni
Giovanni
Mele
e
Piero
Mucciarini
.
I
due
,
secondo
questa
tesi
che
ha
retto
sei
mesi
,
avrebbero
aiutato
,
la
notte
del
21
agosto
1968
,
il
loro
parente
Stefano
Mele
ad
assassinare
la
moglie
Barbara
Rocci
e
il
suo
amante
Antonio
Lo
Bianco
sorpresi
dentro
una
Giulietta
in
campagna
fuori
Lastra
a
Signa
,
pochi
chilometri
a
ovest
di
Firenze
.
Otto
proiettili
Winchester
serie
H
sparati
con
una
Beretta
calibro
22
uccisero
gli
amanti
.
Stefano
Mele
,
il
marito
pluritradito
,
nel
1968
invece
era
stato
riconosciuto
unico
colpevole
dell
'
omicidio
e
condannato
a
14
anni
.
La
sentenza
concludeva
:
«
L
'
eventuale
partecipazione
di
un
terzo
alla
commissione
del
delitto
perde
ogni
consistenza
»
.
Ma
quella
Beretta
continuò
a
sparare
mentre
Mele
era
in
prigione
e
continuò
a
uccidere
sempre
e
solo
coppie
sorprese
a
fare
all
'
amore
dentro
una
macchina
in
campagna
.
Poiché
era
difficile
pensare
che
l
'
arma
,
cambiato
proprietario
,
servisse
a
commettere
omicidi
simili
,
si
pensò
che
con
Mele
,
a
uccidere
la
moglie
e
l
'
amante
,
ci
fosse
stato
un
complice
che
,
poi
,
messosi
in
proprio
,
divenne
il
mostro
.
Interrogato
nell
'
agosto
1982
,
Stefano
Mele
disse
che
suo
partner
nel
delitto
era
stato
Francesco
Vinci
,
sardo
come
lui
,
un
altro
amante
della
«
sua
signora
»
,
anch
'
egli
tradito
e
più
geloso
del
marito
.
Vinci
si
fece
15
mesi
di
carcere
come
mostro
.
Ma
quella
Beretta
uccise
di
nuovo
mentre
se
ne
stava
in
cella
.
Fu
richiamato
Stefano
Mele
che
si
scusò
,
disse
di
avere
accusato
Vinci
per
vendicarsi
dei
torti
subiti
e
senza
troppe
esitazioni
puntò
il
dito
contro
il
fratello
Giovanni
e
il
cognato
Piero
Mucciarini
,
che
,
ovviamente
,
furono
arrestati
.
Ma
domenica
29
luglio
,
in
un
bosco
vicino
a
Vicchio
,
la
solita
Beretta
è
tornata
a
uccidere
una
coppia
appartata
in
macchina
.
Questa
volta
il
maniaco
assassino
ha
asportato
alla
ragazza
,
Pia
Rontini
,
non
solo
il
pube
ma
anche
un
seno
.
Il
mostro
è
quindi
stato
sempre
libero
e
ormai
è
certo
che
con
i
protagonisti
del
vecchio
delitto
di
16
anni
fa
non
ha
proprio
niente
a
che
fare
.
Se
le
cose
stanno
così
,
e
non
si
vede
per
il
momento
come
altrimenti
potrebbero
stare
,
sappiamo
in
primo
luogo
che
l
'
ombra
chiamata
«
mostro
di
Firenze
»
sceglie
a
caso
le
sue
vittime
.
Nessun
collegamento
esiste
tra
lui
e
la
coppia
che
uccide
.
Certamente
lui
sa
che
questo
è
l
'
elemento
di
base
di
un
delitto
perfetto
,
perché
disorienta
completamente
la
bussola
di
un
'
indagine
.
Sa
anche
che
strafare
è
pericoloso
,
che
non
c
'
è
bisogno
di
esporsi
troppo
per
ottenere
pubblicità
:
basta
il
clamore
suscitato
da
ogni
suo
omicidio
.
Non
ha
mai
rivendicato
un
delitto
,
non
ha
mai
lanciato
sfide
alla
polizia
o
alla
città
.
L
'
ombra
si
fa
gli
osceni
interessi
suoi
,
pensando
solo
,
come
un
ragioniere
dell
'
orrore
,
a
non
lasciare
tracce
e
a
scegliere
luoghi
e
momenti
opportuni
per
colpire
,
come
se
potesse
benissimo
controllare
la
sua
ossessione
.
Dal
primo
delitto
la
sua
tecnica
si
perfeziona
nel
senso
che
si
semplifica
sempre
più
riducendo
al
minimo
gli
appigli
per
un
'
indagine
.
Già
il
secondo
delitto
,
commesso
il
14
settembre
1974
a
Borgo
San
Lorenzo
,
a
pochissima
distanza
dal
luogo
dove
avrebbe
colpito
dieci
anni
dopo
ma
a
circa
cinquanta
chilometri
dal
primo
,
avviene
la
notte
di
un
sabato
senza
luna
.
Così
il
terzo
,
ben
6
anni
dopo
,
il6
giugno
1981
a
Scandicci
;
così
il
quinto
,
il
19
giugno
1982
a
Montespertoli
.
