StampaPeriodica ,
Benvenuti
in
questa
caserma
,
o
giovani
reclute
.
Io
ho
il
diritto
di
vedervi
,
se
non
contenti
,
indifferenti
almeno
.
Permettiamo
solo
ai
delinquenti
ed
ai
vagabondi
di
essere
esigenti
e
di
sentirsi
a
disagio
.
Ma
voi
,
cittadini
consumati
,
non
potete
fare
la
faccia
meravigliata
nell
'
indossare
gli
abiti
che
lo
Stato
vi
ha
fatto
cucire
dai
suoi
sarti
e
che
teneva
in
serbo
per
voi
.
Sapevate
bene
che
le
caserme
erano
pronte
per
voi
anche
nel
tempo
in
cui
,
pestando
forte
i
piedi
per
le
vie
,
vi
compiacevate
di
sperperare
la
libertà
che
vi
avevano
accordato
.
Adesso
studiate
bene
i
regolamenti
,
imparate
i
nomi
di
tutte
le
parti
della
divisa
e
la
nomenclatura
delle
armi
,
ché
siete
sul
punto
di
diventare
cittadini
perfetti
.
So
che
qualcuno
comincia
già
a
lamentarsi
del
cattivo
odore
delle
camerate
e
dei
fastidi
della
convivenza
:
ma
,
cari
giovanotti
,
avete
forse
dimenticato
le
vicinanze
,
le
folle
,
i
legami
umilianti
che
avete
lasciato
e
che
ritroverete
nella
società
?
Quanto
alla
disciplina
non
vi
impressionate
,
perché
si
tratta
di
una
trascurabile
diversità
resa
necessaria
dal
bisogno
che
abbiamo
di
far
presto
tutte
le
nostre
cose
.
Questi
segni
di
autorità
che
vedete
,
sono
gli
stessi
che
esistevano
come
una
scrittura
geroglifica
su
tutti
i
vestiti
dei
componenti
la
nostra
società
.
Solo
che
si
trattava
di
una
scrittura
a
inchiostro
invisibile
che
all
'
acido
della
necessità
è
venuta
fuori
sui
berretti
,
sulle
giacche
e
sui
pastrani
dei
cittadini
.
Ma
chi
aveva
vista
lunga
,
questi
segni
cabalistici
,
di
fregi
e
stellette
e
fucili
e
zappe
e
ricami
di
ogni
sorta
,
li
aveva
veduti
anche
prima
.
Se
non
avessimo
la
fretta
di
cui
vi
ho
parlato
,
avremmo
lasciato
anche
noi
che
il
gioco
dell
'
esperienza
e
dell
'
emulazione
,
avesse
stabilito
la
gerarchia
.
Ma
anche
nella
società
questo
metodo
non
ci
sembra
dia
grandi
risultati
di
giustizia
e
quelli
che
vanno
in
giro
con
molte
strisce
sul
berretto
non
sono
sempre
quelli
che
più
hanno
merito
.
Così
abbiamo
preferito
un
metodo
semplice
,
un
criterio
numerico
e
spicciativo
:
tanti
a
comandare
e
tanti
ad
obbedire
.
Insomma
vi
prometto
che
non
sarete
urtati
da
nessuna
novità
qua
dentro
:
come
prima
,
troverete
comandi
appesi
alle
pareti
e
voi
sapete
che
si
deve
ubbidire
:
si
tratta
delle
solite
cerimonie
,
delle
solite
menzogne
e
delle
necessarie
mortificazioni
a
cui
siete
abituati
:
gli
esecutori
,
in
definitiva
,
sono
gli
stessi
carabinieri
che
voi
conoscete
e
che
vi
sorvegliavano
anche
durante
i
vostri
divertimenti
.
Vi
raccomando
di
stare
molto
attenti
alle
istruzioni
.
Vedrete
che
daremo
un
senso
alle
parate
che
vi
abbiamo
fatto
vedere
in
Piazza
d
'
Armi
;
vi
spiegheremo
il
significato
delle
manovre
e
la
simbologia
del
saluto
,
della
posizione
d
'
attenti
(
che
è
immobilità
,
per
non
nuocere
fuor
di
proposito
)
,
del
presentat
'
arm
(
che
è
l
'
atto
del
volontario
disarmo
di
fronte
al
superiore
)
.
Anche
gli
esercizi
di
ginnastica
che
avete
fatto
da
bambini
in
un
cortile
tra
la
facciata
della
scuola
ed
un
orticello
con
le
pesche
mature
,
vedrete
che
avranno
ora
la
loro
giustificazione
.
Mostrate
intelligenza
pronta
e
non
costringete
i
vostri
istruttori
a
troppo
minute
spiegazioni
:
noi
abbiamo
sempre
fretta
,
una
grandissima
fretta
,
e
non
potremmo
indugiarci
sulle
cose
con
troppi
dettagli
.
Vi
addestreremo
a
calcolare
,
sulle
tabelle
e
sugli
istrumenti
scientifici
,
il
tiro
dei
cannoni
e
delle
mitragliatrici
,
voi
capite
già
di
che
cosa
si
tratta
.
Non
credo
pretendiate
che
sulle
porte
delle
nostre
scuole
d
'
artiglieria
scrivessimo
:
"
Luoghi
dove
s
'
insegna
ad
uccidere
gli
uomini
ed
a
distruggere
le
città
"
.
Noi
ci
spiegheremo
sempre
allegoricamente
,
sta
a
voi
dimostrare
intuito
pronto
e
saperci
comprendere
.
Tenete
fermi
intanto
questi
principi
:
che
la
milizia
è
la
società
in
uno
stato
di
fretta
:
che
nelle
caserme
noi
facciamo
continuamente
un
lavoro
di
sintesi
della
vita
sociale
:
che
in
una
caserma
c
'
è
la
vita
di
tutta
una
città
in
una
camera
,
dove
tutte
le
cose
per
esigenza
di
tempo
sono
state
ridotte
ad
una
scheletricità
rude
e
severa
.
Può
darsi
che
le
donne
,
dopo
poco
tempo
,
vi
troveranno
amabili
nel
nuovo
vestito
,
ma
badate
che
questa
sera
esse
rideranno
di
voi
.
Non
vi
disperate
.
Sapete
che
la
donna
più
di
noi
è
rimasta
fedele
allo
stato
di
natura
,
che
essa
ha
ancora
delle
strane
nostalgie
ed
odia
la
civiltà
della
quale
noi
siamo
la
compiuta
immagine
.
Per
tutte
queste
cose
,
essa
vedrà
in
voi
degli
uomini
addomesticati
,
degli
animali
,
che
,
perduta
ogni
freschezza
ferina
si
sono
ridotti
a
fantocci
.
Prenderà
dunque
la
prima
scusa
del
berretto
troppo
largo
o
della
giubba
troppo
lunga
per
ridere
alle
vostre
spalle
.
Sopportate
questa
prova
con
fierezza
,
consolatevi
pensando
alla
patria
e
pensando
che
anche
questo
scherno
non
durerà
.
Vedrete
che
presto
le
donne
verranno
ad
attendervi
alla
porta
della
caserma
.
Attenti
,
saluto
e
rompete
le
righe
.
StampaPeriodica ,
Anche
in
quelle
zone
del
popolo
lavoratore
che
una
volta
sembrava
meno
facile
agli
entusiasmi
,
la
coscienza
dell
'
impero
operava
inavvertitamente
,
col
passo
lento
e
certo
della
storia
,
al
contatto
intimo
e
fisico
dell
'
opera
di
restaurazione
civile
a
cui
si
è
dedicato
Mussolini
nei
primi
tredici
anni
di
governo
,
quando
anche
una
parte
di
noi
giovani
,
col
prudore
nelle
mani
e
l
'
anima
fino
a
un
certo
punto
rinvoltata
nell
'
igienico
polverone
dei
libri
di
storia
romana
e
delle
poesie
carducciane
,
parlava
solo
di
universalità
,
d
'
impero
spirituale
e
ci
si
rifaceva
a
Dante
e
a
Machiavelli
quasi
timorosi
d
'
imporre
al
mondo
la
forza
delle
nostre
armi
e
delle
nostre
braccia
.
Quei
giovani
che
vedevano
nella
guerra
oltre
al
carattere
etico
e
civilizzatore
la
possibilità
di
una
fantastica
cazzottatura
in
grande
stile
da
struggersi
dalla
gioia
,
parlando
d
'
impero
spirituale
non
si
dibattevano
in
erotismi
di
cattolica
umanità
o
di
suprema
saggezza
ma
vedevano
ed
era
dato
loro
constatare
che
rimanevano
da
abbattere
dei
muri
sociali
interni
di
vecchie
mentalità
contro
i
quali
la
Rivoluzione
in
marcia
per
il
suo
impero
,
avrebbe
quasi
rallentato
il
passo
.
(
Per
noi
,
per
me
l
'
antiborghesismo
non
era
una
posa
ma
una
radicata
convinzione
,
una
fede
smentita
dai
fatti
che
ci
è
potuta
costare
rinunzie
,
e
umiliazione
se
i
piccoli
uomini
potessero
impressionarci
.
Ma
il
nostro
metro
misurava
troppo
in
altezza
e
forse
,
in
tali
concetti
,
noi
,
popolo
del
popolo
,
si
tradiva
il
popolo
o
i
libri
e
i
ricorsi
storici
avevano
succhiato
il
midollo
della
nostra
materia
popolana
.
)
Mussolini
ha
inciso
la
sua
volontà
sui
lavoratori
,
ha
loro
parlato
da
"
paro
a
paro
"
;
ha
poggiato
le
sue
promesse
su
altre
promesse
mantenute
;
è
entrato
fin
dentro
le
carni
,
giù
al
cuore
della
gente
"
meno
abbiente
"
che
racchiude
ancora
,
intatta
,
la
verginità
dei
súbiti
entusiasmi
e
degli
eterni
amori
e
l
'
ha
conquistata
:
ha
preparato
gli
uomini
alla
guerra
e
all
'
impero
,
ha
preso
le
donne
,
anche
tutte
le
madri
che
sono
le
ultime
a
capire
e
le
prime
a
difendere
,
per
divino
egoismo
,
l
'
utilità
del
sacrificio
.
Il
popolo
,
con
una
fede
e
con
una
méta
(
"
che
è
una
tappa
non
un
arrivo
"
)
,
ha
combattuto
ed
ha
vinto
,
ma
,
quel
che
preme
,
sembra
avere
capito
che
moriva
ed
operava
per
l
'
Italia
e
anche
per
il
suo
miglioramento
umano
-
sociale
e
spirituale
...
StampaPeriodica ,
DAK
TO
(
Vietnam
)
,
gennaio
«
QUANDO
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
ho
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
,
1967»
.
«
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
e
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
«
Signora
,
lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
ho
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
.
Dico
alla
svelta
:
Dio
,
non
farmi
morire
»
.
«
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
si
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
una
sporca
tragedia
»
.
«
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
.
Io
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Credi
che
morirò
?
»
.
«
Non
voglio
tornare
in
battaglia
.
Sono
così
giovane
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
venti
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
ad
un
albero
.
Non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
»
.
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
.
Oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
«
Lasciatemi
in
pace
.
Non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmeno
di
morire
»
.
Poi
è
arrivato
un
razzo
.
E
di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Lunedì
mattina
.
La
tragedia
incomincia
con
la
paura
.
E
la
paura
incomincia
appena
Sali
sul
cargo
militare
che
ti
conduce
alla
zona
del
fuoco
insieme
ai
soldati
che
tacciono
in
un
rassegnato
silenzio
.
Ieri
un
cargo
come
questo
è
precipitato
,
sembra
per
un
sabotaggio
,
e
nessuno
ha
fatto
in
tempo
a
usare
i
paracadute
con
cui
dovremo
buttarci
se
saremo
colpiti
.
Del
resto
,
il
paracadute
a
che
serve
?
Mentre
cali
a
terra
ti
sparano
,
voliamo
su
una
regione
che
pullula
di
vietcong
.
Fa
caldo
,
sudi
.
Anche
perché
il
soldato
accanto
ti
fissa
da
almeno
mezz
'
ora
scuotendo
la
testa
e
poi
,
cercando
di
superare
il
rombo
dei
motori
,
ti
grida
:
«
Sei
giornalista
?
»
.
«
Sì
»
.
«
E
il
lungo
con
te
è
un
fotografo
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Andate
a
Dak
To
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Idioti
,
chi
ve
lo
fa
fare
?
»
.
Te
lo
chiedi
anche
tu
,
all
'
improvviso
.
Hai
superato
tanti
ostacoli
per
arrivare
fin
qui
,
visti
permessi
burocrazie
,
e
all
'
improvviso
vorresti
essere
mille
miglia
lontano
dove
la
guerra
è
solo
una
parola
,
una
fotografia
sul
giornale
,
una
immagine
alla
televisione
.
Provi
a
scherzare
,
la
voce
ti
suona
falsa
:
«
Moroldo
,
ci
pensi
alla
faccia
dell
'
ambasciatore
quando
gli
consegnano
i
nostri
cadaveri
?
»
.
Per
raggiungere
Dak
To
abbiamo
firmato
un
foglio
con
cui
sdebitiamo
le
Forze
armate
e
il
governo
degli
Stati
Uniti
della
nostra
possibile
morte
,
e
in
fondo
al
foglio
c
'
era
questa
domanda
:
«
A
chi
dovrà
essere
consegnato
il
nostro
cadavere
?
»
.
Presi
alla
sprovvista
abbiamo
scritto
:
«
Ambasciata
italiana
a
Saigon
»
.
Moroldo
brontola
che
lo
disturba
solo
un
particolare
:
l
'
intera
faccenda
è
avvenuta
di
venerdì
17
.
Anche
le
uniformi
le
abbiamo
prese
di
venerdì
17
,
ma
bando
alle
spiritosaggini
:
in
poco
più
di
due
anni
sono
morti
dieci
giornalisti
in
Vietnam
.
Ricordiamoli
,
non
lo
fa
mai
nessuno
.
Maggio
1965
,
Pieter
Ronald
Van
Thiel
:
ucciso
dai
vietcong
a
sud
di
Saigon
.
Giugno
1966
,
Jerry
Rose
:
precipitato
con
l
'
aereo
colpito
da
una
cannonata
a
Quang
Ngai
.
Ottobre
1966
,
Bernard
Kolenberg
:
precipitato
con
un
caccia
sulla
zona
demilitarizzata
.
Ottobre
1966
,
Huynh
Than
My
:
ucciso
in
battaglia
a
Can
Tho
.
Novembre
1966
,
Dickie
Chapelle
:
saltata
su
una
mina
a
sud
di
Danang
.
Novembre
1966
,
Charlie
Chellapah
:
disintegrato
da
un
mortaio
a
Cu
Chi
.
Dicembre
1966
,
Sam
Castan
:
ucciso
in
combattimento
nelle
pianure
centrali
.
Febbraio
1967
,
Bernard
Fall
:
sventrato
da
una
mina
nella
foresta
di
Hue
.
Marzo
1967
,
Ronald
Gallagher
:
ucciso
per
errore
dall
'
artiglieria
americana
nei
pressi
di
Saigon
.
Maggio
1967
,
Felipa
Schuler
:
mitragliata
sull
'
elicottero
che
la
portava
a
Danang
.
Di
feriti
,
quest
'
anno
,
ce
ne
sono
stati
una
trentina
.
Ieri
a
Saigon
ho
conosciuto
Cathrine
Leroy
,
fotografa
francese
.
Ha
ventitré
anni
,
il
braccio
destro
,
la
gamba
destra
,
la
parte
destra
del
volto
coperti
di
cicatrici
,
e
cammina
zoppa
.
Lo
scorso
maggio
,
durante
un
combattimento
al
17°
parallelo
,
le
scoppiò
accanto
un
colpo
di
mortaio
.
È
stata
tre
mesi
in
ospedale
,
dal
corpo
le
hanno
tolto
diciotto
schegge
,
ma
al
piede
la
ferita
continua
a
riaprirsi
,
riaprirsi
,
e
i
medici
non
sanno
più
cosa
fare
.
Le
ho
chiesto
:
«
Perché
non
torni
a
casa
,
Catherine
?
»
.
Ha
sorriso
senza
rispondermi
.
Che
strani
tipi
questi
miei
colleghi
in
Vietnam
.
Alcuni
sono
fior
di
giornalisti
e
potrebbero
stare
a
Londra
o
a
Parigi
:
invece
bestemmiano
e
rimangono
qui
.
Altri
reporter
improvvisati
,
nessuno
li
voleva
mandare
:
ma
hanno
supplicato
o
sono
venuti
da
sé
,
a
loro
spese
.
Cosa
cercano
,
dimmi
.
Uno
scopo
che
non
avevano
prima
?
Un
brivido
che
li
scuota
dalla
noia
?
Una
pallottola
che
risolva
un
loro
dolore
?
Un
'
imitazione
di
Hemingway
?
Ho
tentato
un
'
indagine
,
uno
ha
risposto
:
«
Voglio
dimostrare
a
mio
padre
di
non
essere
il
cretino
che
dice
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
Mia
moglie
ha
divorziato
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
È
eccitante
e
,
se
fai
la
foto
giusta
,
sei
a
posto
per
sempre
»
.
Quasi
nessuno
m
'
ha
data
la
sola
ragione
che
a
me
sembra
valida
:
«
Sono
qui
per
capire
»
.
Io
sono
qui
per
capire
,
per
sapere
cosa
pensa
un
uomo
che
ammazza
un
altro
uomo
che
a
sua
volta
lo
ammazza
:
senza
conoscerlo
.
Sono
qui
per
provare
qualcosa
a
cui
credo
:
che
la
guerra
è
inutile
e
sciocca
,
la
più
bestiale
prova
di
idiozia
della
razza
terrestre
.
Sono
qui
per
spiegare
quanto
è
ipocrita
il
mondo
quando
si
esalta
su
un
siero
che
curerà
il
cancro
,
o
sull
'
operazione
chirurgica
che
sostituisce
un
cuore
con
un
altro
cuore
:
mentre
migliaia
di
creature
giovani
e
sane
,
senza
cancro
,
col
cuore
a
posto
,
vanno
a
morire
come
animali
,
vacche
al
macello
.
C
'
è
la
guerra
da
tre
anni
in
Vietnam
e
la
gente
che
piange
su
Washkansky
dice
:
«
Uh
,
che
noia
»
.
Ci
si
massacra
da
venti
giorni
a
Dak
To
è
un
villaggio
situato
a
dieci
miglia
dal
confine
col
Laos
e
la
Cambogia
,
proprio
dove
sbocca
la
Pista
O
Ci
-
min
:
vale
a
dire
la
strada
da
cui
arrivano
i
rifornimenti
di
Hanoi
alle
formazioni
vietcong
e
alle
truppe
nordvietnamite
infiltrate
nel
Sud
.
Verso
la
fine
di
ottobre
a
Dak
To
c
'
era
un
solo
battaglione
di
americani
con
una
base
aerea
,
minuscola
.
Poi
un
disertore
nordvietnamita
rivelò
che
i
suoi
compagni
erano
riusciti
ad
ammassare
sulle
colline
intorno
a
Dak
To
ben
settemila
soldati
e
con
questi
si
accingevano
a
sferrare
l
'
attacco
.
Il
generale
Westmoreland
reagì
concentrando
diecimila
fra
paracadutisti
e
soldati
,
il
1°
novembre
ebbe
inizio
la
più
sanguinosa
battaglia
combattuta
fin
oggi
in
Vietnam
.
