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DAL NAZIONALISMO AL RAZZISMO ( SANTARELLI ENZO , 1941 )
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Al Fascismo , non sfuggì sin dai suoi primi momenti di vita spirituale l ' esistenza di un quid concreto , materiale , base della nazione come dello Stato . Alla vaga percezione di questo quid seguì la sua individuazione , al fondo dei concetti già tanto discussi e della storia umana . L ' antichissima confusa conoscenza di questo " reale " doveva per forza chiarificarsi ed entrare a far parte del sistema dottrinale fascista , perché fosse completo ed organico . Questo quid , questo reale , fu indicato dal termine razza . Il concetto di razza , al quale si pervenne in Italia dopo lo svolgimento della teoria nazionalista ed il primo periodo della dottrina fascista , fu quello di razza storica . Risultò insomma dallo sviluppo graduale di concetti già impliciti nelle premesse e nelle posizioni ideali dell ' azione nazionalista e fascista . Il concetto di razza che in Mussolini si ritrova più che mai distinto è un potenziamento di quello di Nazione . Il termine razza che lo indica , riunisce in sé i significati storici , ideali , filosofici dei termini Nazione , stato e razza , nella sua accezione scientifica ... Così lo stato fascista , concepito come stato volontà di potenza , come stato idea - forza si presta ad una nuova esegesi ; in esso l ' idea non sarebbe altro che la nazione , tutta spiritualità , passato e avvenire , resistenza ed espansione , rivoluzione e reazione , la forza la base materiale di questa idea , il complesso fisico sottoposto alle leggi di ereditarietà e di influenza ambientale . A superamento di questa interpretazione analitica interviene il concetto di razza che sintetizza quello di spiritualità e di materialità fondendo quanto è simbolizzato dallo spirito e dal sangue . Infine si perviene , in seguito all ' introduzione del concetto chiarificatore di razza , a quella triadica affermazione i cui elementi , razza , stato , Nazione , stanno fra loro in reciproci rapporti dinamici e tecnici , in cui converte in ultima analisi , l ' essenza del nostro razzismo . Razzismo che si potrebbe definire come nazionalismo totalitario , tendente al potenziamento spirituale e fisico , cioè al potenziamento integrale della stirpe , quasi in conseguenza dell ' approfondimento dei primigeni indigeni concetti di Nazione e di stato .
Parola d'ordine: si salvi chi può ( Terzani Tiziano , 1975 )
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Bangkok . A gambe divaricate , una accanto all ' altra , spianando fucili mitragliatori contro la folla silenziosa e stupita , le guardie di sicurezza dell ' ambasciata ; enormi marcantoni in abiti civili ed armati di piccoli mitra , urlavano ordini nelle loro radio portatili , diplomatici con la pistola in pugno correvano carponi verso gli elicotteri , l ' ambasciatore camminava solenne , come un eroe medioevale , abbracciando la bandiera americana , gli operatori delle varie catene televisive americane continuavano a filmare e , da dietro le improvvisate barricate di filo spinato , dei bambini cambogiani sventolavano le mani dicendo « Bye , bye » . « Mi sono sentito un cane io , figurarsi gli americani » ha detto un giornalista europeo evacuato da Phnom Penh con gli elicotteri americani che sembravano l ' ultima via di scampo . Vari giorni dopo la fuga americana , la città era ancora in mano alle forze del governo repubblichino , l ' aeroporto era ancora aperto e gli aerei della linea commerciale nazionale continuavano a fare la spola con Bangkok . Lon Nol è già partito da due settimane , il suo successore Saukham Khoy , che aveva detto « Ci difenderemo fino all ' ultimo , anche dai tetti delle case » , è scappato con gli americani , la presenza degli Stati Uniti è stata cancellata dalla Cambogia , Washington , forse per paura che riso e munizioni finiscano in mano ai partigiani , ha messo fine al ponte aereo che teneva in vita Phnom Penh . La città dispone ora di riserve che dureranno al massimo per un mese . C ' è chi pensa che tutto questo sia parte di un accordo segreto fra americani e khmer rossi per quella « soluzione controllata » della guerra di cui si era tanto parlato in passato , ma niente sta ad indicare che i partigiani abbiano accettato un qualsiasi compromesso . Sihanuk ha rifiutato l ' invito americano di rientrare a Phnom Penh e ogni volta che il primo ministro Long Boret annuncia di essersi incontrato coi rappresentanti dei khmer rossi , da Pechino arrivano regolari la smentita e l ' accusa che gli emissari di cui i repubblichini parlano sono « Khmer rossi fatti in casa » che non hanno nulla a che fare con la guerriglia di Sihanuk e di Kieu Samphan . La verità è che gli americani , presi dal panico per quello che era successo a Pleiku , a Kontum , a Da Nang , dove le truppe sbandate di Saigon si sono rivelate molto più pericolose dei soldati comunisti , hanno preferito mettersi in salvo . « Quando hanno visto che i cambogiani avevano trovato gusto a mangiare carne umana , gli americani hanno avuto paura di finire arrosto » ha commentato un fotografo inglese , deluso come molti altri giornalisti per essersi fatto convincere dall ' ambasciata americana a lasciare Phnom Penh . Le « confessioni » dei soldati di prima linea che hanno raccontato di essere sopravvissuti mangiando i cadaveri dei loro nemici e la storia dei combattenti di Kampong Seila , che arrivati a Phnom Penh senza essere stati pagati da mesi hanno fatto a fette l ' ufficiale incaricato degli stipendi e ne hanno con orgoglio mostrato i resti , hanno fatto presto il giro della città impressionando la piccola comunità internazionale dei rimasti . Qualcuno a Washington , forse lo stesso Kissinger , deve aver pensato con terrore alla possibilità che gli ultimi cittadini americani a Phnom Penh avrebbero potuto rimanere in trappola non solo insieme coi khmer rossi , ma con gli stessi soldati della repubblica e così ha dato l ' ordine della fuga . Il messaggio è arrivato alle tre di notte nella capitale cambogiana . Alle sette l ' operazione « tiro dell ' aquila » è cominciata , alle dieci tutto era finito . Ai cambogiani , cui era stato promesso ogni sorta di aiuto cinque anni fa quando furono coinvolti nella guerra , non è rimasto che meravigliarsi di questa fuga frettolosa , imbarazzata , in fondo inconcepibile dei loro alleati che avevano deciso di dimostrare qui in Indocina la loro decisione di difendere una certa concezione del mondo . Una fuga americana come quella da Phnom Penh potrebbe presto cominciare da Saigon . In parte è già cominciata . Le famiglie dei diplomatici sono già partite , gli impiegati americani di società private sono stati evacuati assieme a tutti i funzionari della Pan Am . Anche se la ritirata americana è per ora organizzata con una certa discrezione per non aumentare il senso di crescente sfiducia che ha preso i sudvietnamiti , la voce che gli yankees scappano è negli orecchi di tutti , e non molti nascondono la delusione e la rabbia . « Avete preso da questo paese quello che volevate . Ora ve ne andate e lasciate a noi il conto da pagare » ha detto un giovane ufficiale di Saigon a un collega americano il giorno in cui il grande aereo militare Galaxy è esploso col suo carico di orfani vietnamiti spediti negli Stati Uniti a consolare delle coppie sole o ad alleviare un malinteso complesso di colpa americano per la guerra in Vietnam . « È bello vedervi partire con tanti bei souvenir del Vietnam » diceva il giovane tenente . « Vi portate a casa gli elefanti di ceramica e gli orfani . Peccato che alcuni si siano rotti , ma non preoccupatevi , ce ne sono altri da prendere . » L ' operazione « Babylift » , intesa a salvare migliaia di bambini dai comunisti , definita da un portavoce dei vietcong « un vero e proprio rapimento » e probabilmente concepita da alcuni funzionari americani , fra cui l ' ambasciatore Martin , per creare nel mondo un ' ondata di simpatia umanitaria per il Vietnam e per costringere il Congresso a votare nuovi aiuti militari per il regime di Thieu , ha provocato tanti risentimenti fra i vietnamiti che su ordine del governo di Saigon è stata interrotta . Con le forze comuniste sempre più vicine a