StampaPeriodica ,
La
diagnosi
del
fascismo
dell
'
amico
Mazzali
svolge
elementi
in
gran
parte
analoghi
a
quelli
fissati
in
tre
anni
di
battaglie
da
Rivoluzione
Liberale
.
Il
problema
per
i
Gruppi
di
Rivoluzione
Liberale
è
quindi
di
discutere
la
connessione
posta
dal
Mazzali
tra
profezia
marxistica
e
liquidazione
del
fascismo
.
Altrove
abbiamo
detto
che
questa
è
l
'
ora
di
Marx
.
Ma
s
'
intende
che
noi
pensiamo
ad
un
Marx
vitale
in
una
situazione
caratteristicamente
italiana
.
In
questo
senso
la
tattica
che
propone
Rivouzione
Liberale
contro
il
fascismo
è
la
seguente
:
Nessuna
illusione
di
liquidare
il
fascismo
coi
giochetti
parlamentari
,
con
le
combinazioni
della
maggioranza
,
con
lo
Stato
Maggiore
,
con
la
rivolta
dei
vari
Delcroix
e
simili
aborti
morali
.
Il
problema
italiano
è
di
liquidare
lo
spirito
e
le
forme
del
trasformismo
,
dell
'
accomodantismo
,
della
corruzione
oligarchica
che
fu
rappresentato
dai
vecchi
ceti
sedicenti
democratici
e
che
il
fascismo
portò
alle
estreme
misure
di
impudicizia
e
di
trafficantismo
.
Crediamo
al
movimento
operaio
come
alla
sola
forza
che
per
le
riserve
di
spirito
combattivo
di
cui
dispone
,
per
la
sua
volontà
di
redenzione
potrà
opporre
alle
vecchie
cricche
,
pronte
sempre
a
patteggiare
,
la
sua
inesorabile
intransigenza
.
Le
esperienze
passate
ci
insegnano
che
il
movimento
operaio
alla
resa
dei
conti
avrà
bisogno
di
una
classe
dirigente
sicura
e
moderna
,
dotata
di
spirito
di
sacrificio
e
di
maturità
storica
.
Comunque
si
liquidi
la
questione
del
ministero
Mussolini
(
noi
non
abbiamo
alcuna
sollecitudine
per
le
azioni
di
Salandra
,
di
Giolitti
,
di
Caviglia
o
di
Di
Giorgio
!
)
la
situazione
da
cui
è
nato
il
fascismo
si
liquiderà
soltanto
con
la
ripresa
del
movimento
operaio
.
Questa
è
connessa
con
il
miglioramento
della
nostra
classe
capitalistica
,
con
le
attitudini
della
nostra
economia
a
vivere
nel
commercio
mondiale
non
semplicemente
da
parassita
.
La
recente
campagna
di
Einaudi
ha
questo
senso
profondo
.
Per
secondare
la
ripresa
operaia
contro
il
fascismo
perciò
non
bisogna
invocare
profezie
o
proporre
schemi
di
nuove
società
(
se
in
Italia
dovessimo
aspettare
le
tre
condizioni
di
Sorel
,
la
questione
sarebbe
piuttosto
allungata
!
)
ma
aiutare
i
partiti
seri
e
moderni
a
liberarsi
dai
costumi
giolittiani
,
a
migliorare
i
loro
quadri
nella
lotta
senza
quartiere
e
senza
lusinghe
,
a
preparare
le
condizioni
in
cui
le
moderne
democrazie
non
saranno
più
schiave
di
nessuna
oligarchia
.
La
guerra
al
fascismo
è
questione
di
maturità
storica
,
politica
,
economica
della
nostra
economia
,
delle
nostre
classi
dirigenti
,
dei
ceti
operai
e
industriali
.
StampaPeriodica ,
Rivoluzione
Liberale
si
è
astenuta
dal
discutere
la
condotta
del1'Aventino
per
ragioni
ovvie
.
Le
questioni
di
tattica
non
si
trattano
in
sede
di
critica
ideale
.
Nell
'
impostazione
aventiniana
noi
abbiamo
le
nostre
responsabilità
.
Non
potevamo
rinnegarle
anche
se
di
volta
in
volta
sentivamo
qualche
dissenso
pratico
.
In
sostanza
Rivoluzione
Liberale
proclamò
l
'
Aventino
(
non
collaborare
con
la
critica
)
nel
novembre
1922
.
Nel
momento
in
cui
anche
le
opposizioni
parlamentari
accettavano
il
nostro
criterio
e
si
portavano
sulla
nostra
linea
di
battaglia
,
noi
non
dovevamo
chiedere
loro
onestamente
se
non
l
'
intransigenza
.
L
'
Aventino
avrà
tutti
i
torti
di
scarsa
azione
pratica
e
di
scarsa
omogeneità
che
gli
si
rimproverano
,
ma
,
volenti
o
no
gli
stessi
noi
componenti
singoli
,
ha
ubbidito
a
questa
linea
di
intransigenza
.
Nel
novembre
1922
c
'
eravamo
soltanto
noi
a
dichiarare
che
non
avremmo
patteggiato
,
che
non
avremmo
collaborato
con
la
critica
;
tutti
gli
altri
proponevano
delle
condizioni
(
scioglimento
della
milizia
,
normalizzazione
,
ecc
.
)
,
non
rifiutavano
di
discutere
.
Nel
giugno
1924
invece
anche
i
parlamentari
accettavano
la
nostra
impostazione
integrale
.
L
'
Aventino
ha
avuto
almeno
per
questo
una
grande
ripercussione
morale
.
È
una
vittoria
del
carattere
degli
italiani
.
Impostare
così
la
battaglia
voleva
dire
rinunciar
a
realizzare
per
dieci
anni
:
noi
lo
dichiarammo
francamente
e
continuamente
dal
novembre
1922
ad
oggi
.
Il
3
gennaio
non
ci
ha
sorpreso
.
Noi
sappiamo
che
Mussolini
è
il
più
forte
,
che
la
maggioranza
degli
italiani
è
con
lui
.
Se
l
'
Aventino
nutrì
qualche
illusione
,
questo
fu
il
suo
torto
;
è
possibile
che
oggi
le
illusioni
siano
cadute
.
Il
gran
risultato
dell
'
Aventino
è
stato
di
chiarire
le
posizioni
.
Sono
scomparse
per
sempre
le
situazioni
centriste
.
Oggi
le
opposizioni
dell
'
aula
,
le
opposizioni
dei
fascisti
onorari
,
come
Bonomi
,
fanno
ridere
.
Costoro
incominciano
a
pensare
sul
serio
a
collaborare
,
altrimenti
che
con
la
critica
,
senonché
Mussolini
li
avrà
sul
mercato
per
poco
prezzo
:
non
sono
più
necessari
neanche
a
lui
.
Mussolini
può
tranquillamente
far
a
meno
di
proporre
la
nomina
di
Bonomi
a
senatore
.
I
ceti
dominanti
(
plutocrazia
,
agrari
,
corte
,
esercito
,
burocrazia
)
hanno
trovato
in
Mussolini
e
nei
suoi
compagni
gli
uomini
in
cui
riporre
piena
fiducia
.
Potevano
nel
passato
pensare
agli
uomini
delle
opposizioni
costituzionali
e
dell
'
aula
come
a
una
riserva
:
oggi
non
più
.
Le
vecchie
classi
politiche
giolittiane
e
salandrine
sono
definitivamente
liquidate
:
gli
uomini
dell
ante
guerra
sono
tutti
finiti
.
Di
questo
risultato
,
che
il
fascismo
avrebbe
potuto
raggiungere
più
presto
senza
le
sue
manovre
trasformiste
,
ma
che
tuttavia
ha
ormai
raggiunto
,
noi
non
siamo
meno
lieti
dei
fascisti
.
L
'
Aventino
ha
anche
contato
sulle
classi
medie
.
Ma
queste
per
la
loro
natura
equivoca
sono
sempre
col
vincitore
,
anche
se
ostentavano
mesi
or
sono
di
leggere
il
Becco
giallo
.
Sono
rimasti
alle
opposizioni
non
le
classi
medie
,
non
gli
avvocati
,
non
i
professori
,
ma
alcuni
individui
di
queste
categorie
che
per
la
loro
educazione
e
la
loro
dignità
sentono
esigenze
di
critica
e
di
idee
.
È
confortante
che
questi
individui
siano
in
certo
modo
numerosi
,
per
esempio
,
più
numerosi
di
quel
che
non
fossero
nel
Risorgimento
.
In
questo
momento
soffrono
di
un
pericoloso
disorientamento
:
hanno
bisogno
di
studi
seri
,
di
raccoglimento
;
ma
sono
una
sicura
riserva
di
carattere
e
di
indipendenza
per
l
'
Italia
di
domani
.
Quei
partiti
aventiniani
che
si
annunciavano
come
rappresentanti
delle
classi
medie
,
come
futuri
partiti
di
governo
,
i
partiti
di
democrazia
e
in
parte
i
popolari
e
gli
unitari
perderanno
terreno
nel
prossimo
futuro
.
Così
lo
perderanno
,
l
'
hanno
già
perduto
,
liberali
e
combattenti
:
essi
mobilitavano
dei
malcontenti
:
ma
Mussolini
è
un
tattico
molto
abile
nello
spostare
e
convertire
malcontenti
:
oppositori
oggi
,
domani
soddisfatti
,
non
si
può
fare
su
costoro
nessun
calcolo
politico
serio
.
Le
prossime
elezioni
,
che
Mussolini
saprà
preparare
con
la
consueta
abilità
giolittiana
,
mostreranno
che
tutte
queste
posizioni
sono
indebolite
:
anche
l
'
Aventino
tornerà
decimato
alla
Camera
e
ne
trarranno
vantaggi
massimalisti
e
comunisti
.
Comunque
bisogna
essere
sicuri
sin
d
'
ora
che
,
con
o
senza
violenze
,
la
prossima
Camera
sarà
a
collegio
uninominale
più
fida
al
Duce
che
la
presente
.
In
compenso
le
opposizioni
avranno
guadagnato
in
qualità
,
disporranno
di
pattuglie
scelte
,
scaltrite
alla
difficile
lotta
,
pronte
a
tutto
.
L
'
Aventino
ha
tutto
l
'
interesse
di
tornare
da
una
campagna
elettorale
con
un
minor
numero
di
deputati
:
perderà
l
'
attuale
pesantezza
,
potrà
combattere
con
agilità
e
rapidità
.
Messe
così
le
cose
,
deve
essere
acquisito
che
la
sola
riserva
solida
di
ogni
nuova
politica
futura
è
il
movimento
operaio
.
Se
intorno
all
'
Aventino
si
è
venuta
formando
un
'
élite
di
giovani
che
capiscono
la
situazione
,
che
non
si
fanno
illusioni
,
essi
hanno
il
dovere
di
smetterla
con
le
inconcludenti
polemiche
contro
i
comunisti
che
minacciano
di
diventare
un
inutile
diversivo
,
di
non
occuparsi
di
teoria
delle
classi
medie
,
di
non
escogitare
astuzie
di
colpi
di
mano
,
ma
di
lavorare
con
lealtà
per
il
fronte
unico
operaio
,
anche
se
questo
lavoro
,
per
le
attuali
condizioni
di
depressione
delle
masse
,
non
è
per
dare
frutti
immediati
.
StampaPeriodica ,
Il
movimento
operaio
più
vecchio
e
potente
del
mondo
sta
attraversando
una
crisi
che
solo
parzialmente
è
da
porsi
in
relazione
colla
depressione
economica
che
colpisce
l
'
Inghilterra
.
Da
quattro
anni
un
quinto
della
classe
lavoratrice
è
disoccupata
o
occupata
con
orari
ridotti
;
i
quadri
delle
Unioni
sono
discesi
da
più
di
otto
a
poco
più
di
cinque
milioni
;
le
casse
sono
esauste
dopo
i
troppo
prolungati
sussidi
.
Si
aggiunga
la
lotta
che
ancora
permane
tra
il
vecchio
unionismo
corporativista
specie
degli
operai
specializzati
e
il
nuovo
unionismo
dei
non
specializzati
;
gli
attriti
e
le
dispute
continue
per
la
«
demarcazione
»
,
particolarmente
gravi
in
un
periodo
di
trasformazione
delle
organizzazioni
di
«
mestiere
»
in
organizzazioni
di
«
industria
»
;
le
difficoltà
per
la
fusione
(
amalgamation
)
di
Trade
-
Unions
similari
che
si
impone
anche
per
fronteggiare
l
'
analogo
processo
che
si
svolge
nel
campo
padronale
.
Questi
però
sono
tutti
fattori
transeunti
.
Fate
che
la
pressione
della
crisi
si
allenti
e
la
molla
scatterà
col
vigore
antico
.
Invece
la
più
intima
crisi
che
rode
il
colosso
sindacale
britannico
,
e
che
dai
più
non
è
avvertita
,
è
la
crisi
d
'
una
enorme
forza
in
potenza
cui
mancano
gli
strumenti
di
realizzazione
,
l
'
innesto
per
una
azione
durevole
ed
efficace
specie
sul
terreno
economico
.
Sta
nei
limiti
ferrei
che
il
movimento
di
resistenza
incontra
in
regime
capitalistico
.
Superati
i
quali
,
sia
pur
poco
,
intervengono
quasi
automaticamente
forze
naturali
(
evasione
di
capitali
,
emigrazione
d
'
industrie
,
introduzione
di
macchine
,
disoccupazione
,
concorrenza
...
)
e
artificiali
(
cioè
non
propriamente
economiche
il
fascismo
in
parte
ne
costituisce
un
esempio
)
a
ristabilire
il
turbato
equilibrio
.
La
possibilità
di
miglioramento
nelle
condizioni
materiali
della
classe
salariata
organizzata
,
che
in
un
primo
periodo
si
dimostrano
veramente
imponenti
dietro
lo
stimolo
della
lega
,
vanno
gradatamente
riducendosi
col
perfezionarsi
del
meccanismo
unionistico
.
La
lega
conserva
,
sì
,
la
importantissima
funzione
di
perpetuamente
adeguare
i
salari
agli
aumentati
profitti
e
costo
della
vita
e
soprattutto
all
'
aumentato
dividendo
nazionale
;
ma
appare
invece
quasi
del
tutto
impotente
a
mutare
stabilmente
la
quota
relativa
a
remunerazione
del
lavoro
nei
confronti
della
quota
relativa
a
remunerazione
dei
possessori
di
capitale
.
In
una
parola
:
il
movimento
sindacale
difficilmente
può
incidere
in
maniera
permanente
il
profitto
capitalistico
.
La
lega
appare
più
uno
strumento
negativo
che
colle
sue
stesse
mani
pone
il
problema
del
suo
superamento
;
è
una
forza
sempre
più
immane
cui
sembra
mancare
,
rebus
sic
stantibus
,
l
'
alimento
per
una
vita
rigogliosa
.
È
una
sorta
di
circolo
chiuso
quello
nel
quale
va
cacciandosi
in
tutti
i
paesi
il
moto
sindacale
,
anche
perché
,
coll
'
estendersi
del
movimento
di
organizzazione
,
i
miglioramenti
ottenuti
vengono
talora
in
buona
parte
sopportati
dalla
stessa
classe
salariata
per
il
noto
fenomeno
della
traslazione
.
Se
il
moto
sindacale
non
trova
un
via
d
'
uscita
,
non
elimina
o
non
supera
l
'
ostacolo
che
si
erge
sul
suo
cammino
,
finirà
per
farsi
assorbire
e
sopraffare
da
quello
stesso
ordinamento
capitalistico
contro
il
quale
scese
in
lotta
aperta
.
A
questo
punto
sorge
manifestamente
il
problema
politico
.
Il
movimento
di
resistenza
si
allea
così
coi
partiti
e
crea
esso
stesso
(
in
Inghilterra
col
Labour
Party
)
il
suo
organo
politico
mentre
nel
campo
economico
cerca
di
sfociare
verso
lidi
vasti
,
sia
attraverso
statizzazioni
e
municipalizzazioni
,
sia
particolarmente
attraverso
la
cooperazione
nelle
sue
varie
forme
.
In
Inghilterra
assistiamo
attualmente
al
tentativo
di
innestare
il
moto
sindacale
sul
cooperativo
.
In
Inghilterra
la
cooperazione
di
consumo
si
è
andata
sviluppando
in
modo
prodigioso
,
accompagnata
da
una
tale
somma
di
esperienze
in
ogni
campo
giuridico
compreso
da
meritare
ampissimo
studio
.
Notevolissimo
quello
dei
coniugi
Webb
,
la
notissima
coppia
intellettuale
che
metodicamente
venne
illustrando
in
più
che
trent
'
anni
di
lavoro
la
storia
,
i
postulati
,
le
tendenze
del
mondo
del
lavoro
britannico
.
I
Webb
,
socialisti
fabiani
,
evoluzionisti
spenceriani
,
ferreamente
legati
alla
realtà
passata
ed
attuale
e
quindi
ribelli
ad
ogni
schema
avveniristico
che
di
questa
realtà
e
delle
sue
lezioni
non
tenga
tutto
il
conto
dovuto
,
ritengono
che
il
socialismo
si
avrà
solo
e
necessariamente
coll
'
estendersi
al
massimo
della
cooperazione
di
consumo
,
in
uno
collo
svilupparsi
dell
'
azione
dello
Stato
e
delle
municipalità
.
Il
ragionamento
dei
Webb
è
presto
riassunto
.
L
'
unica
,
la
vera
,
l
'
autentica
democrazia
è
la
democrazia
dei
consumatori
.
Col
movimento
cooperativo
di
consumo
si
provvede
un
metodo
per
il
quale
la
produzione
,
a
differenza
che
in
regime
capitalistico
,
non
si
svolge
coll
'
incentivo
del
profitto
.
La
eliminazione
del
profitto
o
la
sua
redistribuzione
avviene
secondo
un
criterio
schiettamente
democratico
perché
si
proporziona
non
alla
quota
di
capitale
posseduto
,
ma
all
'
ammontare
delle
compere
.
La
cooperativa
di
consumo
non
ha
quindi
interesse
ad
aumentare
i
profitti
al
di
là
dello
stretto
necessario
per
fronteggiare
le
contingenze
del
mercato
;
per
ragioni
fisiologiche
ha
da
essere
aperta
a
tutti
,
tendere
anzi
perpetuamente
ad
espandersi
lottando
contro
i
trust
capitalistici
;
è
interessata
grandemente
a
che
i
metodi
di
produzione
,
i
processi
tecnici
si
perfezionino
continuamente
.
Quel
che
veramente
caratterizza
la
democrazia
dei
consumatori
è
la
sua
forma
volontaria
.
Il
socialismo
dei
Webb
vuol
essere
di
marca
liberista
.
Le
cooperative
entrano
in
concorrenza
colle
imprese
private
,
colle
municipalità
,
talora
anche
tra
di
loro
.
E
in
genere
nella
lotta
vincono
e
ancor
più
vinceranno
perché
non
avendo
alcuna
inferiorità
in
sede
economica
sono
immensamente
superiori
in
sede
politica
e
morale
.
Ciascuna
cooperativa
o
gruppo
di
cooperative
organizzerà
anche
le
sue
fonti
di
rifornimento
,
avrà
i
suoi
centri
di
produzione
attraverso
un
fenomeno
di
integrazione
non
sconosciuto
in
economia
.
Si
partirebbe
dal
consumo
,
tesi
cara
al
Gide
,
per
giungere
alla
produzione
capovolgendo
l
'
attuale
processo
economico
.
E
già
oggi
non
poche
cooperative
posseggono
aziende
agrarie
,
latterie
,
manifatture
,
e
quelle
all
'
ingrosso
esercitano
molti
rami
di
produzione
e
lo
stesso
commercio
internazionale
.
Non
vi
è
nulla
di
utopistico
,
secondo
i
Webb
,
nel
prevedere
il
graduale
cooperativizzarsi
del
mondo
,
almeno
britannico
.
In
nessun
ramo
si
è
palesata
una
reale
inferiorità
.
Questione
di
tempo
e
di
uomini
.
Il
salariato
però
non
scomparirebbe
in
un
regime
a
cooperazione
universalizzata
.
Così
il
problema
grave
delle
relazioni
tra
consumatori
e
produttori
.
Esso
si
risolverebbe
,
dicono
i
Webb
,
non
risolvendosi
.
Tutti
gli
appartenenti
alla
classe
salariata
(
dal
direttore
all
'
ultimo
avventizio
)
sono
o
dovrebbero
essere
simultaneamente
membri
delle
società
cooperative
come
consumatori
e
delle
loro
Trade
-
Unions
come
produttori
.
I
contrasti
certo
non
si
eliminerebbero
;
già
oggi
tra
le
organizzazioni
degli
impiegati
in
aziende
cooperative
e
i
dirigenti
si
hanno
lotte
clamorose
,
scioperi
replicati
;
le
relazioni
tra
unionisti
e
cooperatori
,
malgrado
gli
organi
cuscinetto
,
non
sono
delle
più
facili
.
Ma
,
osservano
i
Webb
,
è
anche
vero
che
le
cooperative
fanno
ai
loro
impiegati
(200.000)
le
migliori
condizioni
di
impiego
del
mercato
garantendo
in
molti
casi
un
minimum
di
salario
.
Col
miglioramento
delle
condizioni
generali
molte
questioni
spinose
si
risolveranno
automaticamente
.
Per
quasi
un
secolo
,
incalzano
i
nostri
autori
rivolgendosi
ai
loro
asprissimi
critici
,
i
gildisti
,
il
nostro
movimento
è
stato
combattuto
,
sabotato
,
quando
non
del
tutto
ignorato
,
perché
violerebbe
i
principi
fondamentali
in
una
organizzazione
socialista
e
cioè
controllo
operaio
e
in
genere
autogoverno
nell
'
industria
.
Ma
,
per
quanto
magnifici
siano
cotesti
postulati
,
novanta
anni
di
esperienze
e
letteralmente
migliaia
di
tentativi
in
una
mezza
dozzina
di
paesi
,
in
quasi
tutte
le
industrie
,
hanno
dimostrato
in
modo
inequivocabile
,
qualunque
sia
la
ragione
,
che
la
conduzione
di
una
impresa
da
parte
dei
produttori
,
comunque
organizzati
,
è
una
forma
impraticabile
di
organizzazione
industriale
,
voi
chiedete
che
siano
gli
stessi
dipendenti
ad
eleggere
i
loro
superiori
,
parlate
nelle
unioni
e
nelle
cooperative
,
questo
sistema
ha
fatto
buona
prova
.
È
una
questione
di
psicologia
.
Non
si
sceglie
colui
al
quale
si
dovrà
obbedire
.