A
Saigon
si
dice
:
«
O
gli
americani
vincono
entro
sette
giorni
o
Dak
To
diviene
la
loro
Diem
Bien
Phu
»
.
Non
è
facile
obbedire
al
consiglio
che
un
amico
della
France
Presse
,
François
Pelou
,
mi
ha
lascito
in
albergo
con
un
bigliettino
:
«
N
'
aie
pas
peur
»
.
I
viet
sono
come
gli
Apaches
e
i
Cheyennes
Lunedì
pomeriggio
.
Invece
è
facile
.
La
paura
ti
passa
,
di
colpo
,
con
la
paura
degli
altri
.
L
'
elicottero
su
cui
siamo
saliti
alla
base
di
Pleiku
,
ultima
tappa
prima
di
Dak
To
,
ha
posto
per
quattro
persone
oltre
i
due
piloti
e
i
due
mitraglieri
.
Uno
dei
quattro
è
un
telecronista
appena
giunto
da
New
York
.
Il
suo
viso
ha
il
colore
del
gesso
,
il
suo
corpo
è
scosso
da
un
tremito
convulso
,
e
tutte
le
sue
dieci
dita
sono
ficcate
dentro
la
bocca
dove
tutti
i
suoi
trentadue
denti
le
mordono
furiosamente
.
Dopo
pochi
minuti
si
alza
,
batte
alle
spalle
di
un
pilota
,
lo
scongiura
invano
di
tornare
indietro
,
e
provi
tanta
vergogna
per
lui
che
di
colpo
sei
un
'
altra
persona
.
Tranquilla
,
lucida
,
con
ogni
tuo
nervo
pronto
a
scattare
per
salvarti
la
pelle
.
Puoi
perfino
osservare
con
curiosità
le
colline
a
sinistra
da
cui
si
alzano
fumate
nere
,
il
napalm
che
gli
americani
sganciano
sui
nordvietnamiti
lanciano
sugli
americani
:
ben
consapevole
che
ci
stai
passando
nel
mezzo
,
come
sotto
un
arcobaleno
,
sorvolando
la
giungla
dove
sono
nascosti
i
vietcong
i
quali
mirano
dritto
alle
pale
dell
'
elicottero
.
Puoi
perfino
capire
perché
questa
guerra
è
una
guerra
diversa
da
ogni
altra
guerra
che
hai
studiato
a
scuola
,
e
perché
dicono
che
non
ha
un
fronte
preciso
,
che
il
fronte
è
ovunque
.
Il
mitragliere
dietro
di
te
s
'
è
abbassato
sulla
mitraglia
e
spara
raffiche
contro
una
macchia
da
cui
è
partito
un
colpo
appena
avvertito
.
Sembra
il
personaggio
di
un
western
dove
i
bianchi
sparano
dal
vagone
agli
indiani
.
Anche
allora
i
bianchi
tenevano
in
pugno
un
paese
di
cui
possedevano
solo
qualche
fortino
,
e
per
andare
da
fortino
a
fortino
bisognava
ammazzare
o
venire
ammazzati
.
Sostituisci
alla
parola
fortino
la
parola
base
aerea
,
alla
parola
indiani
la
parola
vietcong
,
alla
parole
vagone
la
parola
elicottero
:
ed
ecco
il
Vietnam
.
Ecco
il
nostro
viaggio
a
Dak
To
,
con
quel
poverino
che
geme
.
Siamo
a
Dak
To
.
Un
campo
militare
con
una
pista
nel
mezzo
,
bucata
dai
mortai
di
stanotte
.
Decine
di
elicotteri
e
aerei
che
decollano
o
atterrano
in
una
tempesta
di
polvere
rossa
,
un
fragore
che
spacca
gli
orecchi
.
Centinaia
di
camion
e
di
jeep
che
trasportan
soldati
dalla
barba
lunga
e
lo
sguardo
stanco
.
Postazioni
di
artiglieria
che
vomitano
cannonate
ogni
trenta
secondi
facendo
tremare
la
terra
e
il
tuo
stomaco
.
Eppure
come
doveva
essere
bello
il
Vietnam
quando
non
c
'
era
la
guerra
.
I
monti
dove
ora
si
muore
son
blocchi
di
giada
e
smeraldo
,
il
cielo
dove
ora
schizzan
bombe
è
una
cappa
color
fiordaliso
,
e
il
fiume
che
ora
serve
a
spegnere
gli
incendi
ha
un
'
acqua
così
limpida
,
fresca
.
Come
doveva
essere
facile
sentirsi
felici
quaggiù
,
andando
a
pescare
sulle
rive
,
a
passeggiare
nei
boschi
.
Poi
un
tenente
ci
viene
incontro
e
ci
offre
una
rivoltella
ciascuno
.
«
Badate
,
ve
la
consiglio
,
quasi
tutti
i
corrispondenti
ce
l
'
hanno
,
chiunque
porti
l
'
uniforme
è
un
bersaglio
:
i
nordvietnamiti
non
fanno
prigionieri
.
Se
dovete
crepare
,
tanto
vale
che
vendiate
cara
la
vostra
pelle
»
.
E
sembra
molto
sorpreso
,
anzi
offeso
,
quando
gli
rispondiamo
«
no
,
grazie
»
.
Povero
tenente
.
Ha
due
baffi
cretini
su
un
muso
di
topo
,
e
un
elmetto
che
sembra
nato
con
lui
.
Infatti
non
lo
vedremo
mai
senza
e
un
giorno
gli
chiederò
se
ci
dorme
.
È
addetto
alla
stampa
,
nella
tasca
dei
pantaloni
tiene
una
scatola
di
fotocolor
che
mostra
ad
ogni
nuovo
arrivato
:
la
sua
fidanzata
in
camicia
da
notte
e
senza
camicia
da
notte
.
La
mostra
anche
a
me
,
è
una
bionda
cicciuta
con
due
grossi
seni
,
mi
spiega
che
la
fotografò
durante
una
licenza
a
Honolulu
.
Parlando
ci
conduce
alla
tenda
dei
giornalisti
ma
prima
di
entrarci
faccio
in
tempo
a
vedere
due
MP
che
trascinano
un
soldatino
giallo
in
uniforme
kaki
.
Cammina
perché
lo
sostengono
,
ha
i
piedi
scalzi
,
la
bocca
aperta
e
le
palpebre
chiuse
.
Ha
sì
o
no
diciott
'
anni
,
lo
hanno
prese
stamani
sulla
collina
1383
,
era
svenuto
di
fame
e
di
sete
.
«
Dove
lo
portano
»
,
chiedo
,
«
all
'
infermeria
?
»
.
«
No
,
no
»
,
spiega
il
tenente
,
«
lo
portano
all
'
interrogatorio
e
poi
ad
incidere
un
disco
da
trasmettere
con
l
'
altoparlante
sulle
colline
.
»
«
E
cosa
inciderà
su
quel
disco
?
»
.
«
Inviterà
i
suoi
compagni
ad
arrendersi
»
.
«
E
se
lui
non
vuol
farlo
?
»
.
«
Oh
,
lo
farà
,
lo
farà
»
.
Il
prigioniero
inciampa
,
gli
MP
lo
sollevano
,
e
per
un
attimo
i
suoi
piedini
nudi
pendono
giù
grotteschi
.
Forse
fu
lui
a
ordinare
la
giacca
ricamata
che
vidi
da
un
sarto
a
Saigon
.
Il
ricamo
diceva
:
«
Quando
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
sono
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
1967»
.
Però
era
una
giacca
americana
.
E
le
parole
ricamate
,
in
inglese
.
Dieci
piloti
partono
ne
ritornano
due
Lunedì
notte
.
La
sensazione
che
hai
in
questo
campo
è
d
'
essere
chiuso
in
un
pozzo
,
cioè
in
trappola
.
Le
colline
dei
nordvietnamiti
ti
circondano
proprio
a
raggiera
e
solo
tre
sono
in
mano
degli
americani
:
la
1383
,
la
1124
e
la
1089
.
Notte
e
giorno
sei
esposto
al
fuoco
dei
mortai
,
dei
razzi
,
questo
buco
a
trenta
centimetri
dalla
vostra
tenda
lo
ha
fatto
stamani
un
mortaio
.
Veniva
dalla
collina
875
,
quella
che
non
riescono
a
prendere
:
la
notte
scorsa
173°
Airborn
aveva
l
'
ordine
di
arrivarci
in
cima
a
ogni
costo
ma
l
'
attacco
è
fallito
.
Ho
parlato
col
pilota
di
un
elicottero
,
quasi
piangeva
.
M
'
ha
raccontato
che
gli
uomini
sono
ammassati
in
un
perimetro
angusto
da
cui
non
possono
andare
né
avanti
né
indietro
:
i
nordvietnamiti
li
circondano
da
tutte
le
parti
,
sono
dietro
a
ogni
albero
.
In
quel
mucchio
di
carne
umana
vi
sono
almeno
cento
morti
e
altrettanti
feriti
,
nel
buio
gridano
supplicando
acqua
e
morfina
.
Il
sole
decompone
i
cadaveri
,
molti
feriti
muoiono
dissanguati
;
evacuarli
è
impossibile
.
Dieci
elicotteri
ci
hanno
provato
,
otto
sono
stati
abbattuti
,
questo
pilota
è
uno
dei
due
che
sono
riusciti
a
tornare
.
«
Capisce
,
non
ci
si
muove
che
con
gli
elicotteri
in
questa
giungla
maledetta
.
Il
terreno
è
troppo
ripido
,
pieno
di
bambù
e
di
liane
,
per
far
cento
metri
ci
si
mette
due
ore
,
e
i
nordvietnamiti
vi
si
muovono
invece
come
gatti
»
.
«
E
i
sudvietnamiti
dove
sono
?
»
.
«
Non
ci
sono
.
Chi
li
ha
mai
visti
?
Siamo
tutti
americani
a
Dak
To
»
.
I
soldati
al
campo
hanno
un
'
aria
cupa
,
arrabbiata
.
Mi
sono
affacciata
a
una
tenda
e
un
portoricano
gridava
:
«
Questo
lo
zio
Sam
non
ce
lo
aveva
detto
.
Devi
combattere
il
comunismo
non
lo
so
,
e
non
me
ne
frega
un
corno
dei
dannatissimi
vietnamiti
.
Se
lo
combattano
da
sé
il
comunismo
,
non
c
'
è
neanche
un
sudista
qui
fra
noi
.
Sì
,
aveva
ragione
mio
padre
quando
si
arrabbiò
perché
andai
volontario
.
Mio
padre
è
un
operaio
e
sai
che
ti
dico
?
Sono
sempre
i
figli
degli
operai
che
vanno
a
morire
alla
guerra
»
.
Gli
è
saltato
addosso
il
caporale
e
ha
urlato
:
«
Hector
,
chiudi
il
becco
!
»
.
Ma
Hector
ha
continuato
a
sfogarsi
e
io
sono
uscita
.
Ero
alla
mensa
quando
è
suonato
l
'
allarme
.
È
suonato
quando
i
primi
colpi
di
mortaio
erano
già
caduti
sul
ponte
e
sulla
pista
.
Sono
scappati
tutti
rovesciando
i
vassoi
,
i
bicchieri
di
tè
,
e
sono
scappata
anch
'
io
,
con
Moroldo
,
ma
era
molto
buio
e
il
bunker
non
si
vedeva
.
Si
vedevano
solo
sagome
nere
che
correvano
dandosi
spintoni
e
ripetendo
:
«
I
mortai
,
i
mortai
»
.
A
ciascuno
chiedevo
:
«
Il
bunker
,
dov
'
è
il
bunker
»
,
ma
nessuno
mi
rispondeva
.
Si
diventa
egoisti
alla
guerra
.
L
'
artiglieria
intanto
s
'
era
scatenata
con
lancio
di
razzi
,
il
cielo
bruciava
fiamme
rosse
in
fuga
verso
le
colline
,
non
distinguevi
più
tra
i
colpi
in
arrivo
e
i
colpi
in
partenza
,
d
'
un
tratto
una
mano
ha
afferrato
il
mio
polso
e
una
voce
ha
detto
:
«
Viens
avec
moi
»
.
Era
François
Mazure
,
un
collega
francese
,
con
lui
e
Moroldo
mi
son
tuffata
in
un
bunker
pieno
di
soldati
cadendoci
a
capofitto
.
Siamo
rimasti
un
'
oretta
nel
bunker
,
i
soldati
ogni
tanto
accendevano
un
fiammifero
sotto
la
mia
faccia
per
vedere
se
fossi
davvero
una
donna
.
I
loro
discorsi
erano
interessanti
:
parlavano
esclusivamente
di
quelli
che
sono
riusciti
a
evitare
il
Vietnam
.
Quando
l
'
allarme
è
cessato
ci
hanno
detto
che
il
ponte
era
quasi
distrutto
e
che
si
temeva
un
contrattacco
sulla
collina
1383
.
Domattina
ci
andremo
,
intanto
cerchiamo
di
dormire
.
Di
giorno
fa
caldo
,
di
notte
fa
freddo
,
ma
il
peggio
è
che
le
brande
sono
tutte
occupate
e
bisogna
dormire
per
terra
.
Qualcuno
mi
ha
dato
il
suo
sacco
a
pelo
ma
per
terra
i
colpi
di
cannone
ritornano
come
legnate
sul
ventre
.
Nel
sonno
sento
Moroldo
che
brontola
:
«
E
spara
e
spara
e
spara
.
Ma
quanto
costa
ogni
colpo
?
Mezzo
milione
?
Un
milione
?
Come
sono
ricchi
gli
americani
.
Io
,
la
guerra
agli
americani
,
non
gliela
farò
mai
»
.
Una
bomba
da
300
chili
ha
fatto
un
massacro
Martedì
mattina
.
Si
chiama
Pip
,
ha
ventitré
anni
,
un
volto
buono
e
arguto
,
un
fucile
,
una
Leica
e
un
blocco
di
carta
col
lapis
.
È
addetto
al
servizio
informazioni
della
Quarta
divisione
fanteria
e
sarà
lui
a
portarci
sulla
collina
1383
.
Gli
andiamo
incontro
ridendo
,
ci
siamo
svegliati
contenti
,
com
'
è
bello
essere
vivi
.
Se
imparassimo
a
esser
contenti
per
il
semplice
fatto
d
'
essere
vivi
.
Capiremmo
perfino
il
piacere
di
lavarsi
la
faccia
con
un
bicchiere
d
'
acqua
,
l
'
altro
bicchiere
è
pei
denti
,
e
pazienza
se
nell
'
uniforme
ci
hai
dormito
e
sudato
,
se
il
sacco
a
pelo
puzzava
,
se
trovare
un
gabinetto
è
un
regalo
.
Il
generale
Peers
m
'
ha
offerto
l
'
uso
del
suo
gabinetto
che
è
una
scatola
di
legno
su
cui
è
scritto
"
Privato
"
,
ma
tutte
le
volte
che
provi
ad
andarci
c
'
è
lui
.
Al
terzo
tentativo
l
'
ho
sorpreso
sotto
la
doccia
che
si
insaponava
.
«
Oh
!
»
,
ha
esclamato
arrossendo
e
non
si
capiva
a
guardarlo
perché
tutti
ne
abbiano
tanta
paura
.
Così
nudo
e
indifeso
non
sembrava
davvero
il
demonio
che
nell
'
ultima
guerra
mondiale
terrorizzava
i
giapponesi
della
Birmania
,
ancor
meno
sembrava
il
grande
stratega
che
da
venti
giorni
manda
i
ragazzi
a
morire
e
ogni
sera
ripete
:
«
Stanotte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Uscendo
senza
scarpe
scansava
i
sassolini
come
fossero
spilli
.
L
'
ho
raccontato
a
Pip
che
continuava
a
ripetere
:
«
Devi
dirlo
al
capitano
Scher
!
»
.
Il
capitano
Scher
è
colui
che
ha
conquistato
le
tre
colline
e
Pip
sostiene
che
se
la
875
fosse
toccata
a
lui
non
sarebbe
successo
quello
che
è
successo
.
Sulla
875
la
situazione
sta
facendosi
ancora
più
tragica
.
Stamani
i
Phantom
bombardavano
i
bunker
dei
nordvietnamiti
,
uno
ha
sganciato
troppo
presto
una
bomba
e
anziché
sui
nordvietnamiti
le
bomba
è
caduta
sul
perimetro
degli
americani
.
Era
una
bomba
da
trecento
chili
,
ha
fatto
un
massacro
.
Be
'
,
per
dirmi
questo
Pip
ha
indugiato
un
po
'
troppo
e
l
'
elicottero
su
cui
dovevamo
salire
è
partito
.
Dobbiamo
attenderne
un
altro
e
,
quando
arriverà
,
ci
diranno
:
«
Chi
di
voi
tre
porta
bene
?
L
'
elicottero
che
avete
perduto
è
partecipato
per
una
raffica
di
mitra
a
palla
»
.
«
Sono
andato
volontario
,
poi
me
ne
pentii
subito
»
Martedì
mezzogiorno
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
a
non
stupirsi
perché
la
morte
t
'
è
passata
accanto
senza
vederti
.
Ci
si
abitua
a
saltare
sull
'
elicottero
che
non
ha
nemmeno
una
cintura
alla
quale
legarti
sicché
quando
vira
devi
stringere
forte
un
appiglio
sennò
scivoli
giù
.
Ci
si
abitua
a
volare
rasente
i
boschi
da
cui
i
vietcong
sparano
.
Ci
si
abitua
ad
affacciarsi
mentre
il
mitragliere
risponde
al
fuoco
.
Ci
si
abitua
a
non
battere
ciglio
dinanzi
alla
desolazione
,
l
'
orrore
.
Non
sono
rimasti
che
mozziconi
anneriti
di
alberi
su
questa
collina
.
Si
levano
contro
il
cielo
in
mille
schegge
che
sembrano
dita
tese
a
chieder
pietà
e
introno
a
essi
vedi
solo
buche
,
voragini
,
trincee
,
bunker
coperti
da
sacchi
di
sabbia
,
uomini
dall
'
espressione
sbalordita
,
il
passo
incerto
.
Ci
siamo
calati
nel
punto
dov
'
è
appostata
l
'
artiglieria
.
Nel
recinto
dei
mortai
stanno
tre
ragazzini
vestiti
da
soldato
.
Quello
che
infila
gli
obici
ha
due
occhi
tristi
che
spaccano
il
cuore
.
«
Larry
,
ti
ho
portato
un
pacco
»
,
gli
dice
Pip
.
«
Vengo
subito
»
,
risponde
Larry
.
Infila
un
'
altra
granata
nella
bocca
del
mortaio
,
si
inginocchia
appoggiando
la
testa
bionda
alla
canna
e
:
«3048
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
«
Larry
!
»
,
insiste
Pip
.
«
Un
momento
»
,
dice
Larry
,
«3049
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
Poi
cede
il
posto
a
un
altro
e
prende
il
pacco
che
viene
dalla
zia
Dolores
di
Kansas
City
e
contiene
pop
-
corn
,
burro
di
noccioline
,
torroni
ma
soprattutto
caramelle
perché
a
Larry
piacciono
le
caramelle
.
Le
mangiamo
insieme
,
seduti
sul
tronco
di
un
castagno
.
«
Larry
,
ma
è
vero
che
sei
volontario
?
»
.
