StampaPeriodica ,
Al
Fascismo
,
non
sfuggì
sin
dai
suoi
primi
momenti
di
vita
spirituale
l
'
esistenza
di
un
quid
concreto
,
materiale
,
base
della
nazione
come
dello
Stato
.
Alla
vaga
percezione
di
questo
quid
seguì
la
sua
individuazione
,
al
fondo
dei
concetti
già
tanto
discussi
e
della
storia
umana
.
L
'
antichissima
confusa
conoscenza
di
questo
"
reale
"
doveva
per
forza
chiarificarsi
ed
entrare
a
far
parte
del
sistema
dottrinale
fascista
,
perché
fosse
completo
ed
organico
.
Questo
quid
,
questo
reale
,
fu
indicato
dal
termine
razza
.
Il
concetto
di
razza
,
al
quale
si
pervenne
in
Italia
dopo
lo
svolgimento
della
teoria
nazionalista
ed
il
primo
periodo
della
dottrina
fascista
,
fu
quello
di
razza
storica
.
Risultò
insomma
dallo
sviluppo
graduale
di
concetti
già
impliciti
nelle
premesse
e
nelle
posizioni
ideali
dell
'
azione
nazionalista
e
fascista
.
Il
concetto
di
razza
che
in
Mussolini
si
ritrova
più
che
mai
distinto
è
un
potenziamento
di
quello
di
Nazione
.
Il
termine
razza
che
lo
indica
,
riunisce
in
sé
i
significati
storici
,
ideali
,
filosofici
dei
termini
Nazione
,
stato
e
razza
,
nella
sua
accezione
scientifica
...
Così
lo
stato
fascista
,
concepito
come
stato
volontà
di
potenza
,
come
stato
idea
-
forza
si
presta
ad
una
nuova
esegesi
;
in
esso
l
'
idea
non
sarebbe
altro
che
la
nazione
,
tutta
spiritualità
,
passato
e
avvenire
,
resistenza
ed
espansione
,
rivoluzione
e
reazione
,
la
forza
la
base
materiale
di
questa
idea
,
il
complesso
fisico
sottoposto
alle
leggi
di
ereditarietà
e
di
influenza
ambientale
.
A
superamento
di
questa
interpretazione
analitica
interviene
il
concetto
di
razza
che
sintetizza
quello
di
spiritualità
e
di
materialità
fondendo
quanto
è
simbolizzato
dallo
spirito
e
dal
sangue
.
Infine
si
perviene
,
in
seguito
all
'
introduzione
del
concetto
chiarificatore
di
razza
,
a
quella
triadica
affermazione
i
cui
elementi
,
razza
,
stato
,
Nazione
,
stanno
fra
loro
in
reciproci
rapporti
dinamici
e
tecnici
,
in
cui
converte
in
ultima
analisi
,
l
'
essenza
del
nostro
razzismo
.
Razzismo
che
si
potrebbe
definire
come
nazionalismo
totalitario
,
tendente
al
potenziamento
spirituale
e
fisico
,
cioè
al
potenziamento
integrale
della
stirpe
,
quasi
in
conseguenza
dell
'
approfondimento
dei
primigeni
indigeni
concetti
di
Nazione
e
di
stato
.
StampaPeriodica ,
Bangkok
.
A
gambe
divaricate
,
una
accanto
all
'
altra
,
spianando
fucili
mitragliatori
contro
la
folla
silenziosa
e
stupita
,
le
guardie
di
sicurezza
dell
'
ambasciata
;
enormi
marcantoni
in
abiti
civili
ed
armati
di
piccoli
mitra
,
urlavano
ordini
nelle
loro
radio
portatili
,
diplomatici
con
la
pistola
in
pugno
correvano
carponi
verso
gli
elicotteri
,
l
'
ambasciatore
camminava
solenne
,
come
un
eroe
medioevale
,
abbracciando
la
bandiera
americana
,
gli
operatori
delle
varie
catene
televisive
americane
continuavano
a
filmare
e
,
da
dietro
le
improvvisate
barricate
di
filo
spinato
,
dei
bambini
cambogiani
sventolavano
le
mani
dicendo
«
Bye
,
bye
»
.
«
Mi
sono
sentito
un
cane
io
,
figurarsi
gli
americani
»
ha
detto
un
giornalista
europeo
evacuato
da
Phnom
Penh
con
gli
elicotteri
americani
che
sembravano
l
'
ultima
via
di
scampo
.
Vari
giorni
dopo
la
fuga
americana
,
la
città
era
ancora
in
mano
alle
forze
del
governo
repubblichino
,
l
'
aeroporto
era
ancora
aperto
e
gli
aerei
della
linea
commerciale
nazionale
continuavano
a
fare
la
spola
con
Bangkok
.
Lon
Nol
è
già
partito
da
due
settimane
,
il
suo
successore
Saukham
Khoy
,
che
aveva
detto
«
Ci
difenderemo
fino
all
'
ultimo
,
anche
dai
tetti
delle
case
»
,
è
scappato
con
gli
americani
,
la
presenza
degli
Stati
Uniti
è
stata
cancellata
dalla
Cambogia
,
Washington
,
forse
per
paura
che
riso
e
munizioni
finiscano
in
mano
ai
partigiani
,
ha
messo
fine
al
ponte
aereo
che
teneva
in
vita
Phnom
Penh
.
La
città
dispone
ora
di
riserve
che
dureranno
al
massimo
per
un
mese
.
C
'
è
chi
pensa
che
tutto
questo
sia
parte
di
un
accordo
segreto
fra
americani
e
khmer
rossi
per
quella
«
soluzione
controllata
»
della
guerra
di
cui
si
era
tanto
parlato
in
passato
,
ma
niente
sta
ad
indicare
che
i
partigiani
abbiano
accettato
un
qualsiasi
compromesso
.
Sihanuk
ha
rifiutato
l
'
invito
americano
di
rientrare
a
Phnom
Penh
e
ogni
volta
che
il
primo
ministro
Long
Boret
annuncia
di
essersi
incontrato
coi
rappresentanti
dei
khmer
rossi
,
da
Pechino
arrivano
regolari
la
smentita
e
l
'
accusa
che
gli
emissari
di
cui
i
repubblichini
parlano
sono
«
Khmer
rossi
fatti
in
casa
»
che
non
hanno
nulla
a
che
fare
con
la
guerriglia
di
Sihanuk
e
di
Kieu
Samphan
.
La
verità
è
che
gli
americani
,
presi
dal
panico
per
quello
che
era
successo
a
Pleiku
,
a
Kontum
,
a
Da
Nang
,
dove
le
truppe
sbandate
di
Saigon
si
sono
rivelate
molto
più
pericolose
dei
soldati
comunisti
,
hanno
preferito
mettersi
in
salvo
.
«
Quando
hanno
visto
che
i
cambogiani
avevano
trovato
gusto
a
mangiare
carne
umana
,
gli
americani
hanno
avuto
paura
di
finire
arrosto
»
ha
commentato
un
fotografo
inglese
,
deluso
come
molti
altri
giornalisti
per
essersi
fatto
convincere
dall
'
ambasciata
americana
a
lasciare
Phnom
Penh
.
Le
«
confessioni
»
dei
soldati
di
prima
linea
che
hanno
raccontato
di
essere
sopravvissuti
mangiando
i
cadaveri
dei
loro
nemici
e
la
storia
dei
combattenti
di
Kampong
Seila
,
che
arrivati
a
Phnom
Penh
senza
essere
stati
pagati
da
mesi
hanno
fatto
a
fette
l
'
ufficiale
incaricato
degli
stipendi
e
ne
hanno
con
orgoglio
mostrato
i
resti
,
hanno
fatto
presto
il
giro
della
città
impressionando
la
piccola
comunità
internazionale
dei
rimasti
.
Qualcuno
a
Washington
,
forse
lo
stesso
Kissinger
,
deve
aver
pensato
con
terrore
alla
possibilità
che
gli
ultimi
cittadini
americani
a
Phnom
Penh
avrebbero
potuto
rimanere
in
trappola
non
solo
insieme
coi
khmer
rossi
,
ma
con
gli
stessi
soldati
della
repubblica
e
così
ha
dato
l
'
ordine
della
fuga
.
Il
messaggio
è
arrivato
alle
tre
di
notte
nella
capitale
cambogiana
.
Alle
sette
l
'
operazione
«
tiro
dell
'
aquila
»
è
cominciata
,
alle
dieci
tutto
era
finito
.
Ai
cambogiani
,
cui
era
stato
promesso
ogni
sorta
di
aiuto
cinque
anni
fa
quando
furono
coinvolti
nella
guerra
,
non
è
rimasto
che
meravigliarsi
di
questa
fuga
frettolosa
,
imbarazzata
,
in
fondo
inconcepibile
dei
loro
alleati
che
avevano
deciso
di
dimostrare
qui
in
Indocina
la
loro
decisione
di
difendere
una
certa
concezione
del
mondo
.
Una
fuga
americana
come
quella
da
Phnom
Penh
potrebbe
presto
cominciare
da
Saigon
.
In
parte
è
già
cominciata
.
Le
famiglie
dei
diplomatici
sono
già
partite
,
gli
impiegati
americani
di
società
private
sono
stati
evacuati
assieme
a
tutti
i
funzionari
della
Pan
Am
.
Anche
se
la
ritirata
americana
è
per
ora
organizzata
con
una
certa
discrezione
per
non
aumentare
il
senso
di
crescente
sfiducia
che
ha
preso
i
sudvietnamiti
,
la
voce
che
gli
yankees
scappano
è
negli
orecchi
di
tutti
,
e
non
molti
nascondono
la
delusione
e
la
rabbia
.
«
Avete
preso
da
questo
paese
quello
che
volevate
.
Ora
ve
ne
andate
e
lasciate
a
noi
il
conto
da
pagare
»
ha
detto
un
giovane
ufficiale
di
Saigon
a
un
collega
americano
il
giorno
in
cui
il
grande
aereo
militare
Galaxy
è
esploso
col
suo
carico
di
orfani
vietnamiti
spediti
negli
Stati
Uniti
a
consolare
delle
coppie
sole
o
ad
alleviare
un
malinteso
complesso
di
colpa
americano
per
la
guerra
in
Vietnam
.
«
È
bello
vedervi
partire
con
tanti
bei
souvenir
del
Vietnam
»
diceva
il
giovane
tenente
.
«
Vi
portate
a
casa
gli
elefanti
di
ceramica
e
gli
orfani
.
Peccato
che
alcuni
si
siano
rotti
,
ma
non
preoccupatevi
,
ce
ne
sono
altri
da
prendere
.
»
L
'
operazione
«
Babylift
»
,
intesa
a
salvare
migliaia
di
bambini
dai
comunisti
,
definita
da
un
portavoce
dei
vietcong
«
un
vero
e
proprio
rapimento
»
e
probabilmente
concepita
da
alcuni
funzionari
americani
,
fra
cui
l
'
ambasciatore
Martin
,
per
creare
nel
mondo
un
'
ondata
di
simpatia
umanitaria
per
il
Vietnam
e
per
costringere
il
Congresso
a
votare
nuovi
aiuti
militari
per
il
regime
di
Thieu
,
ha
provocato
tanti
risentimenti
fra
i
vietnamiti
che
su
ordine
del
governo
di
Saigon
è
stata
interrotta
.
Con
le
forze
comuniste
sempre
più
vicine
a
Saigon
e
con
gran
parte
del
paese
ormai
data
perduta
definitivamente
,
pochi
oggi
credono
che
gli
americani
faranno
ancora
qualcosa
di
serio
per
tentare
di
salvare
quel
che
resta
del
regime
di
Thieu
che
hanno
sostenuto
e
finanziato
per
anni
.