Il
quarto
delitto
avvenne
il
22
ottobre
1981
,
un
giovedì
,
ma
il
giorno
dopo
era
stato
proclamato
uno
sciopero
generale
.
La
sesta
volta
,
il
9
settembre
1983
,
a
Giogoli
,
località
fra
Firenze
e
Scandicci
,
uccise
di
venerdì
.
Sempre
,
quindi
,
il
ragioniere
dell
'
orrore
colpisce
la
vigilia
di
un
giorno
non
lavorativo
,
purché
non
ci
sia
luna
.
Molti
hanno
fantasticato
su
queste
circostanze
andando
a
cercare
esoteriche
ragioni
a
una
scelta
che
quasi
sicuramente
è
invece
solo
razionale
.
Nelle
sere
precedenti
una
festa
è
molto
più
facile
imbattersi
in
una
coppietta
sulle
colline
che
da
ogni
parte
circondano
Firenze
,
e
in
una
notte
senza
luna
,
magari
con
un
abito
nero
indosso
,
l
'
ombra
è
molto
più
difficilmente
visibile
.
Forse
però
,
invecchiando
,
il
mostro
tiene
un
po
'
meno
a
freno
i
suoi
impulsi
.
L
'
ultimo
delitto
lo
ha
commesso
una
domenica
sera
.
Ci
sono
fondati
motivi
per
ritenere
che
egli
abbia
tentato
di
farlo
,
come
abitudine
,
la
sera
prima
,
il
sabato
.
Ma
quella
notte
nessuna
coppia
andò
nel
sentiero
di
Boschetta
che
invece
ospitò
la
sera
dopo
Pia
e
Claudio
.
L
'
assassino
,
andatogli
a
monte
il
piano
per
la
data
che
aveva
fissato
,
non
ha
saputo
rinviare
troppo
in
là
e
altrove
l
'
appuntamento
con
la
morte
,
ed
è
tornato
nello
stesso
luogo
24
ore
dopo
.
Per
la
prima
volta
ha
corso
un
grosso
rischio
,
esponendo
se
stesso
e
la
sua
auto
alla
possibilità
di
essere
notati
.
La
circostanza
,
se
dovesse
essere
confermata
,
dimostra
la
validità
di
un
'
altra
ipotesi
sul
mostro
:
lui
fissa
la
data
dell
'
omicidio
,
sceglie
il
luogo
dove
colpire
e
uccide
la
prima
coppia
che
vi
capita
.
Che
la
scelta
dei
luoghi
sia
molto
importante
nei
suoi
orrendi
piani
era
stato
già
intuito
.
Forse
fa
dei
sopralluoghi
.
Colpiscono
questi
luoghi
del
delitto
per
due
caratteristiche
:
sono
incredibilmente
simili
uno
all
'
altro
e
appaiono
a
prima
vista
come
i
meno
indicati
per
tendere
un
agguato
.
Sono
sempre
molto
vicini
a
strade
asfaltate
frequentate
nei
sabati
notte
soprattutto
da
giovani
che
in
auto
o
in
moto
si
spostano
tra
i
paesi
che
circondano
Firenze
.
Le
auto
delle
coppie
prese
di
mira
dal
mostro
hanno
sempre
su
un
lato
vegetazione
alta
,
grossi
cespugli
o
alberi
,
insomma
una
specie
di
cortina
.
Dall
'
altro
lato
,
invece
,
si
estendono
sempre
campi
piuttosto
vasti
,
a
bassa
vegetazione
,
così
che
il
luogo
dà
l
'
impressione
di
essere
fin
troppo
scoperto
.
Il
mostro
vuole
proprio
questo
perché
la
cortina
di
alberi
lo
ripara
alla
vista
di
chiunque
e
la
bassa
vegetazione
che
si
estende
davanti
a
lui
gli
consente
di
vedere
anche
da
abbastanza
lontano
se
qualcuno
non
desiderato
è
nei
paraggi
o
si
avvicina
.
L
'
ombra
deve
anche
intendersene
abbastanza
di
armi
.
La
Beretta
calibro
22
che
usa
fu
definita
già
nella
perizia
fatta
nel
1968
«
vecchia
,
arrugginita
e
usurata
»
,
eppure
per
tutto
questo
tempo
l
'
assassino
è
riuscito
a
mantenerla
perfettamente
funzionante
.
La
pistola
è
del
tipo
«
long
rifle
»
,
di
quelle
cioè
che
si
usano
nei
tirassegni
.
Il
caricatore
ha
dieci
colpi
,
che
con
quello
in
canna
fa
un
totale
di
undici
.
Il
mostro
non
spara
mai
più
di
otto
colpi
contro
le
sue
vittime
,
tenendone
da
parte
tre
,
con
la
prudenza
che
sempre
lo
contraddistingue
,
nel
caso
si
creasse
una
situazione
di
pericolo
.
Le
cartucce
,
anch
'
esse
abbastanza
vecchiotte
,
sono
sempre
Winchester
serie
H
di
due
tipi
,
o
ramate
o
a
piombo
nudo
.
