StampaPeriodica ,
Caro
Gobetti
,
Questi
che
ti
mando
sono
semplicemente
degli
appunti
.
Non
vogliono
essere
una
critica
della
Conferenza
di
Genova
,
e
neppure
il
solito
impressionismo
che
sul
nostro
foglio
sarebbe
una
stonatura
.
E
neppure
-
infine
-
sono
rivelazioni
di
retroscena
,
che
io
non
conosco
,
e
che
forse
non
ci
sono
stati
.
Appunti
:
e
nient
'
altro
.
Avendo
osservato
la
Conferenza
,
e
veduto
all
'
opera
qualche
personaggio
di
rilievo
,
ce
ne
ho
forse
tanto
da
fare
un
"
papier
"
non
privo
d
'
interesse
.
Ad
ogni
modo
,
servirà
di
diversivo
,
una
volta
tanto
,
ai
lettori
di
Rivoluzione
Liberale
.
Non
mi
propongo
altro
.
Perché
proprio
a
Genova
Io
mi
trovavo
presente
a
Cannes
,
all
'
Hotel
Carlton
,
quando
l
'
on
.
Bonomi
annunciò
ai
giornalisti
italiani
che
la
Conferenza
economica
europea
si
sarebbe
tenuta
a
Genova
.
Mi
par
di
vederlo
,
con
quella
sua
aria
imbambolata
:
"
E
noi
,
della
delegazione
italiana
abbiamo
pensato
che
Genova
sarebbe
la
città
più
adatta
...
per
il
suo
glorioso
passato
marinaro
...
E
poi
c
'
è
palazzo
San
Giorgio
...
"
.
Ma
insomma
,
si
capiva
che
la
scelta
di
Genova
aveva
una
storia
non
chiara
:
e
questa
storia
la
conobbi
dopo
,
durante
la
Conferenza
.
A
Cannes
,
nell
'
ultima
seduta
del
Consiglio
Supremo
,
Lloyd
George
aveva
varato
il
progetto
di
una
conferenza
da
tenersi
in
Italia
.
Bonomi
doveva
naturalmente
indicare
la
località
.
Il
buon
Bonomi
,
pensando
agli
alberghi
del
Lido
,
propose
formalmente
Venezia
.
Silenzio
imbarazzante
da
parte
di
Briand
,
che
si
ricordava
le
gazzarre
veneziane
contro
la
missione
militare
di
Fayolle
.
E
finalmente
se
ne
ricordò
anche
Bonomi
,
il
quale
però
non
sapeva
come
rimediare
alla
gaffe
.
Fu
allora
che
Lloyd
George
tirò
fuori
Genova
.
"
No
,
no
-
egli
disse
testualmente
-
Venezia
non
serve
.
A
Venezia
ci
vanno
tutte
le
coppie
in
viaggio
di
nozze
:
il
nostro
non
sarà
un
viaggio
di
nozze
.
Venezia
ci
renderebbe
ridicoli
.
Preferisco
Genova
"
.
E
fu
deciso
per
Genova
...
sperando
di
sfuggire
al
ridicolo
.
Il
Club
dei
potenti
Lloyd
George
concepì
la
Conferenza
come
una
specie
di
palingenesi
diplomatica
,
a
cui
si
dovesse
convitare
quanta
più
gente
fosse
possibile
.
Queste
sagre
della
diplomazia
son
indispensabili
per
gli
uomini
democratici
anglosassoni
:
quello
che
noi
stampiamo
su
sei
colonne
sui
nostri
giornali
:
"
Le
solenni
assise
della
ricostruzione
"
e
simile
roba
,
per
loro
è
una
necessità
rituale
,
in
cui
credono
fermamente
.
Inoltre
,
Lloyd
George
ha
l
'
assoluto
preconcetto
che
si
debba
trattare
soltanto
con
i
"
premiers
"
.
A
Genova
,
nei
primi
giorni
,
sorse
anzi
qualche
piccolo
inconveniente
rispetto
alla
delegazione
italiana
,
perché
Lloyd
George
non
si
poteva
capacitare
che
Facta
era
un
premier
...
con
cui
non
si
poteva
trattare
.
Egli
era
lievemente
irritato
quando
sapeva
che
qualche
primo
ministro
-
come
Schoeber
-
progettava
di
lasciare
Genova
per
qualche
giorno
.
Li
voleva
avere
tutti
,
tutti
,
-
anche
i
meno
importanti
,
-
presenti
alle
"
solenni
assise
"
,
pronti
a
servirgli
come
teste
di
turco
o
come
serviziali
da
adoperarsi
contro
terzi
,
come
fece
con
Stambulinski
.
Gli
uomini
vicini
a
Lloyd
George
si
affannano
a
vantare
l
'
arte
con
cui
questo
uomo
sa
risparmiare
il
proprio
tempo
:
ma
io
non
ne
credo
sillaba
.
Sir
Edward
Grigg
,
una
sera
,
annunciò
con
grande
serietà
che
"
ora
mai
il
signor
Lloyd
George
si
è
convinto
della
necessità
di
colloqui
informativi
precedenti
alle
grandi
riunioni
:
un
metodo
di
lavoro
di
cui
egli
si
trova
molto
soddisfatto
"
.
Questo
metodo
con
tanto
di
barba
che
Lloyd
George
crede
di
averlo
scoperto
lui
,
in
realtà
non
fu
mai
applicato
,
perché
il
ministro
inglese
di
colloqui
"
informativi
"
ne
teneva
perfino
quaranta
al
giorno
:
il
che
vuol
dire
non
informarsi
seriamente
di
niente
.
L
'
enorme
estensione
della
Conferenza
,
accresciuta
dalla
presenza
di
tutti
i
premiers
pronti
in
anticamera
,
rendeva
necessario
un
vero
caleidoscopio
di
visite
a
Villa
Albertis
.
Quindi
,
Lloyd
George
"
lavorava
"
solo
nelle
sedute
del
Club
più
ristretto
,
con
Cicerin
,
Barthou
,
Schanzer
.
Il
mondo
,
nelle
riunioni
di
questo
club
,
era
formulato
in
tante
entità
astratte
e
disseccato
in
tanti
pseudoconcetti
:
Ucraina
,
Germania
,
Galizia
orientale
,
Petrolio
,
Valuta
,
e
così
via
.
La
discussione
si
estendeva
a
perdita
di
fiato
intorno
a
questi
nomi
.
Per
certe
giornate
con
colloqui
di
otto
,
dieci
ore
,
sempre
fra
le
stesse
persone
"
alla
ricerca
di
una
formula
"
,
"
intente
ad
uno
sforzo
in
corso
"
,
era
assolutamente
impossibile
ricostruire
il
corso
delle
discussisi
,
ritrovare
la
vena
di
continuità
,
intravederne
lo
sbocco
.
Potevano
essere
come
le
interminabili
discussioni
degli
arabi
,
in
cui
ciascuno
sa
già
quello
che
l
'
altro
dice
per
disteso
,
e
tutti
continuano
a
parlare
a
turno
,
gravemente
,
immobili
sotto
il
sole
,
mentre
le
mosche
si
fermano
all
'
angolo
degli
occhi
dell
'
oratore
e
degli
ascoltatori
impassibili
...
Alle
otto
o
alle
nove
di
sera
si
vedeva
tornare
Visconti
Venosta
,
stanco
di
una
giornata
di
logomachie
,
esaurito
da
lunghe
ore
di
attesa
,
e
condannato
a
ricamare
sopra
un
canovaccio
miserabile
quelle
comunicazioni
che
la
mattina
seguente
sarebbero
comparse
diluite
su
tutta
una
pagina
di
giornale
.
Una
sera
,
il
marchese
arriva
più
stanco
e
sgangherato
che
mai
,
con
in
mano
una
grossa
valigia
di
cuoio
.
Siede
"
agli
accorrenti
cavalieri
in
mezzo
"
,
e
dopo
le
solite
cerimonie
,
apre
la
valigia
.
Dentro
c
'
era
un
unico
foglio
:
un
foglio
di
carta
da
scrivere
a
macchina
:
dico
uno
.
Il
riassunto
del
lavoro
della
giornata
,
compiuto
dal
Club
,
su
un
'
unica
cartucciella
,
racchiusa
in
una
valigia
.
Un
simbolo
impareggiabile
.
I
verbali
Un
resoconto
stenografico
di
queste
riunioni
,
a
poterlo
avere
,
dev
'
essere
esilarante
.
Ma
non
sr
può
avere
,
poiché
non
fu
mai
redatto
.
Si
fecero
soltanto
dei
verbali
:
e
non
sempre
.
Anzi
,
la
vera
ragione
della
ostentata
preferenza
di
Lloyd
George
per
i
colloqui
"
confidenziali
"
o
"
informativi
"
era
questo
:
che
non
se
ne
redigevano
verbali
.
Lloyd
George
è
nemico
dei
verbali
,
che
legano
,
impacciano
,
compromettono
...
Vero
è
che
anche
quando
il
verbale
c
'
è
,
Lloyd
George
ci
rimedia
.
Valga
per
tutti
questo
caso
.
In
una
conversazione
ristrettissima
,
a
tre
,
fra
Lloyd
George
,
Barthou
e
Schanzer
,
sorge
contestazione
fra
Barthou
e
Lloyd
George
su
una
frase
,
che
secondo
Barthou
,
Lloyd
George
avrebbe
detto
giorni
prima
.
Lloyd
George
negava
di
averla
detta
mai
.
Sì
no
,
sì
no
,
si
manda
a
pigliare
il
verbale
di
quella
tale
riunione
.
Lloyd
George
si
impadronisce
del
documento
,
e
lo
legge
.
Barthou
,
seduto
dall
'
altra
parte
della
tavola
,
ascoltava
:
Schanzer
,
in
piedi
accanto
a
Lloyd
George
,
seguiva
,
senza
parere
,
con
la
coda
dell
'
occhio
,
il
testo
inglese
.
Schanzer
rimase
fortemente
colpito
quando
vide
che
Lloyd
George
,
arrivato
al
punto
interessante
,
cambiava
completamente
il
testo
delle
sue
documentazioni
riportate
dal
verbale
,
sostituendole
con
altre
improvvisate
,
e
,
naturalmente
,
concordi
con
le
sue
recentissime
asserzioni
.
Barthou
-
sempre
dall
'
altra
parte
del
tavolo
-
continuava
ad
ascoltare
,
e
alla
fine
,
da
perfetto
gentiluomo
,
non
volle
controllare
e
ammise
di
avere
sbagliato
.
"
È
vero
:
voi
non
avete
mai
detto
quella
frase
"
...
Questo
episodio
è
autentico
:
fu
io
stesso
con
on
.
Schanzer
che
,
veramente
impressionato
,
non
seppe
tacerlo
ad
un
altro
membro
della
delegazione
italiana
.
Lloyd
George
e
la
stampa
Il
"
lavoro
"
del
club
procedeva
dunque
in
un
modo
abbastanza
bizzarro
.
Ma
non
era
su
di
esso
,
neppure
,
che
faceva
grande
assegnamento
Lloyd
George
.
Il
suo
mezzo
eroico
per
fare
avanzare
la
Conferenza
erano
le
dichiarazioni
alla
stampa
.
La
sua
tattica
,
in
fondo
,
si
riassumeva
qui
:
con
l
'
imposizione
ai
capi
di
governo
europei
di
venire
a
Genova
,
richiamare
su
Genova
l
'
attenzione
di
tutto
il
mondo
;
e
valersi
poi
di
questa
attenzione
per
creare
un
piedistallo
reclamistico
alle
proprie
trovate
,
e
farle
così
passare
nelle
sedute
del
club
.
L
'
esempio
classico
di
questo
suo
sistema
di
superare
le
difficoltà
fu
il
primo
grande
meeting
della
stampa
a
Palazzo
S
.
Giorgio
.
Il
club
discuteva
già
da
tre
giorni
-
si
capisce
a
vuoto
-
sul
trattato
russo
-
tedesco
e
sulle
misure
da
prendersi
.
L
'
atteggiamento
di
Lloyd
George
,
a
questo
proposito
,
fu
variamente
discusso
:
fra
l
'
altro
un
giornale
di
Genova
,
basandosi
su
informazioni
tedesche
,
ne
aveva
dato
una
interpretazione
forse
troppo
pessimistica
e
maliziosa
.
La
cosa
richiamò
l
'
attenzione
del
signor
Mc
.
Clure
,
di
Sir
Grigg
e
di
altri
consiglieri
di
Lloyd
George
.
Occorreva
una
smentita
personale
del
premier
.
Il
giornalista
interessato
-
che
poi
ero
io
-
avrebbe
voluto
avere
una
smentita
particolare
:
come
successo
giornalistico
non
ci
sarebbe
stato
male
.
E
qualcosa
di
simile
gli
fu
promesso
.
Ma
alle
11
di
sera
,
una
telefonata
da
Villa
d
'
Albertis
mi
avvertiva
che
una
smentita
ad
hominem
era
parsa
pericolosa
al
premier
e
che
questi
aveva
deciso
di
fare
qualche
cosa
di
meglio
.
Infatti
,
all
'
indomani
,
è
preannunciato
il
grande
meeting
a
Palazzo
San
Giorgio
.
Cinquecento
,
mille
giornalisti
vi
accorsero
.
Le
persone
dell
'
entourage
di
Lloyd
George
,
che
mi
erano
state
benevole
di
quella
promessa
non
potuta
eseguire
,
mi
fecero
rilevare
che
nessun
mezzo
di
smentita
era
apparso
più
acconcio
di
questo
:
che
,
in
fondo
ero
io
il
suscitatore
nascosto
di
tanto
rumore
:
e
altre
cose
del
genere
.
Dovetti
convenire
che
esse
avevano
ragione
.
Ma
tutti
quanti
eravamo
ingannati
da
Lloyd
George
:
il
suo
fine
era
nascosto
,
e
diverso
da
quello
della
semplice
smentita
.
Infatti
,
gli
si
fanno
pervenire
le
prime
domande
scritte
.
La
prima
,
naturalmente
,
chiede
se
egli
era
o
no
a
conoscenza
del
trattato
:
egli
nega
:
la
smentita
è
data
a
tutta
la
stampa
del
mondo
.
Ma
non
basta
.
Egli
afferma
che
ormai
l
'
incidente
del
trattato
è
superato
.
Grande
sensazione
in
tutti
,
comprese
le
persone
dell
'
entourage
:
e
sensazione
giustificata
,
perché
l
'
affermazione
non
era
affatto
esatta
.
La
stampa
di
tutto
il
mondo
la
diede
ugualmente
.
Alla
delegazione
francese
ne
furono
stupiti
e
intimiditi
:
poche
ore
dopo
,
cedettero
.
Lloyd
George
aveva
convocato
il
meeting
per
questo
,
dando
ad
intendere
a
tutti
-
compresi
gli
intimi
-
che
lo
aveva
convocato
per
dare
la
smentita
.
Due
piccoli
particolari
.
1
)
In
questi
meetings
stampaioli
,
Lloyd
George
diceva
:
"
Io
sono
qui
per
rispondere
a
tutte
le
vostre
domande
:
però
,
le
voglio
scritte
"
.
Ebbene
,
nessuno
dei
biglietti
imbarazzanti
che
vidi
scrivere
da
giornalisti
francesi
ebbe
mai
una
risposta
.
Al
tavolo
della
presidenza
li
sopprimevano
...
con
dei
procurati
aborti
.
2
)
Rakowski
,
che
anche
lui
teneva
delle
conferenze
alla
stampa
,
la
sera
stessa
del
meeting
di
San
Giorgio
,
annunciò
ai
suoi
ascoltatori
che
avrebbe
ammesso
solo
domande
scritte
.
Il
levantino
aveva
capito
subito
la
malizia
.
L
'
episodio
di
Stambulinsky
Stambulinsky
,
il
primo
ministro
di
Bulgaria
,
è
indubbiamente
un
uomo
"
forte
"
,
un
dominatore
,
nella
politica
del
suo
paese
.
A
guardare
quel
suo
corpaccio
,
quel
suo
volto
di
contadino
bestiale
,
quella
fronte
ostinata
,
quelle
mascelle
da
uomo
che
non
molla
la
presa
:
a
osservare
quel
suo
silenzio
sospettoso
-
Stambulinsky
non
parla
e
non
comprende
che
il
bulgaro
-
mentre
l
'
interprete
traduce
:
a
fissare
quei
suoi
occhi
che
controllano
interprete
e
interlocutore
con
la
cattiveria
e
la
rabbia
del
sordomuto
:
a
cogliere
quella
sua
calma
mongolica
quando
sa
che
si
parla
di
cose
che
non
lo
interessano
-
si
capisce
subito
che
quello
è
un
uomo
forte
,
che
ha
in
mano
tutto
un
popolo
di
contadini
,
che
se
ne
infischia
della
ricostruzione
,
e
che
va
nei
congressi
internazionali
semplicemente
per
fare
dei
dispetti
agli
jugoslavi
.
Ma
Lloyd
George
sa
attaccare
al
suo
carro
-
anzi
alla
sua
....
charette
inglese
-
anche
uomini
"
forti
"
.
Egli
seppe
fare
"
funzionare
"
anche
Stambulinsky
.
Difatti
,
per
quasi
tutta
la
durata
della
Conferenza
,
il
buon
Stambulinsky
,
alloggiato
a
Pegli
,
se
ne
andò
a
fare
delle
automobilate
per
la
Riviera
.
Escluso
da
tutte
le
commissioni
,
si
dava
bel
tempo
.
Accompagnato
dalla
interprete
,
la
figlia
del
ministro
bulgaro
,
Stancioff
,
donna
di
intelligenza
eccezionale
,
dava
qualche
intervista
ai
giornalisti
;
e
queste
interviste
si
riassumevano
in
una
frase
tagliente
,
in
bulgaro
,
gettata
là
alla
signorina
Stancioff
:
"
Spiegate
al
signore
l
'
attuale
situazione
della
Bulgaria
"
.
La
Stancioff
pigliava
l
'
aire
,
e
faceva
una
conferenza
.
(
Come
tutti
i
contadini
,
Stambulinsky
aveva
la
venerazione
per
la
carta
scritta
,
per
lo
"
scrivare
"
.
Alla
sera
-
mi
hanno
detto
-
metteva
in
croce
tutti
i
membri
della
delegazione
bulgara
perché
mandassero
a
Sofia
,
ai
suoi
colleghi
più
istruiti
-
uomini
di
paglia
-
del
gabinetto
,
lunghe
relazioni
sull
'
attività
dei
delegati
bulgari
...
che
passavamo
delle
settimane
senza
fare
niente
,
il
niente
assoluto
)
.
Ma
venne
il
momento
buono
anche
per
Stambulinsky
.
Nell
'
ultima
settimana
della
Conferenza
,
quando
già
tutto
andava
a
rotoli
,
e
Lloyd
George
crede
di
legare
a
se
la
Piccola
Intesa
,
sollevando
la
questione
della
Galizia
orientale
,
di
Vilna
,
di
tutti
quei
paesi
inverosimili
,
e
di
cui
,
del
resto
egli
stesso
aveva
una
idea
assolutamente
sommaria
.
Il
colpo
,
come
è
noto
,
si
risolve
nel
risultato
opposto
a
quello
calcolato
:
gli
Stati
della
Piccola
Intesa
si
riaccostano
più
che
mai
alla
delegazione
francese
.
Allora
,
grande
amore
di
Lloyd
George
per
Stambulinsky
.
Il
contadinaccio
presenta
al
club
una
serqua
di
richieste
,
che
Lloyd
George
difende
nei
limiti
del
possibile
.
Non
basta
.
Per
fare
picca
ai
delegati
della
Piccola
Intesa
,
Lloyd
George
invita
il
contadinaccio
a
colazione
:
giovedì
18
al
Miramare
.
L
'
incontro
è
risaputo
:
era
il
primo
ministro
non
appartenente
a
Stati
invitanti
,
che
sedesse
alla
tavola
di
Lloyd
George
:
questo
fatto
provoca
infiniti
commenti
e
gelosie
di
Nincic
,
Bratianu
,
e
compagnia
.
La
conversazione
dei
due
premiers
si
svolse
in
questo
modo
:
Stambulinsky
invitò
la
Stancioff
a
"
informare
il
signor
ministro
sulle
condizioni
della
Bulgaria
"
.
Lloyd
G
.
si
sorbì
tutta
la
conferenza
:
non
solo
.
Ma
i
due
si
misero
anche
d
'
accordo
,
perché
l
'
indomani
nell
'
ultima
seduta
plenaria
,
Stambulinsky
portasse
formalmente
in
pubblico
,
nelle
solenni
assise
,
le
lamentele
della
Bulgaria
.
L
'
indomani
,
alla
seduta
,
il
contadino
se
ne
stava
accosciato
come
un
bue
sulla
sua
seggiola
.
Io
non
osservai
che
lui
era
veramente
imponente
.
Il
suo
occhio
vagava
sulle
statue
dei
signori
del
Banco
,
sugli
addobbi
,
sulle
tribune
,
sull
'
assemblea
con
una
indifferenza
da
ruminante
.
Quando
ci
fu
il
vivace
incidente
Colrat
-
Cicerin
,
egli
,
naturalmente
,
non
ne
capì
sillaba
perché
si
svolse
tutto
in
lingua
a
lui
perfettamente
sconosciuta
:
ma
non
si
voltò
nemmeno
verso
la
Stancioff
per
informarsi
di
quanto
accadeva
.
Finalmente
,
nei
discorsi
di
congedo
,
venne
il
turno
della
Bulgaria
.
Stambulisky
si
alzò
e
pronunciò
le
solite
quattro
parole
incomprensibili
.
La
Stancioff
prese
la
parola
come
sua
interprete
,
recitando
la
consueta
dissertazione
sulle
condizioni
della
Bulgaria
,
con
annessa
protesta
contro
i
vincitori
,
etc
.
Stambulinsky
sorvegliava
con
quei
suoi
occhi
l
'
interprete
:
Lloyd
George
dall
'
altro
lato
della
sala
,
faceva
finta
di
niente
,
e
intanto
,
attraverso
l
'
occhialetto
,
sbirciava
i
signori
delle
delegazioni
balcaniche
.
Nessuno
sapeva
spiegarsi
il
perché
della
sparata
bulgara
,
proprio
all
'
ultima
ora
:
l
'
arguto
Colrat
,
alludendo
alla
sproporzione
fra
il
breve
periodo
di
Stambulinsky
e
il
discorso
dell
'
interprete
,
disse
perfino
:
"
Mais
vous
savez
,
ce
bulgar
c
'
est
d
'
une
elasticité
terrible
!
...
"
-
Si
scoppiava
dal
caldo
:
veramente
la
Conferenza
si
liquefaceva
.
Di
vivo
e
di
vispo
,
in
quella
liquefazione
,
ci
restava
il
rancore
del
contadino
Stambulinsky
che
aveva
avuto
la
soddisfazione
aspettata
per
quaranta
giorni
,
e
il
dispetto
del
parlamentare
Lloyd
George
,
che
aveva
trovato
lo
sfogo
meditato
da
ventiquattrore
.
Casualmente
,
i
due
uomini
si
erano
incontrati
,
e
l
'
uno
si
era
servito
dell
'
altro
.
Dopo
di
che
,
Lloyd
George
lasciò
completamente
"
cadere
"
Stambulinskv
:
non
se
ne
ricordò
nemmeno
più
.
Lo
aveva
fatto
assurgere
per
un
giorno
all
'
empireo
della
Conferenza
:
e
poi
,
di
nuovo
,
plon
,
giù
negli
abissi
.
Lloyd
George
intende
le
"
solenni
assise
"
dei
popoli
così
,
e
vuole
che
i
premiers
le
presenziino
,
per
spremere
questa
"
collaborazione
"
.
Le
arrabbiature
a
freddo
del
sig
.
Lloyd
George
erano
amabili
,
perché
erano
argute
:
donde
taluno
ha
potuto
compiacersi
di
immaginare
un
Lloyd
George
sempre
buon
compagnone
,
così
com
'
egli
amava
comparire
nelle
sedute
pubbliche
o
nelle
riunioni
della
stampa
,
con
la
solita
provvista
di
metafore
(
del
resto
assai
poco
scintillanti
)
e
di
bons
mots
.
Ma
Lloyd
George
-
ciò
pare
inverosimile
-
si
arrabbiava
anche
sul
serio
,
nelle
riunioni
private
,
nel
club
:
e
allora
era
assai
poco
amabile
.
Così
,
per
esempio
,
in
una
riunione
che
fu
tenuta
al
penultimo
giorno
della
Conferenza
,
a
Villa
Spinola
,
con
i
diplomatici
italiani
e
iugoslavi
che
non
avevano
concluso
niente
dopo
aver
discorso
per
un
mese
.
Fu
allora
che
Lloyd
George
disse
chiaro
e
tondo
a
Schanzer
,
a
Tosti
,
a
Visconti
Venosta
,
che
"
le
domande
italiane
erano
esagerate
"
,
che
"
era
ora
di
definire
questa
curiosa
faccenda
"
:
insomma
ricompensò
con
una
inaspettata
sincerità
quelle
egregie
persone
,
che
per
quaranta
giorni
gli
avevano
usato
la
cortesia
di
far
finta
di
credere
ai
suoi
mutevoli
umori
.
È
vero
che
-
immediatamente
all
'
indomani
-
egli
mortificava
gli
iugoslavi
con
il
discorso
Stambulinsky
,
e
carezzava
gli
italiani
con
una
colazione
di
commiato
al
Miramare
,
in
cui
pronunciò
quel
discorso
del
"
muro
romano
"
,
pieno
di
moine
e
di
complimenti
,
che
li
fece
andar
tutti
in
visibilio
,
diplomatici
e
giornalisti
.
La
colazione
con
Thomas
.
C
'
è
un
episodio
,
nella
condotta
di
L
.
G
.
a
Genova
,
che
io
non
sono
riuscito
a
valutare
.
Si
tratta
di
una
lunga
e
desolata
conversazione
ch
'
egli
ebbe
il
sabato
13
maggio
con
Albert
Thomas
,
segretario
generale
del
Bureau
International
du
Travail
.
Non
so
se
quello
ch
'
egli
disse
allora
fosse
l
'
espressione
di
un
vero
scoraggiamento
,
sia
pure
passeggero
,
o
forse
,
più
perfidamente
,
una
circolare
destinata
...
alla
pubblicità
.
(
Lloyd
George
doveva
avere
,
quello
stesso
giorno
,
nel
pomeriggio
,
quel
colloquio
con
Barthou
,
in
cui
egli
cedette
sulle
condizioni
del
lavoro
all
'
Aja
,
e
,
sostanzialmente
,
liquidò
la
Conferenza
)
.
A
Thomas
,
fra
l
'
altro
,
egli
disse
:
"
Mio
buon
amico
,
la
Conferenza
è
fallita
.
L
'
Europa
è
incorreggibile
e
inguaribile
:
essa
non
vuole
essere
arrestata
sulla
strada
della
reazione
.
Tutti
gli
stati
nuovi
,
che
sono
sorti
dalla
guerra
,
sono
per
la
reazione
,
sono
dietro
la
Francia
"
.
Qui
Lloyd
George
fece
un
vero
elenco
delle
sue
delusioni
,
da
cui
risultava
che
l
'
Inghilterra
si
trovava
sola
,
con
l
'
Italia
.
"
La
mia
azione
alla
Conferenza
non
è
riuscita
a
niente
:
io
pago
il
fio
qui
,
e
forse
lo
ripagherò
in
Inghilterra
,
di
aver
voluto
spingere
l
'
Europa
verso
sinistra
.
Ma
vi
dico
formalmente
che
,
se
si
continua
a
sabotare
la
Conferenza
fino
all
'
ultimo
,
io
sono
deciso
a
lasciare
Genova
solo
dopo
una
solenne
vendetta
.
Io
voglio
pronunciare
all
'
ultima
seduta
un
grande
discorso
:
an
Europe
speech
,
in
cui
dirò
veramente
come
sono
andate
le
cose
e
proclamerò
il
fallimento
della
conferenza
e
le
colpe
dei
responsabili
.
Voglio
difendere
il
mio
nome
e
la
mia
posizione
fin
dove
mi
è
possibile
e
con
tutta
energia
.
Mio
caro
Thomas
,
sapete
qual
'
è
il
nostro
vero
torto
?
Che
noi
non
abbiamo
più
venti
anni
.
Soltanto
i
giovani
di
venti
anni
possono
sperare
di
assistere
alla
fioritura
di
una
Europa
di
sinistra
,
di
potervi
partecipare
e
di
poterne
profittare
!
"
.
Tutte
queste
frasi
:
"
Europa
di
destra
"
,
"
Europa
di
sinistra
"
sono
molto
lloydgeorgiane
,
e
dànno
una
idea
della
schematicità
da
gioco
di
scacchi
in
cui
Lloyd
George
riduce
,
per
suo
uso
e
consumo
,
tutta
la
crisi
europea
.
I
canonicati
.
Ma
può
anche
darsi
che
tutto
il
discorsetto
fosse
destinato
ad
impressionare
Thomas
,
la
cui
azione
,
alla
Conferenza
,
si
può
paragonare
a
quella
di
un
amplificatore
telefonico
ma
di
un
amplificatore
applicato
ad
una
quantità
di
apparecchi
.
L
'
argomento
usato
da
Lloyd
George
era
,
se
mai
,
veramente
ad
hominem
:
"
Solo
i
giovani
di
venti
anni
"
!
...
Immaginarsi
la
faccia
di
Alberto
Thomas
,
che
,
per
quanto
non
abbia
più
vent
'
anni
,
spera
di
profittare
-
e
come
!
-
di
una
Francia
di
sinistra
...
Alberto
Thomas
è
un
capolavoro
.
Bisognava
ascoltarlo
,
nella
splendida
sala
del
palazzo
Mackenzie
,
alla
Meridiana
,
mentre
spiegava
perché
egli
aveva
creduto
opportuno
di
assistere
davvicino
alla
Conferenza
!
Con
quale
tatto
egli
si
scusava
di
aver
accettato
l
'
offerta
di
una
splendida
sede
di
lavoro
(
?
)
;
con
quale
tempestività
gli
si
inumidivano
gli
occhi
al
ricordo
del
suo
collaboratore
italiano
Dott
.
Pardo
,
morto
in
Russia
;
con
quale
compunzione
parlava
della
documentazione
sulla
Russia
che
il
Bureau
International
metteva
a
disposizione
dei
diplomatici
:
con
qual
brio
si
faceva
rimproverare
dal
suo
segretario
Palma
di
Castiglione
per
la
sua
cattiva
pronuncia
italiana
!
Egli
è
il
francese
che
sa
meglio
sedurre
gli
italiani
:
se
le
intese
cordiali
con
la
Francia
hanno
probabilità
di
ricomparire
,
è
Thomas
che
le
varerà
,
una
volta
rientrato
nella
vita
politica
del
suo
paese
,
e
diventato
Presidente
del
Consiglio
,
com
'
egli
aspira
a
diventare
.
Agli
italiani
poi
Thomas
incontra
,
perché
fra
la
barba
,
gli
occhialoni
e
il
vestito
alla
buona
credono
che
egli
sia
diversissimo
dalla
gente
del
Quai
d
'
Orsay
,
che
mette
soggezione
per
la
sua
inimitabile
grand
'
aire
diplomatica
.
(
Carteron
,
Poncet
,
ecc
.
)
.
Ma
Thomas
,
da
latino
bonaccione
si
trasforma
spesso
in
gaulois
a
doppio
taglio
..
,
a
tavola
.
Thomas
,
a
Genova
,
diede
dei
pranzi
.
Pranzi
ai
pezzi
grossi
della
Confederazione
del
Lavoro
,
ma
pranzi
:
e
pranzi
solidi
.
E
,
a
tavola
,
fra
la
bonne
chère
e
la
conversazione
arguta
,
Thomas
prende
dei
saporiti
anticipi
sulle
soddisfazioni
che
un
giorno
egli
vuol
cogliere
in
Rue
de
Grenelle
o
al
Boulevard
Saint
-
Germain
.
Comunque
,
per
adesso
Thomas
ha
trovato
il
suo
posto
.
E
con
lui
lo
hanno
trovato
altri
uomini
di
indiscusso
valore
e
di
qualche
avvenire
politico
,
come
il
ministro
plenipotenziario
Attolico
.
