StampaPeriodica ,
Il
mese
di
marzo
è
stato
segnato
da
due
grandi
crisi
che
continuano
.
Da
un
lato
quella
sanguinosa
del
Kosovo
,
dall
'
altro
quella
politica
e
istituzionale
dell
'
Unione
Europea
.
Qui
,
certo
,
il
sangue
non
scorre
come
nel
Kosovo
.
I
15
paesi
,
in
attesa
di
diventare
20
o
22
,
ostentano
anzi
tra
loro
rapporti
pacifici
,
amichevoli
,
soccorrevoli
,
quasi
fraterni
.
Tuttavia
nel
cuore
transnazionale
dell
'
Unione
,
nel
limbo
burocratico
di
Bruxelles
,
si
sta
giocando
la
più
grossa
scommessa
continentale
di
fine
secolo
.
La
guerra
nel
Kosovo
è
guerra
vera
,
selvaggia
,
primordiale
,
combattuta
senza
pietà
e
senza
ipocrisie
umanitarie
.
Quel
che
avviene
a
Bruxelles
è
invece
un
'
insidiosa
guerriglia
civile
,
una
guerriglia
ipocrita
,
subdolamente
combattuta
nelle
cangianti
e
confuse
istituzioni
comunitarie
in
nome
di
ideali
nobilissimi
:
l
'
euro
,
il
mercato
unico
,
l
'
armonia
agricola
,
l
'
integrazione
federalistica
,
l
'
allargamento
ai
cugini
derelitti
dell
'
Europa
centrorientale
.
Cos
'
le
due
Europe
,
quella
della
guerra
aperta
nei
Balcani
,
l
'
altra
della
guerriglia
sotterranea
nel
quadrilatero
carolingio
,
danno
l
'
impressione
di
voler
approdare
insieme
al
Duemila
in
uno
stato
di
disfacimento
più
che
di
evoluzione
concorde
nell
'
ordine
e
nel
progresso
.
Non
credo
che
il
parallelismo
tra
il
virulento
inferno
balcanico
e
il
travagliato
limbo
euroccidentale
sia
cervellotico
o
forzato
.
La
verità
è
che
un
'
Europa
comunitaria
incapace
di
integrarsi
,
di
democratizzarsi
nelle
istituzioni
,
di
dare
a
queste
l
'
autonomia
e
la
presa
di
strumenti
preparatori
di
uno
stato
federale
,
sarà
sempre
più
un
'
Europa
allo
sbando
.
Malaticcia
e
velleitaria
,
dominata
da
una
burocrazia
pletorica
sottratta
a
controlli
e
verifiche
popolari
,
lacerata
da
scompensi
organici
e
da
faide
tecnocratiche
complicate
e
incomprensibili
:
una
simile
Europa
non
sarà
mai
in
grado
d
'
imporre
una
pace
energica
all
'
Europa
delle
guerre
calde
,
arcaiche
,
che
a
medio
termine
potrebbero
tracimare
dai
Balcani
e
lambire
perfino
l
'
Asia
mediterranea
.
Solo
una
robusta
e
convinta
stabilità
interna
all
'
Unione
,
un
'
integrazione
che
prolunga
il
mercato
della
moneta
e
del
commercio
unificati
nel
mercato
politico
delle
diplomazie
e
delle
difese
unificate
,
potranno
trovare
la
forza
con
cui
sedare
le
turbolenze
belliche
evitando
che
le
guerre
balcaniche
diventino
guerre
paneuropee
.
Premessa
di
tale
necessaria
stabilizzazione
o
ristrutturazione
euroccidentale
è
in
certi
caso
lo
scorrimento
,
in
altri
l
'
ampliamento
,
in
altri
ancora
il
deperimento
delle
funzioni
assegnate
alle
tre
principali
macchine
comunitarie
.
Il
Consiglio
,
che
rappresenta
i
governi
degli
stati
membri
e
si
comporta
come
il
sinedrio
collegiale
di
una
monarchia
assoluta
,
dovrebbe
deperire
diventando
un
organo
di
rappresentanza
e
di
testimonianza
storica
delle
nazioni
associate
.
La
Commissione
,
che
dai
tempi
di
Jacques
Delors
non
è
più
subalterna
ancella
del
Consiglio
intergovernativo
,
dovrebbe
assumere
il
connotato
di
un
vero
esecutivo
federale
europeo
.
Il
Parlamento
,
che
fino
all
'
altroieri
appariva
confinato
in
un
ruolo
consultivo
di
second
'
ordine
,
dovrebbe
estendere
i
suoi
poteri
nei
confronti
sia
della
Commissione
sia
del
Consiglio
.
In
sostanza
,
l
'
Europarlamento
dovrebbe
conquistare
ulteriori
prerogative
costituzionali
dopo
quelle
espugnate
,
pochi
giorni
orsono
,
con
le
dimissioni
imposte
alla
Commissione
.
Lo
scandalo
moralistico
,
'
nepotismi
'
e
'
irregolarità
'
,
c
'
entrano
poco
o
niente
con
la
bocciatura
inflitta
dai
parlamentari
all
'
organismo
esecutivo
dell
'
Unione
.
C
'
entra
,
invece
,
il
prolungato
scandalo
politico
che
per
decenni
impediva
all
'
Assemblea
di
fare
i
conti
con
i
ministri
posticci
della
Commissione
e
con
i
ministri
reali
del
Consiglio
.
Ora
,
la
Commissione
bocciata
sarà
certo
più
debole
nei
confronti
del
Parlamento
,
ma
,
da
questo
paradossalmente
legittimata
nella
reciproca
autonomia
del
Consiglio
,
sarà
anche
più
forte
nel
quadro
istituzionale
complessivo
.
Il
dado
è
tratto
.
Il
resto
è
in
arrivo
.
D
'
ora
in
avanti
,
il
Parlamento
potrà
esercitare
un
potere
di
ratifica
sulla
nomina
del
presidente
della
Commissione
,
potrà
censurare
le
sue
spese
e
i
suoi
errori
,
potrà
sostenerlo
e
assisterlo
nella
nomina
dei
commissari
,
una
volta
scelti
con
metodo
impositivo
dal
Consiglio
.
La
rivoluzione
liberale
in
atto
raggiungerà
il
giorno
più
alto
quando
il
Parlamento
europeo
diverrà
assemblea
costituente
europea
:
allora
la
monarchia
autocratica
del
Consiglio
,
che
già
perde
colpi
,
dovrà
trasformarsi
per
forza
in
monarchia
costituzionale
.
In
quel
caso
,
forse
non
lontano
,
l
'
Europa
ci
apparirà
alfine
pressoché
unita
,
pressoché
compatta
,
pressoché
pronta
a
riportare
pace
e
ordine
nelle
regioni
limitrofe
sconvolte
dall
'
odio
e
dalla
guerra
infinita
.
StampaPeriodica ,
Il
primo
assaggio
del
mondo
è
talmente
ingrato
,
che
alla
persona
favolosa
del
più
sapiente
dei
re
venne
attribuito
un
libro
amaro
compendiato
nel
motto
amarissimo
:
a
Chi
accresce
la
scienza
accresce
il
dolore
n
.
La
prima
impressione
che
riceve
chi
si
dà
a
osservare
intorno
a
sé
le
cose
umane
,
non
è
posata
e
serena
;
è
passionale
;
e
si
riassume
nel
pregiudizio
,
tanto
più
nobile
quanto
è
più
retto
e
generoso
l
'
animo
dell
'
osservatore
,
che
le
cose
umane
non
sono
come
dovrebbero
essere
,
non
vanno
come
dovrebbero
andare
.
L
'
ingenuo
osservatore
non
si
accorge
che
,
credendo
d
'
immergersi
interamente
nelle
cose
.
col
fatto
ne
fa
astrazione
,
e
si
assorbe
invece
in
se
stesso
,
che
è
un
falso
sé
stesso
fuori
delle
cose
.
Stima
di
esplorare
il
mondo
,
e
all
'
opposto
si
smarrisce
in
un
sé
fittizio
fuori
del
mondo
.
Perché
il
dover
andare
,
il
dover
essere
che
desidera
alle
cose
,
è
dentro
di
lui
,
o
,
meglio
,
dentro
quel
suo
astratto
sé
stesso
,
e
non
è
nelle
cose
,
le
quali
vanno
come
vanno
,
sono
come
sono
.
Sono
,
cioè
,
la
situazione
storica
;
vai
quanto
dire
,
non
possono
non
andare
come
vanno
,
vanno
per
l
'
appunto
come
devono
andare
.
E
la
situazione
storica
s
'
impone
;
tanto
che
quel
primo
assaggio
,
quella
prima
impressione
si
risolverebbero
in
una
condanna
vuota
,
in
una
vana
disadeguazione
dalle
cose
,
se
non
portassero
naturalmente
a
una
riadeguazione
alle
cose
,
a
una
riassoluzione
del
mondo
.
L
'
astrarsi
in
una
inutile
maledizione
contro
il
tutto
,
è
un
disumanarsi
;
ma
se
quell
'
astrarsi
avviene
,
ed
è
,
dunque
,
necessario
,
non
è
necessario
se
non
perché
implica
una
più
intera
e
piena
riumanazione
.
Riflettendo
pacatamente
,
ragionando
,
ci
persuadiamo
che
questo
riumanarsi
nel
materno
seno
delle
cose
è
un
fatto
continuo
,
altrimenti
per
gli
uomini
la
società
dei
propri
simili
sarebbe
impossibile
e
l
'
homo
homini
lupus
non
si
comporrebbe
nel
proximus
tuus
.
Non
ostante
ciò
anche
ragionando
,
non
ci
è
lecito
di
dissentire
,
che
non
meno
continuo
persiste
dentro
di
noi
qualcosa
di
tenace
e
d
'
incoercibile
,
che
non
si
acquieta
,
che
non
si
abbandona
alla
corrente
,
che
all
'
andazzo
anzi
si
oppone
,
e
talvolta
si
solleva
a
tempesta
contro
le
cose
come
sono
e
come
vanno
tenendosi
all
'
apparizione
leggiadra
e
imperiosa
di
un
come
dovrebbero
essere
e
dovrebbero
andare
.
Donde
nasce
,
dunque
,
e
che
cosa
è
mai
cotesta
potenza
interiore
,
cotesta
prepotenza
dell
'
anima
?
Ognuno
ne
sente
in
sé
,
anche
non
pensandovi
,
anche
ignorando
affatto
la
spiegazione
di
Platone
,
la
presenza
;
ognuno
ne
segue
,
anche
non
rendendosene
o
non
sapendo
rendersene
ragione
,
l
'
impulso
.
Ne
segue
l
'
impulso
l
'
ultimo
zappatore
,
che
desidera
alleviata
la
sorte
dei
suoi
figli
;
il
legislatore
,
che
non
si
contenta
delle
leggi
in
vigore
e
ne
medita
di
più
rispondenti
;
il
condottiero
di
popoli
e
di
nazioni
,
che
vuole
l
'
inalzamento
del
suo
popolo
e
della
sua
nazione
;
e
,
il
santo
,
che
anela
a
una
beatitudine
senza
confini
di
stati
e
di
schiatta
ripartita
egualmente
a
tutti
gli
uomini
,
egualmente
affrancati
da
ogni
privazione
.
Anzi
,
la
procella
interna
dalla
quale
,
purtroppo
,
non
a
tutti
i
nati
di
donna
è
consentito
di
scampare
incolumi
o
vittoriosi
,
è
alimentata
proprio
da
niente
altro
,
che
dal
tormentoso
sentimento
del
dover
essere
delle
cose
contrapposte
al
loro
essere
:
qual
'
è
,
se
non
cotesto
,
il
soggetto
del
dramma
che
ogni
.
uomo
vive
dentro
di
sé
?
Erra
Schopenhauer
,
perché
non
lo
risolve
;
ma
è
l
'
eterno
dramma
,
che
è
commedia
comune
per
l
'
inetto
,
la
cui
inutile
rassegnazione
ai
colpi
impartitigli
dalla
fortuna
a
lui
conforme
si
rivela
alle
sue
stesse
querimonie
;
è
divina
commedia
per
l
'
uomo
di
genio
,
che
con
l
'
opera
sua
apre
un
'
epoca
nuova
;
è
tragedia
gaudiosa
pel
martire
,
che
col
proprio
sacrifizio
testimonia
la
realtà
dell
'
ideale
.
Come
si
fa
a
negarlo
?
"
Le
cose
non
vanno
come
dovrebbero
andare
"
.
Questa
specie
di
giudizio
universale
,
con
cui
l
'
anima
degli
uomini
e
delle
genti
butta
il
mondo
nella
geenna
,
e
che
sopravvive
e
si
tien
rannicchiato
nella
mente
perfino
del
filosofo
,
giudice
freddo
,
e
conscio
che
le
cose
non
possono
non
andare
come
vanno
,
non
sarà
,
e
infatti
non
è
un
giudizio
,
non
è
un
atto
della
ragione
,
la
quale
non
concepisce
sé
esistente
fuori
della
coessenza
della
realtà
.
Ma
che
sia
qualcosa
di
universale
è
innegabile
,
perché
il
negare
la
verità
del
dramma
umano
forma
appunto
un
episodio
dello
stesso
dramma
di
cui
s
'
impugna
l
'
esistenza
.
Qualcosa
di
universale
,
dunque
,
alimento
primo
dell
'
attività
mentale
,
chiamiamolo
lirismo
e
sentimento
,
chiamiamolo
fantasia
e
passione
,
chiamiamolo
epos
ed
ethos
,
non
nato
d
'
altronde
che
da
sé
stesso
,
congenito
con
sé
stesso
,
è
insomma
il
nucleo
autogenetico
,
il
focolare
vivo
per
cui
la
niente
non
si
sta
all
'
azione
e
alla
conoscenza
del
fatto
e
lo
trasmuta
nel
da
farsi
,
non
si
ferma
al
passato
che
riassimila
in
sé
riconformato
nell
'
avvenire
,
maledice
come
male
il
presente
non
ancora
superato
e
ribenedetto
come
bene
imminente
.
Perciò
gli
uomini
che
effettivamente
sentirono
fervere
dentro
di
sé
come
una
potenza
dell
'
universo
l
'
epos
antico
della
stirpe
e
lo
rivissero
con
la
certezza
e
la
virtù
di
un
bene
predestinato
,
preparato
a
rigenerarla
,
furono
quelli
il
cui
dramma
intimo
investì
tutti
e
si
trasfigurò
nel
dramma
di
tutti
,
il
cui
dramma
individuale
diventò
nella
storia
della
civiltà
la
missione
dell
'
epoca
.
Perché
la
potenza
da
cui
si
sentivano
invasi
e
che
illuminava
e
guidava
il
loro
destino
,
essi
l
'
hanno
creduta
quella
stessa
,
a
cui
attribuivano
la
creazione
e
l
'
esistenza
del
mondo
;
profondamente
,
con
tutta
l
'
anima
,
veramente
,
con
tutto
l
'
intelletto
,
l
'
hanno
creduta
e
l
'
hanno
pensata
Dio
.
E
furono
davvero
i
"
figli
di
Dio
"
,
perché
lo
crearono
.
I
figli
di
Dio
furono
i
creatori
di
Dio
.
Anche
quelli
che
comparvero
sulla
soglia
dell
'
antichità
storica
,
come
Hammurabi
,
come
Amenhotep
Chuenaten
,
come
il
leggendario
Mosé
,
avevano
alle
spalle
un
'
antichità
ben
più
remota
,
che
per
noi
oggi
si
disfà
nella
nebbiosa
astrattezza
di
un
qualunque
numero
plurimillenario
.
E
millenni
e
millenni
prima
di
loro
,
perfino
l
'
umanità
,
di
cui
non
abbiamo
potuto
rintracciare
di
meglio
che
vestigi
fossili
più
o
meno
eloquenti
,
appunto
perché
umanità
,
ebbe
essa
pure
un
sentore
della
realtà
universale
,
dell
'
universalità
della
mente
,
fosse
anche
spezzettandola
incosciamente
e
cacciandola
ad
abitare
paurosamente
o
speranzosamente
nella
pioggia
e
nel
sereno
,
nelle
piante
e
nelle
pietre
di
cui
,
come
i
selvaggi
tuttora
viventi
e
tuttora
non
viventi
meglio
dei
progenitori
paleoetnologici
,
si
fingevano
misteriosi
esseri
nemici
o
protettori
.