Nella
cooperativa
di
produzione
si
lavora
per
il
profitto
,
per
il
massimo
profitto
;
è
un
egoismo
a
basi
più
larghe
dell
'
attuale
che
si
organizza
.
La
cooperativa
di
produzione
è
misoneistica
,
avversa
ai
mutamenti
,
ai
perfezionamenti
tecnici
.
In
essa
si
riaffermano
lo
sfruttamento
e
la
oppressione
dei
deboli
da
parte
dei
lavoratori
più
abili
e
specializzati
.
Tende
a
chiudersi
,
ad
assumere
salariati
,
a
peggiorare
le
condizioni
di
lavoro
,
a
non
rispettare
il
minimum
di
esistenza
.
L
'
esperienza
ha
dimostrato
il
fiasco
della
cooperazione
di
produzione
come
mezzo
di
realizzazione
di
un
massimo
di
utilità
e
di
giustizia
sociale
.
E
la
spiegazione
è
ancora
una
volta
semplice
e
d
'
indole
psicologica
:
nessuno
è
buon
giudice
nel
suo
caso
particolare
.
Il
piccolo
gruppo
produttore
finisce
inevitabilmente
per
vedere
l
'
interesse
generale
attraverso
il
suo
proprio
e
particolare
.
Si
accusa
il
movimento
della
cooperazione
di
consumo
di
non
realizzare
i
postulati
democratici
.
Ma
che
cosa
è
più
rispondente
al
principio
democratico
?
Che
a
guidarlo
siano
,
in
concreto
,
i
quattro
milioni
e
più
di
cooperatori
o
i
duecentomila
impiegati
?
Non
esaltiamo
poi
troppo
,
dicono
i
Webb
,
la
figura
e
l
'
opera
del
«
produttore
»
.
La
produzione
dei
beni
e
dei
servigi
,
ben
lungi
dal
costituire
la
base
fondamentale
della
vita
sociale
,
viene
e
verrà
assumendo
una
importanza
ognora
decrescente
.
La
democrazia
nel
campo
della
produzione
è
mezzo
,
non
fine
.
Si
lavora
per
vivere
,
non
si
vive
per
lavorare
.
Si
deve
tendere
ad
assicurare
ad
ogni
cittadino
non
tanto
la
libertà
nella
produzione
,
quanto
la
più
larga
libertà
e
possibilità
nella
sua
vita
che
per
tre
quarti
si
svolge
fuori
della
fabbrica
.
Abbiamo
troppo
disprezzato
la
funzione
sociale
del
consumo
.
Anch
'
essa
ha
un
aspetto
creativo
e
positivo
.
Tutta
la
organizzazione
della
comunità
dovrebbe
essere
indirizzata
non
tanto
a
produrre
i
beni
quanto
a
goderli
e
a
farli
godere
nel
modo
migliore
e
più
giusto
.
Con
questo
roseo
epicureismo
il
sogno
cooperativo
è
compiuto
.
Lo
sforzo
di
emancipazione
operaia
è
spacciato
.
La
servitù
nel
mondo
economico
non
scompare
,
ma
si
trasforma
;
servi
dell
'
umanità
,
non
più
del
privato
sfruttatore
.
E
la
questione
sociale
è
risolta
,
la
pace
assicurata
,
il
socialismo
realizzato
...
Il
dissidio
tra
cooperatori
di
consumo
e
di
produzione
,
che
sembrava
oramai
risolto
col
fallimento
del
cooperativismo
di
produzione
,
si
è
riacceso
in
questi
ultimi
anni
fortissimo
in
sede
pratica
e
teorica
per
opera
di
un
gruppo
di
giovani
,
specie
intellettuali
(
Penty
,
Orage
,
Hobson
,
Cole
,
ecc
.
)
.
La
scuola
gildista
,
sorta
per
opera
del
Penty
nel
1907
e
contrassegnata
da
tendenze
socialiste
utopistiche
e
piccoli
borghesi
,
s
'
è
venuta
profondamente
modificando
specie
per
l
'
influsso
del
socialismo
continentale
e
del
mondo
operaio
.
Concorrono
in
essa
svariate
e
contraddittorie
influenze
dall
'
Owen
al
Ruskin
e
al
Morris
,
dal
Marx
al
Sorel
,
diversamente
combinate
nei
singoli
scrittori
.
Ad
un
estremo
ad
esempio
:
il
Penty
,
col
suo
disprezzo
pel
macchinismo
,
per
la
divisione
del
lavoro
,
per
l
'
odierna
economia
a
prezzi
fluttuanti
e
a
produzione
su
grande
scala
,
e
in
sintesi
per
l
'
attuale
civiltà
quantitativa
.
Vecchi
motivi
utopistici
,
vecchi
spunti
ruskiniani
che
si
volatilizzano
al
contatto
colla
realtà
.
In
altri
scrittori
prevalgono
invece
motivi
morali
e
religiosi
.
Cervello
realista
,
spirito
freddo
,
equilibrato
,
dalla
educazione
marxistica
veramente
eccezionale
in
terra
inglese
,
è
G
.
D
.
H
.
Cole
,
di
gran
lunga
il
più
originale
fra
i
gildisti
.
La
sua
critica
contro
il
collettivismo
accentratore
e
la
rosea
ed
anonima
democrazia
dei
consumatori
è
spietata
.
Egli
ha
sentito
come
pochi
altri
,
potentemente
influenzato
dal
sindacalismo
rivoluzionario
,
che
il
succo
della
rivoluzione
socialista
non
sta
tanto
in
un
mutamento
delle
condizioni
e
dei
metodi
di
distribuzione
,
quanto
nel
mutamento
dei
metodi
di
produzione
e
conduzione
delle
imprese
.
Attraverso
una
propaganda
decennale
è
riuscito
ad
imporre
al
movimento
sindacale
,
dando
una
forma
concreta
alle
vaghe
per
quanto
sempre
più
incalzanti
esigenze
e
aspirazioni
delle
masse
,
i
due
motivi
fondamentali
di
lotta
:
controllo
operaio
e
autogoverno
nell
'
industria
.
L
'
operaio
cosa
,
numero
,
materia
grigia
estranea
alla
vita
della
fabbrica
moderna
deve
riacquistare
in
seno
alla
fabbrica
,
e
non
fuori
come
vogliono
i
Webb
,
tutta
la
personalità
.
Il
problema
operaio
è
problema
di
coscienza
,
di
dignità
,
di
libertà
.
Gli
operai
stessi
non
si
accontentano
più
del
semplice
«
miglioramento
»
economico
;
il
fine
che
intendono
raggiungere
colla
Trade
-
Union
si
allarga
,
si
sposta
;
vogliono
divenire
attivi
compartecipi
della
vita
della
azienda
.
La
simpatia
per
le
gilde
medievali
non
vuol
significare
il
desiderio
di
copiare
la
struttura
del
mondo
corporativo
.
Ma
lo
spirito
animatore
delle
gilde
medievali
dove
l
'
ente
e
i
lavoratori
associati
in
uno
coll
'
opera
da
compiere
erano
una
cosa
sola
viva
e
vibrante
,
dove
il
principio
dell
'
autogoverno
era
normalmente
praticato
,
dove
non
si
disprezzavano
le
esigenze
artistiche
e
qualitative
,
ecco
ciò
che
il
mondo
moderno
può
,
deve
imparare
volgendo
lo
sguardo
al
passato
.
La
democrazia
dei
consumatori
è
un
bubbola
,
una
truffa
volgare
.
Nessuna
vera
democrazia
può
basarsi
su
un
elemento
indifferenziato
e
negativo
quale
è
il
consumo
.
Si
potrebbero
ripetere
le
caustiche
parole
del
Pareto
:
Se
un
legame
solidale
può
instaurarsi
tra
gli
uomini
perché
consumano
,
allora
un
eguale
legame
solidale
può
instaurarsi
tra
gli
uomini
perché
portano
vesti
,
camminano
,
respirano
...
La
solidarietà
,
questo
mistero
psicologico
,
che
di
fatto
necessita
per
affermarsi
d
'
essere
diretta
contro
qualcuno
o
qualche
cosa
,
è
tanto
più
forte
quanto
più
ristretto
,
anche
numericamente
,
è
l
'
ambito
nel
quale
si
palesa
e
più
vivaci
,
possenti
,
positivi
sono
gli
interessi
dai
quali
scaturisce
.
Non
sappiamo
che
farcene
,
dicono
i
gildisti
riprendendo
e
realizzando
il
concetto
soreliano
di
produttore
,
di
una
pseudo
democrazia
basata
sulla
massa
grigia
ed
assenteista
dei
consumatori
dove
,
per
il
solo
fatto
del
consumo
,
l
'
imperatore
di
tutte
le
Indie
può
teoricamente
esser
socio
nella
medesima
cooperativa
coll
'
ultimo
disgraziato
di
East
End
.
Non
sappiamo
che
farcene
di
un
mutamento
sociale
che
elimini
il
padrone
singolo
,
l
'
imprenditore
privato
,
per
regalarci
il
padrone
collettivo
,
sia
esso
Stato
,
comune
,
cooperativa
.
La
guerra
colla
onnipotenza
della
burocrazia
statale
ce
lo
ha
dimostrato
a
sufficienza
.
Il
problema
delle
ineguaglianze
nella
distribuzione
è
certo
importantissimo
;
ma
se
per
risolvere
quello
occorre
riaffermare
in
eterno
la
schiavitù
del
produttore
,
è
preferibile
,
almeno
in
un
primo
tempo
,
un
sistema
per
cui
la
direzione
e
il
controllo
dell
'
industria
vengano
esercitate
cumulativamente
da
operai
e
imprenditori
.
Potere
e
responsabilità
nel
campo
della
produzione
hanno
da
essere
dei
produttori
.
La
forma
attuale
di
democrazia
poggiata
sul
suffragio
universale
,
pur
avendo
una
indubbia
funzione
,
non
provvede
agli
affari
della
comunità
in
base
al
positivo
volere
dei
suoi
membri
.
Il
suffragio
universale
,
come
diceva
tra
noi
il
Salvemini
,
è
più
una
forza
negativa
.
Il
potere
economico
precede
il
politico
.
Finché
nella
organizzazione
economica
domina
l
'
autocrazia
,
la
casta
,
la
divisione
in
classi
,
non
si
può
parlare
di
vera
democrazia
.
Lo
Stato
(
altro
motivo
sindacalista
-
marxista
)
va
distrutto
o
grandemente
mutilato
.
Esso
è
oggi
il
comitato
di
affari
della
classe
dominante
.
Col
cadere
del
privilegio
economico
e
col
libero
riorganizzarsi
della
produzione
per
opera
di
gruppi
autonomi
federali
di
produttori
,
avremo
non
più
uno
,
ma
due
,
ma
più
Stati
.
Ogni
associazione
sostanzialmente
è
Stato
.
La
trasformazione
dovrà
poggiare
sul
sindacato
.
Oggi
il
moto
sindacale
è
estraneo
alla
conduzione
delle
industrie
,
può
imporre
solo
proibizioni
.
Dovrebbe
interessarsi
del
lato
positivo
,
reclamare
il
diritto
di
regolare
l
'
assunzione
e
il
licenziamento
della
manodopera
,
partecipare
almeno
in
parte
alla
direzione
e
al
controllo
delle
imprese
,
imporre
il
diritto
di
elezione
o
comunque
di
scelta
dei
sorveglianti
da
parte
degli
interessati
.
Per
ogni
funzione
che
richiede
una
cooperazione
di
volontà
come
tipicamente
segue
nel
mondo
industriale
moderno
,
occorre
che
il
dirigente
immediato
sia
imposto
dal
basso
.
Certo
l
'
evoluzione
in
questo
campo
sarà
lentissima
,
perché
gli
operai
furono
purtroppo
abituati
a
considerare
coloro
che
detengono
l
'
autorità
nella
industria
capitalistica
come
i
loro
naturali
nemici
,
e
non
possono
,
di
un
tratto
,
mutare
i
loro
costumi
...
I
gildisti
si
rendono
perfettamente
conto
della
lentezza
del
processo
di
realizzazione
specie
per
quanto
ha
riguardo
al
lato
morale
.
Mentre
il
socialismo
di
Stato
,
come
ben
dice
il
Bauer
,
è
sempre
possibile
a
qualunque
grado
di
sviluppo
sia
arrivata
la
massa
dei
lavoratori
,
un
socialismo
invece
che
debba
avere
per
base
il
«
self
governing
workshop
»
,
cioè
l
'
autodirezione
delle
aziende
,
è
possibile
solo
quando
la
classe
lavoratrice
,
con
la
progressiva
estensione
dei
suoi
controlli
sull
'
industria
,
abbia
già
acquistata
la
capacità
intellettuale
e
morale
,
che
è
premessa
necessaria
alla
direzione
industriale
indipendente
.
Sarebbe
quindi
erroneo
voler
affrettatamente
concludere
sulla
base
delle
recenti
esperienze
,
per
ora
non
troppo
felici
.
L
'
unità
economica
elementare
è
la
gilda
.
È
sì
una
cooperativa
di
produzione
,
ma
a
base
nazionale
federata
con
tutte
le
altre
gilde
ed
emanazione
della
rispettiva
organizzazione
sindacale
.
Non
deve
tendere
al
conseguimento
dei
profitti
,
ma
produrre
sulla
base
del
costo
avendo
speciale
riguardo
alla
qualità
dei
prodotti
:
realizzando
la
più
stretta
intimità
fra
lavoratori
manuali
e
tecnici
ed
organizzandosi
nel
modo
più
democratico
.
Il
salario
ha
da
essere
commisurato
ai
bisogni
dell
'
esistenza
,
s
'
intende
entro
certi
limiti
,
e
soprattutto
avere
carattere
di
continuità
.
La
gilda
deve
garantire
sempre
,
in
ogni
eventualità
(
malattia
,
disoccupazione
)
i
mezzi
di
sussistenza
.
Nell
'
amministrazione
interna
la
gilda
sarebbe
libera
dalla
ingerenza
di
altri
organi
,
Stato
compreso
.
Ma
allorquando
entra
in
rapporti
con
altri
enti
,
allorquando
si
tratta
di
indirizzare
la
produzione
e
di
stabilire
i
prezzi
delle
merci
,
la
decisione
spetterebbe
ad
un
comitato
misto
dove
,
oltre
ai
rappresentanti
della
gilda
,
siederebbero
i
rappresentanti
degli
interessi
generali
(
Stato
,
municipalità
,
cooperativa
di
consumo
)
.
Lo
Stato
,
in
un
regime
gildista
,
sarebbe
solo
nominalmente
il
proprietario
di
tutti
i
beni
delle
gilde
.
Grandi
differenze
quindi
dalle
nostre
cooperative
di
produzione
non
appaiono
,
salvo
per
quanto
ha
riguardo
alla
maggiore
vastità
dell
'
organismo
concepito
,
e
come
vedremo
,
alla
struttura
interna
della
gilda
.
Le
prime
esperienze
che
si
sono
avute
in
Inghilterra
tra
il
'21
e
il
'23
non
furono
sempre
fortunate
,
e
seguirono
in
uno
degli
ambienti
più
conservatori
dell
'
unionismo
inglese
ed
economicamente
arretrato
,
cioè
nella
industria
edilizia
dove
le
necessità
di
capitale
sono
minori
e
più
facile
era
ottenere
lavoro
specie
dagli
enti
pubblici
e
cooperativi
per
la
crisi
degli
alloggi
.
Ciascuna
gilda
è
retta
da
un
comitato
di
gilda
composto
dai
rappresentanti
delle
organizzazioni
degli
operai
e
tecnici
della
industria
edile
della
regione
.
È
una
sorta
di
consiglio
di
amministrazione
cui
spettano
la
nomina
dei
dirigenti
e
la
direzione
dell
'
impresa
.
Può
suddividersi
in
sottocomitati
per
le
varie
questioni
ed
in
questi
una
metà
dei
posti
è
riservata
ai
delegati
dei
lavoratori
impiegati
nella
gilda
.
Abbiamo
inoltre
il
comitato
di
fabbrica
o
consiglio
di
azienda
eletto
dagli
operai
di
ogni
gilda
con
funzioni
tecnico
-
disciplinari
e
al
quale
spetta
la
nomina
dei
sorveglianti
.
In
pratica
nei
primi
tempi
questo
dualismo
nella
direzione
fu
assai
dannoso
e
si
palesò
fonte
di
discussioni
e
di
crisi
.
Si
volle
assurdamente
rinunciare
dapprima
ad
ogni
capitale
di
esercizio
ritenendo
che
fosse
sufficiente
ottenere
anticipi
settimanali
dai
clienti
.
Col
risultato
di
far
sorgere
le
gilde
come
funghi
,
senza
conveniente
preparazione
.
Solo
più
tardi
,
nel
'22
,
fu
sottoscritto
dal
sindacato
degli
edili
un
prestito
di
150.000
sterline
.
Nel
frattempo
si
costituirono
organismi
federali
.
La
«
National
Building
Guild
»
cui
facevano
capo
circa
140
gilde
edilizie
e
un
«
Consiglio
nazionale
»
.
La
depressione
economica
fu
la
causa
più
che
altro
occasionale
della
crisi
che
nel
dicembre
1922
condusse
al
fallimento
molte
gilde
,
compresa
la
National
Building
Guild
.
Mancò
in
molti
casi
una
sufficiente
preparazione
morale
,
difettarono
per
errore
teorico
i
capitali
,
ci
si
volle
tenere
troppo
aderenti
allo
schema
ideale
.
Talora
anche
dal
lato
disciplinare
e
direzione
tecnica
i
risultati
non
furono
brillanti
.
Il
dualismo
tra
il
comitato
di
gilda
ed
il
comitato
di
fabbrica
fu
assai
dannoso
;
il
secondo
voleva
intervenire
in
ogni
questione
anche
tecnica
.
Salvo
casi
rarissimi
sul
mercato
libero
fu
impossibile
sostenere
la
concorrenza
.
Non
è
detto
davvero
che
il
semifiasco
sia
definitivo
.
Molti
errori
si
eviteranno
per
l
'
avvenire
.
Le
gilde
ancora
in
piedi
hanno
mutato
i
sistemi
di
conduzione
.
Intanto
i
postulati
gildisti
e
soprattutto
lo
spirito
con
cui
i
gildisti
guardano
al
problema
operaio
hanno
profondamente
permeato
il
mondo
unionistico
britannico
.
Ad
esempio
la
federazione
minatori
che
prima
della
guerra
chiedeva
la
nazionalizzazione
e
l
'
amministrazione
statale
,
dopo
le
esperienze
belliche
,
presentò
nel
'19
alla
Coal
Industry
Commission
uno
schema
di
nazionalizzazione
schiettamente
gildista
.
L
'
idea
del
controllo
e
della
condirezione
nella
industria
che
specie
nel
periodo
bellico
si
diffuse
grandemente
indubbiamente
tornerà
sulle
scene
appena
superata
la
crisi
attuale
.
Altra
proposta
gildista
che
ha
avuto
sinora
parziali
applicazioni
è
la
stipulazione
di
contratti
collettivi
tra
Trade
-
Unions
e
imprenditore
per
la
fornitura
della
manodopera
necessaria
già
inquadrata
,
sorveglianti
compresi
;
così
che
l
'
imprenditore
remunererebbe
non
più
il
singolo
operaio
ma
il
sindacato
che
penserebbe
poi
alla
redistribuzione
.
Queste
due
opposte
concezioni
del
divenire
socialistico
che
si
sono
venute
drammaticamente
scontrando
in
Inghilterra
meritano
più
ampio
studio
e
col
presente
ho
inteso
quasi
esclusivamente
limitarmi
alla
parte
informativa
.
L
'
esperienza
inglese
non
ha
favorito
per
ora
i
primi
accenni
ad
un
movimento
di
cooperazione
nel
campo
della
produzione
che
,
partendo
dal
sindacato
professionale
,
evitasse
gli
errori
e
gli
egoismi
di
molte
cooperative
di
produzione
.
In
Germania
i
risultati
delle
gilde
edili
sono
assai
più
confortanti
.
Sta
poi
di
fatto
che
il
movimento
cooperativo
di
consumo
,
anche
universalizzandosi
come
predicono
i
Webb
,
non
può
risolvere
quello
che
si
avvia
ad
essere
nei
paesi
più
evoluti
il
problema
fondamentale
,
il
problema
della
emancipazione
operaia
.
La
cooperazione
di
consumo
non
elimina
il
salariato
,
né
gli
scioperi
,
né
gli
urti
di
categoria
.
In
questo
contrasto
tra
una
aspirazione
di
libertà
e
di
autogoverno
rispondente
alle
esigenze
di
masse
sempre
più
vaste
di
lavoratori
e
una
realtà
che
non
ne
permette
almeno
per
ora
in
Inghilterra
una
rapida
concretazione
,
sta
la
vera
crisi
del
mondo
del
lavoro
britannico
e
la
sorgente
delle
lotte
future
.
Il
circolo
vizioso
non
si
spezza
colla
cooperazione
di
consumo
,
né
sembra
per
ora
superabile
coi
metodi
gildisti
.
Né
si
supera
con
una
spallata
rivoluzionaria
che
non
può
mutare
l
'
ambiente
economico
.
Solo
l
'
esperienza
,
liberamente
attuata
,
coi
suoi
risultati
magari
dapprima
dolorosi
e
negativi
,
potrà
indicarci
la
via
nuova
negli
anni
a
venire
.
StampaPeriodica ,
Nei
sei
anni
che
tennero
dietro
a
Versailles
l
'
Europa
ha
cercato
un
equilibrio
di
pace
seguendo
successivamente
due
vie
opposte
.
L
'
immediato
dopo
guerra
fu
dominato
da
preoccupazioni
e
suscettibilità
nazionaliste
.
Non
era
un
nazionalismo
pericoloso
perché
non
si
esprimeva
in
vere
e
proprie
ambizioni
ma
in
una
piccola
politica
scontrosa
,
di
corte
vedute
.
Ispiratori
Poincaré
,
Theunis
,
Bonar
Law
,
ecc
.
;
risultato
:
l
'
avventura
delle
riparazioni
.
Con
lo
scacco
di
Ludendorf
in
Baviera
,
il
venir
meno
delle
inquietudini
rivoluzionarie
in
Sassonia
,
Ungheria
,
Italia
,
furono
tolti
anche
i
pretesti
di
questa
mentalità
.
Così
la
liquidazione
della
crisi
economica
mondiale
portò
all
'
esperimento
di
sinistra
:
Mac
Donald
,
Herriot
,
Marx
.
Questo
esperimento
fallì
prima
di
cominciare
,
benché
l
'
indirizzo
di
politica
estera
inaugurato
durante
la
parentesi
democratica
sia
anche
oggi
in
rigore
.
