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DOMANI È UN ALTRO GIORNO ( Palazzeschi Aldo , 1951 )
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« Se questo film riuscirà a salvare una sola vita umana , lo scopo del suo autore sarà raggiunto » . Con queste parole Léonide Moguy chiude il suo film su quello che è il problema più triste della vita sociale : il suicidio . Noi diremo di più , se anche questo film non riuscisse a salvare una sola vita umana quest ' opera sarebbe degna di encomio ugualmente . Non è certo in queste cronache che possiamo abbordare un tema di tanta delicatezza e complessità . Le difficoltà e avversità a un certo punto paralizzano nell ' individuo la forza di resistenza , di reagire , fanno tacere in lui la voce del più sicuro amico : la speranza . Ragione per cui , pensa Moguy , se questa forza si estingue nell ' interno dobbiamo tentare tutti i mezzi per infonderla dall ' esterno . E la più bella frase la dice il giornalista Sorrentino per incuorare la fanciulla smarrita : « ricordati che i buoni sono più numerosi dei cattivi » . Secondo Moguy causa preponderante sarebbe la solitudine che spinge una persona alla disperazione e all ' errore ; i casi trattati rivestono tutti questo carattere : la giovane sposa infedele che ha perduto il marito e l ' amante , la fanciulla rimasta sola e caduta in mano di un turpe sfruttatore , la vedova cui viene ucciso l ' ultimo compagno : il cane , la ragazza di famiglia ricca e trascurata dalla madre donna del gran mondo e che , avida di tenerezza , cade col primo ragazzaccio che le fa intravedere l ' amore . Esempi di esseri particolarmente deboli , ragione per cui ci sarebbe piaciuto in mezzo un caso maschile , uno che tutte le apparenze ci facevano ritenere forte e che per tale atto ci ha dimostrato la sua estrema debolezza . Fatti presi dalla realtà quotidiana , e anche questo conta poco , un fatto avvenuto realmente può diventare convenzionale nell ' arte , e uno insensato apparire della più scottante realtà . Realtà non accettata con freddezza e tanto meno con compiacimento da un uomo che ha ancora piena fiducia nei propri simili e in una vita migliore . Il pericolo di questo genere è la retorica , e che il film degeneri in una lagna , pericolo che Moguy è riuscito a schivare . Vediamo con soddisfazione che ha saputo circondarsi di ottimi collaboratori per la stesura italiana , quali Domenico Meccoli e Giorgio Prosperi ' . Bravi gli attori : Lamberti Sorrentino e Aldo Silvani nelle loro vesti paterne e Arnoldo Foà in quella del lenone . Fra le donne incontriamo due aurore e un tramonto : Anna Maria Pierangeli e Anna Maria Ferrero , e Rina de Liguoro che lasciammo bella e bruna Messalina e che oggi ritroviamo , ahinoi ! , vedova inconsolabile , coi capelli bianchi .
PRIMAVERA AGRA ( DE_ROBERTIS GIUSEPPE , 1915 )
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1 . Ad agevolare la formazione di un ’ arte nuova in Italia , e d ’ una critica aderente e persuasiva , non c ’ è dubbio che si lavora da anni ; e l ’ opera di alcuni poeti , nell ’ atto e nelle discussioni frequenti , collaterali , ad aiuto di certe verità che malamente si sarebbero imposte con un ’ azione pacifica , e al solo lume della ragione , come tra gente preparata e esperta d ’ ogni finezza , si dovrà , io credo , ricordare sempre , quando si farà la storia di questa fatica e di questo rinnovamento . Da tanta scorie e costruzioni imponenti era soffocata la poesia , e , secondo il volgo , inalzata , per significati ideali e valore di coesione , che disporre gli spiriti a sentire separatamente , e senza intrusioni estranee , quel filo d ’ ispirazione autentica , cercandolo e ritrovandolo con stento in una trina fitta , impervia , di esigenze deteriori , doveva riuscire parecchio difficile , con l ’ assunzione di un mezzo obbligo al ridicolo e alla stravaganza meno accettabile . Civismo , storicismo , etica superficiale , sensi torbidi di falsa umanità , sforzi di superamento , aspirazioni a forme costruite e architettoniche , ostentata superbia delle qualità più vili e peggiori , avevano creato in un tempo che la coscienza dell ’ esser nostro rinasceva con un sentore d ’ animalità vergine , nel poeta e nel pubblico , la ragione di realizzare e accettare la poesia . Quelle che erano quistioni pratiche , bisogno d ’ affermazione violenta in questa prima vita di nazione ; valori di cui andava tenuto il debito conto nelle relazioni e necessità quotidiane , e del resto non si unificano a una superiore altezza ; erano scoppi di energia nuova , di desideri non frenati ; immediatamente si traducevano in arte , quasi per uno scopo di ammaestramento e di divulgazione . Era sfuggito a questa gente sprovveduta , con apparenze di raffinatezza consumata , la fonte viva di questo risorgere , lo sbocco improvviso di quest ’ acqua sorgiva , che poteva bastare , come principio lirico , da sfamare tanta voglia di poesia . Il resto ; quelli che erano gli episodi , le circostanze , le deviazioni psicologiche e d ’ indole sensuale , sotto specie di aspirazioni più alte , potevano aspettare a esser guardati in lontananza , dove si scoprisse una ragione d ’ unità , un centro insomma d ’ irradiante luce , e quasi un fiotto di canto . Una gestazione così provvisoria doveva di conseguenza portare a espressioni approssimative , a strappi , a sbalzi , non di sostanza viva , ma d ’ un tumore guasto , di carne concresciuta , e tante ramificazioni parassitarie . Quel che si dice « letteratura » derivò appunto da questo : dalle parti morte , caduche , da sovrapposizioni intellettualistiche , da deficienza di energia vitale , da insincerità . Non solo le parole trite , logore , consacrate ; i clichés ; gli schemi rettorici ; i riadattamenti di forme antiche ; la vernice di vecchio e stanco erano « letteratura » ; ma , assai più , e in un piano apparentemente superiore , e , in sostanza , irriducibile , la schiavitù di certe imposizioni moralistiche o civiche , peggio se con il sacramento della filosofia e della religione . 2 . Per dir vero , filosofia e religione sono la maschera prediletta di questo secondo e non ultimo carnevale ; e chi s ’ è impegnato per dieci anni a ridurre la poesia e l ’ arte , nei termini della veridicità , a una coerenza di stile ; che non era frutto di predica , ma realizzazione positiva ; vede oggi spersa la sua fatica , e sperperato quel po ’ di guadagno che s ’ era illuso d ’ aver fatto , e raccomandare su un terreno solido e sicuro . Per ossequio alle nuove forme del linguaggio e della moda ribattezzano , sciupando , una verità saputa da tempo e per tanti segni ovvia . Che arte è moralità . Nel senso che uno scrittore è , prima di tutto , uomo , e uomo intero , e ha da impegnarsi e compromettersi nelle cose che scrive , pagare di persona ogni parola ; anzi averla scontata , avanti di materialmente trascriverla . Preso il dilemma dall ’ opposto corno , possiamo sciogliere e sventare , una buona volta , l ’ impostura . 3 . E ; premessa delle premesse ; bisogna dire della necessità di quella scelta , che , in apparenza superficiale e disinvolta , aveva il merito di riuscire , per ciò stesso intima e persuasiva . 4 . S ’ era troppo poco raccolti e preparati a una riduzione e purificazione radicale , perché un esame tutto dall ’ interno , con le proprie ragioni essenziali , potesse bastare come scuola e ammaestramento . Tra il positivismo e la felicità di una razza giovino che , senza badar molto al vero ufficio , e alla natura stessa dell ’ arte , s ’ era messa a complicarla , e aveva creduto in buona fede d ’ ingrandirla sovrapponendosi con tutto il peso di problemi empirici e di specie impura , bisognava cominciare dal fatto realizzato , con i segni più manifesti ; e controllare con pazienza , al lume della comune sensibilità , scartando volta a volta il superfluo , l ’ insincero , il piombo della sostanza morta ; mantenere l ’ analisi e le distinzioni a contatto della parola , per risalire all ’ origine , insomma allo spirito . Bisognava essere dei S . Tommasi : toccare e far toccare con mano . Che avvezzava a una precisione d ’ idee , e a un ’ onestà d ’ ingegno tanto più rara quanto più schietta e immediata e , agli occhi della gente , banale . Con un metodo positivo , così ; con assaggi e riprove di chi possedeva il senso delle cose vive , senza troppo ragionare , ma realizzando sillaba per sillaba , s ’ era potuta ottenere quell ’ essenzialità balzante che è qualità prima , e unica , della poesia . S ’ era giunti , con piccoli continui sacrifici , dall ’ esterno all ’ interno , con vantaggio dei resultati , e di certi punti conclusivi su cui oggi non sentiamo il bisogno d ’ insistere più . 