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LA CONFERENZA DI GENOVA ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Caro Gobetti , Questi che ti mando sono semplicemente degli appunti . Non vogliono essere una critica della Conferenza di Genova , e neppure il solito impressionismo che sul nostro foglio sarebbe una stonatura . E neppure - infine - sono rivelazioni di retroscena , che io non conosco , e che forse non ci sono stati . Appunti : e nient ' altro . Avendo osservato la Conferenza , e veduto all ' opera qualche personaggio di rilievo , ce ne ho forse tanto da fare un " papier " non privo d ' interesse . Ad ogni modo , servirà di diversivo , una volta tanto , ai lettori di Rivoluzione Liberale . Non mi propongo altro . Perché proprio a Genova Io mi trovavo presente a Cannes , all ' Hotel Carlton , quando l ' on . Bonomi annunciò ai giornalisti italiani che la Conferenza economica europea si sarebbe tenuta a Genova . Mi par di vederlo , con quella sua aria imbambolata : " E noi , della delegazione italiana abbiamo pensato che Genova sarebbe la città più adatta ... per il suo glorioso passato marinaro ... E poi c ' è palazzo San Giorgio ... " . Ma insomma , si capiva che la scelta di Genova aveva una storia non chiara : e questa storia la conobbi dopo , durante la Conferenza . A Cannes , nell ' ultima seduta del Consiglio Supremo , Lloyd George aveva varato il progetto di una conferenza da tenersi in Italia . Bonomi doveva naturalmente indicare la località . Il buon Bonomi , pensando agli alberghi del Lido , propose formalmente Venezia . Silenzio imbarazzante da parte di Briand , che si ricordava le gazzarre veneziane contro la missione militare di Fayolle . E finalmente se ne ricordò anche Bonomi , il quale però non sapeva come rimediare alla gaffe . Fu allora che Lloyd George tirò fuori Genova . " No , no - egli disse testualmente - Venezia non serve . A Venezia ci vanno tutte le coppie in viaggio di nozze : il nostro non sarà un viaggio di nozze . Venezia ci renderebbe ridicoli . Preferisco Genova " . E fu deciso per Genova ... sperando di sfuggire al ridicolo . Il Club dei potenti Lloyd George concepì la Conferenza come una specie di palingenesi diplomatica , a cui si dovesse convitare quanta più gente fosse possibile . Queste sagre della diplomazia son indispensabili per gli uomini democratici anglosassoni : quello che noi stampiamo su sei colonne sui nostri giornali : " Le solenni assise della ricostruzione " e simile roba , per loro è una necessità rituale , in cui credono fermamente . Inoltre , Lloyd George ha l ' assoluto preconcetto che si debba trattare soltanto con i " premiers " . A Genova , nei primi giorni , sorse anzi qualche piccolo inconveniente rispetto alla delegazione italiana , perché Lloyd George non si poteva capacitare che Facta era un premier ... con cui non si poteva trattare . Egli era lievemente irritato quando sapeva che qualche primo ministro - come Schoeber - progettava di lasciare Genova per qualche giorno . Li voleva avere tutti , tutti , - anche i meno importanti , - presenti alle " solenni assise " , pronti a servirgli come teste di turco o come serviziali da adoperarsi contro terzi , come fece con Stambulinski . Gli uomini vicini a Lloyd George si affannano a vantare l ' arte con cui questo uomo sa risparmiare il proprio tempo : ma io non ne credo sillaba . Sir Edward Grigg , una sera , annunciò con grande serietà che " ora mai il signor Lloyd George si è convinto della necessità di colloqui informativi precedenti alle grandi riunioni : un metodo di lavoro di cui egli si trova molto soddisfatto " . Questo metodo con tanto di barba che Lloyd George crede di averlo scoperto lui , in realtà non fu mai applicato , perché il ministro inglese di colloqui " informativi " ne teneva perfino quaranta al giorno : il che vuol dire non informarsi seriamente di niente . L ' enorme estensione della Conferenza , accresciuta dalla presenza di tutti i premiers pronti in anticamera , rendeva necessario un vero caleidoscopio di visite a Villa Albertis . Quindi , Lloyd George " lavorava " solo nelle sedute del Club più ristretto , con Cicerin , Barthou , Schanzer . Il mondo , nelle riunioni di questo club , era formulato in tante entità astratte e disseccato in tanti pseudoconcetti : Ucraina , Germania , Galizia orientale , Petrolio , Valuta , e così via . La discussione si estendeva a perdita di fiato intorno a questi nomi . Per certe giornate con colloqui di otto , dieci ore , sempre fra le stesse persone " alla ricerca di una formula " , " intente ad uno sforzo in corso " , era assolutamente impossibile ricostruire il corso delle discussisi , ritrovare la vena di continuità , intravederne lo sbocco . Potevano essere come le interminabili discussioni degli arabi , in cui ciascuno sa già quello che l ' altro dice per disteso , e tutti continuano a parlare a turno , gravemente , immobili sotto il sole , mentre le mosche si fermano all ' angolo degli occhi dell ' oratore e degli ascoltatori impassibili ... Alle otto o alle nove di sera si vedeva tornare Visconti Venosta , stanco di una giornata di logomachie , esaurito da lunghe ore di attesa , e condannato a ricamare sopra un canovaccio miserabile quelle comunicazioni che la mattina seguente sarebbero comparse diluite su tutta una pagina di giornale . Una sera , il marchese arriva più stanco e sgangherato che mai , con in mano una grossa valigia di cuoio . Siede " agli accorrenti cavalieri in mezzo " , e dopo le solite cerimonie , apre la valigia . Dentro c ' era un unico foglio : un foglio di carta da scrivere a macchina : dico uno . Il riassunto del lavoro della giornata , compiuto dal Club , su un ' unica cartucciella , racchiusa in una valigia . Un simbolo impareggiabile . I verbali Un resoconto stenografico di queste riunioni , a poterlo avere , dev ' essere esilarante . Ma non sr può avere , poiché non fu mai redatto . Si fecero soltanto dei verbali : e non sempre . Anzi , la vera ragione della ostentata preferenza di Lloyd George per i colloqui " confidenziali " o " informativi " era questo : che non se ne redigevano verbali . Lloyd George è nemico dei verbali , che legano , impacciano , compromettono ... Vero è che anche quando il verbale c ' è , Lloyd George ci rimedia . Valga per tutti questo caso . In una conversazione ristrettissima , a tre , fra Lloyd George , Barthou e Schanzer , sorge contestazione fra Barthou e Lloyd George su una frase , che secondo Barthou , Lloyd George avrebbe detto giorni prima . Lloyd George negava di averla detta mai . Sì no , sì no , si manda a pigliare il verbale di quella tale riunione . Lloyd George si impadronisce del documento , e lo legge . Barthou , seduto dall ' altra parte della tavola , ascoltava : Schanzer , in piedi accanto a Lloyd George , seguiva , senza parere , con la coda dell ' occhio , il testo inglese . Schanzer rimase fortemente colpito quando vide che Lloyd George , arrivato al punto interessante , cambiava completamente il testo delle sue documentazioni riportate dal verbale , sostituendole con altre improvvisate , e , naturalmente , concordi con le sue recentissime asserzioni . Barthou - sempre dall ' altra parte del tavolo - continuava ad ascoltare , e alla fine , da perfetto gentiluomo , non volle controllare e ammise di avere sbagliato . " È vero : voi non avete mai detto quella frase " ... Questo episodio è autentico : fu io stesso con on . Schanzer che , veramente impressionato , non seppe tacerlo ad un altro membro della delegazione italiana . Lloyd George e la stampa Il " lavoro " del club procedeva dunque in un modo abbastanza bizzarro . Ma non era su di esso , neppure , che faceva grande assegnamento Lloyd George . Il suo mezzo eroico per fare avanzare la Conferenza erano le dichiarazioni alla stampa . La sua tattica , in fondo , si riassumeva qui : con l ' imposizione ai capi di governo europei di venire a Genova , richiamare su Genova l ' attenzione di tutto il mondo ; e valersi poi di questa attenzione per creare un piedistallo reclamistico alle proprie trovate , e farle così passare nelle sedute del club . L ' esempio classico di questo suo sistema di superare le difficoltà fu il primo grande meeting della stampa a Palazzo S . Giorgio . Il club discuteva già da tre giorni - si capisce a vuoto - sul trattato russo - tedesco e sulle misure da prendersi . L ' atteggiamento di Lloyd George , a questo proposito , fu variamente discusso : fra l ' altro un giornale di Genova , basandosi su informazioni tedesche , ne aveva dato una interpretazione forse troppo pessimistica e maliziosa . La cosa richiamò l ' attenzione del signor Mc . Clure , di Sir Grigg e di altri consiglieri di Lloyd George . Occorreva una smentita personale del premier . Il giornalista interessato - che poi ero io - avrebbe voluto avere una smentita particolare : come successo giornalistico non ci sarebbe stato male . E qualcosa di simile gli fu promesso . Ma alle 11 di sera , una telefonata da Villa d ' Albertis mi avvertiva che una smentita ad hominem era parsa pericolosa al premier e che questi aveva deciso di fare qualche cosa di meglio . Infatti , all ' indomani , è preannunciato il grande meeting a Palazzo San Giorgio . Cinquecento , mille giornalisti vi accorsero . Le persone dell ' entourage di Lloyd George , che mi erano state benevole di quella promessa non potuta eseguire , mi fecero rilevare che nessun mezzo di smentita era apparso più acconcio di questo : che , in fondo ero io il suscitatore nascosto di tanto rumore : e altre cose del genere . Dovetti convenire che esse avevano ragione . Ma tutti quanti eravamo ingannati da Lloyd George : il suo fine era nascosto , e diverso da quello della semplice smentita . Infatti , gli si fanno pervenire le prime domande scritte . La prima , naturalmente , chiede se egli era o no a conoscenza del trattato : egli nega : la smentita è data a tutta la stampa del mondo . Ma non basta . Egli afferma che ormai l ' incidente del trattato è superato . Grande sensazione in tutti , comprese le persone dell ' entourage : e sensazione giustificata , perché l ' affermazione non era affatto esatta . La stampa di tutto il mondo la diede ugualmente . Alla delegazione francese ne furono stupiti e intimiditi : poche ore dopo , cedettero . Lloyd George aveva convocato il meeting per questo , dando ad intendere a tutti - compresi gli intimi - che lo aveva convocato per dare la smentita . Due piccoli particolari . 1 ) In questi meetings stampaioli , Lloyd George diceva : " Io sono qui per rispondere a tutte le vostre domande : però , le voglio scritte " . Ebbene , nessuno dei biglietti imbarazzanti che vidi scrivere da giornalisti francesi ebbe mai una risposta . Al tavolo della presidenza li sopprimevano ... con dei procurati aborti . 2 ) Rakowski , che anche lui teneva delle conferenze alla stampa , la sera stessa del meeting di San Giorgio , annunciò ai suoi ascoltatori che avrebbe ammesso solo domande scritte . Il levantino aveva capito subito la malizia . L ' episodio di Stambulinsky Stambulinsky , il primo ministro di Bulgaria , è indubbiamente un uomo " forte " , un dominatore , nella politica del suo paese . A guardare quel suo corpaccio , quel suo volto di contadino bestiale , quella fronte ostinata , quelle mascelle da uomo che non molla la presa : a osservare quel suo silenzio sospettoso - Stambulinsky non parla e non comprende che il bulgaro - mentre l ' interprete traduce : a fissare quei suoi occhi che controllano interprete e interlocutore con la cattiveria e la rabbia del sordomuto : a cogliere quella sua calma mongolica quando sa che si parla di cose che non lo interessano - si capisce subito che quello è un uomo forte , che ha in mano tutto un popolo di contadini , che se ne infischia della ricostruzione , e che va nei congressi internazionali semplicemente per fare dei dispetti agli jugoslavi . Ma Lloyd George sa attaccare al suo carro - anzi alla sua .... charette inglese - anche uomini " forti " . Egli seppe fare " funzionare " anche Stambulinsky . Difatti , per quasi tutta la durata della Conferenza , il buon Stambulinsky , alloggiato a Pegli , se ne andò a fare delle automobilate per la Riviera . Escluso da tutte le commissioni , si dava bel tempo . Accompagnato dalla interprete , la figlia del ministro bulgaro , Stancioff , donna di intelligenza eccezionale , dava qualche intervista ai giornalisti ; e queste interviste si riassumevano in una frase tagliente , in bulgaro , gettata là alla signorina Stancioff : " Spiegate al signore l ' attuale situazione della Bulgaria " . La Stancioff pigliava l ' aire , e faceva una conferenza . ( Come tutti i contadini , Stambulinsky aveva la venerazione per la carta scritta , per lo " scrivare " . Alla sera - mi hanno detto - metteva in croce tutti i membri della delegazione bulgara perché mandassero a Sofia , ai suoi colleghi più istruiti - uomini di paglia - del gabinetto , lunghe relazioni sull ' attività dei delegati bulgari ... che passavamo delle settimane senza fare niente , il niente assoluto ) . Ma venne il momento buono anche per Stambulinsky . Nell ' ultima settimana della Conferenza , quando già tutto andava a rotoli , e Lloyd George crede di legare a se la Piccola Intesa , sollevando la questione della Galizia orientale , di Vilna , di tutti quei paesi inverosimili , e di cui , del resto egli stesso aveva una idea assolutamente sommaria . Il colpo , come è noto , si risolve nel risultato opposto a quello calcolato : gli Stati della Piccola Intesa si riaccostano più che mai alla delegazione francese . Allora , grande amore di Lloyd George per Stambulinsky . Il contadinaccio presenta al club una serqua di richieste , che Lloyd George difende nei limiti del possibile . Non basta . Per fare picca ai delegati della Piccola Intesa , Lloyd George invita il contadinaccio a colazione : giovedì 18 al Miramare . L ' incontro è risaputo : era il primo ministro non appartenente a Stati invitanti , che sedesse alla tavola di Lloyd George : questo fatto provoca infiniti commenti e gelosie di Nincic , Bratianu , e compagnia . La conversazione dei due premiers si svolse in questo modo : Stambulinsky invitò la Stancioff a " informare il signor ministro sulle condizioni della Bulgaria " . Lloyd G . si sorbì tutta la conferenza : non solo . Ma i due si misero anche d ' accordo , perché l ' indomani nell ' ultima seduta plenaria , Stambulinsky portasse formalmente in pubblico , nelle solenni assise , le lamentele della Bulgaria . L ' indomani , alla seduta , il contadino se ne stava accosciato come un bue sulla sua seggiola . Io non osservai che lui era veramente imponente . Il suo occhio vagava sulle statue dei signori del Banco , sugli addobbi , sulle tribune , sull ' assemblea con una indifferenza da ruminante . Quando ci fu il vivace incidente Colrat - Cicerin , egli , naturalmente , non ne capì sillaba perché si svolse tutto in lingua a lui perfettamente sconosciuta : ma non si voltò nemmeno verso la Stancioff per informarsi di quanto accadeva . Finalmente , nei discorsi di congedo , venne il turno della Bulgaria . Stambulisky si alzò e pronunciò le solite quattro parole incomprensibili . La Stancioff prese la parola come sua interprete , recitando la consueta dissertazione sulle condizioni della Bulgaria , con annessa protesta contro i vincitori , etc . Stambulinsky sorvegliava con quei suoi occhi l ' interprete : Lloyd George dall ' altro lato della sala , faceva finta di niente , e intanto , attraverso l ' occhialetto , sbirciava i signori delle delegazioni balcaniche . Nessuno sapeva spiegarsi il perché della sparata bulgara , proprio all ' ultima ora : l ' arguto Colrat , alludendo alla sproporzione fra il breve periodo di Stambulinsky e il discorso dell ' interprete , disse perfino : " Mais vous savez , ce bulgar c ' est d ' une elasticité terrible ! ... " - Si scoppiava dal caldo : veramente la Conferenza si liquefaceva . Di vivo e di vispo , in quella liquefazione , ci restava il rancore del contadino Stambulinsky che aveva avuto la soddisfazione aspettata per quaranta giorni , e il dispetto del parlamentare Lloyd George , che aveva trovato lo sfogo meditato da ventiquattrore . Casualmente , i due uomini si erano incontrati , e l ' uno si era servito dell ' altro . Dopo di che , Lloyd George lasciò completamente " cadere " Stambulinskv : non se ne ricordò nemmeno più . Lo aveva fatto assurgere per un giorno all ' empireo della Conferenza : e poi , di nuovo , plon , giù negli abissi . Lloyd George intende le " solenni assise " dei popoli così , e vuole che i premiers le presenziino , per spremere questa " collaborazione " . Le arrabbiature a freddo del sig . Lloyd George erano amabili , perché erano argute : donde taluno ha potuto compiacersi di immaginare un Lloyd George sempre buon compagnone , così com ' egli amava comparire nelle sedute pubbliche o nelle riunioni della stampa , con la solita provvista di metafore ( del resto assai poco scintillanti ) e di bons mots . Ma Lloyd George - ciò pare inverosimile - si arrabbiava anche sul serio , nelle riunioni private , nel club : e allora era assai poco amabile . Così , per esempio , in una riunione che fu tenuta al penultimo giorno della Conferenza , a Villa Spinola , con i diplomatici italiani e iugoslavi che non avevano concluso niente dopo aver discorso per un mese . Fu allora che Lloyd George disse chiaro e tondo a Schanzer , a Tosti , a Visconti Venosta , che " le domande italiane erano esagerate " , che " era ora di definire questa curiosa faccenda " : insomma ricompensò con una inaspettata sincerità quelle egregie persone , che per quaranta giorni gli avevano usato la cortesia di far finta di credere ai suoi mutevoli umori . È vero che - immediatamente all ' indomani - egli mortificava gli iugoslavi con il discorso Stambulinsky , e carezzava gli italiani con una colazione di commiato al Miramare , in cui pronunciò quel discorso del " muro romano " , pieno di moine e di complimenti , che li fece andar tutti in visibilio , diplomatici e giornalisti . La colazione con Thomas . C ' è un episodio , nella condotta di L . G . a Genova , che io non sono riuscito a valutare . Si tratta di una lunga e desolata conversazione ch ' egli ebbe il sabato 13 maggio con Albert Thomas , segretario generale del Bureau International du Travail . Non so se quello ch ' egli disse allora fosse l ' espressione di un vero scoraggiamento , sia pure passeggero , o forse , più perfidamente , una circolare destinata ... alla pubblicità . ( Lloyd George doveva avere , quello stesso giorno , nel pomeriggio , quel colloquio con Barthou , in cui egli cedette sulle condizioni del lavoro all ' Aja , e , sostanzialmente , liquidò la Conferenza ) . A Thomas , fra l ' altro , egli disse : " Mio buon amico , la Conferenza è fallita . L ' Europa è incorreggibile e inguaribile : essa non vuole essere arrestata sulla strada della reazione . Tutti gli stati nuovi , che sono sorti dalla guerra , sono per la reazione , sono dietro la Francia " . Qui Lloyd George fece un vero elenco delle sue delusioni , da cui risultava che l ' Inghilterra si trovava sola , con l ' Italia . " La mia azione alla Conferenza non è riuscita a niente : io pago il fio qui , e forse lo ripagherò in Inghilterra , di aver voluto spingere l ' Europa verso sinistra . Ma vi dico formalmente che , se si continua a sabotare la Conferenza fino all ' ultimo , io sono deciso a lasciare Genova solo dopo una solenne vendetta . Io voglio pronunciare all ' ultima seduta un grande discorso : an Europe speech , in cui dirò veramente come sono andate le cose e proclamerò il fallimento della conferenza e le colpe dei responsabili . Voglio difendere il mio nome e la mia posizione fin dove mi è possibile e con tutta energia . Mio caro Thomas , sapete qual ' è il nostro vero torto ? Che noi non abbiamo più venti anni . Soltanto i giovani di venti anni possono sperare di assistere alla fioritura di una Europa di sinistra , di potervi partecipare e di poterne profittare ! " . Tutte queste frasi : " Europa di destra " , " Europa di sinistra " sono molto lloydgeorgiane , e dànno una idea della schematicità da gioco di scacchi in cui Lloyd George riduce , per suo uso e consumo , tutta la crisi europea . I canonicati . Ma può anche darsi che tutto il discorsetto fosse destinato ad impressionare Thomas , la cui azione , alla Conferenza , si può paragonare a quella di un amplificatore telefonico ma di un amplificatore applicato ad una quantità di apparecchi . L ' argomento usato da Lloyd George era , se mai , veramente ad hominem : " Solo i giovani di venti anni " ! ... Immaginarsi la faccia di Alberto Thomas , che , per quanto non abbia più vent ' anni , spera di profittare - e come ! - di una Francia di sinistra ... Alberto Thomas è un capolavoro . Bisognava ascoltarlo , nella splendida sala del palazzo Mackenzie , alla Meridiana , mentre spiegava perché egli aveva creduto opportuno di assistere davvicino alla Conferenza ! Con quale tatto egli si scusava di aver accettato l ' offerta di una splendida sede di lavoro ( ? ) ; con quale tempestività gli si inumidivano gli occhi al ricordo del suo collaboratore italiano Dott . Pardo , morto in Russia ; con quale compunzione parlava della documentazione sulla Russia che il Bureau International metteva a disposizione dei diplomatici : con qual brio si faceva rimproverare dal suo segretario Palma di Castiglione per la sua cattiva pronuncia italiana ! Egli è il francese che sa meglio sedurre gli italiani : se le intese cordiali con la Francia hanno probabilità di ricomparire , è Thomas che le varerà , una volta rientrato nella vita politica del suo paese , e diventato Presidente del Consiglio , com ' egli aspira a diventare . Agli italiani poi Thomas incontra , perché fra la barba , gli occhialoni e il vestito alla buona credono che egli sia diversissimo dalla gente del Quai d ' Orsay , che mette soggezione per la sua inimitabile grand ' aire diplomatica . ( Carteron , Poncet , ecc . ) . Ma Thomas , da latino bonaccione si trasforma spesso in gaulois a doppio taglio .. , a tavola . Thomas , a Genova , diede dei pranzi . Pranzi ai pezzi grossi della Confederazione del Lavoro , ma pranzi : e pranzi solidi . E , a tavola , fra la bonne chère e la conversazione arguta , Thomas prende dei saporiti anticipi sulle soddisfazioni che un giorno egli vuol cogliere in Rue de Grenelle o al Boulevard Saint - Germain . Comunque , per adesso Thomas ha trovato il suo posto . E con lui lo hanno trovato altri uomini di indiscusso valore e di qualche avvenire politico , come il ministro plenipotenziario Attolico . Attolico ( più propriamente : Gr . Uff . Bernardo Attolico , " Sotto - Segretario Generale alla Società delle Nazioni , incaricato delle questioni di transito " : testuale ! ) aveva impiantato non so quale ufficio della Lega delle Nazioni nel Palazzo dell ' Università , e frequentava con discrezione e discernimento gli ambienti della