StampaPeriodica ,
Borghese
o
proletario
il
nostro
movimento
?
Borghese
assolutamente
no
.
L
'
antiborghesismo
non
è
in
noi
una
civetteria
verbale
non
siamo
di
quelli
che
hanno
paura
delle
parole
;
è
la
conseguenza
di
una
meditata
e
definitiva
condanna
dell
'
ordine
,
dell
'
economia
,
degli
istituti
,
della
morale
borghese
.
Croce
ed
Einaudi
hanno
un
bell
'
ammonirci
che
la
borghesia
è
un
falso
concetto
e
che
la
classe
non
esiste
;
noi
la
borghesia
italiana
la
ritroviamo
con
nettissima
intuizione
di
classe
attorno
al
fascismo
.
Questa
borghesia
,
in
Italia
e
in
Europa
,
la
sentiamo
e
la
vogliamo
condannata
.
I
suoi
diritti
sono
privilegi
.
Le
sue
libertà
si
risolvono
in
soprusi
.
Il
fatto
che
essa
non
riesca
ormai
più
a
governare
quasi
dovunque
che
con
la
forza
brutale
,
sollevando
ribellioni
formidabili
che
per
la
prima
volta
non
si
innestano
su
una
guerra
perduta
,
dimostra
che
come
classe
dirigente
è
finita
.
Siamo
allora
un
movimento
proletario
?
Se
«
movimento
proletario
»
significa
movimento
che
identifica
la
sua
causa
con
quella
della
emancipazione
umana
,
con
la
causa
degli
operai
,
dei
contadini
,
dei
lavoratori
di
ogni
razza
e
paese
materialmente
sfruttati
e
moralmente
umiliati
,
la
risposta
è
categorica
:
sì
,
G.L.
è
un
movimento
proletario
.
G.L.
non
sarà
mai
dall
'
altra
parte
della
barricata
qualunque
possano
essere
gli
errori
e
le
debolezze
che
si
commetteranno
da
questa
parte
delle
barricate
.
La
questione
,
prima
ancora
che
di
principio
,
è
di
destino
,
di
elezione
.
Siamo
con
la
classe
lavoratrice
;
i
nemici
della
classe
lavoratrice
sono
i
nostri
nemici
;
le
vittorie
della
classe
lavoratrice
sono
le
nostre
vittorie
.
Se
fossimo
demagoghi
o
dittatori
scriveremmo
addirittura
che
siamo
la
classe
lavoratrice
.
Ma
noi
sappiamo
che
classe
lavoratrice
vuol
dire
milioni
e
milioni
di
uomini
che
se
oggi
sono
ridotti
a
servitù
domani
si
libereranno
,
cioè
svilupperanno
innumeri
energie
libere
.
Nessuna
ipoteca
,
quindi
,
e
nessuna
esclusiva
rappresentanza
.
Se
invece
«
movimento
proletario
»
dovesse
significare
,
come
spesso
oggi
significa
,
movimento
di
classe
degli
operai
industriali
,
degli
operai
manuali
delle
città
e
delle
grandi
fabbriche
,
con
le
appendici
secondarie
e
disprezzate
dei
contadini
,
piccoli
borghesi
e
intellettuali
,
rispondiamo
:
no
.
In
questo
senso
G.L.
non
è
,
né
tiene
ad
essere
un
movimento
proletario
.
Non
già
perché
disconosca
che
i
lavoratori
delle
fabbriche
costituiscono
la
frazione
più
forte
,
più
preparata
del
proletariato
,
la
più
aperta
agli
ideali
socialisti
.
Ma
perché
i
lavoratori
delle
fabbriche
costituiscono
in
ogni
paese
,
e
in
Italia
particolarmente
,
una
minoranza
,
e
neppure
la
più
oppressa
;
una
minoranza
il
cui
peso
relativo
tende
a
diminuire
anziché
ad
aumentare
per
il
crescere
dei
ceti
medi
e
piccolo
borghesi
;
una
minoranza
assolutamente
incapace
da
sola
di
rovesciare
l
'
ordine
borghese
o
anche
solo
di
fare
fronte
vittoriosamente
alla
reazione
fascista
.
La
storia
del
dopo
guerra
,
la
crisi
,
i
fascismi
offrono
in
materia
testimonianze
decisive
.
Un
movimento
proletario
moderno
deve
,
pena
l
'
impotenza
,
mettere
accanto
agli
operai
,
sullo
stesso
piano
degli
operai
,
senza
gerarchie
assurde
e
intollerabili
,
tutte
le
altre
categorie
di
lavoratori
.
Il
socialismo
,
sino
ad
ora
concepito
come
il
patrimonio
ideale
di
una
classe
eletta
,
la
classe
degli
operai
dell
'
industria
,
a
cui
spetterebbe
il
vanto
di
realizzarlo
,
si
deve
concepire
come
il
patrimonio
ideale
di
tutti
gli
uomini
.
Ogni
uomo
,
operaio
,
contadino
,
artigiano
,
impiegato
,
professionista
che
sia
deve
essere
messo
in
grado
di
partecipare
alla
lotta
su
piede
di
perfetta
eguaglianza
;
deve
sentire
che
il
socialismo
non
significa
per
lui
in
nessun
caso
una
decadenza
,
una
diminuzione
(
la
famosa
proletarizzazione
preventiva
!
)
,
ma
la
estrinsecazione
di
tutto
il
suo
potenziale
umano
.
Nella
fase
storica
che
attraversiamo
,
la
fase
del
fascismo
,
delle
guerre
imperialistiche
e
della
decadenza
capitalistica
,
le
analisi
spettrali
del
marxismo
non
servono
gran
che
.
La
storia
ha
sconvolto
le
sapienti
catalogazioni
e
procede
a
sbalzi
,
con
tagli
netti
e
frane
gigantesche
.
In
quanti
paesi
non
si
è
visto
il
movimento
operaio
funzionare
da
forza
conservatrice
,
mentre
i
movimenti
piccolo
borghesi
ricorrevano
alla
violenza
e
coi
disoccupati
,
nuovo
proletariato
squalificato
,
passavano
alla
reazione
?
Bando
perciò
alla
scolastica
per
attenersi
all
'
essenziale
.
Quando
un
mondo
decade
e
la
materia
sociale
diventa
incandescente
,
le
valvole
sociologiche
saltano
.
Da
una
parte
i
rivoluzionari
,
i
sovvertitori
,
quelli
che
l
'
Ufficio
stampa
chiama
i
«
sobillatori
»
,
riuniti
secondo
affinità
semplici
ma
fondamentali
;
dall
'
altra
i
conservatori
,
i
profittatori
dell
'
ordine
attuale
.
La
rivoluzione
non
deve
più
reclutare
chiedendo
:
sei
tu
proletario
?
Credi
al
materialismo
storico
?
Riconosci
in
Marx
il
tuo
Dio
e
in
Lenin
(
o
in
Jaurès
)
il
tuo
profeta
?
Vuoi
la
tessera
A
.
,
B
.
,
C
.
?
Deve
chiedere
:
credi
che
il
mondo
possa
continuare
a
marciare
sulla
testa
anziché
sulle
gambe
?
Non
ti
pare
che
all
'
uomo
potrebbe
assegnarsi
un
compito
più
interessante
di
quello
di
servire
il
profittatore
,
lo
Stato
e
i
generali
?
Una
civiltà
che
ti
dà
l
'
ordine
fascista
e
un
nuovo
macello
in
vista
non
equivale
a
una
nuova
barbarie
che
bisogna
combattere
su
tutti
i
fronti
e
con
tutte
le
armi
?
StampaPeriodica ,
La
critica
più
frequente
che
viene
rivolta
al
nostro
movimento
è
di
non
fare
sufficiente
assegnamento
sulle
«
masse
»
,
di
dare
nell
'
azione
antifascista
più
peso
alle
minoranze
audaci
e
combattive
che
al
popolo
lavoratore
.
Di
qui
l
'
accusa
d
'
individualismo
,
di
volontarismo
romantico
,
di
culto
dell
'
eroismo
ecc
.
Definiamo
innanzi
tutto
la
parola
«
masse
»
.
Esiste
un
primo
significato
generico
e
apolitico
per
il
quale
le
masse
sono
semplicemente
il
grosso
della
popolazione
di
un
paese
qualunque
sia
il
suo
sistema
sociale
,
il
suo
livello
di
vita
e
di
educazione
,
il
rapporto
interno
tra
le
classi
.
Masse
tedesche
,
sovietiche
,
francesi
,
americane
.
Evidentemente
non
è
questo
significato
che
c
'
interessa
.
Esiste
poi
un
secondo
significato
della
parola
masse
,
specifico
,
differenziato
,
politico
,
per
il
quale
per
masse
si
intende
la
classe
più
numerosa
e
produttiva
della
società
,
la
classe
lavoratrice
,
nelle
sue
frazioni
politicamente
più
attive
e
organizzate
.
Masse
sono
,
nei
paesi
liberi
o
relativamente
tali
,
quelle
centinaia
di
migliaia
,
quei
milioni
di
lavoratori
che
avendo
senso
di
dignità
e
di
libertà
partecipano
alla
lotta
politica
attraverso
i
partiti
,
i
sindacati
e
le
varie
organizzazioni
a
larga
base
.
Nei
momenti
più
intensi
della
vita
politica
,
a
queste
masse
di
militanti
si
aggiungono
masse
anche
più
vaste
di
simpatizzanti
che
votano
,
partecipano
alle
agitazioni
,
ai
comizi
ecc
.
Le
masse
francesi
sono
,
per
esempio
,
oggi
particolarmente
attive
e
assommano
certamente
a
qualche
milione
.
In
base
a
questa
definizione
,
è
facile
vedere
come
non
sia
possibile
parlare
di
masse
attive
,
nel
senso
politico
della
parola
,
e
di
lavoro
di
massa
nei
paesi
a
dittatura
fascista
.
La
dittatura
fascista
ha
distrutto
le
organizzazioni
politiche
ed
economiche
della
classe
operaia
togliendo
a
questa
ogni
libertà
e
diritto
e
ha
intruppato
gli
operai
nelle
sue
organizzazioni
che
hanno
lo
scopo
d
'
impedire
,
sistematicamente
,
ogni
vita
politica
delle
masse
.
I
lavoratori
,
paralizzati
dalla
miseria
,
ricattati
dalla
disoccupazione
,
oppressi
dal
terrore
legale
,
controllati
sul
lavoro
e
fuori
del
lavoro
,
messi
in
una
quasi
materiale
impossibilità
di
formarsi
politicamente
,
sono
ridotti
a
vivere
in
uno
stato
di
passività
di
cui
il
fascismo
profitta
per
le
sue
parate
militaresche
sportive
.
Nei
paesi
fascisti
la
classe
lavoratrice
non
vive
più
come
classe
,
non
ha
più
autonomia
né
coscienza
di
classe
.
È
inerte
.
Dalla
massa
,
nel
senso
politico
,
si
è
tornati
alla
massa
nel
senso
numerico
e
amorfo
.
Questa
è
la
realtà
delle
cose
in
Italia
e
in
Germania
,
la
realtà
da
cui
noi
i
romantici
prendiamo
le
mosse
;
non
già
beninteso
per
accettarla
,
ma
per
modificarla
.
Perché
,
infatti
,
lottiamo
?
Appunto
perché
vogliamo
che
le
masse
si
muovano
liberamente
,
si
emancipino
dalle
tutele
e
dalle
oppressioni
capitalistiche
dittatoriali
,
possano
vivere
politicamente
,
cioè
si
compongano
di
uomini
liberi
,
autonomi
,
fieri
,
raccolti
in
libere
associazioni
.
Ma
altro
è
lottare
,
come
noi
facciamo
,
con
la
classe
lavoratrice
perché
si
emancipi
materialmente
e
moralmente
e
si
affermi
nella
vita
politica
attraverso
una
storica
lotta
rivoluzionaria
,
e
altro
è
dire
che
le
masse
sono
in
Italia
già
poste
in
movimento
.
Altro
è
dire
che
il
fine
è
di
mettere
in
movimento
le
masse
,
e
altro
è
dire
che
si
può
svolgere
oggi
una
vera
azione
di
masse
.
Allo
stato
attuale
delle
cose
in
Italia
,
noi
sosteniamo
che
la
sola
azione
fondamentale
che
si
riesca
a
condurre
è
un
'
azione
di
nuclei
ristretti
,
di
minoranze
attive
e
battagliere
che
si
dànno
come
compito
essenziale
quello
di
educare
i
quadri
per
la
lotta
rivoluzionaria
,
di
attaccare
nei
punti
più
deboli
il
nemico
,
e
soprattutto
di
tenersi
pronti
per
utilizzare
con
la
massima
rapidità
e
decisione
le
circostanze
favorevoli
che
prima
o
poi
necessariamente
si
presenteranno
.
