StampaPeriodica ,
In
questo
nuovo
volume
di
Carlo
Linati
[
Storie
di
bestie
e
di
fantasmi
,
Treves
]
sono
raccolte
un
certo
numero
di
favole
,
divagazioni
,
studi
e
scherzi
che
gioveranno
a
mettere
cotesto
scrittore
aristocratico
e
schivo
a
contatto
di
un
pubblico
più
vasto
di
quello
che
gli
ha
concessa
finora
la
sua
attenzione
.
Abbiamo
parlato
di
studi
e
scherzi
in
un
senso
tutto
musicale
ed
intimo
,
e
non
già
riferendoci
all
'
apparente
levità
e
futilità
della
materia
,
che
appartiene
invece
a
quell
'
eterna
fonte
di
pretesti
poetici
che
ogni
artista
vero
va
in
sé
sempre
più
rivalutando
ad
ogni
passo
della
propria
esperienza
.
Come
a
qualche
altro
scrittore
nostro
,
e
dei
migliori
,
giungere
allo
scherzo
e
alla
leggerezza
non
fu
per
Linati
a
thing
of
no
importance
;
sì
un
premio
e
una
conquista
di
cui
non
potrà
comprendere
la
portata
chi
ignori
a
prezzo
di
quali
sacrifizi
si
sia
da
noi
fatta
strada
una
vena
di
poesia
memore
delle
sue
origini
e
pur
conscia
delle
esigenze
più
imperiose
del
presente
,
negli
scrittori
che
si
affacciarono
all
'
arte
sul
declinare
dell
'
ultima
nostra
trimurti
letteraria
che
vorremmo
chiamare
ufficiale
.
Il
Linati
,
lombardo
,
amante
del
Manzoni
e
della
sua
terra
,
non
fu
di
quelli
che
si
compiacquero
del
gesto
in
realtà
assai
significativo
di
rivolta
e
di
stanchezza
onde
parve
concluso
un
periodo
glorioso
della
nostra
vita
spirituale
:
il
grande
Ottocento
.
Egli
non
esclamò
«
lasciatemi
divertire
!
»
,
e
non
cantò
la
fontana
malata
.
Il
suo
compito
poté
sembrare
,
dapprima
,
più
didascalico
e
angusto
;
a
lui
furono
vietate
le
autentiche
consolazioni
dello
snob
.
La
sua
via
fu
diversa
:
dovette
egli
ricordarsi
della
propria
regione
natale
e
del
grande
corso
delle
stagioni
,
delle
opere
della
terra
e
dei
suoi
doni
;
dovette
rifarsi
agli
scrittori
della
sua
gente
,
dal
Manzoni
ad
oggi
,
ch
'
egli
ha
studiati
con
passione
di
figlio
;
dovette
,
infine
,
costruirsi
partendo
dai
suoi
presupposti
più
logici
e
umani
,
anziché
troncare
ogni
ormeggio
e
buttarsi
all
'
avventura
,
da
inquieto
cittadino
del
mondo
.
Se
in
ogni
signore
degno
del
nome
ha
da
esserci
un
poco
del
contadino
e
dell
'
uomo
comune
si
può
affermare
che
Linati
coltivò
con
qualche
compiacenza
questa
parte
di
se
stesso
;
ed
anche
quando
il
suo
estro
lo
trasse
sotto
altri
cieli
e
lo
fece
curioso
di
scrittori
d
'
altre
terre
,
la
sua
scelta
cadde
su
grandi
autori
du
terroir
:
gli
irlandesi
,
ch
'
egli
tradusse
.
Noi
non
rifaremo
le
tappe
delle
origini
e
dello
sviluppo
dell
'
arte
linatiana
;
un
contributo
a
tali
motivi
non
è
da
portarsi
dopo
le
numerose
pagine
critiche
che
altri
vi
ha
dedicato
.
Resta
fissata
la
figura
di
Linati
come
quella
di
un
originale
essayist
,
a
fondo
critico
,
della
sua
terra
ricordare
Sulle
orme
di
Renzo
e
le
Tre
Pievi
ed
anche
come
quella
di
un
cantore
di
idilli
di
un
naturalismo
temperato
e
sorvegliato
(
da
Duccio
da
Bontà
a
Narcissa
)
con
un
fondo
,
che
finora
non
ci
parve
messo
troppo
in
luce
dai
critici
,
di
chiusa
scontentezza
umana
.
Questo
secondo
aspetto
dell
'
arte
di
Linati
che
è
tuttora
in
svolgimento
,
ed
è
anche
il
suo
volto
meno
conosciuto
(
Sulle
orme
di
Renzo
rappresenta
ancora
il
maggior
successo
di
critica
del
nostro
scrittore
)
,
ci
rende
sempre
più
chiaro
quanto
poco
,
in
realtà
,
sia
passato
in
lui
dello
spirito
manzoniano
.
Linati
non
ha
in
sé
come
quasi
nessuno
di
noi
una
precisa
norma
,
una
legge
;
né
tanto
meno
gli
riesce
,
avveduto
com
'
è
,
di
contentarsi
di
una
formula
.
Il
suo
viaggio
che
si
attende
conferme
e
giustificazioni
dalla
realtà
esteriore
,
è
dunque
destinato
a
rimanere
un
vagabondaggio
.
Del
suo
combattimento
con
le
apparenze
lo
scrittore
lombardo
non
ha
mai
creduto
di
darci
documentazioni
spudorate
;
con
un
buon
gusto
che
certo
ha
da
parere
cosa
assai
recondita
a
quel
neo
-
mistico
,
dei
tanti
di
Ripafratta
,
versatissimo
in
letteratura
entomologica
,
il
quale
si
credette
poco
meno
che
spodestato
al
primo
apparire
di
questi
saggi
linatiani
.
Ed
a
questi
dovrà
bene
volgersi
il
nostro
discorso
.
Sarà
abbastanza
chiaro
,
da
quanto
precede
,
ciò
che
lo
«
Scherzo
»
rappresenta
in
un
temperamento
di
questa
fatta
;
delle
possibilità
e
dei
rischi
che
comporta
,
del
pari
allettevoli
.
Un
giudizio
vero
e
proprio
di
questo
momento
dell
'
attività
letteraria
di
Linati
sarà
possibile
solo
più
tardi
,
allora
che
il
nostro
autore
avrà
maggiormente
svolta
e
articolata
questa
sua
gamma
.
Ed
è
proprio
Linati
stesso
con
un
'
ultima
delicatissima
prosa
Foreste
sommerse
,
non
compresa
in
questo
libro
,
che
ci
rende
fiduciosi
di
suoi
nuovi
arricchimenti
e
sviluppi
.
Ma
anche
preso
in
sé
il
volume
d
'
oggi
contiene
pezzi
d
'
indiscutibile
bellezza
;
le
rare
qualità
di
scrittore
che
conoscevamo
in
Linati
,
si
son
fatte
più
aeree
,
leggiere
;
la
pagina
n
'
è
tutta
mossa
e
ventilata
,
le
parole
hanno
un
brivido
insolito
.
Certo
noi
non
abbiamo
scordati
alcuni
ritmi
di
Amori
,
né
il
mattino
di
vento
del
volume
Nuvole
e
paesi
;
e
non
vorremmo
affermare
che
questa
gentilezza
di
tocco
e
di
risonanze
sia
in
Linati
cosa
al
tutto
nuova
e
insospettata
.
Ma
è
certo
che
le
sue
preferenze
passate
andarono
a
quel
segno
mordente
d
'
acquafortista
,
che
oggi
troviamo
attenuato
senza
che
la
nota
precisione
dello
scrittore
vada
perduta
.
La
sua
musica
tende
a
farsi
più
interiore
,
il
suo
quadro
rifiuta
ormai
ogni
ornamento
inessenziale
.
L
'
airone
bianco
,
Una
buona
morte
,
La
giornata
dello
stagno
,
sono
,
per
citare
qualche
cosa
,
tre
risultati
dei
più
belli
;
né
restano
isolati
nel
volume
.
Ne
L
'
asta
di
Laocoonte
il
pittore
di
animali
fa
luogo
al
saggista
umoresco
che
sa
raggiungere
qui
effetti
non
meno
fortunati
.
Non
è
agevole
stralciare
qualche
pagina
;
ma
ecco
almeno
questo
sciamio
di
uccelli
,
delineato
in
poche
parole
:
D
'
un
tratto
l
'
Airone
bianco
s
'
alzò
a
volo
lanciando
lo
squillo
della
partenza
,
e
tutta
la
tribù
si
levò
dietro
lui
in
un
grande
strepito
d
'
ali
e
di
garriti
.
I
primi
a
raggiungerlo
furono
i
due
Cigni
selvatici
,
poi
il
Piviere
dorato
,
poi
la
Gallina
pratajola
e
le
quattro
Anitre
.
In
coda
a
questi
ottimati
seguì
il
popolo
minuto
:
tortore
,
fringuelli
,
tre
quaglie
,
una
lodola
e
un
tordo
bottaccio
.
Presto
lo
stormo
prese
quota
nel
cielo
infocato
di
quell
'
ultimo
lembo
di
terra
siciliana
e
si
slanciò
dritto
sul
mare
puntando
verso
le
marine
della
Libia
.
Addio
,
vecchia
Europa
!
Ma
il
brivido
non
è
passato
soltanto
nelle
parole
.
Si
potrebbe
mostrare
che
nella
Giornata
dello
stagno
c
'
è
assai
più
e
meglio
del
divertimento
di
un
gran
signore
delle
imagini
;
con
quelle
due
anime
umane
protese
a
qualcosa
di
inafferrabile
,
e
pure
poste
accanto
agli
idrofili
e
alle
arenicole
in
un
piano
di
vita
ch
'
è
,
pur
sotto
lo
splendore
delle
tinte
,
desolata
e
necessaria
.
E
l
'
apparizione
del
Cigno
diventa
allora
un
miraggio
che
non
si
scorda
facilmente
.
Leggete
ancora
nella
prosa
Una
buona
morte
,
la
fine
di
Crocione
,
personaggio
che
non
definiremo
per
non
far
mancare
la
curiosità
:
una
morte
esemplare
che
mette
termine
a
una
esistenza
condannata
;
una
sconsolata
tristezza
nell
'
ambito
di
poche
parole
.
Non
erano
finora
molto
frequenti
,
nell
'
arte
di
Linati
,
risonanze
di
questo
genere
:
qualche
timbro
nuovo
entra
,
dunque
,
nella
poesia
di
lui
,
o
riesce
almeno
a
manifestarsi
in
forme
più
chiare
.
S
'
è
voluto
,
per
questo
,
indugiare
su
tali
pagine
,
a
preferenza
d
'
altre
,
pur
felici
ma
non
altrettanto
significative
.
Ma
il
libro
si
legge
tutto
con
molto
diletto
;
ed
una
cosa
ne
risulta
ben
chiara
:
che
da
Linati
avremo
ancora
molto
da
imparare
,
perché
la
sua
bella
gioventù
non
passa
.
StampaPeriodica ,
Storiografo
della
filosofia
,
autore
di
monografie
erudite
,
scrittore
di
pedagogia
e
di
cultura
,
Santino
Caramella
non
è
da
presentarsi
ai
lettori
del
«
Lavoro
»
,
che
da
tempo
lo
seguono
,
benché
in
una
sua
attività
marginale
,
su
queste
colonne
.
Ho
tra
le
mani
l
'
ultimo
libro
di
lui
:
una
Storia
del
pensiero
estetico
e
del
gusto
letterario
in
Italia
(
Perrella
,
Genova
)
che
fu
redatta
ad
uso
dei
Licei
.
M
'
intendo
assai
poco
di
questioni
scolastiche
,
e
temo
di
ignorare
persino
la
più
parte
delle
riforme
Gentile
,
per
ciò
che
riguarda
i
«
programmi
»
delle
nostre
scuole
.
Ma
questa
m
'
era
venuta
all
'
orecchio
:
che
fosse
giunta
l
'
ora
di
spezzare
ai
discenti
il
pane
del
pensiero
estetico
.
Di
qui
il
bisogno
di
manuali
adatti
allo
scopo
,
precisi
nell
'
informazione
e
semplici
nelle
linee
,
tali
cioè
da
ridurre
a
qualche
ordine
ed
unità
i
molteplici
pensamenti
degli
estetici
d
'
ogni
tempo
,
non
tutti
facili
davvero
,
né
sorretti
da
molta
coerenza
.
Il
Caramella
dà
in
questa
sua
opera
l
'
abbozzo
di
quella
«
che
potrebbe
anche
diventare
,
col
tempo
,
una
nuova
storia
dell
'
estetica
»
;
una
storia
,
cioè
,
che
rispettando
il
robusto
scheletro
che
il
Croce
ci
ha
offerto
dello
svolgimento
di
questa
disciplina
,
tragga
il
maggior
profitto
dal
lavoro
monografico
dell
'
ultimo
ventennio
,
che
non
è
stato
piccolo
.
Non
è
questa
,
bisogna
confessarlo
,
un
'
agevole
materia
;
né
si
può
imaginare
quali
siano
per
essere
i
frutti
del
suo
insegnamento
nelle
scuole
secondarie
.
L
'
esperienza
sola
potrà
decidere
su
questo
punto
.
Ma
almeno
una
cosa
si
può
osservare
:
che
se
è
la
fantasia
un
poco
l
'
età
edenica
dell
'
intelletto
(
età
sempre
ritornante
,
e
non
già
da
concepirsi
quale
un
semplice
inizio
temporale
della
vita
dello
spirito
)
lo
studio
di
lei
,
delle
sue
leggi
,
e
di
quanto
si
è
pensato
nei
secoli
intorno
ai
suoi
modi
e
comportamenti
,
non
ci
pare
disciplina
da
giovani
.
Si
tratta
qui
di
un
concetto
che
,
a
non
esser
frainteso
,
richiede
assai
complesso
e
maturo
senso
interiore
.
S
'
è
fatto
chiaro
nell
'
ultimo
secolo
un
po
'
dovunque
,
ma
con
maggiore
coscienza
critica
in
Italia
,
un
criterio
rigorosamente
formale
e
filosofico
dell
'
arte
.
L
'
arte
è
intuizione
,
è
fantasia
di
qua
del
pensiero
logico
;
e
come
non
v
'
ha
intuizione
che
non
abbia
in
qualche
modo
provata
la
propria
forma
espressiva
,
l
'
espressione
è
linguaggio
(
vuoi
scritto
,
o
parlato
,
o
plastico
)
.
Nella
realtà
fondamentale
dell
'
espressione
che
brucia
in
sé
ogni
motivo
pratico
polemico
intellettuale
che
ne
resta
inseparabile
e
non
si
può
considerare
a
sé
quale
astratto
«
contenuto
»
,
si
risolve
oggi
ogni
problema
dell
'
arte
.