Fa
ridere
la
teoria
sventolata
da
un
giornale
di
Saigon
-
finanziato
segretamente
dagli
americani
-
secondo
cui
tutta
la
ritirata
dal
Nord
è
parte
di
un
piano
per
portare
i
vietcong
allo
scoperto
e
poi
decimarli
con
una
fantomatica
arma
,
mai
usata
finora
in
Vietnam
.
Le
speranze
degli
ultimi
«
credenti
»
che
hanno
fede
nell
'
impegno
americano
sono
ormai
legate
qui
,
come
nella
Germania
di
Hitler
degli
«
ultimi
cinque
minuti
»
,
all
'
introduzione
di
una
sorta
di
V2
che
dovrebbero
rovesciare
le
sorti
di
una
guerra
considerata
praticamente
persa
.
In
verità
gli
Stati
Uniti
hanno
poco
da
offrire
a
Thieu
e
vengono
ogni
giorno
di
più
tenuti
fuori
dalle
gestioni
delle
operazioni
militari
e
del
paese
.
«
Il
presidente
ha
deciso
da
solo
la
ritirata
dal
Nord
e
ci
ha
dato
appena
24
ore
per
ritirare
i
nostri
uomini
sul
posto
»
ha
dichiarato
un
funzionario
americano
.
Ora
Thieu
,
come
per
sfida
agli
americani
,
ha
rimosso
due
generali
da
due
importanti
posizioni
da
cui
dipende
la
difesa
di
Saigon
,
e
lí
ha
sostituiti
con
due
suoi
fedelissimi
,
che
su
pressione
dell
'
ambasciata
americana
tempo
fa
erano
stati
messi
a
riposo
,
uno
per
corruzione
e
l
'
altro
per
inefficienza
.
Con
i
recenti
rimpasti
al
vertice
delle
forze
armate
,
Thieu
si
premunisce
contro
un
colpo
di
Stato
che
tutti
si
aspettano
e
che
forse
gli
americani
stessi
si
augurano
come
l
'
unica
via
d
'
uscita
da
una
situazione
che
altrimenti
sembra
non
avere
altro
sbocco
che
una
finale
,
sanguinosissima
battaglia
per
il
controllo
di
Saigon
.
L
'
idea
del
colpo
è
tanto
nell
'
aria
che
la
scorsa
settimana
,
quando
il
caccia
del
sottotenente
Nguyen
Thanh
Trung
si
è
buttato
in
picchiata
a
bombardare
il
palazzo
di
Thieu
,
la
gente
per
strada
ha
semplicemente
detto
:
«
Ecco
che
stanno
arrivando
»
.
Solo
dopo
qualche
ora
ci
si
è
convinti
che
si
era
trattato
del
gesto
disperato
d
'
una
sola
persona
.
Per
far
fronte
a
eventuali
altri
gesti
del
genere
o
a
un
vero
tentativo
di
rovesciamento
Thieu
ha
instaurato
un
sistema
di
coprifuoco
automatico
in
città
.
Due
colpi
di
sirena
consecutivi
sono
il
segnale
stabilito
perché
tutti
rientrino
a
casa
loro
e
le
strade
della
capitale
siano
libere
per
movimenti
di
truppe
e
di
polizia
.
Per
evitare
che
l
'
afflusso
di
rifugiati
dal
Nord
aumenti
la
tensione
della
città
e
faccia
esplodere
moti
di
panico
tipo
quelli
che
hanno
fatto
cadere
Da
Nang
,
Nha
Tran
,
Ban
Me
Thuot
e
Quang
Ngai
il
governo
blocca
ogni
colonna
di
profughi
alla
periferia
e
ne
trasferisce
più
che
può
nell
'
isola
di
Phu
Cuoc
,
al
largo
della
costa
meridionale
.
Pur
con
tutte
queste
precauzioni
prese
da
Thieu
,
gli
americani
sono
i
più
pessimisti
fra
gli
stranieri
sulle
prospettive
di
sopravvivere
e
di
continuare
a
garantire
l
'
ordine
nella
capitale
.
«
L
'
operazione
di
Phnom
Penh
è
stata
una
prova
generale
di
quello
che
dovremo
fare
un
giorno
a
Saigon
»
mi
ha
detto
uno
dei
marines
provenienti
dalla
Cambogia
.
Una
simile
fuga
dal
Vietnam
sarebbe
di
una
macabra
ironia
.
Gli
americani
vennero
una
ventina
di
anni
fa
in
Indocina
per
salvare
questi
paesi
dal
comunismo
e
li
abbandonano
ora
distrutti
e
sul
punto
di
essere
presi
dai
partigiani
.
Vennero
qui
per
difendere
questi
popoli
contro
una
«
aggressione
»
esterna
ed
ora
se
ne
scappano
via
costretti
a
difendere
se
stessi
dai
loro
stessi
alleati
di
ieri
.
L
'
immagine
del
funzionario
americano
che
a
Nha
Tran
sferra
un
pugno
in
faccia
ad
un
vietnamita
per
salvarsi
con
l
'
ultimo
elicottero
rimarrà
il
simbolo
di
questa
ultima
fase
della
guerra
americana
.
Intanto
,
pur
negando
di
voler
abbandonare
il
Vietnam
,
l
'
ambasciata
americana
a
Saigon
per
rassicurare
i
suoi
cittadini
rimasti
dice
che
è
stato
messo
a
punto
un
piano
d
'
emergenza
per
l
'
evacuazione
.
«
Perché
tutto
questo
?
»
ha
detto
la
signora
Binh
,
ministro
degli
Esteri
del
governo
rivoluzionario
provvisorio
dei
vietcong
;
«
se
gli
americani
vogliono
lasciare
il
Vietnam
,
che
lo
facciano
in
tempo
.
Non
hanno
che
da
dircelo
.
Noi
siamo
dispostissimi
a
dar
loro
una
mano
.
»
StampaPeriodica ,
Non
deve
,
la
mescolanza
delle
razze
,
essere
considerata
più
che
l
'
omicidio
:
il
quale
distrugge
soltanto
l
'
individuo
:
mentre
quella
distrugge
,
o
contamina
,
tutta
la
a
discendenza
?
Non
deve
,
un
popolo
sano
,
averla
di
più
in
orrore
:
vedendovi
un
attentato
a
qualcosa
di
alto
,
assai
più
che
la
persona
?
Una
volta
i
popoli
,
non
davano
il
peso
,
che
oggi
viene
dato
,
alla
vita
dei
singoli
:
ma
,
con
grandissima
cura
,
proibivano
le
mescolanze
:
questo
era
il
segno
della
loro
giovinezza
:
ora
che
alcuni
popoli
trovano
in
loro
stessi
,
un
'
altra
volta
la
giovinezza
,
è
possibile
che
non
sentano
di
dovere
agire
in
questo
modo
?
Infatti
,
agiscono
:
leggi
e
pene
,
più
o
meno
gravi
sono
state
già
stabilite
:
è
stato
proclamato
il
diritto
dello
Stato
di
giudicare
,
e
di
reprimere
,
anche
siffatto
genere
di
delitti
.
Ma
una
cosa
,
forse
,
abbastanza
non
s
'
è
fatta
:
cioè
porre
l
'
accento
sul
loro
più
profondo
carattere
,
che
non
è
soltanto
antistatale
ed
antisociale
,
ma
rivolto
addirittura
contro
l
'
umanità
,
e
contro
la
vita
;
o
,
che
è
lo
stesso
,
contro
l
'
ordine
fondamentale
e
divino
delle
cose
.
Quello
che
oggi
occorre
,
accanto
alla
legislazione
,
per
renderla
ancora
più
efficace
e
salutare
,
è
soprattutto
,
una
manifestazione
pubblica
di
riprovazione
sotto
questo
aspetto
.
Ciò
indipendentemente
dalle
sanzioni
legali
.
Che
cosa
,
infatti
,
oggi
,
si
vuole
?
Risvegliare
un
sentimento
che
c
'
è
,
che
hanno
tutti
:
che
ha
bisogno
solo
di
occasioni
.
Ora
,
nessuna
occasione
può
così
efficacemente
risvegliarlo
,
come
il
trovarsi
dinanzi
a
un
fatto
che
lo
offenda
,
e
il
vedere
bene
individuato
e
bollato
l
'
offensore
.
La
tolleranza
e
l
'
indifferentismo
non
si
debbono
ammettere
...
L
'
insensibilità
nei
riguardi
del
meticciato
è
il
prodromo
sicuro
della
fine
di
alcuni
popoli
.
È
come
quando
,
durante
una
malattia
,
d
'
un
tratto
il
termometro
cessa
di
segnare
la
febbre
.
Ogni
reazione
è
caduta
,
l
'
organismo
ha
finito
di
lottare
e
di
resistere
.
Nessuna
cosa
è
più
triste
che
vedere
un
popolo
in
tali
condizioni
:
un
popolo
civile
,
coltivato
,
di
alta
razza
,
confondersi
,
senza
lotta
con
un
popolo
molto
inferiore
;
cedergli
con
indifferenza
le
proprie
donne
;
tollerare
senza
batter
ciglio
,
promiscuità
anche
pubbliche
.
Se
ne
ha
l
'
impressione
dello
sfacelo
;
e
,
quel
che
è
peggio
,
della
incapacità
di
opporvisi
,
della
volontà
di
non
opporvisi
,
d
'
un
lento
e
cosciente
suicidio
...
StampaPeriodica ,
Tanto
il
Wassermann
che
il
Ruppin
concordano
nell
'
affermare
che
la
principale
differenza
tra
la
criminalità
degli
ebrei
e
quella
degli
ariani
sta
nel
fatto
che
nei
primi
sono
più
numerosi
i
delitti
con
frode
e
nei
secondi
quelli
con
violenza
.
Inoltre
la
criminalità
ebraica
è
particolarmente
diretta
contro
la
proprietà
.
L
'
ebreo
Wassermann
stesso
,
del
resto
,
mette
nel
seguente
ordine
le
varie
categorie
di
delitti
per
i
quali
gli
ebrei
dimostrano
una
particolare
tendenza
:
1
)
Estorsione
;
2
)
Truffa
;
3
)
Mancanza
di
fede
e
di
senso
del
dovere
nell
'
amministrazione
di
una
azienda
;
4
)
Falsificazione
di
merci
;
5
)
Falsificazione
di
documenti
;
6
)
Bancarotta
fraudolenta
;
7
)
Bancarotta
;
8
)
Delitti
vari
in
occasione
di
fallimenti
;
9
)
Usura
;
10
)
Imbrogli
nei
giuochi
d
'
azzardo
;
11
)
Delitti
contro
la
proprietà
intellettuale
;
12
)
Altri
delitti
contro
la
proprietà
.
È
interessante
poi
osservare
come
negli
ebrei
la
maggioranza
dei
delitti
abbia
uno
spiccato
aspetto
professionale
:
come
difatti
ricorda
il
Ruppin
,
le
usure
,
le
bancarotte
,
i
delitti
contro
la
proprietà
intellettuale
ecc
.
,
vengono
quasi
sempre
compiuti
dagli
ebrei
durante
l
'
esercizio
stesso
della
loro
professione
.
Se
si
tiene
conto
che
durante
la
sua
attività
professionale
l
'
ebreo
infrange
le
leggi
almeno
sette
volte
di
più
dell
'
ariano
,
si
vede
chiaramente
come
sono
giustificati
i
provvedimenti
per
cui
gli
ebrei
ai
nostri
giorni
vengono
allontanati
da
diverse
branche
di
attività
.
StampaPeriodica ,
Non
mi
meraviglierei
se
anche
Stevenson
fosse
di
quegli
scrittori
che
,
per
un
complesso
di
circostanze
piuttosto
difficili
a
spiegare
,
i
conterranei
ammirano
,
spesso
anche
enfaticamente
,
ma
in
un
modo
intrigato
.
