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Borghese o proletario il nostro movimento ? Borghese assolutamente no . L ' antiborghesismo non è in noi una civetteria verbale non siamo di quelli che hanno paura delle parole ; è la conseguenza di una meditata e definitiva condanna dell ' ordine , dell ' economia , degli istituti , della morale borghese . Croce ed Einaudi hanno un bell ' ammonirci che la borghesia è un falso concetto e che la classe non esiste ; noi la borghesia italiana la ritroviamo con nettissima intuizione di classe attorno al fascismo . Questa borghesia , in Italia e in Europa , la sentiamo e la vogliamo condannata . I suoi diritti sono privilegi . Le sue libertà si risolvono in soprusi . Il fatto che essa non riesca ormai più a governare quasi dovunque che con la forza brutale , sollevando ribellioni formidabili che per la prima volta non si innestano su una guerra perduta , dimostra che come classe dirigente è finita . Siamo allora un movimento proletario ? Se « movimento proletario » significa movimento che identifica la sua causa con quella della emancipazione umana , con la causa degli operai , dei contadini , dei lavoratori di ogni razza e paese materialmente sfruttati e moralmente umiliati , la risposta è categorica : sì , G.L. è un movimento proletario . G.L. non sarà mai dall ' altra parte della barricata qualunque possano essere gli errori e le debolezze che si commetteranno da questa parte delle barricate . La questione , prima ancora che di principio , è di destino , di elezione . Siamo con la classe lavoratrice ; i nemici della classe lavoratrice sono i nostri nemici ; le vittorie della classe lavoratrice sono le nostre vittorie . Se fossimo demagoghi o dittatori scriveremmo addirittura che siamo la classe lavoratrice . Ma noi sappiamo che classe lavoratrice vuol dire milioni e milioni di uomini che se oggi sono ridotti a servitù domani si libereranno , cioè svilupperanno innumeri energie libere . Nessuna ipoteca , quindi , e nessuna esclusiva rappresentanza . Se invece « movimento proletario » dovesse significare , come spesso oggi significa , movimento di classe degli operai industriali , degli operai manuali delle città e delle grandi fabbriche , con le appendici secondarie e disprezzate dei contadini , piccoli borghesi e intellettuali , rispondiamo : no . In questo senso G.L. non è , né tiene ad essere un movimento proletario . Non già perché disconosca che i lavoratori delle fabbriche costituiscono la frazione più forte , più preparata del proletariato , la più aperta agli ideali socialisti . Ma perché i lavoratori delle fabbriche costituiscono in ogni paese , e in Italia particolarmente , una minoranza , e neppure la più oppressa ; una minoranza il cui peso relativo tende a diminuire anziché ad aumentare per il crescere dei ceti medi e piccolo borghesi ; una minoranza assolutamente incapace da sola di rovesciare l ' ordine borghese o anche solo di fare fronte vittoriosamente alla reazione fascista . La storia del dopo guerra , la crisi , i fascismi offrono in materia testimonianze decisive . Un movimento proletario moderno deve , pena l ' impotenza , mettere accanto agli operai , sullo stesso piano degli operai , senza gerarchie assurde e intollerabili , tutte le altre categorie di lavoratori . Il socialismo , sino ad ora concepito come il patrimonio ideale di una classe eletta , la classe degli operai dell ' industria , a cui spetterebbe il vanto di realizzarlo , si deve concepire come il patrimonio ideale di tutti gli uomini . Ogni uomo , operaio , contadino , artigiano , impiegato , professionista che sia deve essere messo in grado di partecipare alla lotta su piede di perfetta eguaglianza ; deve sentire che il socialismo non significa per lui in nessun caso una decadenza , una diminuzione ( la famosa proletarizzazione preventiva ! ) , ma la estrinsecazione di tutto il suo potenziale umano . Nella fase storica che attraversiamo , la fase del fascismo , delle guerre imperialistiche e della decadenza capitalistica , le analisi spettrali del marxismo non servono gran che . La storia ha sconvolto le sapienti catalogazioni e procede a sbalzi , con tagli netti e frane gigantesche . In quanti paesi non si è visto il movimento operaio funzionare da forza conservatrice , mentre i movimenti piccolo borghesi ricorrevano alla violenza e coi disoccupati , nuovo proletariato squalificato , passavano alla reazione ? Bando perciò alla scolastica per attenersi all ' essenziale . Quando un mondo decade e la materia sociale diventa incandescente , le valvole sociologiche saltano . Da una parte i rivoluzionari , i sovvertitori , quelli che l ' Ufficio stampa chiama i « sobillatori » , riuniti secondo affinità semplici ma fondamentali ; dall ' altra i conservatori , i profittatori dell ' ordine attuale . La rivoluzione non deve più reclutare chiedendo : sei tu proletario ? Credi al materialismo storico ? Riconosci in Marx il tuo Dio e in Lenin ( o in Jaurès ) il tuo profeta ? Vuoi la tessera A . , B . , C . ? Deve chiedere : credi che il mondo possa continuare a marciare sulla testa anziché sulle gambe ? Non ti pare che all ' uomo potrebbe assegnarsi un compito più interessante di quello di servire il profittatore , lo Stato e i generali ? Una civiltà che ti dà l ' ordine fascista e un nuovo macello in vista non equivale a una nuova barbarie che bisogna combattere su tutti i fronti e con tutte le armi ?
POPOLO NON MASSE ( ROSSELLI CARLO , 1934 )
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La critica più frequente che viene rivolta al nostro movimento è di non fare sufficiente assegnamento sulle « masse » , di dare nell ' azione antifascista più peso alle minoranze audaci e combattive che al popolo lavoratore . Di qui l ' accusa d ' individualismo , di volontarismo romantico , di culto dell ' eroismo ecc . Definiamo innanzi tutto la parola « masse » . Esiste un primo significato generico e apolitico per il quale le masse sono semplicemente il grosso della popolazione di un paese qualunque sia il suo sistema sociale , il suo livello di vita e di educazione , il rapporto interno tra le classi . Masse tedesche , sovietiche , francesi , americane . Evidentemente non è questo significato che c ' interessa . Esiste poi un secondo significato della parola masse , specifico , differenziato , politico , per il quale per masse si intende la classe più numerosa e produttiva della società , la classe lavoratrice , nelle sue frazioni politicamente più attive e organizzate . Masse sono , nei paesi liberi o relativamente tali , quelle centinaia di migliaia , quei milioni di lavoratori che avendo senso di dignità e di libertà partecipano alla lotta politica attraverso i partiti , i sindacati e le varie organizzazioni a larga base . Nei momenti più intensi della vita politica , a queste masse di militanti si aggiungono masse anche più vaste di simpatizzanti che votano , partecipano alle agitazioni , ai comizi ecc . Le masse francesi sono , per esempio , oggi particolarmente attive e assommano certamente a qualche milione . In base a questa definizione , è facile vedere come non sia possibile parlare di masse attive , nel senso politico della parola , e di lavoro di massa nei paesi a dittatura fascista . La dittatura fascista ha distrutto le organizzazioni politiche ed economiche della classe operaia togliendo a questa ogni libertà e diritto e ha intruppato gli operai nelle sue organizzazioni che hanno lo scopo d ' impedire , sistematicamente , ogni vita politica delle masse . I lavoratori , paralizzati dalla miseria , ricattati dalla disoccupazione , oppressi dal terrore legale , controllati sul lavoro e fuori del lavoro , messi in una quasi materiale impossibilità di formarsi politicamente , sono ridotti a vivere in uno stato di passività di cui il fascismo profitta per le sue parate militaresche sportive . Nei paesi fascisti la classe lavoratrice non vive più come classe , non ha più autonomia né coscienza di classe . È inerte . Dalla massa , nel senso politico , si è tornati alla massa nel senso numerico e amorfo . Questa è la realtà delle cose in Italia e in Germania , la realtà da cui noi i romantici prendiamo le mosse ; non già beninteso per accettarla , ma per modificarla . Perché , infatti , lottiamo ? Appunto perché vogliamo che le masse si muovano liberamente , si emancipino dalle tutele e dalle oppressioni capitalistiche dittatoriali , possano vivere politicamente , cioè si compongano di uomini liberi , autonomi , fieri , raccolti in libere associazioni . Ma altro è lottare , come noi facciamo , con la classe lavoratrice perché si emancipi materialmente e moralmente e si affermi nella vita politica attraverso una storica lotta rivoluzionaria , e altro è dire che le masse sono in Italia già poste in movimento . Altro è dire che il fine è di mettere in movimento le masse , e altro è dire che si può svolgere oggi una vera azione di masse . Allo stato attuale delle cose in Italia , noi sosteniamo che la sola azione fondamentale che si riesca a condurre è un ' azione di nuclei ristretti , di minoranze attive e battagliere che si dànno come compito essenziale quello di educare i quadri per la lotta rivoluzionaria , di attaccare nei punti più deboli il nemico , e soprattutto di tenersi pronti per utilizzare con la massima rapidità e decisione le circostanze favorevoli che prima o poi necessariamente si presenteranno . In sostanza , noi ci prepariamo per la crisi inevitabile , per la crisi che cerchiamo di precipitare e di ingigantire . Le grandi masse quando è che si metteranno in movimento ? Quando la crisi scoppierà . Vale a dire quando si riuscirà a spezzare o a disgregare il formidabile meccanismo oppressivo che imprigiona le masse . Il lavoro decisivo di massa lo potremo fare solo allora . Non prima . Il fascismo non ci darà un Empire libéral . Qual è dunque il nostro peccato in materia di masse e di azione di masse ? Quello di dire brutalmente le cose come sono , quando gli altri amano farle più rosee e più facili . Noi per esempio diciamo chiaro e tondo , in base a un ' esperienza quinquennale , che in una città italiana non si trovano oggi , non si sono mai trovati , dalle leggi eccezionali in poi , più di 50-100-200 cittadini politicamente attivi disposti a partecipare alla lotta rivoluzionaria ( nei villaggi si è ridotti alle unità ) . Il partito comunista , in mancanza delle masse , ha preso l ' abitudine di chiamare « masse » questi 50-100-200 cittadini politicamente attivi ; e poiché questi cittadini , questi rivoluzionari sono quasi tutti proletari , piccolo borghesi e intellettuali che hanno abbracciato la causa proletaria , ha preso l ' abitudine anche peggiore di dire a ogni piè sospinto che « le masse » si battono , si ribellano contro il capitalismo , e che l ' azione di massa incede , procede , precipita . Tutta qui la differenza ? Tutta qui . Forse in noi , specie dopo l ' esperienza tedesca nel corso della quale abbiamo visto i due più grandi partiti di massa del mondo moderno il socialdemocratico e il comunista sciogliersi come neve al sole , si è accentuata la convinzione che era anche di Lenin che nel periodo rivoluzionario essenziale è il compito della minoranza rivoluzionaria forgiatasi nel periodo della lotta illegale ; ma , a prescindere da questo convincimento che più che un convincimento è un ' esperienza , è fuor di dubbio che anche noi diamo alle masse e all ' attività delle masse tutto il peso che loro spettano . Le masse sono il popolo , e noi siamo col popolo . Le masse sono la classe lavoratrice , e noi ci confondiamo con essa . Le masse aspirano a una democrazia integrale , e noi lottiamo per conseguirla . Ma senza demagogia , senza grottesche adorazioni . Specie agli inizi delle crisi rivoluzionarie , quando le masse mancano di tradizione politica , esse possono commettere degli errori , cedere , deviare , aderire a compromessi . La funzione dei movimenti rivoluzionari è allora di resistere .
