StampaPeriodica ,
«
Se
questo
film
riuscirà
a
salvare
una
sola
vita
umana
,
lo
scopo
del
suo
autore
sarà
raggiunto
»
.
Con
queste
parole
Léonide
Moguy
chiude
il
suo
film
su
quello
che
è
il
problema
più
triste
della
vita
sociale
:
il
suicidio
.
Noi
diremo
di
più
,
se
anche
questo
film
non
riuscisse
a
salvare
una
sola
vita
umana
quest
'
opera
sarebbe
degna
di
encomio
ugualmente
.
Non
è
certo
in
queste
cronache
che
possiamo
abbordare
un
tema
di
tanta
delicatezza
e
complessità
.
Le
difficoltà
e
avversità
a
un
certo
punto
paralizzano
nell
'
individuo
la
forza
di
resistenza
,
di
reagire
,
fanno
tacere
in
lui
la
voce
del
più
sicuro
amico
:
la
speranza
.
Ragione
per
cui
,
pensa
Moguy
,
se
questa
forza
si
estingue
nell
'
interno
dobbiamo
tentare
tutti
i
mezzi
per
infonderla
dall
'
esterno
.
E
la
più
bella
frase
la
dice
il
giornalista
Sorrentino
per
incuorare
la
fanciulla
smarrita
:
«
ricordati
che
i
buoni
sono
più
numerosi
dei
cattivi
»
.
Secondo
Moguy
causa
preponderante
sarebbe
la
solitudine
che
spinge
una
persona
alla
disperazione
e
all
'
errore
;
i
casi
trattati
rivestono
tutti
questo
carattere
:
la
giovane
sposa
infedele
che
ha
perduto
il
marito
e
l
'
amante
,
la
fanciulla
rimasta
sola
e
caduta
in
mano
di
un
turpe
sfruttatore
,
la
vedova
cui
viene
ucciso
l
'
ultimo
compagno
:
il
cane
,
la
ragazza
di
famiglia
ricca
e
trascurata
dalla
madre
donna
del
gran
mondo
e
che
,
avida
di
tenerezza
,
cade
col
primo
ragazzaccio
che
le
fa
intravedere
l
'
amore
.
Esempi
di
esseri
particolarmente
deboli
,
ragione
per
cui
ci
sarebbe
piaciuto
in
mezzo
un
caso
maschile
,
uno
che
tutte
le
apparenze
ci
facevano
ritenere
forte
e
che
per
tale
atto
ci
ha
dimostrato
la
sua
estrema
debolezza
.
Fatti
presi
dalla
realtà
quotidiana
,
e
anche
questo
conta
poco
,
un
fatto
avvenuto
realmente
può
diventare
convenzionale
nell
'
arte
,
e
uno
insensato
apparire
della
più
scottante
realtà
.
Realtà
non
accettata
con
freddezza
e
tanto
meno
con
compiacimento
da
un
uomo
che
ha
ancora
piena
fiducia
nei
propri
simili
e
in
una
vita
migliore
.
Il
pericolo
di
questo
genere
è
la
retorica
,
e
che
il
film
degeneri
in
una
lagna
,
pericolo
che
Moguy
è
riuscito
a
schivare
.
Vediamo
con
soddisfazione
che
ha
saputo
circondarsi
di
ottimi
collaboratori
per
la
stesura
italiana
,
quali
Domenico
Meccoli
e
Giorgio
Prosperi
'
.
Bravi
gli
attori
:
Lamberti
Sorrentino
e
Aldo
Silvani
nelle
loro
vesti
paterne
e
Arnoldo
Foà
in
quella
del
lenone
.
Fra
le
donne
incontriamo
due
aurore
e
un
tramonto
:
Anna
Maria
Pierangeli
e
Anna
Maria
Ferrero
,
e
Rina
de
Liguoro
che
lasciammo
bella
e
bruna
Messalina
e
che
oggi
ritroviamo
,
ahinoi
!
,
vedova
inconsolabile
,
coi
capelli
bianchi
.
StampaPeriodica ,
1
.
Ad
agevolare
la
formazione
di
un
arte
nuova
in
Italia
,
e
d
una
critica
aderente
e
persuasiva
,
non
c
è
dubbio
che
si
lavora
da
anni
;
e
l
opera
di
alcuni
poeti
,
nell
atto
e
nelle
discussioni
frequenti
,
collaterali
,
ad
aiuto
di
certe
verità
che
malamente
si
sarebbero
imposte
con
un
azione
pacifica
,
e
al
solo
lume
della
ragione
,
come
tra
gente
preparata
e
esperta
d
ogni
finezza
,
si
dovrà
,
io
credo
,
ricordare
sempre
,
quando
si
farà
la
storia
di
questa
fatica
e
di
questo
rinnovamento
.
Da
tanta
scorie
e
costruzioni
imponenti
era
soffocata
la
poesia
,
e
,
secondo
il
volgo
,
inalzata
,
per
significati
ideali
e
valore
di
coesione
,
che
disporre
gli
spiriti
a
sentire
separatamente
,
e
senza
intrusioni
estranee
,
quel
filo
d
ispirazione
autentica
,
cercandolo
e
ritrovandolo
con
stento
in
una
trina
fitta
,
impervia
,
di
esigenze
deteriori
,
doveva
riuscire
parecchio
difficile
,
con
l
assunzione
di
un
mezzo
obbligo
al
ridicolo
e
alla
stravaganza
meno
accettabile
.
Civismo
,
storicismo
,
etica
superficiale
,
sensi
torbidi
di
falsa
umanità
,
sforzi
di
superamento
,
aspirazioni
a
forme
costruite
e
architettoniche
,
ostentata
superbia
delle
qualità
più
vili
e
peggiori
,
avevano
creato
in
un
tempo
che
la
coscienza
dell
esser
nostro
rinasceva
con
un
sentore
d
animalità
vergine
,
nel
poeta
e
nel
pubblico
,
la
ragione
di
realizzare
e
accettare
la
poesia
.
Quelle
che
erano
quistioni
pratiche
,
bisogno
d
affermazione
violenta
in
questa
prima
vita
di
nazione
;
valori
di
cui
andava
tenuto
il
debito
conto
nelle
relazioni
e
necessità
quotidiane
,
e
del
resto
non
si
unificano
a
una
superiore
altezza
;
erano
scoppi
di
energia
nuova
,
di
desideri
non
frenati
;
immediatamente
si
traducevano
in
arte
,
quasi
per
uno
scopo
di
ammaestramento
e
di
divulgazione
.
Era
sfuggito
a
questa
gente
sprovveduta
,
con
apparenze
di
raffinatezza
consumata
,
la
fonte
viva
di
questo
risorgere
,
lo
sbocco
improvviso
di
quest
acqua
sorgiva
,
che
poteva
bastare
,
come
principio
lirico
,
da
sfamare
tanta
voglia
di
poesia
.
Il
resto
;
quelli
che
erano
gli
episodi
,
le
circostanze
,
le
deviazioni
psicologiche
e
d
indole
sensuale
,
sotto
specie
di
aspirazioni
più
alte
,
potevano
aspettare
a
esser
guardati
in
lontananza
,
dove
si
scoprisse
una
ragione
d
unità
,
un
centro
insomma
d
irradiante
luce
,
e
quasi
un
fiotto
di
canto
.
Una
gestazione
così
provvisoria
doveva
di
conseguenza
portare
a
espressioni
approssimative
,
a
strappi
,
a
sbalzi
,
non
di
sostanza
viva
,
ma
d
un
tumore
guasto
,
di
carne
concresciuta
,
e
tante
ramificazioni
parassitarie
.
Quel
che
si
dice
«
letteratura
»
derivò
appunto
da
questo
:
dalle
parti
morte
,
caduche
,
da
sovrapposizioni
intellettualistiche
,
da
deficienza
di
energia
vitale
,
da
insincerità
.
Non
solo
le
parole
trite
,
logore
,
consacrate
;
i
clichés
;
gli
schemi
rettorici
;
i
riadattamenti
di
forme
antiche
;
la
vernice
di
vecchio
e
stanco
erano
«
letteratura
»
;
ma
,
assai
più
,
e
in
un
piano
apparentemente
superiore
,
e
,
in
sostanza
,
irriducibile
,
la
schiavitù
di
certe
imposizioni
moralistiche
o
civiche
,
peggio
se
con
il
sacramento
della
filosofia
e
della
religione
.
2
.
Per
dir
vero
,
filosofia
e
religione
sono
la
maschera
prediletta
di
questo
secondo
e
non
ultimo
carnevale
;
e
chi
s
è
impegnato
per
dieci
anni
a
ridurre
la
poesia
e
l
arte
,
nei
termini
della
veridicità
,
a
una
coerenza
di
stile
;
che
non
era
frutto
di
predica
,
ma
realizzazione
positiva
;
vede
oggi
spersa
la
sua
fatica
,
e
sperperato
quel
po
di
guadagno
che
s
era
illuso
d
aver
fatto
,
e
raccomandare
su
un
terreno
solido
e
sicuro
.
Per
ossequio
alle
nuove
forme
del
linguaggio
e
della
moda
ribattezzano
,
sciupando
,
una
verità
saputa
da
tempo
e
per
tanti
segni
ovvia
.
Che
arte
è
moralità
.
Nel
senso
che
uno
scrittore
è
,
prima
di
tutto
,
uomo
,
e
uomo
intero
,
e
ha
da
impegnarsi
e
compromettersi
nelle
cose
che
scrive
,
pagare
di
persona
ogni
parola
;
anzi
averla
scontata
,
avanti
di
materialmente
trascriverla
.
Preso
il
dilemma
dall
opposto
corno
,
possiamo
sciogliere
e
sventare
,
una
buona
volta
,
l
impostura
.
3
.
E
;
premessa
delle
premesse
;
bisogna
dire
della
necessità
di
quella
scelta
,
che
,
in
apparenza
superficiale
e
disinvolta
,
aveva
il
merito
di
riuscire
,
per
ciò
stesso
intima
e
persuasiva
.
4
.
S
era
troppo
poco
raccolti
e
preparati
a
una
riduzione
e
purificazione
radicale
,
perché
un
esame
tutto
dall
interno
,
con
le
proprie
ragioni
essenziali
,
potesse
bastare
come
scuola
e
ammaestramento
.
Tra
il
positivismo
e
la
felicità
di
una
razza
giovino
che
,
senza
badar
molto
al
vero
ufficio
,
e
alla
natura
stessa
dell
arte
,
s
era
messa
a
complicarla
,
e
aveva
creduto
in
buona
fede
d
ingrandirla
sovrapponendosi
con
tutto
il
peso
di
problemi
empirici
e
di
specie
impura
,
bisognava
cominciare
dal
fatto
realizzato
,
con
i
segni
più
manifesti
;
e
controllare
con
pazienza
,
al
lume
della
comune
sensibilità
,
scartando
volta
a
volta
il
superfluo
,
l
insincero
,
il
piombo
della
sostanza
morta
;
mantenere
l
analisi
e
le
distinzioni
a
contatto
della
parola
,
per
risalire
all
origine
,
insomma
allo
spirito
.
Bisognava
essere
dei
S
.
Tommasi
:
toccare
e
far
toccare
con
mano
.
Che
avvezzava
a
una
precisione
d
idee
,
e
a
un
onestà
d
ingegno
tanto
più
rara
quanto
più
schietta
e
immediata
e
,
agli
occhi
della
gente
,
banale
.
Con
un
metodo
positivo
,
così
;
con
assaggi
e
riprove
di
chi
possedeva
il
senso
delle
cose
vive
,
senza
troppo
ragionare
,
ma
realizzando
sillaba
per
sillaba
,
s
era
potuta
ottenere
quell
essenzialità
balzante
che
è
qualità
prima
,
e
unica
,
della
poesia
.
S
era
giunti
,
con
piccoli
continui
sacrifici
,
dall
esterno
all
interno
,
con
vantaggio
dei
resultati
,
e
di
certi
punti
conclusivi
su
cui
oggi
non
sentiamo
il
bisogno
d
insistere
più
.
5
.
