StampaPeriodica ,
Giuliano
Ferrara
ingrassa
(
di
felicità
)
quanto
più
fa
il
malandrino
.
Dopo
il
fallimento
della
sua
malandrinata
in
Mugello
,
è
tornato
a
me
.
Tornato
perché
è
da
parecchio
che
ingrassa
punzecchiandomi
.
Quando
era
direttore
di
«
Panorama
»
,
il
suo
settimanale
non
perdeva
occasione
per
sfruculiarmi
.
Ora
che
la
sua
ammiraglia
è
diventata
«
Il
Foglio
»
,
Giulianone
(
o
il
suo
elefantino
)
provvede
da
sé
,
a
viso
aperto
.
A
fine
anno
è
partito
lancia
in
resta
contro
un
mio
libriccino
,
Homo
videns
,
dandomi
di
«
editorialista
supercilioso
»
,
scagliandomi
contro
dotti
richiami
a
Parmenide
,
Platone
e
Aristotele
,
e
addirittura
chiedendosi
:
«
Leggono
questi
professori
?
»
.
Stavo
ancora
contando
le
mie
letture
,
quand
'
ecco
che
mi
arriva
addosso
un
'
altra
bordata
.
E
finalmente
ho
capito
che
Ferrara
stava
ingrassando
troppo
(
di
felicità
)
,
e
che
per
il
suo
bene
era
bene
farlo
soffrire
.
Anche
se
mi
rendo
conto
che
l
'
impresa
è
titanica
.
L
'
ultima
bordata
si
intitola
:
«
Nel
'93
Sartori
e
Panebianco
dicevano
peste
e
corna
del
Mattarellum
.
Si
sbagliavano
(
la
legge
ha
funzionato
)
.
Ora
ce
l
'
hanno
con
le
riforme
»
.
Sottotitolo
:
«
Due
maestri
di
politologia
non
fanno
i
conti
con
le
previsioni
sbagliate
»
(
«
Il
Foglio
»
del
13
febbraio
)
.
Non
posso
rispondere
per
Angelo
Panebianco
;
ma
,
visto
che
sono
d
'
accordo
con
lui
,
sono
prontissimo
a
prendere
in
carico
anche
le
sue
colpe
.
Il
Mattarellum
,
cioè
la
legge
elettorale
attualmente
in
vigore
,
ha
funzionato
?
Le
previsioni
sono
state
sbagliate
?
Vediamo
.
A
una
mente
di
aristotelica
possanza
non
dovrebbe
essere
spiegato
che
il
successo
,
qualsiasi
successo
,
si
misura
su
un
obiettivo
,
si
commisura
a
uno
scopo
.
Ma
tant
'
è
.
Quindi
a
Ferrara
spiego
che
anche
lui
è
tenuto
,
come
gli
altri
comuni
mortali
,
a
partire
da
questo
quesito
:
qual
è
,
o
quale
dovrebbe
essere
,
l
'
intento
di
una
riforma
elettorale
oggi
in
Italia
?
Al
quesito
gli
esperti
e
le
persone
sensate
rispondono
che
noi
soffriamo
di
troppi
partiti
,
di
troppa
frammentazione
,
e
quindi
che
il
nostro
obiettivo
prioritario
è
adottare
un
sistema
elettorale
che
riduca
il
numero
dei
partiti
e
che
li
costringa
ad
aggregarsi
.
Stranamente
il
Nostro
nemmeno
dà
mostra
di
essersi
mai
imbattuto
in
questa
tesi
(
ma
cosa
legge
Giulianone
sapiens
?
)
,
e
quindi
non
la
mette
in
conto
.
Per
lui
il
Mattarellum
ha
funzionato
a
questo
titolo
:
perché
i
partiti
si
sono
tutti
salvati
,
e
sono
addirittura
aumentati
.
Ma
questa
era
,
appunto
,
la
previsione
mia
,
di
Panebianco
e
dei
politologi
in
generale
.
La
previsione
era
dunque
esattissima
.
Mentre
resta
da
dimostrare
perché
mai
un
risultato
di
accresciuta
frammentazione
sia
utile
al
paese
e
serva
l
'
interesse
generale
.
Hic
Rhodus
,
hic
salta
.
Ma
il
nostro
Giulianone
salta
via
,
salta
da
un
'
altra
parte
.
Difatti
Ferrara
devia
il
discorso
sul
fatto
che
il
Mattarellum
ha
funzionato
nel
produrre
due
coalizioni
vincenti
,
prima
quella
di
Berlusconi
e
poi
quella
dell
'
Ulivo
.
E
Pierino
(
pardon
:
Ferrara
)
racconta
la
vicenda
così
.
«
Alle
elezioni
politiche
del
marzo
1994
la
nuova
legge
elettorale
[...]
produsse
per
la
prima
volta
una
maggioranza
definita
,
quella
del
Polo
[...]
scelta
dai
cittadini
(
l
'
incidente
della
maggioranza
debole
al
Senato
non
ebbe
conseguenze
sul
voto
di
fiducia
)
.
E
il
nuovo
Parlamento
,
anziché
rischiare
la
paralisi
come
paventavano
i
politologi
,
portò
alla
formazione
del
governo
Berlusconi
,
il
quale
cadde
[...]
non
perché
la
legge
elettorale
fosse
un
'
pasticcio
'
[...]
come
volevano
i
professori
ma
perché
la
coalizione
esplose
sotto
i
colpi
di
mortaio
di
Bossi
e
si
rivelò
un
'
alleanza
politicamente
impossibile
»
.
Mi
scuso
per
la
lunga
citazione
,
troppo
bella
per
lasciarsela
scappare
,
che
compenserò
con
chiose
brevi
.
Primo
.
Anche
in
passato
abbiamo
avuto
maggioranze
definite
,
in
genere
pentapartitiche
o
quadripartitiche
come
oggi
.
Quale
sarebbe
la
differenza
?
Che
non
erano
scelte
dai
cittadini
?
Che
erano
meno
obbligate
di
quelle
prodotte
dal
Mattarellum
?
Detto
o
mal
detto
così
,
il
punto
mi
sfugge
.
Secondo
.
È
inesatto
che
Berlusconi
avesse
una
maggioranza
debole
al
Senato
:
non
l
'
aveva
proprio
.
E
poi
il
problema
di
avere
una
maggioranza
si
pone
per
tutto
il
tempo
della
legislatura
,
non
soltanto
al
voto
di
fiducia
.
Terzo
.
La
paralisi
paventata
dai
politologi
non
,
è
del
Parlamento
ma
della
governabilità
,
ed
è
prodotta
,
appunto
,
da
alleanze
impossibili
.