Conferenza . Questo antico professore di università è un finissimo osservatore , e dev ' essere un arguto critico : dico dev ' essere , perché da lui c ' è ben poco da cavare , come giudizi . Ma fa piacere incontrare nelle anticamere delle riunioni internazionali , la lunga figura occhialuta di Attolico ; leggermente impacciata nel tratto e nella pronuncia , di quell ' impaccio tutto proprio dei meridionali vissuti a lungo nei paesi anglofoni , e che sono riusciti a ricoprirsi di una vernice di impossibilità , ma soltanto di una vernice . E fa piacere udirlo dire , riposato e tranquillo : " Ah , io sono qui del tutto a coté ... La nostra Lega non è ufficialmente rappresentata ... " oppure : " La nostra Lega non ha che una semplice rappresentanza tecnica ... " . In questi momenti si ha una idea assai precisa di ciò che è la Lega delle Nazioni . " In stuol d ' amici numerato e casto fra parco e delicato al desco assido e la splendida turba e il vano fasto lieto derido " . Parco , dicono i maligni , quel desco non lo è tanto . Infatti molto spesso si lanciano insinuazioni poco benevole contro le prebende di cui godono Thomas , Attolico e i signori della Società delle Nazioni . Io credo che questi sono milioni benissimo spesi . Nel modo bestiale con cui si deve svolgere l ' attività politica , oggi è provvidenziale che ci siano delle sinecure dignitosissime e legalissime , da poterle donare a uomini come Thomas o Attolico , i quali , per una ragione o per l ' altra , vogliono per qualche anno sottrarsi alla corrosione della vita politica attiva . Tanti secoli fa , agli uomini di valore che si trovavano in questa condizione si usava dar titolo e piatto cardinalizio : oggi si dà un impiego presso la Società delle Nazioni , o se ne darà uno presso quell ' altra grande fondazione che sarà il Consorzio Internazionale per la Russia . Gli espedienti sono sempre gli stessi . Ma intanto , S . E . Attolico - che , tra parentesi , ha lavorato di schiena per il passato - viaggia , conosce uomini e cose , indipendente e ben pagato : condizioni ideali per diventare un uomo politico stile inglese . Da qui a qualche anno sarà colpevole di negligenza grave chi , essendo alla Consulta , non si ricorderà di lui : cioè di un uomo con una forte esperienza di affari internazionali , e non logoro dalle attese romane . E con questi possibili risultati , volete che io ripeta le accuse contro i canonicati ? Francia aulica e accademica . Alberto Thomas , nonostante la sua posizione inofficiel ed eterodossa , era certo un po ' la lancia spezzata della delegazione francese , che per formazione e per sistema , era la più aulica , la più procedurale , la meno flessibile fra le grandi delegazioni . Ma era anche la più chic . Due subalterni davano il tono al Savoy e mantenevano in briglia giovani addetti , giornalisti francesi , dattilografe e forestieri : erano M . Carteron , nominalmente Chargé des Services interieurs in effetto capo del Cerimoniale , e Poncet , capo dell ' Ufficio stampa . Soltanto pochi hanno sospettato tutta l ' influenza di questi due signori : specialmente del signor Carteron , accompagnatore di Briand a Cannes , di Barthou a Genova , con un incarico solo apparentemente formale . Ma se la delegazione Francese ha resistito alla crisi interna che la minava , se ai forestieri essa è apparsa sempre senza incrinature di opinioni , se nulla o quasi nulla si è saputo fuori delle loro gravi discussioni fra i delegati , delle ribellioni rabbiose di Barthou contro Poincaré , delle opinioni frondiste di Seidoux , molto si deve al signor Carteron , che se ne stava sempre nell ' hall del Savoy come in un salotto , alto biondo , tirato a piombo , cortese ma a distanza con gli avversari maliziosi , concedendo il " privilegio della bella signora " agli amici arrabbiati , sventando interviste e soffocando indiscrezioni . Tutta la delegazione gli era intonata . M . Réné Massigli , già Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori , compilava i documenti ufficiali che poi erano letti nel club , dando ad essi una forma letteraria addirittura classicheggiante , non priva di distinzione e di significato frammezzo a tutte le affrettate banalità scritte e dette , ma sopratutto dette , nel club . Gli esperti davano lezioni di bel portamento , e ostentavano una " fiducia ricostruttrice " a tutta prova evidentemente dietro una vera parola d ' ordine venuta dall ' alto e disciplinatamente seguita . Più di una delle sedute delle Sottocommissioni fu una . vera accademia diretta dai francesi , che facevano finta di credere alla somma importanza di una miserabile raccomandazione . Per esempio , nella Sottocommissione per i trasporti , sezione trasporti di terra , si durò due ore e mezza a discutere e a votare una cretineria di questo genere : " che se le ferrovie di uno stato sono in cattive condizioni , lo stato confinante può concedere un prestito per migliorarle : ma che , se lo crede , può anche accertarsi con una inchiesta , se le condizioni sono realmente cattive : sempre , s ' intende , d ' accordo con lo stato vicino " . Questa proposizione umoristica ( del resto , non più umoristica di tutte le altre deliberazioni delle Commissioni economiche ) suscitò le proteste vivaci del delegato italiano ( on . Canepa ) , il quale giustamente osservò che non c ' era spesa a riunire una conferenza internazionale per votare simili banalità . Ma il rappresentante francese Du Castel rispose subito con un bel discorsetto , facendo presente " il prestigio enorme che una tale raccomandazione avrebbe ricevuto dalla sanzione della Conferenza ! " . I francesi avevano imparato la lezione perfettamente , e sorpassavano gli inglesi quando si trattava di recitarla , unendo alla fraseologia ricostruttrice di marca anglo sassone , la compostezza aulica di marca francese . La delegazione francese era anche - si noti - la più accademica di tutte . Ma in Francia , pare , i professori di università sono persone di spirito . François Poncet è professore di università , Massigli è un normalien , Camerlinck è un professore di università , Siegfried e Fromageot , rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri , erano universitari anch ' essi ; per non contare poi la brillantissima équipe di universitari che , sotto la discreta guida di M . François Poncet , si erano divisi il compito delle informazioni alla stampa straniera : Eisenmann , Rivet , Hazard , Hesnard , Leger , Crémieux . Nella delegazione tedesca l ' unico effettivo professore .... faceva l ' interprete ! Viceversa , come vedremo , la delegazione tedesca aveva la sua venatura speciale nei delegati - giornalisti . Basata su questo reclutamento mezzo diplomatico - di - carriera e mezzo universitario , con evidente postergazione degli uomini di affari , degli alti burocratici e dei giornalisti , la delegazione francese , nel funzionamento dei subalterni , apparve ad ogni osservatore spregiudicato la più composta , la più aliena da dietroscena affaristici , la più pronta a rispondere al minimo cenno dei capi . Non so se tutte queste siano qualità politiche - ricostruttrici ; ma so che qualche ora passata al Savoy dava un ' idea di quel complesso di qualità che i francesi indicano con la locuzione : " avoir du crâne " : dava un ' idea di quello che può essere " le crâne " diplomatico . Isolata in mezzo alla Conferenza , circondata da osservatori acuti e ostili , la delegazione francese non conta ; - neppure da parte del personale in sott ' ordine - né una parola disgraziata , né una scorrettezza , né una gaffe , né una esitazione , né la manifestazione di un dissenso . Nei primi giorni della Conferenza , alcuni giornalisti berlinesi , basandosi su un avviso che parlava di " heures de réception pour M.M. les journalistes de langue allemande " , si azzardarono di mettere piede al Savoy : ma l ' accoglienza dei due gran maestri François Poncet e Carteron non lasciò loro dubbio che l ' avviso si indirizzava ... agli svizzeri e agli austriaci : e come per una parola d ' ordine , i rapporti furono pressoché interrotti con tutti i giornalisti tedeschi : intendo dire anche i consueti rapporti di cameratismo , che i tedeschi sarebbero stati volenterosissimi di iniziare . Se lo stile , nelle azioni umane , ha un valore , la delegazione francese - compresa la stampa relativa , e anche la stampa , di opposizione - era la prima e la più bella , delegazione della Conferenza . Barthou e Pertinax . Barthou era del resto il primo " sorvegliato speciale " nell ' ambiente della delegazione . Se ne temeva la impulsività che avrebbe anche potuto tradursi in adesioni e accondiscendenze pro - Conferenza . Per dissimulare il suo disagio , in talune riunioni pronunziava con tono vibratissimo le dichiarazioni più innocenti . Nell ' ultima seduta pubblica egli pronunciò con tale gallica prosopopea le parole di pacifica e , in fondo , conciliativa risposta a Rathenau , che Wirth , il quale non comprende il francese , chiese tutto allarmato a un addetto cosa stava succedendo , e se per caso la Conferenza non finisse a male parole . L ' irritazione di Barthou contro Poincaré era profonda : e convien dire che Poincaré non gli risparmiava reprimende ed addirittura mortificazioni . Alle 5 o alle 6 del mattino , Barthou si sentiva chiedere conto da Parigi di documenti presentati la sera precedente alla Segreteria Generale della Conferenza , e non ancora trasmessi in forma ufficiale alle varie delegazioni : questo buongiorno non è il più adatto per conferire un felice umore . Di più , a Barthou dispiacevano vivamente gli attacchi sui giornali , anche italiani e , sbagliando completamente tattica , più volte ( come in occasione della sua gita a Parigi ) fece , per mezzo di giornalisti francesi meno legati a François Poncet , intercedere per qualche complimento . Tattica completamente sbagliata , perché i complimenti dei giornali italiani erano altrettanti capi di accusa per lui . E l ' accusatore publico , per Barthou , era Pertinax . Ho potuto assistere una volta a un dialogo fra Barthou e un gruppo di giornalisti francesi , fra cui Pertinax . Non dimenticherò l ' aria provocante di quella faccia da bull - dog di Pertinax , uomo dalle mascelle quadrate e dal cattivo sguardo , e tutte le prevenienze appena dissimulate di Barthou per l ' oracolo dell ' Echo de Paris , Pertinax era effettivamente temuto alla delegazione francese : e molte delle sue intonazioni particolari , delle boutades da lui riferite , delle botte e risposte di cui egli si valeva nei resoconti delle sedute più riservate , erano l ' umile omaggio di Barthou o di qualche altro delegato , offerte a questo individuo " dal cattivo sguardo " , e sostanzialmente il frutto del ricatto continuato in danno dei diplomatici . Nessun altro giornalista francese ha informazioni di prima mano come questo signore , convinto di mendacio . Egli le drammatizza , cioè le sa far valere : ma sempre , nel suo papier , ci sono gli spunti da lui solo conosciuti , e predati della sua spregiudicatezza e delle sue aspre critiche . Il fenomeno Pertinax è interessante per conoscere usi e costumi della stampa francoitaliana . La figura del giornalista dei giornali d ' ordine , anzi nazionalistoidi : su cui aleggiano sospetti di sovvenzioni Governative ... o Consultive : e che lungi per questo dal servire docilmente il pagatore , si fa temere dal personale diplomatico , dai Ministri e dal delegati , ha anche da noi qualche bellissimo campione . E siccome , per ragioni ovvie , non posso fare noni , me la piglierò un po ' con l ' on . Sforza : il quale fu il primo nostro ministro che avrebbe potuto evitare il ridicolo che la Consulta debba pagare i critici dei ministri , e i telegrammi stroncatori spediti dalle riunioni internazionali ; e non lo fece : non lo fece per quella sua strafottenza mezza da toscanaccio e mezza da grand seigneur che di queste cosaccie se ne frega . L ' onorevole Schanzer , lui non é proprio il tipo da fare piazza pulita : non parliamo dell ' on . Tosti sottosegretario , che verso i Pertinax nostrani ha addirittura una specie di timore reverenziale . Ma torniamo a Barthou . Le bonhomme Colrat . Nell ' ambiente del Savoy , la stampa italiana ci bazzicava poco : et pour cause . Paul Hazard , addetto ai giornalisti italiani , e il suo successore non facevano che lamentare 1'assenteismo quasi completo delle persone da " informare " . Finché , l ' ultimo giorno , Barthou decidette di prendere congedo con un ricevimento offerto ai giornalisti italiani . Anche questo ricevimento fallì . Sotto gli occhi indagatori di M.M. Poncet e Carteron si intrufolò nel salone del Savoy il fiore del cafonismo conferenziale e stampaiolo . Barthou pronunciò un discorso assai sciocco , coi soliti ritornelli dell ' amore per l ' Italia : ma la buona educazione più elementare imponeva di starlo ad ascoltare . Invece ci fu un tizio che cominciò ad approvare , gravemente , col capo : un altro tizio , che aveva già dato saggi cospicui di villaneria , replicò al primo , mentre il ministro parlava : " Ma la smetta ! Non mi pare che in questo discorso ci sia tanto da applaudire ! ... " II povero Barthou fu il primo a ripigliare fiato dopo questo record della faccia rotta , e volgendosi gentilmente ai due interruttori , disse : " vous comprénez , Messieurs , que nous ne sommes pas a Palais Bourbon , je ne peux pas répondre à des polemiques " : e tirò via , con gran sollievo di M . Carteron , che aveva per un minuto temuto uno scatto di Barthou . Quando , pochi minuti dopo , l ' incidente fu riferito a Colrat , l ' altro delegato francese , questi , col più amabile dei suoi sorrisi , commentò la risposta di Barhtou così : " On voit bien que la failite de la Conférence lui a détendus les nerfs " . Botta che coronò degnamente tutta una serie di motti di spirito cui M . Colrat ebbe cura di infiorare i " lavori " della Conferenza . Il signor Colrat , sottosegretario alla Presidenza del Consiglio , aveva preso il suo partito fin dal primo giorno della Conferenza . Egli e Barrère rappresentarono la estrema destra della Delegazione : ma mentre Barrère , incartapecorito e arido , mandava avanti il lavoro di sabotaggio con mala grazia , Colrat rappresentava veramente , di fronte alla mitologia conferenziale e ricostruttrice , le bonhomme Margaritis di Balzac . Quando , bien repu de bartavelles et de vin de Bourgogne se ne usciva verso le due dal Savoy per avviarsi ai lavori della commissione economica , lo stecchino fra le labbra , godendosi il sole , era assai amichevole e alla mano , e parlava volentieri . " Ne touchez pas cette question la monsieur : quant à moi , je réconstruis l ' Europe ( e qui boccheggiava comicamente ) et je n ' en sais rien . Vous voyez : j ' ai travaillé de ce matin à dix heure jusqu ' à midi a réconstruir l ' Europe ( altro vario boccheggiamento ) et je vais maintenant encore à cette lourde tache " . Dopo che avevate ascoltato questi frizzi del signor Colrat , voi eravate fixés sulle sue opinioni . Tutti i giorni il " comunicato Colrat " faceva il giro di circoli discreti , e dei giornalisti francesi . Sua , per esempio , la definizione di Cicerin : " Il me parait un pion de collège , maltraité par les camarades " ; una definizione che esaurisce tutta la posizione e tutta l ' azione del delegato russo alla Conferenza . Ed ancora suo il motto sintetico della situazione , quando Lloyd George si arrabattava per far venire Poincaré a Genova : " Oh oui , je le comprends bien : après nous avoir culbertés , nous il voudrait culbertér aussi Poincaré " . E tanti altri , che non ricordo o che sarebbe ozioso aggiungere . Io penso che nel bonhomme Colrat Lloyd George abbia avuto , in Genova , il suo più ostinato e più forte avversario . Colrat riusciva a nascondere tutto il vuoto della condotta francese , tutta la meschinità della paura , tutte le miserie del misantropismo francese , tutta l ' aura antipatica che esalava da ogni telegramma di Poincaré . Per lui , il fallimento della Conferenza é stato qualche cosa di sicuro , fin dal primo giorno : e , comunque andassero le cose , egli era tanto saldo nel suo convincimento , che riusciva a diffonderlo attorno a sé , senza lunghi discorsi , col prestigio di un buon senso apparentemente terra terra , e con l ' arma di una arguzia bonaria e di buona lega . Apparentemente , la delegazione tedesca era molto meno inquadrata e molto meno stilizzata di quella francese . Mancava in essa la pattuglia di universitari che c ' era nella francese , e anche i diplomatici provenienti dalla vecchia diplomazia guglielmina erano pochi : von Simon , segretario di Stato alla Wilhelmplatze , von Mahlzahn , di cui parlerò dopo , e von Prittwitz , diplomatico dal nome fredericiano ma di orientamenti molto anglofili . Due o tre altri von contavano assai poco . Così , molti giornalisti restavano sconcertati dalla mediocrità dell ' ufficio stampa impiantato al Bavaria , e diretto dal Frhr . von Tucher il quale parlava un po ' l ' italiano ma non sapeva mai niente . Tutta la stampa italiana non desiderava di meglio che le " suggestioni " tedesche , ma i tedeschi erano troppo prudenti per impiantare un servizio aulico di informazioni come funzionava presso i francesi . Preferivano lavorare in altro modo . Ministerialdirektor Müller Direttore vero e ufficiale dell ' ufficio stampa era il Dottor Oscar Müller . Io lo avevo conosciuto di passata a Berlino , nell ' inverno del '20 , quando egli era ancora corrispondente dalla capitale tedesca per la Frankfurter Zeitung . Chiamato nell ' autunno del '21 ad occupare stabilmente una posizione nell ' alta burocrazia , il Müller giunse a Genova , con una parte di prima importanza : fu l ' unico direttore di Ufficio stampa che partecipasse alle riunioni dei capi della sua delegazione : e spesse volte vere deliberazioni furono prese dalla terna Wirth - Rathenau - Müller . Il marchese Visconti Venosta e Sir Edward Grigg , che poi avevano niente da fare con l ' Ufficio stampa , mettevano molta compiacenza a comparire nelle riunioni quotidiane dei giornalisti della nazionalità rispettiva : Oscar Müller , al contrario , non amava affatto le comunicazioni coram populo . Egli parlava con pochi giornalisti tedeschi di polso , e per mezzo di essi tirava nella scia governativa e rathenauesca tutti i pesci piccoli , tedeschi e ... italiani . Questo gli era facilitato dalla presenza a Genova di due giornalisti berlinesi , Theodor Wolff del Berliner Tageblatt e Georg Bernhardt della Vossische , che hanno nel giornalismo tedesco un ' autorevolezza come nessun giornalista italiano ha , corrispondentemente , nella nostra stampa : senza essere ufficiosi , si noti . Da noi , i due o tre giornalisti romani che hanno le loro grandi e piccole entrate alla Consulta , e che a Genova potevano , per esempio , parlare con Schanzer quando lo avessero voluto , non sono neppure essi ufficiosi , ma tanto meno autorevoli : anzi sono riconosciuti come emeriti fanfaroni . Il Bernhardt faceva parte , in qualità di perito , della Delegazione : e si vedeva meno . Ma Theodor Wolff riprese finalmente a Genova il suo ruolo di menager della stampa forestiera . Le sue informazioni erano sempre precise , controllate , raramente e , se mai , discretissimamente tendenziose : e , regalate così com ' erano da un " eminente collega " nessuno sapeva resistere alla tentazione di tenerne conto nel compito serale . In questo risultato finale ed essenziale , si chiariva tutta la superiorità dell ' accaparramento tedesco sugli " uffici " francesi dell ' Hotel Savoy . Un altro giornalista contava la delegazione , Hilferding : ma l ' ex - direttore della Freiheit era perito finanziario effettivamente e faceva poca politica , anche per il fatto che Hillferding si esprime con vero stento tanto in francese che ... in tedesco ; pare che le parole se le tiri su con la carrucola dal fondo dello stomaco : solo i congressi socialisti tedeschi hanno la sopportazione necessaria per un parlatore simile . Del resto , quei tre primi erano sufficienti alla bisogna ; la delegazione tedesca era quella in cui l ' opinione dei grandi giornali arrivava ufficialmente nelle più ristrette riunioni per mezzo del Müller , e le direttive ai giornalisti erano impresse con maggior sicurezza per mezzo di Bernhardt e Wolff . L ' imprenditore Rathenau L ' atto principale della delegazione tedesca a Genova - il trattato di Rapallo - è stato il risultato di una combinazione fra i sentimenti e i risentimenti di Rathenau , da una parte , e le opinioni ben salde e circoscritte del Freiherr von von Mahlzahn , capo dell ' Ost - Abteilung al Ministero degli Esteri tedesco , dall ' altra parte . I due uomini si incontrarono , e , ciascuno in base a motivi personali diversi , decisero di compiere quel gesto . Vediamo come ci si sia deciso Rathenau . Egli venne a Genova per compiervi " qualche cosa " . Rathenau è rimasto quale venti anni di attività industriale lo hanno foggiato : un grande intraprenditore moderno . L ' " affare " industriale ha semplicemente ceduto il posto , nella giornata di quest ' uomo , all ' " affare " diplomatico : il bisogno primitivo , direi infantile , dell ' azione , che è in fondo ad ogni intraprenditore di razza , egli lo ha portato entro il campo della sua attività diplomatica . L ' errore inevitabile in cui Rathenau è caduto è stato precisamente questo : ha creduto che la posizione del grande imprenditore e del grande diplomatico rispetto al guadagno , fossero identiche . Scrive Rathenau in un suo vecchio libro ( Reflexionen ) : " Io non ho mai conosciuto un vero uomo d ' affari , per il quale il guadagno rappresentasse la principale preoccupazione : e potrei affermare che chi è attaccato al guadagno personale di denaro , non può essere un grande uomo d ' affari " . Consideriamo come sua questa riflessione di Rathenau imprenditore . E pensiamo che quest ' uomo , per venti anni , dalla sua attività professionale è stato disciplinato a stimare autentici il successo industriale di grande portata , ed il guadagno in stretto senso ( cioè il successo immediato , controllabile dall ' oggi al domani ) ; che quest ' uomo ha continuato a pensare che per essere lungimirante , fecondo , bahnbrecher , occorreva , prima di tutto , saper concentrare l ' interesse sulla intrapresa : " L ' obbietto , su cui l ' uomo d ' affari accumula il suo lavoro e le sue preoccupazioni , il suo orgoglio e i suoi desiderii , è l ' intrapresa in sé , qualunque essa sia : fabbrica , banca , armamento , teatro , ferrovia . L ' uomo di affari non conosce alcun ' altra aspirazione , all ' infuori di questa : trasformare l ' intrapresa in un fiorente e forte organismo ... " ( Reflexionen ) . Ebbene : quest ' uomo è messo a dirigere la politica estera di un grande paese , è inviato ad una grande adunanza internazionale . Qual ' é il guadagno di un diplomatico , in questo caso ? Ottenere libertà di incontri , di discussioni , di combinazioni : ottenere la fiducia dei concorrenti : conservare la seggiola al tavolo , con su scritto il proprio nome . Questo " guadagno " immediato , precisamente , e non altro , Lloyd George serbava alla Germania alla Conferenza : e questo guadagno , precisamente , Rathenau era dispostissimo a neglettere o ad abbandonare , per concentrare il suo interesse sull ' impresa concreta cui da tempo attendeva von Mahlzhan : la conclusione di un totale e clamoroso - indispensabile quest ' ultima qualità ! - e clamoroso accordo con i Soviet . La storia di un appuntamento A questa predisposizione generica , si aggiunsero le mortificazioni ricevute , specialmente da Lloyd George . Rathenau è israelita . Del giudaismo , questo gli è rimasto : la vanità . Vanità di uomo superiore , ma che si tradisce ugualmente nell ' accuratezza un tantino ricercata e non sempre fine delle fogge di vestire , nel penchant alle comparse sensazionali in mezzo ad una folla convocata apposta per sentire le sue parole , nell ' abitudine , anche quando è en petit comité , a non poter fare due dichiarazioni senza il pulpito di una seggiola , di una scalinata , di un tavolo ; nella compiacenza manifesta di usare con padronanza assoluta le lingue estere : guardate che , mentre parla , egli continua a darsi all ' aplomb della giacca e dei pantaloni diligentissimamente stirati ... ( Ancora un riscontro di Cannes . Quando Rathenau - primo ministro tedesco che si presentasse al Consiglio Supremo non in condizione di accusato - espose in gennaio , dinanzi a Lloyd George , Bonomi e Briand , la situazione economica della Germania , cominciò con queste frasi testuali : " Tralascerò di usare della mia lingua , il tedesco , per risparmio di tempo , evitando l ' interprete : e solo per questa ragione . Mi esprimerò dunque direttamente in inglese , e poi tradurrò io stesso in francese . Solo per risparmio di tempo , ancora una volta - continuò rivolto all ' on . Bonomi - credo opportuno astenermi dalla traduzione in italiano chiedendone scusa all ' onorevole Primo Ministro d ' Italia " . Non si sa se rimanere più storditi dalla esibizione luzzattiana di questa prontezza poliglotta , o dalla ... squisitezza di tenere un tale discorso dinanzi a due uomini notoriamente e disperatamente monoglotti , come Lloyd George ... e Bonomi ! ) La vanità di Rathenau , nelle prime giornate di Genova , non fu risparmiata . Tre volte egli chiese un colloquio a Lloyd George , ma questi , ingolfato nelle discussioni del Club , gli fece tenere delle risposte in cui , stringi , stringi , c ' era questo : " Adesso non ho tempo " . L ' ultima richiesta e l ' ultima ripulsa furono scambiate il venerdì 14 aprile . Già in precedenza , Teodoro Wolff aveva invitato i maggiori giornalisti inglesi ad un ricevimento intimo nella Villa Croce - Sonnemberg , a Nervi . Non è verosimile che questo ricevimento a uomini legatissimi a Lloyd George sia stato indetto , nella previsione di burlarsi di loro e del loro patrono entro le 24 ore . Rathenau passò ancora in attesa la giornata di sabato , vigilia di Pasqua . Proprio alla sera , e proprio durante il ricevimento , da persone vicinissime a Lloyd George , fra l ' altro da M . r Garwin , Rathenau venne a sapere che all ' indomani il Premier inglese aveva intenzione di solennizzare la festa integralmente : messa e benedizione , partita a " golf " in giardino , gita in automobile lungo la Riviera , nientissimo di politica : si noti che chi dava queste informazioni era anche M . r Garwin , compagno ordinario di queste réjouissances domenicali . Credo che nella serata , Rathenau si sia lasciato convincere a firmare il trattato : e all ' indomani , Pasqua , andò a Rapallo . Nelle spiegazioni sulla propria condotta che Lloyd George dovette dare in seguito a Barthou , nel Club , egli disse fra l ' altro : " Io tentai di combinare un incontro con il Cancelliere del Reich e con il Dottor Rathenau nella giornata di Pasqua : ma la assenza del D . r Rathenau , che si trovava già a Rapallo , lo impedì " . Questa versione , Lloyd George la ripeté poi varie volte , anche in pubblico , e anche , il 15 giugno scorso , alla Camera dei Comuni : ed è esatta , ma disastrosa per la serietà , o per la riputazione di serietà , del suo autore . Il ministro Rathenau fece colazione all ' Eden , a Genova : e non partì da Genova prima del tòcco , anzi delle 14 . Lloyd George fece telefonare all ' Eden per avere un abboccamento con i ministri tedeschi verso quest ' ora , e non prima : non nella mattinata . Perché non lo fece prima ? Oh , mio Dio : soltanto al tòcco aveva incominciato a piovere come Dio la mandava : e durò tutto il pomeriggio di Pasqua . Lloyd George - secondo le solite relazioni degli intimi , ricercate come bollettini della salute della Conferenza - aveva passato la mattinata secondo il programma festivo stabilito : ma il tempaccio maledetto gli fece rinunziare al resto delle sue distrazioni pasquali , con suo grande disappunto . Conclusione : visto che , per colpa dell ' acqua , la gita in Riviera era impossibile , e che bisognava rimanere bloccati a Villa d ' Albertis , Lloyd George si decise a " combinare un incontro con il Cancelliere e con il D . r Rathenau " . " Ormai - avrà detto il Premier - ormai la giornata è sprecata ... Tanto vale sentire un po ' cosa vuol dirci colui , che per tre volte mi ha seccato con le sue richieste di colloqui ... " . Ma Rathenau era già a Rapallo . Con questa diligenza e con questa previggenza , Lloyd George affrontò l ' eventualità , a lui notissima , dell ' accordo russo - tedesco ! ... Il funzionario Von - Mahlzahn Rathenau - secondo me - stette indeciso fino alla vigilia della firma dell ' accordo . Ma v ' era nella delegazione tedesca un altro uomo che , al contrario , fu decisissimo a concludere fino dal primo giorno . Quest ' uomo era il Freiherr von Mahlzahn , presente alla Conferenza in qualità di Segretario della Presidenza del Reich , l ' autore vero del trattato , e il personaggio forse più interessante della delegazione . Vidi diverse volte il Mahlzahn dopo la conclusione dell ' accordo di Rapallo : egli era difficilmente accessibile , perché , com ' egli stesso diceva , ormai quasi disoccupato . Alto , biondo , sakko anzug , nessuna cicatrice studentesca che deturpi il viso regolare e calmo , nessuna abitudine a stringere le mascelle , a spalancare gli occhi alla maniera di Federico il grande , come non è difficile che faccia qualche consigliere segreto dell ' austro regime ; per darsi un " tono " . Mahlzahn è " schlicht " : è semplice . Più che diplomatico , egli si picca di essere un " menager " politico di grandi affari internazionali : e certo gli pare che questa sua forma di attività sia quella che più conviene agli affari dei suo paese : perché , da buon tedesco liberale , Mahlzahn ha una viva ammirazione per l ' Inghilterra , una vivissima per l ' America , e per i sistemi diplomatico - affaristici degli Anglosassoni . Ma egli rimane tuttavia radicato alla Wilhelmplatz : è prima di tutto un moderno funzionario prussiano , poliglotta , specializzatosi nello studio della Russia , dei diplomatici russi , delle possibilità di affari in Russia , che ha percorso nell ' ambasciata di Pietroburgo parecchi gradi della sua carriera , e che adesso vuole spremere fino all ' ultimo succo tutta la sua esperienza di russiches hand und heute . Egli vuole tanto - ormai - tirare le somme , che non ha neppure sentito il bisogno di andare in Russia dopo la rivoluzione : Mahlzahn ha catalogato la Russia , i suoi campi e le sue miniere , e ha portato il catalogo a Berlino , Ost - Abteilung ( Divisione Orientale del Ministero degli esteri ) . A Berlino , l ' accanito giovanotto che , dieci anni fa viaggiava in Russia ammucchiando appunti nelle sue tasche e nel suo cervello , ha ricevuto una patina di Berlinertums , di " berlinesismo " , é diventato un sedentario , ha preso un tantino il gusto a giocare il ruolo di Holstein del nuovo regime , conosciuto e apprezzato da pochi , potente ad influire sulle sorti dei molti : convinto che nella riparata oscurità della centrale della Wilhelmplatz , ci sono più saporite soddisfazioni che non nella legazione ad Atene , dov ' egli andò per non lungo tempo , e donde tornò via contentissimo . E poi a Berlino , città di diplomatici , ci passa tanta gente : ci passa , per esempio , anche " il signor Boggiano - Pico , incaricato diplomatico italiano per la Russia , di cui io ho potuto apprezzare tutta la conoscenza di cose nuove , e che , sono certo , a Pietrogrado avrà compiuto opera assai efficace " come dice il signor Freiherr , scrutandosi bene , per vedere se avete un sospetto almeno di quello che sia il Witz berlinese , la maniera sorniona di canzonare la gente . E poi , a Berlino c ' è maggiore probabilità di tirare le somme del lavoro compiuto . Se c ' è il Freiher von Mahlzahn con una esperienza così solida in materia russa , se c ' è una Ost - Abteilung affidata a lui , il coronamento inevitabile dev ' essere il trattato con la Russia , in sé e per sé , che io , Mahlzahn , ho il dovere di funzionario di preparare tecnicamente , senza preoccuparmi di ciò che non è del mio réssort , di ciò che non è meine sache , affare dell ' Ost - Abteilung : sia quel che voglio , magari l ' invasione francese , das ist nicht meine Sache . Verrà , deve venire il momento in cui il trattato sarà firmato : compito mio , punto d ' onore mio , è di affrettare quel momento . La conferenza di Genova , le predisposizioni di Rathenau a fare qualche atto clamoroso , e la prontezza di Mahlzahn ad approfittare della vanità offesa di Rathenau , diedero partita vinta al funzionario , e il trattato fu firmato . Durante tutta la durata della Conferenza , il nome di Mahlzahn comparve una sola volta sui giornali tedeschi : in una specie di spiegazione tecnica del trattato , ch ' egli diede qualche giorno dopo la firma ai giornalisti del suo paese . Sui giornali italiani non comparve mai . La stampa llyodgeorgiana lo trascurò , eccetto M . r Garwin , che lo chiamò addirittura un farabutto , cosa di cui il Mahlzahn parlava senza neppure una venatura di quella compiacenza che le ingiurie sogliono pur suscitare nelle persone insensibili alle lodi . Per questo superbo , per questo uomo del retroscena , la vendetta più squisita contro le male parole di Garwin consistette nelle preghiere che da Villa d ' Albertis gli furono rivolte dal " principale " di Garwin perché nei periodi di tensione con la delegazione russa , egli intervenisse a Rapallo : e questa vendetta se la assaporò per quindici lunghi giorni , negli incontri quotidiani cogli esperti alleati , che lo cercavano , lui , lo " sleale " secondo Lloyd Gecrge : il " farabutto " secondo M . r Garwin . Mahlzahn amava questo compito di sensale nascosto e indispensabile in diplomazia e nei grandi affari . Ricordo con che sapiente ironia parlava dell ' inutilità dell ' intervento dello Stato , con i suoi uffici , per invogliare i capitalisti a imprese russe . " Non è questo che occorre . Io non ho mai trattato di questi affari nel mio ufficio . Se a Berlino c ' è qualche industriale che ha delle idee per la Russia , io lo metto a contatto con le persone adatte facendoli trovare , che so io ? a colazione . Da me vengono : mi conoscono . Ma non verrebbero nel mio ufficio . Forse , però gli industriali italiani saranno meno diffidenti dei tedeschi : io questo non lo so , signore ... " . I giudizi di Mahlzahn sui delegati bolscevichi erano singolari , e diversissimi da quelli più accreditati . Fu l ' unico da cui udii dire che Litvinoff fosse l ' uomo più forte della delegazione , quello con cui bisognava stare in buona . Che gli inglesi avessero grande stima di Krassin non lo meravigliava , ma lo divertiva il grande conto che ne facevano : " Krassin è troppo inglese : è poco utile trattare con lui " . All ' infuori di questi e simili , apprezzamenti generici , non era però possibile saperne di più . Von Mahlzahn è uno splendido esempio di funzionario prussiano antico stile , trapiantato in mezzo alla americanizzazione crescente a vista d ' occhio , della vita politica ed economica tedesca e berlinese . Il trapianto , nel suo caso personale , è riuscito , e ha dato un uomo in cui l ' antica discrezione e limitatezza del funzionario prussiano sono riuscite a rimanere tenaci accanto a una grande capacità affaristica . Nei diplomatici tedeschi di qui a cinquant ' anni quella discrezione e quella limitatezza prussiana saranno scomparse e sarà tanto peggio per tutti . Anglofilia diffusa E quanto fosse diffusa , nelle persone dirigenti della delegazione tedesca , lo osservai per la prima volta al vivo , nel ricevimento cui ho già accennato , offerto da Theodor Wolff a Nervi , nel giardino della villa Croce - Sonnenberg , la vigilia di Pasqua , alla stampa inglese e americana . Queste cose si capiscono meglio del modo di farsi presentare la gente o dal modo di porgere la guantiera ad una tavola imbandita , che da cento discorsi reticenti e falsi . Mr . Garwin , il direttore dell ' Observer e l ' amico di Lloyd George , era il vero protagonista di quella grande riunione , e Rathenau cercò di fare una vera captazione di simpatie da parte del giornalista di confidenza del Premier . C ' era una ben grave umiliazione in questo ripiego , di far la corte al giornalista , non potendo parlare con l ' uomo di Stato ! Qui alla Villa Croce conobbi il Keynes , oggetto di una vera adulazione da parte di tutti i capi della delegazione tedesca . Il Keynes , un perticone inodoro , incolore , insaporo , dall ' aria ammoscita peggio della finanza mondiale , è però inglesissimo in questo : nell ' accettare i complimenti e le adorazioni tedesche come una specie di tributo obbligatorio . Durante quel ricevimento , egli se ne stette quasi sempre zitto e svogliato , mentre inutilmente Rathenau e la signora von Prittwitz conducevano inutilmente la conversazione in inglese , e tutti attendevano che l ' oracolo aprisse la bocca e sentenziasse almeno , come l ' antico Seneca , che i salami non sono salsiccie . In fondo , il beneficio che Maynard Keynes ha ricevuto dalla enorme reclame stamburatagli dai tedeschi , è immensamente superiore ai benefici che i tedeschi hanno ricavato dai suoi pagatissimi e inutilissimi articoli . Avevo già veduto Rabinadrath Tagore godersi l ' adorazione delle quarant ' ore da parte degli intellettuali di Berlino : a Nervi vidi Keynes godersi l ' adorazione delle five o ' clok da parte dei diplomatici . Nessuno , come i tedeschi , venera così le proprie invenzioni . La delegazione tedesca , durante tutta la conferenza , adorò una invenzione ad essa carissima : che gli inglesi fossero particolarmente ben disposti verso la Germania . L ' unico , forse , fra i delegati , che fosse meno propenso a questa anglofilia , e più vicino , tendenzialmente , alla politica continentale sostenuta dallo scarso e malinconico gruppo che fa capo alle Sozialistische Monatshelfe , era il Cancelliere Wirth . Lloyd George dovette capirlo , perché negli ultimi quindici giorni della Conferenza volle avere dei colloqui con lui senza Rathenau : e chissà quali balle gli avrà raccontato . Ma Wirth ha pochi ganci cui quell ' altro si possa attaccare . Anche nel personale subalterno , si trovava qualche elemento più diffidente verso le manovre inglesi : così , per esempio , lo Hilferding , che portava a Genova le vedute del Salon Cassirer di Berlino , il diffamato focolaio del riavvicinamento franco - tedesco . Ma erano isolati . Gli esperti e gli emissarii inglesi erano gli ospiti più graditi dell ' Hotel Eden , e Lloyd George ce li mandava a stormi . Quando sorse la polemica se e , nel caso , chi dell ' entourage di Lloyd George era stato preavvertito delle trattative con i russi condotta dal Mahlzahn , io commisi l ' imprudenza di pubblicare il nome di M . r Sidebothon . Ma il giorno dopo , avrò avuto altri cinque o sei nomi di persone diverse , e a me sconosciute , della delegazione britannica , che mi venivano comunicati , in tutta confidenza , da inglesi che speravano di poter fare , per mezzo del giornale locale , il pettegolezzo personale . Non pubblicai più niente : ma rimasi persuaso di questo : che per lo meno venti persone compresissimo Lloyd George erano tenute regolarmente al corrente dell ' affare che si covava a Rapallo .
SALOTTI ROMANI CASA MANCINI ( L'IMBIANCHINO , 1883 )
StampaPeriodica ,
L ' onorevole Pasquale Stanislao Mancini si lagna talvolta , sottovoce , di essere obbligato a ricevere , perché è ministro degli affari esteri . Non bisogna credergli . L ' inclinazione al ricevimento egli l ' ha nel sangue : inclinazione che dura vivace come certi suoi entusiasmi musicali . Il ricevimento in casa sua è un brano di storia patria , è un frammento di letteratura poetica . Sono tradizionali i suoi ricevimenti al tempo dell ' esilio , quando tutti gli emigrati si aggruppavano intorno a lui e alla sua signora , un vivo lume di bellezza , di poesia e di amore : Laura Beatrice Oliva Mancini . Egli ha ricevuto , sempre , a Napoli , a Torino , a Firenze , a Milano , a Parigi , dovunque è rimasto dieci anni , una settimana , un giorno . Quando va in villeggiatura , a Capodimonte , per riposarsi , riceve ancora . Qui , in Roma , riceve di mattina , di sera , in casa , alla Consulta , credo anche in carrozza andando da via Gregoriana al Quirinale . Di talché , in questa furia di ricevimenti i suoi nemici politici spesso lo accusano di ricevere troppe mortificazioni dalle nazioni sorelle . Né il carattere dei suoi venerdì è eccessivamente diplomatico : è difficile trovarvi tutto riunito il banchetto delle nazioni . Gli ambasciatori , i ministri , i rappresentanti , vengono quasi per turno , un paio alla volta . Un venerdì vi trovate l ' ambasciatore giapponese , il principe e la principessa Asano , gente ulivigna e tranquilla , vestita all ' europea , la signora in toilette parigina , l ' uomo in marsina . Un altro venerdì la Svezia è rappresentata dalla bella e bionda signora Lindstrand e la Turchia da Musurus , giovane ambasciatore che ha , pare , abolito il fez dei suoi padri . Un ' altra sera , erra , fra le marsine , la marsina magna del marchese del Mazo , ambasciatore di Spagna . Molte volte , a vedere un astante taciturno , con le basette brizzolate , gli occhiali d ' oro , ci si domanda con un certo terrore : Dio mio , mi trovassi , per caso , dinnanzi alla forte Inghilterra ? E forse la patria di Arminio , quella che prende il tè con tanta flemma ? Avessi , per avventura , pestato un callo alla Russia ? Anzi il salotto Mancini è più , dirò così , europeo che diplomatico . Si passa dalla stranezza esotica di certi tipi , da certe figure forestiere e silenziose , a uno strato di burocrazia superiore , da questo a uno strato di vecchi amici napoletani , romani , toscani come un gruppo di sigari scelti . E ancora gl ' infiltramenti letterari , per memoria degli antichi gusti di casa : e quegli artistici , per memoria della vecchia ospitalità torinese ; e infine la parte vocale e strumentale , l ' elemento lirico - musicale - filodrammatico - concertistico . Poiché il concertista è la fillossera di casa Mancini , il tarlo roditore dell ' onorevole Pasquale Stanislao . Non vi è suonatore di violoncello , di ocarina , di triangolo , di timpani , che non gli venga presentato : non vi è signorina concertista di piano , di arpa , di composizione , di declamazione , d ' improvvisazione , che non si raccomandi alla sua protezione . Il buon Pasquale , vecchio amatore di musica e incapace di dire no a nessuno , invita tutti questi fenomeni , tutte queste mostruosità , tutti questi affamati di pubblicità e di denaro , ai suoi venerdì , che finiscono col diventare concerti belli e buoni , per un modo di dire , poiché talvolta non sono né buoni , né belli . Bisogna confessare che vi passa ogni tanto , in questo salotto , la celebrità di canto o di piano , uno di quegli esseri deliziosi mandati sulla terra per la felicità di chi ama la musica . Da Mancini ha cantato Goyarre , l ' ultimo dei grandi tenori , in una serata indimenticabile : vi ha cantato la Urban , l ' ultima delle prime donne drammatiche : vi ha suonato l ' arpa Sofia Cattolica , quell ' angioletto napoletano che per poco non fece perdere la testa a un mio collega del giornalismo politico : vi ha suonato Cesi , il grande pianista . Ma per costoro , che penitenza di violini stridenti , di rapsodie sterminate , che piogge di romanze e di romanzette , di cui quei quattro sciagurati Tosti , Rotoli , Denza e Palloni si sono resi colpevoli ! Il pubblico maschile e femminile sta a sentire quest ' orgia di musica coi segni dell ' attenzione più interessata . Appena due signore osano parlare fra loro , si ode uno zittìo che le fa arrossire . Non sono quelle del corpo diplomatico che parlano , poiché dalla professione dei relativi mariti hanno imparato l ' arte di tacere e quella di prestare un ' attenzione benevola . Gli uomini sono domati dalla musica . Cavallotti sezione letteratura sembra un leone placato ; il commendator Malvano , piccolo uomo senza età , ma sempre più segretario , pensa all ' Oriente donde arrivano le tempeste ; il commendator Cottrau ha il suo sorriso di uomo contento delle sue torpediniere ; Carmelo Errico sembra quel pacifico agnello del buon Dio che è ; l ' onorevole Pierantoni rassomiglia più che mai a una cariatide monumentale ; il senatore Moleschott , che ama l ' arte quanto la scienza , è beato nella sua bella faccia larga ; il professore Schupfer è , ogni venerdì più , personaggio di Hoffmann . Le mezze figure formano una siepe bianca e nera . Ogni tanto una rondine pellegrina : Michetti il pittore , Camillo Boito il critico , Andrea Maffei il poeta per un solo venerdì . Le signore . Le rappresentanti , come sopra , di qualche potenza amica . Dilettanti di arpa e pianoforte con circostanze attenuanti di visini graziosi : signorine Bevilacqua e Martini . Dilettanti di canto , con slanci d ' arte : signore Bussolini - Savini e Secchi . Cantanti al riposo , sospiranti i trionfi passati : signore Tiberini e Bendazi . Cantanti in attività di servizio , con aggiunzioni di eleganza : signorina de Adler . Cantatrice di grazia , con contorno di occhi maliziosi e di braccia provocanti : signora Cottrau . Documento umano di aristocrazia : tutto il ducato di Gallese . Miscela aristocratico - artistico - bohèmica : contessina Garelli . Apparizione poetica : signorina Vertunni , maritata Tutino . Scrittrice , con peggiorativo di miopia e di chiacchiera inestinguibile : signorina Matilde Serao . Scrittrice in tranquilla penombra famigliare : signora Pierantoni - Mancini . Tipo biondo incipriato , sottile , indolente : la padrona di casa , signora Eleonora Genina - Mancini . Madri di famiglia , parenti di fanciulle , parenti di concertiste , signore del pubblico che non canta e non suona : una quantità . In mezzo a tutto questo , il ministro va e viene , sorridente , spiritoso , galante con le donne per memore riconoscenza .