Attolico
(
più
propriamente
:
Gr
.
Uff
.
Bernardo
Attolico
,
"
Sotto
-
Segretario
Generale
alla
Società
delle
Nazioni
,
incaricato
delle
questioni
di
transito
"
:
testuale
!
)
aveva
impiantato
non
so
quale
ufficio
della
Lega
delle
Nazioni
nel
Palazzo
dell
'
Università
,
e
frequentava
con
discrezione
e
discernimento
gli
ambienti
della
Conferenza
.
Questo
antico
professore
di
università
è
un
finissimo
osservatore
,
e
dev
'
essere
un
arguto
critico
:
dico
dev
'
essere
,
perché
da
lui
c
'
è
ben
poco
da
cavare
,
come
giudizi
.
Ma
fa
piacere
incontrare
nelle
anticamere
delle
riunioni
internazionali
,
la
lunga
figura
occhialuta
di
Attolico
;
leggermente
impacciata
nel
tratto
e
nella
pronuncia
,
di
quell
'
impaccio
tutto
proprio
dei
meridionali
vissuti
a
lungo
nei
paesi
anglofoni
,
e
che
sono
riusciti
a
ricoprirsi
di
una
vernice
di
impossibilità
,
ma
soltanto
di
una
vernice
.
E
fa
piacere
udirlo
dire
,
riposato
e
tranquillo
:
"
Ah
,
io
sono
qui
del
tutto
a
coté
...
La
nostra
Lega
non
è
ufficialmente
rappresentata
...
"
oppure
:
"
La
nostra
Lega
non
ha
che
una
semplice
rappresentanza
tecnica
...
"
.
In
questi
momenti
si
ha
una
idea
assai
precisa
di
ciò
che
è
la
Lega
delle
Nazioni
.
"
In
stuol
d
'
amici
numerato
e
casto
fra
parco
e
delicato
al
desco
assido
e
la
splendida
turba
e
il
vano
fasto
lieto
derido
"
.
Parco
,
dicono
i
maligni
,
quel
desco
non
lo
è
tanto
.
Infatti
molto
spesso
si
lanciano
insinuazioni
poco
benevole
contro
le
prebende
di
cui
godono
Thomas
,
Attolico
e
i
signori
della
Società
delle
Nazioni
.
Io
credo
che
questi
sono
milioni
benissimo
spesi
.
Nel
modo
bestiale
con
cui
si
deve
svolgere
l
'
attività
politica
,
oggi
è
provvidenziale
che
ci
siano
delle
sinecure
dignitosissime
e
legalissime
,
da
poterle
donare
a
uomini
come
Thomas
o
Attolico
,
i
quali
,
per
una
ragione
o
per
l
'
altra
,
vogliono
per
qualche
anno
sottrarsi
alla
corrosione
della
vita
politica
attiva
.
Tanti
secoli
fa
,
agli
uomini
di
valore
che
si
trovavano
in
questa
condizione
si
usava
dar
titolo
e
piatto
cardinalizio
:
oggi
si
dà
un
impiego
presso
la
Società
delle
Nazioni
,
o
se
ne
darà
uno
presso
quell
'
altra
grande
fondazione
che
sarà
il
Consorzio
Internazionale
per
la
Russia
.
Gli
espedienti
sono
sempre
gli
stessi
.
Ma
intanto
,
S
.
E
.
Attolico
-
che
,
tra
parentesi
,
ha
lavorato
di
schiena
per
il
passato
-
viaggia
,
conosce
uomini
e
cose
,
indipendente
e
ben
pagato
:
condizioni
ideali
per
diventare
un
uomo
politico
stile
inglese
.
Da
qui
a
qualche
anno
sarà
colpevole
di
negligenza
grave
chi
,
essendo
alla
Consulta
,
non
si
ricorderà
di
lui
:
cioè
di
un
uomo
con
una
forte
esperienza
di
affari
internazionali
,
e
non
logoro
dalle
attese
romane
.
E
con
questi
possibili
risultati
,
volete
che
io
ripeta
le
accuse
contro
i
canonicati
?
Francia
aulica
e
accademica
.
Alberto
Thomas
,
nonostante
la
sua
posizione
inofficiel
ed
eterodossa
,
era
certo
un
po
'
la
lancia
spezzata
della
delegazione
francese
,
che
per
formazione
e
per
sistema
,
era
la
più
aulica
,
la
più
procedurale
,
la
meno
flessibile
fra
le
grandi
delegazioni
.
Ma
era
anche
la
più
chic
.
Due
subalterni
davano
il
tono
al
Savoy
e
mantenevano
in
briglia
giovani
addetti
,
giornalisti
francesi
,
dattilografe
e
forestieri
:
erano
M
.
Carteron
,
nominalmente
Chargé
des
Services
interieurs
in
effetto
capo
del
Cerimoniale
,
e
Poncet
,
capo
dell
'
Ufficio
stampa
.
Soltanto
pochi
hanno
sospettato
tutta
l
'
influenza
di
questi
due
signori
:
specialmente
del
signor
Carteron
,
accompagnatore
di
Briand
a
Cannes
,
di
Barthou
a
Genova
,
con
un
incarico
solo
apparentemente
formale
.
Ma
se
la
delegazione
Francese
ha
resistito
alla
crisi
interna
che
la
minava
,
se
ai
forestieri
essa
è
apparsa
sempre
senza
incrinature
di
opinioni
,
se
nulla
o
quasi
nulla
si
è
saputo
fuori
delle
loro
gravi
discussioni
fra
i
delegati
,
delle
ribellioni
rabbiose
di
Barthou
contro
Poincaré
,
delle
opinioni
frondiste
di
Seidoux
,
molto
si
deve
al
signor
Carteron
,
che
se
ne
stava
sempre
nell
'
hall
del
Savoy
come
in
un
salotto
,
alto
biondo
,
tirato
a
piombo
,
cortese
ma
a
distanza
con
gli
avversari
maliziosi
,
concedendo
il
"
privilegio
della
bella
signora
"
agli
amici
arrabbiati
,
sventando
interviste
e
soffocando
indiscrezioni
.
Tutta
la
delegazione
gli
era
intonata
.
M
.
Réné
Massigli
,
già
Segretario
Generale
della
Conferenza
degli
Ambasciatori
,
compilava
i
documenti
ufficiali
che
poi
erano
letti
nel
club
,
dando
ad
essi
una
forma
letteraria
addirittura
classicheggiante
,
non
priva
di
distinzione
e
di
significato
frammezzo
a
tutte
le
affrettate
banalità
scritte
e
dette
,
ma
sopratutto
dette
,
nel
club
.
Gli
esperti
davano
lezioni
di
bel
portamento
,
e
ostentavano
una
"
fiducia
ricostruttrice
"
a
tutta
prova
evidentemente
dietro
una
vera
parola
d
'
ordine
venuta
dall
'
alto
e
disciplinatamente
seguita
.
Più
di
una
delle
sedute
delle
Sottocommissioni
fu
una
.
vera
accademia
diretta
dai
francesi
,
che
facevano
finta
di
credere
alla
somma
importanza
di
una
miserabile
raccomandazione
.
Per
esempio
,
nella
Sottocommissione
per
i
trasporti
,
sezione
trasporti
di
terra
,
si
durò
due
ore
e
mezza
a
discutere
e
a
votare
una
cretineria
di
questo
genere
:
"
che
se
le
ferrovie
di
uno
stato
sono
in
cattive
condizioni
,
lo
stato
confinante
può
concedere
un
prestito
per
migliorarle
:
ma
che
,
se
lo
crede
,
può
anche
accertarsi
con
una
inchiesta
,
se
le
condizioni
sono
realmente
cattive
:
sempre
,
s
'
intende
,
d
'
accordo
con
lo
stato
vicino
"
.
Questa
proposizione
umoristica
(
del
resto
,
non
più
umoristica
di
tutte
le
altre
deliberazioni
delle
Commissioni
economiche
)
suscitò
le
proteste
vivaci
del
delegato
italiano
(
on
.
Canepa
)
,
il
quale
giustamente
osservò
che
non
c
'
era
spesa
a
riunire
una
conferenza
internazionale
per
votare
simili
banalità
.
Ma
il
rappresentante
francese
Du
Castel
rispose
subito
con
un
bel
discorsetto
,
facendo
presente
"
il
prestigio
enorme
che
una
tale
raccomandazione
avrebbe
ricevuto
dalla
sanzione
della
Conferenza
!
"
.
I
francesi
avevano
imparato
la
lezione
perfettamente
,
e
sorpassavano
gli
inglesi
quando
si
trattava
di
recitarla
,
unendo
alla
fraseologia
ricostruttrice
di
marca
anglo
sassone
,
la
compostezza
aulica
di
marca
francese
.
La
delegazione
francese
era
anche
-
si
noti
-
la
più
accademica
di
tutte
.
Ma
in
Francia
,
pare
,
i
professori
di
università
sono
persone
di
spirito
.
François
Poncet
è
professore
di
università
,
Massigli
è
un
normalien
,
Camerlinck
è
un
professore
di
università
,
Siegfried
e
Fromageot
,
rappresentanti
del
Ministero
degli
Affari
Esteri
,
erano
universitari
anch
'
essi
;
per
non
contare
poi
la
brillantissima
équipe
di
universitari
che
,
sotto
la
discreta
guida
di
M
.
François
Poncet
,
si
erano
divisi
il
compito
delle
informazioni
alla
stampa
straniera
:
Eisenmann
,
Rivet
,
Hazard
,
Hesnard
,
Leger
,
Crémieux
.
Nella
delegazione
tedesca
l
'
unico
effettivo
professore
....
faceva
l
'
interprete
!
Viceversa
,
come
vedremo
,
la
delegazione
tedesca
aveva
la
sua
venatura
speciale
nei
delegati
-
giornalisti
.
Basata
su
questo
reclutamento
mezzo
diplomatico
-
di
-
carriera
e
mezzo
universitario
,
con
evidente
postergazione
degli
uomini
di
affari
,
degli
alti
burocratici
e
dei
giornalisti
,
la
delegazione
francese
,
nel
funzionamento
dei
subalterni
,
apparve
ad
ogni
osservatore
spregiudicato
la
più
composta
,
la
più
aliena
da
dietroscena
affaristici
,
la
più
pronta
a
rispondere
al
minimo
cenno
dei
capi
.
Non
so
se
tutte
queste
siano
qualità
politiche
-
ricostruttrici
;
ma
so
che
qualche
ora
passata
al
Savoy
dava
un
'
idea
di
quel
complesso
di
qualità
che
i
francesi
indicano
con
la
locuzione
:
"
avoir
du
crâne
"
:
dava
un
'
idea
di
quello
che
può
essere
"
le
crâne
"
diplomatico
.
Isolata
in
mezzo
alla
Conferenza
,
circondata
da
osservatori
acuti
e
ostili
,
la
delegazione
francese
non
conta
;
-
neppure
da
parte
del
personale
in
sott
'
ordine
-
né
una
parola
disgraziata
,
né
una
scorrettezza
,
né
una
gaffe
,
né
una
esitazione
,
né
la
manifestazione
di
un
dissenso
.
Nei
primi
giorni
della
Conferenza
,
alcuni
giornalisti
berlinesi
,
basandosi
su
un
avviso
che
parlava
di
"
heures
de
réception
pour
M.M.
les
journalistes
de
langue
allemande
"
,
si
azzardarono
di
mettere
piede
al
Savoy
:
ma
l
'
accoglienza
dei
due
gran
maestri
François
Poncet
e
Carteron
non
lasciò
loro
dubbio
che
l
'
avviso
si
indirizzava
...
agli
svizzeri
e
agli
austriaci
:
e
come
per
una
parola
d
'
ordine
,
i
rapporti
furono
pressoché
interrotti
con
tutti
i
giornalisti
tedeschi
:
intendo
dire
anche
i
consueti
rapporti
di
cameratismo
,
che
i
tedeschi
sarebbero
stati
volenterosissimi
di
iniziare
.
Se
lo
stile
,
nelle
azioni
umane
,
ha
un
valore
,
la
delegazione
francese
-
compresa
la
stampa
relativa
,
e
anche
la
stampa
,
di
opposizione
-
era
la
prima
e
la
più
bella
,
delegazione
della
Conferenza
.
Barthou
e
Pertinax
.
Barthou
era
del
resto
il
primo
"
sorvegliato
speciale
"
nell
'
ambiente
della
delegazione
.
Se
ne
temeva
la
impulsività
che
avrebbe
anche
potuto
tradursi
in
adesioni
e
accondiscendenze
pro
-
Conferenza
.
Per
dissimulare
il
suo
disagio
,
in
talune
riunioni
pronunziava
con
tono
vibratissimo
le
dichiarazioni
più
innocenti
.
Nell
'
ultima
seduta
pubblica
egli
pronunciò
con
tale
gallica
prosopopea
le
parole
di
pacifica
e
,
in
fondo
,
conciliativa
risposta
a
Rathenau
,
che
Wirth
,
il
quale
non
comprende
il
francese
,
chiese
tutto
allarmato
a
un
addetto
cosa
stava
succedendo
,
e
se
per
caso
la
Conferenza
non
finisse
a
male
parole
.
L
'
irritazione
di
Barthou
contro
Poincaré
era
profonda
:
e
convien
dire
che
Poincaré
non
gli
risparmiava
reprimende
ed
addirittura
mortificazioni
.
Alle
5
o
alle
6
del
mattino
,
Barthou
si
sentiva
chiedere
conto
da
Parigi
di
documenti
presentati
la
sera
precedente
alla
Segreteria
Generale
della
Conferenza
,
e
non
ancora
trasmessi
in
forma
ufficiale
alle
varie
delegazioni
:
questo
buongiorno
non
è
il
più
adatto
per
conferire
un
felice
umore
.
Di
più
,
a
Barthou
dispiacevano
vivamente
gli
attacchi
sui
giornali
,
anche
italiani
e
,
sbagliando
completamente
tattica
,
più
volte
(
come
in
occasione
della
sua
gita
a
Parigi
)
fece
,
per
mezzo
di
giornalisti
francesi
meno
legati
a
François
Poncet
,
intercedere
per
qualche
complimento
.
Tattica
completamente
sbagliata
,
perché
i
complimenti
dei
giornali
italiani
erano
altrettanti
capi
di
accusa
per
lui
.
E
l
'
accusatore
publico
,
per
Barthou
,
era
Pertinax
.
Ho
potuto
assistere
una
volta
a
un
dialogo
fra
Barthou
e
un
gruppo
di
giornalisti
francesi
,
fra
cui
Pertinax
.
Non
dimenticherò
l
'
aria
provocante
di
quella
faccia
da
bull
-
dog
di
Pertinax
,
uomo
dalle
mascelle
quadrate
e
dal
cattivo
sguardo
,
e
tutte
le
prevenienze
appena
dissimulate
di
Barthou
per
l
'
oracolo
dell
'
Echo
de
Paris
,
Pertinax
era
effettivamente
temuto
alla
delegazione
francese
:
e
molte
delle
sue
intonazioni
particolari
,
delle
boutades
da
lui
riferite
,
delle
botte
e
risposte
di
cui
egli
si
valeva
nei
resoconti
delle
sedute
più
riservate
,
erano
l
'
umile
omaggio
di
Barthou
o
di
qualche
altro
delegato
,
offerte
a
questo
individuo
"
dal
cattivo
sguardo
"
,
e
sostanzialmente
il
frutto
del
ricatto
continuato
in
danno
dei
diplomatici
.
Nessun
altro
giornalista
francese
ha
informazioni
di
prima
mano
come
questo
signore
,
convinto
di
mendacio
.
Egli
le
drammatizza
,
cioè
le
sa
far
valere
:
ma
sempre
,
nel
suo
papier
,
ci
sono
gli
spunti
da
lui
solo
conosciuti
,
e
predati
della
sua
spregiudicatezza
e
delle
sue
aspre
critiche
.
Il
fenomeno
Pertinax
è
interessante
per
conoscere
usi
e
costumi
della
stampa
francoitaliana
.
La
figura
del
giornalista
dei
giornali
d
'
ordine
,
anzi
nazionalistoidi
:
su
cui
aleggiano
sospetti
di
sovvenzioni
Governative
...
o
Consultive
:
e
che
lungi
per
questo
dal
servire
docilmente
il
pagatore
,
si
fa
temere
dal
personale
diplomatico
,
dai
Ministri
e
dal
delegati
,
ha
anche
da
noi
qualche
bellissimo
campione
.
E
siccome
,
per
ragioni
ovvie
,
non
posso
fare
noni
,
me
la
piglierò
un
po
'
con
l
'
on
.
Sforza
:
il
quale
fu
il
primo
nostro
ministro
che
avrebbe
potuto
evitare
il
ridicolo
che
la
Consulta
debba
pagare
i
critici
dei
ministri
,
e
i
telegrammi
stroncatori
spediti
dalle
riunioni
internazionali
;
e
non
lo
fece
:
non
lo
fece
per
quella
sua
strafottenza
mezza
da
toscanaccio
e
mezza
da
grand
seigneur
che
di
queste
cosaccie
se
ne
frega
.
L
'
onorevole
Schanzer
,
lui
non
é
proprio
il
tipo
da
fare
piazza
pulita
:
non
parliamo
dell
'
on
.
Tosti
sottosegretario
,
che
verso
i
Pertinax
nostrani
ha
addirittura
una
specie
di
timore
reverenziale
.
Ma
torniamo
a
Barthou
.
Le
bonhomme
Colrat
.
Nell
'
ambiente
del
Savoy
,
la
stampa
italiana
ci
bazzicava
poco
:
et
pour
cause
.
Paul
Hazard
,
addetto
ai
giornalisti
italiani
,
e
il
suo
successore
non
facevano
che
lamentare
1'assenteismo
quasi
completo
delle
persone
da
"
informare
"
.
Finché
,
l
'
ultimo
giorno
,
Barthou
decidette
di
prendere
congedo
con
un
ricevimento
offerto
ai
giornalisti
italiani
.
Anche
questo
ricevimento
fallì
.
Sotto
gli
occhi
indagatori
di
M.M.
Poncet
e
Carteron
si
intrufolò
nel
salone
del
Savoy
il
fiore
del
cafonismo
conferenziale
e
stampaiolo
.
Barthou
pronunciò
un
discorso
assai
sciocco
,
coi
soliti
ritornelli
dell
'
amore
per
l
'
Italia
:
ma
la
buona
educazione
più
elementare
imponeva
di
starlo
ad
ascoltare
.
Invece
ci
fu
un
tizio
che
cominciò
ad
approvare
,
gravemente
,
col
capo
:
un
altro
tizio
,
che
aveva
già
dato
saggi
cospicui
di
villaneria
,
replicò
al
primo
,
mentre
il
ministro
parlava
:
"
Ma
la
smetta
!
Non
mi
pare
che
in
questo
discorso
ci
sia
tanto
da
applaudire
!
...
"
II
povero
Barthou
fu
il
primo
a
ripigliare
fiato
dopo
questo
record
della
faccia
rotta
,
e
volgendosi
gentilmente
ai
due
interruttori
,
disse
:
"
vous
comprénez
,
Messieurs
,
que
nous
ne
sommes
pas
a
Palais
Bourbon
,
je
ne
peux
pas
répondre
à
des
polemiques
"
:
e
tirò
via
,
con
gran
sollievo
di
M
.
Carteron
,
che
aveva
per
un
minuto
temuto
uno
scatto
di
Barthou
.
Quando
,
pochi
minuti
dopo
,
l
'
incidente
fu
riferito
a
Colrat
,
l
'
altro
delegato
francese
,
questi
,
col
più
amabile
dei
suoi
sorrisi
,
commentò
la
risposta
di
Barhtou
così
:
"
On
voit
bien
que
la
failite
de
la
Conférence
lui
a
détendus
les
nerfs
"
.
Botta
che
coronò
degnamente
tutta
una
serie
di
motti
di
spirito
cui
M
.
Colrat
ebbe
cura
di
infiorare
i
"
lavori
"
della
Conferenza
.
Il
signor
Colrat
,
sottosegretario
alla
Presidenza
del
Consiglio
,
aveva
preso
il
suo
partito
fin
dal
primo
giorno
della
Conferenza
.
Egli
e
Barrère
rappresentarono
la
estrema
destra
della
Delegazione
:
ma
mentre
Barrère
,
incartapecorito
e
arido
,
mandava
avanti
il
lavoro
di
sabotaggio
con
mala
grazia
,
Colrat
rappresentava
veramente
,
di
fronte
alla
mitologia
conferenziale
e
ricostruttrice
,
le
bonhomme
Margaritis
di
Balzac
.
Quando
,
bien
repu
de
bartavelles
et
de
vin
de
Bourgogne
se
ne
usciva
verso
le
due
dal
Savoy
per
avviarsi
ai
lavori
della
commissione
economica
,
lo
stecchino
fra
le
labbra
,
godendosi
il
sole
,
era
assai
amichevole
e
alla
mano
,
e
parlava
volentieri
.
"
Ne
touchez
pas
cette
question
la
monsieur
:
quant
à
moi
,
je
réconstruis
l
'
Europe
(
e
qui
boccheggiava
comicamente
)
et
je
n
'
en
sais
rien
.
Vous
voyez
:
j
'
ai
travaillé
de
ce
matin
à
dix
heure
jusqu
'
à
midi
a
réconstruir
l
'
Europe
(
altro
vario
boccheggiamento
)
et
je
vais
maintenant
encore
à
cette
lourde
tache
"
.
Dopo
che
avevate
ascoltato
questi
frizzi
del
signor
Colrat
,
voi
eravate
fixés
sulle
sue
opinioni
.
Tutti
i
giorni
il
"
comunicato
Colrat
"
faceva
il
giro
di
circoli
discreti
,
e
dei
giornalisti
francesi
.
Sua
,
per
esempio
,
la
definizione
di
Cicerin
:
"
Il
me
parait
un
pion
de
collège
,
maltraité
par
les
camarades
"
;
una
definizione
che
esaurisce
tutta
la
posizione
e
tutta
l
'
azione
del
delegato
russo
alla
Conferenza
.
Ed
ancora
suo
il
motto
sintetico
della
situazione
,
quando
Lloyd
George
si
arrabattava
per
far
venire
Poincaré
a
Genova
:
"
Oh
oui
,
je
le
comprends
bien
:
après
nous
avoir
culbertés
,
nous
il
voudrait
culbertér
aussi
Poincaré
"
.
E
tanti
altri
,
che
non
ricordo
o
che
sarebbe
ozioso
aggiungere
.
Io
penso
che
nel
bonhomme
Colrat
Lloyd
George
abbia
avuto
,
in
Genova
,
il
suo
più
ostinato
e
più
forte
avversario
.
Colrat
riusciva
a
nascondere
tutto
il
vuoto
della
condotta
francese
,
tutta
la
meschinità
della
paura
,
tutte
le
miserie
del
misantropismo
francese
,
tutta
l
'
aura
antipatica
che
esalava
da
ogni
telegramma
di
Poincaré
.
Per
lui
,
il
fallimento
della
Conferenza
é
stato
qualche
cosa
di
sicuro
,
fin
dal
primo
giorno
:
e
,
comunque
andassero
le
cose
,
egli
era
tanto
saldo
nel
suo
convincimento
,
che
riusciva
a
diffonderlo
attorno
a
sé
,
senza
lunghi
discorsi
,
col
prestigio
di
un
buon
senso
apparentemente
terra
terra
,
e
con
l
'
arma
di
una
arguzia
bonaria
e
di
buona
lega
.
Apparentemente
,
la
delegazione
tedesca
era
molto
meno
inquadrata
e
molto
meno
stilizzata
di
quella
francese
.
Mancava
in
essa
la
pattuglia
di
universitari
che
c
'
era
nella
francese
,
e
anche
i
diplomatici
provenienti
dalla
vecchia
diplomazia
guglielmina
erano
pochi
:
von
Simon
,
segretario
di
Stato
alla
Wilhelmplatze
,
von
Mahlzahn
,
di
cui
parlerò
dopo
,
e
von
Prittwitz
,
diplomatico
dal
nome
fredericiano
ma
di
orientamenti
molto
anglofili
.
Due
o
tre
altri
von
contavano
assai
poco
.
Così
,
molti
giornalisti
restavano
sconcertati
dalla
mediocrità
dell
'
ufficio
stampa
impiantato
al
Bavaria
,
e
diretto
dal
Frhr
.
von
Tucher
il
quale
parlava
un
po
'
l
'
italiano
ma
non
sapeva
mai
niente
.
Tutta
la
stampa
italiana
non
desiderava
di
meglio
che
le
"
suggestioni
"
tedesche
,
ma
i
tedeschi
erano
troppo
prudenti
per
impiantare
un
servizio
aulico
di
informazioni
come
funzionava
presso
i
francesi
.
Preferivano
lavorare
in
altro
modo
.
Ministerialdirektor
Müller
Direttore
vero
e
ufficiale
dell
'
ufficio
stampa
era
il
Dottor
Oscar
Müller
.
Io
lo
avevo
conosciuto
di
passata
a
Berlino
,
nell
'
inverno
del
'20
,
quando
egli
era
ancora
corrispondente
dalla
capitale
tedesca
per
la
Frankfurter
Zeitung
.
Chiamato
nell
'
autunno
del
'21
ad
occupare
stabilmente
una
posizione
nell
'
alta
burocrazia
,
il
Müller
giunse
a
Genova
,
con
una
parte
di
prima
importanza
:
fu
l
'
unico
direttore
di
Ufficio
stampa
che
partecipasse
alle
riunioni
dei
capi
della
sua
delegazione
:
e
spesse
volte
vere
deliberazioni
furono
prese
dalla
terna
Wirth
-
Rathenau
-
Müller
.
Il
marchese
Visconti
Venosta
e
Sir
Edward
Grigg
,
che
poi
avevano
niente
da
fare
con
l
'
Ufficio
stampa
,
mettevano
molta
compiacenza
a
comparire
nelle
riunioni
quotidiane
dei
giornalisti
della
nazionalità
rispettiva
:
Oscar
Müller
,
al
contrario
,
non
amava
affatto
le
comunicazioni
coram
populo
.
Egli
parlava
con
pochi
giornalisti
tedeschi
di
polso
,
e
per
mezzo
di
essi
tirava
nella
scia
governativa
e
rathenauesca
tutti
i
pesci
piccoli
,
tedeschi
e
...
italiani
.
Questo
gli
era
facilitato
dalla
presenza
a
Genova
di
due
giornalisti
berlinesi
,
Theodor
Wolff
del
Berliner
Tageblatt
e
Georg
Bernhardt
della
Vossische
,
che
hanno
nel
giornalismo
tedesco
un
'
autorevolezza
come
nessun
giornalista
italiano
ha
,
corrispondentemente
,
nella
nostra
stampa
:
senza
essere
ufficiosi
,
si
noti
.
Da
noi
,
i
due
o
tre
giornalisti
romani
che
hanno
le
loro
grandi
e
piccole
entrate
alla
Consulta
,
e
che
a
Genova
potevano
,
per
esempio
,
parlare
con
Schanzer
quando
lo
avessero
voluto
,
non
sono
neppure
essi
ufficiosi
,
ma
tanto
meno
autorevoli
:
anzi
sono
riconosciuti
come
emeriti
fanfaroni
.
Il
Bernhardt
faceva
parte
,
in
qualità
di
perito
,
della
Delegazione
:
e
si
vedeva
meno
.
Ma
Theodor
Wolff
riprese
finalmente
a
Genova
il
suo
ruolo
di
menager
della
stampa
forestiera
.
Le
sue
informazioni
erano
sempre
precise
,
controllate
,
raramente
e
,
se
mai
,
discretissimamente
tendenziose
:
e
,
regalate
così
com
'
erano
da
un
"
eminente
collega
"
nessuno
sapeva
resistere
alla
tentazione
di
tenerne
conto
nel
compito
serale
.
In
questo
risultato
finale
ed
essenziale
,
si
chiariva
tutta
la
superiorità
dell
'
accaparramento
tedesco
sugli
"
uffici
"
francesi
dell
'
Hotel
Savoy
.
Un
altro
giornalista
contava
la
delegazione
,
Hilferding
:
ma
l
'
ex
-
direttore
della
Freiheit
era
perito
finanziario
effettivamente
e
faceva
poca
politica
,
anche
per
il
fatto
che
Hillferding
si
esprime
con
vero
stento
tanto
in
francese
che
...
in
tedesco
;
pare
che
le
parole
se
le
tiri
su
con
la
carrucola
dal
fondo
dello
stomaco
:
solo
i
congressi
socialisti
tedeschi
hanno
la
sopportazione
necessaria
per
un
parlatore
simile
.
Del
resto
,
quei
tre
primi
erano
sufficienti
alla
bisogna
;
la
delegazione
tedesca
era
quella
in
cui
l
'
opinione
dei
grandi
giornali
arrivava
ufficialmente
nelle
più
ristrette
riunioni
per
mezzo
del
Müller
,
e
le
direttive
ai
giornalisti
erano
impresse
con
maggior
sicurezza
per
mezzo
di
Bernhardt
e
Wolff
.
L
'
imprenditore
Rathenau
L
'
atto
principale
della
delegazione
tedesca
a
Genova
-
il
trattato
di
Rapallo
-
è
stato
il
risultato
di
una
combinazione
fra
i
sentimenti
e
i
risentimenti
di
Rathenau
,
da
una
parte
,
e
le
opinioni
ben
salde
e
circoscritte
del
Freiherr
von
von
Mahlzahn
,
capo
dell
'
Ost
-
Abteilung
al
Ministero
degli
Esteri
tedesco
,
dall
'
altra
parte
.
I
due
uomini
si
incontrarono
,
e
,
ciascuno
in
base
a
motivi
personali
diversi
,
decisero
di
compiere
quel
gesto
.
Vediamo
come
ci
si
sia
deciso
Rathenau
.
Egli
venne
a
Genova
per
compiervi
"
qualche
cosa
"
.
Rathenau
è
rimasto
quale
venti
anni
di
attività
industriale
lo
hanno
foggiato
:
un
grande
intraprenditore
moderno
.
L
'
"
affare
"
industriale
ha
semplicemente
ceduto
il
posto
,
nella
giornata
di
quest
'
uomo
,
all
'
"
affare
"
diplomatico
:
il
bisogno
primitivo
,
direi
infantile
,
dell
'
azione
,
che
è
in
fondo
ad
ogni
intraprenditore
di
razza
,
egli
lo
ha
portato
entro
il
campo
della
sua
attività
diplomatica
.
L
'
errore
inevitabile
in
cui
Rathenau
è
caduto
è
stato
precisamente
questo
:
ha
creduto
che
la
posizione
del
grande
imprenditore
e
del
grande
diplomatico
rispetto
al
guadagno
,
fossero
identiche
.
Scrive
Rathenau
in
un
suo
vecchio
libro
(
Reflexionen
)
:
"
Io
non
ho
mai
conosciuto
un
vero
uomo
d
'
affari
,
per
il
quale
il
guadagno
rappresentasse
la
principale
preoccupazione
:
e
potrei
affermare
che
chi
è
attaccato
al
guadagno
personale
di
denaro
,
non
può
essere
un
grande
uomo
d
'
affari
"
.
Consideriamo
come
sua
questa
riflessione
di
Rathenau
imprenditore
.
E
pensiamo
che
quest
'
uomo
,
per
venti
anni
,
dalla
sua
attività
professionale
è
stato
disciplinato
a
stimare
autentici
il
successo
industriale
di
grande
portata
,
ed
il
guadagno
in
stretto
senso
(
cioè
il
successo
immediato
,
controllabile
dall
'
oggi
al
domani
)
;
che
quest
'
uomo
ha
continuato
a
pensare
che
per
essere
lungimirante
,
fecondo
,
bahnbrecher
,
occorreva
,
prima
di
tutto
,
saper
concentrare
l
'
interesse
sulla
intrapresa
:
"
L
'
obbietto
,
su
cui
l
'
uomo
d
'
affari
accumula
il
suo
lavoro
e
le
sue
preoccupazioni
,
il
suo
orgoglio
e
i
suoi
desiderii
,
è
l
'
intrapresa
in
sé
,
qualunque
essa
sia
:
fabbrica
,
banca
,
armamento
,
teatro
,
ferrovia
.