Se
non
che
,
oggi
stesso
,
dei
mistificatori
insolenti
ribattezzano
questa
conquista
vecchia
,
e
ormai
per
tanti
esempi
accertata
,
con
una
terminologia
nuova
:
moralità
,
coerenza
,
coesione
stretta
.
Ma
,
vorrei
domandare
:
la
liberazione
predicata
,
esercitata
,
e
,
in
parte
,
ottenuta
,
dalla
«
letteratura
»
,
e
dall
illustrazione
;
dalle
antiche
forme
della
rettorica
;
a
che
cosa
tende
,
se
non
a
raggiungere
un
espressione
aderente
e
viva
di
ispirazioni
ridotte
e
intense
;
e
per
il
tramite
di
questi
modi
aspri
e
forti
,
che
son
dati
dalla
sincerità
,
costringere
a
un
esame
di
sé
,
continuo
,
caparbio
,
e
di
cristiano
coraggio
?
A
un
poeta
non
si
può
chiedere
altro
che
questo
.
Impegnarsi
come
uomo
totale
.
Il
destino
vuole
,
in
alcuni
punti
più
,
meno
altrove
.
Che
si
preparano
e
si
completano
a
vicenda
.
A
somiglianza
di
un
dramma
,
dove
l
interesse
varia
e
cresce
;
e
vi
son
parti
che
non
si
giustificano
se
non
come
riposo
;
e
poeticamente
non
valgono
.
6
.
Sono
giunti
,
questi
scontenti
,
ad
accettare
la
psicologia
.
La
confessione
.
Ma
psicologia
e
confessione
non
sono
arte
.
E
i
poeti
che
realmente
realizzano
,
uccidono
queste
sostanze
greggie
in
forme
vive
.
Anche
se
in
pochi
segni
e
linee
.
A
cui
gli
altri
disperano
di
arrivare
.
7
.
Prima
moralità
,
oggi
,
sarebbe
di
non
risciacquare
tutti
questi
panni
;
troppi
panni
;
fuori
di
casa
.
E
pensare
che
parlano
di
moralità
e
coerenza
più
gl
immorali
e
gl
incoerenti
.
I
poeti
veri
,
da
che
mondo
è
mondo
,
hanno
pagato
un
ora
di
felicità
con
una
settimana
di
passione
.
In
questo
senso
sono
tutti
frammentari
.
E
la
loro
totalità
va
cercata
congiungendo
in
ispirito
quei
soli
punti
d
arrivo
e
di
liberazione
,
che
contengono
in
atto
quella
lunga
serie
di
tentativi
,
e
torbide
interrogazioni
.
Che
si
salvano
insomma
,
e
si
accettano
,
in
nome
di
questi
minuti
intensi
e
felici
.
8
.
Coesione
;
e
mondo
vasto
,
architettonico
;
sono
un
bel
sogno
.
Ma
suppongono
epoche
eroiche
,
coscienze
profonde
,
sviluppi
di
civiltà
in
pieno
fiore
.
Un
principio
di
vita
come
questo
è
troppo
semplice
e
elementare
,
e
troppo
scavato
da
dubbi
perché
ci
si
possa
costruir
sopra
durevolmente
,
e
con
forme
definitive
.
9
.
Questo
sforzo
caparbio
,
porta
a
una
doppia
impostura
:
nell
esame
del
passato
,
e
nella
valutazione
arbitraria
di
tutta
l
arte
contemporanea
.
Alcune
espressioni
intellettualistiche
bari
preso
il
sopravvento
sui
mondi
vivi
e
reali
.
Si
ritorna
daccapo
.
E
a
chi
ci
oppone
false
costruzioni
,
e
ideali
fantasmagorici
,
ci
tocca
rispondere
con
un
esame
minuzioso
,
e
un
controllo
che
non
dovrà
finire
domani
.
Scartato
il
pericolo
patriottico
-
civile
-
umanitario
,
se
ne
presenta
un
altro
etico
filosofico
-
religioso
.
Chiamati
a
fare
i
conti
devon
ridurre
il
tono
e
la
superbia
.
E
quel
trinomio
soprannaturale
si
scopre
per
appena
una
verità
banale
;
e
,
come
tutte
le
verità
banali
,
antichissima
,
e
di
non
difficile
comprensione
.
Anche
di.questo
son
debitori
a
quei
pochi
che
disprezzano
.
Solo
che
per
nascondere
il
vero
,
hanno
inventato
un
trucco
.
10
.
Vivono
di
falsità
,
essi
,
gli
uomini
totali
.
I
letterati
;
da
un
controllo
di
tutti
i
mezzi
del
mestiere
;
tagliando
e
ripulendo
;
sono
giunti
a
una
concezione
dell
arte
,
purissima
,
che
è
anche
scuola
morale
:
obbligando
a
esprimersi
nelle
forme
più
semplici
e
immediate
,
e
offrendo
il
modo
di
veder
dentro
,
nello
spirito
,
con
una
sicurezza
che
non
era
consentita
da
un
linguaggio
incerto
e
impreciso
,
in
corrispondenza
di
stati
d
animo
temporanei
e
approssimativi
.
11
.
Rinnegare
,
o
fraintendere
quel
che
s
è
fatto
finora
,
a
vantaggio
di
quella
regola
spirituale
che
improvvisamente
alcuni
beoti
hanno
creduto
di
trovare
,
significa
noti
capir
nulla
:
corso
della
storia
,
e
progressi
reali
ottenuti
.
12
.
D
altra
parte
la
misura
con
cui
giudicano
le
opere
d
arte
,
e
riconoscono
i
punti
vitali
,
al
fiuto
,
dimostra
che
precisamente
questi
uomini
parlano
di
coerenza
,
ed
è
uno
strano
miscuglio
;
così
come
fino
ad
oggi
hanno
costruito
dei
«
drammi
spirituali
»
su
basi
false
,
accettando
il
bene
e
il
male
,
anzi
sopravvalutando
il
male
,
se
il
male
dava
appiglio
a
fantasmagoriche
architetture
.
13
.
Vi
sono
invece
due
sorte
di
drammi
,
o
sviluppi
interni
.
Quelli
realizzati
,
e
quelli
non
realizzati
.
A
documentare
,
e
avanti
tutto
,
a
rifare
i
primi
basta
scegliere
e
accertare
quel
che
in
un
opera
è
riuscito
.
A
combinare
e
mettere
insieme
i
secondi
rientrano
bene
tutti
i
punti
ciechi
e
gli
stati
anteriori
alla
creazione
artistica
.
Un
mondo
intenzionale
non
privo
d
interesse
.
Ma
già
questi
son
sottintesi
in
quelli
.
Solo
che
non
devono
preponderare
,
e
sottintendere
i
primi
.
Ripredichiamo
un
ultima
volta
il
«
limite
dell
ideale
»
.
StampaPeriodica ,
Sempre
novità
,
alla
TV
,
sempre
idee
fresche
rampollano
,
zampillano
,
sgorgano
,
sprizzano
,
pullulano
,
esplodono
,
da
quei
cervelli
vulcanici
di
questo
ente
perpetuamente
spregiatore
d
'
ogni
via
già
da
esso
battuta
,
sempre
insoddisfatto
del
già
fatto
e
avido
di
battere
sentieri
nuovi
e
inusitati
,
per
quello
spirto
guerrier
ch
'
entro
gli
rugge
.
Ecco
che
adesso
,
quand
'
uno
meno
se
l
'
aspettava
,
to
'
,
chi
si
rivede
?
Perry
Mason
!
Anche
Perry
Mason
!
Il
Perry
numero
due
della
nostra
TV
.
Non
bastava
il
Perry
numero
uno
,
il
Perry
per
eccellenza
,
o
Perry
Como
che
dir
si
voglia
.
Si
vede
che
,
nell
'
ansia
di
battere
vie
nuove
e
inusitate
,
la
nostra
TV
è
rimasta
proprio
a
secco
se
ormai
richiama
in
servizio
tutti
i
Perry
vecchi
del
mestiere
.
Una
paurosa
ondata
di
Perry
,
muovendo
dalle
lontane
Americhe
,
si
abbatte
sui
nostri
teleschermi
,
un
'
area
depressa
di
Perry
incombe
sul
basso
Tirreno
,
si
profila
una
minacciosa
inflazione
di
Perry
,
la
nostra
TV
è
un
tripudio
,
un
'
orgia
di
Perry
.
E
,
data
la
statura
fisica
,
oltre
che
morale
,
di
questi
colossi
della
televisione
nordamericana
,
direi
che
la
nostra
TV
è
scesa
ai
Perry
corti
.
Quanto
al
Perry
II
,
si
tratta
,
come
tutti
sanno
,
d
'
una
serie
d
'
importanti
film
altamente
istruttivi
,
appartenenti
al
genere
giallo
,
o
poliziesco
.
Il
protagonista
non
è
propriamente
un
poliziotto
.
È
un
avvocato
.
Ma
uno
strano
tipo
di
avvocato
.
Non
è
precisato
se
sia
civilista
o
penalista
.
Si
direbbe
penalista
,
date
le
sue
predilezioni
per
le
indagini
criminali
e
la
sua
tendenza
ad
occuparsi
di
faccende
in
cui
ci
siano
cadaveri
,
colpi
di
pistola
,
pugnalate
,
veleni
fulminanti
.
Ma
potrebbe
essere
anche
civilista
,
perché
tali
indagini
egli
conduce
esclusivamente
in
veste
di
curatore
degli
interessi
di
qualcuno
,
di
solito
la
vittima
,
o
futura
vittima
.
Certo
è
che
non
deve
aver
mai
visto
un
'
aula
di
tribunale
.
Non
avrebbe
nemmeno
il
tempo
materiale
di
vederla
.
Va
dappertutto
,
meno
che
in
tribunale
.
Inoltre
,
cosa
insolita
per
un
avvocato
,
non
difende
mai
i
malviventi
.
Al
contrario
,
ha
giurato
odio
contro
essi
,
s
'
è
votato
al
loro
sterminio
.
E
lo
fa
non
soltanto
disinteressatamente
,
ma
direi
addirittura
contro
i
propri
interessi
,
in
quanto
spesso
deve
mandare
a
monte
grossi
affari
e
proficue
occupazioni
per
dedicarsi
alla
persecuzione
dei
delinquenti
.
In
verità
,
non
lo
fa
mai
con
troppo
entusiasmo
.
E
questo
è
un
altro
aspetto
caratteristico
della
sua
complessa
personalità
.
Lo
fa
sempre
di
contraggenio
.
Per
solito
vi
è
trascinato
,
diciamo
così
,
per
i
capelli
,
dalla
sua
segretaria
Stella
,
o
Bella
,
o
Della
;
non
ho
afferrato
bene
il
nome
.
Costei
conosce
il
debole
del
suo
principale
.
Sa
che
,
quando
arriva
la
telefonata
di
qualcuno
che
ha
bisogno
di
lui
,
Perry
dirà
subito
che
non
può
,
che
non
vuole
occuparsi
del
nuovo
caso
.
Anche
perché
i
casi
,
sempre
ingarbugliati
,
gli
capitano
invariabilmente
mentre
egli
,
avendo
deciso
di
andare
a
prendersi
qualche
giorno
di
meritato
riposo
sulle
spiagge
della
Florida
,
o
a
Parigi
,
sta
infilandosi
il
cappotto
per
correre
a
pigliar
l
'
aereo
.
Naturalmente
,
comincia
perciò
col
dire
:
"
Non
se
ne
parla
nemmeno
.
"
Anche
perché
,
malgrado
gli
capiti
sempre
questo
contrattempo
,
egli
si
ostina
a
comperare
i
biglietti
dell
'
aereo
prima
d
'
essersi
accertato
che
non
ci
siano
delitti
in
vista
.
E
invariabilmente
i
biglietti
vanno
perduti
,
perché
Della
,
o
Bella
,
o
Stella
,
lo
lascia
dire
;
poi
a
poco
a
poco
lo
convince
a
rinunziare
al
viaggio
e
ad
assumere
il
nuovo
incarico
.