Come
il
nostro
avverte
,
senza
però
avvertire
di
contraddirsi
.
Quarto
.
Se
la
coalizione
di
Silvio
Berlusconi
esplose
per
colpa
di
Umberto
Bossi
è
ovviamente
perché
Bossi
era
un
partner
indispensabile
di
quella
coalizione
.
Chi
lo
aveva
reso
tale
?
Sì
,
gli
elettori
.
Ma
anche
una
pessima
legge
elettorale
.
Dunque
il
nesso
con
il
sistema
elettorale
c
'
è
,
anche
se
Ferrara
non
lo
vede
o
fa
finta
di
non
vederlo
.
Ripartiamo
dalla
domanda
:
qual
è
lo
scopo
di
un
sistema
elettorale
?
In
attesa
che
Ferrara
dimostri
perché
dovrebbe
essere
la
frantumazione
di
un
sistema
partitico
,
debbo
tornare
a
rispondere
che
in
Italia
occorre
oggi
un
sistema
che
riduca
e
aggreghi
i
partiti
.
Quando
si
passa
a
considerare
la
governabilità
,
lo
scopo
primario
diventa
prefigurare
coalizioni
di
governo
quanto
più
possibile
omogenee
.
Come
?
Facendo
ricorso
,
appunto
,
a
un
sistema
elettorale
aggregativo
.
Il
Mattarellum
non
lo
è
(
e
nemmeno
lo
sarà
il
Mattarellum
Due
prefigurato
nella
famosa
cena
a
casa
di
Gianni
Letta
)
.
Difatti
ha
prodotto
per
due
volte
consecutive
coalizioni
eterogenee
,
scollate
e
intrinsecamente
conflittuali
.
Come
era
stato
esattamente
previsto
e
come
volevasi
dimostrare
.
Anche
su
questo
punto
,
la
natura
delle
coalizioni
,
Ferrara
fa
lo
gnorri
e
sposta
il
discorso
dalla
governabilità
alla
stabilità
.
Ma
,
intanto
,
una
volta
su
due
la
stabilità
non
c
'
è
stata
:
il
governo
Berlusconi
è
stato
instabilissimo
,
sette
mesi
in
tutto
.
Inoltre
l
'
instabilità
del
nostro
passato
viene
largamente
esagerata
.
Giulio
Andreotti
a
modo
suo
è
stato
stabilissimo
,
ben
sette
volte
presidente
del
Consiglio
(
seguito
da
Amintore
Fanfani
con
sei
volte
e
Aldo
Moro
con
cinque
)
;
e
Bettino
Craxi
è
durato
,
con
due
consecutivi
governi
pentapartitici
,
dal
4
agosto
1983
al
3
marzo
1987
,
quindi
per
quasi
l
'
intero
corso
della
IX
legislatura
,
quattro
anni
.
Anche
se
Romano
Prodi
resterà
in
sella
per
tutta
la
XIII
legislatura
,
anche
così
Ferrara
si
eccita
troppo
quando
scrive
che
il
governo
Prodi
sarà
«
il
primo
governo
di
legislatura
nella
storia
italiana
»
.
Visto
che
durare
con
la
proporzionale
dovrebbe
essere
più
difficile
che
con
il
maggioritario
,
Craxi
regge
il
confronto
.
Comunque
sia
,
a
che
cosa
serve
una
stabilità
senza
vera
forza
di
governo
?
Questo
è
il
problema
che
il
Nostro
elude
.
Eppure
,
visto
che
Ferrara
va
alla
caccia
dei
politologi
,
dovrebbe
essere
informato
di
cosa
dicono
.
Dunque
dovrebbe
sapere
che
per
il
sottoscritto
(
e
altri
)
la
stabilità
dei
governi
è
un
falso
scopo
.
Un
governo
può
durare
ed
essere
inefficiente
.
Il
che
vuol
dire
che
la
stabilità
è
soltanto
una
condizione
di
governabilità
.
Quattro
anni
di
un
Prodi
sempre
bloccato
da
Fausto
Bertinotti
non
risolvono
i
nostri
guai
.
Ripeto
:
di
per
sé
la
stabilità
è
un
falso
scopo
,
agitato
per
i
gonzi
e
per
far
perdere
di
vista
che
lo
scopo
vero
è
la
governabilità
.
Vengo
ora
a
due
critiche
specifiche
.
La
prima
è
questa
:
che
nel
1993
,
all
'
indomani
del
referendum
che
aprì
le
porte
alla
riforma
elettorale
in
senso
maggioritario
,
«
i
due
eccellenti
politologi
[
Panebianco
e
io
]
,
prigionieri
della
teoria
,
esercitarono
in
modo
scombiccherato
[...]
la
loro
funzione
di
critica
e
di
analisi
.
Non
vollero
tracciare
una
rotta
[...]
ma
si
limitarono
a
demolire
[...]
il
progetto
Mattarella
»
.
Ma
il
mio
eccellente
demolitore
qui
asserisce
il
falso
.
È
vero
tutto
il
contrario
,
e
cioè
che
sin
da
prima
del
referendum
Segni
-
Pannella
combattei
una
battaglia
per
spiegare
che
quel
referendum
lasciava
aperta
la
via
a
una
duplice
interpretazione
-
maggioritario
a
un
turno
,
o
anche
maggioritario
a
due
turni
-
e
che
la
seconda
era
da
preferire
.
Dopo
di
che
ho
insistito
per
cinque
anni
,
e
quasi
al
di
là
del
sopportabile
,
nel
raccomandare
la
rotta
del
doppio
turno
.
Ammesso
che
Giulianone
sapiens
legga
davvero
,
mi
sa
che
legge
alla
rovescia
.
L
'
altra
critica
è
che
«
il
27
novembre
1993
il
professore
interviene
sulla
dissoluzione
del
centro
asserendo
che
il
maggioritario
è
una
macchina
trita
-
centro
[...]
fatta
apposta
per
stritolare
il
centro
»
.
Dal
che
,
scrive
il
Nostro
,
il
professore
ricava
«
col
suo
stile
sapido
e
rubicondo
una
prognosi
infausta
sulla
definitiva
scomparsa
della
Dc
»
.
Embè
?
A
me
in
effetti
risulta
che
la
Dc
si
è
disintegrata
e
centrifugata
tra
sinistra
e
destra
.
Al
nostro
risulta
invece
che
«
la
smentita
sarà
clamorosa
»
.
