Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaPeriodica"
NOTE LETTERARIE. GLI ANIMALI PARLANTI ( MONTALE EUGENIO , 1925 )
StampaPeriodica ,
In questo nuovo volume di Carlo Linati [ Storie di bestie e di fantasmi , Treves ] sono raccolte un certo numero di favole , divagazioni , studi e scherzi che gioveranno a mettere cotesto scrittore aristocratico e schivo a contatto di un pubblico più vasto di quello che gli ha concessa finora la sua attenzione . Abbiamo parlato di studi e scherzi in un senso tutto musicale ed intimo , e non già riferendoci all ' apparente levità e futilità della materia , che appartiene invece a quell ' eterna fonte di pretesti poetici che ogni artista vero va in sé sempre più rivalutando ad ogni passo della propria esperienza . Come a qualche altro scrittore nostro , e dei migliori , giungere allo scherzo e alla leggerezza non fu per Linati a thing of no importance ; sì un premio e una conquista di cui non potrà comprendere la portata chi ignori a prezzo di quali sacrifizi si sia da noi fatta strada una vena di poesia memore delle sue origini e pur conscia delle esigenze più imperiose del presente , negli scrittori che si affacciarono all ' arte sul declinare dell ' ultima nostra trimurti letteraria che vorremmo chiamare ufficiale . Il Linati , lombardo , amante del Manzoni e della sua terra , non fu di quelli che si compiacquero del gesto in realtà assai significativo di rivolta e di stanchezza onde parve concluso un periodo glorioso della nostra vita spirituale : il grande Ottocento . Egli non esclamò « lasciatemi divertire ! » , e non cantò la fontana malata . Il suo compito poté sembrare , dapprima , più didascalico e angusto ; a lui furono vietate le autentiche consolazioni dello snob . La sua via fu diversa : dovette egli ricordarsi della propria regione natale e del grande corso delle stagioni , delle opere della terra e dei suoi doni ; dovette rifarsi agli scrittori della sua gente , dal Manzoni ad oggi , ch ' egli ha studiati con passione di figlio ; dovette , infine , costruirsi partendo dai suoi presupposti più logici e umani , anziché troncare ogni ormeggio e buttarsi all ' avventura , da inquieto cittadino del mondo . Se in ogni signore degno del nome ha da esserci un poco del contadino e dell ' uomo comune si può affermare che Linati coltivò con qualche compiacenza questa parte di se stesso ; ed anche quando il suo estro lo trasse sotto altri cieli e lo fece curioso di scrittori d ' altre terre , la sua scelta cadde su grandi autori du terroir : gli irlandesi , ch ' egli tradusse . Noi non rifaremo le tappe delle origini e dello sviluppo dell ' arte linatiana ; un contributo a tali motivi non è da portarsi dopo le numerose pagine critiche che altri vi ha dedicato . Resta fissata la figura di Linati come quella di un originale essayist , a fondo critico , della sua terra ricordare Sulle orme di Renzo e le Tre Pievi ed anche come quella di un cantore di idilli di un naturalismo temperato e sorvegliato ( da Duccio da Bontà a Narcissa ) con un fondo , che finora non ci parve messo troppo in luce dai critici , di chiusa scontentezza umana . Questo secondo aspetto dell ' arte di Linati che è tuttora in svolgimento , ed è anche il suo volto meno conosciuto ( Sulle orme di Renzo rappresenta ancora il maggior successo di critica del nostro scrittore ) , ci rende sempre più chiaro quanto poco , in realtà , sia passato in lui dello spirito manzoniano . Linati non ha in sé come quasi nessuno di noi una precisa norma , una legge ; né tanto meno gli riesce , avveduto com ' è , di contentarsi di una formula . Il suo viaggio che si attende conferme e giustificazioni dalla realtà esteriore , è dunque destinato a rimanere un vagabondaggio . Del suo combattimento con le apparenze lo scrittore lombardo non ha mai creduto di darci documentazioni spudorate ; con un buon gusto che certo ha da parere cosa assai recondita a quel neo - mistico , dei tanti di Ripafratta , versatissimo in letteratura entomologica , il quale si credette poco meno che spodestato al primo apparire di questi saggi linatiani . Ed a questi dovrà bene volgersi il nostro discorso . Sarà abbastanza chiaro , da quanto precede , ciò che lo « Scherzo » rappresenta in un temperamento di questa fatta ; delle possibilità e dei rischi che comporta , del pari allettevoli . Un giudizio vero e proprio di questo momento dell ' attività letteraria di Linati sarà possibile solo più tardi , allora che il nostro autore avrà maggiormente svolta e articolata questa sua gamma . Ed è proprio Linati stesso con un ' ultima delicatissima prosa Foreste sommerse , non compresa in questo libro , che ci rende fiduciosi di suoi nuovi arricchimenti e sviluppi . Ma anche preso in sé il volume d ' oggi contiene pezzi d ' indiscutibile bellezza ; le rare qualità di scrittore che conoscevamo in Linati , si son fatte più aeree , leggiere ; la pagina n ' è tutta mossa e ventilata , le parole hanno un brivido insolito . Certo noi non abbiamo scordati alcuni ritmi di Amori , né il mattino di vento del volume Nuvole e paesi ; e non vorremmo affermare che questa gentilezza di tocco e di risonanze sia in Linati cosa al tutto nuova e insospettata . Ma è certo che le sue preferenze passate andarono a quel segno mordente d ' acquafortista , che oggi troviamo attenuato senza che la nota precisione dello scrittore vada perduta . La sua musica tende a farsi più interiore , il suo quadro rifiuta ormai ogni ornamento inessenziale . L ' airone bianco , Una buona morte , La giornata dello stagno , sono , per citare qualche cosa , tre risultati dei più belli ; né restano isolati nel volume . Ne L ' asta di Laocoonte il pittore di animali fa luogo al saggista umoresco che sa raggiungere qui effetti non meno fortunati . Non è agevole stralciare qualche pagina ; ma ecco almeno questo sciamio di uccelli , delineato in poche parole : D ' un tratto l ' Airone bianco s ' alzò a volo lanciando lo squillo della partenza , e tutta la tribù si levò dietro lui in un grande strepito d ' ali e di garriti . I primi a raggiungerlo furono i due Cigni selvatici , poi il Piviere dorato , poi la Gallina pratajola e le quattro Anitre . In coda a questi ottimati seguì il popolo minuto : tortore , fringuelli , tre quaglie , una lodola e un tordo bottaccio . Presto lo stormo prese quota nel cielo infocato di quell ' ultimo lembo di terra siciliana e si slanciò dritto sul mare puntando verso le marine della Libia . Addio , vecchia Europa ! Ma il brivido non è passato soltanto nelle parole . Si potrebbe mostrare che nella Giornata dello stagno c ' è assai più e meglio del divertimento di un gran signore delle imagini ; con quelle due anime umane protese a qualcosa di inafferrabile , e pure poste accanto agli idrofili e alle arenicole in un piano di vita ch ' è , pur sotto lo splendore delle tinte , desolata e necessaria . E l ' apparizione del Cigno diventa allora un miraggio che non si scorda facilmente . Leggete ancora nella prosa Una buona morte , la fine di Crocione , personaggio che non definiremo per non far mancare la curiosità : una morte esemplare che mette termine a una esistenza condannata ; una sconsolata tristezza nell ' ambito di poche parole . Non erano finora molto frequenti , nell ' arte di Linati , risonanze di questo genere : qualche timbro nuovo entra , dunque , nella poesia di lui , o riesce almeno a manifestarsi in forme più chiare . S ' è voluto , per questo , indugiare su tali pagine , a preferenza d ' altre , pur felici ma non altrettanto significative . Ma il libro si legge tutto con molto diletto ; ed una cosa ne risulta ben chiara : che da Linati avremo ancora molto da imparare , perché la sua bella gioventù non passa .