Saigon e con gran parte del paese ormai data perduta definitivamente , pochi oggi credono che gli americani faranno ancora qualcosa di serio per tentare di salvare quel che resta del regime di Thieu che hanno sostenuto e finanziato per anni . Fa ridere la teoria sventolata da un giornale di Saigon - finanziato segretamente dagli americani - secondo cui tutta la ritirata dal Nord è parte di un piano per portare i vietcong allo scoperto e poi decimarli con una fantomatica arma , mai usata finora in Vietnam . Le speranze degli ultimi « credenti » che hanno fede nell ' impegno americano sono ormai legate qui , come nella Germania di Hitler degli « ultimi cinque minuti » , all ' introduzione di una sorta di V2 che dovrebbero rovesciare le sorti di una guerra considerata praticamente persa . In verità gli Stati Uniti hanno poco da offrire a Thieu e vengono ogni giorno di più tenuti fuori dalle gestioni delle operazioni militari e del paese . « Il presidente ha deciso da solo la ritirata dal Nord e ci ha dato appena 24 ore per ritirare i nostri uomini sul posto » ha dichiarato un funzionario americano . Ora Thieu , come per sfida agli americani , ha rimosso due generali da due importanti posizioni da cui dipende la difesa di Saigon , e lí ha sostituiti con due suoi fedelissimi , che su pressione dell ' ambasciata americana tempo fa erano stati messi a riposo , uno per corruzione e l ' altro per inefficienza . Con i recenti rimpasti al vertice delle forze armate , Thieu si premunisce contro un colpo di Stato che tutti si aspettano e che forse gli americani stessi si augurano come l ' unica via d ' uscita da una situazione che altrimenti sembra non avere altro sbocco che una finale , sanguinosissima battaglia per il controllo di Saigon . L ' idea del colpo è tanto nell ' aria che la scorsa settimana , quando il caccia del sottotenente Nguyen Thanh Trung si è buttato in picchiata a bombardare il palazzo di Thieu , la gente per strada ha semplicemente detto : « Ecco che stanno arrivando » . Solo dopo qualche ora ci si è convinti che si era trattato del gesto disperato d ' una sola persona . Per far fronte a eventuali altri gesti del genere o a un vero tentativo di rovesciamento Thieu ha instaurato un sistema di coprifuoco automatico in città . Due colpi di sirena consecutivi sono il segnale stabilito perché tutti rientrino a casa loro e le strade della capitale siano libere per movimenti di truppe e di polizia . Per evitare che l ' afflusso di rifugiati dal Nord aumenti la tensione della città e faccia esplodere moti di panico tipo quelli che hanno fatto cadere Da Nang , Nha Tran , Ban Me Thuot e Quang Ngai il governo blocca ogni colonna di profughi alla periferia e ne trasferisce più che può nell ' isola di Phu Cuoc , al largo della costa meridionale . Pur con tutte queste precauzioni prese da Thieu , gli americani sono i più pessimisti fra gli stranieri sulle prospettive di sopravvivere e di continuare a garantire l ' ordine nella capitale . « L ' operazione di Phnom Penh è stata una prova generale di quello che dovremo fare un giorno a Saigon » mi ha detto uno dei marines provenienti dalla Cambogia . Una simile fuga dal Vietnam sarebbe di una macabra ironia . Gli americani vennero una ventina di anni fa in Indocina per salvare questi paesi dal comunismo e li abbandonano ora distrutti e sul punto di essere presi dai partigiani . Vennero qui per difendere questi popoli contro una « aggressione » esterna ed ora se ne scappano via costretti a difendere se stessi dai loro stessi alleati di ieri . L ' immagine del funzionario americano che a Nha Tran sferra un pugno in faccia ad un vietnamita per salvarsi con l ' ultimo elicottero rimarrà il simbolo di questa ultima fase della guerra americana . Intanto , pur negando di voler abbandonare il Vietnam , l ' ambasciata americana a Saigon per rassicurare i suoi cittadini rimasti dice che è stato messo a punto un piano d ' emergenza per l ' evacuazione . « Perché tutto questo ? » ha detto la signora Binh , ministro degli Esteri del governo rivoluzionario provvisorio dei vietcong ; « se gli americani vogliono lasciare il Vietnam , che lo facciano in tempo . Non hanno che da dircelo . Noi siamo dispostissimi a dar loro una mano . »
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Non deve , la mescolanza delle razze , essere considerata più che l ' omicidio : il quale distrugge soltanto l ' individuo : mentre quella distrugge , o contamina , tutta la a discendenza ? Non deve , un popolo sano , averla di più in orrore : vedendovi un attentato a qualcosa di alto , assai più che la persona ? Una volta i popoli , non davano il peso , che oggi viene dato , alla vita dei singoli : ma , con grandissima cura , proibivano le mescolanze : questo era il segno della loro giovinezza : ora che alcuni popoli trovano in loro stessi , un ' altra volta la giovinezza , è possibile che non sentano di dovere agire in questo modo ? Infatti , agiscono : leggi e pene , più o meno gravi sono state già stabilite : è stato proclamato il diritto dello Stato di giudicare , e di reprimere , anche siffatto genere di delitti . Ma una cosa , forse , abbastanza non s ' è fatta : cioè porre l ' accento sul loro più profondo carattere , che non è soltanto antistatale ed antisociale , ma rivolto addirittura contro l ' umanità , e contro la vita ; o , che è lo stesso , contro l ' ordine fondamentale e divino delle cose . Quello che oggi occorre , accanto alla legislazione , per renderla ancora più efficace e salutare , è soprattutto , una manifestazione pubblica di riprovazione sotto questo aspetto . Ciò indipendentemente dalle sanzioni legali . Che cosa , infatti , oggi , si vuole ? Risvegliare un sentimento che c ' è , che hanno tutti : che ha bisogno solo di occasioni . Ora , nessuna occasione può così efficacemente risvegliarlo , come il trovarsi dinanzi a un fatto che lo offenda , e il vedere bene individuato e bollato l ' offensore . La tolleranza e l ' indifferentismo non si debbono ammettere ... L ' insensibilità nei riguardi del meticciato è il prodromo sicuro della fine di alcuni popoli . È come quando , durante una malattia , d ' un tratto il termometro cessa di segnare la febbre . Ogni reazione è caduta , l ' organismo ha finito di lottare e di resistere . Nessuna cosa è più triste che vedere un popolo in tali condizioni : un popolo civile , coltivato , di alta razza , confondersi , senza lotta con un popolo molto inferiore ; cedergli con indifferenza le proprie donne ; tollerare senza batter ciglio , promiscuità anche pubbliche . Se ne ha l ' impressione dello sfacelo ; e , quel che è peggio , della incapacità di opporvisi , della volontà di non opporvisi , d ' un lento e cosciente suicidio ...
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Tanto il Wassermann che il Ruppin concordano nell ' affermare che la principale differenza tra la criminalità degli ebrei e quella degli ariani sta nel fatto che nei primi sono più numerosi i delitti con frode e nei secondi quelli con violenza . Inoltre la criminalità ebraica è particolarmente diretta contro la proprietà . L ' ebreo Wassermann stesso , del resto , mette nel seguente ordine le varie categorie di delitti per i quali gli ebrei dimostrano una particolare tendenza : 1 ) Estorsione ; 2 ) Truffa ; 3 ) Mancanza di fede e di senso del dovere nell ' amministrazione di una azienda ; 4 ) Falsificazione di merci ; 5 ) Falsificazione di documenti ; 6 ) Bancarotta fraudolenta ; 7 ) Bancarotta ; 8 ) Delitti vari in occasione di fallimenti ; 9 ) Usura ; 10 ) Imbrogli nei giuochi d ' azzardo ; 11 ) Delitti contro la proprietà intellettuale ; 12 ) Altri delitti contro la proprietà . È interessante poi osservare come negli ebrei la maggioranza dei delitti abbia uno spiccato aspetto professionale : come difatti ricorda il Ruppin , le usure , le bancarotte , i delitti contro la proprietà intellettuale ecc . , vengono quasi sempre compiuti dagli ebrei durante l ' esercizio stesso della loro professione . Se si tiene conto che durante la sua attività professionale l ' ebreo infrange le leggi almeno sette volte di più dell ' ariano , si vede chiaramente come sono giustificati i provvedimenti per cui gli ebrei ai nostri giorni vengono allontanati da diverse branche di attività .
