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IMPERO ( LA RASSEGNA , 1935 )
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Ma come si fabbrica un Impero ? Un Impero si comincia come una casa : non dal tetto , ma dalle fondamenta . Lo ricordino tutti : dalle fondamenta , cioè dal nulla . E perciò siano maledetti coloro che ancora sussurrano : " Impero ? Ma come lo volete fare l ' Impero , se ancora non avete i mezzi materiali per farlo ? Se vi manca il ferro e il petrolio ? " Costoro sono fra quelli che cominciano le case dal tetto : maledetti . Noi oggi dobbiamo dunque creare queste fondamenta . Ma dove le getteremo ? Come e quali saranno esse ? Eccoci davanti al problema Africa . In Africa sono le fondamenta del nostro Impero . Ivi , infatti , avremo un territorio , abbondanti materie prime con cui fare le armi ed essere indipendenti , nuova possibilità di aumentare il nostro numero , già forte e cospicuo , però , sin d ' ora . Problema africano ed affermazioni mussoliniane di indipendenza politica . Uniscano gli italiani di buona coscienza e di aperta intelligenza queste due cose e sappiano concludere . Cosa è per nascere ? Lo ripetiamo : un Impero ! Un Impero anzi è già nato : perché prima della conquista è necessario affermare la volontà di tale conquista . E questa volontà , a Roma ed a Cagliari , è già stata affermata . Praticamente , sappiano da essa gli Italiani immediatamente imparare che noi non dobbiamo più credere a nessuna amicizia , ma far tutto da soli . Essere cioè amici non per amare , ma per guadagnare . Anche questo è Impero : il suo primo inizio la sua condizione Imperare vuoi dire infatti non servire , ma comandare ! Non siamo ebbri di nulla . Nessun vino di entusiasmo ci annebbia . Mai anzi , come oggi , vedemmo lucido e chiaro nell ' avvenire . Salga pertanto , in quest ' ora così bella , avvampante e solare , un grido giocondo e selvaggio dai nostri petti : Italiani , il giogo della nostra soggezione è rotto ! Italiani , una nuova era comincia ! Italiani , oggi si marcia da soli ! Italiani , calpestiamo il giogo passato , onoriamo la nuova era di oggi e di domani , protendiamoci con tutte le armi , divinamente liberi , verso le grandi avventure dell ' avvenire !
IL NUOVO SQUADRISMO ( ARGO , 1935 )
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Giulio Ginnasi sul " Bargello " scrive : " I vecchi squadristi oggi si riscuotono lieti perché c ' è odore di battaglia e un nuovo squadrismo è sorto , non certo meno rilevante ed imponente di quello di una volta : lo squadrismo ch ' io oso chiamare corporativo . Chi non sarà in linea non avrà mai più il diritto di marciare al nostro fianco né di marciare , in ispecie , sotto quei gagliardetti che portano impressi i nomi dei nostri Eroi . " " Critica Fascista " molto opportunamente commenta : " Occhi aperti , dunque , e attenti a non ripetere molti errori dello squadrismo della vigilia , quando successe che a raccogliere i frutti dell ' ardimento e del sangue degli squadristi vennero molti di quelli che erano rimasti a braccia conserte o al riparo dai pericoli . " Molto bene entrambi , ma sopratutto bene , benissimo , " Critica Fascista . " Troppa , pericolosamente troppa è la zavorra , anche con cariche ed incarichi , encomi ed onorificenze , che ancora oggi porta il distintivo all ' occhiello mentre dovrebbe essere ai margini e qualcuno forse a meditare sul sole a scacchi . È però inutile prendersela troppo a cuore : sempre , i veri cavalieri dell ' ideale in quanto a capacità privata utilitaria sono stati dei fessi . Solo l ' uomo nudo è veramente eroe : e dalla nudità in tempo di pace si può conoscere quelli che sono stati condottieri in tempo di guerra !
IL CASO PIRANDELLO ( MARTELLO CARLO , 1935 )
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Chi è Pirandello ? Abbiamo promesso di non falsare le carte in tavola , non le falseremo . Pirandello ha rappresentato e rappresenta un momento glorioso del teatro italiano . Senza di lui il nostro palcoscenico , da oltre vent ' anni , non avrebbe visto altro che una miserevole poltiglia di piccoli drammi senza arte né fascino o nervo . Vi è nell ' arte di questo scrittore una grandezza ed una bellezza , più esattamente forse una genialità , che noi per primi riconosciamo ed onoriamo . Pirandello non fa però parte del nostro clima , del nostro tempo , della nostra passione rivoluzionaria . Non sappiamo davvero anche se come uomo , ma certo ed indubbio come scrittore . Di fronte a tale constatazione , frutto di istinto e di ragionamento nello stesso tempo , non possiamo rinunciare alla nostra insurrezione verso di lui . Per Pirandello il mondo si è fermato alla vigilia della guerra . Le idee di questo mondo , per lui , non hanno più camminato , i sentimenti , gli orgogli , gli impeti , le passioni sono rimasti immobili al livello giolittiano , dell ' Italia giolittiana che non voleva la guerra , metteva in berlina l ' eroismo , rinunciava all ' impero perché impero significa sacrificio ... È questo il Pirandello che noi chiamiamo nemico della Rivoluzione e quindi anche nostro . Fra la sua ani - ma e quella di noi , generazione fascista , vi è un abisso . Lui è ancora in mezzo al