StampaPeriodica ,
Dalla
Sicilia
all
'
Alaska
,
dagli
Urali
allo
stretto
di
Magellano
il
popolo
si
grida
schiavo
dei
ricchi
.
A
loro
volta
i
ricchi
si
dicono
vittime
della
insopportabile
tirannia
del
popolo
,
ormai
potente
e
prepotente
per
le
sue
irresistibili
pretese
.
"
Io
sono
schiavo
del
Capitale
"
grida
il
Lavoro
,
"
Il
Lavoro
è
il
tiranno
più
insolente
,
che
sia
apparso
nella
storia
"
risponde
il
Capitale
.
Tutti
e
due
si
sentono
in
catena
,
e
ciascuno
maledice
l
'
altro
come
il
suo
carceriere
.
Chi
ha
ragione
e
chi
ha
torto
?
Tutti
e
due
.
Ambedue
sono
incatenati
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
si
lamentano
a
torto
.
Ma
nessuno
dei
due
ha
ragione
di
maledire
l
'
altro
come
carceriere
e
aguzzino
,
perché
tutti
e
due
sono
schiavi
di
un
terzo
tiranno
;
degli
strumenti
che
il
Lavoro
e
il
Capitale
hanno
creati
insieme
,
sperando
che
sarebbero
servi
docili
e
ubbidienti
.
La
storia
di
questo
immenso
errore
è
strana
e
recondita
.
Nessuno
la
conosce
.
Dal
principio
dei
secoli
l
'
uomo
aveva
fabbricato
gli
oggetti
che
gli
occorrevano
con
le
sue
mani
,
facendosi
aiutare
nella
sua
casa
da
pochi
servi
modesti
e
docili
,
il
Bue
,
il
Cavallo
,
l
'
Asino
,
l
'
Acqua
,
il
Vento
,
il
Fuoco
.
Il
Fuoco
era
tra
questi
servi
domestici
il
più
modesto
e
il
più
docile
.
Rannicchiato
in
un
cantuccio
della
casa
,
quel
vecchio
schiavo
riscaldava
l
'
inverno
il
suo
padrone
e
gli
cuoceva
ogni
giorno
il
desinare
e
la
cena
;
qualche
volta
usciva
con
lui
,
lo
accompagnava
alla
guerra
,
e
lo
aiutava
a
bruciare
le
messi
e
le
città
dei
nemici
.
In
compagnia
di
questi
servi
,
l
'
uomo
aveva
vissuto
per
secoli
,
guadagnando
il
pane
con
il
sudore
della
fronte
,
espiando
con
il
lavoro
il
peccato
dell
'
Eden
.
Aveva
vissuto
poveramente
,
ma
non
inutilmente
.
Poiché
in
quei
secoli
ha
costruito
il
Partenone
e
Nôtre
Dame
;
ha
scritto
i
Dialoghi
di
Platone
,
il
Vangelo
e
la
Divina
Commedia
;
ha
scolpito
la
Vittoria
di
Samotracia
e
dipinto
la
Primavera
del
Botticelli
;
ha
fondato
l
'
Impero
Romano
,
cristianizzato
l
'
Europa
,
scoperto
l
'
America
.
Ma
un
giorno
l
'
uomo
fece
una
meravigliosa
scoperta
.
Quel
modesto
schiavo
che
da
tanti
secoli
si
rincantucciava
sotto
la
cappa
del
camino
,
che
gli
cuoceva
le
vivande
e
lo
riscaldava
l
'
inverno
,
era
un
Demone
travestito
.
Sapeva
animare
e
far
muovere
certi
portentosi
giganti
di
ferro
,
ciechi
,
sordi
,
senza
cervello
,
ma
capaci
,
come
uomini
senzienti
e
intelligenti
,
di
filare
,
di
tessere
,
di
camminare
,
di
martellare
,
di
tagliare
,
di
cucire
,
di
seminare
,
di
falciare
,
di
scavare
la
terra
;
e
quanto
più
veloci
degli
uomini
!
Infaticabili
addirittura
.
Quei
giganti
avevano
la
meravigliosa
virtù
di
scorciare
il
tempo
,
facendo
in
un
'
ora
l
'
opera
di
un
giorno
,
in
un
giorno
l
'
opera
di
una
settimana
,
in
una
settimana
,
l
'
opera
di
un
mese
.
E
per
di
più
,
essendo
di
ferro
,
ciechi
,
sordi
e
senza
cervello
,
non
conoscevano
capricci
!
Quando
il
Fuoco
ordinava
,
subito
si
muovevano
;
e
via
di
corsa
,
notte
e
giorno
,
finché
il
Fuoco
,
stanco
,
dicesse
"
basta
!
"
addormentandosi
sul
suo
letto
di
ceneri
.
L
'
uomo
fu
inebriato
dalla
scoperta
.
Se
il
Fuoco
era
l
'
animatore
di
questi
giganti
di
ferro
,
non
era
egli
padrone
del
Fuoco
?
Se
in
groppa
a
quei
giganti
poteva
correre
,
senza
muoversi
e
senza
ansare
,
la
terra
ed
i
mari
,
aspettando
addirittura
di
salire
in
aria
con
gli
uccelli
e
di
nuotare
sott
'
acqua
con
i
pesci
,
quale
dei
tesori
nascosti
sotto
la
terra
potrebbe
sfuggire
alla
sua
cupidigia
?
Lo
spazio
,
il
gran
nemico
che
da
tanti
secoli
opponeva
la
sua
immensità
inerte
alla
irrequieta
fantasia
degli
uomini
mal
servita
da
troppe
piccole
gambe
,
non
era
debellato
?
Se
lo
spazio
era
debellato
e
se
quei
giganti
erano
capaci
di
fare
in
un
'
ora
il
lavoro
di
un
giorno
,
l
'
uomo
non
potrebbe
finalmente
riscattare
la
condanna
pronunciata
nell
'
Eden
In
sudore
vultus
tui
vesceris
pane
?
Godersi
un
'
abbondanza
crescente
a
prezzo
di
un
lavoro
accorciato
?
Insieme
con
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
è
apparsa
nella
civiltà
occidentale
una
doppia
aspirazione
:
dominare
la
terra
e
la
natura
;
liberarsi
dalla
schiavitù
del
lavoro
senza
ricascare
nelle
catene
della
penuria
.
Ma
questo
doppio
sogno
si
è
avverato
soltanto
a
mezzo
.
L
'
uomo
è
oggi
il
signore
della
terra
e
della
natura
.
Ha
vinto
lo
spazio
,
costretto
il
pianeta
a
consegnargli
tutti
i
suoi
tesori
,
anche
quelli
che
aveva
riposti
nei
nascondigli
più
segreti
,
spezzato
perfino
le
catene
della
gravità
,
levandosi
a
volo
.
Ma
non
è
riuscito
a
spezzare
quelle
del
lavoro
:
anzi
più
arricchiva
e
cresceva
di
potenza
,
più
affannosamente
ha
dovuto
lavorare
.
-
Con
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
incomincia
l
'
insonnia
del
mondo
.