Il
fallimento
delle
sinistre
è
dovuto
alla
situazione
interna
di
tutti
i
paesi
d
'
Europa
.
Le
classi
operaie
non
sono
in
grado
di
conquistare
il
potere
politico
e
dal
1914
in
poi
le
classi
medie
,
col
loro
stupido
chauvinisme
si
sono
alleate
alla
causa
delle
classi
dominanti
e
dei
poteri
costituiti
.
Lo
Stato
democratico
non
è
riuscito
a
diventare
Stato
autonomista
;
i
poteri
locali
sono
sempre
alla
mercé
del
centro
;
la
strapotenza
del
potere
centrale
riduce
le
classi
medie
a
funzioni
parassitarie
,
le
rende
burocratiche
e
schiave
.
La
guerra
ha
spogliato
economicamente
le
classi
medie
,
togliendo
loro
con
l
'
indipendenza
economica
la
dignità
e
l
'
iniziativa
politica
:
per
vivere
esse
hanno
dovuto
ricorrere
allo
Stato
;
accettandone
un
impiego
sono
diventate
complici
dei
poteri
costituiti
.
A
questo
si
riduce
la
crisi
delle
democrazie
in
Europa
.
In
Inghilterra
,
in
Francia
,
in
Belgio
,
in
Germania
si
ha
dunque
una
situazione
conservatrice
.
Il
mondo
non
va
né
a
destra
né
a
sinistra
.
Nei
quattro
tipici
Stati
centro
-
occidentali
le
democrazie
sono
vinte
ma
non
sgominate
.
In
tutti
e
quattro
però
la
reazione
sembra
definitivamente
allontanata
:
un
colpo
di
forza
o
una
avventura
militare
sono
diventati
difficili
e
improbabili
.
Sono
dunque
in
errore
in
Italia
tanto
i
fascisti
i
quali
parlano
di
internazionale
fascista
e
vantano
i
consensi
che
vengono
a
Mussolini
dall
'
estero
quanto
le
opposizioni
che
vedono
nella
situazione
internazionale
un
elemento
di
instabilità
del
governo
presente
in
Italia
.
Se
si
vuol
discutere
intorno
al
prestigio
dell
'
Italia
all
'
estero
bisogna
portare
altri
argomenti
e
partire
da
un
altro
punto
di
vista
.
L
'
importanza
dell
'
Italia
nella
politica
europea
dipendeva
direttamente
e
oggettivamente
dall
'
esistenza
di
una
forte
Austria
e
di
una
Turchia
pericolosa
.
In
queste
condizioni
un
ruolo
decisivo
era
sempre
assicurato
all
'
Italia
nel
dissidio
tra
Europa
centrale
e
occidentale
.
D
'
altra
parte
l
'
Inghilterra
era
necessariamente
interessata
all
'
esistenza
di
uno
Stato
libero
e
liberale
nel
Mediterraneo
contro
ogni
pericolo
che
venisse
da
Oriente
.
Mancando
questa
felice
situazione
(
che
fu
sfruttata
a
suo
tempo
da
Venezia
e
nel
secolo
scorso
da
Cavour
)
la
funzione
europea
dell
'
Italia
diminuisce
nel
momento
stesso
in
cui
essa
abbatte
l
'
Impero
d
'
Asburgo
.
Il
centro
della
politica
è
definitivamente
sul
Reno
;
il
Mediterraneo
si
avvia
a
una
seconda
decadenza
;
le
tre
penisole
meridionali
restano
abbandonate
al
loro
isolamento
,
tutte
e
tre
dominate
all
'
interno
da
difficilissime
situazioni
agrarie
.
L
'
Italia
è
più
povera
delle
altre
due
penisole
;
ma
nonostante
la
retorica
e
la
vanità
nazionalista
che
la
travaglia
,
ha
lavorato
più
fermamente
da
due
secoli
in
qua
per
salvarsi
dal
tramonto
delle
razze
meridionali
.
L
'
industrialismo
del
triangolo
Genova
-
Torino
-
Milano
,
la
questione
meridionale
,
l
'
immaturità
della
lotta
politica
,
lo
spirito
medioevale
delle
classi
agrarie
,
la
crisi
del
cattolicesimo
rimangono
tuttavia
come
le
tragiche
incognite
del
nostro
avvenire
.
Il
fascismo
è
un
episodio
di
questi
problemi
e
di
queste
incertezze
.
Niente
possono
capire
gli
stranieri
di
tali
crisi
.
Un
antifascista
all
'
estero
si
trova
a
parlare
un
gergo
assurdo
.
Quei
ventimila
intellettuali
o
politici
,
non
ispirati
dall
'
Agenzia
Havas
o
dagli
eredi
di
Northeliffe
,
onesti
e
colti
,
che
in
tutti
i
paesi
civili
rappresentano
la
parte
più
intelligente
dei
ceti
medi
,
non
vedono
di
buon
occhio
il
fascismo
ma
vi
disarmano
con
la
loro
ingenuità
a
base
di
Risorgimento
e
di
liberalismo
.
La
loro
protesta
è
indice
di
nobili
cuori
,
ripugnanti
alla
violenza
e
alla
demagogia
,
ma
sopravaluta
gli
italiani
credendo
che
essi
soffrano
per
la
libertà
perduta
.
Un
esempio
caratteristico
di
questa
candida
fiducia
dei
liberali
inglesi
nella
maturità
dell
'
Italia
si
ha
nella
nota
lettera
di
Steed
.
Naturalmente
questi
antifascisti
europei
sono
una
minoranza
.
Le
plebi
a
cui
si
dirigono
il
Daily
Mail
e
il
Petit
Parisien
amano
invece
la
demagogia
sovversiva
della
reazione
.
Mussolini
gode
di
una
popolarità
indiscussa
tra
i
piccoli
borghesi
di
tutto
il
mondo
.
Il
suo
prestigio
deriva
dal
mito
antibolscevico
.
Tutti
sanno
che
il
movimento
operaio
in
Italia
è
stato
stroncato
dalle
sue
debolezze
interne
nella
primavera
del
1920
ben
prima
che
si
formassero
le
squadre
d
'
azione
.
Ma
queste
sottigliezze
sfuggono
a
osservatori
superficiali
privi
di
qualunque
preparazione
a
comprendere
le
cose
italiane
.
Si
ebbero
forti
diffidenze
verso
Mussolini
all
'
estero
nel
principio
del
suo
esperimento
.
Si
temeva
l
'
eredità
di
Napoleone
III
,
il
turbamento
della
pace
europea
.
Dopo
Corfù
questi
timori
sono
svaniti
.
Ora
Mussolini
è
inquadrato
nei
piani
conservatori
delle
Potenze
occidentali
.
Dal
Foreign
Office
e
dal
Quai
d
'
Orsay
si
vede
con
simpatia
un
Governo
antibolscevico
nel
Mediterraneo
come
in
Polonia
,
in
Bulgaria
,
in
Cecoslovacchia
.
Le
classi
dominanti
inglesi
rappresentate
dal
Morning
Post
,
il
radicalismo
plutocratico
caillauttista
,
il
nazionalismo
belga
valutano
l
'
Italia
con
machiavellica
noncuranza
dal
punto
di
vista
della
sua
efficienza
esterna
:
non
nutrono
preoccupazioni
sulla
proclamata
capacità
rivoluzionaria
della
marcia
su
Roma
,
paghi
che
a
Roma
le
iniziative
di
politica
estera
non
creino
imbarazzi
alla
politica
di
accerchiamento
della
Russia
.
La
politica
europea
va
riducendosi
al
duello
tra
Russia
e
Inghilterra
preveduto
da
Marx
,
se
pure
in
forma
opposta
;
e
l
'
Inghilterra
conservatrice
gioca
sulla
paura
del
bolscevismo
per
non
lasciare
agli
altri
popoli
iniziative
politiche
.
StampaPeriodica ,
I
Fin
dal
III
Congresso
del
partito
(
Lione
)
,
ed
anzi
già
durante
le
discussioni
preparatorie
del
congresso
che
si
tennero
nel
1925
,
nell
'
Ufficio
politico
e
nel
Comitato
centrale
,
si
affacciò
la
necessità
di
dare
un
programma
al
partito
.
Superata
la
crisi
interna
e
conquistata
una
superiore
maturità
ideologica
e
politica
il
partito
cominciò
a
vedere
i
problemi
della
rivoluzione
italiana
e
i
propri
compiti
con
occhi
nuovi
.
Fino
al
1923-1924
noi
ci
sentivamo
il
partito
di
una
frazione
del
proletariato
,
di
una
frazione
che
voleva
diventare
maggioranza
attraverso
la
«
conquista
molecolare
»
dei
proletari
e
limitandosi
ad
operare
entro
gli
organismi
tradizionali
del
proletariato
italiano
.
Questa
ristrettezza
del
nostro
campo
politico
limitò
la
nostra
azione
e
impedì
al
partito
di
presentarsi
di
fronte
alle
grandi
masse
come
il
partito
del
proletariato
italiano
e
la
guida
di
tutta
la
popolazione
lavoratrice
.
Basta
rievocare
la
posizione
assunta
dal
partito
in
numerose
occasioni
,
dal
1921
alla
fine
del
1923
,
per
convincersene
.
È
verso
la
seconda
metà
del
1924
(
crisi
Matteotti
)
che
noi
incominciamo
ad
avere
un
respiro
politico
più
ampio
,
ed
a
manovrare
nel
giuoco
delle
forze
politiche
per
presentarci
come
un
«
partito
di
governo
»
di
fronte
alle
masse
lavoratrici
.
Dal
periodo
che
si
potrebbe
chiamare
«
di
organizzazione
»
passiamo
al
periodo
della
vera
e
propria
azione
politica
.
Non
vorrei
che
i
compagni
fossero
tratti
a
credere
che
io
pensi
che
i
due
periodi
si
caratterizzano
nettamente
e
che
essi
diano
,
come
i
momenti
di
un
processo
logico
,
la
spiegazione
dello
sviluppo
del
nostro
partito
.
Infatti
non
è
vero
che
dal
1921
al
1924
noi
ci
siamo
occupati
di
organizzazione
e
non
di
politica
;
né
è
possibile
pensare
che
dopo
il
1924
noi
abbiamo
trascurato
o
sottovalutato
i
problemi
di
organizzazione
.
Il
periodo
1921-1924
è
prevalentemente
«
interno
»
e
di
propaganda
;
nel
secondo
quello
nel
quale
siamo
tuttora
noi
affrontiamo
tutti
i
problemi
interni
ed
esterni
:
il
partito
vede
meglio
,
anzi
,
i
problemi
interni
e
li
risolve
nella
misura
e
nel
modo
in
cui
è
capace
di
vedere
e
di
affrontare
i
propri
compiti
politici
.
Il
momento
tipico
del
passaggio
dall
'
uno
all
'
altro
periodo
è
stato
quello
della
trasformazione
organica
del
partito
sulla
base
delle
cellule
.
Dal
1924-1925
in
poi
non
ci
sentiamo
più
il
partito
di
una
frazione
del
proletariato
,
ma
il
partito
politico
rivoluzionario
del
proletariato
,
di
tutto
il
proletariato
italiano
.
A
questo
risultato
siamo
giunti
liberandoci
dagli
ultimi
residui
della
ideologia
massimalista
(
dei
quali
si
nutriscono
oggi
avidamente
i
gruppi
di
opposizione
che
sono
fuori
del
nostro
partito
)
ed
affrontando
risolutamente
i
problemi
della
strategia
e
della
tattica
seguendo
gli
insegnamenti
del
marxismo
-
leninismo
,
sulla
base
della
analisi
della
struttura
della
società
italiana
,
dello
sviluppo
del
capitalismo
italiano
e
delle
contraddizioni
che
esso
genera
,
della
formazione
e
del
movimento
delle
classi
;
cioè
impossessandoci
del
metodo
di
analisi
marxista
.
II
Il
bisogno
di
darci
il
programma
è
coinciso
con
l
'
allargarsi
della
visione
dei
nostri
compiti
storici
e
politici
.
Non
tutti
i
compagni
,
è
vero
,
vedono
ancora
tutti
questi
compiti
e
sanno
adeguare
ad
essi
la
propria
azione
.
Non
tutti
i
compagni
riescono
ancora
a
concepire
il
carattere
«
popolare
»
e
«
nazionale
»
della
rivoluzione
proletaria
,
che
il
partito
rivoluzionario
del
proletariato
deve
trascinare
e
dirigere
tutta
la
popolazione
lavoratrice
,
che
esso
deve
avere
,
perciò
,
un
programma
di
azione
applicando
il
quale
esso
riesce
a
portare
alla
insurrezione
ed
alla
lotta
per
il
potere
le
masse
decisive
del
proletariato
urbano
e
dei
lavoratori
della
campagna
,
e
deve
avere
un
programma
di
governo
«
nazionale
»
dei
lavoratori
che
risponda
ai
bisogni
e
agli
interessi
della
totalità
della
popolazione
lavoratrice
,
cioè
della
stragrande
maggioranza
della
popolazione
.
La
debolezza
ideologica
e
politica
che
è
restata
in
alcuni
strati
del
nostro
partito
,
e
che
dovrà
essere
e
sarà
necessariamente
superata
nel
corso
del
nostro
lavoro
,
trova
una
spiegazione
nelle
condizioni
estremamente
difficili
che
ci
sono
state
fatte
dalla
situazione
italiana
,
durante
gli
otto
anni
della
nostra
esistenza
.
Nelle
nostre
file
,
tuttora
,
il
rivoluzionarismo
della
frase
sostituisce
qua
e
là
il
rivoluzionarismo
marxista
.
La
coscienza
del
«
governo
»
,
del
«
potere
»
,
dello
«
Stato
»
che
si
forma
e
si
sviluppa
nel
partito
,
il
quale
è
«
governo
»
,
è
«
potere
»
,
è
«
Stato
»
in
sviluppo
non
è
ben
radicata
tra
noi
.
È
pur
vero
che
questa
«
coscienza
»
si
sviluppa
con
lo
sviluppo
stesso
del
processo
rivoluzionario
e
si
allarga
fino
a
diventare
coscienza
di
tutto
il
proletariato
;
ma
essa
è
anche
un
eccitatore
del
processo
e
ne
determina
la
orientazione
.
Date
,
quindi
,
al
partito
il
programma
vuol
dire
rafforzare
in
esso
la
coscienza
del
potere
,
elevarlo
politicamente
nella
comprensione
dei
gravissimi
compiti
che
esso
deve
assolvere
.
Ma
dare
il
programma
al
partito
vuol
dire
anche
dare
il
programma
al
proletariato
,
vuol
dire
porre
il
partito
comunista
di
fronte
a
tutto
il
proletariato
come
il
proprio
e
solo
partito
,
accelerare
il
dislocamento
degli
operai
e
dei
salariati
agricoli
verso
il
loro
partito
;
e
quindi
porre
il
proletariato
,
dinanzi
alle
grandi
masse
popolari
,
come
l
'
erede
e
il
solo
erede
della
borghesia
e
del
capitalismo
al
potere
.
III
La
necessità
per
il
nostro
partito
di
avere
il
programma
non
è
contestabile
,
e
credo
che
non
sarà
contestata
.
Piuttosto
da
molte
parti
ci
si
domanderà
:
«
Ma
il
PCI
non
aveva
già
un
programma
?
E
se
non
lo
aveva
come
è
potuto
andare
avanti
per
otto
anni
?
È
possibile
che
il
partito
si
dia
il
programma
solo
dopo
otto
o
nove
anni
di
esistenza
?
»
.
A
domande
simili
noi
già
rispondemmo
trattando
della
questione
del
programma
della
Internazionale
comunista
.
Noi
siamo
arrivati
al
programma
della
Internazionale
comunista
attraverso
ad
una
esperienza
complessa
.
Ma
ciò
non
vuoi
dire
che
dal
1919
(
e
io
direi
meglio
dal
1917
)
la
Internazionale
comunista
marciasse
alla
giornata
.
Tutti
i
documenti
fondamentali
,
dal
I
Congresso
della
Internazionale
in
poi
,
sono
stati
dei
documenti
programmatici
o
hanno
fissato
problemi
di
tattica
generale
.
Il
programma
della
Internazionale
comunista
coordina
tutta
la
imponente
esperienza
ideologica
e
politica
della
Internazionale
nel
corso
dei
suoi
primi
nove
anni
di
vita
e
presenta
,
per
la
prima
volta
dopo
il
1847
,
un
documento
che
fissa
gli
obiettivi
della
lotta
rivoluzionaria
del
partito
comunista
mondiale
.
Anche
noi
abbiamo
dovuto
seguire
la
strada
delle
esperienze
ideologiche
e
politiche
del
nostro
partito
per
giungere
alla
formulazione
del
programma
.
Ma
ciò
non
vuol
dire
che
il
nostro
partito
,
dal
1921
,
abbia
marciato
alla
giornata
.
Al
Congresso
di
Livorno
(
San
Marco
,
1921
)
noi
non
abbiamo
approvato
un
programma
,
bensì
una
mozione
programmatica
della
forma
di
quelle
che
erano
adottate
dai
partiti
della
seconda
Internazionale
Questa
mozione
è
una
dichiarazione
di
principio
del
comunismo
marxista
la
quale
può
e
deve
essere
accettata
da
chiunque
si
richiami
al
marxismo
rivoluzionario
.
Essa
non
è
però
né
un
programma
della
Internazionale
comunista
(
perché
vi
mancano
l
'
analisi
della
situazione
mondiale
del
capitalismo
,
la
descrizione
del
processo
che
porta
alla
morte
inevitabile
del
capitalismo
,
l
'
analisi
delle
forze
motrici
rivoluzionarie
mondiali
,
le
direttive
della
lotta
per
la
dittatura
proletaria
,
la
indicazione
di
che
cosa
farà
il
proletariato
quando
avrà
preso
il
potere
,
ecc
.
)
né
è
un
programma
del
PCI
(
perché
vi
mancano
l
'
analisi
della
struttura
del
capitalismo
italiano
,
della
formazione
e
dei
rapporti
fra
le
classi
della
società
italiana
,
della
stabilizzazione
italiana
,
la
indicazione
dei
compiti
che
si
pongono
al
PCI
per
realizzare
il
blocco
operaio
-
contadino
,
ecc
.
ecc
.
)
La
mozione
programmatica
di
Livorno
non
fu
essa
a
distinguerci
dai
cosiddetti
comunisti
unitari
(
massimalisti
)
e
dagli
opportunisti
.
I
massimalisti
,
infatti
,
non
potevano
allora
non
aderire
ai
principi
espressi
nella
nostra
mozione
,
e
la
loro
grande
maggioranza
non
sarebbe
aliena
dall
'
approvarli
,
a
parole
,
anche
oggi
.
I
punti
di
differenziazione
tra
noi
e
i
massimalisti
,
nel
1921
,
furono
precisamente
i
rapporti
internazionali
ed
i
problemi
concreti
della
rivoluzione
italiana
;
il
che
è
quanto
dire
che
il
dissenso
che
portò
alla
scissione
fu
determinato
non
già
da
una
divergenza
sui
principi
generali
,
divergenza
che
gli
opportunisti
negano
sempre
,
ma
da
una
divergenza
decisiva
sul
terreno
della
applicazione
dei
principi
generali
ai
problemi
concreti
della
rivoluzione
italiana
.
È
in
questo
momento
che
l
'
opportunismo
centrista
si
svela
,
sempre
.
La
discussione
con
i
centristi
e
la
divisione
da
essi
nel
Congresso
socialista
di
Livorno
,
avvennero
:
a
)
sui
ventuno
punti
posti
dalla
Internazionale
comunista
come
condizione
per
la
entrata
dei
partiti
socialisti
nella
organizzazione
comunista
mondiale
,
e
quindi
sulla
esclusione
dei
riformisti
e
degli
opportunisti
del
PSI
,
sulla
centralizzazione
rivoluzionaria
dei
partiti
e
della
Internazionale
comunista
,
sul
compito
delle
frazioni
comuniste
,
sui
rapporti
tra
partiti
e
sindacati
,
ecc
.
;
b
)
sulla
contemporaneità
internazionale
della
rivoluzione
,
teoria
evocata
dai
riformisti
e
dagli
opportunisti
per
mascherare
la
loro
profonda
essenza
controrivoluzionaria
,
e
contro
la
quale
i
comunisti
allora
si
batterono
(
questa
teoria
è
oggi
passata
nel
patrimonio
ideologico
della
opposizione
sedicente
di
«
sinistra
»
la
quale
,
al
contrario
,
è
una
opposizione
di
destra
mascherata
)
;
c
)
sui
problemi
agrario
,
nazionale
e
coloniale
.
Il
dissenso
fu
perciò
programmatico
;
ma
il
nostro
programma
non
era
stato
elaborato
,
precisato
,
era
generico
,
si
riallacciava
a
taluni
elementi
generali
(
in
specie
ai
documenti
fondamentali
del
II
Congresso
della
Internazionale
)
.
Se
noi
avessimo
potuto
(
ma
ciò
non
era
possibile
)
presentarci
a
Livorno
con
un
programma
organico
,
il
dissenso
con
i
centristi
e
con
gli
opportunisti
sarebbe
stato
ancora
,
immediatamente
,
più
profondo
e
appariscente
.
IV
Ma
potevamo
noi
andare
a
Livorno
con
il
programma
?
E
,
prima
di
tutto
,
che
cosa
significa
avere
un
programma
?
Avere
un
programma
significa
realizzare
il
massimo
di
unità
ideologica
nell
'
interno
del
partito
.
Avevamo
noi
questa
unità
ideologica
interna
nel
gennaio
1921
?
No
:
noi
non
l
'
avevamo
.
Il
nostro
partito
si
era
formato
attraverso
alla
fusione
di
tre
aggruppamenti
:
la
frazione
astensionista
del
PSI
(
Bordiga
)
;
il
gruppo
dell
'
Ordine
nuovo
(
Gramsci
)
,
la
sinistra
socialista
rivoluzionaria
(
Gennari
-
Bombacci
-
Marabini
,
ecc
.
)
.
Questi
tre
aggruppamenti
muovevano
da
posizioni
ideologiche
differenti
,
più
o
meno
sviluppate
,
ed
erano
fusi
nella
convinzione
della
necessità
di
dare
al
proletariato
italiano
il
suo
partito
rivoluzionario
.
Basta
rileggere
,
oggi
,
a
distanza
di
otto
anni
il
resoconto
del
Congresso
di
Livorno
e
gli
interventi
degli
oratori
comunisti
per
convincersi
che
una
unità
ideologica
nel
gennaio
1921
non
esisteva
fra
i
comunisti
.