5 . Se non che , oggi stesso , dei mistificatori insolenti ribattezzano questa conquista vecchia , e ormai per tanti esempi accertata , con una terminologia nuova : moralità , coerenza , coesione stretta . Ma , vorrei domandare : la liberazione predicata , esercitata , e , in parte , ottenuta , dalla « letteratura » , e dall ’ illustrazione ; dalle antiche forme della rettorica ; a che cosa tende , se non a raggiungere un ’ espressione aderente e viva di ispirazioni ridotte e intense ; e per il tramite di questi modi aspri e forti , che son dati dalla sincerità , costringere a un esame di sé , continuo , caparbio , e di cristiano coraggio ? A un poeta non si può chiedere altro che questo . Impegnarsi come uomo totale . Il destino vuole , in alcuni punti più , meno altrove . Che si preparano e si completano a vicenda . A somiglianza di un dramma , dove l ’ interesse varia e cresce ; e vi son parti che non si giustificano se non come riposo ; e poeticamente non valgono . 6 . Sono giunti , questi scontenti , ad accettare la psicologia . La confessione . Ma psicologia e confessione non sono arte . E i poeti che realmente realizzano , uccidono queste sostanze greggie in forme vive . Anche se in pochi segni e linee . A cui gli altri disperano di arrivare . 7 . Prima moralità , oggi , sarebbe di non risciacquare tutti questi panni ; troppi panni ; fuori di casa . E pensare che parlano di moralità e coerenza più gl ’ immorali e gl ’ incoerenti . I poeti veri , da che mondo è mondo , hanno pagato un ’ ora di felicità con una settimana di passione . In questo senso sono tutti frammentari . E la loro totalità va cercata congiungendo in ispirito quei soli punti d ’ arrivo e di liberazione , che contengono in atto quella lunga serie di tentativi , e torbide interrogazioni . Che si salvano insomma , e si accettano , in nome di questi minuti intensi e felici . 8 . Coesione ; e mondo vasto , architettonico ; sono un bel sogno . Ma suppongono epoche eroiche , coscienze profonde , sviluppi di civiltà in pieno fiore . Un principio di vita come questo è troppo semplice e elementare , e troppo scavato da dubbi perché ci si possa costruir sopra durevolmente , e con forme definitive . 9 . Questo sforzo caparbio , porta a una doppia impostura : nell ’ esame del passato , e nella valutazione arbitraria di tutta l ’ arte contemporanea . Alcune espressioni intellettualistiche bari preso il sopravvento sui mondi vivi e reali . Si ritorna daccapo . E a chi ci oppone false costruzioni , e ideali fantasmagorici , ci tocca rispondere con un esame minuzioso , e un controllo che non dovrà finire domani . Scartato il pericolo patriottico - civile - umanitario , se ne presenta un altro etico filosofico - religioso . Chiamati a fare i conti devon ridurre il tono e la superbia . E quel trinomio soprannaturale si scopre per appena una verità banale ; e , come tutte le verità banali , antichissima , e di non difficile comprensione . Anche di.questo son debitori a quei pochi che disprezzano . Solo che per nascondere il vero , hanno inventato un trucco . 10 . Vivono di falsità , essi , gli uomini totali . I letterati ; da un controllo di tutti i mezzi del mestiere ; tagliando e ripulendo ; sono giunti a una concezione dell ’ arte , purissima , che è anche scuola morale : obbligando a esprimersi nelle forme più semplici e immediate , e offrendo il modo di veder dentro , nello spirito , con una sicurezza che non era consentita da un linguaggio incerto e impreciso , in corrispondenza di stati d ’ animo temporanei e approssimativi . 11 . Rinnegare , o fraintendere quel che s ’ è fatto finora , a vantaggio di quella regola spirituale che improvvisamente alcuni beoti hanno creduto di trovare , significa noti capir nulla : corso della storia , e progressi reali ottenuti . 12 . D ’ altra parte la misura con cui giudicano le opere d ’ arte , e riconoscono i punti vitali , al fiuto , dimostra che precisamente questi uomini parlano di coerenza , ed è uno strano miscuglio ; così come fino ad oggi hanno costruito dei « drammi spirituali » su basi false , accettando il bene e il male , anzi sopravvalutando il male , se il male dava appiglio a fantasmagoriche architetture . 13 . Vi sono invece due sorte di drammi , o sviluppi interni . Quelli realizzati , e quelli non realizzati . A documentare , e avanti tutto , a rifare i primi basta scegliere e accertare quel che in un ’ opera è riuscito . A combinare e mettere insieme i secondi rientrano bene tutti i punti ciechi e gli stati anteriori alla creazione artistica . Un mondo intenzionale non privo d ’ interesse . Ma già questi son sottintesi in quelli . Solo che non devono preponderare , e sottintendere i primi . Ripredichiamo un ’ ultima volta il « limite dell ’ ideale » .
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Sempre novità , alla TV , sempre idee fresche rampollano , zampillano , sgorgano , sprizzano , pullulano , esplodono , da quei cervelli vulcanici di questo ente perpetuamente spregiatore d ' ogni via già da esso battuta , sempre insoddisfatto del già fatto e avido di battere sentieri nuovi e inusitati , per quello spirto guerrier ch ' entro gli rugge . Ecco che adesso , quand ' uno meno se l ' aspettava , to ' , chi si rivede ? Perry Mason ! Anche Perry Mason ! Il Perry numero due della nostra TV . Non bastava il Perry numero uno , il Perry per eccellenza , o Perry Como che dir si voglia . Si vede che , nell ' ansia di battere vie nuove e inusitate , la nostra TV è rimasta proprio a secco se ormai richiama in servizio tutti i Perry vecchi del mestiere . Una paurosa ondata di Perry , muovendo dalle lontane Americhe , si abbatte sui nostri teleschermi , un ' area depressa di Perry incombe sul basso Tirreno , si profila una minacciosa inflazione di Perry , la nostra TV è un tripudio , un ' orgia di Perry . E , data la statura fisica , oltre che morale , di questi colossi della televisione nordamericana , direi che la nostra TV è scesa ai Perry corti . Quanto al Perry II , si tratta , come tutti sanno , d ' una serie d ' importanti film altamente istruttivi , appartenenti al genere giallo , o poliziesco . Il protagonista non è propriamente un poliziotto . È un avvocato . Ma uno strano tipo di avvocato . Non è precisato se sia civilista o penalista . Si direbbe penalista , date le sue predilezioni per le indagini criminali e la sua tendenza ad occuparsi di faccende in cui ci siano cadaveri , colpi di pistola , pugnalate , veleni fulminanti . Ma potrebbe essere anche civilista , perché tali indagini egli conduce esclusivamente in veste di curatore degli interessi di qualcuno , di solito la vittima , o futura vittima . Certo è che non deve aver mai visto un ' aula di tribunale . Non avrebbe nemmeno il tempo materiale di vederla . Va dappertutto , meno che in tribunale . Inoltre , cosa insolita per un avvocato , non difende mai i malviventi . Al contrario , ha giurato odio contro essi , s ' è votato al loro sterminio . E lo fa non soltanto disinteressatamente , ma direi addirittura contro i propri interessi , in quanto spesso deve mandare a monte grossi affari e proficue occupazioni per dedicarsi alla persecuzione dei delinquenti . In verità , non lo fa mai con troppo entusiasmo . E questo è un altro aspetto caratteristico della sua complessa personalità . Lo fa sempre di contraggenio . Per solito vi è trascinato , diciamo così , per i capelli , dalla sua segretaria Stella , o Bella , o Della ; non ho afferrato bene il nome . Costei conosce il debole del suo principale . Sa che , quando arriva la telefonata di qualcuno che ha bisogno di lui , Perry dirà subito che non può , che non vuole occuparsi del nuovo caso . Anche perché i casi , sempre ingarbugliati , gli capitano invariabilmente mentre egli , avendo deciso di andare a prendersi qualche giorno di meritato riposo sulle spiagge della Florida , o a Parigi , sta infilandosi il cappotto per correre a