Qual
'
è
il
tormento
comune
di
tutti
,
poveri
e
ricchi
,
nella
civiltà
occidentale
?
L
'
inumana
fatica
a
cui
siamo
tutti
condannati
.
Noi
viviamo
nelle
comodità
e
negli
svaghi
,
abbastanza
sicuri
a
paragone
dei
nostri
padri
,
liberi
da
molti
vincoli
e
nodi
,
che
una
volta
parevano
inseparabili
da
ogni
esistenza
bene
ordinata
:
ma
dobbiamo
lavorare
,
lavorare
,
lavorare
;
e
non
possiamo
interrompere
l
'
opera
nostra
neppure
un
minuto
per
ripigliar
fiato
.
Non
solo
ognuno
di
noi
deve
produrre
,
ma
deve
anche
consumare
,
quanto
più
può
,
ossia
sforzarsi
e
affaticarsi
ancora
,
fino
all
'
estrema
misura
delle
sue
forze
.
Chi
corre
il
mondo
d
'
uno
in
altro
albergo
,
chi
legge
,
chi
va
al
teatro
,
al
ballo
o
ad
un
banchetto
sontuoso
,
chi
gioca
di
braccia
e
di
gambe
,
chi
muta
abito
in
ossequio
ad
una
legge
di
fastose
eleganze
,
compie
uno
sforzo
che
,
pur
mirando
a
procurare
un
divertimento
o
una
soddisfazione
,
richiede
tempo
e
costa
fatica
,
quanto
il
produrre
ricchezza
.
La
parte
del
giorno
in
cui
non
siamo
condannati
a
produrre
ricchezze
,
siamo
condannati
a
consumare
quelle
prodotte
dagli
altri
divertendoci
,
ci
piaccia
o
non
ci
piaccia
.
Non
siamo
quasi
mai
liberi
di
vivere
a
nostro
gusto
,
divertendoci
quando
ci
talenta
e
riposandoci
quando
ci
garba
meglio
.
Quando
ritorniamo
a
casa
,
dopo
aver
compiuto
il
nostro
compito
quotidiano
,
quando
usciamo
dall
'
ergastolo
del
lavoro
a
cui
ci
ha
condannati
il
destino
,
noi
ricuperiamo
la
libertà
.
Incomincia
allora
un
altro
e
non
meno
imperioso
dovere
:
dar
lavoro
agli
altri
,
consumando
quel
che
essi
producono
,
con
i
divertimenti
,
i
giochi
,
i
lussi
,
le
occupazioni
intellettuali
o
artistiche
,
talora
anche
con
i
vizi
,
le
orgie
e
le
disoccupazioni
imposte
dal
costume
,
dalla
voga
,
dall
'
imitazione
,
dalla
vanità
,
dal
rango
o
dall
'
autosuggestione
.
Quanti
si
sono
alla
fine
persuasi
di
doversi
disperare
per
la
privazione
che
li
renderebbe
invece
felici
,
se
fossero
liberi
!
a
quanti
i
sollazzi
e
i
piaceri
sono
tormenti
imposti
!
L
'
uomo
moderno
non
è
nemmeno
più
libero
di
riposarsi
quanto
dovrebbe
per
non
ammalare
.
Deve
lavorare
e
divertirsi
a
prezzo
della
salute
e
della
vita
.
"
Muori
,
ma
produci
e
consuma
"
-
gli
gridano
i
tempi
.
Lavoro
e
divertimento
rubano
a
poco
a
poco
anche
le
ore
del
sonno
all
'
uomo
,
che
non
ha
ancora
inventato
la
macchina
per
allungare
il
tempo
.
Come
è
accaduto
questo
scambio
singolare
?
Perché
l
'
uomo
è
più
schiavo
che
mai
del
lavoro
,
oggi
che
tanti
milioni
di
schiavi
infaticabili
,
dal
corpo
di
metallo
e
dall
'
anima
di
fuoco
,
lavorano
per
lui
?
Perché
non
ha
più
neppure
il
tempo
di
dormire
quando
fa
in
un
'
ora
quel
che
i
padri
in
un
mese
?
Perché
il
tempo
gli
scarseggia
quanto
più
dovrebbe
abbondargli
?
Questa
è
stata
appunto
la
beffa
atroce
di
quei
giganti
di
ferro
.
Sebbene
ciechi
,
sordi
e
senza
cervello
,
quanto
furono
più
furbi
del
:
loro
incauto
creatore
!
Sono
riusciti
a
fare
schiavo
l
'
uomo
che
li
aveva
creati
per
essere
da
loro
servito
come
un
semidio
;
e
in
che
modo
?
Accendendo
in
lui
desideri
e
speranze
illimitate
.
L
'
uomo
può
godere
dell
'
abbondanza
in
due
modi
:
o
contentandosi
di
meno
di
ciò
che
ha
,
o
procurandosi
più
di
quello
che
desidera
;
o
riducendo
i
suoi
bisogni
,
o
accrescendo
la
sua
ricchezza
.
Tutte
le
civiltà
che
furono
prima
della
rivoluzione
francese
si
attennero
al
primo
modo
;
la
civiltà
occidentale
,
da
un
secolo
in
qua
,
al
secondo
.
Inebriata
dalla
potenza
dei
nuovi
strumenti
,
la
civiltà
occidentale
è
stata
presa
da
una
smania
insaziabile
di
nuove
maggiori
ricchezze
.
Produrre
,
produrre
,
produrre
:
le
parve
felicità
e
gloria
supreme
.
Ma
a
che
gioverebbe
produrre
tante
ricchezze
se
non
si
consumassero
?
Onde
l
'
universale
schiavitù
del
produrre
e
del
consumare
:
del
produrre
per
poter
consumare
;
del
consumare
per
poter
produrre
.
Oggi
la
plebe
accusa
i
ricchi
di
essere
insaziabili
.
È
vero
:
ma
sei
ricchi
non
fossero
tormentati
da
questa
pazzia
di
arricchire
,
risparmierebbero
ogni
anno
una
parte
delle
loro
entrate
per
fabbricare
e
mettere
in
movimento
nuove
macchine
?
E
se
,
invece
di
risparmiarla
per
fabbricare
nuovi
giganti
di
ferro
senza
cervello
.
la
spendessero
in
piacere
e
in
lussi
,
le
industrie
,
l
'
agricoltura
e
il
commercio
prospererebbero
così
largamente
?
E
donde
scaturisce
l
'
agiatezza
della
plebe
moderna
,
ignota
ai
secoli
precedenti
,
se
non
da
questa
universale
prosperità
?
I
ricchi
accusano
spesso
la
plebe
di
essere
incontentabile
,
di
aver
sete
quanto
più
beve
,
di
aspirare
ormai
a
tutti
i
comodi
e
a
tutti
i
lussi
dei
ricchi
.
Ma
se
le
moltitudini
si
contentassero
di
vivere
ancora
all
'
antica
,
povere
e
semplici
,
con
quali
clienti
le
industrie
e
i
commerci
prospererebbero
?
