StampaPeriodica ,
La
natura
d
'
un
artista
,
e
specie
d
'
uno
storico
,
essendo
una
con
la
materia
delle
sue
verità
,
non
si
può
parlare
dello
stile
di
Cattaneo
senza
toccare
delle
sue
idee
,
sebbene
qui
egli
c
'
importi
soprattutto
per
l
'
aspetto
plastico
della
sua
arte
.
Pare
,
da
molti
luoghi
de
'
suoi
libri
,
ch
'
egli
si
considerasse
poco
più
d
'
un
"
novelliere
letterario
"
come
dicevano
al
tempo
del
Vico
,
un
divulgatore
,
o
insomma
uno
,
secondo
le
sue
proprie
parole
,
che
"
riassumeva
e
ventilava
dottrine
altrui
"
:
"
per
suscitare
,
innalzare
i
pensieri
della
nazione
,
le
sue
speranze
,
i
voleri
,
gli
ardimenti
"
.
Ma
il
Croce
ha
già
avuto
occasione
di
mettere
in
rilievo
l
'
alto
valore
del
Cattaneo
come
storico
nel
pieno
significato
della
parola
.
Gli
universali
del
Cattaneo
son
quelli
del
Vico
,
e
del
Foscolo
dei
Sepolcri
e
delle
Lezioni
d
'
Eloquenza
.
Il
suo
modo
particolare
di
attuarli
ha
origine
nell
'
idea
della
"
filosofia
civile
"
e
dell
'
"
arte
sociale
"
del
Romagnosi
,
ma
trova
la
sua
caratteristica
sopratutto
nell
'
austerità
e
perfino
drammaticità
con
cui
egli
sente
il
fatto
sociale
e
riporta
tutti
i
fenomeni
tecnici
,
giuridici
,
economici
,
in
valori
morali
,
in
relazione
al
loro
significato
di
forze
costruttive
o
disgregatrici
delle
istituzioni
e
della
compagine
degli
Stati
.
La
severità
d
'
un
Parini
,
smorzata
d
'
una
certa
acredine
,
s
'
anima
in
lui
di
severa
e
quasi
sconsolata
speranza
,
nel
concetto
progressivo
e
nella
passione
pratica
d
'
un
Beccaria
;
avuto
presente
che
la
gravità
con
la
quale
egli
giudicava
la
vita
sociale
toglie
a
cotesto
concetto
di
progresso
ogni
banalità
illuministica
e
benthamiana
.
E
la
sua
origine
campagnuola
gli
dà
il
culto
e
il
contatto
della
terra
,
e
una
lirica
felicità
di
intuizioni
non
meno
persuasive
quando
ci
parla
della
sua
Lombardia
che
quando
ci
parla
dell
'
antico
Egitto
,
del
Messico
e
dell
'
Irlanda
.
La
preparazione
ecclesiastica
arricchisce
e
scaltrisce
la
sua
psicologia
di
storico
democratico
,
dove
tratta
di
tirannie
teologiche
e
alza
i
velami
di
suoi
misteri
della
politica
sacerdotale
.
L
'
abito
tecnico
più
che
letterario
,
gli
smuove
e
porta
in
vasti
contatti
e
ravviva
di
laboriose
curiosità
le
sue
disposizioni
a
interpretare
la
natura
dei
popoli
e
a
tentare
suoi
ritrovati
delle
nuove
scoperte
e
sulle
nuove
ipotesi
,
per
le
più
antiche
nazioni
e
civiltà
,
quel
che
il
Vico
aveva
fatto
per
i
miti
e
le
forme
civili
della
Grecia
e
del
Lazio
.
Infine
il
suo
gusto
monumentale
e
oratorio
e
il
suo
senso
civico
latino
,
di
preferenza
lo
volgono
verso
le
civiltà
classiche
e
a
forma
di
gran
rilievo
.
Per
la
coltura
neoplatonica
,
alessandrina
,
col
suo
fondo
dispersivo
,
non
ha
che
sospetto
;
e
anche
il
suo
libro
sulle
Interdizioni
economiche
imposte
agli
Israeliti
sostiene
la
necessità
che
gli
ebrei
sieno
riammessi
alla
vita
civile
e
cessi
l
'
antisemitismo
economico
,
ma
pel
motivo
principale
che
togliendo
gli
ebrei
dall
'
isolamento
nel
quale
essi
si
son
create
le
loro
formidabili
fortune
,
si
darà
il
più
gran
colpo
al
sistema
di
coteste
fortune
e
all
'
esosa
parzialità
del
loro
dominio
nel
mondo
moderno
;
ch
'
è
insomma
un
filosemitismo
più
che
altro
inteso
a
disciogliere
l
'
anarchia
e
disgregatrice
natura
giudaica
,
nell
'
unità
sociale
delle
altre
razze
.
Cattaneo
ha
il
senso
fantasmagorico
delle
origini
,
delle
migrazioni
,
delle
civiltà
scomparse
,
e
dopo
Vico
nessuno
come
lui
,
nei
numeri
delle
sue
frasi
,
fece
sentire
il
passo
del
tempo
e
lo
svolgersi
dei
cicli
e
delle
vicende
civili
.
I
suoi
paradossi
figurativi
brillano
repentini
sulla
sostanza
a
volte
impigrita
e
la
riportano
d
'
un
tratto
a
un
bagliore
d
'
alta
poesia
;
come
nella
storia
delle
piramidi
di
Menfi
:
"
Appartengono
ai
tempi
dei
più
antichi
re
;
sembra
che
ognun
di
loro
occupasse
tutto
il
suo
regno
a
inalzarsi
una
tomba
"
;
o
dove
ci
mostra
le
cave
degli
alabastri
,
dei
porfidi
,
dei
basalti
schierate
in
ordine
gigantesco
sulle
sponde
del
Nilo
e
traverso
le
sue
cataratte
,
e
il
fiume
sacro
che
partecipa
all
'
incomparabile
grandezza
delle
arti
egiziane
,
agevolando
il
trasporto
dei
marmi
;
o
quando
infine
svela
le
chiavi
immaginose
dei
sistemi
cronologici
e
numerali
degli
Atzechi
.
A
volte
riduce
all
'
improvviso
la
materia
descrittiva
nella
quale
ha
doviziato
,
sotto
lo
schema
ideologico
:
come
quando
distingue
le
civiltà
cresciute
lungo
fiumi
come
il
Gange
,
l
'
Hoang
-
Ho
,
il
Nilo
,
per
vie
omogenee
,
unitarie
,
e
le
civiltà
impervie
e
frantumate
dei
paesi
scabri
come
l
'
Italia
;
ma
la
classificazione
è
ancora
un
'
immagine
e
l
'
idea
è
fiorente
come
in
una
scrittura
geroglifica
.
E
anche
nei
trapassi
e
nei
movimenti
più
casuali
e
fuggevoli
lampeggia
sempre
di
figure
.
Dice
ad
esempio
:
"
I
raggi
del
vero
schiarano
ancora
solamente
pochi
iniziati
,
i
quali
siedono
quasi
in
teatro
sfolgorante
,
mentre
nell
'
attigue
vie
regnano
le
tenebre
e
i
sogni
"
.
O
con
figura
appena
posata
in
una
parola
:
"
Le
placide
acque
nel
calare
lasciano
velata
tutta
la
campagna
del
limo
onde
son
dense
"
.
O
in
tocchi
celerissimi
,
rivelatori
d
'
un
'
esperienza
rara
,
specie
se
si
tien
conto
dei
tempi
;
e
in
giudizi
di
tutto
un
gusto
o
una
civiltà
,
rapiti
nell
'
impeto
d
'
una
frase
,
come
quegli
"
ardimenti
gracili
e
feminei
del
lusso
chinese
"
;
e
sintesi
d
'
eleganza
e
d
'
energia
compagne
.
E
la
sobria
gentilezza
con
cui
sa
adagiare
l
'
esaltazione
della
sua
oratoria
,
per
esempio
in
quei
tratti
sulle
ninfee
nel
saggio
sull
'
Antico
Egitto
;
o
dove
riporta
la
millenaria
canzone
:
"
trebbiate
,
o
buoi
;
la
paglia
a
voi
,
il
grano
al
sire
"
che
ancora
s
'
ode
nei
campi
dell
'
Egitto
"
trasmutata
in
parole
arabe
,
ma
con
una
melodia
flebile
e
molle
che
non
è
degli
Arabi
;
e
si
direbbe
il
canto
di
quei
morti
che
giacciono
accatastati
a
milioni
nelle
necropoli
e
nelle
viscere
dei
monti
"
.
Non
sono
sicuro
che
in
un
Daniello
Bartoli
,
dov
'
è
meno
antagonistico
e
favoloso
,
non
possa
esservi
qualche
cosa
che
uno
scrittore
laboriosissimo
come
il
Cattaneo
abbia
studiato
con
vantaggio
.
Se
non
che
il
Bartoli
non
va
mai
oltre
una
splendida
curiosità
esclamativa
che
tutt
'
al
più
arieggia
alla
vacuità
adorabile
dei
primi
panteismi
ottocenteschi
;
e
nel
Cattaneo
non
si
tratta
di
curiosità
e
divertimento
,
ma
di
coscienza
e
passione
.
Quando
parla
de
'
Celti
,
degli
Egiziani
,
degli
Aztechi
,
la
sua
emozione
è
quella
d
'
un
ideale
testimone
dei
drammatici
albori
delle
forme
nel
mondo
e
del
loro
disperdersi
e
cadere
.
"
Era
una
delle
lugubri
tradizioni
degli
Aztechi
che
il
sole
si
fosse
già
spento
quattro
volte
e
che
questo
fosse
il
quinto
sole
o
una
quinta
resurrezione
del
primo
.
E
anche
il
genere
umano
aveva
già
sofferto
quattro
grandi
stermini
;
desolato
la
prima
volta
dalla
fame
e
dalle
tigri
;
la
seconda
dai
turbini
,
essendosi
salvati
pochi
che
conversi
in
scimmie
si
nascosero
nelle
caverne
;
la
terza
dal
foco
,
salvandosi
pochi
,
conversi
in
uccelli
;
la
quarta
dalle
acque
,
per
cui
gli
uomini
s
'
erano
tramutati
in
pesci
"
.
E
lo
stesso
concitamento
,
lo
stesso
compianto
storico
ritrova
pei
ritorni
barbarici
nella
vita
civile
e
la
misteriosa
poesia
dei
delitti
e
dell
'
espiazione
...
Gli
orrori
della
vita
in
un
clan
d
'
antichi
Celti
e
nelle
colonie
de
'
deportati
;
le
spaventevoli
geometrie
dei
Silenziari
,
de
'
Penitenziari
e
quelle
delle
architetture
azteche
,
ecco
la
materia
eccellente
per
il
suo
stile
latinamente
austero
eppur
pieno
di
magnificenza
,
monumentale
nelle
strutture
e
tuttavia
squisitamente
decorato
;
massiccio
,
ercolino
,
a
volte
barocco
,
ma
sempre
per
un
bisogno
di
grandiosità
e
di
maestà
,
pieno
di
succo
cosmico
"
I
fiumi
,
tramescolando
le
frane
di
diverse
rupi
,
accoppiano
più
terre
in
pila
elettrica
a
sollecitare
la
languida
vegetazione
"
;
oppure
:
"
Quelle
estreme
squadre
di
mondi
,
che
all
'
occhio
umano
sono
appena
uno
spruzzo
di
punti
indistintamente
lucidi
...
