StampaPeriodica ,
Che
fortuna
aveva
avuto
Giorgio
Sharp
a
trovare
quel
grosso
diamante
!
...
Tutti
i
minatori
di
Rifle
Channel
,
nella
regione
diamantifera
dei
Monti
Azzurri
,
in
Australia
,
lo
invidiavano
senza
però
volergli
male
.
La
fortuna
era
toccata
stavolta
a
Giorgio
Sharp
?
...
Bene
;
domani
sarebbe
capitata
ad
un
altro
,
poi
ad
un
altro
ancora
.
Ma
ecco
,
una
mattina
,
tutto
il
campo
a
rumore
,
Giorgio
Sharp
strillava
come
un
ossesso
:
il
suo
tesoro
,
il
grosso
diamante
,
il
«
Gran
Mogol
»
del
Rifle
Channel
,
era
sparito
.
Qualcuno
glielo
aveva
rubato
durante
la
notte
,
mentre
egli
dormiva
nella
sua
capanna
.
Lo
teneva
sempre
al
collo
,
come
si
tiene
una
reliquia
,
chiuso
in
un
sacchetto
di
cuoio
appeso
a
una
catenella
.
Un
ladro
abile
,
uno
dei
suoi
compagni
di
miniera
,
senza
dubbio
,
glielo
aveva
sottratto
nel
sonno
.
Bisognava
cercarlo
,
ritrovarlo
ad
ogni
costo
,
e
punire
il
colpevole
.
Nel
campo
diamantifero
di
Rifle
Channel
non
vi
erano
polizia
e
corte
giudiziaria
.
I
minatori
stessi
amministravano
da
sé
soli
la
loro
giustizia
.
Ognuno
diventava
all
'
occorrenza
poliziotto
e
giudice
così
quella
mattina
tutti
si
misero
a
disposizione
di
Giorgio
Sharp
,
per
le
ricerche
della
preziosa
pietra
sparita
e
per
la
scoperta
del
ladro
.
Le
indagini
non
furono
lunghe
:
i
minatori
s
'
erano
divisi
il
compito
due
a
due
,
e
fu
così
che
Edoardo
Ridge
e
John
Davis
,
frugando
nella
capanna
di
Jim
Lakenson
,
vi
trovarono
il
sacchetto
di
cuoio
con
la
catenella
,
ma
vuoto
.
Fu
uno
stupore
generale
.
Jim
Lakenson
,
il
giovane
e
bel
minatore
,
la
perla
dell
'
onestà
a
Rifle
Channel
così
rigido
osservatore
delle
leggi
del
campo
,
il
ladro
del
diamante
!
...
Chi
l
'
avrebbe
mai
creduto
?
...
Jim
Lakenson
fu
arrestato
e
chiuso
nella
più
solida
capanna
,
ben
legato
,
ad
attendervi
le
decisioni
dei
suoi
compagni
.
Se
si
fosse
trovato
anche
il
diamante
sparito
,
la
cosa
avrebbe
avuto
un
corso
spiccio
:
ma
ora
si
trattava
invece
d
'
indurre
il
colpevole
a
restituire
la
bella
preda
.
Jim
Lakenson
protestava
energicamente
la
sua
innocenza
.
-
Ma
come
spiegate
voi
la
presenza
del
sacchetto
,
che
conteneva
il
diamante
,
nascosto
nella
vostra
capanna
?
gli
fu
chiesto
.
Non
la
spiego
,
egli
rispose
Dico
solo
che
è
assurdo
credermi
tanto
stupido
da
conservare
presso
di
me
una
prova
così
evidente
di
colpabilità
.
Eppure
...
Mi
sarebbe
stato
facile
disfarmene
,
appena
compiuto
il
furto
,
se
ne
fossi
io
l
'
autore
.
Qualcuno
che
mi
odia
ed
ha
ragioni
ignote
per
perdermi
,
deve
avere
messo
nella
capanna
che
mi
appartiene
,
durante
una
mia
assenza
,
il
sacchetto
per
farmi
apparire
colpevole
.
Io
giuro
dinanzi
a
Dio
che
sono
innocente
.
I
minatori
,
non
sono
,
abitualmente
,
logici
;
la
vita
rude
e
semplice
che
conducono
li
rende
ingenui
.
Essi
avevano
in
mano
una
prova
:
doveva
bastare
.
Noi
siamo
disposti
a
limitare
la
punizione
che
vi
meritate
all
'
allontanamento
dal
campo
,
e
alla
privazione
di
ogni
vostro
bene
,
dissero
a
Jim
Lakenson
ma
a
patto
che
restituiate
il
diamante
.
È
impossibile
,
non
l
'
ho
rubato
io
.
Badate
,
le
nostre
leggi
sono
inesorabili
:
è
per
voi
l
'
impiccagione
,
se
non
confessate
.
Vi
diamo
tre
giorni
di
tempo
.
Tutto
fu
inutile
.
Con
una
fiera
ostinazione
Jim
Lakenson
insisteva
nel
proclamare
la
sua
innocenza
.
Allo
spirare
del
periodo
accordatogli
,
venne
deciso
perciò
di
applicare
senz
'
altro
la
legge
del
campo
,
e
di
eseguire
la
sentenza
di
morte
.
Lo
sciagurato
fu
condotto
in
uno
spiazzo
,
ove
tutti
i
minatori
s
'
erano
raccolti
attorno
ad
una
forca
eretta
nel
centro
,
e
uno
di
essi
gli
gettò
al
collo
il
nodo
scorsoio
.
Sono
innocente
;
gridò
il
giovane
con
voce
alta
e
ferma
.
Un
giorno
la
verità
vi
sarà
rivelata
.
E
Dio
perdoni
John
Davis
,
che
ha
trovato
la
prova
della
mia
supposta
colpa
...
e
che
pure
mi
è
sempre
stato
amico
!
Tu
conosci
ogni
mio
segreto
,
John
,
sai
che
non
ho
al
mondo
che
una
persona
cara
,
Mary
Chadwick
,
la
fanciulla
che
doveva
diventare
mia
moglie
.
Portale
tu
,
almeno
,
il
mio
ultimo
pensiero
,
dille
che
muoio
innocente
,
col
suo
dolce
nome
diletto
sulle
labbra
.
John
Davis
,
lo
farai
?
Nel
silenzio
,
solenne
,
nessuno
rispose
.
John
Davis
,
dove
sei
?
...
Perché
non
mi
rispondi
?
insistette
il
condannato
.
Tutti
si
volsero
a
cercare
l
'
uomo
che
Jim
invocava
.
Non
era
presente
.
L
'
assenza
parve
strana
e
sospetta
,
venne
sospesa
l
'
esecuzione
della
sentenza
,
per
ritrovare
prima
il
minatore
che
il
condannato
aveva
scelto
come
depositario
delle
sue
estreme
volontà
.
A
un
tratto
voci
di
richiamo
echeggiarono
dal
pendio
della
montagna
più
vicina
.
I
minatori
vi
accorsero
,
e
uno
spettacolo
impressionante
apparve
ai
loro
occhi
.
John
Davis
era
riverso
a
terra
,
livido
in
volto
,
gli
occhi
sbarrati
in
un
'
atroce
espressione
di
strazio
e
di
terrore
,
la
bava
alla
bocca
,
il
respiro
sibilante
,
come
nell
'
agonia
...
Due
uomini
tentarono
di
sollevarlo
;
ma
un
gemito
angoscioso
e
una
dura
resistenza
lo
impedirono
.
L
'
infelice
aveva
la
mano
destra
imprigionata
sotto
un
masso
il
quale
gliela
serrava
come
in
una
morsa
.
Con
i
picconi
usati
a
modo
di
leva
,
i
minatori
riuscirono
con
fatica
a
sollevare
la
pesante
pietra
.
Un
grido
generale
di
sorpresa
si
levò
:
la
mano
destra
era
affondata
in
una
cavità
naturale
del
monte
,
e
con
le
dita
irrigidite
serrava
tenacemente
qualcosa
.
A
forza
la
stretta
fu
allentata
...
e
nella
luce
del
sole
brillò
un
diamante
:
il
diamante
rubato
!
John
Davis
guardò
i
compagni
con
l
'
occhio
smarrito
;
poi
balbettò
:
Sì
...
sono
io
il
colpevole
di
tutto
...
ho
rubato
io
la
preziosa
pietra
,
nascondendola
poi
qui
dentro
...
ho
portato
io
nella
capanna
di
Jim
Lakenson
il
sacchetto
...
perché
la
prova
del
furto
cadesse
su
di
lui
...
e
lo
perdesse
...
L
'
odiavo
...
Egli
possedeva
l
'
amore
di
Mary
Chadwick
,
ch
'
io
volevo
per
me
;
dovevo
perciò
sopprimerlo
:
doppiamente
.
La
sua
morte
doveva
essere
anche
la
sua
infamia
,
affinché
la
fanciulla
lo
dimenticasse
disprezzandone
la
memoria
,
e
potesse
quindi
amare
me
.
La
ricchezza
...
l
'
amore
...
Voi
tutti
eravate
raccolti
intorno
alla
forca
...
intenti
all
'
opera
di
giustizia
...
Era
il
momento
buono
per
fuggire
,
col
diamante
,
raggiungere
in
città
la
ragazza
,
convincerla
a
seguirmi
.
Già
ella
mi
credeva
ricco
,
prima
del
furto
...
E
sono
venuto
qui
...
a
riprendere
la
mia
pietra
preziosa
...
Ah
,
la
punizione
del
Cielo
!
...
Ad
un
tratto
,
uno
scricchiolio
sinistro
,
un
urto
enorme
,
un
dolore
atroce
.
Quel
masso
incastrato
nell
'
anfratto
si
era
abbassato
imprigionandomi
...
Non
bisogna
fare
del
male
...
troppo
:
si
sconta
sempre
...
Lasciatemi
morire
...
Chiedo
perdono
a
tutti
...
Tacque
e
reclinò
la
testa
.
Pochi
minuti
dopo
era
morto
.
StampaPeriodica ,
Los
Angeles
.
Quella
notte
,
all
'
Hotel
Ambassador
,
due
ore
prima
che
si
chiudessero
le
urne
delle
primarie
californiane
,
il
parcheggio
principale
davanti
alla
facciata
era
già
pieno
,
la
sbarra
di
controllo
abbassata
.
Gli
uscieri
in
giacca
verde
si
sbracciavano
a
indicare
la
strada
alle
macchine
in
arrivo
che
dovevano
traversare
il
cortile
e
il
giardino
dell
'
albergo
,
in
una
fila
lentissima
,
e
fermarsi
in
un
piazzale
interno
.
A
quell
'
ora
,
fra
quelle
auto
,
ce
n
'
era
già
una
,
confusa
fra
mille
,
che
in
quel
pomeriggio
coperto
di
smog
era
arrivata
dal
nord
lungo
la
Pasadena
Freeway
,
portando
all
'
Ambassador
Shiran
Shiran
.
Ero
stato
incerto
per
un
po
'
,
quella
volta
,
se
seguire
Kennedy
anche
nella
notte
elettorale
della
California
,
come
facevo
ormai
quasi
tutti
i
giorni
da
sei
settimane
,
o
se
andare
invece
un
po
'
più
su
sullo
stesso
Wilshire
Boulevard
,
al
Beverly
Hilton
,
dove
Eugene
McCarthy
avrebbe
aspettato
i
risultati
delle
votazioni
.
I
raduni
notturni
di
McCarthy
,
che
fossero
di
vittoria
(
come
nel
Wisconsin
o
nell
'
Oregon
)
,
odi
sconfitta
(
come
nell
'
Indiana
e
nel
Nebraska
)
,
erano
sempre
più
allegri
e
pittoreschi
.
Ora
poi
,
sulla
costa
West
,
fra
orchestre
di
chitarre
e
hippies
appena
rasati
,
la
festa
era
anche
più
rumorosa
.
Ma
quella
sera
,
pensavo
,
essere
accanto
a
Robert
Kennedy
voleva
dire
assistere
comunque
ad
una
svolta
:
se
avesse
perduto
,
si
sarebbe
ritirato
,
se
avesse
vinto
si
sarebbe
trovato
a
due
soli
gradini
(
la
primaria
di
New
York
e
la
Convenzione
)
dalla
nomina
democratica
d
'
agosto
.
I
sondaggi
erano
ancora
indecisi
,
gli
davano
un
vantaggio
malsicuro
,
che
poteva
essere
rovesciato
dal
voto
degli
incerti
.
La
direzione
dell
'
Ambassador
aveva
scelto
per
la
propria
pubblicità
uno
slogan
non
certo
reticente
:
«
Il
più
bell
'
albergo
del
mondo
»
.
Molte
volte
,
nei
giorni
prima
di
martedì
,
tornando
da
una
giornata
di
campagna
elettorale
o
di
motorcades
con
la
colonna
di
Kennedy
,
o
accompagnando
McCarthy
all
'
Ambassador
per
un
discorso
alla
gente
della
Chamber
Of
Commerce
(
un
po
'
allibita
a
sentire
attaccare
senza
mezzi
termini
Hoover
e
1'FBI
,
la
CIA
e
i
generali
,
il
presidente
e
il
segretario
di
Stato
,
o
a
sentire
il
paragone
fra
il
Vaticano
prima
del
Concilio
e
la
pretesa
di
infallibilità
del
Dipartimento
di
Stato
)
,
m
'
ero
chiesto
di
passaggio
su
cosa
si
fondasse
la
fama
d
'
eleganza
dell
'
Ambassador
.
È
un
labirinto
sontuoso
,
con
fontane
illuminate
,
gallerie
di
negozi
,
vestiboli
carichi
di
mogani
e
di
damaschi
,
saloni
tropicali
con
finte
palme
laminate
d
'
oro
,
portieri
in
marsina
rossa
e
alamari
dorati
.
È
d
'
oro
anche
l
'
elicottero
che
atterra
sul
piazzale
davanti
all
'
albergo
,
e
porta
i
clienti
all
'
aeroporto
internazionale
,
giù
a
Santa
Monica
evitando
loro
il
fastidio
delle
lunghe
ore
da
una
periferia
all
'
altra
sulle
autostrade
,
dove
gli
automobilisti
storditi
leggono
,
dettano
appunti
,
ascoltano
dischie
(
è
la
polizia
del
traffico
a
confermarlo
)
fanno
perfino
l
'
amore
,
alternandosi
naturalmente
alla
guida
.
C
'
era
già
una
gran
folla
,
all
'
Ambassador
.
C
'
erano
riflettori
puntati
dovunque
,
e
da
una
stanza
del
piano
terra
giungeva
una
musica
allegra
ma
solenne
,
una
tipica
musica
repubblicana
,
fra
la
marcetta
e
l
'
inno
militare
.
Ai
sostenitori
di
Kennedy
,
infatti
,
si
mescolavano
quelli
di
Max
Rafferty
,
aspirante
senatore
della
California
,
impegnato
in
una
primaria
difficile
,
ma
sicuro
di
raccogliere
molti
consensi
con
le
sue
proposte
di
guerra
ad
oltranza
nel
Vietnam
e
di
mano
d
'
acciaio
contro
ogni
forma
di
protesta
interna
.
La
gente
di
Rafferty
si
riconosceva
a
prima
vista
:
vecchie
signore
severe
,
accompagnate
da
uomini
accigliati
.
Guardavano
con
un
certo
sdegno
quell
'
invasione
,
fra
i
damaschi
dell
'
albergo
,
dei
ragazzi
negri
venuti
persino
da
Watts
,
delle
adolescenti
kennedyane
in
paglietta
e
minigonna
minuscola
,
di
tutti
quelli
che
cantavano
o
già
gridavano
.
Allegri
molto
prima
della
certezza
della
vittoria
.
La
Embassy
room
,
al
primo
piano
,
era
teoricamente
riservata
alla
stampa
.
Ma
agli
occhielli
delle
giacche
maschili
o
sui
colletti
dei
vestiti
femminili
erano
spuntati
a
decine
dei
cartelli
in
verde
chiaro
,
su
cui
era
scritto
:
«
Embassy
roompress
»
.
Qualcuno
aveva
un
registratore
a
transistor
,
o
una
macchina
fotografica
da
dilettante
.
Altri
,
organizzatori
di
sezioni
periferiche
,
o
semplicemente
amici
e
sostenitori
,
non
avevano
certamente
nessun
reportage
e
nessuna
cronaca
da
fare
.
Inoltre
,
la
sorveglianza
era
piuttosto
trascurata
.
Alla
porta
,
c
'
era
un
solo
agente
di
polizia
,
col
suo
cappello
a
punte
e
le
manette
legate
alla
cintura
che
,
a
quell
'
ora
,
faceva
entrare
chiunque
lo
chiedesse
.
A
Los
Angeles
si
votava
ancora
.
Anzi
,
proprio
nell
'
ultima
ora
,
nei
quartieri
urbani
più
affollati
,
gli
elettori
s
'
erano
fatti
più
numerosi
,
ed
era
naturale
,
perché
solo
da
poco
erano
tornati
nelle
loro
remote
suburbie
,
dopo
la
giornata
di
lavoro
e
dopo
la
interminabile
cavalcata
sulle
autostrade
.
Ma
nella
Embassy
room
era
già
difficile
camminare
,
sedersi
,
o
perfino
respirare
.
Sul
fondo
,
ai
due
lati
dell
'
Embassy
room
,
due
palchetti
di
legno
:
a
sinistra
il
podio
con
i
microfoni
,
quello
dove
Kennedy
sarebbe
apparso
più
tardi
,
a
destra
il
plotone
delle
telecamere
e
delle
cineprese
;
una
tenda
azzurra
chiudeva
lo
sfondo
dietro
la
piccola
tribuna
,
ed
era
facile
per
chiunque
oltrepassarla
.
Al
di
là
,
fra
pile
di
vassoi
d
'
alluminio
,
scatole
di
bicchieri
,
casse
di
bibite
,
apparecchi
di
refrigerazione
,
cominciavano
i
corridoi
delle
cucine
.
C
'
ero
entrato
per
caso
,
nell
'
attesa
dei
primi
risultati
,
per
vedere
se
ci
fosse
stato
un
passaggio
verso
la
vera
sala
stampa
,
quella
con
le
telescriventi
e
le
macchine
della
Western
Union
,
che
era
in
quella
direzione
,
ma
al
di
là
della
folla
che
gremiva
la
sala
.