La
realtà
dello
spirito
può
rimanere
ignota
,
ma
è
la
vita
;
e
l
'
intensità
con
cui
,
gli
uomini
ignari
la
vivono
,
si
palesa
nella
finzione
degli
spiriti
e
nel
terrore
o
nella
gioia
della
loro
finzione
.
Gli
spiriti
buoni
e
cattivi
,
dunque
,
gli
dèi
e
i
demonii
nacquero
presto
con
gli
uomini
,
a
una
nascita
;
lo
spirito
o
,
meglio
,
l
'
idea
dello
spirito
,
Dio
,
nacque
tardi
;
la
realtà
dello
spirito
,
vale
a
dire
,
il
giudizio
reale
,
la
scienza
,
è
il
dente
del
giudizio
,
è
nata
all
'
ultimo
.
E
per
tirarlo
su
a
nascere
,
c
'
è
voluto
dolore
,
e
subisso
di
tempo
e
di
tempi
.
Basta
pensare
a
questo
,
cioè
al
cammino
che
ha
percorso
la
mente
umana
dalla
finzione
degli
spiriti
all
'
idea
dello
spirito
,
per
comprendere
il
valore
e
la
concretezza
della
missione
adempiuta
dai
figli
e
creatori
di
Dio
.
Per
comprendere
,
insieme
,
che
crearono
ciascuno
il
suo
Dio
,
vale
a
dire
il
Dio
conforme
all
'
epoca
,
alla
natura
del
paese
,
alle
tradizioni
nazionali
,
al
genio
della
stirpe
,
all
'
ambiente
e
simili
,
tutte
cose
che
,
se
hanno
senso
,
significano
precisamente
,
in
una
parola
,
la
situazione
storica
.
E
appunto
perché
espresso
dalla
situazione
storica
,
quello
che
essi
crearono
era
per
ciascuno
il
Dio
unico
,
l
'
unico
e
vero
Dio
.
Dunque
,
si
può
obiettare
,
essi
in
verità
non
compresero
Dio
,
che
è
l
'
uno
di
tutti
i
tempi
e
luoghi
,
e
non
è
quello
particolare
né
,
putacaso
,
di
Zarathustra
,
né
di
Maometto
,
né
di
Enfantin
.
Ma
che
l
'
obiezione
non
concluda
,
è
provato
dal
fatto
che
,
se
esaminiamo
proprio
il
Dio
oggi
confessato
cattolicamente
l
'
uno
e
vero
Eterno
,
dobbiamo
riconoscere
che
non
è
concepito
nello
stesso
modo
dai
medesimi
credenti
,
padri
e
dottori
e
teologi
,
che
ne
hanno
bandito
pel
mondo
la
verità
.
Costoro
,
anzi
,
lo
pensano
ognuno
in
una
maniera
altrettanto
diversa
,
quanta
è
la
diversità
peculiare
che
rende
inconfondibile
Shamash
con
Aten
,
Jahvé
con
Allah
,
Ahura
con
Eli
.
Passiamo
pure
sulla
storia
dell
'
eresia
,
che
offrirebbe
una
prova
troppo
alla
mano
e
comoda
:
nel
seno
stesso
dell
'
ortodossia
non
parlerebbe
logicamente
chi
sostenesse
che
il
Dio
di
San
Paolo
è
il
Dio
di
Sant
'
Agostino
,
il
Dio
di
San
Domenico
è
il
Dio
di
San
Francesco
,
il
Dio
di
San
Tommaso
è
il
Dio
di
Vico
.
Sono
,
al
contrario
,
iddii
così
distinti
,
come
sono
distinti
i
rispettivi
momenti
storici
.
Tanto
che
l
'
accorto
teologo
,
il
quale
dalla
variabilità
storica
del
concetto
di
Dio
,
o
svolgimento
,
volesse
,
come
hanno
fatto
i
gesuiti
in
partibus
infidelium
,
inferirne
giustamente
la
prova
decisiva
dell
'
irrefragabile
verità
del
Dio
onnipotente
,
imperscrutabile
e
inaccessibile
,
è
accessibile
alla
povera
intelligenza
umana
solo
per
quel
tanto
che
le
concede
della
sua
grazia
,
ebbene
,
a
che
cosa
l
'
accorto
teologo
concluderebbe
?
Sostenendo
l
'
unità
di
Dio
,
uno
e
vero
qualunque
sia
la
maniera
imperfetta
con
cui
lo
apprende
l
'
anima
dei
mortali
,
egli
in
sostanza
conclude
al
vero
uno
,
vale
a
dire
all
'
unità
reale
della
mente
umana
,
che
è
mente
in
tutti
i
luoghi
e
in
tutti
i
tempi
;
a
quell
'
unità
in
cui
s
'
identificano
Ptah
e
Brama
e
Giove
e
il
Signore
e
tutte
le
fantasie
e
le
idee
e
i
concetti
e
i
voleri
degli
uomini
,
siano
civili
o
selvaggi
,
deficienti
o
intelligenti
,
attivi
o
contemplativi
.
Che
cosa
dice
Chuenaten
?
"
Tu
sei
nel
mio
cuore
.
Nessuno
ti
ha
riconosciuto
fuori
di
tuo
figlio
Chuenaten
.
Tu
gli
concedi
la
tua
potenza
.
La
terra
è
nelle
tue
mani
perché
tu
l
'
hai
creata
"
.
La
mente
è
una
:
queste
parole
sono
le
medesime
che
,
espresse
o
tacite
,
suonano
nell
'
animo
di
Vyasâ
,
di
Ezra
,
di
Gesù
,
di
Lutero
,
degli
apostoli
e
dei
martiri
e
dei
santi
di
ogni
paese
e
favella
.
Nelle
parole
del
re
egiziano
,
l
'
ispirato
riformatore
monoteista
,
si
compendia
l
'
Imitazione
di
Cristo
,
si
compendia
il
succo
di
quella
grande
apocalissi
del
mondo
grecolatino
germanico
che
è
la
Divina
Commedia
.
Se
non
che
,
nessuno
si
fermerà
alla
lettera
,
e
ne
tirerà
che
dunque
Chuenaten
e
,
per
esempio
,
il
Nisseno
pensavano
la
stessa
cosa
.
Sotto
la
lettera
,
lo
spirito
è
ben
diverso
;
perché
lo
spirito
implica
quel
complesso
specifico
di
problemi
etici
,
la
cui
posizione
e
risoluzione
distinguono
l
'
una
dall
'
altra
le
varie
situazioni
storiche
delle
quali
il
momento
culminante
si
concentra
nelle
mentalità
proprie
di
ciascuna
,
dette
perciò
"
i
geni
rappresentativi
"
.
Ma
per
questo
stesso
,
tanto
più
emerge
l
'
unità
:
quali
che
fossero
i
problemi
congeniti
nel
momento
storico
,
e
risoluti
o
da
risolvere
secondo
le
contingenze
caratteristiche
,
i
figli
di
Dio
si
unificano
in
un
pensiero
:
nelle
loro
menti
sfolgorò
l
'
idea
dello
spirito
universale
,
e
gli
subordinarono
il
mondo
;
essi
rigettarono
ogni
forma
di
politeismo
,
distrussero
dèi
e
demonii
;
il
loro
genio
non
ammise
che
l
'
unico
e
vero
Dio
,
creò
Dio
.
E
creando
l
'
unico
Dio
signore
del
mondo
al
cui
volere
tutto
il
mondo
doveva
ubbidire
,
iniziarono
con
la
sapienza
della
forza
o
con
la
forza
della
sapienza
quel
moto
di
umanizzazione
dei
popoli
e
delle
stirpi
,
che
attraverso
il
dolore
e
la
morte
e
il
sangue
e
la
distruzione
rivela
agli
uomini
un
contenuto
sempre
più
profondo
e
un
senso
sempre
migliore
della
vita
,
e
fa
felice
anche
la
colpa
e
fa
buono
anche
il
male
,
perché
ne
cava
scienza
e
virtù
.
Subordinarono
il
mondo
a
Dio
,
l
'
essenza
degl
'
individui
all
'
essenza
del
tutto
:
umanizzarono
il
mondo
con
la
forza
irresistibile
della
legge
morale
.
Siamo
ritornati
al
punto
donde
siamo
partiti
,
alla
colpa
,
al
male
,
ossia
all
'
essere
delle
cose
contrapposto
al
dover
essere
.
Sviluppando
l
'
antica
formola
tradizionale
cinese
,
che
la
colpa
è
ciò
che
nuoce
ai
cinque
hing
,
agli
elementi
del
mondo
,
dice
Confucio
che
il
male
è
ciò
che
si
oppone
al
tao
,
alla
ragione
universale
.
Pei
figli
di
Dio
,
essenzialmente
monoteisti
come
sono
,
si
comprende
che
cosa
è
il
male
,
che
essi
abominano
con
tanta
più
inesorabile
abominazione
,
quanto
più
se
lo
sentono
da
presso
,
annidato
proprio
dentro
al
cuore
:
il
male
è
ciò
che
si
oppone
a
Dio
.
Creando
Dio
,
necessariamente
hanno
creato
il
diavolo
.
Ecco
il
dramma
.
Chi
dice
:
"
Tu
,
Dio
,
sei
nel
mio
cuore
"
,
dice
implicitamente
:
"
Tu
,
diavolo
,
sei
nel
mio
cuore
"
.
Se
Dio
è
l
'
idea
dello
spirito
universale
,
e
risponde
al
bene
del
tutto
,
alla
morale
,
il
diavolo
è
l
'
idea
dello
spirito
individuale
,
e
risponde
al
bene
dell
'
individuo
contro
al
tutto
,
ossia
all
'
egoismo
,
che
è
il
male
.
La
ragione
filosofica
scopre
e
sistema
assai
tardi
la
dialettica
animatrice
delle
cose
,
in
virtù
della
quale
gl
'
infimi
selvaggi
non
possono
immaginare
spiriti
buoni
senza
spiriti
malvagi
:
ma
in
quella
sono
maestri
anche
gli
animali
,
per
cui
l
'
appetire
da
una
parte
significa
il
fuggire
o
avversare
dall
'
altra
.
E
la
dialettica
,
che
di
necessità
scinde
il
monoteismo
deistico
nel
diteismo
divino
-
diabolico
,
precisa
nettamente
i
termini
del
dissidio
in
conformità
della
speciale
situazione
storica
,
che
ha
ispirato
alla
mente
dell
'
epoca
,
all
'
uomo
di
genio
,
l
'
idea
dello
spirito
universale
,
l
'
idea
del
sommo
bene
,
e
lo
ha
indotto
a
inventare
il
Dio
conforme
.
Se
,
per
esempio
,
Dio
significa
esclusivamente
il
creatore
della
terra
per
la
stirpe
e
il
protettore
della
nazione
,
il
diavolo
è
il
dio
dello
straniero
.
Se
Dio
significa
l
'
autore
della
luce
,
della
creazione
amica
agli
uomini
,
del
benessere
materiale
e
morale
,
della
vita
pura
e
gioconda
,
il
diavolo
è
il
Dio
delle
tenebre
,
della
creazione
ostile
,
della
miseria
e
della
malvagità
e
dell
'
infermità
e
della
morte
.
Se
Dio
significa
il
padre
e
custode
dei
buoni
e
dei
poveri
,
il
diavolo
non
è
che
il
Dio
dei
malvagi
e
dei
ricchi
.
Se
Dio
è
il
signore
dei
fedeli
credenti
,
il
diavolo
è
il
Dio
degl
'
infedeli
miscredenti
;
e
così
di
seguito
.
Così
di
seguito
,
con
tutta
la
trama
d
'
infinite
differenze
e
complessità
e
semplificazioni
e
varietà
e
sfumature
che
segnano
lo
sviluppo
e
il
transito
di
un
'
epoca
in
un
'
altra
,
di
una
nazione
in
un
'
altra
,
di
un
'
egemonia
in
un
'
altra
,
di
questo
o
quel
momento
storico
precedente
nei
successivi
.
L
'
idea
,
la
realtà
,
secondo
la
vecchia
immagine
,
è
come
il
filugello
che
cava
da
sé
il
suo
filo
,
e
non
si
rinchiude
nel
bozzolo
se
non
per
sfarfallarne
e
per
quell
'
apparente
riprincipiar
da
capo
che
è
in
verità
un
eterno
continuare
verso
una
meta
che
è
,
insieme
,
principio
e
fine
.
Non
si
dà
sole
senza
tenebra
,
né
state
senza
verno
,
né
natura
amena
e
amica
di
frutti
senza
natura
di
uragani
e
di
desolazione
,
né
ricchezza
senza
miseria
,
né
salute
senza
infermità
,
né
amicizia
senza
inimicizia
,
né
credenza
senza
miscredenza
,
né
bontà
senza
malvagità
,
né
gioia
senza
dolore
.
Vale
a
dire
,
non
si
dà
pensiero
senza
che
sembri
che
ci
sia
un
qualcosa
che
non
è
pensiero
,
ossia
senza
l
'
errore
,
che
,
appunto
col
pensarlo
,
viene
ridotto
a
pensiero
;
e
non
si
dà
azione
senza
che
sembri
che
ci
sia
un
qualcosa
di
cieco
e
renitente
,
ossia
il
fatto
di
bruta
natura
,
agendo
sul
quale
lo
si
riduce
al
fine
volontario
appunto
voluto
dall
'
azione
.
Solo
che
gli
uomini
non
la
sentono
così
;
e
l
'
egoismo
cieco
e
irrazionale
,
che
hanno
congenito
dentro
,
lo
vedono
fuori
,
nella
malvagità
del
mondo
o
nell
'
ostilità
della
natura
;
come
se
le
stesse
meteore
e
i
terremoti
,
che
sembrano
un
maleficio
a
chi
ne
è
colpito
e
che
li
giudica
secondo
il
danno
che
ne
porta
,
non.fossero
una
condizione
di
esistenza
per
la
terra
,
che
nell
'
equilibrio
dell
'
economia
generale
connaturata
alle
sue
forze
endogene
ed
esogene
,
ne
ha
,
dunque
,
bene
.
Ciò
che
è
compreso
dai
credenti
,
i
quali
nelle
grandi
calamità
parlano
di
imperscrutabili
decreti
della
Provvidenza
.
Ma
la
ragione
non
è
il
sentimento
;
e
dunque
la
fantasia
e
la
passione
fanno
un
fascio
delle
tenebre
e
della
miseria
e
dell
'
infermità
e
della
bruta
natura
e
dell
'
errore
e
del
dolore
e
del
male
,
e
il
fascio
lo
chiamano
diavolo
,
soprintendente
alle
cose
come
vanno
;
e
fanno
un
fascio
della
ricchezza
e
della
salute
e
della
gioia
e
del
dolore
e
della
luce
e
della
verità
,
e
lo
chiamano
Dio
,
termine
ideale
delle
cose
come
dovrebbero
andare
.
Errore
,
male
,
dolore
;
verità
,
bene
,
beatitudine
:
questi
sono
i
termini
della
lotta
combattuta
di
continuo
,
senza
requie
.
Ed
è
guerra
veramente
senza
quartiere
sulla
terra
,
e
concludibile
soltanto
nella
pace
del
cielo
,
quando
si
accetta
come
assioma
o
come
verità
dogmatica
,
che
non
è
concesso
agli
uomini
espellere
del
tutto
il
diavolo
da
questo
mondo
,
e
che
la
vittoria
completa
è
destinata
da
Dio
all
'
altro
mondo
.
Naturalmente
la
soluzione
,
che
avviene
in
terra
o
in
cielo
o
sotterra
,
varia
col
variare
dei
modi
con
cui
,
secondo
i
tempi
e
i
luoghi
,
i
termini
sono
impostati
.