Nei
riguardi
di
questi
scrittori
,
gli
stranieri
godono
un
privilegio
di
spregiudicatezza
e
candore
,
o
diciamo
addirittura
d
'
ignoranza
:
ignoranza
che
,
come
in
altri
casi
,
finisce
per
contare
come
una
buona
azione
ad
esser
premiata
.
Si
potrebbe
obbiettare
,
quanto
all
'
Italia
,
che
Stevenson
non
è
ammirato
in
nessuno
dei
due
modi
,
perché
sostanzialmente
è
ignorato
;
e
lo
considerano
,
alla
lontana
,
come
un
autore
di
libri
d
'
avventure
pei
ragazzi
:
un
quissimile
di
Salgari
o
di
Verne
.
Ed
è
vero
.
Ma
se
,
nel
testo
o
in
traduzioni
fatte
con
arte
,
Stevenson
sarà
più
letto
,
non
credo
improbabile
si
riconoscerà
,
d
'
istinto
e
con
molta
chiarezza
,
il
suo
significato
vitale
,
che
,
studiando
alcuni
scritti
inglesi
intorno
a
lui
,
ho
visto
che
invece
è
scoperto
,
quando
è
scoperto
,
soltanto
tra
frasche
e
andirivieni
;
e
definito
,
quasi
sempre
,
incidentalmente
o
a
mezza
voce
.
È
uno
di
quei
casi
che
si
cerca
la
seggiola
sulla
quale
siamo
seduti
;
e
che
il
problema
letterario
s
'
inacerbisce
appunto
perché
si
parla
troppo
d
'
un
problema
letterario
e
ci
si
monta
il
capo
.
Probabilmente
la
vera
soluzione
la
dettero
,
fin
da
'
primi
giorni
di
Treasure
Island
,
i
ragazzi
.
È
l
'
unica
cosa
che
resterebbe
da
fare
ai
grandi
,
forse
non
sarebbe
altro
che
mettere
in
forma
,
con
più
riguardo
possibile
,
le
impressioni
dei
piccini
.
Ha
osservato
Chesterton
,
discutendo
un
libro
di
H
.
Bellyse
Baildon
su
Stevenson
,
che
,
nell
'
ammirazione
dei
lettori
colti
,
l
'
incanto
delle
straordinarie
virtù
di
questo
scrittore
è
in
certo
modo
turbato
dall
'
eccesso
d
'
una
virtù
addizionale
:
"
la
versatilità
e
destrezza
artistica
"
.
"
Egli
sofferse
della
sua
versatilità
,
non
perché
riuscì
abbastanza
bene
nei
generi
più
diversi
,
ma
perché
,
nei
generi
più
diversi
riuscì
troppo
bene
"
.
"
Capace
di
realizzare
il
proverbiale
miracolo
d
'
essere
in
cinque
posti
allo
stesso
tempo
,
portò
gli
altri
a
ritenere
ch
'
egli
fosse
cinque
diverse
persone
"
.
(
Twelve
Types
,
115
)
.
E
cinque
persone
,
specie
se
coperte
d
'
un
sol
nome
,
finiscon
sempre
coll
'
essere
molto
meno
convincenti
di
una
sola
persona
.
Ma
vorrei
dire
,
piuttosto
,
che
non
soltanto
Stevenson
fu
capace
di
trovarsi
in
cinque
posti
allo
stesso
tempo
,
in
modo
che
la
gente
poté
pensare
ch
'
egli
fosse
cinque
diverse
persone
.
Completamente
in
alcuni
dei
suoi
libri
,
saltuariamente
in
altri
,
tutte
le
sue
cinque
,
sette
o
otto
persone
:
il
ragazzo
,
il
cockney
,
il
letterato
,
il
pirata
,
il
puritano
,
si
riabbracciavano
fraternamente
e
ridiventavano
una
;
e
fu
,
per
l
'
appunto
,
nei
luoghi
più
semplici
dei
libri
abili
e
versatili
,
quando
non
fu
nei
più
semplici
fra
tutti
i
suoi
libri
.
In
realtà
,
uno
scrittore
come
lui
,
ricchissimo
di
senso
del
romanzo
peccava
,
almeno
in
certo
senso
,
di
eccesso
romanzesco
,
quando
,
pur
con
tutta
la
sua
scaltra
discrezione
e
la
sua
facoltà
di
dare
alle
immagini
la
positività
d
'
un
documento
storico
,
si
metteva
ad
architettare
un
romanzo
.
Senza
contare
che
per
questo
scrittore
così
dotato
la
vita
vissuta
era
stata
,
quasi
dal
principio
,
straordinaria
come
il
più
incredibile
dei
romanzi
.
"
Questo
clima
;
questi
viaggi
;
e
l
'
apparire
delle
terre
all
'
aurora
;
le
nuove
isole
che
spuntavano
dai
banchi
di
nebbie
mattutine
;
e
nuovi
approdi
boscosi
;
e
nuovi
allarmi
di
temporali
e
risacche
-
tutta
la
storia
della
mia
vita
è
per
me
più
bella
di
qualsiasi
poema
"
(
Letters
,
11
,
160
)
.
Per
questo
scrittore
,
la
disposizione
più
feconda
veniva
ad
essere
non
dico
tanto
rituffarsi
nella
propria
storia
"
più
bella
di
qualsiasi
poema
"
,
quanto
lasciarsi
galleggiare
alla
superficie
di
cotesta
storia
;
non
tanto
raccontarsi
nel
passato
,
quanto
rivedersi
nelle
cose
,
semplicemente
posando
gli
occhi
sul
mondo
.
La
sapienza
ingenua
del
suo
sguardo
bastava
a
creare
,
con
la
materia
immediata
del
mondo
,
il
più
pacifico
e
vertiginoso
miracolo
,
al
quale
era
impossibile
potessero
aggiunger
qualcosa
anche
le
più
acute
invenzioni
.
Tutta
la
sua
mitologia
è
,
così
,
colore
istantaneo
e
suono
.
Ci
son
parole
semplicissime
,
portate
senza
epiteti
:
la
parola
surf
,
per
esempio
;
che
nessun
altro
scrittore
sembra
possa
mai
più
,
in
nessun
modo
,
adoprarle
,
senza
accettare
nello
stesso
tempo
tutto
quello
che
in
lui
voglion
dire
,
tanto
il
suo
romanzo
ormai
le
riempie
e
le
preme
.
E
se
guarda
:
"
la
ciocca
secca
d
'
un
palmizio
come
un
ventaglio
d
'
oro
fra
la
verzura
"
o
"
l
'
acqua
dell
'
atollo
azzurra
e
grigia
;
e
nella
trasparenza
della
luce
sottomarina
il
corallo
rameggiante
e
fiorito
e
la
moltitudine
dei
pesci
che
volteggiano
,
punteggiati
,
striati
,
perfino
rostrati
come
pappagalli
...
"
(
In
The
South
Seas
,
167
)
;
il
suo
colore
è
in
sé
la
più
fantastica
delle
favole
;
e
qualsiasi
avventura
,
dopo
,
non
sembra
che
un
'
estensione
e
un
commento
.
Come
il
suo
stile
è
,
costantemente
,
così
delicato
e
fermo
,
leggero
e
governato
,
che
l
'
unica
sorpresa
ch
'
egli
riesce
ad
aggiungergli
è
d
'
arrivare
quasi
ad
obliarlo
,
ritrovando
nelle
lettere
e
diari
,
e
nelle
pagine
di
In
The
South
Seas
,
una
familiare
chiarezza
anche
superiore
a
quella
sua
chiarezza
temperata
su
Livio
;
una
naturale
finitezza
,
anche
più
raffinata
di
quella
sua
industriosa
finitezza
francese
.
Intendo
che
,
per
mio
conto
,
è
impossibile
,
nei
riguardi
di
Stevenson
,
eresia
più
rozza
e
pedantesca
di
quella
proposta
dal
suo
biografo
e
critico
Graham
Balfour
,
secondo
la
quale
,
una
volta
entrato
nei
mari
del
Sud
e
nell
'
ultimo
periodo
della
sua
vita
,
Stevenson
non
avrebbe
prodotto
più
nulla
d
'
assolutamente
grande
.
E
,
in
ogni
caso
,
sarei
piuttosto
per
un
'
eresia
che
sostenesse
il
contrario
.
Comunque
,
posso
assicurare
,
che
quella
versatilità
e
ubiquità
la
quale
determina
,
come
s
'
è
visto
,
in
alcuni
lettori
,
una
sorta
di
diminuzione
di
fede
,
per
conto
mio
non
mi
ha
mai
impedito
di
essere
a
tutti
i
suoi
spettacoli
e
col
più
innocente
abbandono
.
Ho
detto
che
,
riguardo
a
Stevenson
,
forse
converrebbe
fare
come
i
bambini
.
E
anche
in
questo
caso
,
oltre
mille
altri
,
mi
trovo
davvero
ad
avere
fatto
in
tutto
come
i
bambini
.
Al
pappagallo
di
cucina
,
sulla
nave
che
porta
i
pirati
verso
l
'
isola
del
tesoro
,
io
gli
ho
voluto
più
bene
che
se
fosse
stato
il
pappagallo
di
casa
mia
;
molti
anni
prima
di
sapere
che
c
'
erano
stati
anche
i
pappagalli
di
Daniel
Defoe
,
e
che
cotesto
,
probabilmente
,
veniva
da
quella
famiglia
di
pappagalli
.
E
son
sicuro
d
'
aver
sgranato
gli
occhi
come
un
bambino
,
quando
in
Treasure
Island
la
nave
deserta
viene
bordeggiando
sul
risucchio
come
la
più
indubitabile
e
pazza
delle
apparizioni
;
e
d
'
averli
sgranati
con
non
meno
stupore
,
più
tardi
,
e
,
questa
volta
,
non
più
soltanto
come
un
bambino
ma
anche
come
un
critico
,
nell
'
accorgermi
che
cotesta
nave
,
il
più
perfezionato
dei
vascelli
fantasma
,
apparteneva
alla
stessa
flottiglia
della
nave
-
scheletro
in
Coleridge
e
del
pontone
abbandonato
di
Gordon
Pym
.
La
voce
spettrale
presso
la
tomba
del
tesoro
,
il
campanello
del
lebbroso
in
The
Black
Arrow
,
il
gemito
delle
sirene
in
The
Beach
of
Falesa
,
e
quel
cantarellare
di
Keawe
nella
stanza
da
bagno
,
che
bruscamente
s
'
interruppe
e
non
si
sentì
più
(
The
Bottle
Imp
)
,
se
qualcuno
poté
udirli
e
scordarsene
,
per
me
li
sentii
con
troppo
spavento
da
potermene
mai
più
dimenticare
.
Il
diabolismo
di
The
Master
of
Ballantrae
e
Dr
.
Jekyll
,
appena
per
un
miracolo
non
mi
fece
davvero
credere
,
anche
me
come
tanti
,
a
un
pessimismo
di
Stevenson
.
E
se
,
infine
,
c
'
era
da
applaudire
una
trovata
da
maestro
,
un
'
alzata
di
genio
nel
cavarsi
d
'
impaccio
,
nel
rianimare
e
risolvere
una
situazione
(
per
esempio
il
duello
notturno
di
Wiltshire
e
Case
in
The
Beach
of
Falesa
che
poteva
,
da
un
minuto
all
'
altro
,
diventar
banale
,
io
ho
applaudito
con
la
compunzione
con
cui
si
applaudono
i
portenti
che
non
sapremo
far
mai
,
ma
ai
quali
la
bontà
di
Dio
ci
permette
,
qualche
volta
,
d
'
assistere
di
dietro
le
quinte
,
o
dalla
buca
del
suggeritore
.
