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CRONACHE DELL''ORDINE NUOVO' ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
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L ' officina metallurgica Brevetti - Fiat - prima in Italia - ha costituito il Consiglio dei commissari di fabbrica . E ' la prima realizzazione concreta di una tesi sostenuta dall ' " Ordine Nuovo " ; l ' avvenimento , che ha colmato di entusiasmo e di fervore attivo gli animi di quei nostri compagni operai , appartiene quindi , un po ' , anche a noi . Rapidamente l ' esempio si moltiplicherà nelle officine torinesi : la massa operaia sente di aver iniziato l ' attuazione di una esperienza sindacale assolutamente nuova in Italia , di aver trovato la possibilità , coi suoi propri mezzi e i suoi propri fini di classe oppressa e sfruttata , di crearsi gli strumenti più idonei per determinare una perfetta coesione della classe lavoratrice , gli strumenti più idonei per realizzare , già fin d ' ora , l ' autogoverno della massa , di aver iniziato , come appunto disse un operaio della Brevetti , la marcia " nella " rivoluzione e non più verso la rivoluzione . La costituzione del Consiglio avvenne con una rapidità e una disciplina mirabili , sebbene si trattasse di una prima esperienza : prova di quanto i metodi proletari della delegazione di funzioni siano superiori in sé ai metodi parlamentari propri della borghesia . Le elezioni avvennero senza che si interrompesse il lavoro della produzione industriale , e anche per questo lato gli operai dimostrarono la superiorità dei loro sistemi sui sistemi borghesi : le lezioni borghesi sono una fiera di vanità , il trionfo della demagogia , della gazzarra , delle più basse passioni ; le elezioni d ' officina avvengono semplicemente come riflesso del lavoro , tra l ' immane ansare di tutto l ' apparato industriale di produzione , e gli operai , che non si staccano dall ' opera loro creatrice , conservano tutta la purezza del carattere , e il loro voto è anch ' esso una produzione , è anch ' esso un momento dell ' attività creatrice , perché riassumendo in pochi una funzione necessaria della vita sociale degli individui , determina un risparmio di energie , una concentrazione armonica e potente degli sforzi rivolti al fine di trionfare nella lotta di classe fino al raggiungimento dello scopo massimo : la liberazione del lavoro dalla schiavitù del capitale . Alla costituzione del Consiglio di fabbrica parteciparono tutti gli operai della Brevetti ( su circa 2000 operai si verificarono appena tre o quattro astensioni ) , organizzati e disorganizzati : i commissari risultarono tutti eletti fra gli organizzati ( eccetto uno che si è dimesso ) . Le elezioni avvennero per reparto , e , in ogni reparto , per lavorazione , in modo che ogni mestiere ha i suoi commissari capaci e competenti . Ricordiamo i loro nomi , i nomi dei primi deputati operai eletti direttamente dalla massa proletaria , coi suoi propri metodi , nel suo dominio specifico , il dominio del lavoro : REPARTO UTILENSERIA - Torneria : Pacotto ; Macchine : Baudino ; Aggiustatori : Micheletto ; Manutenzione : Aghemo . REPARTO TORNERIA - Griffa , Leone , Scicchetto , Norgia , Franco . REPARTO BRONZERIA - Torneria : Garello , Ghisio ; Frese : Fasce ; Trapani : Montano ; Torni assi : Bassi , De Prosperi , Canale . REPARTO PREPARAZIONE MONTAGGIO - Rettifiche : Orecchia ; Frese : Fracchia , Brusotto ; Trapani : Magnetti , Bodo ; taglio ruote : Tosatto . REPARTO CALDERAI - Regis , Graziano . REPARTO FONDERIA - Bertolone , Perone , Audino . LAVORAZIONI AGGIUNTE - Collaudo : Etipe ; Bolloneria : Baldo ; Sbavatori : Primo ; Alesatrici : Castagna ; Magazzino : Longhi .