Quanti
capitali
dei
ricchi
,
colpiti
da
improvvisa
sterilità
,
non
darebbero
più
frutto
?
Invano
ricchi
e
poveri
si
accusano
a
vicenda
di
essere
tiranni
.
Oggi
non
c
'
è
nella
civiltà
occidentale
che
un
solo
tiranno
,
ma
spietato
:
quel
popolo
innumere
di
giganti
di
metallo
animati
dal
fuoco
,
che
ci
costringono
tutti
a
lavorare
e
a
far
baldoria
,
senza
tregua
,
ci
piaccia
o
non
ci
piaccia
:
perché
se
i
poveri
o
i
ricchi
,
i
grandi
,
la
condizione
media
,
o
la
plebe
,
volessero
vivere
più
semplicemente
,
la
gran
macchina
del
mondo
si
fermerebbe
.
Non
le
macchine
lavorano
oggi
per
soddisfare
i
nostri
bisogni
;
ma
noi
dobbiamo
imporre
noi
stessi
,
anche
quando
ci
piacerebbe
di
vivere
semplicemente
,
tutti
i
bisogni
che
son
necessari
,
affinché
le
macchine
che
noi
abbiamo
create
possano
continuare
a
creare
un
'
abbondanza
che
ci
tormenta
.
Tutti
soffrono
sotto
questi
tiranni
;
nessuno
può
liberarsene
;
e
perciò
ciascuno
accusa
l
'
altro
.
Il
grande
impegno
che
toglie
il
sonno
alla
civiltà
occidentale
è
proprio
questo
.
Non
distruggere
,
come
nemici
del
genere
umano
,
questi
giganti
di
ferro
animati
dal
fuoco
,
ma
neppur
moltiplicarli
ciecamente
,
facendo
del
mondo
la
loro
preda
e
il
loro
schiavo
.
Rifarli
servi
dell
'
uomo
che
li
ha
creati
,
docili
al
suo
cenno
.
Rompere
la
catena
della
loro
tirannia
.
Schiavi
dei
nostri
schiavi
o
padroni
?
Questo
è
il
dilemma
.
Questa
è
la
prova
.
Questo
è
il
cimento
.
Per
vincerlo
è
necessario
non
dimenticare
che
la
civiltà
occidentale
è
stata
incatenata
da
questi
suoi
schiavi
di
ferro
e
di
fuoco
,
perché
prima
ha
aspirato
a
una
ricchezza
e
a
una
potenza
illimitate
.
StampaPeriodica ,
Giova
fermarsi
su
alcune
parole
fasciste
...
La
prima
di
queste
forme
espressive
e
quella
che
condiziona
tutte
le
altre
,
è
la
adunata
.
Sarà
perché
nella
vita
militare
il
segnale
di
adunata
è
fra
i
più
allegri
e
cordiali
,
sarà
perché
nel
ricordo
di
tutti
è
rimasto
il
senso
di
un
ritrovare
attivamente
il
perché
del
fare
e
dell
'
essere
dopo
la
precarietà
un
po
'
stupefatta
e
vuota
della
pausa
,
ma
la
parola
suona
come
uno
squillo
.
Il
senso
ne
è
diventato
più
complesso
,
dai
primi
anni
dello
squadrismo
:
ha
perso
la
sfumatura
combattentistica
di
chi
sembrava
ritrovarvi
i
giorni
indimenticabili
del
sacrificio
guerresco
;
e
a
nessuno
verrebbe
in
mente
di
considerar
pausa
inattiva
la
vita
"
borghese
"
;
in
compenso
questa
vita
"
borghese
"
d
ogni
giorno
acquista
una
vivacità
e
una
serietà
insospettate
quando
da
un
momento
all
'
altro
,
non
la
interrompe
,
ma
la
riassume
e
la
condiziona
,
lo
squillo
dell
'
"
adunata
"
...
Ma
la
più
ricca
e
sintetica
di
queste
"
parole
"
è
il
saluto
al
Duce
.
Due
battute
che
riassumono
la
storia
di
un
'
epoca
,
o
forse
la
nostra
storia
di
sempre
,
fatta
di
collo
-
qui
animosi
fra
l
'
eroe
e
la
moltitudine
.
"
Saluto
al
Duce
!
"
è
un
comando
,
e
,
quasi
più
che
comando
,
un
tèma
proposto
:
è
,
nello
stesso
tempo
,
l
'
affermazione
della
volontà
creativa
di
un
Capo
.
Al
comando
risponde
il
grido
collettivo
,
che
chiama
sulla
pluralità
concorde
dei
molti
quella
volontà
e
l
'
integra
in
sé
.
"
A
noi
"
era
frase
ignota
nella
lingua
italiana
:
forse
perché
mancava
,
se
non
la
cosa
,
la
nitida
coscienza
della
cosa
?
Comunque
è
stata
ben
consacrata
in
tante
pagine
,
dall
'
arditismo
ad
oggi
.
Offriamo
soltanto
rapidi
spunti
alla
riflessione
di
chi
voglia
pensare
.
Si
osservi
il
ritmo
dei
gesti
,
nelle
adunate
,
dal
"
passo
di
parata
"
alla
marcia
di
una
folla
.
C
'
è
qualcosa
di
animoso
e
,
insieme
,
di
esattamente
proporzionato
.
Il
dinamismo
non
si
irrigidisce
mai
nel
meccanismo
:
c
'
è
sempre
intorno
al
gesto
risoluto
la
vibrazione
di
una
simpatia
spontanea
.
Lo
si
confronti
con
altre
forme
di
parola
e
di
gesto
presso
altri
popoli
che
hanno
capito
non
solo
l
'
importanza
,
ma
la
necessità
di
queste
espressioni
corali
.
Nella
spettacolosità
delle
adunate
russe
avverti
il
senso
di
una
massa
amorfa
che
si
plasma
pigramente
e
alquanto
passivamente
nelle
forme
indicate
da
una
fantasia
di
coreografo
più
che
dalla
coscienza
totale
di
un
politico
.
Nelle
parate
hitleriane
senti
l
'
impegno
scrupoloso
di
obbedire
a
una
formula
geometrica
di
cui
importa
,
più
che
il
vivo
aderirvi
,
la
esattezza
e
la
validità
astratta
...
StampaPeriodica ,
Il
tiro
a
segno
vive
ore
splendenti
di
apoteosi
:
l
'
esercizio
delle
armi
,
al
quale
molti
di
noi
si
dedicarono
da
bambini
,
più
per
un
pretesto
di
vita
all
'
aperto
e
perché
offriva
domenicalmente
la
possibilità
di
una
passeggiata
,
fucile
in
spalla
,
dalla
sede
cittadina
al
vicino
poligono
di
tiro
,
ottiene
in
quest
'
ora
eroica
della
Nazione
,
il
suo
posto
al
sole
insieme
col
riconoscimento
ufficiale
e
con
la
consacrazione
della
sua
utilità
.