pigliar l ' aereo . Naturalmente , comincia perciò col dire : " Non se ne parla nemmeno . " Anche perché , malgrado gli capiti sempre questo contrattempo , egli si ostina a comperare i biglietti dell ' aereo prima d ' essersi accertato che non ci siano delitti in vista . E invariabilmente i biglietti vanno perduti , perché Della , o Bella , o Stella , lo lascia dire ; poi a poco a poco lo convince a rinunziare al viaggio e ad assumere il nuovo incarico . Allora , molto contrariato , il bravo Perry si ritoglie il cappotto , s ' attacca al telefono e da questo momento il giallo comincia . Ci sono poliziotti che deducono , altri che procedono per via d ' intuizioni , altri che si buttano a indovinare . Perry Mason non appartiene a nessuna di queste scuole . Egli , come già avemmo occasione di rilevare , riesce a scoprire il delitto e gli autori di esso con un metodo tutto suo , consistente nel lasciarsi illuminare dallo Spirito Santo . Difatti , non risulta chiaro in virtù di quali elementi egli arrivi alla soluzione dell ' enigma . Si abbandona a un certo numero di azioni apparentemente inconsulte ( e tali sono , non avendo di solito alcun legame con l ' affare di cui si sta occupando ) ; a un certo punto , là ! , non si sa come né perché , scopre tutto . Il più straordinario è , poi , che spesso scopre il delitto prima che esso avvenga . Perché la sua clientela è prevalentemente composta di vecchie signore fatte segno a ricatti , di vecchi signori minacciati di morte , o di vecchi avanzi di galera che in tempi lontani si macchiarono di qualche misfatto ai danni di un mascalzone più mascalzone di loro , che ora rispunta all ' orizzonte , deciso a far pagare il fio al furfante per bene . In tutti questi casi Perry Como ... pardon , Perry Mason ( con tutti questi Perry si finisce col perder la testa ) interviene e riesce ad assicurare alla giustizia il colpevole , o il futuro colpevole ... se il delitto non è stato ancora compiuto . Come si vede , abbiamo in Perry un prezioso ausiliario della polizia . Malgrado questo , inesplicabilmente egli si ostina ad agire tenendo la polizia all ' oscuro della propria azione , e spesso mettendosi addirittura in conflitto con essa . E , cosa anche più sorprendente , la polizia è seccatissima di questo provvidenziale aiuto , non fa che metter bastoni fra le ruote di Perry e sovente lo minaccia perfino di arresto . Ho detto " la polizia " , ma il termine non è del tutto esatto . Meglio si sarebbe detto " il tenente Tragg " . Perché , a giudicare da questi film , nel paese dove agisce il Mason , e che pure è una grande e popolosa città degli Stati Uniti ( forse addirittura New York , o Chicago ) , anzi nell ' intiero Stato , e forse nell ' intiera nazione , non esiste che un solo poliziotto , il citato tenente Tragg della Squadra omicidi . Di qualunque specie di delitti o di futuri delitti Perry si occupi , assassinio o rapina , furto con scasso o ricatto , diffamazione o truffa ; a qualunque ora del giorno o della notte , in qualsiasi stagione , direi perfino in qualunque località della Repubblica stellata , Perry Mason si trova sempre sulla strada , ad occuparsi del medesimo affare , il succitato tenente Tragg . Il quale , tra parentesi , è un disgraziato che non ne azzecca una . Si ostina a seguire piste sbagliate , formula ipotesi cretine , piglia granchi su granchi . Dev ' essere anche un po ' rimbambito a causa dell ' età . Difatti , nonostante il grado di tenente , è un vecchiotto con un aspetto di contadino , più che d ' uno di quegli scientifici deduttori che caratterizzano la polizia americana nei drammi gialli ; sempre con un vecchio lobbia sulla nuca , non capisce niente , non indovina niente , arriva sempre in ritardo e tutta la sua azione si limita , in sostanza , alla formulazione di oscure minacce nei riguardi di Perry , con frasi come : " Badate , Perry , voi state tirando un po ' troppo la corda ... State giocando un gioco pericoloso ... Vi incriminerò . Vi deferirò alla Corte marziale ... " E , benché abbia continue prove che Perry è un suo prezioso alleato , l ' imbecille sospetta sempre che il provvidenziale avvocato sia invece in combutta coi malviventi ai quali sta dando la caccia . Avvenuta la felice conclusione di ognuno di questi drammi , i protagonisti dimostrano una gran fretta di farla finita , col darsi la reciproca buonanotte mediante la formula abbreviata : " Notte , Mason " , " Notte , Della " .
ANTICO E MODERNO ( TINTI MARIO , 1932 )
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Analogamente all ' aforisma di Wilde " è l ' arte che crea la natura " , si potrebbe affermare che , in un particolarissimo senso , è stata la critica moderna a creare l ' arte antica . E per noi moderni il modo con il quale taluni capolavori erano considerati dai loro contemporanei , anche se uomini di genio , è dei più estranei e talora , paragonato al nostro , è addirittura volgare e goffo fino all ' incredibile . In questi ultimi tempi , sotto il cattivo ascendente di superficialissime ideologie e di vane retoriche , si è verificato nell ' arte moderna italiana il fenomeno , tutto opposto , di un gusto pseudoclassico e pseudotradizionale alludente alla lettera dell ' arte antica . L ' intenzione , si capisce , sarebbe stata invece quella d ' operare l ' inverosimile innesto dello spirito di epoche Passate sulla realtà del presente . Cotesto per Ugo Ojetti , si chiama non aver paura dell ' antico . E gli esempi che egli cita di un così formidabile coraggio estetico sono costituiti o da ibride e cervellotiche contaminazioni fra antico e moderno , sul genere delle tempere neo - pompeiane del pittore Funi e delle gelide variazioni dell ' architetto Muzio su motivi secenteschi , ovvero da trasposizioni , pari pari , in altra materia di forme antiche , come i vetri , traducenti forme di vasi greci di terracotta e di bronzo , del Cappellin il quale , per fortuna sua e dell ' arte italiana , ha al suo attivo ben altre manifestazioni . Cotesto è il tradizionalismo dell ' Ojetti e tale è la " modernità " di cui egli si appaga ; ciò che d ' altronde è coerentissimo con l ' aver egli decretato Ettore Tito decoratore degno del Tiepolo , Galileo Chini restauratore della tradizione aurea della pittura italiana , Amos Nattini illustratore michelangiolesco , Ferrazzi istoriatore degno dei nuovi tempi , eccetera . Come si vede , nel pensiero e nel gusto del mentore estetico della mediocrazia italiana la continuità è ineccepibile . C ' è un proverbio toscano che dice : " Acqua fina e buon mercato ingannano il villano " . Da vent ' anni e più a questa parte , ne ' paraggi dell ' arte italiana , vi è sempre stato qualcosa che ha ingannato ed illuso le nostalgie greco - romane e rinascimentizie di Ugo Ojetti . Ojetti , ad esempio , crede ancora fermamente che le colonne siano fra gli elementi di un ' eloquenza civico - architettonica atti ad esprimere , in ogni tempo , solennità , magnanimità , eroismo e via dicendo ; e mostra di non sapere , o di non ricordarsi , che la colonna fu in origine un essenziale elemento tettonico razionale , il quale attraverso i secoli e presso i diversi popoli subì un ' evoluzione decorativa . Cotesta evoluzione ha trovato ormai , dopo il Barocco , il suo punto morto ; donde la necessità , sentita dagli architetti moderni - e non c ' è bisogno di chiamarli razionalisti - di ricondurre le colonne alla loro primitiva funzionalità , secondo un gusto di semplicità e di semplificazione che si esprime in ogni campo dell ' arte contemporanea e che è quindi una realtà storico - estetica inoppugnabile . Chi oggi , nell ' epoca dell ' abito di foggia " inglese " , dell ' automobile - non camuffabile in cocchio o in berlina - dell ' areoplano , continua ad impiegare la colonna col capitello ionico o corinzio e col suo bravo plinto alla base , in modo tettonicamente pleonastico , nell ' intento di trarne effetti " oratorii " e scenografici , non può essere che un marcio rètore e forse anche un disonesto cittadino . Ed è , appunto , un sintomo di quella retorica neo - classica - falsa - eroica e falsa - civica - che da cent ' anni affligge e deforma bugiardamente la vita italiana , la fioritura di timpani , colonne , nicchie , edicole , ecc . , verificatasi in questi ultimi anni , specialmente a Milano .