Ciò
,
del
resto
,
era
risaputo
da
noi
,
e
anche
fuori
del
nostro
partito
.
Al
Congresso
di
Livorno
alcuni
oratori
riformisti
e
centristi
dissero
ad
alta
voce
che
i
comunisti
non
erano
d
'
accordo
su
tutte
le
questioni
,
quasi
a
denunziare
una
nostra
debolezza
costituzionale
.
Ben
rispose
Terracini
che
questo
era
un
problema
nostro
,
del
futuro
PCI
,
e
che
avremmo
successivamente
affrontato
e
risolto
.
Mancando
una
unità
ideologica
,
ci
mancava
anche
una
esperienza
autonoma
,
di
partito
.
Senza
l
'
una
e
l
'
altra
un
programma
comunista
,
che
non
sia
uno
schema
artificiale
,
non
è
possibile
formularlo
.
V
La
nostra
revisione
ideologica
,
che
accompagna
lo
sforzo
verso
la
unità
ideologica
,
è
divenuta
profonda
dopo
l
'
avvento
del
fascismo
al
potere
,
durante
il
1925
,
sebbene
verso
di
essa
come
abbiamo
detto
il
partito
si
fosse
già
mosso
nella
seconda
metà
del
1924
e
nella
preparazione
del
III
Congresso
.
Le
tesi
del
III
Congresso
del
partito
,
che
hanno
un
filo
unico
che
le
lega
,
pur
avendo
alcune
manchevolezze
che
solo
oggi
siamo
in
grado
di
vedere
e
di
completare
,
rappresentano
un
grande
balzo
in
avanti
per
il
partito
.
Le
esigenze
programmatiche
vi
si
risentono
in
modo
evidente
.
Tutta
la
prima
parte
delle
tesi
politiche
ha
contenuto
programmatico
.
Per
la
prima
volta
i
problemi
essenziali
della
rivoluzione
proletaria
italiana
sono
visti
dai
comunisti
,
e
sono
visti
con
occhio
marxista
.
Il
II
Congresso
(
Roma
1922
)
non
ci
aveva
dato
nulla
di
tutto
questo
:
le
tesi
di
Roma
barcamenavano
una
teoria
della
tattica
generale
,
ma
non
affrontavano
i
problemi
della
rivoluzione
italiana
.
Né
il
programma
di
azione
presentato
dal
Comitato
esecutivo
e
dalla
delegazione
del
PCI
al
IV
Congresso
mondiale
(
1922
)
colmava
la
lacuna
.
Il
III
Congresso
del
partito
segna
,
perciò
,
un
punto
fermo
nella
maturazione
ideologica
del
partito
,
ed
è
una
vittoria
politica
per
il
proletariato
italiano
.
La
lotta
contro
il
«
sinistrismo
»
si
è
iniziata
come
una
lotta
sulle
questioni
della
tattica
e
della
organizzazione
.
Successivamente
si
è
visto
che
il
sinistrismo
»
rappresentava
anche
una
deviazione
nella
«
strategia
»
.
Il
dissenso
con
i
«
sinistri
»
era
perciò
programmatico
.
Le
posizioni
ideologiche
che
noi
abbiamo
conquistato
lottando
contro
il
sinistrismo
sono
state
delle
posizioni
programmatiche
.
Dai
dissensi
sulla
strategia
,
sulla
tattica
e
sulla
organizzazione
siamo
giunti
a
precisare
:
a
)
che
il
sinistrismo
non
ha
nessuna
dimestichezza
con
il
metodo
dialettico
di
Marx
,
non
è
capace
di
compiere
delle
analisi
;
b
)
che
esso
non
ha
mai
fatto
una
analisi
della
società
italiana
,
delle
classi
e
dei
loro
rapporti
,
e
del
processo
di
formazione
del
blocco
operaio
-
contadino
;
c
)
che
esso
ha
una
concezione
errata
della
natura
e
del
ruolo
dei
partito
comunista
,
e
dei
rapporti
tra
il
proletariato
e
le
altre
classi
che
si
muovono
o
che
sono
portate
a
muoversi
contro
il
regime
del
capitalismo
;
d
)
che
esso
nega
o
restringe
il
compito
del
partito
di
intervenire
con
la
sua
azione
politica
,
al
fine
di
dislocare
strati
di
masse
influenzati
da
altri
partiti
e
portarli
sotto
la
influenza
dei
comunisti
;
e
)
che
esso
svaluta
l
'
attività
di
fronte
unico
e
la
sua
organizzazione
,
ecc
.
Queste
deviazioni
di
tipo
«
sinistroide
»
,
ma
caratteristiche
del
massimalismo
,
sono
state
battute
decisamente
dal
partito
senza
possibilità
di
resurrezione
in
grande
stile
.
Il
nostro
partito
ha
pure
combattuto
le
deviazioni
di
destra
,
le
quali
si
presentarono
però
sempre
in
esso
come
scarsamente
vivaci
.
Esse
non
ebbero
una
seria
base
proletaria
nel
partito
,
e
furono
piuttosto
la
espressione
della
mentalità
di
gruppi
di
vecchi
leaders
che
non
erano
riusciti
a
digerire
la
teoria
e
la
pratica
della
Internazionale
comunista
da
essi
accettate
quando
ancora
non
le
conoscevano
.
VI
Dal
III
Congresso
in
poi
il
partito
ha
sviluppato
le
sue
capacità
politiche
e
la
sua
preparazione
ideologica
.
I
documenti
del
settembre
1926
(
risoluzione
politica
,
risoluzione
sul
lavoro
nel
Mezzogiorno
)
sono
già
degli
sviluppi
delle
tesi
di
Lione
.
Il
lavoro
politico
del
partito
compiuto
nel
1925-1926-1927
sulla
base
delle
direttive
derivate
da
una
giusta
analisi
della
situazione
,
lo
ha
imposto
decisamente
all
'
attenzione
delle
masse
lavoratrici
italiane
.
Il
lavoro
politico
e
di
organizzazione
,
negli
ultimi
anni
,
malgrado
le
gravi
difficoltà
del
nostro
lavoro
,
non
solo
non
ha
indebolito
il
lavoro
ideologico
,
ma
lo
ha
migliorato
ed
esteso
a
uno
strato
più
vasto
di
compagni
.
Lo
Stato
operaio
ha
portato
innanzi
lo
studio
di
alcuni
problemi
che
non
erano
stati
ancora
approfonditi
,
in
particolare
lo
studio
della
situazione
economica
e
quello
del
fascismo
.
Noi
abbiamo
,
quindi
,
oggi
una
maturità
sufficiente
per
passare
alla
formulazione
del
programma
.
D
'
altra
parte
,
dopo
l
'
approvazione
del
programma
della
Internazionale
comunista
,
che
è
il
programma
del
nostro
partito
mondiale
,
tutte
le
sezioni
della
Internazionale
debbono
passare
a
darsi
i
propri
programmi
nazionali
,
dei
quali
il
programma
mondiale
è
la
premessa
essenziale
.
Il
Comitato
centrale
del
nostro
partito
,
già
da
alcuni
mesi
,
ha
nominato
una
commissione
del
programma
,
la
quale
,
però
,
non
ha
potuto
ancora
iniziare
il
lavoro
.
Io
mi
limiterò
,
qui
,
ad
esprimere
alcune
opinioni
personali
di
carattere
generale
sul
programma
da
dare
al
nostro
partito
,
le
quali
potranno
essere
utilizzate
o
rigettate
dalla
commissione
.
Quale
deve
essere
il
tipo
di
programma
da
dare
al
nostro
partito
?
Da
quanto
ho
sopra
detto
escludo
che
il
programma
possa
essere
una
semplice
dichiarazione
di
principi
,
quali
erano
,
ad
esempio
,
quelli
del
1892
(
Genova
)
e
del
1919
(
Bologna
)
del
PSI
,
e
quale
fu
quello
approvato
al
nostro
I
Congresso
(
1921
)
.
D
'
altronde
noi
non
abbiamo
più
bisogno
,
oggi
,
di
incastrare
nei
nostri
programmi
nazionali
una
dichiarazione
di
principi
,
giacché
il
programma
della
Internazionale
comunista
che
è
la
premessa
di
ogni
programma
nazionale
,
è
una
sufficientissima
elaborazione
dei
principi
della
Internazionale
comunista
.
I
programmi
nazionali
della
seconda
Internazionale
(
la
seconda
Internazionale
non
ha
mai
avuto
un
programma
mondiale
perché
non
ha
mai
avuto
una
politica
ed
una
organizzazione
dirette
e
centralizzate
internazionalmente
)
erano
fatti
sul
tipo
di
mozioni
,
comprendenti
due
parti
:
una
affermazione
di
principi
,
breve
e
talora
brevissima
,
ed
una
esposizione
delle
rivendicazioni
parziali
(
programma
massimo
e
programma
minimo
)
.
Noi
sappiamo
che
nella
seconda
Internazionale
si
andarono
dimenticando
a
poco
a
poco
i
principi
,
e
il
programma
delle
rivendicazioni
parziali
(
delle
riforme
,
diciamo
meglio
)
divenne
il
vero
programma
dei
partiti
della
vecchia
socialdemocrazia
.
Il
programma
della
Internazionale
comunista
è
tornato
al
tipo
del
manifesto
,
nel
quale
i
principi
e
le
rivendicazioni
parziali
sono
tra
loro
legati
in
modo
armonico
,
per
cui
l
'
obiettivo
della
lotta
per
la
dittatura
proletaria
non
è
mai
perduto
di
vista
,
anzi
tutto
il
processo
di
lotte
parziali
è
visto
come
un
mezzo
per
la
conquista
e
la
direzione
delle
masse
sulla
via
della
rivoluzione
e
della
dittatura
proletaria
.
Io
penso
che
il
programma
del
PCI
debba
mantenere
il
tipo
del
programma
della
Internazionale
che
risponde
alla
migliore
tradizione
del
marxismo
militante
.
Ho
sotto
gli
occhi
i
progetti
di
programmi
presentati
dai
partiti
comunisti
della
Germania
,
del
Giappone
e
della
Bulgaria
alla
commissione
del
programma
del
IV
Congresso
.
Sono
certo
che
i
compagni
di
questi
partiti
,
nel
redigere
i
programmi
dei
loro
partiti
,
ricominceranno
il
loro
ex
novo
.
Infatti
il
vecchio
progetto
del
partito
comunista
tedesco
non
era
se
non
una
lunga
esposizione
,
e
abbastanza
pesante
nella
forma
,
della
analisi
del
capitalismo
mondiale
del
dopoguerra
,
e
dei
principi
sui
quali
si
è
costituita
la
Internazionale
comunista
.
Cito
i
titoli
dei
capitoli
:
1
.
L
'
epoca
dell
'
imperialismo
;
2
.
La
guerra
mondiale
;
3
.
I
trattati
di
pace
imperialisti
;
4
.
La
crisi
del
capitalismo
;
5
.
La
presa
del
potere
politico
:
a
)
il
proletariato
come
potenza
motrice
e
classe
dirigente
della
trasformazione
socialista
;
6
)
il
ruolo
del
partito
comunista
ecc
.
;
c
)
il
ruolo
della
violenza
;
d
)
la
democrazia
borghese
;
e
)
misure
transitorie
che
preludono
alla
conquista
del
potere
politico
;
6
.
Trasformazione
del
regime
capitalista
in
regime
socialista
,
ecc
.
Non
si
tratta
di
un
progetto
di
programma
del
Partito
comunista
tedesco
,
ma
piuttosto
di
un
contributo
alla
elaborazione
di
un
programma
della
Internazionale
comunista
.
Infatti
i
problemi
della
rivoluzione
tedesca
non
vi
sono
visti
in
modo
particolare
.
Questo
progetto
di
programma
,
indipendentemente
dal
suo
valore
intrinseco
(
esso
fu
scritto
nel
1922
)
,
non
potrebbe
servire
ai
compagni
e
al
proletariato
tedesco
.
Il
progetto
di
programma
del
Partito
comunista
giapponese
si
avvicina
al
tipo
di
un
programma
nazionale
:
esso
,
infatti
,
è
preceduto
da
una
nota
nella
quale
è
detto
che
il
progetto
vuol
essere
un
capitolo
nel
quale
si
pongano
i
problemi
della
rivoluzione
e
della
lotta
rivoluzionaria
nel
Giappone
.
Ma
anche
come
capitolo
complementare
esso
è
insufficiente
,
non
dà
una
idea
della
struttura
economica
e
sociale
del
Giappone
,
non
indica
la
soluzione
comunista
dei
problemi
particolari
che
si
presentano
alle
masse
lavoratrici
del
Giappone
.
Il
progetto
del
Partito
comunista
bulgaro
è
più
vicino
a
quello
che
mi
sembra
debba
essere
adottato
dai
partiti
e
dal
nostro
,
toltane
la
prima
parte
che
è
già
,
e
meglio
elaborata
,
nel
programma
della
Internazionale
comunista
.
Però
nel
vecchio
progetto
del
Partito
comunista
bulgaro
mancano
i
problemi
della
strategia
e
della
tattica
.
Il
nostro
programma
,
a
parer
mio
,
deve
essere
un
programma
di
azione
ed
un
programma
di
governo
.
Dobbiamo
nel
nostro
programma
analizzare
il
sistema
mondiale
del
capitalismo
,
il
suo
sviluppo
e
il
suo
declino
?
O
la
crisi
generale
del
capitalismo
e
l
'
aprirsi
dell
'
èra
delle
rivoluzioni
proletarie
?
O
riaffermare
i
principi
del
comunismo
?
No
,
tutto
ciò
non
è
necessario
.
Tutto
ciò
è
nel
programma
della
Internazionale
comunista
,
del
quale
il
nostro
è
una
parte
complementare
.
D
'
altronde
noi
non
possiamo
limitarci
ad
un
programma
di
azione
,
cioè
ad
indicare
quali
sono
le
forze
che
il
proletariato
deve
abbattere
,
con
quali
mezzi
e
con
quali
azioni
esso
deve
riuscire
a
conquistare
,
a
trascinare
e
a
dirigere
le
masse
contro
lo
Stato
borghese
,
e
quali
sono
i
compiti
che
al
partito
si
pongono
,
per
vincere
,
nella
lotta
del
proletariato
per
il
potere
.
Il
nostro
programma
deve
rispondere
anche
ad
un
'
altra
esigenza
,
e
a
delle
domande
che
le
grandi
masse
ci
pongono
:
«
Che
cosa
voi
farete
quando
avrete
il
potere
nelle
mani
?
»
.
Gli
italiani
vogliono
conoscere
quale
sarà
il
carattere
e
l
'
ampiezza
del
loro
potere
.
I
contadini
poveri
avranno
o
no
la
terra
?
E
cosa
darà
il
governo
ai
mezzadri
,
ai
fittavoli
,
ai
piccoli
proprietari
coltivatori
?
E
come
sarà
regolato
il
problema
del
debito
pubblico
?
E
quello
del
debito
estero
?
E
il
problema
meridionale
?
E
il
problema
delle
minoranze
nazionali
?
E
il
problema
coloniale
?
E
quello
della
istruzione
,
dell
'
igiene
,
dell
'
assistenza
sociale
,
della
Chiesa
e
della
religione
,
dell
'
esercito
,
ecc
.
ecc
.
?
Si
tratta
,
quindi
,
né
più
ne
meno
che
di
fissare
il
programma
di
governo
dei
comunisti
italiani
.
Se
noi
non
rispondiamo
a
queste
esigenze
il
nostro
programma
non
avrà
un
valore
verso
l
'
esterno
,
verso
le
masse
,
un
valore
di
propaganda
e
di
agitazione
,
ma
sarà
un
documento
interno
,
che
interesserà
solo
i
compagni
.
E
certo
che
non
è
possibile
,
oggi
,
fare
un
programma
di
governo
dettagliato
;
non
è
possibile
senza
cadere
nell
'
artifizio
;
giacché
non
è
possibile
prevedere
tutte
le
modificazioni
che
il
processo
rivoluzionario
italiano
porterà
nelle
numerose
branche
della
vita
del
paese
;
ma
vi
sono
dei
problemi
essenziali
,
fondamentali
la
cui
gravità
è
causa
ed
effetto
dello
sviluppo
delle
contraddizioni
del
capitalismo
:
di
essi
e
di
altri
problemi
secondari
,
sì
,
ma
ai
quali
il
capitalismo
non
può
dare
una
soluzione
noi
possiamo
e
dobbiamo
indicare
fin
da
oggi
la
soluzione
comunista
,
la
soluzione
che
noi
daremo
quando
il
proletariato
avrà
preso
il
potere
.
VII
La
forma
del
programma
deve
essere
la
più
semplice
possibile
.
Su
questa
questione
noi
dobbiamo
insistere
.
Dato
che
il
programma
non
potrà
essere
breve
,
esso
dovrà
essere
semplice
,
di
lettura
facile
e
gradevole
.
Dobbiamo
cercar
di
uscire
,
una
volta
tanto
,
dalla
forma
irta
,
arida
dei
nostri
documenti
.
Bisognerà
abbandonare
il
frasario
e
la
terminologia
scientifici
,
e
quelli
che
sono
divenuti
abituali
nel
nostro
linguaggio
.
Noi
adoperiamo
accenti
del
linguaggio
e
della
cultura
dell
'
avvenire
,
perché
noi
esprimiamo
nuovi
e
superiori
bisogni
dell
'
umanità
ed
una
civiltà
nuova
.
Ma
le
masse
a
cui
dobbiamo
parlare
sono
ancora
immerse
nella
società
capitalistica
:
esse
non
ci
comprendono
se
non
parliamo
il
loro
linguaggio
.
Noi
dobbiamo
preparare
un
documento
che
possa
essere
compreso
da
tutti
gli
operai
italiani
,
pur
non
potendosi
esigere
che
esso
possa
essere
adattato
alla
capacità
dell
'
ultimo
cafone
del
mio
paese
.
Documento
che
serva
alla
propaganda
diretta
:
voglio
dire
che
non
abbia
bisogno
di
troppe
interpretazioni
orali
sussidiarie
.
Il
carattere
semplice
del
documento
non
può
contraddire
alla
serietà
della
esposizione
ed
alla
precisione
dei
concetti
.
VIII
Il
programma
dovrebbe
essere
composto
di
quattro
parti
:
Analisi
della
struttura
economica
e
della
società
italiana
.
(
Bisognerà
tradurre
queste
formulazioni
in
linguaggio
più
comprensibile
per
le
masse
.
)
Questa
analisi
è
indispensabile
:
senza
di
essa
ci
manca
la
spiegazione
del
senso
del
processo
di
sviluppo
del
capitalismo
italiano
.
Non
mi
soffermo
qui
a
indicare
tutti
i
punti
che
questa
prima
parte
dovrà
toccare
.
Dall
'
analisi
della
struttura
economica
si
dovrà
passare
a
vedere
come
si
sono
formate
le
classi
,
e
quali
sono
stati
i
loro
rapporti
reciproci
e
le
modificazioni
di
questi
rapporti
sino
al
1914
.
Io
chiuderei
questa
prima
parte
al
1914
.
Il
periodo
che
si
apre
con
la
guerra
ha
delle
caratteristiche
particolari
:
è
il
periodo
della
fase
rivoluzionaria
.
Nella
prima
parte
credo
che
dovrebbe
anche
essere
fatta
una
descrizione
della
funzione
avuta
dai
partiti
borghesi
(
partiti
tradizionali
,
giolittismo
,
ecc
.
)
e
dai
partiti
e
movimenti
proletari
:
anarchismo
,
socialismo
(
riformismo
,
integralismo
,
intransigentismo
)
,
sindacalismo
oltreché
del
carattere
del
repubblicanesimo
,
del
clericalismo
e
dell
'
autonomismo
meridionale
.
La
guerra
del
1914
,
inizio
della
rivoluzione
proletaria
.
Bisognerà
dire
qualche
cosa
sulle
forze
che
hanno
spinto
il
capitale
italiano
a
spezzare
la
neutralità
e
ad
entrare
nel
conflitto
.
E
,
quindi
,
i
caratteri
nuovi
della
crisi
del
capitalismo
italiano
aggravata
dai
trattati
di
pace
.
Il
movimento
rivoluzionario
in
Italia
e
la
sconfitta
del
1920
.
La
stabilizzazione
e
i
suoi
caratteri
tipici
:
il
fascismo
.
Le
modificazioni
di
struttura
che
si
manifestano
con
lo
sviluppo
relativo
della
tecnica
,
e
con
la
riorganizzazione
della
produzione
.
Impossibilità
storica
per
il
capitalismo
italiano
di
ritornare
alle
forme
democratiche
.
Prospettive
.
Qui
bisognerà
dire
quali
spostamenti
di
classe
hanno
operato
la
crisi
del
dopoguerra
e
il
fascismo
,
e
come
si
sono
orientate
politicamente
le
classi
lavoratrici
(
operai
e
contadini
)
fino
al
1921
e
successivamente
,
precisando
la
funzione
del
partito
comunista
nel
processo
di
riorganizzazione
delle
masse
.
Quindi
una
critica
delle
posizioni
della
opposizione
costituzionale
e
della
«
concentrazione
»
,
e
la
dimostrazione
che
l
'
abbattimento
del
fascismo
non
è
possibile
senza
l
'
abbattimento
del
capitalismo
,
e
che
la
direzione
della
lotta
vittoriosa
delle
masse
lavoratrici
contro
il
fascismo
non
può
spettare
che
alla
classe
proletaria
italiana
,
diretta
dal
partito
comunista
,
il
quale
deve
organizzare
e
dirigere
la
insurrezione
armata
delle
masse
rivolta
alla
conquista
del
potere
.
La
terza
parte
deve
comprendere
il
programma
di
governo
dei
comunisti
,
cioè
deve
dire
che
cosa
si
propongono
i
comunisti
di
fare
dopo
avere
abbattuto
il
potere
del
fascismo
e
del
capitalismo
,
nel
periodo
di
transizione
dal
capitalismo
al
socialismo
(
dittatura
del
proletariato
)
.
Bisognerà
dire
quali
misure
prenderà
il
governo
operaio
immediatamente
dopo
essersi
costituito
allo
scopo
di
affrontare
i
conati
della
controrivoluzione
e
di
togliere
il
potere
economico
al
capitalismo
;
in
che
modo
lo
Stato
operaio
si
organizzerà
,
organizzerà
l
'
industria
,
l
'
agricoltura
,
il
consumo
,
la
finanza
,
ecc
.
;
come
affronterà
la
questione
della
terra
,
del
Mezzogiorno
,
delle
minoranze
nazionali
,
delle
colonie
,
del
debito
pubblico
,
del
debito
estero
,
delle
imposte
,
ecc
.
