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CARLO CATTANEO ( CECCHI EMILIO , 1920 )
StampaPeriodica ,
La natura d ' un artista , e specie d ' uno storico , essendo una con la materia delle sue verità , non si può parlare dello stile di Cattaneo senza toccare delle sue idee , sebbene qui egli c ' importi soprattutto per l ' aspetto plastico della sua arte . Pare , da molti luoghi de ' suoi libri , ch ' egli si considerasse poco più d ' un " novelliere letterario " come dicevano al tempo del Vico , un divulgatore , o insomma uno , secondo le sue proprie parole , che " riassumeva e ventilava dottrine altrui " : " per suscitare , innalzare i pensieri della nazione , le sue speranze , i voleri , gli ardimenti " . Ma il Croce ha già avuto occasione di mettere in rilievo l ' alto valore del Cattaneo come storico nel pieno significato della parola . Gli universali del Cattaneo son quelli del Vico , e del Foscolo dei Sepolcri e delle Lezioni d ' Eloquenza . Il suo modo particolare di attuarli ha origine nell ' idea della " filosofia civile " e dell ' " arte sociale " del Romagnosi , ma trova la sua caratteristica sopratutto nell ' austerità e perfino drammaticità con cui egli sente il fatto sociale e riporta tutti i fenomeni tecnici , giuridici , economici , in valori morali , in relazione al loro significato di forze costruttive o disgregatrici delle istituzioni e della compagine degli Stati . La severità d ' un Parini , smorzata d ' una certa acredine , s ' anima in lui di severa e quasi sconsolata speranza , nel concetto progressivo e nella passione pratica d ' un Beccaria ; avuto presente che la gravità con la quale egli giudicava la vita sociale toglie a cotesto concetto di progresso ogni banalità illuministica e benthamiana . E la sua origine campagnuola gli dà il culto e il contatto della terra , e una lirica felicità di intuizioni non meno persuasive quando ci parla della sua Lombardia che quando ci parla dell ' antico Egitto , del Messico e dell ' Irlanda . La preparazione ecclesiastica arricchisce e scaltrisce la sua psicologia di storico democratico , dove tratta di tirannie teologiche e alza i velami di suoi misteri della politica sacerdotale . L ' abito tecnico più che letterario , gli smuove e porta in vasti contatti e ravviva di laboriose curiosità le sue disposizioni a interpretare la natura dei popoli e a tentare suoi ritrovati delle nuove scoperte e sulle nuove ipotesi , per le più antiche nazioni e civiltà , quel che il Vico aveva fatto per i miti e le forme civili della Grecia e del Lazio . Infine il suo gusto monumentale e oratorio e il suo senso civico latino , di preferenza lo volgono verso le civiltà classiche e a forma di gran rilievo . Per la coltura neoplatonica , alessandrina , col suo fondo dispersivo , non ha che sospetto ; e anche il suo libro sulle Interdizioni economiche imposte agli Israeliti sostiene la necessità che gli ebrei sieno riammessi alla vita civile e cessi l ' antisemitismo economico , ma pel motivo principale che togliendo gli ebrei dall ' isolamento nel quale essi si son create le loro formidabili fortune , si darà il più gran colpo al sistema di coteste fortune e all ' esosa parzialità del loro dominio nel mondo moderno ; ch ' è insomma un filosemitismo più che altro inteso a disciogliere l ' anarchia e disgregatrice natura giudaica , nell ' unità sociale delle altre razze . Cattaneo ha il senso fantasmagorico delle origini , delle migrazioni , delle civiltà scomparse , e dopo Vico nessuno come lui , nei numeri delle sue frasi , fece sentire il passo del tempo e lo svolgersi dei cicli e delle vicende civili . I suoi paradossi figurativi brillano repentini sulla sostanza a volte impigrita e la riportano d ' un tratto a un bagliore d ' alta poesia ; come nella storia delle piramidi di Menfi : " Appartengono ai tempi dei più antichi re ; sembra che ognun di loro occupasse tutto il suo regno a inalzarsi una tomba " ; o dove ci mostra le cave degli alabastri , dei porfidi , dei basalti schierate in ordine gigantesco sulle sponde del Nilo e traverso le sue cataratte , e il fiume sacro che partecipa all ' incomparabile grandezza delle arti egiziane , agevolando il trasporto dei marmi ; o quando infine svela le chiavi immaginose dei sistemi cronologici e numerali degli Atzechi . A volte riduce all ' improvviso la materia descrittiva nella quale ha doviziato , sotto lo schema ideologico : come quando distingue le civiltà cresciute lungo fiumi come il Gange , l ' Hoang - Ho , il Nilo , per vie omogenee , unitarie , e le civiltà impervie e frantumate dei paesi scabri come l ' Italia ; ma la classificazione è ancora un ' immagine e l ' idea è fiorente come in una scrittura geroglifica . E anche nei trapassi e nei movimenti più casuali e fuggevoli lampeggia sempre di figure . Dice ad esempio : " I raggi del vero schiarano ancora solamente pochi iniziati , i quali siedono quasi in teatro sfolgorante , mentre nell ' attigue vie regnano le tenebre e i sogni " . O con figura appena posata in una parola : " Le placide acque nel calare lasciano velata tutta la campagna del limo onde son dense " . O in tocchi celerissimi , rivelatori d ' un ' esperienza rara , specie se si tien conto dei tempi ; e in giudizi di tutto un gusto o una civiltà , rapiti nell ' impeto d ' una frase , come quegli " ardimenti gracili e feminei del lusso chinese " ; e sintesi d ' eleganza e d ' energia compagne . E la sobria gentilezza con cui sa adagiare l ' esaltazione della sua oratoria , per esempio in quei tratti sulle ninfee nel saggio sull ' Antico Egitto ; o dove riporta la millenaria canzone : " trebbiate , o buoi ; la paglia a voi , il grano al sire " che ancora s ' ode nei campi dell ' Egitto " trasmutata in parole arabe , ma con una melodia flebile e molle che non è degli Arabi ; e si direbbe il canto di quei morti che giacciono accatastati a milioni nelle necropoli e nelle viscere dei monti " . Non sono sicuro che in un Daniello Bartoli , dov ' è meno antagonistico e favoloso , non possa esservi qualche cosa che uno scrittore laboriosissimo come il Cattaneo abbia studiato con vantaggio . Se non che il Bartoli non va mai oltre una splendida curiosità esclamativa che tutt ' al più arieggia alla vacuità adorabile dei primi panteismi ottocenteschi ; e nel Cattaneo non si tratta di curiosità e divertimento , ma di coscienza e passione . Quando parla de ' Celti , degli Egiziani , degli Aztechi , la sua emozione è quella d ' un ideale testimone dei drammatici albori delle forme nel mondo e del loro disperdersi e cadere . " Era una delle lugubri tradizioni degli Aztechi che il sole si fosse già spento quattro volte e che questo fosse il quinto sole o una quinta resurrezione del primo . E anche il genere umano aveva già sofferto quattro grandi stermini ; desolato la prima volta dalla fame e dalle tigri ; la seconda dai turbini , essendosi salvati pochi che conversi in scimmie si nascosero nelle caverne ; la terza dal foco , salvandosi pochi , conversi in uccelli ; la quarta dalle acque , per cui gli uomini s ' erano tramutati in pesci " . E lo stesso concitamento , lo stesso compianto storico ritrova pei ritorni barbarici nella vita civile e la misteriosa poesia dei delitti e dell ' espiazione ... Gli orrori della vita in un clan d ' antichi Celti e nelle colonie de ' deportati ; le spaventevoli geometrie dei Silenziari , de ' Penitenziari e quelle delle architetture azteche , ecco la materia eccellente per il suo stile latinamente austero eppur pieno di magnificenza , monumentale nelle strutture e tuttavia squisitamente decorato ; massiccio , ercolino , a volte barocco , ma