In
sette
delitti
il
mostro
ha
esploso
cinquantasei
colpi
e
poiché
ogni
confezione
ne
conta
cinquanta
,
si
può
essere
certi
che
ne
ha
buona
scorta
,
comprata
verosimilmente
in
una
sola
volta
.
Il
mostro
sembra
sapere
che
l
'
unica
traccia
che
come
una
firma
lascia
sui
luoghi
dei
delitti
,
cioè
i
bossoli
delle
pallottole
,
non
potrà
mai
portare
gli
investigatori
fino
a
lui
.
Di
quelle
pistole
solo
in
Toscana
ne
esistono
quattordicimila
e
i
proiettili
sono
del
tipo
più
comune
.
Un
altro
particolare
suggerisce
l
'
idea
che
egli
sia
un
buon
tiratore
o
comunque
una
persona
che
si
intende
di
armi
.
Il
percussore
della
sua
«
usurata
»
pistola
lascia
sui
fondelli
un
segno
tanto
particolare
che
chi
li
ha
visti
una
volta
sa
poi
riconoscerli
alla
prima
occhiata
.
In
sedici
anni
quel
segno
non
si
è
mai
modificato
,
neanche
all
'
esame
del
microscopio
elettronico
.
Questo
potrebbe
dire
che
quella
Beretta
viene
usata
solo
per
commettere
i
delitti
e
che
se
l
'
ombra
si
allena
al
tiro
lo
fa
con
un
'
altra
pistola
.
Nonostante
queste
considerazioni
,
ci
sono
diversità
di
opinioni
tra
gli
investigatori
sull
'
ipotesi
se
egli
sia
o
no
un
buon
tiratore
.
Per
il
capo
della
Criminalpol
toscana
,
Giuseppe
Grassi
,
«
non
ci
vuole
molta
abilità
a
centrare
un
grosso
bersaglio
praticamente
immobile
da
pochi
centimetri
di
distanza
»
.
Per
il
medico
legale
Mauro
Maurri
,
che
ha
fatto
le
necroscopie
su
tutti
i
cadaveri
delle
vittime
,
«10
sparatore
è
un
tiratore
espertissimo
.
Tutte
le
vittime
sono
morte
all
'
istante
»
.
In
verità
una
volta
l
'
ombra
sbagliò
,
in
occasione
del
delitto
commesso
i119
giugno
1982
a
Montespertoli
.
Quella
notte
l
'
ombra
scelse
una
radura
a
pochi
metri
di
distanza
dalla
strada
che
dalla
frazione
di
Baccaiano
porta
al
castello
di
Poppiano
.
Verso
mezzanotte
vi
si
fermò
la
127
di
Paolo
Mainardi
e
di
Antonella
Migliorini
.
L
'
assassino
li
osserva
nascosto
dietro
una
cortina
di
alberi
e
decide
di
intervenire
,
come
sempre
,
un
attimo
prima
che
le
effusioni
dei
due
giovani
si
completino
.
Il
primo
colpo
serve
a
spezzare
il
finestrino
e
contemporaneamente
deve
centrare
l
'
uomo
.
Quella
notte
,
però
,
la
pallottola
si
conficca
nella
spalla
di
Paolo
Mainardi
,
per
la
prima
volta
il
colpo
non
è
mortale
.
Nonostante
sia
ferito
,
Paolo
riesce
a
girare
la
chiavetta
inserita
nel
cruscotto
e
a
mettere
in
moto
la
macchina
.
Mentre
innesta
la
retromarcia
parte
un
secondo
colpo
che
attraversa
l
'
abitacolo
e
centra
il
cuore
di
Antonella
.
La
127
parte
all
'
indietro
a
tutta
velocità
e
arriva
sull
'
asfalto
.
La
ferita
,
il
terrore
fanno
però
perdere
a
Paolo
il
controllo
dell
'
auto
.
C
'
è
un
urto
violento
,
lo
sportello
vicino
al
posto
di
guida
rimane
bloccato
e
non
cede
sotto
lo
sforzo
di
Paolo
che
cerca
di
aprirlo
per
fuggire
.
I
fari
,
rimasti
accesi
,
illuminano
l
'
assassino
che
si
avvicina
frontalmente
.
Prende
la
mira
e
con
straordinaria
freddezza
spara
.
Due
colpi
spengono
i
fari
che
gettavano
nella
campagna
una
luce
sospetta
e
gli
impedivano
di
vedere
il
ragazzo
al
volante
.
Un
altro
colpo
fora
il
parabrezza
e
colpisce
con
precisione
Paolo
in
mezzo
alla
fronte
.
Il
mostro
,
prudente
,
vuole
però
controllare
.
Attraversa
la
strada
,
si
avvicina
all
'
auto
,
entra
.
Spara
ancora
un
colpo
alla
testa
del
ragazzo
e
,
per
essere
sicuro
di
averlo
ucciso
,
ancora
un
altro
,
proprio
dietro
un
orecchio
.
In
un
punto
che
pochi
sanno
essere
il
più
mortalmente
vulnerabile
del
cranio
.
L
'
idea
che
l
'
assassino
possa
avere
conoscenze
mediche
o
sia
proprio
un
medico
si
affaccia
prima
ancora
di
andare
a
osservare
come
egli
compie
le
orrende
mutilazioni
sui
corpi
delle
ragazze
assassinate
.