L
'
uomo
di
affari
non
conosce
alcun
'
altra
aspirazione
,
all
'
infuori
di
questa
:
trasformare
l
'
intrapresa
in
un
fiorente
e
forte
organismo
...
"
(
Reflexionen
)
.
Ebbene
:
quest
'
uomo
è
messo
a
dirigere
la
politica
estera
di
un
grande
paese
,
è
inviato
ad
una
grande
adunanza
internazionale
.
Qual
'
é
il
guadagno
di
un
diplomatico
,
in
questo
caso
?
Ottenere
libertà
di
incontri
,
di
discussioni
,
di
combinazioni
:
ottenere
la
fiducia
dei
concorrenti
:
conservare
la
seggiola
al
tavolo
,
con
su
scritto
il
proprio
nome
.
Questo
"
guadagno
"
immediato
,
precisamente
,
e
non
altro
,
Lloyd
George
serbava
alla
Germania
alla
Conferenza
:
e
questo
guadagno
,
precisamente
,
Rathenau
era
dispostissimo
a
neglettere
o
ad
abbandonare
,
per
concentrare
il
suo
interesse
sull
'
impresa
concreta
cui
da
tempo
attendeva
von
Mahlzhan
:
la
conclusione
di
un
totale
e
clamoroso
-
indispensabile
quest
'
ultima
qualità
!
-
e
clamoroso
accordo
con
i
Soviet
.
La
storia
di
un
appuntamento
A
questa
predisposizione
generica
,
si
aggiunsero
le
mortificazioni
ricevute
,
specialmente
da
Lloyd
George
.
Rathenau
è
israelita
.
Del
giudaismo
,
questo
gli
è
rimasto
:
la
vanità
.
Vanità
di
uomo
superiore
,
ma
che
si
tradisce
ugualmente
nell
'
accuratezza
un
tantino
ricercata
e
non
sempre
fine
delle
fogge
di
vestire
,
nel
penchant
alle
comparse
sensazionali
in
mezzo
ad
una
folla
convocata
apposta
per
sentire
le
sue
parole
,
nell
'
abitudine
,
anche
quando
è
en
petit
comité
,
a
non
poter
fare
due
dichiarazioni
senza
il
pulpito
di
una
seggiola
,
di
una
scalinata
,
di
un
tavolo
;
nella
compiacenza
manifesta
di
usare
con
padronanza
assoluta
le
lingue
estere
:
guardate
che
,
mentre
parla
,
egli
continua
a
darsi
all
'
aplomb
della
giacca
e
dei
pantaloni
diligentissimamente
stirati
...
(
Ancora
un
riscontro
di
Cannes
.
Quando
Rathenau
-
primo
ministro
tedesco
che
si
presentasse
al
Consiglio
Supremo
non
in
condizione
di
accusato
-
espose
in
gennaio
,
dinanzi
a
Lloyd
George
,
Bonomi
e
Briand
,
la
situazione
economica
della
Germania
,
cominciò
con
queste
frasi
testuali
:
"
Tralascerò
di
usare
della
mia
lingua
,
il
tedesco
,
per
risparmio
di
tempo
,
evitando
l
'
interprete
:
e
solo
per
questa
ragione
.
Mi
esprimerò
dunque
direttamente
in
inglese
,
e
poi
tradurrò
io
stesso
in
francese
.
Solo
per
risparmio
di
tempo
,
ancora
una
volta
-
continuò
rivolto
all
'
on
.
Bonomi
-
credo
opportuno
astenermi
dalla
traduzione
in
italiano
chiedendone
scusa
all
'
onorevole
Primo
Ministro
d
'
Italia
"
.
Non
si
sa
se
rimanere
più
storditi
dalla
esibizione
luzzattiana
di
questa
prontezza
poliglotta
,
o
dalla
...
squisitezza
di
tenere
un
tale
discorso
dinanzi
a
due
uomini
notoriamente
e
disperatamente
monoglotti
,
come
Lloyd
George
...
e
Bonomi
!
)
La
vanità
di
Rathenau
,
nelle
prime
giornate
di
Genova
,
non
fu
risparmiata
.
Tre
volte
egli
chiese
un
colloquio
a
Lloyd
George
,
ma
questi
,
ingolfato
nelle
discussioni
del
Club
,
gli
fece
tenere
delle
risposte
in
cui
,
stringi
,
stringi
,
c
'
era
questo
:
"
Adesso
non
ho
tempo
"
.
L
'
ultima
richiesta
e
l
'
ultima
ripulsa
furono
scambiate
il
venerdì
14
aprile
.
Già
in
precedenza
,
Teodoro
Wolff
aveva
invitato
i
maggiori
giornalisti
inglesi
ad
un
ricevimento
intimo
nella
Villa
Croce
-
Sonnemberg
,
a
Nervi
.
Non
è
verosimile
che
questo
ricevimento
a
uomini
legatissimi
a
Lloyd
George
sia
stato
indetto
,
nella
previsione
di
burlarsi
di
loro
e
del
loro
patrono
entro
le
24
ore
.
Rathenau
passò
ancora
in
attesa
la
giornata
di
sabato
,
vigilia
di
Pasqua
.
Proprio
alla
sera
,
e
proprio
durante
il
ricevimento
,
da
persone
vicinissime
a
Lloyd
George
,
fra
l
'
altro
da
M
.
r
Garwin
,
Rathenau
venne
a
sapere
che
all
'
indomani
il
Premier
inglese
aveva
intenzione
di
solennizzare
la
festa
integralmente
:
messa
e
benedizione
,
partita
a
"
golf
"
in
giardino
,
gita
in
automobile
lungo
la
Riviera
,
nientissimo
di
politica
:
si
noti
che
chi
dava
queste
informazioni
era
anche
M
.
r
Garwin
,
compagno
ordinario
di
queste
réjouissances
domenicali
.
Credo
che
nella
serata
,
Rathenau
si
sia
lasciato
convincere
a
firmare
il
trattato
:
e
all
'
indomani
,
Pasqua
,
andò
a
Rapallo
.
Nelle
spiegazioni
sulla
propria
condotta
che
Lloyd
George
dovette
dare
in
seguito
a
Barthou
,
nel
Club
,
egli
disse
fra
l
'
altro
:
"
Io
tentai
di
combinare
un
incontro
con
il
Cancelliere
del
Reich
e
con
il
Dottor
Rathenau
nella
giornata
di
Pasqua
:
ma
la
assenza
del
D
.
r
Rathenau
,
che
si
trovava
già
a
Rapallo
,
lo
impedì
"
.
Questa
versione
,
Lloyd
George
la
ripeté
poi
varie
volte
,
anche
in
pubblico
,
e
anche
,
il
15
giugno
scorso
,
alla
Camera
dei
Comuni
:
ed
è
esatta
,
ma
disastrosa
per
la
serietà
,
o
per
la
riputazione
di
serietà
,
del
suo
autore
.
Il
ministro
Rathenau
fece
colazione
all
'
Eden
,
a
Genova
:
e
non
partì
da
Genova
prima
del
tòcco
,
anzi
delle
14
.
Lloyd
George
fece
telefonare
all
'
Eden
per
avere
un
abboccamento
con
i
ministri
tedeschi
verso
quest
'
ora
,
e
non
prima
:
non
nella
mattinata
.
Perché
non
lo
fece
prima
?
Oh
,
mio
Dio
:
soltanto
al
tòcco
aveva
incominciato
a
piovere
come
Dio
la
mandava
:
e
durò
tutto
il
pomeriggio
di
Pasqua
.
Lloyd
George
-
secondo
le
solite
relazioni
degli
intimi
,
ricercate
come
bollettini
della
salute
della
Conferenza
-
aveva
passato
la
mattinata
secondo
il
programma
festivo
stabilito
:
ma
il
tempaccio
maledetto
gli
fece
rinunziare
al
resto
delle
sue
distrazioni
pasquali
,
con
suo
grande
disappunto
.
Conclusione
:
visto
che
,
per
colpa
dell
'
acqua
,
la
gita
in
Riviera
era
impossibile
,
e
che
bisognava
rimanere
bloccati
a
Villa
d
'
Albertis
,
Lloyd
George
si
decise
a
"
combinare
un
incontro
con
il
Cancelliere
e
con
il
D
.
r
Rathenau
"
.
"
Ormai
-
avrà
detto
il
Premier
-
ormai
la
giornata
è
sprecata
...
Tanto
vale
sentire
un
po
'
cosa
vuol
dirci
colui
,
che
per
tre
volte
mi
ha
seccato
con
le
sue
richieste
di
colloqui
...
"
.
Ma
Rathenau
era
già
a
Rapallo
.
Con
questa
diligenza
e
con
questa
previggenza
,
Lloyd
George
affrontò
l
'
eventualità
,
a
lui
notissima
,
dell
'
accordo
russo
-
tedesco
!
...
Il
funzionario
Von
-
Mahlzahn
Rathenau
-
secondo
me
-
stette
indeciso
fino
alla
vigilia
della
firma
dell
'
accordo
.
Ma
v
'
era
nella
delegazione
tedesca
un
altro
uomo
che
,
al
contrario
,
fu
decisissimo
a
concludere
fino
dal
primo
giorno
.
Quest
'
uomo
era
il
Freiherr
von
Mahlzahn
,
presente
alla
Conferenza
in
qualità
di
Segretario
della
Presidenza
del
Reich
,
l
'
autore
vero
del
trattato
,
e
il
personaggio
forse
più
interessante
della
delegazione
.
Vidi
diverse
volte
il
Mahlzahn
dopo
la
conclusione
dell
'
accordo
di
Rapallo
:
egli
era
difficilmente
accessibile
,
perché
,
com
'
egli
stesso
diceva
,
ormai
quasi
disoccupato
.
Alto
,
biondo
,
sakko
anzug
,
nessuna
cicatrice
studentesca
che
deturpi
il
viso
regolare
e
calmo
,
nessuna
abitudine
a
stringere
le
mascelle
,
a
spalancare
gli
occhi
alla
maniera
di
Federico
il
grande
,
come
non
è
difficile
che
faccia
qualche
consigliere
segreto
dell
'
austro
regime
;
per
darsi
un
"
tono
"
.
Mahlzahn
è
"
schlicht
"
:
è
semplice
.
Più
che
diplomatico
,
egli
si
picca
di
essere
un
"
menager
"
politico
di
grandi
affari
internazionali
:
e
certo
gli
pare
che
questa
sua
forma
di
attività
sia
quella
che
più
conviene
agli
affari
dei
suo
paese
:
perché
,
da
buon
tedesco
liberale
,
Mahlzahn
ha
una
viva
ammirazione
per
l
'
Inghilterra
,
una
vivissima
per
l
'
America
,
e
per
i
sistemi
diplomatico
-
affaristici
degli
Anglosassoni
.
Ma
egli
rimane
tuttavia
radicato
alla
Wilhelmplatz
:
è
prima
di
tutto
un
moderno
funzionario
prussiano
,
poliglotta
,
specializzatosi
nello
studio
della
Russia
,
dei
diplomatici
russi
,
delle
possibilità
di
affari
in
Russia
,
che
ha
percorso
nell
'
ambasciata
di
Pietroburgo
parecchi
gradi
della
sua
carriera
,
e
che
adesso
vuole
spremere
fino
all
'
ultimo
succo
tutta
la
sua
esperienza
di
russiches
hand
und
heute
.
Egli
vuole
tanto
-
ormai
-
tirare
le
somme
,
che
non
ha
neppure
sentito
il
bisogno
di
andare
in
Russia
dopo
la
rivoluzione
:
Mahlzahn
ha
catalogato
la
Russia
,
i
suoi
campi
e
le
sue
miniere
,
e
ha
portato
il
catalogo
a
Berlino
,
Ost
-
Abteilung
(
Divisione
Orientale
del
Ministero
degli
esteri
)
.
A
Berlino
,
l
'
accanito
giovanotto
che
,
dieci
anni
fa
viaggiava
in
Russia
ammucchiando
appunti
nelle
sue
tasche
e
nel
suo
cervello
,
ha
ricevuto
una
patina
di
Berlinertums
,
di
"
berlinesismo
"
,
é
diventato
un
sedentario
,
ha
preso
un
tantino
il
gusto
a
giocare
il
ruolo
di
Holstein
del
nuovo
regime
,
conosciuto
e
apprezzato
da
pochi
,
potente
ad
influire
sulle
sorti
dei
molti
:
convinto
che
nella
riparata
oscurità
della
centrale
della
Wilhelmplatz
,
ci
sono
più
saporite
soddisfazioni
che
non
nella
legazione
ad
Atene
,
dov
'
egli
andò
per
non
lungo
tempo
,
e
donde
tornò
via
contentissimo
.
E
poi
a
Berlino
,
città
di
diplomatici
,
ci
passa
tanta
gente
:
ci
passa
,
per
esempio
,
anche
"
il
signor
Boggiano
-
Pico
,
incaricato
diplomatico
italiano
per
la
Russia
,
di
cui
io
ho
potuto
apprezzare
tutta
la
conoscenza
di
cose
nuove
,
e
che
,
sono
certo
,
a
Pietrogrado
avrà
compiuto
opera
assai
efficace
"
come
dice
il
signor
Freiherr
,
scrutandosi
bene
,
per
vedere
se
avete
un
sospetto
almeno
di
quello
che
sia
il
Witz
berlinese
,
la
maniera
sorniona
di
canzonare
la
gente
.
E
poi
,
a
Berlino
c
'
è
maggiore
probabilità
di
tirare
le
somme
del
lavoro
compiuto
.
Se
c
'
è
il
Freiher
von
Mahlzahn
con
una
esperienza
così
solida
in
materia
russa
,
se
c
'
è
una
Ost
-
Abteilung
affidata
a
lui
,
il
coronamento
inevitabile
dev
'
essere
il
trattato
con
la
Russia
,
in
sé
e
per
sé
,
che
io
,
Mahlzahn
,
ho
il
dovere
di
funzionario
di
preparare
tecnicamente
,
senza
preoccuparmi
di
ciò
che
non
è
del
mio
réssort
,
di
ciò
che
non
è
meine
sache
,
affare
dell
'
Ost
-
Abteilung
:
sia
quel
che
voglio
,
magari
l
'
invasione
francese
,
das
ist
nicht
meine
Sache
.
Verrà
,
deve
venire
il
momento
in
cui
il
trattato
sarà
firmato
:
compito
mio
,
punto
d
'
onore
mio
,
è
di
affrettare
quel
momento
.
La
conferenza
di
Genova
,
le
predisposizioni
di
Rathenau
a
fare
qualche
atto
clamoroso
,
e
la
prontezza
di
Mahlzahn
ad
approfittare
della
vanità
offesa
di
Rathenau
,
diedero
partita
vinta
al
funzionario
,
e
il
trattato
fu
firmato
.
Durante
tutta
la
durata
della
Conferenza
,
il
nome
di
Mahlzahn
comparve
una
sola
volta
sui
giornali
tedeschi
:
in
una
specie
di
spiegazione
tecnica
del
trattato
,
ch
'
egli
diede
qualche
giorno
dopo
la
firma
ai
giornalisti
del
suo
paese
.
Sui
giornali
italiani
non
comparve
mai
.
La
stampa
llyodgeorgiana
lo
trascurò
,
eccetto
M
.
r
Garwin
,
che
lo
chiamò
addirittura
un
farabutto
,
cosa
di
cui
il
Mahlzahn
parlava
senza
neppure
una
venatura
di
quella
compiacenza
che
le
ingiurie
sogliono
pur
suscitare
nelle
persone
insensibili
alle
lodi
.
Per
questo
superbo
,
per
questo
uomo
del
retroscena
,
la
vendetta
più
squisita
contro
le
male
parole
di
Garwin
consistette
nelle
preghiere
che
da
Villa
d
'
Albertis
gli
furono
rivolte
dal
"
principale
"
di
Garwin
perché
nei
periodi
di
tensione
con
la
delegazione
russa
,
egli
intervenisse
a
Rapallo
:
e
questa
vendetta
se
la
assaporò
per
quindici
lunghi
giorni
,
negli
incontri
quotidiani
cogli
esperti
alleati
,
che
lo
cercavano
,
lui
,
lo
"
sleale
"
secondo
Lloyd
Gecrge
:
il
"
farabutto
"
secondo
M
.
r
Garwin
.
Mahlzahn
amava
questo
compito
di
sensale
nascosto
e
indispensabile
in
diplomazia
e
nei
grandi
affari
.
Ricordo
con
che
sapiente
ironia
parlava
dell
'
inutilità
dell
'
intervento
dello
Stato
,
con
i
suoi
uffici
,
per
invogliare
i
capitalisti
a
imprese
russe
.
"
Non
è
questo
che
occorre
.
Io
non
ho
mai
trattato
di
questi
affari
nel
mio
ufficio
.
Se
a
Berlino
c
'
è
qualche
industriale
che
ha
delle
idee
per
la
Russia
,
io
lo
metto
a
contatto
con
le
persone
adatte
facendoli
trovare
,
che
so
io
?
a
colazione
.
Da
me
vengono
:
mi
conoscono
.
Ma
non
verrebbero
nel
mio
ufficio
.
Forse
,
però
gli
industriali
italiani
saranno
meno
diffidenti
dei
tedeschi
:
io
questo
non
lo
so
,
signore
...
"
.
I
giudizi
di
Mahlzahn
sui
delegati
bolscevichi
erano
singolari
,
e
diversissimi
da
quelli
più
accreditati
.
Fu
l
'
unico
da
cui
udii
dire
che
Litvinoff
fosse
l
'
uomo
più
forte
della
delegazione
,
quello
con
cui
bisognava
stare
in
buona
.
Che
gli
inglesi
avessero
grande
stima
di
Krassin
non
lo
meravigliava
,
ma
lo
divertiva
il
grande
conto
che
ne
facevano
:
"
Krassin
è
troppo
inglese
:
è
poco
utile
trattare
con
lui
"
.
All
'
infuori
di
questi
e
simili
,
apprezzamenti
generici
,
non
era
però
possibile
saperne
di
più
.
Von
Mahlzahn
è
uno
splendido
esempio
di
funzionario
prussiano
antico
stile
,
trapiantato
in
mezzo
alla
americanizzazione
crescente
a
vista
d
'
occhio
,
della
vita
politica
ed
economica
tedesca
e
berlinese
.
Il
trapianto
,
nel
suo
caso
personale
,
è
riuscito
,
e
ha
dato
un
uomo
in
cui
l
'
antica
discrezione
e
limitatezza
del
funzionario
prussiano
sono
riuscite
a
rimanere
tenaci
accanto
a
una
grande
capacità
affaristica
.
Nei
diplomatici
tedeschi
di
qui
a
cinquant
'
anni
quella
discrezione
e
quella
limitatezza
prussiana
saranno
scomparse
e
sarà
tanto
peggio
per
tutti
.
Anglofilia
diffusa
E
quanto
fosse
diffusa
,
nelle
persone
dirigenti
della
delegazione
tedesca
,
lo
osservai
per
la
prima
volta
al
vivo
,
nel
ricevimento
cui
ho
già
accennato
,
offerto
da
Theodor
Wolff
a
Nervi
,
nel
giardino
della
villa
Croce
-
Sonnenberg
,
la
vigilia
di
Pasqua
,
alla
stampa
inglese
e
americana
.
Queste
cose
si
capiscono
meglio
del
modo
di
farsi
presentare
la
gente
o
dal
modo
di
porgere
la
guantiera
ad
una
tavola
imbandita
,
che
da
cento
discorsi
reticenti
e
falsi
.
Mr
.
Garwin
,
il
direttore
dell
'
Observer
e
l
'
amico
di
Lloyd
George
,
era
il
vero
protagonista
di
quella
grande
riunione
,
e
Rathenau
cercò
di
fare
una
vera
captazione
di
simpatie
da
parte
del
giornalista
di
confidenza
del
Premier
.
C
'
era
una
ben
grave
umiliazione
in
questo
ripiego
,
di
far
la
corte
al
giornalista
,
non
potendo
parlare
con
l
'
uomo
di
Stato
!
Qui
alla
Villa
Croce
conobbi
il
Keynes
,
oggetto
di
una
vera
adulazione
da
parte
di
tutti
i
capi
della
delegazione
tedesca
.
Il
Keynes
,
un
perticone
inodoro
,
incolore
,
insaporo
,
dall
'
aria
ammoscita
peggio
della
finanza
mondiale
,
è
però
inglesissimo
in
questo
:
nell
'
accettare
i
complimenti
e
le
adorazioni
tedesche
come
una
specie
di
tributo
obbligatorio
.
Durante
quel
ricevimento
,
egli
se
ne
stette
quasi
sempre
zitto
e
svogliato
,
mentre
inutilmente
Rathenau
e
la
signora
von
Prittwitz
conducevano
inutilmente
la
conversazione
in
inglese
,
e
tutti
attendevano
che
l
'
oracolo
aprisse
la
bocca
e
sentenziasse
almeno
,
come
l
'
antico
Seneca
,
che
i
salami
non
sono
salsiccie
.
In
fondo
,
il
beneficio
che
Maynard
Keynes
ha
ricevuto
dalla
enorme
reclame
stamburatagli
dai
tedeschi
,
è
immensamente
superiore
ai
benefici
che
i
tedeschi
hanno
ricavato
dai
suoi
pagatissimi
e
inutilissimi
articoli
.
Avevo
già
veduto
Rabinadrath
Tagore
godersi
l
'
adorazione
delle
quarant
'
ore
da
parte
degli
intellettuali
di
Berlino
:
a
Nervi
vidi
Keynes
godersi
l
'
adorazione
delle
five
o
'
clok
da
parte
dei
diplomatici
.
Nessuno
,
come
i
tedeschi
,
venera
così
le
proprie
invenzioni
.
La
delegazione
tedesca
,
durante
tutta
la
conferenza
,
adorò
una
invenzione
ad
essa
carissima
:
che
gli
inglesi
fossero
particolarmente
ben
disposti
verso
la
Germania
.
L
'
unico
,
forse
,
fra
i
delegati
,
che
fosse
meno
propenso
a
questa
anglofilia
,
e
più
vicino
,
tendenzialmente
,
alla
politica
continentale
sostenuta
dallo
scarso
e
malinconico
gruppo
che
fa
capo
alle
Sozialistische
Monatshelfe
,
era
il
Cancelliere
Wirth
.
Lloyd
George
dovette
capirlo
,
perché
negli
ultimi
quindici
giorni
della
Conferenza
volle
avere
dei
colloqui
con
lui
senza
Rathenau
:
e
chissà
quali
balle
gli
avrà
raccontato
.
Ma
Wirth
ha
pochi
ganci
cui
quell
'
altro
si
possa
attaccare
.
Anche
nel
personale
subalterno
,
si
trovava
qualche
elemento
più
diffidente
verso
le
manovre
inglesi
:
così
,
per
esempio
,
lo
Hilferding
,
che
portava
a
Genova
le
vedute
del
Salon
Cassirer
di
Berlino
,
il
diffamato
focolaio
del
riavvicinamento
franco
-
tedesco
.
Ma
erano
isolati
.
Gli
esperti
e
gli
emissarii
inglesi
erano
gli
ospiti
più
graditi
dell
'
Hotel
Eden
,
e
Lloyd
George
ce
li
mandava
a
stormi
.
Quando
sorse
la
polemica
se
e
,
nel
caso
,
chi
dell
'
entourage
di
Lloyd
George
era
stato
preavvertito
delle
trattative
con
i
russi
condotta
dal
Mahlzahn
,
io
commisi
l
'
imprudenza
di
pubblicare
il
nome
di
M
.
r
Sidebothon
.
Ma
il
giorno
dopo
,
avrò
avuto
altri
cinque
o
sei
nomi
di
persone
diverse
,
e
a
me
sconosciute
,
della
delegazione
britannica
,
che
mi
venivano
comunicati
,
in
tutta
confidenza
,
da
inglesi
che
speravano
di
poter
fare
,
per
mezzo
del
giornale
locale
,
il
pettegolezzo
personale
.
Non
pubblicai
più
niente
:
ma
rimasi
persuaso
di
questo
:
che
per
lo
meno
venti
persone
compresissimo
Lloyd
George
erano
tenute
regolarmente
al
corrente
dell
'
affare
che
si
covava
a
Rapallo
.
StampaPeriodica ,
L
'
onorevole
Pasquale
Stanislao
Mancini
si
lagna
talvolta
,
sottovoce
,
di
essere
obbligato
a
ricevere
,
perché
è
ministro
degli
affari
esteri
.
Non
bisogna
credergli
.
L
'
inclinazione
al
ricevimento
egli
l
'
ha
nel
sangue
:
inclinazione
che
dura
vivace
come
certi
suoi
entusiasmi
musicali
.
Il
ricevimento
in
casa
sua
è
un
brano
di
storia
patria
,
è
un
frammento
di
letteratura
poetica
.
Sono
tradizionali
i
suoi
ricevimenti
al
tempo
dell
'
esilio
,
quando
tutti
gli
emigrati
si
aggruppavano
intorno
a
lui
e
alla
sua
signora
,
un
vivo
lume
di
bellezza
,
di
poesia
e
di
amore
:
Laura
Beatrice
Oliva
Mancini
.
Egli
ha
ricevuto
,
sempre
,
a
Napoli
,
a
Torino
,
a
Firenze
,
a
Milano
,
a
Parigi
,
dovunque
è
rimasto
dieci
anni
,
una
settimana
,
un
giorno
.
Quando
va
in
villeggiatura
,
a
Capodimonte
,
per
riposarsi
,
riceve
ancora
.
Qui
,
in
Roma
,
riceve
di
mattina
,
di
sera
,
in
casa
,
alla
Consulta
,
credo
anche
in
carrozza
andando
da
via
Gregoriana
al
Quirinale
.
Di
talché
,
in
questa
furia
di
ricevimenti
i
suoi
nemici
politici
spesso
lo
accusano
di
ricevere
troppe
mortificazioni
dalle
nazioni
sorelle
.
Né
il
carattere
dei
suoi
venerdì
è
eccessivamente
diplomatico
:
è
difficile
trovarvi
tutto
riunito
il
banchetto
delle
nazioni
.
Gli
ambasciatori
,
i
ministri
,
i
rappresentanti
,
vengono
quasi
per
turno
,
un
paio
alla
volta
.
Un
venerdì
vi
trovate
l
'
ambasciatore
giapponese
,
il
principe
e
la
principessa
Asano
,
gente
ulivigna
e
tranquilla
,
vestita
all
'
europea
,
la
signora
in
toilette
parigina
,
l
'
uomo
in
marsina
.
Un
altro
venerdì
la
Svezia
è
rappresentata
dalla
bella
e
bionda
signora
Lindstrand
e
la
Turchia
da
Musurus
,
giovane
ambasciatore
che
ha
,
pare
,
abolito
il
fez
dei
suoi
padri
.
Un
'
altra
sera
,
erra
,
fra
le
marsine
,
la
marsina
magna
del
marchese
del
Mazo
,
ambasciatore
di
Spagna
.
Molte
volte
,
a
vedere
un
astante
taciturno
,
con
le
basette
brizzolate
,
gli
occhiali
d
'
oro
,
ci
si
domanda
con
un
certo
terrore
:
Dio
mio
,
mi
trovassi
,
per
caso
,
dinnanzi
alla
forte
Inghilterra
?
E
forse
la
patria
di
Arminio
,
quella
che
prende
il
tè
con
tanta
flemma
?
Avessi
,
per
avventura
,
pestato
un
callo
alla
Russia
?
Anzi
il
salotto
Mancini
è
più
,
dirò
così
,
europeo
che
diplomatico
.
Si
passa
dalla
stranezza
esotica
di
certi
tipi
,
da
certe
figure
forestiere
e
silenziose
,
a
uno
strato
di
burocrazia
superiore
,
da
questo
a
uno
strato
di
vecchi
amici
napoletani
,
romani
,
toscani
come
un
gruppo
di
sigari
scelti
.
E
ancora
gl
'
infiltramenti
letterari
,
per
memoria
degli
antichi
gusti
di
casa
:
e
quegli
artistici
,
per
memoria
della
vecchia
ospitalità
torinese
;
e
infine
la
parte
vocale
e
strumentale
,
l
'
elemento
lirico
-
musicale
-
filodrammatico
-
concertistico
.
Poiché
il
concertista
è
la
fillossera
di
casa
Mancini
,
il
tarlo
roditore
dell
'
onorevole
Pasquale
Stanislao
.
Non
vi
è
suonatore
di
violoncello
,
di
ocarina
,
di
triangolo
,
di
timpani
,
che
non
gli
venga
presentato
:
non
vi
è
signorina
concertista
di
piano
,
di
arpa
,
di
composizione
,
di
declamazione
,
d
'
improvvisazione
,
che
non
si
raccomandi
alla
sua
protezione
.
Il
buon
Pasquale
,
vecchio
amatore
di
musica
e
incapace
di
dire
no
a
nessuno
,
invita
tutti
questi
fenomeni
,
tutte
queste
mostruosità
,
tutti
questi
affamati
di
pubblicità
e
di
denaro
,
ai
suoi
venerdì
,
che
finiscono
col
diventare
concerti
belli
e
buoni
,
per
un
modo
di
dire
,
poiché
talvolta
non
sono
né
buoni
,
né
belli
.
Bisogna
confessare
che
vi
passa
ogni
tanto
,
in
questo
salotto
,
la
celebrità
di
canto
o
di
piano
,
uno
di
quegli
esseri
deliziosi
mandati
sulla
terra
per
la
felicità
di
chi
ama
la
musica
.
Da
Mancini
ha
cantato
Goyarre
,
l
'
ultimo
dei
grandi
tenori
,
in
una
serata
indimenticabile
:
vi
ha
cantato
la
Urban
,
l
'
ultima
delle
prime
donne
drammatiche
:
vi
ha
suonato
l
'
arpa
Sofia
Cattolica
,
quell
'
angioletto
napoletano
che
per
poco
non
fece
perdere
la
testa
a
un
mio
collega
del
giornalismo
politico
:
vi
ha
suonato
Cesi
,
il
grande
pianista
.
Ma
per
costoro
,
che
penitenza
di
violini
stridenti
,
di
rapsodie
sterminate
,
che
piogge
di
romanze
e
di
romanzette
,
di
cui
quei
quattro
sciagurati
Tosti
,
Rotoli
,
Denza
e
Palloni
si
sono
resi
colpevoli
!
Il
pubblico
maschile
e
femminile
sta
a
sentire
quest
'
orgia
di
musica
coi
segni
dell
'
attenzione
più
interessata
.
Appena
due
signore
osano
parlare
fra
loro
,
si
ode
uno
zittìo
che
le
fa
arrossire
.
Non
sono
quelle
del
corpo
diplomatico
che
parlano
,
poiché
dalla
professione
dei
relativi
mariti
hanno
imparato
l
'
arte
di
tacere
e
quella
di
prestare
un
'
attenzione
benevola
.
Gli
uomini
sono
domati
dalla
musica
.
Cavallotti
sezione
letteratura
sembra
un
leone
placato
;
il
commendator
Malvano
,
piccolo
uomo
senza
età
,
ma
sempre
più
segretario
,
pensa
all
'
Oriente
donde
arrivano
le
tempeste
;
il
commendator
Cottrau
ha
il
suo
sorriso
di
uomo
contento
delle
sue
torpediniere
;
Carmelo
Errico
sembra
quel
pacifico
agnello
del
buon
Dio
che
è
;
l
'
onorevole
Pierantoni
rassomiglia
più
che
mai
a
una
cariatide
monumentale
;
il
senatore
Moleschott
,
che
ama
l
'
arte
quanto
la
scienza
,
è
beato
nella
sua
bella
faccia
larga
;
il
professore
Schupfer
è
,
ogni
venerdì
più
,
personaggio
di
Hoffmann
.
Le
mezze
figure
formano
una
siepe
bianca
e
nera
.
Ogni
tanto
una
rondine
pellegrina
:
Michetti
il
pittore
,
Camillo
Boito
il
critico
,
Andrea
Maffei
il
poeta
per
un
solo
venerdì
.
Le
signore
.
Le
rappresentanti
,
come
sopra
,
di
qualche
potenza
amica
.