Il
consenso
che
accompagna
questa
concezione
,
che
ha
trovato
da
noi
il
più
forte
rappresentante
nel
Croce
,
è
assai
più
vivo
di
quanto
in
sede
teorica
potrebbe
essere
verificato
.
Le
divergenze
ideali
,
talora
importanti
,
dividono
gli
estetici
;
è
ormai
abitudine
quasi
generale
da
parte
dei
critici
di
opere
d
'
arte
e
di
letteratura
,
di
giudicare
in
base
a
un
'
intuizione
lirica
autonoma
e
individuale
del
fatto
artistico
.
Questa
concezione
,
si
può
affermarlo
con
tranquillità
,
domina
sempre
più
la
vita
intellettuale
del
mondo
moderno
;
ed
è
concezione
nettamente
idealistica
.
Battuto
da
più
parti
con
argomenti
più
buoni
e
men
buoni
,
l
'
idealismo
appare
appena
scalfito
nella
sua
estetica
.
Buon
segno
di
vita
totale
.
Codesta
nuova
intuizione
penetra
troppo
addentro
al
cuore
della
tumultuosa
vita
moderna
perché
noi
possiamo
crederne
prossima
la
fine
:
le
sue
apparenti
cadute
,
si
può
profetarlo
fin
d
'
ora
,
saranno
seguite
dalle
più
rapide
restaurazioni
.
Si
potrebbe
scrivere
tutto
un
capitolo
umoristico
sull
'
intuizione
,
quale
la
nuova
estetica
la
intende
:
via
di
mezzo
tra
il
furor
e
l
'
agudeza
,
moderato
invasamento
,
l
'
unico
possibile
nell
'
età
della
macchina
da
scrivere
.
O
metterne
in
rilievo
con
tutta
serietà
le
possibilità
di
penetrazione
nel
mondo
dell
'
alogico
.
Il
libro
del
Caramella
,
che
non
poteva
riuscire
più
chiaro
,
porta
gli
studenti
secondari
nel
fondo
di
questo
concetto
polisenso
.
Il
volume
,
che
presuppone
nel
lettore
una
parallela
conoscenza
della
nostra
storia
letteraria
,
s
'
inizia
con
una
nitida
esposizione
dei
cardini
dell
'
estetica
antica
.
Sul
dualismo
tra
forma
e
materia
,
la
concezione
platonica
dell
'
arte
imitatrice
(
mimesi
)
,
le
idee
della
Poetica
di
Aristotile
,
la
creazione
dei
«
generi
»
fissi
e
delle
leggi
sono
qui
pagine
brevi
ma
essenziali
.
Ne
resta
fissato
il
carattere
di
«
eteronomia
»
dell
'
estetica
antica
,
ossia
la
tendenza
a
porre
la
legge
dell
'
arte
fuori
dell
'
arte
stessa
.
Eteronomia
che
il
progredire
dell
'
estetica
si
sforza
via
via
di
eliminare
,
sostituendo
nuovi
termini
a
quelli
più
corrosi
dalla
critica
,
nei
limiti
di
un
problema
immutato
.
Vige
il
dualismo
più
rigoroso
:
l
'
arte
non
crea
,
ma
riproduce
un
immutabile
«
bello
di
natura
»
.
La
trattazione
si
amplia
,
com
'
è
giusto
,
al
capitolo
G.B.
Vico
e
l
'
idealismo
,
che
ha
pagine
sull
'
estetica
di
Kant
,
sul
romanticismo
e
l
'
idealismo
romantico
,
e
ai
successivi
che
chiudono
l
'
opera
:
L
'
estetica
del
romanticismo
italiano
(
periodo
del
Risorgimento
)
,
La
riforma
crociana
e
l
'
estetica
contemporanea
.
Ne
escono
ben
tratteggiati
:
il
romanticismo
italiano
,
la
teoria
e
l
'
opera
critica
del
De
Sanctis
,
gl
'
indirizzi
di
transizione
sullo
scorcio
dell
'
Ottocento
,
l
'
estetica
crociana
e
le
correnti
nuove
.
E
occorre
appena
ricordare
,
a
chi
conosca
l
'
autore
,
che
una
ricchissima
bibliografia
è
posta
alla
fine
d
'
ogni
capitolo
.
Bisogna
dar
lode
al
Caramella
,
idealista
,
di
non
aver
presentato
questo
complesso
svolgimento
storico
in
una
caricata
funzione
di
avviamento
al
lucidus
ordo
del
pensiero
nuovissimo
.
La
sua
mentalità
non
ha
nulla
di
dogmatico
,
e
nessun
serio
timore
poteva
nutrirsi
in
questo
senso
.
Né
egli
,
com
'
è
giusto
,
mostra
di
sopravalutare
gli
schemi
degli
estetici
in
rapporto
al
fondo
concreto
dell
'
arte
d
'
ogni
età
.
Quanto
robusto
ed
autonomo
fosse
in
passato
il
senso
creatore
degli
artisti
maggiori
egli
pone
bene
in
rilievo
al
di
fuori
,
e
al
di
sopra
,
delle
imperfette
sistemazioni
teoretiche
.
Il
passato
è
per
lui
sempre
risorgente
vita
,
e
non
già
pretesto
a
classificazioni
erudite
.
Ma
all
'
estetica
del
Croce
,
della
quale
addita
taluni
punti
dubbiosi
,
il
Caramella
tien
fede
,
pur
rendendosi
conto
che
parecchie
esigenze
delle
scuole
ormai
sorpassate
meritano
di
essere
saggiate
alla
luce
delle
nuove
tendenze
.
Bisogna
invogliarlo
di
por
mano
a
quella
maggiore
storia
dell
'
estetica
ch
'
egli
ha
tutte
le
qualità
per
compiere
felicemente
;
ed
essergli
grati
di
portare
al
pensiero
che
rappresenta
tuttora
la
nostra
migliore
ricchezza
,
in
tempi
di
turbamento
intellettuale
,
misticismi
-
danza
-
del
-
ventre
ed
altre
storture
,
l
'
ausilio
e
l
'
autorità
del
suo
nome
tanto
rispettato
.
StampaPeriodica ,
...
Da
un
pezzo
il
Croce
giudica
poeti
e
storici
,
romanzieri
e
filosofi
,
e
non
alla
spicciolata
,
ma
per
secoli
e
generazioni
,
sicut
potestatem
habens
.
Quali
siano
i
suoi
titoli
a
giudicare
i
poeti
,
tutti
gli
intenditori
e
le
persone
di
gusto
sanno
ormai
.
Non
sarà
inutile
verificare
una
volta
tanto
anche
i
suoi
titoli
-
scienza
e
coscienza
-
a
giudicare
gli
storici
.
Si
aggiunga
una
ragione
personale
.
Alcuni
anni
fa
dimostrai
che
l
'
etestica
del
Croce
è
un
guazzabuglio
di
contradizioni
e
di
paralogismi
,
in
cui
ogni
pagina
smentisce
la
precedente
ed
è
smentita
dalla
seguente
;
che
in
tutta
la
filosofia
non
si
trova
un
libro
così
mal
ragionato
;
e
che
solo
chi
non
abbia
capito
nulla
,
può
illudersi
di
avere
imparato
qualche
cosa
leggendolo
.
La
dimostrazione
era
così
definitiva
,
che
il
Croce
non
ha
osato
replicare
parola
,
in
quattro
anni
.
Non
voglio
che
egli
possa
illudersi
di
avere
almeno
potuto
a
sua
volta
ridurre
me
al
silenzio
.
Quando
apparve
la
traduzione
francese
dei
due
primi
volumi
di
Roma
alcuni
giornalisti
d
'
oltralpe
,
uomini
d
'
ingegno
ma
un
po
'
precipitosi
nel
giudicare
,
come
è
spesso
quella
professione
,
scrissero
,
e
con
sincera
intenzione
di
elogio
,
che
l
'
autore
aveva
studiato
Carlo
Marx
.
Imbattutisi
per
la
prima
volta
in
una
storia
antica
che
raccontava
di
commerci
,
di
dissesti
,
di
fallimenti
,
di
usure
,
e
di
altre
cose
consimili
,
reputate
da
molti
invenzioni
moderne
;
avendo
sentito
dire
che
Carlo
Marx
aveva
fatto
della
storia
del
mondo
un
tessuto
di
interessi
economici
,
s
'
erano
messi
in
mente
di
far
onore
all
'
opera
,
ascrivendola
ad
una
famiglia
così
moderna
e
così
illustre
.
Senonché
l
'
opera
mia
è
costretta
a
tacciar
di
falso
questo
certificato
di
stato
civile
,
perché
essa
è
parente
del
marxismo
quando
del
confucianesimo
o
del
mitraismo
.
Ed
ecco
,
a
sua
volta
il
Croce
dà
principio
al
giudizio
,
copiando
di
peso
questo
sproposito
:
"
Nel
Ferrero
-
egli
scrive
-
sono
tutte
le
formule
(
!
)
della
scuola
(
!
)
,
tutti
i
derivati
(
!
)
del
materialismo
storico
"
.
Che
cosa
il
Croce
intenda
per
formule
e
per
derivati
del
materialismo
storico
,
non
so
.
Il
materialismo
storico
non
è
una
scuola
,
perché
una
scuola
suppone
maestri
e
discepoli
,
e
qui
i
discepoli
almeno
mancano
;
è
una
pura
dottrina
,
campata
nei
cieli
della
speculazione
,
un
po
'
confusa
e
nebulosa
,
come
tutto
ciò
che
è
uscito
dalla
mente
frammentaria
di
Carlo
Marx
.
Nessuno
storico
di
forte
torace
l
'
ha
ancora
applicata
in
nessuna
opera
di
polso
.
Ma
come
dottrina
si
presenta
negli
scritti
del
suo
autore
e
dei
suoi
discepoli
e
commentatori
in
due
vesti
:
più
generale
la
prima
,
più
particolare
la
seconda
.
La
dottrina
più
generale
vuole
che
i
fenomeni
della
storia
,
la
religione
,
la
politica
,
il
diritto
,
l
'
arte
e
via
dicendo
,
siano
una
specie
di
drappeggiamento
sontuoso
,
sotto
cui
si
nasconde
la
greggia
ed
unica
realtà
degli
interessi
economici
.
Ma
del
materialismo
inteso
così
io
penso
che
sia
una
dottrina
puerile
,
da
non
poter
essere
presa
sul
serio
;
immaginarsi
se
si
potranno
trovare
le
sue
"
formule
"
e
i
suoi
"
derivati
"
nell
'
opera
mia
!
Che
ogni
istituzione
o
associazione
umana
di
qualsiasi
natura
,
politica
,
religiosa
o
intellettuale
,
debba
tenere
un
libro
di
conti
;
che
tutte
le
relazioni
tra
gli
uomini
di
ogni
specie
,
dalla
famiglia
allo
Stato
e
alla
Chiesa
,
siano
regolate
anche
da
una
ragione
di
dare
e
avere
,
non
vuoi
dire
,
che
l
'
anima
di
quelle
associazioni
e
istituzioni
viva
nel
libro
dei
conti
;
vuoi
dire
soltanto
che
,
qualunque
cosa
gli
uomini
facciano
,
pensino
o
vogliano
,
hanno
bisogno
innanzi
tutto
di
nutrirsi
e
di
vestirsi
;
che
il
prete
deve
vivere
dell
'
altare
,
come
il
pittore
del
pennello
,
e
il
matematico
delle
formule
.
Più
seria
è
la
dottrina
particolare
e
ristretta
,
che
assume
la
trasformazione
degli
istrumenti
del
lavoro
a
motore
occulto
della
storia
.
Inteso
così
,
il
materialismo
storico
potrebbe
essere
una
dottrina
feconda
e
fare
scuola
,
il
giorno
che
raccogliesse
intorno
a
sé
discepoli
valorosi
,
purché
circoscritta
alla
storia
dell
'
Europa
negli
ultimi
due
secoli
,
che
sola
può
comportarne
l
'
applicazione
.
Negli
ultimi
due
secoli
la
storia
dell
'
Europa
è
veramente
condotta
da
due
demiurghi
:
le
dottrine
razionali
della
società
e
dello
Stato
,
che
minano
sotto
sotto
Dio
;
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
,
che
minano
sotto
sotto
tutti
gli
antichi
ideali
di
perfezione
.
Nessuno
scrittore
capirà
il
secolo
XIX
,
sinché
non
riesca
a
scoprire
questi
due
demiurghi
,
discesi
da
due
cieli
differenti
della
storia
,
all
'
opera
insieme
e
senza
saper
l
'
uno
dell
'
altro
.
Il
materialismo
storico
potrebbe
studiarne
con
profitto
uno
;
e
quindi
scoprire
una
parte
della
verità
.
Senonché
questa
dottrina
non
ha
posto
né
ufficio
nella
storia
antica
,
dalla
quale
il
secondo
demiurgo
è
assente
;
ed
è
addirittura
infantile
il
supporre
che
abbia
potuto
applicarla
proprio
l
'
autore
,
che
ha
indicato
nel
secolo
XIX
nel
trapasso
della
civiltà
qualitativa
alla
quantitativa
,
dall
'
ideale
di
perfezione
all
'
ideale
di
potenza
,
il
maggior
rivolgimento
della
storia
universale
.
Solo
questo
rivolgimento
ha
chiamato
in
terra
,
un
paio
di
secoli
fa
,
il
demiurgo
,
che
il
materialismo
vorrebbe
presente
in
tutti
i
luoghi
e
in
tutte
le
epoche
;
e
le
cui
formidabili
spinte
e
audacie
e
crudeltà
gli
uomini
non
conobbero
,
sicché
la
civiltà
fu
per
sua
natura
qualitativa
.
Intorno
alla
tecnica
dei
Greci
e
dei
Romani
ci
somministrano
numerose
,
per
quanto
slegate
e
frammentarie
notizie
,
gli
scrittori
,
le
leggi
,
i
rottami
di
attrezzi
e
di
macchine
-
aratri
,
mulini
,
telai
,
forni
,
stampi
e
via
dicendo
-
raccolti
negli
scavi
,
e
i
disegni
scolpiti
nei
bassorilievi
.
Ma
da
secolo
a
secolo
,
da
paese
a
paese
,
non
si
riesce
a
scoprire
differenze
visibili
e
quindi
progresso
,
come
l
'
intendiamo
noi
,
fuorché
nelle
macchine
di
guerra
.
Gli
strumenti
della
industria
e
della
,
agricoltura
non
mutano
,
a
distanza
di
secoli
;
le
forze
motrici
sono
sempre
i
muscoli
umani
,
alcuni
animali
,
il
vento
e
l
'
acqua
;
il
vapore
è
un
giocattolo
.