Smentita
che
Ferrara
illustra
così
:
«
Il
partito
di
centro
,
i
popolari
di
Martinazzoli
,
riesce
a
salvarsi
proprio
per
effetto
del
maggioritario
corretto
dalla
proporzionale
»
,
mentre
i
«
centristi
cattolici
che
già
avevano
avuto
una
prima
scissione
con
la
nascita
del
Ccd
si
divideranno
poi
per
schiette
ragioni
politiche
»
.
Questa
sarebbe
una
smentita
?
Una
frantumazione
in
tre
pezzi
che
poi
perdono
complessivamente
un
20
per
cento
del
loro
vecchio
voto
?
Concedo
che
qui
il
nostro
scombicchera
al
suo
meglio
.
Ma
non
concedo
che
dal
suo
polverone
emerga
una
smentita
.
Allora
,
quali
sarebbero
le
previsioni
sbagliate
con
le
quali
i
politologi
dovrebbero
fare
i
conti
?
Ci
saranno
,
non
dico
di
no
;
ma
certo
Ferrara
non
le
ha
scoperte
.
Forse
perché
la
sua
vista
è
impedita
dai
suoi
egregi
errori
di
fatto
e
di
logica
.
StampaPeriodica ,
Il
tempestivo
ed
energico
intervento
del
nostro
Federale
ha
fatto
sì
che
quella
ineffabile
chiesuola
della
pseudo
intellettualità
e
del
pettegolezzo
,
malata
di
parassitismo
e
d
'
altre
più
gravi
"
malattie
"
rendesse
finalmente
l
'
anima
al
...
creatore
.
Nessuno
piangerà
!
nemmeno
,
l
'
ombra
del
buon
Antonio
Pedrocchi
.
Il
vecchio
caffettiere
voleva
che
il
suo
caffè
con
gli
annessi
marciasse
al
passo
coi
tempi
:
il
Federale
l
'
ha
fatto
marciare
e
d
'
ora
in
poi
nelle
dorate
sale
troverà
posto
un
'
istituzione
del
Regime
:
il
Ritrovo
del
Littorio
.
L
'
opera
però
non
è
finita
.
StampaPeriodica ,
Beati
i
giovani
.
Io
non
li
invidio
più
di
tanto
perché
crescere
è
faticoso
.
Ma
ormai
abbondano
i
giovani
che
non
crescono
mai
.
E
il
giovane
beato
a
vita
,
che
non
cresce
faticando
,
comincia
a
fare
storia
nel
1968
.
La
generazione
che
maturava
negli
anni
Sessanta
è
stata
una
generazione
benedetta
da
tutte
le
fortune
.
Non
ha
conosciuto
guerre
in
casa
,
è
stata
coccolata
dal
boom
del
benessere
e
ha
visto
sparire
la
tirannide
dei
genitori
.
Quei
giovani
si
affacciavano
a
una
vita
che
non
era
più
,
ai
loro
occhi
,
labor
e
cioè
pena
,
sforzo
,
affanno
.
La
durezza
del
vivere
a
loro
era
ignota
.
A
tanta
maggior
ragione
le
energie
da
scaricare
erano
tante
.
Erano
anche
pronti
gli
strumenti
del
contagio
,
del
fare
massa
,
e
cioè
adeguatissime
comunicazioni
di
massa
.
E
dunque
tutto
era
pronto
per
una
rivoluzione
dei
giovani
.
L
'
evento
ci
prese
di
sorpresa
,
anche
perché
le
rivoluzioni
del
passato
avvenivano
per
fame
(
le
rivoluzioni
contadine
)
oppure
erano
rivoluzioni
contro
il
tiranno
.
Nel
1968
non
c
'
era
né
fame
né
tiranno
.
Così
la
rivoluzione
dei
giovani
divenne
universitaria
.
Scese
anche
per
strada
,
è
vero
.
Ma
il
suo
bersaglio
concreto
era
,
per
la
prima
volta
nella
storia
,
la
cultura
.
I
sessantottini
volevano
disfare
e
rifare
ab
imis
il
sapere
,
l
'
insegnamento
e
chi
insegnava
.
È
un
peccato
che
la
dizione
«
rivoluzione
culturale
»
sia
stata
accaparrata
da
Mao
.
In
Cina
quella
di
Mao
fu
una
spietata
purga
di
stampo
staliniano
.
La
vera
rivoluzione
culturale
è
stata
la
nostra
.
E
ha
prodotto
,
ahimè
,
una
riuscitissima
distruzione
culturale
.
Il
giovane
,
proprio
perché
è
giovane
,
scopre
.
E
la
grande
scoperta
dei
sessantottini
era
che
il
passato
era
da
azzerare
(
perché
marcio
o
comunque
perché
inutile
e
dannosa
zavorra
)
,
e
che
la
storia
ricominciava
da
loro
.
In
politica
i
problemi
sarebbero
stati
risolti
dalla
«
immaginazione
al
potere
»
,
e
nella
cultura
dalla
«
matematica
rossa
»
.
Erano
bambinate
.
In
passato
si
aspettava
che
la
fase
bambinesca
passasse
.
Sunt
pueri
et
puerilia
tractant
.
Liberi
i
fanciulli
di
fanciulleggiare
.
Ma
oggi
sunt
pueri
,
tamen
seria
tractant
.
Sono
fanciulli
e
tuttavia
trattano
di
cose
serie
.
Veniamo
,
allora
,
al
discorso
serio
.
Questo
:
che
la
scienza
infusa
,
la
scienza
innata
,
non
esiste
.
Ogni
neonato
parte
da
zero
.
Nasce
non
sapendo
niente
.
Gli
deve
essere
tutto
insegnato
facendolo
studiare
.
Può
saperne
di
più
-
nel
corso
della
sua
educazione
-
dei
suoi
educatori
,
e
cioè
di
chi
ha
già
studiato
?
Può
essere
(
esistono
autodidatti
prodigiosi
)
,
ma
è
molto
raro
.
Certo
,
ci
sono
educatori
pessimi
.
Ma
se
il
cattivo
maestro
è
da
sostituire
,
il
maestro
deve
pur
sempre
restare
.
E
se
i
maestri
sono
aboliti
(
perché
sostituiti
dai
loro
studenti
)
,
allora
le
scuole
vanno
abolite
.
Eppure
i
rivoluzionari
ancora
imberbi
(
ancorché
barbuti
)
del
Sessantotto
erano
convinti
di
sapere
e
di
essere
portatori
di
nuovo
sapere
.
In
realtà
il
sapere
(
pochissimo
e
soltanto
settario
)
dei
sessantottini
era
anch
'
esso
un
retaggio
del
passato
e
non
nasceva
per
nulla
dal
loro
cervello
.