In
sostanza
,
noi
ci
prepariamo
per
la
crisi
inevitabile
,
per
la
crisi
che
cerchiamo
di
precipitare
e
di
ingigantire
.
Le
grandi
masse
quando
è
che
si
metteranno
in
movimento
?
Quando
la
crisi
scoppierà
.
Vale
a
dire
quando
si
riuscirà
a
spezzare
o
a
disgregare
il
formidabile
meccanismo
oppressivo
che
imprigiona
le
masse
.
Il
lavoro
decisivo
di
massa
lo
potremo
fare
solo
allora
.
Non
prima
.
Il
fascismo
non
ci
darà
un
Empire
libéral
.
Qual
è
dunque
il
nostro
peccato
in
materia
di
masse
e
di
azione
di
masse
?
Quello
di
dire
brutalmente
le
cose
come
sono
,
quando
gli
altri
amano
farle
più
rosee
e
più
facili
.
Noi
per
esempio
diciamo
chiaro
e
tondo
,
in
base
a
un
'
esperienza
quinquennale
,
che
in
una
città
italiana
non
si
trovano
oggi
,
non
si
sono
mai
trovati
,
dalle
leggi
eccezionali
in
poi
,
più
di
50-100-200
cittadini
politicamente
attivi
disposti
a
partecipare
alla
lotta
rivoluzionaria
(
nei
villaggi
si
è
ridotti
alle
unità
)
.
Il
partito
comunista
,
in
mancanza
delle
masse
,
ha
preso
l
'
abitudine
di
chiamare
«
masse
»
questi
50-100-200
cittadini
politicamente
attivi
;
e
poiché
questi
cittadini
,
questi
rivoluzionari
sono
quasi
tutti
proletari
,
piccolo
borghesi
e
intellettuali
che
hanno
abbracciato
la
causa
proletaria
,
ha
preso
l
'
abitudine
anche
peggiore
di
dire
a
ogni
piè
sospinto
che
«
le
masse
»
si
battono
,
si
ribellano
contro
il
capitalismo
,
e
che
l
'
azione
di
massa
incede
,
procede
,
precipita
.
Tutta
qui
la
differenza
?
Tutta
qui
.
Forse
in
noi
,
specie
dopo
l
'
esperienza
tedesca
nel
corso
della
quale
abbiamo
visto
i
due
più
grandi
partiti
di
massa
del
mondo
moderno
il
socialdemocratico
e
il
comunista
sciogliersi
come
neve
al
sole
,
si
è
accentuata
la
convinzione
che
era
anche
di
Lenin
che
nel
periodo
rivoluzionario
essenziale
è
il
compito
della
minoranza
rivoluzionaria
forgiatasi
nel
periodo
della
lotta
illegale
;
ma
,
a
prescindere
da
questo
convincimento
che
più
che
un
convincimento
è
un
'
esperienza
,
è
fuor
di
dubbio
che
anche
noi
diamo
alle
masse
e
all
'
attività
delle
masse
tutto
il
peso
che
loro
spettano
.
Le
masse
sono
il
popolo
,
e
noi
siamo
col
popolo
.
Le
masse
sono
la
classe
lavoratrice
,
e
noi
ci
confondiamo
con
essa
.
Le
masse
aspirano
a
una
democrazia
integrale
,
e
noi
lottiamo
per
conseguirla
.
Ma
senza
demagogia
,
senza
grottesche
adorazioni
.
Specie
agli
inizi
delle
crisi
rivoluzionarie
,
quando
le
masse
mancano
di
tradizione
politica
,
esse
possono
commettere
degli
errori
,
cedere
,
deviare
,
aderire
a
compromessi
.
La
funzione
dei
movimenti
rivoluzionari
è
allora
di
resistere
.
StampaPeriodica ,
Il
Partito
Socialista
è
stato
per
trent
'
anni
(
1892-1921
)
il
centro
propulsivo
e
organizzativo
di
tutta
la
lotta
proletaria
in
Italia
.
Furono
prima
i
tempi
dell
'
apostolato
e
della
intransigenza
ideale
,
quando
la
gioventù
accorreva
al
partito
,
la
predicazione
elementare
risvegliava
le
folle
e
la
persecuzione
in
forme
ben
più
blande
delle
attuali
eccitava
l
'
energia
dei
militanti
.
Poi
,
dopo
il
1900
,
furono
i
tempi
del
lavoro
positivo
,
paziente
,
di
organizzazione
e
di
lotta
sul
terreno
elettorale
,
sindacale
,
cooperativo
,
diretto
non
già
a
rivoluzionare
il
sistema
sociale
,
ma
a
strappare
,
nel
nuovo
clima
democratico
,
il
massimo
di
vantaggi
compatibili
con
la
esistenza
di
un
regime
borghese
progressivo
.
Ma
la
possibilità
di
un
riformismo
fruttuoso
,
che
non
degenerasse
in
mero
opportunismo
,
non
durò
che
pochi
anni
.
Ben
presto
si
toccarono
i
limiti
dell
'
azione
riformatrice
e
il
partito
,
paralizzato
dal
dissidio
tra
riformismo
e
rivoluzionarismo
,
e
tra
azione
politica
e
azione
sindacale
,
decadde
.
Con
la
guerra
di
Libia
ritornò
alla
intransigenza
,
ma
il
suo
risveglio
fu
blanquista
,
verbale
,
demagogico
piuttosto
che
seriamente
,
rivoluzionario
.
Lo
si
vedrà
nella
grande
guerra
quando
il
neutralismo
trionfò
con
la
formula
del
non
appoggiare
né
sabotare
.
Le
masse
si
radicalizzarono
e
la
fine
della
guerra
segna
per
il
partito
un
formidabile
ritorno
di
popolarità
e
di
adesione
di
popolo
.
Ma
lo
spirito
,
i
metodi
e
i
quadri
non
sono
all
'
altezza
.
Il
partito
socialista
aveva
troppa
parte
nella
vita
quotidiana
del
paese
,
era
appesantito
da
troppi
interessi
e
preoccupazioni
immediate
,
era
troppo
legato
,
nonostante
il
suo
massimalismo
rumoroso
,
al
clima
liberale
ed
elettorale
prebellico
,
per
assumere
una
iniziativa
rivoluzionaria
alla
quale
,
oltretutto
,
era
tecnicamente
impreparato
.
Subì
le
circostanze
,
in
luogo
di
dominarle
,
lasciando
passare
il
periodo
favorevole
così
ad
una
grande
politica
riformatrice
di
governo
,
come
ad
un
tentativo
di
sovversione
violenta
.
In
sostanza
prolungò
nel
dopoguerra
il
neutralismo
di
guerra
,
sempre
più
dilaniato
dalle
aspre
lotte
di
tendenza
.
Cosicché
quando
la
reazione
fascista
,
col
favore
della
violenta
crisi
economica
del
'20-21
,
si
abbatté
sudi
lui
,
non
trovò
un
organismo
vivo
,
agile
e
combattivo
,
ma
una
armatura
pesante
utile
solo
a
fini
elettorali
e
propagandistici
.
Il
partito
si
scompose
,
mentre
alla
base
solo
delle
minoranze
,
sempre
più
isolate
,
e
non
di
rado
sconfessate
,
si
batterono
eroicamente
.
Nel
gennaio
1921
fu
la
secessione
comunista
.
Nell
'
ottobre
1922
fu
la
scissione
tra
massimalisti
e
riformisti
.
Il
partito
socialista
,
organo
politico
unitario
di
tutto
il
proletariato
italiano
,
era
finito
.
Una
nuova
fase
si
apriva
nella
vita
italiana
e
nelle
lotte
proletarie
.
Per
quanto
dolorosa
e
negativa
ne
sia
stata
la
conclusione
,
l
'
azione
trentennale
del
partito
socialista
ha
lasciato
tuttavia
un
solco
indelebile
nella
storia
del
nostro
paese
.
Per
opera
sua
una
plebe
,
specie
nel
Nord
e
nel
Centro
,
si
trasformò
in
popolo
,
migliorò
grandemente
,
con
sforzo
autonomo
,
le
proprie
condizioni
di
vita
,
acquistò
dignità
civile
e
coscienza
di
classe
.
Una
nuova
generazione
di
capi
politici
e
sindacali
,
per
la
maggior
parte
saliti
dalle
officine
e
dai
campi
,
portò
nel
piccolo
e
privilegiato
mondo
della
politica
italiana
un
soffio
rinnovatore
.
L
'
Italia
,
sino
allora
campo
di
preda
di
piccole
cricche
parassitarie
e
retrograde
,
conobbe
,
per
merito
del
partito
socialista
,
le
prime
esperienze
di
democrazia
e
di
lotta
politica
autentiche
.
Più
ci
si
allontana
nel
tempo
e
più
,
vista
nel
suo
assieme
,
la
sua
opera
grandeggia
.
Lo
stesso
fascismo
,
per
la
penna
dei
suoi
rari
scrittori
(
vedi
ad
esempio
:
Volpe
,
Storia
d
'
Italia
)
è
forzato
ad
ammettere
il
molto
che
il
popolo
italiano
deve
al
partito
socialista
,
almeno
sino
alla
guerra
.
Che
cosa
resta
oggi
,
dopo
quattordici
anni
di
fascismo
,
del
vecchio
partito
socialista
?
Non
è
facile
rispondere
alla
domanda
.
L
'
Italia
è
un
mistero
.
La
nuova
generazione
cresce
nell
'
ignoranza
o
si
orienta
in
base
a
oscure
intuizioni
.
Occorre
distinguere
il
socialismo
come
ideale
,
come
movimento
,
che
abbraccia
correnti
molteplici
e
si
può
dire
fornisca
la
piattaforma
indeclinabile
di
ogni
antifascismo
d
'
avvenire
,
dal
socialismo
come
partito
,
bandito
in
patria
,
scisso
all
'
estero
,
non
più
in
grado
di
assicurare
nel
suo
seno
l
'
unità
politica
del
proletariato
.
In
Italia
certo
sopravvivono
centinaia
di
migliaia
di
lavoratori
che
per
anni
e
decenni
hanno
conosciuto
e
seguito
il
partito
,
votato
per
lui
alle
elezioni
,
obbedito
alle
sue
parole
più
popolari
un
Turati
,
un
Prampolini
,
un
Treves
,
per
il
suo
glorioso
giornale
,
l
'
«
Avanti
!
»
,
conservano
un
attaccamento
nostalgico
.
Si
tratta
generalmente
di
uomini
maturi
inadatti
alla
lotta
clandestina
e
a
una
opposizione
di
attacco
,
orientati
piuttosto
verso
soluzioni
moderate
della
crisi
italiana
(
di
compromesso
,
si
suol
dire
)
,
ma
sui
quali
un
futuro
partito
socialista
,
specie
per
un
'
attività
legale
ed
elettorale
,
potrebbe
sempre
contare
.
Tra
loro
si
annoverano
migliaia
di
antichi
dirigenti
,
grandi
e
piccoli
,
ex
deputati
,
funzionari
,
organizzatori
di
leghe
e
cooperative
,
intellettuali
,
alquanto
stanchi
e
scettici
,
ma
sicuri
e
competenti
,
che
al
partito
hanno
molto
sacrificato
e
che
domani
specie
se
il
domani
sarà
vicino
gli
assicurerebbero
dei
quadri
.
Le
nuove
reclute
sono
poche
,
di
provenienza
piuttosto
intellettuale
che
operaia
;
sentono
pochissimo
il
partito
;
il
loro
socialismo
è
critico
,
marxista
umanistico
,
spesso
con
venature
libertarie
antistatali
.
I
rapporti
che
hanno
all
'
interno
con
i
vecchi
quadri
del
partito
sono
scarsi
;
ma
non
per
loro
colpa
.
Nell
'
esilio
si
sono
riorganizzati
e
vivono
da
dieci
anni
i
due
partiti
:
il
Partito
Socialista
dei
Lavoratori
Italiani
,
aderente
alla
II
Internazionale
,
e
il
Partito
Socialista
Italiano
(
massimalista
)
.
La
loro
consistenza
e
influenza
reale
è
tuttavia
assai
diversa
.
Il
primo
può
dirsi
un
partito
.