L
'
asportazione
totale
di
un
pube
femminile
non
ha
riscontri
in
nessuna
pratica
chirurgica
,
per
cui
qualsiasi
analogia
è
impossibile
.
Ma
per
il
medico
legale
Maurri
,
considerato
che
il
mostro
agisce
in
condizioni
di
visibilità
pressoché
nulla
,
condizionato
dalla
necessità
di
fare
presto
,
l
'
assassino
fa
quei
tagli
«
con
estrema
perizia
»
.
Di
parere
simile
è
il
capo
della
Scientifica
.
Il
mostro
potrebbe
essere
un
cacciatore
ed
effettivamente
,
una
volta
,
in
occasione
del
delitto
del
14
settembre
1974
,
fu
raccolto
accanto
all
'
auto
dei
fidanzati
assassinati
un
bottone
rivestito
di
cuoio
,
di
quelli
che
si
applicano
alle
giacche
dei
cacciatori
.
Però
quel
bottone
poteva
essere
del
mostro
o
poteva
essere
lì
chissà
da
quanto
tempo
.
Così
,
dopo
sedici
anni
e
quattordici
vittime
il
commissario
Castiglione
non
ha
altri
dati
certi
su
cui
lavorare
che
qualche
decina
di
bossoli
perfettamente
identici
uno
all
'
altro
.
L
'
ombra
conosce
l
'
arte
di
mimetizzarsi
,
il
ragioniere
dell
'
orrore
si
confonde
nella
più
assoluta
normalità
.
Nessuna
delle
persone
che
di
giorno
gli
vivono
accanto
deve
mai
avere
avuto
un
sospetto
su
di
lui
,
che
addirittura
ha
cura
di
non
tornare
mai
da
un
omicidio
dopo
la
mezzanotte
.
«
Abbiamo
la
sensazione
»
commenta
in
un
momento
di
sconforto
il
vicequestore
Giuseppe
Grassi
,
«
di
dovere
cercare
non
il
tradizionale
ago
,
ma
la
paglia
nel
pagliaio
»
.
StampaPeriodica ,
Mussolini
comandò
di
vivere
pericolosamente
.
Non
interessa
la
parafrasi
nittiana
;
è
importante
riscontrare
come
,
oggi
,
gl
'
italiani
abbiano
elevato
il
comandamento
a
"
costume
"
di
vita
essendosi
portati
,
come
massa
,
nel
vaticinio
d
'
Oriani
;
e
prossimo
,
in
quanto
popolo
,
al
padre
Mazzini
.
(
Avere
riportato
il
proletariato
italiano
dalla
fata
morgana
dei
marxisti
bolscevici
all
'
operosità
fruttuosa
del
corporativismo
,
al
riconoscimento
del
valore
d
'
una
guerra
da
lui
voluta
e
vinta
in
grandezza
,
all
'
esistenza
della
famiglia
come
cellula
dello
Stato
,
dell
'
orgoglio
di
sentirsi
e
sapersi
italiano
e
solo
in
forza
di
ciò
universale
,
è
stata
l
'
opera
prefissa
,
la
mèta
raggiunta
non
il
miracolo
come
è
in
uso
di
dire
dei
primi
dieci
anni
di
governo
fascista
;
ed
è
già
storia
.
Il
popolo
,
rimasto
sano
alla
radice
,
partecipò
alla
rinascita
nelle
squadre
d
'
azione
,
poi
con
l
'
aderenza
totalitaria
al
verbo
fatto
carne
.
)
Dicevo
di
vivere
pericolosamente
,
ma
parlando
degl
'
italiani
corre
l
'
obbligo
per
gli
altri
,
non
per
noi
d
'
una
distinzione
che
precede
un
possibile
equivoco
intenzionato
,
quindi
distinzione
fra
"
vita
pericolosa
"
a
un
fine
ideale
e
l
'
incoscienza
del
pericolo
,
fra
l
'
uomo
d
'
azione
e
il
maniaco
,
fra
lo
schermitore
e
il
prestidigiatore
;
fra
l
'
industriale
corporativista
e
il
capitalista
speculatore
,
fra
la
Flàt
e
la
Ford
;
in
definitiva
fra
il
latino
-
italiano
e
l
'
inglese
-
americano
.
Come
dire
:
fra
la
civiltà
e
il
progresso
.
Vivere
,
nel
caso
nostro
,
cercando
il
pericolo
in
rapporto
all
'
avvenire
imperiale
apportatore
di
respiro
economico
...
L
'
Italia
fascista
è
la
dimostrazione
di
come
possa
sortire
da
una
umanità
temprata
a
questo
clima
eroico
una
civiltà
da
impero
(
e
senza
reminiscenze
spartane
)
.
Cioè
,
l
'
adeguarsi
di
un
popolo
alla
castigatezza
del
regime
di
vita
contrapposto
e
identità
al
vivere
pericolosamente
,
affiancato
nel
suo
intento
dalle
organizzazioni
sindacali
e
assistenziali
:
sangue
della
Nazione
nelle
vene
del
proletariato
;
per
la
certezza
di
un
"
suo
"
domani
.