StampaPeriodica ,
Storiografo della filosofia , autore di monografie erudite , scrittore di pedagogia e di cultura , Santino Caramella non è da presentarsi ai lettori del « Lavoro » , che da tempo lo seguono , benché in una sua attività marginale , su queste colonne . Ho tra le mani l ' ultimo libro di lui : una Storia del pensiero estetico e del gusto letterario in Italia ( Perrella , Genova ) che fu redatta ad uso dei Licei . M ' intendo assai poco di questioni scolastiche , e temo di ignorare persino la più parte delle riforme Gentile , per ciò che riguarda i « programmi » delle nostre scuole . Ma questa m ' era venuta all ' orecchio : che fosse giunta l ' ora di spezzare ai discenti il pane del pensiero estetico . Di qui il bisogno di manuali adatti allo scopo , precisi nell ' informazione e semplici nelle linee , tali cioè da ridurre a qualche ordine ed unità i molteplici pensamenti degli estetici d ' ogni tempo , non tutti facili davvero , né sorretti da molta coerenza . Il Caramella dà in questa sua opera l ' abbozzo di quella « che potrebbe anche diventare , col tempo , una nuova storia dell ' estetica » ; una storia , cioè , che rispettando il robusto scheletro che il Croce ci ha offerto dello svolgimento di questa disciplina , tragga il maggior profitto dal lavoro monografico dell ' ultimo ventennio , che non è stato piccolo . Non è questa , bisogna confessarlo , un ' agevole materia ; né si può imaginare quali siano per essere i frutti del suo insegnamento nelle scuole secondarie . L ' esperienza sola potrà decidere su questo punto . Ma almeno una cosa si può osservare : che se è la fantasia un poco l ' età edenica dell ' intelletto ( età sempre ritornante , e non già da concepirsi quale un semplice inizio temporale della vita dello spirito ) lo studio di lei , delle sue leggi , e di quanto si è pensato nei secoli intorno ai suoi modi e comportamenti , non ci pare disciplina da giovani . Si tratta qui di un concetto che , a non esser frainteso , richiede assai complesso e maturo senso interiore . S ' è fatto chiaro nell ' ultimo secolo un po ' dovunque , ma con maggiore coscienza critica in Italia , un criterio rigorosamente formale e filosofico dell ' arte . L ' arte è intuizione , è fantasia di qua del pensiero logico ; e come non v ' ha intuizione che non abbia in qualche modo provata la propria forma espressiva , l ' espressione è linguaggio ( vuoi scritto , o parlato , o plastico ) . Nella realtà fondamentale dell ' espressione che brucia in sé ogni motivo pratico polemico intellettuale che ne resta inseparabile e non si può considerare a sé quale astratto « contenuto » , si risolve oggi ogni problema dell ' arte . Il consenso che accompagna questa concezione , che ha trovato da noi il più forte rappresentante nel Croce , è assai più vivo di quanto in sede teorica potrebbe essere verificato . Le divergenze ideali , talora importanti , dividono gli estetici ; è ormai abitudine quasi generale da parte dei critici di opere d ' arte e di letteratura , di giudicare in base a un ' intuizione lirica autonoma e individuale del fatto artistico . Questa concezione , si può affermarlo con tranquillità , domina sempre più la vita intellettuale del mondo moderno ; ed è concezione nettamente idealistica . Battuto da più parti con argomenti più buoni e men buoni , l ' idealismo appare appena scalfito nella sua estetica . Buon segno di vita totale . Codesta nuova intuizione penetra troppo addentro al cuore della tumultuosa vita moderna perché noi possiamo crederne prossima la fine : le sue apparenti cadute , si può profetarlo fin d ' ora , saranno seguite dalle più rapide restaurazioni . Si potrebbe scrivere tutto un capitolo umoristico sull ' intuizione , quale la nuova estetica la intende : via di mezzo tra il furor e l ' agudeza , moderato invasamento , l ' unico possibile nell ' età della macchina da scrivere . O metterne in rilievo con tutta serietà le possibilità di penetrazione nel mondo dell ' alogico . Il libro del Caramella , che non poteva riuscire più chiaro , porta gli studenti secondari nel fondo di questo concetto polisenso . Il volume , che presuppone nel lettore una parallela conoscenza della nostra storia letteraria , s ' inizia con una nitida esposizione dei cardini dell ' estetica antica . Sul dualismo tra forma e materia , la concezione platonica dell ' arte imitatrice ( mimesi ) , le idee della Poetica di Aristotile , la creazione dei « generi » fissi e delle leggi sono qui pagine brevi ma essenziali . Ne resta fissato il carattere di « eteronomia » dell ' estetica antica , ossia la tendenza a porre la legge dell ' arte fuori dell ' arte stessa . Eteronomia che il progredire dell ' estetica si sforza via via di eliminare , sostituendo nuovi termini a quelli più corrosi dalla critica , nei limiti di un problema immutato . Vige il dualismo più rigoroso : l ' arte non crea , ma riproduce un immutabile « bello di natura » . La trattazione si amplia , com ' è giusto , al capitolo G.B. Vico e l ' idealismo , che ha pagine sull ' estetica di Kant , sul romanticismo e l ' idealismo romantico , e ai successivi che chiudono l ' opera : L ' estetica del romanticismo italiano ( periodo del Risorgimento ) , La riforma crociana e l ' estetica contemporanea . Ne escono ben tratteggiati : il romanticismo italiano , la teoria e l ' opera critica del De Sanctis , gl ' indirizzi di transizione sullo scorcio dell ' Ottocento , l ' estetica crociana e le correnti nuove . E occorre appena ricordare , a chi conosca l ' autore , che una ricchissima bibliografia è posta alla fine d ' ogni capitolo . Bisogna dar lode al Caramella , idealista , di non aver presentato questo complesso svolgimento storico in una caricata funzione di avviamento al lucidus ordo del pensiero nuovissimo . La sua mentalità non ha nulla di dogmatico , e nessun serio timore poteva nutrirsi in questo senso . Né egli , com ' è giusto , mostra di sopravalutare gli schemi degli estetici in rapporto al fondo concreto dell ' arte d ' ogni età . Quanto robusto ed autonomo fosse in passato il senso creatore degli artisti maggiori egli pone bene in rilievo al di fuori , e al di sopra , delle imperfette sistemazioni teoretiche . Il passato è per lui sempre risorgente vita , e non già pretesto a classificazioni erudite . Ma all ' estetica del Croce , della quale addita taluni punti dubbiosi , il Caramella tien fede , pur rendendosi conto che parecchie esigenze delle scuole ormai sorpassate meritano di essere saggiate alla luce delle nuove tendenze . Bisogna invogliarlo di por mano a quella maggiore storia dell ' estetica ch ' egli ha tutte le qualità per compiere felicemente ; ed essergli grati di portare al pensiero che rappresenta tuttora la nostra migliore ricchezza , in tempi di turbamento intellettuale , misticismi - danza - del - ventre ed altre storture , l ' ausilio e l ' autorità del suo nome tanto rispettato .
StampaPeriodica ,
... Da un pezzo il Croce giudica poeti e storici , romanzieri e filosofi , e non alla spicciolata , ma per secoli e generazioni , sicut potestatem habens . Quali siano i suoi titoli a giudicare i poeti , tutti gli intenditori e le persone di gusto sanno ormai . Non sarà inutile verificare una volta tanto anche i suoi titoli - scienza e coscienza - a giudicare gli storici . Si aggiunga una ragione personale . Alcuni anni fa dimostrai che l ' etestica del Croce è un guazzabuglio di contradizioni e di paralogismi , in cui ogni pagina smentisce la precedente ed è smentita dalla seguente ; che in tutta la filosofia non si trova un libro così mal ragionato ; e che solo chi non abbia capito nulla , può illudersi di avere imparato qualche cosa leggendolo . La dimostrazione era così definitiva , che il Croce non ha osato replicare parola , in quattro anni . Non voglio che egli possa illudersi di avere almeno potuto a sua volta ridurre me al silenzio . Quando apparve la traduzione francese dei due primi volumi di Roma alcuni giornalisti d ' oltralpe , uomini d ' ingegno ma un po ' precipitosi nel giudicare , come è spesso quella professione , scrissero , e con sincera intenzione di elogio , che l ' autore aveva studiato Carlo Marx . Imbattutisi per la prima volta in una storia antica che raccontava di commerci , di dissesti , di fallimenti , di usure , e di altre cose consimili , reputate da molti invenzioni moderne ; avendo sentito dire che Carlo Marx aveva fatto della storia del mondo un tessuto di interessi economici , s ' erano messi in mente di far onore all ' opera , ascrivendola ad una famiglia così moderna e così illustre . Senonché l ' opera mia è costretta a tacciar di falso questo certificato di stato civile , perché essa è parente del marxismo quando del confucianesimo o del mitraismo . Ed ecco , a sua volta il Croce dà principio al giudizio , copiando di peso questo sproposito : " Nel Ferrero - egli scrive - sono tutte le formule ( ! ) della scuola ( ! ) , tutti i derivati ( ! ) del materialismo storico " . Che cosa il Croce intenda per formule e per derivati del materialismo storico , non so . Il materialismo storico non è una scuola , perché una scuola suppone maestri e discepoli , e qui i discepoli almeno mancano ; è una pura dottrina , campata nei cieli della speculazione , un po ' confusa e nebulosa , come tutto ciò che è uscito dalla mente frammentaria di Carlo Marx . Nessuno storico di forte torace l ' ha ancora applicata in nessuna opera di polso . Ma come dottrina si presenta negli scritti del suo autore e dei suoi discepoli e commentatori in due vesti : più generale la prima , più particolare la seconda . La dottrina più generale vuole che i fenomeni della storia , la religione , la politica , il diritto , l ' arte e via dicendo , siano una specie di drappeggiamento sontuoso , sotto cui si nasconde la greggia ed unica realtà degli interessi economici . Ma del materialismo inteso così io penso che sia una dottrina puerile , da non poter essere presa sul serio ; immaginarsi se si potranno trovare le sue " formule " e i suoi " derivati " nell ' opera mia ! Che ogni istituzione o associazione umana di qualsiasi natura , politica , religiosa o intellettuale , debba tenere un libro di conti ; che tutte le relazioni tra gli uomini di ogni specie , dalla famiglia allo Stato e alla Chiesa , siano regolate anche da una ragione di dare e avere , non vuoi dire , che l ' anima di quelle associazioni e istituzioni viva nel libro dei conti ; vuoi dire soltanto che , qualunque cosa gli uomini facciano , pensino o vogliano , hanno bisogno innanzi tutto di nutrirsi e di vestirsi ; che il prete deve vivere dell ' altare , come il pittore del pennello , e il matematico delle formule . Più seria è la dottrina