Nella
sua
parte
rispettabile
(
e
quindi
prescindendo
dalle
puerili
Bibbie
di
Mao
,
del
Che
e
di
Gheddafi
)
quei
giovani
ripetevano
,
con
Marx
,
Marcuse
e
la
Scuola
di
Francoforte
,
il
percorso
della
dissoluzione
della
filosofia
hegeliana
.
Raymond
Aron
(
a
proposito
,
chi
era
?
)
scrisse
del
Sessantotto
che
si
trattava
di
una
«
rivoluzione
introvabile
»
.
Io
ho
scritto
che
era
una
«
rivoluzione
del
nulla
»
,
nel
senso
che
si
alimentava
di
vuoto
e
creava
vuoto
.
Passata
la
vampata
,
del
Sessantotto
è
restata
solo
la
pars
destruens
:
il
messaggio
anticulturale
-
il
rifiuto
della
cultura
come
patrimonio
di
millenni
di
sapere
-
e
il
messaggio
antielitista
.
Che
resta
,
ad
oggi
,
il
distintivo
del
sessantottino
.
Per
Mario
Capanna
gli
anni
della
rivoluzione
studentesca
furono
«
formidabili
»
.
Certo
,
formidabili
per
lui
e
per
i
molti
,
troppi
,
che
ne
hanno
ricavato
rendite
di
rivoluzione
.
Ma
nient
'
affatto
formidabili
per
chi
si
aggira
tra
le
rovine
della
scuola
prodotte
dalla
cultura
dell
'
anticultura
.
È
sempre
vero
,
probabilmente
,
che
in
ogni
epoca
il
numero
degli
stolti
è
infinito
.
Ma
una
cultura
dominata
da
stolti
e
intrisa
di
stoltezza
antielitista
è
un
inedito
.
Qualcuno
ha
detto
che
«
l
'
ignoranza
è
sempre
pronta
ad
ammirarsi
»
.
Difatti
mi
aspetto
,
per
il
trentennio
del
Sessantotto
,
una
travolgente
valanga
di
autoincensamenti
.
StampaPeriodica ,
Nelle
vetrine
dei
negozi
Bonaldi
ed
Ortolani
fanno
sempre
bella
mostra
di
sé
numerosi
articoli
stranieri
o
pseudo
tali
,
data
la
mania
di
qualche
fabbricante
nostro
di
voler
ancora
chiamare
le
sue
merci
con
nomi
ostrogoti
.
Dalle
racchette
Spalding
con
relative
palle
,
si
passa
ai
costumi
Janzten
,
ai
ferma
cravatte
inglesi
,
ai
cappelli
Habig
,
tutta
roba
inavvicinabile
dati
i
prezzi
proibitivi
.
A
parte
che
in
Italia
si
fabbrichino
merci
uguali
e
per
bontà
e
solidità
,
ci
sembra
poco
italiano
continuare
su
questa
via
in
tempo
d
'
autarchia
.
StampaPeriodica ,
Di
recente
Alberto
Ronchey
è
tornato
alla
carica
sulla
nostra
«
televisione
senza
qualità
»
.
E
anche
un
consigliere
di
amministrazione
della
Rai
,
Alberto
Contri
,
ha
criticato
in
diverse
occasioni
il
basso
livello
culturale
e
di
qualità
del
nostro
servizio
televisivo
.
Il
direttore
generale
della
Rai
,
Celli
,
risponde
con
statistiche
che
proverebbero
,
a
suo
dire
,
che
la
Rai
offre
più
«
servizio
pubblico
»
di
altre
reti
europee
.
Qualche
volta
rispondere
con
statistiche
è
rispondere
.
Ma
le
statistiche
di
Celli
appartengono
all
'
aria
fritta
.
Sapere
che
ai
tg
è
stato
dedicato
il
13
per
cento
,
alla
cultura
il
25
per
cento
e
agli
approfondimenti
il
14
per
cento
del
tempo
Rai
è
una
presa
in
giro
.
Per
esempio
,
se
il
contenuto
informativo
serio
e
di
interesse
pubblico
dei
nostri
tg
è
zero
,
1.300
ore
di
trasmissione
tg
fanno
sempre
zero
.
E
la
voce
cultura
come
viene
definita
?
Cosa
ci
viene
cacciato
dentro
?
E
a
che
ora
?
Dopo
mezzanotte
?
Per
dibattere
di
qualità
e
cultura
dobbiamo
essere
in
buona
fede
.
Acchiappare
queste
nozioni
è
un
po
'
come
acchiappare
un
'
anguilla
.
Chi
vuole
fare
il
furbo
se
la
cava
sempre
.
Ma
chi
non
cerca
di
fare
il
furbo
non
produce
statistiche
che
mettono
assieme
lucertole
e
coccodrilli
e
ammette
senza
cavilli
che
il
livello
culturale
di
un
film
di
Luchino
Visconti
fa
scomparire
il
livello
culturale
di
un
Carlo
Verdone
.
Facciamo
un
esempio
preciso
:
il
genere
dei
film
«
gialli
»
,
dei
«
mistery
»
.
Mi
si
consentirà
che
questo
genere
ha
un
buon
mercato
.
Eppure
Viale
Mazzini
ci
ha
propinato
senza
fine
il
mediocrissimo
ispettore
Derrick
e
ha
sempre
ignorato
i
bellissimi
mistery
inglesi
(
dai
Poirot
impersonati
da
David
Suchet
,
alla
serie
dell
'
ispettore
Morse
e
altre
)
.
Mi
si
risponde
che
in
Italia
il
mistery
inglese
non
va
.
Il
che
vuol
soltanto
dire
,
a
mio
avviso
,
che
la
nostra
tv
ha
diseducato
il
nostro
spettatore
a
livelli
da
quattro
soldi
,
appunto
a
livelli
Derrick
.
Comunque
,
il
punto
centrale
è
quello
del
servizio
pubblico
.
Per
Viale
Mazzini
«
pubblico
»
vuol
dire
«
acchiappare
pubblici
»
,
acchiappare
il
più
alto
numero
possibile
di
spettatori
.
Invece
no
.
Un
servizio
pubblico
è
tale
in
quanto
serve
un
interesse
pubblico
su
materie
di
pubblica
rilevanza
.
E
qui
il
fatto
è
che
i
nostri
telegiornali
ci
regalano
quasi
soltanto
una
cronaca
di
nessunissima
rilevanza
ai
fini
della
formazione
di
una
opinione
pubblica
.
Intanto
,
il
mondo
è
pressoché
sparito
(
basta
,
per
dimostrarlo
,
il
confronto
con
il
notiziario
delle
world
news
della
Bbc
)
;
e
il
resto
è
tutto
in
chiave
di
raccontino
lacrimoso
mammistico
.