Il
secondo
,
nelle
sue
proporzioni
attuali
,
non
è
che
un
gruppo
superstite
.
Sino
ad
alcuni
anni
fa
i
quadri
,
anche
all
'
estero
,
del
Partito
Socialista
dei
Lavoratori
Italiani
erano
forniti
esclusivamente
dall
'
antica
ala
riformista
.
Turati
,
Treves
(
mancati
nel
1932
e
1933
)
,
Modigliani
,
Buozzi
,
Baldini
,
Rugginenti
,
Faraboli
,
Rondani
,
Piemonte
,
Morgari
sono
i
nomi
più
noti
.
Ma
nel
1930
il
partito
si
rinforza
e
modifica
alquanto
la
sua
fisionomia
con
l
'
ingresso
di
un
gruppo
di
massimalisti
capeggiato
da
Nenni
,
oggi
attivo
segretario
del
partito
.
Più
tardi
vi
aderirono
alla
spicciolata
alcuni
ex
comunisti
,
tra
i
quali
Tasca
e
Santini
,
ed
alcuni
trotzkisti
.
Talché
oggi
è
difficile
fissare
la
posizione
precisa
del
partito
e
il
peso
delle
varie
correnti
,
anche
se
si
può
con
sicurezza
affermare
che
esso
non
è
più
identificabile
col
vecchio
riformismo
.
Un
miglioramento
rispetto
al
passato
non
si
può
negare
.
In
alcuni
suoi
membri
segnatamente
Tasca
,
Saragat
,
Joseph
il
partito
mostra
preoccupazioni
di
cultura
e
di
rinnovamento
;
non
monta
la
guardia
irosa
al
passato
;
e
pare
disposto
a
favorire
una
«
ricostruzione
»
del
partito
che
avvenga
in
base
a
motivi
ed
esperienze
attuali
,
spinto
a
ciò
anche
dalla
collaborazione
libera
di
un
limitato
ma
serio
gruppo
di
giovani
socialisti
residenti
in
Italia
.
Ma
la
sua
adesione
alla
II
Internazionale
,
mentre
gli
assicura
una
risonanza
e
degli
appoggi
non
indifferenti
,
lo
costringe
a
molta
diplomazia
in
materie
che
richiederebbero
invece
,
in
periodi
come
gli
attuali
,
la
massima
spregiudicatezza
.
Non
si
è
ancora
liberato
,
e
forse
,
fintanto
che
resterà
in
esilio
nella
formazione
odierna
,
non
si
libererà
mai
,
dalla
preoccupazione
di
conservare
,
anche
formalmente
,
la
continuità
con
l
'
antico
partito
socialista
,
a
cui
si
illude
che
un
giorno
,
rinsaviti
i
comunisti
e
caduti
i
fascisti
,
si
possa
tornare
.
Ciò
gli
vieta
quel
riesame
a
fondo
delle
condizioni
e
dei
metodi
della
lotta
proletaria
senza
del
quale
la
ricostruzione
socialista
è
un
'
utopia
,
inducendolo
a
tollerare
,
all
'
interno
,
in
omaggio
alla
anzianità
delle
tessere
e
a
una
male
intesa
democrazia
,
un
tono
fiacco
e
amministrativo
di
esistenza
.
Nel
suo
seno
esiste
indubbiamente
una
minoranza
di
rivoluzionari
.
Ma
il
partito
,
nel
suo
insieme
,
rivoluzionario
non
è
né
,
se
se
ne
eccettuano
pochi
elementi
,
si
è
mostrato
sinora
capace
di
un
organico
sforzo
di
azione
.
Saprà
compiere
un
deciso
passo
innanzi
,
facendosi
centro
di
una
rinascita
effettiva
,
non
solo
ideologica
,
ma
pratica
,
cioè
di
lotta
vissuta
e
combattuta
,
del
socialismo
?
A
giugno
è
annunciato
il
Congresso
dal
quale
dovrebbe
sortire
precisata
la
sua
fisionomia
.
Dubitiamo
però
che
un
partito
socialista
inquadrato
nella
II
Internazionale
riesca
a
sfuggire
alla
linea
classica
di
evoluzione
propria
a
tutti
i
partiti
socialisti
europei
.
Il
partito
massimalista
italiano
,
per
cause
varie
,
ma
di
cui
la
principale
è
la
deficienza
di
quadri
,
è
quello
in
cui
più
forte
si
mantiene
,
nonostante
i
dinieghi
,
il
culto
delle
memorie
,
assieme
alla
sicurezza
assiomatica
che
esso
,
e
non
altri
,
dovrà
necessariamente
tornare
ad
avere
un
giorno
in
Italia
il
posto
e
la
funzione
del
vecchio
partito
.
Nel
suo
seno
le
questioni
di
rappresentanza
e
di
forma
assumono
una
importanza
davvero
eccessiva
.
Peccato
,
perché
esso
comprende
alcuni
gruppi
di
operai
seri
e
attivi
che
,
se
non
fossero
ostacolati
e
deviati
da
una
polemica
spicciola
continua
,
parteciperebbero
con
slancio
a
una
lotta
rivoluzionaria
.
La
lettura
dell
'
organo
quindicinale
del
massimalismo
l
'
«
Avanti
!
»
(
il
«
Nuovo
Avanti
»
è
invece
il
settimanale
del
Partito
Socialista
dei
Lavoratori
)
richiama
irresistibilmente
alla
mente
l
'
atmosfera
e
i
motivi
del
1919
,
nonostante
l
'
avversione
violenta
perla
Russia
sovietica
.
La
critica
massimalista
ha
soprattutto
uno
scopo
:
dimostrare
che
il
massimalismo
fu
,
è
e
sempre
sarà
nel
giusto
e
nel
vero
.
Perisca
il
mondo
,
sopravvengano
pure
esperienze
decisive
come
quelle
dei
diciotto
anni
che
passano
dal
1919
ai
giorni
nostri
,
si
riduca
pure
il
partito
a
un
gruppo
chiuso
,
ma
che
mai
si
smentiscano
le
classiche
formule
massimalistiche
.
La
sua
intransigenza
è
negativa
.
Non
è
il
prodotto
di
un
'
azione
vigorosa
,
che
dalla
sua
stessa
nettezza
deriva
la
ripugnanza
a
cadere
in
posizioni
generiche
e
in
alleanze
incerte
;
sembra
nascere
,
al
contrario
,
piuttosto
da
una
deficienza
d
'
azione
.
Anche
il
massimalismo
si
riunirà
presto
a
Congresso
;
ma
la
lotta
interna
,
condotta
sulla
falsariga
delle
antiche
lotte
di
tendenza
del
'19-20
,
non
offre
nessun
tema
vivo
.
Gli
uni
accusano
gli
altri
,
e
gli
altri
accusano
gli
uni
,
di
peccare
per
infedeltà
alle
vecchie
tavole
,
di
«
liquidare
»
il
partito
.
Il
partito
non
sarà
«
liquidato
»
,
almeno
come
nome
.
E
così
si
andrà
avanti
.
Non
è
che
non
comprendiamo
l
'
attaccamento
al
partito
da
parte
di
chi
per
venti
,
trent
'
anni
gli
ha
tutto
sacrificato
,
o
al
partito
deve
d
'
essere
sortito
dall
'
inferno
sociale
e
dal
limbo
politico
in
cui
viveva
.
Ma
una
cosa
è
rispettarlo
per
il
suo
effettivo
valore
e
vigore
strumentale
;
un
'
altra
cosa
è
idolatrarlo
quasi
fine
a
sé
.
Una
cosa
è
ricordare
con
rispetto
,
esaltare
gli
episodi
della
storia
passata
del
partito
e
le
battaglie
che
onorano
il
proletariato
italiano
;
un
'
altra
cosa
è
immaginarsi
che
il
vecchio
partito
sia
sopravvissuto
alla
crisi
e
costituisca
ancora
una
realtà
attuale
.
No
.
Il
partito
socialista
del
1892-1921
è
finito
.
Vive
nella
storia
appunto
perché
non
vive
più
nella
politica
.
Appartiene
ad
un
'
altra
epoca
.
Quanto
più
ci
si
sforzerà
di
prolungarne
artificialmente
l
'
eco
,
tanto
più
ci
si
voterà
all
'
accademia
.
Ogni
epoca
,
ogni
lotta
offre
,
confeziona
,
i
suoi
strumenti
di
azione
.
Il
partito
socialista
fu
l
'
organo
di
azione
e
di
educazione
politica
del
proletariato
italiano
nella
fase
della
democrazia
prebellica
.
Il
dopoguerra
spalanca
una
fase
nuova
decisiva
,
della
lotta
proletaria
in
tutta
Europa
,
e
soprattutto
nei
paesi
che
stanno
subendo
l
'
esperienza
del
fascismo
.
Si
convincano
inoltre
i
socialisti
di
tutte
le
scuole
che
oggi
,
sulla
base
del
solo
partito
socialista
,
per
quanto
ringiovanito
,
allargato
,
ricostruito
,
non
si
arriverà
mai
a
mettere
in
piedi
un
movimento
veramente
forte
,
né
si
conseguirà
l
'
unità
proletaria
.
Il
partito
comunista
,
cui
noi
non
risparmiamo
le
critiche
,
è
e
resta
una
realtà
con
la
quale
dobbiamo
tutti
fare
i
conti
.
La
scissione
comunista
ha
mutilato
non
solo
il
socialismo
italiano
,
ma
il
socialismo
europeo
,
spostando
a
destra
l
'
asse
dei
partiti
socialisti
e
irrigidendoli
su
posizioni
arretrate
o
inefficaci
.
Per
fortuna
la
nuova
svolta
comunista
,
ancor
troppo
confinata
al
piano
tattico
,
favorisce
la
rottura
delle
cristallizzazioni
,
anzi
impone
a
tutti
un
riesame
spregiudicato
dei
problemi
della
lotta
proletaria
,
non
base
1919
,
ma
base
1937
.
Meno
preoccupazioni
di
partito
,
dunque
,
e
più
di
politica
socialista
e
proletaria
.
Meno
disegni
di
ideali
ricostruzioni
socialiste
,
e
più
di
pratiche
unioni
di
tutte
le
forze
e
correnti
vive
proletarie
,
la
comunista
inclusa
.
E
quando
si
discute
,
si
discuta
sui
temi
centrali
dell
'
oggi
e
del
domani
,
non
dell
'
ieri
.
Altrimenti
il
pensiero
e
l
'
azione
socialista
,
per
quanto
universali
siano
i
motivi
che
l
'
animano
,
resteranno
sempre
sezionali
,
polemici
,
prigionieri
delle
fatali
divisioni
che
vogliamo
cancellare
,
che
dobbiamo
cancellare
,
che
cancelleremo
,
non
a
profitto
di
questa
o
quella
chiesa
,
ma
a
profitto
della
rinascita
proletaria
in
Italia
e
nel
mondo
,
della
rivoluzione
alla
quale
tutti
siamo
votati
e
per
la
quale
da
tanti
anni
e
con
tanti
sacrifici
lavoriamo
.
StampaPeriodica ,
L
altro
giorno
mi
arrivò
un
dispaccio
telegrafico
direttomi
da
S
.
E
.
il
signor
Ministro
dell
Interno
,
il
quale
mi
invitava
a
recarmi
subito
a
Firenze
.
Io
ubbidii
all
istante
,
e
saltai
su
un
vagone
a
Bologna
e
dopo
cinque
ore
era
a
Firenze
.
Andai
difilato
al
palazzo
del
Ministero
dell
Interno
,
e
appena
mi
videro
fui
subito
introdotto
nel
gabinetto
di
S
.
E
.
Il
ministro
tosto
che
mi
vide
,
fece
un
bel
risolino
e
con
molta
grazia
mi
salutò
,
dicendomi
:
Ben
venuta
,
cara
Marmitta
,
vi
saluto
.
Eccellenza
,
me
le
inchino
devotamente
.
Brava
,
io
ho
molto
bisogno
di
voi
.
Eccomi
,
Eccellenza
,
sono
ai
suoi
ordini
.
Lasciamo
i
preamboli
e
veniamo
all
ergo
.
Come
sapete
,
fra
poco
si
faranno
le
elezioni
generali
in
Italia
.
Lo
so
,
Eccellenza
;
cioè
lo
so
,
almeno
così
sento
a
dire
.
Ebbene
:
bisogna
che
voi
mi
aiutate
.
Io
?
Voi
.
La
Marmitta
deve
avere
una
parte
principalissima
in
queste
elezioni
,
come
ha
sempre
avuto
in
tutte
le
altre
.