In
tutta
la
letteratura
antica
ho
trovato
una
sola
pagina
,
in
cui
l
'
ammirazione
del
progresso
,
oggi
così
fervida
,
sia
presentita
:
la
prefazione
del
libro
diciannovesimo
della
Historia
naturalis
,
in
cui
Plinio
il
vecchio
,
raccontando
che
il
Mediterraneo
ai
suoi
tempi
è
solcato
in
ogni
verso
non
più
da
navi
a
remo
ma
da
navi
a
vela
,
dopoché
l
'
abbondanza
del
lino
coltivato
in
Occidente
ha
fatto
della
tela
un
oggetto
di
consumo
corrente
,
vanta
la
velocità
delle
navi
spinte
dal
vento
,
i
viaggi
affrettati
,
lo
spazio
vinto
,
con
parole
,
che
un
moderno
potrebbe
ripetere
,
ritoccandole
appena
,
del
vapore
.
Ma
se
gli
strumenti
non
mutavano
,
mutavano
,
e
molto
,
i
manufatti
da
epoca
ad
epoca
;
secondo
che
la
mano
di
una
generazione
e
di
un
popolo
era
più
abile
o
meno
,
più
arduo
o
più
facile
il
modello
di
perfezione
a
cui
i
differenti
secoli
e
le
diverse
nazioni
guardavano
,
più
fino
e
più
rozzo
il
gusto
che
commetteva
i
lavori
e
li
giudicava
.
Imaginare
una
storia
"
materialistica
"
di
Roma
sarebbe
come
voler
scrivere
una
storia
cattolica
o
protestante
dei
Faraoni
.
Ma
come
è
nato
allora
questo
svarione
di
critici
orecchiuti
e
orecchianti
,
nel
quale
è
incappato
anche
il
frettoloso
Minosse
che
siede
giudicando
a
piè
del
Vesuvio
?
Nella
storia
degli
ultimi
due
secoli
della
repubblica
c
'
è
un
.
paradosso
apparente
:
più
Roma
e
l
'
Italia
arricchiscono
e
più
sono
rovinate
;
più
si
ingrandiscono
fuori
,
e
più
si
indeboliscono
dentro
.
L
'
aristocrazia
romana
si
trova
padrona
di
un
immenso
impero
,
quando
non
è
più
capace
di
amministrare
una
città
!
Massime
nell
'
ultimo
secolo
della
repubblica
ogni
vittoria
è
una
catastrofe
.
Parecchi
storici
avevano
visto
o
intravisto
,
tra
le
cause
di
questo
singolare
dissolversi
per
troppo
vincere
,
gli
influssi
della
cultura
greca
-
arti
,
filosofie
,
industrie
,
religioni
,
costumi
,
lussi
,
piaceri
-
sull
'
antica
società
latina
,
aristocratica
,
tradizionalista
,
bigotta
e
puritana
.
Ma
questa
causa
non
è
la
sola
,
ed
è
,
per
dir
così
,
una
causa
seconda
,
derivata
da
un
'
altra
,
meno
visibile
e
più
profonda
:
l
'
oro
delle
conquiste
.
Fenomeno
economico
?
Per
chi
cerca
nella
natura
umana
la
ragione
profonda
della
storia
,
questa
azione
della
moneta
è
un
altro
esempio
della
padronanza
e
tirannia
che
tanti
oggetti
creati
dall
'
uomo
a
servirlo
esercitano
sul
loro
autore
.
Che
cosa
è
la
moneta
?
Non
è
la
ricchezza
,
ma
una
ricchezza
;
ossia
uno
dei
tanti
beni
desiderati
dall
'
uomo
,
ma
in
sé
e
per
sé
non
dei
più
necessari
,
perché
i
metalli
preziosi
,
tanto
pregiati
per
la
loro
bellezza
e
rarità
,
non
servono
a
nulla
fuorché
ad
ornare
,
se
non
esistono
gli
altri
beni
necessari
alla
vita
,
che
il
denaro
acquista
.
Ad
un
uomo
perduto
nel
Sahara
un
pane
ed
un
otre
d
'
acqua
sarebbero
più
preziosi
,
che
un
sacco
di
monete
d
'
oro
...
Ed
ecco
spiegato
l
'
errore
del
Croce
.
Il
Croce
ha
visto
,
in
questa
visione
della
storia
di
Roma
le
formule
e
i
derivati
(
!
)
di
un
materialismo
storico
di
sua
fantasia
,
perché
la
moneta
vi
compare
come
il
principale
agente
del
disordine
di
una
grande
epoca
.
Ma
l
'
errore
è
pietoso
,
perché
questa
visione
non
è
parente
del
cosiddetto
materialismo
storico
neppure
in
decimo
grado
.
Vero
è
invece
che
la
visione
è
mia
;
e
che
io
posso
sfidare
con
animo
tranquillo
il
Croce
a
dimostrare
che
è
falsa
o
che
deriva
da
altro
autore
.
Senza
dubbio
questo
spaventoso
e
meraviglioso
fenomeno
non
è
stato
da
me
capito
con
quella
pienezza
e
rappresentato
con
quella
forza
,
di
cui
,
dopo
sette
anni
di
guerra
mondiale
,
mi
sentirei
oggi
capace
;
e
che
spero
di
trasfondere
un
giorno
in
una
edizione
definitiva
.
Ho
concepito
questa
parte
dell
'
opera
una
ventina
di
anni
fa
,
perduto
in
una
pace
così
universale
e
profonda
,
che
la
memoria
e
la
nozione
stessa
del
terribile
fenomeno
si
erano
perdute
;
l
'
ho
concepita
,
quasi
direi
,
dal
nulla
e
in
piena
solitudine
,
perché
nessuno
dei
predecessori
aveva
neppur
presentito
queste
oscure
verità
e
poteva
quindi
prestarmi
aiuto
.
Non
ostante
un
intensissimo
sforzo
di
riflessione
e
di
imaginazione
,
che
ha
durato
anni
,
non
ho
veduto
il
fenomeno
nella
sua
pienezza
e
in
tutti
i
suoi
particolari
,
così
lucidamente
come
lo
vedo
ora
;
e
qualche
volta
l
'
ho
confuso
un
po
'
con
un
altro
fenomeno
,
che
appartiene
alla
stessa
famiglia
ma
è
diverso
:
con
la
perturbazione
che
genera
l
'
incremento
della
ricchezza
,
quando
è
figlia
del
lavoro
.
L
'
opera
ha
quindi
bisogno
di
qualche
ritocco
.
Ma
sarò
io
giudicato
vittima
di
un
vano
orgoglio
,
se
dirò
apertamente
che
,
a
mio
giudizio
,
un
critico
equo
e
competente
,
invece
di
dottrineggiare
fuori
di
tempo
e
luogo
sul
materialismo
storico
,
avrebbe
potuto
,
e
forse
dovuto
,
riconoscere
un
po
'
di
merito
all
'
autore
,
che
primo
aveva
avuto
la
visione
di
un
fenomeno
di
cui
si
era
perduta
la
memoria
,
venti
secoli
dopo
che
era
avvenuto
,
venti
anni
innanzi
,
che
,
ripetendosi
in
un
intero
continente
,
si
rivelasse
di
nuovo
alla
obliviosa
noncuranza
degli
uomini
?
Che
se
il
Croce
appartiene
a
quella
famiglia
di
critici
,
i
quali
si
arrogano
il
diritto
di
giustiziare
ogni
opera
che
non
sia
perfettissima
,
perché
ogni
minimo
difetto
sembra
loro
degno
della
pena
capitale
,
avrebbe
potuto
,
invece
di
far
merito
all
'
autore
di
questa
sua
nuova
visione
,
rimproverargli
i
punti
in
cui
la
visione
è
un
po
'
incerta
ed
esitante
.
Non
sarebbe
stato
difficile
di
trovarli
qua
e
là
,
a
un
critico
ostile
ma
acuto
,
intelligente
,
e
che
,
intendendosi
davvero
di
storia
,
avesse
riconosciuto
nell
'
universale
disordine
della
repubblica
di
Mario
,
di
Silla
,
di
Cesare
e
di
Pompeo
lo
stesso
disordine
che
travaglia
i
nostri
tempi
da
sette
anni
in
qua
.
Questo
critico
avrebbe
condannato
l
'
autore
con
la
scienza
attinta
da
lui
;
ma
insomma
non
avrebbe
vaneggiato
.
Il
Croce
invece
non
ha
capito
nulla
,
non
ha
visto
nulla
,
non
si
è
accorto
di
nulla
;
e
,
posto
innanzi
alla
vasta
pittura
di
quel
tempo
,
che
non
è
perfetta
,
ma
che
nasce
dalla
vita
-
ed
oggi
questo
merito
è
più
manifesto
a
chi
ha
occhi
e
vede
,
che
dieci
anni
fa
-
,
l
'
ha
scambiata
per
un
drammaccio
da
cinematografo
.
Leggete
,
o
lettori
,
questo
giudizio
che
ricopio
testualmente
,
perché
davvero
una
perla
così
preziosa
merita
di
essere
deposta
con
religiosa
cautela
nel
tesoro
della
moderna
critica
italiana
.
"
Ma
la
Ragione
e
la
Provvidenza
compiono
,
nel
Ferrero
,
prodigi
assai
maggiori
che
non
presso
quei
due
filosofi
(
Vico
ed
Hegel
)
,
perché
quelli
operavano
con
personaggi
,
con
forze
spirituali
,
e
il
Ferrero
opera
con
esseri
nevrastenici
(
!
)
,
immorali
,
amorali
,
cupidi
di
denaro
,
fradici
di
lussuria
(
!
)
,
incommossi
(
!
)
al
sangue
e
alle
stragi
;
un
quissimile
(
!
)
dei
veneti
primitivi
,
rappresentati
dal
D
'
Annunzio
nella
Nave
(
!
!
!
)
,
accozzaglia
di
gente
atta
,
non
già
a
fondare
,
come
si
crede
,
grandezze
di
città
,
ma
piuttosto
a
popolare
manicomi
e
bagni
criminali
,
affatto
diversi
dai
bestioni
vichiani
(
!
!
)
,
che
erano
severi
ed
austeri
!
"
.
Ma
un
critico
il
quale
,
neppure
avendo
sotto
gli
occhi
il
commento
perpetuo
e
vivente
del
disordine
in
cui
si
agita
oggi
l
'
Europa
,
è
riuscito
a
capire
questa
parte
della
storia
di
Roma
;
un
critico
,
il
quale
innanzi
alla
pittura
di
uno
dei
disordini
morali
più
terribili
che
possano
affliggere
il
genere
umano
,
ripensa
oggi
-
nel
1921
-
alle
marionette
declamanti
della
Nave
e
va
in
cerca
di
non
so
quali
bestioni
;
quale
libro
di
storia
potrà
mai
capire
,
che
si
innanzi
un
poco
al
di
sopra
dei
manuali
per
il
ginnasio
inferiore
?
Lasciamolo
dunque
scambiare
le
rozze
compilazioni
del
Ranke
per
modelli
di
squisita
(
!
!
)
storiografia
!
Chi
si
contenta
,
gode
.
Dopo
aver
visto
quale
è
la
scienza
del
Croce
,
passiamo
alla
coscienza
.
Sentenzia
il
Croce
che
il
sottoscritto
non
avrebbe
"
saputo
...
tener
saldo
e
stretto
il
legame
tra
storiografia
e
filologia
;
non
già
perché
non
asserisca
questo
legame
in
teoria
e
non
procuri
nel
fatto
di
leggere
testi
e
consultare
la
letteratura
dell
'
argomento
e
porre
a
piè
di
pagina
le
citazioni
,
ma
perché
egli
ha
un
ben
curioso
concetto
della
costruzione
storica
,
e
crede
che
in
essa
si
debba
,
con
l
'
immaginazione
,
o
,
come
dice
,
con
la
congettura
integrare
le
fonti
,
laddove
il
senso
critico
vieta
coteste
integrazioni
e
nega
che
possano
mai
fornire
storia
e
storia
reale
.
Al
che
il
Ferrero
,
e
con
lui
i
suoi
difensori
,
obiettano
che
,
senza
le
congetture
e
le
immaginazioni
,
molta
parte
della
storia
rimarrebbe
arida
esposizione
e
compilazione
di
fonti
.
E
tal
sia
e
rimanga
,
quando
non
può
essere
altro
ossia
quando
mancano
le
condizioni
soggettive
ed
oggettive
perché
sorga
storia
vera
e
propria
;
meglio
allora
una
rassegna
di
fonti
,
che
un
sogno
sulle
fonti
...
"
.
E
più
oltre
:
"
Nella
fertile
imaginativa
del
Ferrero
,
nel
saper
sempre
per
filo
e
per
segno
la
politica
orientale
di
Antonio
,
e
la
politica
egiziana
di
Cleopatra
,
e
i
riposti
motivi
dello
strano
andamento
della
battaglia
di
Azio
,
nella
sua
professata
conoscenza
dei
dietroscena
,
e
nelle
sue
arie
di
persona
bene
informata
e
molto
esperta
,
che
sorride
della
visione
e
dei
giudizi
tradizionali
e
prepara
sempre
qualche
sorpresa
ai
lettori
,
in
questo
vizio
della
sua
mente
sta
un
'
altra
delle
cagioni
della
fortuna
incontrata
dall
'
opera
sua
"
.
A
questo
straordinario
giudizio
,
oppongo
il
passo
di
un
autore
,
a
cui
il
Croce
fa
certamente
più
credito
che
non
gliene
faccia
io
.
Dice
questo
autore
:
"
La
fantasia
è
indispensabile
allo
storico
;
la
critica
vuota
,
la
narrazione
vuota
,
il
concetto
senza
intuizione
e
fantasia
,
sono
affatto
sterili
;
e
ciò
si
è
detto
e
ridetto
in
queste
pagine
col
richiedere
la
viva
esperienza
degli
accadimenti
di
cui
si
prende
a
narrare
la
storia
,
il
che
importa
insieme
l
'
elaborazione
di
essi
come
intuizione
e
fantasia
;
senza
questa
ricostruzione
e
integrazione
fantastica
,
non
è
dato
né
leggerla
né
intenderla
"
.
Queste
cose
si
leggono
a
carte
29
e
30
della
Teoria
e
storia
della
Storiografia
di
Benedetto
Croce
.
Noi
sorprendiamo
qui
il
critico
in
flagrante
rovesciamento
sofistico
:
slealtà
,
che
dovrebbe
squalificare
uno
scrittore
,
come
la
codardia
squalifica
un
soldato
.