Un
corridoio
buio
,
un
po
'
in
penombra
,
finiva
in
una
cucina
,
dove
camerieri
e
cameriere
lavavano
montagne
di
piatti
e
di
tazze
.
Non
avevo
visto
nessun
altro
,
non
avevo
trovato
il
passaggio
che
cercavo
.
Quei
corridoi
non
riportavano
nei
saloni
principali
,
ma
solo
verso
le
uscite
di
servizio
e
verso
i
montacarichi
.
Erano
le
retrovie
della
festa
.
Non
vi
arrivava
quasi
il
rumore
della
folla
,
ma
l
'
aria
era
troppo
calda
.
Tornando
,
e
superando
la
tenda
e
le
porticine
che
conducevano
nel
salone
,
ci
si
poteva
fermare
in
un
piccolo
vano
parallelo
al
palco
,
dove
i
managers
della
campagna
kennedyana
avevano
messo
il
loro
tavolo
.
Da
lì
,
come
ha
fatto
dall
'
Indiana
in
poi
,
Salinger
avrebbe
seguito
di
minuto
in
minuto
,
con
qualche
anticipo
sulle
notizie
ufficiali
,
l
'
andamento
delle
elezioni
.
I
telefoni
erano
pronti
a
ricevere
le
prime
cifre
dai
quartieri
generali
dei
vari
distretti
.
I
tre
televisori
erano
sintonizzati
sulle
tre
reti
principali
.
La
mappa
con
le
aree
e
i
distretti
elettorali
era
pronta
,
ancora
con
lo
spazio
bianco
per
i
primi
numeri
che
Salinger
stesso
avrebbe
scritto
via
via
.
Arrivarono
le
otto
,
e
pochi
minuti
dopo
si
ebbero
i
primissimi
risultati
,
poche
decine
di
voti
sui
molti
milioni
della
California
.
Nella
Embassy
room
,
l
'
unico
modo
,
per
tutti
,
di
seguire
da
vicino
l
'
andamento
delle
cifre
,
era
quello
di
non
perdere
d
'
occhio
uno
dei
televisori
appoggiati
ad
ogni
angolo
della
stanza
.
I
televisori
trasmettevano
i
programmi
di
diversi
canali
e
quella
sera
,
per
la
prima
volta
,
anche
divergenti
.
Pochi
minuti
dopo
l
'
inizio
del
conteggio
,
ad
un
angolo
della
grande
sala
si
sentì
un
urlo
collettivo
di
gioia
.
Una
delle
reti
,
la
CBS
,
aveva
pronosticato
già
vincitore
Kennedy
,
con
un
largo
margine
su
McCarthy
.
Un
'
altra
rete
,
la
NBC
,
continuava
invece
a
trasmettere
i
risultati
sicuri
,
senza
azzardarsi
a
far
profezie
,
e
perciò
nei
suoi
tabelloni
McCarthy
era
ancora
nettamente
in
testa
,
e
doveva
restarvi
per
alcune
ore
.
Pochi
sapevano
a
chi
credere
.
L
'
entusiasmo
rumorosissimo
di
metà
della
sala
si
spegneva
dinanzi
all
'
apprensione
dell
'
altra
metà
.
Sotto
il
palco
ancora
vuoto
,
un
instancabile
gruppo
di
giovani
inneggiava
da
ore
a
Kennedy
.
Verso
le
dieci
venne
la
conferma
che
Kennedy
aveva
già
vinto
una
primaria
,
quella
del
South
Dakota
,
uno
Stato
molto
più
piccolo
della
California
,
in
cui
il
conteggio
era
stato
rapido
.
Ma
in
California
,
cosa
accadeva
?
Perché
ritardavano
i
risultati
?
Perché
i
pronostici
erano
incerti
o
contraddittori
?
Normalmente
,
l
'
elettorato
americano
è
molto
omogeneo
,
una
percentuale
di
risultati
si
stabilisce
dopo
pochi
minuti
,
anche
con
poche
migliaia
di
voti
,
ed
è
destinata
a
cambiare
di
poco
.
In
cinque
primarie
principali
,
alle
nove
di
sera
il
risultato
era
già
sicuro
,
e
alle
dieci
i
candidati
avevano
già
fatto
le
loro
dichiarazioni
di
vittoria
,
o
le
loro
ammissioni
di
sconfitta
.
Ma
questa
volta
erano
i
voti
dell
'
immensa
,
imprevedibile
zona
di
Los
Angeles
a
ritardare
.
E
mentre
San
Francisco
vedeva
McCarthy
in
testa
nei
voti
già
contati
,
solo
un
pronostico
azzardato
poteva
far
pensare
che
il
Sud
della
California
avrebbe
rovesciato
il
risultato
.
Per
molte
ore
la
vittoria
di
Kennedy
,
già
sancita
dagli
elettori
,
rimase
sepolta
nelle
macchine
dei
conteggi
.
«
La
California
ha
già
parlato
»
diceva
un
commentatore
televisivo
,
«
ma
noi
non
possiamo
ancora
sapere
cosa
ha
detto
.
»
Era
successo
che
i
nuovi
calcolatori
elettronici
,
installati
in
certe
zone
a
rimpiazzare
le
vecchie
schede
con
la
matita
e
il
segno
di
croce
,
si
erano
comportati
in
modo
bizzarro
.
A
Fresno
,
uno
di
questi
computer
era
stato
mal
programmato
,
e
gli
scrutatori
non
sapevano
come
interpretare
i
risultati
finali
.
In
piena
notte
,
un
tecnico
della
compagnia
che
aveva
fornito
il
calcolatore
fu
portato
all
'
aeroporto
di
Tulsa
,
nell
'
Oklahoma
,
mille
miglia
più
a
est
di
Fresno
,
e
spedito
di
corsa
con
un
jet
a
consultare
la
macchina
impazzita
.
A
Los
Angeles
,
le
schede
votate
con
il
sistema
elettronico
dovevano
essere
caricate
sulle
macchine
della
polizia
in
ogni
seggio
elettorale
,
e
raccolte
in
una
centrale
elettronica
.
La
raccolta
fu
lunghissima
,
impacciata
da
pignolerie
burocratiche
.
Erano
quasi
le
undici
quando
le
grandi
Ford
nere
,
con
le
sirene
e
i
fari
accesi
,
si
gettarono
a
tutta
velocità
sulle
strade
di
Los
Angeles
per
raggiungere
il
cervello
meccanico
che
avrebbe
calcolato
i
risultati
.
C
'
era
molto
traffico
,
in
quel
mostruoso
sistema
stradale
di
Los
Angeles
,
le
macchine
della
polizia
arrivarono
con
grande
ritardo
.
Il
conteggio
non
poté
cominciare
prima
delle
undici
e
trenta
.
Nella
Embassy
room
s
'
aspettava
ancora
.
Aspettavano
anche
i
sostenitori
di
Rafferty
,
perché
anch
'
egli
era
battuto
a
San
Francisco
,
ma
s
'
aspettava
di
riguadagnare
lo
svantaggio
a
Los
Angeles
.
La
sala
del
seminterrato
dove
Kennedy
doveva
scendere
dopo
la
Embassy
room
era
la
più
rumorosa
.
Fuori
,
l
'
albergo
era
silenzioso
,
assediato
dalle
auto
ferme
.
Non
c
'
erano
più
di
cinque
agenti
di
polizia
in
tutto
,
alle
uscite
o
nella
hall
,
anche
essi
stanchissimi
d
'
aspettare
.
Gli
uomini
di
Kennedy
non
sapevano
più
cosa
dire
,
né
osavano
azzardare
previsioni
.
Salinger
,
con
la
sua
camicia
rosa
e
il
suo
sigaro
,
annotava
cifre
su
cifre
,
e
ogni
tanto
bisbigliava
ai
giornalisti
qualche
dato
positivo
,
qualche
sintomo
di
vittoria
.
Intorno
a
lui
,
nella
stanza
a
fianco
del
palco
,
erano
praticamente
ammessi
solo
quei
giornalisti
accreditati
per
l
'
intera
campagna
di
Kennedy
,
gente
con
la
quale
eravamo
stati
per
molte
settimane
dall
'
alba
a
notte
fonda
,
stanchi
di
vedere
sempre
e
dovunque
la
stessa
monotona
scena
d
'
entusiasmo
,
con
poco
da
raccontare
e
pochissimo
da
fotografare
.
Le
primarie
erano
finite
.
Un
avviso
degli
organizzatori
,
affisso
al
muro
,
diceva
che
ci
sarebbe
stato
comunque
un
aereo
riservato
che
avrebbe
portato
tutti
sulla
costa
Est
,
per
seguire
le
elezioni
di
New
York
del
18
giugno
.
Ma
ormai
,
la
campagna
vera
e
propria
era
finita
.
Ci
conoscevamo
tutti
.
Avevamo
fatto
miglia
e
miglia
seduti
sul
cofano
delle
macchine
,
o
nel
pullman
che
seguiva
la
macchina
scoperta
di
Kennedy
.
Eravamo
stati
a
Indianapolis
e
a
Gary
,
nell
'
Indiana
,
sul
treno
bianco
rosso
e
blu
che
aveva
attraversato
lo
Stato
.
Avevamo
cominciato
ad
accordare
le
nostre
abitudini
con
quelle
di
Kennedy
,
ad
abituarci
ai
suoi
ritardi
e
ai
suoi
mutamenti
di
programma
.
Lo
aspettavamo
la
mattina
all
'
uscita
dell
'
albergo
,
e
sapevamo
che
sarebbe
arrivato
quando
vedevamo
scendere
Freckles
,
il
cocker
irlandese
bianco
e
nero
che
non
è
mancato
ad
un
solo
discorso
o
ad
un
solo
corteo
.
Poi
si
partiva
rapidi
,
come
per
un
viaggio
d
'
affari
.
Non
c
'
era
scorta
,
se
non
un
motociclista
che
qualche
volta
precedeva
il
breve
e
veloce
corteo
per
fermare
il
traffico
ai
semafori
rossi
.
Così
,
in
treno
o
in
aereo
,
in
auto
o
in
barca
eravamo
andati
all
'
Università
di
Bloomington
e
a
quella
di
Creighton
,
a
Omaha
e
a
Lincoln
nel
Nebraska
,
negli
Shopping
centers
e
nei
quartieri
negri
,
nelle
piazze
e
nei
saloni
degli
alberghi
,
salendo
e
scendendo
mille
volte
,
travolti
anche
noi
dalla
folla
,
ascoltando
discorsi
forzatamente
sempre
simili
ma
davanti
a
un
pubblico
sempre
nuovo
.
Eravamo
atterrati
in
decine
di
aeroporti
,
e
ci
eravamo
abituati
a
sentire
la
musica
delle
bande
non
appena
i
motori
a
pistone
di
quell
'
incredibile
velivolo
elettorale
si
fermavano
.
Eravamo
andati
a
Portland
e
a
Salem
,
nell
'
Oregon
,
e
sulla
spiaggia
lunghissima
di
Astoria
,
dove
il
fiume
Columbia
sbocca
nel
Pacifico
,
accanto
ai
relitti
d
'
un
veliero
inglese
.
E
Kennedy
s
'
era
messo
a
correre
sulla
spiaggia
,
s
'
era
tolto
le
scarpe
,
aveva
lasciato
indietro
tutti
,
e
s
'
era
tuffato
in
quel
mare
gelido
e
violetto
.
Eravamo
diventati
amici
di
Bili
Barry
,
rossiccio
,
gigantesco
,
un
ex
agente
di
sicurezza
di
una
banca
di
Manhattan
,
che
era
anche
l
'
unica
guardia
del
corpo
di
Kennedy
,
e
Io
sosteneva
per
ore
diritto
sulla
macchina
scoperta
,
per
proteggerlo
dagli
ammiratori
più
che
dai
nemici
.
Ed
eravamo
andati
a
Oakland
,
nella
baia
di
San
Francisco
,
in
un
giro
nei
ghetti
negri
,
inseguiti
da
frotte
di
ragazzi
in
bicicletta
,
schiacciati
da
folle
inarrestabili
.
O
sulle
spiagge
dell
'
Alta
California
,
fra
i
ricchi
contadini
del
deserto
irrigato
,
fra
i
messicani
poverissimi
,
fra
gli
studenti
.
Eravamo
andati
a
Disneyland
,
la
domenica
prima
delle
elezioni
,
sempre
con
Kennedy
sulla
ferrovia
che
scavalca
un
falso
Matterhorn
,
o
sul
barcone
a
ruote
che
naviga
su
un
falso
Mississippi
,
e
che
naturalmente
si
chiama
Mark
Twain
.
Quante
miglia
avevamo
fatto
,
insieme
,
era
impossibile
calcolarlo
.
Ci
rivedevamo
ogni
mattina
come
un
gruppo
d
'
amici
che
avevano
uno
strano
viaggio
da
fare
:
insieme
ad
astronauti
,
a
scrittori
,
a
cantanti
,
a
senatori
,
a
campioni
sportivi
.
Con
la
prospettiva
,
ogni
giorno
,
d
'
essere
schiacciati
o
smarriti
nella
calca
,
con
il
rischio
di
un
volo
aereo
movimentato
,
con
la
sicurezza
di
tornare
in
città
con
almeno
cinque
ore
di
ritardo
,
a
notte
fonda
.
Avevamo
visto
Kennedy
preoccupato
,
felice
,
stanco
,
ironico
,
aggressivo
.
Gli
altoparlanti
a
batteria
non
funzionavano
quasi
mai
.
In
cima
alla
collina
più
alta
di
San
Francisco
,
Kennedy
dovette
parlare
gridando
con
le
mani
attorno
alla
bocca
,
perché
un
gruppo
di
negri
suonava
pestando
sui
tamburi
di
latta
con
delle
mazze
di
legno
.
L
'
avevamo
visto
,
stanco
,
scendere
dal
palco
e
tacere
per
molti
minuti
prima
di
trovare
la
forza
di
riprendere
.
Conoscevamo
a
memoria
tutto
quello
che
avrebbe
detto
,
e
perfino
i
gesti
che
avrebbe
fatto
,
il
pollice
alzato
per
indicare
un
augurio
di
vittoria
,
o
le
dita
della
mano
destra
nel
palmo
della
sinistra
per
elencare
le
cose
da
fare
,
i
programmi
da
svolgere
.
Ci
domandavamo
,
e
non
eravamo
stati
ancora
capaci
di
rispondere
a
questa
domanda
,
se
era
un
uomo
timido
come
sembrava
a
volte
,
o
durissimo
e
deciso
come
appariva
altre
.
I
suoi
discorsi
trovavano
vena
via
via
che
la
campagna
avanzava
.
Ora
era
diventato
più
ironico
,
e
perfino
più
sicuro
,
da
quando
s
'
era
rassegnato
alla
ipotesi
di
una
possibile
sconfitta
.
Eravamo
andati
con
lui
anche
nel
palazzetto
dell
'
ABC
di
San
Francisco
,
all
'
angolo
fra
la
Hary
e
la
Golden
Gate
Avenue
,
dove
s
'
era
incontrato
con
McCarthy
in
quel
dibattito
che
deluse
tutti
.
Kennedy
appariva
nervoso
,
teso
.
Fuori
,
sulla
strada
,
i
suoi
organizzatori
s
'
erano
fatti
battere
,
non
avevano
pensato
a
convocare
dei
sostenitori
,
e
c
'
era
solo
la
gente
di
McCarthy
,
che
cantava
in
coro
:
«
Eugene
in
sixtyeight
,
Kennedy
can
wait
»
.
Quando
Kennedy
parlava
della
guerra
,
del
reclutamento
,
dei
problemi
razziali
,
delle
città
,
non
predicava
la
rivoluzione
.
Sembrava
impossibile
che
un
uomo
con
un
simile
programma
di
buon
senso
potesse
suscitare
tante
ostilità
,
potesse
essere
dipinto
come
un
nemico
di
tanti
avversari
.
Alla
sua
prima
elezione
,
il
«
Morning
Star
»
e
l
'
«
Evening
News
»
,
nell
'
Indiana
,
per
settimane
intere
lo
ritrassero
come
un
insolente
e
ambizioso
politicante
,
che
veniva
fra
gli
hosiers
,
gli
abitanti
dell
'
Indiana
,
a
comprare
voti
.
«
Stanotte
dormirò
meglio
»
disse
Bob
la
sera
della
vittoria
nell
'
Indiana
,
«
perché
so
che
Eugene
Pulliam
,
il
proprietario
di
quei
due
giornali
,
dormirà
peggio
.
»
Ma
non
era
Kennedy
la
novità
a
cui
stavamo
assistendo
.
Era
la
gente
intorno
a
lui
,
sempre
più
numerosa
e
convinta
,
quasi
che
le
cose
che
Kennedy
diceva
le
avesse
sapute
e
condivise
da
sempre
,
quasi
che
si
stesse
chiudendo
una
parentesi
nella
vita
americana
,
e
tornasse
alla
normalità
.
Scoprire
che
era
tanto
numerosa
,
l
'
altra
America
(
e
ancor
più
numerosa
se
la
sommavano
all
'
America
di
McCarthy
)
,
era
uno
stupore
quotidiano
.
Quella
sera
di
martedì
,
nella
Embassy
room
,
era
proprio
questo
discorso
che
veniva
alle
labbra
degli
uomini
di
Kennedy
,
incerti
sull
'
esito
del
voto
,
ancora
in
attesa
dei
risultati
.
È
vero
,
i
nemici
erano
molti
:
e
bastava
pensare
a
Sam
Yorty
,
il
sindaco
di
Los
Angeles
,
per
capire
che
Kennedy
quella
sera
stava
,
per
modo
di
dire
,
in
territorio
nemico
.
Forse
non
era
stato
per
caso
che
la
polizia
di
Los
Angeles
aveva
contato
i
semafori
rossi
passati
dal
corteo
di
Kennedy
il
giorno
prima
e
aveva
fatto
cento
multe
alla
motorcade
del
senatore
.
Sì
,
i
nemici
erano
molti
,
ma
oltre
l
'
ottanta
per
cento
dei
democratici
volevano
una
politica
nuova
.