cerebralismo , schiavo , vittima e poeta di questo , noi siamo invece meno alti ma perciò più profondi ; noi siamo nell ' intimo dell ' anima umana che soffre ben altri drammi ed è combattuta da ben altre guerre che quelle pirandelliane fatte di ombre , che aspira a ben altre cose , che ha bisogno di vincere e vivere non di ricette astratte , ma di forza e fede : forza e fede umane . Non solo . Tutto il pensiero pirandelliano è ancora individualista , è il capolavoro , non solo italiano ma mondiale , dell ’ individualismo . Noi fascisti siamo invece tutti dominati , tutti presi , tutti commossi da una idea di popolo e prima ancora che da una tale idea , sopra di questa , siamo esaltati da un sogno di impero per il quale occorre la fusione perfetta dell ' uomo singolo e della massa : aristocrazia che combattendo conduce e popolo che seguendo combatte al pari . Noi fascisti siamo per il combattimento , siamo per la guerra , siamo per l ' eroismo , siamo tutti per un senso di umanità piena , spirito e carne , che deve salire , conquistare , vincere qualcosa che è in noi stessi e fuori di noi stessi , che è privatamente , singolarmente , individualisticamente nostro e nello stesso tempo di tutti : dei camerati , del popolo , della storia : la grandezza di quella grande immensa unica unità e famiglia terrena che nella mente del Pirandello , aristocrate della democrazia , non è mai passata : la Patria , una Patria non idea astratta da poeti , ma realtà continuamente vivente e di continuo vissuta non solo dai poeti , ma anche dagli operai , dai contadini , dai soldati . Ecco il distacco fra noi ( la nostra epoca ) e il grande Pirandello . Grande senza ironia . Come semplice artista , tornitore di frasi , dominatore perfetto della logica ( logica sua , naturalmente ) e del sillogismo , ragionatore dal metodo solido , limpido , persuasivo , sintetico , noi possiamo salutarlo come uno dei nostri , o quasi . Come pensatore , invece , assolutamente non ci è possibile catalogarlo né tra la vecchia né tra la nuova guardia fascista . Né ci si dica che la sua è una satira . È un satireggiare allora con troppa compiacenza . È antifascista Pirandello ? Sebbene intorno al 1930 o '31 abbia accordato una intervista nella quale annunciava la sua partenza per l ' America onde poter finalmente scoprire una vera gioventù ( ! ? ! ) , a noi il fatto di un suo antifascismo politico personale , qualora ancora dovesse esistere , ( e bisognerebbe provarlo ) in questo momento non ci interessa affatto . Può essere anche non solo un fascista , ma un fascistone , un fasciatissimo come tanti ve ne sono , di super - commendatori , ad ogni passo , con pancetta ed un fervorino sempre pronto sulla punta de la lingua : è certo che come scrittore e pensatore di libri e di drammi non è fascista perché afascista . Essendo afascista , è inutile oggi anno XIII voler sofisticare , è un antifascista anche se , come lo speriamo , non intenzionalmente ...
'EJA, EJA, EJA, ALALÀ' ( C.F. , 1935 )
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Quello ch ' è diventato il grido della nostra Rivoluzione , il grido della nuova stirpe risorta per volontà d ' un Uomo sulle orme incancellabili di Roma ; quel grido suggellato col sangue e consacrato dal sangue , quel grido che erompendo come un ruggito da mille e mille petti seppe incitare e trascinare a tutte le imprese ed abbattere tutti gli ostacoli , quel grido che appena udibile nell ' incalzante imperio della morte fu l ' ultimo addio sulle labbra di tante giovinezze sacrificatesi ; quel grido , non poteva essere il risultato di una fredda elucubrazione d ' etimologo , la riesumazione da indecifrabili e muffosi papiri . Più vibrante e più ardente natale doveva avere , e lo ebbe . Fu concepito in una notte di agosto guerriero sotto la più pura e la più bella volta stellata , nella immensità vigile e serena d ' un campo di guerra , accanto a macchine pulsanti già apparecchiate ad una impresa arditissima , innanzi ad un gruppo di uomini arditissimi : ed uscì luminoso e armonioso dal cuore e dalla spontaneità d ' un uomo arditissimo , poeta e guerriero Gabriele d ' Annunzio . Ha una etimologia la parola "ALALA." " Allora , " dice il poeta , " di improvviso , non dalle mie memorie di scuola , ma dalla mia oscurità più profonda , sorse l ' altro grido che mi attraversò il petto come un guizzo di strale " : il grido che ha il sentore di tutti gli spazii e di tutte le immensità , di tutto ciò che è glorioso e arditamente osabile ; il grido che ha l ' aspro sapore delle marine ... Ma lasciamo per intiero al Poeta descrivere , colla sua parola , il sorgere di questo grido . È la notte del 9 agosto 1917 , nel campo della Comina , in quel Friuli , Olocausto d ' Italia , che soffrì l ' amarezza della dominazione nemica , per far più alta sentire nel risentimento la vergogna dell ' onta e più alto il bisogno del riscatto . " I meccanici , " racconta il Poeta , " avevano già mosso le eliche . Le fiamme verdi rosse azzurre gialle , versicolori come il velo d ' Iride , già irrompevano dai tubi di scarico . La bellezza crinita dei velivoli si accendeva nell ' afa buia . Tutti avevano già le loro trecce di fuoco , avevano già la loro pulsazione di folgore . A ogni tratto i miei compagni impazienti , superando il rombo , mi gettavano l ' urrà , mi scagliavano l ' urlo barbarico che ci venne dalla patria degli ukase , e che è la benedizione del pontefice moscovita . Scotevo la testa , minacciavo con la mano . Si ostinavano . Allora d ' improvviso , non dalla mia memoria di scuola , ma dalla mia oscurità più profonda , sorse l ' altro grido attraversò il petto come un guizzo di strale . 