UN POCO D'INTAGLIO O UN POCO D'INTARSIO ( ' CASA BELLA ' , 1932 )
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A Firenze , si è chiusa la Fiera Nazionale dell ' Artigianato . Ugo Ojetti non è contento , e lo ha detto in un lungo articolo sul " Corriere della Sera " . Da qualche tempo , Ojetti è l ' uomo più incontentabile che esista in Italia ; e verrebbe voglia di battergli le mani , se tutte le sue critiche , lettere , apposizioni e sentenze avessero un motivo preciso , un obbietto - per parlar pulito - bene individuato . Il male è che l ' irrequietudine di Ojetti rappresenta piuttosto il disagio di chi fra il vecchio ed il nuovo non ha forza , e desiderio , di decidersi ; e se ne sta sulla soglia come certi pacieri che a furia di mezze parole e con un gran dimenar di braccia vorrebbero mettere d ' accordo quelli che stanno dentro e quelli che stanno fuori , le ragioni degli uni con le pretese degli altri . In tanto daffare la posizione di Ojetti è la stessa di quei ceti italiani , intellettuali e sociali , che sorpresi dal rumore delle novità nel bel mezzo di un ozio che era profittevole ed adatto alla vita provinciale di dieci o vent ' anni fa , da una parte si sforzano di conservare un atteggiamento di decoro e di prosopopea e dall ' altra danno una mano al nuovo , ma " con juicio " . Questo " juicio " nel caso di Ojetti , e non in quello dei centomila poltroni che infestano l ' arte italiana , potrebbe essere preso in considerazione se fosse soltanto un pretesto critico , un modo di frenare le impazienze degli improvvisatori ; ma quando Ojetti scende in lizza , si mette fra i contendenti - cioè fra quelli che praticano l ' arte e non la giudicano soltanto - rende un cattivo servizio alla critica , perché le toglie la possibilità di giudicare con serenità e la riduce ad una polemica mediocre , ed un peggiore servizio all ' arte , o meglio agli artisti , perché confonde le idee , confonde le mansioni , confonde i lettori , avendo la pretesa di dire come " si deve fare " e come " non si deve fare " . Questo tipo di critico estroso ed irrequieto , è stato messo tante volte fuori della critica , perché noi dobbiamo preoccuparci di dimostrare ad Ojetti che , per lo meno , la sua lettera a Pavolini sull ' architettura ed il suo articolo sull ' artigianato non sono né critiche , né belle prose : perché per essere le une mancano di metodo , e per essere le altre sono compilazioni giornalistiche di un uomo che a furia di reggere la penna crede di reggere lo scettro del buon gusto o la bacchetta magica dell ' invenzione . Si chiede , dunque , a Ojetti un po ' di tregua ; lo si vorrebbe decidere a tornare alle " Cose viste " in cui può narrare con bella prosa , come , per esempio , Tizio ha disegnato un volo di rondini per il salotto di una signora , o come Cajo ha inventato - per parlare all ' antica - un mobile di metallo . Ojetti non confonderebbe così lo stile di Tizio con il gusto di Cajo , e non concorrerebbe a rovinare quel poco di buona volontà che è rimasta agli artisti e agli artigiani d ' Italia , pur in tempo di crisi .
IL PROBLEMA DEL FUNZIONALISMO ( PACCHIONI ANNA_LENA , 1934 )
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Prima di essere definito dai teorici posteriori , il programma della nuova architettura è così semplice che una sola parola - funzionale - lo contiene con perfetta rispondenza di significato . Si domanda , cioè , soltanto una aderenza allo scopo pratico , alla funzione ; e il modo di tale aderenza non è fissato da alcun procedimento scientifico o razionale . Il primo programma dell ' architettura funzionale rimane così limitato in un campo semplicemente pratico , e come tale indifferente a qualsiasi manifestazione estetica . In questa stessa indifferenza è la piena compatibilità del funzionalismo con tutti i possibili atteggiamenti estetici . Infatti un programma , come informatore di ambiente educativo , non può uscire dal suo limite di insegnamento pratico o tecnico , ché , se pretendesse di stabilire delle nuove norme di estetica , condurrebbe verso un formalismo convenzionale . La mancanza di un programma estetico nella prima manifestazione polemica del funzionalismo , condannata dai più come la peggiore aridità meccanica , costituisce quindi il suo più grande vantaggio di fronte alla tradizione accademica . Il funzionalismo , limitato in un campo pratico , viene ad essere soltanto un contenuto in rapporto alle possibili espressioni , e si comprende che in quanto tale sia limitato da contingenze esteriori . Contingenze esteriori d ' indole pratica - sociali , morali , economiche - che , se per la prima volta appaiono sotto il nome di " funzionalismo " , non sono però mai state estranee al contenuto . Anzi si potrebbe dire che quasi tutti i contenuti sieno derivati da esse . Un tema iconografico per esempio - un soggetto religioso , un ritratto , ecc . - limita il contenuto tanto quanto una esigenza pratica o costruttiva . Ma le limitazioni del contenuto non limitano l ' espressione , poiché il contenuto non la determina , ma la ispira ; tanto che il medesimo contenuto , sia pure definito , lascia sempre luogo ad una infinita varietà di espressioni . La ricerca di una soluzione che corrisponda al problema pratico non costringe , ma esalta la fantasia creativa , la quale , quanto più si tende nello sforzo di questa ricerca , tanto più esprime di valore intimo : il problema pratico diventa impulso di ispirazione con cui l ' artista si trova in immediato contatto . Lo svolgimento progressivo della polemica porta quasi di necessità a una definizione più teorica . I banditori non sanno contenersi entro i limiti del primo programma , e sono portati a formulare dei concetti scientifici e dei canoni estetici per giustificare la prima e semplice proclamazione polemica . Il programma esce dai limiti del contenuto , e cerca di riferirsi anche all ' espressione . Il razionalismo si sovrappone al funzionalismo , e definisce così la soluzione del problema pratico con criteri scientifici i quali vengono a determinarla quasi con una necessità di svolgimento che non lascia più luogo a una libertà di scelta . Le Corbusier stabilisce , per mezzo dello " standard " , una specie di soluzione progressiva per cui si giunge al " tipo " attraverso successive eliminazioni . Il tipo , come la soluzione perfetta e necessaria di un problema pratico raggiunta con una collaborazione collettiva che unifica i singoli sforzi , non lascia alcun margine per una libertà creativa , poiché il miglioramento per selezione è determinato da leggi scientifiche e la perfezione raggiunta unica ed esclusiva . Il contenuto - che era la prima proposizione del problema - viene a determinare l ' espressione - che è la soluzione di esso . Per liberare la creazione individuale dal determinismo contenuto nello " standard " , Le Corbusier è costretto a separarla da esso come un ' attività posteriore ed estranea che le si sovrappone . La soluzione del problema pratico si limita , quindi , per lui a proporre gli elementi anonimi di cui l ' artista si serve come di un alfabeto . Ma un ' espressione che si sovrapponga ad elementi già fissati in un limite di estrema perfezione non può aggiungere ad essi nulla più che una veste decorativa o formale : poiché se l ' espressione può prescindere dal problema pratico ed il problema pratico può prescindere dall ' espressione , quando però si proponga il problema pratico come contenuto necessario , l ' espressione deriva direttamente dalla particolare soluzione di esso e non da un ' attività posteriore ed estranea . Il pensiero di Le Corbusier a questo riguardo , interpretato nelle sue più logiche conseguenze , oscilla tra un razionalismo scientifico ed un estetismo accademico . Un altro banditore del funzionalismo , Bruno Taut , identifica la soluzione del problema pratico con la estetica , ponendo tra l ' una e l ' altra un legame di necessaria conseguenza . Le teorie di Taut sono abbastanza semplici per potere essere riassunte quasi in un solo punto fondamentale : la funzionalità dell ' arte che non può prescindere da un contenuto sociale o morale o pratico ; tale funzionalità è dedotta non solo dall ' osservazione delle necessità presenti , ma anche dalla storia delle civiltà artistiche passate le quali dimostrano sempre un ' aderenza perfetta tra l ' Arte e la Pratica . La concezione architettonica di Taut è , quindi , tutta derivata da questo principio : l ' utilità è lo scopo primo di ogni esigenza costruttiva ; ad essa devono uniformarsi il materiale e lo schema ; la bellezza è creata soltanto da una perfetta aderenza tra lo scopo e la costruzione - ciò che è utile è anche bello - : la pianta , come l ' elemento della costruzione che più si riferisce allo scopo , domina tutti gli svolgimenti , di modo che nessun particolare può essere immaginato indipendentemente da essa . Anche la casa non esiste più come creazione isolata , ma come parte di un organismo più vasto : la strada , la città . La stessa esigenza funzionale conduce Taut a negare il principio della casa " macchina " perché la costruzione non esprime il " simbolo " di una realtà estranea - la macchina - , ma una realtà interiore insita nella sua particolare funzione . Il problema pratico si identifica per lui più particolarmente in esigenze sociali , economiche e politiche , per cui non vi può essere questione di preferenza individuale , indipendente da tali esigenze . In questo modo , Taut per non separare l ' espressione dal contenuto determina tra l ' uno e l ' altro dei rapporti di assoluta necessità . Egli lega così l ' espressione con lo stesso determinismo che Le Corbusier , sia pure con un artificio , aveva cercato di limitare a una prima soluzione del contenuto , precedente la vera espressione estetica . In questo modo viene ad allontanarsi ancora di più da una definizione del funzionalismo che sia compatibile con una coscienza di libertà estetica : poiché l ' espressione è inscindibile dal contenuto , non in quanto il contenuto la determina contenendola già in sè definita , ma in quanto la espressione , come libera interpretazione di esso , lo riassume in una sintesi .
