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AVVERTIMENTO AGLI OMUNCOLI ( GRANZOTTO GIANNI , 1935 )
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Non torniamo dall ' Africa con l ' intendimento di fare professione di reduci . Non ci è passato per la mente , né ora né mai di fare carriera con i nastrini . E quando partimmo , di conti non ne facemmo manco uno ; tranne quello con la nostra vita , che ci tornò facile di risolvere . Non si spaventino dunque , quelli che si sentono un po ' malsicuri e posticci sulle loro scranne . Ameremo tornare nei ranghi , a riprendere la nostra vita . E seppure siamo perfettamente convinti che la vera aristocrazia sia quella delle opere , e che più valga chi più fa , non pensiamo neppure lontanamente a far lo sgambetto , ai tanti che son rimasti a custodire da vicino i loro interessi . Cose ben misere . E un po ' di fumo possiamo lasciarlo , senza passare da generosi , per giunta ; poiché non ci teniamo punto . Ma non credano , codesti signori , di menare ancora per l ' aia la loro arroganza , e quell ' odore di troppo ostentata superiorità che circolava al tempo in cui partimmo . Io parlo , s ' intende , limitatamente a certi uomini , e a certi ambienti ; ma la piaga non era affatto trascurabile , né avvertita da pochi . Se ne ritraeva una sgradita impressione di superficialità , in chi tanto facilmente amministrava cose di grave importanza , come sono tutte quelle dirette all ' ordine politico , anche se in campi ristretti e di non grande rilievo . Ma non è più tempo , questo , di omuncoli . Non ci vengano incontro alla stazione , costoro , lagrimando e sospirando alla mala ventura che li ha fatti restare . Queste cose le sappiamo a memoria ; e le querimonie degl ' imboscati , se le abbiamo sopportate per lettera , ascoltate così a quattr ' occhi ci farebbero perdere la compassione . Abbiamo amici , di noi forse più degni , cui veramente la sorte ha impedito di venire quaggiù con noi , a dividere la nostra fatica , desiderata . Rispettiamo la loro pena , sapendo quanto grande sia il sacrificio che loro è stato chiesto . E ci parrebbe , se altri si lagnasse bugiardamente di non esser partito , che fosse offeso il loro dolore ... Salutammo in terra di conquista l ' alba dell ' Impero ; e in quella gran luce facemmo voto d ' ogni nostro palpito , d ' ogni affetto che il cuore potesse contenere , d ' ogni virtù nostra al grande destino della Patria . Abbiamo visto , per averli in piccola parte sofferti , di che sacrifici e di che rinunce si sia coperta , metro su metro , la via che ci portò a questa altezza . E il popolo che combatteva al nostro fianco , questi nuovi italiani che così fieramente hanno vissuto la meravigliosa impresa , ci hanno insegnato due grandi cose , l ' amore e l ' umiltà . E ancora , che gli uomini son tali veramente quando si spogliano d ' ogni egoismo e d ' ogni superbia ... Ritorniamo a casa senza pretese . Ma decisi a difendere la purità del nostro spirito che non soffre la vicinanza dei meschini .
CONVEGNO DI CRITICA LETTERARIA ( VIGORELLI C.G. , 1936 )
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Il tema era : " L ' oltremare nella letteratura italiana " e dai più preparati dei 31 concorrenti subito si negò , nella nostra letteratura , una poesia d ' oltremare , poesia , cioè arte . Ché anche partendo dall ' Ulisse dantesco e arrivando all " ' ulissismo " di Pascoli e di D ' Annunzio , restiamo ogni volta a una incerta aspirazione d ' avventura , d ' oltremare , che ad ogni modo è sempre fuori d ' ogni funzione " politica " come il tema invece segretamente esigeva . O se dal Milione del Polo vogliamo considerare tutti quegli itinerari e diari di viaggio dei nostri primi navigatori , esploratori , missionari , salendo sino ai nostri giorni , allora quale di tutte queste variatissime opere è sotto il segno dell ' arte ? Pochissime o nessuna : e la loro importanza sarà d ' aspetto o storico o geografico o folcloristico o militare . Tuttavia potrebbe farsi ( e perché nessun editore italiano la tenta ? ) una buona antologia dal 1200 ai nostri giorni , poiché non raramente , tra molte vane , c ' è la bella pagina . Alcuni però non discussero la possibilità del tema ; e spinsero agli esempi singoli . Ma di d ' Annunzio si sono fidati troppo , e in troppi , giocando su quel suo " ulissismo " che , discusso , fu poi portato alla comune sorgente di " sensualità " : o , avendolo altrimenti definito " esotismo , " allora arrischiò d ' essere negato anche il suo "eroicismo." E risultato ancora più scarso ha avuto Pascoli , per quelle sue virtù malferme cioè , il suo " cristianesimo , " come diceva Viani . Il suo era un " ulissismo " di rifugio , d ' accantonamento . All ' Oriani si riconobbero valori politici , ma non artistici . Scarfoglio ebbe più fortunata sorte . E per ultimo chi scrive denunciò tutta la cosiddetta letteratura coloniale italiana contemporanea , la cui formula è : facile esotismo + facile patriottismo , salvando soltanto quel tosi sicuro Mal d ' Africa di Bachelli . Oggi che stiamo compiendo la nostra opera di colonizzazione e presto avremo quella che si dice una coscienza coloniale , sorgerà , domani , una letteratura coloniale può dar - si , anzi quasi sicuramente . Come l ' hanno francesi ed inglesi . Ma attenti a non ripetere Kipling ! Il Convegno è stato ricco . Bocelli , Puccini , Viani , Pensabene erano esperti commissari si discuteva profittevolmente . Ogni retorica ( e ce n ' era purtroppo ! ) era battuta . Impegnati a serietà , sopratutto a sincerità . E qualcuno affermò che il fascismo , accettato prima sul piano politico e sociale , poi tradotto in vita , potrebbe avere questa semplice schietta formula : fare il proprio dovere . E tanta onestà , senza ostentare proclamazioni , era nei migliori partecipanti . Che così volevano trasferirla in arte . Ma appunto la prova che il Convegno ebbe svolgimento efficace , è che , partiti da un tema obbligato e perdippiù quasi imprendibile , ci si portava direttamente a questione di principio alla esigenza intima del tema : il rapporto arte - politica . Cioè : arte - vita . E la soluzione schietta fu : inserire , aiutare la politica all ' arte , la vita all ' arte . Unire , non però mai confondere . L ' arte non ammette sottomissioni . Non è documento . Però si esca dal monadismo crociano . Il primato all ' arte : ma l ' arte non evada ( se non per quello che è la evasione , la trasfigurazione artistica ) dalla vita .