ROBERT LOUIS STEVENSON ( CECCHI EMILIO , 1920 )
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Non mi meraviglierei se anche Stevenson fosse di quegli scrittori che , per un complesso di circostanze piuttosto difficili a spiegare , i conterranei ammirano , spesso anche enfaticamente , ma in un modo intrigato . Nei riguardi di questi scrittori , gli stranieri godono un privilegio di spregiudicatezza e candore , o diciamo addirittura d ' ignoranza : ignoranza che , come in altri casi , finisce per contare come una buona azione ad esser premiata . Si potrebbe obbiettare , quanto all ' Italia , che Stevenson non è ammirato in nessuno dei due modi , perché sostanzialmente è ignorato ; e lo considerano , alla lontana , come un autore di libri d ' avventure pei ragazzi : un quissimile di Salgari o di Verne . Ed è vero . Ma se , nel testo o in traduzioni fatte con arte , Stevenson sarà più letto , non credo improbabile si riconoscerà , d ' istinto e con molta chiarezza , il suo significato vitale , che , studiando alcuni scritti inglesi intorno a lui , ho visto che invece è scoperto , quando è scoperto , soltanto tra frasche e andirivieni ; e definito , quasi sempre , incidentalmente o a mezza voce . È uno di quei casi che si cerca la seggiola sulla quale siamo seduti ; e che il problema letterario s ' inacerbisce appunto perché si parla troppo d ' un problema letterario e ci si monta il capo . Probabilmente la vera soluzione la dettero , fin da ' primi giorni di Treasure Island , i ragazzi . È l ' unica cosa che resterebbe da fare ai grandi , forse non sarebbe altro che mettere in forma , con più riguardo possibile , le impressioni dei piccini . Ha osservato Chesterton , discutendo un libro di H . Bellyse Baildon su Stevenson , che , nell ' ammirazione dei lettori colti , l ' incanto delle straordinarie virtù di questo scrittore è in certo modo turbato dall ' eccesso d ' una virtù addizionale : " la versatilità e destrezza artistica " . " Egli sofferse della sua versatilità , non perché riuscì abbastanza bene nei generi più diversi , ma perché , nei generi più diversi riuscì troppo bene " . " Capace di realizzare il proverbiale miracolo d ' essere in cinque posti allo stesso tempo , portò gli altri a ritenere ch ' egli fosse cinque diverse persone " . ( Twelve Types , 115 ) . E cinque persone , specie se coperte d ' un sol nome , finiscon sempre coll ' essere molto meno convincenti di una sola persona . Ma vorrei dire , piuttosto , che non soltanto Stevenson fu capace di trovarsi in cinque posti allo stesso tempo , in modo che la gente poté pensare ch ' egli fosse cinque diverse persone . Completamente in alcuni dei suoi libri , saltuariamente in altri , tutte le sue cinque , sette o otto persone : il ragazzo , il cockney , il letterato , il pirata , il puritano , si riabbracciavano fraternamente e ridiventavano una ; e fu , per l ' appunto , nei luoghi più semplici dei libri abili e versatili , quando non fu nei più semplici fra tutti i suoi libri . In realtà , uno scrittore come lui , ricchissimo di senso del romanzo peccava , almeno in certo senso , di eccesso romanzesco , quando , pur con tutta la sua scaltra discrezione e la sua facoltà di dare alle immagini la positività d ' un documento storico , si metteva ad architettare un romanzo . Senza contare che per questo scrittore così dotato la vita vissuta era stata , quasi dal principio , straordinaria come il più incredibile dei romanzi . " Questo clima ; questi viaggi ; e l ' apparire delle terre all ' aurora ; le nuove isole che spuntavano dai banchi di nebbie mattutine ; e nuovi approdi boscosi ; e nuovi allarmi di temporali e risacche - tutta la storia della mia vita è per me più bella di qualsiasi poema " ( Letters , 11 , 160 ) . Per questo scrittore , la disposizione più feconda veniva ad essere non dico tanto rituffarsi nella propria storia " più bella di qualsiasi poema " , quanto lasciarsi galleggiare alla superficie di cotesta storia ; non tanto raccontarsi nel passato , quanto rivedersi nelle cose , semplicemente posando gli occhi sul mondo . La sapienza ingenua del suo sguardo bastava a creare , con la materia immediata del mondo , il più pacifico e vertiginoso miracolo , al quale era impossibile potessero aggiunger qualcosa anche le più acute invenzioni . Tutta la sua mitologia è , così , colore istantaneo e suono . Ci son parole semplicissime , portate senza epiteti : la parola surf , per esempio ; che nessun altro scrittore sembra possa mai più , in nessun modo , adoprarle , senza accettare nello stesso tempo tutto quello che in lui voglion dire , tanto il suo romanzo ormai le riempie e le preme . E se guarda : " la ciocca secca d ' un palmizio come un ventaglio d ' oro fra la verzura " o " l ' acqua dell ' atollo azzurra e grigia ; e nella trasparenza della luce sottomarina il corallo rameggiante e fiorito e la moltitudine dei pesci che volteggiano , punteggiati , striati , perfino rostrati come pappagalli ... " ( In The South Seas , 167 ) ; il suo colore è in sé la più fantastica delle favole ; e qualsiasi avventura , dopo , non sembra che un ' estensione e un commento . Come il suo stile è , costantemente , così delicato e fermo , leggero e governato , che l ' unica sorpresa ch ' egli riesce ad aggiungergli è d ' arrivare quasi ad obliarlo , ritrovando nelle lettere e diari , e nelle pagine di In The South Seas , una familiare chiarezza anche superiore a quella sua chiarezza temperata su Livio ; una naturale finitezza , anche più raffinata di quella sua industriosa finitezza francese . Intendo che , per mio conto , è impossibile , nei riguardi di Stevenson , eresia più rozza e pedantesca di quella proposta dal suo biografo e critico Graham Balfour , secondo la quale , una volta entrato nei mari del Sud e nell ' ultimo periodo della sua vita , Stevenson non avrebbe prodotto più nulla d ' assolutamente grande . E , in ogni caso , sarei piuttosto per un ' eresia che sostenesse il contrario . Comunque , posso assicurare , che quella versatilità e ubiquità la quale determina , come s ' è visto , in alcuni lettori , una sorta di diminuzione di fede , per conto mio non mi ha mai impedito di essere a tutti i suoi spettacoli e col più innocente abbandono . Ho detto che , riguardo a Stevenson , forse converrebbe fare come i bambini . E anche in questo caso , oltre mille altri , mi trovo davvero ad avere fatto in tutto come i bambini . Al pappagallo di cucina , sulla nave che porta i pirati verso l ' isola del tesoro , io gli ho voluto più bene che se fosse stato il pappagallo di casa mia ; molti anni prima di sapere che c ' erano stati anche i pappagalli di Daniel Defoe , e che cotesto , probabilmente , veniva da quella famiglia di pappagalli . E son sicuro d ' aver sgranato gli occhi come un bambino , quando in Treasure Island la nave deserta viene bordeggiando sul risucchio come la più indubitabile e pazza delle apparizioni ; e d ' averli sgranati con non meno stupore , più tardi , e , questa volta , non più soltanto come un bambino ma anche come un critico , nell ' accorgermi che cotesta nave , il più perfezionato dei vascelli fantasma , apparteneva alla stessa flottiglia della nave - scheletro in Coleridge e del pontone abbandonato di Gordon Pym . La voce spettrale presso la tomba del tesoro , il campanello del lebbroso in The Black Arrow , il gemito delle sirene in The Beach of Falesa , e quel cantarellare di Keawe nella stanza da bagno , che bruscamente s ' interruppe e non si sentì più ( The Bottle Imp ) , se qualcuno poté udirli e scordarsene , per me li sentii con troppo spavento da potermene mai più dimenticare . Il diabolismo di The Master of Ballantrae e Dr . Jekyll , appena per un miracolo non mi fece davvero credere , anche me come tanti , a un pessimismo di Stevenson . E se , infine , c ' era da applaudire una trovata da maestro , un ' alzata di genio nel cavarsi d ' impaccio , nel rianimare e risolvere una situazione ( per esempio il duello notturno di Wiltshire e Case in The Beach of Falesa che poteva , da un minuto all ' altro , diventar banale , io ho applaudito con la compunzione con cui si applaudono i portenti che non sapremo far mai , ma ai quali la bontà di Dio ci permette , qualche volta , d ' assistere di dietro le quinte , o dalla buca del suggeritore . Con tutto questo , so che ci son cose nelle quali Stevenson è Stevenson più che in tutte queste cose . E toni anche più suoi di tutti questi toni . Verità sue , più romanzesche di tutte queste strepitose invenzioni . Ripeto ch ' egli era troppo immediatamente pieno di romanzo da aver bisogno di romanzi . Era di quei poeti che dicono qualche gran cosa lirica , tutte le volte che scrivono una lirica , ma forse ne dicono una anche più grande , quando si crederebbe soltanto che avessero tirato giù il più vago degli appunti , o magari avessero chiesto un cerino . Era di quei pittori che stemperano gli ori e le gemme del Sultano e i colori del tramonto , nella loro nuova edizione delle Mille e una notte . Ma poi si scopre che la figura più luminosa la tinsero " con una scatola di acquarelli da una lira " , come quelle che , per dipingere i mari e i regni delle loro carte geografiche , adoprano i bambini . Era di quei sognatori che convincono a tutti i sogni , e specialmente ai più eccessivi e assurdi sogni ; e così ci ha fatto credere d ' aver visto con questi poveri occhi il diavolo stesso uscire e rientrare nella boccetta più lesto d ' un lucertolino ( The Bottle Imp ) . Ma non c ' è sogno che non imbianchi , quando s ' è visto che cosa sieno una proda d ' erba , una donna lungomare , il muro d ' una casa specchiati nelle sue infantili e tremende pupille . Era di quei raccontatori che posson fare anche a meno delle suggestive distanze che altri ricava dalle cronache e dalle leggende , o trova nelle architetture e prospettive del racconto ; perché tutto in lui , all ' atto della parola , precipitava in ingenuità trasparenti e vivi colori , ma portando seco come il rombo d ' un ' avventura e d ' una lontananza infinita . Questa chiarezza misteriosa diventa più fissa e più alta , quando gli arcipelaghi tropicali gli galleggiarono incontro , come paradisi emersi di fondo al tempo e al dolore : " e s ' udirono sopra bordo belare gli agnelli e un uccello che cantava alla collina ; e ci fiatò incontro l ' odore della terra e della frutta e dei fiori ; ed ecco , una casa o due apparvero ... " ( In the South Seas , 6 ) . Ma l ' accento leggendario è in ogni impressione della sua vita ; né ricordi di Barbizon e del lago artico di Saranac ; di Davos Platz e della domestica Edimburgo ; fino a quelli della miseria infantile , nelle interminabili notti di tosse e di febbre , in braccio alla nutrice : " Come mi ricordo bene di quando ella m ' alzava di letto , e portandomi alla finestre mi mostrava una o due finestre accese di là dal nero cerchio dei giardini ; e l ' un con l ' altra ci dicevamo che forse anche laggiù c ' eran dei bambini malati con le loro nutrici e come noi aspettavano l ' alba ! " ( Underwoods : The Sick Child ) . Nei mari del Sud il suo miracolo riceve soltanto l ' ultima evidenza ; e succede qualcosa di simile a quando Wiltshire sulla nave porta all ' occhio il cannocchiale e regola la vite , e la spiaggia s ' accostò di salto . Vita e fantasia si sovrapposero in assoluta e storica identità ; e veramente ormai non c ' era che dimenticarsi e guardare . Tutti i suoi personaggi , anche quelli che non aveva avuto coraggio di descrivere , eran diventati vivi e parlanti , di carne e d ' ossa ; e venivano a pigliare il thè e chiedergli un consiglio in casa sua e sulla veranda : i capi tribù , le regine cannibali ora spotestate e ospiti delle monache ; i pirati ridotti a mestieri ragionevoli , i ravveduti bucanieri . Così le sue lettere e diari di questi anni son la miniera d ' un materiale che non ha quasi subìto ritocchi , e non ne aveva bisogno , passando negli ultimi racconti famosi ; ma c ' è passato soltanto in piccola parte . Daremo prossimamente la traduzione d ' alcune di coteste pagine ; e , oltre alla gioia che potrà offrire la loro bellezza , saranno la più netta riprova di quel che abbiamo voluto dire della visionarietà di Stevenson e del suo particolare senso del romanzo . I rematori di The Beach of Falesa ; che vanno con il loro canotto verso le cascate dove son le fate ; quella magica barca del missionario dipinta di bianco , la cui sagoma sembra d ' aver visto ( con la seggiola a dondolo e l ' elmo di sughero del prete e ogni cosa ) sulla pancia d ' un vaso cretese ; l ' " atollo " di The Isle of Voices , con la frangia di dattolieri e la laguna tempestata di stelle ; e Kokua ch ' esce dal bagno col suo cappellone di paglia ; e Urna sulla riva di Falesa nella sua nudità d ' antica statua greco buddhista , non son che poche figure d ' un album che ne ha mille . E quanto ai guerrieri e capi , lasceremo giudicare quelli che conoscono , o ai quali faremo conoscere , Tembinok re di Apemama , in tight o in uniforme navale , con la pipa di schiuma e gli occhiali verdi . Tutti i suoi personaggi eran diventati veri , e si raccoglievano intorno a lui : e perfino l ' orrendo lebbroso di The Black Arrow , dall ' antichità medievale era disceso nel lazzeretto di Molokai , con centinaia di fratelli . Stevenson volle vivere insieme a loro parecchi giorni . La cristiana giovialità ch ' è la gran logica dei suoi racconti , gli si trasformava , o meglio finiva di trasformarglisi , in atto ; e questo è forse l ' ultimo segreto anche della sua perfezione di poeta , conquistato attraverso le sue infinite e quasi quotidiane morti ; il segreto di quel suo ultimo sguardo , umido e sfolgorante sopra le cose . Com ' è diverso , anzi contrario a tutti gli artisti che si misero in giro pel mondo , disperati predoni ! Gauguin , che va a Tahiti per ragion . d ' estetica , e , dipingendo Tahiti , con la coda dell ' occhio guarda Parigi ; e s ' abbevera di vita primordiale , come uno che beve vino non perché il vino è una cosa gioconda , ma perché ci son casi che il vino può esser anche una medicina . La volontà arcaica di Gauguin a Tahiti non è spiritualmente più sana dell ' atto col quale il decadente fuma l ' oppio per sognare e cavare una poesia da cotesti sogni . Niente di simile in Stevenson ; e niente di quella cupidità ch ' è in Henley , di caricare i toni della vita barbarica . La sua passione per le avventure , i combattimenti , il sangue che corre , è tutta ariostesca . E niente della professionalità di Kipling , della sua enfasi imperiale . Stevenson gira soltanto per le necessità della salute distrutta ; e nella sua casa di Vailima seguita di buona voglia a scriver fiabe scozzesi . Non ha nessuna velleità di allargare il mondo , come fa Kipling , che non è mai sazio delle diversità più mostruose ; e il suo interesse , invece d ' allargare il mondo è stranirlo , è di famigliarizzarlo e riempirlo d ' intimità . In confronto all ' improntitudine del Kipling , giornalista e militare , che commovente confessione quella di Stevenson , la notte che precede il suo approdo alle isole dei mari del Sud ! " A un tratto sentii vergogna che quelle notti fossero più belle delle nostre notti , gli astri più dolci e lucenti , le costellazioni più armoniose . Sentii vergogna , dico , come d ' un ' estrema infedeltà , d ' aver disertato le stelle che brillano sui miei padri ... " ( In the South Sea , 14 ) . È questo scrupolo di possedere , che dà benedizione al suo possesso . E per questo i suoi arcipelaghi equatoriali sembran visti nella santa luce che illuminò le prime navigazioni mediterranee . E per questo la vita di Samoa e di Honololu ha la domestica universalità che prima avevan avuto soltanto quei risvegli borghigiani e giuochi di fanciulle e marini colloqui dell ' Odissea .