'Compagni.' E tutti si radunarono intorno . E quando io ebbi parlato , tutti si mondarono la bocca dell ' urrà col rovescio della mano . E tutti , subito , trovarono il nuovo tono , come se fossero giovani Achei dalle belle gambiere trasportati nel mito d ' Icaro . Comandai : Silenzio . Non qui ma laggiù , su Pola romana , consacreremo il grido della nuova forza d ' Italia . Quando tutte le bombe sieno state mandate al segno , ciascun equipaggio , prima di virare la rotta del ritorno , si leverà in piedi , compreso il pilota di destra , e lancerà il grido attraverso i fuochi di sbarramento . Chi si trovò una volta sopra Pola , di notte , sa qual fosse l ' inferno delle batterie e dei proiettori . Il comando fu eseguito con una divina fierezza . L ' ALALA fu inaugurato al vertice della più bella virtù giovanile . Summa petit . Sulla rotta del ritorno ci pareva che tutte le stelle fossero da noi conquistate all 'Italia." Era quel grido : " EJA ! EJA ! EJA ! ALALA " ... Poi il grido conquistò rapido tutto il fronte e fu il segno dell ' ardimento e della vittoria , nei cieli e sui mari , oltre al Piave , fino a S . Giusto . Da San Giusto rimbalzò a Fiume con la più audace delle imprese guerriere e ribelli di nostra gente . Ivi divampò per mesi e mesi e fu il supremo viatico della resistenza e della passione . Contemporaneamente l ' " alalà " guerriero spuntò , più alto dei gagliardetti , nelle squadre fasciste e ne accompagnò tutte le riscosse , tutte le vittorie e tutti i sacrifici e divenne il grido della nuova Italia . Oggi l ' antico " alalà " del cielo di Pola allieta spiagge e campeggi di giovani italiani in camicia nera e romba alto nelle formazioni della Milizia . È presente in tutti i momenti di fede e di passione , indistruttibile e inseparabile nell ' animo della camicia nera . Ma di nuovo riecheggerà guerriero e battagliero in lontani lidi africani a testimoniare ed affermare la volontà imperiale e romana della Patria fascista .
L'EBREO TRADIZIONALE ( ELLEVÌ , 1939 )
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La più antica fonte della tradizione ebraica è la Torah , che contiene l ' insegnamento di Mosè . Dice : " Tu sei un popolo santo al Signore tuo . Divora dunque tutti i popoli che il Signor tuo ti darà . Egli metterà i loro re nelle tue mani e tu estirperai i loro nomi di sotto il cielo . " Correvano duri tempi quando Mosè pronunciò queste parole . Il popolo ebraico non aveva ancora raggiunta la terra promessa , il cammino era lungo , le guerre incessanti . Era necessario creare una fede illimitata per operare il miracolo della conquista . Lasciamo dunque Mosè , giustificato dagli eventi , e ascoltiamo il profeta Isaia , certamente più mite , perché vissuto in tempi men crudi . Egli dice al popolo suo : " Tu succhierai il latte delle genti e popperai le mammelle dei re e ti farai magnifico della loro gloria . " La sete non è scomparsa , ma non dobbiamo impressionarci di fronte al sadismo messianico del Vecchio Testamento . Pensiamo che esso abbia un valore contingente , temporaneo . Procediamo oltre , apriamo invece le pagine del Talmud , che contengono un successivo perfezionamento ed aggiornamento della dottrina , e poniamoci una domanda : che significa il Monte Sinai nella storia della stirpe di Sem ? Significa il Monte dal quale si è irradiato Sina , cioè l ' odio contro tutti i popoli del mondo . " Ovunque si stabiliscono gli ebrei , bisogna che si facciano padroni . Il Messia darà agli ebrei il dominio del mondo . " Si giunge a dettare questo imperativo : " Il migliore fra i non ebrei uccidilo . " Un ' ultima domanda : Che cosa è una prostituta ? " Ogni donna che non sia ebrea . " Il Talmud , la legge . E a documentare l ' anzianità del parassitismo sociale degli ebrei ci confortano le parole di Isaia profeta , il quale annuncia che il Signore lo ha unto per dir loro ( agli ebrei ) che le genti straniere dovranno arare e lavorare così che ai figli di Israele non tocchi alcun lavoro pesante . Il Talmud ha suggerito poi una direttiva pratica al raggiungimento di questo scopo , proibendo di dare ai non ebrei senza usura . Ma siamo ancora lontani nel tempo . Il moto della civiltà è perenne e tutto trasforma nel suo seno . Avviciniamoci all ' evo moderno . Qui ci viene incontro il grande Abramo Seba il quale ci parla a nome di tutti i correligionari . Egli vive verso il 1600 , ha visto compiersi il ciclo sublime del Rinascimento ed ha assistito al prodigioso nascere delle prime intuizioni scientifiche . Il genio di Roma ha compiuto sotto i suoi occhi uno dei più grandi miracoli della storia . Abramo Seba non si distrae , non vede , non crede , ed esclama : " Solo Israele giustifica , come suo fine , la creazione del mondo . " E l ' odio , la ambizione egemonica salgono sino a noi quasi moltiplicati . Ecco Bar Nachmani ( 1673 ) dalle esasperazioni bibliche : " Al tempo del Messia gli israeliti estirperanno tutti i popoli della terra . " Ecco l ' ebreo Cremieux ( 1860 ) che si esprime senza riserve : " La dottrina ebraica deve un giorno compenetrare di sé tutto il mondo . Non è lontano il giorno in cui le ricchezze della terra apparterranno esclusivamente agli ebrei . Le Nazioni scompariranno , le religioni tramonteranno . " Ecco Isidoro Loeb ( 1892 ) perfettamente concorde : " Gli ebrei costituiranno il centro della terra e i popoli si uniranno per prestare omaggio al popolo di Dio . " Ecco infine Eli Ravage ( 1928 ) , che esalta le virtù della stirpe in queste parole : " Noi siamo degli invasori ; noi siamo distruttori ; noi siamo sovvertitori . " E poiché quest ' ultimo è così vicino a noi da udire distintamente le accuse che da ogni parte si elevano contro l ' azione dissolvitrice del " Popolo eletto , " non cerca giustificazioni , non nasconde la verità , anzi la appalesa , la spiega , la illumina e dice : " Ci accusate di aver acceso la rivoluzione moscovita . Sia : accettiamo l ' accusa . E con questo ? ... La rivolta russa non è che uno scandaletto da cortile . Gridate tanto per via della indebita influenza ebraica nei vostri teatri e nei vostri films . Benissimo . Concesso , i vostri lamenti sono giusti , ma che può significare questo in confronto con la strapotente influenza che noi esercitiamo sulle vostre chiese , sulle vostre scuole , sui vostri regimi , ed anzi perfino sui minimi rivolgimenti del vostro mondo intellettuale ? Noi siamo stati la causa prima non solo dell ' ultima guerra , ma di quasi tutte le vostre guerre . Noi siamo stati i promotori non solo della rivoluzione russa , ma di tutte le grandi rivoluzioni della nostra storia . Noi abbiamo suscitato e continuiamo a suscitare discordie e contrasti nella vostra vita pubblica e privata ... È con sollievo che noi riconosciamo che il Goi ( = non ebreo ) non saprà mai scoprire la vera gravità della nostra colpa . " Ma si inganna . L ' ha scoperta . Non è poi così ingenuo il Goi . E non teme l ' avverarsi delle previsioni messianiche per le quali l ' ebreo Ruthendorf ( 1933 ) annuncia che presto " avverrà una nuova e completa organizzazione di tutti i popoli della terra " sotto lo scettro di Israele onde " le carte della terra oggi in uso non serviranno più a nulla . " Avverrà più probabilmente il contrario . Le carte ancora in uso continueranno ad ignorare la posizione geografica del " Regnum , " inutilmente anticipato dalla cupidigia del " Popolo di Dio . " Rimarrà il mito . Rimarrà il giudeo che non potremo mai accusare di incoerenza . La discendenza di Abramo non muta volto per trascorrer di secoli o variare di fati . Una continuità inesauribile lega la brama antica alla brama recente . La immutabilità di questo atteggiamento sociale , consacrato dalla suggestione di una legge religiosa , ha fissato per tutti i tempi i caratteri specifici ed inconfondibili dell ' ebreo tradizionale .
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Nello Stato parlamentare la Nazione era costituita su due classi , la borghesia e il proletariato : la prima al Governo , la seconda , esclusa dal Governo . Donde , fra le due classi , lotta continua e inevitabile perché la classe diretta trovava ogni giorno motivi plausibili per lagnarsi della classe dirigente . Lo Stato borghese era dunque uno Stato parziale e parzialitario che non si identificava con la totalità della Nazione . Lo Stato fascista è costituito invece su 22 Corporazioni che inquadrano la totalità della Nazione . La totalità della Nazione è quindi partecipe del Governo e il Governo è totalmente informato degli interessi della Nazione . Per questo lo Stato fascista è "totalitario." Inchiodare queste novità nel cranio di quei borghesi che continuano a parlare di classe dirigente ... e a immedesimarsi con essa ... Le classi non esistono più . Siamo precisi anche nell ' uso delle parole , se non vogliamo creare confusioni ; nello Stato fascista esistono solamente le categorie disciplinate nei singoli sindacati o associazioni di categoria . Non parliamo più , quindi , di collaborazione di classe , ma di collaborazione di categoria . La Rivoluzione ha anche un suo vocabolario : bisogna rispettarlo . La tessera del Partito non è un diploma di fede fascista , non è un passaporto per varcare la frontiera di qualche gerarchia , non è un attestato o un benservito o un biglietto d ' ingresso a pagamento nel recinto dello Stato . È un impegno solenne , sottoscritto con giuramento , di servire , di obbedire e di combattere , che presume anche la coniugazione in prima persona del verbo credere . Avviso alle tessere " utilitarie " della ex - classe borghese . Perché la borghesia si lagna del Fascismo dopo che il Fascismo l ' ha salvata dal pericolo sovietico ? La borghesia che vuol sopravvivere come " classe dirigente " anziché disciplinarsi nelle categorie corporative rimarrà tagliata fuori dalla Rivoluzione , detrito del passato senza più speranza di avvenire . Il popolo fascista è " tutta " la Nazione e la Nazione è " tutto " il popolo .
