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ELOGIO DEL BOIA ( CASINI GHERARDO , 1926 )
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Ogni conquista ottenuta a prezzo di dolore e di sangue va difesa con qualunque mezzo , anche se questo infranga gli schemi dell ' usuale vita civile . Tutta la Rivoluzione è per noi fascisti la lunga vicenda tormentosa di sette anni di lotte , di sacrifici , di passione vissuta nella ferma fede di grande avvenire italiano . Impeto di vendetta contro i nemici della Vittoria , prima ; coordinamento disciplinato , cosciente e instancabile di tutte le energie della Nazione , oggi ; il Fascismo - occorre forse ripeterlo ancora - non è un partito in lotta con altri partiti , ma la rivoluzione innovatrice che ha fondato un Regime , il primo da quando l ' unità d ' Italia si è compiuta . Non è quindi sola appartenenza nostra la Rivoluzione , ma fase di civiltà della storia italiana . Difenderla vuol dire difendere il passato e l ' avvenire d ' Italia , e s ' impone come un dovere più che non appaia come un diritto . Il terzo attentato che nel giro di pochi mesi si è verificato contro la vita del Duce ci pone ormai dinanzi al preciso dovere di fissare le sanzioni capitali per la difesa della Rivoluzione ... La minaccia delle pene comuni non è stata evidentemente sufficiente a spezzare la rete dei complotti che i rinnegati ordiscono Oltralpe contro il Fascismo e il suo Duce . Ogni tentativo di morte dev ' essere inesorabilmente pagato con la morte . Riponiamo oggi in un canto , fra i ferrivecchi delle ideologie liberali , le fisime sentimentali e umanitaristiche che indussero a bandire dai nostri codici la pena capitale , e a nascondere sotto il velo della pietà le tremende realtà della vita umana che è necessario scontare con espiazioni altrettanto tremende . Non invochiamo il boia sulle piazze d ' Italia per un ' esibizione di inutile ferocia rivoluzionaria , ma perché vogliamo ripristinare l ' unico mezzo umano di giustizia divina che sia dato attuare in terra ... I nomi dei caporioni del sovversivismo antifascista sono noti e ormai posti al bando . Ma chiediamo di più , prime condanne a morte devono colpire proprio loro , i capi , coloro che credono di potere impunemente assassinare l ' Italia protetti dalla compiacente ospitalità straniera . Le sanzioni contro i fuorusciti sono troppo blande . Se l ' amicizia delle altre Nazioni ove si trama contro il Fascismo non è una convenzionale formula di fredda diplomazia internazionale , chiediamo che i fuorusciti siano consegnati alla giustizia italiana . Bazzi , Fasciolo , De Ambris , Donati , Salvemini tutti coloro che hanno armato la mano dei sicari debbono essere i primi a pagare con la vita la loro sciagurata vergogna . Il Fascismo e l ' Italia non tollerano più che si colpisca alle spalle chi marcia sicuro verso l ' avvenire . I rottami del passato che si ostinano ad ostacolarci debbono essere stritolati nell ' ingranaggio della macchina micidiale che essi stessi hanno costruito . Questa non è ferocia . È senso di giustizia , volontà di bene che senza pietà , fermissimamente , deve distruggere ogni vestigia di male .