Ritengo
che
questa
parte
debba
essere
sufficientemente
sviluppata
,
e
debba
dare
una
risposta
alle
più
importanti
questioni
che
non
solo
gli
operai
,
ma
pure
e
specialmente
i
contadini
,
i
piccoli
esercenti
,
gli
intellettuali
e
i
tecnici
pongono
ogni
qualvolta
essi
si
sforzano
di
immaginarsi
come
i
comunisti
potrebbero
dirigere
lo
Stato
,
e
di
raffigurarsi
concretamente
che
cosa
sia
la
dittatura
del
proletariato
.
d
)
La
quarta
parte
dovrebbe
contenere
i
problemi
della
strategia
,
della
tattica
e
della
organizzazione
del
partito
e
della
lotta
rivoluzionaria
,
cioè
il
programma
di
azione
.
Il
nostro
programma
di
azione
approvato
dal
Comitato
centrale
nel
mese
di
ottobre
1927
e
pubblicato
nel
n
.
10
di
Lo
Stato
operaio
(
anno
II
)
ci
dà
una
traccia
che
noi
possiamo
ricalcare
.
Bisogna
però
tener
presente
che
il
programma
non
è
solo
destinato
ai
compagni
ma
anche
alle
masse
per
cui
in
questa
quarta
parte
occorre
evitare
una
forma
troppo
didascalica
,
che
può
avere
ed
ha
il
suo
valore
quando
un
documento
è
indirizzato
all
'
interno
,
ai
membri
del
partito
,
ma
genera
confusione
se
il
documento
è
fatto
per
tutti
i
lavoratori
.
Richiamandosi
alle
parti
a
)
e
b
)
la
parte
d
)
indicherà
quali
sono
le
forze
motrici
rivoluzionarie
fondamentali
della
rivoluzione
proletaria
,
a
che
punto
oggi
è
il
processo
di
formazione
del
blocco
operaio
-
contadino
,
cosa
occorre
fare
per
accelerarlo
.
Quindi
tutta
la
serie
dei
compiti
che
spettano
al
partito
,
di
natura
interna
(
organizzativi
,
ideologici
)
ed
esterna
(
di
propaganda
,
di
agitazione
,
di
organizzazione
delle
masse
)
,
nella
direzione
operaia
e
contadina
,
sul
terreno
del
lavoro
coloniale
e
delle
minoranze
nazionali
,
ecc
.
Né
dimenticare
che
il
nostro
è
il
partito
della
insurrezione
,
e
perciò
i
problemi
della
insurrezione
(
lavoro
militare
,
lavoro
nell
'
armata
,
ecc
.
)
debbono
avere
un
posto
importante
nel
programma
.
IX
Lo
studio
e
la
preparazione
del
programma
non
deve
essere
un
compito
affidato
esclusivamente
alla
commissione
del
programma
.
D
'
abitudine
le
commissioni
lavorano
in
modo
chiuso
,
e
poi
presentano
alla
discussione
degli
organismi
che
le
hanno
nominate
un
progetto
di
documento
.
Io
credo
che
alla
preparazione
del
programma
debbono
partecipare
tutti
gli
elementi
attivi
del
partito
,
tanto
quelli
che
lavorano
in
Italia
quanto
quelli
che
sono
sparsi
nei
cinque
continenti
.
In
che
modo
questa
larga
collaborazione
si
può
ottenere
?
La
commissione
stabilirà
il
tipo
di
programma
che
ritiene
utile
adottare
,
la
sua
struttura
e
le
sue
parti
generali
e
particolari
.
Questo
primo
risultato
del
suo
lavoro
sarà
reso
pubblico
a
mezzo
di
Lo
Stato
operaio
.
Da
questo
momento
il
lavoro
di
studio
e
di
preparazione
del
programma
seguirà
due
direzioni
:
una
verso
l
'
interno
della
commissione
,
ed
una
verso
l
'
esterno
,
verso
i
compagni
e
perché
no
?
verso
la
massa
dei
simpatizzanti
.
La
commissione
affiderà
a
ciascuno
dei
suoi
membri
lo
studio
di
una
parte
del
programma
.
I
risultati
di
questi
studi
verranno
pubblicati
in
uno
o
più
articoli
sulla
rivista
del
partito
.
Su
questi
articoli
la
discussione
pubblica
dovrebbe
essere
aperta
non
solo
ai
membri
della
commissione
ma
ai
compagni
tutti
.
D
'
altra
parte
i
compagni
non
solo
possono
trattare
sulla
rivista
le
questioni
poste
dalla
commissione
,
ma
anche
altre
che
non
siano
state
poste
.
La
discussione
pubblica
sul
programma
potrà
offrire
una
buona
occasione
per
una
chiarificazione
delle
posizioni
ideologiche
e
delle
direttive
del
partito
.
Sebbene
noi
vogliamo
avere
presto
il
programma
,
non
possiamo
pretendere
di
averlo
prima
di
alcuni
mesi
.
Abbiamo
,
perciò
,
il
tempo
necessario
per
studiarlo
e
per
prepararlo
.
Tutto
il
materiale
della
discussione
pubblica
verrà
raccolto
ed
esaminato
dalla
commissione
,
e
ridiscusso
nella
commissione
la
quale
elaborerà
il
progetto
di
programma
che
sarà
portato
all
'
esame
ed
all
'
approvazione
del
Comitato
centrale
del
partito
.
Approvato
dal
Comitato
centrale
del
partito
il
progetto
di
programma
resterà
allo
stato
di
progetto
fino
a
quando
non
potrà
essere
convocato
il
IV
Congresso
del
partito
,
giacché
il
programma
non
può
essere
approvato
definitivamente
se
non
da
un
congresso
.
Poniamoci
,
intanto
,
allo
studio
della
questione
del
programma
.
Esso
contribuirà
ad
elevare
il
livello
ideologico
dei
compagni
;
ed
alla
fine
noi
riesciremo
a
dimostrare
che
il
nostro
partito
non
solo
sa
stare
degnamente
al
proprio
posto
di
lotta
ma
è
in
grado
di
dare
una
soluzione
a
tutti
i
problemi
della
popolazione
lavoratrice
italiana
,
dinanzi
alla
direzione
della
lotta
rivoluzionaria
contro
il
fascismo
ed
alla
successione
al
regime
del
fascismo
e
del
capitalismo
.
StampaPeriodica ,
I
nostri
critici
di
tutte
le
risme
,
e
che
vanno
dai
fascisti
ai
trotskisti
,
trovano
una
contraddizione
tra
il
nostro
programma
socialista
e
il
nostro
piano
d
'
azione
contadina
.
Molti
fra
di
essi
(
e
il
signor
Modigliani
lo
ha
ripetuto
recentemente
)
osano
affermare
che
noi
non
siamo
così
«
ferocemente
(
?
)
marxisti
»
o
socializzatori
nella
campagna
,
come
si
crede
;
altri
pensano
che
noi
ordiamo
un
trucco
per
i
contadini
allo
scopo
di
averli
dalla
nostra
parte
nella
lotta
per
la
dittatura
;
ma
che
poi
,
a
vittoria
ottenuta
e
consolidata
,
mostreremo
loro
la
nostra
«
ferocia
(
?
)
socializzatrice
»
.
Saragat
nel
suo
pietoso
opuscolo
sul
Piano
quinquennale
,
ha
detto
della
politica
di
zig
-
zag
seguita
da
Lenin
e
dal
Partito
comunista
dell
'
unione
dei
soviet
dopo
Ottobre
,
Salvemini
ha
affermato
alla
«
Amendola
»
che
i
comunisti
russi
,
nella
questione
della
politica
agraria
,
«
vanno
a
tentoni
»
.
I
critici
nostri
più
sereni
non
capiscono
niente
,
o
molto
poco
,
della
nostra
politica
agraria
e
contadina
.
In
realtà
i
nostri
critici
o
sono
confessatamente
antimarxisti
,
o
abusano
vergognosamente
del
nome
di
marxisti
,
fino
al
punto
di
fare
di
un
Marx
un
portatore
di
verità
rivelate
.
Marx
e
Engels
hanno
già
luminosamente
dimostrato
come
una
delle
condizioni
di
sviluppo
del
capitalismo
è
la
ineguaglianza
di
sviluppo
tra
la
città
(
industria
)
e
la
campagna
(
agricoltura
)
.
Questa
legge
è
valida
in
ogni
caso
:
ma
essa
riceve
una
conferma
schiacciante
laddove
esistono
residui
di
forme
economiche
precapitalistiche
,
dove
la
rivoluzione
democratica
borghese
,
non
è
giunta
alle
sue
estreme
conseguenze
,
mentre
si
è
formato
e
si
è
sviluppato
il
capitalismo
finanziario
.
Un
fenomeno
della
stessa
natura
lo
si
ha
,
su
scala
più
vasta
,
su
scala
internazionale
,
tra
le
metropoli
capitalistiche
e
la
periferia
coloniale
o
semicoloniale
.
Quale
ne
è
la
conseguenza
dal
punto
di
vinta
dello
sviluppo
rivoluzionario
?
I
non
marxisti
,
incapaci
di
vedere
i
fenomeni
che
avvengono
nella
campagna
prodotti
dallo
sviluppo
del
capitalismo
,
brancolano
davvero
nel
buio
e
allestiscono
numerosi
progetti
per
difendere
la
piccola
proprietà
,
per
allargarla
,
ecc
...
;
cantando
le
lodi
della
vita
agreste
,
facendo
l
'
apologia
dell
'
«
idiotismo
campagnolo
»
e
disputando
sul
valore
della
grande
e
della
piccola
azienda
.
I
cosiddetti
aggiornatori
di
Marx
pretenderebbero
che
il
processo
di
proletarizzazione
nella
campagna
avvenisse
al
cento
per
cento
,
per
avere
la
prova
della
giustezza
della
profezia
(
?
)
marxista
.
Siccome
ciò
non
è
avvenuto
(
e
non
avverrà
)
,
quindi
Marx
si
è
sbagliato
,
e
quindi
non
bisogna
violentare
le
leggi
naturali
:
è
verso
la
piccola
proprietà
agricola
che
bisogna
orientarsi
,
armonizzandola
con
un
po
'
di
socialismo
industriale
.
I
marxisti
del
tipo
massimalista
(
perdonate
la
contraddizione
!
)
e
che
sono
né
più
né
meno
che
dei
marxisti
volgari
,
si
preoccupano
meno
di
ciò
che
è
la
realtà
che
di
inseguire
le
loro
fantasie
,
e
pensano
che
il
socialismo
in
agricoltura
sarà
opera
di
poco
conto
,
quando
il
proletariato
avrà
nelle
mani
il
potere
(
ma
il
potere
bisognerà
pur
prenderlo
,
egregi
amici
,
e
questo
non
è
cosa
da
poco
conto
...
)
.
Serrati
pensava
che
l
'
Armata
rossa
avrebbe
imposto
il
socialismo
in
agricoltura
.
Non
si
era
egli
neppur
domandato
chi
avrebbe
formato
l
'
Armata
rossa
!
Noi
abbiamo
già
mostrato
(
coi
dati
a
nostra
disposizione
)
la
tendenza
del
processo
di
differenziazione
di
classe
nella
campagna
per
quanto
riguarda
l
'
Italia
,
tendenza
che
lo
sviluppo
del
capitale
finanziario
eccitato
dal
fascismo
accelera
,
e
che
è
accelerata
altresì
dalla
spinta
della
crisi
generale
economica
,
e
dalla
crisi
agraria
che
ne
è
un
aspetto
particolare
,
e
particolarmente
grave
.
La
stessa
tendenza
si
osserva
in
tutti
i
paesi
.
Noi
abbiamo
parlato
,
per
l
'
Italia
,
di
centralizzazione
della
proprietà
(
diminuzione
del
numero
dei
proprietari
in
generale
,
aumento
della
quantità
di
terra
posseduta
da
una
piccola
parte
di
essi
)
.
Siamo
stati
assai
prudenti
nel
giungere
a
delle
conclusioni
sulla
concentrazione
della
proprietà
(
raggruppamento
fisico
delle
diverse
proprietà
dello
stesso
proprietario
)
,
la
quale
,
del
resto
,
non
si
accompagna
sempre
alla
centralizzazione
;
e
gli
studiosi
di
questioni
agrarie
sanno
che
quello
della
concentrazione
della
proprietà
è
problema
di
difficilissima
soluzione
.
Soprattutto
abbiamo
dimostrato
che
nell
'
epoca
del
capitale
finanziario
il
processo
di
concentrazione
della
proprietà
agraria
non
avviene
principalmente
per
la
via
della
centralizzazione
della
terra
;
ma
per
numerose
altre
vie
le
quali
danno
più
spesso
l
'
illusione
della
piccola
e
media
proprietà
;
ma
fanno
in
realtà
dei
piccoli
e
medi
coltivatori
una
dipendenza
del
grande
capitalismo
.
Noi
studiamo
le
tendenze
dei
fenomeni
:
essi
si
accompagnano
a
delle
trasformazioni
dei
rapporti
sociali
,
esse
danno
la
linea
del
movimento
di
tali
rapporti
e
sono
la
vera
indicazione
scientifica
alla
quale
è
possibile
far
corrispondere
una
politica
.
La
deduzione
che
occorre
tirare
da
questi
fatti
è
che
le
economie
piccole
e
medie
vanno
in
rovina
(
non
parliamo
solo
dei
piccoli
e
medi
proprietari
,
ma
di
tutte
le
categorie
dei
piccoli
e
medi
coltivatori
)
.
Molte
economie
forti
(
contadini
ricchi
)
sono
gravemente
scosse
.
Il
numero
dei
salariati
e
dei
braccianti
(
e
quindi
dei
salariati
senza
lavoro
)
aumenta
paurosamente
.
Il
fenomeno
è
senza
dubbio
aggravato
dalla
crisi
attuale
;
ma
esso
è
un
prodotto
della
crisi
generale
del
capitalismo
,
essenzialmente
.
Dato
il
carattere
della
crisi
generale
del
capitalismo
,
la
crisi
agraria
è
sempre
più
chiaramente
una
crisi
contadina
,
la
cui
soluzione
è
impossibile
fuori
della
via
rivoluzionaria
.
Gli
obiettivi
della
rivoluzione
contadina
sono
quelli
della
liberazione
della
terra
dal
giogo
del
grande
capitalismo
,
del
capitale
finanziario
.
I
contadini
,
anche
quelli
che
sanno
leggere
e
scrivere
,
non
sanno
qual
è
,
in
fondo
,
il
loro
nemico
:
essi
lo
vedono
nel
proprietario
che
dà
a
colonia
o
a
mezzadria
la
terra
,
lo
vedono
nelle
banche
,
nelle
società
che
forniscono
loro
concimi
e
macchine
,
nelle
società
di
assicurazioni
,
nell
'
esattore
,
ecc
...
Ma
noi
,
che
sappiamo
leggere
e
scrivere
,
conosciamo
il
congegno
di
questa
formidabile
macchina
.
I
contadini
cacciati
dalla
terra
vogliono
ritornarvi
.
Molti
braccianti
vogliono
la
terra
.
In
conclusione
i
contadini
non
sono
spinti
verso
il
socialismo
,
ma
verso
il
possesso
individuale
della
terra
,
dalla
quale
il
capitalismo
li
caccia
.
Essi
vogliono
essere
liberi
sulla
terra
che
lavorano
.
Il
movimento
dei
contadini
è
dunque
in
una
direzione
democratico
-
borghese
;
ma
è
contro
il
grande
capitalismo
.
Questa
contraddizione
è
il
risultato
della
differenza
di
sviluppo
fra
città
e
campagna
.
Ma
solo
gli
utopisti
piccolo
-
borghesi
di
Giustizia
e
Libertà
possono
credere
di
dare
una
risposta
alla
esigenza
dei
lavoratori
della
terra
salvando
capra
e
cavoli
.
O
si
viene
incontro
alla
spinta
rivoluzionaria
dei
contadini
,
e
allora
bisogna
abbattere
il
dominio
economico
e
politico
del
capitalismo
;
o
si
vuole
salvare
il
regime
capitalistico
e
allora
è
solo
con
l
'
inganno
e
con
la
frode
che
occorrerà
trattare
i
contadini
,
dando
loro
a
credere
che
una
ridistribuzione
,
dietro
acquisto
,
della
proprietà
terriera
possa
risolvere
i
loro
problemi
.
Perciò
noi
diciamo
che
la
salvezza
dei
contadini
lavoratori
,
in
Italia
,
è
in
una
via
di
sviluppo
non
capitalistica
della
economia
agraria
.
Questa
via
suppone
l
'
abbattimento
del
potere
politico
del
capitalismo
,
la
rivoluzione
proletaria
,
la
dittatura
del
proletariato
,
la
socializzazione
della
grande
industria
,
delle
miniere
,
delle
banche
,
dei
trasporti
,
del
commercio
estero
e
del
commercio
interno
all
'
ingrosso
,
l
'
espropriazione
dei
grandi
proprietari
senza
nessunissima
indennità
ecc
...
La
rivoluzione
proletaria
dà
la
terra
ai
contadini
nello
stesso
momento
in
cui
distrugge
i
centri
essenziali
del
capitalismo
.
Dà
la
terra
ai
contadini
mentre
inizia
lo
sviluppo
dell
'
industria
socialista
.
Difende
il
contadino
contro
il
riprodursi
dei
fenomeni
di
differenziazione
di
classe
sopprimendo
la
compravendita
della
terra
.
Nello
stesso
tempo
in
cui
compie
la
rivoluzione
democratico
-
borghese
,
la
rivoluzione
proletaria
pone
le
condizioni
che
ne
limitano
,
ne
ostacolano
lo
sviluppo
naturale
,
il
quale
sviluppo
naturale
sarebbe
quello
capitalistico
borghese
.
La
via
di
sviluppo
non
capitalistica
della
economia
contadina
comprende
le
forme
e
le
condizioni
del
passaggio
verso
il
socialismo
in
agricoltura
.
Questa
via
può
essere
più
o
meno
lunga
,
più
o
meno
accidentata
.
Essa
continua
la
lotta
di
classe
,
in
altre
forme
.
Ma
nelle
condizioni
del
potere
assicurato
alla
classe
operaia
,
in
stretta
unione
con
i
contadini
poveri
,
garantendosi
l
'
alleanza
degli
operai
e
dei
contadini
poveri
coi
contadini
medi
,
sviluppandosi
l
'
industria
socialista
,
la
cooperazione
di
scambio
tra
città
e
campagna
,
e
le
aziende
agricole
socialiste
modello
,
e
la
cultura
tra
le
masse
,
il
passaggio
potrà
essere
più
rapido
.
Non
vi
è
dunque
una
contraddizione
tra
il
nostro
programma
agrario
e
le
rivendicazioni
transitorie
della
rivoluzione
proletaria
,
corrispondenti
alla
soluzione
dei
problemi
non
risolti
dalla
rivoluzione
democratico
-
borghese
.
Queste
rivendicazioni
noi
non
possiamo
eluderle
;
ma
non
eludendole
noi
restiamo
pur
sempre
sulla
linea
dello
sviluppo
conseguente
della
rivoluzione
socialista
;
anzi
,
restiamo
sulla
via
giusta
,
senza
saltare
al
di
sopra
delle
masse
e
senza
fermarci
a
mezza
via
il
che
equivarrebbe
ad
una
sconfitta
della
rivoluzione
proletaria
.
I
nostri
critici
volgari
modulano
numerose
variazioni
sul
tema
della
«
terra
ai
contadini
»
.
Il
Salvemini
(
ci
occupiamo
di
lui
perché
è
fra
i
tecnici
più
accreditati
di
Giustizia
e
Libertà
ed
è
il
padre
del
progetto
di
riforma
agraria
di
questa
organizzazione
)
,
il
Salvemini
ha
fatto
molto
spirito
nel
suo
recente
rapporto
alla
«
Amendola
»
di
Parigi
intorno
al
motivo
della
divisione
della
terra
.
Egli
ha
sottolineata
la
stupidità
di
una
nostra
frase
«
sui
quattro
milioni
di
salariati
da
lanciare
contro
la
grande
proprietà
»
.
Perché
tanto
spirito
?
Perché
il
Salvemini
e
tutti
i
nostri
critici
volgari
ritengono
che
l
'
essenziale
della
nostra
formula
«
la
terra
ai
contadini
»
sia
la
divisione
della
terra
ai
contadini
che
non
ne
hanno
.
Avendo
ridotta
ad
una
banalità
questa
nostra
formula
strategica
e
cadendo
nel
tecnicismo
piccolo
-
borghese
,
è
facile
fare
dello
scherzo
.
È
necessario
,
perciò
,
ripetere
che
«
la
terra
ai
contadini
»
vuol
dire
,
per
noi
,
prima
di
tutto
ed
essenzialmente
,
la
lotta
dei
salariati
agricoli
e
dei
contadini
lavoratori
contro
la
grande
proprietà
fondiaria
e
contro
il
grande
capitalismo
agrario
,
per
il
loro
abbattimento
.
In
tal
senso
,
l
'
immagine
figurata
dei
quattro
milioni
di
salariati
da
scagliare
contro
la
grande
proprietà
è
del
tutto
esatta
.
Ed
è
esatta
anche
come
numero
,
perché
per
noi
le
donne
dei
salariati
e
i
figli
(
non
quelli
di
un
anno
,
purtroppo
!
)
sono
da
scagliare
nella
lotta
.
Potrà
la
rivoluzione
dare
a
tutti
i
braccianti
che
la
vogliono
,
la
terra
?
Posto
così
il
problema
,
esso
sembra
imbarazzante
,
ma
solo
a
quelli
che
usano
confettare
gli
stronzoli
della
saggezza
.
La
rivoluzione
dovrà
dare
la
terra
a
tutti
i
salariati
che
la
vogliono
,
e
dovrà
fare
il
possibile
di
darne
ancora
un
supplemento
a
quelli
che
ne
hanno
poca
.
E
dove
si
andrà
a
prendere
questa
terra
?
Il
fatto
che
in
Italia
non
c
'
è
tanta
terra
da
darne
a
tutti
i
senza
terra
,
anche
dopo
che
fosse
stata
spezzata
l
'
azienda
agricola
industrializzata
,
significa
che
in
Italia
si
porrà
in
modo
più
urgente
il
problema
del
socialismo
in
agricoltura
.
Noi
abbiamo
in
Italia
condizioni
più
favorevoli
assai
di
quanto
non
esistessero
in
Russia
nel
1917
,
per
marciare
verso
il
socialismo
nella
campagna
.