LA DIPLOMAZIA ITALIANA A GENOVA ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
L ' italiano di maggior levatura e di più fine ingegno che fosse presente nel caravanserraglio , era indubbiamente ... Sua Eccellenza il Consigliere di Stato Giuseppe Motta , presidente della Delegazione svizzera . La Svizzera fa di questi tiri . Pare che nell ' ambiente particolarissimo della Confederazione , gli uomini delle tre razze possano purgarsi di molte sporcizie nazionali , e dar tutto il loro fiore . Quale hand tedesco avrebbe potuto conferire a Gottfried Keller quell ' intimo e pietoso sorriso , che lo fa il più moderno fra gli scrittori tedeschi ? Luigi Motta può dar l ' esempio curiosissimo di un diplomatico antico stile , che fa a meno di tutto il bagaglio bluffistico della ricostruzione , si tiene nei limiti del buon gusto e della serietà , e accontenta una moderna e pretenziosa democrazia : credo che a questo tour de force dell ' arte di governo un italiano possa arrivare solo dall ' ambiente cantonale , colla pratica di due altre grandi civiltà , con l ' educazione in paesi stranieri e con la lusinghiera sicurezza di non essere cittadino del Regno d ' Italia e suddito di Giolitti . Comunque , il signor Motta ci è arrivato . Io ebbi occasione di osservarlo in più occasioni , in colloqui privati , mentre la conversazione era condotta da terzi : e me lo potei godere tutto . Florido di persona , benevolo nel tratto , egli è un lusingatore di tutti i suoi interlocutori insuperabile : non ho mai veduto un uomo che sappia ascoltare così bene i discorsi altrui , li sottolinei con piccole approvazioni , con parchi cenni del capo , dia all ' altro , anche se è uno scemo , la soddisfazione di vedersi preso sul serio , che è poi la soddisfazione di cui gli uomini si ricordano di più . Mentre gli altri discorrono , il signor Motta si dispone in pose piene di rispetto e di dignità , che rivelano non l ' eleganza innata dell ' uomo di alta razza , ma la sorveglianza perseverante su sé stesso dell ' uomo arrivato dal basso , da umile gente , e che ormai sa far la sua figura nei salotti e nei consigli di Stato . Egli parla un italiano genericamente subalpino , senza tracce apprezzabili di lombardismi , un tantino - ma proprio un tantino così - impacciato , come chi è avvezzo ad esprimersi normalmente in lingue straniere . È un piccolo tic della pronuncia , che gli dà agio di prolungare la riflessione prima di emettere la parola : e soltanto ascoltando lui , io compresi quale immane esigenza è contenuta nella massima corrente e ripetuta " prima di parlare , pensaci " : uno sforzo terribile , che il signor Motta compie continuamente e coscienziosamente . Perciò le sue espressioni sono di una precisione assoluta : nel corso di una conversazione , il più possibile animata , egli ripete cinque o sei volte i termini ufficiali di una designazione : egli , per esempio , non ci disse mai " noi , svizzeri italiani " , il che sarebbe scorretto , per quanto usatissimo : ma " noi , svizzeri di lingua italiana " , che è l ' espressione ortodossa . E così via . Con questo linguaggio che ha la liscezza della maiolica antica e la dirittura di un piombino , il signor Motta riesce a dare l ' illusione della sincerità : ed è forse il più placido e imperturbabile mentitore del mondo . Normalmente , egli dialoga in questo modo : riprendendo quello che ha detto il suo interlocutore , e ripetendolo con molto maggiore arte e chiarezza ; perché egli , dalla prima frase capisce perfettamente dove l ' altro vuole arrivare e gli ripresenta ben refilate quelle idee che l ' altro aveva espresso confusamente e senza riflettere . Così il signor Motta ottiene , a ogni battuta , due vantaggi : non dice niente , e procura all ' altro il compiacimento di essersi espresso molto bene . Quando poi è messo alle strette , e deve rispondere categoricamente , allora egli dà fuori frasi di convenienza , ma in modo maestro . Egli fu uno dei più scettici attori della Conferenza , e riuscì a far credere di esserne un fervente : disprezzava profondamente i russi , convintissimo che con essi non si sarebbe concluso niente , ma si interessava con la massima buona grazia delle condizioni della vita in Russia : rese dei servigi a Rathenau , protestando dolcemente , a nome dei neutri , contro il regime delle sedute del club a Villa D ' Albertis , ma la lancetta di tutta la sua azione fu piuttosto francese , e punse di nascosto a più riprese la vescica conferenziale . La menzogna del signor Motta è la menzogna di grande scuola , la menzogna aulica , che sarà sempre necessaria ai più serii e onesti uomini di Stato . Quella del signor Lloyd George è la menzogna demagogica , necessaria per aizzare o addormentare i popoli , o per le " guerre giuste " , o per le " ricostruzioni " . Spostandosi dal Miramare dove alloggiava Motta al Génes dove si arrabattavano i russi , voi potevate incontrare gli uomini della menzogna di bassa lega , necessaria per sfruttare i popoli e viverci sopra : e l ' esemplare più bello era forse il Rosemberg . Ebreo e gobbo , costui si avvoltolava in un turbinio di circolari ballistiche e di foglietti réclame ch ' egli vi presentava con gli occhi loschi dell ' uomo che ha parecchie fucilazioni per vendette personali sulla coscienza , e sa che voi lo sapete . Ma di costui e di Rakowsky , e di tutti i moscoviti ho fatto proposito di non parlare . Dedicherò solo un ricordo al signor Cicerin . Cicerin . Fra gli altri diplomatici , atteggiamento del collegiale che è malignato dai compagni , e quando il professore di fisica fa gli esperimenti al buio , tutta la classe gli assesta scapellotti , ficotti , e bazzurre sulla testa . Manca assolutamente di quell ' aspetto dignitoso e virile , che è la bellezza di un militare o di un uomo di stato : occhi detestabilmente abborsonati , carnagione biancastra e facciata da pascià : un gaudente da harem , un uomo che par fatto apposta per essere lisciato dalle sue donne e leccato e perleccato dal cagnolo della concubina . Il ricostruttore della Nazione Le giornate di Genova restarono certo memorabili nella vita dell ' on . Facta . Durante tutto il periodo della Conferenza , il Presidente del Consiglio trasudò letizia : la letizia dell ' innocenza . La sua stessa figura tradiva la bonaria soddisfazione dell ' avvocato di provincia , arrivato dove mai si sarebbe sognato di arrivare . Io lo osservai in diverse occasioni . Durante le sedute solenni della conferenza , egli non comprendeva assolutamente niente dei discorsi dei suoi eminenti colleghi , e si rivolgeva al vicino on . Schanzer per spiegazioni sui punti applauditi , con gesti così impacciati che facevano fremere chi gli teneva il binoccolo puntato addosso . Il marchese Visconti Venosta e il commendator Giannini , seduti dietro a lui , gli davano ogni tanto gli schiarimenti del caso , ed egli li ringraziava con sollecitudine commovente . Nei ricevimenti ai giornalisti , italiani od esteri , il Presidente del Consiglio aveva veramente soggezione dei suoi interlocutori : di cui va ricordato qui solo Vettori , del Giornale d ' Italia , uomo di spirito e di incomparabile aplomb , dinanzi a cui mi par di vedere il povero Facta tutto premuroso , quasi pauroso di commettere qualche gaffe . Del resto , i ricevimenti formarono l ' attività più rilevante dell ' on . Facta durante la Conferenza . A Villa Cambiaso , in un gardens party offerto dal Municipio , Facta comparve in mezzo a un pubblico per lui adatto , composto cioè di impiegati municipali e signorine da marito . L ' autorità prefettizia aveva noleggiato degli applauditori che vollero essere troppo zelanti , gridando dalle finestre della villa , per un buon quarto d ' ora : " Viva Facta ! Viva il ricostruttore della nazione ! " . Chi non ha veduto Facta in quel quarto d ' ora ridicolo , non sa che cosa sia la fatuità trionfante . Liberato dall ' incubo dei colleghi uomini di Stato , e rimesso finalmente in mezzo alla buona gente di provincia , egli ringraziava , si profondeva sulla scalinata della villa , e a quelle grida faceva col capo di sì , di sì , come a dire che sicuro , che la nazione voleva ricostruirla lui , proprio lui ! ... L ' on . Facta rivelava , anche nelle piccole cose , una innocenza completa sul modo di presiedere la Conferenza . Nell ' unico grande ricevimento da lui dato alla Stampa internazionale all ' Hotel Miramare , questo buon uomo , pronunciato il suo discorso , si lasciò prendere in mezzo e sequestrare da una comitiva di studentelli , che , intrufolatisi nella folla , gli volevano fare firmare centinaia di cartoline - ricordo : e Facta , tutto rosso in viso , seduto a un tavolino da caffè , firmava e firmava con la massima diligenza , instancabilmente , assistito ... dal Prefetto di Genova , arruolatore delle claque , che con una aria di compunta ammirazione diceva - e lo avrà ripetuto venti volte - " Ah ! Quant ' è buono quell ' uomo lì " ! Tale e quale come se si fosse trattato di qualche santo . E di là , ad attendere i colloqui del Presidente della Conferenza , c ' erano i primi giornalisti del mondo ! Costoro , il signor Facta , forse non li conosceva neppur di nome . E ' dubbio , per esempio , ch ' egli sospettasse chi è il signor Wolff : altrimenti non sarebbe occorso il caso che questi , dopo aver ottenuto l ' appuntamento per una udienza , dovesse aspettare due ore nell ' anticamera di Palazzo Reale , e potesse essere ammesso solo dopo l ' intervento di un delegato italiano che capì tutta la stizza e il malcontento del potente pubblicista tedesco . Gli è che nell ' on . Facta affiorava nella sua forma più pacioccona e provinciale , quello che fu il difetto principale della delegazione italiana alla Conferenza : l ' aver mirato ad ottenere del " prestigio " , e l ' aver scambiato le adulazioni interessate per altrettante testimonianze di prestigio incomparabile . Come il suo capo , anche la delegazione italiana voleva essere acclamata " ricostruttrice " e diceva di sì e di sì quando gli imbroglioni glie lo gridavano dalla finestra . La figura di Schanzer La responsabilità principale di questo inebriamento spetta all ' on . Schanzer , il capo effettivo della delegazione . Ma 1'on . Schanzer non poteva comportarsi diversamente . La sua origine e la sua formazione lo rendono vittima predestinata degli adulatori . Verso coloro che dissentono dal coro , la sua diffidenza è morbosamente sospettosa . E ' inutile : la vita di quell ' uomo è dominata da due fatti : 1'origine israelita e anazionale , che si capisce che è stata sempre , per lui , fin dalla giovinezza , il cruccio delle ore : e le indegne umiliazioni subite nel periodo della neutralità che gli hanno innestato un invincibile sospetto di questo popolo di bèceri e di cafoni patrioti . Un esempio ? Eccolo . Negli ultimi giorni della Conferenza , Schanzer credette bene di invitare Lloyd George ricevendo la stampa , e annunciando che era a disposizione dei signori giornalisti per le domande che volessero avanzargli . Ma sì ! Questo era lo scenario : in realtà , Schanzer è incapace di improvvisare le risposte come fa Lloyd George : e fin qui non c ' è proprio niente di perduto , anzi , ci sarebbe da lodarlo . In quella riunione , un collega compiacente si alzò subito , e con una domanda combinata diede occasione a Schanzer di pronunciare il discorso già bell ' e preparato : piccoli artifizi perdonabili , in quell ' epopea della menzogna che fu la Conferenza . Tuttavia , quando il discorso fu spacciato , bisognò che Schanzer sottostasse all ' ònere di qualche domanda ex - abrupto . Cosa volete ! Il primo che s ' alza su fu un incorreggibile menagramo , che gli pone la domanda seguente : - Il signor ministro può dirci che cosa ha deciso la prima sotto - commissione sulle sorti della Galizia Orientale ? Lo sguardo che l ' on . Schanzer gli lanciò dalla parte opposta del salone , non è facilmente dimenticabile . A quell ' onesto e probo italiano , che ha però la disgrazia di pronunciare la nostra lingua con un accento che ricorda quello dei funzionari tedeschi del Lombardo - Veneto , questa domanda spensierata parve certo una insinuazione sanguinosa rispetto alle sue origini così malignate . Rispose poche parole impacciate , tagliò corto alle domande successive , disse affrettatamente due frasi di congedo , e con la prima scusa mal scelta , di dover andare a firmare il trattato italo - polacco ( che viceversa egli veniva appunto dall ' aver firmato ) se la svignò , fra timoroso e indignato . Questo è l ' uomo delicato e vulnerabilissimo , che cadde nelle grinfie a Lloyd George . Distrazioni compiacenti L ' opera di captazione di simpatie da parte di Lloyd George verso la delegazione italiana e il Ministro Schanzer cominciò al giorno dell ' arrivo e terminò ... alla colazione del Miramare e annesso " muro romano " . Nulla di più esilarante dell ' ammirazione che gli inglesi ufficiosi ostentavano per l ' energia dimostrata dall ' on . Facta durante la prima seduta . Lloyd George che si compiace della energia di Facta ! ! ! ... Quando questo compiacimento fu riferito al destinatario , costui cominciò a credere di possedere un pugno di ferro nel guidare la Conferenza : e il peggio è - lui disgraziato ! - che se ne vanta con qualcuno ! Come dicevano all ' Hotel Savoie quelli della delegazione francese : " cet excellent monsieur Factà ... " . Con Schanzer , la cosa procedette più finemente . Lloyd George , in due o tre episodii , lusingò Schanzer irresistibilmente . Così fu dopo tutta la farsa dell ' accordo russo - tedesco , e dell ' indignazione a un tanto il metro dimostrata da Lloyd George . Nella seduta celebre a Villa D ' Albertis , presenti anche i rappresentanti della Piccola Intesa , Lloyd George diede in escandescenze . Egli voleva senz ' altro intimare alla Germania lo sfratto dalla Commissione politica : voleva di qui , voleva di là ... Qualcheduno si persuase perfino che il Giove Tonante volesse sul serio . Schanzer , che presiedeva , intervenne per moderarlo , per introdurre nella nota a Rathenau frasi conciliative . Dopo un po ' di tira e molla , Lloyd George , con parole altamente deferenti per il ministro italiano , dichiarò di accedere al desiderio da lui espresso . Eh , no : sono soddisfazioni che un galantuomo come l ' on . Schanzer non le dimentica : tanto più che 1'on . Schanzer apparteneva alla minoranza che s ' era lasciata persuadere che il Giove Tonante volesse sul serio ... Naturalmente , la riconoscenza dell ' onorevole Schanzer si esplicò in tutte le occasioni e lo spinse anche a fare figure non brillantissime.Valga per tutti questo caso . Il 14 maggio , Domenica , la delegazione russa fa avere a Schanzer una nota di protesta contro la sua esclusione dalla Commissione mista , che doveva discutere su non ricordo quale farsa .. Contemporaneamente , i russi comunicano la nota - protesta alla stampa . La nota , per essere una nota , era abbastanza interessante : e veniva a guastare tutte le elaborate macchinazioni di Lloyd George per far trangugiare ai francesi la Commissione mista e i suoi ammennicoli : cioè veniva a rinforzare e giustificare le riluttanze francesi . Schanzer riceve la nota , e la tiene per sé . Barthou , non essendone ufficialmente informato , non la comunica a Parigi . Ma alla delegazione francese c ' erano gli informatori zelantissimi di Poincaré : e la sera stessa di Domenica Poincaré era in possesso della nota e mandava un telegrammino a Barthou , che certo non conteneva dei complimenti . Va da sé , che Barthou si recò alla seduta del club a Palazzo Reale un po ' coi nervi tesi per tutto questo giro e rigiro di note e di sornioni silenzi . Lloyd George aveva fatto sapere a Schanzer che della nota russa bisognava discorrerne il meno possibile . Schanzer lo compiacque goffamente , come sogliono gli onesti allorché si permettono di aderire ai desideri ... degli altri . La mattina del Lunedì , ricominciano dunque i cosiddetti lavori . Al principio della seduta Schanzer riprese ad esporre il progetto della risposta ai russi voluto da Lloyd George , come se da parte russa nulla fosse intervenuto . Il signor Barthou stette ad ascoltare con aria socratica la relazione di Schanzer e soltanto quando il ministro italiano ebbe finito osservò dolcemente , come il Maestro in un dialogo platonico : - Se permettete , vorrei richiamare la vostra attenzione su un documento trasmesso dalla Delegazione russa ... Su un documento che la Delegazione francese non conosce se non indirettamente ... La cronaca - e questa mia è cronaca di fonte francese - non dice se il Ministro Schanzer e il signor Lloyd George abbiano emesso l ' " Ah , già ... " cui ricorrono tutti i finti distratti quando sono presi in castagna . Ma , insomma , per quanto fosse penoso discorrere della nota russa , Schanzer e Lloyd George dovettero sorbirsi il resto delle osservazioni di Barthou , progressivamente sempre meno soavi : - Una nota russa è stata presentata ieri sera alla Presidenza della Conferenza , e la delegazione ne ha dato comunicazione alla stampa . Noi non sappiamo se la nota in circolazione sia esatta , e desidereremmo che ce ne fosse data conoscenza . Nel testo integrale , si capisce ... Schanzer confermò che domenica , a ora tarda , gli era stata consegnata la nota di Cicerin . Ma nessuno potè levare di testa ai francesi che il ministro italiano avesse perpetrato il tentativo di livragare un documento ufficiale , comunicandolo con ritardo . Ecco come sorgevano impressioni e risentimenti , infondati data l ' onestà di Schanzer , ma coloriti di giustificatezza data la sua evidente docilità alle manovre inglesi . Ebbe mai l ' on . Schanzer un momento di lucidità , sulla parte che il gran maneggione e pasticcione inglese gli faceva fare ? Forse un raggio riuscì a penetrare nella fitta tenebra quando si scatenò la polemica francese contro gli accaparramenti petrolieri iniziati sottomano da parte inglese a Santa Margherita presso i russi . Schanzer si impaurì del chiasso dei giornali , e temette di doversi presentare alla Camera " senza petrolio " . " Come farò , come farò - avrebbe egli detto a un suo intimo consigliere - quando mi accuseranno di tornare a mani vuote anche di questo ? " . Poi le assicurazioni date con una serietà di pénce - sans - rire dagli ufficiosi inglesi lo tranquillizzarono . Scomparso il lume del petrolio , tornò il buio attorno al cervello dell ' on . Schanzer . I Consiglieri di Schanzer E il ministro Schanzer , in questa sua ansia di essere utile ... alla Delegazione inglese , non trovava alcuna rèmora negli uomini , anzi nei due uomini che gli stavano più da vicino : il Marchese Giovanni Visconti Venosta , segretario generale della Delegazione , e il Comm . Giannini , e che godevano intierissima la sua confidenza . Il marchese Visconti - Venosta è un uomo che , quando vuole esprime il suo giudizio su chi non crede che Lloyd George sia il più grande uomo di stato vivente , ricorre a questa formula curiosa e rivelatrice : " Il tale deve avere una mentalità francese " . Con questo , il tale è compatito ma condannato : e il marchese assume verso di lui un atteggiamento di diffidenza mal celata , che contrasta con la sistematica e premeditata piacevolezza delle sue maniere verso tutti coloro che ... egli crede non abbiano la " mentalità francese " . Uomo di arguzia fine e di risposta pronta e sottile , non è però uomo di spirito