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Il " Voi " si sta generalizzando rapidamente . Ci se ne accorge per via , in treno , nei locali pubblici , là dove l ' abitudine si forma più presto . Non ci illudiamo che l ' antica consuetudine del " Lei " sia cessata nei rapporti privati di famiglia e di amicizia , nei salotti e nelle case . Siamo comunque molto a buon punto ; e , del resto , era intuitivo che una costumanza che nasce con caratteristiche sociali e politiche e non individuali e private , si affermasse prima nella piazza e da qui entrasse per le finestre . È stato sempre così : i rapporti fortuiti ed anonimi che si determinano nei luoghi e nei locali pubblici sono stati sempre i più facilmente disciplinabili . Questo significa che l ' uso del " Voi " si diffonde con la progressione normale ; ma anche che la sua diffusione deve essere continuata con lo stesso rigido metodo fino alla meta ultima che è la formazione di un costume individuale ... È chiaro che il giorno in cui quarantaquattro milioni di Italiani seguiranno per nuovo istinto le norme di stile fascista , la Rivoluzione cesserà di battere su questo settore per puntare su un obiettivo più lontano . È oggi che la materia interessa , perché è ancora nuova e porta con sé sforzo e selezione . È durante la corsa che vale il traguardo ; finita la gara , può essere tagliato anche dal carro su cui il carrettiere sonnecchia . Guai a coloro che perdono i tempi della Rivoluzione e toccano le mete quando l ' ondata fascista è passata . Stile , sport , esercitazioni , regole disciplinari , non sono verità eterne di filosofia , sono tempi di un ritmo veloce . È sul fattore tempo , sul fattore reazione , sul fattore prontezza , che il Fascismo pone gli elementi di giudizio . Tutto è scuola , tutto è prova . La massa del popolo imperiale , che ha reagito , oltre tutto , sportivamente alle sanzioni e all ' accerchiamento , deve mostrare di avere gli occhi attenti e i muscoli pronti per i balzi che verranno ordinati a suo tempo , con un segno del Duce . Il resto , sono elucubrazioni di eruditi . Le varie norme di stile sono dei concentramenti di tiro che la Rivoluzione ordina per vedere manovrare concordemente milioni di volontà , come se fossero una sola . Lo scopo fondamentale di tutto ciò è troppo chiaro perché ci si attardi a inculcarlo in quelle menti , che mostrano con questa stessa incomprensione , di uscire dalle forme dello spirito fascista . Il continuo controllo su se stesso di quel fascista che in pochi giorni ha integralmente adottato l ' uso del " Voi , " può essere garanzia per lui che , ad esempio , saprà non lasciarsi sorprendere né dal sonno , né dagli eventi , quando un giorno si troverà di guardia su una posizione innanzi alla quale sia un nemico in armi . E questo ci sembra che abbia un valore assai pratico e " utilitario , " tale da essere apprezzato anche da chi vorrebbe che non ci si fermasse sulle " piccole cose . "
ORO, METALLO IGNOBILE ( PAVESE ROBERTO , 1939 )
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Il denaro è certamente una vecchia invenzione , tanto vecchia che pochi son disposti a credere se ne possa fare a meno . Si riconoscono , è vero , i suoi difetti : tutti sanno quanti mali derivino dall ' averne voluto fare a poco a poco il fine , invece che il mezzo ; tuttavia si vuoi concludere che non è l ' oro che bisogna abolire , ma il regno dell ' oro . Orbene , io sostengo che è proprio l ' oro che deve essere abolito ... È l ' oro che corrompe e non si corrompe che imbosca le merci , congela gli scambi , prepara l ' artificio degli alti prezzi , favorisce la tesaurizzazione , la speculazione sulle valute , aumenta la miseria delle classi diseredate , riduce il potere d ' acquisto , la capacità dei mercati , la produzione e determina una crescente disoccupazione . Sopprimere l ' oro ed i suoi equivalenti significa impedire che le zanzare giudaiche pungano e dissanguino le braccia dei lavoratori ; significa impedire che in pieno secolo XX una più raffinata schiavitù sia favorita da una minoranza di vampiri che continua a satollarsi sulle carni sudate e fameliche della restante umanità ; significa impedire gli arbitrari accumuli