«
Cosa
vuole
,
eran
tre
anni
che
il
Vietnam
incombeva
su
me
,
alla
fine
mi
dissi
:
meglio
andar
volontario
,
o
la
va
o
la
spacca
,
se
va
e
se
ritorno
becco
un
congedo
di
centocinquanta
dollari
al
mese
.
Mi
pentii
subito
di
aver
fatto
quel
che
avevo
fatto
.
Ma
ormai
lo
avevo
fatto
.
I
miei
genitori
si
arrabbiarono
molto
,
la
mamma
piangeva
.
Mi
sembra
un
secolo
,
e
fu
solo
tre
mesi
fa
.
Tre
.
Ho
ancora
nove
mesi
da
passare
qui
.
Lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
o
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
,
dico
alla
svelta
:
Dio
non
farmi
morire
»
.
Poi
dal
recinto
arriva
una
voce
:
«
Dico
,
Larry
,
vuoi
riprenderti
questo
fetentissimo
aggeggio
?
»
.
E
Larry
se
na
va
,
masticando
caramelle
di
zia
Dolores
,
a
sparar
colpi
che
ammazzeranno
un
ragazzo
come
lui
.
Quello
che
l
'
ha
chiamato
si
avvicina
e
sorride
:
«
Lei
è
italiana
,
vero
?
Anch
'
io
»
.
Si
chiama
George
Mazzarella
,
figlio
unico
di
Giacinto
e
Irene
Mazzarella
che
nel
1926
lasciarono
Napoli
per
emigrare
a
New
York
.
Ha
ventiquattr
'
anni
,
è
meccanico
,
era
sposato
da
un
mese
quando
lo
mandarono
qui
.
E
il
giorno
prima
dell
'
attacco
ricevette
una
lettera
dove
la
moglie
diceva
d
'
essere
incinta
.
«
Così
andai
all
'
attacco
come
in
stato
di
ubriachezza
.
Era
la
prima
volta
che
andavo
all
'
attacco
e
lei
m
'
aveva
scritto
d
'
essere
incinta
.
Avevo
paura
,
mi
tenevo
vicino
a
Bob
.
Bob
era
il
mio
amico
.
Eravamo
partiti
insieme
perché
lui
era
un
tipo
zitto
e
io
sono
un
tipo
che
chiacchiera
:
si
legava
come
due
innamorati
.
Poi
il
razzo
arrivò
.
Lo
vidi
arrivare
e
mi
seccò
la
gola
,
non
riuscii
a
dirlo
a
Bob
.
Mi
buttai
a
terra
e
nel
momento
in
cui
mi
buttai
a
terra
rividi
tutta
la
mia
vita
,
come
un
film
,
rividi
mia
madre
e
mio
padre
e
i
giorni
di
scuola
e
mia
moglie
nel
letto
,
tutto
insieme
.
E
mentre
vedevo
questo
vidi
Bob
scoppiare
.
Letteralmente
scoppiare
.
In
due
,
lo
giuro
,
tagliato
nel
mezzo
.
Lo
vidi
morire
ed
era
la
prima
volta
che
vedevo
un
uomo
morire
e
quell
'
uomo
era
Bob
.
Gridai
:
Bob
!
E
poi
,
che
Dio
mi
perdoni
,
non
l
'
ho
ancora
detto
a
nessuno
,
lo
dico
a
lei
perché
devo
dirlo
a
qualcuno
,
se
non
lo
dico
divento
pazzo
,
e
poi
ecco
poi
fui
così
felice
che
il
razzo
avesse
preso
lui
anziché
me
.
Dio
,
mi
vergogno
.
Quanto
mi
vergogno
.
Ma
è
così
.
E
se
in
questo
momento
arriva
un
altro
razzo
,
lo
sa
che
le
dico
?
Spero
che
prenda
lei
anziché
me
.
Brutto
,
vero
?
»
.
«
Non
lo
so
,
George
.
È
guerra
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
a
un
albero
,
non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
.
Brutto
,
vero
?
»
.
Non
lo
so
,
George
,
è
la
guerra
.
Il
ragazzo
giallo
giaceva
contorto
nella
trincea
Martedì
pomeriggio
.
Da
una
tenda
è
sbucato
il
capitano
Scher
ed
è
venuto
a
sedersi
con
noi
.
Anziché
alzarsi
in
piedi
i
soldati
hanno
detto
:
«
Ciao
,
Don
»
.
Donald
Scher
ha
trentasei
anni
,
è
bello
come
Tyrone
Power
quando
Tyrone
Power
era
davvero
bello
,
ha
la
disinvoltura
di
chi
ha
girato
il
mondo
e
vive
a
New
York
.
Conosce
Londra
,
Parigi
,
Roma
dove
abitava
quand
'
era
alla
NATO
e
suo
sketch
preferito
è
sugli
italiani
che
guidano
.
Sostiene
di
preferire
un
bombardamento
di
mortai
al
traffico
di
Roma
:
una
volta
al
Tritone
ebbe
una
crisi
di
panico
e
non
riusciva
più
a
muoversi
,
i
romani
gli
gridavan
cornuto
.
Dopo
lo
sketch
sugli
italiani
abbiamo
mangiato
una
razione
C
,
pollo
disossato
,
dolce
alla
panna
,
caffè
,
e
dopo
mangiato
lui
ci
ha
condotto
sulla
cima
della
collina
:
con
l
'
elicottero
perché
a
piedi
avremmo
trovato
mine
e
vietcong
.
Quando
l
'
elicottero
s
'
è
abbassato
,
m
'
ha
detto
:
«
Non
salti
lì
»
.
Ho
calcolato
male
le
distanze
e
sono
saltata
proprio
lì
,
affondando
su
qualcosa
di
molle
.
Ho
udito
la
sua
voce
irritata
:
«
Glielo
avevo
detto
di
non
saltare
lì
!
»
,
e
poi
mi
sono
accorta
di
tenere
i
piedi
sul
cadavere
di
un
vietnamita
appena
coperto
di
terra
.
I
cadaveri
qui
sono
ovunque
,
dopo
tre
giorni
e
mezzo
non
li
hanno
ancora
sepolti
tutti
.
Sebbene
il
metodo
sia
sbrigativo
:
li
butti
in
una
trincea
e
poi
copri
la
trincea
con
la
terra
.
«
Capitano
,
quante
vite
è
costata
questa
collina
?
»
.
«
Io
ho
perso
solo
sette
uomini
ma
di
vietnamiti
ne
ho
contati
sessanta
.
Di
sicuro
eran
molti
,
molti
di
più
:
quelli
che
noi
troviamo
son
quelli
uccisi
da
ultimo
.
Gli
altri
li
portano
via
prima
di
ritirarsi
,
legandoli
ai
piedi
con
le
funi
.
Prepararono
le
funi
prima
della
battaglia
,
sono
coraggiosi
.
O
dovrei
dire
suicidi
,
fanatici
?
Li
ho
visti
sotto
un
bombardamento
al
napalm
:
uscivano
dai
bunker
e
tentavano
di
sparare
coi
fucili
agli
aerei
.
Come
i
giapponesi
della
seconda
guerra
mondiale
.
Diresti
che
non
gli
importa
di
morire
,
anzi
che
voglion
morire
.
Io
non
so
cosa
li
muova
»
.
Allora
ho
guardato
il
ragazzo
giallo
che
giaceva
contorto
e
coperto
di
sangue
dentro
una
trincea
.
Non
c
'
era
nulla
di
fanatico
,
di
suicida
,
sul
suo
viso
tondo
e
imberbe
.
Sembrava
,
anzi
,
che
sorridesse
.
Dio
,
ma
a
cosa
?
L
'
ultima
cosa
che
aveva
visto
era
un
George
o
un
Larry
che
avanzavano
col
loro
terrore
e
gli
sparavano
addosso
,
per
non
morire
essi
stessi
.
Dal
giorno
in
cui
era
nato
,
forse
diciassette
,
forse
diciotto
anni
fa
,
non
avevo
mai
visto
che
guerra
.
Prima
la
guerra
con
i
francesi
,
poi
la
guerra
agli
americani
,
in
questa
sua
terra
dove
c
'
era
sempre
qualcuno
che
non
doveva
esserci
,
perché
all
'
inferno
il
comunismo
,
il
non
comunismo
,
lui
era
morto
per
la
sua
terra
,
e
quella
collina
gli
apparteneva
,
come
le
altre
colline
,
le
pianure
e
i
fiumi
,
e
ciò
lo
rendeva
ricco
,
vittorioso
e
ricco
.
Anche
se
aveva
sempre
ignorato
cosa
significa
vivere
in
pace
.
Quella
misteriosa
parola
che
tutti
gli
dicevano
,
pace
.
Una
lucertola
gli
è
andata
su
un
occhio
.
«
Non
guardi
»
,
ho
detto
il
capitano
,
«
venga
via
,
Dio
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
di
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
solo
una
sporca
tragedia
e
se
hai
poco
di
cuore
piangi
sempre
quando
la
battaglia
è
finita
.
Piangi
su
quello
cui
negasti
una
sigaretta
ed
è
morto
,
su
quello
che
rimproverasti
ed
è
morto
,
piangi
perfino
su
lui
che
ha
ammazzato
i
tuoi
amici
.
Tre
uomini
m
'
ha
ammazzato
questo
ragazzo
.
Con
una
granata
sola
.
E
magari
se
lo
incontravo
a
un
bar
di
New
York
lo
trovavo
simpatico
,
e
mi
mettevo
a
discuter
con
lui
sul
comunismo
e
sul
capitalismo
,
e
poi
lo
invitavo
a
mangiare
.
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
«
E
allora
perché
la
fa
,
capitano
?
»
.
«
È
il
mio
mestiere
.
Lo
scelsi
perché
mi
piaceva
lavorare
con
gli
uomini
,
mi
sembrava
di
fare
il
maestro
,
io
ero
un
maestro
.
Quando
diventi
un
militare
non
ci
pensi
mica
che
in
fondo
il
tuo
mestiere
è
uccidere
.
Poi
viene
il
momento
di
uccidere
e
ti
assale
come
uno
stupore
,
senti
come
uno
strappo
,
ma
è
ormai
troppo
tardi
:
se
non
uccidi
sei
ucciso
.
Nel
momento
estremo
non
ti
guida
il
dovere
,
non
ti
guida
il
coraggio
,
ti
guida
la
paura
.
Certo
che
avevo
pura
,
anche
tre
giorni
fa
.
Prima
della
battaglia
io
ho
sempre
paura
,
ogni
volta
è
la
prima
volta
.
E
ogni
volta
penso
che
non
voglio
morire
,
voglio
tornare
a
casa
dove
ho
quattro
figli
.
Eppure
vado
avanti
.
Che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
Siamo
andati
in
giro
per
le
trincee
,
trattenendo
il
fiato
a
causa
del
fetore
.
Erano
trincee
molto
piccole
perché
i
vietnamiti
sono
sempre
molto
piccoli
e
hanno
bisogno
di
pochissimo
spazio
.
Però
erano
trincee
fatte
bene
,
con
intelligenza
e
gran
senso
strategico
.
Erano
sei
,
giravano
in
tondo
alla
collina
in
cerchi
concentrici
ed
erano
unite
fra
loro
con
sottopassaggi
.
Le
più
vecchie
avevan
sei
mesi
.
Da
sei
mesi
i
bambini
gialli
scavavano
,
zitti
zitti
,
come
i
topi
,
sotto
gli
occhi
degli
americani
,
e
gli
americani
non
s
'
erano
accorti
di
nulla
.
Se
il
disertore
non
avesse
tradito
,
sarebbe
successa
una
carneficina
.
«
E
malgrado
lui
,
che
battaglia
dura
.
Partimmo
alle
nove
del
mattino
e
non
fummo
in
cima
che
alle
sei
del
pomeriggio
.
Procedevamo
albero
per
albero
,
macchia
per
macchia
,
bambù
per
bambù
.
Per
andare
da
qui
a
quella
liana
,
quanti
metri
saranno
,
quindici
al
massimo
,
ci
mettevamo
un
'
ora
.
Due
ore
.
Vede
che
terreno
ripido
.
Loro
stavano
sopra
e
potevano
guardarci
in
gola
fino
alle
tonsille
.
Giunto
a
questi
bambù
chiesi
gli
aerei
:
col
rischio
di
essere
bombardati
anche
noi
Erano
armati
ben
ma
poche
armi
russe
.
Di
russo
ho
trovato
solo
due
fucili
del
1946
.
Tutte
armi
cinesi
,
nuovissime
,
di
prima
qualità
.
Fucili
,
mitraglie
,
granate
a
mano
,
mortai
da
60
mm
.
,
razzi
B40
che
nella
giungla
son
oro
:
perché
spaccano
gli
alberi
e
i
rami
schizzando
diventan
coltelli
.
Vero
,
tenente
?
»
.
Una
morte
è
già
di
troppo
,
in
una
famiglia
Il
tenente
ha
ventun
anni
ma
ne
dimostra
quindici
.
Si
chiama
Joseph
Knowlton
e
viene
dal
Massachusetts
dove
ha
un
fratello
di
diciott
'
anni
e
uno
di
quattordici
.
Vive
nell
'
incubo
che
anche
a
loro
tocchi
il
Vietnam
.
Siede
su
un
sasso
e
coprendo
coi
piedi
qualcosa
che
non
vedo
,
ci
ha
fatto
sopra
un
mucchietto
di
terra
,
mi
dice
:
«
Ho
scritto
a
quello
più
grande
di
arruolarsi
in
marina
così
sfugge
al
Vietnam
.
Non
voglio
che
provi
ciò
che
provo
io
.
Io
la
guerra
l
'
avevo
vista
al
cinematografo
,
ma
non
credevo
che
fosse
così
.
Ti
passano
le
pallottole
sopra
la
testa
,
colpiscono
l
'
albero
e
vuoi
tanto
bene
all
'
albero
che
lo
abbracceresti
per
non
lasciarlo
più
,
invece
vai
avanti
proteggendo
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
.
Forse
perché
il
primo
che
hai
visto
morire
ha
perso
la
testa
.
Gli
è
volata
via
come
un
pallone
per
giocare
al
calcio
.
Non
voglio
che
mio
fratello
veda
queste
cose
.
Se
l
'
America
pretende
che
io
sia
qui
,
pazienza
:
cerco
di
fare
meglio
che
mi
riesce
.
Però
mio
fratello
no
.
Una
morte
è
già
un
prezzo
troppo
alto
.
E
malgrado
l
'
obbedienza
che
porto
,
malgrado
sia
abbastanza
d
'
accordo
sulla
nostra
presenza
in
Vietnam
,
chi
vuole
essere
qui
?
Chi
ne
è
fiero
?
»
.
E
con
rabbia
tira
una
pedata
al
mucchietto
di
terra
che
aveva
ammassato
.
Sotto
c
'
è
una
manina
gialla
.
Ce
ne
siamo
andati
sotto
il
fuoco
.
Sparavano
da
una
cima
accanto
,
forse
il
contrattacco
temuto
.
Siamo
saltati
sull
'
elicottero
con
la
velocità
di
due
lepri
,
mi
calcavo
in
testa
l
'
elmetto
fino
a
schiacciarmi
.
«
La
testa
,
la
testa
,
proteggi
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
»
.
E
intanto
Joseph
Tinnery
,
vent
'
anni
,
da
Filadelfia
,
strappato
alle
scuole
medie
,
stava
lì
a
testa
nuda
e
urlava
:
«
Senti
m
'
ero
dimenticato
,
tu
che
sei
giornalista
,
me
lo
fai
un
favore
?
Mi
fai
mandare
una
fotografia
con
l
'
autografo
da
Julie
Christie
?
Ricordati
,
Joseph
Tinnery
,
Terzo
battaglione
,
Dodicesimo
Fanteria
,
sì
,
Julie
Christieee
!
»
.
La
conferenza
-
stampa
del
generale
ottimista
Martedì
sera
.
Sono
giunti
i
feriti
della
collina
875
.
Stamani
una
colonna
del
173°
Airborne
è
riuscita
a
stabilire
un
contatto
col
perimetro
del
massacro
e
ora
esiste
una
zona
di
atterraggio
per
gli
elicotteri
.
Ero
sulla
pista
a
vederli
arrivare
.
Calavano
come
un
branco
di
calabroni
,
accecandoci
in
quel
vento
di
terra
rossa
,
gli
infermieri
correvano
con
le
barelle
,
ma
solo
i
moribondi
venivano
adagiati
sulle
barelle
.
Gli
altri
si
buttavano
in
terra
da
sé
,
e
laceri
insanguinati
,
zoppicando
,
ridendo
,
piangendo
,
venivano
verso
di
noi
neanche
fossimo
stati
la
mamma
,
il
miracolo
.
Uno
che
rideva
mi
si
è
buttato
addosso
gridando
:
«
Prendete
la
collina
,
era
l
'
ordine
,
prendete
la
dannata
collina
!
Eravamo
in
trappola
,
capisci
,
in
trappola
!
»
.
Poi
,
di
colpo
,
ha
smesso
di
ridere
.
S
'
è
staccato
da
me
,
m
'
ha
guardato
serio
e
m
'
ha
detto
:
«
Ma
tu
chi
sei
?
Cosa
vuoi
?
»
.
Un
altro
,
seminudo
,
era
in
preda
a
una
crisi
selvaggia
.
Batteva
i
piedi
,
si
picchiava
la
fronte
,
singhiozzava
:
«
Li
odiooo
!
Vi
odioso
!
Maledetti
!
Sudicioniii
!
»
.
Cercavano
di
calmarlo
,
di
condurlo
in
infermeria
,
ma
non
ce
la
facevano
mica
.
Un
altro
,
negro
,
s
'
era
seduto
con
una
ciotola
di
minestra
e
piangeva
quieto
mentre
le
lacrime
gli
cadevano
nella
minestra
.
«
Quella
bomba
.
Un
mucchio
di
ragazzi
son
morti
per
quella
bomba
.
Non
sapevi
più
dove
andare
.
Dovevo
nascondermi
sotto
i
cadaveri
.
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
ma
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
Poi
è
arrivato
il
colonnello
che
ha
cacciato
i
giornalisti
strillando
incoscienti
,
datemi
i
rotolini
delle
fotografie
,
incoscienti
,
e
siamo
dovuti
scappare
perché
non
ce
li
rubasse
.
C
'
è
uno
strano
modo
,
qui
,
di
giudicar
l
'
incoscienza
.
Alla
conferenza
-
stampa
il
generale
,
con
l
'
uniforme
stirata
,
ripeteva
:
«
Detesto
apparire
ottimista
ma
ritengo
di
potervi
annunciare
,
stavolta
con
certezza
,
che
entro
la
notte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Una
bella
giornata
:
abbiamo
due
nuovi
amici
Mercoledì
mattina
.
La
collina
875
non
è
affatto
nel
mani
del
generale
.
Non
solo
,
raggiungerla
è
più
che
mai
impossibile
:
gli
elicotteri
ci
portano
solo
i
soldati
che
vanno
a
morire
.
All
'
alba
sono
andata
sulla
pista
ma
non
c
'
era
più
nulla
da
fare
,
tutti
i
posti
erano
pei
soldati
di
una
compagnia
che
partiva
.
Erano
appena
giunti
dagli
Stati
Uniti
,
sembravano
cani
bastonati
.
Un
ragazzo
dai
capelli
rossi
m
'
ha
chiesto
con
voce
strozzata
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
Gli
ho
risposto
:
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
,
oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
Forse
ci
ha
creduto
.