Noi
abbiamo
aziende
capitalistiche
moderne
,
attrezzate
;
noi
abbiamo
un
'
educazione
tecnica
che
mancava
assolutamente
ai
contadini
russi
ed
una
condizione
politica
ed
associativa
tra
i
salariati
agricoli
,
ed
una
esperienza
di
lotta
di
classe
che
non
ci
sembra
trovino
riscontro
in
nessun
altro
paese
del
mondo
.
Questi
elementi
sono
a
favore
di
un
processo
accelerato
verso
la
economia
socialista
.
Ciò
che
occorre
è
che
i
salariati
agricoli
si
convincano
che
l
'
economia
socialista
è
per
essi
vantaggiosa
.
Se
essi
,
specie
nelle
zone
fondamentali
di
bracciantato
,
si
convinceranno
(
e
noi
non
abbiamo
dubbi
)
,
le
attuali
aziende
agrarie
capitalistiche
saranno
facilmente
trasformate
in
aziende
agricole
di
Stato
.
Laddove
i
salariati
non
si
convinceranno
subito
noi
spezzeremo
anche
l
'
azienda
industrializzata
,
noi
compiremo
un
tal
misfatto
contro
la
produzione
,
giacché
l
'
interesse
primo
della
rivoluzione
è
di
assicurarsi
una
vittoria
durevole
(
Lenin
)
.
Ma
queste
misure
antieconomiche
non
saranno
generali
,
e
saranno
di
non
lunga
durata
.
Giacché
lo
sviluppo
del
socialismo
in
agricoltura
,
nello
Stato
proletario
che
ne
è
la
condizione
,
sarà
l
'
unica
via
per
risolvere
la
«
questione
demografica
»
,
la
quale
è
una
«
questione
»
solo
in
regime
capitalistico
e
di
sfruttamento
dell
'
uomo
sull
'
uomo
;
ma
non
esisterà
più
in
regime
socialista
.
Tutti
i
piccoli
borghesi
riformatori
italiani
,
in
polemica
con
noi
trovano
irreale
il
nostro
programma
perché
l
'
Italia
non
ha
materie
prime
ed
ha
una
popolazione
numerosa
.
Ogni
operaio
che
abbia
fatto
le
nostre
scuole
di
partito
sa
che
oltre
al
resto
,
sono
proprio
queste
ragioni
che
pongono
dinanzi
al
proletariato
italiano
ed
ai
contadini
lavoratori
la
inevitabilità
del
socialismo
.
I
piccoli
borghesi
riformatori
non
comprendono
che
il
problema
delle
materie
prime
non
si
pone
,
come
problema
della
produzione
,
che
dopo
la
vittoria
del
proletariato
;
e
che
allora
esso
acquista
un
carattere
diverso
da
quello
che
ha
oggi
.
In
via
astratta
è
facile
dimostrare
che
un
paese
che
non
sia
la
Russia
,
che
non
possegga
cioè
tutto
ciò
che
possiede
la
Russia
in
ricchezze
naturali
,
può
iniziare
egualmente
la
costruzione
di
una
economia
socialista
,
forzando
gli
inesauribili
campi
della
scienza
e
della
tecnica
.
Ma
perché
fare
delle
dimostrazioni
in
astratto
,
quando
vi
è
una
Russia
socialista
in
sviluppo
,
e
quando
facilmente
è
comprensibile
che
una
rivoluzione
proletaria
vittoriosa
in
Italia
sconvolgerebbe
gli
attuali
rapporti
europei
?
Credete
voi
che
la
Russia
abbia
utilizzato
meno
le
contraddizioni
interimperialistiche
e
l
'
appoggio
del
proletariato
mondiale
che
le
sue
ricchezze
naturali
,
per
vincere
e
per
svilupparsi
?
I
capitalisti
si
sono
appropriati
delle
fonti
di
materie
prime
con
le
guerre
coloniali
;
il
proletariato
le
troverà
nella
rivoluzione
stessa
:
queste
sono
le
due
vie
per
risolvere
il
problema
delle
materie
prime
.
Infatti
Giustizia
e
Libertà
sceglie
la
prima
via
,
poiché
non
può
scegliere
la
seconda
:
ma
non
ne
trova
una
terza
.
La
teoria
dell
'
espansione
democratica
italiana
sostenuta
dal
Salvemini
è
,
in
fondo
,
la
teoria
nazional
-
sindacalista
della
«
nazione
proletaria
»
con
il
correttivo
della
limitazione
delle
nascite
.
La
questione
demografica
,
per
Salvemini
,
si
risolve
così
:
dare
la
terra
ai
contadini
e
far
emigrare
i
braccianti
.
Dove
emigreranno
i
braccianti
?
Si
porrà
subito
un
problema
della
emigrazione
,
e
quindi
della
difesa
dell
'
emigrazione
,
e
quindi
espansione
.
Tutti
i
motivi
della
«
nazione
proletaria
»
coi
quali
Corradini
e
Labriola
,
Orano
ed
altri
sostennero
la
impresa
libica
e
le
altre
imprese
di
guerra
;
tutti
i
motivi
sui
quali
poggia
la
propaganda
imperialistica
attuale
(
«
espanderci
o
esplodere
»
,
ecc
...
)
sono
fatti
propri
dal
Salvemini
e
dalla
compagnia
di
Giustizia
e
Libertà
.
Sono
i
motivi
dell
'
imperialismo
aggressivo
italiano
,
del
fascismo
,
della
prossima
guerra
fascista
.
Invece
per
noi
la
questione
delle
materie
prime
e
quella
della
sovrapopolazione
si
risolvono
nel
socialismo
.
Nel
socialismo
ogni
donna
può
fare
o
no
dei
figli
,
può
interrompere
quante
volte
vuole
la
gravidanza
;
è
questa
una
libertà
individuale
che
essa
si
sarà
conquistata
con
la
rivoluzione
;
ma
non
è
una
direttiva
sociale
,
ché
,
in
tal
caso
,
significherebbe
il
fallimento
del
socialismo
.
Lo
sviluppo
senza
limiti
della
tecnica
,
che
solo
il
socialismo
può
promuovere
,
non
si
risolve
nella
inutilizzazione
di
una
massa
crescente
di
forza
di
lavoro
,
bensì
in
una
diminuzione
dello
sforzo
sociale
per
produrre
i
beni
necessari
all
'
esistenza
.
Lo
sviluppo
della
tecnica
,
in
regime
capitalista
,
ha
come
conseguenza
la
formazione
di
un
esercito
di
disoccupati
,
il
regime
socialista
ha
bisogno
di
tutti
,
i
quali
invece
di
8
ore
,
lavoreranno
7
ore
,
e
poi
6
,
e
poi
5
dando
il
resto
del
tempo
allo
sviluppo
culturale
,
fino
a
distruggere
la
differenza
esistente
fra
lavoro
fisico
e
lavoro
intellettuale
.
Noi
comunisti
,
ed
il
proletariato
rivoluzionario
,
non
vediamo
come
una
disgrazia
l
'
accrescimento
della
popolazione
,
della
natalità
:
la
dottrina
della
limitazione
delle
nascite
,
come
dottrina
sociale
,
è
una
dottrina
borghese
;
e
il
fatto
che
il
fascismo
le
abbia
mosso
contro
una
tanto
accanita
guerra
si
spiega
con
la
debolezza
dell
'
imperialismo
italiano
che
,
in
mancanza
di
popolazioni
di
colore
da
sfruttare
,
in
mancanza
di
un
apparato
tecnico
sviluppato
,
ha
bisogno
di
una
massa
di
schiavi
italiani
e
proletari
che
gli
assicurino
il
profitto
.
Salvemini
proclama
che
il
dogma
della
socializzazione
della
terra
deve
essere
abbandonato
.
I
riformisti
italiani
,
che
avevano
scritto
nello
statuto
della
Federterra
che
non
poteva
essere
membro
della
organizzazione
chi
non
volesse
lottare
per
il
fine
della
socializzazione
della
terra
,
hanno
fatto
proprio
l
'
invito
salveminiano
.
Si
sono
essi
pentiti
degli
errori
commessi
?
A
noi
sembra
che
oggi
come
ieri
essi
vogliano
impedire
la
rivoluzione
contadina
,
e
ritornare
quatti
quatti
alla
comoda
politica
delle
cooperative
che
faceva
imbestiare
,
a
suo
tempo
,
il
professor
Salvemini
.
I
capi
di
Giustizia
e
Libertà
,
che
non
possono
fare
a
meno
di
occuparsi
di
noi
(
e
ciò
fa
loro
onore
,
perché
mostra
che
sono
presenti
nella
situazione
)
hanno
però
la
disgrazia
di
non
studiarci
,
per
lo
meno
con
altrettanta
cura
di
quanto
non
ne
mettiamo
noi
nell
'
occuparci
delle
loro
cose
.
E
perciò
è
nata
in
essi
una
sorta
di
convinzione
che
noi
siamo
,
noi
comunisti
italiani
,
molto
transigenti
in
fatto
di
socializzazione
dell
'
agricoltura
.
«
In
Italia
»
,
essi
dicono
,
«
i
comunisti
sono
assai
transigenti
,
ecc
.
»
I
nostri
critici
apprenderanno
con
piacere
(
?
)
che
i
comunisti
francesi
sono
più
transigenti
di
quelli
italiani
,
mentre
i
comunisti
cubani
sono
meno
transigenti
dei
comunisti
russi
.
Che
cosa
è
questa
storia
della
transigenza
di
cui
parlano
i
capi
di
Giustizia
e
Libertà
?
Non
è
altro
che
il
modo
nel
quale
noi
rispondiamo
alla
questione
agraria
nelle
diverse
situazioni
.
Polemizzando
con
Bakunin
,
Marx
disse
già
:
«
...
dove
il
contadino
esiste
in
grandi
masse
come
proprietario
privato
di
terra
,
dove
esso
costituisce
persino
una
maggioranza
più
o
meno
considerevole
,
come
in
tutti
gli
Stati
dell
'
Europa
occidentale
,
dove
non
è
scomparso
e
sostituito
dal
bracciante
,
come
in
Inghilterra
,
avviene
quanto
segue
:
o
il
contadino
ostacola
,
fa
fallire
qualsiasi
rivoluzione
operaia
,
come
ha
fatto
sinora
in
Francia
,
oppure
il
proletariato
(
poiché
il
contadino
proprietario
non
appartiene
al
proletariato
e
anche
quando
,
per
la
sua
situazione
,
vi
appartiene
,
non
crede
di
appartenervi
)
deve
,
come
governo
,
prendere
delle
misure
in
seguito
alle
quali
il
contadino
migliora
immediatamente
la
sua
situazione
ed
è
così
conquistato
alla
rivoluzione
;
misure
che
,
tuttavia
,
in
embrione
,
facilitano
il
passaggio
dalla
proprietà
privata
della
terra
alla
proprietà
collettiva
;
in
modo
che
il
contadino
vi
pervenga
economicamente
da
sé
...
»
.
Questa
direttiva
del
modo
di
portare
il
contadino
al
socialismo
è
giusta
sempre
,
ma
varia
,
dunque
,
a
seconda
che
la
tradizione
della
proprietà
privata
della
terra
sia
più
o
meno
forte
,
più
o
meno
diffusa
(
rapporti
tra
i
proprietari
e
le
altre
categorie
contadine
,
e
il
proletariato
agricolo
)
,
sia
sparita
(
come
nelle
piantagioni
dell
'
America
centrale
e
meridionale
)
.
In
altri
termini
,
è
più
facile
nazionalizzare
e
socializzare
le
piantagioni
di
caucciú
o
di
caffè
del
Brasile
che
la
terra
del
contadino
francese
.
Noi
siamo
,
quindi
,
«
transigenti
»
,
perché
sappiamo
partire
dallo
stadio
attuale
di
sviluppo
della
economia
agricola
italiana
e
dall
'
orientamento
delle
spinte
che
mettono
in
movimento
i
contadini
,
per
facilitare
la
vittoria
del
proletariato
e
per
porre
le
condizioni
dell
'
avviamento
al
socialismo
.
In
altre
parole
,
noi
siamo
i
soli
veri
socialisti
,
i
socialisti
che
socializzeranno
tutta
l
'
economia
.
È
questa
la
via
seguita
dai
comunisti
russi
,
la
via
scientifica
.
Non
ve
ne
è
un
'
altra
.
Dunque
,
noi
non
abbiamo
abbandonato
«
il
dogma
»
della
socializzazione
:
chi
lo
ha
abbandonato
sono
coloro
che
non
erano
socialisti
quando
lo
sbandieravano
a
destra
e
a
manca
,
allontanando
dal
proletariato
industriale
i
contadini
,
e
sabotando
la
rivoluzione
.
La
nostra
«
transigenza
»
significa
la
consapevolezza
della
realtà
,
il
rigetto
di
ogni
utopismo
o
menzogna
,
la
utilizzazione
delle
forze
reali
delle
masse
povere
o
impoverite
della
campagna
italiana
(
italiana
)
e
dell
'
obiettivo
verso
cui
esse
si
muovono
o
si
muoveranno
.
I
nostri
avversari
piccolo
-
borghesi
capiscono
certo
istintivamente
il
senso
di
questa
strategia
,
tanto
che
nessuno
di
essi
è
sul
nostro
fronte
contadino
:
la
nostra
«
transigenza
»
li
impaurisce
.
E
allora
ci
confutano
su
terreno
tecnico
.
Oibò
!
Vogliono
dimostrarci
che
l
'
industria
agraria
è
diversa
dalle
altre
industrie
(
bontà
loro
)
,
che
i
mutamenti
di
clima
e
di
altitudine
richiedono
metodi
di
coltura
differenti
(
quanta
scienza
sprecata
,
egregio
Lussu
:
non
ti
pare
?
)
:
e
ci
dicono
che
per
certe
colture
la
piccola
azienda
non
è
sostituibile
con
la
grande
,
ed
altre
cose
eccellenti
.
Qui
ci
piacerebbe
fare
una
scorribanda
sulle
possibilità
tecniche
nell
'
agricoltura
in
regime
socialista
,
e
far
raccapricciare
i
«
tecnici
»
di
Giustizia
e
Libertà
.
L
'
applicazione
della
chimica
e
della
elettricità
all
'
agricoltura
e
la
regolamentazione
dei
venti
e
delle
precipitazioni
che
oggi
sono
ancora
nello
stadio
infantile
,
e
che
con
il
socialismo
avranno
un
impulso
gigantesco
,
scardineranno
tutte
le
meschine
e
limitate
opinioni
dei
nostri
tecnici
.
La
Russia
comincia
a
darne
esempi
(
sono
i
primi
esempi
)
che
aprono
orizzonti
nuovi
e
non
intravvisti
prima
.
Ma
anche
restando
al
livello
attuale
della
tecnica
,
chi
ha
mai
detto
che
la
piccola
azienda
debba
essere
per
forza
legata
alla
proprietà
privata
?
I1
Salvemini
ha
imparato
alla
scuola
elementare
che
il
piccolo
contadino
pianta
l
'
albero
perché
è
sicuro
che
suo
figlio
ne
godrà
i
frutti
.
Roba
da
mettersi
a
piangere
di
commozione
.
(
E
dire
che
nessuno
si
commuove
quando
il
contadino
che
ha
piantato
l
albero
deve
vendere
tutto
e
piantare
baracca
e
burattini
!
)
Ma
,
il
socialismo
,
oltreché
cambiare
la
natura
cambia
l
'
uomo
?
Salvemini
non
potrà
crederci
.
Se
ne
accerti
.
Il
socialismo
cambia
l
'
uomo
e
i
suoi
sentimenti
.
Perché
il
senso
della
proprietà
privata
è
così
forte
e
radicato
?
Nel
mondo
la
proprietà
privata
non
è
sempre
esistita
,
non
è
una
legge
di
natura
.
Il
modo
di
produzione
è
la
base
d
'
ogni
civiltà
e
d
'
ogni
cultura
.
Perciò
noi
ridiamo
delle
obiezioni
«
tecniche
»
al
socialismo
in
agricoltura
.
Il
proletariato
è
portatore
di
uno
sviluppo
tecnico
infinite
volte
superiore
all
'
attuale
,
illimitato
.
Abbiamo
il
diritto
di
domandarci
:
sono
davvero
dei
«
tecnici
»
i
nostri
contraddittori
?
O
non
sono
solo
dei
furbi
propagandisti
dell
'
avversario
?
Giacché
il
tecnico
che
abbia
il
possesso
delle
immense
possibilità
scientifiche
non
può
aver
paura
della
rivoluzione
proletaria
.
Direi
quasi
che
esso
dovrebbe
desiderarla
per
poter
espandere
le
sue
facoltà
e
contribuire
con
tutte
le
forze
intellettuali
all
'
elevamento
prodigioso
dell
'
umanità
.
È
ciò
che
dicono
i
tecnici
d
'
America
,
di
Germania
e
di
altri
paesi
che
lavorano
nella
Russia
del
piano
.
Sono
dei
tecnici
i
nostri
contraddittori
?
Sono
soprattutto
dei
funzionari
del
capitalismo
,
senza
dignità
scientifica
,
senza
ambizione
di
ricerca
.
La
loro
confutazione
tecnica
non
scalfisce
il
nostro
programma
socialista
,
né
il
nostro
programma
di
azione
contadina
.
L
'
uno
e
l
'
altro
sono
sulla
stessa
linea
di
sviluppo
,
che
è
quella
della
rivoluzione
proletaria
.
Per
fortuna
nostra
e
della
rivoluzione
nel
mondo
oggi
abbiamo
una
grande
esperienza
che
sino
a
quindici
anni
fa
ci
mancava
.
Essa
è
tale
da
distruggere
una
ad
una
tutte
le
critiche
avversarie
.
Questa
esperienza
deve
essere
conosciuta
dalle
larghe
masse
dei
contadini
italiani
.
I
quali
faranno
come
in
Russia
,
costringendo
gli
attuali
sedicenti
benefattori
di
Giustizia
e
Libertà
e
della
«
concentrazione
»
a
morire
di
disperazione
.
StampaPeriodica ,
Nelle
ultime
settimane
un
certo
numero
di
Programmi
e
Dichiarazioni
programmatiche
sono
spuntati
nel
campo
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
.
L
'
avvenimento
non
è
senza
significato
e
senza
valore
,
specie
ove
si
consideri
che
questi
partiti
della
democrazia
più
o
meno
sociale
hanno
rifuggito
,
negli
ultimi
anni
,
da
ogni
precisazione
programmatica
adducendo
,
a
conforto
della
loro
tesi
,
che
i
programmi
limitano
le
adesioni
e
restringono
le
coalizioni
.
Ora
,
invece
,
ciascuno
di
questi
partiti
e
gruppi
tiene
a
mettere
fuori
il
proprio
programma
,
le
diverse
coalizioni
nelle
quali
essi
si
raggruppano
fanno
le
proprie
dichiarazioni
programmatiche
,
e
tutte
queste
elaborazioni
si
accompagnano
a
una
recrudescenza
delle
crisi
nel
seno
dei
vari
partiti
e
aggruppamenti
,
crisi
che
scoppiano
talora
in
scissioni
ideologiche
profonde
ed
in
spezzature
organiche
,
mentre
uno
sforzo
verso
nuove
formazioni
politiche
e
nuovi
raggruppamenti
è
più
o
meno
palese
e
continuo
.
Non
è
difficile
scoprire
il
senso
di
questi
fenomeni
.
Man
mano
che
la
crisi
economica
si
aggrava
,
in
Italia
e
negli
altri
paesi
,
gettando
nuove
masse
di
proletari
fuori
della
produzione
,
peggiorando
sempre
più
le
condizioni
dei
proletari
,
impoverendo
i
ceti
intermedi
della
società
,
nella
misura
in
cui
il
proletariato
ed
i
lavoratori
sono
spinti
alla
lotta
,
e
lottano
in
difesa
delle
loro
condizioni
elementari
di
esistenza
e
delle
loro
elementari
libertà
,
di
fronte
alla
esperienza
italiana
e
mondiale
della
lotta
di
classe
,
ai
problemi
che
essa
pone
alle
masse
,
alle
soluzioni
della
situazione
che
essa
indica
le
soluzioni
della
presa
del
potere
e
della
diretta
sua
gestione
da
parte
del
proletariato
,
della
vittoria
della
dittatura
del
proletariato
di
fronte
all
'
inasprirsi
delle
contraddizioni
della
società
italiana
,
alla
radicalizzazione
crescente
delle
masse
proletarie
,
alla
orientazione
di
strati
notevoli
di
contadini
,
ed
anche
di
piccola
borghesia
urbana
,
verso
la
soluzione
russa
,
soviettista
,
comunista
,
della
crisi
,
i
partiti
e
i
gruppi
dell
'
e
antifascismo
»
democratico
,
e
della
socialdemocrazia
d
'
ogni
sfumatura
,
sono
costretti
a
dire
ciò
che
pensano
,
cosa
vogliono
,
come
giudicano
la
situazione
e
i
suoi
sviluppi
,
ed
essi
rispondono
a
questa
necessità
in
modo
difficoltoso
e
contorto
,
perché
le
loro
basi
sociali
sono
mobilissime
,
perché
il
proletariato
sfugge
sempre
più
alla
loro
influenza
,
perché
il
partito
comunista
penetra
sempre
più
profondamente
nel
proletariato
e
negli
strati
popolari
.
La
elaborazione
e
la
presentazione
dei
recenti
Programmi
e
Dichiarazioni
programmatiche
risponde
a
un
riaggruppamento
che
si
sta
operando
,
in
questo
momento
,
nelle
file
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
,
dal
quale
sembrerebbe
delinearsi
la
tendenza
al
formarsi
di
una
«
concentrazione
»
di
«
sinistra
»
che
vorrebbe
collocarsi
tra
noi
e
la
«
concentrazione
»
attuale
.
Il
fatto
nuovo
sintomatico
e
interessante
è
una
certa
revisione
delle
sue
posizioni
tradizionali
ideologiche
e
politiche
che
si
manifesta
nel
partito
repubblicano
,
e
questa
revisione
parrebbe
voler
essere
alla
base
di
una
nuova
coalizione
politica
sedicente
«
a
sinistra
»
della
«
concentrazione
»
di
Nenni
,
Rosselli
e
compagni
.
La
crisi
del
vecchio
partito
repubblicano
è
incominciata
dal
momento
in
cui
si
affermò
e
andò
sviluppandosi
la
organizzazione
di
classe
del
proletariato
italiano
.