"
;
nelle
sue
tarde
volute
,
formate
di
masselli
epigrammatici
,
lapidari
,
con
un
formidabile
dono
d
'
ingiuria
metafisica
;
o
non
pallidi
fregi
e
dorature
come
scancellate
vestigia
d
'
antichi
splendori
;
o
irritati
incapricciamenti
d
'
acutezze
critiche
;
temperato
"
ai
ribrezzi
delle
sale
anatomiche
"
;
inebriato
di
tempo
e
di
tutto
.
E
dire
che
un
dei
nostri
letterati
,
e
uno
propriamente
che
ama
definirsi
"
modesto
"
forse
per
assicurare
una
certa
impunità
alla
sua
impertinenza
,
qualche
tempo
addietro
,
essendo
caduto
in
discorso
il
nome
del
Cattaneo
,
si
rammaricava
meco
che
Cattaneo
(
egli
aggiungeva
anche
Manzoni
)
non
avesse
lasciato
in
cotesto
stile
un
molto
maggior
numero
di
"
milanesismi
"
.
Confesso
che
io
ripensai
con
scrupolo
ai
"
milanesismi
"
della
prosa
di
Cattaneo
.
Ma
era
come
cercar
biglietti
da
dieci
verso
mezzogiorno
sul
selciato
di
Corso
Umberto
,
e
soltanto
ritrovai
una
folla
di
luoghi
nei
quali
questo
superbo
scrittore
spinge
per
sé
e
per
ogni
vero
artista
,
l
'
uso
dei
gerghi
provinciali
:
"
Dante
fissò
la
lingua
,
scegliendo
con
lucido
e
quasi
infallibile
giudicio
nel
dialetto
toscano
tutto
ciò
che
consonava
agli
altri
dialetti
italici
,
e
pertanto
era
acconcio
a
divenir
lingua
comune
.
Dov
'
egli
canta
"
La
divina
foresta
spessa
e
viva
"
o
"
il
dolce
color
d
'
oriental
zaffiro
"
,
egli
tocca
quelle
corde
alle
quali
ogni
loquela
d
'
Italia
risponde
...
Se
non
che
,
quando
egli
poi
superbo
della
sua
forza
trapassa
il
giusto
confine
,
e
s
'
attenta
a
por
sull
'
altare
la
parola
propria
d
'
una
sola
plebe
,
foss
'
anco
la
toscana
,
egli
non
piace
,
non
fa
più
esempio
.
E
la
nazione
per
secoli
e
secoli
guarda
e
passa
,
ove
trova
scritto
:
"
Già
veggia
per
mezzul
perdere
o
lulla
"
.
Perché
cotesto
non
è
gentile
arbusto
del
campo
nazionale
ma
reliquia
di
primitiva
tribù
,
sterpo
superstite
della
selva
selvaggia
"
.
Pagine
come
questa
,
o
quella
che
apre
il
presente
fascicolo
,
nella
sua
opera
si
raccolgono
a
dozzine
come
testimonianza
della
sua
perfetta
coscienza
linguistica
.
Evidentemente
però
il
mio
interlocutore
preferiva
vedere
Manzoni
e
Cattaneo
attraverso
Dossi
e
Lucini
,
e
mi
pare
un
sistema
di
critica
letteraria
non
scevra
d
'
inconvenienti
.
O
s
'
applicava
,
a
orecchio
,
al
problema
linguistico
,
i
desiderata
del
decentramento
politico
,
dello
sviluppo
regionale
e
della
vita
federativa
,
colla
conclusione
naturale
che
la
prosa
del
Cattaneo
non
parevagli
decentrata
abbastanza
.
Se
si
pensa
che
all
'
eredità
dell
'
inimicizia
albertina
e
piemontese
,
alle
confusioni
del
culto
democratico
e
cosidetto
positivo
,
si
associano
ancora
,
contro
la
fama
del
Cattaneo
,
equivoci
letterari
così
grossolani
,
non
c
'
è
da
meravigliarsi
che
la
gente
possa
attribuire
al
Carducci
d
'
aver
dato
nella
sua
critica
e
oratoria
il
miglior
esemplare
nazionale
di
prosa
di
riflessioni
dal
tempo
delle
Operette
morali
,
mentre
il
Cattaneo
ha
infinitamente
più
diritto
a
cotesto
vanto
.
Vero
è
che
la
sfortuna
del
Cattaneo
,
se
ne
conferma
ancora
una
volta
il
decadimento
della
nostra
coltura
letteraria
dopo
la
prima
metà
dello
scorso
secolo
,
in
certo
modo
sembra
intonarsi
singolarmente
alla
qualità
della
sua
grandezza
ieratica
,
misteriosa
e
oserei
dire
sepolcrale
.
Ed
ecco
allora
i
fanciulli
a
reclamare
le
chincaglie
e
i
riboboli
delle
province
davanti
a
cotesti
sepolcri
.
StampaPeriodica ,
Come
in
tutti
i
congressi
,
anche
nel
VII
Congresso
del
P.C.I.
testé
tenutosi
a
Roma
,
nonostante
la
ottima
organizzazione
,
sono
rimasti
in
fondo
al
sacco
alcuni
interventi
,
che
i
limiti
di
tempo
e
le
esigenze
generali
non
hanno
consentito
di
tenere
.
Tra
questi
anche
un
intervento
sulla
scuola
,
che
sarebbe
stato
opportuno
per
porre
in
evidenza
,
dinanzi
ai
quadri
del
partito
,
soprattutto
a
quelli
delle
province
,
il
problema
del
lavoro
politico
che
noi
possiamo
e
dobbiamo
fare
nella
scuola
,
per
il
bene
della
scuola
stessa
e
per
realizzare
,
anche
in
questo
settore
,
quell
'
azione
di
ampia
presa
di
contatto
e
di
accordo
,
indicata
al
Congresso
,
nella
sua
relazione
fondamentale
,
da
Togliatti
.
Anche
il
lavoro
nella
scuola
,
come
tutto
il
nostro
lavoro
nel
campo
culturale
,
si
presenta
sotto
tre
aspetti
:
1
)
maggior
diffusione
della
cultura
in
sé
;
2
)
maggior
diffusione
della
nostra
ideologia
,
miglioramento
della
preparazione
ideologica
nei
quadri
intellettuali
del
partito
e
approfondimento
del
marxismo
-
leninismo
;
3
)
azione
di
alleanza
con
strati
intellettuali
non
politicizzati
o
appartenenti
ad
altri
partiti
politici
.
Il
nostro
compito
,
in
questi
tre
suoi
aspetti
,
si
trova
posto
innanzi
a
noi
in
ogni
ordine
e
grado
di
scuole
:
dalle
elementari
,
alle
medie
(
tecniche
,
classiche
,
artistiche
)
,
all
'
Università
.
Naturalmente
,
il
modo
nel
quale
si
svolgerà
la
nostra
azione
sarà
diverso
a
seconda
del
tipo
di
scuola
;
ma
,
più
che
entrare
in
dettaglio
,
ritengo
che
possa
essere
utile
accennare
i
motivi
principali
che
giustificano
il
nostro
interessamento
.
Da
un
punto
di
vista
immediato
,
non
vi
è
dubbio
che
la
Scuola
elementare
assume
un
posto
importantissimo
per
il
vasto
raggio
di
azione
e
per
la
sua
capillarità
.
Ben
lo
ha
riconosciuto
l
'
avversario
,
che
si
è
inserito
immediatamente
con
un
'
azione
vastissima
nell
'
organismo
della
Scuola
elementare
.
Ma
,
per
le
mie
personali
esperienze
,
preferisco
prendere
le
mosse
dall
'
Università
,
e
con
particolare
riguardo
alle
possibilità
che
si
presentano
di
creare
un
largo
fronte
democratico
della
cultura
.
Proprio
questo
,
del
resto
,
era
stato
il
compito
indicato
da
Togliatti
,
già
nel
VI
Congresso
,
come
obiettivo
generale
dell
'
attività
culturale
del
partito
.
Ma
occorre
,
questo
obiettivo
,
affermarlo
di
nuovo
oggi
e
inserirlo
nel
quadro
dei
nostri
compiti
di
oggi
,
cioè
nella
lotta
per
la
pace
,
per
la
libertà
e
per
il
lavoro
,
nella
lotta
per
l
'
applicazione
integrale
della
Costituzione
,
rendendoci
al
tempo
stesso
conto
delle
deficienze
non
lievi
che
ci
sono
state
da
parte
nostra
in
questo
campo
.
Più
che
errore
c
'
è
stata
scarsità
di
impegno
da
parte
nostra
,
non
giustificata
sufficientemente
dalle
particolari
difficoltà
di
questo
lavoro
.
Se
noi
rileggiamo
oggi
la
risoluzione
del
Convegno
dei
professori
universitari
comunisti
del
marzo
1949
,
che
indicava
certe
deficienze
e
certi
obiettivi
,
noi
ci
accorgiamo
che
potremmo
ripeterla
quasi
tale
e
quale
:
e
questo
non
è
certo
un
buon
segno
,
a
distanza
di
due
anni
.
Soprattutto
,
dovremmo
,
mi
pare
,
ripetere
l
'
esigenza
di
periodiche
riunioni
degli
insegnanti
iscritti
al
partito
,
esigenza
che
fu
avanzata
allora
,
ma
che
poi
non
ha
avuto
seguito
.
In
conseguenza
,
dovremmo
anche
ripetere
ciò
che
fu
lamentato
già
allora
,
cioè
che
il
lavoro
nel
campo
della
scuola
rimane
praticamente
abbandonato
a
iniziative
individuali
.
E
questo
è
un
male
:
perché
oserei
dire
che
gli
intellettuali
hanno
particolarmente
bisogno
di
avere
delle
linee
direttrici
alla
loro
azione
,
dato
che
,
per
la
loro
formazione
mentale
,
essi
hanno
abitudine
di
derivare
la
propria
azione
da
concetti
,
assai
più
che
da
impulsi
pratici
.
Linee
direttrici
,
aggiungo
subito
a
scanso
di
equivoci
,
che
possono
scaturire
solo
da
uno
scambio
frequente
di
discussioni
tra
istanze
puramente
o
prevalentemente
politiche
e
istanze
puramente
o
prevalentemente
culturali
.
Solo
con
queste
discussioni
frequenti
noi
arriveremo
a
far
sì
che
in
tutti
i
nostri
compagni
intellettuali
,
che
lavorano
nella
scuola
,
l
'
istanza
politica
e
quella
culturale
giungano
a
combaciare
,
giungano
a
identificarsi
.
Perché
solo
con
tale
identificazione
completa
,
il
lavoro
dei
nostri
compagni
intellettuali
potrà
veramente
arrivare
ad
essere
un
contributo
importante
alla
creazione
di
una
cultura
nuova
e
cioè
di
una
società
nuova
anche
nel
nostro
Paese
,
e
quindi
anche
di
nuove
condizioni
politiche
generali
.