L
'
integrazione
fantastica
,
che
nel
libro
è
la
ragione
stessa
della
storia
,
diventa
nella
critica
la
sua
negazione
:
la
fertile
imaginativa
,
che
per
il
filosofo
è
la
prima
virtù
dello
storico
,
si
converte
in
un
vizio
della
mia
mente
,
non
appena
il
critico
vuole
screditare
tra
gli
ignoranti
un
'
opera
che
non
gli
piace
,
perché
ne
odia
l
'
autore
.
Ma
nella
fretta
il
Croce
ha
corroborato
il
sofisma
con
un
nuovo
errore
,
citando
come
esempio
della
mia
fertile
imaginativa
il
"
saper
spiegare
per
filo
e
per
segno
la
politica
orientale
di
Antonio
,
e
la
politica
egiziana
di
Cleopatra
,
e
i
riposti
motivi
dello
strano
andamento
della
battaglia
di
Azio
...
"
.
Anche
il
Croce
,
come
molti
giornalisti
,
ha
creduto
che
la
mia
fertile
fantasia
abbia
rifatto
a
quel
modo
la
storia
di
Antonio
e
di
Cleopatra
.
L
'
ha
rifatta
invece
la
paziente
erudizione
di
un
secolo
.
Incominciò
il
Letronne
,
un
prudentissimo
,
eruditissimo
e
punto
imaginoso
epigrafista
,
dimostrando
verso
il
1840
,
con
il
sussidio
di
monete
,
che
Antonio
aveva
sposato
Cleopatra
nel
36
a
.
C
.
,
e
spiegando
con
quelle
luminosamente
certi
passi
oscuri
di
scrittori
antichi
.
Seguì
l
'
ammiraglio
Giurie
de
la
Graviate
che
sottopose
ad
un
'
acuta
critica
le
tradizioni
antiche
della
battaglia
di
Aio
.
Ultimo
il
Cromare
,
il
quale
,
in
alcune
monografie
pubblicate
nell
'
Herpes
,
riprese
gli
studi
del
Lettone
e
del
Jurien
de
la
Graviate
,
li
illustrò
,
li
amplificò
,
li
integrò
,
li
confermò
e
li
corresse
.
Io
ho
soltanto
incastrato
nella
storia
del
tempo
,
e
ritoccandogli
qua
e
là
,
gli
studi
e
le
conclusioni
di
questi
predecessori
.
Non
la
mia
immaginazione
,
ma
i
miei
occhi
hanno
lavorato
:
a
leggere
i
loro
lavori
.
Se
in
questi
tempi
non
fosse
peccato
sprecare
carta
e
inchiostro
a
dimostrare
quello
che
è
ormai
già
manifesto
,
potrei
continuare
per
un
pezzo
.
Risparmio
perciò
i
miei
lettori
;
e
abbandono
senz
'
altro
il
Croce
al
giudizio
degli
imparziali
con
tutto
quel
che
resta
della
sua
critica
.
Aggiungerò
solo
tre
brevissime
osservazioni
.
Paragonandomi
ad
altri
storici
,
con
i
quali
egli
mi
ha
ascritto
ad
una
scuola
che
esiste
soltanto
nella
sua
imaginazione
,
il
Croce
dice
che
io
sono
"
meno
ammaliziato
nel
mestiere
storico
"
.
Sarà
.
Io
non
sapevo
che
la
storia
fosse
un
mestiere
,
il
quale
richieda
malizia
,
come
il
commercio
dei
cavalli
o
la
tratta
delle
schiave
bianche
.
Credevo
che
fosse
un
'
arte
,
per
riuscir
nella
quale
occorresse
imaginazione
,
studio
,
analisi
e
sintesi
,
esperienza
della
vita
,
acume
e
vigore
dialettico
!
Egli
mi
accusa
di
illudermi
di
aver
"
inventato
un
nuovo
metodo
d
'
esporre
la
storia
col
dividerla
non
per
epoche
ma
per
categorie
di
fenomeni
,
che
è
per
l
'
appunto
l
'
astratto
e
inconcludente
metodo
sociologico
...
"
.
Niente
affatto
.
Non
ho
inventato
,
ma
ho
proposto
questo
metodo
,
non
già
di
esporre
o
raccontare
ma
di
insegnare
a
voce
nelle
scuole
pubbliche
la
storia
;
e
questo
metodo
non
solo
non
è
astratto
e
inconcludente
,
ma
è
il
solo
che
possa
conchiudere
qualche
cosa
,
quando
si
ragioni
di
insegnamento
orale
.
Il
Croce
vede
una
prova
della
mia
inclinazione
per
il
sociologismo
(
che
cosa
sarà
mai
?
)
nella
mia
ammirazione
per
le
concezioni
storiche
di
Auguste
Comte
.
Se
il
Croce
abbia
letto
il
Comte
non
so
;
e
molti
indizi
mi
fanno
credere
che
anche
questo
filosofo
egli
conosca
di
seconda
mano
.
Io
l
'
ho
letto
;
e
dichiaro
che
ho
trovato
nei
tre
ultimi
volumi
del
suo
famoso
quanto
ignorato
Cours
de
philosophie
positive
,
le
vedute
più
profonde
della
storia
che
siano
state
pensate
nel
secolo
XIX
.
L
'
Europa
darà
segno
di
incominciare
ad
emergere
davvero
dalle
barbarie
in
cui
è
caduta
,
il
giorno
in
cui
questa
grande
voce
vincerà
il
vano
cicaleccio
di
tanti
filosofastri
,
che
oggi
la
soffoca
.
Ma
di
ciò
potremo
forse
ragionare
altra
volta
.
StampaPeriodica ,
Gli
argomenti
trattati
ieri
dal
Segretario
del
Partito
nel
rapporto
ai
Federali
dell
'
Italia
Centrale
e
le
nettissime
direttive
impartite
costituiscono
una
risoluta
presa
di
posizione
contro
tutto
quell
'
insieme
di
stati
d
'
animo
,
mentalità
,
interessi
residuati
della
vecchia
Italia
,
che
riaffiorano
con
vilissime
mormorazioni
nei
momenti
in
cui
la
navigazione
è
difficile
,
mentre
nei
momenti
di
bonaccia
,
si
occultano
sotto
la
protezione
della
ben
nota
insegna
"
Tutto
fatto
,
tutto
bene
,
alalà
.
"
Gente
che
ha
temuto
il
Fascismo
ma
non
lo
ha
mai
amato
,
sopratutto
dal
giorno
in
cui
ha
dovuto
prender
atto
che
il
Fascismo
non
rappresentava
la
sistemazione
di
particolari
interessi
ma
un
nuovo
ordine
destinato
a
dare
a
tutto
il
popolo
una
più
alta
giustizia
sociale
.
Gente
che
,
costituzionalmente
refrattaria
ad
intenderne
la
natura
ed
i
fini
,
si
è
adattata
alla
Rivoluzione
soltanto
per
mimetismo
.
È
inutile
e
ridicolo
dire
per
quell
'
ostinato
ed
insincero
ottimismo
con
cui
si
esprime
il
borghesissimo
amore
del
quieto
vivere
che
questi
residui
di
vecchie
mentalità
,
di
vecchi
ma
tenacissimi
interessi
,
non
ci
sono
.
Ci
sono
e
non
ci
possono
non
essere
in
una
rivoluzione
continua
,
che
per
necessità
di
cose
più
forti
di
qualsiasi
volontà
umana
deve
procedere
per
gradi
,
urtando
inveterate
abitudini
,
gusti
,
mentalità
,
interessi
.
Rivoluzione
continua
significa
revisione
continua
,
cioè
quotidiana
messa
a
punto
di
tutti
gli
organi
destinati
a
realizzarla
,
per
eliminare
ogni
giorno
le
incrostazioni
che
si
formano
spontaneamente
e
che
rappresentano
la
coalizione
fatale
di
tutti
coloro
che
si
sentono
,
per
un
motivo
o
per
un
altro
,
scomodati
dall
'
azione
del
Regime
.
E
bisogna
anche
aggiungere
che
gli
scomodati
sono
,
nella
grande
maggioranza
dei
casi
,
proprio
coloro
che
nella
vita
sono
sempre
stati
fin
troppo
accomodati
e
che
temono
di
perdere
questa
loro
privilegiata
posizione
.
Dove
siano
e
come
operino
questi
residui
,
questi
grandi
tecnici
della
mormorazione
,
questi
eterni
insoddisfatti
che
pretenderebbero
da
Mussolini
un
numero
infinito
di
miracoli
al
giorno
tanti
quanti
servirebbero
al
loro
incommensurabile
egoismo
dove
siano
e
come
operino
è
inutile
fingere
di
non
sapere
.
Stanno
forse
nei
campi
,
nelle
officine
,
negli
stadi
della
G.I.L.
?
No
:
il
popolo
italiano
,
quello
dei
campi
,
delle
officine
e
dei
tavoli
di
lavoro
è
meraviglioso
,
guarda
soltanto
a
Mussolini
,
crede
soltanto
in
Lui
,
nel
Fascismo
,
e
non
crede
nulla
,
non
ha
perplessità
o
tentennamenti
,
obbedisce
in
letizia
,
perché
ha
una
fede
diritta
,
semplice
,
schietta
.
Anche
il
più
umile
lavoratore
,
basta
che
rivolga
il
pensiero
al
Primo
Lavoratore
italiano
,
al
Pilota
glorioso
che
ci
ha
guidato
sicuro
in
tutte
le
più
difficili
navigazioni
,
perché
si
senta
immerso
in
uno
stato
di
grazia
.
Il
popolo
italiano
è
una
massa
di
manovra
compatta
,
sana
,
sicura
.
Bisogna
non
disturbarlo
coi
cattivi
esempi
.
Una
situazione
internazionale
complessa
ed
oscura
come
quella
che
attraversiamo
ed
un
avvenimento
come
il
recente
cambio
della
guardia
nelle
alte
Gerarchie
del
Partito
e
del
Governo
non
potevano
non
rappresentare
le
condizioni
più
favorevoli
per
far
riaffiorare
quegli
stati
d
'
animo
che
rappresentano
i
tenacissimi
residui
di
un
'
Italia
meschina
che
ancora
non
ha
saputo
adattarsi
al
piano
di
quell
'
Impero
al
quale
Mussolini
ha
saputo
innalzarla
.
Noi
che
abbiamo
avuto
la
grande
fortuna
di
aver
vissuto
la
vita
del
Fascismo
fin
dalle
origini
,
noi
non
ci
meravigliamo
minimamente
della
netta
presa
di
posizione
odierna
del
Partito
,
ma
ci
compiacciamo
soltanto
che
essa
sia
stata
così
tempestiva
,
che
colga
nel
segno
,
che
investa
tutto
l
'
attuale
momento
come
un
fatto
non
esclusivamente
interno
e
che
offra
,
con
una
rinnovata
e
rigorosissima
consegna
,
un
preciso
ed
immediato
programma
di
azione
...
Il
monito
di
oggi
si
impone
ai
fascisti
tutti
,
come
il
portato
della
ferrea
volontà
mussoliniana
di
richiamare
tutti
alla
dura
realtà
del
momento
e
si
può
esser
ben
certi
che
le
direttive
del
Duce
,
saranno
realizzate
con
quella
inesorabile
decisione
che
caratterizza
la
chiarissima
fede
ed
il
temperamento
guerriero
di
Ettore
Muti
.
I
diversi
argomenti
che
sono
stati
trattati
e
le
direttive
impartite
offrono
materia
per
abbondanti
e
profonde
trattazioni
che
l
'
ora
e
lo
spazio
non
consentono
.
Ma
ciò
è
bene
.
La
presa
di
posizione
odierna
deve
svolgersi
giorno
per
giorno
,
nei
vari
settori
della
vita
nazionale
,
come
indiscutibile
necessità
della
Patria
e
della
Rivoluzione
.
Quando
le
rivoluzioni
sono
autentiche
com
'
è
senza
dubbio
la
nostra
i
momenti
difficili
finiscono
per
accelerarne
i
tempi
,
per
portarle
sempre
più
in
profondità
,
per
realizzarle
sempre
più
compiutamente
.
I
lavoratori
non
temono
il
"
clima
duro
"
della
rivoluzione
.
Essi
lo
stimano
il
solo
mezzo
per
assicurare
oggi
una
giusta
distribuzione
dei
doveri
,
premessa
indispensabile
e
garanzia
sicura
d
'
un
nuovo
ordine
domani
,
quando
la
Patria
e
la
Rivoluzione
avranno
raggiunto
tutte
le
loro
mete
.
StampaPeriodica ,
Il
concorso
per
il
palazzo
del
Littorio
ha
messo
alla
prova
gli
architetti
italiani
.
I
progetti
avrebbero
dovuto
essere
tali
da
costituire
un
'
idea
unitaria
perché
ispirati
ad
un
unico
entusiasmo
animatore
,
quello
del
fascismo
,
e
ad
un
unico
principio
estetico
,
l
'
espressione
del
tempo
nostro
.
Quest
'
idea
avrebbe
dovuto
essere
il
punto
di
partenza
per
lo
sviluppo
dell
'
architettura
moderna
italiana
.
L
'
insieme
dei
progetti
offre
invece
lo
spettacolo
della
più
grande
confusione
di
principi
e
di
espressioni
,
in
mezzo
alla
quale
unicamente
si
delinea
la
tendenza
sana
,
come
una
sottile
vena
di
acqua
limpida
in
una
corrente
melmosa
.
L
'
opinione
pubblica
non
ha
trovato
la
definizione
e
l
'
orientamento
che
aspettava
da
questo
concorso
.
I
critici
ufficiali
ottimisti
e
pessimisti
si
prodigano
in
lunghe
dissertazioni
arrivando
a
conclusioni
opposte
.
Ci
si
trova
,
apparentemente
,
di
fronte
ad
una
crisi
nell
'
unità
stilistica
,
alla
mancanza
cioè
di
un
indirizzo
preciso
,
dovuta
alla
differenza
di
scuola
e
di
opinioni
fra
le
diverse
generazioni
cui
i
progettisti
appartengono
.
Se
questa
solamente
fosse
la
causa
,
potremmo
individuare
attraverso
le
inevitabili
tinte
di
mezzo
due
toni
nettamente
distinti
,
corrispondenti
alle
due
correnti
caratteristiche
dell
'
epoca
passata
e
dell
'
epoca
nuova
.
Da
una
parte
avremmo
avuto
gli
architetti
anziani
,
quelli
cioè
che
essendosi
formati
una
mentalità
in
altri
tempi
,
diversi
per
lo
spirito
politico
e
per
il
gusto
estetico
,
avrebbero
cercato
di
risolvere
il
tema
del
palazzo
Littorio
con
gli
stessi
principi
della
loro
scuola
,
sviluppati
attraverso
l
'
esperienza
della
loro
carriera
.
Questo
sarebbe
stato
moralmente
onesto
.