Dilettanti
di
arpa
e
pianoforte
con
circostanze
attenuanti
di
visini
graziosi
:
signorine
Bevilacqua
e
Martini
.
Dilettanti
di
canto
,
con
slanci
d
'
arte
:
signore
Bussolini
-
Savini
e
Secchi
.
Cantanti
al
riposo
,
sospiranti
i
trionfi
passati
:
signore
Tiberini
e
Bendazi
.
Cantanti
in
attività
di
servizio
,
con
aggiunzioni
di
eleganza
:
signorina
de
Adler
.
Cantatrice
di
grazia
,
con
contorno
di
occhi
maliziosi
e
di
braccia
provocanti
:
signora
Cottrau
.
Documento
umano
di
aristocrazia
:
tutto
il
ducato
di
Gallese
.
Miscela
aristocratico
-
artistico
-
bohèmica
:
contessina
Garelli
.
Apparizione
poetica
:
signorina
Vertunni
,
maritata
Tutino
.
Scrittrice
,
con
peggiorativo
di
miopia
e
di
chiacchiera
inestinguibile
:
signorina
Matilde
Serao
.
Scrittrice
in
tranquilla
penombra
famigliare
:
signora
Pierantoni
-
Mancini
.
Tipo
biondo
incipriato
,
sottile
,
indolente
:
la
padrona
di
casa
,
signora
Eleonora
Genina
-
Mancini
.
Madri
di
famiglia
,
parenti
di
fanciulle
,
parenti
di
concertiste
,
signore
del
pubblico
che
non
canta
e
non
suona
:
una
quantità
.
In
mezzo
a
tutto
questo
,
il
ministro
va
e
viene
,
sorridente
,
spiritoso
,
galante
con
le
donne
per
memore
riconoscenza
.
StampaPeriodica ,
L
'
italiano
di
maggior
levatura
e
di
più
fine
ingegno
che
fosse
presente
nel
caravanserraglio
,
era
indubbiamente
...
Sua
Eccellenza
il
Consigliere
di
Stato
Giuseppe
Motta
,
presidente
della
Delegazione
svizzera
.
La
Svizzera
fa
di
questi
tiri
.
Pare
che
nell
'
ambiente
particolarissimo
della
Confederazione
,
gli
uomini
delle
tre
razze
possano
purgarsi
di
molte
sporcizie
nazionali
,
e
dar
tutto
il
loro
fiore
.
Quale
hand
tedesco
avrebbe
potuto
conferire
a
Gottfried
Keller
quell
'
intimo
e
pietoso
sorriso
,
che
lo
fa
il
più
moderno
fra
gli
scrittori
tedeschi
?
Luigi
Motta
può
dar
l
'
esempio
curiosissimo
di
un
diplomatico
antico
stile
,
che
fa
a
meno
di
tutto
il
bagaglio
bluffistico
della
ricostruzione
,
si
tiene
nei
limiti
del
buon
gusto
e
della
serietà
,
e
accontenta
una
moderna
e
pretenziosa
democrazia
:
credo
che
a
questo
tour
de
force
dell
'
arte
di
governo
un
italiano
possa
arrivare
solo
dall
'
ambiente
cantonale
,
colla
pratica
di
due
altre
grandi
civiltà
,
con
l
'
educazione
in
paesi
stranieri
e
con
la
lusinghiera
sicurezza
di
non
essere
cittadino
del
Regno
d
'
Italia
e
suddito
di
Giolitti
.
Comunque
,
il
signor
Motta
ci
è
arrivato
.
Io
ebbi
occasione
di
osservarlo
in
più
occasioni
,
in
colloqui
privati
,
mentre
la
conversazione
era
condotta
da
terzi
:
e
me
lo
potei
godere
tutto
.
Florido
di
persona
,
benevolo
nel
tratto
,
egli
è
un
lusingatore
di
tutti
i
suoi
interlocutori
insuperabile
:
non
ho
mai
veduto
un
uomo
che
sappia
ascoltare
così
bene
i
discorsi
altrui
,
li
sottolinei
con
piccole
approvazioni
,
con
parchi
cenni
del
capo
,
dia
all
'
altro
,
anche
se
è
uno
scemo
,
la
soddisfazione
di
vedersi
preso
sul
serio
,
che
è
poi
la
soddisfazione
di
cui
gli
uomini
si
ricordano
di
più
.
Mentre
gli
altri
discorrono
,
il
signor
Motta
si
dispone
in
pose
piene
di
rispetto
e
di
dignità
,
che
rivelano
non
l
'
eleganza
innata
dell
'
uomo
di
alta
razza
,
ma
la
sorveglianza
perseverante
su
sé
stesso
dell
'
uomo
arrivato
dal
basso
,
da
umile
gente
,
e
che
ormai
sa
far
la
sua
figura
nei
salotti
e
nei
consigli
di
Stato
.
Egli
parla
un
italiano
genericamente
subalpino
,
senza
tracce
apprezzabili
di
lombardismi
,
un
tantino
-
ma
proprio
un
tantino
così
-
impacciato
,
come
chi
è
avvezzo
ad
esprimersi
normalmente
in
lingue
straniere
.
È
un
piccolo
tic
della
pronuncia
,
che
gli
dà
agio
di
prolungare
la
riflessione
prima
di
emettere
la
parola
:
e
soltanto
ascoltando
lui
,
io
compresi
quale
immane
esigenza
è
contenuta
nella
massima
corrente
e
ripetuta
"
prima
di
parlare
,
pensaci
"
:
uno
sforzo
terribile
,
che
il
signor
Motta
compie
continuamente
e
coscienziosamente
.
Perciò
le
sue
espressioni
sono
di
una
precisione
assoluta
:
nel
corso
di
una
conversazione
,
il
più
possibile
animata
,
egli
ripete
cinque
o
sei
volte
i
termini
ufficiali
di
una
designazione
:
egli
,
per
esempio
,
non
ci
disse
mai
"
noi
,
svizzeri
italiani
"
,
il
che
sarebbe
scorretto
,
per
quanto
usatissimo
:
ma
"
noi
,
svizzeri
di
lingua
italiana
"
,
che
è
l
'
espressione
ortodossa
.
E
così
via
.
Con
questo
linguaggio
che
ha
la
liscezza
della
maiolica
antica
e
la
dirittura
di
un
piombino
,
il
signor
Motta
riesce
a
dare
l
'
illusione
della
sincerità
:
ed
è
forse
il
più
placido
e
imperturbabile
mentitore
del
mondo
.
Normalmente
,
egli
dialoga
in
questo
modo
:
riprendendo
quello
che
ha
detto
il
suo
interlocutore
,
e
ripetendolo
con
molto
maggiore
arte
e
chiarezza
;
perché
egli
,
dalla
prima
frase
capisce
perfettamente
dove
l
'
altro
vuole
arrivare
e
gli
ripresenta
ben
refilate
quelle
idee
che
l
'
altro
aveva
espresso
confusamente
e
senza
riflettere
.
Così
il
signor
Motta
ottiene
,
a
ogni
battuta
,
due
vantaggi
:
non
dice
niente
,
e
procura
all
'
altro
il
compiacimento
di
essersi
espresso
molto
bene
.
Quando
poi
è
messo
alle
strette
,
e
deve
rispondere
categoricamente
,
allora
egli
dà
fuori
frasi
di
convenienza
,
ma
in
modo
maestro
.
Egli
fu
uno
dei
più
scettici
attori
della
Conferenza
,
e
riuscì
a
far
credere
di
esserne
un
fervente
:
disprezzava
profondamente
i
russi
,
convintissimo
che
con
essi
non
si
sarebbe
concluso
niente
,
ma
si
interessava
con
la
massima
buona
grazia
delle
condizioni
della
vita
in
Russia
:
rese
dei
servigi
a
Rathenau
,
protestando
dolcemente
,
a
nome
dei
neutri
,
contro
il
regime
delle
sedute
del
club
a
Villa
D
'
Albertis
,
ma
la
lancetta
di
tutta
la
sua
azione
fu
piuttosto
francese
,
e
punse
di
nascosto
a
più
riprese
la
vescica
conferenziale
.
La
menzogna
del
signor
Motta
è
la
menzogna
di
grande
scuola
,
la
menzogna
aulica
,
che
sarà
sempre
necessaria
ai
più
serii
e
onesti
uomini
di
Stato
.
Quella
del
signor
Lloyd
George
è
la
menzogna
demagogica
,
necessaria
per
aizzare
o
addormentare
i
popoli
,
o
per
le
"
guerre
giuste
"
,
o
per
le
"
ricostruzioni
"
.
Spostandosi
dal
Miramare
dove
alloggiava
Motta
al
Génes
dove
si
arrabattavano
i
russi
,
voi
potevate
incontrare
gli
uomini
della
menzogna
di
bassa
lega
,
necessaria
per
sfruttare
i
popoli
e
viverci
sopra
:
e
l
'
esemplare
più
bello
era
forse
il
Rosemberg
.
Ebreo
e
gobbo
,
costui
si
avvoltolava
in
un
turbinio
di
circolari
ballistiche
e
di
foglietti
réclame
ch
'
egli
vi
presentava
con
gli
occhi
loschi
dell
'
uomo
che
ha
parecchie
fucilazioni
per
vendette
personali
sulla
coscienza
,
e
sa
che
voi
lo
sapete
.
Ma
di
costui
e
di
Rakowsky
,
e
di
tutti
i
moscoviti
ho
fatto
proposito
di
non
parlare
.
Dedicherò
solo
un
ricordo
al
signor
Cicerin
.
Cicerin
.
Fra
gli
altri
diplomatici
,
atteggiamento
del
collegiale
che
è
malignato
dai
compagni
,
e
quando
il
professore
di
fisica
fa
gli
esperimenti
al
buio
,
tutta
la
classe
gli
assesta
scapellotti
,
ficotti
,
e
bazzurre
sulla
testa
.
Manca
assolutamente
di
quell
'
aspetto
dignitoso
e
virile
,
che
è
la
bellezza
di
un
militare
o
di
un
uomo
di
stato
:
occhi
detestabilmente
abborsonati
,
carnagione
biancastra
e
facciata
da
pascià
:
un
gaudente
da
harem
,
un
uomo
che
par
fatto
apposta
per
essere
lisciato
dalle
sue
donne
e
leccato
e
perleccato
dal
cagnolo
della
concubina
.
Il
ricostruttore
della
Nazione
Le
giornate
di
Genova
restarono
certo
memorabili
nella
vita
dell
'
on
.
Facta
.
Durante
tutto
il
periodo
della
Conferenza
,
il
Presidente
del
Consiglio
trasudò
letizia
:
la
letizia
dell
'
innocenza
.
La
sua
stessa
figura
tradiva
la
bonaria
soddisfazione
dell
'
avvocato
di
provincia
,
arrivato
dove
mai
si
sarebbe
sognato
di
arrivare
.
Io
lo
osservai
in
diverse
occasioni
.
Durante
le
sedute
solenni
della
conferenza
,
egli
non
comprendeva
assolutamente
niente
dei
discorsi
dei
suoi
eminenti
colleghi
,
e
si
rivolgeva
al
vicino
on
.
Schanzer
per
spiegazioni
sui
punti
applauditi
,
con
gesti
così
impacciati
che
facevano
fremere
chi
gli
teneva
il
binoccolo
puntato
addosso
.
Il
marchese
Visconti
Venosta
e
il
commendator
Giannini
,
seduti
dietro
a
lui
,
gli
davano
ogni
tanto
gli
schiarimenti
del
caso
,
ed
egli
li
ringraziava
con
sollecitudine
commovente
.
Nei
ricevimenti
ai
giornalisti
,
italiani
od
esteri
,
il
Presidente
del
Consiglio
aveva
veramente
soggezione
dei
suoi
interlocutori
:
di
cui
va
ricordato
qui
solo
Vettori
,
del
Giornale
d
'
Italia
,
uomo
di
spirito
e
di
incomparabile
aplomb
,
dinanzi
a
cui
mi
par
di
vedere
il
povero
Facta
tutto
premuroso
,
quasi
pauroso
di
commettere
qualche
gaffe
.
Del
resto
,
i
ricevimenti
formarono
l
'
attività
più
rilevante
dell
'
on
.
Facta
durante
la
Conferenza
.
A
Villa
Cambiaso
,
in
un
gardens
party
offerto
dal
Municipio
,
Facta
comparve
in
mezzo
a
un
pubblico
per
lui
adatto
,
composto
cioè
di
impiegati
municipali
e
signorine
da
marito
.
L
'
autorità
prefettizia
aveva
noleggiato
degli
applauditori
che
vollero
essere
troppo
zelanti
,
gridando
dalle
finestre
della
villa
,
per
un
buon
quarto
d
'
ora
:
"
Viva
Facta
!
Viva
il
ricostruttore
della
nazione
!
"
.
Chi
non
ha
veduto
Facta
in
quel
quarto
d
'
ora
ridicolo
,
non
sa
che
cosa
sia
la
fatuità
trionfante
.
Liberato
dall
'
incubo
dei
colleghi
uomini
di
Stato
,
e
rimesso
finalmente
in
mezzo
alla
buona
gente
di
provincia
,
egli
ringraziava
,
si
profondeva
sulla
scalinata
della
villa
,
e
a
quelle
grida
faceva
col
capo
di
sì
,
di
sì
,
come
a
dire
che
sicuro
,
che
la
nazione
voleva
ricostruirla
lui
,
proprio
lui
!
...
L
'
on
.
Facta
rivelava
,
anche
nelle
piccole
cose
,
una
innocenza
completa
sul
modo
di
presiedere
la
Conferenza
.
Nell
'
unico
grande
ricevimento
da
lui
dato
alla
Stampa
internazionale
all
'
Hotel
Miramare
,
questo
buon
uomo
,
pronunciato
il
suo
discorso
,
si
lasciò
prendere
in
mezzo
e
sequestrare
da
una
comitiva
di
studentelli
,
che
,
intrufolatisi
nella
folla
,
gli
volevano
fare
firmare
centinaia
di
cartoline
-
ricordo
:
e
Facta
,
tutto
rosso
in
viso
,
seduto
a
un
tavolino
da
caffè
,
firmava
e
firmava
con
la
massima
diligenza
,
instancabilmente
,
assistito
...
dal
Prefetto
di
Genova
,
arruolatore
delle
claque
,
che
con
una
aria
di
compunta
ammirazione
diceva
-
e
lo
avrà
ripetuto
venti
volte
-
"
Ah
!
Quant
'
è
buono
quell
'
uomo
lì
"
!
Tale
e
quale
come
se
si
fosse
trattato
di
qualche
santo
.
E
di
là
,
ad
attendere
i
colloqui
del
Presidente
della
Conferenza
,
c
'
erano
i
primi
giornalisti
del
mondo
!
Costoro
,
il
signor
Facta
,
forse
non
li
conosceva
neppur
di
nome
.
E
'
dubbio
,
per
esempio
,
ch
'
egli
sospettasse
chi
è
il
signor
Wolff
:
altrimenti
non
sarebbe
occorso
il
caso
che
questi
,
dopo
aver
ottenuto
l
'
appuntamento
per
una
udienza
,
dovesse
aspettare
due
ore
nell
'
anticamera
di
Palazzo
Reale
,
e
potesse
essere
ammesso
solo
dopo
l
'
intervento
di
un
delegato
italiano
che
capì
tutta
la
stizza
e
il
malcontento
del
potente
pubblicista
tedesco
.
Gli
è
che
nell
'
on
.
Facta
affiorava
nella
sua
forma
più
pacioccona
e
provinciale
,
quello
che
fu
il
difetto
principale
della
delegazione
italiana
alla
Conferenza
:
l
'
aver
mirato
ad
ottenere
del
"
prestigio
"
,
e
l
'
aver
scambiato
le
adulazioni
interessate
per
altrettante
testimonianze
di
prestigio
incomparabile
.
Come
il
suo
capo
,
anche
la
delegazione
italiana
voleva
essere
acclamata
"
ricostruttrice
"
e
diceva
di
sì
e
di
sì
quando
gli
imbroglioni
glie
lo
gridavano
dalla
finestra
.
La
figura
di
Schanzer
La
responsabilità
principale
di
questo
inebriamento
spetta
all
'
on
.
Schanzer
,
il
capo
effettivo
della
delegazione
.
Ma
1'on
.
Schanzer
non
poteva
comportarsi
diversamente
.
La
sua
origine
e
la
sua
formazione
lo
rendono
vittima
predestinata
degli
adulatori
.
Verso
coloro
che
dissentono
dal
coro
,
la
sua
diffidenza
è
morbosamente
sospettosa
.
E
'
inutile
:
la
vita
di
quell
'
uomo
è
dominata
da
due
fatti
:
1'origine
israelita
e
anazionale
,
che
si
capisce
che
è
stata
sempre
,
per
lui
,
fin
dalla
giovinezza
,
il
cruccio
delle
ore
:
e
le
indegne
umiliazioni
subite
nel
periodo
della
neutralità
che
gli
hanno
innestato
un
invincibile
sospetto
di
questo
popolo
di
bèceri
e
di
cafoni
patrioti
.
Un
esempio
?
Eccolo
.
Negli
ultimi
giorni
della
Conferenza
,
Schanzer
credette
bene
di
invitare
Lloyd
George
ricevendo
la
stampa
,
e
annunciando
che
era
a
disposizione
dei
signori
giornalisti
per
le
domande
che
volessero
avanzargli
.
Ma
sì
!
Questo
era
lo
scenario
:
in
realtà
,
Schanzer
è
incapace
di
improvvisare
le
risposte
come
fa
Lloyd
George
:
e
fin
qui
non
c
'
è
proprio
niente
di
perduto
,
anzi
,
ci
sarebbe
da
lodarlo
.
In
quella
riunione
,
un
collega
compiacente
si
alzò
subito
,
e
con
una
domanda
combinata
diede
occasione
a
Schanzer
di
pronunciare
il
discorso
già
bell
'
e
preparato
:
piccoli
artifizi
perdonabili
,
in
quell
'
epopea
della
menzogna
che
fu
la
Conferenza
.
Tuttavia
,
quando
il
discorso
fu
spacciato
,
bisognò
che
Schanzer
sottostasse
all
'
ònere
di
qualche
domanda
ex
-
abrupto
.
Cosa
volete
!
Il
primo
che
s
'
alza
su
fu
un
incorreggibile
menagramo
,
che
gli
pone
la
domanda
seguente
:
-
Il
signor
ministro
può
dirci
che
cosa
ha
deciso
la
prima
sotto
-
commissione
sulle
sorti
della
Galizia
Orientale
?
Lo
sguardo
che
l
'
on
.
Schanzer
gli
lanciò
dalla
parte
opposta
del
salone
,
non
è
facilmente
dimenticabile
.
A
quell
'
onesto
e
probo
italiano
,
che
ha
però
la
disgrazia
di
pronunciare
la
nostra
lingua
con
un
accento
che
ricorda
quello
dei
funzionari
tedeschi
del
Lombardo
-
Veneto
,
questa
domanda
spensierata
parve
certo
una
insinuazione
sanguinosa
rispetto
alle
sue
origini
così
malignate
.
Rispose
poche
parole
impacciate
,
tagliò
corto
alle
domande
successive
,
disse
affrettatamente
due
frasi
di
congedo
,
e
con
la
prima
scusa
mal
scelta
,
di
dover
andare
a
firmare
il
trattato
italo
-
polacco
(
che
viceversa
egli
veniva
appunto
dall
'
aver
firmato
)
se
la
svignò
,
fra
timoroso
e
indignato
.
Questo
è
l
'
uomo
delicato
e
vulnerabilissimo
,
che
cadde
nelle
grinfie
a
Lloyd
George
.
Distrazioni
compiacenti
L
'
opera
di
captazione
di
simpatie
da
parte
di
Lloyd
George
verso
la
delegazione
italiana
e
il
Ministro
Schanzer
cominciò
al
giorno
dell
'
arrivo
e
terminò
...
alla
colazione
del
Miramare
e
annesso
"
muro
romano
"
.
Nulla
di
più
esilarante
dell
'
ammirazione
che
gli
inglesi
ufficiosi
ostentavano
per
l
'
energia
dimostrata
dall
'
on
.
Facta
durante
la
prima
seduta
.
Lloyd
George
che
si
compiace
della
energia
di
Facta
!
!
!
...
Quando
questo
compiacimento
fu
riferito
al
destinatario
,
costui
cominciò
a
credere
di
possedere
un
pugno
di
ferro
nel
guidare
la
Conferenza
:
e
il
peggio
è
-
lui
disgraziato
!
-
che
se
ne
vanta
con
qualcuno
!
Come
dicevano
all
'
Hotel
Savoie
quelli
della
delegazione
francese
:
"
cet
excellent
monsieur
Factà
...
"
.
Con
Schanzer
,
la
cosa
procedette
più
finemente
.
Lloyd
George
,
in
due
o
tre
episodii
,
lusingò
Schanzer
irresistibilmente
.
Così
fu
dopo
tutta
la
farsa
dell
'
accordo
russo
-
tedesco
,
e
dell
'
indignazione
a
un
tanto
il
metro
dimostrata
da
Lloyd
George
.
Nella
seduta
celebre
a
Villa
D
'
Albertis
,
presenti
anche
i
rappresentanti
della
Piccola
Intesa
,
Lloyd
George
diede
in
escandescenze
.
Egli
voleva
senz
'
altro
intimare
alla
Germania
lo
sfratto
dalla
Commissione
politica
:
voleva
di
qui
,
voleva
di
là
...
Qualcheduno
si
persuase
perfino
che
il
Giove
Tonante
volesse
sul
serio
.
Schanzer
,
che
presiedeva
,
intervenne
per
moderarlo
,
per
introdurre
nella
nota
a
Rathenau
frasi
conciliative
.
Dopo
un
po
'
di
tira
e
molla
,
Lloyd
George
,
con
parole
altamente
deferenti
per
il
ministro
italiano
,
dichiarò
di
accedere
al
desiderio
da
lui
espresso
.
Eh
,
no
:
sono
soddisfazioni
che
un
galantuomo
come
l
'
on
.
Schanzer
non
le
dimentica
:
tanto
più
che
1'on
.
Schanzer
apparteneva
alla
minoranza
che
s
'
era
lasciata
persuadere
che
il
Giove
Tonante
volesse
sul
serio
...
Naturalmente
,
la
riconoscenza
dell
'
onorevole
Schanzer
si
esplicò
in
tutte
le
occasioni
e
lo
spinse
anche
a
fare
figure
non
brillantissime.Valga
per
tutti
questo
caso
.
Il
14
maggio
,
Domenica
,
la
delegazione
russa
fa
avere
a
Schanzer
una
nota
di
protesta
contro
la
sua
esclusione
dalla
Commissione
mista
,
che
doveva
discutere
su
non
ricordo
quale
farsa
..
Contemporaneamente
,
i
russi
comunicano
la
nota
-
protesta
alla
stampa
.
La
nota
,
per
essere
una
nota
,
era
abbastanza
interessante
:
e
veniva
a
guastare
tutte
le
elaborate
macchinazioni
di
Lloyd
George
per
far
trangugiare
ai
francesi
la
Commissione
mista
e
i
suoi
ammennicoli
:
cioè
veniva
a
rinforzare
e
giustificare
le
riluttanze
francesi
.
Schanzer
riceve
la
nota
,
e
la
tiene
per
sé
.
Barthou
,
non
essendone
ufficialmente
informato
,
non
la
comunica
a
Parigi
.
Ma
alla
delegazione
francese
c
'
erano
gli
informatori
zelantissimi
di
Poincaré
:
e
la
sera
stessa
di
Domenica
Poincaré
era
in
possesso
della
nota
e
mandava
un
telegrammino
a
Barthou
,
che
certo
non
conteneva
dei
complimenti
.
Va
da
sé
,
che
Barthou
si
recò
alla
seduta
del
club
a
Palazzo
Reale
un
po
'
coi
nervi
tesi
per
tutto
questo
giro
e
rigiro
di
note
e
di
sornioni
silenzi
.
Lloyd
George
aveva
fatto
sapere
a
Schanzer
che
della
nota
russa
bisognava
discorrerne
il
meno
possibile
.
Schanzer
lo
compiacque
goffamente
,
come
sogliono
gli
onesti
allorché
si
permettono
di
aderire
ai
desideri
...
degli
altri
.
La
mattina
del
Lunedì
,
ricominciano
dunque
i
cosiddetti
lavori
.
Al
principio
della
seduta
Schanzer
riprese
ad
esporre
il
progetto
della
risposta
ai
russi
voluto
da
Lloyd
George
,
come
se
da
parte
russa
nulla
fosse
intervenuto
.
Il
signor
Barthou
stette
ad
ascoltare
con
aria
socratica
la
relazione
di
Schanzer
e
soltanto
quando
il
ministro
italiano
ebbe
finito
osservò
dolcemente
,
come
il
Maestro
in
un
dialogo
platonico
:
-
Se
permettete
,
vorrei
richiamare
la
vostra
attenzione
su
un
documento
trasmesso
dalla
Delegazione
russa
...
Su
un
documento
che
la
Delegazione
francese
non
conosce
se
non
indirettamente
...
La
cronaca
-
e
questa
mia
è
cronaca
di
fonte
francese
-
non
dice
se
il
Ministro
Schanzer
e
il
signor
Lloyd
George
abbiano
emesso
l
'
"
Ah
,
già
...
"
cui
ricorrono
tutti
i
finti
distratti
quando
sono
presi
in
castagna
.
Ma
,
insomma
,
per
quanto
fosse
penoso
discorrere
della
nota
russa
,
Schanzer
e
Lloyd
George
dovettero
sorbirsi
il
resto
delle
osservazioni
di
Barthou
,
progressivamente
sempre
meno
soavi
:
-
Una
nota
russa
è
stata
presentata
ieri
sera
alla
Presidenza
della
Conferenza
,
e
la
delegazione
ne
ha
dato
comunicazione
alla
stampa
.
Noi
non
sappiamo
se
la
nota
in
circolazione
sia
esatta
,
e
desidereremmo
che
ce
ne
fosse
data
conoscenza
.
Nel
testo
integrale
,
si
capisce
...
Schanzer
confermò
che
domenica
,
a
ora
tarda
,
gli
era
stata
consegnata
la
nota
di
Cicerin
.
Ma
nessuno
potè
levare
di
testa
ai
francesi
che
il
ministro
italiano
avesse
perpetrato
il
tentativo
di
livragare
un
documento
ufficiale
,
comunicandolo
con
ritardo
.
Ecco
come
sorgevano
impressioni
e
risentimenti
,
infondati
data
l
'
onestà
di
Schanzer
,
ma
coloriti
di
giustificatezza
data
la
sua
evidente
docilità
alle
manovre
inglesi
.
Ebbe
mai
l
'
on
.
Schanzer
un
momento
di
lucidità
,
sulla
parte
che
il
gran
maneggione
e
pasticcione
inglese
gli
faceva
fare
?
Forse
un
raggio
riuscì
a
penetrare
nella
fitta
tenebra
quando
si
scatenò
la
polemica
francese
contro
gli
accaparramenti
petrolieri
iniziati
sottomano
da
parte
inglese
a
Santa
Margherita
presso
i
russi
.
Schanzer
si
impaurì
del
chiasso
dei
giornali
,
e
temette
di
doversi
presentare
alla
Camera
"
senza
petrolio
"
.
"
Come
farò
,
come
farò
-
avrebbe
egli
detto
a
un
suo
intimo
consigliere
-
quando
mi
accuseranno
di
tornare
a
mani
vuote
anche
di
questo
?
"
.
Poi
le
assicurazioni
date
con
una
serietà
di
pénce
-
sans
-
rire
dagli
ufficiosi
inglesi
lo
tranquillizzarono
.
Scomparso
il
lume
del
petrolio
,
tornò
il
buio
attorno
al
cervello
dell
'
on
.
Schanzer
.
I
Consiglieri
di
Schanzer
E
il
ministro
Schanzer
,
in
questa
sua
ansia
di
essere
utile
...
alla
Delegazione
inglese
,
non
trovava
alcuna
rèmora
negli
uomini
,
anzi
nei
due
uomini
che
gli
stavano
più
da
vicino
:
il
Marchese
Giovanni
Visconti
Venosta
,
segretario
generale
della
Delegazione
,
e
il
Comm
.
Giannini
,
e
che
godevano
intierissima
la
sua
confidenza
.
Il
marchese
Visconti
-
Venosta
è
un
uomo
che
,
quando
vuole
esprime
il
suo
giudizio
su
chi
non
crede
che
Lloyd
George
sia
il
più
grande
uomo
di
stato
vivente
,
ricorre
a
questa
formula
curiosa
e
rivelatrice
:
"
Il
tale
deve
avere
una
mentalità
francese
"
.
Con
questo
,
il
tale
è
compatito
ma
condannato
:
e
il
marchese
assume
verso
di
lui
un
atteggiamento
di
diffidenza
mal
celata
,
che
contrasta
con
la
sistematica
e
premeditata
piacevolezza
delle
sue
maniere
verso
tutti
coloro
che
...
egli
crede
non
abbiano
la
"
mentalità
francese
"
.
Uomo
di
arguzia
fine
e
di
risposta
pronta
e
sottile
,
non
è
però
uomo
di
spirito
perché
è
permaloso
.
Questa
sua
permalosità
si
rendeva
manifesta
in
un
timore
esagerato
e
quasi
ridicolo
,
degli
attacchi
della
stampa
.
Fu
lui
,
io
credo
,
a
creare
nella
Delegazione
italiana
quella
aspettativa
esigente
delle
approvazioni
universali
:
tutti
dovevano
dire
e
stampare
e
credere
che
l
'
azione
della
delegazione
era
lungimirante
e
provvidenziale
:
e
in
realtà
,
tranne
poche
sfumature
,
durante
quaranta
lunghi
giorni
la
delegazione
italiana
fu
circondata
da
un
coro
di
lodi
che
le
altre
delegazioni
non
conoscevano
neppure
da
lontano
.
(
Chi
stonava
,
Visconti
-
Venosta
quasi
gli
levava
il
saluto
!
...
)
.
Questa
preoccupazione
di
"
fare
star
buona
"
la
stampa
,
indusse
il
Visconti
Venosta
ad
assumere
egli
stesso
l
'
ònere
delle
comunicazioni
alla
stampa
,
saltando
a
piè
pari
il
comm
.
Amedeo
Giannini
,
e
il
pleonastico
sen
.
Artom
:
non
sappiamo
con
quale
soddisfazione
di
queste
due
egregie
persone
.
E
'
doveroso
riconoscere
che
,
specie
nell
'
ultimo
periodo
della
Conferenza
,
le
comunicazioni
del
marchese
erano
le
più
spirituelles
e
le
più
complete
della
Conferenza
:
e
che
il
marchese
-
a
prescindere
da
qualche
accentuato
complimento
verso
i
giornali
più
temuti
dalla
Consulta
-
adempiva
le
sue
funzioni
di
informatore
con
una
perfetta
pubblicità
,
senza
cioè
informazioni
à
coté
per
"
persone
grate
"
.
Il
commendatore
Giannini
è
il
perito
dell
'
Italia
:
perito
per
i
cambi
,
perito
per
la
ricostruzione
russa
,
perito
per
la
ricostruzione
europea
,
perito
in
"
tutt
'
e
cose
"
.
Nascosto
in
una
fitta
schiera
di
ventinove
colleghi
,
tutti
nominalmente
periti
a
egual
titolo
di
lui
alla
Conferenza
,
egli
però
li
scavalcava
tutti
e
ventinove
,
pistonato
attivamente
nella
considerazione
di
Schanzer
dalla
fama
di
essere
uomo
espertissimo
degli
inglesi
,
e
tesoreggiato
addirittura
dal
signor
Grigg
e
compagnia
.
Per
esempio
,
quando
le
trattative
con
gli
jugoslavi
,
trasportate
a
Palazzo
Reale
,
ricevettero
un
nuovo
impulso
dalla
iniziativa
di
Lloyd
George
,
presenziarono
in
nome
del
"
principae
"
l
'
inglese
M
.
r
Gregory
e
l
'
italiano
comm
.