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Il Partito Socialista è stato per trent ' anni ( 1892-1921 ) il centro propulsivo e organizzativo di tutta la lotta proletaria in Italia . Furono prima i tempi dell ' apostolato e della intransigenza ideale , quando la gioventù accorreva al partito , la predicazione elementare risvegliava le folle e la persecuzione in forme ben più blande delle attuali eccitava l ' energia dei militanti . Poi , dopo il 1900 , furono i tempi del lavoro positivo , paziente , di organizzazione e di lotta sul terreno elettorale , sindacale , cooperativo , diretto non già a rivoluzionare il sistema sociale , ma a strappare , nel nuovo clima democratico , il massimo di vantaggi compatibili con la esistenza di un regime borghese progressivo . Ma la possibilità di un riformismo fruttuoso , che non degenerasse in mero opportunismo , non durò che pochi anni . Ben presto si toccarono i limiti dell ' azione riformatrice e il partito , paralizzato dal dissidio tra riformismo e rivoluzionarismo , e tra azione politica e azione sindacale , decadde . Con la guerra di Libia ritornò alla intransigenza , ma il suo risveglio fu blanquista , verbale , demagogico piuttosto che seriamente , rivoluzionario . Lo si vedrà nella grande guerra quando il neutralismo trionfò con la formula del non appoggiare né sabotare . Le masse si radicalizzarono e la fine della guerra segna per il partito un formidabile ritorno di popolarità e di adesione di popolo . Ma lo spirito , i metodi e i quadri non sono all ' altezza . Il partito socialista aveva troppa parte nella vita quotidiana del paese , era appesantito da troppi interessi e preoccupazioni immediate , era troppo legato , nonostante il suo massimalismo rumoroso , al clima liberale ed elettorale prebellico , per assumere una iniziativa rivoluzionaria alla quale , oltretutto , era tecnicamente impreparato . Subì le circostanze , in luogo di dominarle , lasciando passare il periodo favorevole così ad una grande politica riformatrice di governo , come ad un tentativo di sovversione violenta . In sostanza prolungò nel dopoguerra il neutralismo di guerra , sempre più dilaniato dalle aspre lotte di tendenza . Cosicché quando la reazione fascista , col favore della violenta crisi economica del '20-21 , si abbatté sudi lui , non trovò un organismo vivo , agile e combattivo , ma una armatura pesante utile solo a fini elettorali e propagandistici . Il partito si scompose , mentre alla base solo delle minoranze , sempre più isolate , e non di rado sconfessate , si batterono eroicamente . Nel gennaio 1921 fu la secessione comunista . Nell ' ottobre 1922 fu la scissione tra massimalisti e riformisti . Il partito socialista , organo politico unitario di tutto il proletariato italiano , era finito . Una nuova fase si apriva nella vita italiana e nelle lotte proletarie . Per quanto dolorosa e negativa ne sia stata la conclusione , l ' azione trentennale del partito socialista ha lasciato tuttavia un solco indelebile nella storia del nostro paese . Per opera sua una plebe , specie nel Nord e nel Centro , si trasformò in popolo , migliorò grandemente , con sforzo autonomo , le proprie condizioni di vita , acquistò dignità civile e coscienza di classe . Una nuova generazione di capi politici e sindacali , per la maggior parte saliti dalle officine e dai campi , portò nel piccolo e privilegiato mondo della politica italiana un soffio rinnovatore . L ' Italia , sino allora campo di preda di piccole cricche parassitarie e retrograde , conobbe , per merito del partito socialista , le prime esperienze di democrazia e di lotta politica autentiche . Più ci si allontana nel tempo e più , vista nel suo assieme , la sua opera grandeggia . Lo stesso fascismo , per la penna dei suoi rari scrittori ( vedi ad esempio : Volpe , Storia d ' Italia ) è forzato ad ammettere il molto che il popolo italiano deve al partito socialista , almeno sino alla guerra . Che cosa resta oggi , dopo quattordici anni di fascismo , del vecchio partito socialista ? Non è facile rispondere alla domanda . L ' Italia è un mistero . La nuova generazione cresce nell ' ignoranza o si orienta in base a oscure intuizioni . Occorre distinguere il socialismo come ideale , come movimento , che abbraccia correnti molteplici e si può dire fornisca la piattaforma indeclinabile di ogni antifascismo d ' avvenire , dal socialismo come partito , bandito in patria , scisso all ' estero , non più in grado di assicurare nel suo seno l ' unità politica del proletariato . In Italia certo sopravvivono centinaia di migliaia di lavoratori che per anni e decenni hanno conosciuto e seguito il partito , votato per lui alle elezioni , obbedito alle sue parole più popolari un Turati , un Prampolini , un Treves , per il suo glorioso giornale , l ' « Avanti ! » , conservano un attaccamento nostalgico . Si tratta generalmente di uomini maturi inadatti alla lotta clandestina e a una opposizione di attacco , orientati piuttosto verso soluzioni moderate della crisi italiana ( di compromesso , si suol dire ) , ma sui quali un futuro partito socialista , specie per un ' attività legale ed elettorale , potrebbe sempre contare . Tra loro si annoverano migliaia di antichi dirigenti , grandi e piccoli , ex deputati , funzionari , organizzatori di leghe e cooperative , intellettuali , alquanto stanchi e scettici , ma sicuri e competenti , che al partito hanno molto sacrificato e che domani specie se il domani sarà vicino gli assicurerebbero dei quadri . Le nuove reclute sono poche , di provenienza piuttosto intellettuale che operaia ; sentono pochissimo il partito ; il loro socialismo è critico , marxista umanistico , spesso con venature libertarie antistatali . I rapporti che hanno all ' interno con i vecchi quadri del partito sono scarsi ; ma non per loro colpa . Nell ' esilio si sono riorganizzati e vivono da dieci anni i due partiti : il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani , aderente alla II Internazionale , e il Partito Socialista Italiano ( massimalista ) . La loro consistenza e influenza reale è tuttavia assai diversa . Il primo può dirsi un partito . Il secondo , nelle sue proporzioni attuali , non è che un gruppo superstite . Sino ad alcuni anni fa i quadri , anche all ' estero , del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani erano forniti esclusivamente dall ' antica ala riformista . Turati , Treves ( mancati nel 1932 e 1933 ) , Modigliani , Buozzi , Baldini , Rugginenti , Faraboli , Rondani , Piemonte , Morgari sono i nomi più noti . Ma nel 1930 il partito si rinforza e modifica alquanto la sua fisionomia con l ' ingresso di un gruppo di massimalisti capeggiato da Nenni , oggi attivo segretario del partito . Più tardi vi aderirono alla spicciolata alcuni ex comunisti , tra i quali Tasca e Santini , ed alcuni trotzkisti . Talché oggi è difficile fissare la posizione precisa del partito e il peso delle varie correnti , anche se si può con sicurezza affermare che esso non è più identificabile col vecchio riformismo . Un miglioramento rispetto al passato non si può negare . In alcuni suoi membri segnatamente Tasca , Saragat , Joseph il partito mostra preoccupazioni di cultura e di rinnovamento ; non monta la guardia irosa al passato ; e pare disposto a favorire una « ricostruzione » del partito che avvenga in base a motivi ed esperienze attuali , spinto a ciò anche dalla collaborazione libera di un limitato ma serio gruppo di giovani socialisti residenti in Italia . Ma la sua adesione alla II Internazionale , mentre gli assicura una risonanza e degli appoggi non indifferenti , lo costringe a molta diplomazia in materie che richiederebbero invece , in periodi come gli attuali , la massima spregiudicatezza . Non si è ancora liberato , e forse , fintanto che resterà in esilio nella formazione odierna , non si libererà mai , dalla preoccupazione di conservare , anche formalmente , la continuità con l ' antico partito socialista , a cui si illude che un giorno , rinsaviti i comunisti e caduti i fascisti , si possa tornare . Ciò gli vieta quel riesame a fondo delle condizioni e dei metodi della lotta proletaria senza del quale la ricostruzione socialista è un ' utopia , inducendolo a tollerare , all ' interno , in omaggio alla anzianità delle tessere e a una male intesa democrazia , un tono fiacco e amministrativo di esistenza . Nel suo seno esiste indubbiamente una minoranza di rivoluzionari . Ma il partito , nel suo insieme , rivoluzionario non è né , se se ne eccettuano pochi elementi , si è mostrato sinora capace di un organico sforzo di azione . Saprà compiere un deciso passo innanzi , facendosi centro di una rinascita effettiva , non solo ideologica , ma pratica , cioè di lotta vissuta e combattuta , del socialismo ? A giugno è annunciato il Congresso dal quale dovrebbe sortire precisata la sua fisionomia . Dubitiamo però che un partito socialista inquadrato nella II Internazionale riesca a sfuggire alla linea classica di evoluzione propria a tutti i partiti socialisti europei . Il partito massimalista italiano , per cause varie , ma di cui la principale è la deficienza di quadri , è quello in cui più forte si mantiene , nonostante i dinieghi , il culto delle memorie , assieme alla sicurezza assiomatica che esso , e non altri , dovrà necessariamente tornare ad avere un giorno in Italia il posto e la funzione del vecchio partito . Nel suo seno le questioni di rappresentanza e di forma assumono una importanza davvero eccessiva . Peccato , perché esso comprende alcuni gruppi di operai seri e attivi che , se non fossero ostacolati e deviati da una polemica spicciola continua , parteciperebbero con slancio a una lotta rivoluzionaria . La lettura dell ' organo quindicinale del massimalismo l ' « Avanti ! » ( il « Nuovo Avanti » è invece il settimanale del Partito Socialista dei Lavoratori ) richiama irresistibilmente alla mente l ' atmosfera e i motivi del 1919 , nonostante l ' avversione violenta perla Russia sovietica . La critica massimalista ha soprattutto uno scopo : dimostrare che il massimalismo fu , è e sempre sarà nel giusto e nel vero . Perisca il mondo , sopravvengano pure esperienze decisive come quelle dei diciotto anni che passano dal 1919 ai giorni nostri , si riduca pure il partito a un gruppo chiuso , ma che mai si smentiscano le classiche formule massimalistiche . La sua intransigenza è negativa . Non è il prodotto di un ' azione vigorosa , che dalla sua stessa nettezza deriva la ripugnanza a cadere in posizioni generiche e in alleanze incerte ; sembra nascere , al contrario , piuttosto da una deficienza d ' azione . Anche il massimalismo si riunirà presto a Congresso ; ma la lotta interna , condotta sulla falsariga delle antiche lotte di tendenza del '19-20 , non offre nessun tema vivo . Gli uni accusano gli altri , e gli altri accusano gli uni , di peccare per infedeltà alle vecchie tavole , di « liquidare » il partito . Il partito non sarà « liquidato » , almeno come nome . E così si andrà avanti . Non è che non comprendiamo l ' attaccamento al partito da parte di chi per venti , trent ' anni gli ha tutto sacrificato , o al partito deve d ' essere sortito dall ' inferno sociale e dal limbo politico in cui viveva . Ma una cosa è rispettarlo per il suo effettivo valore e vigore strumentale ; un ' altra cosa è idolatrarlo quasi fine a sé . Una cosa è ricordare con rispetto , esaltare gli episodi della storia passata del partito e le battaglie che onorano il proletariato italiano ; un ' altra cosa è immaginarsi che il vecchio partito sia sopravvissuto alla crisi e costituisca ancora una realtà attuale . No . Il partito socialista del 1892-1921 è finito . Vive nella storia appunto perché non vive più nella politica . Appartiene ad un ' altra epoca . Quanto più ci si sforzerà di prolungarne artificialmente l ' eco , tanto più ci si voterà all ' accademia . Ogni epoca , ogni lotta offre , confeziona , i suoi strumenti di azione . Il partito socialista fu l ' organo di azione e di educazione politica del proletariato italiano nella fase della democrazia prebellica . Il dopoguerra spalanca una fase nuova decisiva , della lotta proletaria in tutta Europa , e soprattutto nei paesi che stanno subendo l ' esperienza del fascismo . Si convincano inoltre i socialisti di tutte le scuole che oggi , sulla base del solo partito socialista , per quanto ringiovanito , allargato , ricostruito , non si arriverà mai a mettere in piedi un movimento veramente forte , né si conseguirà l ' unità proletaria . Il partito comunista , cui noi non risparmiamo le critiche , è e resta una realtà con la quale dobbiamo tutti fare i conti . La scissione comunista ha mutilato non solo il socialismo italiano , ma il socialismo europeo , spostando a destra l ' asse dei partiti socialisti e irrigidendoli su posizioni arretrate o inefficaci . Per fortuna la nuova svolta comunista , ancor troppo confinata al piano tattico , favorisce la rottura delle cristallizzazioni , anzi impone a tutti un riesame spregiudicato dei problemi della lotta proletaria , non base 1919 , ma base 1937 . Meno preoccupazioni di partito , dunque , e più di politica socialista e proletaria . Meno disegni di ideali ricostruzioni socialiste , e più di pratiche unioni di tutte le forze e correnti vive proletarie , la comunista inclusa . E quando si discute , si discuta sui temi centrali dell ' oggi e del domani , non dell ' ieri . Altrimenti il pensiero e l ' azione socialista , per quanto universali siano i motivi che l ' animano , resteranno sempre sezionali , polemici , prigionieri delle fatali divisioni che vogliamo cancellare , che dobbiamo cancellare , che cancelleremo , non a profitto di questa o quella chiesa , ma a profitto della rinascita proletaria in Italia e nel mondo , della rivoluzione alla quale tutti siamo votati e per la quale da tanti anni e con tanti sacrifici lavoriamo .