Sebbene
il
partito
repubblicano
non
fu
mai
ricacciato
del
tutto
fuori
dalle
file
del
proletariato
,
tra
le
quali
mantenne
qua
e
là
sempre
alcune
posizioni
,
esso
andò
divenendo
un
partito
di
piccoli
borghesi
di
città
,
di
intellettuali
,
di
artigiani
e
contadini
medi
e
medio
ricchi
,
tra
i
quali
difese
i
principi
della
lotta
contro
la
conquista
monarchica
dell
'
Italia
elaborando
le
tesi
dell
'
associazionismo
,
come
forma
perfetta
della
organizzazione
sociale
,
del
regionalismo
e
delle
autonomie
regionali
,
cercando
di
conciliare
in
un
sistema
intellettualistico
,
nel
quale
si
trovano
,
peraltro
,
alcuni
motivi
storici
reali
,
le
posizioni
diverse
e
contrastanti
dei
maestri
del
repubblicanesimo
italiano
(
Mazzini
,
Cattaneo
,
Ferrari
)
.
Nel
campo
del
problemismo
che
prima
della
guerra
occupò
gruppi
diversi
di
giovani
intellettuali
italiani
in
vena
di
riformare
L
'
Italia
il
partito
repubblicano
alimentò
i
propri
vizi
letterari
organici
.
Naturalmente
,
come
ogni
repubblicano
piccolo
-
borghese
«
porta
la
patria
in
cor
»
,
i
nostri
repubblicani
furono
il
fiore
del
patriottismo
,
e
gli
antesignani
del
movimento
irredentista
trentotriestino
nella
madre
patria
.
La
guerra
dette
un
nuovo
colpo
al
partito
repubblicano
,
perché
gli
avvenimenti
che
seguirono
ai
grandi
fatti
del
1915-1818
gli
tolsero
la
possibilità
di
avere
una
funzione
intermedia
tra
la
difesa
della
monarchia
e
la
lotta
proletaria
per
il
potere
,
che
trascinava
le
grandi
masse
.
Perciò
il
partito
repubblicano
fu
in
preda
ad
una
lotta
interna
,
tra
tradizionalisti
,
centristi
e
revisionisti
,
i
quali
ultimi
volevano
gettare
un
trampolino
verso
le
posizioni
di
classe
,
conciliando
le
vecchie
posizioni
con
le
nuove
.
Questa
lotta
di
tendenze
era
né
più
né
meno
che
una
lotta
di
classi
e
di
gruppi
sociali
nell
'
interno
del
partito
,
e
si
volse
nella
fascistizzazione
rapida
di
alcune
organizzazioni
repubblicane
(
Romagna
)
e
nello
spostamento
circospetto
e
moderato
verso
posizioni
classiste
dell
'
ala
revisionista
.
Fu
durante
il
periodo
matteottiano
,
e
soprattutto
nella
seconda
fase
di
questo
periodo
(
1925
)
che
il
partito
repubblicano
sembrò
avere
ed
ebbe
realmente
una
posizione
dirigente
nella
formazione
di
una
concentrazione
dei
gruppi
e
partiti
di
«
sinistra
»
del
fallito
Aventino
,
su
una
base
repubblicana
,
formazione
che
ebbe
la
sua
consacrazione
nel
1927
,
nella
emigrazione
.
Questo
momento
,
però
,
anziché
segnare
il
rifiorire
del
partito
repubblicano
fu
l
'
inizio
dell
'
ultima
sua
crisi
nella
quale
esso
si
dibatte
da
cinque
anni
,
e
dalla
quale
cerca
di
uscire
con
uno
sforzo
che
,
per
essere
conseguente
.
dovrebbe
portare
alla
liquidazione
di
questo
partito
,
il
che
non
è
certo
nelle
intenzioni
nemmeno
dei
suoi
estremi
riformatori
.
La
eliminazione
verificatasi
negli
ultimi
anni
dalle
file
del
partito
repubblicano
,
per
morte
naturale
o
per
inserimento
nel
fascismo
o
per
abbandono
della
lotta
,
il
che
equivale
all
'
inserimento
di
alcuni
capi
borghesi
della
vecchia
tendenza
di
destra
,
ha
lasciato
il
partito
nelle
mani
di
un
gruppo
di
intellettuali
,
scarsamente
legati
alla
loro
base
,
e
nella
misura
in
cui
sono
legati
a
questa
,
sensibili
al
processo
di
immiserimento
che
la
crisi
sviluppa
nelle
campagne
e
tra
i
ceti
medi
.
A
ciò
si
aggiungano
la
esperienza
internazionale
della
lotta
di
classe
vissuta
dal
gruppo
emigrato
,
lo
sviluppo
della
rivoluzione
proletaria
mondiale
e
i
successi
della
edificazione
socialista
nell
'
URSS
,
la
bancarotta
fraudolenta
della
socialdemocrazia
e
la
trasformazione
reazionaria
della
democrazia
in
tutti
i
paesi
.
In
mezzo
a
questo
fermento
sociale
spettacoloso
del
mondo
d
'
oggi
i
mazziniani
sono
diventati
una
semplice
curiosità
storica
;
ma
quel
che
per
essi
è
peggio
le
loro
basi
sociali
sono
sospinte
verso
una
lotta
conseguente
i
cui
sviluppi
i
nostri
repubblicani
non
si
erano
mai
sognati
di
prevedere
.
Il
partito
repubblicano
,
che
è
stato
tra
gli
iniziatori
principali
della
«
concentrazione
antifascista
»
,
ad
un
certo
momento
se
ne
è
allontanato
.
Senza
entrare
nella
disputa
sulle
ragioni
occasionali
che
motivarono
questa
decisione
,
e
che
non
ci
riguardano
,
il
fatto
è
che
i
repubblicani
sono
usciti
dalla
«
concentrazione
»
con
un
voto
di
congresso
,
e
ne
sono
usciti
quando
nella
«
concentrazione
»
è
entrato
il
gruppo
di
Giustizia
e
Libertà
.
È
facile
comprendere
che
un
partito
democratico
quale
è
il
partito
repubblicano
,
e
che
sta
tra
il
gruppo
di
Giustizia
e
Libertà
che
gli
ha
rubato
tutto
il
programma
,
compreso
quello
delle
autonomie
e
del
regionalismo
,
il
partito
socialista
riformista
(
Ufficio
Buozzi
compreso
)
che
ha
la
priorità
,
per
diritto
di
anzianità
,
nell
'
ammannire
programmi
di
riforme
sociali
e
che
è
oggi
diventato
repubblicano
,
resta
schiacciato
in
un
amplesso
mortale
.
Giustizia
e
Libertà
getta
la
sua
furba
riforma
agraria
ai
contadini
repubblicani
ricchi
e
medio
ricchi
della
Romagna
,
assieme
alla
rivendicazione
della
repubblica
;
agli
artigiani
,
alla
piccola
borghesia
di
città
,
agli
intellettuali
,
Giustizia
e
Libertà
dà
quanto
poteva
offrire
il
partito
repubblicano
(
con
tutta
la
serie
di
citazioni
di
passi
classici
mazziniani
da
rinverdire
l
'
orgoglio
sopito
dei
vecchi
repubblicani
addormentati
)
.
E
sul
fronte
proletario
,
il
partito
socialista
lavora
meglio
di
quanto
non
lo
potessero
i
repubblicani
...
Che
fare
?
La
Direzione
del
partito
repubblicano
lancia
una
Dichiarazione
programmatica
.
Nel
momento
in
cui
scriviamo
abbiamo
solo
conoscenza
della
Premessa
,
e
ci
ripromettiamo
di
ritornare
sul
documento
quando
ne
avremo
avuto
la
seconda
parte
,
quella
che
tratterà
dei
problemi
particolari
,
che
è
quanto
dire
la
parte
essenziale
,
giacché
i
concetti
astratti
,
da
soli
,
valgono
politicamente
ancora
poco
.
Ora
,
in
questa
Premessa
vi
è
uno
sforzo
disperato
di
conciliazione
del
mazzinianesimo
con
qualcuna
delle
posizioni
fondamentali
del
marxismo
,
per
appoggiare
il
quale
sforzo
è
stata
cavata
fuori
una
frase
del
Mazzini
del
1834
(
«
l
'
epoca
nuova
è
destinata
a
costruire
l
'
umanità
,
il
socialismo
»
)
,
che
si
richiama
ai
concetti
del
socialismo
piccolo
-
borghese
utopistico
dell
'
epoca
,
del
socialismo
di
Louis
Blanc
.
Quindi
il
documento
è
pieno
di
contraddizioni
.
Non
si
osa
abbandonare
il
.
concetto
di
cittadino
,
che
è
un
concetto
storico
borghese
,
ma
si
afferma
che
il
diritto
di
proprietà
privata
non
dovrà
sopravvivere
nella
Repubblica
italiana
,
concetto
che
a
parte
l
'
avventatezza
superficiale
da
cui
è
prodotto
è
la
negazione
del
cittadino
e
dei
suoi
diritti
,
tra
i
quali
,
nella
Carta
storica
,
è
proprio
quello
sacro
della
proprietà
.
(
Ma
perché
mai
i
repubblicani
e
tutti
gli
altri
che
dicono
di
voler
attentare
più
o
meno
al
diritto
di
proprietà
restano
nella
Lega
dei
diritti
dell
'
uomo
e
del
cittadino
?
)
E
così
mentre
si
riconosce
che
non
vi
può
essere
uguaglianza
politica
se
non
vi
è
uguaglianza
economico
-
sociale
,
e
con
estrema
timidezza
si
afferma
che
il
proletariato
deve
avere
la
funzione
di
guida
della
rivoluzione
antifascista
,
intesa
come
rivoluzione
per
l
'
uguaglianza
economico
-
sociale
,
si
nega
,
poi
,
al
proletariato
la
funzione
di
guida
(
di
direzione
)
dello
Stato
che
uscirà
da
questa
rivoluzione
,
giacché
«
un
regime
di
libertà
è
quello
in
cui
il
proletariato
può
liberamente
assumere
il
posto
che
gli
assegnano
il
suo
grado
di
capacità
e
di
coscienza
,
ecc
.
»
,
il
che
annulla
il
concetto
della
marcia
rivoluzionaria
verso
la
uguaglianza
sociale
,
la
quale
marcia
se
è
storicamente
ammessa
deve
trascinare
tutte
le
conseguenze
di
organizzazione
prima
e
dopo
la
rivoluzione
(
egemonia
del
proletariato
nella
lotta
rivoluzionaria
,
Stato
operaio
,
ecc
.
)
.
Ma
,
per
ora
,
non
vogliamo
indugiare
intorno
ad
una
confutazione
di
tal
sorta
.
Ci
interessa
di
sottolineare
il
fatto
che
il
partito
repubblicano
si
sforza
di
abbandonare
talune
posizioni
sue
fondamentali
,
dopodiché
,
indipendentemente
dagli
sviluppi
inevitabili
di
queste
premesse
,
il
partito
repubblicano
dato
che
vorrà
ancora
chiamarsi
così
,
sarà
un
altro
partito
.
Anzi
,
diciamo
senz
'
altro
che
se
il
congresso
del
partito
repubblicano
approvasse
questa
Dichiarazione
programmatica
,
nello
stesso
momento
esso
dichiarerebbe
la
fine
del
partito
repubblicano
tradizionale
,
e
la
formazione
di
un
altro
partito
socialdemocratico
,
repubblicano
,
anarco
-
massimalista
,
la
cui
vitalità
non
è
spiegabile
che
in
un
periodo
di
scarsa
attività
politica
delle
grandi
masse
popolari
italiane
,
e
dal
fatto
che
il
partito
repubblicano
si
è
acconciato
alla
piccola
vita
della
emigrazione
.
Non
bisogna
stupirsi
di
fronte
a
queste
crisi
,
trasformazioni
,
revisioni
,
scissioni
nell
'
«
antifascismo
»
democratico
.
La
marcia
verso
l
'
aprirsi
di
una
crisi
rivoluzionaria
,
e
la
crisi
rivoluzionaria
stessa
,
non
sono
possibili
all
'
infuori
di
rotture
e
crisi
nei
partiti
della
borghesia
e
della
piccola
borghesia
,
di
decomposizioni
e
ricomposizioni
di
gruppi
e
partiti
,
di
elaborazione
di
nuovi
programmi
,
accordi
,
coalizioni
.
Il
fascismo
del
1926-1927
non
era
già
più
quello
del
1922-1923;
ma
pure
la
«
concentrazione
»
del
1927
non
era
più
l
'
Aventino
.
La
stessa
«
concentrazione
»
del
1932
non
è
più
la
stessa
del
1927
.
Da
cartello
dei
partiti
detti
«
di
sinistra
»
la
«
concentrazione
»
si
è
trasformata
in
un
curioso
amalgama
di
insegne
.
Giustizia
e
Libertà
è
definito
il
fronte
italiano
della
«
concentrazione
»
;
ma
Giustizia
e
Libertà
ha
un
programma
che
non
è
quello
della
«
concentrazione
»
.
Però
la
«
concentrazione
»
è
diretta
dagli
uomini
di
Giustizia
e
Libertà
(
Cianca
è
il
direttore
della
Libertà
e
Rosselli
il
relatore
della
Dichiarazione
programmatica
della
«
concentrazione
»
)
.
Ora
,
Giustizia
e
Libertà
,
che
dovrebbe
essere
la
organizzazione
interna
della
«
concentrazione
»
,
parla
di
repubblica
e
basta
;
ma
la
«
concentrazione
»
alla
cui
testa
sono
gli
stessi
uomini
di
Giustizia
e
Libertà
adopera
la
formula
di
«
repubblica
fondata
sulle
classi
lavoratrici
»
;
la
«
concentrazione
»
parla
di
terra
ai
contadini
,
senz
'
altra
aggiunta
e
Giustizia
e
Libertà
parla
di
modesta
indennità
da
dare
ai
proprietari
espropriati
,
ecc
.
Il
partito
socialista
che
è
nella
«
concentrazione
»
e
in
Giustizia
e
Libertà
propugna
una
repubblica
democratica
dei
lavoratori
,
altrove
una
repubblica
presidiata
dalle
classi
lavoratrici
,
altrove
una
repubblica
socialista
;
esso
evita
di
parlare
dell
'
indennità
da
dare
o
meno
ai
grandi
proprietari
da
espropriare
,
propugna
la
nazionalizzazione
di
certe
industrie
che
la
«
concentrazione
»
e
Giustizia
e
Libertà
vogliono
invece
socializzare
!
I
riformisti
vogliono
nazionalizzare
come
membri
del
partito
,
socializzare
come
membri
della
«
concentrazione
»
e
di
Giustizia
e
Libertà
;
come
membri
del
partito
vogliono
una
repubblica
democratica
dei
lavoratori
(
ma
cos
'
è
?
)
e
magari
una
repubblica
socialista
;
ma
come
adepti
di
Giustizia
e
Libertà
si
accontentano
di
una
repubblica
tout
court
.
Come
membri
di
Giustizia
e
Libertà
i
riformisti
si
impegnano
a
battersi
per
una
modesta
indennità
ai
proprietari
di
terre
espropriati
;
ma
come
membri
del
partito
non
sanno
bene
se
la
indennità
dovrà
o
no
essere
versata
ai
proprietari
.
Tutti
,
poi
,
concentrazionisti
,
seguaci
di
Giustizia
e
Libertà
,
riformisti
,
sono
nella
Lega
internazionale
dei
diritti
dell
uomo
,
per
la
quale
la
proprietà
individuale
è
sacra
,
e
nella
quale
tutta
questa
brava
gente
si
riconosce
come
gente
lepida
e
scherzevole
.
È
comprensibile
che
,
dinanzi
ai
grossi
problemi
dell
'
ora
,
la
parte
proletaria
che
è
nei
diversi
aggruppamenti
concentrazionisti
,
ed
anche
quella
costituita
da
intellettuali
poveri
,
ricerchi
soluzioni
concrete
e
radicali
alla
situazione
e
si
sforzi
di
trovare
la
via
di
un
fronte
di
lotta
diverso
da
quello
che
offrono
loro
i
capi
.
Noi
abbiamo
detto
che
la
crisi
del
partito
repubblicano
è
sintomatica
,
e
lo
è
senza
dubbio
;
ma
tutti
gli
altri
gruppi
e
partiti
della
«
concentrazione
»
e
Giustizia
e
libertà
-
e
non
solo
il
partito
repubblicano
sono
in
crisi
.
Il
motivo
della
crisi
è
di
fondo
,
è
di
classe
,
anche
se
coloro
che
sono
alla
opposizione
da
«
sinistra
»
non
vedono
ancora
con
chiarezza
tutte
le
questioni
,
ed
esprimono
in
modo
insufficiente
ed
inadeguato
la
loro
opposizione
.
Tipica
,
a
questo
riguardo
,
è
la
posizione
dell
'
operaio
socialista
Bianco
,
da
lui
sostenuta
recentemente
nella
sezione
di
Parigi
.
Il
Bianco
crede
ancora
che
il
partito
socialista
possa
condurre
una
azione
proletaria
,
e
ciò
si
comprende
ché
altrimenti
egli
ne
uscirebbe
.
Ma
quale
è
la
preoccupazione
di
questo
operaio
,
in
mezzo
a
un
mucchio
di
opinioni
errate
e
confuse
?
È
la
preoccupazione
del
fronte
proletario
di
lotta
.
Questa
preoccupazione
è
generale
in
tutto
il
proletariato
,
in
Italia
e
fuori
,
e
i
capi
socialisti
lo
sanno
a
tal
punto
che
essi
rimettono
in
discussione
nei
loro
congressi
e
conferenze
il
tema
della
unità
proletaria
,
tema
che
dovrebbe
servire
ad
annebbiare
dinanzi
agli
occhi
degli
operai
socialisti
la
questione
urgente
della
unità
del
fronte
di
lotta
,
per
l
'
azione
immediata
in
difesa
dei
salari
,
per
il
pane
e
per
le
libertà
elementari
dei
lavoratori
.
Negli
stessi
rari
gruppi
di
Giustizia
e
Libertà
nel
paese
la
preoccupazione
del
fronte
unico
proletario
di
lotta
soverchia
di
molto
le
elucubrazioni
letterarie
dei
piccoli
borghesi
che
dirigono
,
per
conto
degli
interessi
della
borghesia
,
questa
organizzazione
.
E
tra
gli
operai
massimalisti
non
vi
è
forse
questa
spinta
verso
l
'
unità
del
fronte
proletario
di
lotta
?
La
stessa
revisione
attuale
che
si
opera
nel
partito
repubblicano
è
la
conseguenza
di
uno
spostamento
verso
il
proletariato
e
la
sua
lotta
rivoluzionaria
delle
basi
sociali
di
questo
partito
.
Tutti
i
dati
della
situazione
oggettiva
,
e
i
dati
degli
atteggiamenti
delle
classi
lavoratrici
soggette
alla
dominazione
fascista
,
influenzate
dal
fascismo
e
dalle
ideologie
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
,
dicono
che
i
lavoratori
cercano
un
fronte
unico
di
azione
.
I
capi
dei
partiti
e
gruppi
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
non
vogliono
il
fronte
unico
,
dicendo
che
questo
è
uno
strumento
di
azione
comunista
.
Giorno
verrà
in
cui
gli
operai
e
i
lavoratori
,
oggi
ancora
legati
a
questi
partiti
,
dovranno
riconoscere
di
essere
stati
per
molti
anni
strumenti
di
una
infame
politica
antiproletaria
.
Ma
volete
sapere
,
operai
,
lavoratori
che
militate
in
organizzazioni
e
partiti
avversi
al
nostro
,
perché
i
vostri
capi
dicono
che
il
fronte
unico
di
classe
,
il
vostro
fronte
autonomo
di
lotta
,
è
uno
strumento
di
disgregazione
di
questi
partiti
,
che
viene
adoperato
dai
comunisti
?
Perché
il
fronte
unico
sviluppa
al
massimo
grado
l
'
azione
di
classe
,
discrimina
in
modo
netto
le
posizioni
di
classe
,
e
,
di
conseguenza
,
diminuisce
di
molto
,
fino
a
far
scomparire
,
la
distanza
artificiale
che
oggi
divide
gli
operai
e
i
lavoratori
comunisti
dagli
altri
operai
e
dagli
altri
lavoratori
.
Noi
comunisti
siamo
pronti
a
stabilire
il
fronte
di
lotta
con
qualsivoglia
organizzazione
o
gruppo
di
proletari
disposto
a
battersi
per
una
rivendicazione
di
classe
,
quale
che
sia
.
Come
noi
non
chiediamo
agli
operai
e
lavoratori
non
comunisti
di
rinunciare
alle
loro
posizioni
ideologiche
,
quale
condizione
per
entrare
nel
fronte
unico
di
lotta
,
così
non
vogliamo
che
altri
chieda
a
noi
di
rinunciare
di
un
millesimo
alle
nostre
posizioni
.
Ma
il
fronte
di
lotta
noi
lo
vogliamo
stabilire
per
batterci
contro
il
capitalismo
,
contro
la
borghesia
,
per
le
questioni
che
ci
interessano
e
ci
accomunano
.
Vogliamo
lottare
assieme
per
difenderei
nostri
salari
?
Perché
i
nostri
fratelli
disoccupati
e
i
loro
figli
non
muoiano
di
fame
?
Per
la
liberazione
dei
nostri
compagni
carcerati
?
Per
la
libertà
di
organizzazione
e
di
stampa
,
per
il
diritto
di
sciopero
?
Contro
la
guerra
che
sta
per
trascinarci
tutti
ad
un
nuovo
massacro
?
Per
la
difesa
della
Unione
dei
soviet
?
Chi
è
,
dove
è
quel
proletario
che
non
comprenda
che
queste
rivendicazioni
(
e
altre
simili
)
sono
le
sue
,
della
sua
classe
,
e
non
sia
disposto
a
stringere
la
mano
al
suo
compagno
comunista
,
socialista
,
anarchico
,
cattolico
per
un
patto
fraterno
di
lotta
in
comune
?
Chi
impedisce
questa
unione
di
milioni
di
sfruttati
per
la
difesa
del
pane
,
per
la
conquista
di
migliori
condizioni
di
esistenza
,
e
della
libertà
?
Sono
forse
i
comunisti
?
Dove
mai
è
avvenuto
che
i
comunisti
commettessero
un
simile
crimine
contro
la
classe
operaia
?
Se
ve
ne
fosse
qualcuno
,
denunziatelo
dinanzi
al
proletariato
,
e
noi
,
assieme
,
lo
copriremo
d
'
infamia
.
No
,
i
comunisti
non
sono
l
'
impedimento
al
fronte
unico
,
occorre
onestamente
riconoscerlo
.
Certo
,
noi
combattiamo
senza
tanti
complimenti
le
posizioni
dei
capi
socialdemocratici
e
democratici
.
Se
queste
posizioni
sono
anche
quelle
dei
gregari
,
noi
le
combattiamo
egualmente
,
tra
i
gregari
,
sia
pure
in
maniera
differente
.