Se
poi
l
'
obiezione
è
che
un
notiziario
serio
che
dà
notizie
che
ci
aiutano
a
capire
gli
eventi
otterrebbe
un
ascolto
del
5
per
cento
,
a
questa
obiezione
rispondo
che
un
5
per
cento
che
sa
qualcosa
è
pur
sempre
meglio
di
un
100
per
cento
che
non
sa
nulla
.
Rispondendo
ad
Alberto
Contri
il
presidente
della
Rai
Zaccaria
lo
rintuzza
così
:
«
sono
sorpreso
quando
un
consigliere
[...]
sventola
la
bandierina
della
qualità
.
Il
Cda
lavora
da
un
anno
e
mezzo
su
questo
»
.
Bene
.
La
Rai
cominci
a
dimostrarlo
in
sede
di
qualità
dell
'
informazione
.
La
qualità
in
generale
è
,
dicevo
,
nozione
anguillesca
.
Ma
la
qualità
dell
'
informazione
può
essere
misurata
al
paragone
ogni
giorno
.
Servizio
pubblico
o
invece
disservizio
pubblico
?
Finora
,
disservizio
.
StampaPeriodica ,
La
donna
noi
la
vogliamo
sana
e
bella
serena
e
intelligente
compagna
della
nostra
vita
.
Queste
poche
parole
contengono
ciò
che
la
Razza
Italiana
domanda
alla
donna
italiana
,
cioè
quell
'
ideale
che
essa
deve
sforzarsi
di
raggiungere
per
la
sua
patria
,
per
sé
stessa
,
e
un
po
'
anche
per
l
'
uomo
che
un
giorno
la
sposerà
.
E
che
la
salute
non
sia
da
raggiungersi
attraverso
una
mascolinizzazione
data
da
esercizi
violenti
e
deformanti
è
implicito
nel
programma
di
educazione
fisica
svolto
nelle
scuole
femminili
:
ginnastica
all
'
aperto
,
preferibilmente
a
ritmo
di
musica
,
giochi
di
agilità
e
di
snellezza
,
quali
il
tennis
,
la
pallacanestro
ecc
.
come
sostengono
i
nostri
migliori
igienisti
(
valga
per
tutti
il
prof
.
N
.
Pende
)
...
In
buona
parte
il
successo
di
questa
aspirazione
della
Razza
italiana
è
affidato
alle
nostre
donne
,
al
loro
istinto
di
maternità
,
al
loro
patriottismo
,
alla
loro
capacità
di
amministrare
le
entrate
e
le
disponibilità
di
ciascuna
famiglia
,
non
ultimo
tra
i
difficili
compiti
di
una
brava
donna
di
casa
e
che
tanto
contribuisce
al
consolidamento
del
nucleo
familiare
e
alla
sua
prosperità
e
serenità
...
E
sia
lasciata
agli
uomini
l
'
arte
di
esser
uomini
che
esige
capacità
e
attitudini
anch
'
essa
,
tanto
che
molti
non
riescono
ad
impararla
mai
.
StampaPeriodica ,
Le
obiezioni
al
disegno
di
legge
del
governo
sulla
disciplina
degli
spot
politici
sono
parecchie
.
Le
riassume
in
buona
parte
Andrea
Manzella
,
che
scrive
perentoriamente
così
:
«
L
'
iniziativa
del
governo
non
è
incostituzionale
.
È
soltanto
sbagliata
in
quattro
punti
»
.
Manzella
ha
ragione
sulla
incostituzionalità
:
non
c
'
è
.
Ma
sul
punto
principale
della
sua
critica
-
il
primo
dei
quattro
-
la
tesi
sbagliata
è
,
a
mio
vedere
,
la
tesi
di
Manzella
.
A
detta
del
Nostro
,
la
distinzione
tra
pubblicità
e
propaganda
sulla
quale
si
fonda
la
disciplina
proposta
dal
governo
è
una
«
distinzione
impossibile
»
.
Manzella
ne
è
sicuro
perché
«
gli
studiosi
che
si
sono
occupati
della
materia
(
come
Cesare
Pinelli
e
Antonella
Sciortino
)
avevano
avvertito
che
la
distinzione
non
poteva
reggere
dato
che
l
'
una
e
l
'
altra
forma
di
comunicazione
politica
utilizzano
le
stesse
tecniche
di
persuasione
e
di
semplificazione
del
linguaggio
»
.
Gli
studiosi
?
No
,
«
alcuni
»
studiosi
.
Vedi
caso
,
tra
gli
studiosi
dell
'
argomento
ci
sono
anche
io
(
me
ne
occupo
,
tra
l
'
altro
,
nella
Enciclopedia
del
Novecento
dell
'
Istituto
della
Enciclopedia
Italiana
,
e
dunque
in
una
sede
di
tutto
rispetto
)
e
la
mia
tesi
,
lì
e
altrove
,
è
che
la
distinzione
tra
pubblicità
e
propaganda
è
non
solo
possibile
ma
anche
necessaria
.
A
una
persona
esperta
di
mondo
e
smaliziata
come
Manzella
non
dovrebbe
sfuggire
,
tanto
per
cominciare
,
che
i
pubblicitari
sono
interessati
a
cancellare
la
distinzione
perché
a
loro
interessa
catturare
anche
il
mercato
della
politica
.
Per
loro
sono
tanti
quattrini
,
e
ai
pubblicitari
interessano
quasi
per
definizione
soltanto
i
quattrini
.
E
se
lei
,
senatore
Manzella
,
ha
mai
sentito
parlare
di
conflitto
di
interessi
,
allora
dovrebbe
stare
più
attento
alle
tesi
«
interessate
»
.
Tra
le
tante
differenze
tra
pubblicità
commerciale
e
propaganda
politica
mi
limito
qui
a
ricordare
che
la
prima
vende
beni
e
servizi
a
dei
consumatori
i
quali
,
consumando
,
bene
o
male
si
accorgono
se
un
bidone
è
un
bidone
.
La
propaganda
politica
vende
invece
promesse
(
parole
)
o
altrimenti
persone
.
Così
i
consumatori
della
propaganda
comunista
sono
stati
bidonati
per
settant
'
anni
,
e
chi
vota
(
compra
)
Berlusconi
non
lo
può
poi
mangiare
per
scoprire
se
è
un
buon
commestibile
.
La
stessa
cosa
,
senatore
Manzella
?
No
,
cose
diverse
.
E
ne
risulta
che
il
potenziale
di
imbroglio
e
di
dannosità
della
propaganda
politica
è
incommensurabilmente
maggiore
di
quello
della
pubblicità
commerciale
.