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Il quarto attentato contro la sacra esistenza del nostro Capo dimostra ancora una volta da quale folle spirito sono animati i nemici del Regime . Mussolini appare pertanto , al nostro sguardo , sempre più in alto , e sempre più dotato d ' indomita fede , di vigorosa baldanza , di fronte a cui il destino rimane attonito , quasi diremmo rispettoso , riconoscendolo come una delle sue creature predilette . Quanto più la sua esistenza si manifesta per l ' Italia preziosa e indispensabile , tanto più essa vien fatta segno alle aggressioni dei vili e dei criminali , desiderosi di decapitare il Fascismo e di stroncare col Fascismo stesso le più rigogliose e vitali energie della rinascente Nazione . Tutto ciò non ci sgomenta troppo , per quanto grande possa essere l ' impeto della nostra indignazione , né ci sorprende ... Noi crediamo religiosamente nella invulnerabilità del nostro Capo , e questa fede ci anima e ci sorregge , consci come siamo dell ' altissimo valore dell ' Uomo e delle poderose proiezioni di volontà e di virilità che Egli lancia a fasci sul popolo fiducioso e aspettante . Si rende , in ogni modo , assolutamente necessario che la fede e la devozione di tutta questa massa , cementata dal passionale ma pacato entusiasmo dei migliori , formino come un enorme piedistallo , un immenso elevatissimo altare , su cui la persona del Duce dovrà elevarsi gigantesca e incrollabile , ma lontana agli occhi dei pigmei e degli imbelli , quasi avvolta e difesa da un ' aureola evanescente di lontananza ... Al culto dell ' Uomo è necessario che si aggiunga , magicamente e ritualmente , il culto incorruttibile dello Spirito e della trascendenza politica , che intimorisca col fascino delle sue costanti irradiazioni quei profani che oggi fanno esclusivo affidamento sulla onnipotenza del Duce e sulla Sua assoluta insostituibilità . Da questo spirito nuovo , che la classe dirigente del fascismo , ancora , ahimè ! , in embrione , sentirà il dovere di creare in seno al paese , nascerà una situazione nuova : ché se è agevole appuntare degli strali contro un uomo , è difficilissimo ed inane appuntarli contro un granitico monolito , contro un ferreo baluardo di volontà e di coscienze ...