Il
concetto
del
cittadino
-
soldato
,
che
con
le
organizzazioni
giovanili
del
Regime
si
è
venuto
decisamente
affermando
,
vede
la
sua
riaffermazione
in
una
grandiosa
manifestazione
grandiosa
per
il
crisma
impresso
dalla
più
alta
espressione
del
Fascismo
che
ha
onorato
e
potenziato
l
'
avvenimento
,
per
il
numero
stragrande
dei
partecipanti
circa
diecimila
,
per
la
cospicua
presenza
delle
rappresentanze
estere
circa
settecento
,
per
il
numero
delle
prove
contemplate
dal
programma
,
per
le
categorie
di
cittadini
alle
quali
sono
aperte
le
prove
stesse
[
]
La
presenza
di
Mussolini
alla
inaugurazione
dei
tiri
ha
fatto
felici
tutti
:
dagli
alti
gradi
dell
'
esercito
,
che
hanno
tenuto
sotto
la
loro
egida
questa
grandiosa
manifestazione
,
alle
personalità
incaricate
della
organizzazione
,
ai
concorrenti
che
non
sapevano
contenere
la
loro
gioia
,
ai
reparti
di
truppa
in
grigio
verde
.
Essi
hanno
avuto
il
supremo
onore
di
averlo
tra
loro
tiratore
fra
i
tiratori
ed
hanno
visto
in
lui
,
come
sempre
,
il
luminoso
esempio
nella
via
da
seguire
.
Poi
,
quando
il
Duce
ha
imbracciato
il
fucile
e
con
polso
fermo
,
e
con
occhio
sicuro
ha
segnato
la
"
sua
"
serie
di
colpi
,
e
quando
contemporaneamente
al
sibilo
della
sirena
il
crepitare
del
fuoco
accelerato
dei
tiratori
componenti
il
plotone
d
'
onore
ha
annunciato
che
l
'
ottava
gara
generale
ed
i
campionati
mondiali
erano
ufficialmente
e
virtualmente
iniziati
,
l
'
ardente
passione
ha
esploso
in
tutta
la
sua
potenza
,
ed
ancora
una
volta
il
Capo
del
Governo
si
è
trovato
al
centro
di
una
ardente
dimostrazione
che
superava
,
con
luminosa
evidenza
,
la
particolare
contingenza
confermando
che
tutto
il
popolo
italiano
è
oggi
più
che
mai
con
Lui
,
pronto
ad
imbracciare
l
'
arma
al
servizio
di
una
Italia
grande
,
rispettata
e
temuta
,
come
Lui
la
vuole
.
Essere
forti
per
essere
temuti
!
...
StampaPeriodica ,
Adesso
è
in
cantiere
il
Giro
d
'
Italia
.
Se
la
Sanremo
imposta
le
sfide
,
il
Giro
le
risolve
.
Il
Giro
di
quest
'
anno
,
inoltre
,
varrà
a
stringere
i
tempi
di
un
'
altra
sfida
,
leale
ma
strenua
,
e
sopratutto
necessaria
,
nella
quale
il
ciclismo
nazionale
è
impegnato
con
i
suoi
atleti
,
il
suo
prestigio
e
la
sua
organizzazione
.
C
'
è
,
infatti
,
da
scomporre
il
rapporto
gerarchico
che
da
anni
aduggia
la
più
vasta
manifestazione
ciclistica
italiana
,
tenuta
un
gradino
più
sotto
dal
Giro
di
Francia
,
la
corsa
-
caravanserraglio
che
il
settantenne
,
furbissimo
e
accortissimo
Enrico
Desgranges
difende
con
la
punta
della
sua
penna
icastica
e
col
taglio
dei
suoi
milioni
invidiabili
.
Lotta
leale
:
non
si
vuole
limitare
artificiosamente
l
'
importanza
del
Giro
di
Francia
,
corsa
e
organizzazione
formidabili
,
nonostante
i
carnevaleschi
apparati
pubblicitari
.
Si
diventa
più
piccoli
se
,
per
parere
alti
,
s
'
impiccolisce
a
parole
l
'
antagonista
.
Bisogna
sollevarsi
sulla
punta
dei
piedi
e
tirare
le
corde
del
collo
.
Lotta
strenua
:
il
Giro
d
'
Italia
non
vuole
essere
il
suddito
del
fratello
più
vecchio
.
Non
può
accettare
supinamente
un
vassallaggio
insostenibile
.
Perciò
gli
organizzatori
,
con
l
'
altissimo
conforto
dell
'
altissimo
riconoscimento
,
dànno
volontà
,
danaro
,
passione
per
potenziare
vieppiù
una
colossale
corsa
a
traguardi
che
,
al
di
là
del
significato
atletico
,
svolge
vittoriosamente
un
autentica
opera
di
propaganda
popolare
.
Dunque
un
Giro
d
'
Italia
tutto
in
lettere
maiuscole
.
Lo
schieramento
totalitario
dei
corridori
italiani
.
Una
rappresentanza
in
gamba
di
atleti
stranieri
.
Un
elenco
ghiottissimo
di
premi
.
E
il
Giro
di
Francia
?
La
Federazione
ciclistica
italiana
non
ha
ancora
preso
decisioni
definitive
circa
la
partecipazione
di
atleti
indigeni
alla
corsa
francese
.
Finiremo
per
andarci
.
È
bene
tornare
là
dove
Ottavio
Bottecchia
,
con
quel
suo
profilo
di
sparviero
,
ha
vinto
due
volte
.
Ma
tornarci
da
buoni
amici
,
da
pari
a
pari
,
e
non
già
da
tre
volte
buoni
parenti
poveri
.
I
tempi
del
"
grazie
,
veniamo
"
sono
tramontatissimi
.
Questi
sono
i
tempi
del
"
prima
mettiamoci
d
'accordo."
StampaPeriodica ,
...
Si
è
diffuso
e
consolidato
il
grande
pregiudizio
che
tra
letteratura
e
politica
,
tra
politica
ed
arte
,
sia
un
dissidio
insanabile
.
Peggio
ancora
,
si
è
diffusa
l
'
errata
opinione
che
la
politica
del
Fascismo
sia
una
politica
,
non
dirò
antiletteraria
,
che
sarebbe
un
ridurre
il
problema
a
proporzioni
troppo
meschine
,
ma
negatrice
di
quei
valori
intellettuali
che
nella
vita
di
una
nazione
sono
appunto
rappresentati
dalla
letteratura
,
dalle
arti
,
e
da
ogni
forma
di
attività
spirituale
.
In
realtà
altra
invece
dovrebbe
essere
,
ed
è
non
appena
si
esca
dalle
zone
basse
e
medie
della
politica
,
la
base
dei
rapporti
fra
politica
ed
arte
,
fra
politica
e
letteratura
.
Il
principio
morale
su
cui
poggiano
questi
rapporti
è
quello
generale
dell
'
agis
quod
agis
:
e
cioè
che
il
buon
cittadino
,
se
non
è
uomo
politico
,
non
deve
tener
dietro
alle
minuzie
dell
'
azione
politica
militante
,
ma
semplicemente
considerarsi
come
un
soldato
della
Nazione
,
pronto
ai
suoi
grandi
richiami
;
e
per
il
resto
coltivare
il
proprio
campo
,
qualunque
esso
sia
,
senza
risparmio
né
di
fede
né
di
fatica
,
lasciando
che
gli
uomini
politici
assolvano
il
loro
compito
ed
esercitino
il
loro
potere
.