Pertanto
,
strabilio
nel
leggere
che
lei
raccomanda
di
«
lasciare
mano
libera
[...]
ai
pubblicitari
»
,
visto
che
questi
ultimi
sono
«
quelli
che
con
il
loro
mestiere
di
fantasia
riescono
a
leggere
e
rivelare
molta
più
politica
al
mondo
di
quanto
non
sia
più
capace
di
fare
la
politica
come
mestiere
»
.
Poveri
noi
,
e
povera
politica
.
Già
siamo
a
livelli
bassissimi
.
Con
l
'
aiuto
di
questa
raccomandazione
è
pressoché
sicuro
che
scenderà
a
livelli
ancor
più
bassi
.
Comunque
sia
,
l
'
argomento
di
Manzella
non
regge
in
punto
di
logica
.
In
buona
logica
una
distinzione
è
analiticamente
valida
se
individua
una
differenza
,
e
non
è
cancellata
dal
fatto
che
la
realtà
mescola
sempre
tutto
:
bene
e
male
,
bello
e
brutto
,
e
anche
,
appunto
,
propaganda
e
pubblicità
.
Domanda
:
se
nel
mondo
reale
bene
e
male
si
mescolano
,
ne
dobbiamo
forse
ricavare
che
sono
indistinguibili
?
Alla
stessa
stregua
,
anche
se
è
vero
che
i
pubblicitari
riducono
la
propaganda
politica
a
un
quissimile
della
vendita
di
un
dentifricio
,
è
lecito
ricavarne
che
sono
la
stessa
cosa
?
Ovviamente
no
.
Manzella
si
vanta
di
essere
«
strapaesano
»
(
vedi
«
Il
Foglio
»
del
31
luglio
)
e
sbeffeggia
i
poveretti
come
me
che
vanno
a
cercare
(
ma
nel
mio
caso
a
rifiutare
)
le
soluzioni
«
in
Australia
o
in
Israele
»
.
A
me
,
confesso
,
gli
strapaesani
fanno
paura
.
Se
Hitler
o
Mussolini
fossero
mai
stati
in
America
,
forse
si
sarebbero
fermati
.
Tornando
a
Manzella
,
non
so
se
gli
spot
statunitensi
lui
li
conosca
e
veda
.
Mi
sembra
di
no
.
Perché
se
li
vedesse
scoprirebbe
qual
è
la
china
dello
spot
politico
affidato
alla
«
fantasia
rivelatrice
»
dei
maghi
della
pubblicità
.
È
la
china
dello
spot
personale
,
puramente
negativo
ed
essenzialmente
diffamatorio
.
Un
candidato
attacca
l
'
altro
dicendo
che
ha
cornificato
la
moglie
,
che
discrimina
contro
gli
omosessuali
(
o
viceversa
)
e
che
in
gioventù
ha
sniffato
cocaina
.
A
Manzella
andrebbe
bene
così
?
Oppure
ritiene
anche
lui
che
questo
tipo
di
«
spottismo
»
non
è
solo
diverso
dalla
propaganda
politica
,
ma
che
ne
costituisce
una
degenerazione
inaccettabile
?
Il
punto
che
sfugge
in
questo
dibattito
è
che
finora
i
nostri
spot
sono
stati
decorosi
,
e
che
sono
stati
decorosi
perché
disciplinati
dalla
legge
del
1993
che
vietava
,
nei
trenta
giorni
prima
delle
elezioni
,
il
ricorso
a
messaggi
emotivi
e
spettacolari
e
consentiva
soltanto
l
'
esposizione
dei
programmi
politici
.
Ma
se
l
'
attacco
al
disegno
di
legge
del
governo
andrà
a
travolgere
,
come
Manzella
e
altri
fanno
temere
,
quei
limiti
,
allora
è
pressoché
sicuro
che
i
mercanti
della
pubblicità
di
casa
nostra
arriveranno
lestamente
agli
spot
negativi
tipo
Usa
.
Perché
nessuno
nega
che
lo
spot
negativo
sia
lo
spot
più
efficace
.
Il
punto
resta
se
vogliamo
ridurre
la
politica
a
un
bombardamento
di
escrementi
.
StampaPeriodica ,
Chiamo
Solitudine
l
'
abbandono
dell
'
anima
mia
e
la
vulnerabilità
del
mio
corpo
:
il
lor
rapporto
instabile
e
periglioso
,
di
cui
l
'
Infinito
è
la
risultante
,
anzi
il
comun
denominatore
.
Chiamo
Solitudine
la
mia
sensibilità
.
La
facilità
a
sentire
simpaticamente
(
o
antipaticamente
)
il
mondo
,
di
consentire
(
o
dissentire
)
con
le
cose
,
onde
mi
so
allacciato
in
segreto
,
per
infinite
vie
di
piacere
o
di
dolore
,
a
tutte
le
forme
della
vita
,
è
causa
che
l
'
anima
mia
sia
continuamente
desiderosa
e
delusa
di
continuo
.
E
questo
,
che
non
è
che
un
miraggio
della
coscienza
,
un
riverbero
spirituale
ed
organico
a
vicenda
,
si
chiama
anche
facoltà
di
sognare
,
ossia
,
da
ultimo
,
di
sentire
con
accompagnamento
molteplice
d
'
imagini
.
L
'
associazione
(
e
la
dissociazione
)
delle
idee
,
altro
non
è
che
il
frutto
,
maturato
,
di
una
vivace
sensibilità
.
Ogni
teoria
,
ogni
dottrina
è
,
nell
'
uomo
di
sensibilità
,
figlia
del
suo
sviscerato
amore
,
del
suo
odio
più
tenace
.
E
la
vita
intellettuale
di
costui
è
,
a
traverso
un
tribolo
di
passioni
,
il
perenne
sforzo
verso
un
'
ascesi
,
che
non
si
può
giungere
che
con
la
morte
.
Questa
io
dico
essere
veramente
la
Solitudine
;
per
ciò
che
la
comunione
misteriosa
dell
'
individuo
col
Tutto
,
nell
'
attimo
dell
'
alchimistica
formazione
dell
'
Idea
,
la
quale
nasce
da
una
reazione
oscura
,
a
un
'
alta
temperatura
di
coscienza
,
della
Sensibilità
su
la
Memoria
,
come
non
è
essa
stessa
che
un
alto
e
intenso
atto
d
'
individualità
,
così
non
manca
di
ricondurre
nell
'
animo
il
senso
dei
limiti
di
questa
.
Il
che
non
avviene
senz
'
istantanea
vertigine
.
StampaPeriodica ,
...
Etiopia
,
Spagna
:
non
basta
,
non
basta
.