sempre per un bisogno di grandiosità e di maestà , pieno di succo cosmico " I fiumi , tramescolando le frane di diverse rupi , accoppiano più terre in pila elettrica a sollecitare la languida vegetazione " ; oppure : " Quelle estreme squadre di mondi , che all ' occhio umano sono appena uno spruzzo di punti indistintamente lucidi ... " ; nelle sue tarde volute , formate di masselli epigrammatici , lapidari , con un formidabile dono d ' ingiuria metafisica ; o non pallidi fregi e dorature come scancellate vestigia d ' antichi splendori ; o irritati incapricciamenti d ' acutezze critiche ; temperato " ai ribrezzi delle sale anatomiche " ; inebriato di tempo e di tutto . E dire che un dei nostri letterati , e uno propriamente che ama definirsi " modesto " forse per assicurare una certa impunità alla sua impertinenza , qualche tempo addietro , essendo caduto in discorso il nome del Cattaneo , si rammaricava meco che Cattaneo ( egli aggiungeva anche Manzoni ) non avesse lasciato in cotesto stile un molto maggior numero di " milanesismi " . Confesso che io ripensai con scrupolo ai " milanesismi " della prosa di Cattaneo . Ma era come cercar biglietti da dieci verso mezzogiorno sul selciato di Corso Umberto , e soltanto ritrovai una folla di luoghi nei quali questo superbo scrittore spinge per sé e per ogni vero artista , l ' uso dei gerghi provinciali : " Dante fissò la lingua , scegliendo con lucido e quasi infallibile giudicio nel dialetto toscano tutto ciò che consonava agli altri dialetti italici , e pertanto era acconcio a divenir lingua comune . Dov ' egli canta " La divina foresta spessa e viva " o " il dolce color d ' oriental zaffiro " , egli tocca quelle corde alle quali ogni loquela d ' Italia risponde ... Se non che , quando egli poi superbo della sua forza trapassa il giusto confine , e s ' attenta a por sull ' altare la parola propria d ' una sola plebe , foss ' anco la toscana , egli non piace , non fa più esempio . E la nazione per secoli e secoli guarda e passa , ove trova scritto : " Già veggia per mezzul perdere o lulla " . Perché cotesto non è gentile arbusto del campo nazionale ma reliquia di primitiva tribù , sterpo superstite della selva selvaggia " . Pagine come questa , o quella che apre il presente fascicolo , nella sua opera si raccolgono a dozzine come testimonianza della sua perfetta coscienza linguistica . Evidentemente però il mio interlocutore preferiva vedere Manzoni e Cattaneo attraverso Dossi e Lucini , e mi pare un sistema di critica letteraria non scevra d ' inconvenienti . O s ' applicava , a orecchio , al problema linguistico , i desiderata del decentramento politico , dello sviluppo regionale e della vita federativa , colla conclusione naturale che la prosa del Cattaneo non parevagli decentrata abbastanza . Se si pensa che all ' eredità dell ' inimicizia albertina e piemontese , alle confusioni del culto democratico e cosidetto positivo , si associano ancora , contro la fama del Cattaneo , equivoci letterari così grossolani , non c ' è da meravigliarsi che la gente possa attribuire al Carducci d ' aver dato nella sua critica e oratoria il miglior esemplare nazionale di prosa di riflessioni dal tempo delle Operette morali , mentre il Cattaneo ha infinitamente più diritto a cotesto vanto . Vero è che la sfortuna del Cattaneo , se ne conferma ancora una volta il decadimento della nostra coltura letteraria dopo la prima metà dello scorso secolo , in certo modo sembra intonarsi singolarmente alla qualità della sua grandezza ieratica , misteriosa e oserei dire sepolcrale . Ed ecco allora i fanciulli a reclamare le chincaglie e i riboboli delle province davanti a cotesti sepolcri .
Il nostro lavoro nella scuola ( Bianchi Bandinelli Ranuccio , 1951 )
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Come in tutti i congressi , anche nel VII Congresso del P.C.I. testé tenutosi a Roma , nonostante la ottima organizzazione , sono rimasti in fondo al sacco alcuni interventi , che i limiti di tempo e le esigenze generali non hanno consentito di tenere . Tra questi anche un intervento sulla scuola , che sarebbe stato opportuno per porre in evidenza , dinanzi ai quadri del partito , soprattutto a quelli delle province , il problema del lavoro politico che noi possiamo e dobbiamo fare nella scuola , per il bene della scuola stessa e per realizzare , anche in questo settore , quell ' azione di ampia presa di contatto e di accordo , indicata al Congresso , nella sua relazione fondamentale , da Togliatti . Anche il lavoro nella scuola , come tutto il nostro lavoro nel campo culturale , si presenta sotto tre aspetti : 1 ) maggior diffusione della cultura in sé ; 2 ) maggior diffusione della nostra ideologia , miglioramento della preparazione ideologica nei quadri intellettuali del partito e approfondimento del marxismo - leninismo ; 3 ) azione di alleanza con strati intellettuali non politicizzati o appartenenti ad altri partiti politici . Il nostro compito , in questi tre suoi aspetti , si trova posto innanzi a noi in ogni ordine e grado di scuole : dalle elementari , alle medie ( tecniche , classiche , artistiche ) , all ' Università . Naturalmente , il modo nel quale si svolgerà la nostra azione sarà diverso a seconda del tipo di scuola ; ma , più che entrare in dettaglio , ritengo che possa essere utile accennare i motivi principali che giustificano il nostro interessamento . Da un punto di vista immediato , non vi è dubbio che la Scuola elementare assume un posto importantissimo per il vasto raggio di azione e per la sua capillarità . Ben lo ha riconosciuto l ' avversario , che si è inserito immediatamente con un ' azione vastissima nell ' organismo della Scuola elementare . Ma , per le mie personali esperienze , preferisco prendere le mosse dall ' Università , e con particolare riguardo alle possibilità che si presentano di creare un largo fronte democratico della cultura . Proprio questo , del resto , era stato il compito indicato da Togliatti , già nel VI Congresso , come obiettivo generale dell ' attività culturale del partito . Ma occorre , questo obiettivo , affermarlo di nuovo oggi e inserirlo nel quadro dei nostri compiti di oggi , cioè nella lotta per la pace , per la libertà e per il lavoro , nella lotta per l ' applicazione integrale della Costituzione , rendendoci al tempo stesso conto delle deficienze non lievi che ci sono state da parte nostra in questo campo . Più che errore c ' è stata scarsità di impegno da parte nostra , non giustificata sufficientemente dalle particolari difficoltà di questo lavoro . Se noi rileggiamo oggi la risoluzione del Convegno dei professori universitari comunisti del marzo 1949 , che indicava certe deficienze e certi obiettivi , noi ci accorgiamo che potremmo ripeterla quasi tale e quale : e questo non è certo un buon segno , a distanza di due anni . Soprattutto , dovremmo , mi pare , ripetere l ' esigenza di periodiche riunioni degli insegnanti iscritti al partito , esigenza che fu avanzata allora , ma che poi non ha avuto seguito . In conseguenza , dovremmo anche ripetere ciò che fu lamentato già allora , cioè che il lavoro nel campo della scuola rimane praticamente abbandonato a iniziative individuali . E questo è un male : perché oserei dire che gli intellettuali hanno particolarmente bisogno di avere delle linee direttrici alla loro azione , dato che , per la loro formazione mentale , essi hanno abitudine di derivare la propria azione da concetti , assai più che da impulsi pratici . Linee direttrici , aggiungo subito a scanso di equivoci , che possono scaturire solo da uno scambio frequente di discussioni tra