E
se
qualche
compagno
intellettuale
trova
faticoso
esplicare
un
lavoro
culturale
e
al
tempo
stesso
un
lavoro
politico
,
vuol
dire
che
non
ha
ancora
saputo
raggiungere
quella
identificazione
e
che
l
'
uno
o
l
'
altra
delle
due
attività
gli
rimane
in
certo
modo
estranea
.
Ma
forse
sarà
opportuno
dare
qualche
precisazione
,
perché
ritengo
che
non
tutti
i
lettori
abbiano
una
idea
di
quello
che
sia
oggi
lo
stato
della
Scuola
italiana
,
di
ogni
grado
.
È
uno
stato
che
non
esito
a
definire
disastroso
.
Vi
si
sommano
,
oggi
,
tutti
gli
effetti
e
le
condizioni
negative
dei
diversi
aspetti
assunti
dalla
crisi
in
cui
si
dibatte
la
civiltà
borghese
.
Abbiamo
infatti
le
conseguenze
:
primo
della
inadeguatezza
economica
,
che
grava
su
tutto
l
'
apparato
scolastico
e
che
va
dalla
insufficienza
degli
stipendi
degli
insegnanti
alla
insufficienza
dell
'
attrezzatura
edilizia
,
didattica
,
scientifica
;
secondo
,
conseguenza
della
corruzione
morale
largamente
operata
dal
fascismo
nell
'
ambiente
scolastico
e
trionfalmente
ripresa
dal
governo
clericale
;
terzo
,
conseguenze
del
dissolvimento
della
classe
borghese
,
alla
quale
appartiene
,
almeno
per
origine
,
la
totalità
degli
insegnanti
superiori
e
la
quasi
totalità
degli
studenti
.
Queste
tre
conseguenze
e
condizioni
si
sommano
e
si
esplicano
in
vario
modo
.
Non
è
certo
il
caso
di
prospettare
qui
i
difetti
dell
'
attuale
ordinamento
scolastico
e
di
quello
promesso
da
una
ormai
famigerata
«
riforma
»
,
né
i
possibili
rimedi
.
Ma
non
posso
non
sottolineare
il
fatto
che
l
'
Università
italiana
oggi
assume
spesso
l
'
aspetto
,
non
di
un
centro
di
lavoro
intellettuale
e
scientifico
,
ma
quello
di
una
agenzia
,
alla
quale
si
pagano
determinate
quote
sotto
forma
di
tasse
scolastiche
,
e
presso
la
quale
ci
si
reca
in
determinati
periodi
(
o
,
possibilmente
,
quando
più
faccia
comodo
)
per
ottenere
,
attraverso
una
formalità
che
si
chiama
esame
,
un
foglio
di
carta
che
si
chiama
diploma
di
laurea
e
che
ipoteticamente
potrebbe
anche
servire
a
trovare
un
qualsiasi
impieguccio
,
dove
non
morire
di
fame
.
Il
guaio
è
che
poi
,
spesso
,
questo
impieguccio
è
proprio
quello
di
trasmettere
ad
altre
generazioni
di
giovani
una
cultura
non
appresa
,
non
intesa
,
e
che
spesso
non
è
né
da
apprendersi
né
da
intendersi
,
perché
è
ridotta
a
sua
volta
ormai
a
una
cosa
puramente
formale
,
a
una
facciata
dietro
alla
quale
non
c
'
è
più
nulla
.
Ora
,
in
questo
vuoto
,
noi
possiamo
e
dobbiamo
inserire
la
nostra
cultura
.
Qualcuno
certamente
potrà
insorgere
conclamando
che
la
nostra
Università
ha
non
soltanto
glorie
passate
,
ma
anche
presenti
,
e
citando
casi
di
docenti
che
fanno
sul
serio
il
proprio
dovere
.
D
'
accordo
.
Ma
ciò
non
toglie
che
l
'
atmosfera
generale
delle
Università
,
e
particolarmente
delle
maggiori
,
sia
sul
tono
che
ho
delineato
.
Per
rendersene
conto
,
basterebbe
interrogare
i
migliori
studenti
.
Ma
anche
molti
insegnanti
sono
d
'
accordo
a
costatare
il
decadimento
dei
nostri
istituti
di
insegnamento
superiore
.
In
genere
,
però
,
le
diagnosi
che
essi
fanno
di
questi
mali
sono
sbagliate
,
i
rimedi
che
essi
propongono
sono
inefficaci
.
Uno
dei
fenomeni
più
lamentati
,
per
esempio
,
è
quello
del
numero
,
che
si
conclama
eccessivo
,
degli
studenti
,
anche
se
ogni
anno
è
rilevante
il
numero
di
coloro
che
debbono
abbandonare
gli
studi
iniziati
perché
non
possono
economicamente
sostenerli
più
oltre
.
Ma
il
fenomeno
della
accresciuta
affluenza
all
'
Università
non
può
essere
considerato
in
sé
un
male
,
se
non
da
coloro
che
sarebbero
d
'
accordo
con
quel
vecchio
agrario
di
mia
conoscenza
che
diceva
che
tutto
il
male
era
venuto
dall
'
aver
insegnato
ai
contadini
a
leggere
,
scrivere
e
far
di
conto
.
Se
poi
si
guardano
recenti
statistiche
,
si
vede
che
la
percentuale
di
studenti
universitari
in
rapporto
alla
popolazione
,
che
è
di
21
in
Italia
,
è
di
21
anche
in
Svizzera
,
di
19
in
Olanda
e
di
ben
30
in
Francia
.
L
'
aumento
proporzionale
di
studenti
è
stato
,
sì
,
assai
più
forte
in
Italia
che
in
altri
paesi
dell
'
Europa
occidentale
(
facendo
il
1930-31
=
100
,
si
ha
363
in
Italia
rispetto
a
164
in
Francia
,
per
il
1949
)
;
ciò
significa
che
prima
il
livello
era
eccessivamente
basso
.
E
noi
non
potremo
mai
persuaderci
,
che
l
'
accresciuto
desiderio
di
elevazione
delle
masse
italiane
sia
da
considerarsi
un
male
contro
il
quale
si
debbano
escogitare
rimedi
e
provvedimenti
.
Provvedimenti
occorrono
per
venire
incontro
a
questo
desiderio
,
e
perché
la
scuola
vi
si
adegui
e
vi
corrisponda
la
struttura
generale
della
società
italiana
.
(
Nell
'
Unione
Sovietica
,
prima
della
rivoluzione
vi
erano
91
scuole
superiori
;
oggi
ve
ne
sono
864
,
e
gli
studenti
da
112.000
sono
passati
a
oltre
1.200.000
,
secondo
un
rapporto
del
prof.
Nesmeianov
)
.
Le
condizioni
di
disagio
della
scuola
,
da
tutti
avvertite
,
costituiscono
un
campo
sul
quale
noi
possiamo
innestare
una
vasta
azione
di
alleanza
,
ponendoci
coi
nostri
insegnanti
alla
testa
di
un
movimento
per
il
rinnovamento
della
scuola
.
Ma
perché
l
'
azione
dell
'
insegnante
comunista
possa
essere
valida
,
occorre
che
egli
abbia
acquistata
la
fiducia
personale
degli
altri
insegnanti
e
degli
studenti
.
Perciò
la
prima
esigenza
dell
'
azione
di
un
insegnante
commista
è
quella
di
essere
un
buon
docente
,
di
essere
,
anzi
,
il
migliore
dei
docenti
di
quella
scuola
:
il
migliore
per
preparazione
tecnica
,
per
impegno
,
per
assiduità
e
puntualità
nell
'
insegnamento
.
Questo
sarà
un
suo
preciso
obbligo
politico
,
oltre
che
morale
,
perché
solo
così
avrà
efficacia
il
suo
insegnamento
o
ogni
altra
sua
azione
.
Non
è
vero
che
gli
studenti
cercano
il
professore
di
manica
più
larga
:
gli
studenti
cercano
il
professore
di
manica
più
larga
quando
si
trovano
dinanzi
a
una
serie
di
insegnanti
dai
quali
sentono
di
non
poter
imparare
nulla
di
sostanziale
,
nulla
di
più
di
quanto
sia
scritto
nel
libro
di
testo
o
nei
manuali
.
Ma
quando
un
docente
ponga
esigenze
vive
,
sappia
far
aderire
il
proprio
insegnamento
,
per
astratta
o
tecnica
che
sia
la
materia
che
svolge
,
a
problemi
concreti
,
e
quando
si
affermi
con
la
propria
personalità
e
umanità
,
i
giovani
accorrono
pronti
a
cimentarsi
con
ogni
difficoltà
,
e
proprio
i
giovani
migliori
,
qualunque
possa
essere
la
loro
iniziale
pregiudiziale
politica
contro
il
professore
comunista
.
In
gran
parte
,
l
'
atteggiamento
fascista
di
molti
studenti
universitari
deriva
dallo
stato
di
scetticismo
e
di
sfiducia
provocato
in
essi
dalla
insufficienza
della
scuola
che
né
muove
idee
né
assicura
il
pane
.
Bisogna
tener
presente
questa
necessità
di
un
serio
impegno
professionale
e
il
valore
politico
del
semplice
fatto
che
un
compagno
esplichi
in
pieno
la
sua
attività
di
docente
.
Così
,
quando
un
docente
partecipa
a
un
congresso
scientifico
e
interviene
con
la
sua
personalità
di
studioso
,
ma
anche
di
comunista
,
tra
gli
altri
studiosi
,
anche
so
parla
di
cose
lontane
dalla
politica
,
egli
compie
una
azione
di
smantellamento
dell
'
anticomunismo
,
egli
compie
quindi
quell
'
azione
politica
fuori
dal
nostro
partito
,
alla
cui
necessità
hanno
fatto
richiamo
i
più
autorevoli
degli
interventi
al
VII
Congresso
.
Bisogna
tener
conto
di
questo
.
L
'
azione
avversaria
infatti
tenta
soprattutto
,
oggi
,
l
'
isolamento
dei
comunisti
,
sia
con
le
dirette
persecuzioni
,
sia
con
le
minacce
a
chi
si
mostri
propenso
a
un
dialogo
con
noi
.
Oggi
la
parola
d
'
ordine
lanciata
dai
centri
Oggi
,
anche
intellettuali
antigovernativi
,
sulla
cui
buona
fede
non
voglio
dubitare
(
preferisco
in
questo
caso
dubitare
della
loro
capacità
di
comprendere
ciò
che
sta
avvenendo
nel
mondo
)
,
si
propongono
come
compito
principale
e
più
urgente
di
svolgere
,
come
essi
scrivono
,
«
un
'
opera
di
recupero
»
degli
intellettuali
iscritti
al
Partito
comunista
.
Perciò
oggi
l
'
azione
contraria
,
di
contatto
,
di
alleanza
,
che
i
nostri
intellettuali
,
particolarmente
nella
scuola
,
possono
e
debbono
fare
,
ha
un
valore
politico
che
mi
sembra
di
primo
piano
,
perché
spezza
il
tentativo
di
accerchiamento
proprio
diffusi
da
una
agenzia
jugoslava
.