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L ’ altro giorno mi arrivò un dispaccio telegrafico direttomi da S . E . il signor Ministro dell ’ Interno , il quale mi invitava a recarmi subito a Firenze . Io ubbidii all ’ istante , e saltai su un vagone a Bologna e dopo cinque ore era a Firenze . Andai difilato al palazzo del Ministero dell ’ Interno , e appena mi videro fui subito introdotto nel gabinetto di S . E . Il ministro tosto che mi vide , fece un bel risolino e con molta grazia mi salutò , dicendomi : “ Ben venuta , cara Marmitta , vi saluto . ” “ Eccellenza , me le inchino devotamente . ” “ Brava , io ho molto bisogno di voi . ” “ Eccomi , Eccellenza , sono ai suoi ordini . ” “ Lasciamo i preamboli e veniamo all ’ ergo . Come sapete , fra poco si faranno le elezioni generali in Italia . ” “ Lo so , Eccellenza ; cioè lo so , almeno così sento a dire . ” “ Ebbene : bisogna che voi mi aiutate . ” “ Io ? ” “ Voi . La Marmitta deve avere una parte principalissima in queste elezioni , come ha sempre avuto in tutte le altre . ” “ Eccomi qua , farò quanto mi dice l ’ Eccellenza Vostra ” “ Bisogna , mia cara , raddoppiare razione e dare buoni bocconi ai vostri e miei amici . ” “ Eh ! non mancherò di fare il mio dovere . Ma ... ” “Ma..., ho capito : vi vuole il cumquibus . Per questo non ci pensate , sono qua io . Ho fondi segreti abbastanza abbondanti , e finora ho fatto economia per avere buone somme per queste elezioni . ” “ Sento però a dire che le casse del Regno d ’ Italia stanno poco bene . ” “ Stanno anzi male : ma per la Marmitta e pei marmittoni ce n ’ è sempre in abbondanza . Dunque all ’ opera e fate che le elezioni riescano marmittonesche su tutta la linea . ” “ Non dubiti , Eccellenza , colla Marmitta non si scherza ; essa ottiene quello che vuole . ” “ Ma guardate bene che non dovete questa volta restringervi ai soli marmittoni : bisogna andare fuori di casa . Come sarebbe a dire che bisogna conquistare colla Marmitta anche i codini . ” “ I codini ? ” “ I codini , sicuro . ” “ Ma Eccellenza , mi permetta di osservarle che costoro non si comprano nemmeno colla Marmitta . Sono duri peggio dei Tedeschi . ” “ Eppure , bisogna fare l ’ impossibile perché i codini vengano anche loro a votare . ” “ Ehm ! Temo che ... ” “ Che cosa ? ” “ Temo che questo sia un brutto pensiero . ” “ Ma perché ? ” “ Ma mi perdoni , Eccellenza . I codini sono i primi nemici della Marmitta e dei marmittoni ; se costoro la spaventano , addio , è fatta , bisogna che io vada a casa pigione e che tutti i marmittoni muoiano di fame . ” “ Questo non accadrà sicuramente . ” “ Ma come mai le è saltato in testa , Eccellenza , di volere i codini alle elezioni ? ” “ Eccomi qua . Sappiate prima di tutto che l ’ imperatore Napoleone vuole che i codini prendano parte ad ogni costo a queste elezioni . Sapete che il proverbio dice : Comandi chi può ... ” “ Obbedisca chi deve , ho capito . ” “ Per l ’appunto.” “ Ma perché Napoleone vuole che i codini vadano alle elezioni ? ” “ Il perché c ’ è benissimo , giustissimo . Sapete , pare che egli vuole far credere che l ’ opera sua in Italia sia bene accetta da tutti e specialmente dai codini , che gli ultramontani chiamano cattolici . Se questi vanno alle elezioni , Napoleone e noi con lui vinciamo un terno al lotto . ” “ Ma in che modo ? ” “ Oh bella ! Comincieremo subito a dire : Vedete mo , se il Regno d ’ Italia è definitivamente stabilito . Coloro medesimi che meno lo credevano , cominciano a persuadersi , e anche i cattolici prendono parte alla cosa pubblica . ” “ E poi ? ” “ E poi diremo che adesso tutti i partiti sono rappresentati al Parlamento e che per conseguenza questo rappresenta legalmente l ’Italia.” “ E poi ? ” “ E poi avremo così i cattolici solidali di tutto quello che noi faremo contro di loro . ” “ Ma un momento , Eccellenza : e se i cattolici vanno in buon numero al Parlamento , come si fa allora ? ” “ Faremo come facevano nel 1857 in Piemonte e come facciamo adesso in Toscana per le elezioni municipali . Ne ridurremo il numero . ” “ Ma come ? ” “ Quanto siete semplice ! Annulleremo alcune elezioni per difetto di regolarità : scarteremo deputati perché eletti con pressione clericale , e all ’ uopo scarteremo dei canonici , per la ragione che hanno cura d ’ anime , come facevano nel ’57 in Piemonte . ” “ Ah ! ho capito . Dunque ... ” “ Dunque , ci torna conto che i cattolici vadano alle urne , ma non già che i cattolici siano eletti in molti . Per impedir questo , ricorreremo ai nostri soliti mezzi morali , e così potremo dire che i cattolici hanno preso parte alle elezioni , ma vi sono stati sconfitti , e mostreremo così che essi sono la minoranza e non la maggioranza del popolo italiano . ” “ Eh ! la cosa è ben pensata . ” “ Ma so ancor io . Quello che più ci spaventa e dà fastidio è questa astensione generale dei codini , i quali si sono trincierati in una terribile resistenza passiva , che ci uccide a colpi di spillo . Guai a noi se anche questa volta i codini si astengono : siamo bell ’ e rovinati . ” “ Eh ! capisco io , i codini avranno sempre il grande vantaggio di dirvi in faccia che fate tutto contro di loro senza ascoltare le loro ragioni perché non sono rappresentati al Parlamento , e poi potranno aggiungere che sono al tutto irresponsabili di quello che la rivoluzione fa in Italia . ” “ Ma certo : ecco perché Napoleone e noi desideriamo ardentemente che i codini prendano parte alle elezioni . Dunque mi raccomando ; fate quello che potete perché i così detti cattolici vengano a votare . Non dubitate , che sarete degnamente ricompensata . ” “ Farò quello che posso , ma temo di non riuscire a nulla . ” “ Speriamo ; la salute della Marmitta e dei marmittoni dipende in gran parte da ciò . Addio . ” “ Serva umilissima di Vostra Eccellenza . ” E me ne tornai subito a Bologna . Ho riferito per intero questo dialogo , perché mi pare degno di molta considerazione , specialmente per parte dei codini .
CIRCOLI VIZIOSI ( G.F. , 1906 )
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Da molto tempo l ' opinione pubblica italiana invoca una riforma della scuola secondaria . Padri e maestri si rivolsero in vario modo al Parlamento perché qualcosa si facesse . Deputati e senatori fecero pressioni al ministro dell ' Istruzione e un ministro ( l ' on . Bianchi ) non sapendo cosa fare di meglio , nominò , come succede sempre , una Commissione incaricata di preparare questa riforma . La Commissione ( della quale fanno parte due cari amici nostri ) si è già radunata ed ha lavorato per alcuni mesi e il resultato di questo lavoro è stato un questionario al quale sono invitati entro il 15 maggio a rispondere tutti quelli che si occupano di scuole . Il giro è a questo punto e forse continuerà ma possiamo fin da ora trarre qualche allegra considerazione sopra l ' ironico funzionamento della nostra civiltà . Pensate un momento : gl ' interessati domandano una riforma al Parlamento , il Parlamento la domanda al Ministro , il Ministro la domanda a una Commissione , la Commissione non sa far di meglio che domandarla agli interessati , cioè a quelli stessi che per i primi la domandavano . Si chiede a chi chiede ; si vuol bere in casa degli assetati . E questo non è che un esempio fra diecimila , non è un fatto isolato . Lo stato moderno vive col resultato di fabbricare circoli viziosi .