di valori ( le mercanzie si conservano e si nascondono meno bene dell ' oro ) , smascherare gli ingordi e saziare i bisognosi , significa accorciare automaticamente le distanze sociali , perché ciascuno avrebbe tanto di beni materiali quanto le sue braccia di lavoratore possono portare . Abolire l ' oro significa curare una volta per sempre l ' obesità dei popoli ricchi e sfaccendati e rimpolpare quelli poveri e sfaticati : invertire dunque l ' attuale rapporto di potenza . L ' Italia proletaria e lavoratrice a nessuno sarebbe seconda . Rinneghiamo l ' oro , avviamoci a dichiararlo moneta fuori corso , noi che ne abbiamo una più valida e viva . Togliamo all ' avversario il vantaggio della scelta delle armi . Facciamolo questo miracolo ! Non è questione che di lavoro , di tenacia , di fede . Dieci , venti anni al massimo , di regime autarchico potranno condurre le Nazioni proletarie ad imporre al mondo la valuta del lavoro e dichiarar cessata ogni altra valuta . Ciò che una sola Nazione difficilmente potrebbe fare , dato che ogni autarchia vuole un minimo di materie prime , può fare un blocco di Stati fascisti , con le possibilità di compenso che esso offre . Sarà questo blocco a stringere nella morsa del lavoro fascista le vecchie economie sfruttatrici , fino a disarmarle ed obbligarle a rendere il maltolto . Vorremmo essere così stolti da continuare a sottoscrivere ad un ' economia inventata per strozzarci ? Da rinunciare a far uso delle nostre armi , delle armi del lavoro che sappiamo così solidamente impugnare , per lottare proprio con le armi dell ' avversario , ch ' esso possiede in copia dieci volte maggiore ? ... La Rivoluzione non vuole i mezzi termini : il Fascismo è il grande reagente che risolverà tutti i vecchi nodi , tutti i grumi e le incrostazioni della storia e del pensiero . Anche l ' oro è uno di codesti grumi . Togliamolo di mezzo , se vogliamo che il nostro organismo economico non ne resti intossicato . Non si è già iniziato il sistema dello scambio diretto di materie prime , tra gli Stati ? Perché non dovrebbe generalizzarsi , almeno negli scambi tra gli Stati , questo sistema di pagare la roba con la roba ? Tra i privati poi vi sarebbe , se non altro , il vantaggio di eliminare , almeno per metà , i parassiti del mediatorato , che interverrebbero una volta sola , per un unico atto di compravendita , invece che due volte , una per vendere , l ' altra per comprare . Anche questo , di favorire , tra il produttore ed il consumatore , l ' eliminazione dell ' intermediario , non sarebbe l ' ultimo vantaggio dell ' abolizione , o almeno della limitazione , dell ' uso del denaro .
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La " violenza " è la maieutica della storia , è spirito , soggetto , libertà , diritto . Nel suo grembo covano i germi di ogni civiltà poiché il concepimento e la gestazione di ogni nuovo ordine civile è tragedia incoscientemente , illimitata - limitata , disorganica - organica . Ha visto giusto Mussolini giudicando la violenza " perfettamente morale , più morale del compromesso e della transazione . " " Quando la nostra violenza , " Egli ha detto , " è risolutiva di una situazione cancrenosa , è moralissima , sacrosanta e necessaria . " Ma quel che c ' interessa particolarmente è che il popolo italiano non ha la libidine della violenza , non fa " della violenza una scuola , un sistema o peggio ancora una estetica " poiché una millenaria tradizione di armonia spirituale gli ha insegnato istintivamente che la violenza ha " la giustificazione della sua alta moralità " solo quando " sia sempre guidata da un ' idea , giammai da un basso calcolo , da un meschino interesse . " Occorre " non la piccola violenza individuale , sporadica , spesso inutile , ma la grande , la bella , la inesorabile violenza delle ore decisive . È necessario , quando il momento arriva , di colpir con la massima decisione e con la massima inesorabilità . " Di contro alla " violenza " demiurgo del processo umano , sta la " forza , " negatrice di ogni avanzamento storico . La " forza " è sterile e inerte , la " violenza " è feconda e mutevole . La prima è materia e " potenza fisica , " la seconda è idea e potenza etica .