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Dal camerata Carmelo Dinaro , del G.U.F. di Reggio Calabria , riceviamo questo scritto che insiste sull ' abolizione del " don , " proposta da Francesco Clarizia , nel numero di gennaio : " Il ' don ' è usato nell ' Italia meridionale in tutta , purtroppo , e non in qualche zona ed è stato dato ad una certa categoria di persone : sparuti signorotti del prefascismo , nebulosi avanzi di medioevo il più delle volte analfabeti quia nobiles , i quali non avendo altro titolo nella vita rivendicano a sé e con che boria ! quello strascico servile di tempi umili e malinconici . " Ogni Italiano della nuova èra sa quanto servilismo nasconde quel 'don.' C ' è la sottomissione del popolo lavoratore al pallido signore che è quasi sempre se è riuscito a strapparsi il diritto di indossare la camicia nera fascista tiepido , moderato , borghese , piagnone , sognatore solitario e buffo di tempi migliori . " Il Fascismo ha rinnovato persino l ' aria delle nostre campagne . È giusto che risollevi definitivamente le schiere dei nostri lavoratori curve di quotidiano , duro lavoro ; è giusto che , come ha sostituito alla scappellata e all ' inchino più o meno settecentesco il saluto romano dignitoso ed ' igienico , ' bandisca dal linguaggio giornaliero le forme che tradiscono una coscienza servile , anacronistica e indegna . Il superstite , malinconico signorotto anziché pretendere l ' ossequio del ' don ' deve arrossire di vergogna dinanzi alle mani incallite d ' un rurale . E deve sentire infine e capire che nella sana vita contemporanea ha diritto al rispetto e all ' ossequio solo chi con più coscienza e più tenacia lavora . Una sola nobiltà si può comprendere oggi e giustificare : la nobiltà del lavoro , sotto ogni forma . Da questa nobiltà , e solo da questa , sorge ogni valore spirituale ed umano . "
DIVAGAZIONE SU NIKOLAJ GOGOL ( SAFFI AURELIO E. , 1920 )
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In quell ' ordine che i santi padri della letteratura russa andarono rivelandosi alla nostra generazione , di solito egli viene per ultimo . Testimoni lontani degli ultimi anni di Leone Tolstoi , rimasti poi sempre lì davanti a quel malagevole finale giuocatosi nove anni or sono in una stazione qualunque di laggiù , con non so quale preoccupazione che il conte , dalle spalle non meno che dal camiciotto di mugik , non vi abbia forse alla fine perduto davvero il treno , vediamo splendere fra i nostri ricordi più fermi le pianure percorse e i supremi cieli di Guerra e pace e ritroviamo alle radici dell ' istinto adolescente il potente ribrezzo sensuale di Sonata a Kreutzer . In seguito , come Dio volle , siamo usciti non so se sani e salvi , dai magnetici caos dostojewskiani sui quali non è il caso di arrischiar frasi ; più tardi infine ci fu additato il medico Cecov coi suoi " casi " filtrati in febbrose novelle . Levatosi prima d ' ogni altro fra i moderni e appunto perché ormai " classico " di una letteratura giovine e non nostra , Gogol ci si presenta ultimo - lo spietato , fiabesco ; omerico e vorremmo quasi dire mediterraneo Gogol . Giacché qua assistiamo ad avventure di atmosfera e di natura , il cielo è fluido e dorato e ci sembra che attraverso ospitali lontananze giunge respiro di mare , non già lo strategico mare della capitale ma l ' ultimo vasto golfo del Mediterraneo dopo che questo ha varcato una porta d ' oriente . L ' arte di Gogol è leggiera come l ' aria , minuziosa ed esatta . Da essa noi possiamo a tutta prima sì e no indovinare i violenti sbalzi di misticismo di cui ci parla , a note così sincere , la sua biografia . Negli ultimi anni egli getta nel fuoco quanto può raccogliere di suoi manoscritti e stampati , campando miseramente distribuisce ai poveri la pensione governativa , fugge in pellegrinaggio a Gerusalemme , è raccolto senza risorse in casa Tolstoi . Ma il tentativo di assetto supremo della sua anima egli non ebbe a trasportarlo un bel giorno di peso nell ' arte come Tolstoi . Il suo spirito limpido e sottilmente commosso , quel pessimismo come un pulviscolo d ' oro sulle creazioni matematiche e quasi nere della sua ironia , divampò tutto , avvicinandosi la fine , in una fiamma di esaltazione religiosa ; ma l ' elementare salute e la forza plastica del suo istinto di artista lo salvaguardarono da tentativi informi e accoppiamenti ambigui . Il suo lavoro non conosce la febbre , non va tastoni , non si smarrisce , non tiene ad altre intenzioni e indagini che non siano in tanto quella ariosa e inesorabile della sua Russia . Una curiosità divertita , una riposata alacrità , un vigore mattutino lo assecondano sempre e ovunque . La sua lirica descrittiva è tutta spazio , la sua psicologia non preme attraverso faticose oscurità , ma è luce agilmente portata , con una compiacenza minuta , amorevole e micidiale , nei cantucci più appartati e polverosi dell ' anima di quei suoi sì poco eroici eroi . A realizzare il capolavoro concorsero i due elementi che , prima di Anime morte , si possono assai chiaramente scorgere dissociati nell ' opera sua ; l ' elemento fantastico - naturale e fiabesco e l ' elemento umano satirico ; segnatamente : quello nelle novelle ucraine , questo nelle commedie e nelle novelle dedicate al mondo della burocrazia russa . Sulla traccia di questa duplice esperienza l ' opera sua procede a comporsi e unificarsi là dove il suo respiro si fa più largo e profondo . Qui udite : pieno e frusciante un accordo di lira rusticana , nei belli e semplici esordi , ci promette feste di ore e di cieli andanti , di adolescenti amori . Si parte e si danza con la comitiva . Ed ecco , nel mezzo , non sai come , una nota matta che ha turbato senz ' arrestarle le liete cadenze . Ci siamo : sono così introdotte , ancora di