Eccomi
qua
,
farò
quanto
mi
dice
l
Eccellenza
Vostra
Bisogna
,
mia
cara
,
raddoppiare
razione
e
dare
buoni
bocconi
ai
vostri
e
miei
amici
.
Eh
!
non
mancherò
di
fare
il
mio
dovere
.
Ma
...
Ma...,
ho
capito
:
vi
vuole
il
cumquibus
.
Per
questo
non
ci
pensate
,
sono
qua
io
.
Ho
fondi
segreti
abbastanza
abbondanti
,
e
finora
ho
fatto
economia
per
avere
buone
somme
per
queste
elezioni
.
Sento
però
a
dire
che
le
casse
del
Regno
d
Italia
stanno
poco
bene
.
Stanno
anzi
male
:
ma
per
la
Marmitta
e
pei
marmittoni
ce
n
è
sempre
in
abbondanza
.
Dunque
all
opera
e
fate
che
le
elezioni
riescano
marmittonesche
su
tutta
la
linea
.
Non
dubiti
,
Eccellenza
,
colla
Marmitta
non
si
scherza
;
essa
ottiene
quello
che
vuole
.
Ma
guardate
bene
che
non
dovete
questa
volta
restringervi
ai
soli
marmittoni
:
bisogna
andare
fuori
di
casa
.
Come
sarebbe
a
dire
che
bisogna
conquistare
colla
Marmitta
anche
i
codini
.
I
codini
?
I
codini
,
sicuro
.
Ma
Eccellenza
,
mi
permetta
di
osservarle
che
costoro
non
si
comprano
nemmeno
colla
Marmitta
.
Sono
duri
peggio
dei
Tedeschi
.
Eppure
,
bisogna
fare
l
impossibile
perché
i
codini
vengano
anche
loro
a
votare
.
Ehm
!
Temo
che
...
Che
cosa
?
Temo
che
questo
sia
un
brutto
pensiero
.
Ma
perché
?
Ma
mi
perdoni
,
Eccellenza
.
I
codini
sono
i
primi
nemici
della
Marmitta
e
dei
marmittoni
;
se
costoro
la
spaventano
,
addio
,
è
fatta
,
bisogna
che
io
vada
a
casa
pigione
e
che
tutti
i
marmittoni
muoiano
di
fame
.
Questo
non
accadrà
sicuramente
.
Ma
come
mai
le
è
saltato
in
testa
,
Eccellenza
,
di
volere
i
codini
alle
elezioni
?
Eccomi
qua
.
Sappiate
prima
di
tutto
che
l
imperatore
Napoleone
vuole
che
i
codini
prendano
parte
ad
ogni
costo
a
queste
elezioni
.
Sapete
che
il
proverbio
dice
:
Comandi
chi
può
...
Obbedisca
chi
deve
,
ho
capito
.
Per
l
appunto.
Ma
perché
Napoleone
vuole
che
i
codini
vadano
alle
elezioni
?
Il
perché
c
è
benissimo
,
giustissimo
.
Sapete
,
pare
che
egli
vuole
far
credere
che
l
opera
sua
in
Italia
sia
bene
accetta
da
tutti
e
specialmente
dai
codini
,
che
gli
ultramontani
chiamano
cattolici
.
Se
questi
vanno
alle
elezioni
,
Napoleone
e
noi
con
lui
vinciamo
un
terno
al
lotto
.
Ma
in
che
modo
?
Oh
bella
!
Comincieremo
subito
a
dire
:
Vedete
mo
,
se
il
Regno
d
Italia
è
definitivamente
stabilito
.
Coloro
medesimi
che
meno
lo
credevano
,
cominciano
a
persuadersi
,
e
anche
i
cattolici
prendono
parte
alla
cosa
pubblica
.
E
poi
?
E
poi
diremo
che
adesso
tutti
i
partiti
sono
rappresentati
al
Parlamento
e
che
per
conseguenza
questo
rappresenta
legalmente
l
Italia.
E
poi
?
E
poi
avremo
così
i
cattolici
solidali
di
tutto
quello
che
noi
faremo
contro
di
loro
.
Ma
un
momento
,
Eccellenza
:
e
se
i
cattolici
vanno
in
buon
numero
al
Parlamento
,
come
si
fa
allora
?
Faremo
come
facevano
nel
1857
in
Piemonte
e
come
facciamo
adesso
in
Toscana
per
le
elezioni
municipali
.
Ne
ridurremo
il
numero
.
Ma
come
?
Quanto
siete
semplice
!
Annulleremo
alcune
elezioni
per
difetto
di
regolarità
:
scarteremo
deputati
perché
eletti
con
pressione
clericale
,
e
all
uopo
scarteremo
dei
canonici
,
per
la
ragione
che
hanno
cura
d
anime
,
come
facevano
nel
57
in
Piemonte
.
Ah
!
ho
capito
.
Dunque
...
Dunque
,
ci
torna
conto
che
i
cattolici
vadano
alle
urne
,
ma
non
già
che
i
cattolici
siano
eletti
in
molti
.
Per
impedir
questo
,
ricorreremo
ai
nostri
soliti
mezzi
morali
,
e
così
potremo
dire
che
i
cattolici
hanno
preso
parte
alle
elezioni
,
ma
vi
sono
stati
sconfitti
,
e
mostreremo
così
che
essi
sono
la
minoranza
e
non
la
maggioranza
del
popolo
italiano
.
Eh
!
la
cosa
è
ben
pensata
.
Ma
so
ancor
io
.
Quello
che
più
ci
spaventa
e
dà
fastidio
è
questa
astensione
generale
dei
codini
,
i
quali
si
sono
trincierati
in
una
terribile
resistenza
passiva
,
che
ci
uccide
a
colpi
di
spillo
.
Guai
a
noi
se
anche
questa
volta
i
codini
si
astengono
:
siamo
bell
e
rovinati
.
Eh
!
capisco
io
,
i
codini
avranno
sempre
il
grande
vantaggio
di
dirvi
in
faccia
che
fate
tutto
contro
di
loro
senza
ascoltare
le
loro
ragioni
perché
non
sono
rappresentati
al
Parlamento
,
e
poi
potranno
aggiungere
che
sono
al
tutto
irresponsabili
di
quello
che
la
rivoluzione
fa
in
Italia
.
Ma
certo
:
ecco
perché
Napoleone
e
noi
desideriamo
ardentemente
che
i
codini
prendano
parte
alle
elezioni
.
Dunque
mi
raccomando
;
fate
quello
che
potete
perché
i
così
detti
cattolici
vengano
a
votare
.
Non
dubitate
,
che
sarete
degnamente
ricompensata
.
Farò
quello
che
posso
,
ma
temo
di
non
riuscire
a
nulla
.
Speriamo
;
la
salute
della
Marmitta
e
dei
marmittoni
dipende
in
gran
parte
da
ciò
.
Addio
.
Serva
umilissima
di
Vostra
Eccellenza
.
E
me
ne
tornai
subito
a
Bologna
.
Ho
riferito
per
intero
questo
dialogo
,
perché
mi
pare
degno
di
molta
considerazione
,
specialmente
per
parte
dei
codini
.
StampaPeriodica ,
Da
molto
tempo
l
'
opinione
pubblica
italiana
invoca
una
riforma
della
scuola
secondaria
.
Padri
e
maestri
si
rivolsero
in
vario
modo
al
Parlamento
perché
qualcosa
si
facesse
.
Deputati
e
senatori
fecero
pressioni
al
ministro
dell
'
Istruzione
e
un
ministro
(
l
'
on
.
Bianchi
)
non
sapendo
cosa
fare
di
meglio
,
nominò
,
come
succede
sempre
,
una
Commissione
incaricata
di
preparare
questa
riforma
.
La
Commissione
(
della
quale
fanno
parte
due
cari
amici
nostri
)
si
è
già
radunata
ed
ha
lavorato
per
alcuni
mesi
e
il
resultato
di
questo
lavoro
è
stato
un
questionario
al
quale
sono
invitati
entro
il
15
maggio
a
rispondere
tutti
quelli
che
si
occupano
di
scuole
.
Il
giro
è
a
questo
punto
e
forse
continuerà
ma
possiamo
fin
da
ora
trarre
qualche
allegra
considerazione
sopra
l
'
ironico
funzionamento
della
nostra
civiltà
.
Pensate
un
momento
:
gl
'
interessati
domandano
una
riforma
al
Parlamento
,
il
Parlamento
la
domanda
al
Ministro
,
il
Ministro
la
domanda
a
una
Commissione
,
la
Commissione
non
sa
far
di
meglio
che
domandarla
agli
interessati
,
cioè
a
quelli
stessi
che
per
i
primi
la
domandavano
.
Si
chiede
a
chi
chiede
;
si
vuol
bere
in
casa
degli
assetati
.
E
questo
non
è
che
un
esempio
fra
diecimila
,
non
è
un
fatto
isolato
.
Lo
stato
moderno
vive
col
resultato
di
fabbricare
circoli
viziosi
.
StampaPeriodica ,
Perché
l
'
unità
si
avvicini
,
perché
l
'
unità
si
faccia
,
bisogna
che
essa
appaia
e
sia
il
risultato
di
un
'
opera
attiva
,
insistente
,
di
tutte
le
parti
.
Altrimenti
coloro
che
meno
avranno
contribuito
saranno
inevitabilmente
dominati
dalla
preoccupazione
di
essere
assorbiti
,
di
scomparire
in
un
organismo
non
proprio
;
e
quanto
più
l
'
unificazione
entrerà
nel
rango
delle
possibilità
concrete
,
faranno
macchina
indietro
.
Sbagliamo
,
o
tocchiamo
qui
quello
che
al
momento
attuale
è
nel
campo
italiano
uno
dei
principali
ostacoli
alla
unificazione
?
Una
certa
pigrizia
mentale
,
un
certo
passivismo
e
conservatorismo
ideologico
;
un
onesto
timore
,
anche
,
che
,
le
basi
teoriche
per
l
'
unificazione
non
essendo
ancora
sufficientemente
elaborate
,
si
corra
all
'
avventura
.
Questi
stati
d
'
animo
e
questo
timore
,
che
sarebbe
un
errore
voler
condannare
in
blocco
,
sono
essenzialmente
il
riflesso
del
fatto
emigratorio
.
L
'
emigrazione
porta
a
sopravvalutare
le
questioni
dottrinali
,
favorendo
la
visione
stereotipa
di
uomini
,
cose
,
partiti
e
situazioni
.
Anziché
facilitare
la
liquidazione
delle
querele
e
il
riassorbimento
delle
scissioni
,
le
eternizza
.
I
partiti
,
come
gli
uomini
,
sono
esseri
abitudinari
.
Dove
manca
lo
stimolo
trasformatore
della
vita
politica
vera
,
l
'
abitudine
più
pesante
prevale
.
L
'
unificazione
,
o
anche
uno
stretto
rapporto
di
unità
di
azione
,
disturba
,
pone
un
sacco
di
problemi
,
scomoda
consuetudini
di
lavoro
e
di
collaborazione
inveterate
,
costringe
a
molto
ripensare
e
rivedere
.
A
che
pro
,
ci
si
domanda
,
quando
l
'
orizzonte
è
ancora
chiuso
?
Tiriamo
avanti
come
siamo
,
cinque
partiti
e
gruppi
,
con
le
rispettive
direzioni
,
sedi
,
programmi
,
giornali
.
Tiriamo
avanti
finché
si
può
.
Bisogna
pur
dire
che
queste
resistenze
sono
dovute
anche
al
modo
meccanico
e
grossolano
con
cui
spesso
si
concepisce
l
'
unificazione
proletaria
.
Anziché
come
il
prodotto
di
una
nuova
sintesi
,
come
la
fondazione
di
un
nuovo
partito
proletario
che
utilizza
e
fonde
tutte
le
energie
,
ci
viene
presentata
come
una
poco
attraente
somma
numerica
di
partiti
e
di
tessere
tradizionali
,
da
operarsi
sotto
il
segno
di
un
reciproco
compromesso
e
di
una
reciproca
constatata
debolezza
.
Il
partito
comunista
cede
un
poco
di
terreno
;
il
partito
socialista
avanza
un
poco
;
e
l
'
errore
del
1921
è
riparato
.
Troppo
semplice
e
troppo
difficile
a
un
tempo
.
Troppo
semplice
,
perché
la
scissione
,
anche
se
superata
in
molte
delle
sue
cause
,
non
avvenne
per
un
equivoco
o
per
motivi
superficiali
.