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Perché l ' unità si avvicini , perché l ' unità si faccia , bisogna che essa appaia e sia il risultato di un ' opera attiva , insistente , di tutte le parti . Altrimenti coloro che meno avranno contribuito saranno inevitabilmente dominati dalla preoccupazione di essere assorbiti , di scomparire in un organismo non proprio ; e quanto più l ' unificazione entrerà nel rango delle possibilità concrete , faranno macchina indietro . Sbagliamo , o tocchiamo qui quello che al momento attuale è nel campo italiano uno dei principali ostacoli alla unificazione ? Una certa pigrizia mentale , un certo passivismo e conservatorismo ideologico ; un onesto timore , anche , che , le basi teoriche per l ' unificazione non essendo ancora sufficientemente elaborate , si corra all ' avventura . Questi stati d ' animo e questo timore , che sarebbe un errore voler condannare in blocco , sono essenzialmente il riflesso del fatto emigratorio . L ' emigrazione porta a sopravvalutare le questioni dottrinali , favorendo la visione stereotipa di uomini , cose , partiti e situazioni . Anziché facilitare la liquidazione delle querele e il riassorbimento delle scissioni , le eternizza . I partiti , come gli uomini , sono esseri abitudinari . Dove manca lo stimolo trasformatore della vita politica vera , l ' abitudine più pesante prevale . L ' unificazione , o anche uno stretto rapporto di unità di azione , disturba , pone un sacco di problemi , scomoda consuetudini di lavoro e di collaborazione inveterate , costringe a molto ripensare e rivedere . A che pro , ci si domanda , quando l ' orizzonte è ancora chiuso ? Tiriamo avanti come siamo , cinque partiti e gruppi , con le rispettive direzioni , sedi , programmi , giornali . Tiriamo avanti finché si può . Bisogna pur dire che queste resistenze sono dovute anche al modo meccanico e grossolano con cui spesso si concepisce l ' unificazione proletaria . Anziché come il prodotto di una nuova sintesi , come la fondazione di un nuovo partito proletario che utilizza e fonde tutte le energie , ci viene presentata come una poco attraente somma numerica di partiti e di tessere tradizionali , da operarsi sotto il segno di un reciproco compromesso e di una reciproca constatata debolezza . Il partito comunista cede un poco di terreno ; il partito socialista avanza un poco ; e l ' errore del 1921 è riparato . Troppo semplice e troppo difficile a un tempo . Troppo semplice , perché la scissione , anche se superata in molte delle sue cause , non avvenne per un equivoco o per motivi superficiali . Troppo difficile , perché la lunga separazione ha accentuato le autonomie , gli orgogli e , in una certa misura , anche le distanze . Senza contare che altre forze e formazioni , anche se per ora modeste , si sono nel frattempo affacciate . Contano poco ancora come tessere , ma contano abbastanza come fermento critico , come idee , e anche come impulso e capacità di azione . Perché la causa dell ' unità proletaria faccia un serio passo innanzi , bisogna riproporsi con spirito aperto e con ferma volontà di azione l ' intero problema della rivoluzione proletaria in Italia . Pensare meno al 1921 , e più al 1937 . Dimenticare la vecchia Italia giolittiana e avere l ' occhio rivolto all ' Italia mussoliniana . E vedere questa rivoluzione non in teoria , ma in pratica , in movimento , in sviluppo . La lotta condotta gomito a gomito è una grande risolvitrice di dibattiti teorici ! Prendiamo , ad esempio , un problema , certo importante , come quello della struttura del partito , che avremo del resto occasione di esaminare in altro articolo . Le differenze di concezione sono grandi . Però tutti sappiamo che il partito che lotta contro uno Stato fascista totalitario non può assolutamente concepirsi come il partito che lottava contro la monarchia costituzionale . Se anziché eternare la disputa tra centralismo autoritario e democrazia interna esaminassimo come concretamente può e deve operare il partito rivoluzionario in Italia , non diciamo che saremmo d ' accordo ma certo molto terreno comune si potrebbe scoprire . Quel che vale per la struttura del partito , vale per molte altre questioni di metodo , di tattica . È d ' altronde la stessa concezione della rivoluzione proletaria che si è venuta modificando sensibilmente in questi anni . Il nostro ideale si è ad un tempo allargato e concretizzato . La rivoluzione proletaria , sotto la spinta dell ' oppressione totalitaria , la sentiamo non solo come fatto di classe , come emancipazione economica , ma come liberazione della società tutta quanta , come umanesimo integrale . Siamo oggi tutti infinitamente più sensibili di quel che non fossimo venti anni or sono ai problemi di libertà , di democrazia e anche di moralità e di cultura . La stessa interpretazione del marxismo , un tempo meccanica e materialistica , si è fatta dialettica e umanistica . Tutti , ripetiamo . Le preoccupazioni di cultura del partito comunista lo dimostrano . Ma si è anche straordinariamente concretizzato il nostro ideale . Venti anni fa si parlava dell ' economia socialista in forma generica . Era utopia volerne studiare i contorni e i problemi . Oggi , con la gigantesca esperienza russa senza parlare di quella spagnuola in corso disponiamo di un materiale positivo immenso . Sappiamo tutti che cosa significhi rivoluzione socialista , organizzazione socialista della produzione . La certezza di poter costruire e l ' esempio altrui , mentre ci danno la forza di osare , ci forniscono il senso della misura . Si possono ormai evitare alcuni errori e resistenze massicce ; come si possono saltare alcuni tempi . Ecco il terreno grandioso e fertile sul quale può e deve farsi la nuova unità proletaria ; il terreno su cui può sorgere il nuovo partito unico del proletariato italiano . Come diventano povere e senza costrutto le vecchie querele e anche le vecchie ostinazioni di partito ! Ci attardiamo sul passato ormai chiuso , quando il presente e l ' avvenire si aprono dinanzi a noi . Animo , partiti proletari e proletari dell ' emigrazione ! Senza leggerezze improvvisatrici , ma anche senza timori e conservatorismi eccessivi , affrontate , affrontiamo insieme nei suoi veri termini la questione della unificazione politica del proletariato italiano . « Giustizia e Libertà » è un movimento che ha ormai un netto carattere proletario . Non solo perché il proletariato si dimostra dovunque come l ' unica classe capace di operare quel sovvertimento di istituzioni e di valori che si propone ; non solo perché nel seno del movimento gli elementi proletari hanno sempre maggior peso ; ma perché nell ' esperienza concreta della lotta ha misurato tutta l ' incapacità , lo svuotamento della borghesia italiana come classe dirigente . Certo non è facile definire G.L. in base alla terminologia usuale dei partiti proletari . In base a questa terminologia dovremmo definirci ad un tempo socialisti e comunisti e libertari ( socialisti - rivoluzionari , comunisti - liberali ) nel senso che riconosciamo quel che di vitale ciascuna di queste posizioni , in sia pure varia misura , contiene . Nel socialismo vediamo l ' idea forza animatrice di tutto il movimento operaio . La sostanza di ogni reale democrazia , la religione del secolo . Nel comunismo la prima storica applicazione del socialismo , il mito ( assai logorato , purtroppo ) , ma soprattutto la più energica forza rivoluzionaria . Nel libertarismo l ' elemento di utopia , di sogno , di prepotente , anche se rozza e primitiva , religione della persona . Affermiamo la necessità di una nuova sintesi , e crediamo che , nei suoi termini essenziali , G.L. si avvii a darla . In ogni caso ci sembra che nessuno dei vecchi movimenti proletari sia capace , da solo , di assolvere ai compiti centrali della lotta contro il fascismo . Questa lotta , ideale e pratica , chiede oggi di essere condotta contemporaneamente su due terreni : un terreno elementare , che sia di risveglio , di iniziazione del popolo alla libertà e alla difesa delle sue condizioni di vita ; e un terreno ideale , finalistico che sia di educazione di una nuova classe dirigente , della nuova « élite » rivoluzionaria , di contrapposizione del mondo dei valori umanistici del socialismo al mondo inumano del fascismo . Le due lotte non sono diverse , staccate nel tempo e negli obbiettivi ; ma aspetti necessari e legati di una lotta unica che trascende le possibilità di ogni singola corrente . Per condurre la prima si propone la costituzione di un Fronte Popolare Italiano non ricalcato su quello francese , e adeguato alla situazione italiana . Per condurre la seconda si fa affidamento , oltre che sui partiti , sullo sviluppo e sull ' allargamento dell ' unità di azione proletaria . Siamo favorevoli a entrambi , ma come espedienti provvisori o come avviamento a formazioni assai diverse . Ad abbattere il fascismo non saranno né il Fronte Popolare che presuppone la vita democratica e dei forti partiti né l ' unità d ' azione che sinora ha più favorito l ' irrigidimento dei partiti sulle loro posizioni rappresentative formali , che il loro effettivo riavvicinamento . Che cosa , allora ? Un formazione nuova , originale , capace di condurre contro il colosso totalitario una lotta ad un tempo pratica , politica , culturale . Di questa formazione il proletariato sarà il pernio . Ma non bisogna pensarla in termini di partito tradizionale . La nozione tradizionale di partito è insufficiente , sorda a troppe esigenze che la lotta contro il fascismo , e lo stesso successo fascista , ci hanno rivelate . È una forma politica nuova quella che si dovrà elaborare ; e non già a tavolino , ma nell ' esperienza del lavoro comune , attraverso la fusione progressiva delle varie frazioni proletarie e il potenziamento di tutti i motivi vitali di opposizione . Il partito unico del proletario , se vorrà essere una forza rinnovatrice autentica , dovrà essere più che un partito in senso stretto , una larga forza sociale , una sorta di anticipazione della società futura , di microcosmo sociale , con la sua organizzazione di combattimento , ma anche con la sua vita intellettuale dal respiro ampio e incitatore . G.L. che cosa vi porterà ? In primo luogo l ' esigenza di questo rinnovamento sostanziale della lotta proletaria . Una tradizione ininterrotta di azione e di iniziativa . Un ' interpretazione lucida , disincantata del fascismo , non solo come reazione di classe , ma come sprofondamento sociale . Un rapporto intimo con la cultura e la storia del nostro paese , non nel senso del patriottismo volgare ma dell ' adesione a quella realtà nazionale da cui la Rivoluzione Italiana trarrà la sua originalità creatrice . La coscienza acuta di alcuni problemi che possono dirsi quelli della modernità dell ' Italia ( formazione di classe dirigente ; riscatto del sud ; alleanza proletariato urbano - contadini - intellettuali ; federalismo ) e soprattutto una preoccupazione centrale di libertà non astratta , non formale , basata su una concezione attiva , positiva , emancipatrice , della libertà e della giustizia ( autonomie , Consigli ) . Nell ' attesa che l ' unificazione maturi , sempre collaborando ad ogni sforzo disinteressato di unione , G.L. svilupperà la sua organizzazione politica proponendosi di fornire un esempio modesto ma stimolante di ciò che dovrà essere l ' organo , e più che l ' organo , l ' organizzazione della rinascita proletaria in Italia attraverso il riscatto morale e sociale dell ' intero paese .