Questa
la
massa
:
operai
e
rurali
,
forza
leva
della
rivoluzione
che
continua
(
rappresentanti
"
la
razza
nel
suo
significato
più
profondo
e
immutabile
"
ha
detto
l
'
altro
ieri
il
Duce
ai
contadini
)
,
mentre
le
generazioni
giovani
vengono
addestrate
coll
'
armi
per
l
'
armi
nelle
parentesi
degli
arnesi
del
mestiere
.
E
l
'
esempio
di
un
Capo
fatto
a
imagine
e
somiglianza
,
più
ancora
:
fatto
della
stessa
"
materia
"
del
suo
popolo
.
Un
popolo
entrato
in
quest
'
ordine
d
'
idee
era
maturo
per
una
guerra
,
massime
per
una
guerra
coloniale
che
significa
l
'
avvio
dell
'
impero
;
pronto
cioè
a
percorrere
un
'
altra
tappa
del
suo
cammino
rivoluzionario
.
Ed
è
pronto
a
sostenere
"
l
'
assedio
economico
che
la
storia
bollerà
come
un
crimine
assurdo
"
;
forte
nell
'
adempimento
del
suo
"
dovere
"
e
conscio
del
suo
"
sacrificio
"
che
,
ha
detto
il
Duce
,
nell
'
odierna
consegna
sarà
il
solo
"
privilegio
"
del
quale
potrà
essere
fiero
.
La
preparazione
è
completata
.
La
consegna
consiste
nell
'
aderire
spiritualmente
e
fisicamente
sempre
di
più
a
"
questa
epoca
nella
quale
bisogna
sentire
l
'
orgoglio
di
vivere
e
di
combattere
,
"
"
nell
'
epoca
in
cui
un
popolo
misura
al
metro
delle
forze
ostili
la
sua
capacità
di
resistenza
e
di
vittoria
.
"
Il
popolo
italiano
è
preparato
a
mantenere
la
consegna
!
Eternità
della
rappresaglia
Parlare
(
agire
)
in
nome
di
un
popolo
significa
averne
l
'
identità
nel
cuore
e
nel
cervello
:
Mazzini
è
l
'
esempio
più
recente
ed
eterno
.
Ma
per
la
costruzione
di
un
ideale
che
implica
la
conquista
d
'
impero
,
il
cuore
non
sorpassa
mai
il
cervello
,
come
nel
costume
di
vita
il
godimento
,
sia
pure
estetico
,
non
deve
fiaccarne
l
'
umanità
.
(
Su
questo
piano
la
massa
collabora
colla
massima
fede
.
)
Per
non
aver
voluto
riconoscere
l
'
unità
di
tale
azione
fra
il
Capo
e
il
popolo
italiano
o
,
peggio
,
per
non
aver
calcolato
la
potenza
,
fisica
e
ideale
,
che
ne
consegue
,
l
'
egoismo
-
idealista
dell
'
Inghilterra
,
l
'
idealismo
egoistico
della
Russia
e
le
nazioni
-
tender
alle
locomotive
degli
interessi
ginevrini
,
hanno
applicato
le
sanzioni
contro
l
'
Italia
che
per
la
prima
volta
,
dopo
il
separatismo
millenario
,
si
trova
unita
negli
spiriti
e
forte
nelle
armi
agli
ordini
di
un
Duce
rivoluzionario
.
Serrando
i
denti
e
le
cinghie
,
sfogliando
dell
'
oro
e
costruendo
fucili
,
il
popolo
italiano
,
universale
e
paesano
,
sopportatore
e
mistico
,
ribelle
vendicativo
reggerà
all
'
assedio
economico
;
il
Capo
l
'
ha
chiamato
proletario
e
proletario
non
è
un
aggettivo
più
o
meno
simpatico
,
ma
gerarchia
della
giustizia
sociale
.
L
'
affronto
va
scontato
:
o
soddisfazione
,
senza
vuotezze
diplomatiche
,
o
rappresaglia
economica
eterna
;
eternità
che
può
avere
un
termine
conquistata
l
'
Etiopia
ed
iniziata
la
revisione
degli
imperi
.
StampaPeriodica ,
Cicciolina
manda
tanti
bacini
al
volgo
in
tumulto
,
ma
il
compagno
Cosimo
Simeoni
si
liscia
i
baffi
scrollando
la
testa
:
«
Cosa
penso
di
questa
specie
di
comizio
elettorale
?
Penso
che
in
una
fase
politica
come
quella
che
stiamo
affrontando
,
fase
nella
quale
...
»
.
Si
blocca
folgorato
e
urla
:
«
A
'
Cicciolì
,
e
facce
vedé
le
zinne
pure
a
nnoi
!
»
.
Ilona
Staller
non
si
fa
pregare
:
un
piccolo
strattone
al
vestitino
celeste
e
...
oplà
!
Boato
.
Spintoni
,
sgomitate
,
pestoni
,
calci
.
Un
grido
:
«
I
bambini
!
Portate
via
i
bambini
!
»
.
Ma
bravo
,
compagno
Simeoni
:
lei
non
stava
dicendo
...