Con
tutto
questo
,
so
che
ci
son
cose
nelle
quali
Stevenson
è
Stevenson
più
che
in
tutte
queste
cose
.
E
toni
anche
più
suoi
di
tutti
questi
toni
.
Verità
sue
,
più
romanzesche
di
tutte
queste
strepitose
invenzioni
.
Ripeto
ch
'
egli
era
troppo
immediatamente
pieno
di
romanzo
da
aver
bisogno
di
romanzi
.
Era
di
quei
poeti
che
dicono
qualche
gran
cosa
lirica
,
tutte
le
volte
che
scrivono
una
lirica
,
ma
forse
ne
dicono
una
anche
più
grande
,
quando
si
crederebbe
soltanto
che
avessero
tirato
giù
il
più
vago
degli
appunti
,
o
magari
avessero
chiesto
un
cerino
.
Era
di
quei
pittori
che
stemperano
gli
ori
e
le
gemme
del
Sultano
e
i
colori
del
tramonto
,
nella
loro
nuova
edizione
delle
Mille
e
una
notte
.
Ma
poi
si
scopre
che
la
figura
più
luminosa
la
tinsero
"
con
una
scatola
di
acquarelli
da
una
lira
"
,
come
quelle
che
,
per
dipingere
i
mari
e
i
regni
delle
loro
carte
geografiche
,
adoprano
i
bambini
.
Era
di
quei
sognatori
che
convincono
a
tutti
i
sogni
,
e
specialmente
ai
più
eccessivi
e
assurdi
sogni
;
e
così
ci
ha
fatto
credere
d
'
aver
visto
con
questi
poveri
occhi
il
diavolo
stesso
uscire
e
rientrare
nella
boccetta
più
lesto
d
'
un
lucertolino
(
The
Bottle
Imp
)
.
Ma
non
c
'
è
sogno
che
non
imbianchi
,
quando
s
'
è
visto
che
cosa
sieno
una
proda
d
'
erba
,
una
donna
lungomare
,
il
muro
d
'
una
casa
specchiati
nelle
sue
infantili
e
tremende
pupille
.
Era
di
quei
raccontatori
che
posson
fare
anche
a
meno
delle
suggestive
distanze
che
altri
ricava
dalle
cronache
e
dalle
leggende
,
o
trova
nelle
architetture
e
prospettive
del
racconto
;
perché
tutto
in
lui
,
all
'
atto
della
parola
,
precipitava
in
ingenuità
trasparenti
e
vivi
colori
,
ma
portando
seco
come
il
rombo
d
'
un
'
avventura
e
d
'
una
lontananza
infinita
.
Questa
chiarezza
misteriosa
diventa
più
fissa
e
più
alta
,
quando
gli
arcipelaghi
tropicali
gli
galleggiarono
incontro
,
come
paradisi
emersi
di
fondo
al
tempo
e
al
dolore
:
"
e
s
'
udirono
sopra
bordo
belare
gli
agnelli
e
un
uccello
che
cantava
alla
collina
;
e
ci
fiatò
incontro
l
'
odore
della
terra
e
della
frutta
e
dei
fiori
;
ed
ecco
,
una
casa
o
due
apparvero
...
"
(
In
the
South
Seas
,
6
)
.
Ma
l
'
accento
leggendario
è
in
ogni
impressione
della
sua
vita
;
né
ricordi
di
Barbizon
e
del
lago
artico
di
Saranac
;
di
Davos
Platz
e
della
domestica
Edimburgo
;
fino
a
quelli
della
miseria
infantile
,
nelle
interminabili
notti
di
tosse
e
di
febbre
,
in
braccio
alla
nutrice
:
"
Come
mi
ricordo
bene
di
quando
ella
m
'
alzava
di
letto
,
e
portandomi
alla
finestre
mi
mostrava
una
o
due
finestre
accese
di
là
dal
nero
cerchio
dei
giardini
;
e
l
'
un
con
l
'
altra
ci
dicevamo
che
forse
anche
laggiù
c
'
eran
dei
bambini
malati
con
le
loro
nutrici
e
come
noi
aspettavano
l
'
alba
!
"
(
Underwoods
:
The
Sick
Child
)
.
Nei
mari
del
Sud
il
suo
miracolo
riceve
soltanto
l
'
ultima
evidenza
;
e
succede
qualcosa
di
simile
a
quando
Wiltshire
sulla
nave
porta
all
'
occhio
il
cannocchiale
e
regola
la
vite
,
e
la
spiaggia
s
'
accostò
di
salto
.
Vita
e
fantasia
si
sovrapposero
in
assoluta
e
storica
identità
;
e
veramente
ormai
non
c
'
era
che
dimenticarsi
e
guardare
.
Tutti
i
suoi
personaggi
,
anche
quelli
che
non
aveva
avuto
coraggio
di
descrivere
,
eran
diventati
vivi
e
parlanti
,
di
carne
e
d
'
ossa
;
e
venivano
a
pigliare
il
thè
e
chiedergli
un
consiglio
in
casa
sua
e
sulla
veranda
:
i
capi
tribù
,
le
regine
cannibali
ora
spotestate
e
ospiti
delle
monache
;
i
pirati
ridotti
a
mestieri
ragionevoli
,
i
ravveduti
bucanieri
.
Così
le
sue
lettere
e
diari
di
questi
anni
son
la
miniera
d
'
un
materiale
che
non
ha
quasi
subìto
ritocchi
,
e
non
ne
aveva
bisogno
,
passando
negli
ultimi
racconti
famosi
;
ma
c
'
è
passato
soltanto
in
piccola
parte
.
Daremo
prossimamente
la
traduzione
d
'
alcune
di
coteste
pagine
;
e
,
oltre
alla
gioia
che
potrà
offrire
la
loro
bellezza
,
saranno
la
più
netta
riprova
di
quel
che
abbiamo
voluto
dire
della
visionarietà
di
Stevenson
e
del
suo
particolare
senso
del
romanzo
.
I
rematori
di
The
Beach
of
Falesa
;
che
vanno
con
il
loro
canotto
verso
le
cascate
dove
son
le
fate
;
quella
magica
barca
del
missionario
dipinta
di
bianco
,
la
cui
sagoma
sembra
d
'
aver
visto
(
con
la
seggiola
a
dondolo
e
l
'
elmo
di
sughero
del
prete
e
ogni
cosa
)
sulla
pancia
d
'
un
vaso
cretese
;
l
'
"
atollo
"
di
The
Isle
of
Voices
,
con
la
frangia
di
dattolieri
e
la
laguna
tempestata
di
stelle
;
e
Kokua
ch
'
esce
dal
bagno
col
suo
cappellone
di
paglia
;
e
Urna
sulla
riva
di
Falesa
nella
sua
nudità
d
'
antica
statua
greco
buddhista
,
non
son
che
poche
figure
d
'
un
album
che
ne
ha
mille
.
E
quanto
ai
guerrieri
e
capi
,
lasceremo
giudicare
quelli
che
conoscono
,
o
ai
quali
faremo
conoscere
,
Tembinok
re
di
Apemama
,
in
tight
o
in
uniforme
navale
,
con
la
pipa
di
schiuma
e
gli
occhiali
verdi
.
Tutti
i
suoi
personaggi
eran
diventati
veri
,
e
si
raccoglievano
intorno
a
lui
:
e
perfino
l
'
orrendo
lebbroso
di
The
Black
Arrow
,
dall
'
antichità
medievale
era
disceso
nel
lazzeretto
di
Molokai
,
con
centinaia
di
fratelli
.
Stevenson
volle
vivere
insieme
a
loro
parecchi
giorni
.
La
cristiana
giovialità
ch
'
è
la
gran
logica
dei
suoi
racconti
,
gli
si
trasformava
,
o
meglio
finiva
di
trasformarglisi
,
in
atto
;
e
questo
è
forse
l
'
ultimo
segreto
anche
della
sua
perfezione
di
poeta
,
conquistato
attraverso
le
sue
infinite
e
quasi
quotidiane
morti
;
il
segreto
di
quel
suo
ultimo
sguardo
,
umido
e
sfolgorante
sopra
le
cose
.
Com
'
è
diverso
,
anzi
contrario
a
tutti
gli
artisti
che
si
misero
in
giro
pel
mondo
,
disperati
predoni
!
Gauguin
,
che
va
a
Tahiti
per
ragion
.
d
'
estetica
,
e
,
dipingendo
Tahiti
,
con
la
coda
dell
'
occhio
guarda
Parigi
;
e
s
'
abbevera
di
vita
primordiale
,
come
uno
che
beve
vino
non
perché
il
vino
è
una
cosa
gioconda
,
ma
perché
ci
son
casi
che
il
vino
può
esser
anche
una
medicina
.
La
volontà
arcaica
di
Gauguin
a
Tahiti
non
è
spiritualmente
più
sana
dell
'
atto
col
quale
il
decadente
fuma
l
'
oppio
per
sognare
e
cavare
una
poesia
da
cotesti
sogni
.
Niente
di
simile
in
Stevenson
;
e
niente
di
quella
cupidità
ch
'
è
in
Henley
,
di
caricare
i
toni
della
vita
barbarica
.
La
sua
passione
per
le
avventure
,
i
combattimenti
,
il
sangue
che
corre
,
è
tutta
ariostesca
.
E
niente
della
professionalità
di
Kipling
,
della
sua
enfasi
imperiale
.
Stevenson
gira
soltanto
per
le
necessità
della
salute
distrutta
;
e
nella
sua
casa
di
Vailima
seguita
di
buona
voglia
a
scriver
fiabe
scozzesi
.
Non
ha
nessuna
velleità
di
allargare
il
mondo
,
come
fa
Kipling
,
che
non
è
mai
sazio
delle
diversità
più
mostruose
;
e
il
suo
interesse
,
invece
d
'
allargare
il
mondo
è
stranirlo
,
è
di
famigliarizzarlo
e
riempirlo
d
'
intimità
.
In
confronto
all
'
improntitudine
del
Kipling
,
giornalista
e
militare
,
che
commovente
confessione
quella
di
Stevenson
,
la
notte
che
precede
il
suo
approdo
alle
isole
dei
mari
del
Sud
!
"
A
un
tratto
sentii
vergogna
che
quelle
notti
fossero
più
belle
delle
nostre
notti
,
gli
astri
più
dolci
e
lucenti
,
le
costellazioni
più
armoniose
.
Sentii
vergogna
,
dico
,
come
d
'
un
'
estrema
infedeltà
,
d
'
aver
disertato
le
stelle
che
brillano
sui
miei
padri
...
"
(
In
the
South
Sea
,
14
)
.
È
questo
scrupolo
di
possedere
,
che
dà
benedizione
al
suo
possesso
.
E
per
questo
i
suoi
arcipelaghi
equatoriali
sembran
visti
nella
santa
luce
che
illuminò
le
prime
navigazioni
mediterranee
.
E
per
questo
la
vita
di
Samoa
e
di
Honololu
ha
la
domestica
universalità
che
prima
avevan
avuto
soltanto
quei
risvegli
borghigiani
e
giuochi
di
fanciulle
e
marini
colloqui
dell
'
Odissea
.
StampaPeriodica ,
Al
partito
,
nel
suo
rigoglioso
sviluppo
,
seguito
alla
Liberazione
,
si
pose
fin
dai
primi
giorni
della
ripresa
di
una
vita
legale
e
democratica
il
compito
di
avviare
una
larga
azione
di
rinnovamento
culturale
nel
Paese
.
Non
a
caso
,
infatti
,
una
prima
indicazione
degli
obiettivi
più
urgenti
che
ad
esso
si
ponevano
in
questo
campo
,
si
ritrova
nell
'
editoriale
col
quale
nel
giugno
1944
,
ancor
nel
pieno
fervore
della
lotta
armata
antifascista
,
Rinascita
si
presentava
al
pubblico
.