URBANISTICA 1939 ( PICCINATO LUIGI , 1939 )
StampaPeriodica ,
Il 17° congresso di Stoccolma è stato il più ricco e dovizioso di quanti lo hanno preceduto e per gli argomenti trattati e per l ' ambiente offerto dalla esemplare città . Se nelle discussioni del mattino i relatori potevano sfogarsi liberamente sugli errori urbanistici dei loro paesi , nel pomeriggio invece , guardando alla città , potevano avere sotto gli occhi la mostra vivente di quanto di più alto è stato finora possibile creare dalla mente dell ' urbanista moderno . Come se la città ideale , quale noi dalle nostre cattedre universitarie dell ' ultimo corso di urbanistica ci sforziamo di delineare , trovasse in Stoccolma un primo altissimo tentativo di espressione : come se insomma fosse offerto un grande campione , quasi un modello vivente , sul quale saggiare , misurare , precisare i canoni tirandone poi le somme . La città concentrica , a macchia d ' olio , il tremendo " mare di pietra " senza respiro , con i valori edilizi crescenti vertiginosamente dalla periferia al centro ( mirabilmente esemplificata da Milano ) con le abitazioni stipate in altezza in gran confusione in mezzo agli edifici degli uffici , frammiste talvolta alle industrie ... qui a Stoccolma è sconosciuta . La vecchia città del medioevo con le sue casette e con i superbi edifici monumentali è rimasta intatta , raccolta sulla sua isola , oggetto di amorose cure di restauro e di risanamento per diradamento . La città dell'800 , in parte sorta sulle direttrici del piano del 1630 ed ampliata su quelle del piano del 1866 , è diventata senz ' altro la " city " , la città degli affari , del commercio , degli uffici , dei grandi magazzini , dove la densità della popolazione residente è minima . Fuori di questo centro , in mezzo a boschi e a giardini , sopra gli isolotti del Malar e del Baltico , sono sorti invece i quartieri residenziali staccati gli uni dagli altri , congiunti alla città degli affari da potenti mezzi di comunicazione . Grandi linee tramviarie in sede propria , ampie strade automobilistiche a piste unidirezionali fiancheggiate sempre da piste per biciclette , arditissimi ponti gettati da una isola all ' altra , incroci a quadrifoglio in modo da garantire la rapidità e la sicurezza ... costituiscono una formidabile rete stradale principale che lega armoniosamente , attraverso parchi e boschi , il centro ai quartieri residenziali e questi ultimi tra di loro . Tra le maglie di questa rete cinematica sono disposti gli edifici e le sedi per le istituzioni della cultura e dello sport : musei , biblioteche e università circondati dal silenzio dei parchi , scuole piene di sole isolate da prati e da giardini ; campi sportivi , tennis coperti , piscine natatorie immersi in oasi di verdura o allineati sul margine dei laghi ... L ' edilizia residenziale , libera dalla preoccupazione del costo delle aree , è quasi tutta di tipo estensivo a corpi di fabbrica lineari esattamente orientati secondo l ' asse eliotermico spaziati da orti e da giardini ; oppure più raramente è di tipo in altezza a otto piani a costruzione aperta ad elementi fortemente distanziati da zone verdi ; oppure a " cottages " con molto orto costituenti completi villaggi ; oppure a ville isolate immerse nei boschi percorsi da stradette di lottizzazione di piccola sezione . I centri di rifornimento di questi nuclei residenziali sono composti in piccole unità architettoniche e , costituiti da file di negozi , da gruppi di uffici , da edifici per la vita collettiva ( cinema , chiesa , caffè ... ) , sono ubicati presso i nodi di innesto delle strade residenziali principali con le grandi arterie automobilistiche radiali dove sono anche le stazioni della rete tramviaria . In questa " città verde " persino il concetto moderno delle zone di verde legate a sistema appare già superato risolto com ' è nella sua più alta espressione : quella dell ' intero quartiere permeato di giardino , di bosco , di corsi , d ' acqua , di orti . E sopra tutto edilizia bassa di tre piani al massimo , dove la vita individuale della famiglia è esaltata in sommo grado . Antiamerica dunque : vita europea , cultura cittadina europea , equilibrio europeo : ordine , gerarchia , pace e gioia nella vita della città e non la soffocazione operata dal meccanismo . Come è stata raggiunta una così bella armonia delle forze urbanistiche ? La Svezia fin dal 1874 ha avuto una sua legge urbanistica , il famoso " Statuto della costruzione delle città del Regno " il quale nel suo articolo 1 stabiliva che tutte senza eccezione le città , e per città si intendono anche i centri rurali , dovevano adottare un piano regolatore : e nei successivi articoli dava le norme per la preparazione del piano e per la sua messa in opera . Sessantacinque anni or sono restava così precisato per legge che una congrua parte di ogni terreno edilizio doveva restare libera ; che la altezza delle case doveva essere regolata dalla distanza degli edifici , altezza che non poteva superare che di metri 1,50 tale misura . Per aiutare le città nella concezione dei piani la Direzione Reale dell ' Edilizia aveva preparato dei piani regolatori - tipo con le indicazioni dettagliate delle sezioni stradali e dei tipi edilizi . Nel 1907 ( trentadue anni fa ! ) una nuova legge aggiornava quella del 1874 dando le prescrizioni più precise per la zonizzazione prescrivendo che ogni isolato o comparto andava considerato come una unità ( mentre invece per il passato l ' unità era costituita dalla singola abitazione ) ; prescrivendo ogni divieto di costruzione nell ' interno dei blocchi ; prescrivendo gli allineamenti degli edifici indipendentemente da quelli stradali ed il loro orientamento . Infine nel 1931 una nuova legge modernizzava quella del 1907 precisando tra l ' altro il sistema del risanamento per diradamento e quello della ricostruzione dei vecchi quartieri . Entro il 1939 la Svezia avrà infine la sua legge per i piani regionali : ma in attesa , nel 1935 , 40 comuni del circondario di Stoccolma si sono spontaneamente uniti in una " Associazione del piano regionale " che ha compilato e sta mettendo in opera un piano d ' insieme che contempla la divisione del territorio in settori a seconda delle loro differenti destinazioni , ha progettato la rete stradale principale ; i mezzi di trasporto , i sistemi di canalizzazione , ha precisato la zonizzazione generale nei riguardi dell ' edilizia , delle zone verdi , delle industrie , delle miniere , dell ' agricoltura ... Ed il funzionamento amministrativo , l ' applicazione di queste leggi ? I piani regolatori sono compilati da comitati urbanistici ( art . 5 dell ' ordinanza edilizia 1931 ) composti da membri eletti tra specialisti ; i piani sono istruiti dal Municipio e sanzionati dal Governo attraverso la " Reale direzione dell ' edilizia " costituita da un complesso di sette uffici , quattro dei quali retti da architetti , due da ingegneri , uno da un giurista : all ' ufficio studi spetta il compito della ricerca sulle questioni edilizie , l ' esame dei progetti delle costruzioni , la tenuta degli archivi ; l ' ufficio costruzioni tratta gli affari concernenti l ' organizzazione e l ' esecuzione delle nuove costruzioni per conto dello Stato ; all ' ufficio intendenza tocca la organizzazione della gestione delle proprietà immobiliari dello Stato , la loro locazione e la loro sorveglianza ; l ' ufficio della cultura storica e artistica sovraintende alla conservazione degli edifici monumentali e di interesse storico - artistico ; l ' ufficio urbanistico domina tutto il campo della urbanistica e dei piani regolatori ; all ' ufficio amministrativo tocca il compito della amministrazione dei propri beni quello della compravendita dei terreni , l ' organizzazione del personale , la pubblicazione degli annuari ; infine l ' ufficio del Riscaldamento ha il compito del controllo statale dei combustibili . La " Reale direzione dell ' edilizia " si esprime alla periferia con 24 uffici provinciali retti da 50 architetti . In totale tutta l ' Amministrazione funziona con soli 190 impiegati 60 dei quali sono architetti . L ' esame e l ' approvazione dei piani comunali rappresentano l ' operazione più rapida e sicura perché si svolgono attraverso lo studio di una commissione con i rappresentanti di tutti e sette gli uffici della direzione dell ' Edilizia . Ed il lavoro non è piccolo perché oltre ai piani regolatori delle città la commissione invigila : sui " piani di ossatura " per i territori che , non essendo compresi in un piano regolatore urbano , tuttavia necessitano di piani schematici stradali o edilizi e sui regolamenti edilizi dei territori rurali che , pur non necessitando di piani regolatori , tuttavia esigono una regola sulle costruzioni . Queste leggi urbanistiche ( del 1874 , del 1907 e del 1931 ) così sorprendenti nella loro chiarezza di espressione e nella efficacia di applicazione trovano la più potente base di sostegno nella coscienza urbanistica dei cittadini e nella