Ma
sia
che
prometta
l
'
affrancamento
dal
contatto
straniero
o
dalla
servitù
,
oppure
da
una
casta
divenuta
esosa
,
oppure
dal
maligno
influsso
della
miscredenza
,
oppure
dalla
natura
materiale
,
oppure
dal
tedio
del
mondo
stesso
giudicato
tutto
intollerabile
,
o
comunque
altro
si
voglia
,
essa
rivela
la
verità
fondamentale
:
che
,
cioè
,
la
lotta
è
intuita
e
sentita
come
un
processo
di
liberazione
.
"
Libera
nos
a
malo
"
.
Le
ore
tragiche
dell
'
umanità
sono
,
in
sostanza
,
quelle
in
cui
l
'
accumulamento
di
un
passato
morto
,
esausto
di
ogni
senso
e
contenuto
di
utile
e
di
bontà
e
di
verità
,
sembra
appesantirsi
come
una
montagna
di
falsità
e
di
menzogne
sulle
genti
,
e
spegnere
in
loro
ogni
prezzo
dell
'
esistenza
,
ogni
gusto
della
terra
.
L
'
umanità
,
persuasa
a
proprie
spese
che
"
militia
est
vita
hominis
super
terram
"
,
sfiduciata
e
disfatta
si
chiede
:
"
ma
perché
?
a
che
serve
?
"
.
E
l
'
inerzia
e
il
cinismo
coprono
perfino
la
disperazione
.
In
tali
crisi
storiche
,
l
'
immortalità
della
mente
umana
,
lo
spirito
del
mondo
si
concentra
in
un
uomo
,
il
figlio
di
Dio
,
che
porta
contro
il
cumulo
del
passato
tutte
le
fiamme
del
cielo
e
dell
'
inferno
,
tutte
le
fiamme
della
sua
coscienza
,
e
scioglie
al
fuoco
e
spiana
il
passato
,
e
incenerisce
il
diavolo
,
e
al
suo
popolo
risollevato
e
richiamato
al
pensiero
e
all
'
azione
addita
il
segno
e
la
legge
di
una
nuova
esistenza
.
La
sua
legge
è
immedesimazione
e
compenetrazione
dell
'
individuo
col
tutto
;
è
vita
e
assunzione
in
Dio
;
la
guerra
che
egli
riaccende
nel
mondo
è
guerra
all
'
egoismo
,
che
è
arrivato
all
'
estremo
,
cioè
al
termine
in
cui
l
'
egoismo
diventa
divoratore
di
sé
stesso
;
la
legge
è
il
dovere
,
e
il
dovere
è
il
diritto
del
sacrifizio
.
Perciò
il
furore
e
l
'
odio
contro
le
cose
come
vanno
egli
li
risolve
in
incantamento
e
in
amore
alle
cose
come
devono
andare
.
E
spinge
gli
uomini
un
gradino
più
su
per
la
scala
della
verità
e
della
volontà
,
in
cima
alla
quale
inferno
e
terra
e
cielo
si
fondono
e
si.concludono
in
liberazione
dell
'
anima
redentrice
di
sé
a
sé
stessa
e
signora
del
proprio
destino
.
In
cima
alla
scala
è
l
'
ideale
,
che
è
la
stessa
realtà
;
è
la
beatitudine
,
che
è
la
stessa
volontà
.
Tale
fu
l
'
opera
dei
Figli
di
Dio
;
opera
d
'
incivilimento
,
di
progresso
,
di
umanizzazione
della
bruta
natura
,
di
umanizzazione
dell
'
uomo
all
'
uomo
,
di
addomesticamento
e
di
educazione
del
destino
ricondotto
ad
abitare
sotto
la
fronte
e
sotto
la
mano
dell
'
uomo
.
Opera
di
fervore
e
di
fermento
verso
una
meta
che
si
tocca
sempre
,
perché
non
vi
si
arriva
mai
;
verso
il
fine
,
il
cui
esser
fine
consiste
nel
non
essere
mai
raggiunto
;
verso
il
dover
essere
,
che
non
esiste
fuori
del
come
avviene
.
In
questo
gaudioso
e
tremendo
lavoro
di
sviluppo
e
di
avanzata
senza
sosta
né
riposo
,
in
questo
facimento
e
rifacimento
implacabile
,
in
cui
generazioni
su
generazioni
e
popoli
su
popoli
sono
assorbiti
come
materia
di
elaborazione
per
un
prodotto
perfettibile
,
non
mai
perfetto
,
il
genio
prescelse
solo
quei
pochi
uomini
a
testimoniare
la
ragione
per
cui
le
stirpi
e
le
genti
si
sono
tanto
affaticate
,
a
comprovare
la
sostanza
di
verità
e
di
utilità
nella
quale
si
esaurirono
,
a
dimostrare
per
quale
virtù
profonda
la
transitorietà
della
loro
opera
,
che
può
sembrare
talvolta
affatto
dimenticata
o
sparita
,
si
perpetua
nell
'
attualità
della
nostra
.
E
tra
quei
pochi
ce
n
'
è
uno
,
a
cui
dalla
parte
più
colta
e
fattiva
dell
'
umanità
furono
sanciti
gli
altari
,
e
anche
oggi
l
'
inanità
degli
altari
non
ci
offende
,
perché
egli
stesso
avrebbe
perdonato
alle
turbe
l
'
incapacità
di
comprenderlo
come
vero
uomo
,
come
l
'
uomo
migliore
che
fino
a
oggi
sia
passato
per
la
milizia
della
terra
,
inerme
affatto
di
ogni
cura
di
sé
,
armato
di
passione
al
povero
prossimo
suo
,
armato
di
devozione
al
sacrifizio
.
Ed
è
quello
che
li
riassume
tutti
,
tanto
la
verità
dell
'
ideale
e
la
sostanza
eterna
della
bontà
umana
s
'
identificano
nel
suo
nome
;
tanto
egli
è
presente
e
vivo
dentro
di
noi
,
e
ci
conforta
e
aiuta
a
guardare
dal
dolore
e
dall
'
odio
la
nostra
fatica
e
a
preservare
dal
male
il
nostro
pane
quotidiano
e
a
serbare
dignità
nella
miseria
e
mansuetudine
nella
fortuna
:
tanta
fu
la
dolcezza
con
cui
si
sforzò
di
far
confessare
alle
genti
,
che
il
vero
Satana
insidiatore
della
vita
dell
'
anima
è
l
'
egoismo
.
Tanto
egli
con
le
sue
lacrime
e
col
suo
sangue
ha
connaturato
in
noi
la
certezza
,
che
non
da
altrove
che
dal
nostro
sangue
e
dalle
nostre
lacrime
ci
è
dato
di
cavare
la
forza
di
redimerci
dal
peso
di
noi
stessi
,
e
di
assaporare
l
'
esistenza
come
una
continua
liberazione
dell
'
animo
nella
pienezza
della
realtà
.
E
sul
petto
di
lui
,
che
riassume
in
sé
tutti
i
figli
di
Dio
,
l
'
umanità
china
con
consolazione
il
capo
travagliato
.
Perché
solo
nel
battito
del
suo
cuore
,
che
seppe
uscire
rinfiammato
di
fede
e
di
affetto
dalla
tragedia
combattuta
tra
il
cielo
e
l
'
abisso
,
ella
ritrova
tutta
intera
e
riconosce
a
pieno
la
tragedia
propria
,
che
combatte
con
sé
stessa
dal
principio
del
mondo
per
stabilire
sulla
terra
il
regno
dell
'
uomo
.
StampaPeriodica ,
È
strano
che
in
mezzo
a
tanto
fiorire
letterario
di
piani
educativi
e
di
riforme
,
sia
sfuggito
il
tema
importantissimo
dell
'
educazione
famigliare
e
dei
suoi
necessarî
rimedî
.
La
morale
balorda
di
miliardi
di
persone
dell
'
uno
e
dell
'
altro
sesso
che
affrontano
la
vita
senza
cultura
,
senza
preparazione
morale
,
senza
religione
,
senz
'
anima
,
inquina
e
perturba
l
'
esistenza
delle
famiglie
e
ne
prepara
lo
sfacelo
.
Vivono
e
fondano
una
casa
,
una
famiglia
,
senza
il
culto
propiziatore
,
senza
Lari
,
senza
sentimento
di
responsabilità
,
senza
eroismo
.
Bambini
anche
a
cinquant
'
anni
,
chiusi
nei
piccoli
bisogni
del
loro
egoismo
e
nei
brevi
affetti
abituali
,
non
sono
armati
per
resistere
alle
bufere
del
gran
mondo
,
non
hanno
una
fede
pertinace
fino
alla
morte
,
un
impulso
che
superi
i
limiti
della
loro
persona
.
Il
loro
egoismo
puerile
li
isola
e
li
schiaccia
.
Grandi
famiglie
,
tali
che
,
se
ciascuno
avesse
avuto
la
generosità
di
votarsi
a
uno
scopo
superiore
,
avrebbero
trovato
in
esso
il
motivo
della
loro
solidarietà
e
della
loro
forza
,
finiscono
invece
disperse
in
balia
dei
turbini
dell
'
esistenza
,
perché
il
fondamento
della
loro
unione
in
origine
era
disonesto
,
troppo
inferiore
ai
motivi
pretestati
.
Il
padre
col
pretesto
del
bene
dei
figli
fa
tutto
quello
che
gli
pare
o
con
una
mostruosità
pedagogica
tenta
di
corrompere
e
di
schiacciare
la
loro
personalità
a
profitto
d
'
un
suo
banale
disegno
di
prosperità
economica
;
se
vuol
preservarli
dal
male
vieta
loro
ogni
amicizia
e
compagnia
affinché
si
affiatino
solamente
con
lui
che
rappresenta
il
bene
,
ed
a
lui
solo
riportino
le
loro
forze
vive
.
La
madre
,
col
pretesto
della
modestia
e
dell
'
umiltà
,
si
disinteressa
d
'
ogni
cosa
che
non
sia
il
suo
limitatissimo
compito
quotidiano
di
massaia
;
e
non
le
mancano
materni
pretesti
per
ogni
altro
qualsivoglia
atteggiamento
.
I
figli
con
gli
stessi
pretesti
debbono
tradirli
se
non
vogliono
rimanere
schiacciati
.
Il
bene
della
famiglia
,
la
modestia
,
gli
ideali
,
sono
tutte
belle
e
buone
cose
;
cose
belle
e
buone
tradite
che
si
vendicano
,
cose
che
finiscono
col
deviare
inutilmente
dai
veri
motivi
-
quali
che
siano
-
le
azioni
di
ciascuno
,
e
col
lasciarlo
perire
da
sé
in
un
suo
labirinto
o
in
un
suo
deserto
.
L
'
affiatamento
forzato
allora
diventa
schifo
,
l
'
umiltà
vigliaccheria
,
la
riverenza
sprezzo
o
violenza
.
Vogliono
tutto
per
sé
,
senza
larghezza
,
inospiti
e
avari
ostentano
la
liberalità
perché
non
si
dica
o
non
si
creda
,
e
pretendono
di
farsi
pagare
con
l
'
usura
quel
nome
che
sfruttano
,
quel
beneficio
che
credono
d
'
aver
fatto
o
che
ostentano
di
credere
d
'
aver
fatto
perché
stimarono
d
'
essere
obbligati
a
simularne
l
'
apparenza
e
forse
in
parte
non
poterono
fare
a
meno
di
curarne
anche
la
sostanza
.
Un
enorme
malinteso
,
un
groviglio
di
vuoto
,
un
incubo
.
Di
ogni
seme
che
gettano
nella
vita
pretenderebbero
i
frutti
!
Ma
li
pretendono
con
le
parole
e
non
con
l
'
inesauribile
costanza
d
'
attività
,
di
fede
e
di
cura
.
Noiosissimi
Tersiti
che
rintronano
di
querimonie
le
orecchie
e
mortificano
il
cuore
ai
taciturni
che
lavorano
per
un
loro
sogno
e
che
amano
al
mondo
qualche
cosa
oltre
se
stessi
.
Io
feci
pure
!
Com
'
è
che
non
ebbi
?
Ed
io
,
che
cosa
godo
?
La
loro
anima
è
tutto
negazione
,
tutto
egoismo
,
tutto
vizio
.
Non
v
'
è
più
nulla
d
'
umano
in
essi
.
E
sono
miliardi
.
Le
città
e
i
borghi
ne
sono
pieni
.
La
strada
fangosa
e
merdosa
,
le
case
piene
d
'
odori
di
cucine
,
di
detti
e
di
sporcizie
,
le
facce
bestiali
dei
cristiani
,
l
'
onda
del
mortifero
luridume
umano
che
dilaga
quasi
dappertutto
e
minaccia
anche
in
noi
stessi
,
ci
soffoca
,
ci
nausea
costantemente
,
ci
avvelena
.
Vi
sono
troppi
pidocchi
sull
'
ideale
.
Ci
vuole
un
bagno
rigeneratore
di
sventura
.
Sia
benedetta
la
Guerra
,
che
chiama
ogni
cosa
col
suo
nome
e
se
ci
manda
uno
shrapnel
non
pretende
d
'
averlo
fatto
per
nostro
bene
!
DOPO ( SBARBARO CAMILLO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Era
in
casa
e
aspettavano
lei
.
-
-
Per
dove
sei
entrata
?
-
Rispose
con
un
risetto
.
Si
volgeva
di
là
affaccendata
.
Sua
madre
non
le
vide
la
faccia
.
Scostò
la
sorellina
senza
carezze
con
una
specie
di
fretta
.
Il
lume
splendeva
in
sala
.
-
Che
faceva
essa
di
là
?
-
Rispondeva
:
-
Vengo
.
Toccava
qua
e
là
.
Restava
assorta
....
L
'
aspetto
delle
cose
famigliari
,
immutato
,
era
una
tortura
.
-
Trovò
il
cerchio
di
cipria
dove
aveva
posato
la
scatola
avanti
d
'
uscire
....
Toccava
qua
e
là
,
restava
assorta
;
si
toccava
;
portando
la
mano
alla
nuca
,
dietro
,
per
sorprendere
dei
capelli
in
disordine
,
una
fibbia
sganciata
....
Sentiva
che
qualche
cosa
doveva
vedersi
(
così
l
'
assassino
si
sente
addosso
in
qualche
punto
la
macchia
di
sangue
)
e
i
ginocchi
le
si
incontravano
al
pensiero
di
comparire
di
là
.
Invece
un
'
eguale
pace
avevano
i
volti
sotto
il
lume
.
Sedette
come
per
un
'
improvvisa
debolezza
,
sentendosi
intrusa
fra
i
suoi
.
Aveva
tradito
quella
gente
che
non
sapeva
,
la
loro
casa
dai
vecchi
mobili
.
Nulla
d
'
intimo
aveva
più
la
casa
se
un
estraneo
poteva
parlare
del
neo
che
solo
sua
madre
sapeva
(
e
l
'
aveva
battezzato
con
un
ridicolo
nomignolo
affettuoso
)
.
E
le
pareva
che
adesso
,
nella
casa
chiunque
potesse
entrare
e
sedersi
e
ridere
.
Il
viso
non
guardato
di
sua
madre
la
feriva
di
pietà
come
di
lei
ignara
fossero
stati
esposti
certi
umili
indumenti
intimi
....
Presto
capì
che
non
a
lei
sola
ma
alla
madre
buonadonna
alla
sorellina
l
'
uomo
aveva
fatto
violenza
.
Stava
non
facendo
più
rumore
d
'
una
persona
nascosta
,
nella
paura
d
'
un
gesto
di
cui
non
potesse
sopportare
la
dolcezza
.
Poi
,
impossibilità
di
sottrarsi
all
'
acconciatura
della
notte
.
(
Il
cuore
le
moriva
sotto
le
amorose
dita
inesperte
.
Per
chi
parava
ancora
così
la
sua
figlia
quella
brava
donna
?
)
E
,
nel
letto
,
repulsa
,
più
crudele
per
lei
che
per
la
piccola
,
fatta
di
armeggi
di
gomiti
e
ginocchi
,
contro
la
sorella
che
s
'
appiccicava
...
StampaPeriodica ,
Come
beatamente
l
'
occhio
si
riposa
su
questa
dolce
terra
di
Romagna
!