Quel
«
Programma
»
poneva
in
primo
piano
l
'
esigenza
di
fornire
al
movimento
operaio
e
democratico
italiano
una
guida
ideologica
e
soggiungeva
che
un
simile
obiettivo
era
di
tale
importanza
da
investire
tutta
la
vita
del
Paese
in
tutte
le
sue
manifestazioni
e
perciò
stesso
richiedeva
la
più
larga
mobilitazione
di
tutte
le
forze
intellettuali
decise
a
battere
le
vie
di
un
rinnovamento
radicale
sia
della
nostra
vita
politica
che
della
nostra
cultura
.
La
prima
fase
della
politica
culturale
del
partito
,
che
va
all
'
incirca
fino
al
1947
,
cioè
fino
alla
rottura
ad
opera
della
Democrazia
cristiana
del
fronte
democratico
nazionale
,
è
contrassegnata
appunto
da
un
primo
conseguente
sforzo
di
fornire
alla
cultura
italiana
gli
elementi
della
concezione
marxista
-
leninista
della
realtà
e
insieme
di
stringere
la
più
larga
alleanza
con
tutti
gli
intellettuali
onesti
,
sinceramente
democratici
e
antifascisti
.
Ma
una
più
precisa
impostazione
del
lavoro
culturale
del
partito
e
un
approfondimento
di
questi
motivi
,
si
ebbe
al
principio
del
1948
,
quando
il
compagno
Togliatti
al
VI
Congresso
indicò
ai
compagni
intellettuali
,
venuti
numerosi
negli
ultimi
anni
ad
ingrossare
le
file
del
reparto
d
'
avanguardia
della
classe
operaia
,
alcuni
compiti
specifici
.
Tappe
essenziali
della
elaborazione
di
queste
indicazioni
furono
la
discussione
al
Comitato
centrale
del
settembre
1948
,
su
relazione
del
compagno
Longo
,
e
i
lavori
del
primo
Ufficio
nazionale
per
il
lavoro
culturale
,
i
cui
risultati
furono
elaborati
nella
Risoluzione
della
Direzione
del
partito
dell
'
agosto
1949
(
Istruzioni
e
direttive
,
n
.
19
)
.
Questo
documento
è
tuttora
la
base
del
nostro
lavoro
culturale
.
Gli
avvenimenti
successivi
hanno
pienamente
confermato
la
giustezza
dell
'
analisi
della
situazione
italiana
,
caratterizzata
dalla
ripresa
offensiva
delle
forze
dell
'
oscurantismo
imperialista
e
clericale
contro
la
cultura
moderna
,
democratica
,
nazionale
,
laica
;
dalla
impotenza
alla
quale
si
sono
volontariamente
votati
i
grandi
rappresentanti
della
cultura
idealistica
,
accecati
dall
'
anticomunismo
fino
a
prostrarsi
davanti
alla
incoltura
clericale
;
ma
anche
da
un
incontenibile
,
salutare
slancio
di
un
pensiero
rinnovatore
e
democratico
che
nei
campi
più
vari
della
produzione
dell
'
intelletto
-
dal
cinema
alle
arti
figurative
,
alla
musica
,
al
teatro
,
alle
scienze
,
alla
letteratura
-
ha
attestato
ormai
da
quale
parte
soltanto
possa
venire
una
iniziativa
feconda
di
nuovi
valori
.
Le
precise
indicazioni
di
lavoro
che
la
Risoluzione
conteneva
non
sono
rimaste
,
del
resto
,
lettera
morta
;
anzi
,
da
un
analitico
bilancio
della
attività
complessiva
delle
Commissioni
culturali
,
centrali
e
periferiche
,
e
delle
organizzazioni
culturali
di
massa
risulterebbe
che
quei
compiti
sono
stati
in
parte
esauriti
e
in
parte
avviati
con
successo
.
Né
le
deficienze
-
che
senza
dubbio
devono
essere
colmate
da
un
più
serrato
impegno
nel
lavoro
-
si
rivelerebbero
tali
da
inficiare
un
giudizio
globale
positivo
.
Non
è
però
nostro
compito
,
né
nostra
intenzione
,
trarre
qui
le
somme
di
un
simile
bilancio
;
vogliamo
piuttosto
esaminare
il
grado
di
consapevolezza
dell
'
importanza
del
lavoro
culturale
raggiunto
dal
partito
nel
suo
complesso
e
il
grado
di
consapevolezza
del
carattere
di
partito
del
loro
lavoro
raggiunto
dai
compagni
professionalmente
dediti
alla
produzione
culturale
.
Per
cominciare
dal
secondo
punto
,
in
quale
misura
e
con
quali
risultati
si
è
realizzata
finora
quella
mobilitazione
dei
nostri
quadri
culturali
che
era
il
compito
organizzativo
preliminare
e
pregiudiziale
indicato
dalla
Risoluzione
della
Direzione
?
Che
è
quanto
dire
,
in
altri
termini
,
in
quale
misura
i
compagni
intellettuali
hanno
risposto
all
'
invito
loro
rivolto
dal
Capo
del
partito
dalla
tribuna
del
VI
Congresso
?
Quell
'
invito
conteneva
un
esplicito
richiamo
all
'
unità
della
coscienza
e
della
vita
che
è
di
tutti
i
seri
pensatori
e
attori
della
storia
,
quindi
a
porre
al
servizio
della
lotta
le
proprie
capacità
produttive
,
a
non
prolungare
un
assurdo
e
inconcepibile
sdoppiamento
fra
la
propria
personalità
di
militanti
comunisti
e
quella
di
produttori
di
cultura
,
a
superare
i
termini
astratti
del
dibattito
sul
rapporto
fra
cultura
e
politica
per
impegnarsi
nel
lavoro
duro
,
paziente
,
metodico
,
costruttivo
,
di
pensiero
,
di
ricerca
,
di
creazione
.
Non
esitiamo
ad
affermare
che
un
numero
sempre
maggiore
di
compagni
ha
mostrato
di
comprendere
ed
ha
saputo
rispondere
a
questo
appello
,
e
mostra
di
avviarsi
verso
quel
modo
di
essere
del
nuovo
intellettuale
,
limpidamente
definito
da
Gramsci
:
non
rimanere
chiuso
nella
propria
specialità
,
ma
diventare
«
dirigente
(
specialista
politico
)
»
(
Gli
intellettuali
e
l
'
organizzazione
della
cultura
,
pag.
7
)
.
Ma
molti
sono
ancora
i
compagni
intellettuali
«
che
non
riescono
a
dare
al
partito
tutto
quello
che
dovrebbero
,
di
cui
il
partito
ha
bisogno
e
che
da
loro
potrebbe
ricevere
»
(
Togliatti
,
VI
Congresso
)
.
Né
li
si
potrebbe
riunire
in
blocco
con
una
definizione
che
pretendesse
di
spiegare
univocamente
un
fenomeno
in
realtà
assai
vario
e
complesso
.
C
'
è
chi
non
se
la
sente
di
impegnarsi
e
preferisce
magari
starsene
in
disparte
,
per
una
paura
di
sbagliare
»
che
-
chiedo
venia
per
la
tautologia
-
è
,
per
l
'
appunto
,
mancanza
di
coraggio
.
C
'
è
chi
non
scrive
un
articolo
di
critica
letteraria
perché
non
è
ancora
riuscito
a
superare
i
canoni
dell
'
Estetica
crociana
(
dei
quali
sente
tuttavia
l
'
insufficienza
)
e
non
s
'
avvede
che
,
ovviamente
,
non
potrà
superarli
per
altra
via
che
non
sia
quella
di
un
concreto
esercizio
della
critica
ispirata
alla
sua
nuova
coscienza
di
militante
comunista
.
Sono
gli
insoddisfatti
,
sono
compagni
ai
quali
si
può
fare
-
per
quanto
lo
consente
questa
generalizzazione
-
l
'
appunto
di
non
essersi
dedicati
allo
studio
serio
del
marxismo
-
leninismo
,
di
non
averne
abbastanza
sperimentato
nella
vita
pratica
,
di
partito
,
la
verità
,
e
di
non
averne
quindi
tratto
la
logica
conclusione
che
quella
verità
non
può
valere
solo
per
un
limitato
aspetto
dell
'
attività
umana
.
È
chiaro
che
in
atteggiamenti
di
questo
tipo
riaffiora
l
'
ideologia
errata
dell
'
autonomia
degli
intellettuali
come
gruppo
sociale
e
che
si
pone
quindi
nei
loro
confronti
il
problema
dell
'
assimilazione
da
parte
della
classe
operaia
(
cfr.
Gramsci
,
op.
cit
.
,
pp.
5
,
7
)
.
Questi
compagni
sono
coloro
che
rinunciano
a
diventare
dei
«
dirigenti
»
,
ma
essi
non
sanno
forse
chiaramente
che
questo
significa
rinunziare
ad
essere
dei
comunisti
:
occorre
chiarire
la
contraddizione
implicita
nel
loro
atteggiamento
.
Ad
essi
non
si
può
tuttavia
negare
,
almeno
in
molti
casi
,
di
avere
avvertito
che
l
'
entrata
nel
Partito
comunista
non
poteva
essere
un
gesto
privo
di
conseguenze
anche
sulla
loro
qualità
di
produttori
di
cultura
.
Succede
invece
che
proprio
questa
considerazione
abbia
fatto
difetto
in
altri
casi
.
Succede
che
vi
siano
ancora
,
ma
in
sempre
minor
misura
,
in
verità
,
coloro
i
quali
hanno
creduto
che
nulla
il
partito
avesse
da
dir
loro
in
questa
materia
,
coloro
che
hanno
interpretato
alquanto
frettolosamente
l
'
art.
2
dello
Statuto
,
senza
neanche
gettare
un
'
occhiata
sull
'
art.
9
.
E
hanno
continuato
a
fare
il
loro
mestiere
,
come
se
nulla
fosse
accaduto
,
gelosi
della
loro
tecnica
e
non
senza
un
'
ombra
di
disdegno
verso
le
intrusioni
«
politiche
»
,
convinti
,
in
fondo
,
che
l
'
«
autonomia
»
della
cultura
sia
una
gran
bella
cosa
e
cioè
(
ma
non
vorrebbero
magari
sentirselo
dire
in
questi
termini
!
)
che
lo
spirito
non
può
essere
contaminato
dalla
materia
.
In
questo
caso
si
è
ancora
evidentemente
sotto
l
'
influenza
del
mondo
di
provenienza
,
del
mondo
intellettuale
borghese
al
quale
si
resta
gelosamente
attaccati
.
L
'
idea
dell
'
autonomia
della
cultura
,
ha
poi
questa
sua
applicazione
particolare
:
che
una
funzione
di
guida
culturale
non
spetti
al
partito
nel
suo
complesso
.
ma
ai
singoli
compagni
intellettuali
come
tali
.
Ora
il
rapporto
qui
è
chiaro
e
non
dovrebbe
esserci
possibilità
d
'
equivoco
.
Il
partito
ha
bisogno
dell
'
apporto
dei
singoli
produttori
di
cultura
,
ma
la
loro
funzione
di
direzione
si
esercita
proprio
nella
misura
in
cui
essi
forniscono
al
partito
,
che
è
fatto
di
uomini
,
di
persone
pensanti
,
il
loro
apporta
ad
una
esperienza
comune
.
Sentire
in
questo
una
mortificazione
e
non
un
potenzia
mento
della
propria
personalità
,
è
indizio
evidente
del
permanere
di
forti
residui
di
una
mentalità
esasperatamente
individualistica
.
Esiste
tuttavia
anche
un
pericolo
opposto
e
che
più
raramente
viene
ricordato
e
criticato
.