Questo
giornale
ha
dichiarato
apertamente
,
nell
'
annunziare
or
sono
sei
mesi
il
suo
programma
,
di
aderire
a
tale
principio
.
Ma
afflitti
e
avviliti
da
esempi
che
spesso
,
nella
pratica
,
hanno
smentito
la
dottrina
,
vedendoci
costretti
di
giorno
in
giorno
a
farci
più
piccoli
e
muti
dinanzi
al
trionfante
illetterato
,
le
parole
che
Benito
Mussolini
ha
pronunciate
la
settimana
scorsa
non
possono
non
toccarci
profondamente
.
Egli
,
con
poche
frasi
incisive
,
il
cui
accento
di
sincerità
appare
chiaro
anche
alla
lettura
,
ha
rotto
il
cerchio
di
malevolenza
che
si
stava
stringendo
a
poco
a
poco
intorno
a
noi
scrittori
:
riconoscendo
innanzi
tutto
allo
scrittore
italiano
una
missione
nel
periodo
storico
che
attraversiamo
;
quindi
rendendo
giustizia
ai
migliori
,
col
mettere
al
bando
quelli
che
usurpano
la
loro
fama
o
nomea
di
scrittori
...
Non
si
fa
"
imperialismo
spirituale
"
con
i
brutti
romanzi
,
con
le
metriche
zoppe
,
con
gli
zibaldoni
rettorici
,
con
le
commedie
convenzionali
.
E
quando
si
vorranno
veramente
stabilire
le
gerarchie
,
si
vedrà
che
proprio
i
tanto
derisi
e
calunniati
"
letterati
puri
,
"
sono
i
soli
legittimi
,
degni
e
validi
portatori
di
un
"
imperialismo
spirituale
italiano
"
che
non
tenti
di
risuscitare
un
passato
da
ogni
vivo
intelletto
messo
in
disuso
,
o
di
accreditare
qualche
nuova
fama
scroccata
...
StampaPeriodica ,
Il
Carro
di
Tespi
lirico
:
a
sommo
del
boccascena
la
sigla
del
Dopolavoro
,
impresario
che
non
cerca
guadagni
e
soltanto
,
senza
lesinare
sulle
spese
,
vuol
dare
al
popolo
la
possibilità
di
godere
della
buona
musica
e
del
bel
canto
.
La
funzione
educativa
e
sociale
di
questo
magnanimo
impresario
che
ha
come
suo
il
segno
del
Littorio
non
ha
bisogno
di
essere
dimostrata
:
chi
alla
"
prima
"
milanese
ha
distolto
per
un
momento
gli
occhi
dal
palcoscenico
per
guardare
le
migliaia
di
volti
allineati
in
platea
ne
ha
avuto
una
prova
in
quell
'
espressione
raccolta
e
rapita
ad
un
tempo
ch
'
era
di
tutti
gli
spettatori
...
Dopo
una
recita
,
anche
questa
ottimamente
riuscita
,
di
Tosca
,
il
Carro
di
Tespi
lirico
ha
lasciato
Milano
.
Attrezzato
con
i
mezzi
più
moderni
in
pochissimo
tempo
tutto
si
smonta
,
si
ripiega
.
Il
Carro
parte
,
va
altrove
a
offrire
il
suo
dono
spirituale
;
parte
salutandoci
con
le
note
di
Giovinezza
:
di
quella
musica
che
fa
sonora
la
nostra
passione
più
viva
.
StampaPeriodica ,
Appena
sceso
dal
cavallo
bianco
,
ha
carezzato
la
fronte
della
bestia
ed
è
venuto
tra
noi
.
È
stato
circondato
da
un
gruppo
di
giovani
alti
e
scuri
:
io
ch
'
ero
distante
,
riuscivo
appena
a
vedere
sul
berretto
la
cordicella
di
caporale
d
'
onore
.
A
poco
a
poco
,
nel
breve
spazio
che
c
'
è
tra
lo
steccato
del
campo
ostacoli
e
villa
Torlonia
,
ho
potuto
avvicinarmi
sempre
più
,
fino
a
sentire
la
sua
voce
.
Poi
l
'
ho
visto
sorridere
apertamente
.
Si
parlava
tra
noi
della
sua
salute
,
del
suo
fiato
,
del
suo
occhio
.
E
non
riuscivamo
a
vincere
la
forte
commozione
che
ci
veniva
dalla
presenza
del
suo
corpo
tra
i
nostri
corpi
.
So
che
a
molte
domande
,
anche
semplici
,
che
ci
ha
rivolte
,
appena
seduti
con
lui
a
colazione
,
noi
abbiamo
risposto
male
e
assai
imbarazzati
.
La
mattina
era
piena
di
sole
,
le
foglie
lustre
e
la
sabbia
.
Donna
Rachele
ci
guardava
dal
terrazzo
,
gli
ultimi
due
figli
erano
scesi
e
osservavano
con
curiosità
la
grande
"
M
"
nera
e
la
piccola
"
m
"
d
'
oro
disegnati
sui
maglioni
.
Era
evidente
nel
Suo
volto
la
grande
felicità
di
trovarsi
tra
i
giovani
di
sangue
migliore
,
allevati
,
si
può
dire
,
col
suo
respiro
.
Giovani
tutti
sui
vent
'
anni
con
"
le
midolle
fatte
dei
triangoli
più
gentili
.
"
Ci
guardava
come
animali
di
razza
o
modelli
.
Il
suo
sguardo
veniva
sempre
più
addentro
.
StampaPeriodica ,
Quando
Mussolini
parla
della
Patria
trova
la
sua
situazione
di
contemplatore
,
il
sentimento
suo
più
intimo
,
direi
più
individuale
.
Di
una
estrema
realtà
la
sua
Patria
è
costante
:
di
una
posizione
nel
tempo
e
nello
spazio
la
sua
terra
è
precisa
:
figura
e
storia
assunte
nello
stesso
ordine
di
sguardo
.
Così
il
Duce
quando
parla
,
si
esprime
:
gli
italiani
che
ascoltano
comprendono
prima
di
tutto
come
Mussolini
debba
esprimersi
in
quella
forma
e
non
altrimenti
:
con
quelle
parole
giuste
e
rilevate
,
per
rendere
concreta
nell
'
azione
del
linguaggio
la
sua
storia
di
uomo
.
La
folla
in
cui
Mussolini
trova
ridestata
e
precisa
di
presagi
la
sua
memoria
,
la
sua
vita
sente
la
sua
animazione
disposta
allo
sguardo
del
Capo
:
vi
si
approssima
sempre
più
,
ripopolandosi
e
propagandosi
in
sé
sola
:
diventa
vero
popolo
,
ma
concreto
,
presente
,
senza
astrazioni
.