COMUNISMO E METAFISICA ( VIGEVANI GIORGIO , 1936 )
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Occupandosi di Comunismo , Guido Manacorda gli muove , dalle colonne del Corriere della Sera , un ' implacabile critica , sviscerandone gli errori filosofici e gli orrori politici . La sua esposizione della teoria marxista , anche se volutamente troppo intinta di metafisica , ci può soddisfare , e se qualcosa ci ha suscitato il suo primo articolo ( Profilo del Comunismo , Corr . d . Sera 3-10-36 ) è stata la preoccupazione che esso non fallisse al proprio scopo , finendo per originare in qualche ambiente delle pericolose aberrazioni . Infatti il Comunismo , dalla critica dell 'A., appare un credo filosofico così ricco di fede creativa e così denso di lievito inventore , che dubitiamo occorra una conoscenza tutt ' altro che superficiale dell ' argomento , perché il lettore non si abbandoni a considerazioni non troppo ortodosse . Nel suo secondo articolo ( Critica del Comunismo , Corr . d . Sera 8-10-36 ) , il Manacorda lascia il campo filosofico per combattere l ' idea marxista nella sua realizzazione pratica sovietica e anche qui ci prende il dubbio che , pur riuscendo a soddisfare la massa , l ' A . induca lo studioso ad assumere un atteggiamento pericolosamente perplesso . Abbiamo infatti la impressione che egli non sia riuscito ad individuare con la necessaria sicurezza i punti deboli della prassi comunista e che , perciò , il suo tentativo di colpirla negli elementi vitali come una costruzione ideologica errata e pericolosa , sia in definitiva fallito . Dopo avere nel primo articolo , magistralmente delineato il materialismo metafisico e quello dialettico , il Manacorda desume da tali postulati l ' attività del lavoro , come principio mutatore dell ' intelligenza e della coscienza . Il lavoro , esplicando le forze produttive e determinandone i rapporti , suscita , necessariamente , la vita economico - sociale ; la quale è la " prima , sola , fondamentale realtà umana ; tutto il resto , filosofia , religione , morale , arte , ne è semplice riflesso , derivato , prodotto ; spesso ingombrante sopra - struttura e vuota ideologia . " Di ciò ha orrore l 'A.: egli non può ammettere che la sola realtà sia , per noi uomini presi come individui organizzati giuridicamente , la realtà economico - sociale ; si aggrappa quindi alla filosofia , alla religione , alla morale ed all ' arte , beni inestimabili dell ' umanità ed , implicitamente , asserisce ( o , il che fa lo stesso , ci induce a credere di voler asserire ) che la vita economico - sociale non costituisce affatto l ' essenziale , la realtà umana ; ma che essa è il mezzo attraverso il quale filosofia , religione , morale ed arte si manifestano . Il Manacorda , dunque , ci informa che uno dei più grossi errori del Comunismo consiste nell ' aver definito cornice la religione e l ' arte , e quadro la vita economico - sociale . Non saranno pochi quelli che gli daranno torto e che penseranno , coi Romani , col Machiavelli e cogli Italiani d ' oggi , che effettivamente la vita economico - sociale costituisce la vera realtà , e che la filosofia , religione ed arte sono la cornice di quella . Perciò l ' A . o doveva dimostrare l ' esattezza della sua critica , o doveva evitare di muovere tale appunto al Comunismo ; noi siamo , infatti , dell ' opinione che una critica insufficiente riesca piuttosto utile che nociva al soggetto criticato . Inoltrandosi nella sua disamina , il Manacorda viene alla lotta di classe , urto consapevole nel quale si manifesta la legge della contraddizione interna , e conclude scrivendo che il Comunismo " ha l ' aspirazione e la fede di giungere alla sintesi definitiva e suprema , che scioglierà i particolarismi nell ' universalità , gli individui nella pura collettività , le classi nella classe unica : il proletariato . " A questo punto , noi ci siamo fermati : abbiamo avvertito che qualcosa di irregolare si verificava nella logica dell ' autore ; quando egli infatti lascia cadere nella sua prosa l ' espressione " il proletariato , " non fa più , anche se lo crede , della filosofia , ma solo della politica : e perciò non può insistere a criticare filosoficamente quello che di filosofico non ha più che un lontano presupposto . Il Manacorda può benissimo ( ma non lo fa ) criticare Hegel e Marx ; ma quando ha superato gli addentellati hegeliani del Comunismo , e si è inoltrato sul terreno pratico della lotta di classe e del proletariato , dovrebbe abbandonare la filosofia per attenersi alla storia ed alla politica . La lotta di classe ci pare una realtà fuori discussione , come , fuori discussione , ci pare il proletariato ; di ciò ci persuadono guerre e rivoluzioni ; noi non crediamo alle follie collettive che durano da quasi vent ' anni ; non ci dimentichiamo che per anni , all ' estero , si parlò del Fascismo come di un fenomeno transitorio , di una crisi postbellica ; ma da quattordici anni le Camicie Nere sono al potere a dimostrare che la loro origine dipende da qualcosa assai più remota e solida di una psicosi bellica . Perciò , invece di discutere accademicamente se il proletariato sia o non sia " l ' elemento umano di assoluta purezza " o " il criterio , infallibile di ogni verità e , moralmente , il principio assoluto del bene , " meglio sarebbe stato muovere una critica , condotta esclusivamente sul terreno politico ... Perciò il Manacorda , quando chiude il suo ultimo articolo asserendo che egli " non difende né la borghesia né il capitalismo , e che l ' una e l ' altro avendo adempiuto alla loro funzione storica , vanno giustamente crollando sotto il doppio logorio del tempo e degli errori , " lascia un facile campo alla critica . Come si può , infatti , parlare di crollo della borghesia , quando in ogni parte del mondo è appunto la resistenza di questa classe che argina l ' avanzata comunista e che , riconoscendo l ' esigenza dei nuovi tempi e della nuova realtà economico - sociale , risolve l ' antitesi tra il proprio sistema e il programma comunista , nello Stato corporativo ? E se questo ultimo è la posizione d ' equilibrio tra due forze contrastanti , capitale e lavoro , noi non vediamo come si possa sostenere la fine della borghesia senza dimostrare implicitamente il fallimento dello Stato corporativo . Si scambia in tal guisa , ancora una volta , l ' apparenza con la sostanza ; credendo che la metamorfosi della mentalità borghese , verificatasi in regime fascista , risponda alla morte della borghesia stessa ; ciò non è vero , perché le aspirazioni proletarie rimangono , come rimangono le aspirazioni capitalistiche , ed è appunto da tale persistenza di appetiti contrarii che trae vita e funzione il Corporativismo .