Pure
,
bisogna
parlarne
.
È
-
in
un
campo
particolare
-
quella
che
Lenin
chiamava
la
«
presunzione
comunista
»
(
V
.
STALIN
,
Principi
del
leninismo
,
ed.
Rinascita
,
p
.
128
)
.
Succede
infatti
che
per
essere
un
comunista
,
e
per
aver
raggiunto
alcuni
.
giuste
e
salde
convinzioni
,
taluno
si
senta
autorizzato
a
pronunciare
giudizi
non
motivati
da
indagini
particolari
relative
a
quel
determinato
oggetto
,
ma
come
frettolosa
«
applicazione
»
del
marxismo
-
leninismo
.
È
difficile
rendere
un
peggiore
servizio
al
marxismo
-
leninismo
.
Né
occorre
spendere
molte
parole
per
dimostrare
,
non
sula
la
poca
serietà
di
un
simile
procedere
,
ma
il
vero
danno
politico
che
ne
può
derivare
Che
ogni
verità
sia
un
punto
d
'
arrivo
e
non
un
punto
di
partenza
,
è
principio
di
ogni
pensiero
critico
e
in
particolare
il
marxismo
insegna
la
estrema
complessità
dei
fatti
sociali
e
in
genere
di
ogni
a
manifestazione
dello
spirito
(
se
mi
si
passa
questa
idealistica
locuzione
di
comodo
)
.
Un
esempio
recente
delle
aberrazioni
a
cui
può
portare
una
eccessiva
pretesa
di
semplificazione
è
stato
offerto
dagli
errori
della
linguistica
pseudomarxista
nell
'
URSS
,
e
la
critica
di
Stalin
contiene
un
insegnamento
di
carattere
generale
,
quanto
al
metodo
di
indagine
,
che
va
ben
oltre
il
campo
specifico
di
una
scienza
e
sul
quale
occorre
meditare
.
Ma
qui
si
innesta
l
'
altro
quesito
a
cui
vorremmo
tentare
di
dare
una
risposta
.
In
che
misura
il
partito
dirige
ed
educa
gli
intellettuali
che
militano
nelle
sue
file
?
Forse
non
ancora
troppo
scarsamente
?
Nel
nostro
partito
si
esercita
oggi
,
sui
prodotti
intellettuali
dei
compagni
una
libera
,
aperta
,
franca
critica
,
paragonabile
a
quella
che
si
esercita
sugli
altri
atti
politici
dei
membri
del
partito
?
Credo
in
misura
ancora
del
tutto
insufficiente
:
sembra
che
regni
in
questo
campo
un
eccessivo
«
amore
di
pace
»
.
Eppure
un
'
esigenza
di
critica
c
'
è
:
la
avvertono
-
anche
se
non
sempre
-
coloro
stessi
le
cui
opere
dovrebbero
esserne
oggetto
e
,
del
resto
,
nel
suo
rapporto
al
Comitato
centrale
del
settembre
1948
,
il
compagno
Longo
ne
offerse
qualche
utile
esempio
.
Liberiamoci
dall
'
equivoco
per
cui
«
non
pretendiamo
-
si
dice
insegnare
ai
pittori
come
dipingere
,
ai
poeti
come
fare
i
versi
,
ecc.
»
.
Ciò
è
ovvio
,
ma
se
ci
guardiamo
appena
un
pochino
attorno
,
c
'
è
ben
altro
su
cui
è
doveroso
discutere
ed
ò
pericoloso
non
discutere
.
Ci
sono
opere
intorno
ad
argomenti
direttamente
attinenti
alla
storia
e
alla
dottrina
del
socialismo
,
scritte
da
compagni
e
stranamente
piene
di
storture
e
di
errori
,
che
una
critica
leale
,
giusta
e
tempestiva
avrebbe
potuto
evitare
,
invece
,
si
lascia
correre
.
E
ciò
dimostra
,
appunto
,
che
da
parte
di
alcuni
o
di
molti
dirigenti
politici
perdura
una
sottovalutazione
del
lavoro
ideologico
e
culturale
,
sebbene
la
citata
Risoluzione
della
Direzione
contenesse
un
esplicito
monito
in
proposito
.
Da
questa
sottovalutazione
dipendono
in
gran
parte
l
'
isolamento
nel
quale
molti
compagni
intellettuali
si
trovano
nell
'
esercizio
del
loro
mestiere
di
produttori
di
cultura
e
il
ritardo
della
loro
formazione
.
In
termini
astratti
e
generali
,
nessuno
-
pensiamo
-
vorrà
sostenere
che
questo
settore
debba
avere
lo
strano
privilegio
di
essere
abbandonato
alla
spontaneità
:
ma
di
fatto
questo
avviene
e
sarebbe
sciocco
ignorarlo
.
Nel
momento
in
cui
la
classe
operaia
,
diventando
classe
dirigente
,
afferma
la
sua
egemonia
in
tutti
i
campi
della
attività
umana
,
e
in
un
Paese
come
il
nostro
,
dove
una
profonda
trasformazione
rinnovatrice
della
cultura
si
impone
con
la
stessa
urgenza
con
cui
si
impone
il
rinnovamento
economico
e
politico
-
osservò
Togliatti
al
VI
Congresso
-
non
si
possono
separare
i
problemi
della
politica
da
quelli
della
cultura
.
Ed
è
forse
un
caso
che
questi
problemi
siano
stati
al
centro
delle
meditazioni
del
carcere
di
Gramsci
?
I
nostri
quadri
politici
hanno
nei
«
quaderni
del
carcere
»
un
'
analisi
compiuta
dei
termini
reali
nei
quali
si
pone
in
Italia
il
problema
dell
'
egemonia
della
classe
operaia
;
hanno
una
guida
della
quale
spesso
non
si
servono
.
La
formazione
di
quadri
intellettuali
che
siano
saldamente
legati
al
partito
.
pur
mantenendo
il
centro
della
loro
attività
nel
loro
campo
specifico
di
produzione
scientifica
,
artistica
o
letteraria
,
è
il
primo
presupposto
perché
il
partito
sia
in
grado
di
avere
nel
campo
culturale
un
peso
adeguato
al
suo
prestigio
,
alla
sua
autorità
,
alla
vita
generale
del
Paese
.
L
'
esercizio
di
una
libera
e
aperta
critica
,
un
più
largo
dibattito
culturale
all
'
interno
del
partito
e
un
più
vigile
spirito
autocritico
da
parte
dei
compagni
,
non
possono
che
migliorare
il
livello
della
nostra
produzione
.
Questo
dibattito
già
esiste
,
beninteso
,
ed
in
una
misura
forse
maggiore
di
quanto
comunemente
non
si
creda
,
ma
tutto
il
partito
deve
esserne
investito
,
sebbene
esso
abbia
la
sua
normale
sede
in
organismi
appositamente
costituiti
.
Le
redazioni
delle
nostre
riviste
e
delle
nostre
case
editrici
,
la
Fondazione
Gramsci
,
sono
le
sedi
naturali
per
l
'
elaborazione
di
comuni
esperienze
di
lavoro
:
verso
di
esse
le
commissioni
culturali
locali
devono
sempre
più
indirizzare
soprattutto
i
giovani
che
muovono
i
primi
passi
nel
campo
degli
studi
e
che
avvertono
sempre
più
spesso
una
frattura
tra
i
loro
interessi
culturali
e
quel
che
offre
loro
la
scuola
ufficiale
,
l
'
università
in
particolare
.
Ma
la
sottovalutazione
del
lavoro
culturale
ha
anche
altri
aspetti
.
Normalmente
accade
che
i
compagni
che
hanno
responsabilità
precise
in
questo
campo
vengano
distolti
verso
altri
lavori
.
E
questo
è
ancora
il
meno
,
se
avviene
in
misura
ragionevole
.
Ci
sono
infatti
attività
di
partito
che
richiedono
l
'
impiego
simultaneo
di
tutte
le
forze
dirigenti
disponibili
:
solo
che
in
molti
casi
non
si
comprende
che
un
aiuto
più
efficiente
,
e
anche
un
più
ampio
respiro
al
lavoro
generale
,
si
otterrebbe
non
già
distogliendo
dal
suo
compito
normale
il
compagno
responsabile
per
esempio
della
Commissione
culturale
di
federazione
,
ma
inquadrando
giustamente
la
sua
attività
specifica
in
quella
generale
del
partito
in
una
data
situazione
.
Si
dimentica
poi
che
può
.
che
deve
,
anche
avvenire
l
'
inverso
,
cioè
che
i
quadri
dirigenti
politici
in
generale
devono
alla
lor
volta
impegnarsi
in
attività
di
carattere
culturale
e
ideologico
:
ciò
giova
alla
loro
migliore
formazione
,
liberandoli
dal
praticismo
e
giova
anche
enormemente
alla
qualità
del
lavoro
.
Quando
per
esempio
ogni
istanza
del
partito
ha
compreso
,
interpretando
una
effettiva
esigenza
della
base
e
di
un
largo
pubblico
,
quale
importante
avvenimento
culturale
fosse
la
pubblicazione
in
italiano
dell
'
Antidühring
,
e
si
è
mobilitata
per
diffonderlo
e
per
illustrarlo
,
i
risultati
tangibili
sono
stati
immediati
e
lusinghieri
:
in
poche
settimane
si
è
esaurita
una
tiratura
di
5.000
copie
e
se
ne
è
resa
necessaria
una
ristampa
.
Non
è
forse
,
questo
,
un
apporto
concreto
che
abbinino
dato
allo
sviluppo
d
'
una
cultura
moderna
,
di
una
concezione
scientifica
della
realtà
contro
il
medioevale
spaccio
del
miracolo
,
contro
l
'
oscurantistica
tendenza
che
nega
all
'
uomo
la
capacità
di
conoscere
e
di
dominare
le
forze
della
natura
e
della
storia
?
La
formazione
di
un
nucleo
di
intellettuali
marxisti
-
leninisti
è
anche
la
condizione
indispensabile
per
realizzare
una
larga
politica
di
alleanze
.
Qui
si
annida
uno
dei
più
grossolani
equivoci
:
che
la
politica
di
alleanze
si
faccia
mimetizzandosi
,
confondendo
i
nostri
colori
con
quelli
di
amici
e
di
avversari
,
sfumando
i
confini
della
nostra
ideologia
,
usando
un
linguaggio
che
non
urti
i
ben
costrutti
orecchi
altrui
,
mercanteggiando
e
transigendo
sulle
parole
e
sui
concetti
.
A
parte
quel
che
c
'
è
di
goffo
e
di
contraddittorio
in
simile
pretesa
,
a
parte
il
fatto
che
su
questo
terreno
lubrico
lo
scivolone
verso
l
'
opportunismo
è
molto
facile
,
quale
valore
avrebbe
un
'
alleanza
basata
sull
'
equivoco
?
E
che
razza
d
'
ingenuità
è
mai
questa
di
credere
che
una
concezione
del
mondo
come
il
marxismo
-
leninismo
possa
essere
contrabbandata
di
soppiatto
,
o
somministrata
in
dosi
omeopatiche
?
La
verità
è
tutt
'
altra
:
il
contrabbando
si
esercita
sempre
a
nostro
danno
.
Quanta
merce
avariata
socialdemocratica
non
è
stata
sbarcata
sui
nostri
lidi
proprio
da
nostre
caravelle
!
E
con
quale
prudente
parsimonia
,
viceversa
,
certe
case
editrici
,
sempre
pronte
ad
informarci
sull
'
ultimo
grido
della
terza
forza
occidentale
,
ci
forniscono
la
traduzione
di
importanti
opere
sovietiche
letterarie
,
scientifiche
,
storiografiche
.