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Al partito , nel suo rigoglioso sviluppo , seguito alla Liberazione , si pose fin dai primi giorni della ripresa di una vita legale e democratica il compito di avviare una larga azione di rinnovamento culturale nel Paese . Non a caso , infatti , una prima indicazione degli obiettivi più urgenti che ad esso si ponevano in questo campo , si ritrova nell ' editoriale col quale nel giugno 1944 , ancor nel pieno fervore della lotta armata antifascista , Rinascita si presentava al pubblico . Quel « Programma » poneva in primo piano l ' esigenza di fornire al movimento operaio e democratico italiano una guida ideologica e soggiungeva che un simile obiettivo era di tale importanza da investire tutta la vita del Paese in tutte le sue manifestazioni e perciò stesso richiedeva la più larga mobilitazione di tutte le forze intellettuali decise a battere le vie di un rinnovamento radicale sia della nostra vita politica che della nostra cultura . La prima fase della politica culturale del partito , che va all ' incirca fino al 1947 , cioè fino alla rottura ad opera della Democrazia cristiana del fronte democratico nazionale , è contrassegnata appunto da un primo conseguente sforzo di fornire alla cultura italiana gli elementi della concezione marxista - leninista della realtà e insieme di stringere la più larga alleanza con tutti gli intellettuali onesti , sinceramente democratici e antifascisti . Ma una più precisa impostazione del lavoro culturale del partito e un approfondimento di questi motivi , si ebbe al principio del 1948 , quando il compagno Togliatti al VI Congresso indicò ai compagni intellettuali , venuti numerosi negli ultimi anni ad ingrossare le file del reparto d ' avanguardia della classe operaia , alcuni compiti specifici . Tappe essenziali della elaborazione di queste indicazioni furono la discussione al Comitato centrale del settembre 1948 , su relazione del compagno Longo , e i lavori del primo Ufficio nazionale per il lavoro culturale , i cui risultati furono elaborati nella Risoluzione della Direzione del partito dell ' agosto 1949 ( Istruzioni e direttive , n . 19 ) . Questo documento è tuttora la base del nostro lavoro culturale . Gli avvenimenti successivi hanno pienamente confermato la giustezza dell ' analisi della situazione italiana , caratterizzata dalla ripresa offensiva delle forze dell ' oscurantismo imperialista e clericale contro la cultura moderna , democratica , nazionale , laica ; dalla impotenza alla quale si sono volontariamente votati i grandi rappresentanti della cultura idealistica , accecati dall ' anticomunismo fino a prostrarsi davanti alla incoltura clericale ; ma anche da un incontenibile , salutare slancio di un pensiero rinnovatore e democratico che nei campi più vari della produzione dell ' intelletto - dal cinema alle arti figurative , alla musica , al teatro , alle scienze , alla letteratura - ha attestato ormai da quale parte soltanto possa venire una iniziativa feconda di nuovi valori . Le precise indicazioni di lavoro che la Risoluzione conteneva non sono rimaste , del resto , lettera morta ; anzi , da un analitico bilancio della attività complessiva delle Commissioni culturali , centrali e periferiche , e delle organizzazioni culturali di massa risulterebbe che quei compiti sono stati in parte esauriti e in parte avviati con successo . Né le deficienze - che senza dubbio devono essere colmate da un più serrato impegno nel lavoro - si rivelerebbero tali da inficiare un giudizio globale positivo . Non è però nostro compito , né nostra intenzione , trarre qui le somme di un simile bilancio ; vogliamo piuttosto esaminare il grado di consapevolezza dell ' importanza del lavoro culturale raggiunto dal partito nel suo complesso e il grado di consapevolezza del carattere di partito del loro lavoro raggiunto dai compagni professionalmente dediti alla produzione culturale . Per cominciare dal secondo punto , in quale misura e con quali risultati si è realizzata finora quella mobilitazione dei nostri quadri culturali che era il compito organizzativo preliminare e pregiudiziale indicato dalla Risoluzione della Direzione ? Che è quanto dire , in altri termini , in quale misura i compagni intellettuali hanno risposto all ' invito loro rivolto dal Capo del partito dalla tribuna del VI Congresso ? Quell ' invito conteneva un esplicito richiamo all ' unità della coscienza e della vita che è di tutti i seri pensatori e attori della storia , quindi a porre al servizio della lotta le proprie capacità produttive , a non prolungare un assurdo e inconcepibile sdoppiamento fra la propria personalità di militanti comunisti e quella di produttori di cultura , a superare i termini astratti del dibattito sul rapporto fra cultura e politica per impegnarsi nel lavoro duro , paziente , metodico , costruttivo , di pensiero , di ricerca , di creazione . Non esitiamo ad affermare che un numero sempre maggiore di compagni ha mostrato di comprendere ed ha saputo rispondere a questo appello , e mostra di avviarsi verso quel modo di essere del nuovo intellettuale , limpidamente definito da Gramsci : non rimanere chiuso nella propria specialità , ma diventare « dirigente ( specialista politico ) » ( Gli intellettuali e l ' organizzazione della cultura , pag. 7 ) . Ma molti sono ancora i compagni intellettuali « che non riescono a dare al partito tutto quello che dovrebbero , di cui il partito ha bisogno e che da loro potrebbe ricevere » ( Togliatti , VI Congresso ) . Né li si potrebbe riunire in blocco con una definizione che pretendesse di spiegare univocamente un fenomeno in realtà assai vario e complesso . C ' è chi non se la sente di impegnarsi e preferisce magari starsene in disparte , per una paura di sbagliare » che - chiedo venia per la tautologia - è , per l ' appunto , mancanza di coraggio . C ' è chi non scrive un articolo di critica letteraria perché non è ancora riuscito a superare i canoni dell ' Estetica crociana ( dei quali sente tuttavia l ' insufficienza ) e non s ' avvede che , ovviamente , non potrà superarli per altra via che non sia quella di un concreto esercizio della critica ispirata alla sua nuova coscienza di militante comunista . Sono gli insoddisfatti , sono compagni ai quali si può fare - per quanto lo consente questa generalizzazione - l ' appunto di non essersi dedicati allo studio serio del marxismo - leninismo , di non averne abbastanza sperimentato nella vita pratica , di partito , la verità , e di non averne quindi tratto la logica conclusione che quella verità non può valere solo per un limitato aspetto dell ' attività umana . È chiaro che in atteggiamenti di questo tipo riaffiora l ' ideologia errata dell ' autonomia degli intellettuali come gruppo sociale e che si pone quindi nei loro confronti il problema dell ' assimilazione da parte della classe operaia ( cfr. Gramsci , op. cit . , pp. 5 , 7 ) . Questi compagni sono coloro che rinunciano a diventare dei « dirigenti » , ma essi non sanno forse chiaramente che questo significa rinunziare ad essere dei comunisti : occorre chiarire la contraddizione implicita nel loro atteggiamento . Ad essi non si può tuttavia negare , almeno in molti casi , di avere avvertito che l ' entrata nel Partito comunista non poteva essere un gesto privo di conseguenze anche sulla loro qualità di produttori di cultura . Succede invece che proprio questa considerazione abbia fatto difetto in altri casi . Succede che vi siano ancora , ma in sempre minor misura , in verità , coloro i quali hanno creduto che nulla il partito avesse da dir loro in questa materia , coloro che hanno interpretato alquanto frettolosamente l ' art. 2 dello Statuto , senza neanche gettare un ' occhiata sull ' art. 9 . E hanno continuato a fare il loro mestiere , come se nulla fosse accaduto , gelosi della loro tecnica e non senza un ' ombra di disdegno verso le intrusioni « politiche » , convinti , in fondo , che l ' « autonomia » della cultura sia una gran bella cosa e cioè ( ma non vorrebbero magari sentirselo dire in questi termini ! ) che lo spirito non può essere contaminato dalla materia . In questo caso si è ancora evidentemente sotto l ' influenza del mondo di provenienza , del mondo intellettuale borghese al quale si resta gelosamente attaccati . L ' idea dell ' autonomia della cultura , ha poi questa sua applicazione particolare : che una funzione di guida culturale non spetti al partito nel suo complesso . ma ai singoli compagni intellettuali come tali . Ora il rapporto qui è chiaro e non dovrebbe esserci possibilità d ' equivoco . Il partito ha bisogno dell ' apporto dei singoli produttori di cultura , ma la loro funzione di direzione si esercita proprio nella misura in cui essi forniscono al partito , che è fatto di uomini , di persone pensanti , il loro apporta ad una esperienza comune . Sentire in questo una mortificazione e non un potenzia mento della propria personalità , è indizio evidente del permanere di forti residui di una mentalità esasperatamente individualistica . Esiste tuttavia anche un pericolo opposto e che più raramente viene ricordato e criticato . Pure , bisogna parlarne . È - in un campo particolare - quella che Lenin chiamava la « presunzione comunista » ( V . STALIN , Principi del leninismo , ed. Rinascita , p . 