E
Mussolini
ne
ha
il
senso
,
allo
sguardo
aperto
,
al
corpo
orientato
:
Mussolini
lo
vede
,
lo
misura
esistente
dal
bisogno
che
ne
ha
in
sé
:
Mussolini
lo
chiama
per
lo
spazio
che
esso
occupa
e
difende
,
per
il
lavoro
aperto
nelle
case
,
nelle
scuole
,
nelle
officine
.
Le
città
italiane
diventano
la
natura
operosa
di
questo
popolo
che
ha
memoria
lunga
e
di
un
giorno
amato
interamente
si
rende
piena
la
vita
,
e
non
dimentica
più
le
parole
ferme
per
cui
si
senti
esistere
e
tremare
.
Le
città
continuano
,
l
'
una
nell
'
altra
:
tutte
le
porte
aperte
alla
voce
.
Il
Duce
parla
:
l
'
orizzonte
è
nel
giro
rapido
dei
suoi
occhi
.
Non
può
che
vedere
come
le
sue
parole
diventino
l
'
attenzione
stessa
del
popolo
che
le
ascolta
:
l
'
unità
è
assoluta
,
inamovibile
:
una
vera
distesa
della
Patria
.
Questo
è
il
sentimento
che
il
Capo
realizza
per
tutti.Quando
Mussolini
parla
del
Lavoro
,
trova
il
suo
destino
di
uomo
,
la
sua
mano
,
ed
il
segno
di
un
'
autentica
durezza
.
L
'
operaio
è
richiamato
ad
una
sua
qualità
,
ad
un
suo
bisogno
di
esprimersi
nel
lavoro
,
di
esistere
per
la
vita
che
crea
od
assicura
a
tutti
ed
a
se
stesso
.
Le
ragioni
della
società
economiche
,
esatte
,
e
persino
meccaniche
nell
'
individuo
che
le
rende
sue
,
diventano
volontari
sentimenti
ed
espressive
attitudini
.
Il
Capo
che
vive
di
lavoro
ha
dato
agli
operai
il
riconoscimento
della
loro
individualità
,
della
loro
intelligenza
alla
produzione
:
questi
si
sono
visti
esistere
per
Lui
,
raggiunti
da
un
compito
,
da
una
responsabilità
,
dall
'
evidenza
stessa
del
loro
ordine
.
Anche
in
questo
,
Mussolini
non
ha
parlato
,
ma
si
è
espresso
:
ha
trovato
la
sua
memoria
senza
rimorsi
,
la
sua
vita
senza
riposo
;
si
è
potuto
mostrare
al
popolo
senza
le
riserve
dell
'
uomo
temperato
ed
ipocrita
per
fortuna
:
ed
ha
indicato
le
ragioni
della
sua
volontà
,
della
sua
opera
nel
tempo
che
dura
ed
ha
durato
a
realizzarle
.
Così
,
nel
lavoro
,
Mussolini
ha
indicato
agli
operai
il
sentimento
della
vita
stessa
,
il
risveglio
assiduo
dell
'
individualità
e
della
fede
nei
mezzi
concessi
all
'
uomo
:
volontà
,
intelligenza
,
amore
dell
'
opera
.
Il
Duce
si
è
espresso
nell
'
unico
sentimento
in
cui
ha
sempre
vissuto
:
Milano
era
questa
città
della
sua
memoria
,
del
suo
lavoro
ed
insieme
la
metropoli
dei
più
perfetti
operai
d
'
Europa
,
dei
più
instancabili
iniziatori
di
vita
:
qui
,
dove
la
volontà
degli
uomini
è
dura
,
Mussolini
ha
risentito
tutto
il
suo
carattere
e
l
'
esistenza
fisica
,
la
virilità
dell
'
Italia
.
La
piazza
era
aperta
dal
popolo
dei
lavoratori
:
nell
'
immagine
della
patria
,
questi
erano
soldati
:
nel
corpo
della
terra
italiana
,
questi
erano
i
figli
.
Ed
i
legami
sintattici
,
con
cui
Mussolini
è
passato
a
parlare
della
"
preparazione
integrale
e
militare
del
Popolo
italiano
,
"
erano
stretti
a
questa
estrema
unità
di
intenti
in
cui
il
lavoro
assicura
la
pace
e
rende
preparata
ogni
guerra
.
Per
Mussolini
è
questo
il
punto
che
bisogna
notare
i
legami
precisi
della
espressione
,
il
passaggio
opportuno
da
un
pensiero
ad
un
altro
restano
congiunti
,
incarnati
all
'
unità
del
loro
stato
:
questa
realtà
unica
brucia
le
intenzioni
,
ma
assolve
i
destini
.
Egli
ha
parlato
di
tutti
gli
aspetti
dello
Stato
per
renderlo
sicuro
nelle
relazioni
del
suo
essere
e
del
suo
divenire
.
I
rapporti
intimi
della
memoria
del
Capo
sono
così
leciti
e
concreti
impegni
per
il
futuro
.
Ma
ricordiamo
i
legami
intimi
del
suo
ordine
mentale
:
"
Le
due
cose
si
tengono
.
"
"
Così
stando
le
cose
voi
non
vi
sorprenderete
che
noi
oggi
puntiamo
decisamente
sulla
preparazione
integrale
e
militare
del
Popolo
italiano
.
"
Sono
i
rilievi
del
pensiero
dominante
di
Mussolini
:
qui
l
'
espressione
diventa
inamovibile
,
cruciale
.
Ed
il
popolo
è
stretto
ad
un
'
attenzione
su
cui
cala
anche
il
gesto
del
Capo
:
le
sue
mani
strette
,
mordenti
:
il
suo
volto
penetrato
dagli
occhi
.
In
questa
estrema
semplicità
e
precisione
di
linguaggio
,
Mussolini
determina
la
intelligenza
del
popolo
,
ne
coglie
la
ansia
e
vi
affida
in
modo
aperto
le
conclusioni
più
definite
.
"
Il
vostro
contegno
davanti
a
questa
esposizione
è
così
finemente
intelligente
,
che
dimostra
,
e
mi
riprova
,
che
mentre
i
metodi
di
lavoro
della
diplomazia
devono
essere
riservati
,
si
può
benissimo
parlare
direttamente
al
popolo
,
quando
si
vogliano
segnare
le
direttive
della
politica
estera
di
un
grande
paese
come
l
'Italia."
Qui
il
popolo
si
riconobbe
vivo
:
tutta
la
piazza
ebbe
un
tremito
umano
:
il
Capo
aveva
visto
,
aveva
risentito
,
quasi
in
un
modo
fisico
,
l
'
estrema
sensibilità
della
folla
.
Questa
concordia
fu
un
risalto
per
tutti
:
l
'
ora
chiara
della
sera
slargava
Milano
,
liberandola
in
un
respiro
di
strade
mosse
dal
popolo
.
Immaginammo
l
'
Italia
imbandierata
da
questo
vento
.