particolare e ristretta , che assume la trasformazione degli istrumenti del lavoro a motore occulto della storia . Inteso così , il materialismo storico potrebbe essere una dottrina feconda e fare scuola , il giorno che raccogliesse intorno a sé discepoli valorosi , purché circoscritta alla storia dell ' Europa negli ultimi due secoli , che sola può comportarne l ' applicazione . Negli ultimi due secoli la storia dell ' Europa è veramente condotta da due demiurghi : le dottrine razionali della società e dello Stato , che minano sotto sotto Dio ; le macchine mosse dal vapore e dall ' elettricità , che minano sotto sotto tutti gli antichi ideali di perfezione . Nessuno scrittore capirà il secolo XIX , sinché non riesca a scoprire questi due demiurghi , discesi da due cieli differenti della storia , all ' opera insieme e senza saper l ' uno dell ' altro . Il materialismo storico potrebbe studiarne con profitto uno ; e quindi scoprire una parte della verità . Senonché questa dottrina non ha posto né ufficio nella storia antica , dalla quale il secondo demiurgo è assente ; ed è addirittura infantile il supporre che abbia potuto applicarla proprio l ' autore , che ha indicato nel secolo XIX nel trapasso della civiltà qualitativa alla quantitativa , dall ' ideale di perfezione all ' ideale di potenza , il maggior rivolgimento della storia universale . Solo questo rivolgimento ha chiamato in terra , un paio di secoli fa , il demiurgo , che il materialismo vorrebbe presente in tutti i luoghi e in tutte le epoche ; e le cui formidabili spinte e audacie e crudeltà gli uomini non conobbero , sicché la civiltà fu per sua natura qualitativa . Intorno alla tecnica dei Greci e dei Romani ci somministrano numerose , per quanto slegate e frammentarie notizie , gli scrittori , le leggi , i rottami di attrezzi e di macchine - aratri , mulini , telai , forni , stampi e via dicendo - raccolti negli scavi , e i disegni scolpiti nei bassorilievi . Ma da secolo a secolo , da paese a paese , non si riesce a scoprire differenze visibili e quindi progresso , come l ' intendiamo noi , fuorché nelle macchine di guerra . Gli strumenti della industria e della , agricoltura non mutano , a distanza di secoli ; le forze motrici sono sempre i muscoli umani , alcuni animali , il vento e l ' acqua ; il vapore è un giocattolo . In tutta la letteratura antica ho trovato una sola pagina , in cui l ' ammirazione del progresso , oggi così fervida , sia presentita : la prefazione del libro diciannovesimo della Historia naturalis , in cui Plinio il vecchio , raccontando che il Mediterraneo ai suoi tempi è solcato in ogni verso non più da navi a remo ma da navi a vela , dopoché l ' abbondanza del lino coltivato in Occidente ha fatto della tela un oggetto di consumo corrente , vanta la velocità delle navi spinte dal vento , i viaggi affrettati , lo spazio vinto , con parole , che un moderno potrebbe ripetere , ritoccandole appena , del vapore . Ma se gli strumenti non mutavano , mutavano , e molto , i manufatti da epoca ad epoca ; secondo che la mano di una generazione e di un popolo era più abile o meno , più arduo o più facile il modello di perfezione a cui i differenti secoli e le diverse nazioni guardavano , più fino e più rozzo il gusto che commetteva i lavori e li giudicava . Imaginare una storia " materialistica " di Roma sarebbe come voler scrivere una storia cattolica o protestante dei Faraoni . Ma come è nato allora questo svarione di critici orecchiuti e orecchianti , nel quale è incappato anche il frettoloso Minosse che siede giudicando a piè del Vesuvio ? Nella storia degli ultimi due secoli della repubblica c ' è un . paradosso apparente : più Roma e l ' Italia arricchiscono e più sono rovinate ; più si ingrandiscono fuori , e più si indeboliscono dentro . L ' aristocrazia romana si trova padrona di un immenso impero , quando non è più capace di amministrare una città ! Massime nell ' ultimo secolo della repubblica ogni vittoria è una catastrofe . Parecchi storici avevano visto o intravisto , tra le cause di questo singolare dissolversi per troppo vincere , gli influssi della cultura greca - arti , filosofie , industrie , religioni , costumi , lussi , piaceri - sull ' antica società latina , aristocratica , tradizionalista , bigotta e puritana . Ma questa causa non è la sola , ed è , per dir così , una causa seconda , derivata da un ' altra , meno visibile e più profonda : l ' oro delle conquiste . Fenomeno economico ? Per chi cerca nella natura umana la ragione profonda della storia , questa azione della moneta è un altro esempio della padronanza e tirannia che tanti oggetti creati dall ' uomo a servirlo esercitano sul loro autore . Che cosa è la moneta ? Non è la ricchezza , ma una ricchezza ; ossia uno dei tanti beni desiderati dall ' uomo , ma in sé e per sé non dei più necessari , perché i metalli preziosi , tanto pregiati per la loro bellezza e rarità , non servono a nulla fuorché ad ornare , se non esistono gli altri beni necessari alla vita , che il denaro acquista . Ad un uomo perduto nel Sahara un pane ed un otre d ' acqua sarebbero più preziosi , che un sacco di monete d ' oro ... Ed ecco spiegato l ' errore del Croce . Il Croce ha visto , in questa visione della storia di Roma le formule e i derivati ( ! ) di un materialismo storico di sua fantasia , perché la moneta vi compare come il principale agente del disordine di una grande epoca . Ma l ' errore è pietoso , perché questa visione non è parente del cosiddetto materialismo storico neppure in decimo grado . Vero è invece che la visione è mia ; e che io posso sfidare con animo tranquillo il Croce a dimostrare che è falsa o che deriva da altro autore . Senza dubbio questo spaventoso e meraviglioso fenomeno non è stato da me capito con quella pienezza e rappresentato con quella forza , di cui , dopo sette anni di guerra mondiale , mi sentirei oggi capace ; e che spero di trasfondere un giorno in una edizione definitiva . Ho concepito questa parte dell ' opera una ventina di anni fa , perduto in una pace così universale e profonda , che la memoria e la nozione stessa del terribile fenomeno si erano perdute ; l ' ho concepita , quasi direi , dal nulla e in piena solitudine , perché nessuno dei predecessori aveva neppur presentito queste oscure verità e poteva quindi prestarmi aiuto . Non ostante un intensissimo sforzo di riflessione e di imaginazione , che ha durato anni , non ho veduto il fenomeno nella sua pienezza e in tutti i suoi particolari , così lucidamente come lo vedo ora ; e qualche volta l ' ho confuso un po ' con un altro fenomeno , che appartiene alla stessa famiglia ma è diverso : con la perturbazione che genera l ' incremento della ricchezza , quando è figlia del lavoro . L ' opera ha quindi bisogno di qualche ritocco . Ma sarò io giudicato vittima di un vano orgoglio , se dirò apertamente che , a mio giudizio , un critico equo e competente , invece di dottrineggiare fuori di tempo e luogo sul materialismo storico , avrebbe potuto , e forse dovuto , riconoscere un po ' di merito all ' autore , che primo aveva avuto la visione di un fenomeno di cui si era perduta la memoria , venti secoli dopo che era avvenuto , venti anni innanzi , che , ripetendosi in un intero continente , si rivelasse di nuovo alla obliviosa noncuranza degli uomini ? Che se il Croce appartiene a quella famiglia di critici , i quali si arrogano il diritto di giustiziare ogni opera che non sia perfettissima , perché ogni minimo difetto sembra loro degno della pena capitale , avrebbe potuto , invece di far merito all ' autore di questa sua nuova visione , rimproverargli i punti in cui la visione è un po ' incerta ed esitante . Non sarebbe stato difficile di trovarli qua e là , a un critico ostile ma acuto , intelligente , e che , intendendosi davvero di storia , avesse riconosciuto nell ' universale disordine della repubblica di Mario , di Silla , di Cesare e di Pompeo lo stesso disordine che travaglia i nostri tempi da sette anni in qua . Questo critico avrebbe condannato l ' autore con la scienza attinta da lui ; ma insomma non avrebbe vaneggiato . Il Croce invece non ha capito nulla , non ha visto nulla , non si è accorto di nulla ; e , posto innanzi alla vasta pittura di quel tempo , che non è perfetta , ma che nasce dalla vita - ed oggi questo merito è più manifesto a chi ha occhi e vede , che dieci anni fa - , l ' ha scambiata per un drammaccio da cinematografo . Leggete , o lettori , questo giudizio che ricopio testualmente , perché davvero una perla così preziosa merita di essere deposta con religiosa cautela nel tesoro della moderna critica italiana . " Ma la Ragione e la Provvidenza compiono , nel Ferrero , prodigi assai maggiori che non presso quei due filosofi ( Vico ed Hegel ) , perché quelli operavano con personaggi , con forze spirituali , e il Ferrero opera con esseri nevrastenici ( ! ) , immorali , amorali , cupidi di denaro , fradici di lussuria ( ! ) , incommossi ( ! ) al sangue e alle stragi ; un quissimile ( ! ) dei veneti primitivi , rappresentati dal D ' Annunzio nella Nave ( ! ! ! ) , accozzaglia di gente atta , non già a fondare , come si crede , grandezze di città , ma piuttosto a popolare manicomi e bagni criminali , affatto diversi dai bestioni vichiani ( ! ! ) , che erano severi ed austeri ! " . Ma un critico il quale , neppure avendo sotto gli occhi il commento perpetuo e vivente del disordine in cui si agita oggi l ' Europa , è riuscito a capire questa parte della storia di Roma ; un critico , il quale innanzi alla pittura di uno dei disordini morali più terribili che possano affliggere il genere umano , ripensa oggi - nel 1921 - alle marionette declamanti della Nave e va in cerca di non so quali bestioni ; quale libro di storia potrà mai capire , che si innanzi un poco al di sopra dei manuali per il ginnasio inferiore ? Lasciamolo dunque scambiare le rozze compilazioni del Ranke per modelli di squisita ( ! ! ) storiografia ! Chi si contenta , gode . Dopo aver visto quale è la scienza del Croce , passiamo alla coscienza . Sentenzia il Croce che il sottoscritto non avrebbe " saputo ... tener saldo e stretto il legame tra storiografia e filologia ; non già perché non asserisca questo legame in teoria e non procuri nel fatto di leggere testi e consultare la letteratura dell ' argomento e porre a piè di pagina le citazioni , ma perché egli ha un ben curioso concetto della costruzione storica , e crede che in essa si debba , con l ' immaginazione , o , come dice , con la congettura integrare le fonti , laddove il senso critico vieta coteste integrazioni e nega che possano mai fornire storia e storia reale . Al che il Ferrero , e con lui i suoi difensori , obiettano che , senza le congetture e le immaginazioni , molta parte della storia rimarrebbe arida esposizione e compilazione di fonti . E tal sia e rimanga , quando non può essere altro ossia quando mancano le condizioni soggettive ed oggettive perché sorga storia vera e propria ; meglio allora una rassegna di fonti , che un sogno sulle fonti ... " . E più oltre : " Nella fertile imaginativa del Ferrero , nel saper sempre per filo e per segno la politica orientale di Antonio , e la politica egiziana di Cleopatra , e i riposti motivi dello strano andamento della battaglia di Azio , nella sua professata conoscenza dei dietroscena , e nelle sue arie di persona bene informata e molto esperta , che sorride della visione e dei giudizi tradizionali e prepara sempre qualche sorpresa ai lettori , in questo vizio della sua mente sta un ' altra delle cagioni della fortuna incontrata dall ' opera sua " . A questo straordinario giudizio , oppongo il passo di un autore , a cui il Croce fa certamente più credito che non gliene faccia io . Dice questo autore : " La fantasia è indispensabile allo storico ; la critica vuota , la narrazione vuota , il concetto senza intuizione e fantasia , sono affatto sterili ; e ciò si è detto e ridetto in queste pagine col richiedere la viva esperienza degli accadimenti di cui si prende a narrare la storia , il che importa insieme l ' elaborazione di essi come intuizione e fantasia ; senza questa ricostruzione e integrazione fantastica , non è dato né leggerla né intenderla " . Queste cose si leggono a carte 29 e 30 della Teoria e storia della Storiografia di Benedetto Croce . Noi sorprendiamo qui il critico in flagrante rovesciamento sofistico : slealtà , che dovrebbe squalificare uno scrittore , come la codardia squalifica un soldato . L ' integrazione fantastica , che nel libro è la ragione stessa della storia , diventa nella critica la sua negazione : la fertile imaginativa , che per il filosofo è la prima virtù dello storico , si converte in un vizio della mia mente , non appena il critico vuole screditare tra gli ignoranti un ' opera che non gli piace , perché ne odia l ' autore . Ma nella fretta il Croce ha corroborato il sofisma con un nuovo errore , citando come esempio della mia fertile imaginativa il " saper spiegare per filo e per segno la politica orientale di Antonio , e la politica egiziana di Cleopatra , e i riposti motivi dello strano andamento della battaglia di Azio ... " . Anche il Croce , come molti giornalisti , ha creduto che la mia fertile fantasia abbia rifatto a quel modo la storia di Antonio e di Cleopatra . L ' ha rifatta invece la paziente erudizione di un secolo . Incominciò il Letronne , un prudentissimo , eruditissimo e punto imaginoso epigrafista , dimostrando verso il 1840 , con il sussidio di monete , che Antonio aveva sposato Cleopatra nel 36 a . C . , e spiegando con quelle luminosamente certi passi oscuri di scrittori antichi . Seguì l ' ammiraglio Giurie de la Graviate che sottopose ad un ' acuta critica le tradizioni antiche della battaglia di Aio . Ultimo il Cromare , il quale , in alcune monografie pubblicate nell ' Herpes , riprese gli studi del Lettone e del Jurien de la Graviate , li illustrò , li amplificò , li integrò , li confermò e li corresse . Io ho soltanto incastrato nella storia del tempo , e ritoccandogli qua e là , gli studi e le conclusioni di questi predecessori . Non la mia immaginazione , ma i miei occhi hanno lavorato : a leggere i loro lavori . Se in questi tempi non fosse peccato sprecare carta e inchiostro a dimostrare quello che è ormai già manifesto , potrei continuare per un pezzo . Risparmio perciò i miei lettori ; e abbandono senz ' altro il Croce al giudizio degli imparziali con tutto quel che resta della sua critica . Aggiungerò solo tre brevissime osservazioni . Paragonandomi ad altri storici , con i quali egli mi ha ascritto ad una scuola che esiste soltanto nella sua imaginazione , il Croce dice che io sono " meno ammaliziato nel mestiere storico " . Sarà . Io non sapevo che la storia fosse un mestiere , il quale richieda malizia , come il commercio dei cavalli o la tratta delle schiave bianche . Credevo che fosse un ' arte , per riuscir nella quale occorresse imaginazione , studio , analisi e sintesi , esperienza della vita , acume e vigore dialettico ! Egli mi accusa di illudermi di aver " inventato un nuovo metodo d ' esporre la storia col dividerla non per epoche ma per categorie di fenomeni , che è per l ' appunto l ' astratto e inconcludente metodo sociologico ... " . Niente affatto . Non ho inventato , ma ho proposto questo metodo , non già di esporre o raccontare ma di insegnare a voce nelle scuole pubbliche la storia ; e questo metodo non solo non è astratto e inconcludente , ma è il solo che possa conchiudere qualche cosa , quando si ragioni di insegnamento orale . Il Croce vede una prova della mia inclinazione per il sociologismo ( che cosa sarà mai ? ) nella mia ammirazione per le concezioni storiche di Auguste Comte . Se il Croce abbia letto il Comte non so ; e molti indizi mi fanno credere che anche questo filosofo egli conosca di seconda mano . Io l ' ho letto ; e dichiaro che ho trovato nei tre ultimi volumi del suo famoso quanto ignorato Cours de philosophie positive , le vedute più profonde della storia che siano state pensate nel secolo XIX . L ' Europa darà segno di incominciare ad emergere davvero dalle barbarie in cui è caduta , il giorno in cui questa grande voce vincerà il vano cicaleccio di tanti filosofastri , che oggi la soffoca . Ma di ciò potremo forse ragionare altra volta .
PRESA DI POSIZIONE ( FONTANELLI LUIGI , 1940 )
StampaPeriodica ,
Gli argomenti trattati ieri dal Segretario del Partito nel rapporto ai Federali dell ' Italia Centrale e le nettissime direttive impartite costituiscono una risoluta presa di posizione contro tutto quell ' insieme di stati d ' animo , mentalità , interessi residuati della vecchia Italia , che riaffiorano con vilissime mormorazioni nei momenti in cui la navigazione è difficile , mentre nei momenti di bonaccia , si occultano sotto la protezione della ben nota insegna " Tutto fatto , tutto bene , alalà . " Gente che ha temuto il Fascismo ma non lo ha mai amato , sopratutto dal giorno in cui ha dovuto prender atto che il Fascismo non rappresentava la sistemazione di particolari interessi ma un nuovo ordine destinato a dare a tutto il popolo una più alta giustizia sociale . Gente che , costituzionalmente refrattaria ad intenderne la natura ed i fini , si è adattata alla Rivoluzione soltanto per mimetismo . È inutile e ridicolo dire per quell ' ostinato ed insincero ottimismo con cui si esprime il borghesissimo amore del quieto vivere che questi residui di vecchie mentalità , di vecchi ma tenacissimi interessi , non ci sono . Ci sono e non ci possono non essere in una rivoluzione continua , che per necessità di cose più forti di qualsiasi volontà umana deve procedere per gradi , urtando inveterate abitudini , gusti , mentalità , interessi . Rivoluzione continua significa revisione continua , cioè quotidiana messa a punto di tutti gli organi destinati a realizzarla , per eliminare ogni giorno le incrostazioni che si formano spontaneamente e che rappresentano la coalizione fatale di tutti coloro che si sentono , per un motivo o per un altro , scomodati dall ' azione del Regime . E bisogna anche aggiungere che gli scomodati sono , nella grande maggioranza dei casi , proprio coloro che nella vita sono sempre stati fin troppo accomodati e che temono di perdere questa loro privilegiata posizione . Dove siano e come operino questi residui , questi grandi tecnici della mormorazione , questi eterni insoddisfatti che pretenderebbero da Mussolini un numero infinito di miracoli al giorno tanti quanti servirebbero al loro incommensurabile egoismo dove siano e come operino è inutile fingere di non sapere . Stanno forse nei campi , nelle officine , negli stadi della G.I.L. ? No : il popolo italiano , quello dei campi , delle officine e dei tavoli di lavoro è meraviglioso , guarda soltanto a Mussolini , crede soltanto in Lui , nel Fascismo , e non crede nulla , non ha perplessità o tentennamenti , obbedisce in letizia , perché ha una fede diritta , semplice , schietta . Anche il più umile lavoratore , basta che rivolga il pensiero al Primo Lavoratore italiano , al Pilota glorioso che ci ha guidato sicuro in tutte le più difficili navigazioni , perché si senta immerso in uno stato di grazia . Il popolo italiano è una massa di manovra compatta , sana , sicura . Bisogna non disturbarlo coi cattivi esempi . Una situazione internazionale complessa ed oscura come quella che attraversiamo ed un avvenimento come il recente cambio della guardia nelle alte Gerarchie del Partito e del Governo non potevano non rappresentare le condizioni più favorevoli per far riaffiorare quegli stati d ' animo che rappresentano i tenacissimi residui di un ' Italia meschina che ancora non ha saputo adattarsi al piano di quell ' Impero al quale Mussolini ha saputo innalzarla . Noi che abbiamo avuto la grande fortuna di aver vissuto la vita del Fascismo fin dalle origini , noi non ci meravigliamo minimamente della netta presa di posizione odierna del Partito , ma ci compiacciamo soltanto che essa sia stata così tempestiva , che colga nel segno , che investa tutto l ' attuale momento come un fatto non esclusivamente interno e che offra , con una rinnovata e rigorosissima consegna , un preciso ed immediato programma di azione ... Il monito di oggi si impone ai fascisti tutti , come il portato della ferrea volontà mussoliniana di richiamare tutti alla dura realtà del momento e si può esser ben certi che le direttive del Duce , saranno realizzate con quella inesorabile decisione che caratterizza la chiarissima fede ed il temperamento guerriero di Ettore Muti . I diversi argomenti che sono stati trattati e le direttive impartite offrono materia per abbondanti e profonde trattazioni che l ' ora e lo spazio non consentono . Ma ciò è bene . La presa di posizione odierna deve svolgersi giorno per giorno , nei vari settori della vita nazionale , come indiscutibile necessità della Patria e della Rivoluzione . Quando le rivoluzioni sono autentiche com ' è senza dubbio la nostra i momenti difficili finiscono per accelerarne i tempi , per portarle sempre più in profondità , per realizzarle sempre più compiutamente . I lavoratori non temono il " clima duro " della rivoluzione . Essi lo stimano il solo mezzo per assicurare oggi una giusta distribuzione dei doveri , premessa indispensabile e garanzia sicura d ' un nuovo ordine domani , quando la Patria e la Rivoluzione avranno raggiunto tutte le loro mete .