DONNE IN DIVISA ( FABBIANINI ITALIA , 1940 )
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Vi sono ancora delle signore le quali si presentano nelle cerimonie fasciste facendo delle esposizioni personali di sgargianti vestiti e capricciosi cappellini con penne lunghe magari mezzo metro , e poi nascondono sotto la volpe argentata il distintivo fascista . Questo ho dovuto notare più volte in dette cerimonie , fra le massaie rurali , dignitose e corrette , col loro fazzoletto allacciato al collo . Ebbene , noi massaie rurali , noi fasciste , non permettiamo che dove si esige serietà , semplicità , cameratismo , si ostenti una inopportuna distinzione di categoria sociale come per dire : " Lo vedi quanto sono elegante ? " Meno goffaggini e più solidarietà . E la divisa fascista appena è possibile . Nelle cerimonie è l ' unica moda che ci piace .
BASE ORO O BASE FIGLI? ( MARTIN PIETRO , 1940 )
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Tutti i giornali hanno minutamente diffuso con foto o descrizioni il gesto del Duce che , fermo a un passaggio a livello , guarda con mite compiacenza la famiglia del cantoniere , ricca di ben nove figliuoletti e la regala d ' un segno tangibile della sua generosità . Il gesto inquadra la sagoma d ' un grande Condottiero , d ' un grandissimo Uomo di Stato . Il Duce che si dispone , come nel sullodato episodio , a ispezionare un imponente ammassamento di armati , non ritiene stridere la ferrea visione con il sorriso dell ' infanzia . Fondamentale ragione di questa guerra è lo spazio vitale . Da questa ragione deve scaturire anche la misura della ricchezza . Altri discutano sulla base - oro o sulla base - lavoro : siccome per il lavoro occorrono braccia , è evidente che la vera misura della ricchezza sia il numero dei figli : figli robusti , figli sani , figli praticamente religiosi . La terra si conceda sulla base degli elementi che se ne devono servire , l ' officina sulla base dei figli e delle donne feconde che ne devono ritrarre i mezzi di vita . Le Nazioni che non vogliono essere feconde non hanno diritto a ricchezze , perché non possono nemmeno misurare le ricchezze . Chi ha ricondotto l ' umanità a tali semplicissime concezioni è il Duce con il movimento fascista , è il Fiihrer con la sua lotta contro i crocifissori di Cristo , è Franco che libera la sua Patria insanguinata da un ' orda di farisei . Su queste tre Nazioni , con la loro particolare fisionomia religioso - politico - amministrativa , si impernia il divenire dell ' Europa e del mondo . A loro spetta travolgere nel fango il dio - oro realizzando il governo più perfetto che la storia registri .
LA GUERRA COME STRUMENTO DI RINNOVAZIONE DELLE GERARCHIE FRA I POPOLI ( ALFASSIO GRIMALDI DI BELLINO UGOBERTO , 1940 )
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Per il Fascismo la guerra sarà , nel mondo , finché vivrà il male , e questo è parte essenziale della natura umana , tanto rilevante , dato che esiste , quanto il bene , ed altrettanto indispensabile come momento dialettico dello spirito . Soltanto chi crede nella instaurazione sulla terra della Città di Dio , può postulare teleologicamente la pace perpetua come sistemazione definitiva del genere umano . La guerra è dunque lo strumento formativo e riformativo delle gerarchie storiche . Tale formulazione è però accettabile solo se si postula la validità di una gerarchia tra i popoli . È in questo punto preciso che , nell ' ambito della dottrina fascista , il fattore guerra si incontra con un altro fattore ugualmente importante : il razzismo . Secondo la nuova concezione del mondo che il razzismo porta con sé , concezione che per la sua necessaria esplorazione nel tempo si addentra anche nella storia antica e nella preistoria , l ' umanità , il genere umano concepito come " genus , " con caratteri di omogeneità , è una astratta finzione . Contro il mito egualitaristico e livellatore portato dalla cultura enciclopedica il razzismo afferma , quale dato originario , la diseguaglianza , la differenziazione che trova l ' espressione sua più tangibile nella varietà delle razze e dei popoli . ... La disuguaglianza dei sangui e dei popoli presuppone la necessità di una gerarchia , e l ' inevitabile sviluppo ascensionale o volto alla decadenza di ogni singolo popolo presuppone per la gerarchia la necessità di rinnovarsi .