Troppo
difficile
,
perché
la
lunga
separazione
ha
accentuato
le
autonomie
,
gli
orgogli
e
,
in
una
certa
misura
,
anche
le
distanze
.
Senza
contare
che
altre
forze
e
formazioni
,
anche
se
per
ora
modeste
,
si
sono
nel
frattempo
affacciate
.
Contano
poco
ancora
come
tessere
,
ma
contano
abbastanza
come
fermento
critico
,
come
idee
,
e
anche
come
impulso
e
capacità
di
azione
.
Perché
la
causa
dell
'
unità
proletaria
faccia
un
serio
passo
innanzi
,
bisogna
riproporsi
con
spirito
aperto
e
con
ferma
volontà
di
azione
l
'
intero
problema
della
rivoluzione
proletaria
in
Italia
.
Pensare
meno
al
1921
,
e
più
al
1937
.
Dimenticare
la
vecchia
Italia
giolittiana
e
avere
l
'
occhio
rivolto
all
'
Italia
mussoliniana
.
E
vedere
questa
rivoluzione
non
in
teoria
,
ma
in
pratica
,
in
movimento
,
in
sviluppo
.
La
lotta
condotta
gomito
a
gomito
è
una
grande
risolvitrice
di
dibattiti
teorici
!
Prendiamo
,
ad
esempio
,
un
problema
,
certo
importante
,
come
quello
della
struttura
del
partito
,
che
avremo
del
resto
occasione
di
esaminare
in
altro
articolo
.
Le
differenze
di
concezione
sono
grandi
.
Però
tutti
sappiamo
che
il
partito
che
lotta
contro
uno
Stato
fascista
totalitario
non
può
assolutamente
concepirsi
come
il
partito
che
lottava
contro
la
monarchia
costituzionale
.
Se
anziché
eternare
la
disputa
tra
centralismo
autoritario
e
democrazia
interna
esaminassimo
come
concretamente
può
e
deve
operare
il
partito
rivoluzionario
in
Italia
,
non
diciamo
che
saremmo
d
'
accordo
ma
certo
molto
terreno
comune
si
potrebbe
scoprire
.
Quel
che
vale
per
la
struttura
del
partito
,
vale
per
molte
altre
questioni
di
metodo
,
di
tattica
.
È
d
'
altronde
la
stessa
concezione
della
rivoluzione
proletaria
che
si
è
venuta
modificando
sensibilmente
in
questi
anni
.
Il
nostro
ideale
si
è
ad
un
tempo
allargato
e
concretizzato
.
La
rivoluzione
proletaria
,
sotto
la
spinta
dell
'
oppressione
totalitaria
,
la
sentiamo
non
solo
come
fatto
di
classe
,
come
emancipazione
economica
,
ma
come
liberazione
della
società
tutta
quanta
,
come
umanesimo
integrale
.
Siamo
oggi
tutti
infinitamente
più
sensibili
di
quel
che
non
fossimo
venti
anni
or
sono
ai
problemi
di
libertà
,
di
democrazia
e
anche
di
moralità
e
di
cultura
.
La
stessa
interpretazione
del
marxismo
,
un
tempo
meccanica
e
materialistica
,
si
è
fatta
dialettica
e
umanistica
.
Tutti
,
ripetiamo
.
Le
preoccupazioni
di
cultura
del
partito
comunista
lo
dimostrano
.
Ma
si
è
anche
straordinariamente
concretizzato
il
nostro
ideale
.
Venti
anni
fa
si
parlava
dell
'
economia
socialista
in
forma
generica
.
Era
utopia
volerne
studiare
i
contorni
e
i
problemi
.
Oggi
,
con
la
gigantesca
esperienza
russa
senza
parlare
di
quella
spagnuola
in
corso
disponiamo
di
un
materiale
positivo
immenso
.
Sappiamo
tutti
che
cosa
significhi
rivoluzione
socialista
,
organizzazione
socialista
della
produzione
.
La
certezza
di
poter
costruire
e
l
'
esempio
altrui
,
mentre
ci
danno
la
forza
di
osare
,
ci
forniscono
il
senso
della
misura
.
Si
possono
ormai
evitare
alcuni
errori
e
resistenze
massicce
;
come
si
possono
saltare
alcuni
tempi
.
Ecco
il
terreno
grandioso
e
fertile
sul
quale
può
e
deve
farsi
la
nuova
unità
proletaria
;
il
terreno
su
cui
può
sorgere
il
nuovo
partito
unico
del
proletariato
italiano
.
Come
diventano
povere
e
senza
costrutto
le
vecchie
querele
e
anche
le
vecchie
ostinazioni
di
partito
!
Ci
attardiamo
sul
passato
ormai
chiuso
,
quando
il
presente
e
l
'
avvenire
si
aprono
dinanzi
a
noi
.
Animo
,
partiti
proletari
e
proletari
dell
'
emigrazione
!
Senza
leggerezze
improvvisatrici
,
ma
anche
senza
timori
e
conservatorismi
eccessivi
,
affrontate
,
affrontiamo
insieme
nei
suoi
veri
termini
la
questione
della
unificazione
politica
del
proletariato
italiano
.
«
Giustizia
e
Libertà
»
è
un
movimento
che
ha
ormai
un
netto
carattere
proletario
.
Non
solo
perché
il
proletariato
si
dimostra
dovunque
come
l
'
unica
classe
capace
di
operare
quel
sovvertimento
di
istituzioni
e
di
valori
che
si
propone
;
non
solo
perché
nel
seno
del
movimento
gli
elementi
proletari
hanno
sempre
maggior
peso
;
ma
perché
nell
'
esperienza
concreta
della
lotta
ha
misurato
tutta
l
'
incapacità
,
lo
svuotamento
della
borghesia
italiana
come
classe
dirigente
.
Certo
non
è
facile
definire
G.L.
in
base
alla
terminologia
usuale
dei
partiti
proletari
.
In
base
a
questa
terminologia
dovremmo
definirci
ad
un
tempo
socialisti
e
comunisti
e
libertari
(
socialisti
-
rivoluzionari
,
comunisti
-
liberali
)
nel
senso
che
riconosciamo
quel
che
di
vitale
ciascuna
di
queste
posizioni
,
in
sia
pure
varia
misura
,
contiene
.
Nel
socialismo
vediamo
l
'
idea
forza
animatrice
di
tutto
il
movimento
operaio
.
La
sostanza
di
ogni
reale
democrazia
,
la
religione
del
secolo
.
Nel
comunismo
la
prima
storica
applicazione
del
socialismo
,
il
mito
(
assai
logorato
,
purtroppo
)
,
ma
soprattutto
la
più
energica
forza
rivoluzionaria
.
Nel
libertarismo
l
'
elemento
di
utopia
,
di
sogno
,
di
prepotente
,
anche
se
rozza
e
primitiva
,
religione
della
persona
.
Affermiamo
la
necessità
di
una
nuova
sintesi
,
e
crediamo
che
,
nei
suoi
termini
essenziali
,
G.L.
si
avvii
a
darla
.
In
ogni
caso
ci
sembra
che
nessuno
dei
vecchi
movimenti
proletari
sia
capace
,
da
solo
,
di
assolvere
ai
compiti
centrali
della
lotta
contro
il
fascismo
.
Questa
lotta
,
ideale
e
pratica
,
chiede
oggi
di
essere
condotta
contemporaneamente
su
due
terreni
:
un
terreno
elementare
,
che
sia
di
risveglio
,
di
iniziazione
del
popolo
alla
libertà
e
alla
difesa
delle
sue
condizioni
di
vita
;
e
un
terreno
ideale
,
finalistico
che
sia
di
educazione
di
una
nuova
classe
dirigente
,
della
nuova
«
élite
»
rivoluzionaria
,
di
contrapposizione
del
mondo
dei
valori
umanistici
del
socialismo
al
mondo
inumano
del
fascismo
.
Le
due
lotte
non
sono
diverse
,
staccate
nel
tempo
e
negli
obbiettivi
;
ma
aspetti
necessari
e
legati
di
una
lotta
unica
che
trascende
le
possibilità
di
ogni
singola
corrente
.
Per
condurre
la
prima
si
propone
la
costituzione
di
un
Fronte
Popolare
Italiano
non
ricalcato
su
quello
francese
,
e
adeguato
alla
situazione
italiana
.
Per
condurre
la
seconda
si
fa
affidamento
,
oltre
che
sui
partiti
,
sullo
sviluppo
e
sull
'
allargamento
dell
'
unità
di
azione
proletaria
.
Siamo
favorevoli
a
entrambi
,
ma
come
espedienti
provvisori
o
come
avviamento
a
formazioni
assai
diverse
.
Ad
abbattere
il
fascismo
non
saranno
né
il
Fronte
Popolare
che
presuppone
la
vita
democratica
e
dei
forti
partiti
né
l
'
unità
d
'
azione
che
sinora
ha
più
favorito
l
'
irrigidimento
dei
partiti
sulle
loro
posizioni
rappresentative
formali
,
che
il
loro
effettivo
riavvicinamento
.
Che
cosa
,
allora
?
Un
formazione
nuova
,
originale
,
capace
di
condurre
contro
il
colosso
totalitario
una
lotta
ad
un
tempo
pratica
,
politica
,
culturale
.
Di
questa
formazione
il
proletariato
sarà
il
pernio
.
Ma
non
bisogna
pensarla
in
termini
di
partito
tradizionale
.
La
nozione
tradizionale
di
partito
è
insufficiente
,
sorda
a
troppe
esigenze
che
la
lotta
contro
il
fascismo
,
e
lo
stesso
successo
fascista
,
ci
hanno
rivelate
.
È
una
forma
politica
nuova
quella
che
si
dovrà
elaborare
;
e
non
già
a
tavolino
,
ma
nell
'
esperienza
del
lavoro
comune
,
attraverso
la
fusione
progressiva
delle
varie
frazioni
proletarie
e
il
potenziamento
di
tutti
i
motivi
vitali
di
opposizione
.
Il
partito
unico
del
proletario
,
se
vorrà
essere
una
forza
rinnovatrice
autentica
,
dovrà
essere
più
che
un
partito
in
senso
stretto
,
una
larga
forza
sociale
,
una
sorta
di
anticipazione
della
società
futura
,
di
microcosmo
sociale
,
con
la
sua
organizzazione
di
combattimento
,
ma
anche
con
la
sua
vita
intellettuale
dal
respiro
ampio
e
incitatore
.
G.L.
che
cosa
vi
porterà
?
In
primo
luogo
l
'
esigenza
di
questo
rinnovamento
sostanziale
della
lotta
proletaria
.
Una
tradizione
ininterrotta
di
azione
e
di
iniziativa
.
Un
'
interpretazione
lucida
,
disincantata
del
fascismo
,
non
solo
come
reazione
di
classe
,
ma
come
sprofondamento
sociale
.
Un
rapporto
intimo
con
la
cultura
e
la
storia
del
nostro
paese
,
non
nel
senso
del
patriottismo
volgare
ma
dell
'
adesione
a
quella
realtà
nazionale
da
cui
la
Rivoluzione
Italiana
trarrà
la
sua
originalità
creatrice
.
La
coscienza
acuta
di
alcuni
problemi
che
possono
dirsi
quelli
della
modernità
dell
'
Italia
(
formazione
di
classe
dirigente
;
riscatto
del
sud
;
alleanza
proletariato
urbano
-
contadini
-
intellettuali
;
federalismo
)
e
soprattutto
una
preoccupazione
centrale
di
libertà
non
astratta
,
non
formale
,
basata
su
una
concezione
attiva
,
positiva
,
emancipatrice
,
della
libertà
e
della
giustizia
(
autonomie
,
Consigli
)
.
Nell
'
attesa
che
l
'
unificazione
maturi
,
sempre
collaborando
ad
ogni
sforzo
disinteressato
di
unione
,
G.L.
svilupperà
la
sua
organizzazione
politica
proponendosi
di
fornire
un
esempio
modesto
ma
stimolante
di
ciò
che
dovrà
essere
l
'
organo
,
e
più
che
l
'
organo
,
l
'
organizzazione
della
rinascita
proletaria
in
Italia
attraverso
il
riscatto
morale
e
sociale
dell
'
intero
paese
.
StampaPeriodica ,
Mentre
l
'
Ala
italiana
risorge
vigorosa
per
la
volontà
del
Duce
e
la
Nazione
sta
ritrovando
lo
spirito
aviatorio
che
Tullo
Morgagni
predicò
con
fede
infiammata
,
la
nostra
Rivista
vuole
rievocare
l
'
opera
e
il
sacrificio
di
Lui
,
che
rimarrà
perenne
e
luminoso
esempio
di
propagandista
.