Comunque
si
ripartissero
i
voti
della
California
,
chiunque
avesse
vinto
quando
quelle
dannate
macchine
elettroniche
si
fossero
messe
a
funzionare
,
era
chiaro
che
otto
,
quasi
nove
elettori
democratici
su
dieci
volevano
Kennedy
o
McCarthy
:
qui
,
come
in
tutti
gli
altri
Stati
dove
s
'
erano
svolte
le
primarie
.
Mancavano
pochi
minuti
a
mezzanotte
quando
i
primi
risultati
di
Los
Angeles
cominciarono
ad
arrivare
.
La
gente
si
stringeva
di
nuovo
intorno
ai
televisori
.
Il
Sud
California
aveva
votato
massicciamente
per
Bob
:
i
messicani
,
i
negri
,
i
contadini
delle
vallate
stavano
rovesciando
il
risultato
.
Si
ricominciava
a
cantare
,
a
gridare
in
coro
.
Si
sentivano
altre
musiche
dai
saloni
vicini
,
perché
anche
il
falco
Rafferty
stava
vincendo
la
sua
gara
.
Ora
non
s
'
aspettava
che
lui
,
Kennedy
.
Era
rimasto
nella
sua
stanza
al
settimo
piano
,
pronto
a
scendere
solo
quando
il
risultato
fosse
stato
sicuro
,
per
poterlo
commentare
.
La
gente
aveva
fatto
ala
intorno
all
'
entrata
principale
del
salone
,
e
le
telecamere
inquadravano
quel
punto
,
perché
era
da
lì
che
ci
si
aspettava
che
Kennedy
venisse
.
Poi
,
ad
un
tratto
,
si
spostarono
tutti
verso
il
palco
,
e
verso
la
tenda
azzurra
.
Dal
vano
,
dietro
al
tavolo
di
Salinger
,
potevamo
vederlo
arrivare
.
Aveva
accanto
i
visi
di
sempre
,
la
moglie
si
fermava
ogni
tanto
ad
aspettarlo
quando
lui
s
'
attardava
per
stringere
una
mano
.
Passò
fra
i
vassoi
d
'
alluminio
,
le
casse
di
bicchieri
,
i
banconi
della
cucina
.
Arrivò
sul
palco
.
Ci
volle
un
po
'
prima
che
potesse
parlare
,
perché
la
gente
intorno
non
riusciva
a
tacere
.
Ringraziò
tutti
cercando
nel
gruppo
foltissimo
che
gli
era
attorno
le
persone
che
nominava
,
e
indicandole
all
'
applauso
.
Non
si
negò
una
battuta
:
«
Non
m
'
importa
quando
attaccano
me
,
ma
quando
se
la
pigliano
con
il
mio
cane
...
»
.
Poi
rinnovò
un
esplicito
invito
a
McCarthy
a
congiungere
le
forze
.
Alzando
le
dita
in
segno
di
vittoria
,
dette
l
'
appuntamento
alla
folla
per
Chicago
,
la
città
della
Convenzione
.
Pochi
minuti
prima
che
finisse
di
parlare
,
le
camere
della
televisione
erano
state
frettolosamente
spostate
dall
'
ingresso
principale
e
dalla
hall
.
Doveva
essere
arrivata
la
notizia
che
Kennedy
non
sarebbe
uscito
da
quella
parte
,
ma
sarebbe
ripassato
dalle
cucine
.
Un
mutamento
di
programma
dell
'
ultimo
istante
,
forse
.
S
'
avviò
dietro
la
tenda
,
di
nuovo
verso
il
corridoio
che
aveva
già
percorso
.
Lentamente
pressato
dalla
folla
dei
suoi
aiutanti
e
collaboratori
.
Era
impossibile
restargli
vicino
.
Nel
salone
,
la
gente
continuava
a
gridare
,
a
cantare
,
a
battere
ritmicamente
le
mani
.
Pochi
sentirono
i
rumori
delle
esplosioni
.
La
gente
che
era
vicina
al
corridoio
urlò
;
fu
un
urlo
che
si
trasmise
velocemente
;
pochissimi
avevano
visto
,
nessuno
sapeva
con
certezza
ciò
che
era
accaduto
.
Un
uomo
uscì
dalla
calca
,
salì
sul
palco
,
e
fece
con
le
dita
un
gesto
come
d
'
una
pistola
puntata
contro
la
tempia
.
Agli
angoli
della
grande
sala
,
a
quel
punto
,
c
'
era
ancora
gente
che
applaudiva
di
gioia
,
che
non
aveva
capito
...
Le
cineprese
spente
ripresero
a
girare
immagini
di
gente
che
cadeva
a
terra
,
scoppiava
in
lacrime
,
gridava
di
disperazione
,
piangeva
.
Un
uomo
che
era
stato
accanto
a
me
tutta
la
sera
,
con
all
'
occhiello
un
bottone
della
marcia
dei
poveri
,
salì
sul
podio
,
e
cominciò
a
chiedere
al
microfono
se
c
'
era
un
dottore
.
Lo
ripeté
due
,
cinque
,
dieci
volte
.
Dalla
porta
principale
,
finalmente
,
erano
apparsi
degli
agenti
di
polizia
,
alcuni
con
l
'
elmetto
dorato
delle
pattuglie
stradali
.
Non
sapevano
cosa
fare
,
dove
andare
.
Smith
,
il
cognato
di
Kennedy
,
pregò
dal
palco
che
tutta
la
gente
uscisse
,
e
quietamente
,
piangendo
,
gli
obbedirono
.
Ora
potevano
rimanere
dentro
la
Embassy
room
solo
i
giornalisti
.
Dalla
porta
accanto
alla
tenda
,
fu
portata
nella
sala
una
donna
coperta
di
sangue
,
ferita
al
fianco
e
alla
testa
.
Fu
sdraiata
su
un
tavolo
.
Un
altro
ferito
,
un
uomo
,
attraversò
il
salone
sorretto
sotto
le
ascelle
da
due
persone
.
Corsi
verso
il
corridoio
della
cucina
:
si
sentiva
gridare
,
la
voce
di
qualcuno
che
conoscevo
diceva
a
tutti
d
'
andare
via
,
di
fare
largo
,
di
spostarsi
.
Era
semibuio
,
ma
il
corridoio
era
tagliato
dalle
luci
delle
telecamere
mobili
,
che
continuavano
a
girare
.
Erano
passati
non
più
di
cinque
o
sei
minuti
da
quando
avevamo
sentito
quei
rumori
che
ora
sapevamo
essere
state
esplosioni
.
Kennedy
non
riuscivamo
a
vederlo
,
era
disteso
a
terra
dietro
la
gente
che
premeva
in
quello
stretto
spazio
,
in
quel
corridoio
che
non
avrebbe
dovuto
percorrere
e
dove
tuttavia
l
'
assassino
era
appostato
,
da
più
di
mezz
'
ora
.
Ci
respinsero
indietro
una
o
due
volte
.
Nel
buio
,
vedevamo
gente
che
si
chinava
,
che
urlava
ordini
incomprensibili
,
che
cercava
di
fare
largo
.
Riconobbi
Bili
Barry
,
senza
giacca
,
la
camicia
strappata
,
un
livido
sulla
fronte
.
Non
so
quanti
minuti
passarono
prima
che
arrivasse
,
all
'
altra
uscita
del
corridoio
,
l
'
ambulanza
.
Il
passaggio
s
'
aprì
,
la
folla
che
s
'
accalcava
uscì
all
'
aperto
dietro
i
feriti
,
vedemmo
Ethel
Kennedy
salire
sulla
macchina
,
tremando
,
gridando
qualcosa
al
portantino
che
l
'
aveva
preceduta
nell
'
interno
.
Quando
l
'
ambulanza
partì
,
tornammo
indietro
:
uno
sguardo
in
quel
passaggio
fra
la
cucina
e
il
montacarichi
,
il
tempo
di
vedere
dei
tavoli
vuoti
,
della
gente
sdraiata
a
terra
.
Poi
,
di
nuovo
nella
Embassy
room
:
avevano
spento
le
luci
,
sbarrato
le
porte
.
Fuori
,
nella
hall
,
s
'
era
ammassata
la
gente
,
non
si
poteva
uscire
.
In
ginocchio
sui
tappeti
,
riversi
sui
divani
,
molti
piangevano
.
S
'
aprì
una
porticina
laterale
,
e
uscì
un
gruppo
di
agenti
,
che
camminava
veloce
ed
in
fila
.
Non
riuscirono
a
impedire
che
la
gente
s
'
accorgesse
che
fra
loro
,
stretto
fermamente
,
c
'
era
un
giovane
.
Corremmo
in
molti
dietro
a
quel
gruppo
,
lungo
le
scale
che
portavano
al
seminterrato
.
Altra
gente
era
lungo
i
corridoi
,
o
all
'
uscita
.
Gridavano
che
volevano
ucciderlo
,
linciarlo
.
Un
uomo
in
abito
da
sera
si
scagliò
contro
la
linea
degli
agenti
mentre
Shiran
veniva
caricato
sulla
macchina
,
ma
non
fece
in
tempo
a
raggiungere
il
bersaglio
con
il
suo
pugno
alzato
.
Quando
tornammo
su
,
nella
sala
stampa
,
attraverso
i
vari
racconti
e
le
testimonianze
si
stava
ormai
ricostruendo
in
ogni
particolare
quello
che
era
accaduto
.
Uscimmo
dall
'
Ambassador
verso
le
due
di
mattina
.
C
'
erano
ancora
i
sostenitori
di
Rafferty
,
con
le
loro
pagliette
colorate
,
i
manifesti
bianchi
e
verdi
,
e
le
facce
più
severe
che
addolorate
.
Il
piazzale
era
deserto
,
solo
alcuni
agenti
di
polizia
controllavano
nervosamente
che
nessuno
entrasse
nell
'
albergo
.
Avevo
voglia
di
insultarli
.
Al
di
là
del
cancello
,
ricominciavano
i
boulevards
e
le
freeways
,
il
traffico
sembrava
normale
,
monotono
,
meno
di
un
miglio
più
avanti
,
sul
Wilshire
Boulevard
,
s
'
accendevano
le
torce
rosse
della
polizia
,
la
strada
era
sbarrata
dalle
lines
gialle
.
Kennedy
era
all
'
ospedale
.
Poi
vennero
l
'
attesa
,
il
viaggio
da
Los
Angeles
a
New
York
,
la
folla
di
San
Patrizio
,
il
treno
verso
Washington
,
la
tomba
di
Arlington
.
Come
sembrava
insopportabile
,
l
'
America
,
all
'
improvviso
.
E
come
sarà
difficile
riconciliarsi
con
lei
,
dopo
quella
notte
all
'
Ambassador
.
StampaPeriodica ,
Gast
e
Fanny
si
conobbero
un
giorno
nella
giungla
di
Nagepur
,
in
drammatiche
circostanze
.
Fanny
era
la
figlia
di
mister
James
Bordley
,
imprenditore
inglese
che
da
alcuni
anni
aveva
assunto
importanti
lavori
stradali
in
India
,
e
possedeva
un
elegante
bungalow
,
nei
pressi
di
Nagepur
piccolo
posto
abitato
da
operai
indigeni
e
da
alcune
famiglie
europee
.
A
venti
anni
Fanny
Bordley
era
una
bella
ragazza
,
a
cui
tutti
volevano
bene
per
la
sua
bontà
e
la
sua
cortesia
.
Gli
Indù
la
salutavano
con
una
specie
di
adorazione
,
quando
la
incontravano
mentre
scendeva
,
sola
,
al
vicino
affluente
del
Gange
,
dove
amava
recarsi
spesso
a
pescare
in
una
barca
legata
dentro
una
breve
insenatura
,
sulla
quale
le
grandi
piante
stendevano
un
'
ombra
deliziosa
.
Ed
ella
godeva
,
talvolta
,
di
raccogliersi
in
quell
'
angolo
fresco
e
tranquillo
,
a
leggere
,
mentre
la
canna
restava
abbandonata
con
la
lenza
immersa
e
l
'
esca
senza
preda
,
per
la
scarsità
del
pesce
.
Un
pomeriggio
la
sua
attenzione
,
tutta
presa
dalle
pagine
di
libro
,
fu
improvvisamente
attratta
da
un
guaito
,
a
cui
seguirono
uno
sparo
d
'
arma
da
fuoco
e
un
fragore
di
rami
violentemente
smossi
nella
foresta
cupa
e
misteriosa
.
Palpitando
d
'
ansia
e
di
curiosità
non
priva
d
'
una
certa
apprensione
,
ella
fissò
lo
sguardo
alla
giungla
,
e
tese
l
'
udito
.
Passarono
alcuni
minuti
di
silenzio
,
poi
Fanny
vide
comparire
un
cane
che
si
trascinava
a
stento
verso
il
fiume
,
come
per
sfuggire
ad
un
pericolo
o
per
cercare
un
aiuto
,
un
conforto
.
Dalla
gola
gli
usciva
un
gemito
che
aveva
quasi
echi
umani
.
La
povera
bestia
ad
un
tratto
si
fermò
,
guardò
la
giovane
donna
,
poi
si
lasciò
cadere
al
suolo
,
rassegnata
.
Fanny
saltò
sulla
riva
,
s
'
avvicinò
al
cane
,
e
s
'
accorse
che
aveva
una
delle
gambe
posteriori
orribilmente
straziata
e
sanguinante
.
Ella
si
prese
in
braccio
il
povero
animale
,
lo
portò
vicino
all
'
acqua
,
gli
lavò
la
piaga
,
e
gliela
fasciò
con
la
sciarpa
di
seta
che
aveva
al
collo
.
Il
cane
lasciava
fare
,
ma
nei
suoi
occhi
era
una
commovente
espressione
di
tenerezza
.
Caro
,
ti
senti
meglio
ora
?
...
Sì
...
Bravo
...
Chissà
come
ti
chiami
?
Gast
!
disse
una
voce
dietro
le
sue
spalle
.
C
'
è
il
nome
costì
,
sul
collare
,
signorina
.
Fanny
si
voltò
con
un
piccolo
grido
:
e
si
vide
lì
,
a
due
passi
,
un
giovane
che
indossava
l
'
uniforme
di
ufficiale
dei
Lanceri
,
e
stringeva
per
la
canna
,
a
guisa
di
bastone
,
un
fucile
da
caccia
.
Grazie
signorina
,
delle
cure
che
avete
prestato
al
mio
cane
.
Deve
la
sua
ferita
alla
zampata
di
una
pantera
nera
contro
la
quale
s
'
era
scagliato
coraggiosamente
,
dopo
averla
scovata
.
Ha
del
fegato
,
Gast
,
ve
lo
assicuro
.
Ma
stavolta
s
'
è
imbattuto
in
un
avversario
più
forte
.
Io
però
ho
fatto
le
sue
vendette
,
poiché
la
belva
è
là
,
ora
;
stecchita
,
con
una
palla
nel
cervello
.
A
chi
ho
l
'
onore
di
parlare
?
...
Io
sono
il
tenente
Roberto
Stuart
,
dei
Lanceri
.
Fanny
disse
a
sua
volta
il
proprio
nome
.
Gast
taceva
e
guardava
ora
il
padrone
ora
l
'
infermiera
,
che
la
fortuna
gli
aveva
fatto
trovare
,
con
un
'
espressione
indescrivibile
.
Vi
era
nelle
sue
pupille
una
luce
di
gioia
che
inteneriva
.
Strano
che
abbiate
scovata
una
belva
in
questi
paraggi
osservò
un
po
'
preoccupata
la
fanciulla
.
Noi
non
ne
abbiamo
mai
avuto
sentore
...
Signorina
,
l
'
India
è
la
terra
delle
sorprese
e
dei
pericoli
inaspettati
.
Bisogna
stare
sempre
in
guardia
.
E
sorrise
con
malizia
,
il
giovane
ufficiale
.
Fanny
notò
che
aveva
dei
bellissimi
denti
,
e
abbassò
il
volto
,
arrossendo
un
poco
.
Si
lasciarono
,
con
un
cortese
saluto
;
il
tenente
s
'
allontanò
portando
in
braccio
il
suo
povero
ferito
,
Fanny
rientrò
al
bungalow
.
Gast
guarì
,
ma
rimase
un
po
'
zoppicante
.
Il
giorno
in
cui
poté
riaccompagnare
il
suo
padrone
a
caccia
,
la
sua
gioia
non
ebbe
limiti
:
sembrava
impazzito
.
E
'
nato
cacciatore
come
me
,
questo
caro
demonio
!
disse
l
'
ufficiale
battendogli
con
la
destra
la
testa
intelligente
.
Attento
Gast
a
non
farti
conciare
così
una
seconda
volta
.
Non
bis
in
idem
.
Ma
,
appena
nella
giungla
,
il
cane
sembrò
dimenticarsi
del
padrone
,
e
,
abbaiando
a
festa
,
via
,
di
corsa
,
verso
la
piccola
insenatura
del
fiume
.
Sulla
riva
si
fermò
,
ammutolito
.
La
barca
c
'
era
,
lì
;
al
solito
posto
:
ma
vuota
.
Roberto
Stuart
raggiunse
il
cane
e
,
vedendolo
in
quella
posa
malinconica
e
di
delusione
,
capì
.
Povera
bestia
!
mormorò
e
lo
chiamò
:
Gast
,
andiamo
...
L
'
animale
lo
seguì
,
svogliato
,
inquieto
,
distratto
,
meritandosi
i
rimproveri
aspri
del
padrone
.
Le
volte
successive
fu
lo
stesso
.
Gast
correva
al
fiume
come
un
innamorato
all
'
appuntamento
,
e
sempre
restava
male
,
non
trovando
chi
cercava
.
Anche
il
tenente
era
un
po
'
stupito
e
quasi
offeso
di
quell
'
assenza
.
Non
gli
sarebbe
spiaciuto
di
rivedere
quella
graziosa
fanciulla
che
,
nel
lasciarlo
,
dopo
la
loro
strana
conoscenza
,
si
era
dimenticata
,
o
lo
aveva
fatto
apposta
?
...
d
'
invitarlo
al
bungalow
,
almeno
per
conoscere
suo
padre
.
Che
le
fosse
riuscito
proprio
così
odioso
?
...