BUONA FEDE ( DI BELGIOJOSO LODOVICO , 1934 )
StampaPeriodica ,
Il concorso per il palazzo del Littorio ha messo alla prova gli architetti italiani . I progetti avrebbero dovuto essere tali da costituire un ' idea unitaria perché ispirati ad un unico entusiasmo animatore , quello del fascismo , e ad un unico principio estetico , l ' espressione del tempo nostro . Quest ' idea avrebbe dovuto essere il punto di partenza per lo sviluppo dell ' architettura moderna italiana . L ' insieme dei progetti offre invece lo spettacolo della più grande confusione di principi e di espressioni , in mezzo alla quale unicamente si delinea la tendenza sana , come una sottile vena di acqua limpida in una corrente melmosa . L ' opinione pubblica non ha trovato la definizione e l ' orientamento che aspettava da questo concorso . I critici ufficiali ottimisti e pessimisti si prodigano in lunghe dissertazioni arrivando a conclusioni opposte . Ci si trova , apparentemente , di fronte ad una crisi nell ' unità stilistica , alla mancanza cioè di un indirizzo preciso , dovuta alla differenza di scuola e di opinioni fra le diverse generazioni cui i progettisti appartengono . Se questa solamente fosse la causa , potremmo individuare attraverso le inevitabili tinte di mezzo due toni nettamente distinti , corrispondenti alle due correnti caratteristiche dell ' epoca passata e dell ' epoca nuova . Da una parte avremmo avuto gli architetti anziani , quelli cioè che essendosi formati una mentalità in altri tempi , diversi per lo spirito politico e per il gusto estetico , avrebbero cercato di risolvere il tema del palazzo Littorio con gli stessi principi della loro scuola , sviluppati attraverso l ' esperienza della loro carriera . Questo sarebbe stato moralmente onesto . Dall ' altra parte i più giovani , che , nella formazione della propria mentalità di artisti , hanno sentito , assieme al soffio del rinnovamento spirituale nel campo estetico , la forza del nuovo mondo politico e sociale della Rivoluzione , avrebbero dovuto esprimere il palazzo del Littorio con forme aderenti al loro spirito nel modo più assoluto , realizzazioni di una idea unitaria , degna del soggetto e della loro epoca . Viceversa così non è stato : ci sono vecchi architetti che si presentano vestiti da adolescenti , portando sotto il braccio le loro architetture abituali da palazzo commerciale , ingrandite e gonfiate per il soggetto , e piallate per l ' opportunità di essere di moda : ci sono giovani che hanno fatto invecchiare sé e le proprie creature , come se dovessero questa volta recitare una parte troppo difficile per essere sostenuta senza truccature . Ci sono stati altri infine che hanno preferito la parte del " servo che non parla " presentandosi con un costume da comparsa . Quelli che abitualmente recitano la architettura sono usciti sulla ribalta del concorso del Littorio come gli attori sul palcoscenico a una " première " di gala . Ammettiamo le evoluzioni ; ammettiamo che un nuovo , sincero entusiasmo possa portare un soffio di gioventù sul vecchio modo di concepire l ' architettura , ma poniamo la clausola della buona fede . Non abbiamo paura di essere accusati di pessimismo , pensando che alcuni dei vecchi giocolieri dell ' architettura ritornerebbero volentieri con nostalgia ai cari elementi abbandonati per l ' occasione , qualora se ne presentasse l ' opportunità . L ' invecchiamento precoce di certi giovani , non ammette né attenuanti , né argomenti giustificativi . Il problema dei giovani laureati che in altre professioni può rimanere nei limiti dell ' economia , per l ' architetto si estende e diventa un problema essenzialmente spirituale . Situazioni difficili e delicate possa no mettere il giovane architetto di fronte alla necessità di dover rinunciare a qualcuno dei punti più cari alla sua fantasia di artista a causa di un committente privato o di una commissione edilizia . Ma non si ammette che in un concorso come questo , nel quale il cittadino architetto è libero , quindi responsabile , di dare corpo in un progetto genuino alla idea integra frutto della sua ispirazione d ' artista , possa sottomettere questa a qualsiasi altra considerazione . Faremmo torto alla intelligenza dei molti giovani che hanno presentato progetti di stile incerto tra il vecchio e il nuovo , pensandoli del tutto sinceri . Il male che dà i suoi frutti con le brutture nel campo estetico , ha le sue radici più profonde nel campo morale : assenza di sincerità , di coscienza , di buona fede , mancanza di moralità ... Il fine morale dell ' arte , indispensabile perché l ' opera sia completa , è strettamente legato all ' espressione estetica . L ' idea bella e buona deve essere estrinsecata in elementi tangibili attraverso il procedimento che richiede il più grande tormento spirituale se l ' artista vuole arrivare alla forma estetica cui tende , mantenendosi nella linea della propria coscienza , sulla guida della propria mentalità . L ' importanza del soggetto della casa Littoria avrebbe richiesto da tutti i concorrenti l ' osservanza di questi principi elementari di moralità dell ' architettura . Facciamo voti perché la responsabilità di essere l ' architetto del Duce non sia affidata a un uomo in mala fede .
IL FASCISMO ( PARETO VILFREDO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Tanto si è già scritto sul fascismo che un nuovo studio può parere soverchio , e sarebbe quando fosse volto non dico solo alla vanità dei " creatori della realtà " , o anche più serialmente a dispensare lode o biasimo a questo fenomeno , a dimostrarne l ' aspetto sotto la luce di certi sentimenti , ma a metterlo nel posto che presumibilmente può occupare nella politica del giorno ; tutto ciò è stato già fatto da valenti autori , quindi non ne terrò qui parola , e mi propongo di considerare soltanto alcuni aspetti sperimentali , sui quali forse non è ancora stato detto tutto . Per prima cosa , occorre vedere quali sono i caratteri principali del fenomeno a cui si dà il nome di fascismo . Dice bene il Missiroli " affermare che il fascismo è un fenomeno puramente idealistico e romantico non si può , allo stesso modo che è una calunnia riguardarlo come una guardia al soldo della plutocrazia e della grande industria . La verità è infinitamente più complessa ed è difficilissimo scoprirne gli aspetti in funzione dell ' estrema mobilità con la quale il fenomeno fascista si svolge e si colora " . Tale osservazione si può fare , in generale , per tutti i fenomeni concreti della società : essi appaiono come una miscela di vari elementi , che ognora mutano di proporzione e si trasformano ; si può solo indagare se , in tanta mobilità , rimangono alcuni punti meno mobili , quasi fissi . Chi mai sa dire che è la " democrazia " ? Quanti e quali partiti " liberali " ci sono ? Quanti " conservatori " , quanti " socialisti " ? In altro campo , nelle regioni , sotto un sol nome stanno contenuti vari . Già nei Vangeli appaiono diversi cristianesimi , che , coll ' andare del tempo , crebbero e moltiplicarono , Naturalmente ognuno di essi stima di essere il " vero " , ma ciò non toglie , anzi appunto conferma che siano diversi . Vediamo dunque se ci sono parti non tanto mobili nel fascismo . Due si manifestano a prima vista , diverse nell ' indole e nel tempo . La prima , che cronologicamente viene ultima , ma che corrisponde ad un fenomeno più intenso , è l ' uso di una violenza extra - legale , che talvolta si sostituisce , talvolta si oppone ai poteri deputati a promulgare o ad applicare la legge . La seconda , che cronologicamente precedette , ma che ora sta attenuandosi , è l ' esistenza di un mito , di cui il nocciolo è nazionalista , con intorno , come solitamente accade in casi simili , una nebulosa di altri sentimenti . Occorre sempre , in materie di tal genere , studiare separatamente la sostanza ( residui e interessi ) , e i ragionamenti ( derivazioni ) a cui dà origine . In questi due studi , si pone subito il quesito che sta nel sapere se nel fenomeno del fascismo prevale la novità , o se in esso dobbiamo riconoscere un caso particolare di fenomeni molto più generali . La risposta non è dubbia : il secondo aspetto è principale . A chi , nella storia delle società civili , percorre solo il breve tempo della vita dell ' uomo , l ' uso della violenza extra - legale appare eccezionale ; invece , a chi considera più lungo volgere d ' anni , più secoli , appare solito , anche per i popoli più pacifici ; e se spinge lo sguardo nello spazio , vede un complesso di fenomeni analoghi , che dalla violenza individuale del delinquente , passa per diversi gradi , alle violenze collettive delle guerre civili e delle estere ; tantoché si può dire che le contese degli uomini si svolgono abitualmente , necessariamente ora dentro , ora fuori di certe norme di costumi o di leggi . Come accade per tutti gli altri fatti sociali , questi ci sono noti per descrizioni alle quali sono aggiunte considerazioni ( derivazioni ) teologiche , metafisiche , etiche pseudo sperimentali . Per giungere alla sostanza , occorre liberarci da questi fronzoli . Principiamo dunque col procacciare di ciò fare . Nell ' uomo esiste un sentimento poco preciso ma potente che ha nome di " giustizia " , il quale ha parti comuni , ma altresì parti diverse , talvolta opposte , tra loro regnanti , non solo nello spazio e nel tempo , ma anche nelle diverse classi sociali e perfino in singoli individui . Questo sentimento giova dunque che sia soddisfatto da chi , volendo conseguire l ' altrui consenso , descrive fatti sociali o propugna alcun provvedimento . Il sentimento di " giustizia " Si confonde spesso con un altro che assegna a cosa alcuna il carattere di " legittimità " . Quindi , in genere , si ricerca se una cosa è " giusta " , è " legittima " , sì o no . Notisi che , per una proprietà della logica dei sentimenti , diversa dalla ordinaria , dalle stesse premesse si possono trarre conseguenze interamente opposte . Così , dalle Sacre Carte , si trae la " legittimità " del potere assoluto dei re e la non meno evidente " legittimità " delle insurrezioni popolari , sino anche di quelle degli anabattisti , il sacrilegio dell ' attentato ' alla persona del Re , e la " legittimità " del " diritto di proprietà " , e quella del comunismo e via di seguito . Oggi le spiegazioni teologiche sono in decadenza , quindi , ragionando del fascismo , non abbiamo fortunatamente da risolvere cotanto spinosi quesiti . Ma , ahimè ! , altri non meno difficili rimangono ; abbiamo certi principi metafisici , confortati da teorie pseudosperimentali , ai quali ci conviene porre