Non
so
se
sia
stata
rilevata
,
a
questo
proposito
,
la
coincidenza
immediata
di
una
serie
di
articoli
,
apparsi
un
po
'
dovunque
,
e
volti
a
dimostrare
questa
impossibilità
di
colloquio
,
dopo
che
questa
era
stata
proclamata
sopra
un
bollettino
,
che
evidentemente
seguendo
il
motto
dell
'
UNESCO
che
«
le
guerre
si
preparano
nelle
menti
degli
uomini
»
,
compie
larga
azione
velenosa
e
settaria
propaganda
tra
gli
intellettuali
,
sotto
la
maschera
della
cultura
liberale
.
Questo
bollettino
si
intitola
Notiziario
culturale
,
e
viene
largamente
distribuito
da
un
sedicente
Centro
italiano
di
studi
e
informazioni
(C.I.S.I.,
Roma
,
via
Condotti
,
61
)
,
che
tre
anni
fa
si
chiamava
più
onestamente
Comitato
di
divulgazione
del
piano
Marshall
:
da
notarsi
che
,
per
singolare
coincidenza
,
esso
è
pubblicato
nello
stesso
stabilimento
tipografico
che
stampa
i
foglietti
di
propaganda
dove
è
più
accanito
,
proprio
nell
'
ambiente
nel
quale
viene
coltivato
più
diligentemente
il
verbo
dell
'
anticomunismo
.
Il
quale
anticomunismo
,
di
fronte
all
'
evidenza
dei
successi
economici
e
costruttivi
dell
'
Unione
Sovietica
e
,
relativamente
,
dei
Paesi
di
democrazia
popolare
,
si
riduce
sempre
più
a
motivi
fraudolentemente
morali
e
a
motivi
culturali
.
(
Con
ciò
i
nostri
intellettuali
non
fraintendano
,
e
non
ritengano
di
essere
elementi
decisivi
nella
lotta
che
combattiamo
;
elemento
decisivo
sono
e
saranno
le
forze
del
lavoro
;
ma
l
'
azione
nel
campo
intellettuale
può
spianare
non
poche
difficoltà
alla
loro
avanzata
)
.
Per
tutto
quanto
abbiamo
accennato
,
la
scuola
è
stata
,
non
a
caso
,
uno
dei
campi
di
maggior
sforzo
della
reazione
.
Trasferimenti
di
presidi
,
imposizioni
di
libri
di
testo
nelle
scuole
medie
;
riviste
e
ancora
intimidazioni
per
i
maestri
elementari
;
commissioni
ammaestrate
nei
concorsi
universitari
;
inserimento
d
'
autorità
di
uomini
di
fiducia
in
posti
direttivi
,
ecc
.
:
tutto
questo
è
all
'
ordine
del
giorno
.
Tra
le
forme
più
tipiche
di
intimidazione
va
segnalata
quella
costituita
dal
fatto
che
quasi
il
50%
degli
insegnanti
medi
vengono
mantenuti
nella
condizione
di
supplenti
o
incaricati
,
sempre
soggetti
pertanto
a
perdere
il
posto
,
appena
mostrino
di
non
lasciarsi
imbrigliare
o
inquadrare
nelle
organizzazioni
confessionali
dotate
sempre
di
larghi
mezzi
.
Oltre
a
tutto
,
poi
,
questo
tenere
gli
insegnanti
fuori
ruolo
,
rappresenta
un
supersfruttamento
,
del
tutto
paragonabile
al
sistema
di
far
eseguire
agli
operai
industriali
un
maggior
numero
di
ore
straordinarie
.
Occorre
popolarizzare
le
condizioni
reali
nelle
quali
si
trova
la
scuola
italiana
..
Non
dimentichiamo
,
infatti
,
che
il
ministro
Gonella
conquistò
il
ministero
della
Pubblica
Istruzione
con
un
anno
e
mezzo
di
anticipo
sul
18
aprile
,
e
che
perciò
il
campo
della
scuola
è
stato
esposto
prima
degli
altri
alla
influenza
della
demagogia
democristiana
.
In
nessun
campo
dell
'
impiego
statale
l
'
azione
di
intimidazione
da
un
lato
,
di
penetrazione
clericale
e
americana
dall
'
altro
è
stato
condotto
con
altrettanta
sistematicità
,
in
nessun
altro
la
rivalutazione
degli
elementi
fascisti
fu
precoce
.
Questo
stato
di
cose
non
è
abbastanza
noto
,
anche
se
è
stato
sovente
denunciato
in
Parlamento
,
da
noi
e
da
altri
,
provocando
sempre
delle
risposte
vergognose
e
veramente
degradanti
per
chi
le
ha
escogitate
.
Val
tuttavia
la
pena
di
rilevare
che
,
malgrado
questa
azione
di
intimidazione
,
di
pressione
e
di
scardinamento
della
nostra
scuola
,
esiste
ancora
,
nella
scuola
italiana
,
uno
spirito
di
indipendenza
e
una
viva
Insofferenza
verso
la
penetrazione
clericale
,
perché
secolari
esperienze
hanno
valso
a
screditarla
,
moralmente
e
culturalmente
.
In
questo
terreno
di
insofferenza
è
possibile
una
vasta
intesa
tra
persone
di
diverso
orientamento
,
ma
ugualmente
preoccupate
di
salvare
la
scuola
,
la
cultura
e
l
'
orientamento
delle
giovani
generazioni
.
Tale
azione
d
'
intesa
,
oltre
a
giovare
alla
scuola
,
potrebbe
anche
servire
a
far
comprendere
,
anche
agli
insegnanti
chiusi
nel
più
idiota
anticomunismo
,
che
in
questo
,
come
su
ogni
altro
campo
,
la
nostra
azione
è
a
vantaggio
di
tutti
,
e
non
solo
nostro
e
che
noi
ci
battiamo
veramente
per
tutti
i
cittadini
Italiani
che
sperano
di
poter
giungere
a
costruire
una
nazione
italiana
degna
delle
proprie
qualità
e
liberata
dai
suoi
tradizionali
malanni
sociali
.
Ma
per
poter
promuovere
questa
azione
di
intesa
,
occorre
che
prima
di
tutto
noi
alerai
abbiamo
la
consapevolezza
che
occorre
fare
del
problema
della
scuola
un
problema
politico
di
partito
.
Occorre
una
azione
coerente
e
continua
nel
campo
della
cultura
,
che
rechi
ben
chiara
ed
esplicita
la
nostra
fisionomia
,
e
che
sappia
avviare
un
rinnovamento
della
cultura
italiana
.
Noi
siamo
l
'
unico
partito
che
possa
avviare
questo
rinnovamento
;
e
questo
dobbiamo
farlo
capire
a
tutte
le
forze
sane
della
cultura
Italiana
,
impegnando
al
lavoro
produttivo
i
nostri
intellettuali
.
Lavoro
volto
a
una
difesa
da
un
lato
,
contro
l
'
incoltura
e
l
'
oscurantismo
clericale
e
fascista
;
a
uno
smontaggio
,
dall
'
altro
,
pezzo
per
pezzo
,
delle
dottrine
idealistiche
,
che
sono
tuttora
quelle
che
danno
l
'
impronta
alla
nostra
cultura
universitaria
.
Il
nostro
partito
ha
saputo
far
comprendere
,
per
esempio
,
alle
masse
contadine
,
che
esso
è
il
solo
che
possa
risolvere
i
problemi
dell
'
agricoltura
italiana
;
e
perciò
le
masse
contadine
lo
seguono
.
Dobbiamo
arrivare
a
far
comprendere
ugualmente
a
tutti
coloro
che
sono
interessali
al
buon
funzionamento
della
scuola
,
insegnanti
,
studenti
e
famiglie
,
che
noi
siamo
i
soli
che
possano
risolvere
il
problema
della
scuola
italiana
,
la
cui
gravità
è
generalmente
avvertita
.
Anche
nella
scuola
,
la
nostra
azione
deve
e
può
in
pieno
essere
svolta
a
tutela
della
libertà
,
del
lavoro
,
della
pace
.
Sempre
i
governi
della
borghesia
italiana
hanno
,
in
passato
,
trovato
nella
scuola
,
tra
studenti
e
tra
insegnanti
,
gli
inneggiatori
alla
guerra
,
in
nome
di
un
incosciente
e
retorico
patriottismo
.
Triste
destino
della
scuola
,
avvilita
ad
una
interpretazione
della
storia
italiana
che
è
stata
,
sin
qui
,
in
netto
contrasto
con
i
veri
interessi
del
popolo
italiano
.
Noi
dobbiamo
agire
,
perché
dalla
scuola
sorgano
non
più
gli
inneggiatori
alla
guerra
,
ma
i
sostenitori
della
pace
.
Particolarmente
ai
compagni
che
lavorano
nella
scuola
è
affidato
il
compito
di
dimostrare
a
tutti
che
il
Partito
comunista
,
proprio
perché
è
il
partito
dei
lavoratori
,
il
partito
della
classe
operaia
,
il
partito
che
vuole
l
'
emancipazione
e
l
'
elevazione
del
popolo
italiano
,
è
anche
il
grande
partito
della
cultura
.
StampaPeriodica ,
Elena
,
tu
sei
una
testolina
un
po
'
troppo
romantica
;
oggi
non
è
più
tempo
di
codeste
tue
fantasie
avventurose
.
I
cavalieri
prodi
nelle
loro
custodie
di
acciaio
arabescato
,
armati
di
lancia
spada
ed
azza
,
lo
scudo
sul
braccio
,
la
celata
in
testa
,
non
li
trovi
più
che
nei
vecchi
romanzi
.
Oggi
siamo
tutti
molto
più
pratici
,
e
le
belle
immaginazioni
che
piacciono
a
te
le
lasciamo
a
...
La
fanciulla
scrollò
la
bella
testa
bionda
con
un
deciso
gesto
negativo
.
È
inutile
ripetermi
sempre
le
stesse
cose
,
che
ormai
so
a
memoria
.
Pretendete
di
cambiarmi
come
se
fossi
ancora
una
bambina
?
...
Ho
vent
'
anni
,
ho
le
mie
idee
...
e
...
sì
,
sì
,
ditelo
pure
,
i
miei
capricci
.
Mi
piacciono
gli
uomini
cavallereschi
e
mi
piace
il
brivido
che
dà
il
pericolo
,
mi
piacciono
le
emozioni
che
procurano
le
avventure
inattese
,
improvvise
e
piene
di
rischi
.
Ne
ho
colpa
io
se
son
fatta
così
?...Sei
fatta
male
...
O
bene
o
male
,
son
quella
che
sono
e
mi
sembra
che
ciò
potrebbe
bastare
...
L
'
arrivo
di
Massimo
,
il
fidanzato
,
interruppe
il
colloquio
fra
la
giovane
donna
e
suo
zio
Raimondo
,
un
uomo
di
gran
buon
senso
,
che
voleva
un
bene
dell
'
anima
a
quella
sua
nipote
bella
gentile
ricca
,
ma
guastata
dalle
fisime
romantiche
.
Trentenne
,
simpaticissimo
ed
elegante
,
Massimo
,
ingegnere
nella
miniera
del
Gringo
Perduto
,
si
era
invaghito
di
Elena
,
fin
dal
primo
giorno
in
cui
l
'
aveva
conosciuta
in
casa
del
signor
Raimondo
,
dove
ella
era
ospite
.