S
'
indispettì
,
si
ingelosì
quasi
dell
'
ostinata
e
vana
predilezione
che
Gast
dimostrava
,
e
decise
di
scegliere
un
'
altra
zona
della
foresta
per
le
sue
gite
cinegetiche
.
E
un
giorno
,
infatti
,
uscì
prendendo
un
'
altra
direzione
;
ma
sul
margine
della
giungla
il
cane
s
'
avviò
per
lo
stesso
sentiero
di
prima
.
L
'
ufficiale
lo
richiamò
inutilmente
.
Gast
si
fermava
,
lo
fissava
con
due
occhi
supplici
,
buoni
,
promettenti
,
poi
riprendeva
lento
a
camminare
verso
il
fiume
.
Roberto
,
suo
malgrado
,
dovette
seguirlo
.
Ad
un
tratto
Gast
si
mise
a
latrare
allegramente
,
e
si
slanciò
di
corsa
verso
la
piccola
insenatura
vicina
;
v
'
era
la
barca
,
e
sui
cuscini
della
sentina
,
con
la
testa
appoggiata
alla
prora
,
Fanny
addormentata
.
Il
cane
raggiunse
la
riva
e
d
'
un
balzo
fu
sul
bordo
dell
'
imbarcazione
,
mentre
Roberto
,
giungendo
a
sua
volta
alla
sponda
ombrosa
,
s
'
arrestava
di
colpo
,
esterrefatto
.
Dall
'
alto
di
un
ramo
sporgente
sull
'
acqua
,
proprio
sopra
il
battello
,
una
grossa
liana
pendeva
,
dondolando
.
Una
liana
?
...
L
'
ufficiale
vide
meglio
;
era
un
rettile
enorme
,
orrendo
,
tutto
avidamente
teso
alla
preda
ignara
che
già
la
sua
testa
dalla
fauci
spalancate
sfiorava
.
Gast
emise
un
ululo
terribile
,
un
formidabile
ringhio
e
si
slanciò
.
In
quel
momento
Fanny
si
destò
e
scorgendo
quella
spaventosa
testa
vicina
alla
sua
diede
un
grido
straziante
.
Il
serpente
dondolò
più
furiosamente
e
si
contorse
:
qualcosa
si
era
appeso
al
suo
viscido
corpo
rotondo
:
delle
punte
acute
erano
penetrate
nel
suo
collo
,
mordendo
a
furia
,
formidabilmente
.
Allora
Roberto
Stuart
puntò
calmo
il
fucile
e
sparò
due
volte
,
con
precisione
matematica
...
Poco
dopo
le
acque
del
fiume
ingoiavano
il
corpo
inerte
di
un
enorme
rettile
,
e
tre
esseri
felici
s
'
avviavano
ad
un
civettuolo
bungalow
:
Gast
,
tutto
fiero
,
avanti
;
dietro
,
al
braccio
,
un
ufficiale
dei
Lanceri
inglesi
e
una
bella
fanciulla
bionda
.
E
si
tenevano
,
questi
,
per
mano
,
eloquentemente
.
StampaPeriodica ,
Sono
tornato
da
Praga
con
disperazione
e
con
rabbia
.
Dopo
aver
vissuto
per
due
mesi
le
speranze
e
le
apprensioni
di
un
popolo
,
alla
cui
cultura
ho
dedicato
gran
parte
della
mia
esistenza
.
Tanto
più
amaro
è
il
mio
ritorno
in
quanto
questo
magnifico
popolo
è
stato
offeso
e
schiacciato
dall
'
esercito
di
un
altro
paese
,
della
cui
letteratura
io
sono
da
lunghi
anni
testimonio
ed
amico
in
scritti
e
lezioni
.
È
tempo
di
liberarsi
ormai
di
tutte
le
illusioni
e
di
tutti
gli
inganni
nei
riguardi
della
Russia
.
È
chiaro
che
la
presente
avventura
sovietica
,
coperta
del
solito
leucoplasto
ideologico
,
con
le
sue
brutalità
e
i
suoi
colpi
di
teatro
,
questo
miscuglio
asiatico
di
truculenze
e
di
falsi
e
di
minacce
e
di
beffe
e
di
abbracci
e
di
parolone
,
si
inquadra
logicamente
nella
cornice
secolare
della
storia
russa
,
come
se
nulla
fosse
cambiato
dalla
sanguinaria
e
crudele
epoca
di
Ivàn
il
Terribile
e
come
se
i
cecoslovacchi
fossero
i
tartari
della
città
di
Kazàn
,
da
lui
conquistata
.
Del
resto
sia
pure
così
:
Kazàn
,
dicono
le
cronache
del
Cinquecento
,
era
una
marmitta
dentro
cui
il
popolo
ribolliva
come
acqua
.
Ho
trascorso
dunque
questi
due
mesi
nel
Castello
degli
Scrittori
vicino
Praga
,
in
continuo
contatto
coi
redattori
di
«
Literarni
Listy
»
,
e
devo
dire
che
,
nonostante
l
'
ottimismo
di
alcuni
corrispondenti
occidentali
,
le
brevi
schiarite
non
hanno
mai
dissipato
dagli
animi
cecoslovacchi
la
pesante
inquietudine
,
specie
dopo
il
prolisso
ed
ambiguo
documento
di
Bratislava
.
Un
orecchio
attento
coglieva
nel
tono
vagamente
rassicurante
dei
discorsi
di
Svoboda
,
Dubcek
,
Smrkovsky
reticenze
e
circonlocuzioni
pervase
di
angoscia
.
Ci
si
aspettava
da
un
giorno
all
'
altro
l
'
invasione
,
e
lo
scetticismo
non
si
offuscò
nemmeno
quando
fu
annunziato
dalla
stampa
che
le
truppe
straniere
venute
per
le
manovre
se
ne
erano
andate
definitivamente
.
Ci
pareva
,
la
notte
,
riuniti
nella
sala
da
pranzo
del
Castello
,
di
udire
un
infausto
rotolio
di
carri
armati
nel
silenzio
sulla
provinciale
che
lo
costeggia
.
Specie
dopo
il
18
,
quando
si
sparse
la
voce
che
i
cosiddetti
«
alleati
»
preparavano
nuove
manovre
in
territorio
cecoslovacco
,
eravamo
certi
che
una
notte
ci
avrebbe
svegliati
una
nera
realtà
senza
scampo
.
E
infatti
così
è
avvenuto
:
nella
notte
tra
il
20
e
il
21
,
appena
si
seppe
che
lo
straniero
avanzava
con
tutta
la
sua
mostruosa
ferraglia
e
calava
dal
cielo
sull
'
aeroporto
praghese
,
gli
amici
mi
convinsero
a
partire
in
fretta
,
prima
che
fosse
troppo
tardi
,
e
a
dirigermi
per
strade
marginali
e
poco
battute
verso
il
valico
di
Rozvadov
,
che
porta
a
Norimberga
.
Mi
dissero
:
vattene
subito
,
è
meglio
per
tutti
noi
,
potrai
meglio
aiutarci
di
fuori
che
restando
qui
,
in
gabbia
.
Sembra
di
fare
del
pathos
,
ma
il
congedo
dagli
scrittori
che
erano
allora
al
Castello
in
subbuglio
,
pieni
di
astio
per
la
tracotanza
dei
falsi
«
alleati
»
,
è
stato
infinitamente
triste
,
e
indimenticabile
.
In
soli
trent
'
anni
la
seconda
occupazione
,
con
lo
stesso
fragore
di
carri
pesanti
e
la
stessa
tecnica
che
russi
e
tedeschi
si
trasmettono
in
una
gara
di
emulazione
,
e
questa
volta
in
nome
di
una
«
fratellanza
»
,
su
cui
è
ormai
posta
dai
cecoslovacchi
una
croce
.
Fratelli
:
ho
finito
per
odiare
questa
parola
.
Correndo
in
macchina
tra
le
fitte
spalliere
di
boschi
della
Boemia
occidentale
,
ripensavo
alle
lunghe
,
estenuanti
discussioni
al
Castello
,
durante
le
quali
cercavamo
di
spiegarci
l
'
insania
sovietica
;
ripensavo
agli
intellettuali
a
me
cari
,
che
avrebbero
ora
subito
nuove
persecuzioni
;
ripensavo
alla
solitudine
di
questo
popolo
nel
cuore
dell
'
Europa
,
spezzata
in
due
da
una
lacerazione
irrimediabile
.
Mi
tornava
in
mente
un
passo
di
Jan
Prochàzka
nel
libro
Politica
per
ognuno
,
uscito
da
poco
:
«
Ci
dicono
che
stiamo
turbando
i
rapporti
con
l
'
Unione
Sovietica
e
le
altre
nazioni
socialiste
,
come
se
contraddicesse
il
socialismo
il
fatto
che
non
vogliamo
esser
sudditi
di
alcun
padrone
né
padroni
di
alcun
suddito
,
ma
libera
terra
tra
popoli
uguali
in
un
mondo
giusto
.
Solo
reggendoci
sulle
nostre
gambe
,
diritti
e
liberi
,
possiamo
esser
buoni
amici
di
amici
buoni
e
disinteressati
alleati
di
alleati
disinteressati
»
.
Ma
a
che
è
servita
questa
ininterrotta
sequela
di
assicurazioni
,
di
formule
cerimoniali
,
di
asserzioni
di
fede
,
di
ammansimenti
?
Tutta
questa
strategia
di
cautele
e
di
attese
e
di
reiterate
profferte
di
amicizia
?
Aveva
avuto
ragione
il
caricaturista
di
«
Literarni
Listy
»
a
raffigurare
,
in
un
disegno
non
pubblicato
,
Breznev
come
un
rapace
Nembo
Kid
,
che
si
avventa
su
Praga
.
Con
la
ripresa
degli
attacchi
sui
giornali
della
Santa
Alleanza
marxista
si
erano
accresciute
la
diffidenza
e
l
'
inquietudine
.
Il
giorno
prima
dell
'
invasione
correvano
oscure
notizie
sui
movimenti
degli
aggressori
ai
confini
e
sul
fatto
che
Dubcek
era
stato
convocato
d
'
urgenza
da
Breznev
e
che
gli
alleati
tornavano
a
esigere
che
il
governo
cecoslovacco
imbavagliasse
la
stampa
e
la
televisione
,
spauracchi
dei
miopi
gerarchi
,
persuasi
che
l
'
umanità
debba
essere
una
torpida
accolta
di
servi
.
È
ricominciata
,
affermavano
gli
amici
,
la
politica
dello
spianatoio
e
del
ferro
da
stiro
che
livella
tutto
,
risparmiando
magari
gli
anticomunisti
,
per
dissolvere
i
comunisti
dissidenti
.
Ciò
nonostante
,
e
con
l
'
ansia
di
far
presto
,
mi
ero
ingegnato
di
avere
un
incontro
col
capo
del
governo
Cernik
,
e
questi
mi
aveva
promesso
di
concedermi
un
'
intervista
per
«
I
]
Espresso
»
.
E
una
vaga
promessa
avevo
ottenuto
anche
dal
segretario
di
Dubcek
per
un
colloquio
,
se
Dubcek
,
dopo
la
partenza
di
Ceausescu
da
Praga
,
avesse
avuto
un
momento
di
calma
.
A
Cernik
il
suo
consigliere
culturale
,
uno
studioso
mio
amico
,
aveva
trasmesso
le
quattro
domande
che
qui
riporto
,
come
testimonianza
di
un
'
intervista
mancata
:
1
.
Ho
ascoltato
alla
TV
alcuni
suoi
discorsi
,
signor
Primo
ministro
,
e
ne
ho
ammirato
la
tagliente
freddezza
e
il
tono
concreto
.
Eppure
molti
documenti
cecoslovacchi
di
questi
mesi
peccano
di
vuota
fraseologia
.
Non
le
sembra
,
signor
Primo
Ministro
,
che
uno
dei
principali
problemi
della
nuova
società
cecoslovacca
sia
quello
di
liberarsi
dalle
vuote
frasi
roboanti
?
2
.
Gli
ultimi
avvenimenti
hanno
rimesso
in
luce
le
connessioni
europee
della
Cecoslovacchia
.
Qual
è
la
sua
opinione
,
signor
Primo
Ministro
,
sul
problema
CecoslovacchiaEuropa
?
3
.
Dallo
scorso
gennaio
il
socialismo
cecoslovacco
sembra
riprendere
i
temi
masarykiani
dell
'
umanità
e
della
tolleranza
.
Vede
lei
,
signor
Primo
Ministro
,
un
nesso
tra
la
dottrina
di
Masaryk
e
il
nuovo
corso
?
4
.
Durante
la
prima
Repubblica
i
rapporti
culturali
tra
Cecoslovacchia
e
Francia
furono
più
intensi
che
tra
Cecoslovacchia
e
Italia
,
soprattutto
a
causa
del
fatto
che
nel
nostro
paese
regnava
il
fascismo
.
Pensa
,
signor
Primo
Ministro
,
che
la
rinnovata
Repubblica
,
nel
clima
di
libertà
,
cercherà
un
avvicinamento
più
stretto
con
la
Repubblica
italiana
?
Come
sembra
ozioso
tutto
questo
dinanzi
al
precipitare
delle
circostanze
.
Del
resto
tutti
sentivamo
nell
'
aria
che
le
cose
stavano
precipitando
.
Tra
i
«
misteri
»
della
città
d
'
oro
c
'
è
anche
questo
:
che
le
notizie
e
gli
indizi
vi
si
diffondono
magicamente
,
in
un
attimo
.
Si
sussurrava
che
i
russi
,
aizzati
da
Ulbricht
e
da
Gomulka
,
avrebbero
fatto
di
tutto
per
ostacolare
il
congresso
straordinario
del
partito
.
Ci
si
lamentava
che
Dubcek
,
troppo
fiducioso
,
non
curasse
di
più
la
sua
incolumità
personale
:
quando
si
recò
a
Cierna
,
gli
fu
chiesto
da
redattori
della
TV
di
farsi
proteggere
,
date
le
tradizioni
sovietiche
,
ma
egli
rispose
che
gli
sembrava
superfluo
,
era
pronto
a
tutto
.
E
come
lui
il
popolo
,
quasi
per
scaramanzia
,
voleva
evitare
ogni
misura
precauzionale
.
D
'
altronde
la
coscienza
del
pericolo
non
è
mai
così
assoluta
,
da
cancellare
del
tutto
la
speranza
di
salvezza
.
Ora
lo
sdegno
verso
i
russi
(
gli
altri
occupanti
sono
considerati
cani
al
guinzaglio
)
avrà
toccato
le
stelle
.
Ma
già
negli
ultimi
giorni
della
mia
permanenza
in
Cecoslovacchia
si
veniva
mutando
in
sordo
astio
l
'
indignazione
del
popolo
,
sospeso
nel
vuoto
dopo
il
documento
di
Bratislava
ed
esposto
,
come
su
un
calvario
,
a
salve
di
calunnie
e
menzogne
.
E
l
'
indignazione
è
macchina
di
saldezza
per
questo
popolo
,
un
tempo
considerato
un
'
accolta
di
piccoli
uomini
birrosi
e
tranquilli
,
da
Biedermeier
,
di
figurette
da
racconti
di
Capek
,
e
oggi
interprete
di
un
dramma
eroico
che
desta
lo
stupore
del
mondo
e
maestro
nella
tecnica
della
pazienza
e
della
difesa
non
violenta
.
Un
popolo
che
gli
aggressori
tenteranno
di
sfaldare
,
giuocando
sui
vecchi
rancori
di
famiglia
tra
cechi
e
slovacchi
,
rancori
che
tuttavia
si
sono
assopiti
d
'
incanto
nell
'
ora
della
minaccia
.
Ricordo
alcune
conversazioni
del
giorno
20
,
le
ultime
.
Un
amico
scrittore
paragona
il
comunismo
sovietico
a
una
cipolla
:
«
L
'
abbiamo
sfogliata
per
vent
'
anni
,
nonostante
il
cattivo
odore
e
fingendo
che
fosse
un
aroma
paradisiaco
,
nella
speranza
di
giungere
un
giorno
al
bulbo
,
poiché
sotto
le
apparenze
negative
volevamo
toccare
la
sostanza
.
E
alla
fine
,
con
le
lacrime
agli
occhi
,
ci
accorgiamo
che
anche
il
bulbo
è
rozzo
e
disgustoso
»
.
Un
romanziere
asserisce
:
«
Non
tarderanno
a
lungo
,
vedrai
.
Gli
ultimi
articoli
nei
loro
giornali
sono
trombe
di
guerra
.
Del
resto
il
meccanismo
della
dittatura
totalitaria
non
ha
altra
via
d
'
uscita
.
Un
regime
-
laboratorio
che
estingue
l
'
intelligenza
,
riducendo
l
'
uomo
a
un
numero
obbediente
,
come
nel
romanzo
utopistico
Noi
di
Zamjatin
,
non
può
consentire
che
un
piccolo
popolo
,
pur
restando
fedele
al
socialismo
,
deragli
dai
dogmi
e
dagli
schemi
di
pietra
.
E
,
presumendo
di
essere
l
'
eletto
,
manipola
la
verità
a
suo
piacimento
e
offende
ogni
diritto
e
vuol
essere
per
di
più
riconosciuto
protettore
e
fratello
.
Che
differenza
c
'
è
tra
Brezncv
e
Hitler
?
Ti
dirò
di
più
:
Hitler
ha
appreso
la
tecnica
da
loro
,
dai
sovietici
,
i
quali
furono
i
primi
ad
aprire
i
Lager
e
a
far
professione
di
intolleranza
»
.
Un
poeta
mi
espone
nervosamente
una
sua
forse
assurda
teoria
:
«
Non
mi
garba
»
dice
«
questo
andirivieni
dei
capi
di
paese
in
paese
;
questa
continua
locomozione
non
promette
nulla
di
buono
.
Finiranno
col
prendersi
noi
e
la
Jugoslavia
e
la
Romania
,
giungendo
sino
ai
confini
albanesi
.
Risolveranno
tutto
in
una
volta
.
E
sarà
la
loro
fine
»
.