Vogliamo
vederli
in
faccia
una
buona
volta
questi
nostri
nemici
che
ci
perseguitano
da
anni
,
che
da
anni
nell
'
ombra
,
sudando
un
fetido
odore
da
rapaci
immondi
ci
negano
il
diritto
di
diventare
migliori
,
sprezzano
la
nostra
forza
rinnovata
,
ostacolano
la
nostra
missione
nel
mondo
.
GUERRA
!
Ecco
il
nostro
grido
di
giovani
in
attesa
della
nostra
prova
.
Guerra
imperiale
a
contatto
diretto
coi
nostri
nemici
più
grossi
,
a
punta
di
pugnale
con
coloro
che
ci
amarono
deboli
e
derelitti
,
e
forti
non
ci
credono
e
ci
aizzano
contro
il
mondo
.
Guerra
santa
che
ristabilisca
l
'
equilibrio
di
Roma
a
beneficio
di
tutto
il
mondo
civile
.
Guerra
gloriosa
che
schiacci
una
volta
per
sempre
i
debosciati
egoisti
pronti
a
barattare
con
l
'
oro
l
'
onore
e
la
dignità
dei
popoli
.
No
,
non
è
il
grido
della
disperazione
di
chi
ha
perso
la
fiducia
in
se
stesso
;
non
è
l
'
esclamazione
quasi
di
sollievo
per
una
soluzione
sicura
di
chi
ha
paura
dell
'
incertezza
:
è
il
grido
calmo
,
ma
possente
,
enorme
ma
compatto
di
una
gioventù
che
da
quando
ha
potuto
individuare
i
veri
nemici
che
ne
minavano
la
esistenza
,
ha
pensato
sempre
alla
guerra
contro
costoro
come
ad
una
gioiosa
missione
da
compiere
.
Morire
?
Ma
chi
siamo
noi
a
lato
della
Patria
?
Vermi
,
vermi
che
dobbiamo
sparire
.
Ma
Essa
,
Essa
la
grande
Italia
resterà
per
noi
trionfante
di
civiltà
nel
mondo
e
poserà
il
Suo
piede
imperiale
sul
collo
di
coloro
che
all
'
estero
ci
hanno
derisi
,
mentre
costituivamo
il
loro
benessere
,
che
all
'
interno
ci
hanno
ingannati
facendo
scempio
della
nostra
fiducia
.
Chiediamo
la
guerra
,
come
la
grande
prova
che
ci
farà
cittadini
perfetti
.
Combatteremo
freddi
,
freddissimi
,
silenziosi
perché
sia
reso
dente
per
dente
ed
occhio
per
occhio
;
mirando
giusto
perché
non
sia
sciupata
la
nostra
energia
;
facendo
all
'
avversario
il
più
gran
male
possibile
perché
sia
schiacciato
per
sempre
.
Il
nostro
grido
è
cosciente
:
conosciamo
gli
orrori
della
lotta
,
ma
non
ignoriamo
l
'
ebbrezza
della
Vittoria
.
Costi
quel
che
costi
,
vogliamo
finalmente
snidare
il
nemico
dal
suo
covo
e
strozzarlo
con
queste
nostre
dita
,
inesorabilmente
,
guardando
a
Roma
Madre
fatta
più
luminosa
dalla
nostra
determinazione
audace
,
più
grande
dalla
nostra
conquista
.
Morire
?
E
chi
se
ne
frega
?
Evviva
la
guerra
!
StampaPeriodica ,
La
nota
pastorale
del
13
settembre
dell
'
arcivescovo
di
Bologna
,
cardinale
Giacomo
Biffi
,
è
stata
lanciata
così
dall
'
Ansa
,
la
nostra
massima
agenzia
di
stampa
:
«
Immigrazione
.
Biffi
allo
Stato
:
favorite
i
cattolici
»
.
Le
agenzie
di
stampa
devono
,
appunto
«
lanciare
»
.
E
di
quel
lancio
sono
stato
un
po
'
vittima
anche
io
perché
-
subito
intervistato
telefonicamente
-
ho
troppo
precipitosamente
risposto
che
«
quella
tesi
non
mi
convince
per
niente
»
.
Che
non
mi
convinca
resta
vero
.
Ma
dopo
aver
letto
l
'
intero
testo
del
cardinale
devo
fare
ammenda
e
desidero
riconoscere
che
quel
testo
,
nel
suo
insieme
,
fa
onore
al
suo
estensore
.
Per
una
volta
-
mi
succede
oramai
di
rado
-
mi
inchino
.
Certo
,
l
'
ottica
dell
'
uomo
di
Chiesa
è
diversa
da
quella
del
laico
,
e
quindi
da
quella
del
sottoscritto
.
Il
cardinale
Biffi
deve
dare
priorità
alla
sua
fede
,
e
perciò
alla
«
buona
religione
»
.
A
me
interessa
,
invece
,
la
«
buona
società
»
.
Ma
ferma
restando
questa
differenza
di
fondo
e
di
priorità
,
l
'
intervento
del
cardinale
mi
fa
riflettere
su
quanto
una
«
fede
intelligente
»
sia
vicina
e
conciliabile
con
la
«
intelligenza
della
ragione
»
.
Seguo
,
nel
citare
,
l
'
ordine
della
esposizione
del
cardinale
di
Bologna
.
1
.
«
Dobbiamo
riconoscere
che
il
fenomeno
di
una
massiccia
integrazione
ci
ha
colti
un
po
'
tutti
di
sorpresa
.
È
stato
colto
di
sorpresa
lo
Stato
[...]
che
pare
non
abbia
ancora
recuperata
la
capacità
di
gestire
razionalmente
la
situazione
riconducendola
entro
le
regole
irrinunciabili
[...]
di
una
ordinata
convivenza
civile
.
E
sono
state
colte
di
sorpresa
anche
le
comunità
cristiane
[...]
sprovviste
sinora
di
una
visione
non
astratta
,
non
settoriale
[...]
Le
generiche
esaltazioni
della
solidarietà
e
del
primato
della
carità
evangelica
[...]
si
dimostrano
più
bene
intenzionate
che
utili
quando
non
si
confrontano
davvero
con
la
complessità
del
problema
e
la
ruvidezza
della
realtà
effettuale
»
.
Queste
,
è
proprio
il
caso
di
dire
,
sono
parole
sante
.
E
davvero
responsabili
.
2
.
«
Non
è
compito
della
Chiesa
come
tale
di
risolvere
ogni
problema
sociale
»
.
Più
che
vero
.