StampaPeriodica ,
Mentre l ' Ala italiana risorge vigorosa per la volontà del Duce e la Nazione sta ritrovando lo spirito aviatorio che Tullo Morgagni predicò con fede infiammata , la nostra Rivista vuole rievocare l ' opera e il sacrificio di Lui , che rimarrà perenne e luminoso esempio di propagandista . Ricorre l ' anniversario della spaventosa tragedia avvenuta il 2 agosto 1919 nel cielo di Verona . L ' Aviazione italiana , nata con la guerra e uscita dalla tremenda prova ricca di gloria e di energia , guardava fiduciosa alle conquiste pacifiche . L ' insidia d ' un destino crudele troncava tragicamente quello che doveva essere il primo grande raid di propaganda . Fra le vittime era Tullo Morgagni , l ' Apostolo infaticabile dell ' Aviazione italiana .
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« Giustizia e Libertà » sorse nell ' ottobre 1929 con le caratteristiche di un movimento di azione . I fondatori non vollero appesantirlo con troppi bagagli teorici . L ' obbiettivo immediato consisteva nel rompere il contagio della paura , nel richiamare alla lotta una opposizione polverizzata , nel creare una coscienza e una volontà rivoluzionarie in una minoranza audace capace , col tempo , di trascinare le masse . « Giovani e veterani si leggeva nel primo appello di " Giustizia e Libertà " chiamiamo a noi i migliori , i dispersi , i credenti , i giovani . Provenienti da diverse correnti politiche , archiviamo per ora le tessere e creiamo una unità d ' azione . Movimento rivoluzionario , non partito , " Giustizia e Libertà " è il nome ed il simbolo . Repubblicani , socialisti e democratici , ci battiamo per la libertà , per la repubblica , per la giustizia sociale . Non siamo più tre espressioni differenti ma un trinomio inscindibile » . La dichiarazione iniziale di principi che ha accompagnato per due anni le pubblicazioni del movimento , e che conserva ancora tutta la sua forza ideale , oltre che a fissare il comune denominatore programmatico servì ad operare una prima ma fondamentale selezione tra gli antifascisti : da un lato gli elementi decisi , che sentivano la necessità morale e politica di una lotta rivoluzionaria e che , aderendo a « Giustizia e Libertà » , erano pronti a pagare di persona ; dall ' altro gli elementi timidi e cerebralizzanti , facilmente disposti al compromesso , in perpetua attesa del « miracolo » , rifuggenti da ogni seria partecipazione alla lotta . Questa selezione fu , contro ogni apparenza , eminentemente politica ; più che cento programmi essa valse a separare gli elementi conservatori dagli elementi rivoluzionari . Un conservatore non aderirà infatti mai ad una impostazione e a metodi di lotta seriamente rivoluzionari , quali sono quelli di «G.L.», ben sapendo che nel mondo moderno ogni rivoluzione è necessariamente sociale e che vano sarebbe il tentativo di trattenerla entro gli stretti limiti della politica formale . All ' inverso , coloro i quali accettano la impostazione rivoluzionaria della lotta , sono poi , salvo rare eccezioni , anche coloro che affermano la necessità di una radicale trasformazione dei rapporti sociali . Per cotesta selezione agì con insuperabile efficacia la tesi repubblicana , affermata da «G.L.» sino dagli inizi con una intransigenza assoluta . Essa allontanò di colpo dal movimento gli elementi conservatori che sempre e dovunque , ma soprattutto nella situazione italiana , hanno considerato la monarchia come il più forte puntello della conservazione sociale ; e consentì al movimento di gettarsi subito con grande energia nella battaglia , senza troppo preoccuparsi di discussioni teoretiche che avrebbero rischiato di rallentare il ritmo dell ' azione . Due anni sono passati da allora ; due anni duri , di lotta silenziosa e tenace , di sacrifici innumeri e spesso ignorati , consacrati dalla morte o da feroci condanne di Tribunale . Abbiamo noi raggiunto l ' obiettivo iniziale che ci eravamo assegnati ? Senza tema di esagerare possiamo rispondere affermativamente . La coscienza della necessità , della fatalità storica della lotta rivoluzionaria , si è imposta . Le vecchie posizioni di compromesso monarchico - papaline - corporative sono state spazzate . Nuclei di « Giustizia e Libertà » esistono in moltissimi centri italiani . « Giustizia e Libertà » non è ormai più il sogno di pochi generosi od illusi . È una realtà poderosa , è la concreta speranza di liberazione cui guarda il Paese . Il fascismo , che sa identificare i suoi avversari , ha già da tempo riconosciuto in «G.L.» il centro animatore della rivoluzione italiana . Due anni sono passati ; nuovi compiti urgono . Mentre la lotta continua , appare ormai indispensabile il precisare la fisionomia politica del movimento . La dichiarazione iniziale di principi chiede d ' essere sviluppata e definita nelle sue pratiche applicazioni , specie sociali . Non basta più parlare genericamente di libertà , di repubblica , di giustizia sociale . Bisogna anche dire come , in virtù di quali trasformazioni , attraverso quali istituti vogliamo che questa libertà , questa repubblica , questa giustizia sociale siano realizzate . Tale precisazione non è imposta solo da un dovere di chiarezza e da un elementare senso di responsabilità politica , ma dal rapido maturarsi della coscienza rivoluzionaria nel nostro Paese . Due anni fa un tentativo di precisazione programmatica non avrebbe servito che ad alimentare nuove discussioni e scissioni ; oggi , dopo due anni di lotte comuni condotte sotto il segno di «G.L.», esso non potrà che imprimere nuovo slancio all ' azione rivoluzionaria . La fase dell ' antifascismo negativo o indistinto è chiusa in Italia . Il bisogno di vedere affermata una posizione di antifascismo costruttivo , che si pronunci sui problemi fondamentali della rivoluzione , che tenga conto delle grandi esperienze del dopoguerra europeo , e che implichi un radicale rinnovamento della vita italiana , si è ormai generalizzato . Consapevole di questa situazione e di queste esigenze la direzione del movimento ha creduto che il tempo fosse venuto di dare a « Giustizia e Libertà » un programma . La direzione ha lungamente discusso , ha interrogato quanti più compagni fosse possibile e ha finalmente elaborato , con la collaborazione dei rappresentanti di vari gruppi , lo schema di programma che segue . Con questo programma non si è inteso vincolare in modo assoluto i membri . Si è voluto piuttosto fissare alcuni caposaldi di orientamento e determinare una chiarificazione indispensabile alla educazione politica della nuova generazione e allo sviluppo dell ' azione rivoluzionaria . Non appena la situazione lo consentirà , la direzione convocherà un convegno per la redazione e l ' approvazione definitiva del programma . Schema di programma . Il fascismo non può essere abbattuto che da un movimento rivoluzionario che imposti e risolva decisamente , in funzione di libertà , i problemi politici e sociali fondamentali della vita italiana . Il movimento « Giustizia e Libertà » , per il suo stesso modo di costituzione e per la sostanza del suo programma , è la espressione concreta delle forze che si battono sul terreno rivoluzionario contro il fascismo . Nell ' ordine politico « Giustizia e Libertà » mira alla conquista della libertà , cioè di uno Stato repubblicano che realizzi le forme della più larga democrazia , basandosi essenzialmente sulle classi lavoratrici e sulle organizzazioni autonome ; nell ' ordine sociale « Giustizia e Libertà » vuole affermato un principio di giustizia che renda effettiva quella democrazia , affrontando in modo radicale il problema della terra e dell ' industria e quello dei rapporti interni di fabbrica . La rivoluzione antifascista non sarà un semplice mutamento di forme politiche superficiali , né un ritorno al passato , ma una profonda trasformazione economico - politica . Al Governo sorto dalla rivoluzione e ai Comitati locali rivoluzionari spetterà il compito di porre le basi del nuovo Stato . Una Assemblea Costituente , eletta a suffragio universale e convocata entro breve termine , consacrerà l ' opera della rivoluzione e fisserà l ' ordinamento definitivo della Repubblica . Le basi del nuovo