Un
altro
scrittore
mi
cita
un
passo
profetico
d
'
un
giornalista
ceco
del
secolo
scorso
,
Hubert
Gordon
Schauer
,
il
quale
,
chiedendosi
che
cosa
sarebbe
avvenuto
se
l
'
impero
austriaco
si
fosse
frantumato
e
se
i
tedeschi
avessero
minacciato
la
Boemia
,
scrisse
nel
1886
le
parole
seguenti
:
«
Molti
dicono
che
ci
salverebbe
la
Russia
.
Ma
la
Russia
è
davvero
uno
Stato
amico
,
sono
i
russi
davvero
nostri
fratelli
,
disposti
a
difenderci
ad
ogni
costo
?
E
se
invece
ci
sacrificassero
al
germanesimo
,
se
ci
barattassero
con
assoluta
freddezza
in
cambio
della
Galizia
o
dei
Balcani
?
E
se
,
per
un
curioso
corso
della
sorte
,
fossimo
loro
assegnati
e
,
come
fanno
ora
coi
polacchi
,
ci
russificassero
o
,
come
coi
bulgari
,
ci
privassero
dell
'
autonomia
politica
?
So
che
vi
sono
alcuni
,
i
quali
gioiscono
a
questo
pensiero
,
ma
altri
che
rifuggono
dalla
russificazione
così
come
dal
germanismo
,
e
per
i
quali
il
giogo
fraterno
è
altrettanto
sgradevole
e
forse
anche
più
ripugnante
di
quello
straniero
.
Vi
sono
uomini
i
quali
,
se
si
presentasse
il
dilemma
:
tedeschizzarsi
o
russificarsi
,
rifletterebbero
con
sangue
freddo
da
qual
parte
verrebbe
maggior
giovamento
culturale
...
»
.
Il
problema
è
certo
cambiato
e
,
dopo
l
'
invasione
sovietica
,
si
pone
in
termini
nuovi
:
né
con
gli
uni
né
con
gli
altri
.
Ecco
perché
dall
'
inizio
delle
manovre
e
ancor
più
negli
ultimi
giorni
i
cecoslovacchi
,
con
risoluzioni
e
dibattiti
,
insistono
sulla
totale
neutralità
del
paese
.
Fatto
è
che
per
almeno
cento
anni
il
ricordo
dei
russi
(
per
non
parlare
dei
bulgari
e
dei
polacchi
)
sarà
equivalente
a
quello
dei
nazisti
,
e
la
stella
rossa
uguale
alla
croce
uncinata
:
l
'
inconsulta
goffaggine
dell
'
impero
sovietico
,
che
si
regge
sui
cingoli
e
sui
cannoni
,
fingendo
di
essere
eternamente
insidiato
da
eterne
controrivoluzioni
,
ha
messo
in
forse
l
'
esistenza
stessa
del
comunismo
in
un
paese
che
poteva
diventare
il
modello
di
una
moderna
società
comunista
.
A
meno
che
non
si
debba
concludere
che
democrazia
e
comunismo
siano
inconciliabili
.
Ma
,
in
questo
duello
tra
Davide
e
Golia
,
la
corazzata
ottusità
dei
sovietici
si
è
scontrata
con
l
'
inerme
tenacia
di
un
popolo
che
sa
essere
saldo
e
compatto
come
un
muro
di
piombo
,
uno
dei
più
caparbi
popoli
della
terra
,
che
non
tornerà
indietro
in
nessun
caso
.
C
'
è
da
augurarsi
che
il
Golem
sovietico
dai
piedi
ferrati
abbia
il
buon
senso
di
ritirarsi
e
che
non
perda
del
tutto
la
ragione
.
Se
lo
straniero
dovesse
restare
nel
territorio
cecoslovacco
,
si
troverà
come
nel
deserto
:
la
capacità
di
sabotaggio
e
di
difesa
passiva
della
nazione
cecoslovacca
è
infinita
.
Siamo
agli
inizi
di
una
nuova
resistenza
:
scioperi
,
ostentato
disprezzo
per
gli
occupanti
,
caccia
spietata
ai
collaborazionisti
,
proliferazione
di
libere
trasmittenti
.
Una
resistenza
che
si
vale
delle
risorse
dei
tempi
dell
'
Austria
e
del
periodo
del
protettorato
nazista
e
si
arricchisce
di
nuovi
trucchi
e
di
strabilianti
invenzioni
,
come
il
colloquio
coi
carristi
stranieri
,
per
insinuare
nei
loro
animi
il
dubbio
,
la
distruzione
di
sigle
,
targhe
,
numeri
e
nomi
di
strade
e
cartelli
,
la
segnalazione
delle
auto
degli
agenti
segreti
,
e
riesce
talvolta
,
con
una
tecnica
collaudata
nei
giorni
del
nazismo
,
persino
ad
avvisare
coloro
che
stanno
per
essere
arrestati
.
Nella
sua
Idea
di
uno
Stato
austriaco
lo
storico
ceco
Palacky
(
1865
)
affermò
:
«
Siamo
stati
prima
dell
'
Austria
,
saremo
ancora
dopo
di
essa
»
.
Potremmo
sostituire
alla
parola
«
Austria
»
la
parola
«
Unione
Sovietica
»
.
E
tutta
la
fede
nella
durata
e
nella
rinascita
di
questo
paese
,
che
non
vuol
vivere
,
come
diceva
Masaryk
,
«
sul
conto
degli
altri
,
dell
'
altrui
coscienza
»
,
non
attenua
l
'
angoscia
per
una
situazione
che
,
se
durasse
troppi
anni
,
farebbe
della
Cecoslovacchia
una
muta
ombra
,
uno
stagno
insidioso
ma
spento
,
riducendo
la
sua
vita
a
parvenza
di
vita
,
tarpando
i
suoi
impulsi
e
immiserendo
ancor
più
la
sua
economia
già
immiserita
da
vent
'
anni
di
disastri
.
Senza
pensare
ai
massacri
che
deriverebbero
da
eventuali
scoppi
di
disperata
rivolta
.
Ascoltando
ora
ogni
sera
la
meravigliosa
catena
di
stazioni
cecoslovacche
che
oppongono
la
voce
della
libertà
a
quella
nauseante
delle
stazioni
«
collaborazioniste
»
e
«
piratiche
»
,
ripenso
agli
amici
,
alle
loro
parole
:
«
Tu
tornerai
in
Occidente
,
ma
noi
...
chissà
che
cosa
ci
aspetta
»
.
Vorrei
nominarli
ad
uno
ad
uno
,
tutti
coloro
vicino
ai
quali
ho
trascorso
i
mesi
più
caldi
della
loro
rivoluzione
,
giornalisti
e
scrittori
,
quelli
che
già
lavorano
nel
sottosuolo
e
organizzano
la
lotta
clandestina
e
quelli
che
sono
stati
rapiti
con
metodi
da
Gestapo
.
Vorrei
rassicurarli
del
nostro
affetto
e
della
nostra
ammirazione
,
dir
loro
:
voi
siete
la
coscienza
del
mondo
.
Ma
so
che
le
parole
,
guaste
e
caricate
da
troppi
abusi
,
non
valgono
più
nulla
.
StampaPeriodica ,
C
'
è
qualcuno
!
Il
pensiero
atroce
le
attraversò
il
cervello
con
lo
spasimo
gelido
di
una
ferita
aperta
da
una
lama
aguzza
e
tagliente
,
e
si
fermò
alle
labbra
paralizzate
,
fra
i
denti
inchiodati
.
La
voce
era
morta
lì
,
in
gola
,
in
un
grido
di
spavento
improvviso
che
non
aveva
potuto
uscire
.
Orfana
di
padre
e
di
madre
,
senza
parenti
a
Berlino
,
dove
era
venuta
qualche
anno
prima
a
cercar
lavoro
,
Margherita
Staltz
abitava
,
sola
,
in
due
piccole
stanze
su
su
,
nell
'
alto
di
quel
casone
che
pareva
un
alveare
umano
che
ospitava
gente
di
ogni
risma
,
onesta
e
disonesta
,
con
visi
che
le
sembravano
sempre
nuovi
.
Negli
occhi
delle
donne
,
quasi
tutte
brutte
e
trascurate
,
ella
sorprendeva
sempre
un
'
espressione
di
curiosità
impertinente
,
di
malignità
invidiosa
;
nello
sguardo
degli
uomini
vecchi
e
giovani
,
ombre
e
balenii
malsani
di
cupidigie
torve
,
a
volte
più
chiaramente
svelate
da
goffe
o
triviali
galanterie
a
cui
ella
opponeva
il
suo
dignitoso
silenzio
e
un
rossore
che
dava
al
volto
pallido
e
caldo
un
'
animazione
delicata
e
più
suggestiva
.
Poiché
Margherita
Staltz
era
proprio
una
bella
ragazza
dalla
testa
ai
piedi
.
Provarsi
a
trovare
un
difetto
,
sul
serio
,
in
quel
suo
viso
di
madonna
bruna
,
in
quel
suo
corpo
svelto
e
morbido
,
statuario
!
Tutti
si
stupivano
che
non
avesse
già
un
marito
,
con
i
suoi
ventitré
anni
suonati
o
almeno
un
protettore
di
quelli
ricchi
.
È
una
superbiaccia
che
s
'
aspetta
forse
qualche
principe
o
qualche
nababbo
!
Così
si
diceva
nell
'
alveare
.
Nessuno
pensava
che
ella
potesse
essere
invece
una
buona
figliola
,
la
quale
sognava
il
suo
scampolo
di
felicità
in
un
'
esistenza
quieta
e
laboriosa
,
accanto
ad
un
uomo
che
le
volesse
bene
,
proprio
sul
serio
,
e
a
cui
volesse
un
bene
uguale
anche
lei
.
Margherita
Staltz
era
stata
,
quella
sera
,
a
casa
di
un
'
amica
,
la
quale
le
aveva
fatto
fare
tardi
.
Nulla
che
la
mettesse
in
sospetto
aveva
notato
entrando
,
e
aveva
cominciato
a
spogliarsi
per
andare
a
letto
.
La
sua
abitazione
era
formata
da
una
cucinetta
e
da
una
camera
più
vasta
,
con
in
fondo
,
rimpetto
alla
finestra
aperta
a
guardar
un
gran
mare
di
tetti
,
una
tenda
che
nascondeva
un
ripostiglio
.
È
là
che
ella
aveva
,
d
'
un
tratto
,
veduto
qualcosa
muoversi
,
e
guardando
meglio
,
perplessa
,
scorto
poi
in
basso
due
piedi
grossi
,
d
'
uomo
.
Un
tale
terrore
l
'
aveva
presa
,
subito
,
che
non
era
riuscita
ad
emettere
un
grido
,
un
'
invocazione
,
e
ora
rimaneva
là
,
mezzo
spogliata
ormai
,
immobile
,
con
gli
occhi
sbarrati
e
fissi
in
quelle
due
scarpe
che
non
sapeva
a
chi
appartenessero
ma
nelle
quali
intuiva
un
nemico
,
deciso
a
tutto
osare
,
se
aveva
potuto
nascondersi
nella
sua
camera
e
come
?
per
attenderla
.
Un
ladro
di
denaro
o
d
'
amore
?
...
Non
sapeva
e
non
osava
chiederselo
;
eppoi
non
vi
sarebbe
neppure
riuscita
.
Tutta
la
sua
vita
era
concentrata
nello
sguardo
fisso
su
quei
due
piedi
ignoti
.
D
'
improvviso
la
tenda
si
scostò
ed
un
uomo
apparve
,
alto
e
forte
,
vestito
di
scuro
,
il
cappello
a
cencio
calato
sugli
occhi
,
un
fazzoletto
nero
sul
volto
a
nasconderlo
,
per
non
essere
riconosciuto
.
Ragazza
,
se
sarete
buona
,
se
non
griderete
,
disse
con
tono
di
voce
falsato
se
non
chiamerete
aiuto
,
vi
prometto
che
la
vostra
vita
non
correrà
alcun
pericolo
.
Non
vi
chiedo
che
una
cosa
sola
:
spegnete
la
luce
elettrica
.
Voglio
restare
al
buio
;
è
necessario
.
Margherita
non
si
mosse
:
un
'
indicibile
angoscia
s
'
accentuava
sempre
di
più
nella
sua
persona
immota
.
Lo
sconosciuto
tirò
fuori
un
coltello
a
serramanico
e
fece
scattare
la
lama
.
Vi
giuro
che
,
se
non
spegnete
la
luce
,
vi
uccido
.
Sono
deciso
.
Obbedite
.
La
povera
fanciulla
sentiva
dietro
la
nuca
come
una
mano
di
gelo
,
e
le
parve
che
la
morte
fosse
già
dentro
le
sue
carni
,
lungo
le
vie
del
suo
sangue
,
in
uno
spaventoso
annientamento
.
Con
gesto
macchinale
,
istintivo
,
fuori
di
ogni
sua
volontà
,
ella
sollevò
la
destra
tremante
,
l
'
avvicinò
alla
peretta
della
luce
elettrica
,
e
premé
col
pollice
il
bottone
.
La
camera
s
'
immerse
nel
buio
profondo
e
un
attimo
di
silenzio
alto
e
cupo
passò
.
Ad
un
tratto
s
'
udirono
un
urto
violento
,
come
di
un
'
imposta
sbattuta
contro
il
muro
,
un
ansito
strano
,
pauroso
,
un
urlo
di
strazio
e
di
morte
,
il
rumore
di
una
lotta
fra
due
corpi
che
si
rotolano
al
suolo
,
poi
di
nuovo
il
silenzio
.
Pochi
minuti
dopo
l
'
uscio
,
spinto
con
forza
,
si
apriva
e
due
agenti
entravano
nella
stanza
e
accendevano
la
luce
.
Abbattuta
sul
letto
era
Margherita
Staltz
,
priva
di
sensi
:
ai
suoi
piedi
,
accovacciato
in
olimpica
tranquillità
,
un
grosso
cane
lupo
;
sul
pavimento
,
tra
il
sangue
che
gli
era
sgorgato
dalla
gola
squarciata
da
un
formidabile
morso
,
un
uomo
mascherato
.
Poco
dopo
un
bel
giovane
pallido
,
dall
'
aria
malata
,
comparve
sulla
soglia
e
camminando
a
fatica
s
'
avvicinò
alla
fanciulla
e
le
posò
la
mano
sulla
fronte
,
in
una
dolce
carezza
.
Il
cane
lupo
allora
si
rizzò
ed
emise
una
specie
di
gemito
,
come
di
protesta
.
Bravo
,
Dan
,
disse
il
giovane
,
tu
sei
il
migliore
degli
amici
,
e
il
più
perfetto
dei
cani
.
Ti
sei
meritato
tutta
la
mia
riconoscenza
.
E
,
volgendosi
ai
due
agenti
spiegò
:
Io
abito
di
fronte
a
questo
abbaino
,
e
conosco
la
signorina
di
vista
...
Ella
non
si
è
mai
accorta
di
me
,
mentre
io
...
Sì
,
voi
mi
comprendete
!
...
Sono
convalescente
da
una
lunga
malattia
,
e
passo
le
giornate
in
casa
,
vicino
alla
finestra
e
la
vista
di
questa
gentile
fanciulla
è
per
me
un
raggio
di
sole
.
Stasera
non
potevo
coricarmi
,
non
sarei
riuscito
a
prendere
sonno
:
ella
ritardava
tanto
a
rincasare
!
Eccola
finalmente
...
Mi
son
sentito
rinascere
;
ma
improvvisamente
ho
creduto
di
morire
:
un
uomo
,
un
bandito
,
era
nella
sua
camera
e
stava
per
farle
del
male
.
Ed
io
non
potevo
muovermi
,
non
potevo
correre
in
suo
aiuto
,
sebbene
solo
un
breve
spazio
,
fra
due
tetti
così
vicini
,
ci
dividesse
.
Un
'
idea
mi
balenò
:
il
mio
Dan
,
il
mio
bravo
cane
lupo
,
il
mio
valente
cane
poliziotto
.
E
m
'
è
bastato
farlo
salire
sul
tetto
e
indicargli
la
scena
,
per
vederlo
agire
con
la
prontezza
e
con
i
risultati
che
vedete
.
Poi
ho
chiamato
aiuto
e
vi
ho
fatto
avvertire
.
Il
vostro
nome
?
Max
Zorn
.
Oggi
Margherita
e
Max
sono
marito
e
moglie
e
Dan
ha
due
padroni
che
lo
adorano
.
StampaPeriodica ,
Roma
.
Durante
le
riprese
in
Tunisia
del
film
Mattei
,
diretto
da
Franco
Rosi
,
accadde
un
giorno
che
la
troupe
al
completo
si
allontanò
dal
set
per
una
breve
pausa
.
Sul
luogo
della
scena
rimase
Gian
Maria
Volonté
,
solo
,
a
capo
chino
,
assorto
nella
contemplazione
delle
proprie
scarpe
.
Sul
momento
nessuno
capì
bene
quell
'
insolita
concentrazione
,
poi
Rosi
ricordò
:
il
giorno
prima
aveva
mostrato
all
'
attore
alcune
fotografie
del
personaggio
e
Volonté
aveva
osservato
che
Mattei
usava
sedere
tenendo
le
punte
dei
piedi
molto
divaricate
.
Ciò
su
cui
si
stava
allenando
,
mentre
gli
altri
bevevano
il
loro
caffè
,
era
imitare
con
naturalezza
quel
tipico
atteggiamento
di
Mattei
.
L
'
aneddoto
lo
racconta
lo
stesso
Rosi
;
sul
minuscolo
schermo
della
moviola
scorrono
le
sembianze
di
Enrico
Mattei
che
è
in
realtà
Gian
Maria
Volonté
mentre
simula
la
sbrigativa
durezza
del
grande
manager
con
la
stessa
disinvoltura
con
cui
bofonchiava
il
lombardo
sgrammaticato
e
afono
del
tragico
Lulù
in
La
classe
operaia
va
in
paradiso
.
Descrivere
chi
è
Volonté
è
più
difficile
di
quanto
si
creda
;
un
Volonté
vero
e
unico
anzi
non
esiste
neanche
.
Il
Gian
Maria
in
carne
,
ossa
e
maglione
proletario
,
comunista
militante
,
nato
a
Milano
il
9
aprile
1933
,
è
molto
più
evanescente
del
meno
riuscito
dei
suoi
personaggi
.