Il
leninismo
ha
fra
i
suoi
insegnamenti
fondamentali
proprio
questo
:
che
una
politica
di
alleanze
può
essere
fatta
solo
da
un
'
avanguardia
con
una
fisionomia
ben
precisa
,
con
principi
ben
chiari
.
Non
ci
risulta
che
questo
insegnamento
abbia
perduto
di
attualità
né
che
il
campo
della
cultura
faccia
eccezione
a
quest
'
esperienza
,
che
collina
col
più
modesto
buon
senso
e
con
la
semplice
onestà
intellettuale
.
Amici
o
avversari
tanto
più
ci
stimeranno
e
verranno
a
noi
,
quanto
più
le
nostre
idee
saranno
nettamente
dichiarate
.
Le
alleanze
si
fanno
sul
fronte
di
lotta
comune
.
Non
esistono
forse
oggi
in
Italia
uomini
di
cultura
pronti
a
difendere
le
conquiste
del
pensiero
critico
moderno
contro
l
'
oscurantismo
clericale
,
a
difendere
i
caratteri
nazionali
della
nostra
cultura
contro
l
'
invadente
americanismo
dei
fumetti
e
del
Reader
'
s
Digest
,
a
difendere
la
libertà
d
'
insegnamento
contro
l
'
asservimento
della
scuola
a
una
ideologia
di
parte
?
L
'
esperienza
ha
mostrato
quale
collaborazione
sia
possibile
realizzare
su
questo
(
ci
nono
quando
ai
democratici
delle
più
diverse
sfumature
viene
posto
un
obiettivo
comune
.
Un
esempio
ne
è
offerto
da
imprese
come
la
«
Universale
Economica
»
,
ove
i
nomi
più
illustri
della
cultura
italiana
dai
liberali
ai
comunisti
si
trovano
affiancati
in
una
grande
opera
di
diffusione
della
cultura
laica
,
razionalista
,
moderna
.
Duplice
risultato
in
questo
caso
:
perché
si
sono
trovati
a
fianco
uomini
di
cultura
di
diversa
provenienza
politica
ed
ideologica
e
perché
la
loro
azione
si
è
diretta
alle
più
larghe
nasse
popolari
.
Ed
è
questa
la
direzione
nella
quale
si
deve
proseguire
.
È
stato
giustamente
superato
ormai
l
'
equivoco
che
esisteva
in
una
parte
di
noi
nel
concepire
la
nostra
attività
culturale
come
una
attività
da
svolgere
esclusivamente
o
prevalentemente
fra
gli
intellettuali
.
L
'
equivoco
consisteva
nel
confondere
i
destinatari
della
produzione
culturale
con
i
produttori
.
I
destinatari
sono
le
grandi
masse
popolari
,
gli
operai
,
i
contadini
,
le
donne
,
i
giovani
,
tutti
coloro
che
oggi
si
muovono
ed
agiscono
nelle
lotte
per
la
pace
,
per
il
lavoro
,
per
la
democrazia
.
Gli
intellettuali
,
come
produttori
di
cultura
,
divengono
nostri
alleati
nella
misura
in
cui
la
loro
attività
si
indirizza
a
soddisfare
queste
nuove
esigenze
culturali
:
il
nostro
diretto
contatto
col
popolo
,
la
sensibilità
verso
le
sue
esigenze
che
ci
viene
dalla
partecipazione
attiva
alle
sue
lotte
,
ci
consente
di
additare
a
tutta
la
parte
viva
della
cultura
italiana
questo
grande
compito
che
le
spetta
e
che
solo
può
garantirle
l
'
avvenire
.
I
più
intelligenti
,
i
più
aperti
lo
hanno
ben
compreso
ed
accolgono
con
entusiasmo
ogni
richiesta
della
loro
opera
per
l
'
incremento
della
cultura
popolare
:
si
sente
ormai
che
è
finito
per
sempre
il
tempo
in
cui
i
committenti
della
cultura
erano
una
cerchia
ristretta
di
buongustai
.
I
quali
poi
,
stringi
stringi
,
finivano
per
essere
gli
stessi
produttori
,
che
si
scambiavano
fra
di
loro
,
sterilmente
.
i
loro
prodotti
.
Certo
la
cultura
popolare
ha
le
sue
particolari
esigenze
di
organizzazione
,
i
suoi
veicoli
e
i
suoi
strumenti
.
Né
è
possibile
parlare
ai
milioni
di
persone
con
il
linguaggio
degli
iniziati
,
ma
non
occorre
dimostrare
in
quale
discredito
sia
caduta
ogni
forma
di
ermetismo
.
Se
mai
resta
ancora
da
superare
-
che
è
cosa
più
seria
e
perciò
più
difficile
-
la
barriera
fra
la
cultura
scientifica
e
la
sua
popolarizzazione
su
questo
punto
esistono
reali
difficoltà
tradizionali
italiane
.
Non
solo
nell
'
URSS
,
dove
-
è
noto
-
i
libri
scientifici
si
stampano
a
milioni
di
copie
,
ma
in
altri
paesi
,
come
la
Francia
e
i
paesi
anglosassoni
,
si
pubblicano
libri
di
fisica
o
di
biologia
accessibili
,
pur
nel
loro
rigore
scientifico
,
al
lettore
medio
.
In
Italia
i
soli
libri
del
genere
che
riusciamo
a
leggere
sono
tradotti
.
Sono
rari
da
noi
persino
i
libri
di
storia
accessibili
a
un
largo
pubblico
di
lettori
.
Di
più
:
persino
i
romanzi
che
abbiano
un
valore
letterario
.
Se
si
riflette
a
questo
,
ogni
scienziato
e
ogni
scrittore
o
artista
che
non
sia
rassegnato
al
soliloquio
comprenderà
che
in
uno
sforzo
di
maggior
contatto
col
popolo
la
cultura
italiana
ha
tutto
da
guadagnare
senza
doverne
necessariamente
scapitare
in
qualità
.
Agli
intellettuali
laici
che
ancora
arricciano
il
naso
alle
parole
«
divulgazione
»
e
«
cultura
popolare
»
,
è
poi
appena
il
caso
di
ricordare
che
l
'
oscurantismo
clericale
non
è
così
schifiltoso
e
che
il
rinunciare
a
questa
battaglia
equivale
a
perderla
,
con
quanto
vantaggio
del
laicismo
e
del
progresso
ognuno
può
misurare
.
Una
migliore
formazione
ideologica
,
una
più
decisa
coscienza
di
partito
dei
nostri
intellettuali
,
e
conseguentemente
una
politica
di
alleanze
meno
estrinseche
e
formali
,
ma
basate
su
una
piena
consapevolezza
dei
compiti
comuni
,
sono
fra
i
molteplici
temi
del
lavoro
culturale
,
quelli
che
ancora
oggi
rivestono
un
'
importanza
pregiudiziale
per
la
sua
giusta
impostazione
.
Sono
perciò
questi
i
temi
che
,
a
nostro
giudizio
,
dovrebbero
essere
portati
in
discussione
al
Congresso
.
StampaPeriodica ,
Pensando
alla
donna
ebrea
in
generale
,
la
visione
non
è
quella
poetica
e
voluttuosa
che
si
ha
leggendo
i
cantici
di
Salomone
;
non
di
quelle
donne
che
furono
cantate
dai
poeti
di
tutti
i
tempi
;
di
quelle
femmine
che
Shakespeare
disse
"
le
più
belle
che
l
'
umanità
abbia
mai
viste
"
;
dinanzi
alle
quali
Voltaire
,
ammaliato
da
tanta
bellezza
,
esclamava
:
"
Oh
,
le
giudee
!
,
che
splendide
riproduzioni
della
loro
madre
Eva
!
"
;
che
fecero
scrivere
a
Heine
:
"
La
religione
cristiana
avrà
grandi
pregi
,
ma
che
superbe
donne
nell
'
ebraismo
!
"
;
e
sospirare
al
Fleurs
:
"
Vi
sarà
chi
osi
non
desiderare
l
'
inferno
se
è
vero
che
il
paradiso
sia
chiuso
alle
dolci
figlie
di
Abramo
?
"
In
realtà
la
gran
massa
delle
donne
ebree
è
ben
altra
cosa
.
In
Europa
,
i
segni
della
degradazione
della
razza
ebraica
apparvero
specialmente
sul
volto
delle
donne
.
È
vero
che
anche
in
mezzo
ad
esse
vien
fatto
alcune
volte
di
dover
ammirare
qualche
fanciulla
dai
bei
lineamenti
,
dal
volto
bianco
,
dai
capelli
folti
,
neri
e
ricciuti
,
dagli
occhi
dolci
e
profondi
,
ma
è
una
eccezione
,
quasi
una
stonatura
;
è
come
un
fiore
fresco
ed
odoroso
germogliante
su
putrido
pantano
.
Nell
'
Est
europeo
la
bellezza
delle
giovani
ebree
si
avvizzisce
in
una
vecchiezza
precoce
,
il
bianco
sulla
pelle
si
fa
giallognolo
,
i
capelli
si
arruffano
,
e
dal
fisico
appaiono
evidenti
i
segni
della
decadenza
.
Le
cause
di
questo
fatto
è
facile
rintracciarle
.
La
precocità
dei
matrimoni
,
ristretti
sempre
fra
un
numero
assai
limitato
di
persone
,
anzi
di
parenti
,
non
vale
certo
a
rinsanguare
e
rinvigorire
la
razza
.
Si
aggiunga
a
ciò
la
vergognosa
sporcizia
nella
quale
nascono
,
crescono
e
vivono
.
Altre
ragioni
,
più
lontane
e
profonde
,
del
decadimento
della
donna
ebrea
devono
anche
ricercarsi
nei
costumi
e
nella
vita
,
come
,
ad
esempio
,
l
'
assoluta
avversione
che
ebbe
per
molti
secoli
ai
lavori
più
laboriosi
e
faticosi
,
ed
al
poco
conto
nel
quale
dall
'
ebreo
stesso
era
tenuta
la
donna
.
Da
ogni
pagina
della
storia
del
popolo
d
'
Israele
traspare
che
la
parte
assegnata
alla
donna
nel
mondo
giudaico
non
è
in
alcun
modo
conforme
alle
idee
della
nostra
società
e
del
nostro
secolo
,
e
nel
Talmud
è
scritto
:
"
La
migliore
fra
le
donne
è
una
maliarda
.
"
...
StampaPeriodica ,
Sac
.
Aurelio
Gastaldi
,
parroco
di
Esio
di
Premeno
(
Novara
)
:
Con
tutto
il
cuore
auguro
alla
Patria
che
sia
mantenuto
per
l
'
eternità
un
certo
decreto
emanato
per
eccezione
in
questo
tempo
di
guerra
a
difesa
della
pubblica
decenza
.
Vi
prego
di
prendermi
sul
serio
,
senza
pregiudizi
,
come
anch
'
io
voglio
essere
spregiudicato
nell
'
argomento
.
Faccio
una
definizione
.
Il
ballo
è
la
più
chiara
espressione
di
quello
"
spirito
di
godimento
"
che
è
sotto
accusa
d
'
aver
rovinato
le
nazioni
moderne
.
È
quasi
matematicamente
dimostrato
il
rapporto
inversamente
proporzionale
che
esiste
nelle
popolazioni
italiche
tra
la
frenesia
del
ballo
e
il
numero
delle
nascite
.
Dico
numero
più
legittimità
.
Sarebbe
d
'
interesse
una
specie
di
censimento
generale
per
la
risoluzione
pratica
,
precisa
della
questione
:
ne
avremmo
un
incartamento
prezioso
da
poter
guarire
molti
ciechi
,
almeno
quelli
sul
problema
ciechi
per
ignoranza
,
gli
involontari
,
non
certo
quelli
volontari
per
malizia
...