Ella
è
ancora
intorno
a
me
tutta
bruna
e
nuda
in
una
chiara
aria
d
'
inverno
;
ma
l
'
orizzonte
è
spazzato
fino
agli
ultimi
confini
dal
vento
aspro
di
marzo
e
nella
pianura
pulita
le
case
paiono
più
bianche
,
gli
alberi
e
le
siepi
più
nere
;
la
striscia
del
mare
turchino
ride
al
sole
nuovo
.
Il
colore
di
queste
cose
nuove
parla
al
mio
cuore
.
Io
ne
cerco
il
senso
e
vago
con
l
'
occhio
sul
gran
ventaglio
aperto
del
piano
;
guardo
i
colli
magri
e
puri
,
là
terre
lavorate
che
spiccano
nel
fulvo
crudo
dell
'
ombra
,
e
il
dolce
vecchio
verde
delle
coste
piene
di
luce
;
guardo
i
monti
che
s
'
affollano
più
lontani
,
ondeggiando
come
vapori
,
e
in
fondo
alte
e
sole
,
quasi
ritagliate
sul
cielo
,
le
tre
punte
celestine
.
Il
noto
profilo
pare
che
renda
a
tutte
le
linee
dei
monti
e
del
piano
il
senso
delle
cose
domestiche
e
care
.
Non
è
questo
dunque
il
paese
del
mio
poeta
,
il
paese
ove
andando
ci
accompagna
l
'
azzurra
visïon
di
S
.
Marino
?
Ecco
l
'
Emilia
,
bianca
dura
e
pulita
fra
le
sue
gracili
siepi
,
co
'
suoi
ponticelli
,
sotto
cui
passano
i
rii
dal
bel
nome
romano
,
e
mormora
l
'
acqua
che
oggi
è
così
trasparente
e
lucente
tra
le
ripe
calve
sul
fondo
terroso
:
la
vecchia
grande
strada
ci
invita
alle
ville
ben
conosciute
,
a
Savignano
dalle
cui
selci
sonanti
fino
alla
Torre
e
al
Cimitero
di
S
.
Mauro
è
così
breve
il
cammino
....
Ma
da
ogni
sasso
e
da
ogni
siepe
lungo
quel
cammino
pare
che
le
canzoni
del
poeta
debbano
volar
via
con
frullo
rapido
e
vario
,
come
uccelli
dal
nido
.
Dalle
punte
di
S
.
Marino
fino
al
mar
di
Bellaria
e
alla
pineta
di
Ravenna
,
dal
Rubicone
alla
Marecchia
,
e
in
ogni
angolo
di
questa
terra
e
in
ogni
aspetto
e
in
ogni
forma
,
dove
ch
'
io
mi
volga
e
riguardi
,
ivi
io
vedo
presente
il
poeta
:
in
tutte
le
cose
sento
le
sue
memorie
cantare
.
Sarà
forse
quel
picchiare
in
cadenza
di
un
pennato
sulle
corteccie
?
Laggiù
tra
'
pioppi
del
mio
viale
,
che
pare
forino
il
cielo
così
brulli
e
rimondi
,
un
vecchiettino
ha
poggiato
la
sua
scala
a
un
tronco
grigio
;
e
così
ritto
a
mezz
'
aria
batte
e
sfronda
e
rinetta
;
cadono
intorno
a
lui
e
s
'
ammonticchiano
sulla
sabbia
battuta
del
viale
rami
secchi
,
scheggie
,
e
vermene
novelle
,
che
lasciano
alle
sue
dita
un
così
buono
odore
di
gemme
....
O
forse
è
il
grido
lungo
dei
galli
che
nel
vasto
silenzio
risponde
alla
cantilena
aspra
e
strascicata
delle
venditrici
di
insalatina
campagnuola
;
o
la
festa
dei
passeri
tra
le
zolle
,
che
sembrano
ancor
gocciolare
dell
'
ultima
neve
;
è
questo
bianco
di
tele
,
che
dalla
terra
screpolata
e
scolorita
rigettano
contro
i
miei
occhi
il
sole
con
crudezza
tagliente
,
e
domani
porteranno
dentro
le
case
odore
d
'
erba
nascente
e
di
viole
;
è
il
fruscio
degli
aquiloni
che
salgono
e
brandiscono
al
vento
sonoro
;
o
forse
anche
è
una
fanciulla
che
mi
viene
incontro
lenta
lenta
pel
viale
,
come
abbandonata
a
questa
dolcezza
;
risplende
la
faccia
bianca
sotto
i
bruni
capelli
pieni
di
sole
e
nuotano
i
limpidi
occhi
dello
splendore
del
giorno
(
liquidi
e
limpidi
occhi
,
che
ridon
,
così
....
con
gli
angioli
.
Perché
?
)
Tutto
intorno
a
me
sente
del
Pascoli
;
e
qualcuno
mi
consiglia
che
basterà
volgere
quietamente
gli
occhi
intorno
sulle
cose
,
per
trovare
la
via
facile
e
piana
della
sua
anima
poetica
.
CARDUCCI
,
MAESTRO
DI
UMANITÀ
Qui
non
è
possibile
fare
paragone
col
Croce
,
dell
'
intelligenza
,
come
se
uno
ne
abbia
più
e
l
'
altro
meno
.
Non
è
una
intelligenza
generica
,
di
cui
si
possa
rendere
quantitativa
ragione
;
questo
,
al
quale
io
parlo
,
è
il
Carducci
.
Qualche
cosa
di
grande
alita
intorno
,
e
io
mi
sento
pieno
del
nume
.
Il
dialogo
è
divenuto
orazione
.
Penso
forse
ai
XX
volumi
delle
opere
?
o
alle
vaste
scatole
di
appunti
e
di
schede
coronanti
le
scansìe
dello
studio
oggi
silenzioso
,
dove
la
fatica
di
questo
aspro
benedettino
delle
lettere
ha
lasciato
per
quarant
'
anni
la
sua
traccia
quotidiana
e
minuta
?
o
penso
a
tutto
l
'
esempio
di
una
vita
,
che
nei
particolari
della
scrittura
e
del
discorso
non
si
esauriva
,
ma
trapassando
in
vive
anime
e
quivi
trasfigurandosi
,
non
perdeva
forma
però
e
durava
e
ancora
dura
?
Ho
dimenticato
in
questo
momento
tutto
quello
che
in
lui
era
contingente
e
limitato
e
personale
;
non
ricordo
più
,
da
me
a
lui
,
né
la
distanza
immensa
dell
'
ingegno
,
né
gli
svantaggi
della
cultura
,
né
le
differenze
delle
opinioni
e
del
gusto
;
voglio
che
tutto
ciò
sia
fatto
vano
,
e
solo
mi
resti
presente
l
'
uomo
della
mia
razza
e
della
mia
religione
,
il
testimonio
e
il
compagno
,
col
quale
mi
sarà
dolce
vivere
e
morire
.
Io
mi
sento
vicino
a
lui
in
tutto
quel
che
più
mi
importa
,
nel
leggere
.
un
libro
e
nel
tollerare
la
vita
.
Un
sentimento
profondo
uguaglia
noi
ai
nostri
fratelli
che
sono
stati
e
a
quelli
che
saranno
;
al
padre
Omero
quando
spande
il
suo
dire
in
mezzo
agli
uomini
che
se
ne
vanno
come
le
foglie
della
primavera
;
e
a
Saffo
che
parla
delle
Pleiadi
scintillanti
,
e
a
tutti
gli
altri
che
sono
venuti
sopra
questa
terra
nella
cara
luce
del
sole
a
soffrire
e
a
amare
e
a
godere
le
cose
belle
che
ci
sono
,
e
così
,
parlando
con
voce
tranquilla
e
con
chiari
occhi
riguardando
i
compagni
e
il
mondo
,
sono
passati
come
anche
noi
passeremo
.
Perennis
humanitas
!
Ad
essa
appartiene
il
Carducci
;
per
essa
io
lo
onoro
.
Egli
votava
la
sua
vita
a
questa
religione
,
con
animo
schietto
e
libero
e
non
intronato
da
nessuna
eco
di
torbidi
entusiasmi
o
di
orgie
e
di
non
virili
invasamenti
.
Sapeva
di
essere
un
uomo
,
non
immortale
,
ma
chiamato
alla
fine
;
sentiva
nel
passato
e
in
grembo
alla
terra
le
sue
radici
,
e
il
suo
destino
in
mezzo
agli
uomini
.
Dopo
di
che
egli
ha
atteso
al
compito
che
la
natura
gli
mostrava
con
una
fede
serena
e
superba
,
con
una
reverenza
di
tutto
ciò
che
era
stato
o
grande
o
buono
o
bello
,
con
un
amore
dell
'
opera
propria
e
dell
'
altrui
,
che
,
per
essere
senza
illusioni
di
eternità
,
non
par
tuttavia
meno
benefico
.
Che
cosa
importa
ora
se
a
noi
manchino
i
doni
che
abbondavano
a
lui
?
Nessuno
ci
toglierà
il
diritto
di
onorare
nel
suo
nome
la
nostra
parte
migliore
.
Non
si
tratta
di
un
maestro
,
che
potevamo
anche
non
avere
,
o
di
un
libro
che
potevamo
anche
non
leggere
.
Ma
io
mi
rifiuto
di
abbandonare
insieme
con
lui
la
ragione
più
profonda
del
mio
sentire
,
la
comunione
col
passato
e
la
conversazione
con
tutti
i
grandi
e
cari
e
umani
spiriti
,
e
il
culto
della
loro
parola
cara
al
mio
cuore
sopra
tutte
le
cose
.
Io
voglio
sapere
che
c
'
è
nella
mia
adorazione
qualche
cosa
di
vano
;
che
l
'
amore
delle
belle
parole
,
con
tutto
quel
che
reca
di
sacrifizio
nel
cercarle
e
nel
custodirle
e
nell
'
imitarle
,
di
superstizione
nel
goderle
,
è
vano
;
e
son
vani
i
versi
e
le
rime
e
i
libri
e
i
canti
e
le
pitture
e
i
simulacri
e
le
immaginazioni
tutte
quante
;
voglio
saper
tutto
questo
per
avere
la
gioia
di
affrontare
con
occhi
aperti
il
pericolo
mio
dolce
.
Passano
i
giorni
e
scema
la
luce
e
il
tempo
dell
'
amore
se
n
'
è
andato
e
l
'
ombra
si
avvicina
a
noi
lunga
e
nera
.
Noi
facciamo
dei
libri
.
Anzi
non
ne
facciamo
nemmeno
;
ci
contentiamo
di
leggere
e
di
fare
qualche
segno
sui
margini
.
Ma
questo
basta
e
la
compagnia
dei
nostri
padri
e
fratelli
.
Nessuno
fra
quanti
ho
dintorno
mi
è
stato
guida
ad
essa
e
aiuto
e
conforto
degno
come
il
Carducci
.
Fra
tutti
i
vicini
io
non
trovo
altri
,
a
cui
poter
dare
con
sincerità
questo
nome
di
maestro
....
"
Orabunt
causas
melius
alii
coelique
meatus
....
"
descriveranno
meglio
i
cieli
del
pensiero
e
gli
episodi
della
storia
;
nessuno
può
essermi
maestro
migliore
di
letteratura
e
di
umanità
,
per
le
quali
io
vivo
.
POESIA ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Un
solo
squillo
della
tua
voce
senza
epoca
e
tutte
le
gioiellerie
di
questo
crepuscolo
rassegnato
in
pantofole
si
mettono
a
lampeggiare
creando
un
giorno
nuovo
Un
'
ala
inzuppata
d
'
azzurro
tacita
gli
spleens
il
nero
-
fumo
di
tante
ritirate
prima
del
corpo
a
corpo
fuori
de
'
geroglifici
delle
metafisiche
acerbe
Si
direbbe
che
non
siamo
mai
morti
Questi
pallidi
vermi
sarebbero
dei
capelli
biondi
e
le
vecchie
ironie
una
menzogna
di
réclames
fiorite
sui
muri
del
sepolcro
Un
solo
giro
dei
tuoi
occhi
d
'
oro
(
non
parlo
a
una
donna
)
-
e
addio
dunque
l
'
aspettativa
di
riposo
e
il
tramonto
metodico
e
la
saggezza
diplomatica
delle
liquidazioni
amorose
Di
nuovo
eccoci
fra
la
gioventù
de
'
verdi
infranti
de
'
frascami
stemperati
nelle
nudità
primitivismo
abbrividito
lungo
queste
striature
d
'
acque
rosa
e
blu
rifluenti
a
un
riflesso
di
mammelle
e
di
sole
in
un
diluvio
di
violette
gelate
Le
luci
le
sete
l
'
elettricità
degli
antichi
sguardi
idilli
irreperibili
dimenticati
co
'
vini
e
i
paradossi
Scienza
laboriosa
Arcobaleno
che
rotea
e
ronza
con
una
diffusione
di
prismi
come
nelle
creazioni
Si
ricomincia
città
campagne
e
cuore
È
la
vita
davvero
A
quando
la
fanfara
idiota
delle
fantasmagorie
in
maschera
nel
trotto
buio
delle
diligenze
?
Addio
mia
bella
addio
O
non
è
ancora
che
una
farsa
povera
nello
scenario
a
perpetuità
delle
stelle
oscillanti
su
questa
casa
d
'
illusione
creduta
chiusa
e
aperta
forse
a
tutto
!
StampaPeriodica ,
I
Un
vaso
è
posto
davanti
a
me
sulla
tavola
.
Se
io
voglio
toccarlo
bisogna
che
la
mia
mano
compia
un
movimento
,
percorra
la
distanza
interposta
,
lo
spazio
esistente
fra
essa
e
il
vaso
.
II
Siamo
abituati
a
considerare
questo
spazio
come
qualcosa
di
essenzialmente
differente
dalla
mano
e
dal
vaso
.
Ad
ammettere
,
nel
caso
nostro
,
tre
cose
:
la
mano
,
lo
spazio
ed
il
vaso
.
III
È
impossibile
tuttavia
stabilire
la
linea
di
contorno
di
queste
tre
cose
.
Effettivamente
una
tale
linea
non
esiste
,
giacché
essa
pure
dovrebbe
avere
le
sue
due
linee
di
confine
,
le
quali
a
loro
volta
dovrebbero
confinare
con
altre
linee
,
e
così
all
'
infinito
.
Una
linea
che
potesse
separare
effettivamente
una
cosa
da
un
'
altra
dovrebbe
essere
una
linea
di
vuoto
;
ma
il
vuoto
è
ancora
dello
spazio
o
non
esiste
.
IV
La
mano
,
lo
spazio
e
il
vuoto
,
non
sono
dunque
effettivamente
separati
l
'
uno
dall
'
altro
.
Formano
dunque
un
tutto
continuo
.
V
Ora
,
più
là
del
vaso
c
'
è
ancora
dello
spazio
,
poi
un
libro
,
poi
altro
spazio
,
poi
una
spalliera
di
seggiola
,
e
altro
spazio
,
e
altri
oggetti
,
tutti
gli
oggetti
della
mia
camera
,
eppoi
le
mura
,
e
oltre
le
mura
il
fuori
,
i
campi
,
i
paesi
,
le
città
,
il
mondo
,
l
'
universo
.
Tutte
queste
cose
(
ed
io
fra
esse
)
,
non
sono
separate
effettivamente
fra
loro
.
L
'
intero
universo
dunque
è
un
tutto
unico
senza
soluzione
di
continuità
.
VI
Universo
.
Organismo
compatto
,
indivisibile
i
cui
membri
son
complementari
gli
uni
degli
altri
,
presenti
gli
uni
agli
altri
.
VII
Tuttavia
la
mano
non
è
lo
spazio
e
lo
spazio
non
è
il
vaso
.
C
'
è
una
distanza
fra
l
'
una
e
l
'
altro
e
per
superarla
occorre
un
intervallo
di
tempo
.
VIII
Considero
la
differenza
esistente
fra
le
diverse
parti
del
tutto
non
come
una
differenza
della
materia
ma
come
una
differenza
di
stati
della
coscienza
che
li
percepisce
in
un
atto
unico
e
istantaneo
.