Allora
,
molto
contrariato
,
il
bravo
Perry
si
ritoglie
il
cappotto
,
s
'
attacca
al
telefono
e
da
questo
momento
il
giallo
comincia
.
Ci
sono
poliziotti
che
deducono
,
altri
che
procedono
per
via
d
'
intuizioni
,
altri
che
si
buttano
a
indovinare
.
Perry
Mason
non
appartiene
a
nessuna
di
queste
scuole
.
Egli
,
come
già
avemmo
occasione
di
rilevare
,
riesce
a
scoprire
il
delitto
e
gli
autori
di
esso
con
un
metodo
tutto
suo
,
consistente
nel
lasciarsi
illuminare
dallo
Spirito
Santo
.
Difatti
,
non
risulta
chiaro
in
virtù
di
quali
elementi
egli
arrivi
alla
soluzione
dell
'
enigma
.
Si
abbandona
a
un
certo
numero
di
azioni
apparentemente
inconsulte
(
e
tali
sono
,
non
avendo
di
solito
alcun
legame
con
l
'
affare
di
cui
si
sta
occupando
)
;
a
un
certo
punto
,
là
!
,
non
si
sa
come
né
perché
,
scopre
tutto
.
Il
più
straordinario
è
,
poi
,
che
spesso
scopre
il
delitto
prima
che
esso
avvenga
.
Perché
la
sua
clientela
è
prevalentemente
composta
di
vecchie
signore
fatte
segno
a
ricatti
,
di
vecchi
signori
minacciati
di
morte
,
o
di
vecchi
avanzi
di
galera
che
in
tempi
lontani
si
macchiarono
di
qualche
misfatto
ai
danni
di
un
mascalzone
più
mascalzone
di
loro
,
che
ora
rispunta
all
'
orizzonte
,
deciso
a
far
pagare
il
fio
al
furfante
per
bene
.
In
tutti
questi
casi
Perry
Como
...
pardon
,
Perry
Mason
(
con
tutti
questi
Perry
si
finisce
col
perder
la
testa
)
interviene
e
riesce
ad
assicurare
alla
giustizia
il
colpevole
,
o
il
futuro
colpevole
...
se
il
delitto
non
è
stato
ancora
compiuto
.
Come
si
vede
,
abbiamo
in
Perry
un
prezioso
ausiliario
della
polizia
.
Malgrado
questo
,
inesplicabilmente
egli
si
ostina
ad
agire
tenendo
la
polizia
all
'
oscuro
della
propria
azione
,
e
spesso
mettendosi
addirittura
in
conflitto
con
essa
.
E
,
cosa
anche
più
sorprendente
,
la
polizia
è
seccatissima
di
questo
provvidenziale
aiuto
,
non
fa
che
metter
bastoni
fra
le
ruote
di
Perry
e
sovente
lo
minaccia
perfino
di
arresto
.
Ho
detto
"
la
polizia
"
,
ma
il
termine
non
è
del
tutto
esatto
.
Meglio
si
sarebbe
detto
"
il
tenente
Tragg
"
.
Perché
,
a
giudicare
da
questi
film
,
nel
paese
dove
agisce
il
Mason
,
e
che
pure
è
una
grande
e
popolosa
città
degli
Stati
Uniti
(
forse
addirittura
New
York
,
o
Chicago
)
,
anzi
nell
'
intiero
Stato
,
e
forse
nell
'
intiera
nazione
,
non
esiste
che
un
solo
poliziotto
,
il
citato
tenente
Tragg
della
Squadra
omicidi
.
Di
qualunque
specie
di
delitti
o
di
futuri
delitti
Perry
si
occupi
,
assassinio
o
rapina
,
furto
con
scasso
o
ricatto
,
diffamazione
o
truffa
;
a
qualunque
ora
del
giorno
o
della
notte
,
in
qualsiasi
stagione
,
direi
perfino
in
qualunque
località
della
Repubblica
stellata
,
Perry
Mason
si
trova
sempre
sulla
strada
,
ad
occuparsi
del
medesimo
affare
,
il
succitato
tenente
Tragg
.
Il
quale
,
tra
parentesi
,
è
un
disgraziato
che
non
ne
azzecca
una
.
Si
ostina
a
seguire
piste
sbagliate
,
formula
ipotesi
cretine
,
piglia
granchi
su
granchi
.
Dev
'
essere
anche
un
po
'
rimbambito
a
causa
dell
'
età
.
Difatti
,
nonostante
il
grado
di
tenente
,
è
un
vecchiotto
con
un
aspetto
di
contadino
,
più
che
d
'
uno
di
quegli
scientifici
deduttori
che
caratterizzano
la
polizia
americana
nei
drammi
gialli
;
sempre
con
un
vecchio
lobbia
sulla
nuca
,
non
capisce
niente
,
non
indovina
niente
,
arriva
sempre
in
ritardo
e
tutta
la
sua
azione
si
limita
,
in
sostanza
,
alla
formulazione
di
oscure
minacce
nei
riguardi
di
Perry
,
con
frasi
come
:
"
Badate
,
Perry
,
voi
state
tirando
un
po
'
troppo
la
corda
...
State
giocando
un
gioco
pericoloso
...
Vi
incriminerò
.
Vi
deferirò
alla
Corte
marziale
...
"
E
,
benché
abbia
continue
prove
che
Perry
è
un
suo
prezioso
alleato
,
l
'
imbecille
sospetta
sempre
che
il
provvidenziale
avvocato
sia
invece
in
combutta
coi
malviventi
ai
quali
sta
dando
la
caccia
.
Avvenuta
la
felice
conclusione
di
ognuno
di
questi
drammi
,
i
protagonisti
dimostrano
una
gran
fretta
di
farla
finita
,
col
darsi
la
reciproca
buonanotte
mediante
la
formula
abbreviata
:
"
Notte
,
Mason
"
,
"
Notte
,
Della
"
.
StampaPeriodica ,
Analogamente
all
'
aforisma
di
Wilde
"
è
l
'
arte
che
crea
la
natura
"
,
si
potrebbe
affermare
che
,
in
un
particolarissimo
senso
,
è
stata
la
critica
moderna
a
creare
l
'
arte
antica
.
E
per
noi
moderni
il
modo
con
il
quale
taluni
capolavori
erano
considerati
dai
loro
contemporanei
,
anche
se
uomini
di
genio
,
è
dei
più
estranei
e
talora
,
paragonato
al
nostro
,
è
addirittura
volgare
e
goffo
fino
all
'
incredibile
.
In
questi
ultimi
tempi
,
sotto
il
cattivo
ascendente
di
superficialissime
ideologie
e
di
vane
retoriche
,
si
è
verificato
nell
'
arte
moderna
italiana
il
fenomeno
,
tutto
opposto
,
di
un
gusto
pseudoclassico
e
pseudotradizionale
alludente
alla
lettera
dell
'
arte
antica
.
L
'
intenzione
,
si
capisce
,
sarebbe
stata
invece
quella
d
'
operare
l
'
inverosimile
innesto
dello
spirito
di
epoche
Passate
sulla
realtà
del
presente
.
Cotesto
per
Ugo
Ojetti
,
si
chiama
non
aver
paura
dell
'
antico
.
E
gli
esempi
che
egli
cita
di
un
così
formidabile
coraggio
estetico
sono
costituiti
o
da
ibride
e
cervellotiche
contaminazioni
fra
antico
e
moderno
,
sul
genere
delle
tempere
neo
-
pompeiane
del
pittore
Funi
e
delle
gelide
variazioni
dell
'
architetto
Muzio
su
motivi
secenteschi
,
ovvero
da
trasposizioni
,
pari
pari
,
in
altra
materia
di
forme
antiche
,
come
i
vetri
,
traducenti
forme
di
vasi
greci
di
terracotta
e
di
bronzo
,
del
Cappellin
il
quale
,
per
fortuna
sua
e
dell
'
arte
italiana
,
ha
al
suo
attivo
ben
altre
manifestazioni
.
Cotesto
è
il
tradizionalismo
dell
'
Ojetti
e
tale
è
la
"
modernità
"
di
cui
egli
si
appaga
;
ciò
che
d
'
altronde
è
coerentissimo
con
l
'
aver
egli
decretato
Ettore
Tito
decoratore
degno
del
Tiepolo
,
Galileo
Chini
restauratore
della
tradizione
aurea
della
pittura
italiana
,
Amos
Nattini
illustratore
michelangiolesco
,
Ferrazzi
istoriatore
degno
dei
nuovi
tempi
,
eccetera
.
Come
si
vede
,
nel
pensiero
e
nel
gusto
del
mentore
estetico
della
mediocrazia
italiana
la
continuità
è
ineccepibile
.
C
'
è
un
proverbio
toscano
che
dice
:
"
Acqua
fina
e
buon
mercato
ingannano
il
villano
"
.
Da
vent
'
anni
e
più
a
questa
parte
,
ne
'
paraggi
dell
'
arte
italiana
,
vi
è
sempre
stato
qualcosa
che
ha
ingannato
ed
illuso
le
nostalgie
greco
-
romane
e
rinascimentizie
di
Ugo
Ojetti
.
Ojetti
,
ad
esempio
,
crede
ancora
fermamente
che
le
colonne
siano
fra
gli
elementi
di
un
'
eloquenza
civico
-
architettonica
atti
ad
esprimere
,
in
ogni
tempo
,
solennità
,
magnanimità
,
eroismo
e
via
dicendo
;
e
mostra
di
non
sapere
,
o
di
non
ricordarsi
,
che
la
colonna
fu
in
origine
un
essenziale
elemento
tettonico
razionale
,
il
quale
attraverso
i
secoli
e
presso
i
diversi
popoli
subì
un
'
evoluzione
decorativa
.
Cotesta
evoluzione
ha
trovato
ormai
,
dopo
il
Barocco
,
il
suo
punto
morto
;
donde
la
necessità
,
sentita
dagli
architetti
moderni
-
e
non
c
'
è
bisogno
di
chiamarli
razionalisti
-
di
ricondurre
le
colonne
alla
loro
primitiva
funzionalità
,
secondo
un
gusto
di
semplicità
e
di
semplificazione
che
si
esprime
in
ogni
campo
dell
'
arte
contemporanea
e
che
è
quindi
una
realtà
storico
-
estetica
inoppugnabile
.
Chi
oggi
,
nell
'
epoca
dell
'
abito
di
foggia
"
inglese
"
,
dell
'
automobile
-
non
camuffabile
in
cocchio
o
in
berlina
-
dell
'
areoplano
,
continua
ad
impiegare
la
colonna
col
capitello
ionico
o
corinzio
e
col
suo
bravo
plinto
alla
base
,
in
modo
tettonicamente
pleonastico
,
nell
'
intento
di
trarne
effetti
"
oratorii
"
e
scenografici
,
non
può
essere
che
un
marcio
rètore
e
forse
anche
un
disonesto
cittadino
.
Ed
è
,
appunto
,
un
sintomo
di
quella
retorica
neo
-
classica
-
falsa
-
eroica
e
falsa
-
civica
-
che
da
cent
'
anni
affligge
e
deforma
bugiardamente
la
vita
italiana
,
la
fioritura
di
timpani
,
colonne
,
nicchie
,
edicole
,
ecc
.
,
verificatasi
in
questi
ultimi
anni
,
specialmente
a
Milano
.
StampaPeriodica ,
A
Firenze
,
si
è
chiusa
la
Fiera
Nazionale
dell
'
Artigianato
.
Ugo
Ojetti
non
è
contento
,
e
lo
ha
detto
in
un
lungo
articolo
sul
"
Corriere
della
Sera
"
.
Da
qualche
tempo
,
Ojetti
è
l
'
uomo
più
incontentabile
che
esista
in
Italia
;
e
verrebbe
voglia
di
battergli
le
mani
,
se
tutte
le
sue
critiche
,
lettere
,
apposizioni
e
sentenze
avessero
un
motivo
preciso
,
un
obbietto
-
per
parlar
pulito
-
bene
individuato
.