Giannini
;
e
noi
tutti
potemmo
ammirare
la
versatilità
inaudita
di
quest
'
uomo
,
che
dalla
ricostruzione
dell
'
immensa
Russia
,
passava
a
discutere
-
forse
per
distrarsi
-
se
attorno
a
Zara
ci
devono
essere
dieci
o
quindici
chilometri
di
zona
franca
...
Il
perito
in
"
tutt
'
e
cose
"
invidiava
al
minor
collega
Lucciolli
perfino
quei
dieci
o
quindici
chilometri
di
caccia
riservata
!
Un
meridionale
proveniente
dalla
burocrazia
non
è
ingenuo
come
un
diplomatico
di
carriera
e
di
razza
:
ed
il
commendatore
Giannini
sa
trattare
col
pubblico
meglio
che
il
Marchese
Visconti
Venosta
,
parlando
di
buon
grado
a
chiunque
lo
interpelli
,
ma
riservando
le
lecite
informazioni
agli
amici
del
cuore
:
egli
ne
ha
così
di
potenti
,
che
non
lo
abbandoneranno
mai
.
La
sua
ammirazione
per
Lloyd
George
è
illimitata
,
degna
di
un
diplomatico
...
portoghese
.
Nel
bellissimo
episodio
dell
'
alleanza
italo
-
inglese
impostata
sulle
imbandigioni
del
Miramar
;
battezzata
dalle
insulsaggini
Lloyd
-
georgiane
del
muro
romano
,
e
varata
da
quasi
tutta
la
stampa
italiana
,
credo
che
il
comm
.
Giannini
abbia
avuto
una
parte
:
se
egli
,
alla
sera
,
avesse
detto
una
parola
di
scetticismo
a
chi
di
ragione
,
sarebbe
rimasto
risparmiato
alla
Consulta
il
ridicolo
di
un
emballement
per
legami
anfitrionici
e
non
diplomatici
,
smentiti
brutalmente
quindici
giorni
dopo
dai
giornali
inglesi
.
Il
comm
.
Giannini
,
uomo
certo
accortissimo
,
non
si
è
ancora
capacitato
ch
'
egli
può
essere
perito
di
"
tutt
'
e
cose
"
,
fuorché
del
cuore
di
Lloyd
George
.
Cose
che
succedono
agli
innamorati
devoti
.
Il
Conte
Zio
di
Santa
Margherita
Ho
accennato
a
quest
'
altra
avventura
,
svoltasi
à
coté
della
Conferenza
,
sotto
la
presidenza
di
Sua
Eccellenza
Tosti
di
Valminuta
,
alloggiato
all
'
Hotel
Guglielmina
a
Santa
Margherita
.
L
'
on
.
Tosti
-
presidente
della
Lega
Navale
di
Roma
:
e
non
aggiungo
altra
caratteristica
-
considerava
le
trattative
come
un
campicello
affidatogli
,
perch
'
egli
ne
traesse
diplomatico
sostentamento
durante
la
Conferenza
.
Gentiluomo
ospitale
e
cortese
,
egli
si
imbronciava
solo
quando
qualcheduno
gli
esprimeva
la
speranza
di
una
prossima
conclusione
:
tal
e
quale
come
il
Conte
Zio
:
"
Son
cose
spinose
,
affari
delicati
..
reverendissimo
padre
"
.
E
qui
,
invece
di
gonfiar
le
gote
e
di
soffiare
,
stringeva
le
labbra
,
e
tirava
dentro
tant
'
aria
quanta
ne
soleva
mandar
soffiando
.
Il
dialogo
,
caratteristico
,
si
apriva
regolarmente
così
:
-
Può
dirmi
,
Eccellenza
,
come
procedono
le
trattative
con
la
delegazione
jugoslava
?
-
Trattative
?
!
Trattative
!
Non
sono
trattative
.
Io
non
mi
trovo
qui
per
trattare
.
Io
ho
semplicemente
l
'
incarico
di
condurre
delle
conversazioni
,
così
,
per
esaminare
se
vi
sono
dei
punti
di
contatto
,
delle
vedute
comuni
da
cui
si
possa
procedere
oltre
...
Voi
comprendete
,
c
'
è
una
differenza
fra
"
trattative
"
e
"
conversazioni
"
.
Le
trattative
verranno
poi
.
Per
ora
sono
semplici
sondaggi
in
questioni
delicatissime
,
che
io
compio
approfittando
della
presenza
dei
ministri
jugoslavi
.
I
quali
-
e
questo
posso
dirlo
-
si
sono
volenterosamente
prestati
a
queste
conversazioni
,
a
questi
tastamenti
di
terreno
assolutamente
preliminari
...
Ad
ascoltare
questo
anfanamento
,
c
'
era
da
indignarsi
contro
un
uomo
che
parlava
così
,
quando
due
paesi
attendevano
semplicemente
l
'
esecuzione
di
un
trattato
firmato
diciotto
mesi
prima
!
E
faceva
pena
vederlo
,
lui
,
l
'
on
.
Tosti
,
così
aperto
e
giovialone
,
cercar
di
incupirsi
per
persuadere
l
'
interlocutore
che
bisognava
far
sembiante
di
giudicare
disperate
le
trattative
per
non
mettere
in
sospetto
i
croati
contro
i
serbi
,
per
non
aizzare
il
delegato
dalmata
Krstéls
contro
il
collega
Nincic
,
serbo
,
e
altri
poveri
machiavellismi
di
questo
genere
,
che
rivelavano
nell
'
on
.
Tosti
soltanto
una
concezione
falsa
e
un
disegno
egoistico
;
la
concezione
che
i
ministri
jugoslavi
fossero
in
disaccordo
fra
loro
,
e
il
disegno
di
tirare
in
lungo
le
trattative
.
Questo
disegno
era
egoistico
per
questo
:
l
'
on
.
Tosti
voleva
avere
qualche
titolo
legittimativo
per
restare
sul
palcoscenico
della
Conferenza
;
se
le
"
conversazioni
"
concludevano
qualche
cosa
,
il
titolo
legittimativo
veniva
meno
,
e
il
palcoscenico
doveva
essere
abbandonato
,
non
essendo
l
'
on
.
Tosti
membro
della
delegazione
alla
Conferenza
(
e
il
non
avervelo
nominato
fu
un
errore
dell
'
on
.
Schanzer
:
c
'
era
dentro
mezza
Italia
!
)
.
Alcune
delle
questioni
che
formavano
oggetto
delle
trattative
erano
assolutamente
ridicole
.
Non
ci
sono
in
Italia
cento
italiani
disposti
ad
interessarsi
delle
validità
delle
lauree
italiane
in
Jugoslavia
,
e
forse
non
ce
ne
sono
mille
che
siano
disposti
a
subire
il
disturbo
minimo
perché
Zara
abbia
quindici
chilometri
di
zona
franca
.
Ci
sono
,
sì
,
i
folli
che
sostengono
che
si
deve
conquistare
la
Dalmazia
:
ma
anch
'
essi
presentano
il
vantaggio
di
infischiarsi
del
modo
con
cui
si
eseguisce
il
Trattato
di
Rapallo
.
Delegati
italiani
,
e
jugoslavi
hanno
discusso
per
mesi
di
particolari
di
così
scarsa
importanza
,
che
essi
hanno
avuto
persino
vergogna
a
confessarla
;
e
questo
fu
il
primo
motivo
del
gran
segreto
che
nascose
quelle
trattative
.
In
questo
furono
aiutati
dai
giornalisti
delle
due
nazioni
:
in
Italia
ci
sono
cinque
o
sei
individui
che
possono
legittimare
la
loro
attività
in
un
giornale
soltanto
in
quanto
c
'
é
una
rogna
diplomatica
cogli
jugoslavi
da
trattare
competentemente
:
inutile
dire
che
l
'
on
.
Tosti
era
sapientemente
fiancheggiato
da
costoro
nel
compito
di
rendere
iperbolicamente
ardue
le
trattative
di
Rapallo
.
Il
senatore
Contarini
,
che
forse
non
era
così
"
specializzato
"
nella
rogna
adriatica
,
e
può
far
strada
anche
quando
quella
rogna
non
si
gratterà
più
,
era
quindi
la
bestia
nera
di
tutti
questi
canonici
della
"
questione
adriatica
"
:
compreso
l
'
on
.
Tosti
.
Anzi
passava
per
rinunciatario
addirittura
.
Il
propagandista
Orlando
Questo
"
clou
"
di
mantenuti
della
questione
adriatica
,
dunque
,
ostentò
un
grande
allarme
quando
si
seppe
che
,
in
un
saloncino
del
Bristol
,
c
'
era
stato
una
specie
di
convegno
riservato
fra
uomini
politici
concordi
nel
desiderio
che
le
trattative
arrivassero
in
porto
,
e
disposti
poi
a
compiere
un
'
opera
personale
di
riavvicinamento
dei
due
paesi
,
e
soprattutto
di
diffusione
di
notizie
precise
sulla
situazione
reciproca
.
Da
parte
italiana
v
'
erano
i
soliti
"
rinunciatari
"
assai
più
conosciuti
nel
limbo
della
questione
adriatica
di
quel
che
non
sia
Barabba
nella
passione
di
Cristo
:
da
parte
jugoslava
,
presenziarono
i
ministri
Nincic
e
Antonievic
,
pur
rimanendo
l
'
iniziativa
di
natura
strettamente
privata
.
Inutile
diffondere
:
sui
risultati
perfettamente
accademici
di
questi
incontri
.
Tutto
culminò
poi
in
una
modesta
e
innocentissima
colazione
,
offerta
dagli
italiani
agli
jugoslavi
,
e
che
diede
origine
a
intimidazioni
dei
fascisti
indigeni
,
e
a
ciarle
sfondolate
,
in
cui
si
favoleggiò
di
un
sontuoso
banchetto
coronato
da
brindisi
auspicanti
per
lo
meno
alla
rinuncia
di
Udine
e
di
Palmanova
.
Comunque
,
la
riunione
al
Bristol
avvenne
alle
26
del
4
maggio
.
In
essa
si
era
parlato
-
ma
rinunciandone
l
'
attuazione
a
trattative
concluse
-
di
una
Lega
italo
-
jugoslava
,
a
scopo
di
cultura
e
di
propaganda
.
Due
ore
dopo
,
uno
dei
partecipanti
di
quella
riunione
si
incontra
a
Palazzo
Reale
con
Schanzer
.
-
So
che
hanno
avuto
,
oggi
,
una
piccola
riunione
con
delle
personalità
jugoslave
,
comincia
il
ministro
in
tono
agrodolce
.
-
Mi
congratulo
con
il
suo
servizio
di
informazioni
,
che
è
ottimo
davvero
,
Eccellenza
.
-
Ma
io
posso
dirle
anche
chi
c
'
era
:
il
tale
,
il
tale
,
il
talaltro
;
-
e
Schanzer
snocciolò
tutti
i
nomi
con
l
'
aria
soddisfatta
del
ministro
di
polizia
che
ha
fra
le
mani
l
'
elenco
dei
congiurati
.
-
E
posso
dirle
ancora
che
loro
hanno
progettato
una
specie
di
Lega
italo
-
jugoslava
...
-
Ah
,
sì
:
ma
se
ne
parlò
solo
molto
vagamente
.
-
E
su
chi
avrebbero
messo
gli
occhi
per
presiederla
?
-
continua
il
ministro
.
-
Le
ripeto
,
-
ribatté
l
'
altro
;
-
che
la
cosa
fu
appena
accennata
.
Ad
ogni
modo
,
in
via
di
ipotesi
,
noi
s
'
era
pensato
a
qualche
nome
poco
compromesso
,
come
,
per
esempio
,
quello
del
senatore
Ruffini
...
-
Eh
,
sì
!
certo
,
Ruffini
sarebbe
adattatissimo
.
Ma
c
'
è
anche
qualche
altro
personaggio
di
prim
'
ordine
,
che
darebbe
volentieri
la
sua
opera
,
a
fine
di
propaganda
e
di
intesa
reciproca
italo
-
jugoslava
,
e
sarebbe
anche
disposto
ad
andare
a
Belgrado
a
tenere
delle
conferenze
...
-
Ci
consigli
pure
,
Eccellenza
.
-
L
'
onorevole
Orlando
...
Faccia
attonita
dell
'
interlocutore
.
-
Sì
,
sì
,
le
dico
,
l
'
on
.
Orlando
si
assumerebbe
volentieri
,
io
credo
,
questa
responsabilità
.
Il
dialogo
finì
li
,
e
anche
il
progetto
della
Lega
finì
lì
.
Ma
questa
uscita
del
Ministro
Schanzer
è
rivelatrice
di
nuovi
orizzonti
Schanzeriani
e
Orlandiani
.
Orlando
,
l
'
uomo
di
Parigi
,
pronta
ad
andare
a
Belgrado
a
tenere
conferenze
:
Schanzer
,
che
messo
davanti
alle
strette
delle
trattative
,
dell
'
abbandono
della
terza
zona
dalmata
e
delle
temutissime
minacce
dell
'
Idea
Nazionale
cerca
nell
'
uomo
di
Parigi
e
nella
Lega
italo
-
jugoslava
il
parafulmine
per
le
insolenze
nazionaliste
.
Ma
poi
,
tramontato
questo
espediente
,
la
paura
di
fronte
ai
padroni
segreti
della
Consulta
riprese
il
disopra
,
e
Schanzer
lasciò
capire
a
Nincic
che
l
'
abbandono
della
terza
zona
era
impossibile
per
riguardi
parlamentari
.
Quando
Nincic
partì
per
Belgrado
,
portando
questa
coraggiosissima
risposta
,
faceva
veramente
l
'
impressione
di
un
uomo
mortificato
.
Tutte
le
faziose
conversazioni
col
Conte
Zio
di
Santa
Margherita
non
avevano
concluso
ad
altro
che
a
comprometterlo
dinanzi
alle
scimmie
urlatrici
di
casa
sua
,
quelle
di
Belgrado
.
Partendo
,
il
Nincic
accennò
chiaramente
all
'
arbitrato
previsto
del
Presidente
della
Confederazione
Svizzera
dal
Trattato
di
Rapallo
,
come
all
'
unica
via
d
'
uscita
:
e
l
'
on
.
Schanzer
probabilmente
,
avrebbe
accettato
questa
brusca
soluzione
che
,
se
costituiva
una
crisi
nei
rapporti
diplomatici
fra
le
due
nazioni
,
liberava
però
lui
,
Schanzer
,
delle
responsabilità
più
temute
verso
...
l
'
Idea
Nazionale
.
Tutti
sanno
poi
che
l
'
intervento
larvato
di
Lloyd
George
diede
agli
affari
una
nuova
piega
:
il
"
conversatore
"
Tosti
fu
messo
in
disponibilità
,
e
il
comm
.
Amedeo
Giannini
,
quasi
per
confondere
fin
il
ricordo
della
misteriosa
colazione
dei
rinunciatari
,
offrii
in
nome
del
ministro
un
banchetto
alla
stampa
italo
-
jugoslava
:
un
banchetto
,
questo
sì
,
veramente
sontuoso
,
cui
intervennero
anche
i
custodi
ideali
dei
quindici
chilometri
di
zona
franca
attorno
a
Zara
.
Con
l
'
alleanza
inglese
in
saccoccia
,
l
'
on
.
Schanzer
prendeva
coraggio
.
Se
su
qualche
chilometro
attorno
a
Zara
si
era
ceduto
,
in
compenso
si
prevedeva
imminente
la
conquista
...
del
muro
romano
!
...
StampaPeriodica ,
I
Quindi
giacché
la
Cronaca
Bizantina
mi
ha
invitato
a
mandarle
dei
ricordi
di
giornalismo
-
oggi
mi
permetterò
di
raccontare
a
'
miei
lettori
un
aneddoto
bastantemente
gustoso
,
sulla
questione
dei
plagi
.
Bisogna
sapere
che
,
saranno
ora
cinque
o
sei
anni
,
la
critica
italiana
s
'
era
messa
a
correr
dietro
ai
plagiari
,
come
se
questi
fossero
ladri
o
contrabbandieri
e
la
critica
fosse
un
questurino
o
una
guardia
di
finanza
.
Non
vi
saprei
dire
chi
avesse
cominciato
.
Lo
scandalo
scoppiò
forte
quel
giorno
in
cui
un
giornale
della
sera
accusò
il
Cavallotti
d
'
aver
copiati
i
suoi
Pezzenti
da
un
romanzaccio
di
Gonzales
,
trasportando
nelle
scene
del
suo
dramma
i
dialoghi
tali
e
quali
dal
racconto
francese
,
o
spagnolo
che
sia
.
Il
pubblico
,
indifferente
,
alzò
le
spalle
e
non
vide
in
quella
rivelazione
che
un
giuoco
di
partito
.
Esso
presentiva
che
il
Cavallotti
avrebbe
fatto
vedere
di
non
essere
stoffa
di
ladro
letterario
.
Ma
i
nemici
del
Cavallotti
non
dissimularono
la
gioia
di
scoprirlo
in
flagrante
,
mentre
gli
amici
gridarono
,
come
ossessi
,
che
la
delazione
del
Torelli
Viollier
era
un
'
azione
indegna
,
e
che
per
l
'
onore
della
stampa
italiana
non
si
avrebbe
più
dovuto
permettere
questo
spionaggio
letterario
.
Mi
ricordo
d
'
aver
allora
difeso
il
Cavallotti
,
raccontando
ciò
che
un
mio
zio
amico
di
Rossini
mi
aveva
detto
,
un
giorno
che
si
parlava
appunto
dei
furti
musicali
del
gran
maestro
.
Quando
Rossini
incominciò
a
scrivere
mi
diceva
mio
zio
tutti
i
pedanti
Paisiellisti
,
Mozartisti
e
Cimarosisti
lo
accusavano
di
plagio
.
E
non
a
torto
.
Soltanto
che
Rossini
restò
Rossini
,
e
i
maestri
dai
quali
egli
tolse
parecchie
delle
sue
melodie
nessuno
sa
più
quasi
che
sieno
esistiti
.
Tantoché
avviene
,
che
oggidì
,
chi
non
si
picca
di
musica
,
scambia
il
ladro
col
derubato
che
è
un
piacere
.
Una
sera
io
stavo
al
Manzoni
seduto
presso
un
onesto
venditore
di
bretelle
e
cinti
elastici
,
ad
ascoltare
un
'
opera
di
Mozart
.
A
un
tratto
egli
si
volta
a
me
e
mi
dice
:
Non
le
pare
che
questo
pezzo
sia
tolto
di
pianta
a
Rossini
?
Io
lo
guardai
nel
bianco
degli
occhi
per
vedere
se
mi
burlava
.
Infatti
risposi
si
direbbe
quasi
che
Rossini
sia
nato
assai
prima
di
Mozart
.
L
'
altro
non
capì
.
Era
scottante
ancora
la
polemica
per
il
plagio
del
Cavallotti
,
quand
'
io
diedi
al
teatro
milanese
la
mia
nuova
commedia
Nodar
e
Perucchee
.
Non
so
per
quale
miracolo
questi
Nodar
e
Perucchee
piacessero
assai
,
fin
dalla
prima
sera
;
giacché
è
noto
che
delle
quarantadue
commedie
ch
'
io
scrissi
pel
mio
teatro
,
trentaquattro
fiascheggiarono
supinamente
alla
prima
rappresentazione
,
salvo
poi
,
per
qualcuna
di
esse
,
ammutarsi
in
delirio
di
successo
,
come
accadde
appunto
del
Barchett
de
Boffalora
che
fu
ripetuto
trecento
cinquantadue
volte
in
tre
anni
,
e
del
Milanes
in
mar
,
che
oggidì
è
rappresentato
da
tutte
le
compagnie
di
operette
.
I
miei
dolci
confratelli
,
adunque
,
non
potendo
negar
il
successo
del
Nodar
e
Perucchee
,
insinuarono
che
esso
doveva
essere
un
plagio
.
E
il
Filippi
tra
gli
altri
,
nella
Perseveranza
,
tra
molte
cose
gentili
che
ebbe
a
dire
di
essa
,
scrisse
che
la
doveva
essermi
stata
ispirata
da
due
o
tre
commedie
del
repertorio
francese
,
che
io
non
avevo
mai
viste
né
conosciute
.
«
Ch
'
io
mi
ricordi
scriveva
il
Filippi
non
ci
trovo
analogia
che
nel
Carnaval
d
'
un
merle
blanc
e
nel
Passé
de
Nichette
.
»
Potete
immaginarvi
quanto
io
fossi
grato
al
Filippi
d
'
avermi
dato
con
quelle
due
indicazioni
il
modo
di
far
diventare
forse
più
attraente
la
mia
commedia
.
Mandai
dunque
subito
dal
Dumolard
a
comprare
il
Carnaval
e
il
Passé
de
Nichette
,
li
lessi
e
non
vi
trovai
una
sola
situazione
,
una
frase
,
una
sillaba
che
corrispondesse
alla
roba
mia
.
Ma
non
dovete
credere
neanche
per
questo
che
la
mia
coscienza
non
mi
rimordesse
fieramente
e
non
gridasse
a
voce
alta
:
Sì
,
tu
sei
un
ladro
,
un
famoso
ladro
lo
stesso
!
Giacché
Nodar
e
Perucchee
,
quantunque
non
tolti
dalle
due
commedie
francesi
indicate
dal
Filippi
,
erano
pur
sempre
una
vigliacca
e
turpe
ruberia
!
!
Giudicatene
:
«
On
a
beaucoup
ri
de
la
gravité
des
notaires
.
On
s
'
est
cruellement
amusé
de
leur
pesanteur
.
Qu
'
est
-
il
arrivé
?
Les
notaires
se
sont
fâchés
de
ces
absurdes
railleries
.
On
leur
reprochait
leurs
qualités
comme
des
défauts
.
Ils
ont
voulu
se
corriger
,
ils
se
sont
faits
hommes
du
monde
,
ils
sont
devenus
légers
et
fringants
.
Le
coiffeur
au
contraire
est
le
seul
homme
grave
de
notre
époque
.
»
Questo
brano
d
'
una
lettera
della
Girardin
che
ho
trascritto
in
francese
,
sicuro
qual
sono
che
non
ci
sia
lettore
della
Bizantina
il
quale
non
conosca
la
lingua
dei
nostri
più
o
meno
prossimi
nemici
mi
aveva
suggerita
la
idea
della
commedia
Nodar
e
Perucchee
;
e
dava
il
pretesto
a
'
miei
nemici
di
accusarmi
di
plagio
.
Io
cospersi
di
cenere
il
capo
e
piansi
il
mio
errore
.
Sì
.
Io
avevo
commesso
il
delitto
di
leggere
quel
brano
delle
Lettres
Parisiennes
della
Girardin
,
e
m
'
era
balenata
in
mente
l
'
idea
del
mio
lavoro
pel
teatro
milanese
.
Capivo
d
'
aver
commesso
un
'
azione
indegna
!
Giurai
di
non
leggere
più
nulla
,
di
non
studiar
più
,
anzi
di
non
parlare
più
con
nessuno
,
per
paura
che
non
mi
venisse
dal
di
fuori
la
più
piccola
ispirazione
che
mi
rendesse
reo
di
plagio
.
Quando
vorrò
scrivere
qualche
cosa
pensavo
mi
chiuderò
ermeticamente
nella
mia
camera
priva
di
libri
,
di
riviste
,
di
giornali
,
mi
cretinizzerò
ben
bene
,
poi
,
con
le
mani
sul
banco
,
aspetterò
che
scenda
dal
cielo
una
ispirazione
veramente
mia
,
tutta
mia
,
salvo
poi
a
sentirmi
dire
dal
primo
che
passa
che
quella
ispirazione
era
già
venuta
ad
altri
in
Francia
od
in
Italia
.
Ho
ancora
vivissima
in
mente
la
impressione
di
un
disinganno
di
questo
genere
nei
giorni
che
scrivevo
la
Scapigliatura
parola
che
fu
trovata
perfetta
dal
povero
Camerini
per
significare
in
italiano
la
Bohème
francese
.
Una
notte
,
insonne
,
balzo
dal
letto
,
corro
al
tavolino
,
butto
giù
una
diecina
di
pagine
.
Mi
pareva
d
'
aver
fatto
una
trovata
sublime
!
Ero
felice
!
Al
mattino
un
amico
viene
a
trovarmi
,
ed
io
tutto
raggiante
gli
racconto
di
aver
avuto
nella
notte
una
bella
e
novissima
ispirazione
.
Gli
leggo
le
pagine
.
Quello
,
serio
,
ascolta
,
poi
dice
:
Belle
!
!
!
ma
...
Ma
che
cosa
?
Hai
tu
letta
la
Peau
de
chagrin
di
Balzac
?
No
.
Bene
,
leggila
.
Troverai
precisamente
questa
scena
.
Se
mi
avesse
dato
un
cazzotto
mi
avrebbe
fatto
meno
male
.
StampaPeriodica ,
Le
ultime
leggi
sull
'
istruzione
superiore
,
le
quali
avevano
lo
scopo
di
migliorare
la
situazione
economica
dei
professori
universitari
,
sono
riuscite
,
come
era
naturale
,
un
bel
monumento
di
ipocrisia
demagogica
.
Prima
della
guerra
,
il
professore
ordinario
partiva
da
uno
stipendio
di
7000
lire
ed
arrivava
ad
un
massimo
di
10.000;
e
poiché
queste
lire
erano
lorde
di
imposte
e
di
ritenuta
pensioni
,
lo
stipendio
effettivo
andava
da
un
minimo
iniziale
di
6100
ad
un
massimo
finale
di
8500
lire
nette
.
Sarebbe
bastato
moltiplicare
per
tre
queste
cifre
portando
il
minimo
a
circa
18.000
ed
il
massimo
a
25.000
lire
nette
,
perché
i
professori
,
pur
sopportando
una
perdita
,
a
cagion
dell
'
aumento
più
accentuato
nel
costo
della
vita
,
fossero
contenti
e
non
se
ne
parlasse
più
.
Purtroppo
,
i
professori
universitari
hanno
nel
mondo
una
brutta
fama
di
mangiapani
a
tradimento
:
quelle
tre
ore
settimanali
di
lezione
e
quei
quattro
o
cinque
o
sei
mesi
di
vacanze
effettive
fanno
un
gran
dispetto
al
resto
dei
mortali
,
e
specialmente
a
quei
parecchi
deputati
,
che
hanno
nutrito
nei
verdi
anni
l
'
aspirazione
a
diventare
anch
'
essi
professori
di
università
,
ma
non
ci
sono
riusciti
od
hanno
dovuto
fermarsi
alla
libera
docenza
,
perché
la
chiacchiera
,
di
cui
sono
abbondantemente
forniti
,
non
è
un
viatico
bastevole
per
forzare
il
tempio
della
Scienza
.
Di
qui
l
'
antipatia
e
quasi
l
'
odio
cordiale
dei
moltissimi
deputati
per
i
professori
.
Siccome
tra
questi
ultimi
ci
sono
sventuratamente
anche
dei
politici
sopraffini
-
e
ne
sia
prova
il
contingente
esagerato
che
gli
universitari
danno
al
Parlamento
ed
al
Governo
,
peculiarità
che
non
trova
riscontro
se
non
forse
in
qualcuno
degli
Stati
nuovi
sorti
dalla
guerra
-
fu
subito
trovata
la
via
per
risolvere
il
conflitto
tra
l
'
antipatia
parlamentare
,
che
avrebbe
lasciato
volentieri
morire
di
fame
i
professori
e
le
necessità
di
questi
di
vivere
.
Bisognava
lasciare
agli
uomini
politici
la
soddisfazione
maligna
di
far
cosa
spiacevole
agli
universitari
,
pur
ottenendo
l
'
intento
di
compensare
in
parte
costoro
del
danno
di
cui
essi
,
insieme
con
tutte
le
altre
categorie
di
impiegati
pubblici
,
erano
rimasti
vittime
da
quando
cominciarono
ad
essere
pagati
in
moneta
falsa
invece
che
in
moneta
buona
.
Si
disse
:
il
professore
universitario
guadagna
troppo
poco
,
perché
lavora
troppo
poco
.
Facciamogli
fare
tre
ore
di
più
di
lezione
alla
settimana
e
diamogli
in
più
un
fisso
di
6000
lire
all
'
anno
,
più
una
partecipazione
alla
tassa
variabile
da
2500
a
6000
lire
.
Le
tre
ore
in
più
le
faccia
,
sia
assumendo
un
secondo
insegnamento
scoperto
nella
sua
facoltà
,
o
scuola
,
sia
facendo
un
corso
di
cosidette
esercitazioni
ai
suoi
allievi
.
Non
parlo
del
fastidio
che
ne
venne
e
ne
verrà
agli
allievi
;
i
quali
dovrebbero
,
se
questo
ordinamento
si
avverasse
sul
serio
,
correre
da
mane
o
sera
a
sentir
professori
e
ad
esercitarsi
sotto
la
loro
scuola
,
e
non
avrebbero
più
tempo
e
modo
,
-
parlo
degli
scolari
studiosi
ed
intelligenti
,
ché
gli
altri
non
vanno
a
scuola
o
sarebbe
meglio
se
ne
stessero
lontani
,
-
di
studiare
sui
libri
e
meditare
le
cose
sentite
e
lette
.
Ma
è
la
concezione
medesima
del
professore
universitario
,
come
colui
che
fa
lezione
e
deve
essere
premiato
se
ne
fa
molte
e
punito
se
fa
altro
,
la
quale
merita
di
essere
esaminata
.
L
'
uomo
della
strada
e
quello
che
fa
le
leggi
considerano
il
professore
universitario
sotto
la
specie
delle
tre
ore
settimanali
;
e
le
trovano
irragionevolmente
poche
,
perché
in
50
o
60
ore
annue
non
si
può
svolgere
un
corso
"
completo
"
,
perché
i
professori
sono
tratti
dalla
brevità
del
tempo
a
parlare
di
un
solo
"
capitolo
"
della
materia
;
ed
i
discepoli
escono
dall
'
università
asini
in
tutto
il
resto
e
sono
bocciati
agli
esami
di
concorso
agli
impieghi
a
cui
aspirano
.
L
'
ideale
medio
o
comune
del
professore
presso
i
bravi
padri
di
famiglia
sarebbe
quello
di
una
persona
incaricata
di
svolgere
"
tutta
"
la
materia
in
modo
"
pratico
"
,
cosicché
il
rampollo
potesse
,
ricevuta
la
laurea
,
senz
'
altro
esercitare
una
professione
o
coprire
un
impiego
.
E
poiché
l
'
Università
non
riesce
,
non
è
mai
riuscita
e
non
riescirà
mai
in
nessun
paese
del
mondo
a
questo
grottesco
risultato
e
sarebbe
un
disastro
se
ci
riuscisse
,
così
si
grida
al
fallimento
dell
'
università
e
si
conchiude
che
i
professori
sono
fin
troppo
pagati
e
bisognerebbe
ridurre
loro
lo
stipendio
.
Bisogna
riconoscere
che
gli
universitari
hanno
contribuito
a
queste
deplorevoli
conclusioni
dell
'
opinione
politica
e
volgare
,
non
reagendo
abbastanza
energicamente
contro
la
premessa
da
cui
logicamente
derivano
le
6
e
deriveranno
le
12
ore
:
che
cioè
l
'
ufficio
per
cui
essi
sono
esclusivamente
e
principalmente
pagati
sia
quello
di
far
lezione
.
Io
dico
che
invece
gli
uffici
sono
tre
:
di
studioso
,
di
insegnante
e
di
esaminatore
;
distinti
nettamente
l
'
uno
dall
'
altro
e
tali
che
in
un
ideale
ordinamento
degli
studi
dovrebbero
potere
essere
separati
anche
nelle
persone
che
li
coprono
.
Viene
primo
,
per
valore
spirituale
,
per
importanza
sociale
e
per
interesse
pubblico
l
'
ufficio
di
studioso
.
Direi
che
è
il
solo
ufficio
il
quale
debba
essere
rimunerato
dallo
Stato
,
perché
il
solo
per
cui
è
impossibile
trovare
una
clientela
disposta
a
pagare
il
prezzo
dei
servizi
resi
in
contraccambio
alla
collettività
.