Ma
fa
piacere
che
sia
un
cardinale
ad
asserirlo
,
e
che
poi
sia
un
alto
prelato
a
ricordare
allo
Stato
quali
siano
i
suoi
doveri
.
Occorre
,
scrive
,
che
«
ci
si
preoccupi
seriamente
di
salvare
l
'
identità
propria
della
nazione
.
L
'
Italia
non
è
una
landa
deserta
senza
storia
,
senza
tradizioni
vive
e
vitali
,
senza
una
inconfondibile
fisionomia
culturale
e
spirituale
,
da
popolare
indiscriminatamente
come
se
non
ci
fosse
un
patrimonio
di
umanesimo
e
di
civiltà
che
non
deve
andare
perduto
»
.
Anche
le
comunità
cristiane
«
non
possono
non
valutare
attentamente
i
singoli
e
i
diversi
gruppi
»
;
ma
,
alla
fin
fine
,
i
criteri
per
ammettere
gli
immigrati
sono
di
competenza
delle
autorità
civili
,
fermo
restando
che
quei
criteri
«
non
possono
essere
solamente
economici
e
previdenziali
»
e
che
«
le
condizioni
di
partenza
dei
nuovi
arrivati
non
sono
egualmente
propizie
»
ai
fini
di
«
una
possibile
e
auspicabile
[...]
integrazione
»
.
Di
nuovo
,
parole
sante
.
E
fa
dispiacere
dover
notare
che
una
lezione
come
quella
impartita
dal
cardinale
di
Bologna
non
ci
sia
mai
o
quasi
mai
arrivata
dai
nostri
politici
.
Tra
l
'
altro
,
non
ci
è
mai
arrivata
dalle
nostre
cattolicissime
Maria
Rosa
Russo
Jervolino
quando
governava
il
Viminale
,
né
tanto
meno
dal
ministro
Livia
Turco
che
ora
risponde
al
cardinale
che
«
la
legge
più
severa
sull
'
immigrazione
porta
il
mio
nome
»
.
Davvero
?
Entrare
clandestinamente
in
un
paese
è
un
reato
,
così
come
è
un
reato
rifiutare
di
fornire
le
proprie
generalità
.
E
la
severissima
legislazione
italiana
cosa
fa
?
Fornisce
al
clandestino
anonimo
un
foglio
di
via
e
poi
lo
rilascia
,
e
così
di
fatto
lo
fa
entrare
e
gli
consente
di
sparire
.
Peccato
che
il
cardinale
Biffi
non
la
possa
sostituire
.
Pur
essendo
anche
lui
cattolico
,
farebbe
molto
meglio
di
lei
.
3
.
Il
punto
dolente
dell
'
immigrazione
è
quello
dell
'
immigrazione
islamica
.
Il
presule
di
Bologna
lo
dichiara
senza
perifrasi
:
«
Il
caso
dei
musulmani
va
trattato
con
una
particolare
attenzione
.
Essi
hanno
[...]
un
diritto
di
famiglia
incompatibile
con
il
nostro
,
una
concezione
della
donna
lontanissima
dalla
nostra
(
sino
ad
ammettere
la
pratica
della
poligamia
)
.
Soprattutto
hanno
una
visione
rigorosamente
integralistica
della
vita
pubblica
[...]
la
perfetta
immedesimazione
tra
religione
e
politica
fa
parte
della
loro
fede
irrinunciabile
,
anche
se
a
proclamarla
e
a
farla
valere
aspettano
prudentemente
di
essere
diventati
preponderanti
»
.
Livia
Turco
si
affretta
a
controbattere
così
:
«
Non
dimentichiamo
tutto
ciò
che
accomuna
e
non
divide
le
tre
grandi
religioni
,
il
cristianesimo
,
l
'
ebraismo
e
L
'
islamismo
»
.
In
attesa
che
il
ministro
Turco
mi
ricordi
quel
che
evidentemente
io
dimentico
,
mi
pregio
ricordarle
(
qualora
sia
lei
a
non
saperlo
)
che
la
parola
Islàm
vuol
dire
sottomissione
,
che
la
parola
araba
per
libertà
-
horriayai
-
esprime
soltanto
una
situazione
di
non
schiavitù
(
dal
che
risulta
che
il
nostro
concetto
di
libertà
al
positivo
è
estraneo
alla
concezione
islamica
del
mondo
)
,
e
che
alla
nostra
separazione
tra
Chiesa
e
Stato
il
musulmano
contrappone
la
concezione
dell
'
Eddin
-
Dawa
,
che
vuoi
dire
religione
-
Stato
.
Ciò
posto
,
le
sarei
davvero
obbligato
se
una
volta
tanto
lei
precisasse
che
razza
di
cittadino
italiano
osservante
delle
leggi
italiane
risulterebbe
dalla
«
cittadinizzazione
»
del
suddetto
islamico
.
Per
ora
un
gruppettino
di
studenti
islamici
delle
scuole
genovesi
ha
chiesto
che
il
crocefisso
venga
eliminato
dalle
aule
,
ed
è
stato
subito
accontentato
.
In
barba
alla
vanteria
della
Turco
che
le
leggi
degli
immigrati
devono
sottostare
a
quelle
italiane
.
Io
,
laico
,
del
crocefisso
non
faccio
certo
un
caso
capitale
.
Ma
a
lei
,
cattolica
,
l
'
episodio
non
appare
un
pessimo
esordio
della
integrazione
scolastica
dell
'
islamico
?
Max
Weber
distingueva
tra
etica
della
responsabilità
(
una
moralità
che
mette
in
conto
le
conseguenze
delle
nostre
azioni
)
ed
etica
dei
principi
(
nella
quale
la
buona
intenzione
è
tutto
e
il
cattivo
esito
viene
ignorato
)
.
L
'
etica
della
responsabilità
è
,
se
si
vuole
,
impura
perché
è
pilotata
da
un
capire
,
mentre
l
'
etica
dei
principi
è
pura
,
ma
per
ciò
stesso
ottusa
(
non
sa
,
non
capisce
)
e
irresponsabile
.
La
chiesa
di
Giovanni
Paolo
II
ha
largamente
sposato
un
'
etica
dei
principi
.
Niente
profilattici
,
anche
se
quel
niente
incrementa
l
'
Aids
.
Niente
contraccettivi
,
anche
se
quel
niente
produce
un
eccesso
di
centinaia
di
milioni
di
bambini
destinati
a
morire
di
fame
.
La
giustificazione
è
che
provvederà
la
Provvidenza
.
In
attesa
stravince
l
'
imprevidenza
.
Ben
venga
,
allora
,
un
cardinale
che
si
ricorda
dell
'
etica
della
responsabilità
.
Ne
sia
lodato
il
Signore
.