Il
male
è
che
l
'
irrequietudine
di
Ojetti
rappresenta
piuttosto
il
disagio
di
chi
fra
il
vecchio
ed
il
nuovo
non
ha
forza
,
e
desiderio
,
di
decidersi
;
e
se
ne
sta
sulla
soglia
come
certi
pacieri
che
a
furia
di
mezze
parole
e
con
un
gran
dimenar
di
braccia
vorrebbero
mettere
d
'
accordo
quelli
che
stanno
dentro
e
quelli
che
stanno
fuori
,
le
ragioni
degli
uni
con
le
pretese
degli
altri
.
In
tanto
daffare
la
posizione
di
Ojetti
è
la
stessa
di
quei
ceti
italiani
,
intellettuali
e
sociali
,
che
sorpresi
dal
rumore
delle
novità
nel
bel
mezzo
di
un
ozio
che
era
profittevole
ed
adatto
alla
vita
provinciale
di
dieci
o
vent
'
anni
fa
,
da
una
parte
si
sforzano
di
conservare
un
atteggiamento
di
decoro
e
di
prosopopea
e
dall
'
altra
danno
una
mano
al
nuovo
,
ma
"
con
juicio
"
.
Questo
"
juicio
"
nel
caso
di
Ojetti
,
e
non
in
quello
dei
centomila
poltroni
che
infestano
l
'
arte
italiana
,
potrebbe
essere
preso
in
considerazione
se
fosse
soltanto
un
pretesto
critico
,
un
modo
di
frenare
le
impazienze
degli
improvvisatori
;
ma
quando
Ojetti
scende
in
lizza
,
si
mette
fra
i
contendenti
-
cioè
fra
quelli
che
praticano
l
'
arte
e
non
la
giudicano
soltanto
-
rende
un
cattivo
servizio
alla
critica
,
perché
le
toglie
la
possibilità
di
giudicare
con
serenità
e
la
riduce
ad
una
polemica
mediocre
,
ed
un
peggiore
servizio
all
'
arte
,
o
meglio
agli
artisti
,
perché
confonde
le
idee
,
confonde
le
mansioni
,
confonde
i
lettori
,
avendo
la
pretesa
di
dire
come
"
si
deve
fare
"
e
come
"
non
si
deve
fare
"
.
Questo
tipo
di
critico
estroso
ed
irrequieto
,
è
stato
messo
tante
volte
fuori
della
critica
,
perché
noi
dobbiamo
preoccuparci
di
dimostrare
ad
Ojetti
che
,
per
lo
meno
,
la
sua
lettera
a
Pavolini
sull
'
architettura
ed
il
suo
articolo
sull
'
artigianato
non
sono
né
critiche
,
né
belle
prose
:
perché
per
essere
le
une
mancano
di
metodo
,
e
per
essere
le
altre
sono
compilazioni
giornalistiche
di
un
uomo
che
a
furia
di
reggere
la
penna
crede
di
reggere
lo
scettro
del
buon
gusto
o
la
bacchetta
magica
dell
'
invenzione
.
Si
chiede
,
dunque
,
a
Ojetti
un
po
'
di
tregua
;
lo
si
vorrebbe
decidere
a
tornare
alle
"
Cose
viste
"
in
cui
può
narrare
con
bella
prosa
,
come
,
per
esempio
,
Tizio
ha
disegnato
un
volo
di
rondini
per
il
salotto
di
una
signora
,
o
come
Cajo
ha
inventato
-
per
parlare
all
'
antica
-
un
mobile
di
metallo
.
Ojetti
non
confonderebbe
così
lo
stile
di
Tizio
con
il
gusto
di
Cajo
,
e
non
concorrerebbe
a
rovinare
quel
poco
di
buona
volontà
che
è
rimasta
agli
artisti
e
agli
artigiani
d
'
Italia
,
pur
in
tempo
di
crisi
.
StampaPeriodica ,
Prima
di
essere
definito
dai
teorici
posteriori
,
il
programma
della
nuova
architettura
è
così
semplice
che
una
sola
parola
-
funzionale
-
lo
contiene
con
perfetta
rispondenza
di
significato
.
Si
domanda
,
cioè
,
soltanto
una
aderenza
allo
scopo
pratico
,
alla
funzione
;
e
il
modo
di
tale
aderenza
non
è
fissato
da
alcun
procedimento
scientifico
o
razionale
.
Il
primo
programma
dell
'
architettura
funzionale
rimane
così
limitato
in
un
campo
semplicemente
pratico
,
e
come
tale
indifferente
a
qualsiasi
manifestazione
estetica
.
In
questa
stessa
indifferenza
è
la
piena
compatibilità
del
funzionalismo
con
tutti
i
possibili
atteggiamenti
estetici
.
Infatti
un
programma
,
come
informatore
di
ambiente
educativo
,
non
può
uscire
dal
suo
limite
di
insegnamento
pratico
o
tecnico
,
ché
,
se
pretendesse
di
stabilire
delle
nuove
norme
di
estetica
,
condurrebbe
verso
un
formalismo
convenzionale
.
La
mancanza
di
un
programma
estetico
nella
prima
manifestazione
polemica
del
funzionalismo
,
condannata
dai
più
come
la
peggiore
aridità
meccanica
,
costituisce
quindi
il
suo
più
grande
vantaggio
di
fronte
alla
tradizione
accademica
.
Il
funzionalismo
,
limitato
in
un
campo
pratico
,
viene
ad
essere
soltanto
un
contenuto
in
rapporto
alle
possibili
espressioni
,
e
si
comprende
che
in
quanto
tale
sia
limitato
da
contingenze
esteriori
.
Contingenze
esteriori
d
'
indole
pratica
-
sociali
,
morali
,
economiche
-
che
,
se
per
la
prima
volta
appaiono
sotto
il
nome
di
"
funzionalismo
"
,
non
sono
però
mai
state
estranee
al
contenuto
.
Anzi
si
potrebbe
dire
che
quasi
tutti
i
contenuti
sieno
derivati
da
esse
.
Un
tema
iconografico
per
esempio
-
un
soggetto
religioso
,
un
ritratto
,
ecc
.
-
limita
il
contenuto
tanto
quanto
una
esigenza
pratica
o
costruttiva
.
Ma
le
limitazioni
del
contenuto
non
limitano
l
'
espressione
,
poiché
il
contenuto
non
la
determina
,
ma
la
ispira
;
tanto
che
il
medesimo
contenuto
,
sia
pure
definito
,
lascia
sempre
luogo
ad
una
infinita
varietà
di
espressioni
.
La
ricerca
di
una
soluzione
che
corrisponda
al
problema
pratico
non
costringe
,
ma
esalta
la
fantasia
creativa
,
la
quale
,
quanto
più
si
tende
nello
sforzo
di
questa
ricerca
,
tanto
più
esprime
di
valore
intimo
:
il
problema
pratico
diventa
impulso
di
ispirazione
con
cui
l
'
artista
si
trova
in
immediato
contatto
.
Lo
svolgimento
progressivo
della
polemica
porta
quasi
di
necessità
a
una
definizione
più
teorica
.
I
banditori
non
sanno
contenersi
entro
i
limiti
del
primo
programma
,
e
sono
portati
a
formulare
dei
concetti
scientifici
e
dei
canoni
estetici
per
giustificare
la
prima
e
semplice
proclamazione
polemica
.
Il
programma
esce
dai
limiti
del
contenuto
,
e
cerca
di
riferirsi
anche
all
'
espressione
.
Il
razionalismo
si
sovrappone
al
funzionalismo
,
e
definisce
così
la
soluzione
del
problema
pratico
con
criteri
scientifici
i
quali
vengono
a
determinarla
quasi
con
una
necessità
di
svolgimento
che
non
lascia
più
luogo
a
una
libertà
di
scelta
.
Le
Corbusier
stabilisce
,
per
mezzo
dello
"
standard
"
,
una
specie
di
soluzione
progressiva
per
cui
si
giunge
al
"
tipo
"
attraverso
successive
eliminazioni
.
Il
tipo
,
come
la
soluzione
perfetta
e
necessaria
di
un
problema
pratico
raggiunta
con
una
collaborazione
collettiva
che
unifica
i
singoli
sforzi
,
non
lascia
alcun
margine
per
una
libertà
creativa
,
poiché
il
miglioramento
per
selezione
è
determinato
da
leggi
scientifiche
e
la
perfezione
raggiunta
unica
ed
esclusiva
.
Il
contenuto
-
che
era
la
prima
proposizione
del
problema
-
viene
a
determinare
l
'
espressione
-
che
è
la
soluzione
di
esso
.
Per
liberare
la
creazione
individuale
dal
determinismo
contenuto
nello
"
standard
"
,
Le
Corbusier
è
costretto
a
separarla
da
esso
come
un
'
attività
posteriore
ed
estranea
che
le
si
sovrappone
.
La
soluzione
del
problema
pratico
si
limita
,
quindi
,
per
lui
a
proporre
gli
elementi
anonimi
di
cui
l
'
artista
si
serve
come
di
un
alfabeto
.
Ma
un
'
espressione
che
si
sovrapponga
ad
elementi
già
fissati
in
un
limite
di
estrema
perfezione
non
può
aggiungere
ad
essi
nulla
più
che
una
veste
decorativa
o
formale
:
poiché
se
l
'
espressione
può
prescindere
dal
problema
pratico
ed
il
problema
pratico
può
prescindere
dall
'
espressione
,
quando
però
si
proponga
il
problema
pratico
come
contenuto
necessario
,
l
'
espressione
deriva
direttamente
dalla
particolare
soluzione
di
esso
e
non
da
un
'
attività
posteriore
ed
estranea
.
Il
pensiero
di
Le
Corbusier
a
questo
riguardo
,
interpretato
nelle
sue
più
logiche
conseguenze
,
oscilla
tra
un
razionalismo
scientifico
ed
un
estetismo
accademico
.
Un
altro
banditore
del
funzionalismo
,
Bruno
Taut
,
identifica
la
soluzione
del
problema
pratico
con
la
estetica
,
ponendo
tra
l
'
una
e
l
'
altra
un
legame
di
necessaria
conseguenza
.
Le
teorie
di
Taut
sono
abbastanza
semplici
per
potere
essere
riassunte
quasi
in
un
solo
punto
fondamentale
:
la
funzionalità
dell
'
arte
che
non
può
prescindere
da
un
contenuto
sociale
o
morale
o
pratico
;
tale
funzionalità
è
dedotta
non
solo
dall
'
osservazione
delle
necessità
presenti
,
ma
anche
dalla
storia
delle
civiltà
artistiche
passate
le
quali
dimostrano
sempre
un
'
aderenza
perfetta
tra
l
'
Arte
e
la
Pratica
.
La
concezione
architettonica
di
Taut
è
,
quindi
,
tutta
derivata
da
questo
principio
:
l
'
utilità
è
lo
scopo
primo
di
ogni
esigenza
costruttiva
;
ad
essa
devono
uniformarsi
il
materiale
e
lo
schema
;
la
bellezza
è
creata
soltanto
da
una
perfetta
aderenza
tra
lo
scopo
e
la
costruzione
-
ciò
che
è
utile
è
anche
bello
-
:
la
pianta
,
come
l
'
elemento
della
costruzione
che
più
si
riferisce
allo
scopo
,
domina
tutti
gli
svolgimenti
,
di
modo
che
nessun
particolare
può
essere
immaginato
indipendentemente
da
essa
.
Anche
la
casa
non
esiste
più
come
creazione
isolata
,
ma
come
parte
di
un
organismo
più
vasto
:
la
strada
,
la
città
.
La
stessa
esigenza
funzionale
conduce
Taut
a
negare
il
principio
della
casa
"
macchina
"
perché
la
costruzione
non
esprime
il
"
simbolo
"
di
una
realtà
estranea
-
la
macchina
-
,
ma
una
realtà
interiore
insita
nella
sua
particolare
funzione
.
Il
problema
pratico
si
identifica
per
lui
più
particolarmente
in
esigenze
sociali
,
economiche
e
politiche
,
per
cui
non
vi
può
essere
questione
di
preferenza
individuale
,
indipendente
da
tali
esigenze
.
In
questo
modo
,
Taut
per
non
separare
l
'
espressione
dal
contenuto
determina
tra
l
'
uno
e
l
'
altro
dei
rapporti
di
assoluta
necessità
.