'SUA ECCELLENZA' ( ALBANELLO ETTORE , 1940 )
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In diciassette anni , il regime fascista ha spazzato molti rimasugli di vita borghese , presuntuosi capitelli di debolezza e di elasticità . Va sparendo il " lei , " sgradita espressione di epoche servili ed il vocabolario della Rivoluzione non perderà nulla mandando in pensione una etichetta che sa troppo di terza persona , ultimo relitto di tempi che furono : " Sua Eccellenza . " Gli uomini chiamati dal Duce ai più alti posti di comando sono l ' aristocrazia di una vigilia eroica temprata da tre guerre vittoriose che non sente il bisogno di tale appellativo . Può benissimo stare unito ai luminari democratici , figure panciute o chilometriche col tubo di stufa , ma non è indispensabile agli energici esecutori degli ordini mussoliniani . E come , senza rimpianto , se n ' è andato " l ' onorevole , " può benissimo eliminarsi " l ' eccellenza " di giustiana memoria . Dire : Tal dei Tali , Ministro del tale dicastero , Prefetto della tal ' altra provincia è sufficiente ai gerarchi del Fascismo che sanno andare verso il popolo anche senza il " S . E . "
FERRO E FUOCO ( - , 1940 )
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Senza dubbio uno sbarco in territorio nemico è sempre un ' operazione difficile ; e può darsi che sia difficilissima in Inghilterra ; ma non è impossibile . Che cosa lo rese impossibile dal giorno in cui fu disfatta l ' Invincibile Arrnada fino alla guerra mondiale ? Il fatto che l ' Inghilterra tenne sempre il dominio del mare . Per invadere l ' Inghilterra bisognava battere la flotta inglese ; e la flotta inglese fu per tre secoli e mezzo invincibile . Che cosa lo rende possibile oggi ? Il fatto che la flotta inglese non riesce più a tenere il mare in prossimità di coste nemiche . La minaccia terribile dell ' arma aerea ha reso per essa inabitabile proprio quel mare che fu per secoli il suo immediato dominio , proprio quel mare in cui si deve decidere la sorte dell ' Inghilterra . Se si vuole , si può ancora dire che essa domina i mari , nel senso che non esiste , oggi , altra flotta che possa tenere testa ad essa . Ma è una strana dominatrice , codesta flotta , che è condannata a starsene rintanata nei suoi rifugi , sotto pena di subire perdite spaventose appena tenti di uscirne . Subito dopo l ' avvento al potere del nazionalsocialismo , la Germania cominciò a ricostruire la sua aviazione . Due anni fa , all ' epoca di Monaco , si seppe che aveva raggiunto una schiacciante superiorità aerea sulle due Potenze occidentali messe insieme . Ciò non ostante , mai il pubblico inglese . Oggi le demo - plutocrazie biascicano prosternate ai piedi dell ' altare della " forza " le più untuose preghiere , ripugnanti ed inutili . Gli Stati totalitari invece battono col martello della " violenza " sulla incudine della gloria . Là una eterea speranza di difendere con accanimento ciò che si vuoi conservare e non si vuoi perdere : qui un ' incrollabile fede di combattere con ardore e baldanza contro chi è indegno di additare la strada ai popoli . Là l ' estrema illusione che la civiltà sia " una " ed infinitamente progressiva ; qui l ' inconcussa fiducia che il mondo è lo sfacelo di una civiltà sotto i colpi messianici di una nuova . Là , in conclusione , l ' impeto dominato dalla intelligenza che diviene spesso brutalità senza intelligenza : qui l ' impeto violento che è intelligenza . L ' esito della guerra che infiamma ora il mondo non è per noi dubbio . Giunti a quello che i fisici chiama - no il punto morto , non si poteva troppo a lungo procrastinare la soluzione che s ' imponeva in termini perentori , soluzione raggiungibile con " lo spintone della violenza " e che ha questo nome : vittoria degli Stati totalitari ...