Dall
'
altra
parte
i
più
giovani
,
che
,
nella
formazione
della
propria
mentalità
di
artisti
,
hanno
sentito
,
assieme
al
soffio
del
rinnovamento
spirituale
nel
campo
estetico
,
la
forza
del
nuovo
mondo
politico
e
sociale
della
Rivoluzione
,
avrebbero
dovuto
esprimere
il
palazzo
del
Littorio
con
forme
aderenti
al
loro
spirito
nel
modo
più
assoluto
,
realizzazioni
di
una
idea
unitaria
,
degna
del
soggetto
e
della
loro
epoca
.
Viceversa
così
non
è
stato
:
ci
sono
vecchi
architetti
che
si
presentano
vestiti
da
adolescenti
,
portando
sotto
il
braccio
le
loro
architetture
abituali
da
palazzo
commerciale
,
ingrandite
e
gonfiate
per
il
soggetto
,
e
piallate
per
l
'
opportunità
di
essere
di
moda
:
ci
sono
giovani
che
hanno
fatto
invecchiare
sé
e
le
proprie
creature
,
come
se
dovessero
questa
volta
recitare
una
parte
troppo
difficile
per
essere
sostenuta
senza
truccature
.
Ci
sono
stati
altri
infine
che
hanno
preferito
la
parte
del
"
servo
che
non
parla
"
presentandosi
con
un
costume
da
comparsa
.
Quelli
che
abitualmente
recitano
la
architettura
sono
usciti
sulla
ribalta
del
concorso
del
Littorio
come
gli
attori
sul
palcoscenico
a
una
"
première
"
di
gala
.
Ammettiamo
le
evoluzioni
;
ammettiamo
che
un
nuovo
,
sincero
entusiasmo
possa
portare
un
soffio
di
gioventù
sul
vecchio
modo
di
concepire
l
'
architettura
,
ma
poniamo
la
clausola
della
buona
fede
.
Non
abbiamo
paura
di
essere
accusati
di
pessimismo
,
pensando
che
alcuni
dei
vecchi
giocolieri
dell
'
architettura
ritornerebbero
volentieri
con
nostalgia
ai
cari
elementi
abbandonati
per
l
'
occasione
,
qualora
se
ne
presentasse
l
'
opportunità
.
L
'
invecchiamento
precoce
di
certi
giovani
,
non
ammette
né
attenuanti
,
né
argomenti
giustificativi
.
Il
problema
dei
giovani
laureati
che
in
altre
professioni
può
rimanere
nei
limiti
dell
'
economia
,
per
l
'
architetto
si
estende
e
diventa
un
problema
essenzialmente
spirituale
.
Situazioni
difficili
e
delicate
possa
no
mettere
il
giovane
architetto
di
fronte
alla
necessità
di
dover
rinunciare
a
qualcuno
dei
punti
più
cari
alla
sua
fantasia
di
artista
a
causa
di
un
committente
privato
o
di
una
commissione
edilizia
.
Ma
non
si
ammette
che
in
un
concorso
come
questo
,
nel
quale
il
cittadino
architetto
è
libero
,
quindi
responsabile
,
di
dare
corpo
in
un
progetto
genuino
alla
idea
integra
frutto
della
sua
ispirazione
d
'
artista
,
possa
sottomettere
questa
a
qualsiasi
altra
considerazione
.
Faremmo
torto
alla
intelligenza
dei
molti
giovani
che
hanno
presentato
progetti
di
stile
incerto
tra
il
vecchio
e
il
nuovo
,
pensandoli
del
tutto
sinceri
.
Il
male
che
dà
i
suoi
frutti
con
le
brutture
nel
campo
estetico
,
ha
le
sue
radici
più
profonde
nel
campo
morale
:
assenza
di
sincerità
,
di
coscienza
,
di
buona
fede
,
mancanza
di
moralità
...
Il
fine
morale
dell
'
arte
,
indispensabile
perché
l
'
opera
sia
completa
,
è
strettamente
legato
all
'
espressione
estetica
.
L
'
idea
bella
e
buona
deve
essere
estrinsecata
in
elementi
tangibili
attraverso
il
procedimento
che
richiede
il
più
grande
tormento
spirituale
se
l
'
artista
vuole
arrivare
alla
forma
estetica
cui
tende
,
mantenendosi
nella
linea
della
propria
coscienza
,
sulla
guida
della
propria
mentalità
.
L
'
importanza
del
soggetto
della
casa
Littoria
avrebbe
richiesto
da
tutti
i
concorrenti
l
'
osservanza
di
questi
principi
elementari
di
moralità
dell
'
architettura
.
Facciamo
voti
perché
la
responsabilità
di
essere
l
'
architetto
del
Duce
non
sia
affidata
a
un
uomo
in
mala
fede
.
StampaPeriodica ,
Tanto
si
è
già
scritto
sul
fascismo
che
un
nuovo
studio
può
parere
soverchio
,
e
sarebbe
quando
fosse
volto
non
dico
solo
alla
vanità
dei
"
creatori
della
realtà
"
,
o
anche
più
serialmente
a
dispensare
lode
o
biasimo
a
questo
fenomeno
,
a
dimostrarne
l
'
aspetto
sotto
la
luce
di
certi
sentimenti
,
ma
a
metterlo
nel
posto
che
presumibilmente
può
occupare
nella
politica
del
giorno
;
tutto
ciò
è
stato
già
fatto
da
valenti
autori
,
quindi
non
ne
terrò
qui
parola
,
e
mi
propongo
di
considerare
soltanto
alcuni
aspetti
sperimentali
,
sui
quali
forse
non
è
ancora
stato
detto
tutto
.
Per
prima
cosa
,
occorre
vedere
quali
sono
i
caratteri
principali
del
fenomeno
a
cui
si
dà
il
nome
di
fascismo
.
Dice
bene
il
Missiroli
"
affermare
che
il
fascismo
è
un
fenomeno
puramente
idealistico
e
romantico
non
si
può
,
allo
stesso
modo
che
è
una
calunnia
riguardarlo
come
una
guardia
al
soldo
della
plutocrazia
e
della
grande
industria
.
La
verità
è
infinitamente
più
complessa
ed
è
difficilissimo
scoprirne
gli
aspetti
in
funzione
dell
'
estrema
mobilità
con
la
quale
il
fenomeno
fascista
si
svolge
e
si
colora
"
.
Tale
osservazione
si
può
fare
,
in
generale
,
per
tutti
i
fenomeni
concreti
della
società
:
essi
appaiono
come
una
miscela
di
vari
elementi
,
che
ognora
mutano
di
proporzione
e
si
trasformano
;
si
può
solo
indagare
se
,
in
tanta
mobilità
,
rimangono
alcuni
punti
meno
mobili
,
quasi
fissi
.
Chi
mai
sa
dire
che
è
la
"
democrazia
"
?
Quanti
e
quali
partiti
"
liberali
"
ci
sono
?
Quanti
"
conservatori
"
,
quanti
"
socialisti
"
?
In
altro
campo
,
nelle
regioni
,
sotto
un
sol
nome
stanno
contenuti
vari
.
Già
nei
Vangeli
appaiono
diversi
cristianesimi
,
che
,
coll
'
andare
del
tempo
,
crebbero
e
moltiplicarono
,
Naturalmente
ognuno
di
essi
stima
di
essere
il
"
vero
"
,
ma
ciò
non
toglie
,
anzi
appunto
conferma
che
siano
diversi
.
Vediamo
dunque
se
ci
sono
parti
non
tanto
mobili
nel
fascismo
.
Due
si
manifestano
a
prima
vista
,
diverse
nell
'
indole
e
nel
tempo
.
La
prima
,
che
cronologicamente
viene
ultima
,
ma
che
corrisponde
ad
un
fenomeno
più
intenso
,
è
l
'
uso
di
una
violenza
extra
-
legale
,
che
talvolta
si
sostituisce
,
talvolta
si
oppone
ai
poteri
deputati
a
promulgare
o
ad
applicare
la
legge
.
La
seconda
,
che
cronologicamente
precedette
,
ma
che
ora
sta
attenuandosi
,
è
l
'
esistenza
di
un
mito
,
di
cui
il
nocciolo
è
nazionalista
,
con
intorno
,
come
solitamente
accade
in
casi
simili
,
una
nebulosa
di
altri
sentimenti
.
Occorre
sempre
,
in
materie
di
tal
genere
,
studiare
separatamente
la
sostanza
(
residui
e
interessi
)
,
e
i
ragionamenti
(
derivazioni
)
a
cui
dà
origine
.
In
questi
due
studi
,
si
pone
subito
il
quesito
che
sta
nel
sapere
se
nel
fenomeno
del
fascismo
prevale
la
novità
,
o
se
in
esso
dobbiamo
riconoscere
un
caso
particolare
di
fenomeni
molto
più
generali
.
La
risposta
non
è
dubbia
:
il
secondo
aspetto
è
principale
.
A
chi
,
nella
storia
delle
società
civili
,
percorre
solo
il
breve
tempo
della
vita
dell
'
uomo
,
l
'
uso
della
violenza
extra
-
legale
appare
eccezionale
;
invece
,
a
chi
considera
più
lungo
volgere
d
'
anni
,
più
secoli
,
appare
solito
,
anche
per
i
popoli
più
pacifici
;
e
se
spinge
lo
sguardo
nello
spazio
,
vede
un
complesso
di
fenomeni
analoghi
,
che
dalla
violenza
individuale
del
delinquente
,
passa
per
diversi
gradi
,
alle
violenze
collettive
delle
guerre
civili
e
delle
estere
;
tantoché
si
può
dire
che
le
contese
degli
uomini
si
svolgono
abitualmente
,
necessariamente
ora
dentro
,
ora
fuori
di
certe
norme
di
costumi
o
di
leggi
.
Come
accade
per
tutti
gli
altri
fatti
sociali
,
questi
ci
sono
noti
per
descrizioni
alle
quali
sono
aggiunte
considerazioni
(
derivazioni
)
teologiche
,
metafisiche
,
etiche
pseudo
sperimentali
.
Per
giungere
alla
sostanza
,
occorre
liberarci
da
questi
fronzoli
.
Principiamo
dunque
col
procacciare
di
ciò
fare
.
Nell
'
uomo
esiste
un
sentimento
poco
preciso
ma
potente
che
ha
nome
di
"
giustizia
"
,
il
quale
ha
parti
comuni
,
ma
altresì
parti
diverse
,
talvolta
opposte
,
tra
loro
regnanti
,
non
solo
nello
spazio
e
nel
tempo
,
ma
anche
nelle
diverse
classi
sociali
e
perfino
in
singoli
individui
.
Questo
sentimento
giova
dunque
che
sia
soddisfatto
da
chi
,
volendo
conseguire
l
'
altrui
consenso
,
descrive
fatti
sociali
o
propugna
alcun
provvedimento
.
Il
sentimento
di
"
giustizia
"
Si
confonde
spesso
con
un
altro
che
assegna
a
cosa
alcuna
il
carattere
di
"
legittimità
"
.
Quindi
,
in
genere
,
si
ricerca
se
una
cosa
è
"
giusta
"
,
è
"
legittima
"
,
sì
o
no
.
Notisi
che
,
per
una
proprietà
della
logica
dei
sentimenti
,
diversa
dalla
ordinaria
,
dalle
stesse
premesse
si
possono
trarre
conseguenze
interamente
opposte
.
Così
,
dalle
Sacre
Carte
,
si
trae
la
"
legittimità
"
del
potere
assoluto
dei
re
e
la
non
meno
evidente
"
legittimità
"
delle
insurrezioni
popolari
,
sino
anche
di
quelle
degli
anabattisti
,
il
sacrilegio
dell
'
attentato
'
alla
persona
del
Re
,
e
la
"
legittimità
"
del
"
diritto
di
proprietà
"
,
e
quella
del
comunismo
e
via
di
seguito
.
Oggi
le
spiegazioni
teologiche
sono
in
decadenza
,
quindi
,
ragionando
del
fascismo
,
non
abbiamo
fortunatamente
da
risolvere
cotanto
spinosi
quesiti
.
Ma
,
ahimè
!
,
altri
non
meno
difficili
rimangono
;
abbiamo
certi
principi
metafisici
,
confortati
da
teorie
pseudosperimentali
,
ai
quali
ci
conviene
porre
mente
.
Alcune
delle
entità
metafisiche
hanno
anche
del
teologico
.
Così
,
nel
panteon
democratico
,
sta
un
principio
del
male
,
detto
"
reazione
"
,
che
fa
le
parti
di
Satana
;
basta
dimostrare
che
una
cosa
è
reazionaria
perché
sia
dannata
.
Perciò
appunto
,
affermano
i
nemici
,
negano
gli
amici
che
il
fascismo
sia
reazionario
.
Lasciamoli
contendere
e
proseguiamo
.
C
'
è
una
certa
"
responsabilità
morale
"
che
preme
molto
di
ben
fissare
.
Chi
è
"
causa
"
del
conflitto
?
Per
risolvere
il
difficile
problema
si
hanno
certi
segni
.
Nelle
guerre
internazionali
,
è
"
causa
"
della
guerra
quella
nazione
che
la
dichiara
.
Così
la
Francia
fu
,
dicono
i
Tedeschi
,
"
causa
"
della
guerra
del
1870;
e
la
Germania
,
dicono
i
Francesi
,
fu
"
causa
"
della
guerra
del
1914
.
Per
scansare
la
necessità
di
dichiarare
la
guerra
,
si
è
escogitato
uno
"
stato
di
guerra
"
,
ma
esso
vale
specialmente
per
i
popoli
extra
-
europei
.
Nei
conflitti
civili
,
i
comunisti
attentano
al
"
diritto
di
proprietà
_
"
,
quindi
"
giustamente
"
sono
reputati
"
causa
"
di
eventuali
conflitti
.
Si
risponde
che
i
"
capitalisti
"
attentarono
e
seguitano
ad
attentare
ai
"
diritti
"
dei
proletari
,
appropriandosene
i
beni
,
e
che
quindi
questi
beni
sono
"
giustamente
"
"
rivendicati
"
dalle
varie
sette
socialiste
e
comuniste
,
anche
da
singoli
nichilisti
.
E
questa
non
è
fantasmagoria
metafisica
,
è
ottima
scienza
sperimentale
,
in
grazia
della
venerabile
teoria
del
plus
-
valore
.
Il
comandante
Rizzo
,
direttore
della
cooperativa
"
Garibaldi
"
,
scrive
:
"
Certo
sarebbe
molto
più
rapido
,
per
quanto
non
facile
,
impadronirsi
senz
'
altro
delle
navi
,
costruite
in
gran
parte
da
sottrazioni
al
lavoro
,
che
vanno
dai
nostri
avi
al
presente
,
ma
i
marinai
preferiscono
avviarsi
al
riscatto
lentamente
...