Egli
lega
così
l
'
espressione
con
lo
stesso
determinismo
che
Le
Corbusier
,
sia
pure
con
un
artificio
,
aveva
cercato
di
limitare
a
una
prima
soluzione
del
contenuto
,
precedente
la
vera
espressione
estetica
.
In
questo
modo
viene
ad
allontanarsi
ancora
di
più
da
una
definizione
del
funzionalismo
che
sia
compatibile
con
una
coscienza
di
libertà
estetica
:
poiché
l
'
espressione
è
inscindibile
dal
contenuto
,
non
in
quanto
il
contenuto
la
determina
contenendola
già
in
sè
definita
,
ma
in
quanto
la
espressione
,
come
libera
interpretazione
di
esso
,
lo
riassume
in
una
sintesi
.
StampaPeriodica ,
Il
17°
congresso
di
Stoccolma
è
stato
il
più
ricco
e
dovizioso
di
quanti
lo
hanno
preceduto
e
per
gli
argomenti
trattati
e
per
l
'
ambiente
offerto
dalla
esemplare
città
.
Se
nelle
discussioni
del
mattino
i
relatori
potevano
sfogarsi
liberamente
sugli
errori
urbanistici
dei
loro
paesi
,
nel
pomeriggio
invece
,
guardando
alla
città
,
potevano
avere
sotto
gli
occhi
la
mostra
vivente
di
quanto
di
più
alto
è
stato
finora
possibile
creare
dalla
mente
dell
'
urbanista
moderno
.
Come
se
la
città
ideale
,
quale
noi
dalle
nostre
cattedre
universitarie
dell
'
ultimo
corso
di
urbanistica
ci
sforziamo
di
delineare
,
trovasse
in
Stoccolma
un
primo
altissimo
tentativo
di
espressione
:
come
se
insomma
fosse
offerto
un
grande
campione
,
quasi
un
modello
vivente
,
sul
quale
saggiare
,
misurare
,
precisare
i
canoni
tirandone
poi
le
somme
.
La
città
concentrica
,
a
macchia
d
'
olio
,
il
tremendo
"
mare
di
pietra
"
senza
respiro
,
con
i
valori
edilizi
crescenti
vertiginosamente
dalla
periferia
al
centro
(
mirabilmente
esemplificata
da
Milano
)
con
le
abitazioni
stipate
in
altezza
in
gran
confusione
in
mezzo
agli
edifici
degli
uffici
,
frammiste
talvolta
alle
industrie
...
qui
a
Stoccolma
è
sconosciuta
.
La
vecchia
città
del
medioevo
con
le
sue
casette
e
con
i
superbi
edifici
monumentali
è
rimasta
intatta
,
raccolta
sulla
sua
isola
,
oggetto
di
amorose
cure
di
restauro
e
di
risanamento
per
diradamento
.
La
città
dell'800
,
in
parte
sorta
sulle
direttrici
del
piano
del
1630
ed
ampliata
su
quelle
del
piano
del
1866
,
è
diventata
senz
'
altro
la
"
city
"
,
la
città
degli
affari
,
del
commercio
,
degli
uffici
,
dei
grandi
magazzini
,
dove
la
densità
della
popolazione
residente
è
minima
.
Fuori
di
questo
centro
,
in
mezzo
a
boschi
e
a
giardini
,
sopra
gli
isolotti
del
Malar
e
del
Baltico
,
sono
sorti
invece
i
quartieri
residenziali
staccati
gli
uni
dagli
altri
,
congiunti
alla
città
degli
affari
da
potenti
mezzi
di
comunicazione
.
Grandi
linee
tramviarie
in
sede
propria
,
ampie
strade
automobilistiche
a
piste
unidirezionali
fiancheggiate
sempre
da
piste
per
biciclette
,
arditissimi
ponti
gettati
da
una
isola
all
'
altra
,
incroci
a
quadrifoglio
in
modo
da
garantire
la
rapidità
e
la
sicurezza
...
costituiscono
una
formidabile
rete
stradale
principale
che
lega
armoniosamente
,
attraverso
parchi
e
boschi
,
il
centro
ai
quartieri
residenziali
e
questi
ultimi
tra
di
loro
.
Tra
le
maglie
di
questa
rete
cinematica
sono
disposti
gli
edifici
e
le
sedi
per
le
istituzioni
della
cultura
e
dello
sport
:
musei
,
biblioteche
e
università
circondati
dal
silenzio
dei
parchi
,
scuole
piene
di
sole
isolate
da
prati
e
da
giardini
;
campi
sportivi
,
tennis
coperti
,
piscine
natatorie
immersi
in
oasi
di
verdura
o
allineati
sul
margine
dei
laghi
...
L
'
edilizia
residenziale
,
libera
dalla
preoccupazione
del
costo
delle
aree
,
è
quasi
tutta
di
tipo
estensivo
a
corpi
di
fabbrica
lineari
esattamente
orientati
secondo
l
'
asse
eliotermico
spaziati
da
orti
e
da
giardini
;
oppure
più
raramente
è
di
tipo
in
altezza
a
otto
piani
a
costruzione
aperta
ad
elementi
fortemente
distanziati
da
zone
verdi
;
oppure
a
"
cottages
"
con
molto
orto
costituenti
completi
villaggi
;
oppure
a
ville
isolate
immerse
nei
boschi
percorsi
da
stradette
di
lottizzazione
di
piccola
sezione
.
I
centri
di
rifornimento
di
questi
nuclei
residenziali
sono
composti
in
piccole
unità
architettoniche
e
,
costituiti
da
file
di
negozi
,
da
gruppi
di
uffici
,
da
edifici
per
la
vita
collettiva
(
cinema
,
chiesa
,
caffè
...
)
,
sono
ubicati
presso
i
nodi
di
innesto
delle
strade
residenziali
principali
con
le
grandi
arterie
automobilistiche
radiali
dove
sono
anche
le
stazioni
della
rete
tramviaria
.
In
questa
"
città
verde
"
persino
il
concetto
moderno
delle
zone
di
verde
legate
a
sistema
appare
già
superato
risolto
com
'
è
nella
sua
più
alta
espressione
:
quella
dell
'
intero
quartiere
permeato
di
giardino
,
di
bosco
,
di
corsi
,
d
'
acqua
,
di
orti
.
E
sopra
tutto
edilizia
bassa
di
tre
piani
al
massimo
,
dove
la
vita
individuale
della
famiglia
è
esaltata
in
sommo
grado
.
Antiamerica
dunque
:
vita
europea
,
cultura
cittadina
europea
,
equilibrio
europeo
:
ordine
,
gerarchia
,
pace
e
gioia
nella
vita
della
città
e
non
la
soffocazione
operata
dal
meccanismo
.
Come
è
stata
raggiunta
una
così
bella
armonia
delle
forze
urbanistiche
?
La
Svezia
fin
dal
1874
ha
avuto
una
sua
legge
urbanistica
,
il
famoso
"
Statuto
della
costruzione
delle
città
del
Regno
"
il
quale
nel
suo
articolo
1
stabiliva
che
tutte
senza
eccezione
le
città
,
e
per
città
si
intendono
anche
i
centri
rurali
,
dovevano
adottare
un
piano
regolatore
:
e
nei
successivi
articoli
dava
le
norme
per
la
preparazione
del
piano
e
per
la
sua
messa
in
opera
.
Sessantacinque
anni
or
sono
restava
così
precisato
per
legge
che
una
congrua
parte
di
ogni
terreno
edilizio
doveva
restare
libera
;
che
la
altezza
delle
case
doveva
essere
regolata
dalla
distanza
degli
edifici
,
altezza
che
non
poteva
superare
che
di
metri
1,50
tale
misura
.
Per
aiutare
le
città
nella
concezione
dei
piani
la
Direzione
Reale
dell
'
Edilizia
aveva
preparato
dei
piani
regolatori
-
tipo
con
le
indicazioni
dettagliate
delle
sezioni
stradali
e
dei
tipi
edilizi
.
Nel
1907
(
trentadue
anni
fa
!
)
una
nuova
legge
aggiornava
quella
del
1874
dando
le
prescrizioni
più
precise
per
la
zonizzazione
prescrivendo
che
ogni
isolato
o
comparto
andava
considerato
come
una
unità
(
mentre
invece
per
il
passato
l
'
unità
era
costituita
dalla
singola
abitazione
)
;
prescrivendo
ogni
divieto
di
costruzione
nell
'
interno
dei
blocchi
;
prescrivendo
gli
allineamenti
degli
edifici
indipendentemente
da
quelli
stradali
ed
il
loro
orientamento
.
Infine
nel
1931
una
nuova
legge
modernizzava
quella
del
1907
precisando
tra
l
'
altro
il
sistema
del
risanamento
per
diradamento
e
quello
della
ricostruzione
dei
vecchi
quartieri
.
Entro
il
1939
la
Svezia
avrà
infine
la
sua
legge
per
i
piani
regionali
:
ma
in
attesa
,
nel
1935
,
40
comuni
del
circondario
di
Stoccolma
si
sono
spontaneamente
uniti
in
una
"
Associazione
del
piano
regionale
"
che
ha
compilato
e
sta
mettendo
in
opera
un
piano
d
'
insieme
che
contempla
la
divisione
del
territorio
in
settori
a
seconda
delle
loro
differenti
destinazioni
,
ha
progettato
la
rete
stradale
principale
;
i
mezzi
di
trasporto
,
i
sistemi
di
canalizzazione
,
ha
precisato
la
zonizzazione
generale
nei
riguardi
dell
'
edilizia
,
delle
zone
verdi
,
delle
industrie
,
delle
miniere
,
dell
'
agricoltura
...
Ed
il
funzionamento
amministrativo
,
l
'
applicazione
di
queste
leggi
?
I
piani
regolatori
sono
compilati
da
comitati
urbanistici
(
art
.
5
dell
'
ordinanza
edilizia
1931
)
composti
da
membri
eletti
tra
specialisti
;
i
piani
sono
istruiti
dal
Municipio
e
sanzionati
dal
Governo
attraverso
la
"
Reale
direzione
dell
'
edilizia
"
costituita
da
un
complesso
di
sette
uffici
,
quattro
dei
quali
retti
da
architetti
,
due
da
ingegneri
,
uno
da
un
giurista
:
all
'
ufficio
studi
spetta
il
compito
della
ricerca
sulle
questioni
edilizie
,
l
'
esame
dei
progetti
delle
costruzioni
,
la
tenuta
degli
archivi
;
l
'
ufficio
costruzioni
tratta
gli
affari
concernenti
l
'
organizzazione
e
l
'
esecuzione
delle
nuove
costruzioni
per
conto
dello
Stato
;
all
'
ufficio
intendenza
tocca
la
organizzazione
della
gestione
delle
proprietà
immobiliari
dello
Stato
,
la
loro
locazione
e
la
loro
sorveglianza
;
l
'
ufficio
della
cultura
storica
e
artistica
sovraintende
alla
conservazione
degli
edifici
monumentali
e
di
interesse
storico
-
artistico
;
l
'
ufficio
urbanistico
domina
tutto
il
campo
della
urbanistica
e
dei
piani
regolatori
;
all
'
ufficio
amministrativo
tocca
il
compito
della
amministrazione
dei
propri
beni
quello
della
compravendita
dei
terreni
,
l
'
organizzazione
del
personale
,
la
pubblicazione
degli
annuari
;
infine
l
'
ufficio
del
Riscaldamento
ha
il
compito
del
controllo
statale
dei
combustibili
.
La
"
Reale
direzione
dell
'
edilizia
"
si
esprime
alla
periferia
con
24
uffici
provinciali
retti
da
50
architetti
.
In
totale
tutta
l
'
Amministrazione
funziona
con
soli
190
impiegati
60
dei
quali
sono
architetti
.
L
'
esame
e
l
'
approvazione
dei
piani
comunali
rappresentano
l
'
operazione
più
rapida
e
sicura
perché
si
svolgono
attraverso
lo
studio
di
una
commissione
con
i
rappresentanti
di
tutti
e
sette
gli
uffici
della
direzione
dell
'
Edilizia
.