«
Che
c
'
entra
,
scusi
?
Il
mio
è
stato
un
gesto
politico
,
una
provocazione
,
uno
sberleffo
a
lei
e
a
quel
buffone
di
Pannella
...
E
poi
,
Pomo
è
omo
»
.
Figurati
se
non
lo
sa
Cicciolina
.
Lo
sa
,
lo
sa
.
Appena
compare
in
qualche
tappa
del
suo
«
porta
a
porta
»
elettorale
,
in
piedi
come
il
papa
su
una
camionetta
rossa
guidata
da
un
vitellone
travestito
da
Gesù
,
paralizza
la
vita
dei
paesi
.
Il
traffico
si
blocca
,
i
vigili
si
sfiatano
,
i
bar
si
svuotano
,
i
ragazzotti
fischiano
,
qualche
vecchietto
diventa
cianotico
,
le
mamme
mettono
una
mano
sugli
occhi
dei
ragazzini
,
distinti
signori
mormorano
disgustati
«
anvédi
'
sta
zozzona
»
e
stanno
lì
a
ostentare
a
Ilona
tutta
la
loro
riprovazione
senza
staccarle
un
attimo
gli
occhi
di
dosso
.
Vuoi
vedere
che
fa
la
sorpresa
a
tutti
e
finisce
davvero
a
Montecitorio
?
«
Io
ci
spero
tanto
,
e
credo
di
potercela
fare
»
risponde
la
pornodiva
.
«
Sono
tanti
i
ricciolini
che
vorrebbero
la
loro
rappresentante
alla
Camera
.
Farei
raddrizzare
anche
il
curvo
Andreotti
.
»
Lei
vorrebbe
aprire
la
legislatura
«
con
un
costumino
a
pois
»
dice
«
molto
molto
molto
scioccante
»
,
ma
se
cicciolino
Pannella
glielo
chiederà
è
disposta
pure
a
sacrificarsi
in
un
severo
tailleur
.
E
se
le
chiedesse
anche
di
rinunciare
ai
baccanali
cine
-
fotografici
?
A
quei
grovigli
di
glutei
che
hanno
fatto
di
lei
la
regina
del
porno
italiano
?
«
Ah
,
no
:
non
possono
chiedermi
di
rinunciare
a
me
stessa
»
si
ribella
Ilona
.
«
Sono
una
porcella
e
voglio
rimanere
porcella
»
.
E
rivendica
la
geniale
sinteticità
del
suo
slogan
elettorale
:
«
Manda
alla
Camera
una
verde
a
luce
rossa
»
.
«
La
compagna
Cicciolina
è
venuta
da
noi
»
ha
detto
Giovanni
Negri
,
segretario
del
Partito
radicale
,
«
perché
siamo
l
'
unico
partito
che
non
le
chiede
di
spogliarsi
»
.
Tranquillo
,
ci
pensa
da
sola
.
Decisissima
a
diventare
deputato
,
Ilona
Staller
,
37
anni
,
ungherese
,
figlia
di
un
funzionario
di
governo
e
di
una
ostetrica
,
studi
abbandonati
dopo
l
'
iscrizione
alla
facoltà
di
medicina
,
ha
preso
le
elezioni
molto
sul
serio
.
«
Ho
fatto
stampare
150
mila
manifesti
»
spiega
.
«
Sorrido
,
mostro
la
tettina
e
chiedo
il
voto
.
Vorrei
andare
ad
attaccarli
io
stessa
,
ma
purtroppo
non
è
possibile
:
dove
vado
scoppia
sempre
una
bagarre
»
.
«
Tanti
,
eh
,
150
mila
manifesti
?
»
ammicca
Riccardo
Schicchi
,
35
anni
,
visetto
da
adolescente
,
studi
interrotti
ad
un
passo
dalla
laurea
in
architettura
,
fotografo
,
manager
,
amico
,
regista
e
guida
spirituale
(
se
così
si
può
dire
)
della
Messalina
magiara
.
«
Pensi
che
il
PCI
,
tutto
insieme
,
ne
ha
fatti
stampare
per
il
Lazio
350
mila
,
poco
più
del
doppio
»
.
Alle
affissioni
pensano
una
ventina
di
giovanotti
,
parte
legati
all
'
agenzia
fotografica
di
Schicchi
,
parte
volontari
votati
alla
causa
.
«
Loro
vanno
avanti
per
far
sapere
a
tutti
che
sto
per
arrivare
»
racconta
Cicciolina
.
«
Poi
io
li
seguo
.
Fino
alla
chiusura
della
campagna
elettorale
ho
annullato
tutti
i
miei
spettacoli
.
Anima
e
corpo
per
i
cicciolini
radicali
.
Giro
per
i
teatrini
della
mia
circoscrizione
,
Roma
,
Latina
,
Viterbo
e
Frosinone
,
e
faccio
due
comizi
al
giorno
.
Pomeriggio
e
sera
.
Ingresso
gratis
»
.
E
come
sono
questi
comizi
?
«
Dunque
:
prima
mi
tolgo
tutti
i
miei
vestitini
,
piano
piano
come
piace
ai
cicciolini
elettori
,
poi
quando
sono
tutta
nuda
spiego
il
mio
programma
»
.