Siamo
fermi
qui
al
campo
,
qualche
colpo
di
mortaio
piomba
a
intervalli
,
ma
nessuno
ci
fa
caso
ormai
,
ammenoché
non
si
tratti
di
un
vero
bombardamento
non
suona
neppure
l
'
allarme
.
A
chi
tocca
,
tocca
:
se
non
ragioni
così
stai
sempre
rannicchiato
in
un
buco
.
È
una
bella
giornata
,
io
e
Moroldo
abbiamo
fatto
due
amici
:
il
sergente
Norman
Jeans
e
il
caporale
Bobby
Janes
.
Norman
è
un
negro
di
Beaumont
,
Texas
;
Bobby
è
un
irlandese
di
Milford
,
Connecticut
.
Hanno
entrambi
ventitrè
anni
e
il
primo
è
nero
come
il
carbone
,
il
secondo
è
biondo
come
il
grano
.
Dove
va
uno
va
l
'
altro
,
non
si
staccano
mai
.
Il
fatto
è
che
Norman
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Bobby
e
Bobby
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Norman
.
Dal
maggio
scorso
sono
stati
insieme
in
ben
sette
combattimenti
.
«
Guarda
,
io
non
voglio
essere
un
eroe
»
Alle
dieci
,
quando
Norman
e
Bobby
sono
andati
a
prendere
l
'
acqua
nel
fiume
,
li
abbiamo
seguiti
.
Poi
,
mentre
Bobby
caricava
le
latte
sul
camion
,
mi
sono
messa
a
chiacchierare
con
Norman
che
è
in
Vietnam
da
undici
mesi
ma
dice
undici
mesi
come
se
dicesse
undici
anni
.
Era
appena
sposato
quando
partì
.
«
No
voleva
vedermi
partire
,
sai
.
E
piangeva
,
piangeva
.
Così
me
ne
andai
all
'
alba
,
mentre
dormiva
.
Scesi
piano
dal
letto
,
mi
vestii
trattenendo
il
respiro
,
e
uscii
di
casa
scalzo
:
perché
non
si
svegliasse
.
Com
'
era
bella
così
addormentata
.
Non
potei
nemmeno
baciarla
,
dirle
good
-
bye
,
e
se
non
la
rivedessi
mai
più
?
»
.
Parla
in
soffio
,
con
gli
occhi
chiusi
.
«
Sì
che
la
rivedrai
Norman
.
Tra
un
mese
»
.
«
In
un
mese
Stamani
è
tornato
il
capitano
a
cercar
volontari
per
la
collina
.
Gli
ho
risposto
no
,
ma
se
vogliono
possono
mandarmi
lo
stesso
.
E
non
voglio
,
capisci
non
voglio
.
La
guerra
,
ecco
,
quando
mi
richiamarono
non
sapevo
immaginarmi
la
guerra
ma
ora
la
conosco
e
tutto
quello
che
chiedo
è
di
uscirne
al
più
presto
,
di
tornare
da
lei
.
Bobby
,
dice
:
"
Sei
sempre
triste
,
sorridi
"
.
Non
ero
triste
,
ero
allegro
,
ero
buffo
.
Ero
giovane
.
Ora
son
vecchio
.
Sai
che
mi
sono
trovato
un
capello
bianco
?
Guardalo
,
è
qui
a
sinistra
,
è
proprio
bianco
»
.
«
Io
non
lo
vedo
»
.
«
Tu
non
lo
vedi
ma
c
'
è
.
Dev
'
esser
venduto
quando
mio
fratello
Charlie
m
'
ha
scritto
che
hanno
richiamato
anche
lui
e
ora
mandano
anche
lui
in
Vietnam
.
Gli
ho
risposto
Charlie
,
tenta
di
farti
mettere
nel
servizio
trasporti
,
non
in
fanteria
.
Se
dovesse
accadergli
qualcosa
Charlie
è
così
buono
,
non
ha
mai
ammazzato
nessuno
,
io
sì
invece
,
e
se
qualcuno
deve
morire
in
famiglia
allora
meglio
che
tocchi
a
me
,
ti
pare
?
»
.
«
Non
toccherà
neanche
a
te
»
.
«
Sono
cose
che
si
dicono
,
io
vivo
nella
paura
.
Invece
di
andarsene
,
cresce
.
Per
esempio
,
la
seconda
volta
che
fui
in
combattimento
.
Avevo
più
paura
della
prima
.
Sparando
pensavo
:
Norman
,
la
prima
volta
non
t
'
hanno
beccato
ma
questa
ti
beccheranno
.
E
la
terza
volta
avevo
più
paura
della
seconda
,
la
quarta
più
della
terza
.
Son
rimasto
ferito
sei
volte
e
la
prossima
sarà
quella
buona
»
.
«
Ma
piantala
,
Norman
!
»
.
«
E
poi
non
mi
piace
ammazzare
,
non
capisco
perché
si
debba
ammazzare
.
Io
vorrei
che
tutti
fossero
vivi
,
felici
.
Invece
ne
ho
ammazzati
tanti
.
Tanti
!
Lì
per
lì
non
ci
pensi
,
mi
spiego
,
un
uomo
è
un
bersaglio
.
E
poi
sei
arrabbiato
perché
i
tuoi
amici
son
morti
,
odi
il
mondo
e
quell
'
uomo
è
il
mondo
per
te
.
Dopo
però
ti
dispiace
,
dici
Buon
Dio
,
perdonami
,
Buon
Dio
.
Se
tu
non
credessi
che
stai
combattendo
per
qualcosa
di
buono
,
che
la
tua
causa
è
giusta
,
che
quando
tornerai
a
casa
ti
tratteranno
bene
anche
se
sei
negro
,
guarda
,
diventeresti
pazzo
.
Ma
quando
finirà
questa
guerra
?
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
,
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Prima
ero
cattivo
a
volte
,
non
farò
più
certe
cose
che
facevo
prima
.
Sono
diventato
più
buono
a
scoprire
che
la
vita
è
bella
»
.
Poi
Norman
ha
dato
il
cambio
a
Bobby
che
s
'
è
seduto
dov
'
era
seduto
Norman
,
e
s
'
è
messo
a
spiegarmi
perché
gli
vuol
bene
.
«
Perché
ad
esempio
stamani
gli
è
arrivata
una
radio
transistor
e
,
sapendo
che
mi
piaceva
,
l
'
ha
data
a
me
.
Ma
non
è
neanche
questo
,
è
il
modo
in
cui
mi
accolse
quando
arrivai
.
Non
come
un
sergente
,
come
un
fratello
.
Qui
,
sai
,
il
colore
della
pelle
non
conta
.
Partimmo
in
pattuglia
e
si
mise
a
spiegarmi
come
si
fa
a
riconoscer
le
mine
,
sul
sentiero
volle
andare
avanti
per
primo
.
E
mi
ordinò
di
restare
a
distanza
.
Nel
primo
combattimento
che
facemmo
insieme
,
Norman
rimase
ferito
.
Cercai
di
capire
da
che
bunker
sparassero
,
lo
capii
e
mi
avvicinati
che
lanciarvi
una
granata
.
Norma
diceva
non
lo
fare
,
scappa
,
ma
io
la
gettai
e
rimasi
a
mia
volta
ferito
.
Quando
aprii
gli
occhi
Norman
era
sopra
di
me
che
mi
tirava
via
.
S
'
era
trascinato
fin
lì
con
la
gamba
piena
di
schegge
,
il
braccio
pieno
di
schegge
,
e
mi
tirava
via
.
L
'
amicizia
è
bella
,
forse
più
bella
d
'
amore
,
e
l
'
unica
cosa
buona
alla
guerra
è
che
a
volte
ci
trovi
un
amico
.
Il
resto
è
spazzatura
.
Io
,
vedi
,
venni
volontario
ma
ora
odio
tanto
questa
guerra
che
non
so
come
esprimerlo
.
Forse
così
:
vorrei
non
esser
venuto
»
.
«
Quanto
tempo
ti
resta
,
Bobby
?
»
.
«
Tre
mesi
.
Novanta
giorni
,
ci
pensi
?
In
novanta
giorni
faccio
in
tempo
a
morire
novanta
volte
.
Fino
a
oggi
m
'
hanno
tenuto
lontano
dal
fuoco
perché
le
ferite
guarissero
ma
ora
sono
guarite
e
ogni
giorno
è
l
'
attesa
di
quando
mi
rispediranno
in
battaglia
.
Non
voglio
morire
,
maledizione
.
Non
voglio
tornare
.
Sono
così
giovane
,
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
vent
'
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
.
Non
me
ne
importa
più
un
corno
di
questa
guerra
,
incomincio
a
pensarla
come
mio
fratello
che
era
nel
173°
Airborn
ed
è
rimasto
ferito
e
dice
:
è
una
stupida
inutile
guerra
.
Molti
di
noi
non
sanno
neppure
perché
sono
qui
,
non
capiscono
un
corno
di
queste
faccende
politiche
,
vengono
direttamente
dai
banchi
di
scuola
e
si
chiedono
:
perché
?
Gli
rispondono
:
sei
qui
a
combattere
per
il
tuo
paese
.
Replicano
:
ma
il
mio
paese
è
laggiù
,
non
è
qui
.
Sono
bambini
,
dovrebbero
essere
a
scuola
,
e
li
odiano
tutti
perché
sono
qui
.
Ci
odiano
anche
se
moriamo
,
ecco
la
verità
»
.
«
Bobby
,
credi
che
gli
americani
vinceranno
questa
guerra
?
»
.
«
Non
lo
so
.
Vincere
una
guerra
vuol
dire
vincere
il
cuore
della
gente
non
lo
vinceremo
mai
.
Sono
buoni
soldati
,
i
vietnamiti
.
Hanno
già
cacciato
i
francesi
e
conoscono
il
loro
terreno
come
noi
non
lo
conosceremo
mai
e
a
loro
non
importa
di
morire
.
Gli
butti
addosso
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
li
bruci
col
lanciafiamme
:
e
sembran
risorgere
dalle
loro
ceneri
.
Per
ogni
nostro
morto
ne
nuore
venti
dei
loro
,
eppure
quando
vai
all
'
assalto
di
una
collina
ne
trovi
di
nuovi
,
di
nuovi
,
di
nuovi
,
e
sono
tanti
.
Voglio
tornare
a
casa
.
Che
i
governanti
sistemino
i
loro
litigi
con
un
altro
sistema
,
non
col
sangue
degli
uomini
.
Non
col
mio
sangue
.
Perché
,
tanto
,
a
chi
importa
se
muoio
?
»
.
È
proprio
una
bella
giornata
,
con
questi
alberi
verdi
e
questo
fiume
pulito
.
Un
gruppo
di
bambini
vietnamiti
viene
verso
di
noi
,
cantando
sotto
i
cappelli
a
pagoda
.
Ma
gli
occhi
azzurri
di
Bobby
son
colmi
di
lacrime
e
non
vedono
gli
alberi
verdi
né
il
fiume
pulito
né
i
bambini
che
cantano
sotto
il
cappello
a
pagoda
.
Lentamente
mi
alzo
,
mi
avvio
verso
il
camion
,
e
quando
salgo
sul
camion
lo
sguardo
mi
cade
sullo
specchio
retrovisivo
.
Sono
tre
giorni
che
non
mi
vedo
allo
specchio
:
per
timore
che
si
rompesse
e
mi
portasse
male
,
non
l
'
ho
preso
con
me
.
E
al
campo
non
ce
ne
sono
,
non
c
'
è
nemmeno
un
vetro
.
Quasi
con
timidezza
mi
avvicino
a
quel
coso
che
brilla
,
mi
osservo
,
e
rimango
allibita
a
fissare
un
volto
che
non
conosco
.
Possibile
che
in
soli
tre
giorni
si
possa
cambiare
così
?
Ha
ragione
Bobby
.
Non
ci
sono
né
alberi
verdi
,
né
fiumi
puliti
,
né
bambini
che
cantano
,
qui
.
«
La
collina
875
è
stata
abbandonata
»
Mercoledì
sera
.
Al
tramonto
s
'
è
udito
un
grido
:
«
I
morti
!
I
morti
!
»
.
Siamo
corsi
alla
pista
,
gli
elicotteri
li
avevano
già
scaricati
.
Erano
centodieci
,
e
venivano
dalla
collina
875
.
Erano
chiusi
in
sacchi
di
plastica
argentea
,
con
un
lampo
nel
mezzo
,
e
alcuni
avevano
ancora
la
sagoma
di
una
figura
umana
,
altri
erano
pacchi
informi
di
roba
.
Erano
allineati
in
file
prolisse
,
neanche
dovessero
sfilar
sull
'
attenti
per
il
generale
.
Erano
in
stato
di
decomposizione
e
puzzavano
come
la
coscienza
degli
uomini
che
li
avevano
mandati
a
morire
.
Sono
corsa
da
Bobby
e
da
Norman
.
Li
ho
trovati
fuori
della
tenda
,
con
gli
occhi
sulla
pista
,
le
braccia
conserte
.
In
silenzio
.
Poi
Bobby
ha
detto
con
voce
roca
:
«
C
'
è
anche
Charlie
Waters
,
il
cappellano
.
Hanno
trovato
soltanto
la
testa
»
.
E
Norman
ha
balbettato
:
«
No
!
Nooo
!
»
.
Corre
voce
che
domani
ci
sarà
un
altro
attacco
alla
875
.
Giovedì
sera
.
La
collina
875
è
stata
conquistata
dagli
americani
.
Scrivo
queste
note
sull
'
aereo
che
da
Pleiku
ci
riporta
a
Saigon
.
Le
scrivo
malvolentieri
perché
non
ho
voglia
di
ricordare
,
credo
che
nessuno
abbia
voglia
di
ricordare
.
È
successo
tutto
molto
in
fretta
.
Verso
le
nove
il
tenente
coi
baffi
è
uscito
dalla
tenda
e
battendo
le
mani
come
un
cretino
ha
annunciato
:
«
Elicotteri
a
disposizione
,
zona
del
fuoco
,
zona
del
fuoco
!
»
.
Sembrava
che
offrisse
i
biglietti
gratis
per
andare
a
teatro
.
Mentre
gli
elicotteri
partivano
,
dalla
collina
si
alzavano
fumate
nere
:
era
in
corso
l
'
ultima
pioggia
di
napalm
per
ridurre
al
minimo
la
resistenza
dei
nordvietnamiti
.
Nel
perimetro
del
massacro
,
come
ormai
lo
chiamano
,
erano
riuniti
i
soldati
e
i
paracadutisti
del
173°
Airborn
:
pronti
per
l
'
assalto
.
Nessuno
parlava
,
tutti
avevano
lo
sguardo
vuoto
di
chi
non
ha
scelta
.
Due
ore
avanti
il
cappellano
Roy
Peters
che
ha
sostituito
il
cappellano
Water
,
aveva
detto
la
Messa
.
Molti
s
'
erano
comunicati
.
Il
perimetro
era
ancora
pieno
di
bende
insanguinate
,
scatole
vuote
di
medicinali
,
bossoli
anneriti
,
pallottole
intatte
,
elmetti
con
un
buco
dentro
.
Jack
Russell
,
della
NBC
,
era
l
'
unico
che
ancora
avesse
il
coraggio
di
andare
in
giro
a
fare
interviste
,
e
poneva
a
tutti
la
stessa
domanda
:
«
Credi
che
ne
valga
la
pena
?
»
.
I
più
rispondevano
:
«
sì
perché
abbiamo
perso
troppi
ragazzi
,
bisogna
prenderla
questa
collina
»
.
Uno
ha
detto
«
No
»
,
e
non
ha
voluto
aggiungere
altro
.
Un
negro
ha
risposto
senza
alzare
il
viso
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Poi
s
'
è
udito
un
berciare
:
«
Ora
voglio
che
arriviate
lassù
e
becchiate
quei
figli
di
cani
»
.
Sono
scattati
tutti
,
hanno
incominciato
a
salire
.
Sono
andati
avanti
per
cinque
minuti
senza
che
accadesse
nulla
,
come
una
scalata
in
montagna
.
Poi
s
'
è
udito
un
fischio
,
un
altro
fischio
,
ed
è
esploso
l
'
inferno
.
Razzi
,
colpi
di
mortaio
,
granate
,
una
valanga
di
fuoco
che
rotola
giù
e
rotolando
si
gonfia
,
si
ingrossa
,
si
spezza
in
mille
altre
valanghe
di
fuoco
,
tra
gli
urli
.
Urlavano
tutti
.
Chi
urlava
:
«
Avanti
,
avanti
!
»
.
Chi
urlava
:
«
Barelle
,
barelle
!
»
.
Chi
urlava
bestemmie
atroci
.
Un
razzo
ha
centrato
il
negro
che
aveva
detto
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
Un
altro
razzo
ha
centrato
un
soldato
coi
capelli
rossi
e
di
lui
non
è
rimasta
nemmeno
una
scarpa
,
sono
rimaste
soltanto
queste
macchie
color
ruggine
che
ora
lordano
la
camicia
di
un
fotografo
.
Era
il
soldato
che
mi
aveva
chiesto
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
»
.
L
'
assalto
è
durato
sessanta
minuti
e
quando
gli
americani
sono
giunti
alla
cima
non
hanno
trovato
che
sassi
,
tronchi
bruciati
,
frammenti
di
corpi
.
La
valanga
di
fuoco
non
era
partita
di
lì
,
era
partita
da
un
'
altra
collina
.
La
875
i
nordvietnamiti
l
'
avevan
lasciata
nella
notte
,
trascinandosi
dietro
anche
l
'
ultimo
morto
.
«
Signore
»
,
ha
detto
il
radiotelefonista
al
comandante
,
«
dal
campo
ci
chiedono
la
conta
dei
cadaveri
nordvietnamiti
»
.
«
Rispondi
che
posso
dargli
quella
dei
nostri
»
,
ha
replicato
il
comandante
.
«
Sono
centocinquantotto
»
.
Dieci
giorni
dopo
.
Questo
è
il
comunicato
che
ho
appena
letto
sulla
telescrivente
della
Agence
France
Presse
a
Saigon
.
«11900/3/Dic/AFP/La
collina
875
è
stata
abbandonata
stop
I
paracadutisti
americani
che
controllavano
la
cima
a
sette
chilometri
dalla
Cambogia
sono
discesi
verso
Dak
To
dopo
aver
fatto
saltare
l
'
esplosivo
e
le
fortificazioni
nordvietnamite
stop
.
Nessuna
spiegazione
è
stata
fornita
dai
militari
americani
sui
motivi
di
questo
abbandono
stop
Il
solo
motivo
plausibile
sembra
quello
che
gli
americani
non
fossero
in
grado
di
tenere
la
875
indefinitamente
stop
Anche
le
altre
colline
sono
state
abbandonate
ad
eccezione
della
collina
1383
che
domina
direttamente
il
campo
di
Dak
To
stop
A
Dak
to
regna
la
calma
stop
»
.
E
questa
è
la
guerra
che
ho
visto
in
Vietnam
.
StampaPeriodica ,
"
Livellare
la
cultura
iniziale
dei
lavoratori
dice
Emmeg
su
L
'
Ordine
Corporativo
significa
troppo
o
troppo
poco
?
questione
di
altezza
sulla
quale
deve
giungere
la
base
comune
.
Ma
poi
,
è
proprio
indispensabile
,
per
conferire
unicità
di
valutazione
morale
a
tutti
i
mestieri
e
a
tutte
le
professioni
,
renderne
quasi
indifferente
la
scelta
?