Ed
il
lavoro
non
è
piccolo
perché
oltre
ai
piani
regolatori
delle
città
la
commissione
invigila
:
sui
"
piani
di
ossatura
"
per
i
territori
che
,
non
essendo
compresi
in
un
piano
regolatore
urbano
,
tuttavia
necessitano
di
piani
schematici
stradali
o
edilizi
e
sui
regolamenti
edilizi
dei
territori
rurali
che
,
pur
non
necessitando
di
piani
regolatori
,
tuttavia
esigono
una
regola
sulle
costruzioni
.
Queste
leggi
urbanistiche
(
del
1874
,
del
1907
e
del
1931
)
così
sorprendenti
nella
loro
chiarezza
di
espressione
e
nella
efficacia
di
applicazione
trovano
la
più
potente
base
di
sostegno
nella
coscienza
urbanistica
dei
cittadini
e
nella
posizione
speciale
della
proprietà
privata
.
La
quale
,
si
può
dire
,
pressochè
non
esiste
in
quanto
i
Comuni
hanno
giudiziosamente
proceduto
alla
formazione
di
immensi
demani
delle
aree
precedentemente
alla
compilazione
dei
piani
regolatori
.
Le
aree
edilizie
non
vengono
vendute
ai
privati
ma
cedute
in
uso
enfiteutico
per
60
anni
a
prezzo
molto
basso
sì
che
è
ben
facilitata
proprio
quell
'
edilizia
estensiva
che
invece
in
regime
di
stretta
proprietà
privata
sembra
quasi
impossibile
raggiungere
e
,
d
'
altra
parte
,
scaduti
i
60
anni
di
uso
,
ogni
opera
di
trasformazione
urbanistica
(
nuove
strade
,
sventramenti
ecc
.
)
non
può
incontrare
opposizione
dal
privato
in
quanto
che
i
suoi
diritti
sono
già
estinti
.
L
'
"
ufficio
urbanistico
"
è
quello
,
tra
i
sette
uffici
che
compongono
la
Reale
direzione
dell
'
Edilizia
,
al
quale
spetta
il
compito
di
portare
sul
piano
pratico
esecutivo
le
leggi
dell
'
urbanistica
:
e
a
questo
titolo
il
suo
funzionamento
ci
interessa
qui
in
sommo
grado
.
Le
sue
attribuzioni
,
per
conto
della
Direzione
dell
'
Edilizia
,
possono
essere
così
riassunte
:
dare
notizia
al
Governo
o
,
a
richiesta
di
qualunque
autorità
,
esprimere
una
opinione
sulle
questioni
concernenti
l
'
urbanistica
,
la
regolamentazione
dei
territori
non
provvisti
di
piano
,
le
questioni
concernenti
l
'
applicazione
della
legge
urbanistica
del
1874
,
dell
'
Ordinanza
Edilizia
del
1907
o
di
ogni
altro
statuto
concernente
la
edilizia
;
fare
,
a
questo
riguardo
,
un
approfondito
esame
sulla
forma
e
sulle
necessità
dell
'
architettura
,
del
traffico
,
dell
'
igiene
e
delle
esigenze
di
ordine
sociale
ed
economico
;
di
indicare
il
mezzo
migliore
per
correggere
gli
errori
messi
in
luce
da
tali
esami
e
di
trattare
direttamente
queste
questioni
con
gli
interessati
;
di
impartire
gli
ordini
,
gli
avvertimenti
e
i
suggerimenti
riguardo
la
costruzione
delle
città
e
circa
tutte
le
costruzioni
di
interesse
comunale
.
Compito
vastissimo
,
di
enorme
responsabilità
che
richiede
in
tutti
i
posti
,
sia
in
quelli
di
comando
che
in
tutti
gli
altri
,
la
presenza
di
veri
specialisti
in
materia
,
di
persone
provate
,
sicure
e
fidate
,
in
continuo
fervore
di
studio
e
di
aggiornamento
in
questo
campo
oggi
in
pieno
processo
formativo
.
Non
è
dunque
un
semplice
ufficio
a
struttura
burocratica
volto
al
puro
fine
amministrativo
;
ma
qualche
cosa
di
più
:
è
l
'
organo
consulente
ed
operante
,
la
guida
tecnica
più
sicura
ai
comuni
e
ai
loro
comitati
urbanistici
,
il
buon
padre
di
famiglia
che
si
immedesima
dei
problemi
ed
aiuta
a
risolverli
nel
modo
migliore
e
più
rapido
.
Per
questa
ragione
il
capo
di
questo
ufficio
è
un
architetto
-
urbanista
,
scelto
cioè
tra
una
schiera
di
tecnici
in
grado
di
vedere
i
problemi
nel
loro
complesso
,
nella
loro
sintesi
più
squisita
che
è
appunto
rappresentata
dal
piano
regolatore
.
Da
queste
note
vorremmo
trarre
una
qualche
conclusione
:
la
quale
ci
si
esprime
con
una
formula
che
,
lungi
dall
'
essere
nuova
per
noi
urbanisti
italiani
,
non
fa
che
ribadire
con
la
forza
della
convinzione
materiata
dalla
esperienza
della
Svezia
quanto
da
anni
è
ormai
precisato
nei
nostri
studi
,
nelle
conferenze
,
nei
congressi
,
nel
contatto
con
la
realtà
della
vita
ordinaria
,
economica
,
sana
e
bella
per
le
nostre
città
e
per
i
nostri
territori
senza
una
legge
urbanistica
.
Una
legge
che
preveda
,
ponga
e
risolva
almeno
questi
punti
:
1°
Obbligo
dei
piani
regolatori
per
tutte
le
città
e
per
quei
territori
di
speciale
importanza
ed
interesse
.
2°
Obbligo
di
piani
generali
di
"
ossatura
"
e
di
regolamenti
edilizi
per
tutti
i
territori
anche
rurali
.
3°
Indicazione
e
formulazione
dello
Zoning
con
relative
classi
edilizie
per
ogni
piano
regolatore
.
4°
Orientamento
ed
allineamento
dei
fabbricati
indipendentemente
dagli
allineamenti
stradali
.
5°
Rifusione
delle
parcelle
nella
lottizzazione
(
Lex
Adikes
)
.
6°
Divieto
o
almeno
limitazione
dell
'
uso
del
cortile
chiuso
nelle
abitazioni
e
obbligo
del
distanziamento
minimo
costante
per
tutti
i
corpi
di
fabbrica
.
7°
Possibilità
ai
Comuni
di
formare
dei
vasti
demani
di
aree
edilizie
.
Le
conseguenze
di
una
tale
legge
che
noi
chiediamo
da
anni
e
che
la
Svezia
possiede
dal
1874
sarebbero
tali
da
portare
la
vita
edilizia
italiana
su
di
un
piano
talmente
progredito
da
far
stupire
tutti
gli
altri
paesi
:
poiché
in
Italia
esistono
oggi
urbanisti
coltissimi
,
geniali
e
profondi
ai
quali
manca
appunto
l
'
ausilio
e
la
base
su
cui
costruire
la
realtà
della
nuova
vita
urbana
.
Potremmo
allora
costruire
una
nuova
economia
edilizia
basata
su
di
un
più
sano
equilibrio
dei
valori
delle
aree
;
potremmo
fare
grandi
economie
sul
costo
delle
reti
stradali
quando
queste
saranno
pensate
secondo
una
più
logica
gerarchia
;
potremmo
realizzare
una
vita
cittadina
più
sana
abbassando
notevolmente
gli
indici
di
mortalità
;
potremmo
infine
creare
un
'
architettura
veramente
moderna
,
veramente
nostra
,
basata
non
sullo
"
stile
"
delle
facciate
ma
sulla
struttura
e
sull
'
organismo
nuovo
degli
edifici
che
potranno
sorgere
secondo
norme
più
moderne
,
lontani
dalla
follia
di
quei
grattacieli
antisociali
e
antiautarchici
ai
quali
l
'
errore
dell
'
attuale
politica
delle
aree
edilizie
inevitabilmente
ci
sta
trascinando
.
StampaPeriodica ,
Con
l
'
inizio
degli
anni
Trenta
,
si
può
registrare
una
svolta
nella
rivista
,
ed
un
nuovo
indirizzo
,
più
deciso
nel
senso
dell
'
impegno
,
assunto
dagli
scrittori
.
Questo
mutamento
di
prospettiva
trova
una
giustificazione
nel
nuovo
corso
che
assumono
gli
eventi
dopo
il
1930
.
Il
regime
fascista
aveva
subito
una
grave
crisi
di
consenso
politico
nella
sua
base
sociale
sia
contadina
sia
piccolo
borghese
,
in
seguito
alle
vicende
della
rivalutazione
della
lira
e
per
le
conseguenze
economiche
del
crollo
della
Borsa
di
Wall
Street
,
verificatosi
nel
1929
.
Com
'
è
ovvio
questa
crisi
politica
si
riflette
nella
letteratura
(
significativi
fenomeni
sono
romanzi
come
Tre
operai
di
Carlo
Bernari
o
Gli
indifferenti
di
Alberto
Moravia
)
.
In
"
Solaria
"
tale
mutamento
è
segnato
da
alcune
pagine
di
Ferrata
(
A
proposito
di
tendenze
)
,
e
di
Vittorini
(
Tendo
al
diario
intimo
)
.
"
Non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quanto
siamo
-
afferma
Ferrata
-
,
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
"
.
Questa
confessione
fatta
nel
'31
,
è
sintomatica
.
Sembra
che
Ferrata
avverta
i
limiti
di
un
'
opposizione
come
quella
operata
da
"
Solaria
"
,
ed
individui
con
una
certa
chiarezza
il
disagio
dato
dall
'
isolamento
che
i
solariani
hanno
dovuto
pagare
come
prezzo
per
conservare
il
principio
di
ragione
,
l
'
obbiettività
di
giudizio
.
Ciò
che
colpisce
,
però
,
è
la
nebulosità
delle
indicazioni
:
se
da
una
parte
è
evidente
la
tensione
volta
a
superare
le
"
lettere
dell
'
alfabeto
"
,
dall
'
altra
è
altrettanto
evidente
come
resti
astratto
e
generico
l
'
invito
ad
occuparsi
dei
"
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
"
.
Anzi
,
a
ben
guardare
,
sembra
che
si
voglia
dare
,
sì
un
'
indicazione
nuova
,
ma
sempre
all
'
interno
di
un
agire
letterario
o
comunque
estetico
.
Lo
scritto
di
Vittorini
,
d
'
altra
parte
,
rende
più
esplicita
la
connotazione
del
discorso
,
in
quanto
prende
decisamente
di
mira
la
prosa
d
'
arte
e
il
frammento
.
Si
avverte
in
queste
pagine
la
consapevolezza
che
la
conservazione
della
dignità
morale
non
può
e
non
deve
identificarsi
con
la
fuga
nella
solitudine
,
anche
se
emerge
una
visione
del
mondo
ancora
posta
in
termini
esclusivamente
letterari
,
ove
"
l
'
obbiettività
del
giudizio
"
Si
confonde
con
il
"
rigore
dello
stile
"
.
Con
un
po
'
di
buona
volontà
è
facile
leticare
con
tutti
ma
il
difficile
è
averla
,
la
buona
volontà
;
o
almeno
crearsela
bene
,
con
un
'
apparenza
seria
,
o
quel
dono
,
quella
freschezza
divertente
che
si
giustifica
da
sé
.
Non
basta
la
faccia
feroce
.
I
bravi
periodici
"
battaglieri
"
che
vogliono
bastonar
tutti
in
nome
di
qualcuno
(
quasi
ogni
mese
ce
ne
porta
uno
nuovo
,
stile
Papini
,
stile
Bodoni
,
stile
Carducci
,
stile
misto
:
c
'
è
in
giro
tanta
abbondanza
di
modellini
bell
'
e
fatti
che
l
'
autorità
polemica
è
divenuta
un
gioco
da
bambini
-
compreso
il
sorriso
di
chi
guarda
)
per
vincere
l
'
aria
morta
d
'
oggi
,
avrebbero
bisogno
d
'
una
forza
incrollabile
;
e
sono
invece
così
gracili
!