PLEBISCITI ( MAGNONI GIULIANO , 1936 )
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Sul plebiscito tedesco non c ' è nulla da dire : la caserma ha votato per il suo colonnello . Se il plebiscito fosse riuscito più plebiscito di così , avrebbe fatto pensar male . Così , invece , fa soltanto pensare . Ma seriamente . I dati precisi non ci interessano , perch ' essi non hanno che valore simbolico davanti al consenso unanime ed assoluto di tutto un popolo che ha risposto all ' appello del capo con slancio ed entusiasmo , con disciplina , ma con sincera convinzione . Non vi è buon cittadino germanico che possa in quest ' ora dissentire dall ' azione intrapresa da Hitler per la difesa dell ' onore e dei diritti della Patria tedesca . Sui tre punti del programma di politica estera che il nazionalsocialismo ha annunziato onore , pace , libertà tutto il popolo tedesco è d ' accordo ed unanime come un uomo solo e ha voluto manifestare al mondo la sua volontà ferma ed univoca di realizzare fino in fondo tali postulati con sicurissima fede . Hitler può oggi buttare in faccia al mondo dubbioso e stupefatto questa superba conferma popolare alla sua dichiarazione di agire in nome di tutto il popolo tedesco , di non essere che l ’ interprete della sua volontà , il rivendicatore dei suoi diritti , il portavoce di quelle esigenze che esso considera naturali e necessarie e quindi , anche su un piano di interpretazione giuridica , legittime ed inoppugnabili , ancorché cozzino contro paragrafi ed articoli di patti e di trattati . Nulla di più amaro e di più comico dello stupore atterrito col quale , in taluni ambienti politici e giornalistici , si è appreso il formidabile risultato del plebiscito tedesco . Ci si faceva dunque ancora illusioni in Europa , a questo riguardo ? È tempo che l ' Europa prenda atto che la Germania hitleriana rappresenta sul continente una realtà di cui non ci si può infischiare . L ' Europa può costruire il suo domani politico con essa o contro di essa , ma mai senza di essa . Per questo , l ' Italia fascista , che nonostante i nuovi , grandissimi e vitali interessi coloniali , rimane coscientemente in Europa la chiave di volta della politica continentale , desidera vivamente una soluzione comprensiva dei diritti di ambo le parti , del grande conflitto che da secoli , divide il mondo latino dal mondo germanico . E a questo scopo lo spirito del Patto a Quattro voluto dal Duce , potrebbe e può efficacemente dominare la grande lite continentale e riavvicinare , in una formula di pace ricostruttiva tutti i popoli che non son disposti a subire il tragico destino del popolo russo e diventare campo sperimentale della Terza Internazionale ...
SPIRITUALITÀ DELL'IMPERO ( ZAGARI MARIO , 1937 )
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L ' Impero come l ' intervento , come il fascismo , non può essere pienamente inteso in tutta la sua portata se non come fenomeno spirituale . La sua estrinsecazione territoriale non può essere che l ' apparizione concreta e superficiale d ' un movimento spirituale che , già operante attraverso il risorgimento e l ' intervento , forma il sostrato più profondo del fascismo . Il movimento fascista , espresso , come l ' intervento , direttamente dal popolo , se storicamente doveva essere una guerra interna per la riconquista d ' una pace oltre la tregua firmata nel novembre 1918 a Versailles , spiritualmente era la stessa volontà d ' imperio che tutto un popolo plebiscitariamente manifestava . La Rivoluzione del 1922 non è infatti una rivoluzione o politica o sociale o economica , ma è una rivoluzione totalitaria dello spirito umano , per cui l ' uomo viene nuovamente posto al centro del processo storico come principale protagonista della sua vicenda terrestre , viene riscattato dal servaggio delle forze oscure e incoercibili della natura . È rivoluzione spirituale perché con essa una diversa concezione dell ' uomo , una totale trasformazione dei valori che lo misurano , si fa innanzi . Se le democrazie , nel loro sforzo perenne verso una maggiore libertà personale avevano ridotto lo Stato alla quasi inesistenza , d ' altra parte togliendo nel nome del razionalismo e del positivismo ogni assoluto all ' uomo , avevano finito , ponendolo arbitro indiscusso dei propri fini , ad orientarlo verso la scelta puramente edonistica e verso il relativismo morale , verso la sottomissione nello spirito all ' Economia , che diventa per le democrazie la sola ed indiscussa Dea , il solo assoluto . Il fascismo antindividualista ed antidemocratico , contro il positivismo , lo scientismo , contro la svalutazione