Ricorre
l
'
anniversario
della
spaventosa
tragedia
avvenuta
il
2
agosto
1919
nel
cielo
di
Verona
.
L
'
Aviazione
italiana
,
nata
con
la
guerra
e
uscita
dalla
tremenda
prova
ricca
di
gloria
e
di
energia
,
guardava
fiduciosa
alle
conquiste
pacifiche
.
L
'
insidia
d
'
un
destino
crudele
troncava
tragicamente
quello
che
doveva
essere
il
primo
grande
raid
di
propaganda
.
Fra
le
vittime
era
Tullo
Morgagni
,
l
'
Apostolo
infaticabile
dell
'
Aviazione
italiana
.
StampaPeriodica ,
«
Giustizia
e
Libertà
»
sorse
nell
'
ottobre
1929
con
le
caratteristiche
di
un
movimento
di
azione
.
I
fondatori
non
vollero
appesantirlo
con
troppi
bagagli
teorici
.
L
'
obbiettivo
immediato
consisteva
nel
rompere
il
contagio
della
paura
,
nel
richiamare
alla
lotta
una
opposizione
polverizzata
,
nel
creare
una
coscienza
e
una
volontà
rivoluzionarie
in
una
minoranza
audace
capace
,
col
tempo
,
di
trascinare
le
masse
.
«
Giovani
e
veterani
si
leggeva
nel
primo
appello
di
"
Giustizia
e
Libertà
"
chiamiamo
a
noi
i
migliori
,
i
dispersi
,
i
credenti
,
i
giovani
.
Provenienti
da
diverse
correnti
politiche
,
archiviamo
per
ora
le
tessere
e
creiamo
una
unità
d
'
azione
.
Movimento
rivoluzionario
,
non
partito
,
"
Giustizia
e
Libertà
"
è
il
nome
ed
il
simbolo
.
Repubblicani
,
socialisti
e
democratici
,
ci
battiamo
per
la
libertà
,
per
la
repubblica
,
per
la
giustizia
sociale
.
Non
siamo
più
tre
espressioni
differenti
ma
un
trinomio
inscindibile
»
.
La
dichiarazione
iniziale
di
principi
che
ha
accompagnato
per
due
anni
le
pubblicazioni
del
movimento
,
e
che
conserva
ancora
tutta
la
sua
forza
ideale
,
oltre
che
a
fissare
il
comune
denominatore
programmatico
servì
ad
operare
una
prima
ma
fondamentale
selezione
tra
gli
antifascisti
:
da
un
lato
gli
elementi
decisi
,
che
sentivano
la
necessità
morale
e
politica
di
una
lotta
rivoluzionaria
e
che
,
aderendo
a
«
Giustizia
e
Libertà
»
,
erano
pronti
a
pagare
di
persona
;
dall
'
altro
gli
elementi
timidi
e
cerebralizzanti
,
facilmente
disposti
al
compromesso
,
in
perpetua
attesa
del
«
miracolo
»
,
rifuggenti
da
ogni
seria
partecipazione
alla
lotta
.
Questa
selezione
fu
,
contro
ogni
apparenza
,
eminentemente
politica
;
più
che
cento
programmi
essa
valse
a
separare
gli
elementi
conservatori
dagli
elementi
rivoluzionari
.
Un
conservatore
non
aderirà
infatti
mai
ad
una
impostazione
e
a
metodi
di
lotta
seriamente
rivoluzionari
,
quali
sono
quelli
di
«G.L.»,
ben
sapendo
che
nel
mondo
moderno
ogni
rivoluzione
è
necessariamente
sociale
e
che
vano
sarebbe
il
tentativo
di
trattenerla
entro
gli
stretti
limiti
della
politica
formale
.
All
'
inverso
,
coloro
i
quali
accettano
la
impostazione
rivoluzionaria
della
lotta
,
sono
poi
,
salvo
rare
eccezioni
,
anche
coloro
che
affermano
la
necessità
di
una
radicale
trasformazione
dei
rapporti
sociali
.
Per
cotesta
selezione
agì
con
insuperabile
efficacia
la
tesi
repubblicana
,
affermata
da
«G.L.»
sino
dagli
inizi
con
una
intransigenza
assoluta
.
Essa
allontanò
di
colpo
dal
movimento
gli
elementi
conservatori
che
sempre
e
dovunque
,
ma
soprattutto
nella
situazione
italiana
,
hanno
considerato
la
monarchia
come
il
più
forte
puntello
della
conservazione
sociale
;
e
consentì
al
movimento
di
gettarsi
subito
con
grande
energia
nella
battaglia
,
senza
troppo
preoccuparsi
di
discussioni
teoretiche
che
avrebbero
rischiato
di
rallentare
il
ritmo
dell
'
azione
.
Due
anni
sono
passati
da
allora
;
due
anni
duri
,
di
lotta
silenziosa
e
tenace
,
di
sacrifici
innumeri
e
spesso
ignorati
,
consacrati
dalla
morte
o
da
feroci
condanne
di
Tribunale
.
Abbiamo
noi
raggiunto
l
'
obiettivo
iniziale
che
ci
eravamo
assegnati
?
Senza
tema
di
esagerare
possiamo
rispondere
affermativamente
.
La
coscienza
della
necessità
,
della
fatalità
storica
della
lotta
rivoluzionaria
,
si
è
imposta
.
Le
vecchie
posizioni
di
compromesso
monarchico
-
papaline
-
corporative
sono
state
spazzate
.
Nuclei
di
«
Giustizia
e
Libertà
»
esistono
in
moltissimi
centri
italiani
.
«
Giustizia
e
Libertà
»
non
è
ormai
più
il
sogno
di
pochi
generosi
od
illusi
.
È
una
realtà
poderosa
,
è
la
concreta
speranza
di
liberazione
cui
guarda
il
Paese
.
Il
fascismo
,
che
sa
identificare
i
suoi
avversari
,
ha
già
da
tempo
riconosciuto
in
«G.L.»
il
centro
animatore
della
rivoluzione
italiana
.
Due
anni
sono
passati
;
nuovi
compiti
urgono
.
Mentre
la
lotta
continua
,
appare
ormai
indispensabile
il
precisare
la
fisionomia
politica
del
movimento
.
La
dichiarazione
iniziale
di
principi
chiede
d
'
essere
sviluppata
e
definita
nelle
sue
pratiche
applicazioni
,
specie
sociali
.
Non
basta
più
parlare
genericamente
di
libertà
,
di
repubblica
,
di
giustizia
sociale
.
Bisogna
anche
dire
come
,
in
virtù
di
quali
trasformazioni
,
attraverso
quali
istituti
vogliamo
che
questa
libertà
,
questa
repubblica
,
questa
giustizia
sociale
siano
realizzate
.
Tale
precisazione
non
è
imposta
solo
da
un
dovere
di
chiarezza
e
da
un
elementare
senso
di
responsabilità
politica
,
ma
dal
rapido
maturarsi
della
coscienza
rivoluzionaria
nel
nostro
Paese
.
Due
anni
fa
un
tentativo
di
precisazione
programmatica
non
avrebbe
servito
che
ad
alimentare
nuove
discussioni
e
scissioni
;
oggi
,
dopo
due
anni
di
lotte
comuni
condotte
sotto
il
segno
di
«G.L.»,
esso
non
potrà
che
imprimere
nuovo
slancio
all
'
azione
rivoluzionaria
.
La
fase
dell
'
antifascismo
negativo
o
indistinto
è
chiusa
in
Italia
.
Il
bisogno
di
vedere
affermata
una
posizione
di
antifascismo
costruttivo
,
che
si
pronunci
sui
problemi
fondamentali
della
rivoluzione
,
che
tenga
conto
delle
grandi
esperienze
del
dopoguerra
europeo
,
e
che
implichi
un
radicale
rinnovamento
della
vita
italiana
,
si
è
ormai
generalizzato
.
Consapevole
di
questa
situazione
e
di
queste
esigenze
la
direzione
del
movimento
ha
creduto
che
il
tempo
fosse
venuto
di
dare
a
«
Giustizia
e
Libertà
»
un
programma
.
La
direzione
ha
lungamente
discusso
,
ha
interrogato
quanti
più
compagni
fosse
possibile
e
ha
finalmente
elaborato
,
con
la
collaborazione
dei
rappresentanti
di
vari
gruppi
,
lo
schema
di
programma
che
segue
.
Con
questo
programma
non
si
è
inteso
vincolare
in
modo
assoluto
i
membri
.
Si
è
voluto
piuttosto
fissare
alcuni
caposaldi
di
orientamento
e
determinare
una
chiarificazione
indispensabile
alla
educazione
politica
della
nuova
generazione
e
allo
sviluppo
dell
'
azione
rivoluzionaria
.
Non
appena
la
situazione
lo
consentirà
,
la
direzione
convocherà
un
convegno
per
la
redazione
e
l
'
approvazione
definitiva
del
programma
.
Schema
di
programma
.
Il
fascismo
non
può
essere
abbattuto
che
da
un
movimento
rivoluzionario
che
imposti
e
risolva
decisamente
,
in
funzione
di
libertà
,
i
problemi
politici
e
sociali
fondamentali
della
vita
italiana
.
Il
movimento
«
Giustizia
e
Libertà
»
,
per
il
suo
stesso
modo
di
costituzione
e
per
la
sostanza
del
suo
programma
,
è
la
espressione
concreta
delle
forze
che
si
battono
sul
terreno
rivoluzionario
contro
il
fascismo
.
Nell
'
ordine
politico
«
Giustizia
e
Libertà
»
mira
alla
conquista
della
libertà
,
cioè
di
uno
Stato
repubblicano
che
realizzi
le
forme
della
più
larga
democrazia
,
basandosi
essenzialmente
sulle
classi
lavoratrici
e
sulle
organizzazioni
autonome
;
nell
'
ordine
sociale
«
Giustizia
e
Libertà
»
vuole
affermato
un
principio
di
giustizia
che
renda
effettiva
quella
democrazia
,
affrontando
in
modo
radicale
il
problema
della
terra
e
dell
'
industria
e
quello
dei
rapporti
interni
di
fabbrica
.
La
rivoluzione
antifascista
non
sarà
un
semplice
mutamento
di
forme
politiche
superficiali
,
né
un
ritorno
al
passato
,
ma
una
profonda
trasformazione
economico
-
politica
.
Al
Governo
sorto
dalla
rivoluzione
e
ai
Comitati
locali
rivoluzionari
spetterà
il
compito
di
porre
le
basi
del
nuovo
Stato
.
Una
Assemblea
Costituente
,
eletta
a
suffragio
universale
e
convocata
entro
breve
termine
,
consacrerà
l
'
opera
della
rivoluzione
e
fisserà
l
'
ordinamento
definitivo
della
Repubblica
.
Le
basi
del
nuovo
regime
.
La
monarchia
sarà
dichiarata
decaduta
e
sarà
proclamata
la
Repubblica
.
La
libertà
di
associazione
,
di
organizzazione
professionale
,
di
stampa
,
di
riunione
,
di
emigrazione
ecc
.
saranno
ristabilite
.
Soppresse
la
milizia
e
la
polizia
fascista
,
sarà
costituita
una
guardia
repubblicana
per
la
difesa
della
Rivoluzione
.
I
maggiori
responsabili
e
i
favoreggiatori
,
finanziatori
e
profittatori
del
fascismo
,
cominciando
dal
re
,
saranno
processati
;
i
beni
dei
condannati
saranno
confiscati
perché
formino
un
fondo
per
indennizzare
le
vittime
politiche
.
Le
aziende
giornalistiche
fasciste
saranno
confiscate
e
messe
a
disposizione
dei
comitati
rivoluzionari
.
Le
corporazioni
e
i
sindacati
fascisti
saranno
sciolti
.
La
riforma
agraria
.
La
rivoluzione
antifascista
affronterà
il
problema
agrario
sulla
base
del
principio
:
«
La
terra
a
chi
lavora
»
,
tutelando
nello
stesso
tempo
gli
interessi
della
produzione
.
Si
distingueranno
le
aziende
in
cui
,
senza
dannose
conseguenze
economiche
,
è
possibile
l
'
immediato
conferimento
della
proprietà
ai
lavoratori
,
da
quelle
che
esigono
l
'
impiego
di
molte
braccia
,
di
ingenti
capitali
e
di
superiore
direzione
tecnica
nelle
quali
il
frazionamento
della
unità
fondiaria
disorganizzerebbe
e
ridurrebbe
la
produzione
.