Lo
zio
aveva
molta
stima
del
giovanotto
,
che
sapeva
serio
,
intelligente
,
ricco
anch
'
egli
,
e
di
grande
avvenire
,
e
lo
aveva
aiutato
con
i
suoi
consigli
a
far
breccia
nel
cuore
della
fanciulla
:
Inventate
qualche
vostra
impresa
audace
,
mostratevi
una
specie
di
cavaliere
errante
sopravvissuto
al
tempo
scomparso
.
Ingannarla
così
?
...
No
,
mai
...
Allora
vuol
dire
che
non
le
volete
bene
abbastanza
.
Conosco
mia
nipote
:
non
c
'
è
altra
via
per
conquistarla
.
E
allora
,
per
paura
di
perderla
,
Massimo
aveva
fatto
forza
a
se
stesso
e
lavorando
un
po
'
d
'
inventiva
si
era
messo
indosso
la
pelle
del
leone
,
pur
senza
oltrepassare
i
limiti
.
Ed
Elena
era
cascata
nell
'
innocuo
tranello
,
con
gran
gioia
dello
zio
che
era
sicuro
di
fare
la
sua
felicità
.
Venne
il
momento
in
cui
Elena
dovette
ritornare
a
casa
,
in
una
città
lontana
una
sessantina
di
chilometri
.
Per
andarvi
non
esistevano
comunicazioni
ferroviarie
,
e
l
'
automobile
cominciava
appena
ad
apparire
in
quella
regione
ancora
semiselvaggia
.
Il
signor
Raimondo
si
serviva
per
tali
viaggi
di
una
carrozza
.
Per
il
ritorno
in
famiglia
Elena
attese
un
giorno
che
lo
zio
non
poteva
assolutamente
accompagnarla
ma
poiché
non
era
prudente
viaggiare
sola
,
con
un
cocchiere
,
senza
avere
accanto
una
persona
fidata
e
pronta
a
difenderla
in
caso
di
necessità
,
ella
stessa
suggerì
:
Potrebbe
venire
con
me
Massimo
;
la
mamma
lo
rivedrà
volentieri
.
Ottima
idea
.
L
'
ingegnere
ne
fu
felicissimo
.
E
i
due
partirono
.
Il
tempo
era
ottimo
,
e
la
strada
si
snodava
piana
e
facile
,
ora
attraverso
immense
savane
,
ora
incassata
fra
montagne
dense
di
selve
profonde
,
vero
nido
di
banditi
.
Ed
ecco
in
una
di
queste
strette
un
gruppo
di
uomini
balzare
improvvisamente
addosso
ai
due
viaggiatori
e
al
cocchiere
,
con
rapida
violenza
.
Massimo
tenta
di
fare
scudo
col
suo
corpo
alla
fidanzata
,
ma
viene
abbattuto
con
un
colpo
di
calciolo
sulla
testa
,
prima
che
possa
estrarre
la
rivoltella
,
mentre
il
cocchiere
salta
giù
di
sella
e
si
dà
alla
fuga
,
nascondendosi
dietro
una
folta
siepe
vicina
.
Elena
,
afferrata
dal
capo
della
banda
,
e
tratta
fuori
,
viene
depositata
a
terra
senza
che
le
sia
torto
un
capello
.
Bravo
capo
,
ella
dice
,
avete
fatto
le
cose
a
dovere
,
proprio
secondo
il
mio
desiderio
...
e
vi
siete
meritato
il
compenso
pattuito
.
L
'
agguato
non
poteva
essere
disposto
meglio
.
Ora
so
che
pensare
del
signor
Massimo
,
ingegnere
delle
miniere
e
falso
eroe
...
Ecco
in
quale
modo
ha
saputo
difendermi
fingendosi
per
lo
meno
morto
!
...
Orsù
,
lasciatemi
ritornare
in
carrozza
e
richiamate
il
mio
cocchiere
.
Il
capo
-
banda
ha
un
riso
sardonico
.
Signorina
,
risponde
io
non
comprendo
che
cosa
vogliate
significare
con
le
vostre
parole
.
Non
dite
troppo
male
del
vostro
cavaliere
perché
,
se
non
è
spacciato
certo
vi
manca
poco
,
col
tremendo
colpo
buscatosi
sulla
testa
...
Quanto
a
voi
,
avrete
la
cortesia
di
seguirci
,
senza
protestare
,
nel
più
assoluto
silenzio
,
a
scanso
di
maggiori
guai
.
Ma
voi
scherzate
...
Io
vi
ho
assoldati
per
fingere
questo
assalto
...
Siete
voi
che
volete
scherzare
ancora
,
signorina
.
Noi
siamo
dei
bravi
banditi
che
facciamo
il
nostro
...
chiamiamolo
pure
mestiere
,
e
acciuffiamo
le
buone
occasioni
quando
capitano
.
Mi
sono
spiegato
?
...
Orsù
in
marcia
.
E
ad
onta
delle
sue
proteste
e
delle
sue
smanie
,
dei
suoi
tentativi
di
resistenza
,
Elena
deve
lasciarsi
tirar
sopra
la
sella
dal
capo
,
e
portar
via
,
così
,
romanticamente
,
ma
anche
brutalmente
,
come
ella
aveva
tante
volte
sognato
.
Quando
Massimo
riprese
i
sensi
si
trovò
accanto
il
cocchiere
che
,
appena
visti
allontanarsi
i
banditi
,
era
ritornato
alla
carrozza
.
Egli
aveva
udito
tutto
,
e
riferì
all
'
ingegnere
quanto
era
successo
.
Oh
,
povera
Elena
mia
...
esclamò
egli
,
stringendo
fra
le
mani
la
fronte
indolenzita
.
È
perduta
,
è
perduta
...
Ma
ad
un
tratto
ebbe
un
lampo
nella
mente
.
Se
ella
avesse
predisposto
un
agguato
da
burla
,
per
mettermi
alla
prova
,
la
gente
assoldata
non
deve
essere
lontana
di
qua
,
e
noi
possiamo
raggiungerla
e
indurla
,
con
promesse
di
larghi
compensi
,
ad
aiutarci
a
rintracciare
gli
assalitori
,
e
a
liberare
la
prigioniera
.
Su
,
in
carrozza
,
e
sferza
il
cavallo
.
Ripartirono
.
Alcune
centinaia
di
metri
più
oltre
,
appostati
dietro
un
folto
di
piante
,
essi
vennero
fermati
dai
complici
assoldati
che
speravano
di
trovare
.
Poche
parole
bastarono
per
metterli
al
corrente
dell
'
accaduto
.
Eran
tutti
uomini
di
fegato
,
armati
,
a
cavallo
.
Si
mostrarono
felici
di
dar
la
caccia
ai
banditi
autentici
che
avevano
fatto
mancar
loro
un
buono
e
onesto
affare
.
Massimo
si
fece
cedere
il
cavallo
e
le
armi
da
uno
di
essi
e
,
postosi
alla
testa
degli
altri
,
partì
di
galoppo
alla
ricerca
dei
rapitori
,
che
un
'
ora
dopo
venivano
scoperti
e
affrontati
.
Lo
scontro
,
breve
sanguinoso
violento
,
terminava
con
la
fuga
dei
banditi
superstiti
,
e
Massimo
si
stringeva
fra
le
braccia
Elena
sana
e
salva
.
E
quel
che
pure
conta
,
guarita
dal
mio
stupido
romanticismo
,
ma
felice
di
diventare
la
moglie
...
di
un
eroe
che
m
'
ha
salvata
!
StampaPeriodica ,
Le
diverse
possibilità
e
le
immancabili
insufficienze
,
più
o
meno
grandi
,
di
ogni
mercato
politicamente
circoscritto
sembrano
portare
argomenti
a
favore
della
tesi
libero
-
scambista
:
in
realtà
mostrano
soltanto
che
,
da
un
certo
collegamento
,
anche
economico
,
tra
i
diversi
paesi
è
difficile
prescindere
.
La
tendenza
moderna
è
verso
la
regolamentazione
dei
commerci
per
la
difesa
delle
economie
nazionali
.
Si
tende
ovunque
all
'
autarchia
:
naturalmente
nessuno
vuole
e
può
rimanere
secondo
per
filantropia
,
quando
dalla
corsa
al
protezionismo
dipende
la
durata
della
propria
resistenza
.
In
questa
situazione
mondiale
si
è
sviluppata
in
Italia
l
'
economia
corporativa
,
le
cui
direttive
a
questo
proposito
,
specie
dopo
il
tentativo
sanzionista
,
sono
state
chiaramente
manifestate
.
Nello
Stato
italiano
l
'
economia
è
uno
strumento
per
il
raggiungimento
dei
fini
dell
'
ordine
corporativo
fascista
,
che
si
riassumono
nel
massimo
di
potenza
e
di
benessere
materiale
e
morale
della
Nazione
.
Nei
confronti
di
questi
fini
l
'
economia
è
un
mezzo
e
mezzo
dell
'
economia
può
essere
il
moto
verso
l
'
autonomia
economica
della
Nazione
.
In
linea
generica
,
essa
può
essere
un
mezzo
,
a
seconda
delle
contingenze
storiche
,
della
posizione
politica
e
geografica
dello
Stato
che
realizza
il
programma
fascista
.
La
meta
resta
sempre
il
massimo
possibile
potenziale
economico
al
servizio
del
massimo
potenziale
politico
.
Sempre
in
linea
generale
,
il
perseguimento
di
questa
meta
non
esclude
il
ricorso
al
migliore
mercato
straniero
,
né
esclude
in
certi
casi
la
utilità
degli
scambi
internazionali
.
Però
siccome
questo
ricorso
al
migliore
mercato
straniero
deve
essere
compatibile
con
i
limiti
della
convenienza
nazionale
,
ecco
che
gli
scambi
con
l
'
estero
,
nell
'
economia
corporativa
in
qualsiasi
contingenza
storica
si
realizzi
non
possono
essere
lasciati
liberi
,
ma
devono
subire
un
regolamento
.
Nel
caso
concreto
dell
'
economia
corporativa
fascista
,
realizzata
e
svolgentesi
in
Italia
attualmente
,
è
fuori
discussione
l
'
accentuarsi
della
direttiva
autarchica
,
la
quale
,
intensificando
lo
sforzo
affinché
il
massimo
numero
possibile
di
bisogni
esistenti
in
Italia
venga
soddisfatto
con
prodotti
nazionali
,
tende
ad
escludere
o
a
ridurre
a
quantità
minime
(
irriducibili
nello
stesso
interesse
nazionale
)
gli
acquisti
e
di
conseguenza
anche
le
vendite
all
'
estero
.
A
questo
punto
sorgono
diversi
problemi
:
1
)
Lo
Stato
fascista
,
attuando
questo
minimo
irriducibile
di
scambi
con
l
'
estero
,
verso
quali
mercati
orienterà
i
suoi
acquisti
?
È
stato
risposto
autorevolmente
e
più
di
una
volta
che
compreremo
soltanto
da
coloro
che
compreranno
da
noi
.