128 ) . Succede infatti che per essere un comunista , e per aver raggiunto alcuni . giuste e salde convinzioni , taluno si senta autorizzato a pronunciare giudizi non motivati da indagini particolari relative a quel determinato oggetto , ma come frettolosa « applicazione » del marxismo - leninismo . È difficile rendere un peggiore servizio al marxismo - leninismo . Né occorre spendere molte parole per dimostrare , non sula la poca serietà di un simile procedere , ma il vero danno politico che ne può derivare Che ogni verità sia un punto d ' arrivo e non un punto di partenza , è principio di ogni pensiero critico e in particolare il marxismo insegna la estrema complessità dei fatti sociali e in genere di ogni a manifestazione dello spirito ( se mi si passa questa idealistica locuzione di comodo ) . Un esempio recente delle aberrazioni a cui può portare una eccessiva pretesa di semplificazione è stato offerto dagli errori della linguistica pseudomarxista nell ' URSS , e la critica di Stalin contiene un insegnamento di carattere generale , quanto al metodo di indagine , che va ben oltre il campo specifico di una scienza e sul quale occorre meditare . Ma qui si innesta l ' altro quesito a cui vorremmo tentare di dare una risposta . In che misura il partito dirige ed educa gli intellettuali che militano nelle sue file ? Forse non ancora troppo scarsamente ? Nel nostro partito si esercita oggi , sui prodotti intellettuali dei compagni una libera , aperta , franca critica , paragonabile a quella che si esercita sugli altri atti politici dei membri del partito ? Credo in misura ancora del tutto insufficiente : sembra che regni in questo campo un eccessivo « amore di pace » . Eppure un ' esigenza di critica c ' è : la avvertono - anche se non sempre - coloro stessi le cui opere dovrebbero esserne oggetto e , del resto , nel suo rapporto al Comitato centrale del settembre 1948 , il compagno Longo ne offerse qualche utile esempio . Liberiamoci dall ' equivoco per cui « non pretendiamo - si dice insegnare ai pittori come dipingere , ai poeti come fare i versi , ecc. » . Ciò è ovvio , ma se ci guardiamo appena un pochino attorno , c ' è ben altro su cui è doveroso discutere ed ò pericoloso non discutere . Ci sono opere intorno ad argomenti direttamente attinenti alla storia e alla dottrina del socialismo , scritte da compagni e stranamente piene di storture e di errori , che una critica leale , giusta e tempestiva avrebbe potuto evitare , invece , si lascia correre . E ciò dimostra , appunto , che da parte di alcuni o di molti dirigenti politici perdura una sottovalutazione del lavoro ideologico e culturale , sebbene la citata Risoluzione della Direzione contenesse un esplicito monito in proposito . Da questa sottovalutazione dipendono in gran parte l ' isolamento nel quale molti compagni intellettuali si trovano nell ' esercizio del loro mestiere di produttori di cultura e il ritardo della loro formazione . In termini astratti e generali , nessuno - pensiamo - vorrà sostenere che questo settore debba avere lo strano privilegio di essere abbandonato alla spontaneità : ma di fatto questo avviene e sarebbe sciocco ignorarlo . Nel momento in cui la classe operaia , diventando classe dirigente , afferma la sua egemonia in tutti i campi della attività umana , e in un Paese come il nostro , dove una profonda trasformazione rinnovatrice della cultura si impone con la stessa urgenza con cui si impone il rinnovamento economico e politico - osservò Togliatti al VI Congresso - non si possono separare i problemi della politica da quelli della cultura . Ed è forse un caso che questi problemi siano stati al centro delle meditazioni del carcere di Gramsci ? I nostri quadri politici hanno nei « quaderni del carcere » un ' analisi compiuta dei termini reali nei quali si pone in Italia il problema dell ' egemonia della classe operaia ; hanno una guida della quale spesso non si servono . La formazione di quadri intellettuali che siano saldamente legati al partito . pur mantenendo il centro della loro attività nel loro campo specifico di produzione scientifica , artistica o letteraria , è il primo presupposto perché il partito sia in grado di avere nel campo culturale un peso adeguato al suo prestigio , alla sua autorità , alla vita generale del Paese . L ' esercizio di una libera e aperta critica , un più largo dibattito culturale all ' interno del partito e un più vigile spirito autocritico da parte dei compagni , non possono che migliorare il livello della nostra produzione . Questo dibattito già esiste , beninteso , ed in una misura forse maggiore di quanto comunemente non si creda , ma tutto il partito deve esserne investito , sebbene esso abbia la sua normale sede in organismi appositamente costituiti . Le redazioni delle nostre riviste e delle nostre case editrici , la Fondazione Gramsci , sono le sedi naturali per l ' elaborazione di comuni esperienze di lavoro : verso di esse le commissioni culturali locali devono sempre più indirizzare soprattutto i giovani che muovono i primi passi nel campo degli studi e che avvertono sempre più spesso una frattura tra i loro interessi culturali e quel che offre loro la scuola ufficiale , l ' università in particolare . Ma la sottovalutazione del lavoro culturale ha anche altri aspetti . Normalmente accade che i compagni che hanno responsabilità precise in questo campo vengano distolti verso altri lavori . E questo è ancora il meno , se avviene in misura ragionevole . Ci sono infatti attività di partito che richiedono l ' impiego simultaneo di tutte le forze dirigenti disponibili : solo che in molti casi non si comprende che un aiuto più efficiente , e anche un più ampio respiro al lavoro generale , si otterrebbe non già distogliendo dal suo compito normale il compagno responsabile per esempio della Commissione culturale di federazione , ma inquadrando giustamente la sua attività specifica in quella generale del partito in una data situazione . Si dimentica poi che può . che deve , anche avvenire l ' inverso , cioè che i quadri dirigenti politici in generale devono alla lor volta impegnarsi in attività di carattere culturale e ideologico : ciò giova alla loro migliore formazione , liberandoli dal praticismo e giova anche enormemente alla qualità del lavoro . Quando per esempio ogni istanza del partito ha compreso , interpretando una effettiva esigenza della base e di un largo pubblico , quale importante avvenimento culturale fosse la pubblicazione in italiano dell ' Antidühring , e si è mobilitata per diffonderlo e per illustrarlo , i risultati tangibili sono stati immediati e lusinghieri : in poche settimane si è esaurita una tiratura di 5.000 copie e se ne è resa necessaria una ristampa . Non è forse , questo , un apporto concreto che abbinino dato allo sviluppo d ' una cultura moderna , di una concezione scientifica della realtà contro il medioevale spaccio del miracolo , contro l ' oscurantistica tendenza che nega all ' uomo la capacità di conoscere e di dominare le forze della natura e della storia ? La formazione di un nucleo di intellettuali marxisti - leninisti è anche la condizione indispensabile per realizzare una larga politica di alleanze . Qui si annida uno dei più grossolani equivoci : che la politica di alleanze si faccia mimetizzandosi , confondendo i nostri colori con quelli di amici e di avversari , sfumando i confini della nostra ideologia , usando un linguaggio che non urti i ben costrutti orecchi altrui , mercanteggiando e transigendo sulle parole e sui concetti . A parte quel che c ' è di goffo e di contraddittorio in simile pretesa , a parte il fatto che su questo terreno lubrico lo scivolone verso l ' opportunismo è molto facile , quale valore avrebbe un ' alleanza basata sull ' equivoco ? E che razza d ' ingenuità è mai questa di credere che una concezione del mondo come il marxismo - leninismo possa essere contrabbandata di soppiatto , o somministrata in dosi omeopatiche ? La verità è tutt ' altra : il contrabbando si esercita sempre a nostro danno . Quanta merce avariata socialdemocratica non è stata sbarcata sui nostri lidi