pieno giorno , inafferrabili e intermittenti diavolerie crepuscolari ; finché , a questo allarme che si è messo in giro , suoni e voci si sbandano e chi prima e chi poi , prudentemente incuriosi di come andrà a finire , i compari se ne vanno a letto . La notte rimane tutta per il giovine cosacco che si aggira intorno ad un ' isba i cui colori traspaiono favolosamente attraverso il cristallo stellato . Idilli stregati , fluidità melodica con le mille grazie improvvise della fiaba paesana . Il soprannaturale fermenta come , dopo la fiera , il vino nelle teste dei cosacchi . Lungo queste siepi che separano gli innamorati , attraverso queste campagne si va un po ' alla deriva , entro i vasti tutelari orizzonti del paese natio . Questo mondo , cui la completezza e lo stacco vivace sembrano conferire proporzioni piuttosto minuscole , come raggiunto in una limpida lontananza , si muove nei suoi colori vividi ma non sgargianti - qualche cosa già come la ricca e calma variegatura orientale - e coi suoi precisi e prediletti attributi di costume , disegnando ritmi ansati ed elastici , passi di corsa e finte fughe che ci hanno più volte richiamato alla memoria le danze borodiniane del Principe Igor . Mondo che procede sopratutto dal vigoroso stacco lirico e nel canto - sebbene un po ' sciolto ed elementare ancora a confronto delle opere ulteriori - trova la sua organicità assorbendo continuamente i nodi di ironia non amara ma prevalentemente giocosa , sempre più frequenti . Nelle novelle d ' ambiente burocratico e nelle commedie , esiliata dall ' appassionante cielo della steppa ucraina , quest ' ironia inevitabilmente brucia a fuoco bianco la nuova materia misera e ridevole . Il gustoso , salace evocatore della vita libera fantasticante dei suoi cosacchi , davanti allo spettacolo degli automi viventi è preso da una commiserazione esasperata e mortifera . Se poi tendesse una mano per soccorrerlo , quel mondo , carbonizzato ormai dal suo sguardo ardente , crollerebbe forse in cenere . Ancora Gogol non giunge ad assumere a tipo umano nessuno di questi divertenti fantocci , a credere in lui più che per brevi momenti , a stringere con lui l ' infrangibile e ineguale patto fra creatore e creatura . Spessi lampi di amore illuminano - in novelle come Il Mantello - tipi quale il povero scriba Akaki Akakievic , senza però trarlo dal suo abbandono . È un va e vieni di esseri tutti egualmente sterili e ridicoli : un mondo frantumato e troppo maledetto che aspetta di liberarsi e snodarsi in poesia . Ma l ' arte qui si è fatta più robusta e più precisa ancora . Quel vento freddo generato dall ' ironia spazza l ' aria , rade i contorni , rende invisibili le perfette commettiture . Intendo parlare sopratutto delle commedie . Le battute con cui si aprono , come nulla fosse , queste scene , hanno l ' aria di concedere amabili indugi e riposi innocenti e non sono , fin dal principio , che il più delicato e infallibile tiro assassino . Direi che questi personaggi più che a marionette - sempre , per loro natura , un po ' cenciose - fanno pensare ad esseri abitudinari , laccati e vacui come coleotteri . Gogol opera subito intorno ad essi qualche cosa come il vuoto , e , avendo così tolto loro ogni libertà , ne rimane arbitro e padrone assoluto . Questa sottrazione di iniziativa e di umore proprio dai personaggi esclude del tutto commedia di carattere . D ' altra parte non basta definire il teatro di Gogol commedia di costume . La sua satira non ha intento pratico ma si svolge tutta in arte , e non vuole riformare proprio nulla , e non le resta che eseguire un giuoco di stile scenico e umoristico . Ed ora si fa avanti il signor Pàvel Ivanovic Cicikov " in viaggio per affari personali " . Per esperienza ormai lunga di uomini e di fortune , uomo maturo e maturo eroe . Ma da ultimo la sua temeraria e sotterranea fantasia di uomo pratico gli ha , a lui solo , in un lampo di genio , additato una impresa nuova e paziente : e in questa egli profonde i fascini di una giovinezza eterna , i tesori di una volontà che si piega ma non si spezza . Svelare in poche righe in che consista l ' impresa non serve certo a dissipare quella feconda aria di mistero che avvolge questo ineffabile figuro . Egli va in giro , da questo a quello degli indolenti signori terrieri sparsi per la Russia , a comprar loro le anime morte . Che cosa sono queste anime morte ? I servi ( patrimonio del signore ) morti nell ' intervallo di tempo fra l ' ultimo censimento e quello ancora da effettuarsi e quindi non ancora cancellati dai registri di popolazione . Disfacendosene , il signore non avrà più da pagare la relativa tassa , e lui , Cicikov , diventerà padrone di qualche centinaia di anime morte che - questo è , ben intenso , un segreto fra Cicikov , l ' autore e il lettore - cederà come vive , sotto ipoteca , alla banca del Lombardo ritraendone qualche centinaio di mila rubli . La trovata perderebbe sapore se non si sapesse che viene a coronare una carriera già abbastanza pittoresca nella quale Pàvel Ivanovic si è visto più volte rovinare la " posizione " sotto i piedi , salvandosi solo grazie alla sua prodigiosa elasticità e costanza ; come quando , per una stupida delazione , un ' ondata di scandalo aveva minacciato di inghiottire per sempre la sua fortuna di direttore di dogana e , contemporaneamente , capo di un ' insigne banda di contrabbandieri . E per giustificare l ' assunzione di questo equivoco cavaliere a protagonista del suo poema moderno , Gogol non lo atteggia a eroe di una nuova epopea , non lo colloca su nessun piedistallo ; lo sdraia comodamente in una vecchia e nazionalissima carozza da viaggio e gli fa percorrere mezza Russia . Quando in Francia la reazione al primo romanticismo determina Balzac , in Russia dunque viene Gogol a mettere