perché è permaloso . Questa sua permalosità si rendeva manifesta in un timore esagerato e quasi ridicolo , degli attacchi della stampa . Fu lui , io credo , a creare nella Delegazione italiana quella aspettativa esigente delle approvazioni universali : tutti dovevano dire e stampare e credere che l ' azione della delegazione era lungimirante e provvidenziale : e in realtà , tranne poche sfumature , durante quaranta lunghi giorni la delegazione italiana fu circondata da un coro di lodi che le altre delegazioni non conoscevano neppure da lontano . ( Chi stonava , Visconti - Venosta quasi gli levava il saluto ! ... ) . Questa preoccupazione di " fare star buona " la stampa , indusse il Visconti Venosta ad assumere egli stesso l ' ònere delle comunicazioni alla stampa , saltando a piè pari il comm . Amedeo Giannini , e il pleonastico sen . Artom : non sappiamo con quale soddisfazione di queste due egregie persone . E ' doveroso riconoscere che , specie nell ' ultimo periodo della Conferenza , le comunicazioni del marchese erano le più spirituelles e le più complete della Conferenza : e che il marchese - a prescindere da qualche accentuato complimento verso i giornali più temuti dalla Consulta - adempiva le sue funzioni di informatore con una perfetta pubblicità , senza cioè informazioni à coté per " persone grate " . Il commendatore Giannini è il perito dell ' Italia : perito per i cambi , perito per la ricostruzione russa , perito per la ricostruzione europea , perito in " tutt ' e cose " . Nascosto in una fitta schiera di ventinove colleghi , tutti nominalmente periti a egual titolo di lui alla Conferenza , egli però li scavalcava tutti e ventinove , pistonato attivamente nella considerazione di Schanzer dalla fama di essere uomo espertissimo degli inglesi , e tesoreggiato addirittura dal signor Grigg e compagnia . Per esempio , quando le trattative con gli jugoslavi , trasportate a Palazzo Reale , ricevettero un nuovo impulso dalla iniziativa di Lloyd George , presenziarono in nome del " principae " l ' inglese M . r Gregory e l ' italiano comm . Giannini ; e noi tutti potemmo ammirare la versatilità inaudita di quest ' uomo , che dalla ricostruzione dell ' immensa Russia , passava a discutere - forse per distrarsi - se attorno a Zara ci devono essere dieci o quindici chilometri di zona franca ... Il perito in " tutt ' e cose " invidiava al minor collega Lucciolli perfino quei dieci o quindici chilometri di caccia riservata ! Un meridionale proveniente dalla burocrazia non è ingenuo come un diplomatico di carriera e di razza : ed il commendatore Giannini sa trattare col pubblico meglio che il Marchese Visconti Venosta , parlando di buon grado a chiunque lo interpelli , ma riservando le lecite informazioni agli amici del cuore : egli ne ha così di potenti , che non lo abbandoneranno mai . La sua ammirazione per Lloyd George è illimitata , degna di un diplomatico ... portoghese . Nel bellissimo episodio dell ' alleanza italo - inglese impostata sulle imbandigioni del Miramar ; battezzata dalle insulsaggini Lloyd - georgiane del muro romano , e varata da quasi tutta la stampa italiana , credo che il comm . Giannini abbia avuto una parte : se egli , alla sera , avesse detto una parola di scetticismo a chi di ragione , sarebbe rimasto risparmiato alla Consulta il ridicolo di un emballement per legami anfitrionici e non diplomatici , smentiti brutalmente quindici giorni dopo dai giornali inglesi . Il comm . Giannini , uomo certo accortissimo , non si è ancora capacitato ch ' egli può essere perito di " tutt ' e cose " , fuorché del cuore di Lloyd George . Cose che succedono agli innamorati devoti . Il Conte Zio di Santa Margherita Ho accennato a quest ' altra avventura , svoltasi à coté della Conferenza , sotto la presidenza di Sua Eccellenza Tosti di Valminuta , alloggiato all ' Hotel Guglielmina a Santa Margherita . L ' on . Tosti - presidente della Lega Navale di Roma : e non aggiungo altra caratteristica - considerava le trattative come un campicello affidatogli , perch ' egli ne traesse diplomatico sostentamento durante la Conferenza . Gentiluomo ospitale e cortese , egli si imbronciava solo quando qualcheduno gli esprimeva la speranza di una prossima conclusione : tal e quale come il Conte Zio : " Son cose spinose , affari delicati .. reverendissimo padre " . E qui , invece di gonfiar le gote e di soffiare , stringeva le labbra , e tirava dentro tant ' aria quanta ne soleva mandar soffiando . Il dialogo , caratteristico , si apriva regolarmente così : - Può dirmi , Eccellenza , come procedono le trattative con la delegazione jugoslava ? - Trattative ? ! Trattative ! Non sono trattative . Io non mi trovo qui per trattare . Io ho semplicemente l ' incarico di condurre delle conversazioni , così , per esaminare se vi sono dei punti di contatto , delle vedute comuni da cui si possa procedere oltre ... Voi comprendete , c ' è una differenza fra " trattative " e " conversazioni " . Le trattative verranno poi . Per ora sono semplici sondaggi in questioni delicatissime , che io compio approfittando della presenza dei ministri jugoslavi . I quali - e questo posso dirlo - si sono volenterosamente prestati a queste conversazioni , a questi tastamenti di terreno assolutamente preliminari ... Ad ascoltare questo anfanamento , c ' era da indignarsi contro un uomo che parlava così , quando due paesi attendevano semplicemente l ' esecuzione di un trattato firmato diciotto mesi prima ! E faceva pena vederlo , lui , l ' on . Tosti , così aperto e giovialone , cercar di incupirsi per persuadere l ' interlocutore che bisognava far sembiante di giudicare disperate le trattative per non mettere in sospetto i croati contro i serbi , per non aizzare il delegato dalmata Krstéls contro il collega Nincic , serbo , e altri poveri machiavellismi di questo genere , che rivelavano nell ' on . Tosti soltanto una concezione falsa e un disegno egoistico ; la concezione che i ministri jugoslavi fossero in disaccordo fra loro , e il disegno di tirare in lungo le trattative . Questo disegno era egoistico per questo : l ' on . Tosti voleva avere qualche titolo legittimativo per restare sul palcoscenico della Conferenza ; se le " conversazioni " concludevano qualche cosa , il titolo legittimativo veniva meno , e il palcoscenico doveva essere abbandonato , non essendo l ' on . Tosti membro della delegazione alla Conferenza ( e il non avervelo nominato fu un errore dell ' on . Schanzer : c ' era dentro mezza Italia ! ) . Alcune delle questioni che formavano oggetto delle trattative erano assolutamente ridicole . Non ci sono in Italia cento italiani disposti ad interessarsi delle validità delle lauree italiane in Jugoslavia , e forse non ce ne sono mille che siano disposti a subire il disturbo minimo perché Zara abbia quindici chilometri di zona franca . Ci sono , sì , i folli che sostengono che si deve conquistare la Dalmazia : ma anch ' essi presentano il vantaggio di infischiarsi del modo con cui si eseguisce il Trattato di Rapallo . Delegati italiani , e jugoslavi hanno discusso per mesi di particolari di così scarsa importanza , che essi hanno avuto persino vergogna a confessarla ; e questo fu il primo motivo del gran segreto che nascose quelle trattative . In questo furono aiutati dai giornalisti delle due nazioni : in Italia ci sono cinque o sei individui che possono legittimare la loro attività in un giornale soltanto in quanto c ' é una rogna diplomatica cogli jugoslavi da trattare competentemente : inutile dire che l ' on . Tosti era sapientemente fiancheggiato da costoro nel compito di rendere iperbolicamente ardue le trattative di Rapallo . Il senatore Contarini , che forse non era così " specializzato " nella rogna adriatica , e può far strada anche quando quella rogna non si gratterà più , era quindi la bestia nera di tutti questi canonici della " questione adriatica " : compreso l ' on . Tosti . Anzi passava per rinunciatario addirittura . Il propagandista Orlando Questo " clou " di mantenuti della questione adriatica , dunque , ostentò un grande allarme quando si seppe che , in un saloncino del Bristol , c ' era stato una specie di convegno riservato fra uomini politici concordi nel desiderio che le trattative arrivassero in porto , e disposti poi a compiere un ' opera personale di riavvicinamento dei due paesi , e soprattutto di diffusione di notizie precise sulla situazione reciproca . Da parte italiana v ' erano i soliti " rinunciatari " assai più conosciuti nel limbo della questione adriatica di quel che non sia Barabba nella passione di Cristo : da parte jugoslava , presenziarono i ministri Nincic e Antonievic , pur rimanendo l ' iniziativa di natura strettamente privata . Inutile diffondere : sui risultati perfettamente accademici di questi incontri . Tutto culminò poi in una modesta e innocentissima colazione , offerta dagli italiani agli jugoslavi , e che diede origine a intimidazioni dei fascisti indigeni , e a ciarle sfondolate , in cui si favoleggiò di un sontuoso banchetto coronato da brindisi auspicanti per lo meno alla rinuncia di Udine e di Palmanova . Comunque , la riunione al Bristol avvenne alle 26 del 4 maggio . In essa si era parlato - ma rinunciandone l ' attuazione a trattative concluse - di una Lega italo - jugoslava , a scopo di cultura e di propaganda . Due ore dopo , uno dei partecipanti di quella riunione si incontra a Palazzo Reale con Schanzer . - So che hanno avuto , oggi , una piccola riunione con delle personalità jugoslave , comincia il ministro in tono agrodolce . - Mi congratulo con il suo servizio di informazioni , che è ottimo davvero , Eccellenza . - Ma io posso dirle anche chi c ' era : il tale , il tale , il talaltro ; - e Schanzer snocciolò tutti i nomi con l ' aria soddisfatta del ministro di polizia che ha fra le mani l ' elenco dei congiurati . - E posso dirle ancora che loro hanno progettato una specie di Lega italo - jugoslava ... - Ah , sì : ma se ne parlò solo molto vagamente . - E su chi avrebbero messo gli occhi per presiederla ? - continua il ministro . - Le ripeto , - ribatté l ' altro ; - che la cosa fu appena accennata . Ad ogni modo , in via di ipotesi , noi s ' era pensato a qualche nome poco compromesso , come , per esempio , quello del senatore Ruffini ... - Eh , sì ! certo , Ruffini sarebbe adattatissimo . Ma c ' è anche qualche altro personaggio di prim ' ordine , che darebbe volentieri la sua opera , a fine di propaganda e di intesa reciproca italo - jugoslava , e sarebbe anche disposto ad andare a Belgrado a tenere delle conferenze ... - Ci consigli pure , Eccellenza . - L ' onorevole Orlando ... Faccia attonita dell ' interlocutore . - Sì , sì , le dico , l ' on . Orlando si assumerebbe volentieri , io credo , questa responsabilità . Il dialogo finì li , e anche il progetto della Lega finì lì . Ma questa uscita del Ministro Schanzer è rivelatrice di nuovi orizzonti Schanzeriani e Orlandiani . Orlando , l ' uomo di Parigi , pronta ad andare a Belgrado a tenere conferenze : Schanzer , che messo davanti alle strette delle trattative , dell ' abbandono della terza zona dalmata e delle temutissime minacce dell ' Idea Nazionale cerca nell ' uomo di Parigi e nella Lega italo - jugoslava il parafulmine per le insolenze nazionaliste . Ma poi , tramontato questo espediente , la paura di fronte ai padroni segreti della Consulta riprese il disopra , e Schanzer lasciò capire a Nincic che l ' abbandono della terza zona era impossibile per riguardi parlamentari . Quando Nincic partì per Belgrado , portando questa coraggiosissima risposta , faceva veramente l ' impressione di un uomo mortificato . Tutte le faziose conversazioni col Conte Zio di Santa Margherita non avevano concluso ad altro che a comprometterlo dinanzi alle scimmie urlatrici di casa sua , quelle di Belgrado . Partendo , il Nincic accennò chiaramente all ' arbitrato previsto del Presidente della Confederazione Svizzera dal Trattato di Rapallo , come all ' unica via d ' uscita : e l ' on . Schanzer probabilmente , avrebbe accettato questa brusca soluzione che , se costituiva una crisi nei rapporti diplomatici fra le due nazioni , liberava però lui , Schanzer , delle responsabilità più temute verso ... l ' Idea Nazionale . Tutti sanno poi che l ' intervento larvato di Lloyd George diede agli affari una nuova piega : il " conversatore " Tosti fu messo in disponibilità , e il comm . Amedeo Giannini , quasi per confondere fin il ricordo della misteriosa colazione dei rinunciatari , offrii in nome del ministro un banchetto alla stampa italo - jugoslava : un banchetto , questo sì , veramente sontuoso , cui intervennero anche i custodi ideali dei quindici chilometri di zona franca attorno a Zara . Con l ' alleanza inglese in saccoccia , l ' on . Schanzer prendeva coraggio . Se su qualche chilometro attorno a Zara si era ceduto , in compenso si prevedeva imminente la conquista ... del muro romano ! ...
RICORDI DI GIORNALISMO ( ARRIGHI CLETTO , 1883 )
StampaPeriodica ,
I Quindi giacché la Cronaca Bizantina mi ha invitato a mandarle dei ricordi di giornalismo - oggi mi permetterò di raccontare a ' miei lettori un aneddoto bastantemente gustoso , sulla questione dei plagi . Bisogna sapere che , saranno ora cinque o sei anni , la critica italiana s ' era messa a correr dietro ai plagiari , come se questi fossero ladri o contrabbandieri e la critica fosse un questurino o una guardia di finanza . Non vi saprei dire chi avesse cominciato . Lo scandalo scoppiò forte quel giorno in cui un giornale della sera accusò il Cavallotti d ' aver copiati i suoi Pezzenti da un romanzaccio di Gonzales , trasportando nelle scene del suo dramma i dialoghi tali e quali dal racconto francese , o spagnolo che sia . Il pubblico , indifferente , alzò le spalle e non vide in quella rivelazione che un giuoco di partito . Esso presentiva che il Cavallotti avrebbe fatto vedere di non essere stoffa di ladro letterario . Ma i nemici del Cavallotti non dissimularono la gioia di scoprirlo in flagrante , mentre gli amici gridarono , come ossessi , che la delazione del Torelli Viollier era un ' azione indegna , e che per l ' onore della stampa italiana non si avrebbe più dovuto permettere questo spionaggio letterario . Mi ricordo d ' aver allora difeso il Cavallotti , raccontando ciò che un mio zio amico di Rossini mi aveva detto , un giorno che si parlava appunto dei furti musicali del gran maestro . Quando Rossini incominciò a scrivere mi diceva mio zio tutti i pedanti Paisiellisti , Mozartisti e Cimarosisti lo accusavano di plagio . E non a torto . Soltanto che Rossini restò Rossini , e i maestri dai quali egli tolse parecchie delle sue melodie nessuno sa più quasi che sieno esistiti . Tantoché avviene , che oggidì , chi non si picca di musica , scambia il ladro col derubato che è un piacere . Una sera io stavo al Manzoni seduto presso un onesto venditore di bretelle e cinti elastici , ad ascoltare un ' opera di Mozart . A un tratto egli si volta a me e mi dice : Non le pare che questo pezzo sia tolto di pianta a Rossini ? Io lo guardai nel bianco degli occhi per vedere se mi burlava . Infatti risposi si direbbe quasi che Rossini sia nato assai prima di Mozart . L ' altro non capì . Era scottante ancora la polemica per il plagio del Cavallotti , quand ' io diedi al teatro milanese la mia nuova commedia Nodar e Perucchee . Non so per quale miracolo questi Nodar e Perucchee piacessero assai , fin dalla prima sera ; giacché è noto che delle quarantadue commedie ch ' io scrissi pel mio teatro , trentaquattro fiascheggiarono supinamente alla prima rappresentazione , salvo poi , per qualcuna di esse , ammutarsi in delirio di successo , come accadde appunto del Barchett de Boffalora che fu ripetuto trecento cinquantadue volte in tre anni , e del Milanes in mar , che oggidì è rappresentato da tutte le compagnie di operette . I miei dolci confratelli , adunque , non potendo negar il successo del Nodar e Perucchee , insinuarono che esso doveva essere un plagio . E il Filippi tra gli altri , nella Perseveranza , tra molte cose gentili che ebbe a dire di essa , scrisse che la doveva essermi stata ispirata da due o tre commedie del repertorio francese , che io non avevo mai viste né conosciute . « Ch ' io mi ricordi scriveva il Filippi non ci trovo analogia che nel Carnaval d ' un merle blanc e nel Passé de Nichette . » Potete immaginarvi quanto io fossi grato al Filippi d ' avermi dato con quelle due indicazioni il modo di far diventare forse più attraente la mia commedia . Mandai dunque subito dal Dumolard a comprare il Carnaval e il Passé de Nichette , li lessi e non vi trovai una sola situazione , una frase , una sillaba che corrispondesse alla roba mia . Ma non dovete credere neanche per questo che la mia coscienza non mi rimordesse fieramente e non gridasse a voce alta : Sì , tu sei un ladro , un famoso ladro lo stesso ! Giacché Nodar e Perucchee , quantunque non tolti dalle due commedie francesi indicate dal Filippi , erano pur sempre una vigliacca e turpe ruberia ! ! Giudicatene : « On a beaucoup ri de la gravité des notaires . On s ' est cruellement amusé de leur pesanteur . Qu ' est - il arrivé ? Les notaires se sont fâchés de ces absurdes railleries . On leur reprochait leurs qualités comme des défauts . Ils ont voulu se corriger , ils se sont faits hommes du monde , ils sont devenus légers et fringants . Le coiffeur au contraire est le seul homme grave de notre époque . » Questo brano d ' una lettera della Girardin che ho trascritto in francese , sicuro qual sono che non ci sia lettore della Bizantina il quale non conosca la lingua dei nostri più o meno prossimi nemici mi aveva suggerita la idea della commedia Nodar e Perucchee ; e dava il pretesto a ' miei nemici di accusarmi di plagio . Io cospersi di cenere il capo e piansi il mio errore . Sì . Io avevo commesso il delitto di leggere quel brano delle Lettres Parisiennes della Girardin , e m ' era balenata in mente l ' idea del mio lavoro pel teatro milanese . Capivo d ' aver commesso un ' azione indegna ! Giurai di non leggere più nulla , di non studiar più , anzi di non parlare più con nessuno , per paura che non mi venisse dal di fuori la più piccola ispirazione che mi rendesse reo di plagio . Quando vorrò scrivere qualche cosa pensavo mi chiuderò ermeticamente nella mia camera priva di libri , di riviste , di giornali , mi cretinizzerò ben bene , poi , con le mani sul banco , aspetterò che scenda dal cielo una ispirazione veramente mia , tutta mia , salvo poi a sentirmi dire dal primo che passa che quella ispirazione era già venuta ad altri in Francia od in Italia . Ho ancora vivissima in mente la impressione di un disinganno di questo genere nei giorni che scrivevo la Scapigliatura parola che fu trovata perfetta dal povero Camerini per significare in italiano la Bohème francese . Una notte , insonne , balzo dal letto , corro al tavolino , butto giù una diecina di pagine . Mi pareva d ' aver fatto una trovata sublime ! Ero felice ! Al mattino un amico viene a trovarmi , ed io tutto raggiante gli racconto di aver avuto nella notte una bella e novissima ispirazione . Gli leggo le pagine . Quello , serio , ascolta , poi dice : Belle ! ! ! ma ... Ma che cosa ? Hai tu letta la Peau de chagrin di Balzac ? No . Bene , leggila . Troverai precisamente questa scena . Se mi avesse dato un cazzotto mi avrebbe fatto meno male .