Ora
possiamo
dire
che
davanti
al
popolo
di
Milano
,
Mussolini
ha
espresso
il
suo
sentimento
di
Capo
,
dando
alla
memoria
una
sete
sempre
più
tesa
di
futuro
.
Tra
questi
luoghi
che
seppero
la
sua
vita
dura
e
polemica
,
in
questa
terra
fedele
,
il
Duce
si
è
commosso
ed
ha
additato
,
a
tutti
,
la
necessità
di
risentire
ancora
sveglio
e
pronto
il
cuore
.
Ha
ribadito
,
un
'
altra
volta
,
che
"
gli
indifferenti
non
hanno
mai
fatto
,
né
mai
faranno
la
Storia
.
"
Noi
aggiungiamo
che
anche
la
natura
li
respinge
;
anche
la
morte
li
trascura
.
I
poeti
,
gli
artisti
sanno
negare
ogni
diritto
di
vero
agli
esseri
inanimati
della
vita
;
sanno
negare
ogni
rifugio
di
astrazione
agli
esiliati
della
morale
.
I
poeti
,
come
gli
operai
,
lavorano
per
la
continuità
della
vita
.
StampaPeriodica ,
Inconscio
esempio
dell
'
idea
di
UNO
,
vive
la
gente
che
lavora
duramente
per
proseguire
.
Senza
sbandamenti
,
accigliata
,
ostinata
,
è
come
la
radice
che
avanza
nella
terra
e
non
sa
di
essere
radice
:
sostiene
un
albero
favoloso
e
crede
di
essere
povera
.
Sta
,
ferma
nel
faticoso
tormento
perché
il
sangue
è
fedele
all
'
origine
.
In
questa
fedeltà
tutti
si
ritrovano
:
dall
'
alto
vengono
i
destinati
a
ritrovare
la
terra
nel
suo
più
intimo
senso
,
e
là
trovano
altri
uomini
che
li
guardano
forti
e
trasognati
.
Da
una
parte
e
dall
'
altra
sempre
sono
nuove
scoperte
e
vie
nuove
di
comprensione
.
Il
popolo
è
attentissimo
alla
discesa
del
Duce
fino
a
lui
,
difficile
è
disarmare
la
sua
diffidenza
,
chiede
sincerità
anche
brutale
.
Nel
mezzo
stanno
muraglie
di
consuetudini
,
nebbie
senza
più
nome
rimaste
da
tempi
morti
,
e
un
vuoto
pauroso
slocato
da
occhi
brucianti
.
Ma
le
antiche
epoche
ritornano
e
si
riassumono
nel
nuovo
che
c
'
è
attorno
.
Ora
il
popolo
si
trova
esposto
alla
vertigine
in
una
limpidità
feroce
:
chi
non
ha
coraggio
muore
.
Risulta
subito
che
moltissimi
hanno
coraggio
e
vivono
in
silenzio
e
lavoro
.
Si
svolge
l
'
avventura
,
il
motivo
di
una
nuova
inquietudine
è
da
conoscere
.
Una
folla
in
attesa
vive
in
una
zona
popolata
di
significati
fantastici
,
specchio
dei
suoi
desideri
.
Ogni
senso
è
teso
ad
accogliere
una
certezza
,
ad
indovinare
la
realtà
di
un
Uomo
:
veramente
qui
l
'
Italia
vive
un
punto
essenziale
della
sua
fatica
.
Nella
città
sono
le
grosse
famiglie
aggruppate
in
poco
spazio
nelle
case
enormi
tutte
finestre
,
cortili
,
echi
,
che
inventano
di
continuo
con
intuizione
primitiva
una
viva
figura
.
La
pensano
davanti
ad
ogni
fatto
,
a
ogni
difficoltà
,
a
ogni
dolore
,
vorrebbero
chiedere
consiglio
per
le
faccende
intime
,
per
questa
pena
che
è
andare
avanti
in
quattro
,
sei
,
dieci
.
E
Lui
va
avanti
con
tutti
,
migliaia
e
migliaia
.
Questo
pensiero
lo
allontana
come
un
gigante
improvvisamente
rivelato
.
Allora
lo
si
crea
vicino
di
persona
ogni
giorno
con
passione
silenziosa
e
superstiziosa
stupefazione
,
a
gara
.
È
un
mito
modernissimo
;
vivo
,
reso
famigliare
con
un
'
ombra
non
confessata
di
paura
;
come
un
parente
mai
conosciuto
che
stia
lontano
da
noi
,
lavorando
per
noi
:
può
essere
qui
da
un
momento
all
'
altro
e
allora
ci
troveremo
distrutti
dalla
sua
presenza
soverchiante
opposta
alla
nostra
piccola
realtà
.
Il
popolo
si
è
creata
l
'
immagine
dell
'
Uomo
come
un
appoggio
,
ma
lo
sbigottisce
con
la
sua
presenza
.
Improvvisamente
entra
in
casa
,
non
c
'
è
neppure
il
tempo
di
infilare
la
giacca
,
guarda
,
osserva
,
sorride
e
,
perdio
!
domanda
dei
figli
,
della
famiglia
,
della
minestra
che
sta
cuocendo
.
Ha
una
voce
che
scava
le
parole
nell
'
aria
come
una
costruzione
.
La
base
e
la
vetta
si
sono
ritrovate
nella
espressione
semplice
dei
veri
valori
,
ora
si
conoscono
.
L
'
invenzione
del
Duce
era
reale
,
la
sua
presenza
si
può
accostare
a
ogni
fatto
,
a
ogni
esistere
essenziale
.
Arriva
al
fianco
dell
'
operaio
,
al
fianco
gli
lavora
,
se
ne
va
,
parla
al
popolo
,
è
tra
i
Balilla
,
bonifica
i
territori
,
nelle
case
saluta
le
vecchie
e
i
bambini
,
lavora
la
terra
con
i
contadini
,
governa
l
'
Italia
,
fatica
.
Il
popolo
allora
perfeziona
il
mito
sempre
nutrito
di
fantastiche
possibilità
e
di
asprezza
nel
credere
.
Non
si
riesce
mai
nelle
cose
belle
e
inutili
al
mondo
,
ma
a
vivere
si
riesce
sempre
,
sempre
anche
feriti
;
e
questa
è
la
terra
nostra
degli
Italiani
dove
dovremmo
morire
quando
la
consegna
lo
comanderà
.
Vivere
!
è
l
'
ordine
,
e
il
popolo
vive
,
stringe
i
denti
e
vive
,
urla
e
vive
,
soffre
e
vive
;
ride
e
vive
,
muore
e
vive
,
ubbidisce
.
Vicina
è
sempre
una
presenza
che
sa
di
lui
il
misero
interesse
,
la
preoccupazione
minuta
,
l
'
affanno
di
ogni
respiro
.
Ciò
rende
stupefatti
come
a
una
rivelazione
soprannaturale
,
e
i
giorni
ne
derivano
la
piena
e
rarefatta
atmosfera
di
un
rito
.
La
città
ancora
una
volta
ha
rivelato
questo
,
non
tanto
da
parte
di
alcuni
vecchi
crani
gonfi
e
scricchiolanti
,
quanto
da
parte
dell
'
anonimo
popolo
.