Conseguentemente
:
I
mezzadri
,
i
piccoli
fittavoli
,
i
partecipanti
,
gli
enfiteuti
e
in
generale
tutti
coloro
che
coltivano
la
terra
col
loro
lavoro
personale
e
con
quello
della
loro
famiglia
,
acquisteranno
la
proprietà
della
terra
che
coltivano
,
rimanendo
obbligati
verso
i
vecchi
proprietari
ad
una
moderata
indennità
rateale
garantita
dallo
Stato
,
che
rappresenterà
il
titolo
legittimo
di
acquisto
e
che
,
in
caso
di
confisca
della
proprietà
,
andrà
allo
Stato
.
Sarà
stabilita
una
quota
massima
di
indennità
.
Laddove
sia
richiesto
dagli
interessi
della
produzione
,
saranno
costituiti
dei
Consorzi
o
delle
Cooperative
per
la
gestione
dei
servizi
comuni
,
sotto
la
direzione
o
il
controllo
di
tecnici
.
Le
aziende
agrarie
,
per
le
quali
l
'
attribuzione
individuale
della
terra
riuscirebbe
antieconomica
,
diventeranno
proprietà
comune
e
indivisibile
dei
coltivatori
,
salvo
al
vecchio
proprietario
ed
al
fittabile
per
il
capitale
da
lui
impiegato
,
il
diritto
all
'
indennità
di
cui
al
paragrafo
precedente
.
Le
nuove
aziende
saranno
gestite
in
cooperativa
od
altra
forma
collettiva
secondo
le
necessità
economiche
locali
.
I
lavoratori
che
non
abbiano
trovato
occupazione
permanente
come
proprietari
o
comproprietari
di
aziende
agricole
personali
o
collettive
,
avranno
diritto
di
preferenza
nella
assegnazione
delle
terre
pubbliche
e
di
bonifica
.
Lo
Stato
organizzerà
il
credito
agrario
in
modo
da
assicurare
il
successo
della
riforma
agraria
.
Provvedimenti
speciali
regoleranno
i
debiti
ipotecari
.
Riforma
industriale
e
bancaria
.
La
rivoluzione
antifascista
affronterà
il
problema
della
crisi
dell
'
industria
,
che
non
è
solo
economica
,
ma
di
uomini
e
di
classi
.
Essa
non
potrà
risolversi
se
non
con
una
riorganizzazione
generale
dell
'
industria
e
con
la
trasformazione
dei
rapporti
interni
di
fabbrica
.
Un
organo
permanente
per
la
direzione
e
il
controllo
della
vita
economica
nazionale
traccerà
un
piano
di
ricostruzione
economica
e
fisserà
,
in
accordo
con
i
pubblici
poteri
,
le
direttive
fondamentali
della
produzione
.
La
riforma
dell
'
industria
sarà
basata
sulla
socializzazione
con
gestione
autonoma
,
sul
controllo
operaio
e
la
democrazia
di
fabbrica
,
da
applicarsi
secondo
i
criteri
che
seguono
:
Le
industrie
e
le
aziende
che
presentano
i
caratteri
di
un
servizio
pubblico
essenziale
(
idroelettrica
,
dei
fertilizzanti
,
grandi
banche
private
di
credito
)
o
che
fruiscono
di
un
monopolio
naturale
(
mineraria
)
,
o
hanno
vissuto
sinora
estorcendo
alla
collettività
enormi
protezioni
doganali
o
sovvenzioni
(
siderurgica
,
saccarifera
,
costruzioni
navali
)
saranno
socializzate
.
La
gestione
delle
aziende
socializzate
non
sarà
assunta
dallo
Stato
,
ma
da
organismi
autonomi
,
non
burocratici
,
diretti
da
tecnici
con
la
partecipazione
di
rappresentanti
degli
operai
e
impiegati
dell
'
azienda
,
dei
consumatori
e
degli
enti
pubblici
interessati
.
Il
capitale
azionario
delle
industrie
socializzate
,
salvo
quello
confiscato
ai
responsabili
del
fascismo
,
sarà
trasformato
a
titolo
di
moderata
indennità
,
in
obbligazioni
da
estinguersi
in
una
generazione
.
Per
evitare
,
nel
periodo
del
trapasso
,
lo
sconvolgimento
della
produzione
nelle
industrie
socializzate
e
la
gravissima
disoccupazione
che
ne
seguirebbe
,
sarà
fatto
obbligo
ai
tecnici
di
conservare
le
loro
funzioni
,
salvo
la
revisione
successiva
.
Il
controllo
operaio
,
introdotto
in
tutte
le
grandi
e
medie
aziende
,
così
pubbliche
come
private
,
dovrà
assicurare
alle
classi
lavoratrici
una
effettiva
compartecipazione
alla
gestione
delle
aziende
.
Esso
sarà
organizzato
in
modo
da
affermare
la
libertà
operaia
nella
fabbrica
,
da
sviluppare
le
capacità
industriali
della
classe
operaia
,
e
da
opporsi
,
nell
'
interesse
della
produzione
,
alle
tendenze
di
burocrazia
e
di
centralizzazione
.
Politica
sindacale
e
cooperativa
.
Le
proprietà
del
partito
e
delle
organizzazioni
fasciste
saranno
confiscate
per
essere
trasferite
alle
organizzazioni
operaie
e
contadine
.
I
contratti
collettivi
saranno
immediatamente
riveduti
.
L
'
indennità
di
disoccupazione
dovrà
essere
sufficiente
alla
vita
e
versata
durante
l
'
intero
periodo
di
disoccupazione
a
tutti
i
disoccupati
.
Sarà
promossa
l
'
organizzazione
e
la
difesa
degli
interessi
dei
lavoratori
a
domicilio
(
apprendisti
,
garzoni
,
lavoratori
casalinghi
ecc
.
)
con
la
fissazione
dei
minimi
di
salario
e
di
contratti
-
tipo
.
Il
movimento
cooperativo
riceverà
,
in
tutti
i
suoi
rami
,
il
massimo
appoggio
.
Si
promuoverà
il
collegamento
tra
cooperative
di
produzione
industriali
e
agricole
e
le
cooperative
di
consumo
,
riorganizzando
i
mercati
con
la
soppressione
degli
intermediari
parassitari
.
Politica
finanziaria
e
doganale
.
Sarà
introdotta
la
nominatività
dei
titoli
e
ristabilita
,
con
aliquote
progressive
,
la
imposta
di
successione
.
Provvedimenti
radicali
saranno
presi
per
l
'
abolizione
del
dazio
sul
grano
e
dei
dazi
sui
generi
di
consumo
popolare
.
Le
tariffe
doganali
saranno
rivedute
nel
senso
di
una
progressiva
generale
riduzione
.
Politica
delle
abitazioni
.
Immediata
riduzione
degli
affitti
.
Municipalizzazione
delle
aree
e
delle
costruzioni
edilizie
.
Politica
che
favorisca
il
passaggio
della
attuale
proprietà
edilizia
ai
Municipi
o
agli
inquilini
contro
il
pagamento
di
una
moderata
indennità
.
Politica
estera
e
coloniale
-
Minoranze
allogene
.
La
Repubblica
Italiana
farà
una
decisa
politica
di
pace
e
di
disarmo
;
ridurrà
grandemente
le
spese
militari
e
coloniali
;
propugnerà
l
'
organizzazione
unitaria
dell
'
Europa
e
una
politica
di
libero
scambio
.
Riconoscerà
l
'
autonomia
culturale
e
amministrativa
alle
minoranze
allogene
.
Adotterà
una
politica
di
intesa
e
di
libertà
verso
gli
abitanti
delle
colonie
.
Giustizia
e
riforma
carceraria
.
Indipendenza
e
inamovibilità
della
magistratura
,
previo
allontanamento
degli
elementi
indegni
ad
opera
di
una
Commissione
indipendente
dal
Potere
Esecutivo
.
Radicale
riforma
del
regime
carcerario
.
Politica
scolastica
.
Scuola
gratuita
,
aperta
in
tutti
i
suoi
gradi
al
popolo
e
aderente
alle
forme
rinnovate
della
vita
sociale
.
L
'
insegnamento
e
la
cultura
riceveranno
il
massimo
impulso
e
saranno
considerati
come
essenziali
alla
vita
e
al
progresso
della
Repubblica
.
Politica
ecclesiastica
.
Separazione
completa
dello
Stato
dalla
Chiesa
,
previa
confisca
dei
beni
dell
'
alto
clero
e
delle
Congregazioni
religiose
.
Incondizionata
libertà
di
coscienza
e
di
culto
.
Il
Trattato
di
Conciliazione
,
la
Convenzione
Finanziaria
e
il
Concordato
saranno
dichiarati
nulli
.
Ai
titoli
di
rendita
(
1
miliardo
)
consegnati
al
Vaticano
sarà
tolta
ogni
validità
.
Autonomie
.
L
'
organizzazione
del
nuovo
Stato
dovrà
basarsi
sulle
più
ampie
autonomie
.
Le
funzioni
del
Governo
centrale
dovranno
limitarsi
alle
sole
materie
che
interessano
la
vita
nazionale
.
Il
principio
dell
'
autonomia
è
uno
dei
principi
direttivi
del
movimento
rivoluzionario
«
Giustizia
e
Libertà
»
.
StampaPeriodica ,
È
nella
sventura
che
si
misurano
gli
uomini
.
È
nella
sconfitta
che
il
movimento
socialista
italiano
darà
la
prova
migliore
della
sua
forza
e
della
sua
vitalità
.
Bisogna
però
che
esso
si
imponga
un
coraggioso
esame
di
coscienza
,
che
esso
addivenga
alla
più
spietata
delle
autocritiche
.
Perché
fummo
battuti
?
Ecco
la
domanda
fondamentale
che
dobbiamo
porci
e
che
esige
una
chiara
risposta
.
Il
sapersi
rendere
ragione
della
sconfitta
è
già
un
primo
passo
sulla
via
della
rivincita
.
Chi
nasconde
il
capo
sotto
l
'
ala
e
si
trincera
dietro
il
dadà
della
«
reazione
internazionale
»
,
o
si
limita
semplicemente
a
considerare
il
fascismo
come
il
figlio
legittimo
e
necessario
del
regime
capitalistico
,
come
una
tappa
fatale
lungo
il
calvario
socialista
,
dà
prova
di
poca
forza
morale
e
mostra
di
non
aver
nulla
appreso
dalla
lezione
di
questi
anni
.
Le
ragioni
della
disfatta
non
vanno
infatti
tanto
cercate
negli
avvenimenti
esteriori
delle
forze
che
sfuggono
per
definizione
al
nostro
controllo
,
quanto
in
noi
stessi
.
Siamo
noi
gli
autori
e
del
nostro
bene
e
del
nostro
male
.
Coloro
che
si
rifugiano
nel
determinismo
pseudo
marxista
per
giustificare
il
loro
stato
di
passivismo
e
di
supina
rassegnazione
,
coloro
che
attendono
la
salute
dagli
errori
degli
avversari
e
dal
fatale
svolgersi
delle
cose
,
mostrano
di
non
aver
inteso
lo
spirito
profondo
di
Marx
,
che
è
uno
spirito
di
combattimento
,
e
davvero
non
si
capisce
che
stiano
a
fare
nei
partiti
e
nelle
organizzazioni
.
Perché
fummo
dunque
battuti
?
Le
cause
sono
tante
e
così
complesse
che
vano
sarebbe
volerne
fare
l
'
elenco
.
Si
tratta
qui
più
di
porre
che
di
risolvere
il
problema
.
È
indubbio
che
alcune
di
queste
cause
erano
per
natura
loro
incontrollabili
e
immodificabili
,
per
lo
meno
in
breve
giro
di
anni
,
e
risiedevano
e
tuttora
risiedono
nel
costume
nazionale
.
Secoli
di
storia
non
si
cancellano
in
pochi
lustri
di
predicazione
socialista
;
e
l
'
italiano
è
ancora
troppo
figlio
del
passato
per
potersi
considerare
popolo
moderno
.
L
'
Italia
è
un
paese
capitalisticamente
arretrato
,
povero
,
disarticolato
nelle
sue
parti
,
politicamente
ineducato
,
affetto
da
provincialismo
congenito
nel
quale
si
ci
illuse
di
avere
elevato
nel
corso
di
una
generazione
quel
grandioso
edificio
socialista
che
alla
prova
dei
fatti
non
poteva
non
rivelarsi
terribilmente
fragile
nelle
sue
basi
.