Gli
è
che
noi
siamo
comunisti
,
e
i
nostri
avversari
sono
anticomunisti
,
sono
contro
la
rivoluzione
proletaria
.
Con
non
minore
accanimento
noi
combattiamo
il
fascismo
,
il
che
non
ci
impedisce
di
avvicinare
gli
operai
fascisti
,
di
conquistarli
a
noi
,
se
è
possibile
(
ed
è
possibile
)
,
e
soprattutto
di
stabilire
delle
intese
temporanee
con
essi
,
per
una
lotta
parziale
,
nella
officina
,
in
un
villaggio
.
Gli
operai
socialisti
e
repubblicani
debbono
sapere
che
le
divisioni
ideologiche
attuali
che
li
dividono
dai
comunisti
hanno
meno
importanza
delle
identità
di
interessi
sociali
che
li
uniscono
a
questi
.
Essi
debbono
sapere
che
la
distanza
sociale
che
li
separa
dai
programmi
dei
loro
partiti
e
concentrazioni
è
di
gran
lunga
più
grande
dei
legami
naturali
che
li
avvicinano
ai
comunisti
.
In
questi
congressi
,
a
questi
operai
,
noi
diciamo
:
«
Fronte
unico
proletario
!
»
.
Lo
diciamo
,
lo
gridiamo
ad
essi
ed
agli
altri
operai
di
altri
partiti
:
«
Fronte
unico
proletario
!
»
.
È
questo
l
'
imperativo
dell
'
ora
che
viviamo
.
È
questa
la
traduzione
concreta
dell
'
incitamento
:
«
Proletari
di
tutti
i
paesi
unitevi
!
»
.
È
questo
il
mezzo
attraverso
il
quale
noi
formeremo
una
potente
arma
di
combattimento
che
giungerà
a
rovesciare
il
regime
della
schiavitù
e
della
fame
,
il
regime
del
fascismo
e
del
capitalismo
.
StampaPeriodica ,
Anno
1760
.
Ferdinando
,
terzo
tra
i
figli
di
Carlo
,
ascende
il
trono
delle
Due
Sicilie
,
andando
il
padre
a
regnare
in
Ispagna
.
Primi
decreti
furono
nuovi
ordini
per
caccie
,
nuove
pene
,
tratti
di
corda
.
Prime
occupazioni
,
vergognare
conversar
coi
sapienti
,
boriarsi
di
colpire
cignali
,
cervi
,
uccelli
,
adescar
pesci
:
millanterie
da
barbaro
.
1767
.
Ferdinando
a
16
anni
divenuto
maggiore
vende
il
pesce
pubblicamente
,
serbando
pratiche
,
aspetto
ed
avarizia
di
pescivendolo
,
non
mai
legge
un
libro
o
scrittura
,
e
tediandogli
sottoscrivere
segna
gli
atti
con
sigillo
.
1768
.
Ferdinando
s
ammoglia
con
Maria
Carolina
d
Austria
!
Donna
che
fece
ovunque
cattivissima
prova
.
1776
.
Ferdinando
per
istinto
favorisce
i
baroni
i
quali
col
feudalismo
stringono
talmente
i
popoli
costretti
a
vivere
sotto
graticci
o
nelle
grotte
a
somiglianza
de
bruti
.
1777
.
Ferdinando
già
padre
d
un
figlio
vende
in
Portici
maccheroni
e
vino
alzando
bettola
,
i
cortigiani
e
la
regina
simulavano
i
garzoni
e
l
ostessa
.
Giocando
al
pallone
fa
da
manigoldi
mettere
a
forza
sopra
una
coperta
e
balestrare
in
aria
fra
le
risa
della
plebaglia
il
nobile
abate
Mazzinghi
toscano
,
che
poi
muore
di
melanconia
.
1789
.
Ferdinando
e
Maria
Carolina
maritano
due
principesse
a
due
arciduchi
d
Austria
,
e
promettono
l
ereditario
Francesco
all
arciduchessa
Maria
Clementina
:
tristi
principî
della
simpatia
tedesca
in
Italia
,
e
del
coro
dei
Borboni
in
Napoli
.
1792
.
Ferdinando
per
i
movimenti
di
Francia
condanna
dieci
mila
,
e
dodici
mila
chiude
nelle
carceri
e
galere
,
e
gran
parte
nelle
isole
di
Lampedusa
e
Tremiti
,
torna
in
uso
la
frusta
;
le
sole
spie
e
gli
atti
inquisitori
sono
prove
a
condannarsi
.
1793
.
Ferdinando
fa
chiudere
nei
sotterranei
di
Santermo
molti
dotti
e
nobili
vigilati
da
custodi
spietati
;
crea
la
Giunta
di
Stato
e
quella
di
Polizia
onde
processarli
,
solamente
perché
praticarono
con
quei
della
flotta
francese
.
1794
.
Ferdinando
apre
un
prestito
per
sostenere
la
guerra
contro
i
Francesi
:
i
cittadini
,
le
chiese
si
spogliano
per
affetto
,
ma
finalmente
si
veggono
da
lui
rubati
37
milioni
di
ducati
dalle
sostanze
dei
cittadini
.
Id
.
Ferdinando
decreta
che
la
Giunta
di
Stato
sia
ad
modum
belli
e
ad
horas
;
i
giudici
dispari
;
la
pena
,
morte
,
ergastolo
,
esilio
;
l
accusato
non
possa
parlare
;
le
sentenze
inappellabili
.
Il
procuratore
fiscale
diceva
aver
prove
per
venti
mila
colpevoli
,
sospetti
per
cinquanta
mila
.
Prima
di
morire
,
la
tortura
:
e
questo
tribunale
condannò
nel
capo
Vincenzo
Vitaliano
di
22
anni
,
Emmanuele
di
Deo
di
20
,
Vincenzo
Pagliani
di
19
,
gentiluomini
.
Altri
tre
alle
galere
,
20
al
confine
,
13
a
pene
minori
.
La
sentenza
non
parlava
di
alcun
delitto
,
vergognando
castigare
chi
amava
la
patria
.
1795
.
Ferdinando
,
per
istigazione
di
Acton
ministro
e
drudo
della
regina
,
fa
chiudere
nella
fortezza
di
Gaeta
Medici
,
grande
di
corte
,
Colonna
,
Caracciolo
,
Pignatelli
,
Serra
,
Caraffa
,
Riari
,
tutti
duchi
o
conti
,
ed
i
dotti
Mario
Pagano
,
Ignazio
Craia
,
Domenico
Bisceglie
,
Teodoro
Monticelli
,
e
sulle
istanze
del
Cardinal
Ruffo
crea
una
giunta
per
loro
,
li
fa
martoriare
per
mancanze
di
prove
,
e
largheggia
in
doni
e
croci
verso
le
spie
.
Id
.
Ferdinando
diviene
più
tiranno
a
Palermo
contro
il
popolo
affamato
e
scontento
dell
arcivescovo
Lopez
reggente
l
isola
,
fa
torturare
e
morire
l
avvocato
Blasi
,
molti
vanno
alle
galere
e
all
esilio
,
e
la
famiglia
reale
teme
di
tutto
,
fa
saggiare
i
cibi
,
le
camere
del
sonno
,
e
tutto
questo
perché
?
...
1797
.
Ferdinando
ammoglia
l
ereditario
Francesco
coll
arciduchessa
Clementina
.
Innesto
di
una
nuova
umanità
in
Italia
!
...
1798
.
Ferdinando
con
suo
bando
dato
in
Roma
8
dicembre
anima
i
Napoletani
contro
i
Francesi
e
dice
:
Difendono
il
re
e
padre
loro
che
cimenta
la
vita
pronto
a
sacrificarla
per
conservare
a
suoi
sudditi
l
onore
e
il
viver
libero
.
Id
.
Ferdinando
dopo
aver
fatto
massacrare
i
sudditi
nella
stolta
guerra
contro
la
Francia
lascia
Napoli
e
si
salva
in
Sicilia
,
dà
il
bottino
ai
tesori
dello
Stato
per
20
milioni
di
ducati
,
lasciando
la
nazione
infelice
in
guerra
senza
ordini
,
povera
,
incerta
.
Tale
delitto
,
non
perdonabile
per
volger
di
fortuna
o
dei
tempi
compiva
il
padre
dei
popoli
il
27
dicembre
!
1799
.
Gaetano
Mammone
belva
più
che
uomo
,
che
beveva
il
sangue
de
suoi
ed
altrui
,
salassi
per
diletto
,
gradiva
a
mensa
un
capo
d
uomo
frescamente
reciso
,
tracannava
liquori
nei
teschi
umani
,
uccidendo
di
sua
mano
400
Francesi
e
Napoletani
:
a
questo
mostro
scrivevano
Ferdinando
e
Carolina
col
titolo
:
Mio
generale
e
mio
amico
.
Id
.
Ferdinando
manda
in
Calabria
a
ristabilire
l
ordine
Fabrizio
cardinale
Ruffo
nato
di
tristo
seme
,
scostumato
in
gioventù
,
lascivo
in
vecchiaia
:
assale
la
città
di
Crotone
,
vi
mena
stragi
,
spogli
,
libidini
e
crudeltà
infinite
da
vincere
i
Busiri
e
i
Falaride
.
La
stessa
tragica
fine
corse
Altamura
grossa
città
dove
3
giorni
infuriò
la
vendetta
,
profanando
un
monastero
,
e
tali
cose
compiendo
da
cui
ributta
la
natura
;
e
dopo
la
sazietà
di
ribalderie
assolve
tutti
.
StampaPeriodica ,
Per
quante
preghiere
abbiamo
rivolte
-
privatamente
e
pubblicamente
-
ai
nostri
contemporanei
essi
non
riescono
a
non
occuparsi
di
noi
.
Il
loro
egoismo
intellettuale
li
porta
involontariamente
a
far
del
rumore
intorno
al
nostro
lavoro
e
potrebbe
accadere
che
le
continue
tentazioni
della
celebrità
ci
distogliessero
da
conquiste
assai
più
grandi
.
Inglesi
e
francesi
,
preti
e
anticlericali
,
socialisti
e
mondani
si
interessano
delle
cose
nostre
con
uno
zelo
che
non
avremmo
mai
sperato
e
non
si
restringono
a
manifestare
il
loro
interesse
col
leggere
ma
anche
collo
scrivere
.
Come
possiamo
noi
impedire
-
in
un
tempo
mancante
di
ogni
censura
-
queste
esplosioni
di
meraviglia
o
di
sdegno
?
Miss
Aelfrida
Tillyard
,
ad
esempio
,
ha
consacrato
al
Fiorentine
Movement
un
intero
articolo
nella
Indipendent
Review
(
aprile
1906
)
e
il
movimento
fiorentino
,
per
essa
,
consiste
nel
Leonardo
e
nei
libri
della
Biblioteca
del
Leonardo
.
Come
fare
a
biasimarla
della
sua
ammirazione
per
noi
tutti
,
anche
se
questa
ammirazione
è
accompagnata
da
qualche
misrepresentation
sopra
le
origini
e
le
attitudini
del
nostro
gruppo
?
E
neppure
possiamo
fare
a
meno
di
ringraziare
Maurice
Muret
il
quale
nel
suo
recente
libro
sulla
Litterature
italienne
d
'
aujourd
-
hui
(
Paris
,
Perrin
)
consacra
un
capitolo
al
Neo
Machiavelisme
fiorentino
(
311
-
315
)
e
proclama
nella
prefazione
:
"
Demain
L
'
Europe
entière
connaitra
le
jeunes
théoriciens
ingenieusement
paradoxaux
du
Leonardo
"
(
p
.
X
.
)
.
Come
resistere
poi
quando
,
in
una
delle
più
importanti
riviste
cattoliche
dell
'
Europa
,
gli
Studi
Religiosi
,
diretti
da
Salvatore
Minocchi
,
leggiamo
a
proposito
del
Leonardo
,
"
il
giovane
e
vitale
periodico
che
ha
già
attirato
la
nostra
attenzione
"
,
queste
parole
:
"
È
un
fatto
che
ci
consola
grandemente
il
vedere
dei
giovani
pieni
d
'
ingegno
,
d
'
energia
,
di
volontà
di
vivere
,
sorgere
separatamente
da
noi
,
indipendentemente
da
noi
,
a
combattere
nello
stesso
campo
con
un
programma
così
simile
al
nostro
:
giovani
che
sono
nauseati
dal
gretto
positivismo
imperante
nella
scienza
e
nella
vita
,
ridotta
a
un
freddo
ed
egoistico
meccanismo
;
giovani
che
vogliono
agire
per
i
grandi
ideali
,
che
credono
nelle
supreme
invisibili
forze
della
vita
e
dell
'
universo
e
tentano
di
raggiungerle
e
di
possederle
"
,
(
Studi
Religiosi
,
a
.
VI
,
1906
,
fasc
.
1
,
p
.
115
)
.
Forse
il
Minocchi
ci
rappresenta
assai
più
vicini
a
lui
di
quel
che
non
siamo
,
ma
non
per
questo
possiamo
negare
le
affinità
e
non
contraccambiare
le
simpatie
.
Del
resto
dal
pericolo
di
apparir
clericali
ci
salvano
i
giornali
socialisti
,
i
quali
,
con
mirabile
diligenza
,
continuano
a
tener
dietro
alle
cose
nostre
.
Nel
"
Tempo
"
(
13
aprile
)
F
.
Momigliano
chiama
la
nostra
"
una
rivista
un
po
'
impertinente
,
un
po
'
stravagante
,
un
po
'
meravigliosa
,
ma
vivace
,
combattiva
ed
originale
"
,
e
nel
"
Lavoro
"
(
25
aprile
)
Giuseppe
Rensi
,
che
pure
è
stata
una
delle
nostre
vittime
,
parla
così
del
Leonardo
:
"
Questa
rivista
,
affascinante
ed
odiosa
nel
medesimo
tempo
,
di
cui
talvolta
saresti
tentato
di
fare
un
livre
de
chevet
,
talaltra
di
gettarla
dalla
finestra
,
ma
che
in
ogni
modo
è
sempre
interessante
,
anche
quando
insolentisce
ed
ingiuria
...
"
e
continua
preconizzando
a
me
in
persona
la
sorte
di
restauratore
italico
della
magia
.
Cosa
più
strana
ancora
:
perfino
Firenze
comincia
ad
accorgersi
che
da
più
di
tre
anni
c
'
è
dentro
le
sue
mura
un
gruppo
di
persone
che
lavorano
e
che
fanno
parlar
di
sé
e
il
Nuovo
Giornale
,
l
'
ultimo
quotidiano
in
data
e
il
primo
in
qualità
,
ha
creduto
bene
di
occupare
due
colonne
e
mezzo
con
un
articolo
del
nostro
Emilio
Cecchi
consacrato
appunto
al
Leonardo
e
agli
ultimi
nostri
libri
(
29
aprile
)
.
Volendo
schermagliare
a
tutti
i
costi
ci
sarebbe
da
ridire
su
alcune
affermazioni
e
valutazioni
del
nostro
amico
ma
siamo
costretti
a
riconoscere
la
sua
serietà
di
analisi
e
i
suoi
sforzi
per
esser
sincero
,
cosa
più
difficile
e
inutile
di
quel
che
non
si
creda
.
Ma
se
Dio
vuole
non
parlano
del
Leonardo
solo
i
benevoli
e
possiamo
finalmente
citare
qualcuno
che
si
fa
beffe
di
noi
.
Si
tratta
di
un
giornaletto
di
Napoli
,
intitolato
,
con
una
certa
mancanza
di
modestia
,
il
"
Libero
Pensiero
"
,
e
che
apre
degli
abbonamenti
di
sostegno
a
Lire
5
l
'
anno
.
Avvertiamo
però
che
l
abbonamento
semplice
costa
lire
1,50
e
che
si
mandano
le
cartoline
vaglia
a
Napoli
,
Via
dell
'
Università
,
n
.
9
.
Nel
n
.
6
dell
'
anno
III
,
di
questo
giornaletto
,
sotto
la
rubrica
Frusta
Letteraria
,
c
'
è
uno
scritterello
intitolato
il
Binomio
del
Leonardo
,
il
quale
vorrebbe
-
credo
-
essere
maligno
e
riesce
invece
,
appena
appena
,
ad
essere
sciocco
.
Non
ne
citeremo
che
l
'
epigrafe
:
Antyciram
navigant
.
È
la
vecchia
,
eterna
,
inevitabile
accusa
di
pazzia
data
a
tutti
quelli
che
non
vogliono
dire
le
cose
che
dicono
tutti
.
Quando
si
decideranno
gli
imbecilli
d
'
Italia
a
trovarne
una
altra
?
StampaPeriodica ,
Ora
di
trionfo
,
questa
,
ora
di
gloria
per
lo
sport
dell
'
Italia
fascista
.
Nel
giro
breve
di
un
'
ottava
,
tra
domenica
e
domenica
,
l
'
urlo
dei
sessantamila
spettatori
dello
stadio
parigino
di
Colombes
,
acclamanti
nei
calciatori
azzurri
i
campioni
del
mondo
,
si
è
ripercosso
sino
alle
verdeggianti
piste
di
Longchamps
;
e
da
eco
si
è
fatto
grido
più
alto
,
come
fiamma
che
accenda
vastità
di
fuoco
maggiore
.
Non
più
sessanta
,
ma
cento
e
cinquantamila
francesi
esaltavano
in
"
Nearco
"
il
cavallo
più
forte
d
'
Europa
;
forse
,
anche
del
mondo
.
E
la
stretta
di
mano
protocollare
del
presidente
Lebrun
sigillava
,
per
la
seconda
volta
,
una
vittoria
assoluta
e
indiscussa
del
Fascismo
.
Due
grandi
,
decisive
affermazioni
,
dunque
,
quelle
del
19
e
del
26
giugno
dell
'
anno
XVI
,
due
magici
risultati
da
segnarsi
sul
libro
d
'
oro
dello
sport
;
ma
anche
e
,
sopratutto
,
due
dimostrazioni
di
forza
del
Regime
,
il
cui
valore
è
accresciuto
dal
tempo
e
dal
luogo
in
cui
si
sono
verificate
.
Undici
atleti
con
la
maglia
segnata
dal
fascio
littorio
,
combattono
(
è
questo
il
giusto
termine
)
in
quella
fossa
di
leoni
che
è
la
Marsiglia
dei
fuorusciti
e
dei
compagni
politici
del
bolscevico
radicale
signor
Herriot
;
combattono
non
contro
undici
cavallereschi
avversari
,
ma
contro
una
città
,
un
pregiudizio
,
un
ingiusta
violenza
.
E
vincono
.
Eliminata
la
Norvegia
,
essi
devono
fare
i
conti
coi
padroni
di
casa
:
i
francesi
.
Li
affrontano
nella
loro
capitale
,
li
dominano
.
Ed
eccoci
al
terzo
atto
:
il
più
bello
per
noi
,
il
più
orribile
per
i
nostri
nemici
.
La
squadra
degli
amici
brasiliani
non
è
che
un
pretesto
al
canagliume
marsigliese
,
risultato
e
avanzo
di
tutte
le
degeneranti
libidini
del
più
sporco
approdo
marittimo
del
Mediterraneo
,
per
prendersi
la
rivincita
contro
i
calciatori
fascisti
già
vincitori
della
Norvegia
.
"
Nous
les
aurons
,
le
maccaroni
"
sembra
di
sentir
gridare
dalle
immonde
bocche
,
con
contorno
di
epiteti
da
trivio
.
I
nostri
giocatori
sono
attesi
al
varco
,
come
in
un
agguato
,
come
in
un
selvaggio
attentato
di
centomila
contro
dieci
.
Ma
la
superiorità
di
giuoco
degli
azzurri
è
tale
che
anche
il
Brasile
è
vinto
,
sicché
la
squadra
può
ritornare
a
Parigi
inseguendo
,
con
sicuro
passo
,
il
volo
della
decisiva
vittoria
,
mentre
la
rabbia
impotente
dell
'
antifascismo
si
accanisce
in
turpitudine
di
parole
dagli
angiporti
della
"
Belle
de
Mai
"
.
Ora
,
ecco
i
cavallereschi
rivali
d
'
Ungheria
di
fronte
ai
campioni
della
giovinezza
fascista
per
l
'
urto
decisivo
:
qui
lo
sport
può
trionfare
;
ed
infatti
trionfa
confermando
di
fronte
ad
un
'
immensa
folla
attonita
l
'
indiscusso
primato
del
calcio
italiano
.
Ma
se
questo
rinnovato
trionfo
dello
sport
fascista
nel
più
popolare
e
diffuso
giuoco
dei
nostri
tempi
(
potrebbe
dirsi
che
il
calcio
è
un
'
espressione
fisionomica
di
vita
di
massa
del
momento
come
il
cinematografo
)
rappresenta
soltanto
un
consolidamento
di
posizioni
già
raggiunte
,
la
vittoria
di
"
Nearco
"
ci
ha
portato
ad
altri
traguardi
,
ci
ha
rivelati
al
mondo
nella
luce
nuova
della
nostra
organizzazione
agricola
e
industriale
.
Perchè
il
creare
una
razza
,
il
produrre
animali
d
'
eccezione
,
l
'
allevarli
,
il
condurli
alle
supreme
conquiste
in
campo
internazionale
non
è
solo
indizio
di
maturità
sportiva
di
un
popolo
,
sibbene
di
attitudine
a
creare
e
a
vincere
in
ogni
settore
di
attività
produttiva
.
Il
popolo
parigino
,
in
special
modo
,
che
dell
'
ippica
fa
,
da
secoli
,
oggetto
del
suo
amore
e
che
d
'
essa
conosce
,
da
competente
,
le
difficoltà
e
il
valore
,
ha
potuto
,
più
di
ogni
altro
,
comprendere
l
'
importanza
della
vittoria
di
"
Nearco
"
.
Noi
italiani
,
fuori
e
dentro
i
confini
,
sportivi
o
no
,
non
abbiamo
valutato
,
non
valutiamo
;
ci
siamo
commossi
,
ed
ancora
tremiamo
di
gioia
vedendo
in
questo
puro
-
sangue
che
sbaraglia
tanti
generosi
rivali
,
come
un
simbolo
dell
'
irresistibile
marcia
degli
italiani
di
Mussolini
.
Ora
ci
attende
il
"
Tour
"
:
le
maglie
dei
calciatori
azzurri
sono
nelle
valigie
dei
campioni
del
pedale
,
come
viatico
ed
amuleto
sicuro
.
Ma
il
segno
più
forte
del
terzo
,
invocato
,
sperato
,
previsto
trionfo
è
nella
volontà
tetragona
con
cui
lottano
e
vincono
,
al
di
là
dei
confini
,
gli
atleti
d
'
Italia
nel
nome
di
Mussolini
.