2
)
Supposto
che
vi
siano
diverse
possibilità
di
scambi
contrattati
e
bilanciati
,
ugualmente
proficue
dal
punto
di
vista
economico
,
alcune
offerte
però
da
Stati
non
amici
,
ed
altre
da
Stati
amici
,
quali
possibilità
saranno
preferite
?
La
risposta
più
ovvia
è
che
saranno
preferite
,
a
parità
di
condizioni
,
le
possibilità
offerte
dagli
Stati
amici
.
3
)
Se
l
'
amicizia
politica
favorirà
il
sorgere
di
correnti
di
traffico
nei
limiti
consentiti
dal
programma
di
autarchia
nazionale
,
non
si
verificherà
il
caso
che
,
sia
pure
entro
i
suddetti
limiti
,
le
alleanze
od
amicizie
politiche
si
trasformino
in
alleanze
o
cooperazioni
economiche
?
E
non
può
avvenire
che
l
'
alleanza
politica
si
concluda
solo
,
o
prevalentemente
,
con
paesi
economicamente
complementari
?
Conviene
innanzi
tutto
dire
che
questi
non
sono
sogni
,
ma
sono
problemi
concreti
e
che
concretamente
si
possono
presentare
a
richiedere
una
soluzione
.
Non
è
ozioso
quindi
il
porseli
ed
abbozzare
,
a
scopo
di
chiarimento
,
una
risposta
.
È
naturale
che
quando
le
alleanze
politiche
non
siano
semplici
accostamenti
tendano
a
portare
,
specie
in
un
mondo
come
l
'
attuale
,
tutt
'
altro
che
dedito
al
libero
scambio
,
ad
una
certa
cooperazione
economica
.
Reputo
anzi
che
,
secondo
i
principii
fondamentali
del
corporativismo
fascista
,
una
certa
cooperazione
economica
tenda
a
concretarsi
là
dove
esiste
una
complementarietà
politica
.
D
'
altro
canto
le
esigenze
economiche
della
guerra
e
della
pace
moderne
,
facendo
sempre
più
valutare
il
fattore
economico
allo
stesso
scopo
di
accrescere
la
potenza
scaturente
dall
'
alleanza
o
dalla
cooperazione
politica
,
tendono
a
fare
realizzare
questa
tra
paesi
il
più
possibile
economicamente
complementari
.
Ed
è
proprio
in
vista
di
queste
tendenze
generali
e
di
quelle
proprie
all
'
economia
corporativa
fascista
che
acquista
interesse
un
quarto
problema
,
il
quale
si
riassume
in
questi
termini
:
È
pensabile
ed
è
conveniente
,
secondo
la
dottrina
corporativa
fascista
,
che
tra
Stati
alleati
politicamente
si
giunga
ad
una
tale
cooperazione
economica
,
la
quale
generi
un
complesso
autarchico
,
di
cui
l
'
economia
dei
singoli
alleati
costituisca
una
parte
complementare
?
Giova
dire
che
in
un
tale
sistema
i
problemi
delle
insufficienze
economiche
nazionali
sarebbero
risolti
dalle
eventuali
esuberanze
delle
economie
degli
Stati
alleati
.
Ma
questo
,
che
potrebbe
apparire
a
prima
vista
un
vantaggio
prodotto
dall
'
alleanza
politica
,
può
costituire
oltre
certi
limiti
il
pericolo
del
sistema
,
specie
se
la
integrazione
dovesse
avvenire
su
larga
scala
o
per
prodotti
essenziali
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
l
'
alleanza
si
trasformerebbe
infatti
in
legame
,
tanto
più
pericoloso
quanto
più
minacciosi
ed
irretiti
fossero
gli
avversari
esclusi
dall
'
alleanza
stessa
e
tanto
più
vincolante
quanto
più
rapidamente
irreparabile
con
ripieghi
nazionali
fosse
l
'
integrazione
economica
operata
dall
'
alleato
politico
.
In
parole
povere
,
qualsiasi
alleanza
politica
lascia
attualità
ai
problemi
dell
'
autarchia
e
la
eventuale
cooperazione
economica
tra
i
paesi
alleati
non
deve
riguardare
una
vasta
zona
,
né
una
zona
essenziale
della
vita
economica
d
'
un
singolo
paese
.
Se
avvenisse
il
contrario
,
una
specie
di
divisione
del
lavoro
,
sia
pure
limitata
agli
Stati
politicamente
amici
,
potrebbe
dare
sì
una
maggiore
facilità
alla
vita
economica
delle
singole
unità
,
ma
toglierebbe
alla
politica
di
ciascuna
di
queste
la
necessaria
elasticità
.
E
tanto
più
pericoloso
è
l
'
abbinamento
,
oltre
certi
ristretti
limiti
,
dell
'
alleanza
politica
con
la
integrazione
economica
,
quanto
più
gli
alleati
non
sono
in
condizioni
economiche
di
parità
:
lo
Stato
a
più
basso
grado
di
autonomia
economica
,
infatti
,
subirebbe
una
forza
di
attrazione
politica
tale
da
ridurre
sensibilmente
la
sua
libertà
politica
.
Dai
ragionamenti
che
precedono
scaturisce
questa
conclusione
:
la
direttiva
autarchica
,
che
nel
mondo
attuale
consente
allo
Stato
corporativo
fascista
di
realizzare
la
massima
potenza
politica
,
non
può
venire
intaccata
,
né
essere
resa
meno
attuale
da
nessun
genere
di
amicizia
politica
.
Anzi
,
proprio
perché
in
qualsiasi
sistema
di
alleanza
o
cooperazione
politica
l
'
Italia
possa
manifestare
tutta
la
sua
potenza
e
godere
della
sua
libertà
d
'
azione
,
quale
si
addice
ad
uno
Stato
che
ha
vasti
e
vitali
interessi
da
difendere
in
Europa
e
nel
Mondo
,
è
più
che
mai
necessario
tendere
ad
una
economia
autarchica
.
Solo
per
le
differenze
tra
l
'
autarchia
assoluta
e
l
'
autarchia
realizzabile
si
può
invece
pensare
,
senza
pericolo
di
irrigidimento
del
nostro
sistema
politico
,
ad
una
integrazione
,
di
preferenza
riservata
ai
mercati
degli
Stati
politicamente
amici
.
StampaPeriodica ,
Per
i
corridoi
interminabili
,
per
le
gallerie
silenziose
,
nelle
sale
sconfinate
e
lussuose
come
quelle
di
un
casinò
internazionale
,
qualcuno
si
muove
.
Assemblee
generali
,
commissioni
,
sottocommissioni
,
comitati
di
esperti
,
signori
distinti
e
cerimoniosi
come
in
una
festa
,
vanno
,
vengono
,
si
radunano
,
discutono
,
deliberano
,
votano
:
lavorano
.
Alla
fine
della
giornata
bollettini
ufficiali
vengono
affissi
,
ove
si
ricorda
,
si
afferma
,
si
deplora
,
si
augura
,
si
fa
appello
,
si
raccomanda
tutto
ciò
che
i
governi
ed
i
popoli
sanno
ormai
a
memoria
.
C
'
è
nell
'
aria
un
senso
di
religioso
e
di
fatale
;
gli
stessi
bollettini
sembrano
referti
medici
.
Già
:
la
grande
Ammalata
,
la
Pace
,
agonizza
.
I
delegati
,
i
tecnici
,
i
commissari
s
'
agitano
intorno
ad
essa
nell
annoso
tentativo
di
trovare
un
rimedio
,
una
soluzione
,
un
decotto
nuovo
.
Ma
ogni
palliativo
peggiora
la
situazione
,
che
s
aggrava
e
precipita
.
Il
mondo
,
convenuto
a
Ginevra
,
discute
,
temporeggia
,
rimanda
,
ma
non
si
mette
d
accordo
.
I
patti
,
i
trattati
,
in
balia
dell
'
arbitrio
dei
governi
,
non
sono
più
che
vane
tavole
di
salvezza
,
cui
è
ormai
irrisorio
attaccarsi
nell
'
imminenza
della
tempesta
.
Si
è
già
cominciato
il
gioco
di
"
chi
li
ha
violati
prima
"
:
per
quanto
sicuri
dei
principi
infatti
ci
si
vuole
scaricare
delle
responsabilità
di
fronte
all
'
eventualità
di
un
conflitto
.
"
Gli
enormi
armamenti
diceva
sei
anni
prima
del
'14
Asquith
non
si
accumulano
per
mero
ornamento
o
per
svago
,
bensì
per
farne
uso
nel
momento
dato
,
forse
in
uno
scoppio
casuale
di
istinti
irragionevoli
.
"
Come
allora
,
oggi
gli
armamenti
sono
stratosferici
,
né
si
può
dire
abbiano
raggiunto
un
limite
:
e
come
allora
accadde
,
forse
anche
oggi
essi
non
rimarranno
"
un
ornamento
o
uno
svago
.
"
La
guerra
potrà
scoppiare
:
all
'
ultim
'
ora
la
diplomazia
e
la
stampa
troveranno
buoni
argomenti
per
elettrizzare
i
popoli
:
altri
Jaurès
cadranno
per
mano
assassina
nel
momento
di
dire
parole
di
pace
e
d
'
amore
;
altri
Berchtold
e
altri
trafficatori
faranno
sì
che
gli
sforzi
dei
mediatori
e
dei
ragionevoli
giungano
troppo
tardi
,
che
l
'
ingranaggio
delle
mobilitazioni
non
possa
più
,
per
ragioni
tecniche
,
esser
fermato
,
che
i
generali
abbiano
il
sopravvento
sui
governatori
.
E
gli
dei
di
tutte
le
patrie
faranno
sentire
,
coi
primi
rombi
del
cannone
,
le
loro
voci
solidali
ai
fedeli
di
tutte
le
patrie
.
E
i
popoli
torneranno
a
sbranarsi
:
il
gran
mostro
nero
delle
ore
tremende
picchierà
a
destra
e
a
manca
,
gli
aggressori
e
gli
aggrediti
,
i
colpevoli
e
i
giusti
,
gli
uomini
di
tutte
le
patrie
e
quelli
che
,
a
strage
compiuta
,
resteranno
senza
Patria
.
Poi
chi
avrà
perso
una
gamba
e
chi
un
affare
,
chi
un
figlio
e
chi
una
partita
di
titoli
la
vita
ricomincerà
;
e
con
essa
il
gioco
delle
cancellerie
e
quello
delle
borse
:
i
leaders
narcotizzeranno
i
popoli
con
parole
di
pace
e
le
azioni
delle
industrie
pesanti
saliranno
di
nuovo
.
Ma
non
per
molto
tempo
.
Dopo
che
il
libero
consesso
dei
popoli
,
riunito
in
seduta
plenaria
,
avrà
decretato
,
nell
'
interesse
dei
medesimi
,
la
necessità
della
guerra
,
dopo
la
guerra
,
i
superstiti
si
guarderanno
in
viso
,
cercando
il
vincitore
.
Ma
il
vincitore
non
ci
sarà
.
Vincitore
di
tutto
,
assoluto
,
sarà
quel
qualcuno
che
probabilmente
sarà
rimasto
estraneo
al
conflitto
,
quel
qualcuno
che
,
senza
bandiere
,
dietro
le
quinte
avrà
assistito
e
aspettato
,
dando
a
questo
e
a
quello
un
aiuto
o
una
spinta
e
che
,
quando
tutti
saranno
esauriti
,
sfiduciati
,
esasperati
,
sarà
entrato
in
scena
e
avrà
intonato
il
"
galop
"
finale
a
tempo
di
internazionale
:
e
quel
qualcuno
sarà
il
comunismo
.