posizione speciale della proprietà privata . La quale , si può dire , pressochè non esiste in quanto i Comuni hanno giudiziosamente proceduto alla formazione di immensi demani delle aree precedentemente alla compilazione dei piani regolatori . Le aree edilizie non vengono vendute ai privati ma cedute in uso enfiteutico per 60 anni a prezzo molto basso sì che è ben facilitata proprio quell ' edilizia estensiva che invece in regime di stretta proprietà privata sembra quasi impossibile raggiungere e , d ' altra parte , scaduti i 60 anni di uso , ogni opera di trasformazione urbanistica ( nuove strade , sventramenti ecc . ) non può incontrare opposizione dal privato in quanto che i suoi diritti sono già estinti . L ' " ufficio urbanistico " è quello , tra i sette uffici che compongono la Reale direzione dell ' Edilizia , al quale spetta il compito di portare sul piano pratico esecutivo le leggi dell ' urbanistica : e a questo titolo il suo funzionamento ci interessa qui in sommo grado . Le sue attribuzioni , per conto della Direzione dell ' Edilizia , possono essere così riassunte : dare notizia al Governo o , a richiesta di qualunque autorità , esprimere una opinione sulle questioni concernenti l ' urbanistica , la regolamentazione dei territori non provvisti di piano , le questioni concernenti l ' applicazione della legge urbanistica del 1874 , dell ' Ordinanza Edilizia del 1907 o di ogni altro statuto concernente la edilizia ; fare , a questo riguardo , un approfondito esame sulla forma e sulle necessità dell ' architettura , del traffico , dell ' igiene e delle esigenze di ordine sociale ed economico ; di indicare il mezzo migliore per correggere gli errori messi in luce da tali esami e di trattare direttamente queste questioni con gli interessati ; di impartire gli ordini , gli avvertimenti e i suggerimenti riguardo la costruzione delle città e circa tutte le costruzioni di interesse comunale . Compito vastissimo , di enorme responsabilità che richiede in tutti i posti , sia in quelli di comando che in tutti gli altri , la presenza di veri specialisti in materia , di persone provate , sicure e fidate , in continuo fervore di studio e di aggiornamento in questo campo oggi in pieno processo formativo . Non è dunque un semplice ufficio a struttura burocratica volto al puro fine amministrativo ; ma qualche cosa di più : è l ' organo consulente ed operante , la guida tecnica più sicura ai comuni e ai loro comitati urbanistici , il buon padre di famiglia che si immedesima dei problemi ed aiuta a risolverli nel modo migliore e più rapido . Per questa ragione il capo di questo ufficio è un architetto - urbanista , scelto cioè tra una schiera di tecnici in grado di vedere i problemi nel loro complesso , nella loro sintesi più squisita che è appunto rappresentata dal piano regolatore . Da queste note vorremmo trarre una qualche conclusione : la quale ci si esprime con una formula che , lungi dall ' essere nuova per noi urbanisti italiani , non fa che ribadire con la forza della convinzione materiata dalla esperienza della Svezia quanto da anni è ormai precisato nei nostri studi , nelle conferenze , nei congressi , nel contatto con la realtà della vita ordinaria , economica , sana e bella per le nostre città e per i nostri territori senza una legge urbanistica . Una legge che preveda , ponga e risolva almeno questi punti : 1° Obbligo dei piani regolatori per tutte le città e per quei territori di speciale importanza ed interesse . 2° Obbligo di piani generali di " ossatura " e di regolamenti edilizi per tutti i territori anche rurali . 3° Indicazione e formulazione dello Zoning con relative classi edilizie per ogni piano regolatore . 4° Orientamento ed allineamento dei fabbricati indipendentemente dagli allineamenti stradali . 5° Rifusione delle parcelle nella lottizzazione ( Lex Adikes ) . 6° Divieto o almeno limitazione dell ' uso del cortile chiuso nelle abitazioni e obbligo del distanziamento minimo costante per tutti i corpi di fabbrica . 7° Possibilità ai Comuni di formare dei vasti demani di aree edilizie . Le conseguenze di una tale legge che noi chiediamo da anni e che la Svezia possiede dal 1874 sarebbero tali da portare la vita edilizia italiana su di un piano talmente progredito da far stupire tutti gli altri paesi : poiché in Italia esistono oggi urbanisti coltissimi , geniali e profondi ai quali manca appunto l ' ausilio e la base su cui costruire la realtà della nuova vita urbana . Potremmo allora costruire una nuova economia edilizia basata su di un più sano equilibrio dei valori delle aree ; potremmo fare grandi economie sul costo delle reti stradali quando queste saranno pensate secondo una più logica gerarchia ; potremmo realizzare una vita cittadina più sana abbassando notevolmente gli indici di mortalità ; potremmo infine creare un ' architettura veramente moderna , veramente nostra , basata non sullo " stile " delle facciate ma sulla struttura e sull ' organismo nuovo degli edifici che potranno sorgere secondo norme più moderne , lontani dalla follia di quei grattacieli antisociali e antiautarchici ai quali l ' errore dell ' attuale politica delle aree edilizie inevitabilmente ci sta trascinando .
A PROPOSITO DI TENDENZE ( 'G' [GIANSIRO FERRATA] , 1931 )
StampaPeriodica ,
Con l ' inizio degli anni Trenta , si può registrare una svolta nella rivista , ed un nuovo indirizzo , più deciso nel senso dell ' impegno , assunto dagli scrittori . Questo mutamento di prospettiva trova una giustificazione nel nuovo corso che assumono gli eventi dopo il 1930 . Il regime fascista aveva subito una grave crisi di consenso politico nella sua base sociale sia contadina sia piccolo borghese , in seguito alle vicende della rivalutazione della lira e per le conseguenze economiche del crollo della Borsa di Wall Street , verificatosi nel 1929 . Com ' è ovvio questa crisi politica si riflette nella letteratura ( significativi fenomeni sono romanzi come Tre operai di Carlo Bernari o Gli indifferenti di Alberto Moravia ) . In " Solaria " tale mutamento è segnato da alcune pagine di Ferrata ( A proposito di tendenze ) , e di Vittorini ( Tendo al diario intimo ) . " Non dobbiamo renderci più piccini di quanto siamo - afferma Ferrata - , non dobbiamo fondare con la nostra relativa equanimità e intelligenza , una repubblica di professori " . Questa confessione fatta nel '31 , è sintomatica . Sembra che Ferrata avverta i limiti di un ' opposizione come quella operata da " Solaria " , ed individui con una certa chiarezza il disagio dato dall ' isolamento che i solariani hanno dovuto pagare come prezzo per conservare il principio di ragione , l ' obbiettività di giudizio . Ciò che colpisce , però , è la nebulosità delle indicazioni : se da una parte è evidente la tensione volta a superare le " lettere dell ' alfabeto " , dall ' altra è altrettanto evidente come resti astratto e generico l ' invito ad occuparsi dei " dati più precisi e salutari dell ' esperienza " . Anzi , a ben guardare , sembra che si voglia dare , sì un ' indicazione nuova , ma sempre all ' interno di un agire letterario o comunque estetico . Lo scritto di Vittorini , d ' altra parte , rende più esplicita la connotazione del discorso , in quanto prende decisamente di mira la prosa d ' arte e il frammento . Si avverte in queste pagine la consapevolezza che la conservazione della dignità morale non può e non deve identificarsi con la fuga nella solitudine , anche se emerge una visione del mondo ancora posta in termini esclusivamente letterari , ove " l ' obbiettività del giudizio " Si confonde con il " rigore dello stile " . Con un po ' di buona volontà è facile leticare con tutti ma il difficile è averla , la buona volontà ; o almeno crearsela bene , con un ' apparenza seria , o quel dono , quella freschezza divertente che si giustifica da sé . Non basta la faccia feroce . I bravi periodici " battaglieri " che vogliono bastonar tutti in nome di qualcuno ( quasi ogni mese ce ne porta uno nuovo , stile Papini , stile Bodoni , stile Carducci , stile misto : c ' è in giro tanta abbondanza di modellini bell ' e fatti che l ' autorità polemica è divenuta un gioco da bambini - compreso il sorriso di chi guarda ) per vincere l ' aria morta d ' oggi , avrebbero bisogno d ' una forza incrollabile ; e sono invece così gracili ! Pungono come le mosche d ' inverno . L ' ornino bolognese che è il solo in questo genere a interessare , ha in fondo anche lui più disposizione che voglia ; fa un po ' la figura del maniaco , del collezionista di punture , perché gli manca il vero slancio da lontano . È naturale che in codeste condizioni si trovino appoggi e conforti alla propria prudenza ; più il tempo passa e più ci sente tranquilli con un certo orgoglio , per quanto dispiacere ci possa dare l ' andar per la carta stampata con un viso da vecchi . Nasce , l ' orgoglio , dal senso che le polemiche d ' insieme oggi possibili sarebbero sbagliate ; dalla coscienza d ' un intreccio di simpatie , d ' antipatie