Cioè
?
«
Aspetti
che
prendo
il
foglietto
con
gli
appunti
...
Eccolo
...
Allora
:
"
Il
mio
impegno
politico
è
coerente
con
il
mio
modo
di
essere
nei
miei
spettacoli
.
Sono
contro
ogni
censura
e
vivo
la
pornografia
perché
è
bello
fare
alla
luce
del
sole
quello
che
gli
altri
fanno
nel
buio
dell
'
ombra
di
se
stessi
.
Più
pornografia
uguale
conoscenza
,
uguale
meno
repressione
,
uguale
non
violenza
,
uguale
radicale
"
»
.
Mamma
mia
,
signorina
Staller
:
è
una
sintesi
un
po
'
tirata
...
Più
pornografia
uguale
radicale
...
Ma
gli
altri
sono
d
'
accordo
?
«
Cicciolino
Pannella
si
diverte
moltissimo
.
Anche
cicciolino
Bruno
Zevi
,
l
'
altro
giorno
,
mi
ha
battuto
le
mani
»
.
«
O
con
Ilona
o
contro
Ilona
»
taglia
corto
Riccardo
Schicchi
.
«
I
radicali
sono
persone
libere
.
E
hanno
deciso
di
stare
con
Ilona
.
Anche
le
femministe
credo
abbiano
superato
ogni
perplessità
.
»
«
Vedi
,
cicciolino
giornalista
,
io
non
sono
una
donna
oggetto
»
spiega
la
pornostar
.
«
Perché
sono
io
la
padrona
di
me
stessa
.
Non
mi
ha
spinto
nessuno
a
fare
le
foto
porcelle
,
l
'
ho
scelto
io
perché
mi
piace
.
Vorrei
un
letto
grandissimo
per
fare
felici
tutti
i
cicciolini
italiani
»
.
Programma
conciso
,
ma
esauriente
.
«
No
,
non
c
'
è
solo
sesso
.
Io
vorrei
anche
che
l
'
Italia
diventasse
colorata
,
contante
casette
piccole
,
tanti
alberi
e
ogni
cinque
casette
una
bella
piscinetta
.
Lo
proporrò
subito
,
se
divento
deputata
.
E
poi
,
chiudiamo
le
centrali
.
Io
dico
:
abbasso
l
'
energia
nucleare
,
viva
l
'
energia
sessuale
.
Bello
,
no
?
»
.
Ma
adesso
basta
con
i
discorsi
di
politica
:
tutti
fuori
,
si
va
alla
conquista
di
Anguillara
Sabazia
,
prima
tappa
della
campagna
elettorale
porta
a
porta
.
«
A
'
Nunzio
,
te
sei
messo
er
lenzolo
?
»
.
«
Arivo
,
nun
trovavo
più
la
corona
de
spine
»
.
Eccolo
qua
,
il
bullo
un
po
'
atticciato
che
fa
la
parte
del
Gesù
autista
.
Scusi
Cicciolina
,
ma
non
crede
che
qualche
cattolico
si
possa
offendere
a
vedere
lei
scorrazzata
da
un
finto
Cristo
?
«
Perché
?
E
carina
come
idea
,
no
?
E
poi
sono
più
vicina
a
Gesù
io
di
tanti
democristiani
»
.
Anguillara
,
a
noi
.
Alle
prime
case
del
paese
,
Ilona
Staller
lascia
l
'
auto
sulla
quale
viaggiava
(
«
Non
posso
prendere
aria
,
ho
un
raffreddore
terribile
...
sono
sempre
così
poco
vestita
...
»
)
e
si
trasferisce
sulla
camionetta
rossa
scoperta
.
Si
mette
in
piedi
,
si
toglie
il
pellicciotto
,
abbassa
un
po
'
sul
seno
l
'
orlo
del
vestitino
azzurro
,
butta
indietro
i
capelli
biondissimi
.
Paralisi
.
«
Aoh
,
c
'
è
Cicciolina
!
»
Cinque
minuti
e
la
piazzetta
è
piena
.
Mani
che
si
tendono
,
urla
,
accorrere
di
gente
.
«
Va
'
a
chiamare
Nando
,
va
'
a
chiamare
Nando
!
»
ordina
un
ragazzino
all
'
amico
.
«
E
vacce
te
!
»
risponde
l
'
altro
.
«
Se
intanto
quella
se
spoja
?
»
Arriva
un
vigile
:
«
Signorina
,
per
carità
!
»
.
E
lei
:
«
Mi
voti
?
Lo
dai
un
voto
alla
tua
Cicciolina
?
Numero
49
lista
radicale
»
.
E
il
coro
risponde
:
«
Te
votiamo
tutti
,
Cicciolina
bbella
!
»
.
Al
bar
Castello
,
una
decina
di
avventori
giocano
a
carte
e
guardano
dalla
finestra
che
s
'
affaccia
sulla
piazzetta
.
Un
anziano
serio
serio
cala
il
sette
di
coppe
e
si
rifiuta
pure
di
girarsi
:
«
Manco
la
vojo
vede
'
,
quella
zoccola
.