istanze puramente o prevalentemente politiche e istanze puramente o prevalentemente culturali . Solo con queste discussioni frequenti noi arriveremo a far sì che in tutti i nostri compagni intellettuali , che lavorano nella scuola , l ' istanza politica e quella culturale giungano a combaciare , giungano a identificarsi . Perché solo con tale identificazione completa , il lavoro dei nostri compagni intellettuali potrà veramente arrivare ad essere un contributo importante alla creazione di una cultura nuova e cioè di una società nuova anche nel nostro Paese , e quindi anche di nuove condizioni politiche generali . E se qualche compagno intellettuale trova faticoso esplicare un lavoro culturale e al tempo stesso un lavoro politico , vuol dire che non ha ancora saputo raggiungere quella identificazione e che l ' uno o l ' altra delle due attività gli rimane in certo modo estranea . Ma forse sarà opportuno dare qualche precisazione , perché ritengo che non tutti i lettori abbiano una idea di quello che sia oggi lo stato della Scuola italiana , di ogni grado . È uno stato che non esito a definire disastroso . Vi si sommano , oggi , tutti gli effetti e le condizioni negative dei diversi aspetti assunti dalla crisi in cui si dibatte la civiltà borghese . Abbiamo infatti le conseguenze : primo della inadeguatezza economica , che grava su tutto l ' apparato scolastico e che va dalla insufficienza degli stipendi degli insegnanti alla insufficienza dell ' attrezzatura edilizia , didattica , scientifica ; secondo , conseguenza della corruzione morale largamente operata dal fascismo nell ' ambiente scolastico e trionfalmente ripresa dal governo clericale ; terzo , conseguenze del dissolvimento della classe borghese , alla quale appartiene , almeno per origine , la totalità degli insegnanti superiori e la quasi totalità degli studenti . Queste tre conseguenze e condizioni si sommano e si esplicano in vario modo . Non è certo il caso di prospettare qui i difetti dell ' attuale ordinamento scolastico e di quello promesso da una ormai famigerata « riforma » , né i possibili rimedi . Ma non posso non sottolineare il fatto che l ' Università italiana oggi assume spesso l ' aspetto , non di un centro di lavoro intellettuale e scientifico , ma quello di una agenzia , alla quale si pagano determinate quote sotto forma di tasse scolastiche , e presso la quale ci si reca in determinati periodi ( o , possibilmente , quando più faccia comodo ) per ottenere , attraverso una formalità che si chiama esame , un foglio di carta che si chiama diploma di laurea e che ipoteticamente potrebbe anche servire a trovare un qualsiasi impieguccio , dove non morire di fame . Il guaio è che poi , spesso , questo impieguccio è proprio quello di trasmettere ad altre generazioni di giovani una cultura non appresa , non intesa , e che spesso non è né da apprendersi né da intendersi , perché è ridotta a sua volta ormai a una cosa puramente formale , a una facciata dietro alla quale non c ' è più nulla . Ora , in questo vuoto , noi possiamo e dobbiamo inserire la nostra cultura . Qualcuno certamente potrà insorgere conclamando che la nostra Università ha non soltanto glorie passate , ma anche presenti , e citando casi di docenti che fanno sul serio il proprio dovere . D ' accordo . Ma ciò non toglie che l ' atmosfera generale delle Università , e particolarmente delle maggiori , sia sul tono che ho delineato . Per rendersene conto , basterebbe interrogare i migliori studenti . Ma anche molti insegnanti sono d ' accordo a costatare il decadimento dei nostri istituti di insegnamento superiore . In genere , però , le diagnosi che essi fanno di questi mali sono sbagliate , i rimedi che essi propongono sono inefficaci . Uno dei fenomeni più lamentati , per esempio , è quello del numero , che si conclama eccessivo , degli studenti , anche se ogni anno è rilevante il numero di coloro che debbono abbandonare gli studi iniziati perché non possono economicamente sostenerli più oltre . Ma il fenomeno della accresciuta affluenza all ' Università non può essere considerato in sé un male , se non da coloro che sarebbero d ' accordo con quel vecchio agrario di mia conoscenza che diceva che tutto il male era venuto dall ' aver insegnato ai contadini a leggere , scrivere e far di conto . Se poi si guardano recenti statistiche , si vede che la percentuale di studenti universitari in rapporto alla popolazione , che è di 21 in Italia , è di 21 anche in Svizzera , di 19 in Olanda e di ben 30 in Francia . L ' aumento proporzionale di studenti è stato , sì , assai più forte in Italia che in altri paesi dell ' Europa occidentale ( facendo il 1930-31 = 100 , si ha 363 in Italia rispetto a 164 in Francia , per il 1949 ) ; ciò significa che prima il livello era eccessivamente basso . E noi non potremo mai persuaderci , che l ' accresciuto desiderio di elevazione delle masse italiane sia da considerarsi un male contro il quale si debbano escogitare rimedi e provvedimenti . Provvedimenti occorrono per venire incontro a questo desiderio , e perché la scuola vi si adegui e vi corrisponda la struttura generale della società italiana . ( Nell ' Unione Sovietica , prima della rivoluzione vi erano 91 scuole superiori ; oggi ve ne sono 864 , e gli studenti da 112.000 sono passati a oltre 1.200.000 , secondo un rapporto del prof. Nesmeianov ) . Le condizioni di disagio della scuola , da tutti avvertite , costituiscono un campo sul quale noi possiamo innestare una vasta azione di alleanza , ponendoci coi nostri insegnanti alla testa di un movimento per il rinnovamento della scuola . Ma perché l ' azione dell ' insegnante comunista possa essere valida , occorre che egli abbia acquistata la fiducia personale degli altri insegnanti e degli studenti . Perciò la prima esigenza dell ' azione di un insegnante commista è quella di essere un buon docente , di essere , anzi , il migliore dei docenti di quella scuola : il migliore per preparazione tecnica , per impegno , per assiduità e puntualità nell ' insegnamento . Questo sarà un suo preciso obbligo politico , oltre che morale , perché solo così avrà efficacia il suo insegnamento o ogni altra sua azione . Non è vero che gli studenti cercano il professore di manica più larga : gli studenti cercano il professore di manica più larga quando si trovano dinanzi a una serie di insegnanti dai quali sentono di non poter imparare nulla di sostanziale , nulla di più di quanto sia scritto nel libro di testo o nei manuali . Ma quando un docente ponga esigenze vive , sappia far aderire il proprio insegnamento , per astratta o tecnica che sia la materia che svolge , a problemi concreti , e quando si affermi con la propria personalità e umanità , i giovani accorrono pronti a cimentarsi con ogni difficoltà , e proprio i giovani migliori , qualunque possa essere la loro iniziale pregiudiziale politica contro il professore comunista . In gran parte , l ' atteggiamento fascista di molti studenti universitari deriva dallo stato di scetticismo e di sfiducia provocato in essi dalla insufficienza della scuola che né muove idee né assicura il pane . Bisogna tener presente questa necessità di un serio impegno professionale e il valore politico del semplice fatto che un compagno esplichi in pieno la sua attività di docente . Così , quando un docente partecipa a un congresso scientifico e interviene con la sua personalità di studioso , ma anche di comunista , tra gli altri studiosi , anche so parla di cose lontane dalla politica , egli compie una azione di smantellamento dell ' anticomunismo , egli compie quindi quell ' azione politica fuori dal nostro