È
vero
:
il
mondo
non
è
un
aggregato
molecolare
,
ma
un
flusso
d
'
energia
con
ritmi
vari
dal
granito
al
pensiero
.
IX
Come
ogni
nota
è
presente
(
temporalmente
e
spazialmente
)
in
tutta
una
melodia
,
così
ogni
cosa
è
di
necessità
connaturata
all
'
altra
nell
'
universo
.
La
conoscenza
(
esperienza
)
è
paragonabile
allo
svolgersi
della
melodia
.
È
una
formazione
di
stati
della
sensibilità
con
elementi
sempre
presenti
e
contemporanei
.
X
Viene
così
abolita
l
'
effettività
del
tempo
e
dello
spazio
.
XI
I
luoghi
dove
non
sono
stato
ancora
,
il
mio
avvenire
che
non
conosco
ancora
non
sono
cose
separate
da
me
effettivamente
.
Sono
collegato
agli
uni
-
come
a
tutte
le
parti
dell
'
universo
-
dalla
continuità
illimitabile
della
materia
vivente
,
formo
un
tutto
con
essi
;
sono
collegato
all
'
altro
-
come
a
tutta
la
storia
dell
'
universo
-
dalla
continuità
ininterrompibile
della
vita
della
materia
.
XII
Sono
consostanziale
a
tutte
le
parti
,
confluente
al
passato
e
al
futuro
.
XIII
Vedere
quei
paesi
,
apprendere
quell
'
avvenire
,
non
vuol
già
dire
entrare
in
contatto
con
luoghi
e
fatti
a
me
estranei
,
sibbene
esperimentare
,
prender
coscienza
di
stati
del
mio
essere
.
XIV
Vivere
,
significa
prender
coscienza
del
tutto
che
ci
è
connaturato
.
XV
Giacché
tutto
,
ripeto
,
è
presente
e
contemporaneo
a
tutto
.
Tutto
agisce
su
tutto
.
I
luoghi
ignorati
fanno
parte
del
mio
essere
come
quelli
che
non
ignoro
;
e
il
mio
avvenire
agisce
in
me
come
il
passato
.
Un
'
azione
che
compio
oggi
non
è
soltanto
il
prodotto
di
tutto
il
mio
passato
,
ma
anche
la
preparazione
del
mio
avvenire
.
Non
meno
un
effetto
di
quel
che
è
stata
che
una
causa
(
potrei
anche
dire
effetto
)
di
quel
che
sarà
la
mia
vita
.
Quello
che
dovrà
essere
la
mia
vita
comanda
già
quello
che
è
adesso
.
Aver
coscienza
di
quello
che
siamo
e
che
conosciamo
equivale
ad
essere
in
potenza
presenti
e
contemporanei
a
tutto
.
XVI
Si
può
concepire
così
l
'
intuizione
e
la
divinazione
e
si
possono
definire
:
cambiamenti
prepotenti
ed
eccezionali
di
stati
della
sensibilità
-
coscienza
.
Un
organismo
privilegiato
,
un
centro
di
vita
strapotente
può
in
un
certo
momento
e
in
date
circostanze
attirare
e
concentrare
in
sé
le
sue
parti
lontane
,
le
onde
periferiche
della
sua
energia
e
concretarle
,
e
conoscerle
.
XVII
È
così
che
un
artista
può
vivere
e
concretizzare
in
un
'
opera
la
vita
di
un
altro
essere
,
delle
cose
,
dei
luoghi
che
non
ha
visitati
.
Un
profeta
vedere
e
rivelare
gli
avvenimenti
futuri
-
futuri
per
le
sensibilità
meno
acute
della
sua
.
XVIII
Amo
questo
universo
,
unico
,
compatto
,
musicale
,
completo
,
formato
,
dove
tutto
è
,
dove
ogni
cosa
è
necessariamente
,
indissolubilmente
conglobata
a
ogni
altra
,
e
il
cui
sviluppo
è
la
coscienza
.
XIX
La
mia
coscienza
è
un
globo
di
luce
che
saetta
i
suoi
raggi
tutt
'
intorno
secondo
la
forza
che
le
è
propria
,
sulle
cose
di
questo
mondo
,
oltre
la
luna
,
il
sole
e
le
stelle
,
per
la
notte
cosmica
che
non
è
un
limite
ma
una
difficoltà
.
XX
Per
questa
coscienza
in
isviluppo
tutto
è
virtualmente
in
me
.
Io
sono
il
punto
di
confluenza
della
storia
e
del
mondo
.
Io
sono
con
l
'
eternità
e
con
l
'
infinito
.
StampaPeriodica ,
Le
vicissitudini
delle
idee
e
dei
sistemi
dell
'
uomo
mi
toccano
più
tragicamente
che
le
vicissitudini
della
vita
reale
.
HÖLDERLIN
.
Nella
Voce
di
quest
'
anno
ho
molto
ghiottamente
gustato
un
pensiero
buttato
là
senza
pretesa
in
un
annunzio
bibliografico
e
che
già
sapevo
giustissimo
e
importante
anche
per
mia
esperienza
intellettuale
.
Lo
riproduco
qui
con
piacere
:
"
La
storia
delle
scienze
meglio
di
ogni
altra
disciplina
può
inspirare
allo
scienziato
il
senso
di
ciò
che
sia
in
realtà
la
sua
attività
.
Dalla
storia
della
scienza
,
difatti
,
sono
partite
le
analisi
più
illuminatrici
sulla
realtà
della
scienza
negli
ultimi
anni
:
basti
fare
i
nomi
del
Mach
,
del
Milhaud
,
del
Tannéry
,
del
Poincaré
,
del
Duhem
.
Non
v
'
è
nessuna
miglior
via
di
capire
una
cosa
del
rifarla
storicamente
,
e
non
so
se
si
sia
ancora
pensato
ad
applicare
questa
concezione
all
'
insegnamento
della
scienza
anche
nelle
scuole
secondarie
.
Per
conto
nostro
più
degli
esperimenti
ecc
.
credo
che
gioverebbe
insegnare
ai
giovani
(
ed
avrebbe
maggiore
attrattiva
)
come
l
'
uomo
sia
arrivato
a
costruire
la
fisica
moderna
,
partendo
dai
dati
empirici
e
dalle
prime
concezioni
degli
antichi
"
.
Detto
in
parte
già
da
altri
,
è
ridetto
lucidamente
che
non
si
poteva
meglio
.
Contrappesa
e
con
la
sua
giustezza
compensa
alcuna
di
quelle
iniquità
di
pensieri
,
parole
,
opere
,
omissioni
in
cui
La
Voce
1914
potesse
per
avventura
essere
incorsa
,
in
cui
anzi
per
disavventura
è
incorsa
-
almeno
io
penso
-
come
quando
,
per
esempio
(
e
scusate
se
cambio
discorso
)
ha
stampato
che
bisogna
superando
Leibniz
conchiudere
che
anche
i
sassi
sono
animati
,
pensano
.
Io
che
dalla
riva
d
'
un
gran
fiume
li
vedo
ogni
dì
che
si
lasciano
stupidamente
voltolare
dalla
forza
della
corrente
,
a
cotesto
Gassendiano
superamento
di
Leibniz
non
arrivo
:
non
mi
risolvo
a
lasciarmi
voltolare
dall
'
ilozoismo
fino
a
somiglianti
almanaccature
.
Anzi
mi
prende
la
tentazione
di
esplorare
storicamente
(
secondo
il
pensiero
sopra
lodato
e
per
quanto
consentono
lo
spazio
d
'
una
pagina
e
la
faticosa
coltura
di
provincia
)
la
persuasione
,
così
antica
e
diffusa
tra
gli
uomini
,
che
il
pensiero
sia
fattura
della
testa
,
anzi
del
suo
contenuto
:
il
cervello
.
È
una
persuasione
antichissima
,
anteriore
a
qualunque
peste
di
positivismo
o
di
scienze
anatomiche
o
freniatriche
,
quando
gli
uomini
sapevano
che
il
cervello
esiste
semplicemente
per
averlo
fatto
schizzar
fuori
dalla
scatola
cranica
di
animali
della
loro
specie
con
un
buon
colpo
di
clava
,
in
guerra
.
Vedete
,
signori
pacifisti
,
che
belle
cognizioni
ci
ha
procurate
nostra
madre
la
guerra
.
È
ben
lei
che
ci
ha
insegnata
la
pratica
della
vivisezione
,
come
la
chiocciola
ha
insegnato
all
'
astronomo
e
all
'
architetto
il
concetto
del
cannocchiale
e
delle
scale
.
E
potrebb
'
essere
che
la
guerra
abbia
per
lo
meno
contribuito
a
ribadire
la
suddetta
persuasione
,
facendo
come
essa
sola
può
fare
della
psichiatria
sperimentale
alla
grande
,
direttamente
sull
'
uomo
:
moltiplicando
,
cioè
,
le
occasioni
a
quei
casi
di
alterazione
mentale
prodotta
da
percosse
sul
capo
,
i
quali
,
anche
per
esperienza
personale
di
Bismarck
e
per
dirla
con
parole
di
lui
,
dimostrano
come
"
il
pensiero
dell
'
uomo
dipenda
pure
dal
suo
cervello
corporale
"
.
Battendo
violentemente
la
testa
in
una
caduta
da
cavallo
,
Bismarck
perdette
la
conoscenza
e
quando
si
riscosse
la
ricuperò
solo
a
mezzo
.
"
Che
è
quanto
dire
-
egli
racconta
-
una
parte
del
mio
potere
pensante
era
al
tutto
buona
e
chiara
,
l
'
altra
metà
se
n
'
era
ita
.
Io
cercai
il
mio
cavallo
e
trovai
che
la
sella
era
spezzata
.
Allora
chiamai
il
palafreniere
,
mi
feci
dare
il
suo
cavallo
e
cavalcai
verso
casa
.
Quando
i
cani
mi
abbaiarono
all
'
incontro
per
salutarmi
,
io
li
ritenni
cani
forestieri
,
mi
adirai
e
gridai
contro
essi
.
Poi
io
dissi
che
il
palafreniere
era
caduto
da
cavallo
e
che
bisognava
andarlo
a
prendere
con
una
barella
;
e
fui
molto
stizzito
quando
,
a
un
cenno
di
mio
fratello
,
nessuno
si
mosse
.
Si
voleva
dunque
lasciar
giacere
quel
pover
uomo
in
mezzo
alla
strada
?
Io
non
sapevo
che
io
era
io
e
insieme
il
palafreniere
.
Allora
andai
a
letto
e
,
com
'
ebbi
dormito
,
il
mattino
appresso
stavo
bene
.
Fu
uno
strano
caso
....
der
zeigt
wie
das
Denken
des
Menschen
doch
von
seinem
körperlichen
Gehirn
abhängt
"
.
Ora
io
dicevo
che
solo
la
guerra
può
concedersi
il
lusso
da
gran
signora
di
moltiplicare
all
'
infinito
direttamente
su
la
testa
dell
'
homo
sapiens
tali
esperimenti
ed
argomenti
così
efficaci
a
dimostrare
la
sede
cerebrale
del
pensiero
,
mentre
lo
psichiatra
deve
tenersi
pago
d
'
eseguirli
sui
conigli
:
e
,
anche
su
questi
,
non
senza
aspro
e
iroso
contendere
di
quei
pacifisti
ad
oltranza
che
compongono
le
società
protettrici
degli
animali
.
In
ogni
modo
nelle
Lezioni
di
patologia
sperimentale
dello
Stricker
trovo
quanto
segue
.
Egli
,
dopo
avere
enunciato
che
la
sede
della
coscienza
vien
riposta
nel
cervello
e
più
precisamente
nella
corteccia
del
cervello
medesimo
,
dice
che
in
tutti
i
tempi
fino
ad
oggi
s
'
è
ammesso
che
noi
dobbiamo
la
cognizione
di
questo
fatto
all
'
indagine
sperimentale
,
ma
ciò
non
sembra
ancora
provato
.
In
vero
-
dice
lo
Stricker
-
egli
è
di
fatto
che
a
conoscere
il
cervello
noi
siamo
giunti
col
mezzo
d
'
indagini
,
ma
che
anche
alla
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
ha
sede
nel
cervello
,
si
sia
giunti
collo
stesso
mezzo
,
ciò
,
dico
,
non
è
ancora
provato
,
ed
è
quindi
permesso
di
dubitarne
.
Un
motivo
fondato
che
ci
fa
dubitare
di
ciò
,
ce
lo
fornisce
la
storia
;
la
quale
ci
dice
,
che
la
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
risiede
nel
cervello
,
è
di
data
anteriore
a
tutte
le
letterature
trasmesseci
.
Di
ciò
fa
fede
il
mito
pagano
,
stando
al
quale
,
Minerva
sarebbe
saltata
fuori
dalla
testa
di
Giove
.
-
In
ultimo
,
lo
Stricker
formula
il
suo
pensiero
così
:
Non
c
'
è
nozione
,
quale
essa
sia
,
che
valga
a
togliermi
la
nozione
che
la
mia
coscienza
ha
sede
nel
cervello
.
Il
luogo
e
il
tempo
in
cui
si
forma
ogni
idea
,
sono
indissolubilmente
congiunti
coll
'
idea
medesima
.
Allo
stesso
modo
che
è
una
qualità
inerente
all
'
acqua
cadente
in
gocce
d
'
apparirci
umida
,
così
è
un
carattere
essenziale
d
'
ogni
nozione
l
'
essere
questa
unita
indissolubilmente
all
'
idea
del
tempo
e
del
luogo
in
cui
si
apprese
tale
nozione
.
Quindi
col
primo
manifestarsi
della
coscienza
,
ognuno
deve
avere
anche
appreso
il
luogo
dove
questa
risiede
.
Perciò
la
nozione
della
coscienza
medesima
può
essere
nata
in
noi
indipendentemente
da
ogni
nozione
indiretta
,
da
ogni
tradizione
.
Lo
Stricker
per
altro
sembra
non
tener
conto
che
almeno
nell
'
antichità
ellenica
fu
popolare
l
'
idea
(
emergente
anche
dai
poemi
omerici
)
che
fa
del
cuore
e
dei
centri
frenici
o
diaframmatici
la
sede
dello
spirito
:
idea
che
si
fa
dottrina
in
Aristotile
e
diventa
lungo
errore
millenario
dopo
di
lui
.
Ed
è
curioso
notare
che
Emanuel
Kant
si
era
espresso
più
naturalisticamente
di
questo
patologo
del
secolo
XIX
.
"
Si
hanno
esempi
-
aveva
scritto
Kant
-
di
lesioni
con
perdita
di
buona
parte
del
cervello
senza
che
l
'
uomo
abbia
perduta
la
vita
e
il
pensiero
....
L
'
opinione
dominante
che
assegna
all
'
anima
un
posto
nel
cervello
parrebbe
tenere
la
sua
origine
sopratutto
da
questo
,
che
durante
una
forte
applicazione
dello
spirito
i
nervi
del
cervello
sono
tesi
.
Ma
se
fosse
giusto
questo
metodo
di
ragionare
,
esso
proverebbe
che
l
'
anima
occupa
anche
altre
località
.
Nell
'
ansietà
o
nella
gioia
,
la
sensazione
sembra
aver
sede
nel
cuore
.
Molte
passioni
,
la
più
parte
anzi
,
manifestano
il
principale
effetto
al
diaframma
.
La
compassione
muove
le
viscere
ecc
.
"
.
Insomma
se
i
più
degli
uomini
credono
di
sentire
il
pensiero
nella
testa
(
das
Denken
im
Kopfe
)
,
ciò
avviene
,
secondo
Kant
,
per
un
semplice
vizio
di
surrezione
che
consiste
nel
giudicare
che
la
causa
della
sensazione
sia
proprio
là
dove
essa
è
avvertita
.