in pensione l ' eroe " virtuoso " e a conferire dignità nuova a questo tipo di " intrigante come ce ne sono tanti - sono press ' a poco le parole di Gogol - ma così piene di brio e di appetito " . Ma ben altro è il contegno di Balzac di fronte all ' " appetito " dei suoi personaggi . I segreti ingranaggi della finanza e dell ' imbroglio lo incuriosiscono e lo appassionano al punto che un indiscutibile alone di " grandezza " accompagna sempre i suoi Vautrin e Du Tillet ; " anime nere " a casa loro nell ' inferno della vita moderna , nelle quali - come negli angeli in esilio e negli eroi alla Birotteau - si ripercuote l ' unico solidale palpito di cui grandemente vibra quell ' inferno , ove l ' oro calamitato scintilla dappertutto e ciò che tocca manda a fuoco . È la tenace continua Francia , unitaria , sociale , ricca di scandalo e d ' oro . Ma qui sono le distese senza confini della Russia ; le ampie ed uguali ondulazioni di una campagna bassa , che , più dei più alti monti , rendono distanti le anime e i luoghi e imprecisabili , in tanta luce , le direzioni e le distanze . Qui , prima che questo carattere di illimitatezza smemorante e illuminata e di invincibile miraggio si traduca e si condensi con la massima potenza tutto in psicologia e umanità , e meno in arte e stile - Dostojewski - , esso ci è aperto davanti in atmosfera , paese , idillio e lirica narrativa . Dove le persone non si affollano , i caratteri non si premono né si compenetrano determinandosi a vicenda nella fatica di un nodo unico , di un " intreccio " che riempia il romanzo , né alcuno giganteggia nel conflitto ; ma , conservando più che mai quella statura e quella grazia da Lilliput - che rivelammo dapprima nelle novelle ucraine , automatizzate di poi da una radicale ironia delle commedie - punteggiando le distanze . Qua dunque non abbiamo romanzo ; piuttosto una lunga fiaba , che a sua volta è più che altro un pretesto . Ma da paese a paese , attraverso le discese ignare della steppa , dalle mattinate , ove la partenza mette un ' alacrità e una speranza che si respirano tanto sono imprecise e ossigenanti , alle sere di temporale in cui bisogna bussar forte al villaggio padronale improvviso nelle tenebre , qualcuno davanti a noi traccia un solco paziente e ci fa da guida costante e sicura : Cicikov . Il suo nome non si dimentica più , né possiamo facilmente staccare gli occhi dalla sua figura nella quale crediamo di riconoscere a volta a volta dei tratti noti . Era fra queste marionette burocratiche dalle quali non pareva possibile trarre tanta vita e tanta autonomia , oppure si tratta di qualche figlio di cosacchi - come nelle novelle ucraine - nel quale l ' educazione della città non ha che affinato l ' atavico spirito avventuroso e trasognato ? È l ' uno e l ' altro , cinovnik e cosacco . Pedanteria untuosa e irritante e insieme agio pigro e fantasticante . Verme , coleottero , talpa , ma un verme poeta . Tutt ' intento ad una impresa inconfessabile e quasi immateriale , capace un giorno di fruttargli un tesoro , e che d ' altra parte non interessa che lui , la sua volontà scava una via sotterranea e sinuosa ; ma un raggio dei vasti quadri deserti e magici che gli passano intorno giunge sempre fino a lui , in fondo alla vecchia britcka da viaggio , e soltanto e proprio in lui , in questo essere equivoco e ridicolo , si riflette tutta la melanconia di quella musicale natura senza spettatori . " Col favore della calma e delle tenebre notturne , si udivano i placidi colloqui degli abitanti del villaggio , a cui si mescolava l ' abbaiar dei cani di qualche capanna in quei pressi . Veniva su la luna e si metteva a rischiarare i luoghi ; rapidamente ogni cosa fu irrorata dalla sua dolce luce ; magnifichi quadri invano esposti : allo spettacolo mancavano gli spettatori " . Che cosa cerchiamo alla fine di questo mondo tutto mosso di tipi e di scene curiose e d ' un tratto poi così altamente deserto ? Il deserto e l ' inarticolata natura vincono alla fine ogni affaccendìo di genti , e gli uomini e la vita presente spariscono assorbiti in quella misteriosa natura " povera " , poco varia eppure operante in silenzio come un pensiero , quasi chiudesse il segreto di un disegno così vasto che un giorno potrà illuminare il mondo . E allora anche il poeta rimane solo , caduta la sua ironia , dileguata la compagnia di quell ' eroe che sapeva trovare ogni grazia presso di lui , e gli altri impagabili tipi , " irresistibilmente preso dall ' idea dominante della distesa incommensurabile " Uno stupore pieno di attesa lo inchioda davanti agli " spazi infiniti , senza un ricovero ove cercare rifugio " ; e : " dond ' è , o Russia , che sempre e dappertutto il mio orecchio crede di distinguere la melodia querula , trascinata , angosciosa e poco variata di quella canzone che fai risuonare da l ' uno all ' altro dei tuoi mari e lungo i tuoi fiumi giganti ? ... Perché mi guardi tu a quel modo e perché ogni cosa che tu contieni appiglia su di me quel suo sguardo fisso ? Che cosa potresti tu mai aspettarti da me , così meschino ? E fino ad ora , io , pieno d ' ansia , sto qui alzato , immobile " . " A questo punto , per quanto alieni da pathos messianico , ascoltiamo senza sforzo la sua voce quando vi si addensa , senz ' alterarla affatto , questa calma profetica : Verrà un giorno che i Russi si leveranno , grandi movimenti si manifesteranno ... e si vedrà quanto a fondo era caduto nella natura slava di quel seme di virtù che non ha fatto per dir così che scivolare sulla superficie di venti razze " . E lasciamolo nel momento ch ' egli stesso , accingendosi a riprendere il colorato filo della sua epopea , conclude : " Ma a che pro ' parlare di ciò ch ' è il segreto dell ' avvenire ? ... Ogni cosa alla sua volta , a suo tempo , a suo luogo " .