partito , alla cui necessità hanno fatto richiamo i più autorevoli degli interventi al VII Congresso . Bisogna tener conto di questo . L ' azione avversaria infatti tenta soprattutto , oggi , l ' isolamento dei comunisti , sia con le dirette persecuzioni , sia con le minacce a chi si mostri propenso a un dialogo con noi . Oggi la parola d ' ordine lanciata dai centri Oggi , anche intellettuali antigovernativi , sulla cui buona fede non voglio dubitare ( preferisco in questo caso dubitare della loro capacità di comprendere ciò che sta avvenendo nel mondo ) , si propongono come compito principale e più urgente di svolgere , come essi scrivono , « un ' opera di recupero » degli intellettuali iscritti al Partito comunista . Perciò oggi l ' azione contraria , di contatto , di alleanza , che i nostri intellettuali , particolarmente nella scuola , possono e debbono fare , ha un valore politico che mi sembra di primo piano , perché spezza il tentativo di accerchiamento proprio diffusi da una agenzia jugoslava . Non so se sia stata rilevata , a questo proposito , la coincidenza immediata di una serie di articoli , apparsi un po ' dovunque , e volti a dimostrare questa impossibilità di colloquio , dopo che questa era stata proclamata sopra un bollettino , che evidentemente seguendo il motto dell ' UNESCO che « le guerre si preparano nelle menti degli uomini » , compie larga azione velenosa e settaria propaganda tra gli intellettuali , sotto la maschera della cultura liberale . Questo bollettino si intitola Notiziario culturale , e viene largamente distribuito da un sedicente Centro italiano di studi e informazioni (C.I.S.I., Roma , via Condotti , 61 ) , che tre anni fa si chiamava più onestamente Comitato di divulgazione del piano Marshall : da notarsi che , per singolare coincidenza , esso è pubblicato nello stesso stabilimento tipografico che stampa i foglietti di propaganda dove è più accanito , proprio nell ' ambiente nel quale viene coltivato più diligentemente il verbo dell ' anticomunismo . Il quale anticomunismo , di fronte all ' evidenza dei successi economici e costruttivi dell ' Unione Sovietica e , relativamente , dei Paesi di democrazia popolare , si riduce sempre più a motivi fraudolentemente morali e a motivi culturali . ( Con ciò i nostri intellettuali non fraintendano , e non ritengano di essere elementi decisivi nella lotta che combattiamo ; elemento decisivo sono e saranno le forze del lavoro ; ma l ' azione nel campo intellettuale può spianare non poche difficoltà alla loro avanzata ) . Per tutto quanto abbiamo accennato , la scuola è stata , non a caso , uno dei campi di maggior sforzo della reazione . Trasferimenti di presidi , imposizioni di libri di testo nelle scuole medie ; riviste e ancora intimidazioni per i maestri elementari ; commissioni ammaestrate nei concorsi universitari ; inserimento d ' autorità di uomini di fiducia in posti direttivi , ecc . : tutto questo è all ' ordine del giorno . Tra le forme più tipiche di intimidazione va segnalata quella costituita dal fatto che quasi il 50% degli insegnanti medi vengono mantenuti nella condizione di supplenti o incaricati , sempre soggetti pertanto a perdere il posto , appena mostrino di non lasciarsi imbrigliare o inquadrare nelle organizzazioni confessionali dotate sempre di larghi mezzi . Oltre a tutto , poi , questo tenere gli insegnanti fuori ruolo , rappresenta un supersfruttamento , del tutto paragonabile al sistema di far eseguire agli operai industriali un maggior numero di ore straordinarie . Occorre popolarizzare le condizioni reali nelle quali si trova la scuola italiana .. Non dimentichiamo , infatti , che il ministro Gonella conquistò il ministero della Pubblica Istruzione con un anno e mezzo di anticipo sul 18 aprile , e che perciò il campo della scuola è stato esposto prima degli altri alla influenza della demagogia democristiana . In nessun campo dell ' impiego statale l ' azione di intimidazione da un lato , di penetrazione clericale e americana dall ' altro è stato condotto con altrettanta sistematicità , in nessun altro la rivalutazione degli elementi fascisti fu precoce . Questo stato di cose non è abbastanza noto , anche se è stato sovente denunciato in Parlamento , da noi e da altri , provocando sempre delle risposte vergognose e veramente degradanti per chi le ha escogitate . Val tuttavia la pena di rilevare che , malgrado questa azione di intimidazione , di pressione e di scardinamento della nostra scuola , esiste ancora , nella scuola italiana , uno spirito di indipendenza e una viva Insofferenza verso la penetrazione clericale , perché secolari esperienze hanno valso a screditarla , moralmente e culturalmente . In questo terreno di insofferenza è possibile una vasta intesa tra persone di diverso orientamento , ma ugualmente preoccupate di salvare la scuola , la cultura e l ' orientamento delle giovani generazioni . Tale azione d ' intesa , oltre a giovare alla scuola , potrebbe anche servire a far comprendere , anche agli insegnanti chiusi nel più idiota anticomunismo , che in questo , come su ogni altro campo , la nostra azione è a vantaggio di tutti , e non solo nostro e che noi ci battiamo veramente per tutti i cittadini Italiani che sperano di poter giungere a costruire una nazione italiana degna delle proprie qualità e liberata dai suoi tradizionali malanni sociali . Ma per poter promuovere questa azione di intesa , occorre che prima di tutto noi alerai abbiamo la consapevolezza che occorre fare del problema della scuola un problema politico di partito . Occorre una azione coerente e continua nel campo della cultura , che rechi ben chiara ed esplicita la nostra fisionomia , e che sappia avviare un rinnovamento della cultura italiana . Noi siamo l ' unico partito che possa avviare questo rinnovamento ; e questo dobbiamo farlo capire a tutte le forze sane della cultura Italiana , impegnando al lavoro produttivo i nostri intellettuali . Lavoro volto a una difesa da un lato , contro l ' incoltura e l ' oscurantismo clericale e fascista ; a uno smontaggio , dall ' altro , pezzo per pezzo , delle dottrine idealistiche , che sono tuttora quelle che danno l ' impronta alla nostra cultura universitaria . Il nostro partito ha saputo far comprendere , per esempio , alle masse contadine , che esso è il solo che possa risolvere i problemi dell ' agricoltura italiana ; e perciò le masse contadine lo seguono . Dobbiamo arrivare a far comprendere ugualmente a tutti coloro che sono interessali al buon funzionamento della scuola , insegnanti , studenti e famiglie , che noi siamo i soli che possano risolvere il problema della scuola italiana , la cui gravità è generalmente avvertita . Anche nella scuola , la nostra azione deve e può in pieno essere svolta a tutela della libertà , del lavoro , della pace . Sempre i governi della borghesia italiana hanno , in passato , trovato nella scuola , tra studenti e tra insegnanti , gli inneggiatori alla guerra , in nome di un incosciente e retorico patriottismo . Triste destino della scuola , avvilita ad una interpretazione della storia italiana che è stata , sin qui , in netto contrasto con i veri interessi del popolo italiano . Noi dobbiamo agire , perché dalla scuola sorgano non più gli inneggiatori alla guerra , ma i sostenitori della pace . Particolarmente ai compagni che lavorano nella scuola è affidato il compito di dimostrare a tutti che il Partito comunista , proprio perché è il partito dei lavoratori , il partito della classe operaia , il partito che vuole l ' emancipazione e l ' elevazione del popolo italiano , è anche il grande partito della cultura .