Che
lo
studioso
sia
utile
a
questa
non
v
'
è
dubbio
;
scopre
le
verità
nuove
,
scientifiche
,
pure
,
da
cui
deriveranno
col
tempo
applicazioni
pratiche
di
gran
momento
;
crea
,
con
le
ricerche
storiche
filologiche
e
morali
quell
'
ambiente
avido
di
sapere
in
cui
soltanto
può
formarsi
una
classe
dirigente
colta
,
capace
di
condurre
una
nazione
a
grandi
destini
.
Ma
nessuno
è
disposto
a
pagare
la
scoperta
di
una
verità
di
scienza
pura
.
Sono
merci
senza
prezzo
,
perché
il
loro
pregio
è
così
grande
e
così
diffuso
,
eleva
talmente
il
tono
dell
'
intiera
società
,
che
nessuno
si
sente
in
obbligo
in
modo
particolare
di
far
domanda
,
offrendo
un
prezzo
,
di
verità
pure
filosofiche
,
matematiche
,
fisiche
,
economiche
,
storiche
.
La
verità
pura
non
può
essere
oggetto
di
privativa
.
Egrave
;
come
l
'
aria
,
che
tutti
godono
,
senza
pagarla
.
Perciò
lo
scienziato
puro
,
se
non
è
ricco
di
casa
sua
,
sarebbe
destinato
a
rimanere
nudo
ed
affamato
,
se
la
collettività
non
venisse
in
suo
soccorso
.
Benedetto
Croce
fu
il
maestro
della
nuova
Italia
e
non
ebbe
mai
alcuna
cattedra
;
ma
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
chiederla
,
se
non
fosse
stato
provveduto
di
mezzi
suoi
,
che
gli
consentirono
di
pensare
e
di
scrivere
tranquillamente
,
senza
preoccupazioni
materiali
?
Quanti
sono
questi
scienziati
puri
,
i
quali
hanno
diritto
ad
essere
mantenuti
dalla
collettività
,
perché
essi
fruttano
a
questa
il
mille
o
il
milione
per
uno
?
Evidentemente
pochissimi
.
Forse
in
ogni
paese
si
possono
contare
sulle
dita
(
di
una
mano
;
ed
a
volere
,
come
del
resto
è
giusto
,
tener
conto
non
soltanto
dei
Benedetto
Croce
o
dei
Galileo
Ferraris
,
ma
anche
di
quei
più
modesti
indagatori
,
che
scavano
in
terreni
inesplorati
,
suscitano
curiosità
,
provocano
indagini
altrui
,
se
pure
non
giungono
propriamente
essi
alla
scoperta
della
verità
nuova
,
difficilmente
si
può
supporre
di
superare
il
centinaio
.
Cifra
elevata
quella
di
cento
;
forse
non
toccata
neppure
usando
larghezza
di
criteri
.
Errerebbe
gravemente
chi
pretendesse
scegliere
questi
100
direttamente
con
concorsi
od
a
scelta
fra
i
mille
e
più
professori
universitari
che
in
ogni
momento
coprono
in
Italia
una
cattedra
.
E
certo
che
questi
100
sono
dappiù
degli
altri
900
,
i
quali
non
hanno
la
scintilla
del
genio
o
,
pur
essendo
ottimi
insegnanti
od
esaminatori
,
non
hanno
la
virtù
di
scavare
in
terreno
vergine
.
Ma
sarebbe
un
disastro
creare
,
ad
esempio
,
accanto
a
quella
dei
professori
straordinari
ed
ordinari
,
una
categoria
di
super
-
professori
meglio
pagati
,
nella
illusione
che
questi
potessero
per
l
'
appunto
essere
i
100
anzidetti
.
Non
ce
ne
entrerebbe
nessuno
o
pochissimi
.
Il
ministro
non
li
potrebbe
scegliere
,
perché
sarebbero
preferiti
coloro
che
hanno
maggiori
influenze
politiche
e
quindi
,
con
tutta
probabilità
,
minori
meriti
scientifici
.
I
colleghi
inevitabilmente
darebbero
il
posto
ai
più
anziani
,
senza
distinzione
di
meriti
.
Il
concorso
tra
gli
ordinari
in
carica
perpetuerebbe
il
nefasto
sistema
della
titolografia
,
per
cui
ognuno
dei
1000
professori
seguiterebbe
a
produrre
titoli
per
tutta
la
vita
,
nella
speranza
di
arrivare
ad
acciuffare
uno
dei
100
posti
di
super
-
professore
.
Senza
volerlo
,
il
sistema
attuale
per
cui
il
professore
,
superato
il
periodo
transitorio
dello
straordinariato
,
diventa
ordinario
e
quindi
inamovibile
,
non
promovibile
,
uguale
in
grado
a
tutti
i
suoi
colleghi
,
senza
superiori
e
senza
inferiori
,
é
il
sistema
migliore
per
la
scelta
dei
100
chiamati
a
far
progredire
la
scienza
.
Infatti
:
1
)
una
volta
promosso
ordinario
,
il
professore
non
ha
più
bisogno
di
scrivere
.
E
molti
piantano
lì
;
e
fanno
benissimo
.
Se
scrivessero
,
perderebbero
il
tempo
essi
e
lo
farebbero
perdere
agli
altri
.
Giovano
meglio
agli
studi
,
insegnando
o
esaminando
.
E
'
un
'
ubbia
ridicola
quella
di
lamentarsi
dei
professori
,
che
,
una
volta
ottenuto
il
bastone
da
maresciallo
dell
'
ordinariato
,
non
"
producono
"
più
.
La
sola
produzione
utile
è
quella
di
coloro
che
hanno
qualcosa
da
dire
.
Se
un
tale
non
scrive
più
,
è
chiaro
che
non
ha
nulla
da
dire
.
Il
cielo
volesse
che
la
fabbrica
di
titoli
cessasse
coll
'
ordinariato
!
Sarebbe
un
flagello
di
meno
.
Purtroppo
,
invece
,
molti
continuano
inutilmente
a
"
produrre
"
per
abitudine
,
per
ambizione
,
per
erroneo
concetto
di
sè
medesimi
,
per
far
carriera
extra
-
accademica
.
2
)
l
'
ordinario
non
ha
più
bisogno
di
fabbricar
titoli
.
Il
titolo
è
una
specie
particolare
di
scrittura
,
in
cui
lo
scrivente
non
bada
tanto
alla
verità
delle
cose
scritte
,
quanto
all
'
effetto
che
esse
faranno
sull
'
animo
di
quei
cinque
o
sei
che
si
suppone
faranno
parte
della
commissione
esaminatrice
dei
concorsi
.
Tale
prospettiva
esercita
una
influenza
dannosa
anche
sui
migliori
,
simile
a
quella
che
produce
sui
candidati
onesti
la
previsione
di
ciò
che
penseranno
gli
elettori
.
L
'
ordinario
tira
il
fiato
e
se
scrive
,
può
scrivere
senza
preoccupazioni
.
Saltano
fuori
cosidette
"
ingratitudini
"
,
le
quali
sono
invece
umane
rivolte
di
menti
compresse
dalla
paura
dei
concorsi
.
3
)
l
'
ordinario
può
trascurare
le
lezioni
,
farle
male
,
non
dare
importanza
agli
esami
.
Se
il
non
scrivere
affatto
o
il
non
scrivere
più
titoli
è
atto
lodevole
,
questo
è
atto
riprovevole
moralmente
.
Lo
si
ricorda
,
solo
per
spiegare
come
possa
essere
un
'
esigenza
di
certe
menti
astratte
o
distratte
non
occuparsi
di
doveri
di
secondo
ordine
,
come
sono
le
lezioni
e
gli
esami
.
E
'
un
inconveniente
,
insito
al
sistema
,
e
di
cui
non
giova
lamentarsi
,
perché
è
condizione
necessaria
per
ottenere
tutti
quei
100
indagatori
e
scopritori
di
cui
il
paese
abbisogna
.
4
)
l
'
ordinario
non
ha
più
speranze
di
progredire
nella
sua
carriera
,
non
ha
superiori
,
non
ha
inferiori
.
Non
avendo
nulla
da
sperare
né
da
temere
,
avendo
il
pane
assicurato
,
può
dedicarsi
al
suo
ufficio
,
che
è
di
pensare
,
di
scrutare
,
scoprire
.
Molti
non
lo
fanno
:
pensano
a
diventare
senatori
o
deputati
,
fanno
i
professionisti
o
non
fanno
niente
.
Tanto
meglio
per
la
scienza
,
la
quale
ha
tutto
da
guadagnare
ad
essere
coltivata
soltanto
da
coloro
che
spontaneamente
vi
si
sentono
attratti
.
Da
questo
punto
di
vista
,
lo
stipendio
pagato
ai
100
scopritori
si
può
definire
una
pensione
vitalizia
,
pagata
dallo
Stato
,
senza
obbligo
di
alcuna
diretta
controprestazione
,
allo
scopo
di
dare
allo
studioso
l
'
agio
di
pensare
e
di
lavorare
senza
le
preoccupazioni
della
vita
materiale
.
Affinché
le
100
pensioni
siano
attribuite
a
persone
degne
è
assolutamente
necessario
pagarne
altre
900
a
chi
,
privo
del
dono
della
scienza
pura
,
ha
però
attitudine
ad
insegnare
od
esaminare
o
forse
anche
non
ha
voglia
di
far
niente
.
L
'
esistenza
di
100
cattedre
in
confronto
ai
100
scopritori
può
essere
assomigliata
a
quella
delle
molte
giocate
in
confronto
ad
una
vincita
al
lotto
.
Per
lo
Stato
è
conveniente
pagare
20.000
lire
all
'
anno
a
100
detentori
di
pensioni
universitarie
,
nella
speranza
che
tra
i
1000
ce
ne
siano
100
degni
di
coprire
l
'
ufficio
di
studioso
;
è
cioè
più
economico
di
quanto
non
sarebbe
scegliere
questi
100
in
altro
modo
.
Non
li
saprebbe
scegliere
e
sprecherebbe
i
suoi
denari
.
Nei
tempi
andati
,
lo
Stato
aveva
risolto
il
problema
anche
in
un
'
altra
maniera
:
con
le
accademie
.
Queste
erano
società
a
numero
limitato
,
per
es
.
40
,
eletti
per
la
prima
volta
dal
sovrano
ed
in
seguito
per
cooptazione
.
I
più
anziani
20
o
24
avevano
una
pensione
;
per
es
.
a
Torino
,
di
600
lire
all
'
anno
.
Ma
nel
1783
a
Torino
con
600
lire
l
'
anno
si
viveva
suppergiù
come
con
10.000
lire
oggi
.
Il
socio
pensionato
non
aveva
obbligo
di
lezione
o
di
lavoro
qualsiasi
.
Doveva
solo
partecipare
alle
sedute
della
dotta
compagnia
,
una
specie
di
circolo
,
i
cui
soci
in
amichevoli
conversari
si
comunicavano
,
se
e
quando
avevano
studiato
,
i
risultati
dei
loro
studi
.
Adesso
,
le
600
lire
sono
rimaste
tali
quali
;
anzi
,
ridotte
da
vani
balzelli
a
540
lire
,
valgono
poco
più
di
540
soldi
di
una
volta
e
non
servono
quindi
più
allo
scopo
per
cui
sono
state
largite
,
che
era
di
dare
comodità
di
riflettere
a
una
piccola
cerchia
di
uomini
amanti
della
vita
contemplativa
e
contenti
di
una
vita
modesta
.
Nelle
vecchie
università
inglesi
,
ci
sono
ancora
i
fellows
o
compagni
,
i
quali
godono
di
una
pensione
vitalizia
annua
di
100
,
200
lire
sterline
;
e
non
hanno
nessun
obbligo
.
Possono
,
volendo
,
partecipare
alla
vita
collegiale
;
hanno
stanza
,
vitto
,
uso
della
biblioteca
e
delle
comodità
del
collegio
;
ed
in
cambio
non
hanno
altro
obbligo
salvo
quello
di
pensare
o
di
fantasticare
,
se
lo
credono
.
Cento
sterline
,
oggi
,
sono
poche
,
anche
in
Inghilterra
;
ma
ci
sono
dei
frati
laici
,
i
quali
,
pagando
alla
mensa
del
Collegio
un
modesto
scotto
ed
avendo
una
bella
cella
con
dei
bei
libri
,
se
ne
contentano
e
danno
utili
contributi
alla
scienza
.
In
Italia
queste
pensioni
gratuite
sono
contrarie
allo
spirito
democratico
.
Regalare
100
pensioni
da
20.000
lire
l
'
una
a
gente
aristocratica
,
neppure
obbligata
a
dir
grazie
?
Ohibò
!
Concorsi
ci
vogliono
e
titoli
e
sgobbamento
di
lezioni
e
di
esami
.
Non
che
le
lezioni
non
si
debbano
fare
e
che
non
siano
necessari
gli
esami
.
Ma
per
le
lezioni
,
il
rapporto
fra
lo
scienziato
,
lo
Stato
e
lo
studente
è
diverso
da
quello
schizzato
sopra
.
L
'
inventore
dell
'
idea
,
il
dissodatore
di
terreno
vergine
deve
essere
ricco
di
casa
sua
ovvero
essere
pagato
dallo
Stato
,
perché
nessuno
è
disposto
a
comprare
la
sua
merce
,
la
quale
acquista
pregio
solo
se
divulgata
a
tutti
e
quindi
divenuta
gratuita
.
Le
lezioni
invece
sono
utili
a
qualcuno
;
possono
essere
impartite
in
locali
chiusi
.
C
'
è
lo
studente
,
il
quale
si
avvantaggia
a
non
imparare
la
scienza
solo
sui
libri
,
ma
a
sentirla
esporre
dalla
viva
voce
del
professore
,
ad
essere
guidato
nelle
sue
ricerche
da
qualcuno
che
ha
provato
,
ha
sbagliato
ed
è
riuscito
prima
di
lui
;
c
'
è
il
giovane
il
quale
,
posto
innanzi
alla
letteratura
scientifica
,
si
smarrirebbe
gettandosi
sui
libri
più
rumorosi
,
più
moderni
e
meno
consistenti
ed
ha
bisogno
di
chi
lo
illumini
,
gli
faccia
risparmiare
tempo
e
,
attraverso
ad
uno
sforzo
lieto
,
perché
definito
e
consapevole
,
lo
conduca
alla
meta
.
Può
darsi
che
l
'
indagatore
della
verità
sia
anche
il
maestro
dei
giovani
.
Non
sempre
è
così
:
ci
sono
dei
magnifici
maestri
,
per
cui
il
laboratorio
è
nulla
e
la
scuola
è
tutto
;
i
quali
vibrano
e
crescono
di
statura
intellettuale
e
morale
nel
comunicare
ai
giovani
le
idee
create
dai
grandi
pensatori
.
Vite
spese
nella
formazione
di
successive
generazioni
della
classe
dirigente
,
sane
vite
nobilmente
e
fruttuosamente
spese
.
Ognuno
di
noi
ha
aspirato
a
compiere
questo
ufficio
;
ognuno
di
noi
,
non
potendo
toccare
la
più
alta
meta
di
chi
scopre
ed
addita
nuove
vie
,
ha
riposto
il
suo
orgoglio
nell
'
introdurre
i
giovani
nel
vasto
e
grande
e
magnifico
mondo
delle
idee
.
Anche
per
questa
seconda
categoria
la
moltiplicazione
delle
ore
di
insegnamento
o
la
obbligatorietà
delle
esercitazioni
è
una
goffaggine
demagogica
.
Lasciamo
stare
le
esercitazioni
di
laboratorio
o
di
disegno
o
di
clinica
che
si
sono
sempre
fatte
e
per
cui
occorre
un
apparato
di
assistenti
,
di
impianti
e
di
materiale
scientifico
,
senza
di
cui
esse
sono
prive
di
senso
.
Nelle
scienze
astratte
ed
in
quelle
morali
,
letterarie
e
giuridiche
,
che
cosa
sono
queste
esercitazioni
,
se
obbligatorie
?
Io
ho
avuto
la
fortuna
di
avere
per
maestro
di
economia
il
professore
Cognetti
De
Martiis
,
per
cui
la
scuola
consisteva
nello
stare
tutti
i
giorni
dalle
9
alle
12
e
dalle
15
alle
19
al
Laboratorio
di
Economia
Politica
a
lavorare
in
mezzo
ai
suoi
allievi
,
sempre
pronto
a
dar
loro
consigli
,
ad
indicar
libri
,
ad
addestrarli
a
maneggiare
inchieste
e
statistiche
.
Ma
egli
era
un
volontario
e
lavorava
senza
compenso
,
con
entusiasmo
giovanile
,
perché
era
insegnante
nato
.
Anche
qui
bisogna
rassegnarsi
a
giocare
al
lotto
.
L
'
ufficio
dell
'
insegnante
universitario
è
scelto
da
coloro
che
sanno
insegnare
,
non
certo
perché
più
lucroso
di
altri
,
ma
perché
dà
l
'
assoluta
indipendenza
,
la
inamovibilità
,
la
quiete
nello
studio
,
le
ore
di
lezione
numerate
a
distanze
riposanti
e
con
lunghi
intervalli
chiamati
vacanze
.
Uomini
dotati
della
capacità
intellettuale
che
si
suppone
richiesta
per
coprire
quel
posto
devono
godere
di
certi
"
ozi
"
,
se
debbono
rinunciare
a
maggiori
lucri
a
cui
potrebbero
aspirare
altrimenti
.
Perciò
,
bisogna
rassegnarsi
al
fatto
che
non
tutti
i
professori
universitari
siano
dei
maestri
o
che
altri
,
dopo
esserlo
stati
,
stanchi
abbiano
perso
un
po
'
del
fuoco
sacro
che
dianzi
li
animava
.
Non
occorre
che
tutti
i
10
o
15
professori
di
una
facoltà
siano
degli
animatori
.
Anche
un
numero
minore
basta
a
rendere
fruttuoso
un
corso
di
studi
.
In
fondo
,
il
metodo
critico
necessario
per
lo
studio
dell
'
economia
politica
è
quello
stesso
che
serve
per
la
statistica
o
per
la
finanza
;
e
colui
che
si
è
assimilato
in
diritto
civile
o
romano
il
criterio
giuridico
possiede
uno
strumento
che
gli
servirà
anche
nelle
altre
scienze
giuridiche
.
Ed
è
necessario
che
anche
i
mediocri
siano
tollerati
,
senza
limiti
d
'
età
,
perché
la
scuola
attragga
i
maestri
capaci
di
formare
le
nuove
generazioni
.
Né
il
fine
di
incitare
i
giovani
allo
studio
,
di
formarne
la
mentalità
,
di
introdurli
con
ordine
nel
mondo
delle
idee
si
raggiunge
meglio
moltiplicando
il
numero
delle
lezioni
,
facendone
100
invece
che
50
.
Solo
la
superstizione
degli
orari
lunghi
e
della
"
materia
completa
"
può
spiegare
l
'
abnegazione
delle
molto
ore
.
Quei
geni
,
i
quali
si
lamentano
perché
il
professore
non
ha
"
svolto
"
tutta
la
materia
e
il
loro
figlio
è
stato
bocciato
agli
esami
di
concorso
,
non
sanno
quel
che
si
dicono
.
La
"
materia
"
sta
scritta
nei
libri
di
testo
;
e
per
svolgerla
tutta
basterebbe
un
fonografo
messo
sulla
cattedra
,
col
bidello
accanto
per
mantenere
l
'
ordine
.
Il
professore
universitario
ha
ben
altro
da
fare
:
deve
inspirare
ai
giovani
l
'
amore
per
certe
idee
,
il
gusto
per
certe
ricerche
,
il
senso
critico
per
le
cose
lette
,
il
metodo
per
leggere
ed
imparar
bene
.
A
tal
fine
basta
ugualmente
trattare
di
un
capitolo
della
cosiddetta
materia
,
o
dare
ad
essa
uno
sguardo
sintetico
o
gittar
luce
di
scorcio
sui
suoi
problemi
fondamentali
.
E
gli
studenti
debbono
aver
il
buon
senso
di
comprendere
che
il
corso
universitario
non
è
che
un
avviamento
allo
studio
di
certe
scienze
;
e
che
se
vogliono
conoscerle
,
debbono
studiarsele
da
sé
,
con
quel
metodo
che
a
scuola
debbono
avere
imparato
.
Purtroppo
,
gli
studenti
seguono
per
lo
più
la
linea
del
minimo
sforzo
;
e
confondono
l
'
apprendimento
della
scienza
con
il
superamento
dell
'
esame
.
Questa
degli
esami
è
una
vera
piaga
,
che
turba
la
vita
delle
due
categorie
,
gli
indagatori
ed
i
maestri
,
di
cui
ho
cercato
di
schizzare
sopra
le
esigenze
.
Come
gli
esami
dovrebbero
essere
tenuti
,
se
orali
o
scritti
,
se
per
materie
singole
o
per
gruppi
di
materie
affini
,
se
alla
fine
di
ogni
anno
od
al
termine
del
corso
di
studi
,
se
universitari
o
di
Stato
,
sarebbe
un
discorso
lungo
a
tenere
.
Qualunque
sia
il
metodo
seguito
,
certo
è
che
essi
dovrebbero
essere
affidati
ad
una
speciale
categoria
di
insegnanti
,
addestrati
e
specializzati
nell
'
ufficio
di
esaminatori
.
Maestri
insigni
sono
tenuti
in
poco
conto
dagli
allievi
,
o
meglio
dalla
gran
massa
degli
allievi
,
perché
non
sanno
esaminare
o
si
annoiano
nel
farlo
o
sono
troppo
severi
o
troppo
indulgenti
.
Ci
sono
invece
uomini
che
sanno
trarre
gioia
anche
da
questo
compito
che
ad
altri
pare
seccantissimo
ed
aridissimo
.
Forse
è
il
solo
ufficio
universitario
per
cui
dovrebbero
essere
stabiliti
bassi
limiti
d
'
età
.
Questa
,
che
è
una
goffa
superstizione
italiana
,
ha
ragion
d
'
essere
per
gli
esami
,
per
cui
occorre
resistenza
fisica
,
tensione
nervosa
,
attenzione
ferrea
e
seguitata
,
voglia
di
ribattere
e
chiarire
gli
errori
,
tutte
qualità
che
coll
'
andar
degli
anni
vanno
perdendosi
,
sottentrandovi
il
fastidio
della
ripetizione
,
la
noia
di
rilevare
errori
le
mille
volte
confutati
,
la
consapevolezza
della
inutilità
dei
tentativi
di
cambiare
le
teste
matte
o
i
cervelli
grassi
.
Coll
'
età
si
accentuano
i
sentimenti
di
indulgenza
e
di
compatimento
verso
le
debolezze
umane
e
si
affievolisce
il
senso
del
dovere
di
giustizia
verso
coloro
i
quali
potranno
essere
danneggiati
da
un
laureato
asino
.
Perciò
una
delle
riforme
più
utili
all
'
università
sarebbe
la
creazione
di
una
classe
di
esaminatori
,
la
quale
fosse
specializzata
in
questo
ufficio
e
ne
facesse
lo
scopo
della
sua
vita
.
Noi
economisti
siamo
portati
a
far
uso
del
principio
della
divisione
del
lavoro
;
e
ciò
che
dico
si
inspira
appunto
a
questo
criterio
.
L
'
università
può
trarre
gran
partito
da
uomini
che
non
abbiano
e
non
possano
avere
l
'
ambizione
di
creatori
e
di
maestri
,
ma
aspirino
al
più
modesto
,
ma
ugualmente
utile
ufficio
di
collaboratori
di
quelli
,
alleviando
ad
essi
la
fatica
materiale
dell
'
interrogare
e
del
fare
ripetere
.
L
'
aspirazione
di
tanti
padri
di
famiglia
al
Corso
"
completo
"
,
potrebbe
essere
soddisfatta
da
questi
"
ripetitori
"
,
pagati
dagli
studenti
ed
i
cui
corsi
sarebbero
probabilmente
frequentatissimi
dalla
grande
massa
degli
studenti
,
a
cui
importano
poco
le
idee
madri
,
i
metodi
di
studio
,
gli
strumenti
della
ricerca
originale
,
ma
vogliono
invece
ridotti
in
soldoni
gli
elementi
delle
discipline
di
studio
.
Gli
studenti
frequenterebbero
i
corsi
privati
dei
ripetitori
,
quando
questi
fossero
per
l
'
appunto
corsi
istituzionali
e
generali
e
quando
i
ripetitori
fossero
coloro
su
cui
cadesse
il
carico
precipuo
degli
esami
,
divenuti
una
cosa
seria
.
Adesso
gli
esami
non
possono
essere
una
cosa
seria
laddove
gli
studenti
da
esaminare
sono
centinaia
e
il
tempo
è
limitato
e
la
fatica
è
tutta
del
professore
della
materia
,
il
quale
al
decimo
interrogatorio
praticamente
è
stordito
,
ripete
senza
volerlo
le
stesse
domande
,
alla
cui
suggestione
gli
è
impossibile
sottrarsi
.
Gli
esami
dovrebbero
essere
organizzati
;
né
lo
possono
essere
senza
un
costo
piuttosto
elevato
.
Io
non
credo
che
abbia
importanza
effettiva
sulla
cultura
la
questione
dell
'
esame
accademico
e
dell
'
esame
di
Stato
,
che
in
Italia
sembra
essere
la
sola
questione
esistente
in
argomento
.
L
'
esame
di
Stato
,
introdotto
nel
nostro
ordinamento
scolastico
attuale
,
peggiorerebbe
grandemente
la
situazione
,
poiché
al
pappagallismo
delle
dispense
-
a
cui
qua
e
là
si
sottraggono
gli
insegnanti
che
all
'
esame
riescono
a
dedicare
cure
particolari
-
si
surrogherebbe
,
peggiore
e
generalizzato
,
il
pappagallismo
dei
libri
di
testo
e
dei
questionari
stabiliti
per
regolamento
per
i
tali
e
tali
diplomi
.
L
'
esame
non
deve
testimoniare
che
il
candidato
ha
quelle
tali
nozioni
,
che
lo
Stato
ha
prescritto
in
un
programma
:
l
'
esame
di
Stato
,
checché
profetizzino
i
suoi
fautori
,
ha
almeno
altrettanta
tendenza
a
degenerare
come
l
'
esame
accademico
.
Il
diploma
conseguito
così
è
una
ben
meschina
cosa
.
Invece
l
'
esame
dovrebbe
rendere
testimonianza
che
il
candidato
si
è
impadronito
dello
spirito
dell
'
insegnamento
,
che
in
quella
data
scuola
,
e
non
in
un
'
altra
,
si
impartisce
.
Esso
perciò
deve
essere
dato
dall
'
insegnante
che
di
quella
scuola
è
lo
spirito
animatore
.
Ma
egli
deve
avere
i
mezzi
di
accertarsi
seriamente
quanto
valga
e
cosa
sappia
il
suo
studente
.
L
'
odierno
esame
orale
,
anche
se
prolungato
dai
consuetudinari
quindici
minuti
a
mezz
'
ora
o
più
,
non
dà
nessuna
garanzia
in
merito
.
L
'
esame
orale
dovrebbe
essere
l
'
ultimo
atto
di
una
serie
di
prove
,
principalmente
scritte
,
da
tenersi
secondo
un
piano
prestabilito
dal
capo
di
ogni
istituto
o
gruppo
di
materie
e
concordato
con
i
suoi
colleghi
.
Chi
abbia
avuto
sotto
gli
occhi
qualcuno
dei
piani
di
studi
e
di
esami
che
devono
essere
osservati
nelle
principali
università
inglesi
ed
americane
per
conseguire
un
qualunque
grado
,
rimane
stupito
dello
stato
di
anarchia
in
cui
ci
troviamo
noi
.
Anarchia
la
quale
dipende
dalla
circostanza
che
presso
di
noi
tutto
è
affidato
ad
un
unica
persona
,
la
quale
dovrebbe
nel
tempo
stesso
scoprire
nuovi
veri
,
essere
il
maestro
dei
giovani
che
hanno
l
'
amore
della
scienza
,
il
ripetitore
e
l
'
esaminatore
della
massa
degli
studenti
ordinari
.
Il
che
essendo
di
fatto
impossibile
,
tutti
tre
i
compiti
sono
adempiuti
alla
meglio
,
con
risultati
spesso
deplorevoli
.
Non
si
dica
che
le
prove
scritte
sarebbero
la
continuazione
dei
componimenti
liceali
e
si
ridurrebbero
ad
un
cattivo
riassunto
scritto
,
invece
che
orale
,
delle
dispense
e
dei
testi
stampati
.
E
'
tutta
una
arte
che
deve
perfezionarsi
in
materia
di
conoscere
le
fonti
principali
,
i
libri
classici
,
possegga
antologie
dei
testi
fondamentali
sulle
teorie
insegnate
e
sappia
trarne
partita
.
Il
cosiddetto
"
paper
"
delle
università
inglesi
meriterebbe
di
essere
meglio
conosciuto
da
noi
:
dal
"
paper
"
ossia
saggio
-
scritto
preparato
tranquillamente
a
casa
,
a
quello
che
deve
essere
composto
nell
'
aula
,
in
non
più
di
un
dato
tempo
e
in
non
più
di
tante
parole
;
prove
differenti
le
quali
permettono
di
giudicare
il
valore
del
giovane
da
differenti
punti
di
vista
.
Ed
il
"
saggio
"
di
ogni
studente
deve
essere
su
un
argomento
diverso
da
quello
di
ogni
altro
;
ed
essi
debbono
essere
parecchi
per
ogni
disciplina
e
cose
ben
diverse
dalla
dissertazione
originale
di
laurea
.
Fatica
diabolica
,
si
dirà
,
per
i
professori
;
ed
è
perciò
appunto
che
non
è
possibile
farne
nulla
,
prima
che
sia
avvenuta
quella
suddivisione
di
funzioni
fra
lo
studioso
,
il
professore
e
l
'
esaminatore
che
ho
voluto
delineare
nel
presente
articolo
.
StampaPeriodica ,
10
Gennaio
1884
Parliamo
un
poco
della
luce
elettrica
.
Essa
è
la
vera
lionne
(
trattandosi
di
luce
e
di
elettricità
,
uso
del
vocabolo
al
femminile
)
di
Milano
.
Entrata
timidamente
,
quale
semplice
esperimento
,
un
anno
fa
,
in
alcuni
magazzini
dei
portici
della
piazza
del
Duomo
,
essa
andò
man
mano
allargandosi
,
sinché
un
giorno
si
sentì
susurrare
che
si
era
costituita
una
società
per
introdurre
il
sistema
Edison
nella
pubblica
illuminazione
;
che
questa
società
,
formata
da
pochi
e
intelligenti
capitalisti
,
mandava
a
New
York
il
professor
Colombo
per
studi
e
trattative
con
l
'
inventore
,
e
che
seralmente
in
breve
sarebbero
cominciati
i
lavori
d
'
impianto
per
la
stazione
elettrica
.
E
infatti
il
prof
.
Colombo
partì
per
l
'
America
stette
assente
pochissimo
e
senza
alcuna
réclame
combinò
tranquillamente
ogni
cosa
.
Subito
dopo
arrivarono
le
macchine
arrivò
pure
un
ingegnere
americano
per
la
semplice
vigilanza
dei
lavori
,
e
il
nostro
Colombo
,
con
quella
fenomenale
intuizione
e
attività
che
possiede
,
in
brevissimo
tempo
creò
,
non
solo
la
stazione
elettrica
,
che
funzionò
benissimo
sino
dal
primo
giorno
,
ma
,
ciò
che
è
più
curioso
,
creò
d
'
un
tratto
degli
ingegneri
collaboratori
,
scegliendoli
tra
i
suoi
scolari
recentemente
laureati
dall
'
istituto
tecnico
.
E
formò
degli
operai
abilissimi
,
togliendoli
a
qualunque
officina
,
purché
presentassero
qualche
garanzia
d
'
intelligenza
e
di
buona
volontà
.
Strana
tempra
di
ingegno
che
è
questo
professore
Colombo
.
In
lui
vi
è
lo
scienziato
illustre
il
tecnico
tenace
l
'
uomo
d
'
affari
avveduto
.