Del
resto
il
pensiero
di
Kant
è
,
o
pare
,
un
po
'
incerto
e
contradditorio
e
accomodante
:
scrive
sui
disordini
della
conoscenza
intitolandoli
malattie
del
capo
e
dichiara
poi
che
la
loro
radice
è
nel
corpo
e
può
risiedere
piuttosto
nell
'
apparato
digestivo
che
nel
cervello
;
rigetta
a
priori
l
'
esistenza
di
una
sede
dell
'
anima
nello
spazio
ma
ammette
che
si
discuta
della
presenza
virtuale
,
non
locale
,
dell
'
anima
;
e
,
benché
non
trovi
assurdo
che
essa
tutta
intera
abbia
sede
nel
corpo
tutt
'
intero
.
dice
poi
che
ha
residenza
nel
cervello
in
un
posto
di
piccolezza
indescrivibile
,
come
il
ragno
al
centro
della
sua
tela
.
Vero
o
non
vero
,
chiaro
od
oscuro
che
ciò
abbia
ad
essere
,
questo
pare
certo
che
da
Alcmeone
di
Crotone
contemporaneo
di
Pitagora
che
fu
un
de
'
primi
fra
gli
Elleni
(
o
fra
quelli
che
si
ricordano
)
a
localizzare
nel
cervello
la
percezione
delle
sensazioni
e
il
pensiero
e
da
Ippocrate
che
lasciò
scritto
:
"
se
l
'
encefalo
è
irritato
seguono
molti
disturbi
....
l
'
intelligenza
si
turba
e
il
paziente
va
e
viene
pensando
e
credendo
cose
diverse
dalla
realtà
e
portando
il
carattere
della
malattia
in
sorrisi
beffardi
e
visioni
strane
"
,
venendo
giù
fino
a
Voltaire
il
quale
a
mezzo
il
secolo
decimottavo
parlava
come
un
positivista
odierno
:
"
Un
fou
est
un
malade
dont
le
cerveau
pâtit
,
comme
le
goutteux
est
un
malade
qui
souffre
aux
pieds
et
aux
mains
"
con
quel
che
segue
-
dalla
volpe
di
Fedro
che
esclama
"
o
quanta
species
cerebrum
non
habet
"
venendo
fino
al
Farinello
del
Sacchetti
che
dopo
quelle
sette
volte
sette
"
ne
venne
quasi
dicervellato
"
-
da
Schopenhauer
il
quale
nelle
"
Memorabilien
"
scrive
al
solito
suo
modo
incantevole
:
"
I
racconti
delle
fate
e
le
favole
non
han
cosa
altrettanto
incredibile
....
nella
parte
superiore
chiamata
la
testa
e
che
vista
di
fuori
pare
un
oggetto
come
tutti
gli
altri
io
trovai
che
cosa
?
il
mondo
stesso
con
l
'
immensità
dello
spazio
e
l
'
immensità
del
tempo
....
ecco
quel
che
trovai
in
quest
'
oggetto
grande
come
un
grosso
frutto
e
che
il
boia
può
far
cadere
d
'
un
colpo
in
modo
da
precipitar
nella
notte
anche
il
mondo
che
ci
è
chiuso
dentro
"
,
venendo
fino
a
Bergson
il
quale
ammette
che
"
la
conscience
est
incontestablement
accrochée
à
un
cerveau
"
-
e
(
risalendo
di
nuovo
negli
anni
)
da
Democrito
che
lasciò
scritto
:
"
il
cervello
sorveglia
come
una
sentinella
l
'
estremità
superiore
o
cittadella
del
corpo
affidato
alla
sua
custodia
protettrice
....
il
cervello
guardiano
dell
'
intelligenza
"
,
a
Platone
che
pone
nell
'
encefalo
l
'
anima
pensante
,
venendo
fino
a
Kant
il
quale
concede
che
una
parte
del
cervello
come
sensorium
dell
'
anima
accompagni
con
le
sue
vibrazioni
le
immagini
e
le
rappresentazioni
dell
'
anima
pensante
-
da
Lattanzio
che
ribattezza
il
cervello
abitazione
della
mens
con
la
imagine
stessa
di
Democrito
in
cerebro
tamquam
in
arce
habitare
,
a
Gassendi
il
quale
(
sebbene
non
neghi
un
barlume
di
conoscenza
alle
pietre
,
come
la
Voce
del
28
aprile
)
rivendica
al
cervello
anche
la
virtù
immaginativa
contesagli
dai
Peripatetici
-
la
tradizione
che
lega
le
sorti
della
psiche
al
cervello
(
non
ostante
il
sillogismo
di
Aristotile
in
favore
del
cuore
)
non
si
è
forse
mai
oscurata
del
tutto
tra
gli
uomini
pur
nelle
ore
più
buie
della
loro
storia
.
Alla
fase
scientifica
spettano
i
tentativi
di
più
precise
localizzazioni
.
Dopo
lungo
errare
di
fantasie
localizzatrici
dalla
glandola
pineale
alla
sierosità
dei
ventricoli
,
sul
principio
del
secolo
XIX
in
seguito
ai
lavori
di
Gall
e
Spurzheim
si
cominciò
ad
asserire
alla
corteccia
del
cervello
(
fino
allora
avuta
in
conto
di
un
organo
secretorio
)
la
parte
nobile
di
sostenitrice
della
vita
psichica
.
Questo
principio
di
secolo
XX
(
ed
ultimo
?
)
le
mantiene
il
grande
attributo
.
Ma
con
quanto
tremore
oscillatorio
e
sussultorio
di
persuasioni
!
Voglia
il
fine
lettore
fare
l
'
analisi
filologica
dei
seguenti
passi
di
autori
contemporanei
che
gli
sottopongo
.
TANZI
e
LUGARO
,
1914
:
"....resta
fissato
una
volta
per
sempre
che
i
processi
psichici
hanno
sede
nella
corteccia
del
cervello
"
.
LUGARO
,
1906
:
"
....
la
corteccia
cerebrale
,
sede
precipua
e
forse
unica
dell
'
intelligenza
"
.
KRAEPELIN
,
1909
:
"
Il
fondamento
ultimo
di
tutte
le
forme
della
pazzia
dev
'
essere
cercato
con
la
più
alta
probabilità
in
processi
o
stati
morbosi
della
corteccia
cerebrale
"
.
PERUSINI
,
1909
:
"
Per
riguardo
alla
pseudodefinizione
"
le
malattie
mentali
sono
malattie
del
cervello
"
questa
frase
del
Kraepelin
fa
una
riserva
prudente
:
essa
precisa
,
però
,
in
pari
tempo
una
localizzazione
..
La
riserva
è
rappresentata
dall
'
espressione
del
concetto
di
probabilità
:
ciò
che
il
Kraepelin
precisa
si
è
la
sostituzione
della
parola
"
corteccia
cerebrale
"
alla
parola
"
cervello
"
.
Si
può
discutere
se
e
quanto
questa
sostituzione
possa
dirsi
giustificata
"
.
JASPER
,
1913
:
"
....
i
fondamenti
della
vita
psichica
,
che
si
presumono
nella
corteccia
cerebrale
e
sono
del
tutto
ignoti
....
"
.
Dopo
di
che
se
Cupido
andasse
ancora
in
cerca
di
Psiche
e
ci
chiedesse
l
'
indirizzo
della
sua
casa
,
potremmo
rispondergli
esser
fissato
una
volta
per
sempre
che
Psiche
sta
di
casa
nella
corteccia
cerebrale
-
sua
sede
precipua
e
forse
unica
-
almeno
con
la
più
alta
probabilità
-
sebbene
ciò
sia
discutibile
-
in
ogni
modo
lo
si
presume
.
Il
ghiottone
resterebbe
con
intatta
la
sua
cupidità
e
se
ne
dovrebbe
volar
via
mortificato
e
senza
nulla
concludere
-
sorte
non
lieta
ma
che
già
toccò
o
sta
per
toccare
o
toccherà
a
più
d
'
uno
:
forse
al
pangermanismo
,
probabilmente
alla
politica
libica
,
presumibilmente
all
'
Internazionale
,
possibilmente
al
futurismo
,
certamente
a
questa
mia
almanaccante
cicalata
noiosa
quasi
quanto
la
conflagrazione
europea
e
la
vita
universale
.
StampaPeriodica ,
Tra
le
difficoltà
della
critica
letteraria
(
e
,
converrebbe
dire
,
di
ogni
discorso
)
è
che
non
si
può
nella
pratica
di
essa
non
introdurre
,
insieme
coi
concetti
scientificamente
rigorosi
,
altri
che
non
sono
tali
e
che
,
interpretati
poi
con
rigidezza
,
danno
origine
a
pedanterie
ed
errori
,
talvolta
assai
gravi
.
Sono
espedienti
,
senza
dubbio
,
alquanto
pericolosi
,
ma
dei
quali
non
si
può
far
di
meno
;
onde
non
rimane
altro
partito
che
aver
fiducia
nel
lettore
intelligente
.
Come
si
fa
a
scrivere
di
critica
senza
parlare
,
per
es
.
,
talvolta
o
spesso
,
di
metro
,
stile
,
ritmo
,
rima
,
metafore
,
figure
,
realismo
,
simbolo
,
romanzo
,
tragedia
,
lirismo
,
drammatismo
,
musicalità
,
pittoresco
,
scultorio
,
e
via
discorrendo
?
E
,
tuttavia
,
nessuno
di
questi
termini
risponde
a
un
concetto
scientifico
esatto
.
Il
proposito
di
tenersene
libero
e
immune
sarebbe
non
meno
ingenuo
della
pretesa
di
liberarsi
del
linguaggio
,
ossia
di
saltare
sulla
propria
ombra
.
Ciò
che
importa
è
che
quei
concetti
empirici
non
vengano
scambiati
per
teorie
scientifiche
;
che
di
quei
vocaboli
s
'
intenda
il
limite
,
ossia
l
'
ufficio
loro
,
che
è
di
vocaboli
e
non
già
di
pensieri
;
che
se
ne
faccia
uso
pratico
e
non
si
pretenda
,
col
possederli
,
possedere
insieme
una
dottrina
filosofica
.
Questo
e
non
altro
è
il
significato
della
polemica
che
vado
conducendo
da
un
pezzo
contro
di
essi
:
contro
di
essi
,
non
in
quanto
vocaboli
(
ché
anzi
intendo
riserbarmi
pienissimo
il
diritto
di
servirmene
anch
'
io
,
quando
mi
accomodano
)
,
ma
in
quanto
vocaboli
gonfiati
a
teorie
.
Nella
Miscellanea
di
studî
critici
in
onore
di
Arturo
Graf
si
legge
un
lavoro
del
Vossler
:
Stil
,
Rhythmus
und
Reim
in
ihrer
Wechselwirkung
bei
Petrarca
und
Leopardi
,
che
è
tutto
riempito
,
e
come
travagliato
,
dalla
coscienza
circa
il
valore
limitato
delle
distinzioni
,
che
pure
l
'
autore
foggia
e
adopera
.
Il
Vossler
,
analizzando
alcuni
sonetti
del
Petrarca
e
alcune
canzoni
del
Leopardi
,
e
facendo
osservazioni
circa
le
attitudini
poetiche
di
vari
popoli
e
le
forme
poetiche
proprie
di
determinati
tempi
e
di
determinati
temperamenti
di
poeti
,
distingue
,
per
comodo
d
'
indagine
,
una
versificazione
stilistica
e
una
versificazione
acustica
.
Posti
i
quattro
accenti
,
ritmico
,
tonico
,
sintattico
e
stilistico
,
egli
chiama
ritmo
rigorosamente
stilistico
quello
in
cui
tutti
i
quattro
accenti
vanno
d
'
accordo
;
ritmo
acustico
,
quello
in
cui
l
'
accento
stilistico
diverge
;
e
,
principali
casi
intermedi
tra
questi
estremi
,
quello
in
cui
coincidono
tre
accenti
ma
non
il
tonico
,
e
l
'
altro
in
cui
l
'
accento
sintattico
si
allontana
dal
ritmico
.
Analogamente
,
la
rima
si
può
distinguere
in
rima
stilistica
,
quando
cadono
sopra
di
essa
così
l
'
arsi
ritmica
come
quella
stilistica
;
e
in
rima
acustica
,
nel
caso
opposto
(
nell
'
enjambement
)
.
Vi
sono
tipi
di
poesie
in
prevalenza
acustiche
,
e
altre
in
prevalenza
stilistiche
;
e
tipi
misti
,
nei
quali
la
rima
è
acustica
e
il
ritmo
stilistico
,
o
la
rima
stilistica
e
il
ritmo
acustico
.
Ma
il
Vossler
non
solamente
sa
e
dichiara
a
più
riprese
che
codeste
distinzioni
non
sono
giudizi
estetici
,
potendo
essere
bellissima
così
una
poesia
di
tipo
stilistico
come
una
di
tipo
acustico
,
e
bellissimi
(
egli
dice
)
versi
,
in
cui
il
ritmo
sia
sacrificato
allo
stile
,
e
all
'
inverso
;
ma
sa
anche
,
e
dichiara
,
che
la
sua
distinzione
fondamentale
è
affatto
arbitraria
.
Non
esiste
dualismo
tra
acustico
e
psichico
o
stilistico
:
ogni
espressione
stilistica
è
insieme
acustica
,
e
all
'
inverso
:
la
distinzione
,
proposta
da
lui
,
è
semplice
espediente
verbale
(
Nothbehelf
)
.
Egli
si
rifiuta
perciò
di
moltiplicare
i
tipi
dei
sonetti
,
temendo
di
foggiare
un
troppo
pesante
schematismo
e
cadere
in
pedanterie
;
e
pedanteria
chiama
,
infine
,
la
sua
stessa
partizione
di
rima
e
ritmo
in
stilistici
e
acustici
,
mettendo
in
guardia
contro
la
pretesa
di
staccare
suono
e
significato
in
poesia
,
come
,
in
genere
,
contro
ogni
divisione
meccanica
di
ciò
che
è
organico
.
"
Pure
non
si
dimentichi
(
egli
aggiunge
)
che
il
modo
corrente
di
considerare
la
metrica
divisa
dallo
stile
è
pedanteria
egualmente
grande
;
e
ci
si
perdonerà
se
abbiamo
tentato
di
scacciare
il
diavolo
con
Belzebù
"
(
pp
.
480-1
)
.
Pedanteria
l
'
una
e
pedanteria
l
'
altra
;
ma
non
pedanteria
né
l
'
una
né
l
'
altra
,
quando
così
le
distinzioni
del
Vossler
come
quelle
della
metrica
usuale
si
adoperino
senza
attribuire
loro
quel
valore
di
verità
,
al
quale
non
pretendono
.
Il
punto
è
sempre
questo
:
se
la
letteratura
è
fatto
estetico
,
essa
non
può
essere
indagata
in
quanto
letteratura
se
non
in
modo
conforme
alla
sua
natura
,
cioè
esteticamente
(
critica
estetica
o
storia
artistica
,
da
una
parte
;
ed
estetica
o
filosofia
dell
'
arte
,
dall
'
altra
)
.
Ogni
altra
indagine
che
si
proponga
di
cogliere
in
qualsiasi
modo
la
letteratura
in
quanto
letteratura
e
insieme
di
evitare
lo
studio
estetico
non
ha
speranza
di
buona
riuscita
.
Sarà
un
espediente
(
un
Nothbehelf
,
come
ben
lo
denomina
il
Vossler
)
;
ma
adoperare
un
espediente
non
significa
compiere
un
'
indagine
scientifica
.
Perché
mai
il
Vossler
vuole
che
non
s
'
insista
troppo
su
quelle
sue
partizioni
,
e
che
esse
non
siano
usate
rigidamente
?
La
verità
è
rigorosa
,
e
non
le
si
fa
torto
con
l
'
osservarla
rigidamente
.
Ma
egli
ha
coscienza
che
quelle
partizioni
non
sono
scientifiche
,
e
che
trattarle
come
tali
sarebbe
abusarne
.
La
Metrica
,
se
non
vuoi
essere
cosa
assurda
,
non
ha
se
non
due
vie
dinanzi
:
o
rassegnarsi
a
essere
semplicemente
Metrica
,
cioè
schematismo
mnemonico
;
o
trasformarsi
in
Estetica
,
cioè
annullarsi
in
quanto
Metrica
.
II
Ma
io
ho
,
da
qualche
tempo
,
come
un
conto
aperto
col
mio
valoroso
amico
Vossler
,
e
voglio
liquidarlo
ora
che
me
ne
fornisce
egli
medesimo
i
fondi
.