StampaPeriodica ,
Elena , tu sei una testolina un po ' troppo romantica ; oggi non è più tempo di codeste tue fantasie avventurose . I cavalieri prodi nelle loro custodie di acciaio arabescato , armati di lancia spada ed azza , lo scudo sul braccio , la celata in testa , non li trovi più che nei vecchi romanzi . Oggi siamo tutti molto più pratici , e le belle immaginazioni che piacciono a te le lasciamo a ... La fanciulla scrollò la bella testa bionda con un deciso gesto negativo . È inutile ripetermi sempre le stesse cose , che ormai so a memoria . Pretendete di cambiarmi come se fossi ancora una bambina ? ... Ho vent ' anni , ho le mie idee ... e ... sì , sì , ditelo pure , i miei capricci . Mi piacciono gli uomini cavallereschi e mi piace il brivido che dà il pericolo , mi piacciono le emozioni che procurano le avventure inattese , improvvise e piene di rischi . Ne ho colpa io se son fatta così ?...Sei fatta male ... O bene o male , son quella che sono e mi sembra che ciò potrebbe bastare ... L ' arrivo di Massimo , il fidanzato , interruppe il colloquio fra la giovane donna e suo zio Raimondo , un uomo di gran buon senso , che voleva un bene dell ' anima a quella sua nipote bella gentile ricca , ma guastata dalle fisime romantiche . Trentenne , simpaticissimo ed elegante , Massimo , ingegnere nella miniera del Gringo Perduto , si era invaghito di Elena , fin dal primo giorno in cui l ' aveva conosciuta in casa del signor Raimondo , dove ella era ospite . Lo zio aveva molta stima del giovanotto , che sapeva serio , intelligente , ricco anch ' egli , e di grande avvenire , e lo aveva aiutato con i suoi consigli a far breccia nel cuore della fanciulla : Inventate qualche vostra impresa audace , mostratevi una specie di cavaliere errante sopravvissuto al tempo scomparso . Ingannarla così ? ... No , mai ... Allora vuol dire che non le volete bene abbastanza . Conosco mia nipote : non c ' è altra via per conquistarla . E allora , per paura di perderla , Massimo aveva fatto forza a se stesso e lavorando un po ' d ' inventiva si era messo indosso la pelle del leone , pur senza oltrepassare i limiti . Ed Elena era cascata nell ' innocuo tranello , con gran gioia dello zio che era sicuro di fare la sua felicità . Venne il momento in cui Elena dovette ritornare a casa , in una città lontana una sessantina di chilometri . Per andarvi non esistevano comunicazioni ferroviarie , e l ' automobile cominciava appena ad apparire in quella regione ancora semiselvaggia . Il signor Raimondo si serviva per tali viaggi di una carrozza . Per il ritorno in famiglia Elena attese un giorno che lo zio non poteva assolutamente accompagnarla ma poiché non era prudente viaggiare sola , con un cocchiere , senza avere accanto una persona fidata e pronta a difenderla in caso di necessità , ella stessa suggerì : Potrebbe venire con me Massimo ; la mamma lo rivedrà volentieri . Ottima idea . L ' ingegnere ne fu felicissimo . E i due partirono . Il tempo era ottimo , e la strada si snodava piana e facile , ora attraverso immense savane , ora incassata fra montagne dense di selve profonde , vero nido di banditi . Ed ecco in una di queste strette un gruppo di uomini balzare improvvisamente addosso ai due viaggiatori e al cocchiere , con rapida violenza . Massimo tenta di fare scudo col suo corpo alla fidanzata , ma viene abbattuto con un colpo di calciolo sulla testa , prima che possa estrarre la rivoltella , mentre il cocchiere salta giù di sella e si dà alla fuga , nascondendosi dietro una folta siepe vicina . Elena , afferrata dal capo della banda , e tratta fuori , viene depositata a terra senza che le sia torto un capello . Bravo capo , ella dice , avete fatto le cose a dovere , proprio secondo il mio desiderio ... e vi siete meritato il compenso pattuito . L ' agguato non poteva essere disposto meglio . Ora so che pensare del signor Massimo , ingegnere delle miniere e falso eroe ... Ecco in quale modo ha saputo difendermi fingendosi per lo meno morto ! ... Orsù , lasciatemi ritornare in carrozza e richiamate il mio cocchiere . Il capo - banda ha un riso sardonico . Signorina , risponde io non comprendo che cosa vogliate significare con le vostre parole . Non dite troppo male del vostro cavaliere perché , se non è spacciato certo vi manca poco , col tremendo colpo buscatosi sulla testa ... Quanto a voi , avrete la cortesia di seguirci , senza protestare , nel più assoluto silenzio , a scanso di maggiori guai . Ma voi scherzate ... Io vi ho assoldati per fingere questo assalto ... Siete voi che volete scherzare ancora , signorina . Noi siamo dei bravi banditi che facciamo il nostro ... chiamiamolo pure mestiere , e acciuffiamo le buone occasioni quando capitano . Mi sono spiegato ? ... Orsù in marcia . E ad onta delle sue proteste e delle sue smanie , dei suoi tentativi di resistenza , Elena deve lasciarsi tirar sopra la sella dal capo , e portar via , così , romanticamente , ma anche brutalmente , come ella aveva tante volte sognato . Quando Massimo riprese i sensi si trovò accanto il cocchiere che , appena visti allontanarsi i banditi , era ritornato alla carrozza . Egli aveva udito tutto , e riferì all ' ingegnere quanto era successo . Oh , povera Elena mia ... esclamò egli , stringendo fra le mani la fronte indolenzita . È perduta , è perduta ... Ma ad un tratto ebbe un lampo nella mente . Se ella avesse predisposto un agguato da burla , per mettermi alla prova , la gente assoldata non deve essere lontana di qua , e noi possiamo raggiungerla e indurla , con promesse di larghi compensi , ad aiutarci a rintracciare gli assalitori , e a liberare la prigioniera . Su , in carrozza , e sferza il cavallo . Ripartirono . Alcune centinaia di metri più oltre , appostati dietro un folto di piante , essi vennero fermati dai complici assoldati che speravano di trovare . Poche parole bastarono per metterli al corrente dell ' accaduto . Eran tutti uomini di fegato , armati , a cavallo . Si mostrarono felici di dar la caccia ai banditi autentici che avevano fatto mancar loro un buono e onesto affare . Massimo si fece cedere il cavallo e le armi da uno di essi e , postosi alla testa degli altri , partì di galoppo alla ricerca dei rapitori , che un ' ora dopo venivano scoperti e affrontati . Lo scontro , breve sanguinoso violento , terminava con la fuga dei banditi superstiti , e Massimo si stringeva fra le braccia Elena sana e salva . E quel che pure conta , guarita dal mio stupido romanticismo , ma felice di diventare la moglie ... di un eroe che m ' ha salvata !
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Le diverse possibilità e le immancabili insufficienze , più o meno grandi , di ogni mercato politicamente circoscritto sembrano portare argomenti a favore della tesi libero - scambista : in realtà mostrano soltanto che , da un certo collegamento , anche economico , tra i diversi paesi è difficile prescindere . La tendenza moderna è verso la regolamentazione dei commerci per la difesa delle economie nazionali . Si tende ovunque all ' autarchia : naturalmente nessuno vuole e può rimanere secondo per filantropia , quando dalla corsa al protezionismo dipende la durata della propria resistenza . In questa situazione mondiale si è sviluppata in Italia l ' economia corporativa , le cui direttive a questo proposito , specie dopo il tentativo sanzionista , sono state chiaramente manifestate . Nello Stato italiano l ' economia è uno strumento per il raggiungimento dei fini dell ' ordine corporativo fascista , che si riassumono nel massimo di potenza e di benessere materiale e morale della Nazione . Nei confronti di questi fini l ' economia è un mezzo e mezzo dell ' economia può essere il moto verso l ' autonomia economica della Nazione . In linea generica , essa può essere un mezzo , a seconda delle contingenze storiche , della posizione politica e geografica dello Stato che realizza il programma fascista . La meta resta sempre il massimo possibile potenziale economico al servizio del massimo potenziale politico . Sempre in linea generale , il perseguimento di questa meta non esclude il ricorso al migliore mercato straniero , né esclude in certi casi la utilità degli scambi internazionali . Però siccome questo ricorso al migliore mercato straniero deve essere compatibile con i limiti della convenienza nazionale , ecco che gli scambi con l ' estero , nell ' economia corporativa in qualsiasi contingenza storica si realizzi non possono essere lasciati liberi , ma devono subire un regolamento . Nel caso concreto dell ' economia corporativa fascista , realizzata e svolgentesi in Italia attualmente , è fuori discussione l ' accentuarsi della direttiva autarchica , la quale , intensificando lo sforzo affinché il massimo numero possibile di bisogni esistenti in Italia venga soddisfatto con prodotti nazionali , tende ad escludere o a ridurre a quantità minime ( irriducibili nello stesso interesse nazionale ) gli acquisti e di conseguenza anche le vendite all ' estero . A questo punto sorgono diversi problemi : 1 ) Lo Stato fascista , attuando questo minimo irriducibile di scambi con l ' estero , verso quali mercati orienterà i suoi acquisti ? È stato risposto autorevolmente e più di una volta che compreremo soltanto da coloro che compreranno da noi . 