mente . Alcune delle entità metafisiche hanno anche del teologico . Così , nel panteon democratico , sta un principio del male , detto " reazione " , che fa le parti di Satana ; basta dimostrare che una cosa è reazionaria perché sia dannata . Perciò appunto , affermano i nemici , negano gli amici che il fascismo sia reazionario . Lasciamoli contendere e proseguiamo . C ' è una certa " responsabilità morale " che preme molto di ben fissare . Chi è " causa " del conflitto ? Per risolvere il difficile problema si hanno certi segni . Nelle guerre internazionali , è " causa " della guerra quella nazione che la dichiara . Così la Francia fu , dicono i Tedeschi , " causa " della guerra del 1870; e la Germania , dicono i Francesi , fu " causa " della guerra del 1914 . Per scansare la necessità di dichiarare la guerra , si è escogitato uno " stato di guerra " , ma esso vale specialmente per i popoli extra - europei . Nei conflitti civili , i comunisti attentano al " diritto di proprietà _ " , quindi " giustamente " sono reputati " causa " di eventuali conflitti . Si risponde che i " capitalisti " attentarono e seguitano ad attentare ai " diritti " dei proletari , appropriandosene i beni , e che quindi questi beni sono " giustamente " " rivendicati " dalle varie sette socialiste e comuniste , anche da singoli nichilisti . E questa non è fantasmagoria metafisica , è ottima scienza sperimentale , in grazia della venerabile teoria del plus - valore . Il comandante Rizzo , direttore della cooperativa " Garibaldi " , scrive : " Certo sarebbe molto più rapido , per quanto non facile , impadronirsi senz ' altro delle navi , costruite in gran parte da sottrazioni al lavoro , che vanno dai nostri avi al presente , ma i marinai preferiscono avviarsi al riscatto lentamente ... " ( Giornale d ' Italia , 1° gennaio 1922 ) . Naturalmente gli armatori non si mostrano punto persuasi della " giustizia " di queste " rivendicazioni " e qui la contesa rammenta il leggendario : " Rendi le tue armi - Vienle a prendere " . Chi è causa del conflitto : colui che chiede le armi , o colui , che risponde di venirle a prendere ? Chi è causa delle violenze fasciste , o di altri simili , coloro che rivendicano , o coloro che negano ? Non ci perdiamo d ' animo , che soccorre un altro bel criterio , cioè quello della cronologia . Chi è stato primo a muovere le offese ? Colui è da reputarsi giustamente causa del conflitto . Erodoto principia la sua storia col ricercare faticosamente chi , dei Greci o degli Asiatici , diede principio alle offese che misero capo all ' invasione della Grecia , e sino a che punto tali offese si potevano compensare . Le violenze dei socialisti precedettero quelle dei fascisti o viceversa ? Si può rispondere ciò che si vuole , secondo il punto a cui si ferma l ' indagine , e se tal punto non si fissasse , si risalirebbe a Caino e ad Abele ; il che sarebbe certo un bell ' esercizio letterario , meno bello per altro di quello col quale si ricerca se la gallina fu prima dell ' uovo , o viceversa . In realtà tra socialisti e fascisti , tra chi " rivendica " e chi alle rivendicazioni si oppone , si ha un seguito di azioni e di reazioni , le quali esistono anche indipendentemente dalle forme socialiste e fasciste . Il fascismo non esisteva ancora , e quindi non potevano le sue violenze essere cagione delle opposte dei socialisti , quando questi , prima della guerra , catturarono un generale , e dopo la guerra diedero la caccia agli ufficiali per le vie di Torino , ed , estendendosi il conflitto , un ministro stimò bene , pel minor male ... di disarmare gli ufficiali . A ciò si risponde che " giusto " era lo sdegno dei proletari , e che , se prorompeva in atti violenti , la colpa era di chi lo aveva suscitato . E può anche essere ; secondo il significato che piacerà di dare al termine : giusto ; ma mettendoci per questa via , andiamo fuori dell ' argomento cronologico , che si diceva di voler trattare . Analoghe derivazioni poggiano sul dubbio significato del termine " libertà " . Significa , per solito , la facoltà in certe persone di fare cosa alcuna , ma questa facoltà viene necessariamente a contrastare con altre simili facoltà , in altre persone ; e sarebbe necessario di fissare il confine di questi due generi di facoltà per potere assegnare un significato preciso alla " libertà " . Generalmente la discussione su ciò scivola nel campo della convenienza , della " legittimità " . Per esempio , la libertà dello sciopero suolsi intendere non solo come facoltà di farlo , ma anche come facoltà di costringere altrui a farlo , di punire i crumiri . La facoltà dell ' operaio di fissare le condizioni a cui vuole vendere la propria opera s ' intende come la facoltà d ' imporre queste condizioni con boicottaggi , multe , violenze personali , occupazioni delle proprietà altrui . Tutto ciò si " giustifica " osservando che sono provvedimenti convenienti , legittimi per favorire lo sciopero , fissare condizioni vantaggiose di lavoro , facilitare " l ' ascesa del proletariato " , le trasformazioni volute dalla " modernità " . I socialisti che ora domandano un governo che faccia rispettare la libertà intendono probabilmente il rispetto di alcune di tali facoltà , senza per altro spingersi sino a quella di dare la caccia agli ufficiali . I fascisti che impongono a sindaci e a consiglieri socialisti di dimettersi , che incendiano edifici reputati covi sovversivi invocano , non la " libertà " , ma talvolta , ed è cosa poco diversa , la tutela della loro fede , offesa da chi non vi partecipa ; e tale è stata ognora la ragione delle persecuzioni mosse dagli ortodossi agli eretici ; talvolta dicono di operare secondo la legge del taglione , rintuzzando offese ; ed è ragione pure spesso adottata dagli ortodossi contro gli eretici . La libertà dei cattolici di fare processioni fuori delle chiese veniva , anni or sono , a contrasto con la libertà dei liberi pensatori di tenere il cappello in capo , al passaggio di queste processioni . Similmente , oggi , la libertà dei fascisti di fare processioni con i loro vessilli , detti gagliardetti , viene a contrasto con la libertà dei miscredenti della fede fascista , di serbare in capo il cappello , e da ciò nascono conflitti violenti , ferimenti e peggio . Potrebbesi quindi invocare un provvedimento simile a quello preso per le processioni dei cattolici ; ma il motivo starebbe nell ' utilità della tutela dell ' ordine pubblico , non mai in una immaginaria difesa della " libertà " . Quando si osservano varie fedi in contrasto , è raro che non si tenti di ricercare quale di esse abbia il migliore contenuto logico ; col che si va contro ad una relazione di fatti ampiamente dimostrata dalla storia , la quale fa vedere che il valore sociale di una religione è quasi interamente indipendente da tal contenuto . Sotto l ' aspetto della logica formale , la fede fascista è certo molto inferiore alla socialista ; non fosse altro perché è ancora in uno stato nebuloso ; se da questo esce , potrà porsi in pari . Per ora , nulla , ad esempio , ha da contrapporre alla teoria del plus - valore , nulla al materialismo storico . Pareva voler opporre al mito della divinità del proletariato , quello della divinità della nazione ; ma ora , col disgiungersi poco o molto dal nazionalismo , riduce questa divinità a ben poca cosa ; e le divinità dimesse hanno scarsissimo valore . Sotto queste ed altre simili derivazioni , stanno i sentimenti e gli interessi , che principalmente determinano fenomeni sociali . Ogni uomo vivente in società ha , per ciò solo , sentimenti ed interessi che lo inducono a sottomettersi a certe norme , e finché quei sentimenti ed interessi prevalgono sui contrari a tali norme , egli non ricorre alla violenza , alla quale invece si appiglia se questa relazione si capovolge . Occorre badare bene che ciò può accadere tanto per lo scemare dei sentimenti e degli interessi sociali , come pel crescere degli anti - sociali ; e che questi e quelli sono soggetti alla legge generale del ritmo , onde ora crescono , ora scemano . Gli epiteti " sociale " ed " anti - sociale " hanno qui un significato non già assoluto , ma relativo alla collettività che si considera . Così il il sentimento favorevole alla schiavitù era sociale , nella Roma antica , è anti - sociale nella moderna ; il sentimento del diritto di proprietà è sociale in società che ammettono tale diritto , anti - sociale nella Russia di Lenin . Le differenze si estendono anche a collettività più strette , ristrettissime . Per esempio , il sentimento dell ' " omertà " è sociale per un certo numero di persone , antisociale per l ' intera nazione . Tra le cagioni che maggiormente spingono l ' uomo all ' azione violenta stanno le offese a ciò che egli , non importa con qual fondamento , reputa " giustizia " . Così anche i malfattori hanno il concetto di una certa " giustizia " per spartire il bottino , e mettono mano al coltello od alla rivoltella , tostoché questa giustizia venga offesa . Un ' uniformità che patisce poche eccezioni si osserva nel fatto che , ove la pubblica podestà venga meno all ' ufficio di mantenere ciò che dai più è stimato giustizia , i privati compiono tale opera per proprio conto . Il maggior numero di sommosse avviene principalmente per tal cagione ; stia poi questa giustizia nei rapporti dei privati tra loro , oppure con lo Stato . Nel primo caso , non di rado avviene che , in modo parallelo a quello delle leggi e dei tribunali pubblici , operino leggi e tribunali di collettività private . In questo senso si può dire che la " giustizia " delle leghe rosse inclinava a sostituirsi ad una certa giustizia ideale , stimata manchevole nello Stato , disconoscente dei " diritti " del proletariato ; come , d ' altra parte , la " giustizia " del fascismo inclinava a sostituirsi alla giustizia dello Stato che lasciava impunemente violare leggi e diritti sanciti dai pubblici poteri , o che , peggio ancora , della violazione si faceva complice con arbitrari decreti - legge . Di fatti analoghi ha dovizia la storia , dall ' antichità greco - romana all ' era nostra . La pubblica autorità , quando è debole , facilmente viene a patti or con l ' una , or con l ' altra delle collettività contendenti . In Germania , gli Imperatori permisero l ' estendersi della potestà dei tribunali segreti , detti vernici , stimandoli tutti ausiliari contro la strapotente aristocrazia . Si dice che i Borboni di Napoli amoreggiassero con la camorra , e che governi più recenti non ne disdegnassero gli aiuti nelle elezioni . Ai tempi della prima rivoluzione francese , la giustizia