DIVISIONE DI LAVORO UNIVERSITARIA ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Le ultime leggi sull ' istruzione superiore , le quali avevano lo scopo di migliorare la situazione economica dei professori universitari , sono riuscite , come era naturale , un bel monumento di ipocrisia demagogica . Prima della guerra , il professore ordinario partiva da uno stipendio di 7000 lire ed arrivava ad un massimo di 10.000; e poiché queste lire erano lorde di imposte e di ritenuta pensioni , lo stipendio effettivo andava da un minimo iniziale di 6100 ad un massimo finale di 8500 lire nette . Sarebbe bastato moltiplicare per tre queste cifre portando il minimo a circa 18.000 ed il massimo a 25.000 lire nette , perché i professori , pur sopportando una perdita , a cagion dell ' aumento più accentuato nel costo della vita , fossero contenti e non se ne parlasse più . Purtroppo , i professori universitari hanno nel mondo una brutta fama di mangiapani a tradimento : quelle tre ore settimanali di lezione e quei quattro o cinque o sei mesi di vacanze effettive fanno un gran dispetto al resto dei mortali , e specialmente a quei parecchi deputati , che hanno nutrito nei verdi anni l ' aspirazione a diventare anch ' essi professori di università , ma non ci sono riusciti od hanno dovuto fermarsi alla libera docenza , perché la chiacchiera , di cui sono abbondantemente forniti , non è un viatico bastevole per forzare il tempio della Scienza . Di qui l ' antipatia e quasi l ' odio cordiale dei moltissimi deputati per i professori . Siccome tra questi ultimi ci sono sventuratamente anche dei politici sopraffini - e ne sia prova il contingente esagerato che gli universitari danno al Parlamento ed al Governo , peculiarità che non trova riscontro se non forse in qualcuno degli Stati nuovi sorti dalla guerra - fu subito trovata la via per risolvere il conflitto tra l ' antipatia parlamentare , che avrebbe lasciato volentieri morire di fame i professori e le necessità di questi di vivere . Bisognava lasciare agli uomini politici la soddisfazione maligna di far cosa spiacevole agli universitari , pur ottenendo l ' intento di compensare in parte costoro del danno di cui essi , insieme con tutte le altre categorie di impiegati pubblici , erano rimasti vittime da quando cominciarono ad essere pagati in moneta falsa invece che in moneta buona . Si disse : il professore universitario guadagna troppo poco , perché lavora troppo poco . Facciamogli fare tre ore di più di lezione alla settimana e diamogli in più un fisso di 6000 lire all ' anno , più una partecipazione alla tassa variabile da 2500 a 6000 lire . Le tre ore in più le faccia , sia assumendo un secondo insegnamento scoperto nella sua facoltà , o scuola , sia facendo un corso di cosidette esercitazioni ai suoi allievi . Non parlo del fastidio che ne venne e ne verrà agli allievi ; i quali dovrebbero , se questo ordinamento si avverasse sul serio , correre da mane o sera a sentir professori e ad esercitarsi sotto la loro scuola , e non avrebbero più tempo e modo , - parlo degli scolari studiosi ed intelligenti , ché gli altri non vanno a scuola o sarebbe meglio se ne stessero lontani , - di studiare sui libri e meditare le cose sentite e lette . Ma è la concezione medesima del professore universitario , come colui che fa lezione e deve essere premiato se ne fa molte e punito se fa altro , la quale merita di essere esaminata . L ' uomo della strada e quello che fa le leggi considerano il professore universitario sotto la specie delle tre ore settimanali ; e le trovano irragionevolmente poche , perché in 50 o 60 ore annue non si può svolgere un corso " completo " , perché i professori sono tratti dalla brevità del tempo a parlare di un solo " capitolo " della materia ; ed i discepoli escono dall ' università asini in tutto il resto e sono bocciati agli esami di concorso agli impieghi a cui aspirano . L ' ideale medio o comune del professore presso i bravi padri di famiglia sarebbe quello di una persona incaricata di svolgere " tutta " la materia in modo " pratico " , cosicché il rampollo potesse , ricevuta la laurea , senz ' altro esercitare una professione o coprire un impiego . E poiché l ' Università non riesce , non è mai riuscita e non riescirà mai in nessun paese del mondo a questo grottesco risultato e sarebbe un disastro se ci riuscisse , così si grida al fallimento dell ' università e si conchiude che i professori sono fin troppo pagati e bisognerebbe ridurre loro lo stipendio . Bisogna riconoscere che gli universitari hanno contribuito a queste deplorevoli conclusioni dell ' opinione politica e volgare , non reagendo abbastanza energicamente contro la premessa da cui logicamente derivano le 6 e deriveranno le 12 ore : che cioè l ' ufficio per cui essi sono esclusivamente e principalmente pagati sia quello di far lezione . Io dico che invece gli uffici sono tre : di studioso , di insegnante e di esaminatore ; distinti nettamente l ' uno dall ' altro e tali che in un ideale ordinamento degli studi dovrebbero potere essere separati anche nelle persone che li coprono . Viene primo , per valore spirituale , per importanza sociale e per interesse pubblico l ' ufficio di studioso . Direi che è il solo ufficio il quale debba essere rimunerato dallo Stato , perché il solo per cui è impossibile trovare una clientela disposta a pagare il prezzo dei servizi resi in contraccambio alla collettività . Che lo studioso sia utile a questa non v ' è dubbio ; scopre le verità nuove , scientifiche , pure , da cui deriveranno col tempo applicazioni pratiche di gran momento ; crea , con le ricerche storiche filologiche e morali quell ' ambiente avido di sapere in cui soltanto può formarsi una classe dirigente colta , capace di condurre una nazione a grandi destini . Ma nessuno è disposto a pagare la scoperta di una verità di scienza pura . Sono merci senza prezzo , perché il loro pregio è così grande e così diffuso , eleva talmente il tono dell ' intiera società , che nessuno si sente in obbligo in modo particolare di far domanda , offrendo un prezzo , di verità pure filosofiche , matematiche , fisiche , economiche , storiche . La verità pura non può essere oggetto di privativa . Egrave ; come l ' aria , che tutti godono , senza pagarla . Perciò lo scienziato puro , se non è ricco di casa sua , sarebbe destinato a rimanere nudo ed affamato , se la collettività non venisse in suo soccorso . Benedetto Croce fu il maestro della nuova Italia e non ebbe mai alcuna cattedra ; ma avrebbe potuto fare a meno di chiederla , se non fosse stato provveduto di mezzi suoi , che gli consentirono di pensare e di scrivere tranquillamente , senza preoccupazioni materiali ? Quanti sono questi scienziati puri , i quali hanno diritto ad essere mantenuti dalla collettività , perché essi fruttano a questa il mille o il milione per uno ? Evidentemente pochissimi . Forse in ogni paese si possono contare sulle dita ( di una mano ; ed a volere , come del resto è giusto , tener conto non soltanto dei Benedetto Croce o dei Galileo Ferraris , ma anche di quei più modesti indagatori , che scavano in terreni inesplorati , suscitano curiosità , provocano indagini altrui , se pure non giungono propriamente essi alla scoperta della verità nuova , difficilmente si può supporre di superare il centinaio . Cifra elevata quella di cento ; forse non toccata neppure usando larghezza di criteri . Errerebbe gravemente chi pretendesse scegliere questi 100 direttamente con concorsi od a scelta fra i mille e più professori universitari che in ogni momento coprono in Italia una cattedra . E certo che questi 100 sono dappiù degli altri 900 , i quali non hanno la scintilla del genio o , pur essendo ottimi insegnanti od esaminatori , non hanno la virtù di scavare in terreno vergine . Ma sarebbe un disastro creare , ad esempio , accanto a quella dei professori straordinari ed ordinari , una categoria di super - professori meglio pagati , nella illusione che questi potessero per l ' appunto essere i 100 anzidetti . Non ce ne entrerebbe nessuno o pochissimi . Il ministro non li potrebbe scegliere , perché sarebbero preferiti coloro che hanno maggiori influenze politiche e quindi , con tutta probabilità , minori meriti scientifici . I colleghi inevitabilmente darebbero il posto ai più anziani , senza distinzione di meriti . Il concorso tra gli ordinari in carica perpetuerebbe il nefasto sistema della titolografia , per cui ognuno dei 1000 professori seguiterebbe a produrre titoli per tutta la vita , nella speranza di arrivare ad acciuffare uno dei 100 posti di super - professore . Senza volerlo , il sistema attuale per cui il professore , superato il periodo transitorio dello straordinariato , diventa ordinario e quindi inamovibile , non promovibile , uguale in grado a tutti i suoi colleghi , senza superiori e senza inferiori , é il sistema migliore per la scelta dei 100 chiamati a far progredire la scienza . Infatti : 1 ) una volta promosso ordinario , il professore non ha più bisogno di scrivere . E molti piantano lì ; e fanno benissimo . Se scrivessero , perderebbero il tempo essi e lo farebbero perdere agli altri . Giovano meglio agli studi , insegnando o esaminando . E ' un ' ubbia ridicola quella di lamentarsi dei professori , che , una volta ottenuto il bastone da maresciallo dell ' ordinariato , non " producono " più . La sola produzione utile è quella di coloro che hanno qualcosa da dire . Se un tale non scrive più , è chiaro che non ha nulla da dire . Il cielo volesse che la fabbrica di titoli cessasse coll ' ordinariato ! Sarebbe un flagello di meno . Purtroppo , invece , molti continuano inutilmente a " produrre " per abitudine , per ambizione , per erroneo concetto di sè medesimi , per far carriera extra - accademica . 2 ) l ' ordinario non ha più bisogno di fabbricar titoli . Il titolo è una specie particolare di scrittura , in cui lo scrivente non bada tanto alla verità delle cose scritte , quanto all ' effetto che esse faranno sull ' animo di quei cinque o sei che si suppone faranno parte della commissione esaminatrice dei concorsi . Tale prospettiva esercita una influenza dannosa anche sui migliori , simile a quella che produce sui candidati onesti la previsione di ciò che penseranno gli elettori . L ' ordinario tira il fiato e se scrive , può scrivere senza preoccupazioni . Saltano fuori cosidette " ingratitudini " , le quali sono invece umane rivolte di menti compresse dalla paura dei concorsi . 3 ) l ' ordinario può trascurare le lezioni , farle male , non dare importanza agli esami . Se il non scrivere affatto o il non scrivere più titoli è atto lodevole , questo è atto riprovevole moralmente . Lo si ricorda , solo per spiegare come possa essere un ' esigenza di certe menti astratte o distratte non occuparsi di doveri di secondo ordine , come sono le lezioni e gli esami . E ' un inconveniente , insito al sistema , e di cui non giova lamentarsi , perché è condizione necessaria per ottenere tutti quei 100 indagatori e scopritori di cui il paese abbisogna . 4 ) l ' ordinario non ha più speranze di progredire nella sua carriera , non ha superiori , non ha inferiori . Non avendo nulla da sperare né da temere , avendo il pane assicurato , può dedicarsi al suo ufficio , che è di pensare , di scrutare , scoprire . Molti non lo fanno : pensano a diventare senatori o deputati , fanno i professionisti o non fanno niente . Tanto meglio per la scienza , la quale ha tutto da guadagnare ad essere coltivata soltanto da coloro che spontaneamente vi si sentono attratti . Da questo punto di vista , lo stipendio pagato ai 100 scopritori si può definire una pensione vitalizia , pagata dallo Stato , senza obbligo di alcuna diretta controprestazione , allo scopo di dare allo studioso l ' agio di pensare e di lavorare senza le preoccupazioni della vita materiale . Affinché le 100 pensioni siano attribuite a persone degne è assolutamente necessario pagarne altre 900 a chi , privo del dono della scienza pura , ha però attitudine ad insegnare od esaminare o forse anche non ha voglia di far niente . L ' esistenza di 100 cattedre in confronto ai 100 scopritori può essere assomigliata a quella delle molte giocate in confronto ad una vincita al lotto . Per lo Stato è conveniente pagare 20.000 lire all ' anno a 100 detentori di pensioni universitarie , nella speranza che tra i 1000 ce ne siano 100 degni di coprire l ' ufficio di studioso ; è cioè più economico di quanto non sarebbe scegliere questi 100 in altro modo . Non li saprebbe scegliere e sprecherebbe i suoi denari . Nei tempi andati , lo Stato aveva risolto il problema anche in un ' altra maniera : con le accademie . Queste erano società a numero limitato , per es . 40 , eletti per la prima volta dal sovrano ed in seguito per cooptazione . I più anziani 20 o 24 avevano una pensione ; per es . a Torino , di 600 lire all ' anno . Ma nel 1783 a Torino con 600 lire l ' anno si viveva suppergiù come con 10.000 lire oggi . Il socio pensionato non aveva obbligo di lezione o di lavoro qualsiasi . Doveva solo partecipare alle sedute della dotta compagnia , una specie di circolo , i cui soci in amichevoli conversari si comunicavano , se e quando avevano studiato , i risultati dei loro studi . Adesso , le 600 lire sono rimaste tali quali ; anzi , ridotte da vani balzelli a 540 lire , valgono poco più di 540 soldi di una volta e non servono quindi più allo scopo per cui sono state largite , che era di dare comodità di riflettere a una piccola cerchia di uomini amanti della vita contemplativa e contenti di una vita modesta . Nelle vecchie università inglesi , ci sono ancora i fellows o compagni , i quali godono di una pensione vitalizia annua di 100 , 200 lire sterline ; e non hanno nessun obbligo . Possono , volendo , partecipare alla vita collegiale ; hanno stanza , vitto , uso della biblioteca e delle comodità del collegio ; ed in cambio non hanno altro obbligo salvo quello di pensare o di fantasticare , se lo credono . Cento sterline , oggi , sono poche , anche in Inghilterra ; ma ci sono dei frati laici , i quali , pagando alla mensa del Collegio un modesto scotto ed avendo una bella cella con dei bei libri , se ne contentano e danno utili contributi alla scienza . In Italia queste pensioni gratuite sono contrarie allo spirito democratico . Regalare 100 pensioni da 20.000 lire l ' una a gente aristocratica , neppure obbligata a dir grazie ? Ohibò ! Concorsi ci vogliono e titoli e sgobbamento di lezioni e di esami . Non che le lezioni non si debbano fare e che non siano necessari gli esami . Ma per le lezioni , il rapporto fra lo scienziato , lo Stato e lo studente è diverso da quello schizzato sopra . L ' inventore dell ' idea , il dissodatore di terreno vergine deve essere ricco di casa sua ovvero essere pagato dallo Stato , perché nessuno è disposto a comprare la sua merce , la quale acquista pregio solo se divulgata a tutti e quindi divenuta gratuita . Le lezioni invece sono utili a qualcuno ; possono essere impartite in locali chiusi . C ' è lo studente , il quale si avvantaggia a non imparare la scienza solo sui libri , ma a sentirla esporre dalla viva voce del professore , ad essere guidato nelle sue ricerche da qualcuno che ha provato , ha sbagliato ed è riuscito prima di lui ; c ' è il giovane il quale , posto innanzi alla letteratura scientifica , si smarrirebbe gettandosi sui libri più rumorosi , più moderni e meno consistenti ed ha bisogno di chi lo illumini , gli faccia risparmiare tempo e , attraverso ad uno sforzo lieto , perché definito e consapevole , lo conduca alla meta . Può darsi che l ' indagatore della verità sia anche il maestro dei giovani . Non sempre è così : ci sono dei magnifici maestri , per cui il laboratorio è nulla e la scuola è tutto ; i quali vibrano e crescono di statura intellettuale e morale nel comunicare ai giovani le idee create dai grandi pensatori . Vite spese nella formazione di successive generazioni della classe dirigente , sane vite nobilmente e fruttuosamente spese . Ognuno di noi ha aspirato a compiere questo ufficio ; ognuno di noi , non potendo toccare la più alta meta di chi scopre ed addita nuove vie , ha riposto il suo orgoglio nell ' introdurre i giovani nel vasto e grande e magnifico mondo delle idee . Anche per questa seconda categoria la moltiplicazione delle ore di insegnamento o la obbligatorietà delle esercitazioni è una goffaggine demagogica . Lasciamo stare le esercitazioni di laboratorio o di disegno o di clinica che si sono sempre fatte e per cui occorre un apparato di assistenti , di impianti e di materiale scientifico , senza di cui esse sono prive di senso . Nelle scienze astratte ed in quelle morali , letterarie e giuridiche , che cosa sono queste esercitazioni , se obbligatorie ? Io ho avuto la fortuna di avere per maestro di economia il professore Cognetti De Martiis , per cui la scuola consisteva nello stare tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 al Laboratorio di Economia Politica a lavorare in mezzo ai suoi allievi , sempre pronto a dar loro consigli , ad indicar libri , ad addestrarli a maneggiare inchieste e statistiche . Ma egli era un volontario e lavorava senza compenso , con entusiasmo giovanile , perché era insegnante nato . Anche qui bisogna rassegnarsi a giocare al lotto . L ' ufficio dell ' insegnante universitario è scelto da coloro che sanno insegnare , non certo perché più lucroso di altri , ma perché dà l ' assoluta indipendenza , la inamovibilità , la quiete nello studio , le ore di lezione numerate a distanze riposanti e con lunghi intervalli chiamati vacanze . Uomini dotati della capacità intellettuale che si suppone richiesta per coprire quel posto devono godere di certi " ozi " , se debbono rinunciare a maggiori lucri a cui potrebbero aspirare altrimenti . Perciò , bisogna rassegnarsi al fatto che non tutti i professori universitari siano dei maestri o che altri , dopo esserlo stati , stanchi abbiano perso un po ' del fuoco sacro che dianzi li animava . Non occorre che tutti i 10 o 15 professori di una facoltà siano degli animatori . Anche un numero minore basta a rendere fruttuoso un corso di studi . In fondo , il metodo critico necessario per lo studio dell ' economia politica è quello stesso che serve per la statistica o per la finanza ; e colui che si è assimilato in diritto civile o romano il criterio giuridico possiede uno strumento che gli servirà anche nelle altre scienze giuridiche . Ed è necessario che anche i mediocri siano tollerati , senza limiti d ' età , perché la scuola attragga i maestri capaci di formare le nuove generazioni . Né il fine di incitare i giovani allo studio , di formarne la mentalità , di introdurli con ordine nel mondo delle idee si raggiunge meglio moltiplicando il numero delle lezioni , facendone 100 invece che 50 . Solo la superstizione degli orari lunghi e della " materia completa " può spiegare l ' abnegazione delle molto ore . Quei geni , i quali si lamentano perché il professore non ha " svolto " tutta la materia e il loro figlio è stato bocciato agli esami di concorso , non sanno quel che si dicono . La " materia " sta scritta nei libri di testo ; e per svolgerla tutta basterebbe un fonografo messo sulla cattedra , col bidello accanto per mantenere l ' ordine . Il professore universitario ha ben altro da fare : deve inspirare ai giovani l ' amore per certe idee , il gusto per certe ricerche , il senso critico per le cose lette , il metodo per leggere ed imparar bene . A tal fine basta ugualmente trattare di un capitolo della cosiddetta materia , o dare ad essa uno sguardo sintetico o gittar luce di scorcio sui suoi problemi fondamentali . E gli studenti debbono aver il buon senso di comprendere che il corso universitario non è che un avviamento allo studio di certe scienze ; e che se vogliono conoscerle , debbono studiarsele da sé , con quel metodo che a scuola debbono avere imparato . Purtroppo , gli studenti seguono per lo più la linea del minimo sforzo ; e confondono l ' apprendimento della scienza con il superamento dell ' esame . Questa degli esami è una vera piaga , che turba la vita delle due categorie , gli indagatori ed i maestri , di cui ho cercato di schizzare sopra le esigenze . Come gli esami dovrebbero essere tenuti , se orali o scritti , se per materie singole o per gruppi di materie affini , se alla fine di ogni anno od al termine del corso di studi , se universitari o di Stato , sarebbe un discorso lungo a tenere . Qualunque sia il metodo seguito , certo è che essi dovrebbero essere affidati ad una speciale categoria di insegnanti , addestrati e specializzati nell ' ufficio di esaminatori . Maestri insigni sono tenuti in poco conto dagli allievi , o meglio dalla gran massa degli allievi , perché non sanno esaminare o si annoiano nel farlo o sono troppo severi o troppo indulgenti . Ci sono invece uomini che sanno trarre gioia anche da questo compito che ad altri pare seccantissimo ed aridissimo . Forse è il solo ufficio universitario per cui dovrebbero essere stabiliti bassi limiti d ' età . Questa , che è una goffa superstizione italiana , ha ragion d ' essere per gli esami , per cui occorre resistenza fisica , tensione nervosa , attenzione ferrea e seguitata , voglia di ribattere e chiarire gli errori , tutte qualità che coll ' andar degli anni vanno perdendosi , sottentrandovi il fastidio della ripetizione , la noia di rilevare errori le mille volte confutati , la consapevolezza della inutilità dei tentativi di cambiare le teste matte o i cervelli grassi . Coll ' età si accentuano i sentimenti di indulgenza e di compatimento verso le debolezze umane e si affievolisce il senso del dovere di giustizia verso coloro i quali potranno essere danneggiati da un laureato asino . Perciò una delle riforme più utili all ' università sarebbe la creazione di una classe di esaminatori , la quale fosse specializzata in questo ufficio e ne facesse lo scopo della sua vita . Noi economisti siamo portati a far uso del principio della divisione del lavoro ; e ciò che dico si inspira appunto a questo criterio . L ' università può trarre gran partito da uomini che non abbiano e non possano avere l ' ambizione di creatori e di maestri , ma aspirino al più modesto , ma ugualmente utile ufficio di collaboratori di quelli , alleviando ad essi la fatica materiale dell ' interrogare e del fare ripetere . L ' aspirazione di tanti padri di famiglia al Corso " completo " , potrebbe essere soddisfatta da questi " ripetitori " , pagati dagli studenti ed i cui corsi sarebbero probabilmente frequentatissimi dalla grande massa degli studenti , a cui importano poco le idee madri , i metodi di studio , gli strumenti della ricerca originale , ma vogliono invece ridotti in soldoni gli elementi delle discipline di studio . Gli studenti frequenterebbero i corsi privati dei ripetitori , quando questi fossero per l ' appunto corsi istituzionali e generali e quando i ripetitori fossero coloro su cui cadesse il carico precipuo degli esami , divenuti una cosa seria . Adesso gli esami non possono essere una cosa seria laddove gli studenti da esaminare sono centinaia e il tempo è limitato e la fatica è tutta del professore della materia , il quale al decimo interrogatorio praticamente è stordito , ripete senza volerlo le stesse domande , alla cui suggestione gli è impossibile sottrarsi . Gli esami dovrebbero essere organizzati ; né lo possono essere senza un costo piuttosto elevato . Io non credo che abbia importanza effettiva sulla cultura la questione dell ' esame accademico e dell ' esame di Stato , che in Italia sembra essere la sola questione esistente in argomento . L ' esame di Stato , introdotto nel nostro ordinamento scolastico attuale , peggiorerebbe grandemente la situazione , poiché al pappagallismo delle dispense - a cui qua e là si sottraggono gli insegnanti che all ' esame riescono a dedicare cure particolari - si surrogherebbe , peggiore e generalizzato , il pappagallismo dei libri di testo e dei questionari stabiliti per regolamento per i tali e tali diplomi . L ' esame non deve testimoniare che il candidato ha quelle tali nozioni , che lo Stato ha prescritto in un programma : l ' esame di Stato , checché profetizzino i suoi fautori , ha almeno altrettanta tendenza a degenerare come l ' esame accademico . Il diploma conseguito così è una ben meschina cosa . Invece l ' esame dovrebbe rendere testimonianza che il candidato si è impadronito dello spirito dell ' insegnamento , che in quella data scuola , e non in un ' altra , si impartisce . Esso perciò deve essere dato dall ' insegnante che di quella scuola è lo spirito animatore . Ma egli deve avere i mezzi di accertarsi seriamente quanto valga e cosa sappia il suo studente . L ' odierno esame orale , anche se prolungato dai consuetudinari quindici minuti a mezz ' ora o più , non dà nessuna garanzia in merito . L ' esame orale dovrebbe essere l ' ultimo atto di una serie di prove , principalmente scritte , da tenersi secondo un piano prestabilito dal capo di ogni istituto o gruppo di materie e concordato con i suoi colleghi . Chi abbia avuto sotto gli occhi qualcuno dei piani di studi e di esami che devono essere osservati nelle principali università inglesi ed americane per conseguire un qualunque grado , rimane stupito dello stato di anarchia in cui ci troviamo noi . Anarchia la quale dipende dalla circostanza che presso di noi tutto è affidato ad un unica persona , la quale dovrebbe nel tempo stesso scoprire nuovi veri , essere il maestro dei giovani che hanno l ' amore della scienza , il ripetitore e l ' esaminatore della massa degli studenti ordinari . Il che essendo di fatto impossibile , tutti tre i compiti sono adempiuti alla meglio , con risultati spesso deplorevoli . Non si dica che le prove scritte sarebbero la continuazione dei componimenti liceali e si ridurrebbero ad un cattivo riassunto scritto , invece che orale , delle dispense e dei testi stampati . E ' tutta una arte che deve perfezionarsi in materia di conoscere le fonti principali , i libri classici , possegga antologie dei testi fondamentali sulle teorie insegnate e sappia trarne partita . Il cosiddetto " paper " delle università inglesi meriterebbe di essere meglio conosciuto da noi : dal " paper " ossia saggio - scritto preparato tranquillamente a casa , a quello che deve essere composto nell ' aula , in non più di un dato tempo e in non più di tante parole ; prove differenti le quali permettono di giudicare il valore del giovane da differenti punti di vista . Ed il " saggio " di ogni studente deve essere su un argomento diverso da quello di ogni altro ; ed essi debbono essere parecchi per ogni disciplina e cose ben diverse dalla dissertazione originale di laurea . Fatica diabolica , si dirà , per i professori ; ed è perciò appunto che non è possibile farne nulla , prima che sia avvenuta quella suddivisione di funzioni fra lo studioso , il professore e l ' esaminatore che ho voluto delineare nel presente articolo .