Quando
un
giovane
,
completata
la
sua
preparazione
spirituale
,
è
rimasto
persuaso
che
il
mestiere
del
muratore
vale
,
moralmente
,
la
professione
del
ragioniere
,
non
corre
il
rischio
di
aver
perduto
del
tempo
prezioso
se
si
decide
per
il
primo
?
Non
è
sufficiente
che
l
'
unicità
di
valutazione
sia
nella
concezione
di
vita
del
Fascismo
nel
giudizio
,
cioè
,
della
società
di
cui
quel
giovane
fa
parte
?
"
Questo
a
proposito
di
una
nostra
nota
sui
Littoriali
del
Lavoro
,
pubblicata
sul
Bargello
del
3
Maggio
XIV
e
nella
quale
,
dopo
aver
esposto
come
per
varii
motivi
sarebbe
augurabile
che
i
detti
Littoriali
si
svolgessero
su
un
terreno
di
discussione
anziché
di
prova
pratica
,
finivamo
col
dichiarare
che
dovrebbe
essere
nostra
aspirazione
a
realizzare
una
vita
sociale
che
rendesse
indifferente
per
un
giovane
la
scelta
della
professione
dal
muratore
all
'
ingegnere
.
Già
il
nostro
direttore
ci
aveva
,
quasi
nelLo
stesso
senso
,
dato
sulla
voce
.
E
noi
troviamo
la
questione
troppo
importante
anche
se
in
apparenza
peregrina
,
per
non
tornarci
sopra
e
cercare
di
spiegarci
meglio
.
(
E
la
spiegazione
valga
anche
per
altri
come
l
'
Eja
di
Ascoli
che
si
sono
interessati
dell
'argomento.)
Condizioni
di
vita
sociale
,
abbiamo
detto
,
in
cui
sia
indifferente
,
compiuti
gli
studi
,
mettersi
a
fare
l
'
una
o
l
'
altra
professione
.
Presupponiamo
dunque
,
anzitutto
,
una
unicità
di
cultura
.
Non
però
nel
senso
,
naturalmente
,
che
chi
si
mette
a
fare
il
muratore
si
trovi
in
grado
di
poter
senz
'
altro
esercitare
,
volendo
,
la
professione
dell
'
ingegnere
.
Bisogna
distinguere
tra
cultura
come
preparazione
spirituale
e
cultura
come
specializzazione
professionale
.
Dicendo
unicità
di
cultura
noi
ci
riferiamo
alla
prima
.
Nel
sistema
vigente
di
istruzione
pubblica
,
nonostante
i
suoi
vari
e
antichi
difetti
di
superficialismo
,
si
può
del
resto
individuare
un
punto
a
partir
dal
quale
la
cultura
somministrata
finisce
di
valere
come
preparazione
spirituale
e
diventa
specializzazione
professionale
.
Naturalmente
lasciamo
stare
le
scuole
di
tipo
tecnico
che
,
a
nostro
parere
,
sono
soltanto
dei
disgraziati
tentativi
di
permettere
a
dei
piccoli
ambiziosi
di
cavarsela
borghesemente
con
la
vita
senza
preparazione
spirituale
di
nessun
genere
;
e
ci
limitiamo
a
considerare
come
scuole
pressapoco
degne
della
loro
funzione
quelle
di
tipo
classico
.
Seguendo
il
corso
di
esse
si
vede
che
fino
al
momento
in
cui
dal
Liceo
si
passa
all
'
Università
la
cultura
è
uguale
sia
per
i
futuri
medici
che
per
i
futuri
ingegneri
o
avvocati
,
non
ha
,
cioè
,
nulla
di
particolarmente
preparatorio
alla
professione
del
medico
,
o
dell
'
avvocato
,
o
dell
'
ingegnere
.
È
sì
cultura
preparatoria
,
in
un
certo
senso
,
a
tutte
le
professioni
in
genere
,
ma
è
soprattutto
cultura
che
apre
possibilità
extraprofessionali
:
di
gusto
,
di
letture
,
di
conoscenza
,
di
comprensione
umana
.
Ora
,
non
sarebbe
tanto
di
guadagnato
per
gli
individui
e
per
la
collettività
(
forse
soprattutto
per
la
collettività
)
che
le
medesime
possibilità
extraprofessionali
venissero
aperte
oltre
che
ai
futuri
medici
,
ingegneri
,
avvocati
,
ai
futuri
muratori
,
meccanici
,
contadini
?
Nulla
vieta
,
ai
fini
del
lavoro
intellettuale
,
che
il
medico
,
l
'
ingegnere
,
l
'
avvocato
,
non
abbiano
,
culturalmente
parlando
,
in
più
degli
altri
cittadini
e
degli
stessi
operai
e
contadini
,
che
le
pure
e
semplici
cognizioni
professionali
.
Nulla
vieta
,
ai
fini
del
lavoro
manuale
,
che
operai
e
contadini
conoscano
le
lingue
,
apprezzino
l
'
Ariosto
e
il
Leopardi
,
si
trovino
in
grado
di
capire
domani
,
secondo
la
loro
intelligenza
,
un
quadro
,
un
libro
,
una
musica
,
l
'
idea
politica
,
una
questione
di
economia
.
Nulla
lo
vieta
se
non
il
filisteismo
che
si
è
convenuto
di
chiamar
borghese
che
quanto
più
vede
in
basso
il
lavoro
manuale
tanto
più
crede
elevato
,
il
lavoro
intellettuale
.
Si
osserverà
:
ma
se
tutti
dovranno
raggiungere
un
grado
tale
di
cultura
per
cui
solo
con
due
o
tre
anni
di
studi
ulteriori
si
potrà
diventare
medici
o
ingegneri
anziché
fermarsi
ad
essere
operai
o
contadini
,
non
sarà
indifferente
fermarsi
a
operai
o
contadini
e
non
diventare
medici
o
ingegneri
.
Niente
affatto
!
Si
verrebbe
ad
una
eguaglianza
di
condizione
morale
(
e
,
si
capisce
,
con
giusta
opportuna
perequazione
economica
)
tra
lavoro
manuale
e
lavoro
intellettuale
per
cui
non
solo
sarebbe
indifferente
la
scelta
della
professione
,
ma
per
cui
tutta
la
vita
sociale
salirebbe
a
un
piano
superiore
,
e
precisamente
al
piano
su
cui
oggi
si
trova
la
vita
degli
artisti
...
La
gente
sarebbe
disinteressata
a
fare
l
'
ingegnere
,
il
medico
,
l
'
avvocato
come
oggi
è
disinteressata
a
fare
lo
scrittore
,
il
pittore
,
il
musicista
.
Non
si
farebbe
l
'
ingegnere
se
non
per
la
pura
e
semplice
vocazione
di
far
l
'
ingegnere
.
Non
si
farebbe
il
medico
se
non
per
la
pura
e
semplice
vocazione
di
fare
il
medico
.
E
così
via
...
Con
il
che
,
crediamo
anche
di
rispondere
all
'
obbiezione
del
nostro
direttore
dove
diceva
:
che
la
cultura
non
può
non
esser
"
patrimonio
di
pochi
che
vi
si
dedichino
in
modo
diverso
dai
più
.
"
Sarebbero
pur
sempre
pochi
coloro
che
la
vocazione
porterebbe
a
coltivare
una
data
scienza
,
una
data
disciplina
in
un
modo
speciale
,
"
diverso
dai
più
!
"
Anzi
qualcuno
può
temere
che
sarebbero
tanto
pochi
da
obbiettarmi
:
o
non
si
corre
il
rischio
di
non
avere
abbastanza
medici
,
abbastanza
ingegneri
,
una
volta
che
la
gente
non
avrà
che
il
pungolo
della
vocazione
a
farla
decidere
di
abbracciare
una
professione
difficile
anziché
un
mestiere
facile
?
Acuta
obbiezione
.
Ma
se
si
pensa
"
quanta
più
gente
(
oggigiorno
costretta
dalle
contingenze
a
non
levare
lo
sguardo
oltre
i
limiti
del
lavoro
manuale
)
si
troverebbe
in
grado
di
avvertire
il
pungolo
della
vocazione
,
ogni
timore
in
proposito
scompare
.
La
nostra
aspirazione
non
ci
sembra
dunque
lasciar
prevedere
che
conseguenze
positive
:
la
fine
del
professionalismo
ereditario
,
la
fine
del
filisteismo
intellettuale
,
lo
sbloccamento
di
troppo
chiuse
categorie
della
cosiddetta
borghesia
;
e
se
consideriamo
che
è
da
tener
d
'
occhio
come
un
pericolo
del
corporativismo
:
di
vedere
certe
categorie
qualificative
finora
borghesi
perdere
l
'
unico
loro
pregio
(
quello
di
essere
categorie
classi
aperte
)
e
trasformarsi
in
inaccessibili
classi
chiuse
,
riteniamo
che
nutrire
una
simile
aspirazione
,
agire
in
funzione
di
essa
,
proporsene
la
realizzazione
in
un
periodo
educativo
magari
trentennale
,
potrebbe
essere
utile
.
StampaPeriodica ,
[
Oriana
Fallaci
,
ferita
mercoledì
2
ottobre
a
Città
del
Messico
,
durante
i
gravissimi
incidenti
di
piazza
delle
Tre
Culture
,
ci
ha
fatto
giungere
il
suo
racconto
della
stanza
dell
'
ospedale
in
cui
era
ricoverata
.
Lo
stato
in
cui
si
trovava
,
dopo
le
ferite
e
l
'
operazione
subita
,
le
ha
impedito
di
mettersi
alla
macchina
da
scrivere
.
Essa
ha
però
voluto
ugualmente
farci
avere
la
propria
testimonianza
sui
fatti
di
cui
è
stata
anche
protagonista
:
ha
inciso
su
nastri
tutto
il
racconto
.
La
registrazione
che
è
giunta
da
Città
del
Messico
dura
due
ore
e
mezzo
,
con
le
inevitabili
ripetizioni
,
gli
indugi
,
e
le
interruzioni
di
una
testimonianza
resa
a
viva
voce
da
una
persona
ancora
sotto
choc
del
rischio
mortale
che
ha
corso
.
Oriana
Fallaci
ci
ha
inviato
i
nastri
raccomandandoci
di
usare
la
sua
narrazione
per
ricavarne
un
servizio
su
ciò
che
era
accaduto
il
2
ottobre
in
Messico
.
Noi
,
dopo
aver
ascoltato
queste
bobine
,
abbiamo
deciso
di
trascrivere
esattamente
ciò
che
vi
è
detto
,
senza
cambiare
niente
.
Nessun
servizio
avrebbe
potuto
essere
più
vivo
,
più
drammatico
di
questo
racconto
fatto
con
la
sua
voce
viva
.
Ogni
tanto
il
discorso
è
interrotto
da
qualche
lamento
,
da
medici
e
infermieri
che
entrano
ad
escono
dalla
stanza
,
da
pause
di
stanchezza
della
nostra
collega
.
Il
servizio
di
Oriana
Fallaci
che
pubblichiamo
è
più
di
un
racconto
:
è
un
eccezionale
documento
giornalistico
]
.
(
All
'
inizio
del
nastro
si
sentono
voci
,
c
'
è
gente
nella
stanza
d
'
ospedale
dove
si
trova
Oriana
Fallaci
.
Un
'
infermiera
le
ordina
,
in
spagnolo
,
di
non
agitarsi
.
Poi
comincia
il
racconto
di
Oriana
Fallaci
.
)
Mi
sento
male
,
ho
ancora
la
testa
confusa
.
Vedi
,
c
'
è
qualcosa
che
mi
fa
più
male
del
dolore
,
di
questo
dolore
tremendo
alla
spalla
,
al
polmone
,
al
ginocchio
,
alla
gamba
,
mi
fa
più
male
del
dolore
fisico
:
mi
fa
male
questo
incubo
che
ritorna
,
che
mi
ossessiona
.
Il
dolore
fisico
si
sopporta
ma
l
'
incubo
no
.
Non
è
l
'
incubo
della
guerra
del
Vietnam
,
io
nel
Vietnam
ho
visto
delle
cose
spaventose
,
ho
seguito
delle
battaglie
tremende
,
dei
pericoli
allucinanti
,
ma
era
diverso
,
perché
sapevo
di
andare
alla
guerra
.
Uno
va
in
Vietnam
e
sa
che
va
alla
guerra
e
la
guerra
è
una
cosa
dove
ci
sono
dei
signori
armati
da
una
parte
e
degli
altri
signori
armati
dall
'
altra
:
sai
anche
che
si
spara
da
tutte
e
due
le
parti
.
Ma
quello
che
è
successo
là
la
sera
in
cui
sono
stata
ferita
non
era
una
guerra
.
Era
atroce
perché
non
era
la
battaglia
di
Dak
-
To
,
non
era
la
battaglia
ai
confini
con
la
Cambogia
o
che
diavolo
.
E
non
aveva
niente
a
che
vedere
con
le
guerre
che
più
o
meno
tutti
,
facendo
questo
mestiere
,
abbiamo
visto
come
corrispondenti
.
Capisci
?
Non
era
una
guerra
.
E
non
doveva
essere
una
notte
si
sangue
.
Se
insisto
su
questo
punto
è
perché
voglio
cercare
di
spiegare
quest
'
incubo
che
mi
torna
e
mi
ritorna
la
notte
.
La
storia
dell
'
altra
sera
è
questa
:
poi
andrò
indietro
e
ti
racconterò
il
perché
,
come
siamo
arrivati
a
questo
.
Mercoledì
alle
cinque
era
stata
indetta
una
manifestazione
nella
piazza
delle
Tre
Culture
a
Città
del
Messico
.
Questa
piazza
,
che
credo
sia
una
delle
più
grandi
di
Città
del
Messico
e
anche
una
delle
più
note
,
si
chiama
delle
Tre
Culture
perché
riunisce
in
un
certo
senso
,
simbolicamente
,
le
tre
culture
del
paese
:
quella
azteca
,
quella
spagnola
,
quella
moderna
:
c
'
è
una
chiesa
spagnola
del
1500
,
c
'
è
la
base
di
una
piramide
azteca
e
ci
sono
gli
edifici
moderni
,
quelli
costruiti
ora
.
Gli
studenti
l
'
hanno
sempre
scelta
per
le
loro
manifestazioni
,
non
soltanto
perché
si
trova
nel
quartiere
di
Tlatelolco
,
vale
a
dire
abbastanza
vicino
alla
loro
università
,
ma
anche
perché
è
molto
grande
,
ha
molte
vie
d
'
accesso
e
molte
vie
di
fuga
:
è
facile
arrivarci
ed
è
facile
uscirne
.
E
in
questo
paese
è
sempre
meglio
riunirsi
in
luoghi
dove
fai
presto
ad
arrivare
e
fai
presto
a
scappare
.
Io
ero
già
stata
testimone
di
una
manifestazione
del
genere
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
esattamente
il
giorno
dopo
in
cui
ero
arrivata
in
Messico
.
Era
lì
infatti
,
in
una
manifestazione
del
genere
,
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
che
avevo
conosciuto
i
capi
degli
studenti
e
avevo
cominciato
a
intervistarli
.
Ero
arrivata
la
notte
tra
il
giovedì
e
il
venerdì
,
e
al
venerdì
ci
fu
subito
questa
manifestazione
.
Era
la
prima
alla
quale
assistevo
,
e
mi
fece
subito
un
effetto
profondo
.
Mi
avevano
impressionata
queste
grandi
migliaia
di
ragazzi
,
perché
sono
ragazzi
,
sai
,
tredici
,
quattordici
,
sedici
diciotto
,
al
massimo
ventitré
o
ventiquattro
anni
.
Ragazzi
poveri
poi
,
perché
degli
studenti
messicani
solo
una
piccola
parte
sono
figli
di
borghesi
.
La
massima
parte
sono
figlioli
di
contadini
,
di
operai
e
appartengono
in
maggioranza
al
Politecnico
.
Al
Politecnico
ci
vanno
i
figli
degli
operai
,
dei
contadini
:
allora
tu
vedi
questi
ragazzini
,
che
non
sono
come
i
nostri
studenti
,
con
le
camicie
pulite
,
il
golf
stirato
di
fresco
,
le
scarpe
pulite
,
ma
sono
brutti
e
sembrano
i
contadini
che
alla
domenica
vanno
al
villaggio
,
come
si
vedevano
in
Italia
venti
o
trent
'
anni
fa
e
forse
anche
oggi
.
E
un
po
'
timidi
,
come
sono
i
contadini
.
Mi
ero
commossa
a
vederli
lì
tutti
ordinati
,
tutti
insieme
.
Questi
ragazzi
s
'
erano
riuniti
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
quello
scorso
venerdì
,
per
commemorare
i
loro
morti
,
perché
avevano
già
avuto
dei
morti
,
un
centinaio
credo
,
dal
ventisei
luglio
,
il
giorno
in
cui
sono
incominciate
le
repressioni
della
polizia
.
Quel
venerdì
c
'
era
la
polizia
,
soltanto
la
polizia
,
non
l
'
esercito
;
era
riunita
però
sulla
terrazza
della
Scuola
numero
7
,
ancora
occupata
dalla
truppe
governative
.
Questa
scuola
si
affaccia
proprio
sulla
piazza
delle
Tre
Culture
.
Dalla
parte
moderna
della
piazza
i
ragazzi
erano
arrivati
,
con
i
loro
cartelli
,
erano
intervervenute
le
madri
dei
ragazzi
ammazzati
dalla
polizia
.
Avevo
conosciuto
in
quell
'
occasione
alcuni
capi
del
Comitato
della
huelga
,
il
comitato
dello
sciopero
,
e
li
avevo
intervistati
.
I
discorsi
erano
tenuti
(
questo
è
importante
perché
è
lì
che
poi
è
successo
il
disastro
ieri
l
'
altro
)
dalla
terrazza
di
un
edificio
,
una
specie
di
grattacielo
popolare
,
che
guarda
proprio
la
piazza
delle
Tre
Culture
.
A
ogni
piano
di
questo
edificio
che
si
chiama
Chihuahua
Building
,
c
'
è
una
grande
terrazza
con
una
balaustra
abbastanza
bassa
e
lì
i
ragazzi
mettevano
degli
altoparlanti
e
parlavano
.
Era
stata
una
manifestazione
,
ripeto
,
commovente
perché
ad
un
certo
punto
c
'
era
stata
la
commemorazione
dei
morti
:
pioveva
,
e
tutti
questi
ragazzi
stavano
immobili
sotto
la
pioggia
,
e
le
madri
dei
ragazzi
morti
stavano
immobili
sotto
la
pioggia
.
Finita
la
manifestazione
,
anzi
durante
il
minuto
di
raccoglimento
per
i
morti
,
qualcuno
aveva
acceso
un
accendino
,
poi
un
altro
,
un
altro
ancora
e
poi
un
altro
ancora
e
s
'
eran
formati
in
tutta
questa
piazza
come
dei
fuochi
,
piccoli
fuochi
fatui
,
dappertutto
c
'
erano
queste
fiammelle
:
fiammelle
e
fiammelle
e
fiammelle
,
di
accendini
e
di
fiammiferi
che
finivano
per
bruciarsi
sulle
dita
.
Finchè
qualcuno
aveva
avuto
l
'
idea
di
arrotolare
dei
giornali
e
farne
delle
fiaccole
e
allora
tutti
si
erano
messi
ad
arrotolare
giornali
e
fare
fiaccole
e
la
manifestazione
s
'
era
sciolta
oserei
dire
pacificamente
con
questa
grande
fiaccolata
.