dei valori strettamente spirituali come la religione e la morale , contro la considerazione del piacere immediato come motivo unico e precipuo dell ' operare umano , contro il conclamato dissidio tra scienza e religione , afferma lo spirito dell ' uomo , la continuità della persona umana , l ' esistenza d ' una dogmatica , la necessità di un assoluto e di una fede . Per questo lo spirito ritorna col fascismo sugli altari . Se le democrazie nello sforzo libertario e dissociatore avevano cercato un ' illusoria perfezione sociale nel respingere ai margini della società la politica ai vantaggi dell ' economia e rimanendo poi vittime dei politicissimi poteri di forze oscure ed incontrollabili , che venivano fatalmente a porsi tra individuo e Stato , il fascismo riscopre nella politica il fulcro di tutta la metafisica umana ed instaura lo Stato come la realtà vera dell ' individuo , come la forma più alta della personalità , come una forza spirituale , la quale comprende tutte le forme di vita umana dalle sue manifestazioni più basse alle più alte . Se le democrazie ispirate dal culto della Ragione , di astrattezza in astrattezza , avevano finito col vanificare l ' uomo in una molteplicità di schemi dal contenuto illusorio ed a frantumarlo in una quantità di uomini parziali , il fascismo ricostruisce attraverso lo Stato l ' uomo nella sua integrità e nella sua concretezza , lo ricostruisce nella reintegrazione dei suoi valori più caratteristici di famiglia , di patria e di religione , di razza e di nazione , gli ridona una volontà ridonandogli dei miti ed una mistica , una volontà di espansione e di potenza . Così alla concezione della vita quale è alle basi delle teoriche democratiche , siano esse liberali o marxiste , ispirate al concetto individualistico della personalità , che si risolve in una scelta il più individuale possibile dei fini e dei mezzi , il fascismo ispirandosi ad una concezione sociale della personalità , restaura il concetto spiritualistico ed antagonistico della personalità umana quali secoli di civiltà l ' hanno elaborata attraverso il confluire in Roma della spiritualità cristiana , del senso classico ed armonioso dei Greci e del senso fortemente sociale dei Romani . Ed è quest ' uomo ricostruito , a cui il fascismo ha dato il senso perduto della famiglia , della professione , dello Stato , è quest ' uomo con la sua coscienza sociale e politica la sola premessa insostituibile per l ' apparizione dell ' Impero . Bisognava che lo Impero fosse vivo negli individui perché potesse esserlo al di fuori di essi . Per questo esso rientra nella stessa concezione che il fascismo ha della vita ; l ' Impero come ogni altra cosa , come la famiglia , il lavoro , e la nazione ogni giorno si conquista e si riconquista . Bisogna che l ' Impero sia continuamente presente negli animi come coscienza e come volontà , così esso si trasformerà in un principio perenne di vita e di potenza . Così l ' Impero sublimazione della Nazione , volontà di dominio , espressione spirituale e morale prima che territoriale , militare e mercantile , ritrova nella tradizione romana un ' idea forza ; l ' Impero fascista è la riaffermazione dell ' Impero di Cesare , perché è alimentato da una stessa coscienza e volontà imperiali . Ma dalla sua espressione concreta , territoriale , militare e mercantile nuove forze spirituali vengono generate . La coscienza di spirituale superiorità trova nuovo alimento nella coscienza della fisica superiorità ; la coscienza imperiale , coscienza di forza e di superiorità diviene infatti il mastice per una maggiore potenza politica : si definisce in un maggior benessere economico di tutto un popolo ... Il senso imperiale di superiorità riceve una maggiore definizione nel rapporto con l ' indigeno dove i principii d ' ordine , autorità e giustizia , che attuano la personalità individuale nello Stato fascista in sostituzione dei principii egualitaristici delle democrazie , si esprimono nella necessaria affermazione di una gerarchia di razza , per cui l ' indigeno escluso fatalmente dal trinomio progressivo , popolo , nazione , impero non può avere una personalità imperiale . L ' Impero si attua quindi come una proiezione nel campo dello spirito della nazione , come un potenziamento delle singole coscienze e volontà nazionali in coscienze e volontà imperiali , esprime tutta la tradizione e la volontà di un popolo che dal suo seno l ' ha espresso direttamente quando la fatalità storica lo ha richiamato alla sua più profonda vocazione attraverso il Fascismo . Per questo Fascismo ed Impero sono indissociabili nel campo dello spirito .