VIALE DEL TRAMONTO ( Palazzeschi Aldo , 1951 )
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Questo film mi ricorda certe scatole cinesi di porcellana , avorio o lacca , che sono una dentro l ' altra a scala : il cinematografo nel cinematografo nel cinematografo ... Dicono che è l ' autobiografia di Gloria Swanson : neanche per idea . E qualcosa di più vasto , è il dramma di Hollywood essenzialmente hollywoodiano e visto con l ' occhio spietato degli europei del secolo nostro . Che succede di queste figure che per dieci o vent ' anni riempiono il mondo del loro nome e del loro fascino ? Dopo la luce accecante dei riflettori , scompaiono nell ' oscurità : dove sono ? che fanno ? Billy Wilder e Charles Brackett hanno svelato il mistero creando questa Norma Desmond che promette d ' essere il personaggio più scottante dell ' annata . L ' ambiente , macabro , e l ' atmosfera nella quale fanno sopravvivere la ex diva tra il rimpianto del passato e la frenesia di un avvenire puramente illusorio , costituiscono lo stupendo segreto del film . Facendoci poi capitare , per un caso leggermente diabolico , il bello e giovane scenarista fallito e squattrinato col quale la ex diva crede di riafferrare la sua vita di donna e d ' artista al tempo stesso , più che di satira si dovrebbe parlare di beffa sanguinosa . Le scene si susseguono di una progressiva , gelida tristezza , fino al crimine , fino alla follia . E qui , pur nel suo eccesso di colore , dalla cerchia ristretta di Hollywood diviene dramma dell ' umanità intera . Attenti , perché da questo viale bisogna passarci tutti , senza far tanto strepito , s ' intende , non siamo né divi né dive , e sappiamo nascondere il dolore nel segreto delle nostre anime , dolore per ciò più grande . E sulla cinquantina , di regola , che ne imbocchiamo il cammino , e non abbiamo troppa fretta a cantar vittoria , attenti all ' ultima cantonata : ce n ' è sempre un ' altra . Gloria Swanson non ci ha dato con questo film l ' autobiografia ma ci fa , al contrario , assistere al miracolo : da quell ' ombra si può anche uscire e in modo magnifico : non le conoscevamo ancora tanta originalità e profondità . In certi momenti mi ricordava la Duse , l ' ultima Duse , quella di Ibsen ' e delle sue donne pazze di poesia , che con la più grande disinvoltura si potevano suicidare come potevano sfasciare una famiglia . Anche lei era pazza di poesia , era quello che la poneva al disopra di tutte le attrici del suo tempo , anche lei aveva vissuto questo dramma nel massimo riserbo , e quando ne uscì coi capelli bianchi , fu per correre incontro alla morte . Malgrado i 52 anni e 4 mariti , Gloria Swanson è ancora una bella donna , e dopo vent ' anni di silenzio si riafferma con questo interessante film quale attrice di primo piano .
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Ambizione borghese e femminismo sono specifiche risultanti di quello individualismo moderno che ha indebolito il nucleo fondamentale della famiglia . Edonismo ed emancipazione hanno svincolato gli attori della vicenda coniugale dalla reciproca soggezione . L ' uomo e la donna , ponendosi su di un piano di parità , hanno accampato un uguale diritto di articolare separatamente la propria moralità . La smania dell ' ascensione sociale , affiorando dalla universale , dissociativa ed egocentrica confusione dei valori e dei fini , ha dato nascimento al femminismo , che ha trovato la sua espressione politica nel movimento suffragista inglese , la sua espressione naturalistica nella pratica del libero amore comunista , e la sua espressione aristocratica internazionale nelle cosiddette " signore della società . " Il Fascismo , dottrina etica , si preoccupa di restituire la donna alla sua missione procreatrice e domestica , l ' uomo alla sua dignità maritale , e la famiglia alla sua funzione educativa e sociale . Perciò esso si propone di neutralizzare i veleni diffusi da quella particolare mentalità che , alla insegna del " confort , " ha affievolito l ' istinto della maternità e il richiamo morale della specie . E poiché la donna intellettuale è il volto femminino della vanità borghese , e quella professionista e addottorata è l ' ideale borghese dell ' ambizione democratica , la nostra Rivoluzione vuol sostituirvi un modello muliebre più fecondo e più sano . Vi sono ancora dei gusti traviati e degli atteggiamenti artificiosi da correggere . La donna intellettuale , che l ' aurea mediocrità ancor predilige , è una fra le figure meno necessarie alla saldezza dell ' istituto familiare e al potenziamento della razza . Ci riferiamo a quella che custodisce e tramanda la tradizione del salotto ; che ha " particolari esigenze " perché vanta una personalità superiore ; che preferisce coccolare il cucciolo che allevare la prole e che , grande incompresa , sopravvive per rattristare la solitudine di quell ' altro ben noto intellettualoide , faceto e maltusiano , affetto da criticismo corrosivo e da insufficienza affettiva , che , fra i compromessi della scarsa ragione e le contraddizioni della fiacca volontà , abdica fatalmente alla dignità di pater familias . Compagna del guerriero non può essere colei che porta a mensa l ' arida dialettica della saccenza e che , titoli alla mano , misura le distanze coniugali per giustificare le deviazioni appellandosi ai diritti illimitati del sentimento ... Noi facciamo della politica moralizzatrice e demografica . Perché non parlare di restaurazione della sudditanza della donna all ' uomo se il fine che perseguiamo è quello di restituire più madri alla casa , più uomini al lavoro e più figli alla Patria ?