2 ) Supposto che vi siano diverse possibilità di scambi contrattati e bilanciati , ugualmente proficue dal punto di vista economico , alcune offerte però da Stati non amici , ed altre da Stati amici , quali possibilità saranno preferite ? La risposta più ovvia è che saranno preferite , a parità di condizioni , le possibilità offerte dagli Stati amici . 3 ) Se l ' amicizia politica favorirà il sorgere di correnti di traffico nei limiti consentiti dal programma di autarchia nazionale , non si verificherà il caso che , sia pure entro i suddetti limiti , le alleanze od amicizie politiche si trasformino in alleanze o cooperazioni economiche ? E non può avvenire che l ' alleanza politica si concluda solo , o prevalentemente , con paesi economicamente complementari ? Conviene innanzi tutto dire che questi non sono sogni , ma sono problemi concreti e che concretamente si possono presentare a richiedere una soluzione . Non è ozioso quindi il porseli ed abbozzare , a scopo di chiarimento , una risposta . È naturale che quando le alleanze politiche non siano semplici accostamenti tendano a portare , specie in un mondo come l ' attuale , tutt ' altro che dedito al libero scambio , ad una certa cooperazione economica . Reputo anzi che , secondo i principii fondamentali del corporativismo fascista , una certa cooperazione economica tenda a concretarsi là dove esiste una complementarietà politica . D ' altro canto le esigenze economiche della guerra e della pace moderne , facendo sempre più valutare il fattore economico allo stesso scopo di accrescere la potenza scaturente dall ' alleanza o dalla cooperazione politica , tendono a fare realizzare questa tra paesi il più possibile economicamente complementari . Ed è proprio in vista di queste tendenze generali e di quelle proprie all ' economia corporativa fascista che acquista interesse un quarto problema , il quale si riassume in questi termini : È pensabile ed è conveniente , secondo la dottrina corporativa fascista , che tra Stati alleati politicamente si giunga ad una tale cooperazione economica , la quale generi un complesso autarchico , di cui l ' economia dei singoli alleati costituisca una parte complementare ? Giova dire che in un tale sistema i problemi delle insufficienze economiche nazionali sarebbero risolti dalle eventuali esuberanze delle economie degli Stati alleati . Ma questo , che potrebbe apparire a prima vista un vantaggio prodotto dall ' alleanza politica , può costituire oltre certi limiti il pericolo del sistema , specie se la integrazione dovesse avvenire su larga scala o per prodotti essenziali . Nell ' un caso e nell ' altro l ' alleanza si trasformerebbe infatti in legame , tanto più pericoloso quanto più minacciosi ed irretiti fossero gli avversari esclusi dall ' alleanza stessa e tanto più vincolante quanto più rapidamente irreparabile con ripieghi nazionali fosse l ' integrazione economica operata dall ' alleato politico . In parole povere , qualsiasi alleanza politica lascia attualità ai problemi dell ' autarchia e la eventuale cooperazione economica tra i paesi alleati non deve riguardare una vasta zona , né una zona essenziale della vita economica d ' un singolo paese . Se avvenisse il contrario , una specie di divisione del lavoro , sia pure limitata agli Stati politicamente amici , potrebbe dare sì una maggiore facilità alla vita economica delle singole unità , ma toglierebbe alla politica di ciascuna di queste la necessaria elasticità . E tanto più pericoloso è l ' abbinamento , oltre certi ristretti limiti , dell ' alleanza politica con la integrazione economica , quanto più gli alleati non sono in condizioni economiche di parità : lo Stato a più basso grado di autonomia economica , infatti , subirebbe una forza di attrazione politica tale da ridurre sensibilmente la sua libertà politica . Dai ragionamenti che precedono scaturisce questa conclusione : la direttiva autarchica , che nel mondo attuale consente allo Stato corporativo fascista di realizzare la massima potenza politica , non può venire intaccata , né essere resa meno attuale da nessun genere di amicizia politica . Anzi , proprio perché in qualsiasi sistema di alleanza o cooperazione politica l ' Italia possa manifestare tutta la sua potenza e godere della sua libertà d ' azione , quale si addice ad uno Stato che ha vasti e vitali interessi da difendere in Europa e nel Mondo , è più che mai necessario tendere ad una economia autarchica . Solo per le differenze tra l ' autarchia assoluta e l ' autarchia realizzabile si può invece pensare , senza pericolo di irrigidimento del nostro sistema politico , ad una integrazione , di preferenza riservata ai mercati degli Stati politicamente amici .
GINEVRA E MOSCA CONTRO ROMA ( ZANGRANDI RUGGERO , 1937 )
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Per i corridoi interminabili , per le gallerie silenziose , nelle sale sconfinate e lussuose come quelle di un casinò internazionale , qualcuno si muove . Assemblee generali , commissioni , sottocommissioni , comitati di esperti , signori distinti e cerimoniosi come in una festa , vanno , vengono , si radunano , discutono , deliberano , votano : lavorano . Alla fine della giornata bollettini ufficiali vengono affissi , ove si ricorda , si afferma , si deplora , si augura , si fa appello , si raccomanda tutto ciò che i governi ed i popoli sanno ormai a memoria . C ' è nell ' aria un senso di religioso e di fatale ; gli stessi bollettini sembrano referti medici . Già : la grande Ammalata , la Pace , agonizza . I delegati , i tecnici , i commissari s ' agitano intorno ad essa nell ’ annoso tentativo di trovare un rimedio , una soluzione , un decotto nuovo . Ma ogni palliativo peggiora la situazione , che s ’ aggrava e precipita . Il mondo , convenuto a Ginevra , discute , temporeggia , rimanda , ma non si mette d ’ accordo . I patti , i trattati , in balia dell ' arbitrio dei governi , non sono più che vane tavole di salvezza , cui è ormai irrisorio attaccarsi nell ' imminenza della tempesta . Si è già cominciato il gioco di " chi li ha violati prima " : per quanto sicuri dei principi infatti ci si vuole scaricare delle responsabilità di fronte all ' eventualità di un conflitto . " Gli enormi armamenti diceva sei anni prima del '14 Asquith non si accumulano per mero ornamento o per svago , bensì per farne uso nel momento dato , forse in uno scoppio casuale di istinti irragionevoli . " Come allora , oggi gli armamenti sono stratosferici , né si può dire abbiano raggiunto un limite : e come allora accadde , forse anche oggi essi non rimarranno " un ornamento o uno svago . " La guerra potrà scoppiare : all ' ultim ' ora la diplomazia e la stampa troveranno buoni argomenti per elettrizzare i popoli : altri Jaurès cadranno per mano assassina nel momento di dire parole di pace e d ' amore ; altri Berchtold e altri trafficatori faranno sì che gli sforzi dei mediatori e dei ragionevoli giungano troppo tardi , che l ' ingranaggio delle mobilitazioni non possa più , per ragioni tecniche , esser fermato , che i generali abbiano il sopravvento sui governatori . E gli dei di tutte le patrie faranno sentire , coi primi rombi del cannone , le loro voci solidali ai fedeli di tutte le patrie . E i popoli torneranno a sbranarsi : il gran mostro nero delle ore tremende picchierà a destra e a manca , gli aggressori e gli aggrediti , i colpevoli e i giusti , gli uomini di tutte le patrie e quelli che , a strage compiuta , resteranno senza Patria . Poi chi avrà perso una gamba e chi un affare , chi un