DETTAMI DELLA SAGGEZZA ATTIVA ( BURZIO FILIPPO , 1922 )
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Difficile deità , la misura esige che si produca meno per vivere meglio . Ma doloroso è limitarsi . Bisogna pervenir prima a comprendere che vivere non è solo il sostegno del fare esterno , ma ha valore in sé , è pure arte e creazione , come quella scritta o dipinta ; e a placarsi nel senso della caducità eguale di entrambe . La vita di un uomo dev ' essere il suo capolavoro . Vivere è avere uno stile , saper trattare con gli uomini , saper amare le donne , saper godere con finezza la vita : accogliere da cortesi ospiti gli attimi , tutti gli attimi , anche i visitatori importuni , anche quelli che ci distraggono . Altrimenti si è schiavi del proprio lavoro , iloti abbrutiti dall ' opera , che invece importa poter dominare , moderatori anche di questa . Saper vivere è saper opporre alla varietà delle azioni con cui perennemente il mondo saggia l ' individuo appropriate e fresche reazioni di uno strumento spirituale la cui integrità non sia guasta da una eccessiva , e squilibrante , orientazione in un senso . Mai assorbirsi in una bisogna fino a perdere il gusto , o la capacità , di fare altro . Ricordare che l ' uomo è padrone e sintesi delle proprie attività , e tendere ad essere uomini anziché macchine . Buon sovrano costituzionale , moderatore e non tiranno della propria natura . Discrezione nell ' organizzare la vita , nell ' imporle una sagoma . Dominio di sé , virtù di gentiluomo : l ' incontinenza è vizio pur nella creazione . Certo , l ' antitesi di questa tesi , in cui si esercita la sagacità personale , è la frivolezza mondana . Ma la tesi è Goethe . Far molto e bene , sapendo conservar la misura , e dissimular la fatica . Mai bestie da soma , né sfiniti artieri . Rinnovare il gusto del vivere e del fare nella giudiziosa varietà delle opere . E che nessuna gioia ci trovi lassi . Bisogna sempre esser pari alla vita , all ' altezza delle sue situazioni ; qui , come in amore , nessun diritto acquisito , nessuna ipoteca del passato sull ' avvenire , ma un duro riconquistar ora per ora i propri titoli al successo , e la capacità di goderne . Sempre esser pronti , ché ogni attimo è nuovo . La gioia della vita viene dalla sua totalità , non può durabilmente trovarsi in una sola delle sue forme . La gloria non dà l ' amore , e così la ricchezza . Mutarsi è rinascere , persistere è morire . Il gusto della quotidiana vicenda , le gaie o leggiadre intuizioni non sono concesse al filosofo che si astrae negli universali . Certo , la solitudine è la patria dello spirito , la condizione dell ' illustre oprare , ma il suo eccesso evoca i miraggi del deserto , induce alle crisi tetre dell ' onanismo . Bisogna tonificarsi nella compagnia dei propri simili , per conservare la quadratura . Bisogna , di quando in quando , avere il coraggio di oziare . Non saper dire gaie parole a una fanciulla , perché si pensa a Spinosa , o alle funzioni ellittiche , non è serietà , è deficienza , e , sopratutto , infelicità . È necessario integrare un degl ' idoli dell ' età nostra , lo specialista , con l ' uomo . Mutarsi , non solo per realizzar la pienezza , ma per serbare la libertà . E animosi affrontar l ' attimo in cui par di morire . Troncare il lavoro , se accenni a routine . Superar la passione , se si faccia assorbente . Non ignorare il delicato miracolo psicologico del vagheggiamento , onde si potenzia ciò che vorremmo essere , o fummo , ma saper sottrarsi all ' incanto , prima che diventi mortifero : e , sopratutto , viverlo nella sua essenza di gioia intuitiva , come attualità , senza crisi di inappagabili brame ; della passione fare azione , ché anche esprimere è un fiero modo di possedere . Il centro di noi dev ' essere in ogni ora vissuta , non proiettarsi nel passato o nell ' avvenire , ove è solo sterilità . Porre tutta la nostra gioia in un ricordo , o la speranza in un evento che può fallire , restar per anni , come in una notte , sospesi a un ipotetico Oriente , non è forse viltà ? Dobbiamo realizzare , o passar oltre . La sazietà di colui che ha realizzato è serena , lo porta senza rimpianto a rinnovarsi , in un processo che adegua l ' intima sanità della vita : quella che segue l ' impotenza è desolata . Scuotere dai calzari la polvere delle cose morte , sgombrare l ' anima dall ' ombra delle cose vane . Misura , varietà , leggerezza : trinità di saggezza . Arduo , straniera dea , ai lari aggiungere il tuo simulacro !
IL DUCE E LA NUOVA GERMANIA ( ZAGARI MARIO , 1937 )
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Chi ha vissuto in Germania e si è avvicinato con semplicità di cuore al popolo tedesco in tutta la gamma delle sue multiformi espressioni , nei giorni indimenticabili della visita del Duce ha sentito quanto per la Germania abbia significato l ' apparizione concreta e reale attraverso le città e le campagne di questo antico e nuovo volto di romano imperatore , in cui è riflessa tutta la gloria , l ' antichità e la grandezza della stirpe italica . Un popolo già preparato da anni ad accogliere il nuovo ed antico volto dell ' Italia guerriera e mistica , doveva avere questa meravigliosa e definitiva conferma di quanto , dopo le gloriose ed eroiche vicende d ' Etiopia e di Spagna , sentiva ormai profondamente , in una visione plastica ed indimenticabile . Al Maifeld , in quella notte che può essere chiamata della nuova Europa , dove un popolo intero era simbolicamente rappresentato dalla moltitudine presente , quando i due emblemi del Duce , fascio littorio in campo azzurro , e del Fiihrer , croce uncinata in campo rosso , si sollevarono luminosissimi nel cielo oscuro e piovoso , tra gli alti e religiosi rintocchi della campana della torre