proprio da nostre caravelle ! E con quale prudente parsimonia , viceversa , certe case editrici , sempre pronte ad informarci sull ' ultimo grido della terza forza occidentale , ci forniscono la traduzione di importanti opere sovietiche letterarie , scientifiche , storiografiche . Il leninismo ha fra i suoi insegnamenti fondamentali proprio questo : che una politica di alleanze può essere fatta solo da un ' avanguardia con una fisionomia ben precisa , con principi ben chiari . Non ci risulta che questo insegnamento abbia perduto di attualità né che il campo della cultura faccia eccezione a quest ' esperienza , che collina col più modesto buon senso e con la semplice onestà intellettuale . Amici o avversari tanto più ci stimeranno e verranno a noi , quanto più le nostre idee saranno nettamente dichiarate . Le alleanze si fanno sul fronte di lotta comune . Non esistono forse oggi in Italia uomini di cultura pronti a difendere le conquiste del pensiero critico moderno contro l ' oscurantismo clericale , a difendere i caratteri nazionali della nostra cultura contro l ' invadente americanismo dei fumetti e del Reader ' s Digest , a difendere la libertà d ' insegnamento contro l ' asservimento della scuola a una ideologia di parte ? L ' esperienza ha mostrato quale collaborazione sia possibile realizzare su questo ( ci nono quando ai democratici delle più diverse sfumature viene posto un obiettivo comune . Un esempio ne è offerto da imprese come la « Universale Economica » , ove i nomi più illustri della cultura italiana dai liberali ai comunisti si trovano affiancati in una grande opera di diffusione della cultura laica , razionalista , moderna . Duplice risultato in questo caso : perché si sono trovati a fianco uomini di cultura di diversa provenienza politica ed ideologica e perché la loro azione si è diretta alle più larghe nasse popolari . Ed è questa la direzione nella quale si deve proseguire . È stato giustamente superato ormai l ' equivoco che esisteva in una parte di noi nel concepire la nostra attività culturale come una attività da svolgere esclusivamente o prevalentemente fra gli intellettuali . L ' equivoco consisteva nel confondere i destinatari della produzione culturale con i produttori . I destinatari sono le grandi masse popolari , gli operai , i contadini , le donne , i giovani , tutti coloro che oggi si muovono ed agiscono nelle lotte per la pace , per il lavoro , per la democrazia . Gli intellettuali , come produttori di cultura , divengono nostri alleati nella misura in cui la loro attività si indirizza a soddisfare queste nuove esigenze culturali : il nostro diretto contatto col popolo , la sensibilità verso le sue esigenze che ci viene dalla partecipazione attiva alle sue lotte , ci consente di additare a tutta la parte viva della cultura italiana questo grande compito che le spetta e che solo può garantirle l ' avvenire . I più intelligenti , i più aperti lo hanno ben compreso ed accolgono con entusiasmo ogni richiesta della loro opera per l ' incremento della cultura popolare : si sente ormai che è finito per sempre il tempo in cui i committenti della cultura erano una cerchia ristretta di buongustai . I quali poi , stringi stringi , finivano per essere gli stessi produttori , che si scambiavano fra di loro , sterilmente . i loro prodotti . Certo la cultura popolare ha le sue particolari esigenze di organizzazione , i suoi veicoli e i suoi strumenti . Né è possibile parlare ai milioni di persone con il linguaggio degli iniziati , ma non occorre dimostrare in quale discredito sia caduta ogni forma di ermetismo . Se mai resta ancora da superare - che è cosa più seria e perciò più difficile - la barriera fra la cultura scientifica e la sua popolarizzazione su questo punto esistono reali difficoltà tradizionali italiane . Non solo nell ' URSS , dove - è noto - i libri scientifici si stampano a milioni di copie , ma in altri paesi , come la Francia e i paesi anglosassoni , si pubblicano libri di fisica o di biologia accessibili , pur nel loro rigore scientifico , al lettore medio . In Italia i soli libri del genere che riusciamo a leggere sono tradotti . Sono rari da noi persino i libri di storia accessibili a un largo pubblico di lettori . Di più : persino i romanzi che abbiano un valore letterario . Se si riflette a questo , ogni scienziato e ogni scrittore o artista che non sia rassegnato al soliloquio comprenderà che in uno sforzo di maggior contatto col popolo la cultura italiana ha tutto da guadagnare senza doverne necessariamente scapitare in qualità . Agli intellettuali laici che ancora arricciano il naso alle parole « divulgazione » e « cultura popolare » , è poi appena il caso di ricordare che l ' oscurantismo clericale non è così schifiltoso e che il rinunciare a questa battaglia equivale a perderla , con quanto vantaggio del laicismo e del progresso ognuno può misurare . Una migliore formazione ideologica , una più decisa coscienza di partito dei nostri intellettuali , e conseguentemente una politica di alleanze meno estrinseche e formali , ma basate su una piena consapevolezza dei compiti comuni , sono fra i molteplici temi del lavoro culturale , quelli che ancora oggi rivestono un ' importanza pregiudiziale per la sua giusta impostazione . Sono perciò questi i temi che , a nostro giudizio , dovrebbero essere portati in discussione al Congresso .
MITO E REALTÀ ( SAMENGO ODO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Pensando alla donna ebrea in generale , la visione non è quella poetica e voluttuosa che si ha leggendo i cantici di Salomone ; non di quelle donne che furono cantate dai poeti di tutti i tempi ; di quelle femmine che Shakespeare disse " le più belle che l ' umanità abbia mai viste " ; dinanzi alle quali Voltaire , ammaliato da tanta bellezza , esclamava : " Oh , le giudee ! , che splendide riproduzioni della loro madre Eva ! " ; che fecero scrivere a Heine : " La religione cristiana avrà grandi pregi , ma che superbe donne nell ' ebraismo ! " ; e sospirare al Fleurs : " Vi sarà chi osi non desiderare l ' inferno se è vero che il paradiso sia chiuso alle dolci figlie di Abramo ? " In realtà la gran massa delle donne ebree è ben altra cosa . In Europa , i segni della degradazione della razza ebraica apparvero specialmente sul volto delle donne . È vero che anche in mezzo ad esse vien fatto alcune volte di dover ammirare qualche fanciulla dai bei lineamenti , dal volto bianco , dai capelli folti , neri e ricciuti , dagli occhi dolci e profondi , ma è una eccezione , quasi una stonatura ; è come un fiore fresco ed odoroso germogliante su putrido pantano . Nell ' Est europeo la bellezza delle giovani ebree si avvizzisce in una vecchiezza precoce , il bianco sulla pelle si fa giallognolo , i capelli si arruffano , e dal fisico appaiono evidenti i segni della decadenza . Le cause di questo fatto è facile rintracciarle . La precocità dei matrimoni , ristretti sempre fra un numero assai limitato di persone , anzi di parenti , non vale certo a rinsanguare e rinvigorire la razza . Si aggiunga a ciò la vergognosa sporcizia nella quale nascono , crescono e vivono . Altre ragioni , più lontane e profonde , del decadimento della donna ebrea devono anche ricercarsi nei costumi e nella vita , come , ad esempio , l ' assoluta avversione che ebbe per molti secoli ai lavori più laboriosi e faticosi , ed al poco conto nel quale dall ' ebreo stesso era tenuta la donna . Da ogni pagina della storia del popolo d ' Israele traspare che la parte assegnata alla donna nel mondo giudaico non è in alcun modo conforme alle idee della nostra società e del nostro secolo , e nel Talmud è scritto : " La migliore fra le donne è una maliarda . " ...
StampaPeriodica ,
Sac . Aurelio Gastaldi , parroco di Esio di Premeno ( Novara ) : Con tutto il cuore auguro alla Patria che sia mantenuto per l ' eternità un certo decreto emanato per eccezione in questo tempo di guerra a difesa della pubblica decenza . Vi prego di prendermi sul serio , senza pregiudizi , come anch ' io voglio essere spregiudicato nell ' argomento . Faccio una definizione . Il ballo è la più chiara espressione di quello " spirito di godimento " che è sotto accusa d ' aver rovinato le nazioni moderne . È quasi matematicamente dimostrato il rapporto inversamente proporzionale che esiste nelle popolazioni italiche tra la frenesia del ballo e il numero delle nascite . Dico numero più legittimità . Sarebbe d ' interesse una specie di censimento generale per la risoluzione pratica , precisa della questione : ne avremmo un incartamento prezioso da poter guarire molti ciechi , almeno quelli sul problema ciechi per ignoranza , gli involontari , non certo quelli volontari per malizia ...