Pungono
come
le
mosche
d
'
inverno
.
L
'
ornino
bolognese
che
è
il
solo
in
questo
genere
a
interessare
,
ha
in
fondo
anche
lui
più
disposizione
che
voglia
;
fa
un
po
'
la
figura
del
maniaco
,
del
collezionista
di
punture
,
perché
gli
manca
il
vero
slancio
da
lontano
.
È
naturale
che
in
codeste
condizioni
si
trovino
appoggi
e
conforti
alla
propria
prudenza
;
più
il
tempo
passa
e
più
ci
sente
tranquilli
con
un
certo
orgoglio
,
per
quanto
dispiacere
ci
possa
dare
l
'
andar
per
la
carta
stampata
con
un
viso
da
vecchi
.
Nasce
,
l
'
orgoglio
,
dal
senso
che
le
polemiche
d
'
insieme
oggi
possibili
sarebbero
sbagliate
;
dalla
coscienza
d
'
un
intreccio
di
simpatie
,
d
'
antipatie
così
irregolare
,
relativamente
alle
"
idee
"
da
assumere
o
da
assalire
,
che
giunti
al
momento
della
battaglia
troveremmo
fra
le
nostre
file
troppi
soldati
da
fucilare
,
e
invece
troppi
nemici
da
abbracciare
.
Nessuno
di
noi
si
sente
di
camminare
in
truppa
e
neanche
di
guidare
un
esercito
,
perché
sarebbe
impossibile
stordirsene
o
trovarci
abbastanza
gusto
.
Il
secolo
è
oscuro
,
pesante
,
fatto
di
lenti
germi
,
sotto
ai
modi
sportivi
e
allegri
delle
persone
di
spirito
;
e
dunque
"
lasciateci
divertire
"
nella
nostra
vita
privata
ma
metter
dello
spazio
,
una
certa
seria
lentezza
nelle
cose
intellettuali
aspettare
altro
tempo
per
cavar
fuori
,
se
ne
avremo
,
i
nostri
fuochi
d
'
artifizio
.
Ma
è
un
desiderio
d
'
ordine
e
di
calma
che
non
sentiamo
tutti
allo
stesso
modo
.
In
qualcuno
sembra
una
forma
di
stanchezza
definitiva
,
di
superiore
disgusto
per
le
"
tendenze
"
,
una
volontà
di
annullare
nella
cosidetta
Arte
e
nella
cosidetta
Critica
,
in
maniera
rettilinea
e
assoluta
,
gli
impulsi
che
tendono
a
guidarle
.
È
il
modo
più
spiccio
e
più
roseo
,
per
una
generazione
scarsamente
avventurosa
,
di
precisare
il
proprio
contegno
:
"
le
ragioni
della
poesia
"
....
Non
si
tratta
per
costoro
che
di
insistere
su
una
definizione
filosofica
dell
'
arte
,
ampia
e
generica
,
che
cerchi
di
contenerla
tutta
quanta
;
e
di
sforzarsi
a
fare
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
,
a
trovare
negli
altri
e
segnare
col
lapis
ancora
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
.
Ne
nascerà
a
poco
a
poco
una
gara
a
chi
si
dimostri
più
quieto
,
contrapposta
a
quell
'
altra
assai
più
balorda
,
a
chi
si
dimostri
più
eccitato
?
Premio
Pecora
e
Premio
Giaguaro
?
"
A
che
han
mai
servito
le
tendenze
se
non
a
suscitare
,
nei
casi
migliori
,
delle
opere
d
'
arte
?
"
,
leggevo
poco
fa
nella
"
Galleria
"
del
"
Convegno
"
(
107
)
,
anonima
ma
presumibilmente
curata
da
alcuni
giovani
d
'
ingegno
.
È
un
modo
di
pensare
del
tutto
falso
.
Ha
un
ristretto
valore
polemico
;
nei
confronti
delle
teorie
degli
agitati
e
,
se
vogliamo
,
di
quel
secolo
d
'
agitati
(
di
mistici
,
direbbe
Consiglio
)
che
è
stato
in
buona
parte
l
'
Ottocento
.
Regnava
allora
in
molti
una
fiducia
,
che
a
noi
sembra
stupefacente
,
di
poter
rinnovare
la
materia
umana
;
n
'
erano
echi
certe
furiose
guerre
,
le
maledizioni
in
blocco
,
i
tentativi
di
non
ammettere
arte
se
non
in
coerenza
con
un
'
idea
ardita
;
mentre
dal
lato
opposto
i
"
passatisti
"
e
"
bempensanti
"
s
'
aggrappavano
alla
loro
moralettina
con
un
'
energia
che
ci
appare
anch
'
essa
tendenziosa
.
Questi
contraddittori
eccessi
li
guardiamo
ormai
dal
di
fuori
.
Ne
cerchiamo
anzitutto
il
tono
.
Non
ci
sentiamo
di
sposar
tendenze
a
quel
modo
.
Ma
c
'
erano
,
ci
son
solo
queste
?
E
inversamente
,
c
'
è
gusto
senza
tendenze
?
È
un
'
illusione
dannosa
,
credere
che
si
possa
fondare
un
costume
,
morale
o
estetico
,
su
un
'
obiettività
di
giudizio
.
Anche
nel
gusto
,
si
urta
sempre
contro
un
imponderabile
:
l
'
importanza
da
dare
a
un
'
espressione
.
Non
l
'
imponderabile
di
cui
parlano
i
crociani
-
e
che
il
critico
estasiato
deve
risolver
nella
parola
"
bello
"
.
Un
altro
che
riguarda
vedi
bisticcio
,
il
peso
relativo
dell
'
ammirazione
;
il
senso
,
il
sapore
ultimo
di
essa
,
così
come
si
colora
nello
spirito
che
la
produce
.
Com
'
è
possibile
,
fra
Lautréamont
e
Flaubert
,
essere
dei
"
critici
"
?
Ci
vuol
altro
!
Almeno
questo
:
insistere
,
se
lo
si
ami
,
sul
desiderio
d
'
obbiettività
fra
due
spinte
così
differenti
;
insistere
fino
a
renderne
sensibile
la
mostruosità
,
il
paradosso
-
la
tendenza
.
Non
so
se
son
chiaro
.
Intendo
dire
che
non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quel
che
siamo
;
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
.
La
equanimità
è
una
posizione
transitoria
,
un
trampolino
,
mai
una
mèta
.
Il
torto
di
alcuni
di
noi
,
mi
sembra
,
che
pur
parlano
volentieri
di
lirica
,
è
di
non
amare
abbastanza
l
'
impeto
lirico
,
sentimentale
,
fazioso
,
ingiusto
da
cui
s
'
origina
,
anche
in
estetica
,
ogni
passione
relativa
di
giustizia
.
Quando
gli
anni
hanno
sfiduciato
o
distrutto
qualcuno
dei
nostri
principi
più
cari
,
e
ci
han
dimostrato
la
vita
più
complessa
di
quanto
ci
appariva
dandoci
affetti
ed
odi
che
non
avremmo
ritenuti
possibili
,
è
allora
che
si
insinua
volentieri
...
il
démone
della
obbiettività
.
Passati
da
"
a
"
in
"
b
"
,
da
"
b
"
in
"
c
"
,
vien
fatto
d
'
attaccarsi
a
tutte
le
lettere
dell
'
alfabeto
.
E
si
rinunzia
ai
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
.
Anche
in
terreno
d
'
estetica
avviene
la
stessa
cosa
.
Che
si
perde
il
senso
vivo
,
costruttore
,
dei
propri
passaggi
.
Si
fa
coincidere
l
'
"
amore
dell
'
arte
"
con
una
posizione
cattedratica
che
sparge
il
gelo
intorno
a
sé
.
E
se
si
dicesse
che
l
'
arte
in
sé
non
è
amabile
affatto
?
È
una
sentenza
facile
,
ma
che
andrebbe
ripetuta
spesso
.
Notando
con
più
forza
,
o
ricercando
con
più
astuzia
le
eredità
isolate
che
partecipano
di
quel
che
siamo
,
di
quel
che
non
siamo
;
creando
nelle
nostre
abitudini
un
sempre
maggior
orgoglio
,
e
uno
sforzo
educato
,
lento
,
ma
cocciuto
verso
quanto
istintivamente
ci
sta
più
a
cuore
.
Per
fortuna
,
questo
modo
d
'
agire
,
scopertamente
o
no
,
è
già
naturale
ad
alcuni
.
Ma
per
farci
respirare
bene
dovrebbe
uscire
dai
monologhi
.
C
'
è
bisogno
che
le
nostre
tendenze
circolino
meglio
;
senza
far
sfoggio
di
coltelli
,
è
allora
che
scalderemo
chi
ci
sta
intorno
.
StampaPeriodica ,
Chi
oserà
mai
portare
in
Italia
un
genere
letterario
che
servirebbe
a
dirozzarci
?
Inguaribili
autori
di
pezzettini
i
letterati
della
nuova
Italia
,
ad
ogni
tratto
di
secolo
nuovo
,
sognano
le
iscrizioni
sul
marmo
,
come
i
versi
di
Carducci
,
giammai
una
pagina
sottomessa
al
giorno
che
fugge
.
Chi
scrive
lettere
abbrevia
oggi
le
parole
e
ha
sempre
paura
di
sciuparsi
.
Un
giornale
intimo
o
uno
zibaldone
farebbe
quasi
orrore
;
per
timore
che
dagli
scrigni
mentali
tesori
segreti
dovessero
schizzar
frantumati
sotto
un
pennino
così
vile
.
Pensiamo
continuamente
all
'
articolo
,
al
saggio
,
al
racconto
,
all
'
opera
concreta
-
e
non
ci
si
accorge
che
da
uno
sforzo
quotidiano
usciremmo
leggeri
come
farfalle
,
pronti
a
volare
dietro
un
fiore
o
una
nuvola
,
anche
per
mare
.
Forse
scrivendo
sui
foglietti
del
calendario
,
scrivendo
quasi
di
nulla
,
faremmo
un
piacere
anche
alle
terze
pagine
che
ci
ospitano
e
di
cui
purtroppo
viviamo
,
o
dovremmo
.
Ma
noi
duri
!
C
'
est
le
vice
bourgeois
....
In
Italia
non
legge
nessuno
,
e
si
ha
tuttavia
la
pretesa
di
credere
che
un
diario
lo
tengano
tutti
;
letteratura
che
si
lasciano
dietro
,
rossore
di
rimpianti
,
di
debolezze
,
di
nostalgie
,
le
donne
andate
a
marito
e
i
giovani
eroi
dello
sport
.
Ma
no
,
amici
,
non
si
legge
e
non
si
scrive
.
Se
non
vi
pensiamo
anche
noi
letterati
,
che
ci
leggiamo
l
'
un
l
'
altro
,
un
giorno
il
diario
non
avrà
più
posto
nella
storia
dei
generi
.
Peggio
per
chi
?
Intanto
peggio
per
tutti
noi
,
che
corriamo
il
rischio
di
non
diventare
un
Barbellion
e
nemmeno
un
Amiel
o
un
De
Guérin
.
Altro
che
romanzieri
!
Certo
non
basta
un
'
agenda
,
regalata
ad
uso
reclame
dalla
Compagnia
delle
Assicurazioni
,
per
fare
un
Barbellion
.
Occorrerebbe
,
grande
coraggio
,
rinunciare
all
'
articolo
,
al
saggio
,
al
racconto
,
all
'
opera
di
largo
respiro
-
quasi
per
sempre
.
Bisognerebbe
non
sentirsi
pìù
scrittori
,
e
guardare
fuori
di
sé
con
occhi
timidi
,
di
nuovo
,
les
yeux
des
dix
huit
ans
.
Maria
Bashkirtseff
scriveva
,
mi
pare
,
per
non
perdere
il
ricordo
della
gioventù
.
E
scriveva
la
sua
vita
.
A
noi
sarà
impossibile
.