CLASSICISMO PITTORICO ( DE_CHIRICO GIORGIO , 1920 )
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Quando si dice pittura greca si pensa subito a certe forme asciutte e fredde , a certe apparizioni piatte e " fantasmiche " , ed allo stile geroglifico che orna le patere e i vasi . Noi non possiamo conoscere bene tale pittura . Né possiamo sapere con esattezza quali furono i diversi suoi aspetti secondo i secoli ne ' quali fiorì , conoscere bene il suo primitivismo e la sua decadenza . Possiamo tuttavia intuirne il demone osservando gli affreschi di Pompei , quei pochi frammenti di pitture murali che si conservano a Roma , e poi anche i disegni e le pitture dei vasi greci di cui fortunatamente si conserva gran copia nei musei d ' Europa . Il demone della pittura greca è anzitutto demone lineare ; egli si rivela ancora nella pittura italiana del quattrocento e poi fa qualche rara apparizione in tutte l ' epoche e in diversi paesi . Anche in questi ultimi tempi potremmo osservare alcune rapide apparizioni di esso . Poiché , dopo i tempi durante i quali il demone lineare influì maggiormente sull ' arte degli uomini , seguirono epoche di decadenza più o meno grande e di più o meno grande confusione , dobbiamo conchiudere che pure il demone del classicismo è demone lineare , di " segno " o di " stile " . Nella pittura greca è dalla linea e dal segno che si rivela l ' emozione d ' un che d ' inspiegabile che va dritto alla meta , oppure si spezza per via , tracciando nei punti fatalmente prefissi , gli angoli necessari e le necessarie curve . Pertanto possiamo dire che come Ingres e i quattrocentisti italiani , così i pittori della Grecia antica vedevano solo nel disegno il fondo d ' ogni grande arte . In questa specie di misticismo della linea , che caratterizza un ' arte veramente classica , si può scorgere l ' avversione per l ' insieme delle masse inutili , per la soda polposità , estranea a ogni sottigliezza spirituale , e la tendenza a ridursi solo all ' alfabeto religioso dei segni che formano il contorno d ' una figura , o d ' un oggetto . Il profilo d ' un piede , tracciato da Douris o da Botticelli , non è il profilo d ' un piede come lo possiamo vedere nella natura ; è lo spettro d ' un piede ; è la parte demoniaca di quest ' arto che l ' artista classico ci rivela , segnandola per l ' eternità sulla terracotta d ' un vaso , sulla superficie d ' una parete , o sulla tavola ingessata . Diremmo quasi che ogni aspetto della natura , ingannevolmente cangiante e passeggero , possiede , riguardo al mondo delle cose eterne , il suo particolare segno o simbolo , ed è appunto tale segno o simbolo , o perlomeno , parte d ' esso , che l ' artista classico scopre . Meravigliosamente sentirono i greci la magia della linea , Nel paradiso dell ' arte il loro spirito chiedeva alla linea perfettamente diritta o dolcemente curva , o ancora rivolta esattamente a spirale come il ricciolo d ' una dea , quell ' ineffabile frescura ch ' è refrigerio dolcissimo alle torride ventate ond ' è riscaldata questa vita faticosa e macchiata dal peccato . Non si preoccupavano d ' altro ; non in altre forme cercavano gioia e ristoro . Perciò il pittore greco attribuiva importanza alla finezza del suo pennello , che per lui assumeva il valore d ' uno strumento magico . Avere il pennello più perfetto era per l ' artista greco la somma felicità . Lo amava e lo curava , come il guerriero amava e curava la sua spada ; era il suo stile , il suo arco di Filottete . Fatti con piume di beccaccia attaccate a una lunga cannuccia , oppure con un solo crine di seta , i pennelli dei pittori greci esigevano un ' abilità particolare per essere maneggiati , ma permettevano altresì di tracciare linee finissime e aventi per tutta la loro lunghezza uguale spessore . Tali linee sono per l ' occhio del riguardante gioia e sorpresa . Ciò dunque che caratterizza ogni classicismo pittorico , è la sottigliezza e la purezza della sensazione lineare , è l ' assenza completa d ' ogni aspetto del gigantesco e del voluminoso . Si giunge così a una misteriosa interpretazione della natura , che pigliando come prima e ultima lettera del suo alfabeto quella forma enigmatica e simbolica ch ' è l ' uomo , sviluppa e moltiplica all ' infinito gli aspetti di tale forma . In tal guisa trovansi gli uomini allo stesso livello degli dei , e viceversa . Le statue stanno su piedistalli bassi ; Hermes stanco , ; poggiato sull ' anca , insegna la grazia della curva e della linea spezzata . Questi strani e commoventi aspetti del classicismo greco li , vediamo anche nella architettura . I templi dedicati a Pallade vergine o a Giove Olimpico , stanno al livello dei mortali . Sotto le loro colonne non si ha mai l ' impressione del mostruoso , dell ' inafferrabile e dell ' infinito , come accade presso altri popoli meno astuti e in altre epoche più confuse ; ad esempio : nell ' arte egizia e nella gotica . Il tempio greco è a portata di mano ; sembra che lo si possa pigliare e portar via , come un giocattolo posato sopra un tavolo . Senso mirabile che doveva riapparire tanti secoli dopo nell ' architettura toscana . A questo si pensa , a Firenze , guardando il Battistero e il Duomo col suo campanile . E ripetiamo ancora essere il demone del classicismo demone di segno e di linea . Diceva Federico Nietzsche che la potenza intellettiva di un uomo si misura dalla dose di spirito ( ironia ) ch ' egli può usare . Parimenti possiamo dire che la potenza classica d ' un pittore si misura dall ' intelligenza e dalla commozione della sua linea . Vi sono emozioni primigenie che non si possono smarrire senza correre il grave rischio di uscire da ogni via di classicismo . Così l ' emozione del troglodita che traccia sulle pareti della caverna il profilo del bisonte , è classica , come classica è l ' emozione d ' un Douris , d ' un Apelle o d ' un Polignoto , e più vicino a noi quella d ' un Botticelli o d ' un Ghirlandaio , d ' un Holbein e d ' un Dürer . Per un fenomeno strano il demone lineare del classicismo ellenico riapparve nell ' opera dei nostri grandi quattrocentisti . Questi infatti rivissero le medesime emozioni di linea e di segno che i . Greci . Giotto che traccia il circolo perfetto , Cimabue che traccia la retta perfetta , Apelle e Protogene che , simili a due atleti . nello stadio , vanno gareggiando né loro affreschi e ne ' loro quadri a chi traccerà la linea più perfetta e più sostenuta , Holbein , che eseguisce il semplice disegno lineare d ' una testa , e fiducioso in quel disegno come un navigatore nella sua bussola , elabora in base ad esso pitture perfette , senza più riguardare la natura , più che aneddoti e leggende di discutibile verità storica , più che luoghi comuni , sono simboli della commozione spirituale d ' un artista e d ' un periodo d ' arte . L ' uomo veramente grande non si perde mai nell ' inutilità . Tra la massa di forme e volumi che ingombrano il nostro pianeta , egli fa una scelta minuziosa e un ' accurata selezione . Riguardando con occhio di classica astuzia alla passata arte italiana , dove poseremo noi lo sguardo ? Già sappiamo che tutti i panneggiamenti e i gonfaloni sbattuti dal vento e le nubi e le stoffe straripanti dell ' arte veneziana , che tutto quel rigoglio non farà mai passare sul nostro spirito l ' alito d ' astuzia e di profonda finezza che sanno darci certe curve e certi geroglifici contorni screzianti la veste della donna che regge il drappo nella Nascita di Venere di Sandro Botticelli . Più che un problema d ' aggiunta , il fatto del classicismo è un problema di