"
(
Giornale
d
'
Italia
,
1°
gennaio
1922
)
.
Naturalmente
gli
armatori
non
si
mostrano
punto
persuasi
della
"
giustizia
"
di
queste
"
rivendicazioni
"
e
qui
la
contesa
rammenta
il
leggendario
:
"
Rendi
le
tue
armi
-
Vienle
a
prendere
"
.
Chi
è
causa
del
conflitto
:
colui
che
chiede
le
armi
,
o
colui
,
che
risponde
di
venirle
a
prendere
?
Chi
è
causa
delle
violenze
fasciste
,
o
di
altri
simili
,
coloro
che
rivendicano
,
o
coloro
che
negano
?
Non
ci
perdiamo
d
'
animo
,
che
soccorre
un
altro
bel
criterio
,
cioè
quello
della
cronologia
.
Chi
è
stato
primo
a
muovere
le
offese
?
Colui
è
da
reputarsi
giustamente
causa
del
conflitto
.
Erodoto
principia
la
sua
storia
col
ricercare
faticosamente
chi
,
dei
Greci
o
degli
Asiatici
,
diede
principio
alle
offese
che
misero
capo
all
'
invasione
della
Grecia
,
e
sino
a
che
punto
tali
offese
si
potevano
compensare
.
Le
violenze
dei
socialisti
precedettero
quelle
dei
fascisti
o
viceversa
?
Si
può
rispondere
ciò
che
si
vuole
,
secondo
il
punto
a
cui
si
ferma
l
'
indagine
,
e
se
tal
punto
non
si
fissasse
,
si
risalirebbe
a
Caino
e
ad
Abele
;
il
che
sarebbe
certo
un
bell
'
esercizio
letterario
,
meno
bello
per
altro
di
quello
col
quale
si
ricerca
se
la
gallina
fu
prima
dell
'
uovo
,
o
viceversa
.
In
realtà
tra
socialisti
e
fascisti
,
tra
chi
"
rivendica
"
e
chi
alle
rivendicazioni
si
oppone
,
si
ha
un
seguito
di
azioni
e
di
reazioni
,
le
quali
esistono
anche
indipendentemente
dalle
forme
socialiste
e
fasciste
.
Il
fascismo
non
esisteva
ancora
,
e
quindi
non
potevano
le
sue
violenze
essere
cagione
delle
opposte
dei
socialisti
,
quando
questi
,
prima
della
guerra
,
catturarono
un
generale
,
e
dopo
la
guerra
diedero
la
caccia
agli
ufficiali
per
le
vie
di
Torino
,
ed
,
estendendosi
il
conflitto
,
un
ministro
stimò
bene
,
pel
minor
male
...
di
disarmare
gli
ufficiali
.
A
ciò
si
risponde
che
"
giusto
"
era
lo
sdegno
dei
proletari
,
e
che
,
se
prorompeva
in
atti
violenti
,
la
colpa
era
di
chi
lo
aveva
suscitato
.
E
può
anche
essere
;
secondo
il
significato
che
piacerà
di
dare
al
termine
:
giusto
;
ma
mettendoci
per
questa
via
,
andiamo
fuori
dell
'
argomento
cronologico
,
che
si
diceva
di
voler
trattare
.
Analoghe
derivazioni
poggiano
sul
dubbio
significato
del
termine
"
libertà
"
.
Significa
,
per
solito
,
la
facoltà
in
certe
persone
di
fare
cosa
alcuna
,
ma
questa
facoltà
viene
necessariamente
a
contrastare
con
altre
simili
facoltà
,
in
altre
persone
;
e
sarebbe
necessario
di
fissare
il
confine
di
questi
due
generi
di
facoltà
per
potere
assegnare
un
significato
preciso
alla
"
libertà
"
.
Generalmente
la
discussione
su
ciò
scivola
nel
campo
della
convenienza
,
della
"
legittimità
"
.
Per
esempio
,
la
libertà
dello
sciopero
suolsi
intendere
non
solo
come
facoltà
di
farlo
,
ma
anche
come
facoltà
di
costringere
altrui
a
farlo
,
di
punire
i
crumiri
.
La
facoltà
dell
'
operaio
di
fissare
le
condizioni
a
cui
vuole
vendere
la
propria
opera
s
'
intende
come
la
facoltà
d
'
imporre
queste
condizioni
con
boicottaggi
,
multe
,
violenze
personali
,
occupazioni
delle
proprietà
altrui
.
Tutto
ciò
si
"
giustifica
"
osservando
che
sono
provvedimenti
convenienti
,
legittimi
per
favorire
lo
sciopero
,
fissare
condizioni
vantaggiose
di
lavoro
,
facilitare
"
l
'
ascesa
del
proletariato
"
,
le
trasformazioni
volute
dalla
"
modernità
"
.
I
socialisti
che
ora
domandano
un
governo
che
faccia
rispettare
la
libertà
intendono
probabilmente
il
rispetto
di
alcune
di
tali
facoltà
,
senza
per
altro
spingersi
sino
a
quella
di
dare
la
caccia
agli
ufficiali
.
I
fascisti
che
impongono
a
sindaci
e
a
consiglieri
socialisti
di
dimettersi
,
che
incendiano
edifici
reputati
covi
sovversivi
invocano
,
non
la
"
libertà
"
,
ma
talvolta
,
ed
è
cosa
poco
diversa
,
la
tutela
della
loro
fede
,
offesa
da
chi
non
vi
partecipa
;
e
tale
è
stata
ognora
la
ragione
delle
persecuzioni
mosse
dagli
ortodossi
agli
eretici
;
talvolta
dicono
di
operare
secondo
la
legge
del
taglione
,
rintuzzando
offese
;
ed
è
ragione
pure
spesso
adottata
dagli
ortodossi
contro
gli
eretici
.
La
libertà
dei
cattolici
di
fare
processioni
fuori
delle
chiese
veniva
,
anni
or
sono
,
a
contrasto
con
la
libertà
dei
liberi
pensatori
di
tenere
il
cappello
in
capo
,
al
passaggio
di
queste
processioni
.
Similmente
,
oggi
,
la
libertà
dei
fascisti
di
fare
processioni
con
i
loro
vessilli
,
detti
gagliardetti
,
viene
a
contrasto
con
la
libertà
dei
miscredenti
della
fede
fascista
,
di
serbare
in
capo
il
cappello
,
e
da
ciò
nascono
conflitti
violenti
,
ferimenti
e
peggio
.
Potrebbesi
quindi
invocare
un
provvedimento
simile
a
quello
preso
per
le
processioni
dei
cattolici
;
ma
il
motivo
starebbe
nell
'
utilità
della
tutela
dell
'
ordine
pubblico
,
non
mai
in
una
immaginaria
difesa
della
"
libertà
"
.
Quando
si
osservano
varie
fedi
in
contrasto
,
è
raro
che
non
si
tenti
di
ricercare
quale
di
esse
abbia
il
migliore
contenuto
logico
;
col
che
si
va
contro
ad
una
relazione
di
fatti
ampiamente
dimostrata
dalla
storia
,
la
quale
fa
vedere
che
il
valore
sociale
di
una
religione
è
quasi
interamente
indipendente
da
tal
contenuto
.
Sotto
l
'
aspetto
della
logica
formale
,
la
fede
fascista
è
certo
molto
inferiore
alla
socialista
;
non
fosse
altro
perché
è
ancora
in
uno
stato
nebuloso
;
se
da
questo
esce
,
potrà
porsi
in
pari
.
Per
ora
,
nulla
,
ad
esempio
,
ha
da
contrapporre
alla
teoria
del
plus
-
valore
,
nulla
al
materialismo
storico
.
Pareva
voler
opporre
al
mito
della
divinità
del
proletariato
,
quello
della
divinità
della
nazione
;
ma
ora
,
col
disgiungersi
poco
o
molto
dal
nazionalismo
,
riduce
questa
divinità
a
ben
poca
cosa
;
e
le
divinità
dimesse
hanno
scarsissimo
valore
.
Sotto
queste
ed
altre
simili
derivazioni
,
stanno
i
sentimenti
e
gli
interessi
,
che
principalmente
determinano
fenomeni
sociali
.
Ogni
uomo
vivente
in
società
ha
,
per
ciò
solo
,
sentimenti
ed
interessi
che
lo
inducono
a
sottomettersi
a
certe
norme
,
e
finché
quei
sentimenti
ed
interessi
prevalgono
sui
contrari
a
tali
norme
,
egli
non
ricorre
alla
violenza
,
alla
quale
invece
si
appiglia
se
questa
relazione
si
capovolge
.
Occorre
badare
bene
che
ciò
può
accadere
tanto
per
lo
scemare
dei
sentimenti
e
degli
interessi
sociali
,
come
pel
crescere
degli
anti
-
sociali
;
e
che
questi
e
quelli
sono
soggetti
alla
legge
generale
del
ritmo
,
onde
ora
crescono
,
ora
scemano
.
Gli
epiteti
"
sociale
"
ed
"
anti
-
sociale
"
hanno
qui
un
significato
non
già
assoluto
,
ma
relativo
alla
collettività
che
si
considera
.
Così
il
il
sentimento
favorevole
alla
schiavitù
era
sociale
,
nella
Roma
antica
,
è
anti
-
sociale
nella
moderna
;
il
sentimento
del
diritto
di
proprietà
è
sociale
in
società
che
ammettono
tale
diritto
,
anti
-
sociale
nella
Russia
di
Lenin
.
Le
differenze
si
estendono
anche
a
collettività
più
strette
,
ristrettissime
.
Per
esempio
,
il
sentimento
dell
'
"
omertà
"
è
sociale
per
un
certo
numero
di
persone
,
antisociale
per
l
'
intera
nazione
.
Tra
le
cagioni
che
maggiormente
spingono
l
'
uomo
all
'
azione
violenta
stanno
le
offese
a
ciò
che
egli
,
non
importa
con
qual
fondamento
,
reputa
"
giustizia
"
.
Così
anche
i
malfattori
hanno
il
concetto
di
una
certa
"
giustizia
"
per
spartire
il
bottino
,
e
mettono
mano
al
coltello
od
alla
rivoltella
,
tostoché
questa
giustizia
venga
offesa
.
Un
'
uniformità
che
patisce
poche
eccezioni
si
osserva
nel
fatto
che
,
ove
la
pubblica
podestà
venga
meno
all
'
ufficio
di
mantenere
ciò
che
dai
più
è
stimato
giustizia
,
i
privati
compiono
tale
opera
per
proprio
conto
.
Il
maggior
numero
di
sommosse
avviene
principalmente
per
tal
cagione
;
stia
poi
questa
giustizia
nei
rapporti
dei
privati
tra
loro
,
oppure
con
lo
Stato
.
Nel
primo
caso
,
non
di
rado
avviene
che
,
in
modo
parallelo
a
quello
delle
leggi
e
dei
tribunali
pubblici
,
operino
leggi
e
tribunali
di
collettività
private
.
In
questo
senso
si
può
dire
che
la
"
giustizia
"
delle
leghe
rosse
inclinava
a
sostituirsi
ad
una
certa
giustizia
ideale
,
stimata
manchevole
nello
Stato
,
disconoscente
dei
"
diritti
"
del
proletariato
;
come
,
d
'
altra
parte
,
la
"
giustizia
"
del
fascismo
inclinava
a
sostituirsi
alla
giustizia
dello
Stato
che
lasciava
impunemente
violare
leggi
e
diritti
sanciti
dai
pubblici
poteri
,
o
che
,
peggio
ancora
,
della
violazione
si
faceva
complice
con
arbitrari
decreti
-
legge
.
Di
fatti
analoghi
ha
dovizia
la
storia
,
dall
'
antichità
greco
-
romana
all
'
era
nostra
.
La
pubblica
autorità
,
quando
è
debole
,
facilmente
viene
a
patti
or
con
l
'
una
,
or
con
l
'
altra
delle
collettività
contendenti
.
In
Germania
,
gli
Imperatori
permisero
l
'
estendersi
della
potestà
dei
tribunali
segreti
,
detti
vernici
,
stimandoli
tutti
ausiliari
contro
la
strapotente
aristocrazia
.
Si
dice
che
i
Borboni
di
Napoli
amoreggiassero
con
la
camorra
,
e
che
governi
più
recenti
non
ne
disdegnassero
gli
aiuti
nelle
elezioni
.
Ai
tempi
della
prima
rivoluzione
francese
,
la
giustizia
giacobina
fu
ora
favorita
,
ora
repressa
,
secondo
chi
stava
al
governo
.
Al
presente
,
in
Italia
,
i
ministeri
si
traccheggiano
tra
rossi
e
fascisti
.
Un
poco
da
per
tutto
,
ma
più
forse
in
Italia
,
i
sentimenti
favorevoli
al
potere
centrale
,
al
potere
dello
Stato
,
vanno
scemando
,
i
contrari
crescendo
.
Ma
di
ciò
scrissi
altrove
e
perciò
qui
tralascio
di
lungamente
discorrere
.
Il
Parlamento
inclina
a
diventare
una
riunione
di
combricole
,
di
cui
scopo
principale
è
il
partirsi
i
beni
dello
Stato
.
Da
ciò
hanno
origine
i
governi
di
coalizione
,
la
noncuranza
per
gli
altri
uffici
del
parlamento
,
un
tempo
stimati
quasi
soli
,
come
l
'
approvare
i
bilanci
,
di
fare
le
leggi
,
ora
sostituite
da
decreti
-
legge
,
accettati
dalla
coalizione
imperante
,
non
troppo
avversati
dalle
altre
che
sperano
di
occuparne
il
posto
.
Intanto
,
compagnie
di
ventura
scorazzano
il
Parlamento
,
offrendo
,
contro
adeguati
compensi
politici
,
o
negando
il
proprio
appoggio
ai
ministeri
;
i
quali
quindi
traggono
spesso
origine
,
non
da
un
voto
della
Camera
,
ma
da
intrighi
dei
corridoi
.
In
tanto
sgretolamento
della
pubblica
autorità
,
hanno
conveniente
sede
le
violenze
delle
leghe
rosse
,
quelle
dei
fascisti
,
ed
altre
che
potrebbero
venire
.
Secondo
una
.
certa
teoria
,
la
divisione
dei
beni
sociali
,
e
politici
,
tra
i
partiti
,
per
essere
in
"
giusta
misura
"
,
dovrebbe
farsi
in
proporzione
del
numero
dei
deputati
di
ciascuno
di
essi
,
e
,
sarebbe
"
ingiusto
"
che
uno
di
essi
pretendesse
di
ottenere
più
della
porzione
così
determinata
.
Dicesi
che
,
tra
le
principali
cause
della
caduta
del
ministero
Bonomi
,
ci
sia
appunto
l
'
avere
esso
commessa
tale
"
ingiustizia
"
in
favore
dei
Popolari
.