regime . La monarchia sarà dichiarata decaduta e sarà proclamata la Repubblica . La libertà di associazione , di organizzazione professionale , di stampa , di riunione , di emigrazione ecc . saranno ristabilite . Soppresse la milizia e la polizia fascista , sarà costituita una guardia repubblicana per la difesa della Rivoluzione . I maggiori responsabili e i favoreggiatori , finanziatori e profittatori del fascismo , cominciando dal re , saranno processati ; i beni dei condannati saranno confiscati perché formino un fondo per indennizzare le vittime politiche . Le aziende giornalistiche fasciste saranno confiscate e messe a disposizione dei comitati rivoluzionari . Le corporazioni e i sindacati fascisti saranno sciolti . La riforma agraria . La rivoluzione antifascista affronterà il problema agrario sulla base del principio : « La terra a chi lavora » , tutelando nello stesso tempo gli interessi della produzione . Si distingueranno le aziende in cui , senza dannose conseguenze economiche , è possibile l ' immediato conferimento della proprietà ai lavoratori , da quelle che esigono l ' impiego di molte braccia , di ingenti capitali e di superiore direzione tecnica nelle quali il frazionamento della unità fondiaria disorganizzerebbe e ridurrebbe la produzione . Conseguentemente : I mezzadri , i piccoli fittavoli , i partecipanti , gli enfiteuti e in generale tutti coloro che coltivano la terra col loro lavoro personale e con quello della loro famiglia , acquisteranno la proprietà della terra che coltivano , rimanendo obbligati verso i vecchi proprietari ad una moderata indennità rateale garantita dallo Stato , che rappresenterà il titolo legittimo di acquisto e che , in caso di confisca della proprietà , andrà allo Stato . Sarà stabilita una quota massima di indennità . Laddove sia richiesto dagli interessi della produzione , saranno costituiti dei Consorzi o delle Cooperative per la gestione dei servizi comuni , sotto la direzione o il controllo di tecnici . Le aziende agrarie , per le quali l ' attribuzione individuale della terra riuscirebbe antieconomica , diventeranno proprietà comune e indivisibile dei coltivatori , salvo al vecchio proprietario ed al fittabile per il capitale da lui impiegato , il diritto all ' indennità di cui al paragrafo precedente . Le nuove aziende saranno gestite in cooperativa od altra forma collettiva secondo le necessità economiche locali . I lavoratori che non abbiano trovato occupazione permanente come proprietari o comproprietari di aziende agricole personali o collettive , avranno diritto di preferenza nella assegnazione delle terre pubbliche e di bonifica . Lo Stato organizzerà il credito agrario in modo da assicurare il successo della riforma agraria . Provvedimenti speciali regoleranno i debiti ipotecari . Riforma industriale e bancaria . La rivoluzione antifascista affronterà il problema della crisi dell ' industria , che non è solo economica , ma di uomini e di classi . Essa non potrà risolversi se non con una riorganizzazione generale dell ' industria e con la trasformazione dei rapporti interni di fabbrica . Un organo permanente per la direzione e il controllo della vita economica nazionale traccerà un piano di ricostruzione economica e fisserà , in accordo con i pubblici poteri , le direttive fondamentali della produzione . La riforma dell ' industria sarà basata sulla socializzazione con gestione autonoma , sul controllo operaio e la democrazia di fabbrica , da applicarsi secondo i criteri che seguono : Le industrie e le aziende che presentano i caratteri di un servizio pubblico essenziale ( idroelettrica , dei fertilizzanti , grandi banche private di credito ) o che fruiscono di un monopolio naturale ( mineraria ) , o hanno vissuto sinora estorcendo alla collettività enormi protezioni doganali o sovvenzioni ( siderurgica , saccarifera , costruzioni navali ) saranno socializzate . La gestione delle aziende socializzate non sarà assunta dallo Stato , ma da organismi autonomi , non burocratici , diretti da tecnici con la partecipazione di rappresentanti degli operai e impiegati dell ' azienda , dei consumatori e degli enti pubblici interessati . Il capitale azionario delle industrie socializzate , salvo quello confiscato ai responsabili del fascismo , sarà trasformato a titolo di moderata indennità , in obbligazioni da estinguersi in una generazione . Per evitare , nel periodo del trapasso , lo sconvolgimento della produzione nelle industrie socializzate e la gravissima disoccupazione che ne seguirebbe , sarà fatto obbligo ai tecnici di conservare le loro funzioni , salvo la revisione successiva . Il controllo operaio , introdotto in tutte le grandi e medie aziende , così pubbliche come private , dovrà assicurare alle classi lavoratrici una effettiva compartecipazione alla gestione delle aziende . Esso sarà organizzato in modo da affermare la libertà operaia nella fabbrica , da sviluppare le capacità industriali della classe operaia , e da opporsi , nell ' interesse della produzione , alle tendenze di burocrazia e di centralizzazione . Politica sindacale e cooperativa . Le proprietà del partito e delle organizzazioni fasciste saranno confiscate per essere trasferite alle organizzazioni operaie e contadine . I contratti collettivi saranno immediatamente riveduti . L ' indennità di disoccupazione dovrà essere sufficiente alla vita e versata durante l ' intero periodo di disoccupazione a tutti i disoccupati . Sarà promossa l ' organizzazione e la difesa degli interessi dei lavoratori a domicilio ( apprendisti , garzoni , lavoratori casalinghi ecc . ) con la fissazione dei minimi di salario e di contratti - tipo . Il movimento cooperativo riceverà , in tutti i suoi rami , il massimo appoggio . Si promuoverà il collegamento tra cooperative di produzione industriali e agricole e le cooperative di consumo , riorganizzando i mercati con la soppressione degli intermediari parassitari . Politica finanziaria e doganale . Sarà introdotta la nominatività dei titoli e ristabilita , con aliquote progressive , la imposta di successione . Provvedimenti radicali saranno presi per l ' abolizione del dazio sul grano e dei dazi sui generi di consumo popolare . Le tariffe doganali saranno rivedute nel senso di una progressiva generale riduzione . Politica delle abitazioni . Immediata riduzione degli affitti . Municipalizzazione delle aree e delle costruzioni edilizie . Politica che favorisca il passaggio della attuale proprietà edilizia ai Municipi o agli inquilini contro il pagamento di una moderata indennità . Politica estera e coloniale - Minoranze allogene . La Repubblica Italiana farà una decisa politica di pace e di disarmo ; ridurrà grandemente le spese militari e coloniali ; propugnerà l ' organizzazione unitaria dell ' Europa e una politica di libero scambio . Riconoscerà l ' autonomia culturale e amministrativa alle minoranze allogene . Adotterà una politica di intesa e di libertà verso gli abitanti delle colonie . Giustizia e riforma carceraria . Indipendenza e inamovibilità della magistratura , previo allontanamento degli elementi indegni ad opera di una Commissione indipendente dal Potere Esecutivo . Radicale riforma del regime carcerario . Politica scolastica . Scuola gratuita , aperta in tutti i suoi gradi al popolo e aderente alle forme rinnovate della vita sociale . L ' insegnamento e la cultura riceveranno il massimo impulso e saranno considerati come essenziali alla vita e al progresso della Repubblica . Politica ecclesiastica . Separazione completa dello Stato dalla Chiesa , previa confisca dei beni dell ' alto clero e delle Congregazioni religiose . Incondizionata libertà di coscienza e di culto . Il Trattato di Conciliazione , la Convenzione Finanziaria e il Concordato saranno dichiarati nulli . Ai titoli di rendita ( 1 miliardo ) consegnati al Vaticano sarà tolta ogni validità . Autonomie . L ' organizzazione del nuovo Stato dovrà basarsi sulle più ampie autonomie . Le funzioni del Governo centrale dovranno limitarsi alle sole materie che interessano la vita nazionale . Il principio dell ' autonomia è uno dei principi direttivi del movimento rivoluzionario « Giustizia e Libertà » .