ESSENZA DEL BOLSCEVISMO ( MANACORDA GUIDO , 1942 )
StampaPeriodica ,
Negazione religiosa : assoluta , radicale , consapevole . La famosa espressione : " religione , oppio del popolo , " dice ancora in realtà assai poco . È motto pungente , e nulla più . La negazione religiosa bolscevica ha radici infinitamente più profonde . È visione e interpretazione metafisica del mondo , che non si combatte , se non con altra superiore visione e interpretazione metafisica . È ardore di fede , che non si vince , se non con altra fede più ardente . Come visione e interpretazione metafisica del mondo , è marxismo : dottrina di mentalità insieme professorale ed ebraica . Come fede , è misticismo ( non " mistica , " che significa tutt ' altra cosa ben più costruita e alta e pura ) : esperienza tipicamente slava . Religione della pura materia , che si svilupperebbe da sé per intrinseca virtù dialettica , ha per Dio l ' uomo sociale ( o , forse meglio , il corpo sociale ) ; per culto , la macchina ; per prassi di vita , unica e sola , l ' economia . Quel che è fuori dell ' economia e dei suoi perenni intrinseci conflitti , rimane espulso dalla vita : è illusione , ombra , sovrastruttura , feticcio , nulla . La singola persona umana è nulla ; lo spirito è nulla . Il pensiero è qualche cosa , solo in quanto , meccanismo razionale , sa tradursi in meccanismo pratico . Negazione della Chiesa , il bolscevismo si costruisce esso medesimo in chiesa , coi suoi " evangelisti , " coi suoi dogmi , la sua infallibilità , i suoi anatemi . Gli evangelisti canonici del bolscevismo si chiamano Marx , Engels , Lenin , Stalin ; restando intesi , che i primi tre vanno letti e interpretati soltanto secondo le direttive del quarto . L ' infallibilità assoluta , totalitaria , come uomo e come dottrinario , appartiene a Stalin , e a lui soltanto . Gli altri " vangeli " comunisti , dell ' Ottocento o del Novecento , sono da considerarsi tutti " apocrifi " ; peggio : eretici . Ed eretico vitando ( in linguaggio bolscevico : " Nemico del popolo " degno di morte ) è da considerarsi chiunque si permetta di interpretare il marxismo con una qualsiasi minima autonomia . Negazione morale . Per il bolscevismo è morale tutto quel che serve alla dittatura del proletariato ( praticamente , alla dittatura di Stalin ) . E il diritto appartiene ad una sola classe : il proletariato . A rigore , non si può neppure dire , che alle altre spettino soltanto "doveri." Alle altre , non spetta proprio nulla : spetta soltanto di "scomparire." Negata totalitariamente la famiglia , la patria , la proprietà , in questi ultimi tempi dopo che i deleteri effetti di quella negazione si manifestarono in modo indubbio , si è provveduto coi relativi surrogati : demografia , " patria socialista , " risparmio . Ma il matrimonio rimane un semplice contratto sociale ; ma la patria socialista si è subito rivelata vecchissimo imperialismo slavo ; ma il risparmio è servito soltanto a preparare il più gigantesco esercito che la storia abbia mai registrato ... La nemesi è certa . Se , già un anno fa , l ' opera di penetrazione e sopraffazione bolscevica è parsa tale alla stessa Germania e ai paesi tutti dell ' Asse , da non potersi vincere se non attraverso una guerra gigantesca e senza quartiere , quale resistenza interna ed esterna potranno mai opporle le " grandi democrazie , " già così gravemente , anzi ormai irreparabilmente infette da un virus che non perdona ? Quali abbiano ad essere gli eventi dell ' attuale " guerra dei continenti , " esse non sfuggiranno certo alla sorte , che di fronte al loro alleato le attende : o il giogo o la morte . Quanto a noi , il dilemma " o Roma o Mosca " l ' abbiamo risolto , senza esitazione , da un pezzo . Per meglio dire : l ' abbiamo eretto fin da principio ad un ' insegna , sotto la quale tutto il mondo civile , al termine della sua dura battaglia , troverà la vittoria .
StampaPeriodica ,
Dateci dunque la mano , signori avversari del razzismo biologico ; e vediamo di riconoscere assieme il cammino . La prima tappa si chiama ... Ma , prima di giungere al termine della prima tappa , lasciate che ci liberiamo da un ronzio che ci va disturbando l ' udito . È un ronzio molteplice , come di voci udite in sogno o in delirio . Volete ripeterci quel che esse suggeriscono , visto che sembrate ritmare su di esse la marcia verso la prima mèta ? Grazie , abbiamo capito . È un motivo a due voci , identiche per ampiezza , timbro e volume ; la prima dice : cattolici , e la seconda aggiunge : e fascisti ; dopo di che la prima riprende e la seconda incalza , all ' infinito . Cattolici e fascisti : ora ricordiamo di aver spesse volte notato questa endiadi nei vostri scritti . In quest ' ordine , è un ' endiadi stupefacente , in pieno Anno XX . E non crediate che l ' altra endiadi : fascisti e cattolici , ci soddisfaccia un gran che . Non siamo abituati a far questioni di forma ; e tanto meno di burocratiche precedenze . E allora ? Eresia , anticattolicesimo , paganesimo ? Alto là ! Noi vogliamo essere , e ci vantiamo di essere , cattolici e buoni cattolici . Ma la nostra intransigenza fascista non tollera confusioni di sorta ; soprattutto quelle confusioni che minacciano di degenerare in menomazioni . Nel nostro operare di Italiani , di cittadini , di combattenti nel nostro credere obbedire combattere noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti , noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo . Il cattolicesimo sarà da noi seguito e rispettato per quel che riguarda la morale del singolo in questa vita , l ' imperscrutabile futuro di tutti nell ' altra . Ma con la teorica e con la politica della razza il cattolicesimo non ha nulla e non può avere nulla a che vedere . Non sa quel che si fa , chi pretende di conciliare , in sede teorica , il cattolicesimo con il razzismo . La Conciliazione fra Stato e Chiesa è stata forse operata in sede di teoria ? Affatto . Stato e Chiesa si sono riconciliati sul terreno della pratica , riconoscendo l ' uno all ' altra le proprie caratteristiche , le proprie attribuzioni e i propri privilegi . Né il Fascismo si è sognato di mettere in discussione i dogmi religiosi , né la Chiesa ha avanzato obbiezioni circa i principi etici del Fascismo . E questo non già perché i principi etici del Fascismo coincidano o si accordino in tutto con i principi della Chiesa : ma perché si tratta di due realtà , di due mondi tra i quali non vi possono essere finché uno dei due non vien meno a se stesso frizioni di sorta . Scoppia la guerra . La Chiesa , coerente a sé medesima , la considera una tremenda calamità . Il Fascismo , non meno coerente ( la guerra sta all ' uomo come la maternità sta alla donna . Mussolini , " Dottrina del Fascismo " ) la conSidera come una grande fatale epopea di liberazione e di consacrazione della nuova Italia . Le due concezioni sono evidentemente molto lontane ; eppure , i cattolici e fascisti non se ne sentono affatto turbati , o almeno non confessano di essere turbati ; giacché sanno che di fronte al fatto guerra ogni Italiano degno di questo nome è fascista , e poi ancora fascista , e poi fascista ancora , e poi altre due volte fascista , e finalmente anche cattolico . E di fronte al fatto razza , di fronte alla battaglia per la razza , che è guerra permanente , e totalitaria , e intesa ad una Vittoria non meno alta di quella delle armi ? Qui non essendovi il pericolo di esser tacciati di pacifismo o addirittura di disfattismo i Farisei del nostro secolo riprendono fiato ; e simulano sdegno , e gridano all ' eresia e al paganesimo , se taluno invoca l ' antico " A Cesare quel che è di Cesare " e chiede che di razzismo fascista si discuta e si giudichi soltanto in sede di Fascismo e di scienza . Strani tipi , questi Farisei 1942 ! Si ergono a custodi del cattolicesimo ; e al tempo stesso vogliono spingere il cattolicesimo verso avventure proibite . Si autonominano difensori della verità rivelata ; e fanno decadere la rivelazione al rango della politica e della scienza , cercando impossibili connubi . In verità , non ci sembrano buoni servitori di Nostra Madre Chiesa ...