figlio e chi una partita di titoli la vita ricomincerà ; e con essa il gioco delle cancellerie e quello delle borse : i leaders narcotizzeranno i popoli con parole di pace e le azioni delle industrie pesanti saliranno di nuovo . Ma non per molto tempo . Dopo che il libero consesso dei popoli , riunito in seduta plenaria , avrà decretato , nell ' interesse dei medesimi , la necessità della guerra , dopo la guerra , i superstiti si guarderanno in viso , cercando il vincitore . Ma il vincitore non ci sarà . Vincitore di tutto , assoluto , sarà quel qualcuno che probabilmente sarà rimasto estraneo al conflitto , quel qualcuno che , senza bandiere , dietro le quinte avrà assistito e aspettato , dando a questo e a quello un aiuto o una spinta e che , quando tutti saranno esauriti , sfiduciati , esasperati , sarà entrato in scena e avrà intonato il " galop " finale a tempo di internazionale : e quel qualcuno sarà il comunismo . Se Ginevra , attraverso un ' elaborazione di quindici anni , ha preparato i cinque atti della tragedia e ci appressiamo al terzo Mosca da venti anni aspetta il momento di recitare il dramma satiresco che allieterà il pubblico stanco . E anche esso sarà figlio di Ginevra ; sarà il frutto di una sistematica societaria , basata sulla malafede e sull ' intrigo , sul diritto del più forte e sulla supremazia dei popoli ricchi sui poveri , degli abbienti sui non abbienti , dei coloniali sui non coloniali . Anche questo sarà voluto da Ginevra , che sul principio grandioso ed eterno della pace perpetua , fa vivere la propria insufficienza materiale , morale e giuridica . Il Komintern lavora a tutto vapore . Con i suoi agenti segreti entra in tutte le fortezze , dall ' esercito al proletario , dal nobiluccio sifilitico che vuoi affogare la sua prosàpia di dieci generazioni di potentato in un bagno di umanitarismo isterico , al figlio di nessuno che sogna di poter riposare il suo corpo travagliato dai sonni negli angiporti e nelle sentine sociali in un letto di principessa . Lavora e con le sue complesse file di propagandisti e di agitatori si spinge ovunque ci sia una rivolta da fomentare , una situazione politica incerta da sfruttare , un governo fiacco da far capitolare : dalla Cina all ' America del sud , dai vecchi popoli di razza bianca , ai giovanissimi di colore , che , senza tradizioni e senza esperienze , si buttano nelle braccia della nuova dottrina con l ' impulsività e l ' inconsideratezza dei ventenni . Ci sono paesi più vicini all 'U.R.S.S . o più specialmente minati che sanno qualcosa di questa propaganda che irretisce il mondo nelle sue file sottili ed invisibili : la Polonia , la Cecoslovacchia , l ' Uruguay ; la Germania stessa , che attraverso le dichiarazioni ufficiali dei suoi ministri ci dà il segno dell ' incubo sotto il quale si trova . E Mosca non aspetta che la guerra per compiere il suo piano che è esplicito e inequivocabile ... Ma per fortuna loro e nostra , sopratutto , c ' è un altro polo nel mondo che ha il suo peso e la sua funzione vieppiù importante : Roma . E Roma è contro Ginevra e contro Mosca . La dottrina di Roma è lungi dal pacifismo quacquero e mendace dei vescovi anglicani e lungi dallo statalismo internazionalista dei dirigenti bolscevici . Roma è per la giustizia sociale e internazionale : delle classi e dei popoli . Non avendo paura della guerra essa vuole onestamente e virilmente la pace ; e , perché sicura e duratura , la vuole basata sul diritto . Per questo è revisionista ; per questo è con quei popoli che aspirano alla propria indipendenza ; sia essa nazionale , politica , economica o morale ; si chiamino essi egiziani , siriani , ungheresi o spagnuoli . E la pace di Roma non è una pace pregiudiziale ; è la vera pace : quella che non si accetta o si subisce , ma si conquista ... Pace e collaborazione di popoli : questo vuole Roma . E se ci deve essere una guerra , Roma farà la guerra definitiva della giustizia , farà la guerra che porrà fine ai compromessi e al regime dell ' equilibrio ; farà la guerra che ponendo i popoli su un piano di diritto e di equità renderà possibile la loro convivenza pacifica e cordiale . E solo un ' Europa fascista potrà scongiurare il pericolo che la minaccia : il comunismo .
IL NOSTRO 'CREDO' ( MEZZASOMA FERNANDO , 1937 )
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Noi crediamo nel Dio che ci ha dato la vita per vivere nobilmente e per nobilmente morire . Noi crediamo nella religione dei Martiri della nostra bella Causa , nel culto degli Eroi della nostra santa Idea . Noi crediamo che la Patria sia un premio da meritare , una vetta da ascendere , una mèta da conquistare . Noi crediamo che essere italiani sia un privilegio donato da Dio , perché soltanto al popolo nostro fu possibile , nella storia di ogni tempo , irradiare nel mondo luce di civiltà , forza di vita ; perché soltanto al popolo italiano fu concesso , di attingere dalle risorse inesauribili del genio , dalla fonte inestinguibile dello spirito , le sue infinite possibilità di vita che lo fanno signore del proprio domani , padrone dispotico del proprio destino ... Noi crediamo in una cultura e in un ' arte fasciste , capaci cioè di raggiungere le più eccelse altezze del lirismo che è il lievito della nostra stessa fede politica ; in una cultura e in un ' arte che derivino i loro motivi e la loro essenza dalla grande tra - dizione italiana che il Fascismo ha ripresa , e la riconsacra e la rinnova ogni giorno , nelle opere e nelle conquiste della Rivoluzione . Noi crediamo nella forza della giovinezza , nella sua capacità di accettare qualunque rinunzia materiale , di nutrire anche col sangue la propria fede purché trionfi il suo ideale , di osare fino all ' offerta suprema della vita ogni volta che la Patria lo voglia , per la grandezza dell ' Impero risorto sui colli fatali di Roma . E noi crediamo che la nostra più accesa speranza debba essere quella di poter aiutare in umiltà e in silenzio la immane fatica del DUCE , Principe della giovinezza , cui appartengono , in ogni momento , la nostra vita e la nostra morte .
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Bedel ... non soltanto confonde Mussolini con Hitler e con Lenin , ma nega che il Capo della nuova Italia possa essere considerato un pensatore profondo ed originale . " Mussolini , Hitler e Lenin non sono filosofi , " sentenzia Bedel incoscientemente . La sua presunzione e la sua ignoranza delle nostre cose non gli permettono di comprendere che Mussolini non è soltanto un grande statista ma anche un Uomo di pensiero , perché se è vero che Egli ha dato un volto nuovo all ' Italia è vero anche che Egli tale opera l ' ha compiuta ridando al popolo una nuova spiritualità che non è derivata da alcuna potenza ipnotica ma che si basa su di una nuova concezione della vita e del mondo : originale , armonica , profondissima . Piaccia o non piaccia al signor Bedel , Mussolini è anche un filosofo . Non certo un filosofo del tipo di quelle cariatidi che per commemorare Descartes si sono raccolte a Parigi con molto chiasso ; ma del tipo degli uomini veri i quali hanno l ' aspirazione viva di unificare il molteplice , di giustificare razionalmente la loro vita , di approfondire l ' intima essenza del loro credo che personifica un nuovo sistema , una nuova civiltà ... Per conoscere Mussolini e per giudicarlo il signor Bedel dovrà prenderne atto non basta aver letto ciò che scrive di Lui qualche gazzetta antifascista d ' oltre frontiera od aver visto qualche sua fotografia più o meno recente : occorre aver ascoltato la sua viva voce , aver visto ciò che ha realizzato in Italia in meno di venti anni di governo , aver letto ciò che ha scritto e detto senza mai contraddirsi , completando sempre le sue vedute , dimostrando a tutti l ' originalità e l ' armonia della sua complessa personalità , di Tribuno , di Duce , di Pensatore . Mussolini prima di essere giudicato deve essere compreso . Chi non si sforza di comprenderlo non può essere in grado di giudicarlo . E per comprenderlo occorre principalmente inquadrarlo nel tempo ed ascoltare , senza idee preconcette e con animo aperto , la sua parola . Se il signor Bedel vorrà far ciò noi siamo certi che dovrà ricredersi perché ad ogni critico in buona fede , mai come in quest ' ora , Mussolini appare veramente il precursore e l ' interprete delle esigenze spirituali degli uomini migliori del nostro tempo .