RICORDI D'ARTE ( MILELLI D. , 1884 )
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E il Verga apparve , dal suo primo presentarsi con l ' Eva e con la storia di una Capinera , un ingegno originale e gagliardo . Il primo era un racconto scarso di belle qualità , esuberante d ' incoerenze e di contraddizioni , ma terribilmente bello d ' una bellezza piena di fascini e di malìe ; il secondo una storia gentile , malinconica , triste ; la storia d ' una Fanciulla , cui le fredde e malaugurate mura d ' un convento uccidevano il corpo giovine e bello , mentre le superstizioni e i pregiudizi le spegnevano l ' anima di vergine e di colomba : il primo scritto come tra le vampe d ' una febbre possente , sotto la tirannia d ' un flusso di sangue che allaga il cuore e turbina nel cervello , il secondo come dettato da un dolore intimo e segreto , come da un affetto intenso ma chiuso . E fu una meraviglia . Giovanni Verga si presentava al pubblico per due aspetti simpatici , ed il pubblico lo rimeritò di applausi schietti e sinceri . E venne la Nedda : un bozzetto di costumi scritto , a dir vero , con una fretta di stile straordinariamente nervoso ; un bozzetto in cui la vita siciliana e i caratteri e gli affetti roventi di quel popolo apparivano riprodotti con una efficacia indiscutibile . Giovanni Verga si era così indovinato . Ci era di sicuro in quel bozzetto un cozzo , anzi un arruffio d ' idee e di sentimenti strani e bizzarri ; ma , ad onta di questo , ei riusciva a pigliarvi tutta la mente e a commuovervi e a farvi balzare il cuore . Ei rovesciava su quelle pagine tutta la ricchezza di colori della sua tavolozza , mostrando di non avere alcun senso per questo di economia o di confine , cedendo il più delle volte alle dipinture dello strano di sotto alla ridda vertiginosa che le nuove idee facevano nel suo cervello . Il Verga è da natura disposto a lottare colle difficoltà , e le cerca e se ne compiace ; i moti meno impercettibili delle più intime fibre del cuore umano lo seducono , ed egli ci si ferma su cogli occhi e coll ' intelletto . Senza paure , senza dubbi , senza peritanze , egli colorisce e descrive tutto , dalle lagrime di Maria alle pazze allegrezze di Eva , dalla passione morbosa di Nata alla ingenuità campagnola di Nedda , e per tutto e per ciascuna cosa ha colori d ' una vivezza che alcuna volta fa male agli occhi , come una finestrata di luce improvvisa . E sentite questa che è appunto una pagina della Nedda : « Verso il mezzogiorno sedettero al rezzo per mangiare il loro pan nero e le loro cipolle bianche . Jano aveva anche del vino , del buon vino di Mascali , che regalava a Nedda senza risparmio ; e la povera ragazza , che non c ' era avvezza , si sentiva la lingua grossa e la testa assai pesante . Di tratto in tratto si guardavano e ridevano senza sapere perché . Se fossimo marito e moglie , si potrebbe tutti i giorni mangiare il pane e bere il vino insieme , disse Jano colla bocca piena : e Nedda chinò gli occhi , perché egli la guardava in un certo modo . Regnava il profondo silenzio del meriggio ; le più piccole foglie erano immobili ; le ombre erano rade ; ci era nell ' aria una calma , un tepore , un ronzìo d ' insetti che pesava voluttuosamente sulle palpebre . Ad un tratto , una corrente d ' aria fresca , che veniva dal mare , fece susurrare le cime più alte dei castagni . L ' annata sarà buona pel povero e pel ricco disse Jano e , se Dio vuole , alla mèsse un po ' di quattrini metterò da banda ... e se tu mi volessi bene ! ... e le porse il fiasco . No , non voglio più bere disse ella con le guance rosse . O perché ti fai rossa ? disse egli , ridendo . Non te lo voglio dire . Perché hai bevuto ? No . Perché mi vuoi bene ? Ella gli diede un pugno sull ' omero e si mise a ridere . Da lontano si udì il raglio d ' un asino che sentiva l ' erba fresca . » E , vedete , io ve lo aveva detto , eccolo qua tutto il Verga col suo fervido coraggio siciliano , che per la acuta voglia di non dar col muso in Arcadia , balza dal lato opposto in un altro difetto . E così sempre ed in tutto : così nell ' Eros , così nel Tigre reale , così nei Malavoglia , così nel Marito di Elena . Ed un altro , de ' caratteri dell ' ingegno del Verga , è questo : egli è un realista , ma non sempre sobrio , talune volte anzi