Capisci
,
avevano
arrotolato
i
giornali
,
erano
andati
via
uno
a
uno
,
una
fila
lunga
lunga
verso
il
ponte
,
queste
torce
accese
,
cantando
le
canzoni
degli
studenti
.
Le
canzoni
dicono
:
«
Goya
,
Goya
.
Cachu
,
cachu
rara
,
cachu
cachu
rara
,
Goya
Goya
Universidad
»
.
Non
vuole
dire
niente
,
sono
dei
suoni
da
bambini
,
questa
è
la
canzone
dell
'
università
;
la
canzone
del
Politecnico
è
:
«
Gueu
,
Gloria
a
la
cachi
cachi
porra
,
a
la
cachi
cachi
porra
Gueu
pin
pon
porra
Politecnico
Politecnico
gloria
»
.
Pensa
un
po
'
che
canzoni
pericolose
.
E
cantando
«
pin
pon
porra
cachu
rara
»
questi
ragazzi
,
con
la
loro
fiaccolata
,
si
allontanarono
e
questa
era
la
pericolosa
manifestazione
che
avrebbe
dovuto
mettere
in
pericolo
la
stabilità
e
l
'
attuazione
delle
Olimpiadi
.
Dopo
questa
manifestazione
il
governo
messicano
decise
di
togliere
le
truppe
dall
'
università
,
che
poi
fu
un
'
evacuazione
parziale
,
gli
studenti
mercoledì
indissero
un
'
altra
manifestazione
,
sempre
nella
piazza
delle
Tre
Culture
;
gli
studenti
mi
dissero
che
questa
era
una
manifestazione
importante
e
sarebbe
stato
bene
se
io
l
'
avessi
vista
,
e
ci
andai
.
(
A
questo
punto
nella
registrazione
si
inserisce
la
voce
di
un
medico
che
domanda
a
Oriana
Fallaci
come
si
sente
.
La
risposta
è
:
«
Mal
,
doctor
,
muy
mal
.
Mi
duole
tutta
la
schiena
»
.
Il
medico
dice
che
le
farà
un
'
iniezione
per
la
notte
.
Il
racconto
riprende
.
)
La
manifestazione
doveva
avvenire
alle
cinque
.
A
un
quarto
alle
cinque
io
ero
lì
nella
piazza
delle
Tre
Culture
e
la
piazza
era
già
piena
a
metà
.
Nelle
varie
terrazze
di
questo
edificio
popolare
che
guarda
la
piazza
,
c
'
erano
già
vari
capi
degli
studenti
ma
una
gran
parte
si
erano
riuniti
nella
terrazza
del
terzo
piano
dove
c
'
erano
gli
altoparlanti
con
le
bandiere
,
le
bandiere
messicane
e
le
bandierine
dello
sciopero
che
sono
rosse
e
nere
.
Sono
per
noi
colori
anarchici
,
per
loro
no
.
Per
i
messicani
la
bandiera
dello
sciopero
è
una
bandiera
rossa
e
nera
;
non
è
né
anarchica
né
non
anarchica
:
è
la
bandiera
dello
sciopero
.
Gli
operai
quando
sono
in
sciopero
innalzano
questa
bandiera
rossa
e
nera
.
Non
sono
anarchici
più
di
quanto
siano
comunisti
o
cattolici
,
liberali
o
che
altro
.
A
un
quarto
alle
cinque
la
piazza
era
già
piena
a
metà
,
io
sono
arrivata
,
sono
salita
sulla
terrazza
del
terzo
piano
e
ho
trovato
Guevara
che
è
uno
dei
capi
,
ho
trovato
Manuel
un
altro
capo
,
un
ragazzo
che
studia
biologia
ed
è
figlio
di
un
contadino
.
Ho
trovato
Manuel
che
è
figlio
di
un
musicista
e
studia
al
Conservatorio
,
ho
trovato
Socrates
,
un
altro
dei
capi
,
e
ho
trovato
Maribilla
una
ragazza
che
studia
,
mi
pare
,
medicina
.
Ho
chiesto
come
si
mettevano
le
cose
,
se
c
'
era
la
polizia
intorno
,
se
si
aspettavano
un
attacco
e
mi
hanno
detto
di
no
,
sembrava
che
la
manifestazione
fosse
tranquilla
.
In
realtà
dalla
terrazza
della
Scuola
numero
7
,
dove
la
settimana
avanti
,
durante
l
'
altra
manifestazione
,
quella
della
fiaccolata
,
avevo
visto
per
tutto
il
tempo
i
granaderos
con
i
mitra
puntati
,
non
c
'
era
niente
,
non
c
'
erano
neanche
i
granaderos
.
Intanto
la
piazza
si
riempiva
in
un
modo
incredibile
:
guarda
,
nel
giro
di
dieci
minuti
io
credo
che
siano
arrivate
tremila
,
quattromila
persone
,
perché
ad
un
certo
punto
c
'
erano
almeno
seimila
persone
.
Mentre
la
piazza
si
riempiva
è
arrivato
Angel
,
un
altro
ragazzo
dei
capi
del
Comitato
generale
dello
sciopero
;
sembrava
molto
turbato
e
mi
ha
detto
:
«
Sai
,
sono
in
ritardo
perché
quasi
tutta
la
piazza
a
tre
o
quattro
chilometri
da
qui
è
circondata
di
autoblindo
e
di
camion
:
a
un
certo
punto
c
'
è
una
strada
sbarrata
,
mi
sembra
che
fosse
la
strada
Manuel
Gonzales
,
sbarrata
con
ben
trenta
camion
carichi
di
soldati
con
le
mitragliatrici
e
non
lasciano
passare
nessuno
.
Ho
dovuto
fare
un
lungo
giro
e
per
questo
sono
arrivato
in
ritardo
»
.
Ora
sono
confusa
,
faccio
male
il
racconto
.
Dopo
la
manifestazione
i
ragazzi
volevano
andare
a
una
delle
scuole
del
Politecnico
che
è
ancora
occupata
dall
'
esercito
,
capito
?
Volevano
andare
a
fare
una
manifestazione
lì
.
Quando
Angel
è
arrivato
,
dicendo
che
c
'
era
l
'
esercito
e
la
polizia
schierata
dappertutto
,
i
ragazzi
tra
di
loro
si
sono
riuniti
e
hanno
deciso
di
non
andare
più
perché
,
hanno
detto
,
se
andiamo
tutti
lì
dove
ci
stanno
aspettando
con
i
bazooka
sembra
che
vogliamo
provocarli
.
Al
che
io
gli
ho
detto
per
carità
non
andate
,
non
lo
fate
,
lasciate
perdere
,
è
inutile
,
è
una
bravata
superflua
,
non
ci
andate
.
Allora
il
Socrates
è
andato
al
microfono
,
in
questa
piazza
che
continuava
a
riempirsi
,
e
ha
detto
:
«
Compañeros
,
abbiamo
cambiato
idea
,
volevamo
andare
a
manifestare
davanti
alla
scuola
.
Non
ci
andiamo
più
,
perché
l
'
esercito
ci
sta
aspettando
con
le
autoblindo
,
con
i
bazooka
.
Andarci
è
una
provocazione
inutile
,
per
cui
mi
raccomando
,
compañeros
,
appena
la
nostra
riunione
sarà
conclusa
disperdetevi
e
andate
alle
nostre
case
»
.
La
folla
,
i
ragazzi
rumoreggiavano
un
po
'
:
erano
un
po
'
delusi
;
ma
era
evidente
che
avevano
deciso
di
rinunciare
alla
sfilata
in
direzione
della
scuola
,
mi
pare
fosse
la
scuola
di
Economia
e
Commercio
.
Hanno
incominciato
la
riunione
vera
e
propria
.
I
discorsi
sono
stati
aperti
dalla
ragazzina
Maribilla
la
qualche
ha
detto
:
«
L
'
esercito
ha
evacuato
la
nostra
lotta
fino
all
'
applicazione
di
tutti
i
sei
punti
»
.
La
Maribilla
è
una
ragazzina
di
circa
diciotto
anni
,
graziosina
,
un
po
'
sciupata
da
un
labbro
leporino
,
gentile
,
un
po
'
timida
,
parlava
con
una
vocina
che
sembrava
un
uccellino
:
anche
con
l
'
altoparlante
non
si
sentiva
niente
.
Dopo
ha
preso
la
parola
Socrates
,
che
sembra
un
bambino
coi
baffi
,
ha
la
faccia
di
un
bambino
,
come
quella
di
Emiliano
Zapata
,
ha
diciotto
-
diciannove
anni
e
questi
immensi
baffi
che
è
tutto
quello
che
gli
è
rimasto
dei
capelloni
lunghi
perché
i
ragazzi
fino
all
'
agosto
scorso
avevano
i
capelli
lunghi
,
non
perché
volessero
fare
gli
hippies
,
non
perché
volessero
imitare
i
Beatles
,
ma
perché
c
'
è
una
tradizione
al
Messico
che
i
rivoluzionari
hanno
i
capelli
lunghi
.
Così
fino
a
poco
tempo
fa
,
i
ragazzi
portavano
tutti
i
capelli
lunghi
.
Quando
la
polizia
ha
cominciato
a
fotografarli
,
a
seguirli
,
ad
arrestarli
,
c
'
è
stata
una
ecatombe
di
capelli
lunghi
e
di
baffoni
e
l
'
unico
che
non
ha
voluto
rinunciare
ai
baffi
è
stato
il
Socrates
,
poveretto
,
che
con
i
suoi
baffoni
è
andatati
lì
al
microfono
e
ha
detto
:
«
Compagni
,
questa
è
una
manifestazione
pacifica
,
noi
oggi
l
'
abbiamo
indetta
innanzitutto
per
festeggiare
l
'
evacuazione
della
nostra
università
da
parte
delle
truppe
governative
,
poi
per
chiedere
che
il
resto
delle
scuole
secondarie
vengano
anch
'
esse
liberate
dalla
presenza
dei
soldati
e
infine
per
indurre
i
compañeros
a
cominciare
,
a
partire
da
lunedì
,
uno
sciopero
della
fame
,
per
dimostrare
che
noi
non
vogliamo
attaccare
nessuno
.
Cerchiamo
d
'
ora
innanzi
dei
sistemi
pacifici
.
Lunedì
cominceremo
,
chiunque
vorrà
partecipare
a
questo
sciopero
della
fame
si
sistemerà
nella
città
universitaria
dinnanzi
alla
piscina
olimpica
che
farà
lo
sciopero
della
fame
fino
alla
fine
delle
Olimpiadi
»
.
Socrates
aveva
appena
finito
di
parlare
,
che
un
elicottero
ha
cominciato
a
volare
sopra
la
piazza
,
un
elicottero
verde
dell
'
esercito
,
in
cerchi
concentrici
,
sempre
più
bassi
,
sempre
più
bassi
.
Io
mi
sono
preoccupata
e
ho
detto
a
Manuel
:
che
cos
'
è
questa
storia
?
Lui
mi
ha
risposto
di
non
preoccuparmi
;
i
ragazzi
non
erano
eccitati
,
erano
tranquilli
,
quieti
.
Mentre
si
discuteva
della
presenza
dell
'
elicottero
,
l
'
elicottero
ha
lanciato
due
bengala
verdi
.
Ora
,
venendo
dal
Vietnam
,
so
benissimo
che
tutte
le
volte
che
un
elicottero
o
un
aereo
butta
giù
un
bengala
,
è
perché
vuole
localizzare
il
punto
da
colpire
.
Allora
io
mi
sono
preoccupata
e
ho
detto
subito
a
questi
ragazzi
:
guardate
che
sta
buttando
i
bengala
,
se
butta
giù
i
bengala
vuol
dire
che
hanno
intenzione
di
sparare
.
Ma
loro
non
mi
hanno
preso
sul
serio
.
Siccome
sapevano
che
ero
stata
in
Vietnam
hanno
detto
:
«
Eh
,
tù
ves
las
cosas
come
en
Vietnam
»
.
Non
avevano
finito
di
parlare
che
si
è
sentito
un
gran
fracasso
,
un
grande
rumore
di
camion
e
di
carri
armati
e
la
piazza
è
stata
letteralmente
circondata
dalle
quattro
parti
,
perché
l
'
edificio
dove
eravamo
noi
,
questo
terzo
piano
dove
c
'
erano
gli
studenti
,
guarda
la
piazza
,
quindi
da
qualsiasi
parte
si
guardasse
,
si
vedevano
arrivare
camion
e
autoblindo
.
Sul
fondo
,
di
fronte
all
'
edificio
,
c
'
è
una
specie
di
cavalcavia
e
si
sono
piantati
su
questo
cavalcavia
.
I
camion
si
sono
aperti
,
cioè
la
parte
posteriore
dei
camion
,
i
soldato
si
sono
buttati
giù
sparando
.
Ma
non
sparando
in
aria
,
sparando
in
basso
,
i
fucili
non
li
tenevano
in
alto
,
li
tenevano
in
basso
.
Per
due
o
tre
minuti
siamo
rimasti
sbalorditi
,
allibiti
quasi
,
per
questa
cosa
;
questa
cosa
era
un
incubo
,
era
al
di
là
dell
'
assurdo
perché
non
era
successo
niente
che
potesse
giustificare
l
'
arrivo
di
queste
truppe
.
Stavano
dicendo
che
volevano
indire
lo
sciopero
della
fame
lunedì
!
I
ragazzi
hanno
cominciato
a
scappare
.
Socrates
,
non
essendosi
ancora
reso
conto
che
stavano
sparando
veramente
alla
folla
,
è
andato
al
microfono
e
ha
detto
:
«
Compañeros
,
compañeros
,
calma
calma
calma
,
es
una
provocaciòn
,
es
una
provocaciòn
!
»
.
Ma
loro
continuavano
a
scappare
,
volevano
venire
in
avanti
,
E
ad
un
tratto
ho
cominciato
a
vederli
cadere
,
sai
quando
vai
a
caccia
e
le
lepri
corrono
,
come
fanno
le
lepri
quando
le
colpisci
,
fanno
una
specie
di
capriola
e
poi
restano
lì
.
Da
lontano
si
vedevano
piccoli
,
e
si
vedevano
queste
lepri
,
che
correvano
e
facevano
una
capriola
,
bom
!
E
restavano
in
terra
.
Io
ero
immobilizzata
,
letteralmente
immobilizzata
al
balcone
e
guardavo
la
confusione
violenta
,
tremenda
che
era
scoppiata
e
sentivo
Socrates
che
stava
raccomandando
alla
folla
la
calma
:
ma
non
so
che
razza
di
calma
potesse
raccomandare
a
questo
punto
perché
erano
già
cominciati
a
cadere
i
primi
morti
.
Davanti
a
me
c
'
era
la
piazza
,
la
grande
piazza
rettangolare
che
dalla
nostra
parte
,
dove
eravamo
noi
,
finisce
in
una
grande
scalinata
.
Ora
c
'
è
una
cosa
ti
voglio
spiegare
,
ti
ricordi
nel
film
della
corazzata
Potiomkin
quella
scena
della
folla
che
scappa
per
quella
scalinata
e
restano
quelle
donne
,
quei
bambini
,
tutti
ciondoloni
,
ecco
sembrava
la
corazzata
Potiomkin
,
questa
scalinata
ripida
dove
restavano
tutti
in
giù
,
a
testa
in
giù
,
era
una
cosa
spaventosa
.
Noi
eravamo
chiusi
in
trappola
,
ci
eravamo
resi
conto
benissimo
che
stavano
puntando
verso
di
noi
,
verso
il
terzo
«
piso
»
,
il
terzo
piano
,
dove
c
'
erano
gli
altoparlanti
,
ma
ho
capito
anche
che
non
c
'
era
nulla
da
fare
.
Voglio
dire
ho
fatto
il
movimento
di
andare
verso
l
'
ascensore
,
ma
l
'
ascensore
era
stato
bloccato
,
capisci
,
nello
stesso
momento
la
Maribilla
che
era
scesa
giù
,
è
arrivata
gridando
,
chiamando
Angel
,
e
Angel
è
sceso
giù
al
piano
terreno
e
quando
è
sceso
giù
al
piano
terreno
ha
trovato
decine
,
decine
,
decine
di
poliziotti
in
borghese
che
hanno
cominciato
a
gridare
«
figlio
de
chingada
»
,
«
hijo
de
puta
»
,
«
figlio
di
cane
»
,
«
donde
vas
hijo
de
chingada
»
,
allora
Angel
e
gli
altri
dicevano
«
Abajo
,
abajo
!
»
e
allora
loro
hanno
detto
«
Arriva
,
arriba
!
»
e
li
hanno
mandati
su
.
Io
mi
sono
girata
voltando
le
spalle
al
massacro
che
era
cominciato
nella
piazza
e
ho
visto
piombare
,
come
nei
film
,
una
quarantina
,
una
cinquantina
prima
,
poi
una
sessantina
di
uomini
di
mezza
età
in
borghese
,
in
camicia
,
avevano
tutti
la
camicia
bianca
,
la
mano
sinistra
dentro
un
guanto
bianco
,
oppure
fasciata
in
un
fazzoletto
bianco
,
era
per
riconoscersi
,
perché
erano
in
borghese
.
Sono
entrati
sparando
,
hanno
cominciato
a
sparare
con
queste
rivoltelle
dappertutto
,
non
addosso
alla
gente
,
devo
dire
,
ma
per
terra
dappertutto
,
e
agguantando
la
gente
.
Socrates
è
scomparso
,
io
non
l
'
ho
più
visto
Socrates
,
Angel
era
già
scomparso
prima
,
quando
la
Maribilla
era
venuta
a
dire
che
c
'
erano
i
poliziotti
.
Io
mi
sono
ritrovata
insieme
a
Moises
,
che
è
un
ragazzino
del
Politecnico
,
figlio
di
un
contadino
,
a
Manuel
,
un
amico
mio
,
e
ho
guardato
i
poliziotto
venire
avanti
,
in
uno
stato
di
totale
stupore
,
anche
se
per
stupire
me
ce
ne
vuole
parecchio
e
per
stupirmi
dopo
che
avevo
visto
quello
che
stava
succedendo
nella
piazza
,
quel
piombare
senza
ragione
,
ce
ne
voleva
ancora
di
più
.
Ma
era
talmente
pazzo
il
piombare
di
questi
qua
,
che
li
guardavo
sbalordita
.
Una
guardia
mi
ha
preso
pei
capelli
,
io
ho
i
capelli
lunghi
,
mi
ha
agguantata
per
i
capelli
,
sai
come
nelle
vignette
dell
'
uomo
delle
caverne
che
agguanta
la
donna
per
i
capelli
,
e
prendendomi
pei
capelli
(
io
credo
che
gliene
siano
rimasti
un
bel
po
'
in
mano
)
,
mi
ha
fatto
fare
mulinello
,
mi
ha
letteralmente
scaraventata
contro
il
muro
.
Sono
rimasta
qualche
secondo
stordita
,
naturalmente
.
Non
so
se
avete
capito
com
'
era
la
terrazza
.
C
'
è
questa
terrazza
grande
,
con
le
scale
dalle
parti
,
poi
c
'
è
il
muro
con
i
due
ascensori
e
poi
c
'
è
la
balaustra
.
Lui
m
'
ha
buttato
contro
il
muro
dalla
parte
dove
ci
sono
gli
ascensori
.
Quando
mi
sono
ripresa
mi
sono
trovata
da
Moises
e
Manuel
,
gli
altri
erano
spariti
,
nello
sfondo
c
'
erano
altri
,
giornalisti
tedeschi
,
olandesi
,
c
'
era
un
giapponese
,
dei
francesi
,
eccetera
.