di Maratona , comunicanti la presenza nel campo di due Condottieri , e l ' Heil profondo , religioso , infinito scandito dalla moltitudine , fu sentita , quasi fisicamente , da ognuno nell ' aria la presenza di due simboli tangibili di due popoli , di due elementi essenziali della storia europea , la latinità ed il germanesimo , nelle loro più pure espressioni . Così il Duce venne in Germania , con questa missione chiarificatrice , con quest ' arte divina e magica di toccar i cuori a nudo , con lo sguardo e di suscitare i cuori dormienti al suo passaggio , col volto sereno e aperto e lo sguardo luminoso e lungimirante ; io vi porto una cosa che viene dal cuore e va al cuore . Egli venne e parlò con quell ' umanità che al di là di ogni formula e parola tocca elementi essenziali ed eterni dell ' anima umana ... Per questo , quando il grido del Duce : " Europa svegliati " si diffuse sulla moltitudine silenziosa raccolta sull ' immenso Campo di Maggio e sulla via trionfale , il popolo tedesco sentì che chi gli stava dinnanzi era il portatore di una vecchia e imperitura civiltà , che chi gli parlava era il suscitatore della rinascente Europa , l ' uomo che aveva a lungo combattuto per formarle un volto capace di pronunciare queste parole e di renderle udibili . Non la vecchia e decrepita Paneuropa , dei vecchi compromessi , delle vecchie paure ... La nuova Italia Non il Duce solo , ma tutta l ' Italia è venuta in Germania con lui . Quello che la Germania ha visto nel Duce è l ' uomo , il grande carattere , la figura estrema e definitiva di quell ' italiano che il Fascismo doveva suscitare , ha suscitato e susciterà . Attraverso l ' elaborazione della più pura essenza latina e cristiana , quell ' uomo , che è guerriero , scienziato , lavoratore , filosofo e santo , che ribeve alle più pure tradizioni nazionali la sua qualità , la sua individualità inconfondibile , la sua esperienza ; che contro ogni facile intellettualismo , riporta il cuore accanto al cervello , come mezzo di umana espressione . La Germania ha sentito in Lui il vecchio combattente , uscito dal travaglio delle trincee , di una Rivoluzione e di un ' altra grande guerra ; ha sentito il dolore che insegna nuove vie , che insegna a riudire voci , a risuscitare sensi che gli sforzi snazionalizzatori cercano di annullare . Ha scorto incise nel volto di quest ' uomo delle entità realissime , come Patria , famiglia , lavoro , che qualche volta l ' intelletto rinnega , ma che il cuore risuscita nelle ore decisive , entità che danno all ' uomo un inconfondibile accento di sincerità e di forza , che lo fanno pronto così al combattimento come all ' amicizia . Così il popolo tedesco ha visto la nuova Italia ; così in Lui ha applaudito ed amato il popolo italiano . La nuova Germania Così pure la nuova Germania nazionalsocialista ha parlato a lui . Egli ha guardato questa gioventù olimpica ed alacre a cui il costante contatto con le durezze e le asprezze della vita pratica ha dato un volto , aspro , duro e generoso , nobile e tenace ; un volto spartano in cui è scritta l ' abnegazione individuale per una gloria ed una conquista comune . Questa gioventù , dove , di giorno in giorno , la rinascita delle antiche essenziali virtù germaniche , l ' eroismo e l ' onore , cancellano ogni vestigio di quella mentalità borghese , che facendosi strada nel caos del dopo - guerra tendeva a fare della soddisfazione dell ' egoismo materiale il motivo più alto di vita , porta oggi alla luce una nuova società , basata su una più stretta ed umana solidarietà nazionale , in cui il cameratismo , il lavoro comune e la gioia comune hanno un gran posto , dove possono rifar fiorire le rudi virtù del lavoratore , del contadino e del soldato , virtù basilari per la vitalità e la grandezza di un popolo . Ed è questa gioventù che Mussolini , principe di giovinezza ha guardato con speciale fervore , vitalizzata dalla qualità e dalla quantità dell ' educazione fisica , rafforzata da una cultura , che anziché essere rinnegata , è semplicemente portata nei suoi giusti limiti , fatta di caratteri forti e disciplinati , vero tessuto connettivo della nuova Germania . La Germania ch ' egli ha passata in rivista si presenta veramente come una nuova Sparta , indurita dal sacrificio quotidiano , nobilitata dallo sforzo , animata da un possente dinamismo , militarmente ed economicamente attrezzata in modo formidabile , naturalmente amante dell ' azione e schiva ed insofferente delle lungaggini diplomatiche , serrata con tutte le sue energie nelle mani di un Capo , che non è certamente l ' espressione di Stati maggiori occulti della finanza o dell ' armata , ma è l ' uomo attraverso al quale la vocazione più profonda del popolo tedesco si esprime , il Capo plebiscitariamente accettato e voluto come il portatore dei valori più essenziali dell ' anima germanica . Questa è la Germania , quale è apparsa agli occhi del Duce , quale egli s ' aspettava , sapendola forgiata da principi essenziali comuni , dovunque formatori di vita e di forza nuova . In queste vesti essa ha accolto il suo Ospite d ' Onore . Così si è stipulato il patto dei cuori tra la nuova Italia fascista e la nuova Germania nazionalsocialista , attraverso i due Capi . Due popoli hanno gettato a terra ogni pregiudizio , ogni timidezza , ogni luogo comune , ogni convenzionalità , ed hanno deciso di guardarsi apertamente negli occhi ; una cosa dei cuori , ripetiamo , che , per questo , formerà nuove intelligenze , nuove comprensioni e nuove volontà per la conquista che è oggi la vera e la comune conquista d ' Europa , il cui tesoro di cultura , di storia e di civiltà , va salvato di fronte ad ogni nemico esterno ed interno , va potenziato per tenere alta nella Pace la luce umana nel mondo .