giacobina fu ora favorita , ora repressa , secondo chi stava al governo . Al presente , in Italia , i ministeri si traccheggiano tra rossi e fascisti . Un poco da per tutto , ma più forse in Italia , i sentimenti favorevoli al potere centrale , al potere dello Stato , vanno scemando , i contrari crescendo . Ma di ciò scrissi altrove e perciò qui tralascio di lungamente discorrere . Il Parlamento inclina a diventare una riunione di combricole , di cui scopo principale è il partirsi i beni dello Stato . Da ciò hanno origine i governi di coalizione , la noncuranza per gli altri uffici del parlamento , un tempo stimati quasi soli , come l ' approvare i bilanci , di fare le leggi , ora sostituite da decreti - legge , accettati dalla coalizione imperante , non troppo avversati dalle altre che sperano di occuparne il posto . Intanto , compagnie di ventura scorazzano il Parlamento , offrendo , contro adeguati compensi politici , o negando il proprio appoggio ai ministeri ; i quali quindi traggono spesso origine , non da un voto della Camera , ma da intrighi dei corridoi . In tanto sgretolamento della pubblica autorità , hanno conveniente sede le violenze delle leghe rosse , quelle dei fascisti , ed altre che potrebbero venire . Secondo una . certa teoria , la divisione dei beni sociali , e politici , tra i partiti , per essere in " giusta misura " , dovrebbe farsi in proporzione del numero dei deputati di ciascuno di essi , e , sarebbe " ingiusto " che uno di essi pretendesse di ottenere più della porzione così determinata . Dicesi che , tra le principali cause della caduta del ministero Bonomi , ci sia appunto l ' avere esso commessa tale " ingiustizia " in favore dei Popolari . Ma nelle umane contese non opera soltanto il numero ; anche l ' intelletto , l ' energia hanno la loro parte ; quindi è agevole intendere come contro il numero insorgano l ' arte e la violenza , e da ciò sono determinati molti fenomeni delle leghe rosse e del fascismo . Quando certi sentimenti prevalgono su altri , ciò è solo indizio di forza relativa , non di forza assoluta , che può essere grande , o piccola per tutti . Così , come già notammo , vanno ora scemando i sentimenti favorevoli al potere dello Stato , crescendo i contrari ; ma né questi né quelli appaiono molto energici . Quando , dal 1821 al 1849 , erano in Italia forti sentimenti , si ebbero , anche in circostanze poco favorevoli , tentativi eroici di rivoluzioni , seguiti da feroci repressioni , oggi in congiunture favorevoli , se non al riescire almeno al tentare , il tentativo non venne fatto né dai " rossi " , quando il governo già si abbandonava all ' avversa sorte ed ebbe salvezza soltanto dalla violenza privata , né dai fascisti , quando a loro volgeva prospera la sorte , sul finire dell ' impero di D ' Annunzio a Firenze , o quando occuparono Roma , nell ' autunno del 1921 . Affermarono che , non fecero la rivoluzione , i socialisti , perché stimarono miglior consiglio punire la borghesia dei suoi falli lasciandola nelle peste , i fascisti , perché li stringeva amor di patria ; ma sono discorsi simili a quello di chi , caduto da cavallo , disse : Volevo scendere . I socialisti hanno una dottrina molto più organica di quella dei fascisti , la quale , per durare , ha bisogno di assumere forme più precise , altrimenti avrà vita effimera . Ma , in tal caso , sparita la dottrina rimarranno i fascisti , e sia pure sotto altro nome saranno uno degli elementi dell ' equilibrio sociale . Vi sono due generi di coraggio : quello fisico e quello morale . Il fenomeno del fascismo mostra che il primo non manca alla nostra borghesia , come , in generale , non mancò alle classi elette del passato . Scarso è invece quel coraggio morale che anima l ' uomo a confessare la propria fede e ad esaltarla contro le avverse . Il coraggio fisico , da solo , non determina gravi mutamenti politici o sociali ; diventa importante , quando viene in aiuto al coraggio morale , alla forza intellettuale . I Muscadins , analoghi sotto certi aspetti , ai nostri fascisti , erano , come questi , ben provvisti di coraggio fisico ; ma non furono dessi a rovesciare il Direttorio , fu il Bonaparte con il sussidio delle sue legioni . Il Mallet du Pan , narrando dello stato di Parigi , sotto il Direttorio , descrive fenomeni d ' indole generale . Ecco , per esempio , una descrizione del pescecanismo d ' allora , simile a quello che si osserva ora a Berlino , a Vienna , a Mosca , e forse anche un poco in Italia : " Une cupidité et une prodigalité effrénées sont les deux passions universelles . Rapine , et puis rapine , et toujours rapine , voilà le pivot central , le but , l ' élément unique de la République . On vole , on escapote , on acquiert par tous les moyens vils , coquins , ridicules même . L ' avidité résulte ici de la misère et de l ' excès de la dépense . Elle prend toutes les formes , elle essaye toutes les turpitudes , elle imagine tous les expédients . Rien ne la révolte ni ne l ' intimide ; son âpreté est au dessus de tout . Il n ' y a pas moins d ' activité et même d ' application à démenser qu ' à gagner de l ' argent . Débauche de table de boisson , de femmes , de luxe , de folies , cela surpasse infiniment ce qu ' aucune capitale a jamais présénté en ce genre de plus monstrueux " . Quest ' ultima osservazione si allontana dal vero . È difetto comune , per l ' impressione che fanno certi fatti contemporanei , di ingrandirli in paragone dei passi . Altrove : " ... la frivolité la plus insounciante accompagne la perversité publique ; chacun ne songe qu ' à se divertir et personne n ' a le sou ... " . La noncuranza , il difetto di energia morale della borghesia sono anche ben notati : " ... l ' esprit public ne varie point ; c ' est toujours un mécontentement passif , un abattement qui nait de l ' impossibilité de combiner aucune résistance , de saisis aucun point d ' appui , et de se rallier à aucun secours . Tel est spécialement le caractère des bourgeois , des cultivateurs , du peuple honnête ou propriétaire . Quant à la multitude inférieure , elle ne respire que sang et pillage " . Furono questi borghesi , o i loro successori che acclamarono il primo Napoleone , poi la Restaurazione , poi il terzo Napoleone ; costituiscono un gregge che non ha valore proprio e che può solo andare dietro ad audaci conquistatori . In Italia , fu favorevole al D ' Annunzio , finché bastarono le parole , lo abbandonò , tostoché furono necessari i fatti . Il piccolo suo animo le consentiva di seguire Cesare fino al Rubicone , non mai di passarlo con esso . Ora accetta negli utili la tutela del fascismo , forse , di nascosto , lo aiuta pecuniariamente , ma non muoverebbe , a viso aperto , un dito per difenderlo dai nemici . Parecchi di questi borghesi trovano modo di sfuggire , sia pure per poco , ai mali comuni , anzi sperano di trarne vantaggio , potrebbero dirsi aspiranti pescicani . Fra essi stanno parte di coloro che vorrebbero la " collaborazione " socialista : " Infine - pare che dicano - perché contendere fra noi ? C ' è da rosicchiare per tutti " . Altri si lasciano cullare dalle dottrine , tanto care ai deboli , del rinunciare alla difesa ed all ' offesa ; sognano di " un ' umanità migliore , con un poco più di giustizia " e di altre simili favole . Tra essi stanno pure alcuni di coloro che implorano , a mani giunte , la " collaborazione " socialista e che incitano la borghesia a darsi per vinta senza combattere . Non vuolsi tacere che ci sono ragioni sperimentali le quali confortano questa tesi . L ' avviarsi delle società verso il socialismo od altro stato analogo è dimostrato da infiniti fatti , e quando ciò sia , " che giova nelle fata dar di cozzo ? " . Tale conclusione non tiene conto di una proprietà fondamentale dei fenomeni sociali , cioè dell ' avere questi forma fatta a onde , per cui , dal solo fatto che un ' onda cresce , non si può concludere che seguiterà a crescere indefinitivamente , anzi accade spesso che , appunto dopo un rapido aumento , non meno rapidamente decresca . Da ciò hanno in parte origine i cicli sociali , di cui lungamente discorsi altrove . Rimane da sapersi a qual punto del cielo ci troviamo , ed è indagine difficilissima , che qui non facciamo . Altre divisioni , in genere , della società sono da farsi . Dice bene il Missiroli : " Le classi medie sono state le più disgraziate . Hanno dato alla guerra soldati ed ufficiali , hanno contribuito più di tutte le altre alla resistenza ed alla vittoria e sono state le peggio ricompensate . L ' economia di guerra ha favorito la grossa borghesia , gli operai , i contadini , ma ha impoverite le classi medie , quelle classi che , in Italia , formano l ' opinione pubblica " . Ebbene , sono le classi che più hanno sofferto della guerra che l ' esaltano ; quelle che ne hanno tratto vantaggio che la vilipendono . Per le seconde , la spiegazione è facile , è il fatto del limone che , spremuto , si butta via ; ma per le prime , come va tale faccenda ? Sono esse costituite da asceti che soffrono con lo sguardo fisso a beni ultra terrestri ? Può essere per alcuni , non è certamente per i più , ai quali soltanto la mancanza di energia toglie di andare contro a pregiudizi , respingendo ciò che è loro male . Non paghi di essere deboli per conto proprio , predicano ad altrui la viltà , a cui talvolta , tanto per nobilitarla , hanno posto il nome di " senso di modernità " . In molte occasioni appaiono opere analoghe . La borghesia detta conservatrice ha applaudito alla distruzione dei due grandi imperi conservatori in Europa ; e non basta : ora che la Francia accenna a diventare un poco meno demagogica di altri paesi , gran parte della borghesia le si volge contro , l ' accusa di imperialismo , di militarismo , di insensate cupidigie ; pare proprio che la borghesia abbia di mira di distruggere ogni più lieve difesa che le , rimanga . Tali opere sono certamente di danno alla classe scelta che le compie , possono essere utili alla società se il fine a cui avviano è vantaggioso per questa . La circolazione delle classi scelte giova spessissimo alla collettività intera . Da quanto siamo venuti esponendo , pare che si possa concludere , con grandissima probabilità , che il fascismo ha conveniente sede in una classe numerosa di fatti analoghi , che sono essenzialmente transitori , che possono avere intrinsecamente temporanea importanza , ma che rimangono secondari e subordinati ai grandi fattori dell ' evoluzione sociale , di cui talvolta possono essere indizio ; ed allora acquistano estrinsecamente importanza per lo studio e le previsioni dei fenomeni sociali .