Per
le
strade
a
ogni
ora
i
passanti
si
ritrovavano
reclute
a
una
vigilia
,
camminavano
con
sicurezza
,
dimostravano
di
non
temere
sorprese
:
chi
lavora
è
sempre
primo
.
Si
rinnovò
lo
sbigottimento
delle
felici
apparizioni
e
dei
contrasti
improvvisi
;
nelle
case
visitate
i
mobili
e
i
cibi
e
le
persone
portavano
l
'
impronta
delle
ore
elette
.
C
'
era
nelle
espressioni
riservate
e
fedeli
degli
uomini
,
delle
donne
e
dei
bambini
il
segno
primo
della
nascita
incorrotta
o
risanata
,
la
persuasione
di
un
credere
ostinato
.
La
notte
,
voglio
pensare
questi
uomini
sparsi
nelle
case
,
il
sonno
era
corpo
;
ma
le
ultime
parole
salutavano
i
bambini
e
davano
a
loro
con
la
fiducia
del
riposo
l
'
inconscio
bene
di
un
mondo
pulito
e
forte
.
Questa
è
speranza
e
realtà
insieme
.
StampaPeriodica ,
Milano
(
i
Galli
la
chiamarono
Mayland
,
paese
di
maggio
,
ma
io
l
'
avrei
battezzata
terra
di
Novembre
)
,
questa
vecchia
città
dalle
espansioni
misurate
e
gli
affetti
segreti
,
ha
intuito
subito
il
pensiero
e
il
cuore
del
Capo
e
gli
ha
risposto
con
la
forza
di
cui
essa
soltanto
è
capace
,
con
crescente
popolarità
a
mano
a
mano
che
la
verità
si
faceva
strada
.
Dall
'
Avanti
!
,
a
via
Paolo
da
Cannobio
,
alla
Marcia
su
Roma
,
ai
suoi
ritorni
sempre
più
grandiosi
,
fino
a
l
'
apoteosi
di
ieri
.
Qui
ci
sono
i
suoi
primi
amici
e
gli
ultimi
,
quelli
delle
adunanze
sparute
e
i
nuovi
,
gli
anonimi
confusi
nella
moltitudine
.
Sua
è
la
città
,
che
pare
gli
assomigli
,
in
queste
strade
,
in
questi
navigli
,
in
questo
moto
severo
e
pieno
di
senso
,
che
lui
conosce
passo
per
passo
e
nell
'
intima
fibra
.
La
città
è
fresca
della
sua
memoria
:
ve
ne
parla
la
piazza
o
la
modesta
trattoria
di
via
Brera
,
lo
strillone
del
giornale
o
l
'
intellettuale
che
ha
impressi
nella
mente
,
e
ve
li
ripete
,
i
suoi
gesti
,
le
sue
parole
,
un
episodio
che
caratterizza
di
colpo
la
persona
.
C
'
è
il
senso
umano
di
lui
,
dell
'
uomo
tra
gli
uomini
,
che
ha
dato
se
stesso
alla
lotta
:
quando
i
milanesi
parlano
del
Duce
non
lo
vedono
soltanto
in
divisa
di
Caporale
d
'
Onore
della
Milizia
,
ma
se
lo
rievocano
da
cima
a
fondo
vent
'
anni
di
vita
in
una
veloce
sequenza
di
immagini
e
sorridono
contenti
.
Si
possono
fidare
perché
pensano
che
è
giusto
che
simile
lottatore
abbia
vinto
,
e
danno
la
loro
fedeltà
a
cuore
aperto
.
E
con
la
fedeltà
la
disciplina
;
se
occorre
il
sacrificio
,
e
al
più
leggero
invito
la
propria
formidabile
forza
economica
:
da
cristiani
impareggiabili
,
aprono
senza
lamenti
la
cassaforte
o
il
portamonete
.
Il
Duce
lo
sa
e
loro
lo
sanno
.
È
un
forte
e
laconico
amore
ricambiato
.
Ieri
da
tutte
le
strade
convogliavano
nella
piazza
del
Duomo
incontro
a
lui
,
non
soltanto
i
cortei
dei
Gruppi
Fascisti
,
ma
continue
,
interminabili
,
immense
file
di
operai
in
tenuta
di
lavoro
,
con
le
mani
sporche
e
il
volto
annerito
.
Hanno
lasciato
il
tornio
e
sono
partiti
.
La
Piazza
si
è
pienata
di
essi
,
mentre
i
vecchi
fascisti
sono
rimasti
agli
imbocchi
delle
strade
,
bloccati
dalla
massa
di
popolo
.
Sono
venuti
da
tutte
le
fabbriche
vicine
e
lontane
,
a
piedi
e
in
bicicletta
,
lungo
l
'
Olona
e
la
Martesana
,
giungendo
all
'
appuntamento
con
ore
ed
ore
di
anticipo
.
Dopo
il
discorso
hanno
invaso
le
strade
le
osterie
e
i
giochi
delle
bocce
,
allegri
,
pienamente
soddisfatti
.
Parleranno
per
settimane
delle
frasi
precise
e
credibili
che
hanno
udite
.
Le
ripeteranno
la
sera
alla
moglie
e
ai
figli
,
nei
caseggiati
di
Porta
Genova
o
nelle
Cascine
di
questa
dolce
campagna
,
tutta
acque
e
fieni
,
che
racchiude
Milano
.
L
'
intesa
ora
è
totale
,
assoluta
.
Il
prossimo
ritorno
del
Duce
non
potrà
avere
aspetti
diversi
da
questi
.
Quale
mai
capo
di
popolo
ha
parlato
ad
una
folla
simile
?
Non
esisteva
piazza
del
Duomo
,
né
il
circolo
della
periferia
,
ma
tutta
un
'
unica
piazza
allagata
di
uomini
ora
muti
ora
gridanti
che
si
estendeva
fino
al
confine
dei
campi
coltivati
.
Oggi
il
Fascismo
esprime
per
questa
moltitudine
di
produttori
la
giustizia
presente
e
la
certezza
del
domani
.
L
'
uomo
moderno
,
stanco
per
la
martoriante
battaglia
con
il
lavoro
e
i
bisogni
d
'
ogni
giorno
,
chiuso
nella
gabbia
del
pessimismo
o
dell
'
indifferenza
,
si
è
sentito
cercato
,
toccato
,
scosso
dalla
vitalità
potente
e
contagiosa
di
Lui
.
Dove
il
Duce
è
passato
,
in
officine
,
in
case
di
sfrattati
,
in
povere
abitazioni
,
nella
casa
del
contadino
o
nella
bottega
del
fabbro
di
Melegnano
con
cinque
figli
,
in
ospedali
e
ricoveri
,
dovunque
ha
lasciato
dietro
il
suo
sorriso
di
padre
e
l
'
occhio
che
vede
tutto
,
commozioni
profonde
capaci
di
modifiche
radicali
negli
spiriti
.
Egli
ha
la
facoltà
di
portare
tutto
al
bello
.