così irregolare , relativamente alle " idee " da assumere o da assalire , che giunti al momento della battaglia troveremmo fra le nostre file troppi soldati da fucilare , e invece troppi nemici da abbracciare . Nessuno di noi si sente di camminare in truppa e neanche di guidare un esercito , perché sarebbe impossibile stordirsene o trovarci abbastanza gusto . Il secolo è oscuro , pesante , fatto di lenti germi , sotto ai modi sportivi e allegri delle persone di spirito ; e dunque " lasciateci divertire " nella nostra vita privata ma metter dello spazio , una certa seria lentezza nelle cose intellettuali – aspettare altro tempo per cavar fuori , se ne avremo , i nostri fuochi d ' artifizio . Ma è un desiderio d ' ordine e di calma che non sentiamo tutti allo stesso modo . In qualcuno sembra una forma di stanchezza definitiva , di superiore disgusto per le " tendenze " , una volontà di annullare nella cosidetta Arte e nella cosidetta Critica , in maniera rettilinea e assoluta , gli impulsi che tendono a guidarle . È il modo più spiccio e più roseo , per una generazione scarsamente avventurosa , di precisare il proprio contegno : " le ragioni della poesia " .... Non si tratta per costoro che di insistere su una definizione filosofica dell ' arte , ampia e generica , che cerchi di contenerla tutta quanta ; e di sforzarsi a fare un pochettino di quest ' arte , " che è intuizione " , a trovare negli altri e segnare col lapis ancora un pochettino di quest ' arte , " che è intuizione " . Ne nascerà a poco a poco una gara a chi si dimostri più quieto , contrapposta a quell ' altra assai più balorda , a chi si dimostri più eccitato ? Premio Pecora e Premio Giaguaro ? " A che han mai servito le tendenze se non a suscitare , nei casi migliori , delle opere d ' arte ? " , leggevo poco fa nella " Galleria " del " Convegno " ( 107 ) , anonima ma presumibilmente curata da alcuni giovani d ' ingegno . È un modo di pensare del tutto falso . Ha un ristretto valore polemico ; nei confronti delle teorie degli agitati e , se vogliamo , di quel secolo d ' agitati ( di mistici , direbbe Consiglio ) che è stato in buona parte l ' Ottocento . Regnava allora in molti una fiducia , che a noi sembra stupefacente , di poter rinnovare la materia umana ; n ' erano echi certe furiose guerre , le maledizioni in blocco , i tentativi di non ammettere arte se non in coerenza con un ' idea ardita ; mentre dal lato opposto i " passatisti " e " bempensanti " s ' aggrappavano alla loro moralettina con un ' energia che ci appare anch ' essa tendenziosa . Questi contraddittori eccessi li guardiamo ormai dal di fuori . Ne cerchiamo anzitutto il tono . Non ci sentiamo di sposar tendenze a quel modo . Ma c ' erano , ci son solo queste ? E inversamente , c ' è gusto senza tendenze ? È un ' illusione dannosa , credere che si possa fondare un costume , morale o estetico , su un ' obiettività di giudizio . Anche nel gusto , si urta sempre contro un imponderabile : l ' importanza da dare a un ' espressione . Non l ' imponderabile di cui parlano i crociani - e che il critico estasiato deve risolver nella parola " bello " . Un altro che riguarda vedi bisticcio , il peso relativo dell ' ammirazione ; il senso , il sapore ultimo di essa , così come si colora nello spirito che la produce . Com ' è possibile , fra Lautréamont e Flaubert , essere dei " critici " ? Ci vuol altro ! Almeno questo : insistere , se lo si ami , sul desiderio d ' obbiettività fra due spinte così differenti ; insistere fino a renderne sensibile la mostruosità , il paradosso - la tendenza . Non so se son chiaro . Intendo dire che non dobbiamo renderci più piccini di quel che siamo ; non dobbiamo fondare con la nostra relativa equanimità e intelligenza , una repubblica di professori . La equanimità è una posizione transitoria , un trampolino , mai una mèta . Il torto di alcuni di noi , mi sembra , che pur parlano volentieri di lirica , è di non amare abbastanza l ' impeto lirico , sentimentale , fazioso , ingiusto da cui s ' origina , anche in estetica , ogni passione relativa di giustizia . Quando gli anni hanno sfiduciato o distrutto qualcuno dei nostri principi più cari , e ci han dimostrato la vita più complessa di quanto ci appariva dandoci affetti ed odi che non avremmo ritenuti possibili , è allora che si insinua volentieri ... il démone della obbiettività . Passati da " a " in " b " , da " b " in " c " , vien fatto d ' attaccarsi a tutte le lettere dell ' alfabeto . E si rinunzia ai dati più precisi e salutari dell ' esperienza . Anche in terreno d ' estetica avviene la stessa cosa . Che si perde il senso vivo , costruttore , dei propri passaggi . Si fa coincidere l ' " amore dell ' arte " con una posizione cattedratica che sparge il gelo intorno a sé . E se si dicesse che l ' arte in sé non è amabile affatto ? È una sentenza facile , ma che andrebbe ripetuta spesso . Notando con più forza , o ricercando con più astuzia le eredità isolate che partecipano di quel che siamo , di quel che non siamo ; creando nelle nostre abitudini un sempre maggior orgoglio , e uno sforzo educato , lento , ma cocciuto verso quanto istintivamente ci sta più a cuore . Per fortuna , questo modo d ' agire , scopertamente o no , è già naturale ad alcuni . Ma per farci respirare bene dovrebbe uscire dai monologhi . C ' è bisogno che le nostre tendenze circolino meglio ; senza far sfoggio di coltelli , è allora che scalderemo chi ci sta intorno .
TENDO AL DIARIO INTIMO ( VITTORINI ELIO , 1931 )
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Chi oserà mai portare in Italia un genere letterario che servirebbe a dirozzarci ? Inguaribili autori di pezzettini i letterati della nuova Italia , ad ogni tratto di secolo nuovo , sognano le iscrizioni sul marmo , come i versi di Carducci , giammai una pagina sottomessa al giorno che fugge . Chi scrive lettere abbrevia oggi le parole e ha sempre paura di sciuparsi . Un giornale intimo o uno zibaldone farebbe quasi orrore ; per timore che dagli scrigni mentali tesori segreti dovessero schizzar frantumati sotto un pennino così vile . Pensiamo continuamente all ' articolo , al saggio , al racconto , all ' opera concreta - e non ci si accorge che da uno sforzo quotidiano usciremmo leggeri come farfalle , pronti a volare dietro un fiore o una nuvola , anche per mare . Forse scrivendo sui foglietti del calendario , scrivendo quasi di nulla , faremmo un piacere anche alle terze pagine che ci ospitano e di cui purtroppo viviamo , o dovremmo . Ma noi duri ! C ' est le vice bourgeois .... In Italia non legge nessuno , e si ha tuttavia la pretesa di credere che un diario lo tengano tutti ; letteratura che si lasciano dietro , rossore di rimpianti , di debolezze , di nostalgie , le donne andate a marito e i giovani eroi dello sport . Ma no , amici , non si legge e non si scrive . Se non vi pensiamo anche noi letterati , che ci leggiamo l ' un l ' altro , un giorno il diario non avrà più posto nella storia dei generi . Peggio per chi ? Intanto peggio per tutti noi , che corriamo il rischio di non diventare un Barbellion e nemmeno un Amiel o un De Guérin . Altro che romanzieri ! Certo non basta un ' agenda , regalata ad uso reclame dalla Compagnia delle Assicurazioni , per fare un Barbellion . Occorrerebbe , grande coraggio , rinunciare all ' articolo , al saggio , al racconto , all ' opera di largo respiro - quasi per sempre . Bisognerebbe non sentirsi pìù scrittori , e guardare fuori di sé con occhi timidi , di nuovo , les yeux des dix huit ans . Maria Bashkirtseff scriveva , mi pare , per non perdere il ricordo della gioventù . E scriveva la sua vita . A noi sarà impossibile . Il carissimo Falqui ci fece gustare una volta il miele della notorietà . Come allontanare questa dolce coppa dalle labbra ? Siamo ormai " giovani scrittori " . Nuovo marmo aspetta , inesauribile , le nostre parole ; e trema la nostra carne di vanità . Ma se rinunciamo , costi quel che costi , al diario intimo , mentre scriveremo , chissà , la vita degli altri , un giornale di bordo o uno zibaldone , un diario di spicciolo egotismo , renderebbe utili sempre , perdute mai , le nostre giornate . Dico che sarebbe la nostra umana salvezza , di questa nostra gioventù letteraria che non muove più verbo senza dell ' elmo di Scipio essersi cinta la testa . - Viviamo in aure di varietà , un giorno per un verso che torna alla memoria , un giorno per un ' emozione primaverile , un giorno per un problema sorto improvviso , intorno al tale o talaltro nome d ' autore , col " diavoletto birichino " della critica in corpo .... Crescendo ad intermittenze , di martedì , di venerdì o di domenica , fatta di ghiribizzi e fantasie , ogni tanto , ogni quando Dio lo sa , una colonna di egotismo ci aiuterebbe a capire che cosa un personaggio pretende da noi . Avremmo ripulito intanto il cervello , con un colpo solo di timone , di dodici argomenti d ' articoli che ci turbavano i sonni e non trovavano il modo di farsi carta scritta . Pulizia quotidiana .