Anni
addietro
,
discussi
con
lui
intorno
a
certe
teorie
del
Gröber
sulla
sintassi
e
la
stilistica
,
negando
a
quelle
teorie
carattere
di
scienza
e
di
criterio
valutativo
.
Sembrava
che
si
trattasse
di
una
questione
del
tutto
finita
;
ma
,
di
recente
,
a
proposito
di
alcuni
lavori
del
Lisio
e
del
Trabalza
,
il
Vossler
è
tornato
a
sostenere
,
almeno
in
parte
,
quelle
teorie
e
a
muovermi
alcune
obiezioni
.
Egli
dice
che
il
Gröber
non
vuole
fare
punto
critica
estetica
,
sì
bene
un
pretto
studio
grammaticale
.
Il
che
io
avevo
compreso
da
un
pezzo
;
ma
la
mia
obiezione
era
che
la
grammatica
non
possa
dar
luogo
a
concetti
rigorosi
,
speculativamente
validi
:
proprio
come
di
sopra
abbiamo
conchiuso
circa
la
Metrica
.
Prendo
un
esempio
che
il
Vossler
reca
.
Lo
svolgimento
storico
delle
lingue
romanze
(
egli
dice
)
condusse
a
porre
il
verbo
innanzi
all
'
oggetto
;
ma
restano
sparse
sopravvivenze
della
collocazione
latina
nel
francese
in
frasi
come
sans
coup
ferir
,
e
,
se
nell
'
italiano
moderno
non
si
conosce
nessuna
di
queste
sopravvivenze
,
nell
'
antico
se
ne
ha
qualche
esempio
.
Quando
perciò
Dante
dice
:
"
E
par
che
sia
una
cosa
venuta
Di
cielo
in
terra
a
miracol
mostrare
"
,
fa
una
inversione
affettiva
,
che
reca
insieme
un
leggiero
profumo
di
cosciente
arcaismo
.
E
di
rimando
io
osservo
:
-
Perché
inversione
affettiva
?
non
è
affettivo
lo
stile
di
Dante
,
anche
quando
non
adopera
siffatta
inversione
?
e
,
se
l
'
affettività
non
è
qualificata
necessariamente
dall
'
inversione
,
se
affettività
e
inversione
non
sono
il
medesimo
,
che
cosa
è
allora
l
'
inversione
?
come
si
stabilisce
?
rispetto
a
che
cosa
è
inversione
?
-
Fino
a
quando
non
si
risponde
a
codeste
obiezioni
scettiche
(
e
rispondervi
mi
sembra
difficile
)
,
una
scienza
grammaticale
e
non
estetica
della
forma
letteraria
rimane
priva
di
fondamento
.
Ed
ecco
un
altro
esempio
,
fornito
dallo
stesso
Vossler
.
Il
modo
congiuntivo
delle
parole
flessibili
serve
sempre
e
unicamente
in
tutte
le
lingue
romanze
a
esprimere
una
cosa
non
,
come
si
credeva
prima
,
in
quanto
irreale
o
in
quanto
ipotetica
,
ma
in
quanto
pensata
.
Onde
il
Gröber
dice
:
"
Der
Konjunktiv
ist
der
Modus
des
Gedachten
"
.
Scrive
il
Pellico
nel
principio
de
Le
mie
prigioni
:
"
Il
custode
...
si
fece
da
me
rimettere
con
gentile
invito
...
orologio
,
danaro
e
ogni
altra
cosa
ch
'
io
avessi
in
tasca
"
.
Il
custode
,
dunque
,
da
spia
e
aguzzino
ch
'
egli
è
per
natura
,
non
si
contenta
del
contenuto
reale
della
tasca
del
Pellico
;
desidera
non
quello
che
c
'
è
,
ma
quello
che
,
secondo
la
sua
sospettosa
immaginazione
,
ci
può
essere
.
Ora
non
c
'
è
congiuntivo
che
non
sia
adoperato
così
;
quantunque
il
Grbber
si
guardi
bene
dal
sostenere
l
'
inverso
,
ossia
che
,
per
esprimere
una
cosa
in
quanto
pensata
,
sia
indispensabile
il
congiuntivo
.
-
E
io
osservo
:
-
Ottimamente
;
ma
che
cosa
è
il
modo
?
e
che
cosa
è
il
congiuntivo
?
Avendo
il
congiuntivo
in
comune
con
altre
espressioni
l
'
espressione
del
pensato
,
definirlo
come
il
modo
del
pensato
non
è
sufficiente
.
Quando
,
dunque
,
mi
si
sarà
data
la
definizione
generale
dei
modi
,
nonché
quella
particolare
del
congiuntivo
,
ne
riparleremo
.
Ma
nessuno
me
le
darà
,
perché
quelle
definizioni
contrasterebbero
con
la
natura
delle
sempre
varie
e
individue
espressioni
linguistiche
.
Quale
scarso
valore
abbia
lo
schematismo
delle
parti
del
discorso
,
ho
detto
altra
volta
e
non
occorre
che
mi
ripeta
.
III
Al
Gröber
spetta
il
merito
di
aver
sentito
l
'
insufficienza
scientifica
della
Grammatica
usuale
;
ma
egli
tenta
,
a
parer
mio
,
l
'
impossibile
,
quando
vuole
correggerla
col
determinare
le
funzioni
delle
forme
espressive
,
laddove
converrebbe
abbandonarla
senz
'
altro
(
abbandonarla
,
dico
,
come
scienza
e
ricerca
rigorosa
)
.
Emanuele
Kant
nel
saggio
sulla
Falsa
sottigliezza
delle
quattro
figure
del
sillogismo
,
a
proposito
di
certe
correzioni
che
il
Crusius
aveva
cercato
d
'
introdurre
in
quella
teoria
,
esclama
:
"
Peccato
che
uno
spirito
superiore
si
dia
tanta
pena
per
migliorare
una
cosa
inutile
.
La
cosa
utile
sarebbe
non
già
di
migliorarla
,
ma
di
abolirla
"
(
Man
kann
nur
was
Nützliches
thun
,
wenn
man
sie
vernichtigt
)
.
Il
quale
detto
si
applica
esattamente
al
caso
presente
.
E
voglio
spiegare
anche
,
in
ultimo
,
perché
io
me
la
sia
presa
proprio
col
Gröber
.
Non
certo
pel
gusto
di
punzecchiare
e
tormentare
un
dotto
uomo
,
che
altamente
stimo
,
ma
per
atto
di
omaggio
.
Il
Gröber
riduce
la
Grammatica
a
cosa
tanto
lieve
,
tanto
sottile
,
tanto
evanescente
,
che
ormai
è
facile
soffiarvi
sopra
e
dissiparla
.
Il
perfezionamento
di
certe
cose
è
la
loro
morte
.
La
vecchia
Grammatica
normativa
era
un
muro
bronzeo
,
e
per
abbatterla
sarebbe
bisognato
il
martello
;
ma
il
Gröber
e
il
Vossler
l
'
hanno
ora
affinata
in
modo
che
è
diventata
un
sottilissimo
tramezzo
di
vetro
,
anzi
di
carta
velina
.
Sottile
,
sottilissimo
;
ma
sempre
impedimento
alla
visione
scientifica
precisa
,
con
l
'
annesso
pericolo
che
il
tramezzo
venga
rinsaldato
e
rifatto
muro
possente
.
Mandando
in
frantumi
quel
vetro
,
o
,
se
piace
meglio
,
con
un
lieve
colpo
di
mano
lacerando
quella
carta
velina
,
non
credo
di
avere
compiuto
una
grande
fatica
,
ma
nemmeno
di
aver
fatto
cosa
inutile
.
Bergamo
,
Istituto
italiano
d
'
arti
grafiche
,
1903
,
pp
.
453-481
.
Il
Vossler
parla
(
p
.
457
n
.
)
del
compenso
che
per
la
perdita
del
valore
acustico
si
ha
nel
guadagno
di
un
valore
stilistico
,
e
all
'
inverso
.
In
realtà
,
in
quei
casi
non
vi
ha
perdita
o
guadagno
,
non
vi
ha
sacrificio
di
una
parte
a
un
'
altra
:
un
'
espressione
bella
,
che
appartenga
al
tipo
detto
acustico
,
non
contiene
una
fiacchezza
stilistica
,
compensata
dal
piacere
acustico
,
ma
ciò
che
si
dice
acustico
è
,
a
guardar
bene
,
il
particolare
contenuto
psichico
di
essa
e
lo
stile
che
gli
è
proprio
.
I
due
casi
d
'
imperfezione
estetica
che
il
Vossler
considera
,
nel
primo
dei
quali
il
contenuto
sarebbe
guastato
dalla
rima
e
dal
ritmo
,
e
nell
'
altro
il
ritmo
e
la
rima
sarebbero
guastati
dal
contenuto
,
formano
un
caso
solo
,
e
contenuto
e
forma
(
rima
,
ritmo
,
ecc
.
)
si
guastano
sempre
vicendevolmente
.
Difetto
di
contenuto
è
difetto
di
forma
,
difetto
di
forma
è
difetto
di
contenuto
.
In
una
recensione
nell
'
"
Archiv
f
.
d
.
Studium
d
.
neu
.
Sprach
.
u
.
Lit
.
"
(
vol
.
112
,
pp
.
230-234
)
del
libro
di
L.E.
KASTNER
,
A
history
of
french
versification
(
Oxford
,
1903
)
,
il
Vossler
prende
apertamente
partito
per
una
riforma
estetica
della
Metrica
.
Egli
mostra
il
difetto
delle
solite
trattazioni
,
con
l
'
esempio
non
solo
del
libro
del
Kastner
,
ma
anche
di
quello
sul
medesimo
argomento
del
Tobler
,
e
delle
monografie
del
Biadene
e
di
altri
,
e
sostiene
che
non
si
possano
scindere
in
modo
netto
verso
e
prosa
,
che
lo
studio
dei
versi
si
debba
fare
guardando
al
fine
artistico
e
non
mercé
regole
estrinseche
,
e
che
perciò
la
loro
storia
non
sia
da
considerare
quasi
ramo
indipendente
del
sapere
,
ma
da
unire
alla
storia
della
poesia
.
Assurdo
è
il
procedere
dei
trattatisti
della
metrica
storica
,
che
prendono
un
verso
francese
antico
,
per
es
.
il
decasillabo
,
e
di
questo
una
determinata
varietà
,
per
es
.
,
quello
con
cesura
epica
dopo
la
sesta
,
e
costruiscono
su
tali
basi
un
più
antico
tipo
volgare
-
latino
con
cesura
e
terminazione
proparossitona
,
ricongiungendo
a
questo
modo
il
verso
francese
al
saturnio
latino
.
Come
se
la
metrica
storica
sia
in
grado
di
stabilire
una
continuità
di
schemi
metrici
,
indipendente
dalla
continuità
della
storia
letteraria
;
come
se
si
possano
,
così
semplicemente
,
restituire
i
termini
medi
,
andati
perduti
nella
storia
dello
spirito
;
come
se
,
guardando
solo
le
lettere
,
sia
dato
trovare
una
connessione
tra
alòpex
e
"
volpe
"
!
Conseguenza
del
modo
di
vedere
del
Vossler
è
(
come
si
è
detto
di
sopra
)
l
'
annullamento
della
Metrica
,
risoluta
,
in
quanto
teoria
,
nell
'
Estetica
,
e
,
in
quanto
storia
e
critica
,
nella
Storia
e
Critica
letteraria
.
-
Per
mia
parte
,
non
vedo
difficoltà
a
lasciare
vivere
una
Metrica
,
a
un
dipresso
del
vecchio
stampo
,
come
produzione
schematica
o
naturalistica
.
"
Zeitschr
.
für
roman
.
Philol
.
"
,
vol
.
XXVII
,
1903
,
pp
.
352-364
.
Anche
il
SAVI
LOPEZ
,
Un
nuovo
libro
di
sintassi
storica
e
psicologica
(
in
"
Nuovo
ateneo
siciliano
di
Catania
"
,
I
,
1904
,
pp
.
2-5
)
,
mi
spiega
qualcosa
di
simile
;
e
soggiunge
:
"
Sono
concetti
elementari
;
ma
si
direbbe
che
in
Italia
abbiano
ancor
bisogno
di
chi
ne
bandisca
la
verità
e
l
'
efficacia
"
.
Con
licenza
del
Savi
Lopez
,
credo
che
la
cosa
stia
proprio
all
'
inverso
:
cioè
,
che
i
concetti
elementari
,
dei
quali
conviene
che
si
"
bandisca
"
ancora
la
verità
,
non
siano
quelli
ricordati
da
lui
,
ma
questi
che
io
sostengo
.
La
verità
dei
quali
par
che
sia
da
"
bandire
"
non
solo
in
Italia
.
Il
Vossler
domanda
:
-
Se
l
'
uso
linguistico
,
come
vuole
il
Croce
,
è
un
ente
immaginario
,
in
qual
modo
è
possibile
l
'
apprendimento
di
una
lingua
,
che
cangia
sempre
rapidamente
da
individuo
a
individuo
?
-
L
'
obiezione
si
risolve
col
riflettere
che
noi
non
apprendiamo
la
lingua
che
parliamo
,
ma
apprendiamo
a
crearla
;
forniamo
,
sì
,
la
memoria
di
prodotti
linguistici
(
del
nostro
ambiente
storico
-
linguistico
)
,
ma
ciò
serve
come
base
e
presupposto
della
nuova
produzione
e
creazione
.
Così
la
lingua
cangia
da
individuo
a
individuo
e
da
una
proposizione
all
'
altra
dello
stesso
individuo
,
sebbene
a
chi
guarda
di
fuori
e
all
'
ingrosso
sembri
qualcosa
di
costante
:
come
costante
ci
appare
per
lunghi
tratti
di
tempo
il
nostro
corpo
,
che
pure
cangia
a
ogni
attimo
.
Ho
accolto
nel
volume
questo
scritto
e
i
due
che
lo
precedono
,
perché
giovano
a
risolvere
difficoltà
che
a
volte
si
riaffacciano
.
Ma
essi
non
serbano
più
valore
alcuno
nei
rapporti
del
Vossler
,
i
cui
concetti
sulla
lingua
e
lo
stile
hanno
preso
forma
nuova
e
ben
più
matura
nel
volume
:
Positivismo
e
idealismo
nella
scienza
del
linguaggio
(
trad
.
ital
.
,
Bari
,
Laterza
,
1908
)
;
intorno
al
quale
,
si
vedano
Conversazioni
critiche
,
I
,
87-105
.
StampaPeriodica ,
Il
processo
al
partito
cominciò
alle
nove
del
mattino
.
Domenica
21
novembre
c
'
erano
150
operai
socialisti
nel
salone
dell
'
Istituto
autonomo
case
popolari
in
corso
Dante
a
Torino
.
Qualcuno
aveva
in
tasca
,
segnata
in
rosso
,
la
copia
dell
'
«
Avanti
!
»
con
la
lunga
relazione
(
167
cartelle
)
tenuta
sei
giorni
prima
dal
segretario
nazionale
Bettino
Craxi
al
comitato
centrale
.
Altri
stringevano
in
mano
brevi
appunti
scritti
con
rabbia
durante
le
cento
e
più
assemblee
dei
nuclei
aziendali
socialisti
,
i
Nas
,
che
avevano
preceduto
l
'
incontro
.
Davanti
a
loro
,
mani
infilate
nella
giacca
blu
,
Craxi
ascoltava
immobile
.
Parlò
per
primo
Guido
Celotto
,
un
operaio
della
FIAT
Mirafiori
:
«
Le
partite
a
scacchi
giocate
dai
notabili
ci
hanno
rotto
le
palle
.
Fuori
dal
partito
i
burocrati
e
le
clientele
»
.
Seguì
Renzo
Caddeo
,
sindacalista
di
Orbassano
,
un
comune
della
cintura
rossa
:
«
I
vecchi
leader
hanno
massacrato
l
'
immagine
del
partito
»
.
Poi
attaccò
Renato
Fiori
,
delegato
della
FIAT
Lingotto
:
«
Voi
dirigenti
non
vi
fate
mai
vedere
in
fabbrica
»
.