o triviale o deforme ; egli insomma attenta ad ogni costo alla novità ; le lindure spalmate d ' olii e di pomate lo irritano , i rivoletti limacciosi d ' oro falso lo turbano e gli fanno rabbia , e , come Macbetto , potrebbe scrivere sul suo scudo : il bello è orribile , l ' orribile è bello . Cito a memoria le parole dell ' amico Molmenti . Ed ancora : difficilissima cosa trovare nei libri del Verga un ' idea che , serenamente calma , si faccia via tra il turbine delle strane fantasie e dei pensieri febbrili . Talune volte ti par quasi che egli si fermi a studiare per poscia ritrarre un carattere gentile ; ma non ci è dubbio , quella fermata dura poco , essa si stacca con un accento spiccato d ' interruzione dall ' assieme generale del lavoro del Verga che ha tutt ' altra indole e tutt ' altro carattere . Il Verga , in breve , educato alla scuola del Balzac , non lecca le piaghe , le brucia , non anatomizza soltanto , incide . E tutto questo , ch ' è il contenuto dell ' opera sua , piglia veste adatta nella posizione delle immagini , nella stranezza dei paragoni e nel giro di certi periodi , nel quale il concetto il più delle volte s ' annebbia senza alcuna grazia di luce . Tutt ' altra tempra d ' ingegno , tutto altro carattere , tutt ' altra lena di studi in Anton Giulio Barrili . Egli cominciò scrivendo le sue novelle , le quali per lungo tempo rimasero sconosciute fino a che un accorto editore , il Treves , indovinando il valore del novelliere ligure , non fe ' conoscere all ' Italia i belli e squisiti prodotti di lui . Tutto questo è toccato all ' editore , perché il novelliere , non vago troppo degli applausi del pubblico , continua anche oggi ad amare la sua arte con affetto insistente , caldo , profondo , ma estraneo affatto a certe concessioni che formano come il riparo allegro degli scrittorelli novellini ed inesperti . Il Barrili è notomista di passioni delicate e soavi ; egli è osservatore arguto di ogni finezza di sentimento ; e forse per questo piace meno di qualche altro , il quale , largheggiando co ' suoi lettori di stimolanti e di eccitanti , li prende e li affascina a forza di convulsioni inattese d ' ilarità nervose o di spaventi feroci . Il Barrili è ingegno sovranamente calmo ; la sua fantasia è nutrita di serenità ; egli sente gli affetti , ma nella loro piena limpidezza ; e ciò , vedete , non può garbare punto punto a coloro che nel romanzo cercano l ' intrigo e l ' inatteso o , per dir meglio , l ' effettaccio del teatro diurno . Il Barrili , in breve , professa l ' arte aristocratica e non cura gli applausi volgari della platea . I suoi racconti ei non solamente riempie di tutte le veneri adatte a farli piacevoli , ma sì ne studia le proporzioni , le tinte , i colori ; ne prevede gli effetti ; ne distribuisce con grande accortezza i congegni , e tutto ciò per far l ' arte che duri e non quella che si compiace del rumore effimero di una giornata e talune volte d ' un ' ora . Sempre nuovo , sempre inaspettato costui , ed oggi , veleggiando il mare incantevole delle patrie riviere , vi dipinge tutto quel paradiso di bellezza e vi ritrae tutta la energia dei marinai liguri nel Capitan Dodero ; domani vi rifarà Poe ed Hoffmann nella leggenda medievale del libro nero ; questa volta , in Val d ' Olivi creando un capolavoro di bellezza artistica , vi ritrae con squisita finezza di sentimento una passione alata , gentile , e , direi , voluttuosamente elegante ; quest ' altra , ritirandosi fra le cappe ed i tocchi degli incappucciati padri nostri del trecento , vi fa allegramente la storia dell ' arte navale di quel tempo nel Fra ' Gualberto : or vi pare che coi Rossi e i Neri voglia impigliarsi anch ' egli nella lotta delle parti politiche , ma già vi scappa , cacciandosi su su fino a Babilonia ad evocar Semiramide e le raggianti bellezze delle figlie dell ' Eufrate . Vario , insomma , costui , mutevole , instabile , irrequieto , ma adatto a tutto ; adatto a sviscerarvi una quistione archeologica come a fissarvi una data storica ; a colorire del più puro azzurro romantico una sua tela , come a deliziarvi del realismo più sobrio e più fine che immaginar si possa , e forse per tutto ciò rimanendo un artista nel vero senso della parola , un artista di quelli che veramente onorano un ' epoca ed un paese .