Quando
parla
,
nella
vita
,
fissandosi
le
unghie
,
fumando
una
sigaretta
dopo
l
'
altra
,
sembra
un
libro
stampato
.
Stampato
,
naturalmente
,
a
cura
di
un
movimento
rivoluzionario
:
«
il
problema
è
»
,
«
nella
misura
in
cui
»
,
«
vorremmo
un
certo
tipo
di
rapporto
»
.
Poi
si
veste
,
si
trucca
,
e
diventa
un
commissario
di
polizia
,
un
operaio
,
un
Enrico
Mattei
estremamente
persuasivi
.
Per
questo
virtuosismo
trasformistico
,
insolito
nel
panorama
degli
attori
italiani
,
Volonté
è
diventato
quasi
d
'
improvviso
un
caso
.
Se
si
vedono
i
suoi
ultimi
quattro
film
(
i
tre
citati
più
il
Sacco
e
Vanzetti
)
una
sera
dopo
l
'
altra
non
ci
si
sottrae
al
dubbio
di
trovarsi
ancora
una
volta
di
fronte
a
quel
fenomeno
molto
italiano
del
mostro
che
viene
dal
nulla
,
di
quello
molto
bravo
(
a
correre
,
a
elaborare
equazioni
,
a
giocare
a
bridge
)
con
alle
spalle
non
una
schiera
di
concorrenti
battuti
ma
semplicemente
il
deserto
.
Come
si
spiega
insomma
che
ci
ritroviamo
un
attore
di
livello
mondiale
mentre
nessuno
lo
aspettava
?
Nel
1969
Gian
Maria
Volonté
,
partecipando
a
un
dibattito
dell
'
«
Espresso
»
sulla
condizione
dell
'
attore
aveva
fatto
propria
una
dichiarazione
della
Società
attori
italiani
(
SAI
)
nella
quale
tra
l
'
altro
si
diceva
:
«
La
categoria
degli
attori
ormai
da
tempo
ha
preso
coscienza
che
i
concetti
di
"
arte
"
,
"
missione
"
,
"
sacrificio
"
ecc.
sono
strumenti
di
repressione
usati
dal
potere
»
.
Per
fortuna
la
«
presa
di
coscienza
»
dettata
dalla
concitazione
di
quel
periodo
Volonté
l
'
ha
dimenticata
rapidamente
.
La
strada
che
invece
ha
seguito
è
stata
esattamente
quella
opposta
e
non
c
'
è
dubbio
che
buona
parte
della
sua
valentia
,
egli
la
debba
proprio
all
'
applicazione
singolarmente
tradizionalista
e
quasi
pedante
dei
concetti
di
«
arte
»
,
«
missione
»
e
«
sacrificio
»
.
Cominciamo
dall
'
arte
.
Chi
ricorda
le
sue
vecchie
interpretazioni
teatrali
sa
che
in
palcoscenico
Volonté
non
rende
quanto
al
cinema
.
Visto
tutto
intero
,
al
naturale
per
due
ore
di
seguito
,
Volonté
regge
la
prova
in
modo
dignitoso
e
basta
;
sul
palcoscenico
tende
a
confondersi
con
gli
altri
e
quando
emerge
è
per
una
grinta
dura
e
un
po
'
legnosa
non
sempre
piacevole
.
Anche
la
sua
voce
è
raramente
memorabile
:
quel
che
gli
manca
è
la
capacità
di
modulare
dalla
«
testa
»
al
«
petto
»
e
viceversa
,
quei
salti
d
'
ottava
che
ancora
oggi
non
si
possono
ascoltare
senza
un
fremito
di
corrotto
compiacimento
.
Al
cinema
invece
succede
tutto
íl
contrario
.
I
suoi
personaggi
sono
costruiti
a
tutto
tondo
completi
di
gesti
,
voce
,
tic
e
manie
personali
.
Facciamo
il
caso
di
Indagine
su
un
cittadino
,
la
particolare
petulanza
del
tono
di
voce
impiegato
dal
commissario
Volonté
per
chiamare
I
'
«
appuntato
Panunzio
»
ha
continuato
ad
essere
imitata
per
mesi
dopo
la
proiezione
della
pellicola
.
Ma
non
si
possono
dimenticare
neanche
il
sorriso
furbo
e
volgare
,
il
modo
di
pettinarsi
,
di
camminare
dondolando
le
spalle
per
i
corridoi
della
Questura
tra
l
'
ossequio
dei
subalterni
;
una
camminata
nella
quale
buona
parte
della
burocrazia
di
Stato
potrebbe
riconoscersi
senza
battere
ciglio
.
La
conclusione
naturalmente
è
che
la
diversità
non
è
in
Volonté
ma
nel
mezzo
.
Volonté
è
uno
straordinario
attore
di
cinema
perché
la
sua
costruzione
del
personaggio
parte
dai
dettagli
e
vive
di
questi
.
Del
resto
lo
dice
egli
stesso
:
«
Io
comincio
dal
copione
.
Ricopio
a
mano
dieci
,
quindici
,
venti
volte
tutta
la
mia
parte
battuta
per
battuta
.
Serve
a
farmi
capire
ogni
parola
di
ciò
che
poi
dovrò
dire
»
.
Questo
metodo
,
insolitamente
umile
,
Volonté
lo
ha
imparato
dai
vecchi
attori
dei
«
carri
di
Tespi
»
il
teatro
girovago
della
provincia
italiana
,
ultimi
baluardi
del
naturalismo
privo
di
complessi
.
Prima
di
iscriversi
all
'
Accademia
d
'
arte
drammatica
,
nel
1954
,
con
i
«
carri
di
Tespi
»
Volonté
ha
recitato
tre
anni
.
Aveva
diciotto
anni
,
il
suo
maestro
,
Alfredo
De
Sanctis
,
quasi
novanta
;
non
deve
essere
stato
gin
apprendistato
d
'
avanguardia
.
Del
resto
il
culto
della
tradizione
non
si
limita
alla
copiatura
delle
battute
.
Settimane
prima
che
si
cominciasse
Indagine
su
un
cittadino
la
casa
di
Volonté
era
tappezzata
di
fotografie
di
questori
e
commissari
di
polizia
.
Passeggiando
tra
quei
ritratti
l
'
attore
si
impadroniva
di
un
dito
nel
naso
,
un
sorriso
arrogante
,
un
mignolo
sollevato
con
finezza
sulla
tazza
del
cappuccino
.
Non
si
arriva
a
Ermete
Zacconi
che
vagava
per
gli
ospedali
ad
osservare
il
delirium
tremens
dal
vero
ma
l
'
indirizzo
è
quello
.
Elio
Petri
,
che
e
finora
il
regista
che
a
Volonté
ha
dato
di
più
,
spiega
se
lo
si
interroga
in
proposito
che
con
quel
metodo
l
'
attore
arriva
alla
«
ricostruzione
critica
del
personaggio
»
dopo
averlo
«
demolito
»
;
insomma
fa
quasi
balenare
Brecht
.
Altri
invece
ritengono
di
poter
dire
che
ci
si
trova
di
fronte
a
un
caso
clamoroso
di
recupero
romantico
e
naturalista
,
attitudini
che
d
'
altronde
si
accompagnano
molto
bene
a
quella
rivoluzionaria
come
,
per
altri
aspetti
,
l
'
impiego
del
dialetto
.
La
domanda
anzi
è
più
che
legittima
:
quanta
parte
della
fortuna
di
Volonté
è
legata
all
'
uso
del
dialetto
?
La
risposta
la
dà
Franco
Rosi
:
«
I
maggiori
personaggi
cinematografici
di
Volonté
»
dice
«
avevano
un
'
identità
facilitata
dai
loro
tic
e
dal
loro
dialetto
.
Non
voglio
sminuire
la
sua
bravura
nelle
parti
precedenti
ma
solo
dire
che
interpretando
Mattei
,
Volonté
si
è
messo
per
la
prima
volta
nelle
condizioni
più
difficili
per
un
attore
.
Mattei
veste
di
grigio
,
ha
sempre
il
cappello
in
testa
e
la
cravatta
al
collo
,
non
ha
inflessioni
riconoscibili
.
Insomma
ha
l
'
aspetto
esterno
di
un
italiano
qualsiasi
.
Eppure
anche
questa
è
,
secondo
me
,
un
'
interpretazione
di
grande
efficacia
»
.
Si
ricade
allora
su
un
'
altra
qualità
fondamentale
del
grande
interprete
:
la
capacità
mimetica
.
Da
questo
punto
di
vista
l
'
attore
è
veramente
quella
canna
vuota
di
cui
sí
parla
e
che
gli
altri
costringono
(
o
che
si
costringe
da
sé
)
a
risuonare
in
cento
modi
diversi
.
Nessun
dubbio
che
anche
Alberto
Sordi
o
Vittorio
Gassman
siano
ottimi
attori
;
il
loro
limite
però
è
nel
dare
vita
,
film
dopo
film
,
a
tanti
diversi
episodi
di
un
personaggio
sempre
uguale
a
se
stesso
:
il
romano
un
po
'
vile
di
Sordi
,
il
maldestro
spaccamontagne
di
Gassman
.
L
'
agilità
di
Volonté
invece
arriva
direttamente
da
una
tradizione
che
consentiva
agli
attori
di
un
tempo
di
interpretare
con
la
stessa
disinvolta
indifferenza
Amleto
o
Come
le
foglie
.
Nessuna
meraviglia
allora
se
la
comicità
di
Sordi
risulta
leggermente
straniata
a
Cuneo
e
incomprensibile
a
Zurigo
mentre
della
mimica
«
meridionale
»
del
commissario
di
Indagine
si
può
godere
ugualmente
a
Roma
e
a
New
York
.
Tutti
questi
vantaggi
presentano
un
solo
rischio
:
l
'
istrionismo
,
pericolo
sul
quale
Elio
Petri
è
disposto
a
concordare
con
il
correttivo
però
che
tutti
i
grandi
attori
sono
degli
istrioni
:
«
Barrymore
,
Marlon
Brando
,
Eduardo
,
Jouvet
,
Jean
Gabin
.
La
differenza
tra
un
attore
e
una
persona
normale
è
che
il
primo
è
capace
di
catturare
il
lato
istrionesco
e
farlo
diventare
riconoscibile
,
gli
altri
no
»
.
Vediamo
ora
il
secondo
aspetto
:
la
«
missione
»
.
Anche
da
questo
punto
di
vista
Volonté
ha
modelli
famosi
e
anch
'
essi
,
per
fatalità
,
ottocenteschi
:
Gustavo
Modena
e
la
piccola
schiera
di
attori
patrioti
e
democratici
che
agirono
durante
il
Risorgimento
.
Gian
Maria
Volonté
non
è
un
patriota
ma
è
sicuramente
un
democratico
,
comunque
la
sua
parentela
con
Modena
è
evidente
.
Nel
1831
,
quando
scoppiarono
i
moti
carbonari
,
Gustavo
Modena
abbandonò
improvvisamente
la
sua
attività
di
attore
e
corse
a
combattere
accanto
ai
liberali
a
Rimini
e
ad
Ancona
.
Nel
1968
,
scoppiata
la
contestazione
studentesca
,
Gian
Maria
Volonté
rompe
improvvisamente
il
contratto
per
il
film
Metti
una
sera
a
cena
e
si
unisce
ai
gruppi
della
sinistra
più
intransigente
.
Nel
1839
Gustavo
Modena
allestisce
per
la
prima
volta
al
Queen
'
s
Theatre
di
Londra
alcune
scene
della
Divina
Commedia
.
È
uno
spettacolo
che
in
seguito
riprenderà
molto
spesso
perché
gli
consente
di
«
realizzare
il
sogno
di
un
'
arte
politica
»
.
Nel
1969
Gian
Maria
Volonté
allestisce
alla
stazione
Termini
di
Roma
una
scena
di
teatro
di
strada
con
tre
personaggi
:
«
il
disoccupato
»
,
«
l
'
operaio
»
,
«
la
viaggiatrice
»
riuscendo
a
coinvolgere
tre
o
quattrocento
viaggiatori
in
arrivo
e
in
partenza
.
Nel
1849
Gustavo
Modena
partecipa
alla
difesa
della
Repubblica
romana
;
nelle
pause
del
combattimento
recita
negli
ospedali
in
favore
dei
feriti
.
Durante
l
'
autunno
caldo
Gian
Maria
Volonté
alterna
recite
e
dibattiti
politici
nelle
fabbriche
occupate
,
durante
scioperi
e
cortei
.
Dopo
queste
attività
alcuni
extraparlamentari
di
particolare
intransigenza
rimproverano
a
Volonté
la
sua
partecipazione
ai
primi
due
western
di
Sergio
Leone
con
lo
pseudonimo
di
John
Wells
.
La
verità
è
che
nella
sua
carriera
Volonté
non
ha
avuto
più
cedimenti
di
quanti
non
ne
giustifichi
la
ricerca
iniziale
di
un
ruolo
,
di
uno
stile
e
probabilmente
di
una
paga
.
Se
ha
interpretato
Per
un
pugno
di
dollari
,
se
ha
partecipato
alle
avventure
di
Maigret
in
televisione
,
se
ha
recitato
Goldoni
è
anche
vero
che
nel
1960
Volonté
ha
fatto
in
teatro
Sacco
e
Vanzetti
,
nel
'62
ha
girato
Un
uomo
da
bruciare
(
storia
di
Salvatore
Carnevale
)
,
nel
'63
Il
terrorista
,
nel
'64
ha
messo
in
scena
Il
Vicario
di
Hochhuth
nel
retrobottega
della
libreria
Feltrinelli
di
Roma
dopo
che
la
polizia
ne
aveva
impedito
la
rappresentazione
in
teatro
.
«
Io
»
dice
oggi
Volonté
«
scelgo
i
film
che
devo
fare
e
se
non
è
un
soggetto
impegnato
in
un
senso
politico
preciso
non
lo
faccio
.
»
Dopo
l
'
arte
e
la
missione
,
l
'
ultimo
aspetto
è
il
«
sacrificio
»
.
L
'
argomento
è
delicato
poiché
il
sacrificio
di
Volonté
è
soprattutto
economico
e
il
rischio
è
di
fornire
non
dati
o
valutazioni
ma
pettegolezzi
.
Comunque
poiché
si
sa
che
un
attore
,
come
d
'
altronde
ogni
altro
professionista
,
ha
una
sua
quotazione
ufficiale
,
si
può
anche
sapere
che
quella
di
Volonté
,
in
puri
termini
di
mercato
,
si
aggira
sui
150
milioni
a
pellicola
.
Quando
interpretò
il
primo
filmi
di
Sergio
Leone
,
Volonté
ebbe
come
compenso
1
milione
e
200
mila
lire
.
Al
secondo
western
Per
qualche
dollaro
in
più
,
4
milioni
e
mezzo
.
Anche
se
la
sua
quotazione
si
è
moltiplicata
per
trenta
,
quaranta
volte
in
pochi
anni
,
registi
e
produttori
sanno
che
se
il
soggetto
è
«
impegnato
in
senso
politico
preciso
»
Volonté
accetta
di
farlo
per
molto
meno
,
«
questo
»
dice
il
regista
Giuliano
Montaldo
«
a
me
sembra
un
vero
capitale
per
il
cinema
italiano
.
Un
regista
anche
poco
conosciuto
sa
che
se
il
suo
soggetto
è
buono
può
contare
su
un
attore
di
prima
grandezza
allo
stesso
costo
con
cui
se
ne
assicurerebbe
uno
di
secondo
piano
»
.
Ma
la
disponibilità
di
Volonté
non
si
esaurisce
sul
set
.
Come
nel
film
La
classe
operaia
,
nell
'
appartamento
di
Volonté
è
un
andirivieni
ininterrotto
di
rappresentanti
di
tutti
i
gruppi
della
sinistra
che
sono
indubbiamente
molti
e
tutti
in
gara
tra
loro
nel
dissimulare
la
riconoscenza
sotto
la
grinta
rivoluzionaria
.
Chi
scrive
ha
sentito
personalmente
uno
di
loro
commentare
in
pubblico
:
«
Però
,
con
quello
che
guadagna
,
solo
mezzo
milione
ha
dato
»
.
La
verità
su
questo
attore
è
un
paradosso
:
Volonté
sembra
un
tipo
di
interprete
nuovo
perché
in
realtà
è
talmente
antico
che
si
è
persa
la
memoria
del
modello
al
quale
risale
.
La
sua
aderenza
al
canone
del
grande
attore
naturalistico
di
tradizione
italiana
è
perfetta
.
Anche
ad
esempio
nel
suo
modo
di
comportarsi
in
scena
,
prima
di
cominciare
a
girare
;
nel
suo
bisogno
quasi
quotidiano
di
essere
spiritualmente
medicato
e
rassicurato
circa
i
fini
del
film
e
l
'
ideologia
che
lo
sorregge
,
o
anche
a
proposito
di
una
vicenda
personale
,
di
una
conversazione
avuta
la
sera
precedente
.
Elio
Petri
dice
:
«
Credo
che
gli
attori
abbiano
lo
straordinario
incanto
di
essere
come
bambini
.
L
'
infanzia
è
l
'
età
nella
quale
si
gioca
ai
travestimenti
;
passata
quella
ognuno
assume
il
suo
ruolo
fisso
,
eccetto
gli
attori
che
possono
continuare
a
giocare
per
tutta
la
vita
»
.
StampaPeriodica ,
Per
quell
'
uomo
ho
sacrificato
tutto
,
la
mia
felicità
familiare
,
la
stima
dei
miei
congiunti
e
dei
miei
amici
,
la
considerazione
pubblica
.
Nessuno
fino
ad
oggi
aveva
potuto
sollevare
un
dubbio
sull
'
onestà
di
doña
Juana
Despego
,
gettare
sulla
sua
persona
e
sul
suo
nome
un
'
ombra
.
Ora
non
è
più
così
e
non
me
ne
lagno
.
Di
quello
che
ho
perduto
mi
compensa
largamente
la
gioia
che
questo
amore
mi
dà
.
Amo
e
sono
amata
.
Non
è
la
vita
,
la
vera
vita
questa
?
Ciascuno
ha
le
sue
idee
in
proposito
rispose
,
dopo
un
momento
di
silenzio
,
la
persona
a
cui
doña
Juana
Despego
faceva
il
suo
sfogo
confidenziale
.