Il
carissimo
Falqui
ci
fece
gustare
una
volta
il
miele
della
notorietà
.
Come
allontanare
questa
dolce
coppa
dalle
labbra
?
Siamo
ormai
"
giovani
scrittori
"
.
Nuovo
marmo
aspetta
,
inesauribile
,
le
nostre
parole
;
e
trema
la
nostra
carne
di
vanità
.
Ma
se
rinunciamo
,
costi
quel
che
costi
,
al
diario
intimo
,
mentre
scriveremo
,
chissà
,
la
vita
degli
altri
,
un
giornale
di
bordo
o
uno
zibaldone
,
un
diario
di
spicciolo
egotismo
,
renderebbe
utili
sempre
,
perdute
mai
,
le
nostre
giornate
.
Dico
che
sarebbe
la
nostra
umana
salvezza
,
di
questa
nostra
gioventù
letteraria
che
non
muove
più
verbo
senza
dell
'
elmo
di
Scipio
essersi
cinta
la
testa
.
-
Viviamo
in
aure
di
varietà
,
un
giorno
per
un
verso
che
torna
alla
memoria
,
un
giorno
per
un
'
emozione
primaverile
,
un
giorno
per
un
problema
sorto
improvviso
,
intorno
al
tale
o
talaltro
nome
d
'
autore
,
col
"
diavoletto
birichino
"
della
critica
in
corpo
....
Crescendo
ad
intermittenze
,
di
martedì
,
di
venerdì
o
di
domenica
,
fatta
di
ghiribizzi
e
fantasie
,
ogni
tanto
,
ogni
quando
Dio
lo
sa
,
una
colonna
di
egotismo
ci
aiuterebbe
a
capire
che
cosa
un
personaggio
pretende
da
noi
.
Avremmo
ripulito
intanto
il
cervello
,
con
un
colpo
solo
di
timone
,
di
dodici
argomenti
d
'
articoli
che
ci
turbavano
i
sonni
e
non
trovavano
il
modo
di
farsi
carta
scritta
.
Pulizia
quotidiana
.
StampaPeriodica ,
Una
libecciata
aveva
messo
fine
alla
stagione
dei
bagni
e
poche
famiglie
erano
rimaste
,
oltre
quella
di
Fausto
.
Uno
dei
primi
pomeriggi
di
settembre
lui
,
la
cugina
,
uno
stuolo
di
altre
ragazze
e
un
giovanotto
che
si
chiamava
Carlo
,
fecero
una
passeggiata
nel
retroterra
.
Uscirono
in
una
campagna
uniforme
.
In
fondo
i
monti
degradavano
lentamente
.
Gli
olivi
ricorrevano
sui
declivi
più
dolci
e
altrove
,
più
fitto
,
si
stendeva
il
bosco
.
Fausto
aveva
ceduto
la
bicicletta
a
una
ragazza
.
Carlo
gli
strizzò
l
'
occhio
.
-
Come
va
la
biondina
?
-
domandò
.
-
Quale
biondina
?
-
balbettò
Fausto
.
-
Quale
?
-
ma
aveva
subito
intuito
che
alludeva
a
Bianca
.
-
È
partita
da
quindici
giorni
-
ammise
poi
.
-
Oh
!
-
esclamò
il
giovanotto
.
-
Ha
cambiato
quindicina
.
Fausto
lo
guardò
.
Non
vorrei
essere
io
a
insegnarti
certe
cose
-
fece
il
giovanotto
perplesso
.
Fausto
pensava
a
Bianca
.
Era
certo
una
ragazza
frivola
:
i
suoi
occhi
freddi
e
ironici
lo
avevano
sempre
canzonato
perché
era
ancora
un
fanciullo
.
Una
delle
ragazze
prese
da
parte
la
cugina
e
cominciò
a
parlare
sottovoce
.
Fausto
tese
gli
orecchi
:
parlava
di
paste
,
di
purga
e
di
Carlo
,
e
il
senso
era
sufficientemente
chiaro
.
La
strada
divenne
tortuosa
e
il
bosco
fece
la
sua
comparsa
.
Un
mulino
a
vento
girava
ininterrottamente
nella
pianura
.
Intanto
si
succedevano
gli
scherzi
sull
'
atteso
malore
del
giovanotto
.
-
Sono
cominciati
i
sintomi
?
-
domandò
una
ragazza
.
-
Non
tarderanno
-
rispose
un
'
altra
;
e
scoppiò
in
una
risata
.
-
Nessun
sintomo
rumoroso
?
-
insisté
la
prima
scoppiando
a
ridere
alla
sua
volta
.
Ma
la
purga
non
sembrava
fare
effetto
.
A
questo
punto
Fausto
cominciò
a
star
male
,
come
se
la
purga
l
'
avessero
data
a
lui
.
Dopo
un
lungo
esitare
,
montò
in
bicicletta
e
partì
via
.
Quando
fu
ben
sicuro
d
'
essere
a
una
distanza
sufficiente
,
entrò
nella
macchia
.
Tornando
li
trovò
che
s
'
erano
fermati
in
un
prato
,
e
sedette
vicino
a
una
ragazza
chiamata
Clara
.
Fallito
lo
scherzo
,
volevano
vendicarsi
di
Carlo
ad
ogni
costo
:
una
bimba
gli
si
accovacciava
dietro
,
e
una
delle
ragazze
tentava
di
farlo
ruzzolare
con
uno
spintone
.
Ma
non
riuscirono
nemmeno
a
questo.173
CARLO
CASSOLA
Clara
sfogliava
indolentemente
una
margherita
.
-
A
chi
pensa
?
-
le
domandò
Fausto
.
Clara
scosse
la
testa
.
-
Pure
si
fa
quel
gioco
pensando
a
qualcuno
-
disse
ancora
Fausto
.
-
Io
lo
faccio
per
passare
il
tempo
-
rispose
Clara
.
Fausto
cercò
invano
di
aggiungere
qualcosa
.
Clara
sembrava
assente
;
ma
di
tanto
in
tanto
prendeva
parte
alla
conversazione
generale
.
In
quei
momenti
Fausto
se
la
sentiva
sfuggire
;
sentiva
ancora
il
distacco
tra
i
grandi
e
lui
.
Ella
cantava
sottovoce
"
Tommy
"
.
-
È
dell
'
anno
passato
-
disse
improvvisamente
Fausto
.
-
Anche
quelle
del
"
Cavallino
bianco
"
sono
dell
'
anno
passato
.
Clara
lo
guardò
curiosamente
.
-
Quali
ha
detto
?
-
domandò
.
-
Mi
pare
un
sogno
un
'
illusione
-
rispose
Fausto
confondendosi
.
Voleva
parlare
di
quel
tempo
ma
non
ne
ebbe
il
coraggio
.
Clara
lo
fissava
,
poi
distolse
lo
sguardo
con
una
risatina
.
Gli
altri
la
distrassero
e
Fausto
tacque
.
La
vicinanza
della
ragazza
gli
aveva
irrigidito
la
persona
e
la
mente
;
ma
poi
si
dimenticò
di
lei
e
fece
ritorno
all
'
isolamento
abituale
.
Tutto
il
prato
era
in
ombra
.
Le
margherite
spiccavano
nel
verde
cupo
dell
'
erba
;
il
sole
era
impresso
sulle
fronde
più
alte
del
bosco
,
e
sul
disuguale
orizzonte
.
Fausto
restò
a
guardare
lontano
.
In
quella
dolce
luce
familiare
i
crinali
rivolti
al
cielo
erano
sparsi
d
'
immobili
paesi
.
E
la
conversazione
dei
grandi
,
staccandosi
dal
verde
silenzio
,
lo
feriva
:
acute
ferite
di
gioia
:
parole
,
risa
,
piccoli
gridi
lontani
.
Poi
i
grandi
decisero
di
proseguire
e
si
levarono
in
piedi
.
-
Non
ho
voglia
di
continuare
-
disse
Clara
.
Fausto
che
stava
per
alzarsi
si
fermò
.
-
Oh
,
vada
pure
con
gli
altri
-
fece
la
ragazza
che
aveva
notato
l
'
atto
.
Fausto
biascicò
che
non
gliene
importava
.
-
Resto
col
mio
cavaliere
-
disse
forte
Clara
.
La
compagnia
scomparve
alla
voltata
,
e
Fausto
si
trovò
solo
con
la
ragazza
.
Dapprima
ebbe
timore
di
non
avere
argomenti
,
ma
la
conversazione
si
avviò
da
sé
.
-
Ha
qualche
libro
da
prestarmi
?
-
domandò
Clara
.
Fausto
non
ne
aveva
.
-
Me
ne
consigli
qualcuno
,
allora
-
insisté
la
ragazza
.
-
I
Miserabili
e
David
Copperfield
-
rispose
Fausto
con
convinzione
.
-
Davvero
?
-
esclamò
lei
.
-
Oh
,
sono
due
libri
bellissimi
-
rispose
Fausto
.
La
ragazza
si
mise
a
ridere
.
Poi
gli
parlò
della
sua
vita
durante
l
'
anno
.
Andava
in
campagna
,
nelle
belle
giornate
.
Metteva
insieme
un
mazzo
di
fiori
o
di
verde
,
a
seconda
della
stagione
:
le
piacevano
tanto
le
felci
e
i
Non
ti
scordar
di
me
.
Quando
rimaneva
in
casa
,
curava
il
giardino
.
Disse
che
s
'
annoiava
molto
e
che
avrebbe
voluto
vivere
come
lui
in
una
grande
città
.
-
Che
belle
-
esclamò
indicando
un
ciuffo
di
canne
in
fondo
al
prato
.
-
Mi
piace
tanto
quando
il
vento
le
curva
.
Fausto
guardò
le
canne
,
ma
poi
le
sue
pupille
si
sollevarono
per
spaziare
lontano
,
verso
l
'
orizzonte
e
il
cielo
.
Come
poteva
Clara
annoiarsi
?
Come
poteva
aver
desiderio
di
luoghi
diversi
da
quelli
?
Il
suo
sguardo
tornò
ancora
verso
di
lei
:
aveva
un
vestito
molto
semplice
,
indicibilmente
grazioso
.
Poi
gli
altri
ricomparvero
e
passarono
oltre
,
portandosi
via
Clara
.
Allora
Fausto
si
distese
più
comodamente
.
La
sua
felicità
era
immensa
:
vicino
le
felci
e
i
mirtilli
erano
nell
'
ombra
,
ma
lontano
un
sole
rosato
,
quasi
rosso
,
illuminava
i
paesi
e
i
campi
.
Il
cielo
era
limpidissimo
.
Una
villa
serrata
dai
cipressi
appariva
in
una
distesa
di
olivi
.
Qual
'
era
la
causa
di
quella
commozione
?
Forse
la
scappata
nel
bosco
?
O
il
colloquio
con
Clara
?
Risali
in
macchina
e
si
lanciò
nell
'
inebriante
vento
della
discesa
.
Quasi
subito
udì
le
loro
voci
.
Dopo
che
li
ebbe
raggiunti
,
proseguì
a
piedi
.
Cantò
con
gli
altri
"
Quel
mazzolin
di
fiori
"
e
"
Sul
ponte
di
Bassano
"
:
e
come
gli
tremava
il
cuore
quando
spiegava
tutta
la
voce
nel
punto
:
"
Noi
ci
darem
la
mano
-
ed
un
bacin
d
'
amor
"
!
Rientrarono
in
paese
a
buio
.
Le
vie
erano
illuminate
e
animate
;
la
cugina
si
attardò
per
salutare
e
per
far
delle
compere
,
cosí
quando
ripresero
la
via
di
casa
era
molto
tardi
.
Lungo
la
strada
avevano
già
tutti
cenato
e
stavano
fuori
dell
'
uscio
a
godersi
la
mitezza
della
stagione
;
passando
davanti
alla
casa
,
vide
anche
Anna
in
mezzo
ai
suoi
.
Sentì
che
il
petto
non
reggeva
al
tumulto
del
sentimento
.
E
domani
sarebbe
tornato
per
l
'
ultima
volta
nei
luoghi
cari
al
suo
amore
.