E
questo
qui
che
gridava
«
Detenidos
,
detenidos
,
detenidos
!
»
,
cioè
arrestati
,
arrestati
,
arrestati
.
Io
sono
rimasta
in
piedi
.
Intanto
continuava
la
sparatoria
nella
piazza
,
ma
non
era
ancora
una
sparatoria
violenta
.
Io
ho
detto
una
parola
:
«
Yo
italiana
»
.
Chissà
perché
ho
detto
italiana
,
mi
è
venuto
così
per
istinto
di
sopravvivenza
,
non
lo
so
.
Quello
ha
preso
e
mi
ha
messo
la
rivoltella
alla
tempia
.
A
questo
punto
,
ti
dico
la
verità
,
io
avrei
voluto
dire
periodista
,
giornalista
,
ma
non
sono
riuscita
a
dirlo
,
con
quella
pistola
puntata
alla
tempia
e
col
pensiero
che
se
avessi
voluto
tentare
di
dimostrarlo
,
non
avrei
neanche
potuto
,
perché
far
vedere
un
documento
,
soltanto
mettere
la
mano
nella
tasca
della
giacchetta
(
avevo
i
pantaloni
e
la
giacchetta
)
e
tirar
fuori
un
documento
voleva
dire
farti
sparare
,
perché
si
dovevano
tenere
le
mani
quelli
lì
facevano
partire
un
colpo
.
Ci
hanno
fatto
mettere
Dunque
sta
'
a
sentire
:
loro
ci
hanno
fatto
mettere
al
muro
.
Devo
dire
che
fino
a
quel
momento
,
malgrado
la
tremenda
sparatoria
fosse
già
cominciata
,
io
non
ero
spaventata
,
un
po
'
perché
c
'
era
Manuel
,
questo
ragazzo
che
continuava
a
dire
:
«
Lo
fanno
per
ragioni
psicologiche
»
,
un
po
'
perché
ero
andata
a
intervistare
il
capo
della
polizia
,
quel
generale
Queto
di
cui
gli
studenti
chiedono
le
dimissioni
insieme
allo
scioglimento
del
corpo
dei
granaderos
.
Ero
stata
ricevuta
da
questo
signore
nel
suo
bellissimo
ufficio
ed
egli
aveva
incominciato
a
intrattenermi
a
lungo
sui
vini
italiani
,
sul
fatto
che
a
lui
piace
il
Bardolino
e
il
Chianti
meno
,
che
c
'
è
un
ristorante
che
si
chiama
Mamma
Roma
,
Mamma
Maria
,
non
mi
ricordo
come
a
New
York
.
Quando
poi
gli
avevo
posto
delle
domande
precise
,
gli
avevo
chiesto
spiegazioni
sul
fatto
che
la
polizia
attaccava
gli
studenti
,
sparava
sulla
popolazione
,
con
aria
tranquilla
mi
aveva
detto
:
«
Ma
no
,
ma
nada
,
no
pasa
nada
,
no
pasa
nada
nunca
,
mentira
,
mentira
»
.
E
aveva
aggiunto
:
«
Lei
ha
visto
che
anche
l
'
ultima
volta
vi
è
stata
la
manifestazione
alla
piazza
delle
Tre
Culture
,
non
è
successo
niente
»
.
Ed
era
vero
che
non
era
successo
niente
,
capisci
.
Così
io
non
ero
eccessivamente
spaventata
.
Il
capo
stesso
della
polizia
mi
aveva
rassicurata
.
La
mia
sola
preoccupazione
era
data
,
devo
dire
,
dalla
presenza
di
questi
poliziotti
in
borghese
con
il
guanto
bianco
per
riconoscersi
,
con
le
pistole
puntate
.
Intanto
la
sparatoria
si
era
fatta
ancora
più
intensa
.
Le
raffiche
partivano
dalle
mitragliatrici
delle
autoblindo
,
che
circondavano
la
piazza
,
e
dai
mitragliatori
e
dai
fucili
automatici
dell
'
esercito
,
e
dai
granaderos
,
i
granatieri
che
qui
chiamano
granaderos
,
e
infine
da
questo
elicottero
che
si
abbassava
sempre
di
più
,
capisci
,
e
sparava
sulla
folla
ormai
sparsa
per
tutta
la
piazza
e
sulla
terrazza
dove
eravamo
noi
.
Ho
spiegato
che
su
questa
terrazza
l
'
unico
punto
in
cui
si
poteva
cercare
un
pochino
di
protezione
era
sotto
la
balaustra
,
sotto
il
muricciolo
,
e
sotto
il
muricciolo
si
sono
messi
tutti
questi
poliziotti
col
guanto
bianco
e
le
rivoltelle
in
pugno
,
puntate
contro
di
noi
e
noi
,
che
eravamo
i
detenidos
,
gli
arrestati
,
siamo
stati
messi
invece
dalla
parte
del
muro
.
Così
eravamo
un
bellissimo
bersaglio
per
quelli
che
sparavano
dalla
piazza
,
dall
'
elicottero
,
eravamo
un
bersaglio
per
tutti
.
(
A
questo
punto
la
voce
di
Oriana
Fallaci
si
interrompe
.
Quando
si
riprende
dice
:
«
Scusami
,
ferma
un
momento
il
magnetofono
che
mi
sento
male
,
molto
male
.
Mi
sento
morire
»
)
Ecco
,
riprendiamo
.
Vedi
,
quando
io
dico
che
era
peggio
che
nel
Vietnam
,
voglio
dire
che
nel
Vietnam
,
quando
sei
dentro
una
battaglia
,
cerchi
di
ripararti
,
di
salvarti
,
ti
butti
in
un
buco
,
ti
butti
in
un
bunker
,
ti
ripari
dietro
qualche
cosa
e
mentre
fai
questo
non
c
'
è
mica
un
poliziotto
con
la
rivoltella
spianata
che
te
lo
impedisce
.
E
non
potevi
trovare
nessun
rifugio
,
non
potevi
entrare
in
nessun
buco
,
non
c
'
era
nessun
bunker
nel
quale
ti
potevi
rifugiare
e
tutte
le
volte
che
cercavi
di
muoverti
di
un
millimetro
da
quel
muro
maledetto
che
costituiva
il
bersaglio
principale
e
contro
il
quale
ci
avevano
messi
e
cercavi
di
andare
un
pochino
più
in
là
dove
c
'
era
il
muricciolo
,
questi
poliziotti
distesi
per
terra
ti
sparavano
addosso
,
capisci
?
Sparavano
contro
il
muro
.
Hanno
sparato
due
o
tre
volte
nel
muro
!
Hanno
sparato
nell
'
ascensore
due
o
tre
volte
.
In
questa
sparatoria
tremenda
,
mi
cadevano
i
bossoli
tutto
d
'
intorno
.
A
un
certo
punto
io
ho
detto
:
«
Por
favor
,
por
favor
quiero
me
haga
venir
,
me
haga
venir
cerca
,
cerca
!
»
,
gliel
'
ho
detto
anche
in
inglese
:
«
Please
,
please
let
me
come
there
,
please
please
here
is
too
dangerous
,
too
bad
,
please
»
:
per
favore
qui
è
troppo
pericoloso
,
lasciatemi
venire
lì
.
Ma
loro
mi
rispondevano
puntandomi
l
'
arma
contro
e
sparando
nel
muro
.
Quindi
io
non
mi
potevo
muovere
,
comprendi
,
non
mi
potevo
muovere
assolutamente
.
L
'
incubo
per
cui
io
alla
notte
mi
sveglio
come
impazzita
è
questo
,
è
un
incubo
da
racconto
di
Poe
.
C
'
è
il
fuoco
da
tutte
le
parti
,
sei
inseguito
come
uno
scorpione
circondato
dal
fuoco
,
che
non
soltanto
ti
sparano
da
tutte
le
parti
ma
non
puoi
neanche
metterti
in
salvo
perché
quando
fai
un
movimento
per
metterti
in
salvo
te
lo
impediscono
e
ti
sparano
addosso
.
Poi
qualcuno
deve
avermi
dato
l
'
ispirazione
per
togliermi
da
quella
posizione
terribile
,
lì
in
piedi
,
a
fare
da
bersaglio
.
A
un
bel
momento
ho
finto
di
svenire
,
sicché
sono
calata
giù
come
uno
straccio
,
gli
altri
hanno
fatto
lo
stesso
e
quelli
ci
hanno
lasciato
fare
.
Allora
siamo
rimasti
in
quel
modo
sdraiati
a
pancia
a
terra
.
Io
mi
trovavo
fra
questi
due
studenti
,
questo
Moises
e
questo
Manuel
:
Moises
è
rimasto
subito
ferito
alla
mano
perché
ho
visto
che
la
mano
era
tutta
insanguinata
.
Manuel
cercava
di
proteggermi
e
quando
la
polizia
si
è
accorta
che
lui
cercava
di
proteggermi
un
poliziotto
ha
incominciato
a
gridare
perché
ci
staccassimo
.
Per
quanto
possibile
cercava
di
proteggermi
,
mi
teneva
le
mani
sulla
testa
,
e
mi
tenevo
anch
'
io
le
mani
sulla
testa
.
La
polizia
allora
,
sempre
puntando
le
rivoltelle
,
ha
ordinato
a
lui
di
staccarsi
e
a
tutti
e
due
e
anche
a
Moises
di
alzare
le
mani
in
modo
che
non
ci
potevamo
neanche
proteggere
la
testa
dalle
schegge
.
Niente
,
capisci
:
è
questa
la
cosa
meravigliosa
.
Quando
Manuel
si
è
staccato
da
me
e
Moises
si
è
staccato
,
io
centimetro
per
centimetro
,
perché
stavo
tutta
distesa
bocconi
sullo
stomaco
,
perché
mi
sentivo
più
sicura
,
ho
cominciato
a
scivolare
lungo
il
muro
e
sono
riuscita
a
spostarmi
di
un
metro
indietro
mentre
questo
poliziotto
gridava
e
mi
puntava
la
rivoltella
.
Questo
movimento
è
stato
quello
che
mi
ha
salvato
,
perché
se
no
la
pallottola
mi
sarebbe
arrivata
nella
testa
anziché
nelle
spalle
.
La
sparatoria
era
ininterrotta
,
ho
detto
che
sparavano
da
tutte
le
parti
mentre
noi
eravamo
sempre
sotto
le
rivoltelle
della
polizia
.
A
un
certo
punto
l
'
elicottero
si
è
abbassato
,
si
è
sentita
una
grande
raffica
e
io
ho
avvertito
come
due
o
tre
pezzi
di
sasso
che
si
abbattevano
sopra
di
me
e
un
coltello
che
mi
entrava
nella
schiena
.
Il
coltello
era
la
scheggia
della
pallottola
dell
'
elicottero
che
si
è
fermata
a
pochi
millimetri
dalla
colonna
vertebrale
.
Un
'
altra
scheggia
è
entrata
nel
ginocchio
sinistro
e
mi
ha
squarciato
tutta
la
gamba
in
quel
punto
,
però
ho
avuto
questa
fortuna
incredibile
che
il
professor
Viale
ha
definito
una
fortuna
scandalosa
perché
è
andata
a
incastrarsi
tra
l
'
arteria
principale
e
tutti
i
legamenti
nervosi
e
la
vena
,
senza
tagliare
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Un
'
altra
ancora
è
entrata
nella
coscia
.
È
entrata
da
una
parte
ed
è
uscita
educatamente
da
quell
'
altra
,
senza
fare
nulla
,
lasciando
solo
due
o
tre
schegge
che
risultano
dalla
radiografia
ma
che
non
possono
togliere
.
Resteranno
sempre
lì
tanto
non
mi
danno
noia
e
io
le
tengo
come
ricordo
.
StampaPeriodica ,
Egregio
sig
.
Direttore
,
l
'
unico
punto
che
mi
interessi
,
nell
'
articolo
di
Alfonso
Gatto
uscito
nel
Bargello
del
28
corr
.
e
da
me
letto
solo
stamane
,
è
quello
in
cui
si
fanno
contro
di
me
,
in
sede
prudentemente
letteraria
,
delle
insinuazioni
il
cui
senso
reale
è
invece
(
specie
su
un
foglio
politicamente
sensibile
come
il
Bargello
)
evidentemente
politico
,
dato
che
le
mie
poesie
,
figurazioni
ecc
.
sono
definite
più
volte
come
socialistoidi
(
!
)
.
Dev
'
essere
uno
scherzo
.
Ma
se
per
strana
combinazione
si
trattasse
invece
del
solito
turpe
tentativo
di
gettare
senza
parere
addosso
al
nome
di
uno
scrittore
(
troppo
duro
da
rodere
sul
terreno
dell
'
arte
)
qualche
penombra
d
'
altro
genere
,
e
di
"
fregarlo
"
in
questo
modo
,
informo
subito
subito
a
scanso
di
ogni
equivoco
,
il
signor
Gatto
e
i
suoi
amici
letterati
,
che
il
sottoscritto
è
fascista
,
fascista
sul
serio
e
senza
eclissi
,
volontario
di
guerra
,
decorato
di
medaglia
di
bronzo
al
valor
militare
,
magistrato
.
Inattaccabile
,
egregio
sig
.
Gatto
.
Spero
che
il
signor
Gatto
e
i
suoi
amici
letterati
possano
presentare
,
all
'
occorrenza
una
fedina
politica
e
morale
altrettanto
specchiata
.
Se
poi
si
volesse
limitare
strategicamente
il
discorso
alla
zona
piuttosto
gassosa
(
e
così
propizia
per
le
insinuazioni
a
mano
salva
)
delle
"
intonazioni
"
ecc
.
ecc
.
,
sappia
ancora
il
sig
.
Gatto
che
tutte
,
dico
tutte
le
poesie
cui
egli
accenna
furono
le
prime
,
in
Italia
,
ad
essere
pubblicate
,
periodicamente
,
in
serie
completa
,
su
un
giornale
politico
di
battaglia
.
Si
tratta
del
"Tevere."
Il
quale
,
quanto
a
sensibilità
intransigente
e
gelosa
,
nei
riguardi
di
certe
"
intonazioni
,
"
non
ha
evidentemente
niente
da
imparare
dal
sig
.
Gatto
.
Mando
copia
della
presente
lettera
al
Segretario
della
Federazione
Fiorentina
dei
Fasci
di
combattimento
...
Ugo
Betti
StampaPeriodica ,
Spesso
,
troppo
spesso
,
il
fascismo
è
stato
accusato
all
'
estero
di
imperialismo
;
e
questa
è
una
delle
ragioni
che
hanno
impedito
anche
ad
amici
di
avvicinarsi
per
capire
la
profonda
rivoluzione
operatasi
nella
coscienza
del
popolo
italiano
.
Bisogna
perciò
intendersi
bene
sul
valore
che
a
tale
parola
si
dovrebbe
attribuire
.
Comunemente
quando
si
parla
di
imperialismo
vien
fatto
subito
di
pensare
ad
una
volontà
di
dominio
materiale
,
direi
quasi
bruto
,
sugli
altri
popoli
.
È
innegabile
che
questo
significato
oltre
ad
essere
il
più
comune
è
forse
il
più
logico
;
ma
è
altrettanto
innegabile
che
una
tale
forma
di
dominio
politico
è
una
cosa
oggi
praticamente
irraggiungibile
.
A
parte
per
ora
questa
impossibilità
contingente
,
se
si
considera
attentamente
il
corso
della
storia
si
nota
come
carattere
fondamentale
di
ogni
impero
,
che
si
sia
basato
su
tali
principi
di
materiale
dominio
,
la
caducità
:
intendendo
con
caducità
non
tanto
la
brevità
del
tempo
quanto
,
e
sopratutto
,
la
mancanza
del
contenuto
ideale
che
forma
il
substrato
assolutamente
necessario
se
non
sufficiente
di
ogni
grande
movimento
sociale
.
Che
cosa
è
rimasto
del
grande
impero
di
Roma
?
Materialmente
nulla
se
non
poche
vestigia
che
di
tanto
in
tanto
vengono
alla
luce
nelle
più
lontane
contrade
.
Lo
stesso
si
può
dire
per
tutti
gli
altri
imperi
,
massime
dell
'
antichità
.
Che
se
invece
consideriamo
tutto
l
'
ingente
patrimonio
spirituale
che
Roma
sparse
nel
mondo
scientemente
o
incoscientemente
,
allora
ci
accorgiamo
come
quel
che
rimane
nei
secoli
sia
l
'
Italia
.
Il
predominio
politico
quindi
non
può
mai
essere
fine
a
se
stesso
perché
in
tal
modo
si
esaurirebbe
inutilmente
,
ma
piuttosto
un
mezzo
per
la
diffusione
di
nuove
civiltà
;
un
mezzo
perché
non
è
assolutamente
detto
che
tale
diffusione
non
possa
avverarsi
pacificamente
;
certo
la
penetrazione
è
lenta
,
ma
se
si
tratta
di
principi
vitali
ed
universali
,
inesorabile
.
E
ciò
è
tanto
più
importante
ripeto
oggi
in
quanto
è
impossibile
poter
parlare
di
un
imperialismo
nel
senso
che
a
tale
parola
si
attribuisce
.
Il
prepotente
risvegliarsi
delle
varie
nazionalità
ne
è
un
indice
sicuro
,
tal
che
si
può
prevedere
in
un
non
lontano
avvenire
la
caduta
degli
imperi
già
esistenti
;
alludendo
con
ciò
specificatamente
a
quello
inglese
che
più
degli
altri
presenta
sintomi
di
disgregamento
.
Da
quanto
s
'
è
detto
appare
chiaro
che
l
'
unico
imperialismo
concepibile
e
compatibile
con
i
tempi
moderni
è
l
'
imperialismo
dello
spirito
.
L
'
utilità
che
anche
un
tale
imperialismo
può
arrecare
è
incalcolabile
ma
ovvia
ed
è
superfluo
quindi
far
notare
i
grandi
vantaggi
anche
d
'
ordine
materiale
che
ne
scaturirebbero
,
non
solo
per
il
popolo
che
riuscisse
a
diffondere
i
propri
principi
ma
anche
per
i
paesi
che
li
assimilassero
.
Ora
l
'
idea
di
cui
il
fascismo
s
'
è
fatto
banditore
è
come
altre
volte
è
stato
già
detto
un
'
idea
universale
,
sebbene
squisitamente
latina
;
profondamente
consci
di
ciò
sentiamo
che
essa
può
e
deve
necessariamente
dare
l
'
impronta
alla
civiltà
del
nostro
secolo
.
In
questo
senso
il
fascismo
è
imperiale
,
cioè
non
"
imperialistico
,
"
ché
profonda
è
la
differenza
fra
i
due
termini
:
l
'
uno
è
egoistico
desiderio
di
arbitrario
predominio
politico
,
l
'
altro
volontà
di
supremazia
morale
.
E
l
'
attuare
questa
volontà
sarà
la
nostra
missione
di
domani
;
non
prima
però
d
'
aver
pareggiati
i
conti
con
coloro
che
ci
sono
debitori
.
A
tal
proposito
sarebbe
opportuno
far
rilevare
a
quegli
stranieri
,
in
mala
o
in
buona
fede
,
che
credono
di
vedere
nella
impresa
africana
un
atto
di
superbo
imperialismo
,
come
anche
un
asceta
ha
bisogno
di
un
minimo
per
potere
vivere
.