Fragile
nelle
sue
basi
perché
un
movimento
socialista
degno
di
questo
nome
e
improntato
alla
pura
ideologia
marxista
(
come
tentò
invano
di
esserlo
il
nostro
)
è
possibile
solo
là
dove
la
vita
economica
così
industriale
che
agricola
è
grandemente
sviluppata
,
là
dove
si
sono
superate
le
colonne
d
'
Ercole
del
salario
di
sussistenza
,
là
dove
la
rivoluzione
borghese
ha
posto
su
solide
basi
nello
Stato
«
nazionale
»
il
regime
rappresentativo
e
ha
definitivamente
affermate
le
libertà
politiche
.
Ora
in
Italia
difettavano
in
gran
parte
tali
condizioni
.
Per
quanto
l
'
evoluzione
industriale
del
Nord
andasse
foggiando
un
proletariato
urbano
ormai
consapevole
della
sua
storica
funzione
,
l
'
Italia
è
ancor
oggi
un
paese
prevalentemente
agricolo
che
male
si
presta
,
specie
nel
centro
e
nel
meridione
,
all
'
affermarsi
di
un
movimento
socialista
ispirato
alla
ideologia
marxista
;
la
quale
,
sia
detto
di
sfuggita
,
si
volle
sin
dai
primordi
dovunque
affermare
senza
alcuna
elasticità
e
intelligenza
,
specie
nelle
zone
rurali
.
L
'
Italia
è
un
paese
nel
quale
non
si
ebbero
mai
le
grandi
lotte
di
religione
che
costituirono
dovunque
(
sia
pure
nonostante
e
contro
la
volontà
delle
parti
in
lotta
)
il
massimo
livello
dei
regimi
liberali
e
la
più
sicura
garanzia
del
principio
di
tolleranza
e
del
rispetto
di
un
minimo
comune
denominatore
di
civiltà
;
è
un
paese
nel
quale
le
libertà
politiche
conquistate
durante
il
Risorgimento
,
per
opera
di
una
ristretta
élite
borghese
e
patrizia
,
rimasero
sempre
patrimonio
di
pochi
.
Purtroppo
in
Italia
la
conquista
di
quello
che
a
giusto
titolo
è
considerato
il
sommo
bene
dei
popoli
a
civiltà
occidentale
,
non
è
legata
a
nessun
moto
di
masse
capace
di
adempiere
ad
un
ruolo
mitico
e
ammonitore
.
La
massa
fu
assente
nelle
battaglie
per
l
'
indipendenza
e
per
le
libertà
politiche
.
La
libertà
italiana
è
figlia
di
transazioni
,
di
adattamenti
e
di
taciti
accomodamenti
.
Il
proletariato
non
ha
conquistato
a
prezzo
di
sforzi
e
di
sacrifici
personali
la
«
sua
»
libertà
.
Fu
troppo
breve
il
suo
tirocinio
nella
lotta
per
il
diritto
di
organizzazione
,
e
il
suffragio
universale
apparve
una
gratuita
concessione
e
non
una
conquista
cosciente
.
E
siccome
non
si
ama
e
non
si
difende
se
non
ciò
per
cui
molto
si
è
lottato
e
sacrificato
,
così
era
fatale
che
la
classe
lavoratrice
,
che
nei
paesi
evoluti
è
giustamente
la
più
vigile
e
interessata
custode
del
metodo
democratico
,
dovesse
da
noi
assistere
quasi
inerte
alla
negazione
di
valori
supremi
che
apparivano
purtroppo
estranei
alla
sua
coscienza
.
Ora
è
qui
che
si
annida
uno
dei
massimi
errori
del
nostro
movimento
su
cui
tanto
insistettero
uomini
come
Arturo
Labriola
e
Gaetano
Salvemini
.
Il
suo
compito
precipuo
doveva
essere
appunto
quello
di
reagire
a
tali
condizioni
ambientali
,
di
adeguare
la
sua
teoria
,
la
sua
propaganda
e
la
sua
azione
al
clima
storico
del
nostro
paese
,
di
porre
prima
salde
le
basi
morali
e
politiche
per
un
fruttuoso
lavoro
socialista
.
Invece
il
partito
socialista
non
valutò
al
suo
giusto
valore
il
problema
politico
,
fu
travolto
dalla
strepitosa
vittoria
del
1900
ottenuta
così
a
buon
mercato
in
una
lotta
che
di
fatto
interessò
solo
le
aristocrazie
operaie
del
Nord
,
si
illuse
che
fosse
ormai
definitivamente
acquisito
ciò
che
altrove
era
stato
il
frutto
di
lotte
lunghissime
e
di
rivoluzioni
sanguinose
,
e
non
seppe
condurre
dopo
il
'900
la
grande
battaglia
per
le
libertà
e
le
fondamentali
conquiste
politiche
in
nome
e
in
pro
dell
'
intero
proletariato
.
Si
perse
da
un
lato
nel
rivoluzionarismo
verboso
e
astratto
,
dall
'
altro
degenerò
troppo
spesso
nel
corporativismo
e
nel
gretto
riformismo
,
barattando
inconsapevolmente
i
valori
supremi
per
il
classico
piatto
di
lenticchie
abilmente
presentato
dal
Giolitti
.
L
'
esercizio
del
voto
,
la
progressiva
partecipazione
alla
vita
pubblica
,
le
lotte
parlamentari
,
presero
sempre
più
il
sapore
di
atti
di
normale
amministrazione
.
La
concezione
gradualistica
e
pacifista
del
divenire
socialistico
ripugnò
generalmente
,
allontanò
i
migliori
o
li
condusse
alle
esagerazioni
estreme
.
Il
senso
dell
'
eroico
,
lo
spirito
di
sacrificio
e
di
abnegazione
,
la
coscienza
dei
valori
universali
pei
quali
il
socialismo
lottava
si
andarono
così
sempre
più
oscurando
.
Le
conseguenze
inevitabili
non
tardarono
a
manifestarsi
.
Così
che
oggi
siam
quasi
tratti
a
pensare
che
forse
fu
necessaria
questa
tragedia
perché
il
socialismo
italiano
rimettesse
in
onore
i
valori
morali
,
si
riaccostasse
alla
realtà
e
prendesse
nozione
finalmente
delle
grandi
questioni
politiche
.
Si
tratta
ora
di
ricominciare
da
capo
,
con
animo
nuovo
,
ricchi
della
esperienza
del
passato
,
forti
di
una
fede
che
ha
ormai
superato
tutte
le
prove
.
StampaPeriodica ,
La
grande
battaglia
che
la
classe
operaia
inglese
sta
conducendo
in
Inghilterra
è
di
un
così
palpitante
interesse
ed
è
così
gravida
di
conseguenze
nell
'
uno
o
nell
'
altro
senso
,
che
la
penna
trema
a
buttar
giù
le
prime
impressioni
.
Chi
ha
visitato
i
distretti
minerari
inglesi
,
chi
ha
conosciuto
anche
per
brevi
ore
tutte
le
durezze
del
lavoro
sotterraneo
,
chi
soprattutto
ha
visto
coi
propri
occhi
quale
mirabile
impiego
facciano
gli
operai
dei
loro
disputati
incrementi
salariali
,
non
può
non
ribellarsi
sentendo
ragionare
di
diminuzione
di
salario
e
d
'
aumento
di
orari
.
Chi
scrive
provò
forse
la
più
grande
impressione
della
sua
vita
visitando
i
paesi
di
minatori
del
Galles
del
Sud
,
oggi
alla
testa
della
battaglia
;
ed
ebbe
chiara
e
forte
come
non
mai
la
visione
e
la
fede
nella
incontenibile
ascesa
di
una
massa
che
aspira
alla
piena
autonomia
anche
nel
governo
dell
'
industria
.
Vi
sono
due
aspetti
in
questa
battaglia
,
che
è
un
ritorno
all
'
azione
diretta
dopo
le
delusioni
dell
'
esperimento
di
governo
,
che
vanno
tenuti
distinti
:
dal
lato
strettamente
economico
è
indubitato
che
li
operai
,
proprio
obbiettivamente
,
hanno
ragione
.
Il
tono
stesso
della
stampa
liberale
e
conservatrice
,
ben
altrimenti
feroce
in
altre
occasioni
,
se
depone
a
favore
del
tradizionale
equilibrio
anglosassone
,
dice
anche
chiaramente
quale
sia
il
giudizio
dell
'
opinione
pubblica
.
In
sostanza
si
chiede
agli
operai
una
somma
non
indifferente
di
sacrifici
al
solo
scopo
di
assicurare
un
profitto
ai
proprietari
di
miniere
,
a
quei
proprietari
di
miniere
che
lo
stesso
governo
conservatore
ha
proclamato
incapaci
di
condurre
razionalmente
l
'
industria
;
ma
non
si
vuoi
dar
loro
una
seria
garanzia
che
l
'
auspicata
riorganizzazione
venga
conseguita
al
più
presto
a
spese
evidentemente
di
essi
proprietari
,
tagliando
i
rami
secchi
ed
imponendo
le
necessarie
fusioni
.
Se
i
proprietari
,
dicono
i
minatori
,
non
sono
stati
capaci
sinora
,
malgrado
gli
infiniti
ammonimenti
e
le
ripetute
pressioni
(
ricordate
il
progetto
nazionalizzatore
di
Lloyd
George
?
)
di
riorganizzare
l
'
industria
,
e
non
sono
in
grado
di
assicurarci
un
decente
tenore
di
vita
,
si
facciano
allora
da
parte
e
cedano
il
campo
a
noi
che
ci
sentiamo
ormai
capaci
e
degni
di
gestire
l
'
industria
nell
'
interesse
generale
.
Dal
lato
politico
certo
la
questione
è
più
complessa
,
e
ingenuo
sarebbe
sostenere
,
al
punto
a
cui
son
giunte
le
cose
,
che
si
tratta
di
un
conflitto
puramente
economico
.
Siamo
di
fronte
ad
una
battaglia
storica
,
magnifica
per
serietà
,
disciplina
e
compattezza
,
gravida
di
conseguenze
per
molti
anni
avvenire
(
a
meno
di
una
rapida
soluzione
transazionale
)
che
non
potrà
non
avere
un
grande
sbocco
sul
terreno
politico
;
battaglia
che
certo
pone
a
dura
prova
il
regime
liberale
inglese
da
ogni
punto
di
vista
.
Ma
ridicola
è
l
'
accusa
di
sovvertimento
della
costituzione
lanciata
all
'
ultima
ora
contro
il
colosso
unionistico
;
esso
è
in
realtà
il
grido
angosciato
di
Odilon
Barrot
:
«
la
légalité
nous
tue
!
»
;
è
il
terrore
borghese
contro
il
minaccioso
avanzarsi
delle
forze
del
lavoro
armate
di
quelle
armi
che
esse
seppero
conquistarsi
in
un
secolo
di
lotta
per
far
trionfare
un
principio
rivoluzionatore
nella
vita
collettiva
.
E
se
chiamiamo
sovversive
le
organizzazioni
operaie
che
si
valgono
del
diritto
di
sciopero
assicurato
dalla
legge
,
come
dovremmo
chiamare
allora
coloro
che
per
quattro
anni
,
sovvertirono
la
vita
del
mondo
per
interessi
particolari
scatenando
una
guerra
tremenda
per
sacrifici
materiali
,
morali
e
spirituali
;
che
porta
nel
suo
seno
le
cause
di
molti
mali
attuali
?
Guai
però
se
la
vittoria
trade
unionista
,
che
noi
auspichiamo
piena
ed
intera
,
dovesse
restare
priva
di
conseguenze
nel
campo
politico
!
Quanto
maggiore
un
eventuale
successo
,
tanto
maggiori
i
pericoli
.
L
'
esperienza
italiana
dopo
l
'
occupazione
delle
fabbriche
ci
ammonisce
che
in
certe
ore
decisive
rimangono
vane
o
peggio
tutte
le
vittorie
che
non
pongono
capo
ad
una
conquista
o
per
lo
meno
ad
un
ferreo
controllo
del
centro
direttivo
,
anche
quando
questo
centro
sia
dotato
di
poteri
relativamente
così
limitati
come
in
Inghilterra
il
potere
esecutivo
.
Certo
si
è
che
per
il
socialismo
mondiale
questa
battaglia
inglese
ha
un
enorme
valore
sperimentale
:
essa
ci
dirà
in
sostanza
se
la
democrazia
borghese
permette
il
graduale
e
possente
avanzarsi
delle
forze
del
lavoro
.