Io
la
penso
diversamente
da
te
...
ma
tu
non
hai
figli
e
sei
stata
costretta
ad
unirti
ad
un
uomo
che
non
amavi
...
Ecco
le
tue
scuse
.
Devi
però
riconoscere
,
Carmen
,
che
ho
fatto
dei
grandi
sacrifici
,
per
lui
...
È
vero
e
speriamo
ch
'
egli
li
meriti
da
parte
tua
...
Sta
'
però
in
guardia
,
cara
;
Jorge
Cablado
è
un
artista
e
ha
le
virtù
e
i
difetti
della
sua
classe
.
È
bello
,
giovane
e
ha
il
fascino
della
voce
...
Un
giorno
diventerà
un
grande
tenore
se
non
si
rovina
;
lo
dicono
tutti
i
competenti
.
Ma
è
esposto
a
continue
tentazioni
,
ed
è
tanto
volubile
...
Vuoi
un
consiglio
sincero
,
da
chi
ti
è
proprio
amica
?
...
Non
ti
scaldare
troppo
,
non
ti
fare
soverchie
illusioni
,
legami
come
questi
si
annodano
rapidamente
,
ma
,
spesso
,
con
altrettanta
rapidità
si
sciolgono
...
A
queste
parole
doña
Juana
Despego
si
drizzò
,
rigida
e
pallidissima
,
dinanzi
all
'
amica
A
Jorge
ho
dato
tutto
quello
che
di
più
prezioso
possedevo
,
disse
con
tagliente
freddezza
,
e
l
'
ho
dato
con
l
'
entusiasmo
del
mio
cuore
e
la
dedizione
della
mia
anima
,
gli
sono
fedele
,
e
lo
credo
a
me
fedele
altrettanto
.
Guai
a
lui
se
mi
ingannasse
!
L
'
amica
l
'
afferrò
di
scatto
fra
le
sue
braccia
e
la
strinse
a
sé
.
Cara
,
cara
...
mormorò
Sei
bella
così
,
e
non
so
quale
uomo
potrebbe
non
amarti
...
Per
il
bene
che
ti
voglio
mi
auguro
di
ingannarmi
.
Si
separarono
.
Rimasta
sola
,
doña
Juana
Despego
si
buttò
a
sedere
su
una
poltrona
,
si
prese
il
volto
tra
le
mani
e
ruppe
in
pianto
.
Mi
ha
avvelenata
l
'
anima
quella
donna
,
gettando
nella
mia
fede
il
germe
del
dubbio
...
La
gelosia
!
E
se
fosse
proprio
come
Carmen
mi
ha
detto
?
Jorge
Cablado
però
si
mostrava
così
innamorato
della
bella
dama
la
più
bella
e
corteggiata
di
tutta
Mendoza
che
ella
preferì
abbandonarsi
alle
sue
illusioni
di
prima
.
Qualche
tempo
passò
in
questa
dolce
fiducia
,
quando
una
lettera
anonima
rivelò
a
doña
Juana
la
crudele
verità
:
il
bel
tenore
la
tradiva
,
un
'
altra
donna
era
entrata
nella
sua
vita
;
con
la
forza
di
un
nuovo
amore
o
con
la
fatuità
di
un
capriccio
?
...
Che
importava
?
Ella
si
sentì
crudelmente
offesa
,
umiliata
e
con
l
'
istinto
della
sua
razza
,
che
le
riuniva
nelle
sue
vene
sangue
spagnolo
e
sangue
indiano
,
sentì
germogliare
,
indomabile
,
il
desiderio
della
vendetta
.
La
lettera
anonima
era
precisa
nei
particolari
:
«
Jorge
non
conosce
,
né
ha
mai
conosciuto
,
la
fedeltà
:
in
ogni
città
dove
si
reca
per
cantare
,
miete
nel
campo
femminile
...
Evita
le
avventure
fra
le
belle
compagne
di
scena
,
perché
troppo
compromettenti
;
ma
fuori
!
...
Voi
,
doña
Juana
,
potete
constatarlo
,
recandovi
di
nascosto
a
Conception
,
ove
egli
attualmente
canta
,
e
verificare
i
motivi
delle
sue
visite
in
via
della
Cruz
Roja
»
.
Avuta
la
prova
della
triste
verità
,
doña
Juana
Despego
non
pianse
,
non
si
disperò
,
non
supplicò
.
Attese
.
Jorge
Cablado
ritornò
a
Mendoza
.
Vi
doveva
cantare
,
fra
l
'
altro
,
la
Tosca
.
I
due
si
rividero
,
e
da
entrambe
le
parti
la
finzione
fu
perfetta
;
nessuno
si
sarebbe
mai
accorto
che
l
'
antico
sentimento
profondo
era
morto
fra
loro
.
La
bella
tradita
non
mancò
una
sola
volta
alle
rappresentazioni
.
All
'
ultima
replica
di
Tosca
,
prima
che
lo
spettacolo
incominciasse
,
ella
ricevette
la
misteriosa
visita
di
un
individuo
che
prendeva
ogni
precauzione
per
non
essere
notato
.
Ebbene
?
domandò
all
'
uomo
che
le
compariva
dinanzi
.
-
Tutto
pronto
?
Sì
,
señora
,
i
fucili
,
carichi
a
polvere
,
sono
stati
sostituiti
poco
fa
con
altri
carichi
a
pallottola
,
e
l
'
uomo
che
voi
odiate
cadrà
come
Cavaradossi
,
ma
colpito
da
piombo
autentico
.
Nessuno
sospetta
di
nulla
.
Le
armi
sono
state
inviate
al
teatro
col
pretesto
che
quelle
già
adoperate
si
erano
guastate
e
perciò
dovevano
essere
sostituite
.
Il
custode
,
non
avendo
nessun
motivo
di
sospetto
,
le
ha
ritirate
,
ed
ha
consegnato
in
cambio
quelle
vecchie
.
Tutto
andrà
a
seconda
dei
vostri
desideri
.
Doña
Juana
prese
da
un
forziere
un
pacco
di
biglietti
di
banca
e
li
consegnò
al
misterioso
visitatore
che
ringraziò
e
,
salutando
profondamente
,
si
allontanò
,
con
le
stesse
precauzioni
che
aveva
adoperate
venendo
.
Calma
,
silenziosa
,
decisa
,
la
vendicativa
signora
indossò
il
suo
più
bell
'
abito
da
sera
,
quindi
si
recò
a
teatro
prendendo
posto
nel
suo
palco
.
Lo
spettacolo
si
svolse
senza
alcun
incidente
.
Cavaradossi
cantò
la
celebre
romanza
con
un
'
espressione
ancor
più
appassionata
del
solito
,
e
quando
giunse
il
plotone
di
gendarmi
che
doveva
fucilarlo
,
andò
a
porsi
al
consueto
posto
,
con
la
serenità
di
chi
non
ha
il
minimo
sospetto
.
Osservandolo
,
doña
Juana
,
ebbe
un
attimo
di
commozione
,
e
sentì
una
voce
interna
che
le
diceva
:
«
Impedisci
l
'
orribile
dramma
,
finché
sei
ancora
in
tempo
!
»
.
Ma
la
selvaggia
natura
che
in
lei
sopravviveva
,
l
'
orgoglio
e
l
'
amore
offesi
,
la
voluttà
crudele
della
vendetta
ebbero
il
sopravvento
.
No
,
deve
morire
!
mormorò
a
denti
stretti
.
Ecco
il
momento
atteso
:
i
fucili
si
levano
,
si
abbassano
,
prendono
la
mira
.
Nel
palco
,
doña
Juana
,
livida
in
volto
,
si
ritrae
un
poco
,
comprimendosi
il
cuore
:
le
sembra
che
ella
morrà
,
con
lui
,
con
l
'
uomo
che
tanto
ha
amato
e
odiato
,
uccisa
dal
dolore
e
dal
furore
.
Il
comando
di
morte
è
dato
,
eppure
i
gendarmi
sulla
scena
hanno
un
attimo
di
esitazione
...
Si
direbbe
che
sentano
di
non
dovere
sparare
.
Poi
una
scarica
e
Cavaradossi
cade
,
avanti
,
come
le
altre
sere
,
senza
un
grido
.
Magistralmente
!
Doña
Juana
si
cela
il
volto
nelle
mani
,
mentre
il
sipario
cala
e
l
'
uditorio
prorompe
in
applausi
frenetici
.
Poi
la
tela
si
rialza
.
Doña
Juana
solleva
gli
occhi
e
guarda
.
Jorge
Cablado
è
là
,
ritto
,
sorridente
,
e
s
'
inchina
a
ringraziare
,
dando
la
mano
a
Tosca
.
Che
è
avvenuto
?
...
Una
mano
misteriosa
,
poco
prima
,
aveva
consegnato
al
direttore
di
scena
un
biglietto
con
queste
parole
:
«
Per
carità
,
fate
sparare
in
alto
;
le
armi
sono
cariche
a
palla
,
per
vendetta
contro
Jorge
Cablado
»
.
E
il
direttore
di
scena
aveva
dato
l
'
ordine
in
tempo
.
Doña
Juana
Despego
non
aveva
avuto
la
mano
felice
,
nello
scegliere
il
suo
complice
.
Era
caduta
sopra
un
ammiratore
di
...
Cavaradossi
!
StampaPeriodica ,
Quante
volte
negli
ultimi
quindici
anni
si
è
provato
ad
immaginare
in
che
modo
Abdel
Gamal
Nasser
sarebbe
uscito
dalla
scena
politica
?
Pochi
ammettevano
che
egli
sarebbe
morto
,
come
invece
è
avvenuto
,
per
malattia
naturale
,
nel
suo
palazzo
presidenziale
del
Cairo
.
Specie
in
Italia
dove
un
buon
numero
di
commentatori
politici
e
uomini
pubblici
sembrava
non
aver
dubbi
in
proposito
:
il
presidente
egiziano
avrebbe
finito
i
suoi
giorni
in
modo
violento
,
vittima
di
un
attentato
da
parte
di
uno
dei
suoi
molti
nemici
o
processato
sommariamente
e
giustiziato
come
si
conveniva
ad
un
«
dittatore
fascista
»
del
suo
stampo
.
Coloro
che
a
lungo
hanno
detto
e
scritto
queste
cose
,
con
incredibile
e
puntuale
monotonia
(
anche
se
oggi
tendono
a
dimenticare
simili
giudizi
)
non
dimostravano
solo
una
approssimativa
conoscenza
della
natura
del
fascismo
(
che
come
movimento
reazionario
di
massa
,
antioperaio
e
antisindacale
,
presuppone
l
'
esistenza
di
una
società
industriale
sviluppata
)
;
ma
ancor
più
rivelavano
di
ignorare
le
tradizioni
,
le
strutture
sociali
e
culturali
,
i
problemi
e
quindi
le
condizioni
di
vita
politica
dei
paesi
arretrati
del
Terzo
Mondo
ai
quali
l
'
Egitto
indubbiamente
apparteneva
e
ancor
oggi
appartiene
.
Le
masse
che
la
sera
di
lunedì
,
al
momento
in
cui
radio
Cairo
ha
dato
l
'
annuncio
della
morte
di
Nasser
,
si
sono
riversate
piangenti
nelle
strade
e
nelle
piazze
della
capitale
egiziana
,
hanno
dato
la
migliore
risposta
circa
il
carattere
dittatoriale
del
governo
dell
'
uomo
appena
scomparso
.
Il
fatto
tuttavia
che
questi
giudizi
abbiano
a
lungo
prevalso
specie
in
Italia
,
ha
avuto
un
peso
notevole
nell
'
evoluzione
politica
del
Medio
Oriente
.
Solo
in
uno
sfondo
di
estremismo
si
possono
spiegare
infatti
le
successive
decisioni
«
punitive
»
dell
'
Occidente
,
dal
rifiuto
della
vendita
di
armi
della
primavera
1955
all
'
improvviso
ritiro
del
finanziamento
per
la
diga
di
Assuan
,
fino
alla
follia
della
spedizione
anglo
francese
di
Suez
dell
'
ottobre
1956
e
alla
guerra
fredda
degli
anni
successivi
.
Nessuno
può
sapere
quali
,
in
circostanze
diverse
,
sarebbero
stati
gli
sviluppi
di
questo
scacchiere
così
delicato
e
fondamentale
.
È
certo
che
a
distanza
di
anni
,
dopo
tutto
quello
che
da
allora
è
successo
nel
mondo
,
dopo
che
le
potenze
ex
coloniali
hanno
dovuto
incassare
ben
altri
colpi
al
loro
orgoglio
e
al
loro
prestigio
,
appare
chiaro
che
col
suo
boicottaggio
verso
il
leader
dei
giovani
ufficiali
egiziani
l
'
Occidente
dimostrava
solo
la
propria
inadeguatezza
a
comprendere
il
moto
storico
di
fronte
al
quale
si
trovava
,
la
propria
incapacità
ad
accettare
il
tentativo
dei
popoli
sottosviluppati
di
liberarsi
dai
vincoli
e
dalle
servitù
a
cui
ancora
erano
sottoposti
.
Le
maggiori
doti
di
intuizione
furono
dimostrate
,
in
quegli
anni
decisivi
,
dai
dirigenti
del
nuovo
Stato
ebraico
,
nato
da
poco
in
Palestina
.
Sono
ormai
alcuni
anni
che
David
Ben
Gurion
non
nasconde
la
sua
ammirazione
per
Abdel
Gamal
Nasser
,
gli
attribuisce
in
pubbliche
dichiarazioni
e
interviste
la
qualifica
di
grande
uomo
di
Stato
e
di
vero
patriota
.
Se
queste
frasi
dimostrano
un
ripensamento
e
una
correzione
di
precedenti
errori
di
valutazione
,
vanno
accolte
come
tali
.
Ma
i
fatti
dimostrano
che
furono
proprio
Ben
Gurion
e
gli
uomini
a
lui
più
vicini
,
che
sono
poi
quelli
che
costituiscono
l
'
attuale
gruppo
dirigente
israeliano
,
ad
indirizzare
i
rapporti
tra
Tel
Aviv
e
il
Cairo
in
una
strada
senza
uscita
e
a
non
apprezzare
le
opportunità
che
offriva
l
'
ascesa
al
potere
dei
giovani
ufficiali
autori
del
colpo
di
Stato
contro
Faruk
.
Salito
al
potere
con
un
programma
di
riforme
interne
,
Nasser
cercò
infatti
,
nei
primi
anni
del
suo
governo
,
di
smorzare
i
risentimenti
nati
dalla
guerra
anti
-
israeliana
del
194849
.
Questa
azione
avrebbe
avuto
successo
?
A
poco
a
poco
si
sarebbe
arrivati
ad
un
modus
vivendi
accettabile
da
entrambe
le
parti
e
infine
ad
una
vera
pace
?
Difficile
oggi
dirlo
.
È
però
accertato
che
,
mentre
una
parte
dell
'
opinione
pubblica
e
della
stessa
classe
dirigente
israeliana
(
compreso
il
primo
ministro
del
periodo
a
cavallo
tra
il
195455
Moshe
Sharett
)
cercava
di
approfittare
della
situazione
favorevole
per
raggiungere
un
'
intesa
col
Cairo
(
ed
in
effetti
in
quei
mesi
vi
furono
contatti
indiretti
tra
egiziani
e
Israele
attraverso
l
'
ambasciatore
indiano
al
Cairo
,
lo
storico
K.M.
Panikkar
,
e
il
leader
socialista
maltese
Dom
Mintoff
)
,
Ben
Gurion
e
i
suoi
amici
si
muovevano
in
direzione
esattamente
opposta
.
I
loro
sforzi
si
concretarono
prima
nel
complotto
che
va
sotto
il
nome
di
«
affare
Lavon
»
(
il
tentativo
di
organizzare
,
nell
'
estate
del
1954
,
una
serie
di
attentati
in
edifici
di
proprietà
inglese
e
americana
in
Egitto
,
in
modo
da
spingere
Londra
e
Washington
a
scagliarsi
contro
Nasser
e
possibilmente
ad
abbatterlo
)
e
poi
,
otto
mesi
più
tardi
,
nella
spedizione
punitiva
contro
i
campi
dell
'
esercito
egiziano
a
Gaza
che
,
in
risposta
ad
un
limitato
incidente
di
frontiera
,
provocò
la
morte
di
38
soldati
del
Cairo
.
Ben
Gurion
in
quel
momento
era
ritornato
al
governo
,
come
ministro
della
Difesa
,
esattamente
da
due
settimane
.
Otto
mesi
più
tardi
avrebbe
sostituito
Sharett
alla
testa
del
governo
.
La
macchina
che
nell
'
ottobre
del
1956
doveva
portare
alla
prima
campagna
del
Sinai
era
stata
ormai
messa
in
moto
.
L
'
occasione
propizia
offerta
dalla
formazione
al
Cairo
di
un
governo
di
uomini
nuovi
e
non
legati
all
'
impostazione
del
passato
era
stata
definitivamente
perduta
.
Dovevano
passare
esattamente
undici
anni
,
con
in
mezzo
una
nuova
guerra
,
perché
si
tornasse
a
creare
una
situazione
altrettanto
suscettibile
di
sviluppi
positivi
.
Nella
primavera
del
1967
Nasser
,
forse
ingannato
dai
siriani
,
forse
spinto
dai
russi
,
certo
preso
in
un
ingranaggio
che
presto
non
sarebbe
riuscito
più
a
controllare
,
aveva
posto
a
Israele
,
con
la
chiusura
dello
stretto
di
Tiran
,
un
ultimatum
che
lo
Stato
ebraico
,
non
a
torto
,
considerava
inaccettabile
.
La
guerra
che
era
scoppiata
all
'
inizio
di
giugno
aveva
avuto
per
l
'
Egitto
e
per
l
'
intero
fronte
arabo
conseguenze
disastrose
.
Ma
a
distanza
di
due
mesi
,
nonostante
la
rapida
ricostruzione
del
suo
esercito
da
parte
dell
'
URSS
,
Nasser
appariva
disposto
a
trarre
le
conseguenze
da
quanto
era
accaduto
.