StampaPeriodica ,
Negazione
religiosa
:
assoluta
,
radicale
,
consapevole
.
La
famosa
espressione
:
"
religione
,
oppio
del
popolo
,
"
dice
ancora
in
realtà
assai
poco
.
È
motto
pungente
,
e
nulla
più
.
La
negazione
religiosa
bolscevica
ha
radici
infinitamente
più
profonde
.
È
visione
e
interpretazione
metafisica
del
mondo
,
che
non
si
combatte
,
se
non
con
altra
superiore
visione
e
interpretazione
metafisica
.
È
ardore
di
fede
,
che
non
si
vince
,
se
non
con
altra
fede
più
ardente
.
Come
visione
e
interpretazione
metafisica
del
mondo
,
è
marxismo
:
dottrina
di
mentalità
insieme
professorale
ed
ebraica
.
Come
fede
,
è
misticismo
(
non
"
mistica
,
"
che
significa
tutt
'
altra
cosa
ben
più
costruita
e
alta
e
pura
)
:
esperienza
tipicamente
slava
.
Religione
della
pura
materia
,
che
si
svilupperebbe
da
sé
per
intrinseca
virtù
dialettica
,
ha
per
Dio
l
'
uomo
sociale
(
o
,
forse
meglio
,
il
corpo
sociale
)
;
per
culto
,
la
macchina
;
per
prassi
di
vita
,
unica
e
sola
,
l
'
economia
.
Quel
che
è
fuori
dell
'
economia
e
dei
suoi
perenni
intrinseci
conflitti
,
rimane
espulso
dalla
vita
:
è
illusione
,
ombra
,
sovrastruttura
,
feticcio
,
nulla
.
La
singola
persona
umana
è
nulla
;
lo
spirito
è
nulla
.
Il
pensiero
è
qualche
cosa
,
solo
in
quanto
,
meccanismo
razionale
,
sa
tradursi
in
meccanismo
pratico
.
Negazione
della
Chiesa
,
il
bolscevismo
si
costruisce
esso
medesimo
in
chiesa
,
coi
suoi
"
evangelisti
,
"
coi
suoi
dogmi
,
la
sua
infallibilità
,
i
suoi
anatemi
.
Gli
evangelisti
canonici
del
bolscevismo
si
chiamano
Marx
,
Engels
,
Lenin
,
Stalin
;
restando
intesi
,
che
i
primi
tre
vanno
letti
e
interpretati
soltanto
secondo
le
direttive
del
quarto
.
L
'
infallibilità
assoluta
,
totalitaria
,
come
uomo
e
come
dottrinario
,
appartiene
a
Stalin
,
e
a
lui
soltanto
.
Gli
altri
"
vangeli
"
comunisti
,
dell
'
Ottocento
o
del
Novecento
,
sono
da
considerarsi
tutti
"
apocrifi
"
;
peggio
:
eretici
.
Ed
eretico
vitando
(
in
linguaggio
bolscevico
:
"
Nemico
del
popolo
"
degno
di
morte
)
è
da
considerarsi
chiunque
si
permetta
di
interpretare
il
marxismo
con
una
qualsiasi
minima
autonomia
.
Negazione
morale
.
Per
il
bolscevismo
è
morale
tutto
quel
che
serve
alla
dittatura
del
proletariato
(
praticamente
,
alla
dittatura
di
Stalin
)
.
E
il
diritto
appartiene
ad
una
sola
classe
:
il
proletariato
.
A
rigore
,
non
si
può
neppure
dire
,
che
alle
altre
spettino
soltanto
"doveri."
Alle
altre
,
non
spetta
proprio
nulla
:
spetta
soltanto
di
"scomparire."
Negata
totalitariamente
la
famiglia
,
la
patria
,
la
proprietà
,
in
questi
ultimi
tempi
dopo
che
i
deleteri
effetti
di
quella
negazione
si
manifestarono
in
modo
indubbio
,
si
è
provveduto
coi
relativi
surrogati
:
demografia
,
"
patria
socialista
,
"
risparmio
.
Ma
il
matrimonio
rimane
un
semplice
contratto
sociale
;
ma
la
patria
socialista
si
è
subito
rivelata
vecchissimo
imperialismo
slavo
;
ma
il
risparmio
è
servito
soltanto
a
preparare
il
più
gigantesco
esercito
che
la
storia
abbia
mai
registrato
...
La
nemesi
è
certa
.
Se
,
già
un
anno
fa
,
l
'
opera
di
penetrazione
e
sopraffazione
bolscevica
è
parsa
tale
alla
stessa
Germania
e
ai
paesi
tutti
dell
'
Asse
,
da
non
potersi
vincere
se
non
attraverso
una
guerra
gigantesca
e
senza
quartiere
,
quale
resistenza
interna
ed
esterna
potranno
mai
opporle
le
"
grandi
democrazie
,
"
già
così
gravemente
,
anzi
ormai
irreparabilmente
infette
da
un
virus
che
non
perdona
?
Quali
abbiano
ad
essere
gli
eventi
dell
'
attuale
"
guerra
dei
continenti
,
"
esse
non
sfuggiranno
certo
alla
sorte
,
che
di
fronte
al
loro
alleato
le
attende
:
o
il
giogo
o
la
morte
.
Quanto
a
noi
,
il
dilemma
"
o
Roma
o
Mosca
"
l
'
abbiamo
risolto
,
senza
esitazione
,
da
un
pezzo
.
Per
meglio
dire
:
l
'
abbiamo
eretto
fin
da
principio
ad
un
'
insegna
,
sotto
la
quale
tutto
il
mondo
civile
,
al
termine
della
sua
dura
battaglia
,
troverà
la
vittoria
.
StampaPeriodica ,
Dateci
dunque
la
mano
,
signori
avversari
del
razzismo
biologico
;
e
vediamo
di
riconoscere
assieme
il
cammino
.
La
prima
tappa
si
chiama
...
Ma
,
prima
di
giungere
al
termine
della
prima
tappa
,
lasciate
che
ci
liberiamo
da
un
ronzio
che
ci
va
disturbando
l
'
udito
.
È
un
ronzio
molteplice
,
come
di
voci
udite
in
sogno
o
in
delirio
.
Volete
ripeterci
quel
che
esse
suggeriscono
,
visto
che
sembrate
ritmare
su
di
esse
la
marcia
verso
la
prima
mèta
?
Grazie
,
abbiamo
capito
.
È
un
motivo
a
due
voci
,
identiche
per
ampiezza
,
timbro
e
volume
;
la
prima
dice
:
cattolici
,
e
la
seconda
aggiunge
:
e
fascisti
;
dopo
di
che
la
prima
riprende
e
la
seconda
incalza
,
all
'
infinito
.
Cattolici
e
fascisti
:
ora
ricordiamo
di
aver
spesse
volte
notato
questa
endiadi
nei
vostri
scritti
.
In
quest
'
ordine
,
è
un
'
endiadi
stupefacente
,
in
pieno
Anno
XX
.
E
non
crediate
che
l
'
altra
endiadi
:
fascisti
e
cattolici
,
ci
soddisfaccia
un
gran
che
.
Non
siamo
abituati
a
far
questioni
di
forma
;
e
tanto
meno
di
burocratiche
precedenze
.
E
allora
?
Eresia
,
anticattolicesimo
,
paganesimo
?
Alto
là
!
Noi
vogliamo
essere
,
e
ci
vantiamo
di
essere
,
cattolici
e
buoni
cattolici
.
Ma
la
nostra
intransigenza
fascista
non
tollera
confusioni
di
sorta
;
soprattutto
quelle
confusioni
che
minacciano
di
degenerare
in
menomazioni
.
Nel
nostro
operare
di
Italiani
,
di
cittadini
,
di
combattenti
nel
nostro
credere
obbedire
combattere
noi
siamo
esclusivamente
e
gelosamente
fascisti
,
noi
siamo
nella
teoria
e
nella
pratica
del
razzismo
.
Il
cattolicesimo
sarà
da
noi
seguito
e
rispettato
per
quel
che
riguarda
la
morale
del
singolo
in
questa
vita
,
l
'
imperscrutabile
futuro
di
tutti
nell
'
altra
.
Ma
con
la
teorica
e
con
la
politica
della
razza
il
cattolicesimo
non
ha
nulla
e
non
può
avere
nulla
a
che
vedere
.
Non
sa
quel
che
si
fa
,
chi
pretende
di
conciliare
,
in
sede
teorica
,
il
cattolicesimo
con
il
razzismo
.
La
Conciliazione
fra
Stato
e
Chiesa
è
stata
forse
operata
in
sede
di
teoria
?
Affatto
.
Stato
e
Chiesa
si
sono
riconciliati
sul
terreno
della
pratica
,
riconoscendo
l
'
uno
all
'
altra
le
proprie
caratteristiche
,
le
proprie
attribuzioni
e
i
propri
privilegi
.
Né
il
Fascismo
si
è
sognato
di
mettere
in
discussione
i
dogmi
religiosi
,
né
la
Chiesa
ha
avanzato
obbiezioni
circa
i
principi
etici
del
Fascismo
.
E
questo
non
già
perché
i
principi
etici
del
Fascismo
coincidano
o
si
accordino
in
tutto
con
i
principi
della
Chiesa
:
ma
perché
si
tratta
di
due
realtà
,
di
due
mondi
tra
i
quali
non
vi
possono
essere
finché
uno
dei
due
non
vien
meno
a
se
stesso
frizioni
di
sorta
.
Scoppia
la
guerra
.
La
Chiesa
,
coerente
a
sé
medesima
,
la
considera
una
tremenda
calamità
.
Il
Fascismo
,
non
meno
coerente
(
la
guerra
sta
all
'
uomo
come
la
maternità
sta
alla
donna
.
Mussolini
,
"
Dottrina
del
Fascismo
"
)
la
conSidera
come
una
grande
fatale
epopea
di
liberazione
e
di
consacrazione
della
nuova
Italia
.
Le
due
concezioni
sono
evidentemente
molto
lontane
;
eppure
,
i
cattolici
e
fascisti
non
se
ne
sentono
affatto
turbati
,
o
almeno
non
confessano
di
essere
turbati
;
giacché
sanno
che
di
fronte
al
fatto
guerra
ogni
Italiano
degno
di
questo
nome
è
fascista
,
e
poi
ancora
fascista
,
e
poi
fascista
ancora
,
e
poi
altre
due
volte
fascista
,
e
finalmente
anche
cattolico
.
E
di
fronte
al
fatto
razza
,
di
fronte
alla
battaglia
per
la
razza
,
che
è
guerra
permanente
,
e
totalitaria
,
e
intesa
ad
una
Vittoria
non
meno
alta
di
quella
delle
armi
?
Qui
non
essendovi
il
pericolo
di
esser
tacciati
di
pacifismo
o
addirittura
di
disfattismo
i
Farisei
del
nostro
secolo
riprendono
fiato
;
e
simulano
sdegno
,
e
gridano
all
'
eresia
e
al
paganesimo
,
se
taluno
invoca
l
'
antico
"
A
Cesare
quel
che
è
di
Cesare
"
e
chiede
che
di
razzismo
fascista
si
discuta
e
si
giudichi
soltanto
in
sede
di
Fascismo
e
di
scienza
.
Strani
tipi
,
questi
Farisei
1942
!
Si
ergono
a
custodi
del
cattolicesimo
;
e
al
tempo
stesso
vogliono
spingere
il
cattolicesimo
verso
avventure
proibite
.
Si
autonominano
difensori
della
verità
rivelata
;
e
fanno
decadere
la
rivelazione
al
rango
della
politica
e
della
scienza
,
cercando
impossibili
connubi
.
In
verità
,
non
ci
sembrano
buoni
servitori
di
Nostra
Madre
Chiesa
...