LA BIOLOGIA DEL MULATTO ( BOERI ENZO , 1937 )
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Fiori rossi più fiori bianchi danno fiori rosa . Di qui si iniziarono gli studi di Mendel ; la Genetica si inizia da questa ibridazione . Ma i fiori e gli animali sono un banco di esperimento per creare leggi che debbono servire all ' uomo . Applichiamo le leggi della Genetica al nostro problema . Le razze umane sono distinte per proprie caratteristiche biologiche : esse si sono differenziate da ceppi originari per opera di mutazioni con cui l ' ambiente ha inciso su di esse e per incroci tra di loro . Razze pure al mondo non esistono . Ogni razza più o meno si è incrociata con altre , con ibridazioni più o meno felici . La ibridazione insegna il biologo , ma ne sa qualcosa anche il contadino può segnare un progresso od un regresso . Occorre , perché vi sia progresso , che le razze siano tra loro vicine , e che siano tutte e due buone . Altrimenti la loro unione intacca fortemente la migliore e più forte , degradandola ad un livello molto più basso . L ' uomo Italiano è sorto da una ibridazione felice avente per base la razza romana . È attraverso queste unioni che la civiltà dell ' uomo si rinnova . Così erano sorti gli Elleni , così gli stessi Romani : così sorsero gli Italiani . Queste unioni di popoli diedero dapprima luogo ad un ' epoca di oscuro assestamento : un medioevo , per balzare poi ai bagliori della civiltà Greco - romana e del Rinascimento . Vien fatto di pensare ai corsi ed ai ricorsi del Vico . Unioni felici di razze buone e vicine tra loro , l ' una e l ' altra appartenenti al grande gruppo dell ' uomo Bianco . L ' uomo Italiano è sul più alto gradino della civiltà umana : è l ' uomo del progresso . L ' uomo Etiopico è la degenerazione di ibridazioni infelici : ancor prima della civiltà Egiziana si stendeva sul continente Africano , secondo recenti teorie , una civiltà i cui monumenti ancor ora tangibili sono rappresentati dai resti della civiltà di Zimbàbua , più che altrove in Rodesia . Quella razza si è degenerata incrociandosi con razze a lei inferiori dando le varie stirpi Negre , fra le quali le Etiopiche , in cui più che nelle altre durarono ad estinguersi i resti dell ' antica civiltà . L ' uomo Etiopico è l ' uomo del regresso . È egli stesso esempio vivente di quanto costi ad una razza elevata unirsi ad una razza a lei molto inferiore . L ' antropologo Lidio Cipriani si pone questa domanda : " Sono gli Africani suscettibili di progresso nel senso dato da noi a questa parola ? " E prontamente risponde "No." L ' Etiopico non è capace di progredire , non è capace di creare : lo stesso autore dichiara : " in rapporto al problema particolare offertoci dall ' Africa negra ed Etiopica ed i suoi più che cento milioni di uomini , ritengo da ammettersi per questi , e per tutte le razze con loro incrociate , una impossibilità generale e permanente per il lavoro creativo . " L ' uomo Italiano e l ' uomo Etiopico . Ecco il problema nostro delinearsi . Come potrebbe essere l ' ibrido nato da questa unione , da razze diametralmente opposte per caratteri fisici e spirituali , l ' una fiorente ed elevatissima , l ' altra con le stigmate della barbarie e del regresso ? ... La coscienza di colui che crea dei figli da una donna Africana è quella di chi sa di creare dei figli minorati . Occorre ricordare questo . È indegno di una razza elevata il continuarsi in figli degeneri ed inutili alla civiltà della Patria , che ora più che mai vuoi proseguire instancabile verso le sue più alte mete .
POESIA NOSTRA ( VALSECCHI MARCO , 1937 )
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Quando , chi scrive , è la gioventù , più di ogni altra cosa , bisogna tenere gli occhi ben aperti sulla sincerità con la quale si è messa al lavoro , si è ascoltata e si è rivelata a sé e agli altri . Perché questa sincerità è un bisogno prepotente : un bisogno creato non dall ' incapacità di mentire per pochezza d ' anni e d ' esperienze , ma dall ' ansia di una verità , di mettersi a nudo cuore e anima per ritrovarsi , ognuno , il suo perché di vivere e di morire . Ed è una sincerità senza limiti , beffarda , spietata , che scarna ed affina sino all ' essenza , che non si arresta dinanzi alle ferite e alle slabbrature , perché il dolore , a vent ' anni , ancora non spaventa , ma esalta il cuore . Quindi , al lume di tanta innata spontanea brama di verità , i libri dei giovani hanno spesso il valore di un esame di coscienza , di una confessione , di un documento puro e gioioso della nostra giovinezza , del nostro sentire , dei nostri sfoghi , delle nostre ansie , battaglie , smarrimenti e vittorie . Che cosa cerca e che cosa vuole questa nostra giovinezza ? Innanzi tutto una " umanità " ; un senso nuovo del vivere , puro , virile , senza debolezze e senza compromessi , tutto luce e fulgori . Una umanità che gli altri i papà e i fratelli maggiori hanno trovato , dal canto loro , sul Carso e nello squadrismo , e che l ' Africa potrebbe darci , anche se ha imposto troppe e necessarie esclusioni ...