IL FASCISMO E SOCIALISMO: AUTOCRITICA ( ROSSELLI CARLO , 1926 )
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È nella sventura che si misurano gli uomini . È nella sconfitta che il movimento socialista italiano darà la prova migliore della sua forza e della sua vitalità . Bisogna però che esso si imponga un coraggioso esame di coscienza , che esso addivenga alla più spietata delle autocritiche . Perché fummo battuti ? Ecco la domanda fondamentale che dobbiamo porci e che esige una chiara risposta . Il sapersi rendere ragione della sconfitta è già un primo passo sulla via della rivincita . Chi nasconde il capo sotto l ' ala e si trincera dietro il dadà della « reazione internazionale » , o si limita semplicemente a considerare il fascismo come il figlio legittimo e necessario del regime capitalistico , come una tappa fatale lungo il calvario socialista , dà prova di poca forza morale e mostra di non aver nulla appreso dalla lezione di questi anni . Le ragioni della disfatta non vanno infatti tanto cercate negli avvenimenti esteriori delle forze che sfuggono per definizione al nostro controllo , quanto in noi stessi . Siamo noi gli autori e del nostro bene e del nostro male . Coloro che si rifugiano nel determinismo pseudo marxista per giustificare il loro stato di passivismo e di supina rassegnazione , coloro che attendono la salute dagli errori degli avversari e dal fatale svolgersi delle cose , mostrano di non aver inteso lo spirito profondo di Marx , che è uno spirito di combattimento , e davvero non si capisce che stiano a fare nei partiti e nelle organizzazioni . Perché fummo dunque battuti ? Le cause sono tante e così complesse che vano sarebbe volerne fare l ' elenco . Si tratta qui più di porre che di risolvere il problema . È indubbio che alcune di queste cause erano per natura loro incontrollabili e immodificabili , per lo meno in breve giro di anni , e risiedevano e tuttora risiedono nel costume nazionale . Secoli di storia non si cancellano in pochi lustri di predicazione socialista ; e l ' italiano è ancora troppo figlio del passato per potersi considerare popolo moderno . L ' Italia è un paese capitalisticamente arretrato , povero , disarticolato nelle sue parti , politicamente ineducato , affetto da provincialismo congenito nel quale si ci illuse di avere elevato nel corso di una generazione quel grandioso edificio socialista che alla prova dei fatti non poteva non rivelarsi terribilmente fragile nelle sue basi . Fragile nelle sue basi perché un movimento socialista degno di questo nome e improntato alla pura ideologia marxista ( come tentò invano di esserlo il nostro ) è possibile solo là dove la vita economica così industriale che agricola è grandemente sviluppata , là dove si sono superate le colonne d ' Ercole del salario di sussistenza , là dove la rivoluzione borghese ha posto su solide basi nello Stato « nazionale » il regime rappresentativo e ha definitivamente affermate le libertà politiche . Ora in Italia difettavano in gran parte tali condizioni . Per quanto l ' evoluzione industriale del Nord andasse foggiando un proletariato urbano ormai consapevole della sua storica funzione , l ' Italia è ancor oggi un paese prevalentemente agricolo che male si presta , specie nel centro e nel meridione , all ' affermarsi di un movimento socialista ispirato alla ideologia marxista ; la quale , sia detto di sfuggita , si volle sin dai primordi dovunque affermare senza alcuna elasticità e intelligenza , specie nelle zone rurali . L ' Italia è un paese nel quale non si ebbero mai le grandi lotte di religione che costituirono dovunque ( sia pure nonostante e contro la volontà delle parti in lotta ) il massimo livello dei regimi liberali e la più sicura garanzia del principio di tolleranza e del rispetto di un minimo comune denominatore di civiltà ; è un paese nel quale le libertà politiche conquistate durante il Risorgimento , per opera di una ristretta élite borghese e patrizia , rimasero sempre patrimonio di pochi . Purtroppo in Italia la conquista di quello che a giusto titolo è considerato il sommo bene dei popoli a civiltà occidentale , non è legata a nessun moto di masse capace di adempiere ad un ruolo mitico e ammonitore . La massa fu assente nelle battaglie per l ' indipendenza e per le libertà politiche . La libertà italiana è figlia di transazioni , di adattamenti e di taciti accomodamenti . Il proletariato non ha conquistato a prezzo di sforzi e di sacrifici personali la « sua » libertà . Fu troppo breve il suo tirocinio nella lotta per il diritto di organizzazione , e il suffragio universale apparve una gratuita concessione e non una conquista cosciente . E siccome non si ama e non si difende se non ciò per cui molto si è lottato e sacrificato , così era fatale che la classe lavoratrice , che nei paesi evoluti è giustamente la più vigile e interessata custode del metodo democratico , dovesse da noi assistere quasi inerte alla negazione di valori supremi che apparivano purtroppo estranei alla sua coscienza . Ora è qui che si annida uno dei massimi errori del nostro movimento su cui tanto insistettero uomini come Arturo Labriola e Gaetano Salvemini . Il suo compito precipuo doveva essere appunto quello di reagire a tali condizioni ambientali , di adeguare la sua teoria , la sua propaganda e la sua azione al clima storico del nostro paese , di porre prima salde le basi morali e politiche per un fruttuoso lavoro socialista . Invece il partito socialista non valutò al suo giusto valore il problema politico , fu travolto dalla strepitosa vittoria del 1900 ottenuta così a buon mercato in una lotta che di fatto interessò solo le aristocrazie operaie del Nord , si illuse che fosse ormai definitivamente acquisito ciò che altrove era stato il frutto di lotte lunghissime e di rivoluzioni sanguinose , e non seppe condurre dopo il '900 la grande battaglia per le libertà e le fondamentali conquiste politiche in nome e in pro dell ' intero proletariato . Si perse da un lato nel rivoluzionarismo verboso e astratto , dall ' altro degenerò troppo spesso nel corporativismo e nel gretto riformismo , barattando inconsapevolmente i valori supremi per il classico piatto di lenticchie abilmente presentato dal Giolitti . L ' esercizio del voto , la progressiva partecipazione alla vita pubblica , le lotte parlamentari , presero sempre più il sapore di atti di normale amministrazione . La concezione gradualistica e pacifista del divenire socialistico ripugnò generalmente , allontanò i migliori o li condusse alle esagerazioni estreme . Il senso dell ' eroico , lo spirito di sacrificio e di abnegazione , la coscienza dei valori universali pei quali il socialismo lottava si andarono così sempre più oscurando . Le conseguenze inevitabili non tardarono a manifestarsi . Così che oggi siam quasi tratti a pensare che forse fu necessaria questa tragedia perché il socialismo italiano rimettesse in onore i valori morali , si riaccostasse alla realtà e prendesse nozione finalmente delle grandi questioni politiche . Si tratta ora di ricominciare da capo , con animo nuovo , ricchi della esperienza del passato , forti di una fede che ha ormai superato tutte le prove .
LA CONDIZIONE DEI MINATORI INGLESI ( ROSSELLI CARLO , 1926 )
StampaPeriodica ,
La grande battaglia che la classe operaia inglese sta conducendo in Inghilterra è di un così palpitante interesse ed è così gravida di conseguenze nell ' uno o nell ' altro senso , che la penna trema a buttar giù le prime impressioni . Chi ha visitato i distretti minerari inglesi , chi ha conosciuto anche per brevi ore tutte le durezze del lavoro sotterraneo , chi soprattutto ha visto coi propri occhi quale mirabile impiego facciano gli operai dei loro disputati incrementi salariali , non può non ribellarsi sentendo ragionare di diminuzione di salario e d ' aumento di orari . Chi scrive provò forse la più grande impressione della sua vita visitando i paesi di minatori del Galles del Sud , oggi alla testa della battaglia ; ed ebbe chiara e forte come non mai la visione e la fede nella incontenibile ascesa di una massa che aspira alla piena autonomia anche nel governo dell ' industria . Vi sono due aspetti in questa battaglia , che è un ritorno all ' azione diretta dopo le delusioni dell ' esperimento di governo , che vanno tenuti distinti : dal lato strettamente economico è indubitato che li operai , proprio obbiettivamente , hanno ragione . Il tono stesso della stampa liberale e conservatrice , ben altrimenti feroce in altre occasioni , se depone a favore del tradizionale equilibrio anglosassone , dice anche chiaramente quale sia il giudizio dell ' opinione pubblica . In sostanza si chiede agli operai una somma non indifferente di sacrifici al solo scopo di assicurare un profitto ai proprietari di miniere , a quei proprietari di miniere che lo stesso governo conservatore ha proclamato incapaci di condurre razionalmente l ' industria ; ma non si vuoi dar loro una seria garanzia che l ' auspicata riorganizzazione venga conseguita al più presto a spese evidentemente di essi proprietari , tagliando i rami secchi ed imponendo le necessarie fusioni . Se i proprietari , dicono i minatori , non sono stati capaci sinora , malgrado gli infiniti ammonimenti e le ripetute pressioni ( ricordate il progetto nazionalizzatore di Lloyd George ? ) di riorganizzare l ' industria , e non sono in grado di assicurarci un decente tenore di vita , si facciano allora da parte e cedano il campo a noi che ci sentiamo ormai capaci e degni di gestire l ' industria nell ' interesse generale . Dal lato politico certo la questione è più complessa , e ingenuo sarebbe sostenere , al punto a cui son giunte le cose , che si tratta di un conflitto puramente economico . Siamo di fronte ad una battaglia storica , magnifica per serietà , disciplina e compattezza , gravida di conseguenze per molti anni avvenire ( a meno di una rapida soluzione transazionale ) che non potrà non avere un grande sbocco sul terreno politico ; battaglia che certo pone a dura prova il regime liberale inglese da ogni punto di vista . Ma ridicola è l ' accusa di sovvertimento della costituzione lanciata all ' ultima ora contro il colosso unionistico ; esso è in realtà il grido angosciato di Odilon Barrot : « la légalité nous tue ! » ; è il terrore borghese contro il minaccioso avanzarsi delle forze del lavoro armate di quelle armi che esse seppero conquistarsi in un secolo di lotta per far trionfare un principio rivoluzionatore nella vita collettiva . E se chiamiamo sovversive le organizzazioni operaie che si valgono del diritto di sciopero assicurato dalla legge , come dovremmo chiamare allora coloro che per quattro anni , sovvertirono la vita del mondo per interessi particolari scatenando una guerra tremenda per sacrifici materiali , morali e spirituali ; che porta nel suo seno le cause di molti mali attuali ? Guai però se la vittoria trade unionista , che noi auspichiamo piena ed intera , dovesse restare priva di conseguenze nel campo politico ! Quanto maggiore un eventuale successo , tanto maggiori i pericoli . L ' esperienza italiana dopo l ' occupazione delle fabbriche ci ammonisce che in certe ore decisive rimangono vane o peggio tutte le vittorie che non pongono capo ad una conquista o per lo meno ad un ferreo controllo del centro direttivo , anche quando questo centro sia dotato di poteri relativamente così limitati come in Inghilterra il potere esecutivo . Certo si è che per il socialismo mondiale questa battaglia inglese ha un enorme valore sperimentale : essa ci dirà in sostanza se la democrazia borghese permette il graduale e possente avanzarsi delle forze del lavoro .