Ma
nelle
umane
contese
non
opera
soltanto
il
numero
;
anche
l
'
intelletto
,
l
'
energia
hanno
la
loro
parte
;
quindi
è
agevole
intendere
come
contro
il
numero
insorgano
l
'
arte
e
la
violenza
,
e
da
ciò
sono
determinati
molti
fenomeni
delle
leghe
rosse
e
del
fascismo
.
Quando
certi
sentimenti
prevalgono
su
altri
,
ciò
è
solo
indizio
di
forza
relativa
,
non
di
forza
assoluta
,
che
può
essere
grande
,
o
piccola
per
tutti
.
Così
,
come
già
notammo
,
vanno
ora
scemando
i
sentimenti
favorevoli
al
potere
dello
Stato
,
crescendo
i
contrari
;
ma
né
questi
né
quelli
appaiono
molto
energici
.
Quando
,
dal
1821
al
1849
,
erano
in
Italia
forti
sentimenti
,
si
ebbero
,
anche
in
circostanze
poco
favorevoli
,
tentativi
eroici
di
rivoluzioni
,
seguiti
da
feroci
repressioni
,
oggi
in
congiunture
favorevoli
,
se
non
al
riescire
almeno
al
tentare
,
il
tentativo
non
venne
fatto
né
dai
"
rossi
"
,
quando
il
governo
già
si
abbandonava
all
'
avversa
sorte
ed
ebbe
salvezza
soltanto
dalla
violenza
privata
,
né
dai
fascisti
,
quando
a
loro
volgeva
prospera
la
sorte
,
sul
finire
dell
'
impero
di
D
'
Annunzio
a
Firenze
,
o
quando
occuparono
Roma
,
nell
'
autunno
del
1921
.
Affermarono
che
,
non
fecero
la
rivoluzione
,
i
socialisti
,
perché
stimarono
miglior
consiglio
punire
la
borghesia
dei
suoi
falli
lasciandola
nelle
peste
,
i
fascisti
,
perché
li
stringeva
amor
di
patria
;
ma
sono
discorsi
simili
a
quello
di
chi
,
caduto
da
cavallo
,
disse
:
Volevo
scendere
.
I
socialisti
hanno
una
dottrina
molto
più
organica
di
quella
dei
fascisti
,
la
quale
,
per
durare
,
ha
bisogno
di
assumere
forme
più
precise
,
altrimenti
avrà
vita
effimera
.
Ma
,
in
tal
caso
,
sparita
la
dottrina
rimarranno
i
fascisti
,
e
sia
pure
sotto
altro
nome
saranno
uno
degli
elementi
dell
'
equilibrio
sociale
.
Vi
sono
due
generi
di
coraggio
:
quello
fisico
e
quello
morale
.
Il
fenomeno
del
fascismo
mostra
che
il
primo
non
manca
alla
nostra
borghesia
,
come
,
in
generale
,
non
mancò
alle
classi
elette
del
passato
.
Scarso
è
invece
quel
coraggio
morale
che
anima
l
'
uomo
a
confessare
la
propria
fede
e
ad
esaltarla
contro
le
avverse
.
Il
coraggio
fisico
,
da
solo
,
non
determina
gravi
mutamenti
politici
o
sociali
;
diventa
importante
,
quando
viene
in
aiuto
al
coraggio
morale
,
alla
forza
intellettuale
.
I
Muscadins
,
analoghi
sotto
certi
aspetti
,
ai
nostri
fascisti
,
erano
,
come
questi
,
ben
provvisti
di
coraggio
fisico
;
ma
non
furono
dessi
a
rovesciare
il
Direttorio
,
fu
il
Bonaparte
con
il
sussidio
delle
sue
legioni
.
Il
Mallet
du
Pan
,
narrando
dello
stato
di
Parigi
,
sotto
il
Direttorio
,
descrive
fenomeni
d
'
indole
generale
.
Ecco
,
per
esempio
,
una
descrizione
del
pescecanismo
d
'
allora
,
simile
a
quello
che
si
osserva
ora
a
Berlino
,
a
Vienna
,
a
Mosca
,
e
forse
anche
un
poco
in
Italia
:
"
Une
cupidité
et
une
prodigalité
effrénées
sont
les
deux
passions
universelles
.
Rapine
,
et
puis
rapine
,
et
toujours
rapine
,
voilà
le
pivot
central
,
le
but
,
l
'
élément
unique
de
la
République
.
On
vole
,
on
escapote
,
on
acquiert
par
tous
les
moyens
vils
,
coquins
,
ridicules
même
.
L
'
avidité
résulte
ici
de
la
misère
et
de
l
'
excès
de
la
dépense
.
Elle
prend
toutes
les
formes
,
elle
essaye
toutes
les
turpitudes
,
elle
imagine
tous
les
expédients
.
Rien
ne
la
révolte
ni
ne
l
'
intimide
;
son
âpreté
est
au
dessus
de
tout
.
Il
n
'
y
a
pas
moins
d
'
activité
et
même
d
'
application
à
démenser
qu
'
à
gagner
de
l
'
argent
.
Débauche
de
table
de
boisson
,
de
femmes
,
de
luxe
,
de
folies
,
cela
surpasse
infiniment
ce
qu
'
aucune
capitale
a
jamais
présénté
en
ce
genre
de
plus
monstrueux
"
.
Quest
'
ultima
osservazione
si
allontana
dal
vero
.
È
difetto
comune
,
per
l
'
impressione
che
fanno
certi
fatti
contemporanei
,
di
ingrandirli
in
paragone
dei
passi
.
Altrove
:
"
...
la
frivolité
la
plus
insounciante
accompagne
la
perversité
publique
;
chacun
ne
songe
qu
'
à
se
divertir
et
personne
n
'
a
le
sou
...
"
.
La
noncuranza
,
il
difetto
di
energia
morale
della
borghesia
sono
anche
ben
notati
:
"
...
l
'
esprit
public
ne
varie
point
;
c
'
est
toujours
un
mécontentement
passif
,
un
abattement
qui
nait
de
l
'
impossibilité
de
combiner
aucune
résistance
,
de
saisis
aucun
point
d
'
appui
,
et
de
se
rallier
à
aucun
secours
.
Tel
est
spécialement
le
caractère
des
bourgeois
,
des
cultivateurs
,
du
peuple
honnête
ou
propriétaire
.
Quant
à
la
multitude
inférieure
,
elle
ne
respire
que
sang
et
pillage
"
.
Furono
questi
borghesi
,
o
i
loro
successori
che
acclamarono
il
primo
Napoleone
,
poi
la
Restaurazione
,
poi
il
terzo
Napoleone
;
costituiscono
un
gregge
che
non
ha
valore
proprio
e
che
può
solo
andare
dietro
ad
audaci
conquistatori
.
In
Italia
,
fu
favorevole
al
D
'
Annunzio
,
finché
bastarono
le
parole
,
lo
abbandonò
,
tostoché
furono
necessari
i
fatti
.
Il
piccolo
suo
animo
le
consentiva
di
seguire
Cesare
fino
al
Rubicone
,
non
mai
di
passarlo
con
esso
.
Ora
accetta
negli
utili
la
tutela
del
fascismo
,
forse
,
di
nascosto
,
lo
aiuta
pecuniariamente
,
ma
non
muoverebbe
,
a
viso
aperto
,
un
dito
per
difenderlo
dai
nemici
.
Parecchi
di
questi
borghesi
trovano
modo
di
sfuggire
,
sia
pure
per
poco
,
ai
mali
comuni
,
anzi
sperano
di
trarne
vantaggio
,
potrebbero
dirsi
aspiranti
pescicani
.
Fra
essi
stanno
parte
di
coloro
che
vorrebbero
la
"
collaborazione
"
socialista
:
"
Infine
-
pare
che
dicano
-
perché
contendere
fra
noi
?
C
'
è
da
rosicchiare
per
tutti
"
.
Altri
si
lasciano
cullare
dalle
dottrine
,
tanto
care
ai
deboli
,
del
rinunciare
alla
difesa
ed
all
'
offesa
;
sognano
di
"
un
'
umanità
migliore
,
con
un
poco
più
di
giustizia
"
e
di
altre
simili
favole
.
Tra
essi
stanno
pure
alcuni
di
coloro
che
implorano
,
a
mani
giunte
,
la
"
collaborazione
"
socialista
e
che
incitano
la
borghesia
a
darsi
per
vinta
senza
combattere
.
Non
vuolsi
tacere
che
ci
sono
ragioni
sperimentali
le
quali
confortano
questa
tesi
.
L
'
avviarsi
delle
società
verso
il
socialismo
od
altro
stato
analogo
è
dimostrato
da
infiniti
fatti
,
e
quando
ciò
sia
,
"
che
giova
nelle
fata
dar
di
cozzo
?
"
.
Tale
conclusione
non
tiene
conto
di
una
proprietà
fondamentale
dei
fenomeni
sociali
,
cioè
dell
'
avere
questi
forma
fatta
a
onde
,
per
cui
,
dal
solo
fatto
che
un
'
onda
cresce
,
non
si
può
concludere
che
seguiterà
a
crescere
indefinitivamente
,
anzi
accade
spesso
che
,
appunto
dopo
un
rapido
aumento
,
non
meno
rapidamente
decresca
.
Da
ciò
hanno
in
parte
origine
i
cicli
sociali
,
di
cui
lungamente
discorsi
altrove
.
Rimane
da
sapersi
a
qual
punto
del
cielo
ci
troviamo
,
ed
è
indagine
difficilissima
,
che
qui
non
facciamo
.
Altre
divisioni
,
in
genere
,
della
società
sono
da
farsi
.
Dice
bene
il
Missiroli
:
"
Le
classi
medie
sono
state
le
più
disgraziate
.
Hanno
dato
alla
guerra
soldati
ed
ufficiali
,
hanno
contribuito
più
di
tutte
le
altre
alla
resistenza
ed
alla
vittoria
e
sono
state
le
peggio
ricompensate
.
L
'
economia
di
guerra
ha
favorito
la
grossa
borghesia
,
gli
operai
,
i
contadini
,
ma
ha
impoverite
le
classi
medie
,
quelle
classi
che
,
in
Italia
,
formano
l
'
opinione
pubblica
"
.
Ebbene
,
sono
le
classi
che
più
hanno
sofferto
della
guerra
che
l
'
esaltano
;
quelle
che
ne
hanno
tratto
vantaggio
che
la
vilipendono
.
Per
le
seconde
,
la
spiegazione
è
facile
,
è
il
fatto
del
limone
che
,
spremuto
,
si
butta
via
;
ma
per
le
prime
,
come
va
tale
faccenda
?
Sono
esse
costituite
da
asceti
che
soffrono
con
lo
sguardo
fisso
a
beni
ultra
terrestri
?
Può
essere
per
alcuni
,
non
è
certamente
per
i
più
,
ai
quali
soltanto
la
mancanza
di
energia
toglie
di
andare
contro
a
pregiudizi
,
respingendo
ciò
che
è
loro
male
.
Non
paghi
di
essere
deboli
per
conto
proprio
,
predicano
ad
altrui
la
viltà
,
a
cui
talvolta
,
tanto
per
nobilitarla
,
hanno
posto
il
nome
di
"
senso
di
modernità
"
.
In
molte
occasioni
appaiono
opere
analoghe
.
La
borghesia
detta
conservatrice
ha
applaudito
alla
distruzione
dei
due
grandi
imperi
conservatori
in
Europa
;
e
non
basta
:
ora
che
la
Francia
accenna
a
diventare
un
poco
meno
demagogica
di
altri
paesi
,
gran
parte
della
borghesia
le
si
volge
contro
,
l
'
accusa
di
imperialismo
,
di
militarismo
,
di
insensate
cupidigie
;
pare
proprio
che
la
borghesia
abbia
di
mira
di
distruggere
ogni
più
lieve
difesa
che
le
,
rimanga
.
Tali
opere
sono
certamente
di
danno
alla
classe
scelta
che
le
compie
,
possono
essere
utili
alla
società
se
il
fine
a
cui
avviano
è
vantaggioso
per
questa
.
La
circolazione
delle
classi
scelte
giova
spessissimo
alla
collettività
intera
.
Da
quanto
siamo
venuti
esponendo
,
pare
che
si
possa
concludere
,
con
grandissima
probabilità
,
che
il
fascismo
ha
conveniente
sede
in
una
classe
numerosa
di
fatti
analoghi
,
che
sono
essenzialmente
transitori
,
che
possono
avere
intrinsecamente
temporanea
importanza
,
ma
che
rimangono
secondari
e
subordinati
ai
grandi
fattori
dell
'
evoluzione
sociale
,
di
cui
talvolta
possono
essere
indizio
;
ed
allora
acquistano
estrinsecamente
importanza
per
lo
studio
e
le
previsioni
dei
fenomeni
sociali
.
StampaPeriodica ,
In
tutti
i
tempi
il
pubblico
che
può
frequentare
un
teatro
fu
passibile
di
una
divisione
:
in
una
percentuale
bassissima
coloro
che
nutrono
spiccata
passione
per
una
data
forma
d
'
arte
e
tutti
gli
altri
,
gli
indifferenti
,
che
non
vedono
nello
spettacolo
teatrale
se
non
uno
dei
tanti
modi
per
passare
la
serata
.
Ma
un
secolo
fa
questo
non
assumeva
importanza
alcuna
.
Non
ancora
nato
il
cinematografo
,
scarso
il
teatro
di
prosa
e
di
varietà
,
pochissimi
i
concerti
e
le
conferenze
,
il
cittadino
,
finito
il
così
detto
lavoro
serio
della
giornata
,
non
aveva
possibilità
di
scelta
.
Che
importava
se
di
mille
persone
erano
venti
quelle
che
di
musica
si
interessavano
e
gli
altri
,
frequentatori
del
teatro
per
necessità
,
vedevano
nell
'
autore
soltanto
un
mercante
la
cui
funzione
più
importante
consisteva
nel
riposare
e
vellicare
i
loro
nervi
?
L
'
inizio
della
crisi
del
teatro
lirico
si
può
far
coincidere
con
il
sorgere
del
cinematografo
e
l
'
acuirsi
di
questa
negli
ultimi
anni
con
la
diffusione
della
radio
che
tolse
al
teatro
anche
una
parte
degli
appassionati
,
dei
musicofili
che
al
teatro
erano
rimasti
fedeli
,
saziandoli
di
musica
.
Nella
concorrenza
con
gli
altri
spettacoli
poi
,
il
teatro
lirico
si
è
venuto
a
trovare
in
condizioni
sfavorevoli
.
I
grandi
cantanti
abituati
alle
altissime
paghe
dell
'
epoca
d
'
oro
si
rifiutano
ancor
oggi
di
venire
a
più
modeste
pretese
.