StampaPeriodica ,
Come
un
medico
dall
'
orologio
d
'
oro
al
capezzale
dell
'
infanzia
,
così
il
circo
,
clown
occhialuto
,
porge
sciroppi
e
rimedi
alla
gioventù
malata
di
teatro
.
E
la
sabbia
delle
piste
ha
per
essa
lo
stesso
odore
dei
balsami
di
tolù
,
di
quei
caldi
aromi
consolatori
.
Movendo
dall
'
atto
secondo
,
in
cui
il
protagonista
Hinkemann
si
esibisce
nel
ruolo
di
mangiatopi
in
un
baraccone
,
Bruno
Cirino
(
Teatroggi
)
ha
impostato
Il
mutilato
di
Ernst
Toller
come
una
rappresentazione
di
circo
,
di
piccolo
circo
sdrucito
della
periferia
.
Un
telone
d
'
argento
,
dietro
il
quale
si
accende
a
tratti
,
come
nei
luna
-
park
,
una
fluente
treccia
di
lampadine
,
una
rossa
grancassa
e
una
grande
ruota
,
che
è
insieme
attrazione
da
fiera
e
graticola
e
macchina
da
colonia
penale
.
Come
le
isole
di
un
arcipelago
,
i
teatrini
si
scambiano
su
invisibili
navi
le
merci
delle
loro
esperienze
:
è
chiaro
che
l
'
architettura
di
questo
spettacolo
risente
della
conclusiva
sequenza
del
Risveglio
di
primavera
di
Nanni
.
Al
proprietario
del
baraccone
,
che
immaginavo
polputo
e
con
guance
di
melanzana
come
l
'
impresario
dell
'
Angelo
azzurro
di
Sternberg
,
il
regista
ha
sostituito
un
rabbioso
e
spietato
domatore
che
con
la
frusta
incalza
ed
umilia
i
semplici
,
gli
sventurati
,
costringendoli
a
salti
guitteschi
.
Avvilite
sembianze
,
gli
attori
in
tute
mimetiche
a
chiazze
arancione
matteggiano
,
ballano
,
strisciano
come
lombrichi
,
con
musica
di
tromboni
e
di
Knappentanz
.
Ciondolando
con
testa
di
leone
,
scambiandosi
affannosamente
bombette
,
e
con
criniera
equina
e
gualdrappa
mutandosi
in
un
quadrupede
simile
a
quello
del
balletto
Parade
,
traspongono
in
virtuosismi
da
acrobati
,
in
figurazioni
zoologiche
la
goffa
vicenda
di
Toller
,
i
suoi
sfocati
conflitti
,
il
suo
manicheismo
da
cartellone
.
E
nella
parade
-
allée
del
finale
ci
si
presentano
con
fuciletti
e
corazze
e
manopole
da
gladiatori
,
da
spartachi
,
forse
alludendo
allo
spartachismo
.
Schinieri
di
latta
e
bracciali
da
Darix
Togni
il
regista
affibbia
in
certi
punti
anche
a
Hinkemann
-
Homunculus
.
Nella
pendula
e
mogia
interpretazione
di
Ernesto
Colli
il
personaggio
assomiglia
,
non
tanto
a
un
«
orso
tedesco
»
,
a
una
disperata
larva
dell
'
espressionismo
,
quanto
a
uno
stanco
fachiro
di
Porta
Portele
,
la
faccia
esangue
e
tagliente
come
una
scure
,
capelli
lunghi
da
nazzareno
.
Rouault
ci
ha
avvertiti
nei
suoi
dipinti
della
parentela
tra
Cristo
e
i
pagliacci
.
Per
dilatare
l
'
equivalenza
Hinkemann
-
Cristo
accennata
da
Toller
,
il
regista
fa
sì
che
il
suo
primo
attore
si
collochi
sulla
ribalta
come
su
un
golgota
,
con
le
braccia
aperte
come
su
una
croce
,
spennacchiato
,
deserto
,
nella
conoide
luce
di
zafferano
.
Ci
aspettavamo
che
la
desolata
confessione
dell
'
eunuco
assumesse
un
'
irruenza
vocale
così
lacerante
da
disgradare
il
grido
di
gallo
del
professor
Unrat
nell
'
Angelo
azzurro
.
Ma
gli
interpreti
tutti
parlano
a
fior
di
labbra
,
bisbigliano
,
perdono
continuamente
la
voce
,
come
le
lumache
la
bava
.
E
del
resto
la
trascrizione
in
chiave
funambola
disperde
molti
elementi
fondamentali
del
testo
:
la
mascherata
degli
invalidi
con
organetti
,
la
simbologia
che
raccorda
la
perdita
del
piffero
con
l
'
acquisto
della
veggenza
,
l
'
allucinazione
ed
il
gusto
del
deforme
,
che
accostano
le
retoriche
apocalissi
di
Toller
alle
pitture
di
Frans
Masereel
e
di
Otto
Dix
.
Quando
smette
gli
sbalzi
e
le
capriuole
del
circo
,
la
recitazione
si
allenta
in
cadenze
dormigliose
e
svogliate
a
malapena
adombrando
il
rancore
che
intride
l
'
avvilimento
,
la
nausea
che
nasce
dall
'
esser
scherniti
,
lo
strazio
di
un
'
indifesa
ridicolaggine
.
Ciò
non
vuol
dire
però
che
lo
spettacolo
sia
magro
di
ghiotte
trovate
.
Grete
Hinkemann
(
Saviana
Scalfi
)
all
'
inizio
si
stende
,
come
inchiodata
,
sulla
ruota
che
gira
,
variante
della
«
rete
»
di
cui
parla
Toller
,
e
alla
fine
,
forse
per
significare
una
derisoria
gravidanza
,
viene
ostentando
,
ripulsivo
impasto
di
ginecologia
e
baraccone
,
enormi
mammelle
di
gomma
,
un
ventre
sfoggiato
,
due
lombi
badiali
.
Con
quell
'
obeso
costume
di
ciambelle
verdognole
,
con
quei
gonfiori
da
manichino
del
teatro
di
Schlemmer
e
da
pupazzo
della
Michelin
,
la
guitta
Grete
del
luna
-
park
di
borgata
,
la
saltatrice
lasciva
diventa
l
'
idropica
ipòstasi
di
una
scurrile
maternità
derelitta
.
E
ti
sembra
d
'
un
tratto
che
la
sua
enfiata
figura
condensi
tutti
i
drammi
d
'
alcova
che
lievitano
nei
casamenti
spettrali
dello
squallido
rione
di
Centocelle
,
dove
lo
scantinato
di
questo
teatrino
si
inselva
.
Non
conosce
alberi
Centocelle
.
Sono
andato
a
cercarli
altrove
,
sotto
il
tendone
del
Teatro
libero
nel
Circo
al
colle
Oppio
,
dove
si
recita
,
nella
regia
di
Armando
Pugliese
,
Il
barone
rampante
di
Calvino
.
Fantasticavo
di
trovarvi
una
delle
calvinesche
«
città
invisibili
»
,
una
Magnolia
,
un
'
Arbòrea
fogliosa
,
e
invece
mi
ha
accolto
una
dura
carpenteria
,
un
anello
di
ruvidi
e
inospiti
ceppi
,
tra
le
cui
forcelle
si
snoda
un
aereo
sentiero
,
come
una
pista
di
go
-
kart
.
Su
quel
cerchio
pensile
corrono
Cosimo
e
gli
altri
personaggi
invasati
da
dendropatia
e
tarzanismo
.
Ma
per
i
loro
scambietti
e
duelli
ed
inseguimenti
gli
interpreti
dispongono
anche
di
tre
piattaforme
e
della
pista
centrale
,
il
che
permette
un
assiduo
mutamento
di
luogo
e
procura
dei
bei
torcicolli
.
Le
idee
ronconiane
hanno
prosperato
diversi
congegni
:
da
questa
nocchiuta
alberatura
alle
mansioni
del
Grand
Magic
Circus
di
Jérôme
Savary
.
Nella
girandola
del
colle
Oppio
,
frammezzo
agli
spettatori
appollaiati
come
galline
su
trespoli
,
una
sfrenata
e
agilissima
compagnia
di
saltimbanchi
in
polpe
,
livree
,
crinoline
,
tricorni
,
parrucche
traduce
in
una
farsa
frenetica
l
'
adorabile
libro
,
purtroppo
stracciandone
l
'
esile
filigrana
.
In
quel
patassio
le
settecentesche
figure
si
riducono
a
concitate
macchiette
da
varietà
di
provincia
.
Questa
non
è
la
fiabesca
villa
di
Ombrosa
,
ma
una
qualsiasi
Massa
Lubrense
in
autunno
.
Come
accade
oggi
in
molti
teatrini
,
anche
sul
colle
Oppio
la
sostanza
verbale
si
soffoca
con
sovrattoni
,
con
strilli
,
con
putiferi
.
Non
basta
urlare
come
pirati
all
'
assalto
di
un
castello
pugliese
,
bisogna
vezzeggiar
la
parola
.
Non
basta
far
chiasso
,
perché
nasca
l
'
incanto
della
pagliacceria
.
StampaPeriodica ,
Vittorio
Mussolini
ha
scritto
su
Cinema
che
la
produzione
cinematografica
italiana
dovrebbe
indirizzarsi
verso
il
gusto
del
pubblico
che
pare
conceda
tutte
le
sue
simpatie
ai
films
del
tipo
cosiddetto
americano
,
contro
quel
genere
di
films
tipicamente
europei
,
in
particolare
franco
-
russo
-
tedeschi
,
che
pare
esprimano
una
concezione
non
consona
allo
spirito
degli
italiani
:
ora
a
me
pare
che
il
problema
sia
di
una
grande
portata
.
Anzitutto
si
parla
di
spirito
del
film
americano
,
del
film
europeo
.
Ebbene
,
è
indiscutibile
che
la
grande
massa
dei
films
commerciali
americani
sia
la
veste
pseudo
-
artistica
di
concezioni
etiche
e
sociali
diffuse
nella
società
americana
,
che
sono
completamente
lontane
dalle
corrispondenti
concezioni
dei
continentali
europei
.
Il
moralismo
,
l
'
esaltazione
della
forza
e
della
bellezza
fisica
,
l
'
ottimismo
integrale
,
il
trionfo
della
giustizia
,
il
comico
inverosimile
,
la
santa
crociata
dei
G
.
Mans
contro
i
gangsters
sono
elementi
dello
spirito
americano
progressista
ed
ingenuo
,
di
quello
spirito
insomma
che
ha
nutrito
di
sé
la
poesia
democratica
di
W
.
Whitman
,
le
città
-
fungo
,
il
mito
di
West
,
ed
il
tipo
scanzonato
e
strafottente
dello
Yankee
;
lo
spirito
della
"
libera
America
"
prima
della
guerra
e
prima
della
crisi
.
Ora
,
indubbiamente
,
questo
punto
di
vista
ottimista
e
Wilsoniano
,
terribilmente
superficiale
ed
inconsistente
,
che
va
dagli
pseudo
Tormenti
della
Crawford
,
ai
Crociati
di
C
.
De
Mille
(
romanzo
di
gusto
inglese
di
Walter
Scott
,
volgarizzato
per
le
fantasie
storico
-
artistico
-
romantiche
che
hanno
riempito
di
falsi
Botticelli
e
di
falsi
Mino
da
Fiesole
i
musei
delle
città
di
farmen
e
di
cow
-
boys
dell
'
Alabama
o
del
Texas
)
fino
al
gusto
per
il
grottesco
di
cartone
(
"
King
-
Kong
"
insegna
)
questa
concezione
,
dicevamo
,
è
per
fortuna
soltanto
il
fondo
commerciale
e
beota
della
produzione
americana
.
Quando
il
valore
della
produzione
si
innalza
(
Vidor
di
Nostro
pane
quotidiano
,
Mamoulian
del
Dottor
Jekill
,
Charlot
di
Le
luci
della
città
e
infiniti
altri
esempi
che
ora
mi
sfuggono
)
si
vede
proprio
che
in
questi
films
si
impostano
e
si
affrontano
problemi
di
indole
tipicamente
occidentale
,
civilizzata
diciamo
pure
le
parole
malfamate
intimista
,
psicologica
,
e
per
lo
meno
preoccupata
di
problemi
morali
,
sociali
e
politici
,
propri
del
nostro
mondo
pesante
di
storia
e
di
civiltà
.
Ecco
che
allora
appaiono
quelle
espressioni
del
genio
americano
che
,
(
come
osservò
acutamente
E
.
Cecchi
in
un
articolo
su
B
.
Keaton
)
,
sono
nel
fondo
più
nascosto
dell
'
anima
americana
:
come
nel
fondo
di
ogni
popolo
formatosi
di
recente
e
sostanzialmente
barbarico
gli
Spiritual
Songs
e
Edgar
A
.
Poe
,
che
danno
Alleluja
e
Il
dottor
Jekill
.
Questo
è
forse
il
vero
originale
humus
da
cui
attingere
,
con
forme
e
problemi
di
calco
europeo
,
il
miglior
cinema
americano
.
Altrimenti
si
ha
il
truculento
film
di
gangsters
,
l
'
estenuante
ripetizione
dei
films
rivista
e
di
ambienti
di
redazione
di
grandi
giornali
(
con
tutta
la
solita
insalata
di
tipi
comuni
)
,
il
terrore
a
lieto
fine
(
Maschera
di
Cera
)
,
la
stucchevole
falsità
degli
ambienti
eleganti
americani
.
E
che
cos
'
è
invece
il
film
europeo
?
La
grande
forza
dell
'
intelligenza
,
del
gusto
e
della
cultura
,
anche
nella
deficienza
dei
mezzi
.
René
Clair
,
Pabst
,
Sternberg
,
Ford
,
Ucikj
,
non
potevano
nascere
in
America
e
l
'
altezza
artistica
delle
loro
opere
basta
per
dare
una
giustificazione
storica
e
sociale
al
film
europeo
.
Ora
,
l
'
industria
cinematografica
italiana
benché
abbia
già
dato
innumerevoli
prove
della
sua
recente
vitalità
(
vedi
la
nascitura
città
del
Quadraro
)
si
trova
a
non
essere
ancora
espressione
dello
spirito
italiano
e
della
profonda
rivoluzione
operata
negli
ultimi
venti
anni
.
Indubbiamente
la
civiltà
europea
porta
i
segni
di
una
inevitabile
decadenza
che
si
ripercuotono
in
tutti
i
campi
dello
spirito
,
dalla
pittura
alla
politica
dal
pensiero
speculativo
al
cinema
;
ma
è
illusorio
ed
ingenuo
il
credere
che
si
rinnovino
le
forme
del
cinema
italiano
,
sostituendo
al
film
-
operetta
di
ambiente
viennese
,
alla
pochade
di
gusto
parigino
,
al
drammone
sociale
e
pedagogico
di
sapore
tedesco
,
il
sorriso
di
dentifricio
delle
girls
californiane
e
gli
audaci
e
spensierati
boxeurs
improvvisamente
sentimentali
sotto
una
luna
che
(
nonostante
tutto
)
è
sempre
quella
delle
fanciulle
inglesi
del
primo
'800
o
che
interrompono
le
loro
avventure
con
gags
del
siciliano
Frank
Capra
,
o
con
le
spiritosaggini
del
doppiaggio
italiano
.
Siamo
tutti
d
'
accordo
nel
ritenere
che
lo
spirito
della
gioventù
italiana
sia
adesso
pervaso
da
quello
che
si
suole
chiamare
quotidianamente
,
"
un
sano
ottimismo
,
"
"
una
serena
volontà
di
vivere
,
"
"
una
illimitata
fiducia
delle
proprie
forze
fisiche
e
morali
.
"
Ma
non
si
supera
una
civiltà
se
non
immergendosi
nel
vivo
e
pericoloso
fiume
di
essa
,
e
superandolo
:
non
ignorando
o
fingendo
di
ignorarlo
.
E
poiché
gli
psicologismi
,
gli
intimismi
eccetera
sono
inevitabili
eredità
della
cultura
,
della
storia
e
della
tradizione
europea
(
quella
cultura
e
civiltà
che
tutt
'
oggi
sulle
carte
stampate
italiane
,
si
afferma
essere
nata
sulle
rive
del
Mediterraneo
Romano
,
e
poi
fra
il
cinque
e
il
settecento
,
corrotta
per
alcune
non
ben
chiare
intrusioni
Unno
-
luterano
-
giacobine
)
non
è
lecito
,
a
noi
andare
accattando
modelli
e
forme
espressive
oltre
oceano
,
e
sostituire
cioè
una
imitazione
ad
una
altra
imitazione
,
e
di
dimenticare
soprattutto
,
che
il
pubblico
ama
i
films
americani
perché
soddisfano
la
sua
tiepidità
mentale
,
i
suoi
sensi
da
dopocena
e
il
suo
esotismo
.
Possiamo
noi
rinnegare
la
nostra
tradizione
di
intelligenza
e
di
arte
che
fa
capo
a
Firenze
e
a
Venezia
e
dimenticare
la
vera
nostra
genitura
,
sostituendo
ai
nostri
maggiori
gli
sceriffi
del
Far
-
West
ed
i
Puritani
dello
Hay
flower
?
Giovinezza
,
svecchiamento
,
modernità
(
parole
tanto
usate
da
diventare
uggiose
)
sono
belle
cose
ma
inutili
e
vane
quando
si
trovano
di
fronte
una
mentalità
che
,
seppure
sostanzialmente
eroica
,
è
nella
grande
massa
sorda
a
molti
problemi
dell
'
arte
e
dello
spirito
.
Noi
tutti
ci
domandiamo
se
il
popolo
italiano
della
Rivoluzione
Fascista
e
della
impresa
Etiopica
ha
nessuna
parentela
con
l
'
America
di
Roosevelt
,
poiché
i
suoi
problemi
non
sono
quelli
americani
e
se
una
educazione
cinematografica
è
da
ricominciare
per
il
popolo
italiano
(
e
ad
essa
cooperano
e
ancor
più
dovrebbero
cooperare
,
riviste
come
Cinema
con
una
efficace
opera
di
volgarizzazione
)
essa
deve
cominciare
col
far
vedere
nel
cinema
una
espressione
d
'
arte
che
non
può
non
essere
Europea
,
invece
di
vedere
la
propria
umanità
deformarsi
nella
"
prosperità
"
anglosassone
e
nel
divismo
caro
a
certe
riviste
di
novelle
e
cinema
-
letture
favorite
di
piccole
studentesse
o
di
cameriere
di
alto
rango
...
StampaPeriodica ,
Con
tempestivo
provvedimento
il
Ministro
della
Cultura
Popolare
ha
proibito
che
nei
manifesti
degli
spettacoli
di
varietà
compaiano
denominazioni
e
parole
straniere
.
Così
la
"
diva
eccentrica
viennese
"
tornerà
ad
essere
una
brava
ragazza
del
Portello
,
le
varie
Milly
,
Dolly
,
Katharine
e
i
vari
Tom
,
Jack
,
ecc
.
,
torneranno
ad
avere
i
loro
semplici
e
più
o
meno
eleganti
nomi
nostrani
.
Addio
"
sisters
,
"
"
stars
,
"
"
girls
"
ecc
.
delizia
di
vecchi
pomicioni
o
di
gagà
esterofili
.
Il
bello
era
che
gli
artisti
dovevano
camuffarsi
da
stranieri
per
accontentare
i
proprietari
o
gli
impresari
di
teatro
!
!
Chi
lo
pensava
?
?