E
nella
sala
si
fece
silenzio
quando
un
vecchio
militante
si
alzò
a
parlare
con
accenti
di
rammarico
:
«
Una
volta
se
per
strada
passava
un
socialista
la
gente
diceva
:
ecco
un
galantuomo
»
.
Nei
cinque
mesi
della
segreteria
,
Craxi
ha
sentito
solo
lamentele
,
rimproveri
,
amarezze
di
socialisti
delusi
e
sconcertati
per
la
sconfitta
elettorale
del
20
giugno
e
per
lo
stato
comatoso
del
partito
.
Eletto
segretario
in
uno
dei
momenti
più
difficili
della
storia
del
PSI
,
nel
clima
di
intrighi
e
di
colpi
di
mano
dell
'
hotel
Midas
,
Craxi
era
sembrato
all
'
inizio
solo
il
gestore
della
catastrofe
.
La
sua
elezione
venne
accolta
da
una
diffidenza
generale
:
gli
extraparlamentari
di
sinistra
ricordavano
i
suoi
legami
con
gli
americani
;
«
Le
Monde
»
lo
definì
«
il
tedesco
»
per
le
sue
simpatie
verso
la
socialdemocrazia
di
Bonn
;
i
comunisti
si
chiusero
nel
silenzio
,
per
evitare
di
dargli
credito
troppo
precipitosamente
;
numerosi
dirigenti
socialisti
sospettarono
che
volesse
riprendere
i
contatti
con
la
DC
per
rifare
un
centro
sinistra
appena
riverniciato
.
Poi
,
in
poche
settimane
,
la
trasformazione
.
«
Come
accade
spesso
nella
storia
gli
uomini
,
quando
assumono
una
funzione
,
cambiano
e
adeguano
la
loro
attività
alla
carica
che
ricoprono
»
spiega
sorridendo
Riccardo
Lombardi
,
fino
a
qualche
mese
fa
uno
dei
più
duri
critici
di
Craxi
.
«
Urbano
VIII
,
finché
era
astronomo
,
appoggiava
le
teorie
di
Galileo
.
Diventato
papa
le
condannò
»
.
Il
ritocco
decisivo
alla
sua
immagine
,
il
segretario
l
'
ha
dato
al
comitato
centrale
.
Entrato
sotto
il
segno
ambiguo
del
Midas
,
ne
è
uscito
notevolmente
rafforzato
nel
prestigio
e
nel
peso
politico
.
«
Intorno
a
Craxi
c
'
è
una
maggioranza
che
è
d
'
accordo
su
un
certo
numero
di
proposte
,
alcune
delle
quali
suggerite
in
questi
anni
dalla
sinistra
socialista
e
imposte
dai
settori
più
avanzati
della
base
»
spiega
Antonio
Giolitti
,
ex
antagonista
di
Craxi
per
la
carica
di
segretario
del
partito
,
ora
su
posizioni
di
cauta
solidarietà
.
All
'
allargamento
dei
consensi
nei
suoi
confronti
Craxi
è
arrivato
soprattutto
grazie
al
suo
appoggio
deciso
alla
linea
politica
dell
'
alternativa
di
sinistra
e
al
rifiuto
dell
'
alleanza
a
due
con
la
DC
(
come
invece
vorrebbero
i
due
leader
storici
del
partito
,
Francesco
De
Martino
e
Giacomo
Mancini
,
usciti
sconfitti
dal
comitato
centrale
)
.
Una
scelta
chiesta
senza
incertezza
da
quasi
tutta
la
base
.
Reduce
da
un
viaggio
in
Emilia
e
Romagna
,
Luigi
Covatta
,
dirigente
dell
'
ufficio
studi
del
PSI
,
ricorda
una
riunione
a
Carpi
fra
operai
,
professori
e
studenti
.
«
Tutti
mi
hanno
detto
:
mai
più
con
la
DC
da
soli
.
Dobbiamo
fare
una
cura
di
estraneità
dal
governo
.
»
Pochi
giorni
fa
a
Bologna
,
alla
conferenza
operaia
,
l
'
applauso
più
lungo
e
ripetuto
è
toccato
a
Fabrizio
Cicchitto
dell
'
ufficio
sindacale
del
partito
,
sempre
polemico
e
sprezzante
nei
confronti
dei
democristiani
.
Nei
congressi
delle
300
sezioni
di
Milano
l
'
esodo
dei
demartiniani
verso
le
posizioni
di
Aldo
Aniasi
,
uno
dei
più
convinti
sostenitori
dell
'
alternativa
di
sinistra
,
è
notevole
.
Così
a
Torino
e
a
Genova
.
«
La
linea
di
De
Martino
non
garantisce
al
partito
nessuna
prospettiva
»
confessa
Antonio
Canepa
,
un
dirigente
socialista
ligure
,
ex
demartiniano
.
Alcune
conversioni
sono
sembrate
a
volte
sospette
:
in
Sicilia
,
Salvatore
Lauricella
,
ex
ministro
dei
Lavori
pubblici
,
uno
dei
dirigenti
più
criticati
di
tutto
il
partito
,
si
è
adeguato
da
un
giorno
all
'
altro
al
nuovo
corso
nella
speranza
di
rimanere
a
galla
.
In
complesso
il
fenomeno
dell
'
annullamento
delle
correnti
tradizionali
e
della
loro
confluenza
nella
nuova
linea
si
fa
strada
.
Soltanto
nel
Centro
Sud
,
molte
sezioni
e
federazioni
,
manciniane
e
demartiniane
a
oltranza
per
ragioni
di
potere
,
resistono
.
Quasi
600
mila
iscritti
,
composto
per
la
maggior
parte
di
studenti
e
di
impiegati
(
il
34%
)
il
Partito
socialista
ha
perso
col
passare
degli
anni
la
caratteristica
di
partito
in
maggioranza
operaio
che
aveva
negli
anni
Cinquanta
,
ai
tempi
di
Rodolfo
Morandi
(
dalle
fabbriche
viene
solo
il
16,43%
degli
iscritti
)
,
ed
è
diventato
un
partito
dalle
caratteristiche
governative
,
gonfiato
dalle
iscrizioni
clientelari
(
il
76%
degli
iscritti
di
oggi
ha
preso
la
tessera
con
il
centrosinistra
)
.
«
Per
far
vincere
la
battaglia
al
gruppo
dirigente
e
arrivare
davvero
al
rilancio
del
PSI
»
dice
il
sindaco
di
Pavia
,
Elio
Veltri
,
«
si
devono
muovere
i
giovani
.
»
A
Pavia
,
una
delle
città
dove
il
nuovo
corso
si
fa
sentire
di
più
,
l
'
età
media
degli
attivisti
del
partito
è
la
più
bassa
d
'
Italia
,
30
anni
,
e
nei
congressi
di
sezione
non
sono
state
presentate
liste
di
corrente
ma
raggruppamenti
unitari
.
A
Trento
,
dove
già
nel
1972
un
nucleo
di
giovani
lombardiani
aveva
tagliato
tutti
i
legami
con
la
DC
,
passando
all
'
attacco
e
lanciando
la
proposta
dell
'
alternativa
di
sinistra
,
alle
elezioni
politiche
il
PSI
è
avanzato
di
quasi
cinque
punti
in
percentuale
.
Sono
innovazioni
ed
esperimenti
che
spesso
suscitano
contrasti
e
lotte
dure
in
un
partito
dove
la
spinta
alla
poltrona
di
centrosinistra
conta
ancora
.
Un
piccolo
esempio
di
questi
scontri
fra
generazioni
di
socialisti
è
Collesano
,
un
paesone
della
provincia
di
Palermo
.
Preso
il
controllo
della
sezione
,
i
giovani
socialisti
hanno
deciso
di
rompere
con
il
centrosinistra
che
governa
il
Comune
.
Ma
tre
consiglieri
comunali
su
quattro
si
sono
rifiutati
di
dimettersi
.
Preferivano
un
comodo
governo
con
la
DC
.
L
'
abitudine
al
centrosinistra
,
agli
agi
del
tranquillo
potere
coi
democristiani
tocca
molti
quadri
del
PSI
.
È
il
partito
degli
assessori
,
che
resiste
alle
innovazioni
,
e
contro
il
quale
la
battaglia
di
Craxi
è
ancora
tutt
'
altro
che
vinta
:
«
Lo
scoglio
vero
è
la
moralizzazione
del
partito
»
dicono
i
collaboratori
del
segretario
socialista
.
Spinta
dalla
direzione
,
la
commissione
di
controllo
,
un
organo
che
in
passato
ha
funzionato
in
maniera
discontinua
,
è
tornata
a
una
discreta
efficienza
.
Obiettivo
:
ripulire
la
periferia
più
inquinata
dal
sottogoverno
.
In
quattro
mesi
i
discussi
dirigenti
di
sette
federazioni
sono
stati
destituiti
e
al
loro
posto
è
stato
nominato
un
commissario
.
Fra
qualche
mese
analoghi
provvedimenti
colpiranno
altre
sei
federazioni
.
Quasi
dovunque
sono
stati
inviati
ispettori
per
controllare
il
tesseramento
,
artefatto
soprattutto
in
Calabria
e
in
Sicilia
.
A
Salerno
,
feudo
del
deputato
manciniano
Enrico
Quaranta
,
il
commissario
Raffaele
Delfino
ha
cominciato
col
far
pagare
le
quote
di
finanziamento
obbligatorio
al
partito
,
sinora
evase
,
a
sindaci
,
consiglieri
comunali
,
amministratori
di
enti
pubblici
,
riuscendo
a
raccogliere
,
in
pochi
giorni
,
14
milioni
.
Lo
sforzo
di
Craxi
e
della
maggioranza
che
lo
sostiene
è
anche
diretto
a
riorganizzare
il
partito
secondo
nuovi
schemi
:
minor
accentramento
,
maggior
responsabilità
alle
federazioni
,
divisione
dell
'
attività
di
partito
in
quattro
collettivi
di
lavoro
(
economia
,
cultura
,
organizzazione
,
diritti
civili
)
,
istituzione
di
una
Scuola
di
partito
e
di
centri
di
formazione
dei
quadri
,
alcuni
dei
quali
autogestiti
dalla
base
.
In
alcune
federazioni
i
corsi
sono
già
cominciati
,
in
altri
(
Pavia
,
per
esempio
)
i
congressi
di
sezione
sono
stati
trasformati
in
lezioni
di
tipo
quasi
universitario
di
politica
e
di
economia
.
«
Il
20
giugno
ci
ha
fatto
capire
»
dice
il
senatore
calabrese
Sisinio
Zito
,
condirettore
di
«
Mondo
operaio
»
,
la
rivista
ideologica
del
PSI
«
che
gli
sbandamenti
politici
sono
stati
anche
una
conseguenza
di
un
modo
di
far
politica
strozzato
e
verticistico
»
.
Uno
degli
strumenti
principali
di
educazione
e
formazione
dei
quadri
sarà
l
'
«
Avanti
!
»
,
il
quotidiano
del
PSI
che
col
nuovo
anno
cambierà
aspetto
(
uscirà
formato
tabloid
)
e
contenuti
.
Secondo
la
direzione
,
dovrebbe
servire
a
sviluppare
il
dibattito
politico
attorno
alle
tesi
del
partito
.
Dietro
a
tutte
queste
iniziative
,
il
Centro
studi
,
guidato
da
Covatta
,
strumento
per
la
delicata
operazione
di
identificazione
e
di
recupero
dell
'
area
socialista
.
Insieme
con
Covatta
lavorano
studiosi
come
Stefano
Rodotà
,
Giuseppe
Tamburrano
,
Massimo
Teodori
,
Ruggero
Orfei
,
Gino
Giugni
,
Giorgio
Ruffolo
,
nel
tentativo
di
allacciare
contatti
con
la
nuova
realtà
di
base
,
i
consigli
di
quartiere
,
di
fabbrica
,
di
scuola
,
i
partiti
laici
minori
,
i
radicali
(
a
Genova
,
Bologna
,
Pavia
,
PSI
e
PR
hanno
già
cominciato
a
lavorare
insieme
,
con
la
prospettiva
di
liste
comuni
alle
prossime
elezioni
)
.
Il
modello
è
soprattutto
il
Partito
socialista
francese
di
François
Mitterrand
,
un
partito
che
dopo
anni
di
crisi
è
riuscito
a
passare
dal5
al
27%
.
Secondo
i
socialisti
italiani
tra
i
due
partiti
esistono
alcune
differenze
fondamentali
:
«
Il
PSF
è
cresciuto
anche
con
l
'
appoggio
dei
club
politico
-
culturali
,
esperienze
ben
radicate
nella
storia
francese
,
ma
di
poca
consistenza
in
quella
italiana
»
ricorda
Enrico
Manca
,
membro
della
direzione
del
PSI
.
«
Inoltre
venne
spinto
verso
l
'
alleanza
delle
sinistre
dal
gollismo
,
un
'
esperienza
irripetibile
in
Italia
»
.
Ma
ci
possono
essere
strette
rassomiglianze
.
«
Identificazione
di
un
ruolo
specifico
e
autonomo
del
PSI
,
né
subalterno
al
PCI
e
alla
DC
né
interprete
di
una
terza
forza
di
tipo
anticomunista
»
spiega
Aldo
Aniasi
,
«
rapporto
con
le
masse
dei
lavoratori
cattolici
che
in
Francia
hanno
contribuito
al
successo
di
Mitterrand
.
Un
fenomeno
che
potrebbe
ripetersi
anche
in
Italia
»
.
Superato
l
'
anticlericalismo
di
stampo
ottocentesco
,
í
socialisti
sono
oggi
sempre
più
attenti
al
recupero
della
sinistra
CISL
e
dei
militanti
aclisti
.
«
Oggi
nella
federazione
bolognese
del
PSI
»
dice
Gabriele
Gherardi
,
ex
direttore
della
rivista
cattolica
«
Il
Regno
»
,
responsabile
della
commissione
culturale
del
PSI
a
Bologna
«
ci
sono
almeno
15
quadri
di
partito
di
un
certo
rilievo
che
sono
cattolici
.
Forse
molti
non
lo
sanno
,
perché
il
PSI
non
ha
mai
esibito
i
suoi
voti
cattolici
.
Non
li
ha
mai
strumentalizzati
,
come
è
successo
invece
in
altri
partiti
»
.
Le
nuove
posizioni
del
Partito
socialista
sono
state
valutate
positivamente
dal
PCI
.
«
Con
le
loro
posizioni
»
ha
scritto
Achille
Occhetto
,
segretario
regionale
della
Sicilia
,
sull
'
«
Unità
»
del
21
novembre
,
«
i
compagni
socialisti
dimostrano
di
voler
concorrere
in
modo
unitario
alla
definizione
positiva
di
un
nuovo
quadro
politico
.
Si
tratta
indubbiamente
di
una
rilevante
novità
»
.
A
questo
riavvicinamento
fra
i
due
partiti
,
nonostante
gli
attriti
e
le
polemiche
che
continuano
in
periferia
(
in
Lombardia
,
in
Umbria
,
in
Emilia
Romagna
,
dove
i
socialisti
mal
sopportano
l
'
egemonia
comunista
nelle
giunte
locali
e
la
linea
del
compromesso
storico
.
«
Sono
stufo
di
vedere
Zangheri
cantare
la
serenata
alla
DC
»
dice
Vito
Germinario
,
capogruppo
del
PSI
a
Bologna
)
,
i
dirigenti
del
PSI
danno
due
spiegazioni
:
maggiore
credibilità
di
Craxi
in
via
delle
Botteghe
Oscure
e
desiderio
da
parte
dei
comunisti
di
trovare
nel
PSI
un
sostegno
in
un
momento
difficile
anche
per
loro
e
per
il
paese
.
«
Ma
avvicinamento
non
vuoi
dire
confusione
di
ruoli
»
avverte
Manca
.
«
Mai
come
oggi
siamo
stati
così
distanti
dal
PCI
sul
problema
della
fusione
fra
i
due
partiti
e
così
vicini
rispetto
agli
obiettivi
da
raggiungere
»
.