La
preparazione
che
richiede
uno
spettacolo
lirico
è
lunga
e
costosa
,
numerosi
gli
esecutori
tra
coristi
e
orchestrali
:
spese
che
il
cinematografo
può
ripartire
in
un
grandissimo
numero
di
rappresentazioni
ma
il
teatro
lirico
,
almeno
allo
stato
attuale
,
no
.
Nella
gran
maggioranza
poi
gli
uomini
,
specialmente
dopo
quell
'
ondata
di
superficialità
che
lasciò
la
guerra
,
al
teatro
domandano
il
piacere
e
se
il
teatro
non
riesce
a
far
sì
che
essi
dimentichino
sé
stessi
,
trovano
che
l
'
andarci
è
un
modo
costoso
e
sgradevole
di
passar
la
serata
.
Perché
l
'
attenzione
dello
spettatore
rimanga
completamente
prigioniera
,
occorre
che
sia
ben
desto
il
suo
interesse
,
la
simpatia
pronta
a
risuonare
con
tutte
le
sue
forze
:
cosa
facile
ad
ottenersi
con
lo
spettacolo
cinematografico
,
già
più
difficile
con
il
teatro
di
prosa
,
difficilissima
con
lo
spettacolo
lirico
;
e
le
ragioni
sono
così
evidenti
che
non
mi
dilungo
a
spiegarle
.
Ragioni
di
carattere
pratico
se
ne
potrebbero
aggiungere
a
volontà
;
l
'
orario
fisso
,
impossibilità
di
fumare
,
spese
supplementari
di
programma
e
libretto
d
'
opera
,
guardaroba
obbligatorio
e
strozzinaggio
al
bar
,
necessità
di
una
comoda
posizione
per
l
'
assoluta
tranquillità
durante
lo
spettacolo
(
vedi
Wagner
)
e
impossibilità
d
'
ottenere
questo
per
i
ceti
meno
abbienti
,
ecc
.
ecc
.
E
allora
?
Mutati
i
tempi
,
mutata
la
sensibilità
sarebbe
un
sogno
il
credere
possibile
per
il
teatro
lirico
un
ritorno
alle
antiche
fortune
;
troppe
cose
vi
si
oppongono
,
e
,
nonostante
le
molte
soluzioni
proposte
,
rimaniamo
allo
statu
quo
.
Una
ne
propongo
anch
'
io
.
Deve
lo
Stato
o
un
Ente
unico
,
sotto
il
diretto
controllo
dello
Stato
,
assumere
,
la
gestione
di
tutti
i
teatri
d
'
Italia
.
Come
vedemmo
sub
a
,
il
costo
di
uno
spettacolo
lirico
è
dato
soprattutto
dalle
eccessive
paghe
dei
cantanti
e
dal
numero
di
prove
necessarie
all
'
allestimento
dello
spettacolo
.
Istituite
delle
orchestre
e
dei
cori
stabili
con
i
migliori
elementi
,
questi
complessi
potranno
portare
in
tutte
le
città
degli
spettacoli
perfetti
con
un
costo
molto
minore
.
Spiego
subito
che
tutto
questo
non
ha
nulla
a
che
fare
con
il
così
detto
"
Carro
di
Tespi
.
"
Adatto
tutt
'
al
più
per
dare
una
Bohème
o
una
Aida
in
paesi
un
po
'
grossi
,
risultò
del
tutto
inutile
.
La
crisi
non
si
risolve
facendo
della
poesia
.
I
principi
direttivi
del
teatro
lirico
devono
essere
radicalmente
cambiati
.
Anche
e
soprattutto
in
questo
campo
bisogna
giungere
ad
una
standardizzazione
che
sia
consona
con
i
tempi
.
I
cantanti
dovranno
accettare
una
riduzione
nelle
loro
paghe
o
tornarsene
a
cantare
all
'
estero
dove
,
senza
provvedimenti
consimili
,
anche
i
teatri
non
ancora
chiusi
finiranno
col
cessare
gli
spettacoli
.
Qui
in
Italia
ne
troveremo
degli
altri
.
Oltre
a
questo
,
che
porterebbe
delle
forti
riduzioni
sui
prezzi
che
il
teatro
lirico
è
costretto
oggi
a
praticare
,
è
necessario
giungere
alla
eliminazione
di
quelle
cause
di
carattere
pratico
che
elencai
sub
c
.
Tutti
i
posti
dovranno
essere
numerati
,
e
da
tutti
si
deve
poter
vedere
comodamente
la
scena
:
in
teatro
si
va
per
sentire
come
per
vedere
.
Lo
spettatore
scomodo
si
trova
nelle
migliori
condizioni
per
non
seguire
lo
spettacolo
e
per
disturbare
i
vicini
.
Bisogna
costruire
poi
locali
nuovi
che
rispondano
alle
nuove
esigenze
o
trasformare
completamente
quasi
tutti
gli
esistenti
;
si
potrà
allora
con
tappeti
grossissimi
e
molti
passaggi
tra
le
file
della
platea
debitamente
allargate
alleviare
anche
l
'
inconveniente
dell
'
orario
fisso
:
piccole
cose
cui
tante
volte
si
accennò
ma
a
cui
non
si
provvide
mai
con
efficacia
.
Accanto
ai
più
significativi
dell
'
epoca
passata
verranno
eseguiti
lavori
di
quei
recenti
musicisti
che
hanno
dimostrato
di
aver
qualche
cosa
di
buono
e
di
nuovo
da
dire
.
Passivo
in
un
primo
tempo
con
queste
forme
nuove
,
quando
il
popolo
con
il
suo
movimento
uniforme
avrà
raggiunto
il
compositore
il
teatro
diverrà
certamente
attivo
e
il
Governo
fascista
potrà
vantare
ancora
una
vittoria
.
Per
il
vaglio
dei
nuovissimi
sarà
invece
necessario
il
teatro
sperimentale
con
il
doppio
giudizio
del
pubblico
e
del
critico
...
StampaPeriodica ,
Una
cedola
di
Commissione
libraria
sta
facendo
un
vasto
giro
per
una
delle
solite
scocciature
al
pubblico
:
richiesta
di
abbonamento
a
una
nuova
rivista
.
La
rivista
in
parola
,
per
chi
non
lo
sapesse
,
porta
il
titolo
"
La
riforma
sociale
.
"
Ne
è
direttore
il
signor
Luigi
Einaudi
,
nonché
esimio
senatore
.
Naturalmente
la
rivista
annuncia
un
articolo
del
direttore
sull
'
argomento
di
moda
:
la
corporazione
.
La
lettera
-
scocciatura
precisa
anzi
che
in
questo
articolo
il
"
nostro
direttore
"
avrebbe
fatto
un
"
brillante
confronto
"
tra
la
corporazione
moderna
"
quale
essa
sarà
"
e
quella
antica
!
Quanto
è
presuntuoso
quel
signor
direttore
.
Ma
che
cosa
vogliono
riformare
questi
antifascisti
e
fin
dove
vuole
arrivare
la
loro
sfacciataggine
?
StampaPeriodica ,
Che
la
potenza
dello
spirito
sia
oggi
un
mito
non
è
del
tutto
vero
.
Soprattutto
l
'
individuo
,
singolarmente
considerato
,
soggiace
nelle
sue
conclusioni
e
decisioni
ultime
a
questo
supremo
movente
che
si
chiama
lo
spirito
.
Della
potenza
e
conseguente
successiva
responsabilità
dello
spirito
abbiamo
in
Herman
Keyserling
un
convinto
assertore
.
Il
suo
recente
libro
"
La
rivoluzione
mondiale
e
la
responsabilità
dello
spirito
"
è
eloquente
e
significativo
.
Egli
vede
nella
civiltà
odierna
,
considerata
nella
sua
materiale
espressione
,
una
possibilità
di
regresso
per
le
superiori
facoltà
dei
popoli
.
Ed
ancora
invoca
che
sappia
lo
spirito
pronunciare
e
diffondere
la
sua
grande
parola
.
Perché
allora
soltanto
potranno
le
stirpi
ritrovare
al
sole
la
via
e
sradicarsi
da
questo
insistente
periodo
ch
'
egli
considera
deprimente
ed
oscuro
.
Keyserling
non
ha
mai
sperimentato
il
Fascismo
.
Nemmeno
forse
lo
potrebbe
perché
egli
è
soprattutto
un
teorico
e
raramente
concepisce
il
vincolo
immenso
offerto
dall
'
idea
di
Nazione
.
Per
questo
egli
avrebbe
dall
'
Italia
molto
da
imparare
.
O
meglio
perché
se
in
lui
qualcosa
è
poco
piacevole
è
proprio
l
'
enorme
sua
cultura
rasentante
l
'
enciclopedia
avrebbe
egli
agio
di
molto
osservare
.
E
vedrebbe
egli
che
invoca
l
'
entusiasmo
questo
meraviglioso
popolo
fascista
stabilizzato
nella
fede
ed
entusiasta
nella
marcia
alla
conquista
.
Perché
il
nostro
spirito
ha
trovato
la
dottrina
ed
il
Capo
che
l
'
ha
saputo
potenziare
.
Ma
per
tutti
gli
altri
quella
di
Keyserling
è
e
rimane
un
'
affermazione
coraggiosa
.
Per
tutti
,
e
specialmente
per
questi
Paesi
d
'
Europa
che
non
trovano
in
sé
la
molla
al
moto
,
è
necessaria
la
rinascita
della
vera
umanità
.
Altrimenti
ne
consegue
inevitabile
ed
insopprimibile
l
'
accentrarsi
degli
individui
nella
propria
esistenza
,
l
'
abbandonarsi
vinto
di
ogni
ideale
e
lo
stroncarsi
dell
'
iniziativa
.
Sarebbe
,
invece
dell
'
avvincente
fusione
del
popolo
,
la
sterile
guerra
dei
microcosmi
.
È
quindi
necessario
che
ogni
Nazione
ritrovi
come
da
ormai
tredici
anni
ha
ritrovato
la
Nazione
italiana
questa
responsabilità
dello
spirito
.
Questo
tormentoso
vigilare
dei
giovani
e
questo
insonne
guardare
a
Roma
è
la
più
dimostrativa
prova
di
un
'
ansiosa
giustificata
ricerca
per
lo
avvenire
.
Già
fin
dal
1926
uno
scrittore
francese
esclamava
:
"
Tout
ce
que
nous
pouvons
raisonnablement
faire
,
au
premier
printemps
,
c
'
est
supputer
nos
chances
,
les
cultiver
et
les
protéger
.
"
E
questa
iniziante
primavera
di
cui
egli
parlava
era
costituita
forse
dall
'
ascendere
prepotente
di
una
nuova
gioventù
.
Ma
si
sbagliava
certamente
Lucien
Romier
nel
pretendere
che
i
giovani
calcolassero
le
proprie
fortune
e
ne
facessero
raccolta
per
i
giorni
venturi
.
La
giovinezza
di
tutti
i
Paesi
ama
il
rischio
e
l
'
ignoto
e
guarda
in
faccia
al
pericolo
.
Ed
oggi
ancora
i
giovani
francesi
sono
imbrigliati
ed
ostacolati
sì
che
Daniel
Rops
certo
tra
i
più
valenti
ha
tristemente
domandato
al
mondo
se
l
'
umanità
l
'
avesse
perduto
,
ha
piangendo
interrogato
la
morte
se
la
vittoria
fosse
ormai
per
sempre
sua
.
Per
noi
Italiani
l
'
orientamento
dello
spirito
è
ormai
definito
.
Ma
la
constatazione
non
è
conclusiva
,
impegna
anzi
all
'
azione
.
S
'
inizia
ora
il
secondo
tempo
,
tempo
d
'
universalità
.
Possiamo
dire
che
il
maggior
fascino
dal
Fascismo
offerto
alle
masse
straniere
è
proprio
questo
suo
carattere
di
collaborazione
che
dalle
classi
fa
scaturire
le
forze
,
che
dalla
fatica
sacra
del
lavoro
fa
scaturire
la
Corporazione
.
È
appunto
la
Corporazione
la
manifestazione
massima
del
nostro
spirito
.
Ed
è
essa
il
risultato
della
nostra
storia
tutta
romana
che
soltanto
per
superarli
ha
conosciuto
gli
ostacoli
.
RADIO ( CASTELLANI RENATO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Ricordo
,
in
alcune
trasmissioni
di
avvenimenti
,
una
mia
emozione
improvvisa
,
che
non
nasceva
dal
contenuto
puro
e
semplice
della
trasmissione
,
ma
da
una
nuova
forma
,
quasi
una
nuova
vita
,
che
la
trasmissione
vi
imprimeva
.
Mi
spiego
:
una
trasmissione
dalla
Scala
documentario
di
un
'
opera
non
dà
,
di
per
sé
,
nessuna
emozione
;
trasmette
,
se
mai
,
quella
propria
dell
'
opera
.
La
trasmissione
e
ricorderò
sempre
questa
fra
tutte
del
Discorso
agli
operai
milanesi
,
oltre
all
'
emozione
propria
data
dal
discorso
e
dalla
voce
del
Duce
,
emozione
che
ognuno
,
in
piazza
Duomo
,
sentiva
e
seguiva
,
dava
,
al
radio
-
ascoltatore
,
quella
nata
da
una
specie
di
vasto
dialogo
schematico
e
di
una
forza
primitiva
che
si
era
formato
tra
il
Capo
e
il
coro
della
moltitudine
che
interrompeva
,
commentava
,
vibrava
alla
Sua
parola
.
Emozione
puramente
radio
,
senza
possibilità
tecnica
di
esistenza
fuori
di
essa
,
la
cui
distanza
solo
poteva
porre
l
'
ascoltatore
,
terzo
di
fronte
a
due
Personaggi
,
e
impostare
una
differenza
di
piano
primissimo
e
secondo
fra
le
loro
due
voci
.
L
'
uditore
diretto
,
insomma
,
coglieva
l
'
emozione
diretta
del
discorso
,
assisteva
ad
un
monologo
;
il
radio
-
uditore
coglieva
oltre
quella
diretta
(
pur
diminuita
della
comunione
che
dà
la
presenza
fisica
)
quella
riflessa
della
folla
:
assisteva
a
un
dialogo
.
Di
fronte
ai
comuni
documentari
,
questi
si
staccano
per
un
valore
improvviso
,
raggiungono
un
improvviso
livello
emotivo
,
acquistano
una
vibrazione
che
a
volte
non
ha
l
'
avvenimento
stesso
,
o
che
è
semplicemente
estranea
all
'
avvenimento
:
dall
'
orecchio
del
microfono
alla
bocca
dell
'
altoparlante
,
hanno
acquistato
una
loro
vita
,
inconfondibile
...