Se
Ginevra
,
attraverso
un
'
elaborazione
di
quindici
anni
,
ha
preparato
i
cinque
atti
della
tragedia
e
ci
appressiamo
al
terzo
Mosca
da
venti
anni
aspetta
il
momento
di
recitare
il
dramma
satiresco
che
allieterà
il
pubblico
stanco
.
E
anche
esso
sarà
figlio
di
Ginevra
;
sarà
il
frutto
di
una
sistematica
societaria
,
basata
sulla
malafede
e
sull
'
intrigo
,
sul
diritto
del
più
forte
e
sulla
supremazia
dei
popoli
ricchi
sui
poveri
,
degli
abbienti
sui
non
abbienti
,
dei
coloniali
sui
non
coloniali
.
Anche
questo
sarà
voluto
da
Ginevra
,
che
sul
principio
grandioso
ed
eterno
della
pace
perpetua
,
fa
vivere
la
propria
insufficienza
materiale
,
morale
e
giuridica
.
Il
Komintern
lavora
a
tutto
vapore
.
Con
i
suoi
agenti
segreti
entra
in
tutte
le
fortezze
,
dall
'
esercito
al
proletario
,
dal
nobiluccio
sifilitico
che
vuoi
affogare
la
sua
prosàpia
di
dieci
generazioni
di
potentato
in
un
bagno
di
umanitarismo
isterico
,
al
figlio
di
nessuno
che
sogna
di
poter
riposare
il
suo
corpo
travagliato
dai
sonni
negli
angiporti
e
nelle
sentine
sociali
in
un
letto
di
principessa
.
Lavora
e
con
le
sue
complesse
file
di
propagandisti
e
di
agitatori
si
spinge
ovunque
ci
sia
una
rivolta
da
fomentare
,
una
situazione
politica
incerta
da
sfruttare
,
un
governo
fiacco
da
far
capitolare
:
dalla
Cina
all
'
America
del
sud
,
dai
vecchi
popoli
di
razza
bianca
,
ai
giovanissimi
di
colore
,
che
,
senza
tradizioni
e
senza
esperienze
,
si
buttano
nelle
braccia
della
nuova
dottrina
con
l
'
impulsività
e
l
'
inconsideratezza
dei
ventenni
.
Ci
sono
paesi
più
vicini
all
'U.R.S.S
.
o
più
specialmente
minati
che
sanno
qualcosa
di
questa
propaganda
che
irretisce
il
mondo
nelle
sue
file
sottili
ed
invisibili
:
la
Polonia
,
la
Cecoslovacchia
,
l
'
Uruguay
;
la
Germania
stessa
,
che
attraverso
le
dichiarazioni
ufficiali
dei
suoi
ministri
ci
dà
il
segno
dell
'
incubo
sotto
il
quale
si
trova
.
E
Mosca
non
aspetta
che
la
guerra
per
compiere
il
suo
piano
che
è
esplicito
e
inequivocabile
...
Ma
per
fortuna
loro
e
nostra
,
sopratutto
,
c
'
è
un
altro
polo
nel
mondo
che
ha
il
suo
peso
e
la
sua
funzione
vieppiù
importante
:
Roma
.
E
Roma
è
contro
Ginevra
e
contro
Mosca
.
La
dottrina
di
Roma
è
lungi
dal
pacifismo
quacquero
e
mendace
dei
vescovi
anglicani
e
lungi
dallo
statalismo
internazionalista
dei
dirigenti
bolscevici
.
Roma
è
per
la
giustizia
sociale
e
internazionale
:
delle
classi
e
dei
popoli
.
Non
avendo
paura
della
guerra
essa
vuole
onestamente
e
virilmente
la
pace
;
e
,
perché
sicura
e
duratura
,
la
vuole
basata
sul
diritto
.
Per
questo
è
revisionista
;
per
questo
è
con
quei
popoli
che
aspirano
alla
propria
indipendenza
;
sia
essa
nazionale
,
politica
,
economica
o
morale
;
si
chiamino
essi
egiziani
,
siriani
,
ungheresi
o
spagnuoli
.
E
la
pace
di
Roma
non
è
una
pace
pregiudiziale
;
è
la
vera
pace
:
quella
che
non
si
accetta
o
si
subisce
,
ma
si
conquista
...
Pace
e
collaborazione
di
popoli
:
questo
vuole
Roma
.
E
se
ci
deve
essere
una
guerra
,
Roma
farà
la
guerra
definitiva
della
giustizia
,
farà
la
guerra
che
porrà
fine
ai
compromessi
e
al
regime
dell
'
equilibrio
;
farà
la
guerra
che
ponendo
i
popoli
su
un
piano
di
diritto
e
di
equità
renderà
possibile
la
loro
convivenza
pacifica
e
cordiale
.
E
solo
un
'
Europa
fascista
potrà
scongiurare
il
pericolo
che
la
minaccia
:
il
comunismo
.
StampaPeriodica ,
Noi
crediamo
nel
Dio
che
ci
ha
dato
la
vita
per
vivere
nobilmente
e
per
nobilmente
morire
.
Noi
crediamo
nella
religione
dei
Martiri
della
nostra
bella
Causa
,
nel
culto
degli
Eroi
della
nostra
santa
Idea
.
Noi
crediamo
che
la
Patria
sia
un
premio
da
meritare
,
una
vetta
da
ascendere
,
una
mèta
da
conquistare
.
Noi
crediamo
che
essere
italiani
sia
un
privilegio
donato
da
Dio
,
perché
soltanto
al
popolo
nostro
fu
possibile
,
nella
storia
di
ogni
tempo
,
irradiare
nel
mondo
luce
di
civiltà
,
forza
di
vita
;
perché
soltanto
al
popolo
italiano
fu
concesso
,
di
attingere
dalle
risorse
inesauribili
del
genio
,
dalla
fonte
inestinguibile
dello
spirito
,
le
sue
infinite
possibilità
di
vita
che
lo
fanno
signore
del
proprio
domani
,
padrone
dispotico
del
proprio
destino
...
Noi
crediamo
in
una
cultura
e
in
un
'
arte
fasciste
,
capaci
cioè
di
raggiungere
le
più
eccelse
altezze
del
lirismo
che
è
il
lievito
della
nostra
stessa
fede
politica
;
in
una
cultura
e
in
un
'
arte
che
derivino
i
loro
motivi
e
la
loro
essenza
dalla
grande
tra
-
dizione
italiana
che
il
Fascismo
ha
ripresa
,
e
la
riconsacra
e
la
rinnova
ogni
giorno
,
nelle
opere
e
nelle
conquiste
della
Rivoluzione
.
Noi
crediamo
nella
forza
della
giovinezza
,
nella
sua
capacità
di
accettare
qualunque
rinunzia
materiale
,
di
nutrire
anche
col
sangue
la
propria
fede
purché
trionfi
il
suo
ideale
,
di
osare
fino
all
'
offerta
suprema
della
vita
ogni
volta
che
la
Patria
lo
voglia
,
per
la
grandezza
dell
'
Impero
risorto
sui
colli
fatali
di
Roma
.
E
noi
crediamo
che
la
nostra
più
accesa
speranza
debba
essere
quella
di
poter
aiutare
in
umiltà
e
in
silenzio
la
immane
fatica
del
DUCE
,
Principe
della
giovinezza
,
cui
appartengono
,
in
ogni
momento
,
la
nostra
vita
e
la
nostra
morte
.
StampaPeriodica ,
Bedel
...
non
soltanto
confonde
Mussolini
con
Hitler
e
con
Lenin
,
ma
nega
che
il
Capo
della
nuova
Italia
possa
essere
considerato
un
pensatore
profondo
ed
originale
.
"
Mussolini
,
Hitler
e
Lenin
non
sono
filosofi
,
"
sentenzia
Bedel
incoscientemente
.
La
sua
presunzione
e
la
sua
ignoranza
delle
nostre
cose
non
gli
permettono
di
comprendere
che
Mussolini
non
è
soltanto
un
grande
statista
ma
anche
un
Uomo
di
pensiero
,
perché
se
è
vero
che
Egli
ha
dato
un
volto
nuovo
all
'
Italia
è
vero
anche
che
Egli
tale
opera
l
'
ha
compiuta
ridando
al
popolo
una
nuova
spiritualità
che
non
è
derivata
da
alcuna
potenza
ipnotica
ma
che
si
basa
su
di
una
nuova
concezione
della
vita
e
del
mondo
:
originale
,
armonica
,
profondissima
.
Piaccia
o
non
piaccia
al
signor
Bedel
,
Mussolini
è
anche
un
filosofo
.
Non
certo
un
filosofo
del
tipo
di
quelle
cariatidi
che
per
commemorare
Descartes
si
sono
raccolte
a
Parigi
con
molto
chiasso
;
ma
del
tipo
degli
uomini
veri
i
quali
hanno
l
'
aspirazione
viva
di
unificare
il
molteplice
,
di
giustificare
razionalmente
la
loro
vita
,
di
approfondire
l
'
intima
essenza
del
loro
credo
che
personifica
un
nuovo
sistema
,
una
nuova
civiltà
...
Per
conoscere
Mussolini
e
per
giudicarlo
il
signor
Bedel
dovrà
prenderne
atto
non
basta
aver
letto
ciò
che
scrive
di
Lui
qualche
gazzetta
antifascista
d
'
oltre
frontiera
od
aver
visto
qualche
sua
fotografia
più
o
meno
recente
:
occorre
aver
ascoltato
la
sua
viva
voce
,
aver
visto
ciò
che
ha
realizzato
in
Italia
in
meno
di
venti
anni
di
governo
,
aver
letto
ciò
che
ha
scritto
e
detto
senza
mai
contraddirsi
,
completando
sempre
le
sue
vedute
,
dimostrando
a
tutti
l
'
originalità
e
l
'
armonia
della
sua
complessa
personalità
,
di
Tribuno
,
di
Duce
,
di
Pensatore
.
Mussolini
prima
di
essere
giudicato
deve
essere
compreso
.
Chi
non
si
sforza
di
comprenderlo
non
può
essere
in
grado
di
giudicarlo
.
E
per
comprenderlo
occorre
principalmente
inquadrarlo
nel
tempo
ed
ascoltare
,
senza
idee
preconcette
e
con
animo
aperto
,
la
sua
parola
.
Se
il
signor
Bedel
vorrà
far
ciò
noi
siamo
certi
che
dovrà
ricredersi
perché
ad
ogni
critico
in
buona
fede
,
mai
come
in
quest
'
ora
,
Mussolini
appare
veramente
il
precursore
e
l
'
interprete
delle
esigenze
spirituali
degli
uomini
migliori
del
nostro
tempo
.
StampaPeriodica ,
Un
novelliere
nostro
,
immagina
di
essere
assunto
,
per
miracolo
,
in
una
città
ideale
,
dov
'
è
la
perfezione
assoluta
.
E
poiché
cerca
di
leggere
egli
letterato
libri
di
poeti
non
ne
trova
.