Un
altro
sarebbe
ritornato
dall
'
America
con
un
volume
di
note
e
avrebbe
tenuto
delle
conferenze
diligentissime
ma
,
quanto
all
'
impianto
pratico
della
stazione
,
ci
avrebbero
pensato
gli
operai
americani
,
e
così
al
primo
intoppo
eccoti
una
dissertazione
dottissima
,
ma
in
pari
tempo
un
telegramma
a
Edison
perché
faccia
ritornare
a
Milano
gli
operai
.
Il
Colombo
,
invece
,
impiantò
lo
stazione
come
non
avesse
fatto
altro
in
tutta
la
sua
vita
,
e
se
oggi
si
verifica
un
qualche
inconveniente
in
un
filo
o
in
una
lampada
,
ti
vedi
arrivare
a
casa
il
tuo
bravo
operaio
praticissimo
,
seguito
anche
dall
'
ingegnere
o
da
lui
stesso
il
Colombo
;
e
in
mezz
'
ora
,
al
più
,
tutto
procede
benissimo
.
E
benissimo
procede
tale
illuminazione
,
checché
ne
dicano
gli
eterni
brontoloni
.
Non
sarà
economica
,
ma
è
pratica
;
e
per
una
invenzione
di
ieri
ciò
è
moltissimo
.
Oltre
di
che
bisogna
tener
conto
della
facilità
quasi
fulminea
con
la
quale
si
accendono
le
lampade
girando
il
robinetto
della
eliminazione
quasi
compiuta
del
calorico
e
il
pericolo
d
'
incendio
si
può
dire
tolto
affatto
.
Lasciatemi
quindi
inneggiare
alla
nuova
luce
.
Tanto
non
sono
un
azionista
della
nuova
società
la
mia
réclame
è
quindi
affatto
spontanea
.
Ma
non
ho
ancora
finito
.
Vogliatemi
accompagnare
alla
stazione
centrale
.
L
'
ambiente
è
curioso
.
Il
laboratorio
sorge
sull
'
area
dove
era
il
piccolo
e
poco
elegante
teatrino
di
Santa
Radegonda
;
area
prima
occupata
parlo
di
un
secolo
fa
dal
convento
delle
monache
Benedettine
,
celebri
siamo
discreti
per
la
loro
cultura
musicale
e
la
loro
pietà
...
naturalmente
.
La
vita
della
stazione
incomincia
alla
sera
e
continua
fino
all
'
albeggiare
.
Nella
giornata
la
calma
è
compiuta
.
Affacciandosi
dunque
di
sera
alla
porta
del
laboratorio
lo
spettacolo
che
si
presenta
allo
sguardo
è
fantastico
.
Immaginate
un
locale
vastissimo
,
al
quale
si
scende
per
mezzo
di
una
scaletta
a
chiocciola
di
ferro
.
In
questo
locale
stanno
sei
macchine
a
vapore
,
le
quali
danno
il
movimento
ad
altrettante
dinamo
-
elettriche
.
Intorno
stanno
i
distributori
i
regolatori
,
il
gran
quadro
delle
lampade
per
la
manovra
delle
macchine
lampade
a
sbalzo
illuminate
e
spente
.
Alle
macchine
,
operai
silenziosi
vigilanti
:
i
giovani
ingegneri
.
Ordine
dappertutto
minuzioso
silenzio
monastico
.
Al
primo
piano
,
le
caldaie
a
forma
di
colossali
armadi
i
focolari
rossi
dal
carbone
incandescente
nella
semi
-
oscurità
del
locale
.
Al
basso
invece
una
luce
smagliante
.
Non
voglio
entrare
in
particolari
tecnici
e
per
conseguenza
noiosi
.
Accenno
solo
che
la
stazione
alimenta
4000
lampade
,
di
cui
2500
pel
solo
teatro
alla
Scala
.
E
a
proposito
del
teatro
alla
Scala
,
amo
accennare
ad
un
fatto
assai
importante
.
Esso
è
il
solo
teatro
importante
del
mondo
che
sia
totalmente
illuminato
a
luce
elettrica
.
E
l
'
effetto
ne
è
stupendo
.
Il
vasto
ambiente
presenta
un
aspetto
più
simpatico
con
quella
luce
così
diffusa
così
eguale
.
Anche
le
toilettes
delle
signore
non
perdono
nulla
come
non
soffre
l
'
incarnato
delle
loro
guance
e
il
fulgore
dei
loro
occhi
.
Oltre
alla
Scala
abbiamo
illuminato
con
lo
stesso
sistema
il
Manzoni
Terzo
centro
importante
è
il
Club
dell
'
Unione
il
club
high
life
di
Milano
anche
questo
il
primo
club
illuminato
con
tale
sistema
.
Ma
discorriamo
d
'
altro
,
o
meglio
ritorniamo
alla
Scala
.
È
tardi
per
parlarvi
dello
spettacolo
del
Santo
Stefano
;
però
qualche
cosa
bisogna
pure
che
dica
.
E
innanzi
tutto
un
'
appendice
alla
geremiade
contro
l
'
apatia
delle
signore
,
cui
accennavo
nell
'
antecedente
mio
corriere
.
Se
la
prima
sera
abbiamo
veduto
brillare
nei
palchetti
il
solito
olimpo
,
al
domani
vuoto
compiuto
.
Perché
ciò
?
Lo
spettacolo
è
assolutamente
buono
.
La
Gioconda
è
sempre
quell
'
opera
eminentemente
teatrale
,
piena
di
fascino
melodico
di
passione
di
antitesi
terribili
e
sublimi
.
La
Pantaleoni
,
se
non
ha
gli
impeti
quasi
selvaggi
della
Mariani
che
creò
la
parte
è
artista
di
grandissimo
merito
.
Ella
ha
dato
al
personaggio
una
tinta
forse
più
umana
:
ella
piange
ella
soffre
ella
è
più
donna
felina
nell
'
abbandono
straziante
nel
dolore
affascinante
nell
'
ebbrezza
.
Il
resto
della
compagnia
anche
buono
perfetto
il
complesso
ricca
la
messa
in
scena
meravigliosa
sempre
l
'
orchestra
.
Lascio
il
ballo
,
perché
morto
prima
di
nascere
morto
come
muore
una
rosa
avvizzita
vecchia
decrepita
,
innanzi
ad
un
pubblico
abituato
alla
féerie
abbagliante
dell
'
Excelsior
al
punto
di
trovare
orpello
e
imitazione
bambinesca
ciò
che
fu
e
sembrò
oro
purissimo
e
creazione
originale
.
Ma
fermandoci
alla
sola
opera
perché
,
ripetiamo
,
questo
abbandono
questa
indifferenza
di
pubblico
?
Speriamo
un
risveglio
nel
Don
Carlos
,
la
cui
prima
rappresentazione
è
annunciata
per
domani
.
Intanto
facciamo
una
rapida
corsa
al
Manzoni
.
Due
sole
novità
hanno
attratto
l
'
attenzione
del
pubblico
:
La
Contessa
Maria
del
Rovetta
e
il
Sic
vos
non
vobis
del
Cavallotti
.
Poche
parole
sulla
prima
.
Fu
un
fiasco
fiasco
che
trova
la
sua
maggiore
spiegazione
nell
'
assoluta
deficienza
dell
'
esecuzione
e
in
quella
eccessiva
pretensione
del
pubblico
,
la
quale
degenera
subito
in
una
nervosità
permalosa
e
anche
partigiana
.
Non
nego
che
la
tesi
della
Contessa
Maria
sia
pericolosa
e
forse
non
bene
piantata
e
svolta
nel
lavoro
;
non
nego
che
certe
situazioni
o
vanno
affrontate
col
coraggio
di
chi
sa
arrivare
alle
ultime
conseguenze
,
o
si
devono
lasciare
ad
altre
spalle
più
robuste
:
ma
quando
un
autore
d
'
ingegno
quale
il
Rovetta
sa
cavare
da
un
ambiente
poco
simpatico
una
scena
stupenda
per
forza
e
per
verismo
quale
quella
del
terzo
atto
e
la
chiusa
del
lavoro
via
,
domandare
al
pubblico
un
poco
di
buona
volontà
nel
giudicare
,
non
è
soverchio
.
Per
fortuna
che
l
'
amico
Rovetta
sa
vendicarsi
tanto
bene
di
questo
pubblico
,
costringendolo
all
'
applauso
coi
suoi
romanzi
,
di
cui
uno
batte
già
alle
porte
della
difficile
Antologia
.
Il
nuovo
lavoro
di
Cavallotti
è
una
delle
solite
chincaglierie
dell
'
arte
.
Consideriamola
come
tale
,
e
dopo
di
esserci
divertiti
,
aspettiamo
dall
'
ingegno
dell
'
autore
qualche
lavoro
di
maggior
valore
.
Vorrei
parlarvi
della
solita
esposizione
artistica
che
viene
aperta
ogni
anno
alla
Società
Patriottica
.
È
una
esposizione
di
strenne
,
di
capo
d
'
anno
una
trovata
del
pittore
Pagliano
un
mezzo
per
vendere
qualche
cosa
e
rialzare
la
strenna
dalla
pacotiglia
all
'
opera
d
'
arte
.
Il
risultato
è
sempre
buono
,
e
gli
affari
Poiché
questo
benedetto
tasto
bisogna
pur
toccarlo
in
tutto
oggigiorno
discreti
.
All
'
esposizione
di
quest
'
anno
ho
notato
due
teste
di
Pagliano
e
un
acquarello
:
un
genietto
su
fondo
nero
Tiepolesco
,
disegnato
come
sa
disegnare
Pagliano
.
Altre
buone
tele
:
un
ritratto
fortissimo
per
impasto
di
colore
,
del
Gola
qualche
schizzo
del
Bazzero
una
testa
religiosa
del
Bucchi
le
marine
dello
Stefani
poi
quadretti
di
Gignous
,
Formis
,
Bianchi
,
De
Albertis
,
Giuliano
,
e
,
per
terminare
,
intendiamoci
,
cito
a
memoria
una
strana
marina
del
Mariani
un
effettista
di
gran
valore
.
Mi
accorgo
che
ho
scritto
a
lungo
senza
molto
interesse
.
Termino
dandovi
a
fascio
,
qualche
notizia
di
high
-
life
.
Abbiamo
tre
matrimoni
.
La
marchesina
Pallavicino
,
figlia
dell
'
ex
aiutante
di
Vittorio
Emanuele
,
si
fa
sposa
al
cugino
conte
Resta
,
figlio
di
quel
vero
tipo
di
gentiluomo
che
fu
il
Presidente
del
club
dell
'
Unione
.
Il
signor
Lattuada
elegante
sportman
sposa
la
signorina
Mazzucchelli
;
il
signor
Guerini
,
la
signorina
Pigni
.
Potrei
parlarvi
ancora
dell
'
inaugurazione
dell
'
anno
giuridico
alla
Corte
d
'
Appello
non
per
descrivere
la
cerimonia
tranquillatevi
ma
per
descrivervi
l
'
ambiente
;
tutte
quelle
toghe
rosse
in
quello
stupendo
salone
degli
arazzi
di
palazzo
Clerici
,
tra
quelle
specchiere
barocche
,
sotto
quel
prodigio
di
vòlta
dipinta
dal
Tiepolo
;
ma
ho
paura
di
farmi
chiudere
la
porta
del
vostro
salottino
,
ed
io
tengo
troppo
a
venirvi
a
vedere
tra
quindici
giorni
.
StampaPeriodica ,
L
'
infortunio
capitato
alla
Banca
Italiana
di
Sconto
è
stato
l
'
occasione
che
fossero
ripetute
in
pubblici
comizi
parole
ben
note
nella
terminologia
economica
,
ma
relativamente
oscure
in
quella
volgare
.
Gli
studiosi
sanno
come
gli
inglesi
abbiano
dato
alla
scienza
economica
il
nome
di
"
economia
politica
"
;
nome
che
i
trattatisti
tedeschi
amarono
spesso
cambiare
in
quello
di
"
economia
nazionale
"
,
finché
,
più
recentemente
ancora
,
ad
accentuare
il
carattere
scientifico
dei
loro
lavori
,
parecchi
scrittori
preferirono
adoperare
semplicemente
la
parola
"
Economics
"
od
"
Economica
"
,
tale
quale
dicesi
"
Fisica
"
o
"
Chimica
"
.
Tuttavia
,
quegli
aggettivi
"
politica
"
o
"
nazionale
"
fanno
ancora
grande
e
bella
impressione
agli
occhi
di
taluno
,
il
quale
volentieri
,
nel
pronunciare
,
posa
l
'
accento
su
di
essi
,
quasi
a
voler
dire
che
la
scienza
economica
merita
o
non
merita
rispetto
a
seconda
che
essa
è
più
o
meno
"
politica
"
o
"
nazionale
"
.
Appunto
in
certi
comizi
romani
recenti
,
provocati
dalla
moratoria
della
Banca
di
Sconto
,
pare
si
sia
distinto
tra
una
politica
bancaria
"
nazionale
"
ed
una
"
anti
-
nazionale
"
non
si
sa
se
francofila
o
tedescofila
ed
i
convenuti
si
sarebbero
dimostrati
disposti
a
far
entrare
,
coi
randelli
,
nella
mente
dei
governanti
e
dei
banchieri
l
'
idea
che
ci
ha
da
essere
,
accanto
a
banche
antinazionali
,
una
banca
a
cui
sia
specificamente
affidato
il
compito
di
fare
una
politica
economica
"
nazionale
"
o
"
italiana
"
.
Prescindo
dal
fatto
concreto
,
se
vi
sia
tale
o
tale
banca
tedescofila
o
francofila
o
italianofila
,
sia
perché
è
difficilissimo
per
i
laici
appurare
le
circostanze
delle
accuse
e
delle
difese
in
modo
esatto
,
sia
perché
qui
si
vuole
soltanto
discorrere
della
esatta
definizione
dell
'
aggettivo
"
nazionale
"
od
"
italiana
"
aggiunto
al
sostantivo
"
economia
"
o
"
politica
economica
"
o
"
banca
"
.
Che
cosa
vuol
dire
"
economia
o
banca
nazionale
,
meglio
,
italiana
"
di
diverso
da
"
economia
"
o
"
banca
"
senza
aggettivi
?
Una
banca
-
ed
assumiamo
questa
come
esempio
e
tipo
delle
altre
economie
esistenti
in
un
paese
,
cosicché
le
osservazioni
fatte
per
essa
valgono
per
tutte
le
altre
economie
-
fa
operazioni
diversissime
,
attive
e
passive
,
le
quali
economicamente
si
distinguono
perché
le
une
sono
molto
redditizie
,
le
altre
mediocremente
,
altre
ancora
poco
o
nulla
,
e
le
ultime
finalmente
possono
procacciare
la
perdita
di
tutto
o
parte
il
capitale
proprio
della
banca
o
dei
depositanti
.
Per
dare
un
esempio
in
cifre
,
si
sono
compiute
cinque
operazioni
,
le
quali
fruttano
il
+25
,
il
+10
,
il
0
,
il
-10
ed
il
-26
per
cento
del
capitale
sociale
.
Quale
di
queste
operazioni
è
"
italiana
"
e
quale
"
tedesco
o
franco
o
anglo
-
fila
"
?
Se
,
invece
di
una
banca
privata
,
si
trattasse
dello
Stato
o
di
un
altro
ente
pubblico
,
si
potrebbe
essere
in
dubbio
.
Ad
uno
Stato
può
convenire
compiere
un
'
operazione
che
gli
cagiona
una
perdita
"
finanziaria
"
di
100.000.000
di
lire
,
piuttostoché
un
'
altra
che
gli
frutti
un
lucro
finanziario
di
altrettanto
.
Anzi
,
è
regola
assoluta
,
che
uno
Stato
deve
prima
adempiere
ad
uffici
costosi
e
poi
solo
,
dopo
adempiuto
ottimamente
e
con
grave
dispendio
a
questi
,
può
,
con
molti
ma
molti
se
,
tentare
operazioni
fruttifere
.
C
'
è
forse
dubbio
,
che
,
sovra
ogni
altra
cosa
,
lo
Stato
deve
difendere
,
con
l
'
esercito
e
con
la
flotta
,
il
territorio
del
paese
o
pagare
i
magistrati
ed
i
poliziotti
ed
i
medici
della
sanità
pubblica
ed
i
maestri
elementari
?
E
c
'
è
dubbio
che
tutte
queste
faccende
pressanti
e
necessarie
costano
molto
e
non
rendono
nulla
?
Ed
è
forse
dubbio
che
,
tuttavia
,
uno
Stato
riscuote
lode
quando
,
pur
spendendo
solo
il
necessario
,
adempie
al
suo
ufficio
convenientemente
?
Né
è
immaginabile
che
uno
Stato
trascuri
i
suoi
uffici
costosi
per
correre
dietro
alla
speranza
ed
anche
alla
realtà
di
guadagni
in
imprese
economiche
di
ferrovie
,
banche
,
navigazione
,
industrie
.
Anche
ammettendo
che
il
lucro
sia
scarso
,
lo
Stato
non
può
e
non
deve
cercarlo
,
se
prima
non
ha
adempiuto
bene
ai
suoi
fini
essenziali
.
Non
essendo
un
Ente
creato
allo
scopo
di
ottener
lucri
,
il
fatto
che
esso
se
li
procaccia
può
essere
un
argomento
per
concludere
che
si
è
comportato
male
anziché
bene
in
rapporto
ai
suoi
fini
.
Sarà
"
nazionale
"
od
"
italiano
"
quello
Stato
il
quale
,
a
costo
di
perdite
finanziarie
,
bene
raggiunge
i
fini
della
collettività
italiana
ed
"
antinazionale
"
od
"
anti
-
italiano
"
quello
Stato
,
il
quale
,
a
scopo
di
ingrassare
sé
stesso
o
i
suoi
cittadini
,
pospone
gli
ideali
italiani
a
quelli
di
un
altro
paese
e
ci
rende
servi
,
in
senso
materiale
o
spirituale
,
di
potenze
o
di
ideali
stranieri
.
Ma
una
banca
?
È
dessa
creata
per
perdere
o
per
guadagnare
?
Evidentemente
per
guadagnare
.
Se
perde
,
essa
si
suicida
,
distrugge
sè
stessa
ed
impedisce
ai
proprii
dirigenti
o
soci
di
conseguire
gli
scopi
per
cui
la
banca
sorse
.
Supponiamo
che
i
fondatori
della
banca
si
siano
proposto
uno
scopo
qualunque
non
grettamente
egoistico
.
Essi
vogliono
promuovere
lo
sviluppo
delle
energie
del
suolo
e
del
sottosuolo
nazionale
,
incoraggiare
le
iniziative
dei
cittadini
italiani
.
Si
promuove
e
si
incoraggia
tutto
ciò
col
perdere
denari
?
A
furia
di
lucrare
il
-10
od
il
-25
%
del
capitale
,
questo
va
in
fumo
,
i
depositanti
pigliano
paura
,
si
determina
un
panico
e
vengono
meno
i
fondi
con
cui
incoraggiare
e
promuovere
.
Gira
e
rigira
,
per
una
banca
non
vi
è
altro
metodo
per
raggiungere
fini
utili
alla
collettività
nazionale
fuorché
quello
che
consiste
nel
fare
affari
buoni
.
In
certi
casi
,
e
in
limiti
molto
modesti
,
possono
essere
buoni
"
a
lunga
scadenza
"
;
ma
in
ogni
modo
debbono
esser
buoni
e
non
cattivi
.
Il
banchiere
come
l
'
industriale
non
deve
proporsi
scopi
non
economici
.
Se
dinanzi
al
banchiere
compare
un
progettista
e
gli
espone
il
programma
di
una
iniziativa
di
miniere
di
lignite
suffragandola
"
soltanto
"
col
dire
che
così
si
contribuirà
a
liberare
il
paese
dal
tributo
pagato
all
'
Inghilterra
per
l
'
acquisto
del
carbon
fossile
,
il
banchiere
ha
il
dovere
di
mettere
con
molta
gentilezza
il
progettista
alla
porta
.
Costui
infatti
è
uno
scemo
.
Se
la
tonnellata
di
carbon
fossile
straniero
costa
200
lire
,
ossia
,
per
ipotesi
,
il
prezzo
di
una
merce
che
a
noi
è
costata
a
produrla
10
giornate
di
lavoro
;
mentre
due
tonnellate
di
lignite
italiana
,
aventi
lo
stesso
potere
calorifico
,
costano
soltanto
160
lire
,
ossia
8
giornate
di
lavoro
,
e
se
il
lavoro
italiano
non
può
impiegarsi
meglio
che
nell
'
estrarre
lignite
,
allora
conviene
coltivare
lignite
ed
il
banchiere
opererà
ottimamente
anticipando
fondi
al
progettista
.
Non
perché
la
lignite
sia
italiana
;
ma
perché
con
sole
8
giornate
di
lavoro
italiano
otteniamo
lo
stesso
risultato
che
otterremo
spendendo
,
per
comprar
carbone
,
l
'
equivalente
di
10
giornate
di
lavoro
medesimamente
italiano
;
quindi
ci
avanzano
2
giornate
libere
per
produrre
qualche
altra
cosa
o
forse
anco
per
divertirci
.
Ma
se
le
due
tonnellate
di
lignite
italiana
costano
400
lire
,
ossia
20
giornate
di
lavoro
italiano
,
in
tal
caso
pazzo
e
antiitaliano
sarebbe
quel
banchiere
che
anticipasse
fondi
a
tale
scopo
.
Egli
incoraggerebbe
così
gli
italiani
a
spendere
20
giornate
di
lavoro
,
laddove
basterebbe
impiegarne
10
a
produrre
qualche
altra
cosa
che
potremmo
poi
vendere
per
200
lire
e
cosi
procacciarci
le
tonnellate
di
carbon
fossile
inglese
.
Questo
,
benché
inglese
,
deve
essere
preferito
,
nell
'
interesse
dell
'
Italia
,
alla
lignite
italiana
.
Così
facendo
,
noi
non
preferiamo
la
produzione
inglese
del
carbone
a
quella
italiana
della
lignite
;
bensì
preferiamo
la
produzione
italiana
dell
'
uva
o
della
seta
,
o
della
canapa
o
di
certe
macchine
o
di
cappelli
ecc
.
,
alla
produzione
italiana
della
lignite
;
ed
a
giusta
ragione
facciamo
ciò
,
perché
a
produrre
cappelli
impieghiamo
meglio
e
più
fruttuosamente
il
nostro
lavoro
e
il
nostro
capitale
che
a
produrre
lignite
.
Dunque
,
possiamo
concludere
che
l
'
aggettivo
"
italiano
"
applicato
a
"
banca
"
,
ad
"
industria
"
,
ad
"
economia
"
ha
un
significato
laudativo
solo
se
equivale
ad
"
economico
"
,
e
che
una
banca
è
italiana
in
quanto
guadagna
,
antiitaliana
ovvero
tedesco
-
franco
-
anglo
-
fila
in
quanto
perde
.
Guadagnare
è
sinonimo
di
incoraggiare
industrie
sane
,
vitali
,
rigogliose
;
perdere
è
sinonimo
di
incoraggiare
progetti
mal
combinati
,
fantastici
,
improduttivi
.
Guadagnare
vuol
dire
rafforzare
il
paese
,
arricchirlo
,
renderlo
atto
a
vincere
nella
concorrenza
internazionale
.
Perdere
vuol
dire
indirizzare
il
lavoro
italiano
in
impieghi
in
cui
esso
è
male
rimunerato
,
in
cui
si
producono
cose
non
desiderate
dai
consumatori
;
vuol
dire
immiserire
il
paese
e
renderlo
facilmente
servo
delle
più
rigogliose
economie
straniere
.
La
definizione
ora
data
dell
'
aggettivo
italiano
"
dimostra
che
probabilmente
hanno
ragione
quei
trattatisti
i
quali
amano
poco
le
aggiunte
"
nazionale
"
o
"
politica
"
o
"
italiana
"
al
sostantivo
"
Economica
"
.
L
'
aggettivo
non
aggiunge
nulla
al
concetto
e
serve
solo
a
confondere
le
idee
,
perché
fa
nascere
l
'
impressione
negli
inesperti
che
si
debba
incoraggiare
un
'
economia
od
una
banca
"
nazionale
"
in
contrapposto
all
'
economia
od
alla
banca
"
semplice
"
;
mentre
quelle
sole
banche
ad
economia
sono
nazionali
od
italiane
le
quali
sono
vere
e
semplici
banche
ed
economie
;
ossia
banche
ed
economie
,
le
quali
adempiono
semplicemente
al
loro
fine
proprio
bancario
od
economico
,
senza
l
'
appiccicatura
di
nessun
altro
fine
extra
-
vagante
.
StampaPeriodica ,
Primo
.
Che
la
poesia
e
la
prosa
presso
di
noi
non
siano
oramai
per
poter
rovinare
più
in
basso
,
l
'
ho
provato
con
le
mie
Lettere
Critiche
.
Imperciocché
non
i
più
sani
principi
dell
'
arte
,
ma
nemmeno
la
grammatica
del
Corticelli
e
del
Puoti
siano
in
onore
.
Ora
sarebbe
assunto
di
ingegno
critico
veramente
grande
il
provare
che
non
solo
ora
,
ma
sino
dal
principio
del
secolo
tutta
l
'
arte
precipita
.
Il
canonico
Balsimelli
co
'
suoi
aurei
dialoghetti
ha
provato
a
luce
meridiana
la
miseria
di
quell
'
Alessandro
Manzoni
che
i
nuovi
barbari
hanno
messo
sopra
gli
altari
come
vitello
d
'
oro
da
adorarsi
in
Israele
,
ed
altro
e
più
assai
,
camminando
sulle
sue
gloriose
pedate
,
posso
provare
io
.
Imperciocché
io
stesso
,
che
d
'
arte
non
mi
impaccio
,
sento
d
'
esser
capace
di
demolire
certe
fame
usurpate
che
i
satrapi
del
Fanfulla
della
Domenica
e
di
altri
giornali
della
stessa
farina
vogliono
imporre
ai
poveri
gonzi
.
Secondo
.
Chi
più
noto
in
Giudea
di
Giacomo
Leopardi
?
Ne
hanno
voluto
fare
un
semidio
,
ma
i
suoi
piedi
di
creta
,
solo
a
toccarli
,
si
sbriciolano
e
lo
fanno
crollare
.
Imperciocché
un
mediocre
buon
senso
basta
per
far
vedere
la
povertà
dell
'
intreccio
di
quelle
cantilene
battezzate
inni
,
e
la
inverisimiglianza
dei
caratteri
de
'
suoi
personaggi
.
Consalvo
che
muore
chiede
un
bacio
ad
Elvira
!
Come
?
Un
moribondo
può
avere
simili
pensieri
?
Sfido
chicchessia
a
provarmelo
.
Ma
,
non
volendo
io
rivedere
tutte
le
poesie
del
Leopardi
,
mi
contenterò
di
esporre
agli
onesti
ed
imparziali
le
mie
sentenze
senza
pretensione
intorno
al
più
breve
de
'
suoi
canti
.
Imperciocché
,
se
non
sono
artista
,
forse
e
senza
forse
,
posso
dire
anche
il
Baretti
non
lo
fu
,
e
pure
con
la
sua
Frusta
come
io
con
le
mie
Lettere
Critiche
,
mostrò
come
il
buon
giudizio
non
fosse
morto
,
fece
giustizia
delle
vanità
tronfie
e
prepotenti
.
Terzo
.
L
'
Infinito
!
Per
Bacco
!
Direte
che
sarà
un
poema
.
Ebbene
,
sono
quindici
versi
,
e
per
di
più
,
sono
sciolti
!
I
mezzi
debbono
essere
adatti
al
fine
.
Ci
voleva
quindi
un
canto
,
non
certo
infinito
,
ma
almeno
tale
che
potesse
abbracciare
tutta
la
grandezza
dell
'
argomento
.
Quindici
versi
!
Ma
perché
non
dieci
,
non
cinque
,
non
uno
?
Anzi
,
perché
non
una
sola
parola
Infinito
?
E
poi
quale
infinito
?
Quello
dei
versi
?
Come
si
fa
a
capirlo
?
Comincia
:
Sempre
caro
mi
fu
quest
'
ermo
colle
E
questa
siepe
.
E
comincia
con
uno
sproposito
.
La
siepe
e
il
colle
sono
due
,
quindi
bisogna
usare
il
plurale
e
dir
furono
.
Bastava
dare
un
'
occhiata
al
Puoti
.
Ma
il
Puoti
è
un
asino
,
e
il
Fanfulla
della
Domenica
un
grande
giornale
,
il
sommo
pontefice
della
nuova
letteratura
.
Dunque
si
potrà
dire
io
e
Carlambrogio
andò
a
Coccolìa
?
Queste
sono
le
belle
novità
grammaticali
che
ci
vogliono
dar
da
bere
come
se
fossero
roba
di
Dante
,
il
quale
,
a
dir
vero
,
spropositi
ne
fece
molti
,
come
provò
il
povero
Ricciardi
.
E
sfido
chicchessia
a
dire
il
contrario
.
Quarto
.
Tiriamo
avanti
.
Sempre
caro
mi
fu
quest
'
ermo
colle
E
questa
siepe
,
che
da
tanta
parte
Dell
'
ultimo
orizzonte
il
guardo
esclude
.
Bello
e
fanfullesco
quell
'
ultimo
attribuito
all
'
orizzonte
!
C
'
è
dunque
il
primo
?
C
'
è
il
secondo
?
Né
mi
vengano
a
dire
che
anche
i
Latini
dicevano
ultima
all
'
isola
di
Tule
.
Per
essi
era
appunto
l
'
ultima
,
e
al
di
là
non
credevano
che
ce
ne
fossero
altre
.
Ma
si
dirà
forse
ultimo
all
'
orizzonte
,
perché
lo
sguardo
non
giunge
più
in
là
?
Per
Bacco
!
non
sanno
tutti
che
ciò
dipende
dalla
sfericità
della
terra
?
Dunque
l
'
attributo
di
ultimo
,
dato
all
'
orizzonte
,
è
uno
sproposito
.
E
domando
,
poi
,
se
è
la
siepe
che
esclude
l
'
orizzonte
dal
guardo
,
o
il
guardo
che
esclude
la
siepe
?
Poh
che
pasticcio
.
Quinto
:
Ma
sedendo
e
mirando
,
interminati
Spazi
di
là
da
quella
e
sovrumani
Silenzi
e
profondissima
quiete
Io
nel
pensier
mi
fingo
.
Bella
broda
!
Sedendo
e
mirando
assieme
,
come
se
fossero
due
operazioni
che
si
compiono
colle
stesse
parti
del
corpo
!
Sedeva
con
gli
occhi
o
mirava
col
sedere
?
Spazi
interminati
!
!
Questa
mo
è
ignoranza
bella
e
buona
!
Se
lo
spazio
è
interminato
,
non
ha
confini
e
quindi
è
infinito
.
Si
può
sentire
sproposito
maggiore
in
filosofia
?
Silenzi
sovrumani
!
!
!
Ma
chi
ha
mai
sentito
silenzi
sovrumani
?
Eccetto
che
gli
spiriti
non
ce
lo
vengano
a
dire
,
non
lo
sapremo
mai
.
Perché
dunque
il
poeta
adopera
un
aggettivo
che
non
si
può
intendere
da
mente
umana
,
quando
vuol
spiegare
e
rendere
più
evidente
un
'
idea
?
Viene
ultima
la
quiete
pro
fondissima
,
come
se
fosse
un
pozzo
o
un
buco
qualunque
.
La
quiete
non
è
né
alta
né
bassa
imperciocché
non
ha
corpo
o
figura
,
e
disse
uno
sproposito
Virgilio
quando
disse
altissima
quiete
.
E
per
finire
degnamente
questa
filza
di
spropositi
,
il
poeta
dice
:
ove
per
poco
Il
cor
non
si
spaura
.
Spaurarsi
sta
qui
per
impaurirsi
!
Il
bianco
pel
nero
,
imperciocché
,
da
che
la
lingua
italiana
è
lingua
italiana
,
anzi
da
che
mondo
è
mondo
,
spaurarsi
,
per
l
'
esse
privativa
,
vorrà
dire
smettere
la
paura
,
come
sfamarsi
è
cavarsi
la
fame
,
sfangarsi
togliersi
il
fango
,
spopolarsi
è
contrario
di
popolarsi
e
va
'
dicendo
.