Nonostante
le
apparenze
e
gli
slogan
propagandistici
(
i
tre
no
:
alle
trattative
dirette
,
al
riconoscimento
di
Israele
,
ad
un
trattato
di
pace
)
fu
esattamente
questo
il
significato
del
vertice
arabo
di
Kartum
.
Nasser
si
separava
dagli
estremisti
,
smentiva
pubblicamente
i
palestinesi
che
,
attraverso
il
loro
screditato
leader
Shukeri
,
seguitavano
a
invocare
la
distruzione
di
Israele
,
e
si
dichiarava
partigiano
di
una
«
soluzione
politica
»
.
La
vera
portata
di
questa
scelta
apparve
chiara
nel
giro
di
poche
settimane
,
quando
il
governo
del
Cairo
dichiarò
di
accettare
senza
condizioni
la
risoluzione
del
Consiglio
di
Sicurezza
dell
'
ONU
del
22
settembre
1967
(
mentre
israeliani
,
e
siriani
,
si
rifiutavano
di
fare
altrettanto
)
.
Si
può
dire
che
da
allora
questa
decisione
abbia
sempre
costituito
il
filo
conduttore
della
politica
del
Cairo
.
Sia
pure
attraverso
gli
alti
e
bassi
dettati
dalla
tattica
diplomatica
e
dalle
complesse
necessità
della
situazione
interna
e
internazionale
,
Nasser
ha
insistito
sulla
possibilità
di
trovare
un
accordo
negoziato
,
ha
spostato
il
discorso
dal
problema
dell
'
esistenza
di
Israele
a
quello
delle
sue
frontiere
,
fino
ad
accettare
,
nel
luglio
scorso
,
il
piano
Rogers
e
a
tentare
,
pochi
giorni
prima
della
sua
scomparsa
,
la
mediazione
del
conflitto
giordano
.
Questa
ultima
iniziativa
e
gli
avvenimenti
che
l
'
hanno
immediatamente
preceduta
presentano
aspetti
ancora
tutt
'
altro
che
chiari
.
Per
i
primi
due
giorni
dello
scontro
tra
i
beduini
e
i
movimenti
di
resistenza
di
Arafat
e
di
Habash
,
il
Cairo
tace
;
solo
al
terzo
giorno
,
quando
si
profila
il
massacro
dell
'
intera
comunità
palestinese
,
l
'
Egitto
interviene
per
ammonire
Hussein
e
per
arrestare
i
combattimenti
.
Nel
complesso
Nasser
sembra
desiderare
non
la
distruzione
della
guerriglia
ma
certo
un
suo
ridimensionamento
,
possibilmente
sotto
la
guida
del
suo
leader
più
moderato
Yassir
Arafat
.
Realisticamente
il
leader
egiziano
si
rende
infatti
conto
che
,
mentre
una
pace
in
Medio
Oriente
non
potrà
mai
essere
trovata
se
non
verranno
riconosciute
le
giuste
esigenze
del
popolo
palestinese
,
chiedere
la
formazione
di
uno
Stato
unitario
di
arabi
,
ebrei
e
cristiani
(
come
vogliono
Habash
e
Hawtmeh
)
equivale
ad
allontanare
per
sempre
ogni
prospettiva
di
soluzione
negoziata
.
Il
discorso
di
Nasser
si
interrompe
a
questo
punto
e
i
dubbi
che
esso
avrebbe
potuto
essere
proseguito
fino
al
conseguimento
di
un
risultato
positivo
sono
,
oggi
non
meno
di
ieri
,
legittimi
.
Ci
si
può
chiedere
infatti
se
Israele
avrebbe
mai
finito
per
rinunziare
alle
sue
aspirazioni
annessionistiche
,
se
l
'
intera
comunità
palestinese
avrebbe
accettato
la
leadership
di
Arafat
,
se
Hussein
non
avrebbe
ancora
una
volta
ceduto
ai
suoi
estremisti
decisi
a
raggiungere
un
accordo
con
Tel
Aviv
sopra
i
cadaveri
della
guerriglia
,
se
la
Siria
avrebbe
mai
abbandonato
il
campo
degli
intransigenti
.
Ma
nel
caos
della
situazione
mediorientale
quello
del
leader
egiziano
rappresentava
il
solo
filo
logico
,
il
solo
punto
di
riferimento
per
chi
mirava
ad
una
sia
pure
lenta
e
progressiva
pacificazione
.
Ora
invece
le
forze
centrifughe
rischiano
di
prevalere
in
ogni
campo
.
I
n
primo
luogo
tra
i
palestinesi
.
Nasser
,
infatti
,
con
il
suo
immenso
prestigio
poteva
coprire
Arafat
nella
fase
difficile
di
sganciamento
dagli
slogan
massimalistici
e
di
avvicinamento
a
tesi
più
compatibili
con
la
reale
situazione
e
con
i
reali
rapporti
di
forza
.
Sadat
o
qualsiasi
altro
leader
del
Cairo
non
potrà
fare
altrettanto
.
Per
quanto
riguarda
il
futuro
dell
'
Egitto
,
ogni
ipotesi
è
possibile
.
Si
potrà
assistere
alla
riapparizione
di
vecchie
forze
politiche
(
come
i
Fratelli
musulmani
)
,
ad
una
lotta
per
il
potere
tra
le
varie
tendenze
dell
'
esercito
e
l
'
Unione
socialista
araba
o
,
infine
,
alla
caduta
del
paese
in
uno
stato
di
disgregazione
e
di
tensione
.
Né
si
può
infine
escludere
che
,
sotto
la
guida
di
un
nuovo
leader
o
di
un
nuovo
gruppo
dirigente
,
l
'
Egitto
tenda
a
ripiegarsi
su
se
stesso
e
,
anche
per
la
pressione
dei
russi
(
interessati
alla
riapertura
del
canale
di
Suez
)
,
finisca
per
accettare
una
forma
di
pace
separata
con
Israele
,
abbandonando
completamente
i
palestinesi
al
loro
destino
.
In
questo
caso
quello
dei
palestinesi
si
declasserebbe
ad
un
semplice
problema
di
«
polizia
interna
»
per
Israele
.
A
prescindere
da
ogni
considerazione
di
carattere
morale
(
la
storia
conosce
di
simili
infamie
)
è
difficile
credere
che
è
su
queste
basi
che
il
Medio
Oriente
potrà
mai
raggiungere
una
vera
pace
.
StampaPeriodica ,
Stabilito
da
alcuni
anni
nell
'
Africa
Equatoriale
,
Giovanni
Lauri
abitava
con
la
moglie
e
il
giovane
figlio
Federico
in
una
solitaria
piantagione
,
ove
aveva
costruito
egli
stesso
con
l
'
aiuto
di
alcuni
indigeni
,
una
piccola
casa
usando
i
materiali
che
gli
era
stato
possibile
raccogliere
nei
dintorni
,
tra
il
fango
cretoso
,
i
ciottoli
di
un
fresco
torrente
che
scorreva
poco
lontano
,
e
il
legname
che
la
foresta
abbondantemente
gli
forniva
con
la
infinita
varietà
della
sua
vegetazione
.
La
scelta
del
luogo
gli
era
stata
suggerita
da
una
scoperta
che
aveva
fatto
un
giorno
percorrendo
le
rive
del
piccolo
corso
d
'
acqua
,
nelle
cui
arene
aveva
visto
scintillare
,
sotto
i
raggi
del
sole
,
delle
pagliuzze
d
'
oro
,
indizio
promettente
di
un
lontano
giacimento
aurifero
.
E
'
una
vita
di
sacrificio
,
ed
anche
di
pericoli
che
io
v
'
impongo
conducendovi
con
me
,
aveva
detto
il
brav
'
uomo
alla
moglie
e
al
ragazzo
;
ma
il
miraggio
di
una
probabile
ricchezza
che
io
del
resto
agogno
soprattutto
per
voi
due
,
che
siete
la
mia
gioia
e
lo
scopo
della
mia
esistenza
,
mi
ha
indotto
a
prendere
questa
decisione
e
spero
,
con
l
'
aiuto
del
Cielo
,
che
di
essa
non
avrò
a
pentirmi
.
Io
e
Federico
siamo
lieti
e
orgogliosi
di
dividere
con
te
la
dura
vita
dei
colonizzatori
e
dei
minatori
,
sia
fortunato
o
disgraziato
l
'
esito
di
quanto
tu
intraprendi
,
era
stata
la
risposta
semplice
e
affettuosamente
spontanea
della
brava
donna
.
Ho
avuto
per
un
momento
un
trepido
dubbio
per
il
nostro
figliolo
che
è
ancora
così
giovane
...
ma
egli
ti
assomiglia
tanto
nel
fisico
gagliardo
e
nell
'
animo
audace
,
e
sa
essere
nella
sua
intelligenza
già
così
pronto
e
avveduto
,
che
non
ho
esitato
ad
accogliere
con
piena
fiducia
la
tua
proposta
.
Sei
un
angelo
...
Sono
semplicemente
tua
moglie
,
cioè
una
donna
che
ti
vuol
bene
e
che
ha
fiducia
in
te
.
Se
tu
non
mi
avessi
chiesto
di
seguirti
io
e
il
ragazzo
saremmo
venuti
con
te
di
nostra
volontà
,
senza
neppure
chiederti
dove
ci
avresti
condotti
e
quale
sarebbe
stato
il
nostro
destino
.
Così
nella
dimora
solitaria
della
foresta
equatoriale
la
vita
di
quella
brava
gente
si
svolgeva
felice
e
piena
di
speranze
.
Ogni
giorno
il
Lauri
,
con
due
indigeni
che
avevano
accettato
di
dividere
la
sua
sorte
qualunque
essa
avrebbe
potuto
essere
,
si
recava
ad
esplorare
le
rive
del
torrente
,
a
frugarne
le
sabbie
a
palmo
a
palmo
,
riportando
dall
'
estenuante
lavoro
purtroppo
scarsi
frutti
,
i
quali
tuttavia
erano
sufficienti
a
non
far
perdere
loro
la
fiducia
in
un
successo
che
li
ricompensasse
del
sacrificio
.
La
moglie
e
il
figlio
restavano
ad
attenderlo
nella
casa
.
Ripetutamente
Federico
aveva
supplicato
il
padre
di
condurlo
anche
lui
a
prendere
parte
alle
ricerche
dell
'
oro
,
ma
ne
aveva
sempre
avuto
un
rifiuto
con
parole
che
lo
persuadevano
subito
.
E
chi
resterebbe
a
tener
compagnia
a
tua
madre
,
e
a
difenderla
in
caso
di
bisogno
?
Il
piccolo
uomo
si
era
sentito
inorgoglire
per
quella
missione
di
fiducia
e
non
aveva
insistito
più
oltre
.
La
giornata
volgeva
al
tramonto
.
La
moglie
del
Lauri
stava
preparando
in
cucina
la
cena
e
il
figlio
le
dava
una
mano
ad
aiutarla
,
quando
s
'
udì
alla
porta
chiusa
un
colpo
come
se
qualcuno
avesse
picchiato
.
I
due
si
guardarono
un
po
'
stupiti
,
poi
la
donna
domandò
:
Chi
è
?
Nessuno
risponde
ma
si
ode
un
altro
urto
ancora
più
violento
,
che
fa
scuotere
l
'
uscio
e
torcere
un
poco
il
chiavistello
di
ferro
,
a
cui
già
mancava
qualche
chiodo
.
Mio
Dio
!
esclama
la
donna
.
Chi
mai
può
essere
?
Un
nuovo
forte
colpo
investe
ancora
la
porta
e
fa
saltare
del
tutto
il
chiavistello
ma
il
battente
non
si
schiude
del
tutto
,
poiché
con
un
balzo
improvviso
Federico
si
è
buttato
contro
di
esso
e
puntandovi
le
due
mani
a
braccia
tese
,
coi
muscoli
già
virilmente
formati
turgidi
e
duri
come
corde
,
la
gamba
sinistra
in
avanti
piegata
ad
angolo
,
la
gamba
destra
tesa
indietro
e
puntata
saldamente
sul
pavimento
ineguale
,
la
spinge
resistendo
al
misterioso
assalto
che
fa
impeto
dal
di
fuori
.
Mamma
,
aiutami
...
C
'
è
un
leopardo
!
La
voce
del
ragazzo
non
ha
un
tremito
:
il
suo
volto
è
rosso
per
lo
sforzo
ma
senza
ombra
di
paura
,
i
suoi
occhi
si
volgono
alla
finestra
aperta
,
protetta
da
sbarre
incrociate
di
legno
,
a
guardare
il
sole
che
sta
per
scomparire
.
Mamma
,
aiutami
...
bisogna
resistere
ancora
qualche
minuto
,
forse
non
più
di
cinque
;
poi
verrà
il
babbo
a
salvarci
.
La
donna
,
vincendo
il
terrore
e
l
'
angoscia
da
cui
è
presa
,
si
slancia
a
sua
volta
accanto
al
coraggioso
figlio
cercando
di
fare
appello
alle
forze
che
le
mancano
e
gettando
il
peso
del
corpo
contro
la
porta
che
a
poco
a
poco
sembra
dover
cedere
al
forte
formidabile
nemico
che
vuole
entrare
.
Coraggio
,
mamma
...
il
babbo
sta
per
venire
;
egli
ci
salverà
,
vedrai
.
Dio
ti
ascolti
,
figlio
.
Ne
sono
sicuro
,
sai
.
La
madre
si
sente
presa
da
un
nodo
di
angoscia
,
immaginando
nelle
strane
parole
del
suo
figliolo
una
repentina
aberrazione
mentale
prodotta
dallo
stato
d
'
animo
in
cui
il
suo
coraggioso
atto
lo
ha
gettato
;
ma
nel
guardarlo
con
gli
occhi
che
le
si
gonfiano
di
pianto
lo
scorge
così
pieno
di
risolutezza
e
insieme
di
calma
,
da
sentirsene
tutta
dominata
.
Ma
è
la
fine
.
I
due
assaliti
già
sentono
di
non
potere
più
oltre
resistere
,
quando
uno
dopo
l
'
altro
echeggiano
due
colpi
di
fucile
,
ai
quali
fa
eco
un
urlo
feroce
del
leopardo
che
si
divincola
per
alcuni
istanti
,
poi
si
rovescia
al
suolo
dibattendosi
negli
ultimi
aneliti
dell
'
agonia
.
Marta
...
Federico
...
s
'
ode
gridare
da
fuori
.
Babbo
,
babbo
,
corri
...
Poco
dopo
Giovanni
Lauri
si
precipita
nella
casa
per
stringersi
fra
le
braccia
la
moglie
e
il
figlio
sani
e
salvi
.
Ma
dimmi
,
Federico
domanda
poi
la
madre
rinfrancata
ormai
e
sorridente
,
come
hai
potuto
calcolare
con
tanta
precisione
il
tempo
in
cui
sarebbe
ritornato
il
babbo
a
salvarci
?
È
molto
semplice
,
mamma
;
dai
minuti
che
il
sole
metteva
a
tramontare
del
tutto
,
ben
sapendo
che
il
babbo
ritorna
sempre
a
casa
prima
che
scendano
le
tenebre
,
poiché
qui
,
come
sai
,
la
notte
cala
più
rapidamente
che
altrove
.
Bastava
quindi
opporre
al
leopardo
una
resistenza
di
pochi
minuti
,
non
più
di
cinque
,
ed
io
mi
sentivo
la
forza
di
poterlo
fare
,
col
tuo
aiuto
.
Giovanni
Lauri
prese
fra
le
sue
braccia
la
testa
del
figlio
e
stampò
sulla
sua
fronte
un
forte
bacio
.
Così
ti
ho
sognato
;
e
benedico
il
Cielo
di
avermi
esaudito
.
Fra
pochi
giorni
lasceremo
questo
luogo
,
per
trasferirci
altrove
.
Abbiamo
trovato
il
giacimento
d
'
oro
!
StampaPeriodica ,
Benito
Mussolini
,
Duce
del
Fascismo
e
Duce
ormai
di
tutti
gli
Italiani
,
che
vedono
in
Lui
la
espressione
più
alta
della
stirpe
di
questo
travagliato
dopoguerra
,
dovrà
allenarsi
a
detestare
il
maggior
numero
possibile
di
scrittori
,
ché
tutti
,
chi
più
chi
meno
,
chi
male
chi
bene
e
chi
così
e
così
,
vogliono
e
vorranno
parlare
di
lui
,
della
sua
vita
passata
presente
e
futura
.
E
'
il
destino
dei
grandi
uomini
,
di
quelli
grandi
sul
serio
,
e
degli
uomini
pubblici
in
particolar
modo
.
Varrà
a
confortare
il
nostro
Capo
e
a
mitigare
il
suo
disagio
nei
confronti
di
tutti
coloro
che
vogliono
occuparsi
di
lui
la
ebbrezza
"
nirvanica
"
che
gli
dà
il
pensiero
di
non
appartenersi
più
,
"
di
essere
di
tutti
-
amato
da
tutti
,
odiato
da
tutti
-
elemento
necessario
alla
vita
altrui
"
e
di
potersi
dare
nel
crogiuolo
della
folla
"
l
'
acre
e
pur
tuttavia
riposante
gioia
della
solitudine
,
"
più
grande
di
quella
che
dona
il
deserto
.
Il
libro
Dux
scritto
da
Margherita
G
.
Sarfatti
,
giunto
in
Italia
dopo
alcune
fortunate
edizioni
straniere
,
è
un
ampio
e
vario
contributo
alla
storia
della
vita
italiana
degli
ultimi
tre
lustri
ed
è
immune
da
quelle
odiose
adulazioni
e
deformazioni
che
offendono
,
non
solo
la
persona
di
cui
soprattutto
si
parla
,
ma
lo
stesso
pubblico
dei
lettori
.
Dirò
,
anzi
,
che
si
tratta
di
un
'
opera
spregiudicata
,
nelle
interpretazioni
e
nei
giudizi
,
che
non
sempre
potrebbe
piacere
a
Mussolini
,
se
egli
non
fosse
,
per
una
indiscutibile
superiorità
,
al
di
là
del
bene
e
del
male
e
la
sua
ormai
lunga
esposizione
nella
grande
vetrina
della
notorietà
non
l
'
avesse
depurato
definitivamente
così
di
ogni
falsa
e
borghese
pudicizia
,
come
di
ogni
vana
superbia
...