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Un novelliere nostro , immagina di essere assunto , per miracolo , in una città ideale , dov ' è la perfezione assoluta . E poiché cerca di leggere egli letterato libri di poeti non ne trova . E al suo stupire si risponde che il poeta della città ideale non scrive , non chiude in versi ed in sillabe , ma in ogni gesto ed in ogni minuto , va vivendo le sue fantasime di bellezza e s ' abbandona ad una intiera intimità spirituale con le creature del suo tempo e della sua casa . Non diversamente Arnaldo fu poeta ... L ' aedo che nei secoli venturi canterà il trionfo di Benito Mussolini , le paludi prosciugate , i marmi risollevati , i fiumi arginati , le strade aperte , le città dissetate , l ' impero riapparso sui colli fatali , canti ( dacché l ' alloro cresce " per trionfare o Cesare o Poeta " ) anche di Arnaldo che si indugia sulla grazia di un fiore dischiuso , sulla piccola voce che invoca , e le minori voci raccoglie , perché non si disperdano nel grande empito della avanzata , e tutte si intonino armonicamente nella esaltazione della Patria .
LA MISTICA COME DOTTRINA DEL FASCISMO ( SPINETTI GASTONE SILVANO , 1938 )
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Significato del Partito unico Oggi nessuno più crede nei sistemi tirati a lucido del dottrinarismo politico . Caduta la premessa razionalistica , dimostratisi falsi gli assiomi che solo le sue leggi potessero dare le chiavi dei rapporti sociali , sono fatalmente tramontati tutti gli schemi e tutte le illusorie costruzioni create dal razionalismo . E tra le macerie del razionalismo deterministico e materialista , nelle rovine del dottrinarismo , l ' uomo è andato a scavare per cercare verità più durature e più feconde e ha trovato solo le forze dello Spirito : la mistica . E proprio in questa tragica crisi , in questo tramonto cruento nel quale tutta una civiltà sta sparendo il Fascismo ha il grande privilegio , largitogli dall ' Uomo Provvidenziale , di aver per primo trovato questa solare verità . Ma se noi siamo stati i primi , dietro noi ormai urge tutto un mondo . Ché il mondo dei giovani è tutto un fermento : nuovo , sordo , sotterraneo , che sfugge , che può avere magari segni e simboli apparentemente diversi ma che ha un solo comune denominatore : lo Spirito . È così che si spiegano le ultime rivoluzioni europee . È così che acquista luce nuova il nazionalsocialismo , è così che la Spagna cattolica e tradizionale insorge e si svena . È così che l ' asse Roma - Berlino si allunga all ' oriente e diventa il triangolo Roma - Berlino - Tokio ... Gli ideali della dea ragione sono stati infranti , i falsi miti di un mondo illusoriamente dominato da leggi inesorabili sono stati abbattuti e l ' uomo , forte della sua volontà , è risorto per scegliersi nel mondo nuovo la sua strada in forza di vecchi - nuovi miti . Così sono rinati vecchi simboli , dal fascio alla croce uncinata . Così gli uomini non credono più nella forza delle cose ma si affidano alla forza delle idee e ciò che sembrava impossibile diventa realtà . La filosofia dell ' essere è sostituita dalla filosofia dei valori . E così la cronaca registra ogni giorno miracoli nuovi : la fantasia stessa ogni giorno è vinta dalla realtà . E tutto ciò ha un solo nome : mistica . Ché non certo il dottrinarismo ha dato a questi uomini nuovi la luce e la forza delle nuove creazioni . Non certo in virtù di schemi dottrinari sono sorti i nuovi miracoli sociali e politici . È alla mistica che tutto ciò si deve , alla forza del mito , alla potenza dell ' idea che diventa virtus secondo l ' accezione romana . E sono proprio queste idee , queste virtutes , questi miti che noi dobbiamo apprendere . L ' antichità , colla tradizione esoterica , tramandò lungo secoli e millenni queste forze e da uomo a uomo , attraverso i misteri , esse passarono di generazione in generazione mantenendo accesa perennemente la fiaccola dello Spirito . Noi , se vogliamo essere uomini del " secolo di Mussolini " dobbiamo fare altrettanto e questo è il significato e il fine del Partito unico . Oggi è esso il depositario di queste verità che deve trasferire ai suoi uomini perché ne facciano fermento cotidiano di vita per lo Stato ...
MILIZIA, CONTINUITÀ DELLA RIVOLUZIONE ( COSTA FLAMINIO , 1938 )
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M.V.S.N. Quattro lettere . Lapidarie . Dicono tutto . Riassumono nello stile romano il novero delle insegne brevi delle squadre d ' azione : rudi panni , asta sottile , un pugnale qualche volta , o una sipe . Le origini del Fascismo . La Milizia perpetua intatte le origini della Rivoluzione , ove , per nulla corrotto , ferve lo spirito degli antesignani . Ed è essa perciò la perenne gioventù , la costante salvezza della Rivoluzione . Se non lo fosse stata , lo sarebbe ben presto divenuta . Capitale è l ' insegnamento di Machiavelli : " Le rivoluzioni han da servarsi spesso tornando alle origini . " Lo comprese Napoleone per ottenere il miracolo del ritorno dall ' Elba . Lo comprese egli dopo Mont - S . Jean e vi aderì il popolo di Francia . Ma non lo seguirono i traditori innumerevoli , gli innumerevoli assurti al potere nell ' ordinamento imperiale . I grognards : se n ' è tanto scritto . Quelli della Legione straniera : ancor più se n ' è scritto . I comitagi : se ne conosce qualcosa . Tutte le virtù , quelle più appariscenti e quelle più profonde , dei grognards , dei legionnaires , dei ribelli macedoni , ha in sé la Camicia nera . Diciamo della Camicia nera perché la M.V.S.N. è = Duce + Camicie nere . Nessun libro è stato scritto intorno alla Camicia nera . La sfilata della " Francesco Ferrucci " per le vie di Roma minacciata dalla pestilenza aventiniana ; le campagne di Libia ; l ' A . 0.I.; le imprese in terra di Spagna : sono altrettanti ritorni all ' origine della Rivoluzione . Ritorni compiuti , per tutti , dalla M.V.S.N. La Camicia nera è l ' autentico artefice della Rivoluzione e il suo più originale artista ; dopo il Duce , ben inteso . La Camicia nera dà il la all ' arte fascista . Non importa , se non è seguita e se è anzi nel suo stile spesso evitata con successiva fuga verso gli antipodi . In ogni modo essa rinuncia ai diritti d ' autore . La Camicia nera non ama né gli ori , né gli orpelli , neanche quelli ammissibili per tutte le forze armate del mondo . Non gusta né le aquile auree , né le lucenti bottoniere , né gli scudetti , né le spalline , né le grandi uni - formi ; ma obbedisce quando è comandata di adornarsi di tutte quelle cose . Non predilige le cerimonie , né le riviste e parate , né i servizi d ' onore ; ma vi partecipa e nel miglior modo , quando vi è comandata . La Camicia nera ha in uggia la banalità del colto e dell ' inclita ; anzi spalanca , ogni giorno di più il distacco netto dai sistemi e dai vezzi del tempo socialistoide , democratoide , liberaloide . Schiena diritta , non nutre altre ambizioni , tanto meno politiche . Lavora invece : sul serio , come vuole il Duce : sodo e in silenzio . Non si lamenta della sua condizione civile , quale che sia , anche se ne meritasse una di gran lunga migliore , anche nel caso che veda le condizioni più brillanti conquistate dagli insufficienti . Non evita i contributi e non evade dai tributi . In fondo è sempre quella che più paga e che arricchisce l ' erario . Non incide certo sulla bilancia commerciale . Non chiede sussidi . La Camicia nera permanente poi , indispensabile all ' Istituzione , s ' affatica a rimeritare almeno dieci volte tanto la propria magra retribuzione . Ha il suo orgoglio di uomo , di guerriero , e di intelligente . Non ossequia mai e non pronuncia la parola ossequio . Saluta . Ha un gran cuore . Non si riempie la bocca della parola "eccellenza." Non attornia i papaveri , non si accalca , nemmeno intorno al Duce . Lo saluta in un gran grido secco . Sta ferma sull ' attenti e lascia pur fare agli ansimanti procacciatori .