DA MILANO ( GAVAZZI SPECH G. , 1884 )
StampaPeriodica ,
10 Gennaio 1884 Parliamo un poco della luce elettrica . Essa è la vera lionne ( trattandosi di luce e di elettricità , uso del vocabolo al femminile ) di Milano . Entrata timidamente , quale semplice esperimento , un anno fa , in alcuni magazzini dei portici della piazza del Duomo , essa andò man mano allargandosi , sinché un giorno si sentì susurrare che si era costituita una società per introdurre il sistema Edison nella pubblica illuminazione ; che questa società , formata da pochi e intelligenti capitalisti , mandava a New York il professor Colombo per studi e trattative con l ' inventore , e che seralmente in breve sarebbero cominciati i lavori d ' impianto per la stazione elettrica . E infatti il prof . Colombo partì per l ' America stette assente pochissimo e senza alcuna réclame combinò tranquillamente ogni cosa . Subito dopo arrivarono le macchine arrivò pure un ingegnere americano per la semplice vigilanza dei lavori , e il nostro Colombo , con quella fenomenale intuizione e attività che possiede , in brevissimo tempo creò , non solo la stazione elettrica , che funzionò benissimo sino dal primo giorno , ma , ciò che è più curioso , creò d ' un tratto degli ingegneri collaboratori , scegliendoli tra i suoi scolari recentemente laureati dall ' istituto tecnico . E formò degli operai abilissimi , togliendoli a qualunque officina , purché presentassero qualche garanzia d ' intelligenza e di buona volontà . Strana tempra di ingegno che è questo professore Colombo . In lui vi è lo scienziato illustre il tecnico tenace l ' uomo d ' affari avveduto . Un altro sarebbe ritornato dall ' America con un volume di note e avrebbe tenuto delle conferenze diligentissime ma , quanto all ' impianto pratico della stazione , ci avrebbero pensato gli operai americani , e così al primo intoppo eccoti una dissertazione dottissima , ma in pari tempo un telegramma a Edison perché faccia ritornare a Milano gli operai . Il Colombo , invece , impiantò lo stazione come non avesse fatto altro in tutta la sua vita , e se oggi si verifica un qualche inconveniente in un filo o in una lampada , ti vedi arrivare a casa il tuo bravo operaio praticissimo , seguito anche dall ' ingegnere o da lui stesso il Colombo ; e in mezz ' ora , al più , tutto procede benissimo . E benissimo procede tale illuminazione , checché ne dicano gli eterni brontoloni . Non sarà economica , ma è pratica ; e per una invenzione di ieri ciò è moltissimo . Oltre di che bisogna tener conto della facilità quasi fulminea con la quale si accendono le lampade girando il robinetto della eliminazione quasi compiuta del calorico e il pericolo d ' incendio si può dire tolto affatto . Lasciatemi quindi inneggiare alla nuova luce . Tanto non sono un azionista della nuova società la mia réclame è quindi affatto spontanea . Ma non ho ancora finito . Vogliatemi accompagnare alla stazione centrale . L ' ambiente è curioso . Il laboratorio sorge sull ' area dove era il piccolo e poco elegante teatrino di Santa Radegonda ; area prima occupata parlo di un secolo fa dal convento delle monache Benedettine , celebri siamo discreti per la loro cultura musicale e la loro pietà ... naturalmente . La vita della stazione incomincia alla sera e continua fino all ' albeggiare . Nella giornata la calma è compiuta . Affacciandosi dunque di sera alla porta del laboratorio lo spettacolo che si presenta allo sguardo è fantastico . Immaginate un locale vastissimo , al quale si scende per mezzo di una scaletta a chiocciola di ferro . In questo locale stanno sei macchine a vapore , le quali danno il movimento ad altrettante dinamo - elettriche . Intorno stanno i distributori i regolatori , il gran quadro delle lampade per la manovra delle macchine lampade a sbalzo illuminate e spente . Alle macchine , operai silenziosi vigilanti : i giovani ingegneri . Ordine dappertutto minuzioso silenzio monastico . Al primo piano , le caldaie a forma di colossali armadi i focolari rossi dal carbone incandescente nella semi - oscurità del locale . Al basso invece una luce smagliante . Non voglio entrare in particolari tecnici e per conseguenza noiosi . Accenno solo che la stazione alimenta 4000 lampade , di cui 2500 pel solo teatro alla Scala . E a proposito del teatro alla Scala , amo accennare ad un fatto assai importante . Esso è il solo teatro importante del mondo che sia totalmente illuminato a luce elettrica . E l ' effetto ne è stupendo . Il vasto ambiente presenta un aspetto più simpatico con quella luce così diffusa così eguale . Anche le toilettes delle signore non perdono nulla come non soffre l ' incarnato delle loro guance e il fulgore dei loro occhi . Oltre alla Scala abbiamo illuminato con lo stesso sistema il Manzoni Terzo centro importante è il Club dell ' Unione il club high life di Milano anche questo il primo club illuminato con tale sistema . Ma discorriamo d ' altro , o meglio ritorniamo alla Scala . È tardi per parlarvi dello spettacolo del Santo Stefano ; però qualche cosa bisogna pure che dica . E innanzi tutto un ' appendice alla geremiade contro l ' apatia delle signore , cui accennavo nell ' antecedente mio corriere . Se la prima sera abbiamo veduto brillare nei palchetti il solito olimpo , al domani vuoto compiuto . Perché ciò ? Lo spettacolo è assolutamente buono . La Gioconda è sempre quell ' opera eminentemente teatrale , piena di fascino melodico di passione di antitesi terribili e sublimi . La Pantaleoni , se non ha gli impeti quasi selvaggi della Mariani che creò la parte è artista di grandissimo merito . Ella ha dato al personaggio una tinta forse più umana : ella piange ella soffre ella è più donna felina nell ' abbandono straziante nel dolore affascinante nell ' ebbrezza . Il resto della compagnia anche buono perfetto il complesso ricca la messa in scena meravigliosa sempre l ' orchestra . Lascio il ballo , perché morto prima di nascere morto come muore una rosa avvizzita vecchia decrepita , innanzi ad un pubblico abituato alla féerie abbagliante dell ' Excelsior al punto di trovare orpello e imitazione bambinesca ciò che fu e sembrò oro purissimo e creazione originale . Ma fermandoci alla sola opera perché , ripetiamo , questo abbandono questa indifferenza di pubblico ? Speriamo un risveglio nel Don Carlos , la cui prima rappresentazione è annunciata per domani . Intanto facciamo una rapida corsa al Manzoni . Due sole novità hanno attratto l ' attenzione del pubblico : La Contessa Maria del Rovetta e il Sic vos non vobis del Cavallotti . Poche parole sulla prima . Fu un fiasco fiasco che trova la sua maggiore spiegazione nell ' assoluta deficienza dell ' esecuzione e in quella eccessiva pretensione del pubblico , la quale degenera subito in una nervosità permalosa e anche partigiana . Non nego che la tesi della Contessa Maria sia pericolosa e forse non bene piantata e svolta nel lavoro ; non nego che certe situazioni o vanno affrontate col coraggio di chi sa arrivare alle ultime conseguenze , o si devono lasciare ad altre spalle più robuste : ma quando un autore d ' ingegno quale il Rovetta sa cavare da un ambiente poco simpatico una scena stupenda per forza e per verismo quale quella del terzo atto e la chiusa del lavoro via , domandare al pubblico un poco di buona volontà nel giudicare , non è soverchio . Per fortuna che l ' amico Rovetta sa vendicarsi tanto bene di questo pubblico , costringendolo all ' applauso coi suoi romanzi , di cui uno batte già alle porte della difficile Antologia . Il nuovo lavoro di Cavallotti è una delle solite chincaglierie dell ' arte . Consideriamola come tale , e dopo di esserci divertiti , aspettiamo dall ' ingegno dell ' autore qualche lavoro di maggior valore . Vorrei parlarvi della solita esposizione artistica che viene aperta ogni anno alla Società Patriottica . È una esposizione di strenne , di capo d ' anno una trovata del pittore Pagliano un mezzo per vendere qualche cosa e rialzare la strenna dalla pacotiglia all ' opera d ' arte . Il risultato è sempre buono , e gli affari Poiché questo benedetto tasto bisogna pur toccarlo in tutto oggigiorno discreti . All ' esposizione di quest ' anno ho notato due teste di Pagliano e un acquarello : un genietto su fondo nero Tiepolesco , disegnato come sa disegnare Pagliano . Altre buone tele : un ritratto fortissimo per impasto di colore , del Gola qualche schizzo del Bazzero una testa religiosa del Bucchi le marine dello Stefani poi quadretti di Gignous , Formis , Bianchi , De Albertis , Giuliano , e , per terminare , intendiamoci , cito a memoria una strana marina del Mariani un effettista di gran valore . Mi accorgo che ho scritto a lungo senza molto interesse . Termino dandovi a fascio , qualche notizia di high - life . Abbiamo tre matrimoni . La marchesina Pallavicino , figlia dell ' ex aiutante di Vittorio Emanuele , si fa sposa al cugino conte Resta , figlio di quel vero tipo di gentiluomo che fu il Presidente del club dell ' Unione . Il signor Lattuada elegante sportman sposa la signorina Mazzucchelli ; il signor Guerini , la signorina Pigni . Potrei parlarvi ancora dell ' inaugurazione dell ' anno giuridico alla Corte d ' Appello non per descrivere la cerimonia tranquillatevi ma per descrivervi l ' ambiente ; tutte quelle toghe rosse in quello stupendo salone degli arazzi di palazzo Clerici , tra quelle specchiere barocche , sotto quel prodigio di vòlta dipinta dal Tiepolo ; ma ho paura di farmi chiudere la porta del vostro salottino , ed io tengo troppo a venirvi a vedere tra quindici giorni .
ESISTE UNA ECONOMIA ITALIANA? ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
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L ' infortunio capitato alla Banca Italiana di Sconto è stato l ' occasione che fossero ripetute in pubblici comizi parole ben note nella terminologia economica , ma relativamente oscure in quella volgare . Gli studiosi sanno come gli inglesi abbiano dato alla scienza economica il nome di " economia politica " ; nome che i trattatisti tedeschi amarono spesso cambiare in quello di " economia nazionale " , finché , più recentemente ancora , ad accentuare il carattere scientifico dei loro lavori , parecchi scrittori preferirono adoperare semplicemente la parola " Economics " od " Economica " , tale quale dicesi " Fisica " o " Chimica " . Tuttavia , quegli aggettivi " politica " o " nazionale " fanno ancora grande e bella impressione agli occhi di taluno , il quale volentieri , nel pronunciare , posa l ' accento su di essi , quasi a voler dire che la scienza economica merita o non merita rispetto a seconda che essa è più o meno " politica " o " nazionale " . Appunto in certi comizi romani recenti , provocati dalla moratoria della Banca di Sconto , pare si sia distinto tra una politica bancaria " nazionale " ed una " anti - nazionale " non si sa se francofila o tedescofila ed i convenuti si sarebbero dimostrati disposti a far entrare , coi randelli , nella mente dei governanti e dei banchieri l ' idea che ci ha da essere , accanto a banche antinazionali , una banca a cui sia specificamente affidato il compito di fare una politica economica " nazionale " o " italiana " . Prescindo dal fatto concreto , se vi sia tale o tale banca tedescofila o francofila o italianofila , sia perché è difficilissimo per i laici appurare le circostanze delle accuse e delle difese in modo esatto , sia perché qui si vuole soltanto discorrere della esatta definizione dell ' aggettivo " nazionale " od " italiana " aggiunto al sostantivo " economia " o " politica economica " o " banca " . Che cosa vuol dire " economia o banca nazionale , meglio , italiana " di diverso da " economia " o " banca " senza aggettivi ? Una banca - ed assumiamo questa come esempio e tipo delle altre economie esistenti in un paese , cosicché le osservazioni fatte per essa valgono per tutte le altre economie - fa operazioni diversissime , attive e passive , le quali economicamente si distinguono perché le une sono molto redditizie , le altre mediocremente , altre ancora poco o nulla , e le ultime finalmente possono procacciare la perdita di tutto o parte il capitale proprio della banca o dei depositanti . Per dare un esempio in cifre , si sono compiute cinque operazioni , le quali fruttano il +25 , il +10 , il 0 , il -10 ed il -26 per cento del capitale sociale . Quale di queste operazioni è " italiana " e quale " tedesco o franco o anglo - fila " ? Se , invece di una banca privata , si trattasse dello Stato o di un altro ente pubblico , si potrebbe essere in dubbio . Ad uno Stato può convenire compiere un ' operazione che gli cagiona una perdita " finanziaria " di 100.000.000 di lire , piuttostoché un ' altra che gli frutti un lucro finanziario di altrettanto . Anzi , è regola assoluta , che uno Stato deve prima adempiere ad uffici costosi e poi solo , dopo adempiuto ottimamente e con grave dispendio a questi , può , con molti ma molti se , tentare operazioni fruttifere . C ' è forse dubbio , che , sovra ogni altra cosa , lo Stato deve difendere , con l ' esercito e con la flotta , il territorio del paese o pagare i magistrati ed i poliziotti ed i medici della sanità pubblica ed i maestri elementari ? E c ' è dubbio che tutte queste faccende pressanti e necessarie costano molto e non rendono nulla ? Ed è forse dubbio che , tuttavia , uno Stato riscuote lode quando , pur spendendo solo il necessario , adempie al suo ufficio convenientemente ? Né è immaginabile che uno Stato trascuri i suoi uffici costosi per correre dietro alla speranza ed anche alla realtà di guadagni in imprese economiche di ferrovie , banche , navigazione , industrie . Anche ammettendo che il lucro sia scarso , lo Stato non può e non deve cercarlo , se prima non ha adempiuto bene ai suoi fini essenziali . Non essendo un Ente creato allo scopo di ottener lucri , il fatto che esso se li procaccia può essere un argomento per concludere che si è comportato male anziché bene in rapporto ai suoi fini . Sarà " nazionale " od " italiano " quello Stato il quale , a costo di perdite finanziarie , bene raggiunge i fini della collettività italiana ed " antinazionale " od " anti - italiano " quello Stato , il quale , a scopo di ingrassare sé stesso o i suoi cittadini , pospone gli ideali italiani a quelli di un altro paese e ci rende servi , in senso materiale o spirituale , di potenze o di ideali stranieri . Ma una banca ? È dessa creata per perdere o per guadagnare ? Evidentemente per guadagnare . Se perde , essa si suicida , distrugge sè stessa ed impedisce ai proprii dirigenti o soci di conseguire gli scopi per cui la banca sorse . Supponiamo che i fondatori della banca si siano proposto uno scopo qualunque non grettamente egoistico . Essi vogliono promuovere lo sviluppo delle energie del suolo e del sottosuolo nazionale , incoraggiare le iniziative dei cittadini italiani . Si promuove e si incoraggia tutto ciò col perdere denari ? A furia di lucrare il -10 od il -25 % del capitale , questo va in fumo , i depositanti pigliano paura , si determina un panico e vengono meno i fondi con cui incoraggiare e promuovere . Gira e rigira , per una banca non vi è altro metodo per raggiungere fini utili alla collettività nazionale fuorché quello che consiste nel fare affari buoni . In certi casi , e in limiti molto modesti , possono essere buoni " a lunga scadenza " ; ma in ogni modo debbono esser buoni e non cattivi . Il banchiere come l ' industriale non deve proporsi scopi non economici . Se dinanzi al banchiere compare un progettista e gli espone il programma di una iniziativa di miniere di lignite suffragandola " soltanto " col dire che così si contribuirà a liberare il paese dal tributo pagato all ' Inghilterra per l ' acquisto del carbon fossile , il banchiere ha il dovere di mettere con molta gentilezza il progettista alla porta . Costui infatti è uno scemo . Se la tonnellata di carbon fossile straniero costa 200 lire , ossia , per ipotesi , il prezzo di una merce che a noi è costata a produrla 10 giornate di lavoro ; mentre due tonnellate di lignite italiana , aventi lo stesso potere calorifico , costano soltanto 160 lire , ossia 8 giornate di lavoro , e se il lavoro italiano non può impiegarsi meglio che nell ' estrarre lignite , allora conviene coltivare lignite ed il banchiere opererà ottimamente anticipando fondi al progettista . Non perché la lignite sia italiana ; ma perché con sole 8 giornate di lavoro italiano otteniamo lo stesso risultato che otterremo spendendo , per comprar carbone , l ' equivalente di 10 giornate di lavoro medesimamente italiano ; quindi ci avanzano 2 giornate libere per produrre qualche altra cosa o forse anco per divertirci . Ma se le due tonnellate di lignite italiana costano 400 lire , ossia 20 giornate di lavoro italiano , in tal caso pazzo e antiitaliano sarebbe quel banchiere che anticipasse fondi a tale scopo . Egli incoraggerebbe così gli italiani a spendere 20 giornate di lavoro , laddove basterebbe impiegarne 10 a produrre qualche altra cosa che potremmo poi vendere per 200 lire e cosi procacciarci le tonnellate di carbon fossile inglese . Questo , benché inglese , deve essere preferito , nell ' interesse dell ' Italia , alla lignite italiana . Così facendo , noi non preferiamo la produzione inglese del carbone a quella italiana della lignite ; bensì preferiamo la produzione italiana dell ' uva o della seta , o della canapa o di certe macchine o di cappelli ecc . , alla produzione italiana della lignite ; ed a giusta ragione facciamo ciò , perché a produrre cappelli impieghiamo meglio e più fruttuosamente il nostro lavoro e il nostro capitale che a produrre lignite . Dunque , possiamo concludere che l ' aggettivo " italiano " applicato a " banca " , ad " industria " , ad " economia " ha un significato laudativo solo se equivale ad " economico " , e che una banca è italiana in quanto guadagna , antiitaliana ovvero tedesco - franco - anglo - fila in quanto perde . Guadagnare è sinonimo di incoraggiare industrie sane , vitali , rigogliose ; perdere è sinonimo di incoraggiare progetti mal combinati , fantastici , improduttivi . Guadagnare vuol dire rafforzare il paese , arricchirlo , renderlo atto a vincere nella concorrenza internazionale . Perdere vuol dire indirizzare il lavoro italiano in impieghi in cui esso è male rimunerato , in cui si producono cose non desiderate dai consumatori ; vuol dire immiserire il paese e renderlo facilmente servo delle più rigogliose economie straniere . La definizione ora data dell ' aggettivo italiano " dimostra che probabilmente hanno ragione quei trattatisti i quali amano poco le aggiunte " nazionale " o " politica " o " italiana " al sostantivo " Economica " . L ' aggettivo non aggiunge nulla al concetto e serve solo a confondere le idee , perché fa nascere l ' impressione negli inesperti che si debba incoraggiare un ' economia od una banca " nazionale " in contrapposto all ' economia od alla banca " semplice " ; mentre quelle sole banche ad economia sono nazionali od italiane le quali sono vere e semplici banche ed economie ; ossia banche ed economie , le quali adempiono semplicemente al loro fine proprio bancario od economico , senza l ' appiccicatura di nessun altro fine extra - vagante .
LETTERA CRITICA ( MITRAGLIA ORLANDO , 1884 )
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Primo . Che la poesia e la prosa presso di noi non siano oramai per poter rovinare più in basso , l ' ho provato con le mie Lettere Critiche . Imperciocché non i più sani principi dell ' arte , ma nemmeno la grammatica del Corticelli e del Puoti siano in onore . Ora sarebbe assunto di ingegno critico veramente grande il provare che non solo ora , ma sino dal principio del secolo tutta l ' arte precipita . Il canonico Balsimelli co ' suoi aurei dialoghetti ha provato a luce meridiana la miseria di quell ' Alessandro Manzoni che i nuovi barbari hanno messo sopra gli altari come vitello d ' oro da adorarsi in Israele , ed altro e più assai , camminando sulle sue gloriose pedate , posso provare io . Imperciocché io stesso , che d ' arte non mi impaccio , sento d ' esser capace di demolire certe fame usurpate che i satrapi del Fanfulla della Domenica e di altri giornali della stessa farina vogliono imporre ai poveri gonzi . Secondo . Chi più noto in Giudea di Giacomo Leopardi ? Ne hanno voluto fare un semidio , ma i suoi piedi di creta , solo a toccarli , si sbriciolano e lo fanno crollare . Imperciocché un mediocre buon senso basta per far vedere la povertà dell ' intreccio di quelle cantilene battezzate inni , e la inverisimiglianza dei caratteri de ' suoi personaggi . Consalvo che muore chiede un bacio ad Elvira ! Come ? Un moribondo può avere simili pensieri ? Sfido chicchessia a provarmelo . Ma , non volendo io rivedere tutte le poesie del Leopardi , mi contenterò di esporre agli onesti ed imparziali le mie sentenze senza pretensione intorno al più breve de ' suoi canti . Imperciocché , se non sono artista , forse e senza forse , posso dire anche il Baretti non lo fu , e pure con la sua Frusta come io con le mie Lettere Critiche , mostrò come il buon giudizio non fosse morto , fece giustizia delle vanità tronfie e prepotenti . Terzo . L ' Infinito ! Per Bacco ! Direte che sarà un poema . Ebbene , sono quindici versi , e per di più , sono sciolti ! I mezzi debbono essere adatti al fine . Ci voleva quindi un canto , non certo infinito , ma almeno tale che potesse abbracciare tutta la grandezza dell ' argomento . Quindici versi ! Ma perché non dieci , non cinque , non uno ? Anzi , perché non una sola parola Infinito ? E poi quale infinito ? Quello dei versi ? Come si fa a capirlo ? Comincia : Sempre caro mi fu quest ' ermo colle E questa siepe . E comincia con uno sproposito . La siepe e il colle sono due , quindi bisogna usare il plurale e dir furono . Bastava dare un ' occhiata al Puoti . Ma il Puoti è un asino , e il Fanfulla della Domenica un grande giornale , il sommo pontefice della nuova letteratura . Dunque si potrà dire io e Carlambrogio andò a Coccolìa ? Queste sono le belle novità grammaticali che ci vogliono dar da bere come se fossero roba di Dante , il quale , a dir vero , spropositi ne fece molti , come provò il povero Ricciardi . E sfido chicchessia a dire il contrario . Quarto . Tiriamo avanti . Sempre caro mi fu quest ' ermo colle E questa siepe , che da tanta parte Dell ' ultimo orizzonte il guardo esclude . Bello e fanfullesco quell ' ultimo attribuito all ' orizzonte ! C ' è dunque il primo ? C ' è il secondo ? Né mi vengano a dire che anche i Latini dicevano ultima all ' isola di Tule . Per essi era appunto l ' ultima , e al di là non credevano che ce ne fossero altre . Ma si dirà forse ultimo all ' orizzonte , perché lo sguardo non giunge più in là ? Per Bacco ! non sanno tutti che ciò dipende dalla sfericità della terra ? Dunque l ' attributo di ultimo , dato all ' orizzonte , è uno sproposito . E domando , poi , se è la siepe che esclude l ' orizzonte dal guardo , o il guardo che esclude la siepe ? Poh che pasticcio . Quinto : Ma sedendo e mirando , interminati Spazi di là da quella e sovrumani Silenzi e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo . Bella broda ! Sedendo e mirando assieme , come se fossero due operazioni che si compiono colle stesse parti del corpo ! Sedeva con gli occhi o mirava col sedere ? Spazi interminati ! ! Questa mo è ignoranza bella e buona ! Se lo spazio è interminato , non ha confini e quindi è infinito . Si può sentire sproposito maggiore in filosofia ? Silenzi sovrumani ! ! ! Ma chi ha mai sentito silenzi sovrumani ? Eccetto che gli spiriti non ce lo vengano a dire , non lo sapremo mai . Perché dunque il poeta adopera un aggettivo che non si può intendere da mente umana , quando vuol spiegare e rendere più evidente un ' idea ? Viene ultima la quiete pro fondissima , come se fosse un pozzo o un buco qualunque . La quiete non è né alta né bassa imperciocché non ha corpo o figura , e disse uno sproposito Virgilio quando disse altissima quiete . E per finire degnamente questa filza di spropositi , il poeta dice : ove per poco Il cor non si spaura . Spaurarsi sta qui per impaurirsi ! Il bianco pel nero , imperciocché , da che la lingua italiana è lingua italiana , anzi da che mondo è mondo , spaurarsi , per l ' esse privativa , vorrà dire smettere la paura , come sfamarsi è cavarsi la fame , sfangarsi togliersi il fango , spopolarsi è contrario di popolarsi e va ' dicendo . E poi qual ' è la nuova fisiologia che insegna che la paura si prova col cuore ? Per Bacco ! Sbaglio nell ' idea e sbaglio nella parola ! Sesto : E come il vento Odo stormir tra queste piante , io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando . E dagliela con questo silenzio infinito , che viceversa poi finisce subito per lo stormire del vento tra le piante ! E poi , perché allora la poesia è intitolata l ' infinito ? Bisognava dire l ' infinito silenzio . e mi sovvien l ' eterno ... Quale ? L ' eterno o eternità in genere , il Padre Eterno o l ' altro eterno Padre di Stradella ? Mistero ! ! E le morte stagioni ... Già ; morte con tutti i sacramenti ! e la presente E viva , e il suon di lei ... La presente chi ? La stagione ? Ma che suono ha una stagione ? E poi , che si ricordi le stagioni passate , si può capire , ma che si ricordi la stagione presente , in un uomo dotato di tanta memoria come il Leopardi , non si capisce . Così tra queste Immensità s ' annega il pensier mio ... Sudate o fuochi ! Un pensiero che s ' annega ! E poi l ' infinito che si contenta di diventare immensità . Poh , che broda ! E il naufragar m ' è dolce in questo mare . Tombola ! E qual mare ? L ' infinito ? il silenzio ? le stagioni ? Indovinala grillo ! E così si chiude questa tra le migliori poesie del Leopardi , con un seicentismo , una oscurità ed uno sproposito , imperciocché è sproposito il dire che naufragare sia dolce ! ! D ' infinito in questi versi non ci sono che la miseria e gli errori , persino di grammatica . Settimo . Mi si potrà obiettare il solito pictoribus atque poetis , e mi si obietta una sciocchezza . È lecito ai pittori ed ai poeti muoversi liberamente nel campo del verisimile e del corretto , non altrove . Il padre Bisso ha dato le regole della poesia , e dentro quelle , si voglia o non si voglia , bisogna stare . Imperciocché si dimentica che Orazio appunto quando concede la libertà ai poeti , due versi dopo vieta loro di fare dei mostri . E poi la poesia non deve proprio dir nulla né al cuore né alla mente ? Il Leopardi dice che s ' immagina l ' infinito e se ne compiace . Ebbene , che sugo c ' è ? Egli non bandisce qualche grande sentenza e nuova , come per esempio : Le liti sono sorelle delle febbri - Nessuno crede d ' esser brutto - La politica è una solenne impostura - Meglio dubitare che credere - L ' uomo sincero non gode favori - e va ' dicendo . Egli non alza la poesia sino alla satira civile e religiosa . Non è egli che avrebbe cantato , coll ' audacia superba dell ' anima grande e libera : Mentre avea Morfeo velate Le mie luci , in sogno ho visto In un trivio Gesù Cristo Che faceva alle sassate . Io gli dissi : Redentore , Così fatta occupazione Non vi fa gran fatto onore : Suvvia , abbiate educazione . E il resto . Questi sono i versi che occorrono all ' evo nostro , e debbono andarsi a riporre i Manzoni , i Leopardi , i Carducci e simili altre fame usurpate . La critica soltanto , la critica larga , serena e grande , non ispirata a sentimenti di bassa invidia , di bile impotente , di pedanteria miserabile e cretina ( i pedanti sono più molesti dei tafani ) , la critica , dico , ha l ' obbligo di rivedere tutte le false sentenze in letteratura . Si vedrebbe allora quanto siano pochi i grandi poeti e prosatori nostri . Due o tre , a dir molto , nel passato ; uno solo vivente , ma che vivrà molto , ad eterna confusione degli sciocchi e dei maligni . Imperciocché , per Bacco , sfido chicchessia a negarlo . La riverisco .