TEMPI MEMORABILI ( CASSOLA CARLO , 1939 )
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Una libecciata aveva messo fine alla stagione dei bagni e poche famiglie erano rimaste , oltre quella di Fausto . Uno dei primi pomeriggi di settembre lui , la cugina , uno stuolo di altre ragazze e un giovanotto che si chiamava Carlo , fecero una passeggiata nel retroterra . Uscirono in una campagna uniforme . In fondo i monti degradavano lentamente . Gli olivi ricorrevano sui declivi più dolci e altrove , più fitto , si stendeva il bosco . Fausto aveva ceduto la bicicletta a una ragazza . Carlo gli strizzò l ' occhio . - Come va la biondina ? - domandò . - Quale biondina ? - balbettò Fausto . - Quale ? - ma aveva subito intuito che alludeva a Bianca . - È partita da quindici giorni - ammise poi . - Oh ! - esclamò il giovanotto . - Ha cambiato quindicina . Fausto lo guardò . Non vorrei essere io a insegnarti certe cose - fece il giovanotto perplesso . Fausto pensava a Bianca . Era certo una ragazza frivola : i suoi occhi freddi e ironici lo avevano sempre canzonato perché era ancora un fanciullo . Una delle ragazze prese da parte la cugina e cominciò a parlare sottovoce . Fausto tese gli orecchi : parlava di paste , di purga e di Carlo , e il senso era sufficientemente chiaro . La strada divenne tortuosa e il bosco fece la sua comparsa . Un mulino a vento girava ininterrottamente nella pianura . Intanto si succedevano gli scherzi sull ' atteso malore del giovanotto . - Sono cominciati i sintomi ? - domandò una ragazza . - Non tarderanno - rispose un ' altra ; e scoppiò in una risata . - Nessun sintomo rumoroso ? - insisté la prima scoppiando a ridere alla sua volta . Ma la purga non sembrava fare effetto . A questo punto Fausto cominciò a star male , come se la purga l ' avessero data a lui . Dopo un lungo esitare , montò in bicicletta e partì via . Quando fu ben sicuro d ' essere a una distanza sufficiente , entrò nella macchia . Tornando li trovò che s ' erano fermati in un prato , e sedette vicino a una ragazza chiamata Clara . Fallito lo scherzo , volevano vendicarsi di Carlo ad ogni costo : una bimba gli si accovacciava dietro , e una delle ragazze tentava di farlo ruzzolare con uno spintone . Ma non riuscirono nemmeno a questo.173 CARLO CASSOLA Clara sfogliava indolentemente una margherita . - A chi pensa ? - le domandò Fausto . Clara scosse la testa . - Pure si fa quel gioco pensando a qualcuno - disse ancora Fausto . - Io lo faccio per passare il tempo - rispose Clara . Fausto cercò invano di aggiungere qualcosa . Clara sembrava assente ; ma di tanto in tanto prendeva parte alla conversazione generale . In quei momenti Fausto se la sentiva sfuggire ; sentiva ancora il distacco tra i grandi e lui . Ella cantava sottovoce " Tommy " . - È dell ' anno passato - disse improvvisamente Fausto . - Anche quelle del " Cavallino bianco " sono dell ' anno passato . Clara lo guardò curiosamente . - Quali ha detto ? - domandò . - Mi pare un sogno un ' illusione - rispose Fausto confondendosi . Voleva parlare di quel tempo ma non ne ebbe il coraggio . Clara lo fissava , poi distolse lo sguardo con una risatina . Gli altri la distrassero e Fausto tacque . La vicinanza della ragazza gli aveva irrigidito la persona e la mente ; ma poi si dimenticò di lei e fece ritorno all ' isolamento abituale . Tutto il prato era in ombra . Le margherite spiccavano nel verde cupo dell ' erba ; il sole era impresso sulle fronde più alte del bosco , e sul disuguale orizzonte . Fausto restò a guardare lontano . In quella dolce luce familiare i crinali rivolti al cielo erano sparsi d ' immobili paesi . E la conversazione dei grandi , staccandosi dal verde silenzio , lo feriva : acute ferite di gioia : parole , risa , piccoli gridi lontani . Poi i grandi decisero di proseguire e si levarono in piedi . - Non ho voglia di continuare - disse Clara . Fausto che stava per alzarsi si fermò . - Oh , vada pure con gli altri - fece la ragazza che aveva notato l ' atto . Fausto biascicò che non gliene importava . - Resto col mio cavaliere - disse forte Clara . La compagnia scomparve alla voltata , e Fausto si trovò solo con la ragazza . Dapprima ebbe timore di non avere argomenti , ma la conversazione si avviò da sé . - Ha qualche libro da prestarmi ? - domandò Clara . Fausto non ne aveva . - Me ne consigli qualcuno , allora - insisté la ragazza . - I Miserabili e David Copperfield - rispose Fausto con convinzione . - Davvero ? - esclamò lei . - Oh , sono due libri bellissimi - rispose Fausto . La ragazza si mise a ridere . Poi gli parlò della sua vita durante l ' anno . Andava in campagna , nelle belle giornate . Metteva insieme un mazzo di fiori o di verde , a seconda della stagione : le piacevano tanto le felci e i Non ti scordar di me . Quando rimaneva in casa , curava il giardino . Disse che s ' annoiava molto e che avrebbe voluto vivere come lui in una grande città . - Che belle - esclamò indicando un ciuffo di canne in fondo al prato . - Mi piace tanto quando il vento le curva . Fausto guardò le canne , ma poi le sue pupille si sollevarono per spaziare lontano , verso l ' orizzonte e il cielo . Come poteva Clara annoiarsi ? Come poteva aver desiderio di luoghi diversi da quelli ? Il suo sguardo tornò ancora verso di lei : aveva un vestito molto semplice , indicibilmente grazioso . Poi gli altri ricomparvero e passarono oltre , portandosi via Clara . Allora Fausto si distese più comodamente . La sua felicità era immensa : vicino le felci e i mirtilli erano nell ' ombra , ma lontano un sole rosato , quasi rosso , illuminava i paesi e i campi . Il cielo era limpidissimo . Una villa serrata dai cipressi appariva in una distesa di olivi . Qual ' era la causa di quella commozione ? Forse la scappata nel bosco ? O il colloquio con Clara ? Risali in macchina e si lanciò nell ' inebriante vento della discesa . Quasi subito udì le loro voci . Dopo che li ebbe raggiunti , proseguì a piedi . Cantò con gli altri " Quel mazzolin di fiori " e " Sul ponte di Bassano " : e come gli tremava il cuore quando spiegava tutta la voce nel punto : " Noi ci darem la mano - ed un bacin d ' amor " ! Rientrarono in paese a buio . Le vie erano illuminate e animate ; la cugina si attardò per salutare e per far delle compere , cosí quando ripresero la via di casa era molto tardi . Lungo la strada avevano già tutti cenato e stavano fuori dell ' uscio a godersi la mitezza della stagione ; passando davanti alla casa , vide anche Anna in mezzo ai suoi . Sentì che il petto non reggeva al tumulto del sentimento . E domani sarebbe tornato per l ' ultima volta nei luoghi cari al suo amore .