E
poi
qual
'
è
la
nuova
fisiologia
che
insegna
che
la
paura
si
prova
col
cuore
?
Per
Bacco
!
Sbaglio
nell
'
idea
e
sbaglio
nella
parola
!
Sesto
:
E
come
il
vento
Odo
stormir
tra
queste
piante
,
io
quello
Infinito
silenzio
a
questa
voce
Vo
comparando
.
E
dagliela
con
questo
silenzio
infinito
,
che
viceversa
poi
finisce
subito
per
lo
stormire
del
vento
tra
le
piante
!
E
poi
,
perché
allora
la
poesia
è
intitolata
l
'
infinito
?
Bisognava
dire
l
'
infinito
silenzio
.
e
mi
sovvien
l
'
eterno
...
Quale
?
L
'
eterno
o
eternità
in
genere
,
il
Padre
Eterno
o
l
'
altro
eterno
Padre
di
Stradella
?
Mistero
!
!
E
le
morte
stagioni
...
Già
;
morte
con
tutti
i
sacramenti
!
e
la
presente
E
viva
,
e
il
suon
di
lei
...
La
presente
chi
?
La
stagione
?
Ma
che
suono
ha
una
stagione
?
E
poi
,
che
si
ricordi
le
stagioni
passate
,
si
può
capire
,
ma
che
si
ricordi
la
stagione
presente
,
in
un
uomo
dotato
di
tanta
memoria
come
il
Leopardi
,
non
si
capisce
.
Così
tra
queste
Immensità
s
'
annega
il
pensier
mio
...
Sudate
o
fuochi
!
Un
pensiero
che
s
'
annega
!
E
poi
l
'
infinito
che
si
contenta
di
diventare
immensità
.
Poh
,
che
broda
!
E
il
naufragar
m
'
è
dolce
in
questo
mare
.
Tombola
!
E
qual
mare
?
L
'
infinito
?
il
silenzio
?
le
stagioni
?
Indovinala
grillo
!
E
così
si
chiude
questa
tra
le
migliori
poesie
del
Leopardi
,
con
un
seicentismo
,
una
oscurità
ed
uno
sproposito
,
imperciocché
è
sproposito
il
dire
che
naufragare
sia
dolce
!
!
D
'
infinito
in
questi
versi
non
ci
sono
che
la
miseria
e
gli
errori
,
persino
di
grammatica
.
Settimo
.
Mi
si
potrà
obiettare
il
solito
pictoribus
atque
poetis
,
e
mi
si
obietta
una
sciocchezza
.
È
lecito
ai
pittori
ed
ai
poeti
muoversi
liberamente
nel
campo
del
verisimile
e
del
corretto
,
non
altrove
.
Il
padre
Bisso
ha
dato
le
regole
della
poesia
,
e
dentro
quelle
,
si
voglia
o
non
si
voglia
,
bisogna
stare
.
Imperciocché
si
dimentica
che
Orazio
appunto
quando
concede
la
libertà
ai
poeti
,
due
versi
dopo
vieta
loro
di
fare
dei
mostri
.
E
poi
la
poesia
non
deve
proprio
dir
nulla
né
al
cuore
né
alla
mente
?
Il
Leopardi
dice
che
s
'
immagina
l
'
infinito
e
se
ne
compiace
.
Ebbene
,
che
sugo
c
'
è
?
Egli
non
bandisce
qualche
grande
sentenza
e
nuova
,
come
per
esempio
:
Le
liti
sono
sorelle
delle
febbri
-
Nessuno
crede
d
'
esser
brutto
-
La
politica
è
una
solenne
impostura
-
Meglio
dubitare
che
credere
-
L
'
uomo
sincero
non
gode
favori
-
e
va
'
dicendo
.
Egli
non
alza
la
poesia
sino
alla
satira
civile
e
religiosa
.
Non
è
egli
che
avrebbe
cantato
,
coll
'
audacia
superba
dell
'
anima
grande
e
libera
:
Mentre
avea
Morfeo
velate
Le
mie
luci
,
in
sogno
ho
visto
In
un
trivio
Gesù
Cristo
Che
faceva
alle
sassate
.
Io
gli
dissi
:
Redentore
,
Così
fatta
occupazione
Non
vi
fa
gran
fatto
onore
:
Suvvia
,
abbiate
educazione
.
E
il
resto
.
Questi
sono
i
versi
che
occorrono
all
'
evo
nostro
,
e
debbono
andarsi
a
riporre
i
Manzoni
,
i
Leopardi
,
i
Carducci
e
simili
altre
fame
usurpate
.
La
critica
soltanto
,
la
critica
larga
,
serena
e
grande
,
non
ispirata
a
sentimenti
di
bassa
invidia
,
di
bile
impotente
,
di
pedanteria
miserabile
e
cretina
(
i
pedanti
sono
più
molesti
dei
tafani
)
,
la
critica
,
dico
,
ha
l
'
obbligo
di
rivedere
tutte
le
false
sentenze
in
letteratura
.
Si
vedrebbe
allora
quanto
siano
pochi
i
grandi
poeti
e
prosatori
nostri
.
Due
o
tre
,
a
dir
molto
,
nel
passato
;
uno
solo
vivente
,
ma
che
vivrà
molto
,
ad
eterna
confusione
degli
sciocchi
e
dei
maligni
.
Imperciocché
,
per
Bacco
,
sfido
chicchessia
a
negarlo
.
La
riverisco
.
StampaPeriodica ,
Compagni
!
La
nuova
forma
che
la
commissione
interna
ha
assunto
nella
vostra
officina
con
la
nomina
dei
commissari
di
reparto
e
le
discussioni
che
hanno
preceduto
e
accompagnato
questa
trasformazione
non
sono
passate
inavvertite
nel
campo
operaio
e
padronale
torinese
.
Da
una
parte
si
accingono
a
imitarvi
le
maestranze
di
altri
stabilimenti
della
città
e
della
provincia
,
dall
'
altra
i
proprietari
e
i
loro
agenti
diretti
,
gli
organizzatori
delle
grandi
imprese
industriali
,
guardano
a
questo
movimento
con
interesse
crescente
e
si
chiedono
e
chiedono
a
voi
quale
può
essere
lo
scopo
cui
esso
tende
,
quale
il
programma
che
la
classe
operaia
torinese
si
propone
di
realizzare
.
Noi
sappiamo
che
a
determinare
questo
movimento
il
nostro
giornale
ha
non
poco
contribuito
.
In
esso
la
questione
è
stata
esaminata
da
un
punto
di
vista
teorico
e
generale
,
non
solo
,
ma
sono
stati
raccolti
ed
esposti
i
risultati
delle
esperienze
di
altri
paesi
,
per
fornire
gli
elementi
per
lo
studio
delle
applicazioni
pratiche
.
Noi
sappiamo
però
che
l
'
opera
nostra
ha
avuto
un
valore
in
quanto
essa
ha
soddisfatto
un
bisogno
,
ha
favorito
il
concretarsi
di
un
'
aspirazione
che
era
latente
nella
coscienza
delle
masse
lavoratrici
.
Per
questo
così
rapidamente
ci
siamo
intesi
,
per
questo
così
sicuramente
si
è
potuto
passare
dalla
discussione
alla
realizzazione
.
Il
bisogno
,
l
'
aspirazione
da
cui
trae
la
sua
origine
il
movimento
rinnovatore
dell
'
organizzazione
operaia
da
voi
iniziato
,
sono
,
crediamo
noi
,
nelle
cose
stesse
,
sono
una
conseguenza
diretta
del
punto
cui
è
giunto
,
nel
suo
sviluppo
,
l
'
organismo
sociale
ed
economico
basato
sull
'
appropriazione
privata
dei
mezzi
di
scambio
e
di
produzione
.
Oggigiorno
l
'
operaio
dell
'
officina
e
il
contadino
delle
campagne
,
il
minatore
inglese
e
il
mugik
russo
,
i
lavoratori
tutti
del
mondo
intero
,
in
modo
più
o
meno
sicuro
,
sentono
in
modo
più
o
meno
diretto
quella
verità
che
gli
uomini
di
studio
avevano
previsto
,
e
di
cui
vengono
acquistando
certezza
sempre
maggiore
,
quando
osservano
gli
eventi
di
questo
periodo
della
storia
dell
'
umanità
:
siamo
giunti
al
punto
in
cui
la
classe
lavoratrice
,
se
vuole
non
venir
meno
al
compito
di
ricostruzione
che
è
nei
suoi
fatti
e
nella
sua
volontà
,
deve
incominciare
a
ordinarsi
in
modo
positivo
e
adeguato
al
fine
da
raggiungere
.
E
se
è
vero
che
la
società
nuova
sarà
basata
sul
lavoro
e
sul
coordinamento
delle
energie
dei
produttori
,
i
luoghi
dove
si
lavora
,
dove
i
produttori
vivono
e
operano
in
comune
,
saranno
domani
i
centri
dell
'
organismo
sociale
e
dovranno
prendere
il
posto
degli
enti
direttivi
della
società
odierna
.
Come
,
nei
primi
tempi
della
lotta
operaia
,
l
'
organizzazione
per
mestiere
era
quella
che
meglio
si
prestava
agli
scopi
di
difesa
,
alle
necessità
delle
battaglie
per
il
miglioramento
economico
e
disciplinare
immediato
,
così
oggi
,
che
incominciano
a
delinearsi
e
sempre
maggior
consistenza
vengono
prendendo
nelle
menti
degli
operai
gli
scopi
ricostruttivi
,
è
necessario
sorga
accanto
e
in
sostegno
della
prima
,
una
organizzazione
per
fabbrica
,
vera
scuola
delle
capacità
ricostruttive
dei
lavoratori
.
La
massa
operaia
deve
prepararsi
effettivamente
all
'
acquisto
della
completa
padronanza
di
se
stessa
,
e
il
primo
passo
su
questa
via
sta
nel
suo
più
saldo
disciplinarsi
,
nell
'
officina
,
in
modo
autonomo
,
spontaneo
e
libero
.
Né
si
può
negare
che
la
disciplina
che
col
nuovo
sistema
verrà
instaurata
condurrà
a
un
miglioramento
della
produzione
,
ma
questo
non
è
altro
che
il
verificarsi
di
una
tesi
del
socialismo
:
quanto
più
le
forze
produttive
umane
,
emancipandosi
dalla
schiavitù
cui
il
capitalismo
le
vorrebbe
per
sempre
condannate
,
prendono
coscienza
di
sé
,
si
liberano
e
liberamente
si
organizzano
,
tanto
migliore
tende
a
diventare
il
modo
della
loro
utilizzazione
:
l
'
uomo
lavorerà
sempre
meglio
dello
schiavo
.
A
coloro
poi
che
obiettano
che
in
questo
modo
si
viene
a
collaborare
con
i
nostri
avversari
,
con
i
proprietari
delle
aziende
,
noi
rispondiamo
che
invece
questo
è
l
'
unico
mezzo
di
dominio
,
perché
la
classe
operaia
concepisce
la
possibilità
di
fare
da
sé
e
di
fare
bene
:
anzi
,
essa
acquista
di
giorno
in
giorno
più
chiara
la
certezza
di
essere
sola
capace
di
salvare
il
mondo
intiero
dalla
rovina
e
dalla
desolazione
.
Perciò
ogni
azione
che
voi
imprenderete
,
ogni
battaglia
che
sarà
data
sotto
la
vostra
guida
sarà
illuminata
dalla
luce
del
fine
ultimo
che
è
negli
animi
e
nelle
intenzioni
di
tutti
voi
.
Un
grandissimo
valore
acquisteranno
quindi
anche
gli
atti
apparentemente
di
poca
importanza
nei
quali
si
esplicherà
il
mandato
a
voi
conferito
.
Eletti
da
una
maestranza
nella
quale
sono
ancora
numerosi
gli
elementi
disorganizzati
,
vostra
prima
cura
sarà
certamente
quella
di
farli
entrare
nelle
file
dell
'
organizzazione
,
opera
che
del
resto
vi
sarà
facilitata
dal
fatto
che
essi
troveranno
in
voi
chi
sarà
sempre
pronto
a
difenderli
,
a
guidarli
,
ad
avviarli
alla
vita
della
fabbrica
.
Voi
mostrerete
loro
con
l
'
esempio
che
la
forza
dell
'
operaio
è
tutta
nell
'
unione
e
nella
solidarietà
coi
suoi
compagni
.
Così
pure
a
voi
spetterà
l
'
invigilare
affinché
nei
reparti
vengano
rispettate
le
regole
di
lavoro
fissate
dalle
federazioni
di
mestiere
e
accettate
nei
concordati
,
poiché
in
questo
campo
anche
una
lieve
deroga
ai
principi
stabiliti
può
talora
costituire
una
offesa
grave
ai
diritti
e
alla
personalità
dell
'
operaio
,
di
cui
voi
sarete
rigidi
e
tenaci
difensori
e
custodi
.
E
siccome
in
mezzo
agli
operai
e
al
lavoro
voi
stessi
vivrete
di
continuo
,
potrete
essere
in
grado
di
conoscere
le
modificazioni
imposte
dal
progresso
tecnico
della
produzione
e
dalla
progredita
coscienza
e
capacità
dei
lavoratori
stessi
.
In
questo
modo
si
verrà
costituendo
un
costume
di
officina
,
germe
primo
della
vera
ed
effettiva
legislazione
del
lavoro
,
cioè
delle
leggi
che
i
produttori
elaboreranno
e
daranno
a
sé
stessi
.
Noi
siamo
certi
che
l
'
importanza
di
questo
fatto
non
vi
sfugge
,
che
esso
è
evidente
davanti
alle
menti
di
tutte
le
maestranze
che
con
prontezza
ed
entusiasmo
hanno
compreso
il
valore
e
il
significato
dell
'
opera
che
voi
vi
proponete
di
fare
:
si
inizia
l
'
intervento
attivo
nel
campo
tecnico
e
in
quello
disciplinare
,
delle
forze
stesse
del
lavoro
.
Nel
campo
tecnico
voi
potrete
da
un
lato
compiere
un
utilissimo
lavoro
informativo
,
raccogliendo
dati
e
materiali
preziosi
sia
per
le
federazioni
di
mestiere
che
per
gli
enti
centrali
e
direttive
delle
nuove
organizzazioni
di
officina
.
Voi
curerete
inoltre
che
gli
operai
del
reparto
acquistino
una
sempre
maggiore
capacità
,
e
farete
sparire
i
meschini
sentimenti
di
gelosia
professionale
che
ancora
li
fanno
essere
divisi
e
discordi
;
li
allenerete
così
per
il
giorno
in
cui
,
dovendo
lavorare
non
più
per
il
padrone
ma
per
sé
,
sarà
loro
necessario
essere
uniti
e
solidali
,
per
accrescere
la
forza
del
grande
esercito
proletario
,
di
cui
essi
sono
le
cellule
prime
.
Perché
non
potreste
far
sorgere
,
nell
'
officina
stessa
,
appositi
reparti
di
istruzione
,
vere
scuole
professionali
,
ove
ogni
operaio
,
sollevandosi
dalla
fatica
che
abbruttisce
,
possa
aprire
la
mente
alla
conoscenza
dei
processi
di
produzione
,
e
migliorare
se
stesso
?
Certamente
,
per
fare
tutto
ciò
sarà
necessaria
della
disciplina
,
ma
la
disciplina
che
voi
richiederete
alla
massa
operaia
sarà
ben
diversa
da
quella
che
il
padrone
imponeva
e
pretendeva
,
forte
del
diritto
di
proprietà
che
costituisce
a
lui
una
posizione
di
privilegio
.
Voi
sarete
forti
di
un
altro
diritto
,
quello
del
lavoro
che
dopo
essere
stato
per
secoli
strumento
nelle
mani
dei
suoi
sfruttatori
oggi
vuole
redimersi
,
vuole
dirigersi
da
se
stesso
.
Il
vostro
potere
,
opposto
a
quello
dei
padroni
e
dei
suoi
ufficiali
,
rappresenterà
di
fronte
alle
forze
del
passato
,
le
libere
forze
dell
'
avvenire
,
che
attendono
la
loro
ora
,
e
la
preparano
,
sapendo
che
essa
sarà
l
'
ora
della
redenzione
da
ogni
schiavitù
.
E
così
gli
organi
centrali
che
sorgeranno
per
ogni
gruppo
di
reparti
,
per
ogni
gruppo
di
fabbriche
,
per
ogni
città
,
per
ogni
regione
,
fino
ad
un
supremo
Consiglio
operaio
nazionale
,
proseguiranno
,
allargheranno
,
intensificheranno
l
'
opera
di
controllo
,
di
preparazione
e
di
ordinamento
della
classe
intiera
a
scopi
di
conquista
e
di
governo
.
Il
cammino
non
sarà
breve
,
né
facile
,
lo
sappiamo
:
molte
difficoltà
sorgeranno
e
vi
saranno
opposte
,
e
per
superarle
occorrerà
fare
uso
di
grande
abilità
,
occorrerà
forse
talora
fare
appello
alla
forza
della
classe
organizzata
,
occorrerà
sempre
essere
animati
e
spinti
all
'
azione
da
una
grande
fede
,
ma
quello
che
più
importa
,
o
compagni
,
è
che
gli
operai
,
sotto
la
guida
vostra
e
di
coloro
che
vi
imiteranno
,
acquistino
la
viva
certezza
di
camminare
ormai
,
sicuri
della
meta
,
sulla
grande
via
dell
'
avvenire
.
StampaPeriodica ,
Come
se
la
gloria
di
letterato
non
gli
bastasse
,
il
signor
Edmondo
di
Goncourt
rivendica
per
sé
e
per
suo
fratello
il
merito
di
avere
introdotto
in
Francia
il
gusto
degli
oggetti
giapponesi
.
Il
merito
sarebbe
forse
discutibile
;
la
rivendicazione
non
ha
certo
alcun
fondamento
serio
.
Il
primo
accenno
sull
'
arte
e
sulle
industrie
dell
'
estremo
Oriente
,
lo
diedero
all
'
Europa
,
nel
nono
secolo
,
gli
scritti
dell
'
arabo
Ibn
Uab
.
Nel
secolo
decimoterzo
,
Marco
Polo
eccitò
maggiormente
la
curiosità
del
pubblico
,
con
le
sue
stupefacenti
narrazioni
,
confermate
,
nel
secolo
decimosesto
,
da
Matteo
Ricci
,
da
Paiva
de
Andrade
e
da
Mendoza
.
Alcuni
vasi
di
porcellana
,
qualche
ventaglio
,
diversi
ninnoli
si
erano
già
veduti
,
sin
da
quel
tempo
,
in
Italia
,
in
Ispagna
ed
altrove
.
La
curiosità
della
Francia
si
svegliò
un
po
'
tardi
,
nel
secolo
decimosettimo
,
forse
dopo
la
pubblicazione
del
libro
di
un
certo
monaco
Trigault
:
Viaggio
dei
Padri
Gesuiti
in
Cina
.
Ma
allora
i
Francesi
ricchi
furono
assaliti
da
una
specie
di
manìa
,
e
molti
si
misero
a
raccogliere
nelle
loro
case
oggetti
di
ogni
genere
che
chiamavano
col
nome
complessivo
di
chinoiseries
,
perché
le
nozioni
geografiche
ed
artistiche
del
tempo
lasciavano
a
desiderare
,
e
perché
d
'
altro
canto
l
'
arte
giapponese
è
stata
lungamente
ed
è
in
gran
parte
ancora
una
servile
imitazione
dell
'
arte
cinese
.
Non
bisogna
però
credere
che
questa
confusione
fra
gli
oggetti
cinesi
e
giapponesi
fosse
assoluta
e
persistente
.
Diverse
pubblicazioni
fatte
nel
secolo
decimottavo
stabiliscono
una
distinzione
chiarissima
fra
gli
uni
e
gli
altri
.
Nei
cataloghi
degli
arredi
appartenenti
al
signor
Angran
,
al
visconte
di
Fonspertuis
,
al
signor
Gaignat
,
alla
marchesa
di
Pompadour
,
e
al
maresciallo
di
Richelieu
(
1747-1788
)
si
citano
specificatamente
diversi
vasi
di
porcellana
giapponese
antica
o
rara
.
Nel
bellissimo
ritratto
che
il
pittore
Latour
fece
della
celebre
amante
di
Luigi
XV
,
si
vede
un
vaso
che
i
cataloghi
chiamano
indifferentemente
ora
del
Giappone
e
poi
della
Cina
.
La
confusione
delle
cose
e
dei
nomi
è
molto
cresciuta
,
d
'
allora
in
poi
.
Oggidì
,
la
parola
chinoiseries
comprende
non
solo
tutti
gli
oggetti
d
'
arte
che
provengono
dall
'
estremo
Oriente
,
ma
anche
tutti
quelli
che
hanno
una
forma
insolita
o
strana
e
fanno
bella
figura
nei
salotti
,
senza
servire
a
nulla
.
Gautier
,
il
poeta
sognatore
e
fantastico
,
ha
intitolato
Chinoiseries
una
delle
sue
composizioni
più
leggiadre
.
Udite
questi
pochi
versi
che
riporto
nel
loro
testo
originale
,
perché
non
mi
paiono
traducibili
:
Celle
que
j
'
aime
,
à
présent
,
est
en
Chine
;
Elle
demeure
avec
ses
vieux
parents
,
Dans
une
tour
de
porcelaine
fine
,
Au
fleuve
Dune
où
sont
les
cormorans
.
Elle
a
deux
yeux
retroussés
vers
les
tempes
,
Un
pied
petit
à
tenir
dans
la
main
,
La
teint
plus
claire
que
le
cuivre
des
lampes
,
Les
ongles
longs
et
rougis
de
carmin
.
Gautier
visse
relativamente
povero
,
per
tutta
la
sua
vita
,
e
non
gli
fu
mai
concesso
di
possedere
in
realtà
i
mobili
,
i
quadri
,
gli
arazzi
splendidi
che
vedeva
spesso
con
l
'
immaginazione
.
Però
,
i
fratelli
Goncourt
debbono
forse
in
gran
parte
a
lui
l
'
amore
per
gli
oggetti
giapponesi
.
Egli
ebbe
sempre
molta
intimità
con
loro
;
nei
beati
giorni
della
giovinezza
sedette
con
frequenza
alla
loro
tavola
,
in
compagnia
di
Janin
,
di
Miirger
,
di
Beauvoir
e
di
Gavarni
,
il
quale
sembra
avesse
la
consuetudine
di
giungere
ogni
volta
troppo
tardi
.
Allora
,
i
due
fratelli
dimoravano
dentro
Parigi
,
nella
via
Saint
-
Georges
,
in
un
quartierino
da
scapoli
che
,
sebbene
fosse
elegante
,
non
aveva
nulla
di
straordinario
.
Però
,
la
cucina
ed
i
vini
erano
eccellenti
;
la
cuoca
aveva
un
'
inclinazione
dichiarata
per
le
vivande
esotiche
il
pudding
,
il
kari
,
la
coscaran
,
la
pasta
frolla
che
piacevano
molto
agli
invitati
,
non
solo
per
il
sapore
,
ma
anche
per
la
novità
e
la
curiosità
dei
nomi
.
Qualche
volta
,
durante
la
quaresima
,
i
padroni
di
casa
facevano
venire
dalla
Lorena
la
cuciniera
di
un
vescovo
,
espertissima
nell
'
arte
di
manipolare
il
passato
di
gamberi
,
lo
stufato
di
beccacce
,
le
salse
variamente
colorite
,
tanto
gradevoli
al
palato
ed
agli
occhi
.
I
pranzi
e
le
cene
furono
continuati
su
più
vasta
scala
e
con
maggiori
raffinamenti
,
nel
villino
che
i
Goncourt
comprarono
ad
Auteuil
,
quando
la
letteratura
cominciò
ad
impinguare
il
loro
modesto
patrimonio
.
Il
fratello
superstite
,
Edmondo
,
riunisce
ancora
,
intorno
alla
sua
tavola
,
gli
amici
più
diletti
,
fra
i
quali
figurava
,
sino
a
poco
tempo
addietro
,
il
povero
De
Nittis
.
La
casa
è
una
specie
di
museo
,
un
museo
davvero
sui
generis
,
senza
quadri
e
con
pochissime
statuette
.
I
Goncourt
capirono
di
buon
'
ora
che
la
pittura
e
la
scultura
,
vistose
troppo
,
non
erano
adatte
ai
loro
mezzi
limitati
,
e
si
misero
a
radunare
disegni
,
libri
antichi
,
autografi
,
manoscritti
,
bronzi
,
tappeti
,
mobili
rari
,
vasi
di
porcellana
,
avori
,
lacche
,
stoffe
persiane
o
turche
,
oggetti
cinesi
e
giapponesi
di
ogni
genere
,
mille
ninnoli
,
mille
galanterie
bizzarre
.
La
collezione
di
disegni
,
quasi
tutti
appartenenti
ai
due
ultimi
secoli
,
è
una
delle
più
complete
che
vi
siano
in
Francia
.
La
collezione
di
oggetti
giapponesi
è
straordinariamente
variata
e
ricca
.
Ognuno
può
trasportarsi
col
pensiero
al
Giappone
,
può
ricostruire
da
sé
la
vita
e
i
costumi
degli
abitanti
,
sfogliando
gli
album
dorati
,
guardando
i
paesaggi
quasi
dipinti
per
via
di
ricami
,
sulla
seta
dei
fukusa
e
sulla
garza
dei
kakemono
.
Spesso
,
i
guadagni
di
un
libro
hanno
servito
a
pagare
in
parte
o
in
tutto
gli
arredi
di
una
stanza
:
la
magnifica
tappezzeria
che
copre
il
soffitto
della
gran
sala
è
dovuta
alle
prime
edizioni
di
Germinie
Lacerteux
.
Ma
qualche
volta
diversi
libri
non
sono
bastati
per
comprare
un
oggetto
solo
.
Vi
hanno
stoffe
,
bronzi
,
vasi
di
un
prezzo
elevatissimo
.
Al
tempo
dell
'
Impero
,
una
donna
galante
,
la
signora
di
Paiva
,
che
aveva
fatto
fabbricare
un
sontuoso
palazzo
nel
viale
dei
Campi
Elisi
,
spese
ottocentomila
franchi
nel
parato
di
una
sala
.
Il
signor
Edmondo
di
Goncourt
che
narra
la
cosa
,
nel
suo
libro
La
Maison
d
'
un
artiste
,
dice
che
anch
'
egli
pagò
cari
certi
tappeti
di
Caramania
,
fatti
con
una
lana
imperfettamente
digrassata
,
sulla
quale
i
colori
prendono
delle
sfumature
vellutate
e
cangianti
,
impossibili
a
trovarsi
nei
tappeti
europei
.
Quest
'
uomo
d
'
ingegno
ha
una
passione
cieca
per
gli
oggetti
rari
o
belli
,
e
dà
una
grande
importanza
a
cose
che
forse
in
fondo
ne
hanno
pochissima
.
Non
vi
arrischiate
a
mettere
in
discussione
la
superiorità
de
'
suoi
bronzi
e
delle
sue
porcellane
su
'
bronzi
e
sulle
porcellane
degli
altri
.
Non
gli
parlate
di
collezioni
giapponesi
:
nessuno
può
averne
una
più
ricca
e
meglio
assortita
della
sua
;
egli
possiede
perfino
la
piccola
sciabola
ricurva
con
la
quale
l
'
invitto
daimio
Nori
Sane
si
tagliò
il
ventre
davanti
all
'
imperatore
,
e
la
gabbiettina
d
'
oro
col
grillo
ronzante
ora
morto
che
la
penultima
imperatrice
soleva
tenere
appesa
a
capo
del
letto
.
Quanto
al
letto
del
signor
di
Goncourt
,
basterà
dirvi
soltanto
questo
:
proviene
dal
castello
di
Rambouillet
ed
era
destinato
alla
principessa
di
Lamballe
,
quando
si
recava
a
visitare
il
suocero
.
Gli
altri
mobili
della
camera
non
sono
certo
meno
preziosi
e
non
hanno
origine
meno
degna
,
benché
sia
difficile
provarlo
.
Le
poltrone
e
la
tavola
a
forma
di
mensola
non
lasciano
proprio
nulla
a
desiderare
.
Il
cassettone
,
fatto
a
guisa
di
sarcofago
,
meriterebbe
che
lo
avesse
intagliato
Gouthière
.
I
quattro
grandi
vasi
di
porcellana
,
posati
sul
caminetto
,
appartennero
alla
marchesa
di
Pompadour
,
come
forse
il
parato
bellissimo
,
e
il
vassojo
di
Sassonia
,
e
i
bronzi
,
e
tutte
le
altre
cose
sparpagliate
intorno
.
In
quell
'
ambiente
,
al
mattino
,
aprendo
gli
occhi
,
il
signor
Edmondo
di
Goncourt
che
non
ama
il
tempo
nostro
,
s
'
immagina
spesso
di
svegliarsi
nel
secolo
decimottavo
che
ha
studiato
con
tanto
amore
.
E
quando
si
è
levato
,
passa
nello
stanzino
da
teletta
,
le
cui
pareti
sono
interamente
coperte
di
porcellane
e
di
pitture
a
guazzo
,
perché
,
mentre
si
pettina
e
si
pulisce
i
denti
,
gli
piace
vedere
«
un
pezzo
di
carta
colorata
o
un
coccio
che
splenda
,
fiammeggi
e
rifletta
un
po
'
di
luce
tra
i
colori
dei
fiori
»
.
Sarà
una
debolezza
,
ma
egli
non
è
il
solo
ad
averne
e
questa
non
è
la
sola
che
abbia
.
Prima
di
mettersi
a
scrivere
,
qualunque
cosa
intenda
scrivere
,
passa
un
'
ora
nel
salottino
e
nel
gabinetto
arredati
di
oggetti
orientali
.
Uditelo
:
«
Oggidì
,
è
bizzarro
,
quando
mi
preparo
a
scrivere
una
pagina
,
una
pagina
qualunque
,
una
pagina
in
cui
non
entra
il
menomo
bric
-
à
-
brac
per
mettermi
in
vena
,
per
scaldarmi
,
per
far
uscire
lo
stilista
,
dallo
scrittore
pigro
e
ricalcitrante
allo
strappamento
doloroso
dello
stile
,
ho
bisogno
di
passare
un
'
ora
nel
salottino
e
nel
gabinetto
dell
'
Oriente
.
Occorre
che
io
mi
riempia
gli
occhi
della
patina
dei
bronzi
,
degli
ori
diversi
delle
lacche
,
degli
irraggiamenti
delle
porcellane
,
dei
lampi
delle
pietre
dure
,
dei
diaspri
,
dei
vetri
colorati
,
degli
scintillamenti
della
seta
dei
fukusa
e
dei
tappeti
di
Persia
,
e
mercé
questa
contemplazione
di
scatti
di
colori
,
mercé
questa
visione
eccitante
,
irritante
per
così
dire
,
a
poco
a
poco
,
e
lo
ripeto
,
senza
che
ciò
abbia
alcun
rapporto
col
soggetto
della
mia
composizione
,
sento
il
polso
accelerarsi
e
dolcemente
venire
in
me
la
dolce
febbre
del
cervello
,
senza
la
quale
non
posso
scrivere
nulla
che
valga
.
Ma
l
'
eccitazione
prodotta
dal
bibelot
di
luce
ottenuta
,
e
il
momento
arrivato
di
mettermi
al
lavoro
,
ho
bisogno
per
scrivere
,
di
trovarmi
in
una
stanza
che
non
ha
nulla
alle
pareti
,
e
che
amerei
tutta
nuda
e
imbiancata
colla
calce
»
.
Son
forse
questi
eccitamenti
artificiali
che
rendono
lo
stile
del
signor
Edmondo
di
Goncourt
così
lambiccato
e
così
contorto
.
Il
suo
povero
fratello
Giulio
scendeva
molto
di
rado
nelle
splendide
sale
del
primo
piano
,
e
dormiva
e
lavorava
in
una
cameretta
da
studente
,
al
piano
di
sopra
.
Egli
non
aveva
bisogno
di
alcun
oggetto
esterno
,
per
scaldarsi
di
fantasia
.
Trovava
i
pensieri
e
le
immagini
dentro
sé
stesso
.
Ma
forse
appunto
per
questo
,
morì
giovane
.