E
al
suo
stupire
si
risponde
che
il
poeta
della
città
ideale
non
scrive
,
non
chiude
in
versi
ed
in
sillabe
,
ma
in
ogni
gesto
ed
in
ogni
minuto
,
va
vivendo
le
sue
fantasime
di
bellezza
e
s
'
abbandona
ad
una
intiera
intimità
spirituale
con
le
creature
del
suo
tempo
e
della
sua
casa
.
Non
diversamente
Arnaldo
fu
poeta
...
L
'
aedo
che
nei
secoli
venturi
canterà
il
trionfo
di
Benito
Mussolini
,
le
paludi
prosciugate
,
i
marmi
risollevati
,
i
fiumi
arginati
,
le
strade
aperte
,
le
città
dissetate
,
l
'
impero
riapparso
sui
colli
fatali
,
canti
(
dacché
l
'
alloro
cresce
"
per
trionfare
o
Cesare
o
Poeta
"
)
anche
di
Arnaldo
che
si
indugia
sulla
grazia
di
un
fiore
dischiuso
,
sulla
piccola
voce
che
invoca
,
e
le
minori
voci
raccoglie
,
perché
non
si
disperdano
nel
grande
empito
della
avanzata
,
e
tutte
si
intonino
armonicamente
nella
esaltazione
della
Patria
.
StampaPeriodica ,
Significato
del
Partito
unico
Oggi
nessuno
più
crede
nei
sistemi
tirati
a
lucido
del
dottrinarismo
politico
.
Caduta
la
premessa
razionalistica
,
dimostratisi
falsi
gli
assiomi
che
solo
le
sue
leggi
potessero
dare
le
chiavi
dei
rapporti
sociali
,
sono
fatalmente
tramontati
tutti
gli
schemi
e
tutte
le
illusorie
costruzioni
create
dal
razionalismo
.
E
tra
le
macerie
del
razionalismo
deterministico
e
materialista
,
nelle
rovine
del
dottrinarismo
,
l
'
uomo
è
andato
a
scavare
per
cercare
verità
più
durature
e
più
feconde
e
ha
trovato
solo
le
forze
dello
Spirito
:
la
mistica
.
E
proprio
in
questa
tragica
crisi
,
in
questo
tramonto
cruento
nel
quale
tutta
una
civiltà
sta
sparendo
il
Fascismo
ha
il
grande
privilegio
,
largitogli
dall
'
Uomo
Provvidenziale
,
di
aver
per
primo
trovato
questa
solare
verità
.
Ma
se
noi
siamo
stati
i
primi
,
dietro
noi
ormai
urge
tutto
un
mondo
.
Ché
il
mondo
dei
giovani
è
tutto
un
fermento
:
nuovo
,
sordo
,
sotterraneo
,
che
sfugge
,
che
può
avere
magari
segni
e
simboli
apparentemente
diversi
ma
che
ha
un
solo
comune
denominatore
:
lo
Spirito
.
È
così
che
si
spiegano
le
ultime
rivoluzioni
europee
.
È
così
che
acquista
luce
nuova
il
nazionalsocialismo
,
è
così
che
la
Spagna
cattolica
e
tradizionale
insorge
e
si
svena
.
È
così
che
l
'
asse
Roma
-
Berlino
si
allunga
all
'
oriente
e
diventa
il
triangolo
Roma
-
Berlino
-
Tokio
...
Gli
ideali
della
dea
ragione
sono
stati
infranti
,
i
falsi
miti
di
un
mondo
illusoriamente
dominato
da
leggi
inesorabili
sono
stati
abbattuti
e
l
'
uomo
,
forte
della
sua
volontà
,
è
risorto
per
scegliersi
nel
mondo
nuovo
la
sua
strada
in
forza
di
vecchi
-
nuovi
miti
.
Così
sono
rinati
vecchi
simboli
,
dal
fascio
alla
croce
uncinata
.
Così
gli
uomini
non
credono
più
nella
forza
delle
cose
ma
si
affidano
alla
forza
delle
idee
e
ciò
che
sembrava
impossibile
diventa
realtà
.
La
filosofia
dell
'
essere
è
sostituita
dalla
filosofia
dei
valori
.
E
così
la
cronaca
registra
ogni
giorno
miracoli
nuovi
:
la
fantasia
stessa
ogni
giorno
è
vinta
dalla
realtà
.
E
tutto
ciò
ha
un
solo
nome
:
mistica
.
Ché
non
certo
il
dottrinarismo
ha
dato
a
questi
uomini
nuovi
la
luce
e
la
forza
delle
nuove
creazioni
.
Non
certo
in
virtù
di
schemi
dottrinari
sono
sorti
i
nuovi
miracoli
sociali
e
politici
.
È
alla
mistica
che
tutto
ciò
si
deve
,
alla
forza
del
mito
,
alla
potenza
dell
'
idea
che
diventa
virtus
secondo
l
'
accezione
romana
.
E
sono
proprio
queste
idee
,
queste
virtutes
,
questi
miti
che
noi
dobbiamo
apprendere
.
L
'
antichità
,
colla
tradizione
esoterica
,
tramandò
lungo
secoli
e
millenni
queste
forze
e
da
uomo
a
uomo
,
attraverso
i
misteri
,
esse
passarono
di
generazione
in
generazione
mantenendo
accesa
perennemente
la
fiaccola
dello
Spirito
.
Noi
,
se
vogliamo
essere
uomini
del
"
secolo
di
Mussolini
"
dobbiamo
fare
altrettanto
e
questo
è
il
significato
e
il
fine
del
Partito
unico
.
Oggi
è
esso
il
depositario
di
queste
verità
che
deve
trasferire
ai
suoi
uomini
perché
ne
facciano
fermento
cotidiano
di
vita
per
lo
Stato
...
StampaPeriodica ,
M.V.S.N.
Quattro
lettere
.
Lapidarie
.
Dicono
tutto
.
Riassumono
nello
stile
romano
il
novero
delle
insegne
brevi
delle
squadre
d
'
azione
:
rudi
panni
,
asta
sottile
,
un
pugnale
qualche
volta
,
o
una
sipe
.
Le
origini
del
Fascismo
.
La
Milizia
perpetua
intatte
le
origini
della
Rivoluzione
,
ove
,
per
nulla
corrotto
,
ferve
lo
spirito
degli
antesignani
.
Ed
è
essa
perciò
la
perenne
gioventù
,
la
costante
salvezza
della
Rivoluzione
.
Se
non
lo
fosse
stata
,
lo
sarebbe
ben
presto
divenuta
.
Capitale
è
l
'
insegnamento
di
Machiavelli
:
"
Le
rivoluzioni
han
da
servarsi
spesso
tornando
alle
origini
.
"
Lo
comprese
Napoleone
per
ottenere
il
miracolo
del
ritorno
dall
'
Elba
.
Lo
comprese
egli
dopo
Mont
-
S
.
Jean
e
vi
aderì
il
popolo
di
Francia
.
Ma
non
lo
seguirono
i
traditori
innumerevoli
,
gli
innumerevoli
assurti
al
potere
nell
'
ordinamento
imperiale
.
I
grognards
:
se
n
'
è
tanto
scritto
.
Quelli
della
Legione
straniera
:
ancor
più
se
n
'
è
scritto
.
I
comitagi
:
se
ne
conosce
qualcosa
.
Tutte
le
virtù
,
quelle
più
appariscenti
e
quelle
più
profonde
,
dei
grognards
,
dei
legionnaires
,
dei
ribelli
macedoni
,
ha
in
sé
la
Camicia
nera
.
Diciamo
della
Camicia
nera
perché
la
M.V.S.N.
è
=
Duce
+
Camicie
nere
.
Nessun
libro
è
stato
scritto
intorno
alla
Camicia
nera
.
La
sfilata
della
"
Francesco
Ferrucci
"
per
le
vie
di
Roma
minacciata
dalla
pestilenza
aventiniana
;
le
campagne
di
Libia
;
l
'
A
.
0.I.;
le
imprese
in
terra
di
Spagna
:
sono
altrettanti
ritorni
all
'
origine
della
Rivoluzione
.
Ritorni
compiuti
,
per
tutti
,
dalla
M.V.S.N.
La
Camicia
nera
è
l
'
autentico
artefice
della
Rivoluzione
e
il
suo
più
originale
artista
;
dopo
il
Duce
,
ben
inteso
.
La
Camicia
nera
dà
il
la
all
'
arte
fascista
.
Non
importa
,
se
non
è
seguita
e
se
è
anzi
nel
suo
stile
spesso
evitata
con
successiva
fuga
verso
gli
antipodi
.
In
ogni
modo
essa
rinuncia
ai
diritti
d
'
autore
.
La
Camicia
nera
non
ama
né
gli
ori
,
né
gli
orpelli
,
neanche
quelli
ammissibili
per
tutte
le
forze
armate
del
mondo
.
Non
gusta
né
le
aquile
auree
,
né
le
lucenti
bottoniere
,
né
gli
scudetti
,
né
le
spalline
,
né
le
grandi
uni
-
formi
;
ma
obbedisce
quando
è
comandata
di
adornarsi
di
tutte
quelle
cose
.
Non
predilige
le
cerimonie
,
né
le
riviste
e
parate
,
né
i
servizi
d
'
onore
;
ma
vi
partecipa
e
nel
miglior
modo
,
quando
vi
è
comandata
.
La
Camicia
nera
ha
in
uggia
la
banalità
del
colto
e
dell
'
inclita
;
anzi
spalanca
,
ogni
giorno
di
più
il
distacco
netto
dai
sistemi
e
dai
vezzi
del
tempo
socialistoide
,
democratoide
,
liberaloide
.
Schiena
diritta
,
non
nutre
altre
ambizioni
,
tanto
meno
politiche
.
Lavora
invece
:
sul
serio
,
come
vuole
il
Duce
:
sodo
e
in
silenzio
.
Non
si
lamenta
della
sua
condizione
civile
,
quale
che
sia
,
anche
se
ne
meritasse
una
di
gran
lunga
migliore
,
anche
nel
caso
che
veda
le
condizioni
più
brillanti
conquistate
dagli
insufficienti
.
Non
evita
i
contributi
e
non
evade
dai
tributi
.
In
fondo
è
sempre
quella
che
più
paga
e
che
arricchisce
l
'
erario
.
Non
incide
certo
sulla
bilancia
commerciale
.
Non
chiede
sussidi
.
La
Camicia
nera
permanente
poi
,
indispensabile
all
'
Istituzione
,
s
'
affatica
a
rimeritare
almeno
dieci
volte
tanto
la
propria
magra
retribuzione
.
Ha
il
suo
orgoglio
di
uomo
,
di
guerriero
,
e
di
intelligente
.
Non
ossequia
mai
e
non
pronuncia
la
parola
ossequio
.
Saluta
.
Ha
un
gran
cuore
.
Non
si
riempie
la
bocca
della
parola
"eccellenza."
Non
attornia
i
papaveri
,
non
si
accalca
,
nemmeno
intorno
al
Duce
.
Lo
saluta
in
un
gran
grido
secco
.
Sta
ferma
sull
'
attenti
e
lascia
pur
fare
agli
ansimanti
procacciatori
.