sfrondatura e potatura . Ridurre il fenomeno , la prima apparizione , al suo scheletro , al suo segno , al simbolo della sua inspiegabile esistenza . Se un pittore greco o uno italiano del quattrocento avesse potuto avere tra le mani una pittura d ' un ' epoca decadente in cui è svanito ogni senso di segno e di linea , ogni sottigliezza d ' emozione artistica , col compito di correggerla e classicizzarla , la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato di pulire , chiarificare , sopprimere masse e forme inutili , per rendere appariscente il contorno dello spettro . L ' ultimo grande italiano nel quale visse il classicismo con tutti i suoi segni e i suoi misteriosi simboli è stato Michelangelo . Non per nulla è chiamato " demoniaco " , solo che in coloro che gli conferirono tale appellativo vi fu errore profondo e profondo malinteso . Demoniaco sì , ma in " altro senso " . Ciò si vede più che nei suoi affreschi e tavole , nei disegni , alcuni dei quali giungono a una profondità e sottigliezza di segno cui solo poteva giungere un greco nato nell ' ombra del Partenone . Gli uomini distratti , miopi e arruffoni non scorsero questo sottile fenomeno ; impressionati della mole dei suoi affreschi e di alcune sue sculture , come il Mosè e il Davide , lo chiamarono " il titanico " , mentre altri , ancor meno furbi , ( esteti d ' origine nordica ) vollero scoprire il Michelangelo dolorante , che rivela l ' affanno della vita , il dilemma dell ' esistenza ecc . Nessuno pensò al vero Michelangelo , al Michelangelo " anacreontico " . Raffaello , spirito spaventosamente assimilatore , intuì anch ' egli il classicismo e il mistero della linea . Meno di Michelangelo , però , che infatti ove egli è più demoniacamente classico è nelle prime opere , in quelle del periodo peruginesco ; verso la fine della sua brava esistenza sembra avere smarrito tale senso . Le ultime sue pitture preludiano già a quel crepuscolo che doveva poi scendere sull ' arte e che perdura ancora . Ma il demone del classicismo non è sparito . Ancor oggi , nella grande confusione dell ' arte contemporanea , appare qua e là . Vorremmo citare dei nomi , a rischio di sembrare paradossali . Vorremmo dire che un barlume di classicismo si può vedere perfino in certi disegni di Gaetano Previati . Perfino in Segantini che , malgrado la sua pittura mancata , la sua natura ibrida e la sua mentalità d ' alpinista , in alcuni ultimi disegni , in certe figure di donna , volanti nella notte dei cieli , fu oscuratamente tentato dal dèmone del classicismo . E frugando ancora se ne potrebbe trovare altri , tanto nel nostro che negli altri paesi . Ma trattasi sempre di apparizioni talmente fugaci e confuse che non mette conto di parlarne . Una forte corrente di misticismo è indispensabile alla formazione d ' artisti classici . I pittori greci e i grandi artisti italiani l ' ebbero dalla religione . Non dimentichiamo che i " misteri " fiorivano ai tempi di Polignoto e non saranno stati estranei all ' essenza del suo disegno severo e colmo d ' emozione , a quell ' ethos che avvolgeva le sue figure , a quella idealità tanto elogiata da Aristotile . Oggi noi speriamo d ' essere ancora abbastanza mistici per una rinascita del classicismo . Al nostro misticismo hanno contribuito fattori diversi , ma non importa . Troppo abbiamo aspettato , troppa scontentezza , oscurità e confusione hanno coperto il mondo , premendo con particolare insistenza sull ' Italia . Ma ecco che , in compenso , sulla nostra terra , prima ancora che su altre , il demone del classicismo torna a tentare gli uomini , ad adescarli con la promessa di nuovi segni e di scheletri più perfetti . Noi , senza scompiglio né orgasmo , seguiremo il richiamo , insistendo nell ' opera con sempre maggior chiaroveggenza e amore .