Proprio
bene
siamo
messi
,
se
alle
elezioni
si
presentano
pure
le
mignotte
»
.
«
Ma
va
là
»
lo
rimbrotta
Pietro
Casasanta
,
che
all
'
altro
tavolo
gioca
a
ramino
.
«
Questa
sarà
deputato
,
sicuro
.
È
uno
sfottò
alla
politica
.
E
poi
,
co
tutti
'
sti
politici
che
ce
fottono
,
almeno
lei
fa
l
'
incontrario
»
.
Ilona
si
affaccia
alla
finestra
e
si
sporge
verso
il
gruppo
di
giocatori
:
«
Cicciolini
,
siete
radicali
?
Lo
date
il
voto
alla
vostra
micetta
?
Numero
49»
.
Fa
il
Casasanta
:
«
E
tu
che
mi
dai
?
Nun
me
mostri
niente
?
»
.
E
lei
:
«
Vuoi
vedere
queste
?
»
.
Neanche
il
tempo
di
fiatare
e
l
'
uomo
ci
mette
le
zampe
sopra
.
«
Ammazza
che
robba
»
.
Lei
fa
un
gridolino
:
«
Che
simpatico
,
me
lo
dai
anche
un
bacino
?
Me
lo
dai
il
voto
?
»
.
Sul
piazzale
,
Filippo
Paolessi
si
calca
il
basco
sulla
testa
:
«
Sono
cinquant
'
anni
che
lavoro
i
campi
,
e
Dio
sa
quanto
il
mio
partito
,
i
miei
compagni
comunisti
mi
abbiano
deluso
.
Ma
questa
no
,
questa
non
la
voterei
mai
.
Mi
vergogno
io
per
lei
»
.
«
Questo
Pannella
non
lo
capisco
»
dice
un
altro
vecchietto
.
«
Ha
messo
su
un
partito
di
pregiudicati
»
.
E
via
di
nuovo
,
in
marcia
su
Trevignano
Romano
.
Bel
colpo
:
sulla
passeggiata
lungo
il
lago
di
Bracciano
c
'
è
gran
movimento
.
Tutti
fuori
,
a
far
due
passi
e
mangiare
un
cornetto
.
Macchine
che
vanno
e
vengono
,
ordinatamente
.
Famigliole
sorridenti
,
anziani
sulle
panchine
a
godersi
il
sole
tiepido
.
Di
colpo
,
piomba
la
notizia
:
«
Sta
arrivando
Cicciolina
!
»
.
E
mezzo
paese
si
schiera
ai
lati
della
strada
,
incuriosito
,
imbarazzato
,
divertito
,
eccitato
.
Si
svuota
il
bar
Miralago
,
viene
evacuata
la
gelateria
Stefanelli
.
Un
bambino
strilla
:
«
Famme
vedè
la
fata
turchina
»
.
E
il
papà
alla
mamma
:
«
Giovà
,
porta
via
er
ragazzino
che
questa
è
robba
nostra
»
.
Un
signore
apostrofa
la
pornocandidata
:
«
Vattene
via
,
fila
!
»
.
E
lei
:
«
Sei
comunista
?
Sei
un
cicciolino
bigotto
comunista
?
»
.
Riccardo
Schicchi
la
mette
in
riga
:
«
Cicciolina
,
non
continuare
così
.
Noi
non
siamo
anticomunisti
...
»
.
Arriva
il
vigile
urbano
Edoardo
De
Santis
:
«
Vi
potete
spostare
un
po
'
?
»
.
Lei
:
«
Cicciolino
vigile
,
me
lo
dai
il
voto
?
»
.
E
lui
:
«
Non
posso
,
sono
minorenne
»
.
Voce
dalla
folla
:
«
Nuda
!
Nuda
!
»
.
Riccardo
Schicchi
,
professionale
,
dà
la
disposizione
:
«
Cicciolina
,
mostra
il
seno
!
»
.
Lei
esegue
.
Muggito
di
folla
.
Si
avvicina
un
giovanotto
con
gli
occhialetti
da
intellettuale
.
Ritira
dalle
mani
di
Ilona
un
volantino
e
una
carezza
.
Bacino
e
se
ne
va
.
Come
ti
chiami
?
«Gianluca.»
La
voterai
?
«
Sì
.
In
lista
con
i
radicali
c
'
è
anche
il
professore
Pio
Fedele
,
il
più
insigne
studioso
di
diritto
canonico
italiano
.
Insegna
alla
Lateranense
.
Voto
lui
e
Cicciolina
»
.
E
così
va
avanti
la
gran
corsa
di
Cicciolina
verso
i
banchi
di
Montecitorio
.
Schicchi
dice
:
«
Attacca
il
manifesto
»
.
E
lei
esegue
.
«
Da
'
i
bacini
»
.
E
lei
esegue
.
«
Mostra
il
seno
»
.
E
lei
esegue
.
«
Sorridi
»
.
E
lei
esegue
.
«
Ricopriti
»
.
E
lei
esegue
.
«
Giù
le
spalline
»
.
E
lei
esegue
.
Il
Parlamento
val
bene
una
mossa
.