ROSSO IN TEATRO ( CECCATO SILVIO , 1934 )
StampaPeriodica ,
In tutti i tempi il pubblico che può frequentare un teatro fu passibile di una divisione : in una percentuale bassissima coloro che nutrono spiccata passione per una data forma d ' arte e tutti gli altri , gli indifferenti , che non vedono nello spettacolo teatrale se non uno dei tanti modi per passare la serata . Ma un secolo fa questo non assumeva importanza alcuna . Non ancora nato il cinematografo , scarso il teatro di prosa e di varietà , pochissimi i concerti e le conferenze , il cittadino , finito il così detto lavoro serio della giornata , non aveva possibilità di scelta . Che importava se di mille persone erano venti quelle che di musica si interessavano e gli altri , frequentatori del teatro per necessità , vedevano nell ' autore soltanto un mercante la cui funzione più importante consisteva nel riposare e vellicare i loro nervi ? L ' inizio della crisi del teatro lirico si può far coincidere con il sorgere del cinematografo e l ' acuirsi di questa negli ultimi anni con la diffusione della radio che tolse al teatro anche una parte degli appassionati , dei musicofili che al teatro erano rimasti fedeli , saziandoli di musica . Nella concorrenza con gli altri spettacoli poi , il teatro lirico si è venuto a trovare in condizioni sfavorevoli . I grandi cantanti abituati alle altissime paghe dell ' epoca d ' oro si rifiutano ancor oggi di venire a più modeste pretese . La preparazione che richiede uno spettacolo lirico è lunga e costosa , numerosi gli esecutori tra coristi e orchestrali : spese che il cinematografo può ripartire in un grandissimo numero di rappresentazioni ma il teatro lirico , almeno allo stato attuale , no . Nella gran maggioranza poi gli uomini , specialmente dopo quell ' ondata di superficialità che lasciò la guerra , al teatro domandano il piacere e se il teatro non riesce a far sì che essi dimentichino sé stessi , trovano che l ' andarci è un modo costoso e sgradevole di passar la serata . Perché l ' attenzione dello spettatore rimanga completamente prigioniera , occorre che sia ben desto il suo interesse , la simpatia pronta a risuonare con tutte le sue forze : cosa facile ad ottenersi con lo spettacolo cinematografico , già più difficile con il teatro di prosa , difficilissima con lo spettacolo lirico ; e le ragioni sono così evidenti che non mi dilungo a spiegarle . Ragioni di carattere pratico se ne potrebbero aggiungere a volontà ; l ' orario fisso , impossibilità di fumare , spese supplementari di programma e libretto d ' opera , guardaroba obbligatorio e strozzinaggio al bar , necessità di una comoda posizione per l ' assoluta tranquillità durante lo spettacolo ( vedi Wagner ) e impossibilità d ' ottenere questo per i ceti meno abbienti , ecc . ecc . E allora ? Mutati i tempi , mutata la sensibilità sarebbe un sogno il credere possibile per il teatro lirico un ritorno alle antiche fortune ; troppe cose vi si oppongono , e , nonostante le molte soluzioni proposte , rimaniamo allo statu quo . Una ne propongo anch ' io . Deve lo Stato o un Ente unico , sotto il diretto controllo dello Stato , assumere , la gestione di tutti i teatri d ' Italia . Come vedemmo sub a , il costo di uno spettacolo lirico è dato soprattutto dalle eccessive paghe dei cantanti e dal numero di prove necessarie all ' allestimento dello spettacolo . Istituite delle orchestre e dei cori stabili con i migliori elementi , questi complessi potranno portare in tutte le città degli spettacoli perfetti con un costo molto minore . Spiego subito che tutto questo non ha nulla a che fare con il così detto " Carro di Tespi . " Adatto tutt ' al più per dare una Bohème o una Aida in paesi un po ' grossi , risultò del tutto inutile . La crisi non si risolve facendo della poesia . I principi direttivi del teatro lirico devono essere radicalmente cambiati . Anche e soprattutto in questo campo bisogna giungere ad una standardizzazione che sia consona con i tempi . I cantanti dovranno accettare una riduzione nelle loro paghe o tornarsene a cantare all ' estero dove , senza provvedimenti consimili , anche i teatri non ancora chiusi finiranno col cessare gli spettacoli . Qui in Italia ne troveremo degli altri . Oltre a questo , che porterebbe delle forti riduzioni sui prezzi che il teatro lirico è costretto oggi a praticare , è necessario giungere alla eliminazione di quelle cause di carattere pratico che elencai sub c . Tutti i posti dovranno essere numerati , e da tutti si deve poter vedere comodamente la scena : in teatro si va per sentire come per vedere . Lo spettatore scomodo si trova nelle migliori condizioni per non seguire lo spettacolo e per disturbare i vicini . Bisogna costruire poi locali nuovi che rispondano alle nuove esigenze o trasformare completamente quasi tutti gli esistenti ; si potrà allora con tappeti grossissimi e molti passaggi tra le file della platea debitamente allargate alleviare anche l ' inconveniente dell ' orario fisso : piccole cose cui tante volte si accennò ma a cui non si provvide mai con efficacia . Accanto ai più significativi dell ' epoca passata verranno eseguiti lavori di quei recenti musicisti che hanno dimostrato di aver qualche cosa di buono e di nuovo da dire . Passivo in un primo tempo con queste forme nuove , quando il popolo con il suo movimento uniforme avrà raggiunto il compositore il teatro diverrà certamente attivo e il Governo fascista potrà vantare ancora una vittoria . Per il vaglio dei nuovissimi sarà invece necessario il teatro sperimentale con il doppio giudizio del pubblico e del critico ...
StampaPeriodica ,
Una cedola di Commissione libraria sta facendo un vasto giro per una delle solite scocciature al pubblico : richiesta di abbonamento a una nuova rivista . La rivista in parola , per chi non lo sapesse , porta il titolo " La riforma sociale . " Ne è direttore il signor Luigi Einaudi , nonché esimio senatore . Naturalmente la rivista annuncia un articolo del direttore sull ' argomento di moda : la corporazione . La lettera - scocciatura precisa anzi che in questo articolo il " nostro direttore " avrebbe fatto un " brillante confronto " tra la corporazione moderna " quale essa sarà " e quella antica ! Quanto è presuntuoso quel signor direttore . Ma che cosa vogliono riformare questi antifascisti e fin dove vuole arrivare la loro sfacciataggine ?
AVVENIRE DELLO SPIRITO ( DEL BO DINO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Che la potenza dello spirito sia oggi un mito non è del tutto vero . Soprattutto l ' individuo , singolarmente considerato , soggiace nelle sue conclusioni e decisioni ultime a questo supremo movente che si chiama lo spirito . Della potenza e conseguente successiva responsabilità dello spirito abbiamo in Herman Keyserling un convinto assertore . Il suo recente libro " La rivoluzione mondiale e la responsabilità dello spirito " è eloquente e significativo . Egli vede nella civiltà odierna , considerata nella sua materiale espressione , una possibilità di regresso per le superiori facoltà dei popoli . Ed ancora invoca che sappia lo spirito pronunciare e diffondere la sua grande parola . Perché allora soltanto potranno le stirpi ritrovare al sole la via e sradicarsi da questo insistente periodo ch ' egli considera deprimente ed oscuro . Keyserling non ha mai sperimentato il Fascismo . Nemmeno forse lo potrebbe perché egli è soprattutto un teorico e raramente concepisce il vincolo immenso offerto dall ' idea di Nazione . Per questo egli avrebbe dall ' Italia molto da imparare . O meglio perché se in lui qualcosa è poco piacevole è proprio l ' enorme sua cultura rasentante l ' enciclopedia avrebbe egli agio di molto osservare . E vedrebbe egli che invoca l ' entusiasmo questo meraviglioso popolo fascista stabilizzato nella fede ed entusiasta nella marcia alla conquista . Perché il nostro spirito ha trovato la dottrina ed il Capo che l ' ha saputo potenziare . Ma per tutti gli altri quella di Keyserling è e rimane un ' affermazione coraggiosa . Per tutti , e specialmente per questi Paesi d ' Europa che non trovano in sé la molla al moto , è necessaria la rinascita della vera umanità . Altrimenti ne consegue inevitabile ed insopprimibile l ' accentrarsi degli individui nella propria esistenza , l ' abbandonarsi vinto di ogni ideale e lo stroncarsi dell ' iniziativa . Sarebbe , invece dell ' avvincente fusione del popolo , la sterile guerra dei microcosmi . È quindi necessario che ogni Nazione ritrovi come da ormai tredici anni ha ritrovato la Nazione italiana questa responsabilità dello spirito . Questo tormentoso vigilare dei giovani e questo insonne guardare a Roma è la più dimostrativa prova di un ' ansiosa giustificata ricerca per lo avvenire . Già fin dal 1926 uno scrittore francese esclamava : " Tout ce que nous pouvons raisonnablement faire , au premier printemps , c ' est supputer nos chances , les cultiver et les protéger . " E questa iniziante primavera di cui egli parlava era costituita forse dall ' ascendere prepotente di una nuova gioventù . Ma si sbagliava certamente Lucien Romier nel pretendere che i giovani calcolassero le proprie fortune e ne facessero raccolta per i giorni venturi . La giovinezza di tutti i Paesi ama il rischio e l ' ignoto e guarda in faccia al pericolo . Ed oggi ancora i giovani francesi sono imbrigliati ed ostacolati sì che Daniel Rops certo tra i più valenti ha tristemente domandato al mondo se l ' umanità l ' avesse perduto , ha piangendo interrogato la morte se la vittoria fosse ormai per sempre sua . Per noi Italiani l ' orientamento dello spirito è ormai definito . Ma la constatazione non è conclusiva , impegna anzi all ' azione . S ' inizia ora il secondo tempo , tempo d ' universalità . Possiamo dire che il maggior fascino dal Fascismo offerto alle masse straniere è proprio questo suo carattere di collaborazione che dalle classi fa scaturire le forze , che dalla fatica sacra del lavoro fa scaturire la Corporazione . È appunto la Corporazione la manifestazione massima del nostro spirito . Ed è essa il risultato della nostra storia tutta romana che soltanto per superarli ha conosciuto gli ostacoli .
RADIO ( CASTELLANI RENATO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Ricordo , in alcune trasmissioni di avvenimenti , una mia emozione improvvisa , che non nasceva dal contenuto puro e semplice della trasmissione , ma da una nuova forma , quasi una nuova vita , che la trasmissione vi imprimeva . Mi spiego : una trasmissione dalla Scala documentario di un ' opera non dà , di per sé , nessuna emozione ; trasmette , se mai , quella propria dell ' opera . La trasmissione e ricorderò sempre questa fra tutte del Discorso agli operai milanesi , oltre all ' emozione propria data dal discorso e dalla voce del Duce , emozione che ognuno , in piazza Duomo , sentiva e seguiva , dava , al radio - ascoltatore , quella nata da una specie di vasto dialogo schematico e di una forza primitiva che si era formato tra il Capo e il coro della moltitudine che interrompeva , commentava , vibrava alla Sua parola . Emozione puramente radio , senza possibilità tecnica di esistenza fuori di essa , la cui distanza solo poteva porre l ' ascoltatore , terzo di fronte a due Personaggi , e impostare una differenza di piano primissimo e secondo fra le loro due voci . L ' uditore diretto , insomma , coglieva l ' emozione diretta del discorso , assisteva ad un monologo ; il radio - uditore coglieva oltre quella diretta ( pur diminuita della comunione che dà la presenza fisica ) quella riflessa della folla : assisteva a un dialogo . Di fronte ai comuni documentari , questi si staccano per un valore improvviso , raggiungono un improvviso livello emotivo , acquistano una vibrazione che a volte non ha l ' avvenimento stesso , o che è semplicemente estranea all ' avvenimento : dall ' orecchio del microfono alla bocca dell ' altoparlante , hanno acquistato una loro vita , inconfondibile ...