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Compagni ! La nuova forma che la commissione interna ha assunto nella vostra officina con la nomina dei commissari di reparto e le discussioni che hanno preceduto e accompagnato questa trasformazione non sono passate inavvertite nel campo operaio e padronale torinese . Da una parte si accingono a imitarvi le maestranze di altri stabilimenti della città e della provincia , dall ' altra i proprietari e i loro agenti diretti , gli organizzatori delle grandi imprese industriali , guardano a questo movimento con interesse crescente e si chiedono e chiedono a voi quale può essere lo scopo cui esso tende , quale il programma che la classe operaia torinese si propone di realizzare . Noi sappiamo che a determinare questo movimento il nostro giornale ha non poco contribuito . In esso la questione è stata esaminata da un punto di vista teorico e generale , non solo , ma sono stati raccolti ed esposti i risultati delle esperienze di altri paesi , per fornire gli elementi per lo studio delle applicazioni pratiche . Noi sappiamo però che l ' opera nostra ha avuto un valore in quanto essa ha soddisfatto un bisogno , ha favorito il concretarsi di un ' aspirazione che era latente nella coscienza delle masse lavoratrici . Per questo così rapidamente ci siamo intesi , per questo così sicuramente si è potuto passare dalla discussione alla realizzazione . Il bisogno , l ' aspirazione da cui trae la sua origine il movimento rinnovatore dell ' organizzazione operaia da voi iniziato , sono , crediamo noi , nelle cose stesse , sono una conseguenza diretta del punto cui è giunto , nel suo sviluppo , l ' organismo sociale ed economico basato sull ' appropriazione privata dei mezzi di scambio e di produzione . Oggigiorno l ' operaio dell ' officina e il contadino delle campagne , il minatore inglese e il mugik russo , i lavoratori tutti del mondo intero , in modo più o meno sicuro , sentono in modo più o meno diretto quella verità che gli uomini di studio avevano previsto , e di cui vengono acquistando certezza sempre maggiore , quando osservano gli eventi di questo periodo della storia dell ' umanità : siamo giunti al punto in cui la classe lavoratrice , se vuole non venir meno al compito di ricostruzione che è nei suoi fatti e nella sua volontà , deve incominciare a ordinarsi in modo positivo e adeguato al fine da raggiungere . E se è vero che la società nuova sarà basata sul lavoro e sul coordinamento delle energie dei produttori , i luoghi dove si lavora , dove i produttori vivono e operano in comune , saranno domani i centri dell ' organismo sociale e dovranno prendere il posto degli enti direttivi della società odierna . Come , nei primi tempi della lotta operaia , l ' organizzazione per mestiere era quella che meglio si prestava agli scopi di difesa , alle necessità delle battaglie per il miglioramento economico e disciplinare immediato , così oggi , che incominciano a delinearsi e sempre maggior consistenza vengono prendendo nelle menti degli operai gli scopi ricostruttivi , è necessario sorga accanto e in sostegno della prima , una organizzazione per fabbrica , vera scuola delle capacità ricostruttive dei lavoratori . La massa operaia deve prepararsi effettivamente all ' acquisto della completa padronanza di se stessa , e il primo passo su questa via sta nel suo più saldo disciplinarsi , nell ' officina , in modo autonomo , spontaneo e libero . Né si può negare che la disciplina che col nuovo sistema verrà instaurata condurrà a un miglioramento della produzione , ma questo non è altro che il verificarsi di una tesi del socialismo : quanto più le forze produttive umane , emancipandosi dalla schiavitù cui il capitalismo le vorrebbe per sempre condannate , prendono coscienza di sé , si liberano e liberamente si organizzano , tanto migliore tende a diventare il modo della loro utilizzazione : l ' uomo lavorerà sempre meglio dello schiavo . A coloro poi che obiettano che in questo modo si viene a collaborare con i nostri avversari , con i proprietari delle aziende , noi rispondiamo che invece questo è l ' unico mezzo di dominio , perché la classe operaia concepisce la possibilità di fare da sé e di fare bene : anzi , essa acquista di giorno in giorno più chiara la certezza di essere sola capace di salvare il mondo intiero dalla rovina e dalla desolazione . Perciò ogni azione che voi imprenderete , ogni battaglia che sarà data sotto la vostra guida sarà illuminata dalla luce del fine ultimo che è negli animi e nelle intenzioni di tutti voi . Un grandissimo valore acquisteranno quindi anche gli atti apparentemente di poca importanza nei quali si esplicherà il mandato a voi conferito . Eletti da una maestranza nella quale sono ancora numerosi gli elementi disorganizzati , vostra prima cura sarà certamente quella di farli entrare nelle file dell ' organizzazione , opera che del resto vi sarà facilitata dal fatto che essi troveranno in voi chi sarà sempre pronto a difenderli , a guidarli , ad avviarli alla vita della fabbrica . Voi mostrerete loro con l ' esempio che la forza dell ' operaio è tutta nell ' unione e nella solidarietà coi suoi compagni . Così pure a voi spetterà l ' invigilare affinché nei reparti vengano rispettate le regole di lavoro fissate dalle federazioni di mestiere e accettate nei concordati , poiché in questo campo anche una lieve deroga ai principi stabiliti può talora costituire una offesa grave ai diritti e alla personalità dell ' operaio , di cui voi sarete rigidi e tenaci difensori e custodi . E siccome in mezzo agli operai e al lavoro voi stessi vivrete di continuo , potrete essere in grado di conoscere le modificazioni imposte dal progresso tecnico della produzione e dalla progredita coscienza e capacità dei lavoratori stessi . In questo modo si verrà costituendo un costume di officina , germe primo della vera ed effettiva legislazione del lavoro , cioè delle leggi che i produttori elaboreranno e daranno a sé stessi . Noi siamo certi che l ' importanza di questo fatto non vi sfugge , che esso è evidente davanti alle menti di tutte le maestranze che con prontezza ed entusiasmo hanno compreso il valore e il significato dell ' opera che voi vi proponete di fare : si inizia l ' intervento attivo nel campo tecnico e in quello disciplinare , delle forze stesse del lavoro . Nel campo tecnico voi potrete da un lato compiere un utilissimo lavoro informativo , raccogliendo dati e materiali preziosi sia per le federazioni di mestiere che per gli enti centrali e direttive delle nuove organizzazioni di officina . Voi curerete inoltre che gli operai del reparto acquistino una sempre maggiore capacità , e farete sparire i meschini sentimenti di gelosia professionale che ancora li fanno essere divisi e discordi ; li allenerete così per il giorno in cui , dovendo lavorare non più per il padrone ma per sé , sarà loro necessario essere uniti e solidali , per accrescere la forza del grande esercito proletario , di cui essi sono le cellule prime . Perché non potreste far sorgere , nell ' officina stessa , appositi reparti di istruzione , vere scuole professionali , ove ogni operaio , sollevandosi dalla fatica che abbruttisce , possa aprire la mente alla conoscenza dei processi di produzione , e migliorare se stesso ? Certamente , per fare tutto ciò sarà necessaria della disciplina , ma la disciplina che voi richiederete alla massa operaia sarà ben diversa da quella che il padrone imponeva e pretendeva , forte del diritto di proprietà che costituisce a lui una posizione di privilegio . Voi sarete forti di un altro diritto , quello del lavoro che dopo essere stato per secoli strumento nelle mani dei suoi sfruttatori oggi vuole redimersi , vuole dirigersi da se stesso . Il vostro potere , opposto a quello dei padroni e dei suoi ufficiali , rappresenterà di fronte alle forze del passato , le libere forze dell ' avvenire , che attendono la loro ora , e la preparano , sapendo che essa sarà l ' ora della redenzione da ogni schiavitù . E così gli organi centrali che sorgeranno per ogni gruppo di reparti , per ogni gruppo di fabbriche , per ogni città , per ogni regione , fino ad un supremo Consiglio operaio nazionale , proseguiranno , allargheranno , intensificheranno l ' opera di controllo , di preparazione e di ordinamento della classe intiera a scopi di conquista e di governo . Il cammino non sarà breve , né facile , lo sappiamo : molte difficoltà sorgeranno e vi saranno opposte , e per superarle occorrerà fare uso di grande abilità , occorrerà forse talora fare appello alla forza della classe organizzata , occorrerà sempre essere animati e spinti all ' azione da una grande fede , ma quello che più importa , o compagni , è che gli operai , sotto la guida vostra e di coloro che vi imiteranno , acquistino la viva certezza di camminare ormai , sicuri della meta , sulla grande via dell ' avvenire .
LA CASA DI UN ARTISTA ( NAVARRO_DELLA_MIRAGLIA E. , 1884 )
StampaPeriodica ,
Come se la gloria di letterato non gli bastasse , il signor Edmondo di Goncourt rivendica per sé e per suo fratello il merito di avere introdotto in Francia il gusto degli oggetti giapponesi . Il merito sarebbe forse discutibile ; la rivendicazione non ha certo alcun fondamento serio . Il primo accenno sull ' arte e sulle industrie dell ' estremo Oriente , lo diedero all ' Europa , nel nono secolo , gli scritti dell ' arabo Ibn Uab . Nel secolo decimoterzo , Marco Polo eccitò maggiormente la curiosità del pubblico , con le sue stupefacenti narrazioni , confermate , nel secolo decimosesto , da Matteo Ricci , da Paiva de Andrade e da Mendoza . Alcuni vasi di porcellana , qualche ventaglio , diversi ninnoli si erano già veduti , sin da quel tempo , in Italia , in Ispagna ed altrove . La curiosità della Francia si svegliò un po ' tardi , nel secolo decimosettimo , forse dopo la pubblicazione del libro di un certo monaco Trigault : Viaggio dei Padri Gesuiti in Cina . Ma allora i Francesi ricchi furono assaliti da una specie di manìa , e molti si misero a raccogliere nelle loro case oggetti di ogni genere che chiamavano col nome complessivo di chinoiseries , perché le nozioni geografiche ed artistiche del tempo lasciavano a desiderare , e perché d ' altro canto l ' arte giapponese è stata lungamente ed è in gran parte ancora una servile imitazione dell ' arte cinese . Non bisogna però credere che questa confusione fra gli oggetti cinesi e giapponesi fosse assoluta e persistente . Diverse pubblicazioni fatte nel secolo decimottavo stabiliscono una distinzione chiarissima fra gli uni e gli altri . Nei cataloghi degli arredi appartenenti al signor Angran , al visconte di Fonspertuis , al signor Gaignat , alla marchesa di Pompadour , e al maresciallo di Richelieu ( 1747-1788 ) si citano specificatamente diversi vasi di porcellana giapponese antica o rara . Nel bellissimo ritratto che il pittore Latour fece della celebre amante di Luigi XV , si vede un vaso che i cataloghi chiamano indifferentemente ora del Giappone e poi della Cina . La confusione delle cose e dei nomi è molto cresciuta , d ' allora in poi . Oggidì , la parola chinoiseries comprende non solo tutti gli oggetti d ' arte che provengono dall ' estremo Oriente , ma anche tutti quelli che hanno una forma insolita o strana e fanno bella figura nei salotti , senza servire a nulla . Gautier , il poeta sognatore e fantastico , ha intitolato Chinoiseries una delle sue composizioni più leggiadre . Udite questi pochi versi che riporto nel loro testo originale , perché non mi paiono traducibili : Celle que j ' aime , à présent , est en Chine ; Elle demeure avec ses vieux parents , Dans une tour de porcelaine fine , Au fleuve Dune où sont les cormorans . Elle a deux yeux retroussés vers les tempes , Un pied petit à tenir dans la main , La teint plus claire que le cuivre des lampes , Les ongles longs et rougis de carmin . Gautier visse relativamente povero , per tutta la sua vita , e non gli fu mai concesso di possedere in realtà i mobili , i quadri , gli arazzi splendidi che vedeva spesso con l ' immaginazione . Però , i fratelli Goncourt debbono forse in gran parte a lui l ' amore per gli oggetti giapponesi . Egli ebbe sempre molta intimità con loro ; nei beati giorni della giovinezza sedette con frequenza alla loro tavola , in compagnia di Janin , di Miirger , di Beauvoir e di Gavarni , il quale sembra avesse la consuetudine di giungere ogni volta troppo tardi . Allora , i due fratelli dimoravano dentro Parigi , nella via Saint - Georges , in un quartierino da scapoli che , sebbene fosse elegante , non aveva nulla di straordinario . Però , la cucina ed i vini erano eccellenti ; la cuoca aveva un ' inclinazione dichiarata per le vivande esotiche il pudding , il kari , la coscaran , la pasta frolla che piacevano molto agli invitati , non solo per il sapore , ma anche per la novità e la curiosità dei nomi . Qualche volta , durante la quaresima , i padroni di casa facevano venire dalla Lorena la cuciniera di un vescovo , espertissima nell ' arte di manipolare il passato di gamberi , lo stufato di beccacce , le salse variamente colorite , tanto gradevoli al palato ed agli occhi . I pranzi e le cene furono continuati su più vasta scala e con maggiori raffinamenti , nel villino che i Goncourt comprarono ad Auteuil , quando la letteratura cominciò ad impinguare il loro modesto patrimonio . Il fratello superstite , Edmondo , riunisce ancora , intorno alla sua tavola , gli amici più diletti , fra i quali figurava , sino a poco tempo addietro , il povero De Nittis . La casa è una specie di museo , un museo davvero sui generis , senza quadri e con pochissime statuette . I Goncourt capirono di buon ' ora che la pittura e la scultura , vistose troppo , non erano adatte ai loro mezzi limitati , e si misero a radunare disegni , libri antichi , autografi , manoscritti , bronzi , tappeti , mobili rari , vasi di porcellana , avori , lacche , stoffe persiane o turche , oggetti cinesi e giapponesi di ogni genere , mille ninnoli , mille galanterie bizzarre . La collezione di disegni , quasi tutti appartenenti ai due ultimi secoli , è una delle più complete che vi siano in Francia . La collezione di oggetti giapponesi è straordinariamente variata e ricca . Ognuno può trasportarsi col pensiero al Giappone , può ricostruire da sé la vita e i costumi degli abitanti , sfogliando gli album dorati , guardando i paesaggi quasi dipinti per via di ricami , sulla seta dei fukusa e sulla garza dei kakemono . Spesso , i guadagni di un libro hanno servito a pagare in parte o in tutto gli arredi di una stanza : la magnifica tappezzeria che copre il soffitto della gran sala è dovuta alle prime edizioni di Germinie Lacerteux . Ma qualche volta diversi libri non sono bastati per comprare un oggetto solo . Vi hanno stoffe , bronzi , vasi di un prezzo elevatissimo . Al tempo dell ' Impero , una donna galante , la signora di Paiva , che aveva fatto fabbricare un sontuoso palazzo nel viale dei Campi Elisi , spese ottocentomila franchi nel parato di una sala . Il signor Edmondo di Goncourt che narra la cosa , nel suo libro La Maison d ' un artiste , dice che anch ' egli pagò cari certi tappeti di Caramania , fatti con una lana imperfettamente digrassata , sulla quale i colori prendono delle sfumature vellutate e cangianti , impossibili a trovarsi nei tappeti europei . Quest ' uomo d ' ingegno ha una passione cieca per gli oggetti rari o belli , e dà una grande importanza a cose che forse in fondo ne hanno pochissima . Non vi arrischiate a mettere in discussione la superiorità de ' suoi bronzi e delle sue porcellane su ' bronzi e sulle porcellane degli altri . Non gli parlate di collezioni giapponesi : nessuno può averne una più ricca e meglio assortita della sua ; egli possiede perfino la piccola sciabola ricurva con la quale l ' invitto daimio Nori Sane si tagliò il ventre davanti all ' imperatore , e la gabbiettina d ' oro col grillo ronzante ora morto che la penultima imperatrice soleva tenere appesa a capo del letto . Quanto al letto del signor di Goncourt , basterà dirvi soltanto questo : proviene dal castello di Rambouillet ed era destinato alla principessa di Lamballe , quando si recava a visitare il suocero . Gli altri mobili della camera non sono certo meno preziosi e non hanno origine meno degna , benché sia difficile provarlo . Le poltrone e la tavola a forma di mensola non lasciano proprio nulla a desiderare . Il cassettone , fatto a guisa di sarcofago , meriterebbe che lo avesse intagliato Gouthière . I quattro grandi vasi di porcellana , posati sul caminetto , appartennero alla marchesa di Pompadour , come forse il parato bellissimo , e il vassojo di Sassonia , e i bronzi , e tutte le altre cose sparpagliate intorno . In quell ' ambiente , al mattino , aprendo gli occhi , il signor Edmondo di Goncourt che non ama il tempo nostro , s ' immagina spesso di svegliarsi nel secolo decimottavo che ha studiato con tanto amore . E quando si è levato , passa nello stanzino da teletta , le cui pareti sono interamente coperte di porcellane e di pitture a guazzo , perché , mentre si pettina e si pulisce i denti , gli piace vedere « un pezzo di carta colorata o un coccio che splenda , fiammeggi e rifletta un po ' di luce tra i colori dei fiori » . Sarà una debolezza , ma egli non è il solo ad averne e questa non è la sola che abbia . Prima di mettersi a scrivere , qualunque cosa intenda scrivere , passa un ' ora nel salottino e nel gabinetto arredati di oggetti orientali . Uditelo : « Oggidì , è bizzarro , quando mi preparo a scrivere una pagina , una pagina qualunque , una pagina in cui non entra il menomo bric - à - brac per mettermi in vena , per scaldarmi , per far uscire lo stilista , dallo scrittore pigro e ricalcitrante allo strappamento doloroso dello stile , ho bisogno di passare un ' ora nel salottino e nel gabinetto dell ' Oriente . Occorre che io mi riempia gli occhi della patina dei bronzi , degli ori diversi delle lacche , degli irraggiamenti delle porcellane , dei lampi delle pietre dure , dei diaspri , dei vetri colorati , degli scintillamenti della seta dei fukusa e dei tappeti di Persia , e mercé questa contemplazione di scatti di colori , mercé questa visione eccitante , irritante per così dire , a poco a poco , e lo ripeto , senza che ciò abbia alcun rapporto col soggetto della mia composizione , sento il polso accelerarsi e dolcemente venire in me la dolce febbre del cervello , senza la quale non posso scrivere nulla che valga . Ma l ' eccitazione prodotta dal bibelot di luce ottenuta , e il momento arrivato di mettermi al lavoro , ho bisogno per scrivere , di trovarmi in una stanza che non ha nulla alle pareti , e che amerei tutta nuda e imbiancata colla calce » . Son forse questi eccitamenti artificiali che rendono lo stile del signor Edmondo di Goncourt così lambiccato e così contorto . Il suo povero fratello Giulio scendeva molto di rado nelle splendide sale del primo piano , e dormiva e lavorava in una cameretta da studente , al piano di sopra . Egli non aveva bisogno di alcun oggetto esterno , per scaldarsi di fantasia . Trovava i pensieri e le immagini dentro sé stesso . Ma forse appunto per questo , morì giovane .