LA CONQUISTA DELLO STATO ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
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La concentrazione capitalistica , determinata dal modo di produzione , produce una corrispondente concentrazione di masse umane lavoratrici . In questo fatto bisogna cercare l ' origine di tutte le tesi rivoluzionarie del marxismo , bisogna cercare le condizioni del costume nuovo proletario , dell ' ordine nuovo comunista destinato a sostituire il costume borghese , il disordine capitalistico generato dalla libera concorrenza e dalla lotta di classe . Nella sfera dell ' attività generale capitalistica , anche il lavoratore opera sul piano della libera concorrenza , è un individuo - cittadino . Ma le condizioni di partenza della lotta non sono uguali per tutti , nello stesso tempo : l ' esistenza della proprietà privata pone la minoranza sociale in condizioni di privilegio , rende impari la lotta . Il lavoratore è continuamente esposto ai rischi più micidiali : la sua vita stessa elementare , la sua cultura , la vita e l ' avvenire della sua famiglia sono esposti ai contraccolpi bruschi delle variazioni del mercato del lavoro . Il lavoratore tenta allora di uscire dalla sfera della concorrenza e dell ' individualismo . Il principio associativo e solidaristico diventa essenziale della classe lavoratrice , muta la psicologia e i costumi degli operai e contadini . Sorgono istituti e organi nei quali questo principio si incarna ; sulla base di essi si inizia il processo di sviluppo storico che conduce al comunismo dei mezzi di produzione e di scambio . L ' associazionismo può e deve essere assunto come il fatto essenziale della rivoluzione proletaria . Dipendentemente da questa tendenza storica sono sorti nel periodo precedente all ' attuale ( che possiamo chiamare periodo della I e II Internazionale o periodo di reclutamento ) e si sono sviluppati i Partiti socialisti e i sindacati professionali . Lo sviluppo di queste istituzioni proletarie e di tutto il movimento proletario in genere non fu però autonomo , non ubbidiva a leggi proprie immanenti nella vita e nella esperienza storica della classe lavoratrice sfruttata . Le leggi della storia erano dettate dalla classe proprietaria organizzata nello Stato . Lo Stato è sempre stato il protagonista della storia , perché nei suoi organi si accentra la potenza della classe proprietaria , nello Stato la classe proprietaria si disciplina e si compone in unità , sopra i dissidi e i cozzi della concorrenza , per mantenere intatta la condizione di privilegio nella fase suprema della concorrenza stessa : la lotta di classe per il potere , per la preminenza nella direzione e nel disciplinamento della società . In questo periodo il movimento proletario fu solo una funzione della libera concorrenza capitalistica . Le istituzioni proletarie dovettero assumere una forma non per legge interna , ma per legge esterna , sotto la pressione formidabile di avvenimenti e di coercizioni dipendenti dalla concorrenza capitalistica . Da ciò hanno tratto origine gli intimi conflitti , le deviazioni , i tentennamenti , i compromessi che caratterizzano tutto il periodo di vita del movimento proletario precedente all ' attuale , e che hanno culminato nella bancarotta della II Internazionale . Alcune correnti del movimento socialista e proletario avevano posto esplicitamente come fatto essenziale della rivoluzione l ' organizzazione operaia di mestiere , e su questa base fondavano la loro propaganda e la loro azione . Il movimento sindacalista parve , per un momento , essere il vero interprete del marxismo , vero interprete della verità . L ' errore del sindacalismo consiste in ciò : nell ' assumere come fatto permanente , come forma perenne dell ' associazionismo , il sindacato professionale nella forma e con le funzioni attuali , che sono imposte e non proposte , e quindi non possono avere una linea costante e prevedibile di sviluppo . Il sindacalismo , che si presentò come iniziatore di una tradizione liberista " spontaneista " , è stato in verità uno dei tanti camuffamenti dello spirito giacobino e astratto . Da ciò gli errori della corrente sindacalista , che non riuscì a sostituire il Partito socialista nel compito di educare alla rivoluzione la classe lavoratrice . Gli operai e i contadini sentivano che , per tutto il periodo in cui la classe proletaria e lo Stato democratico - parlamentare dettano le leggi della storia , ogni tentativo d ' evasione dalla sfera di queste leggi è inane e ridicolo . E ' certo che nella configurazione generale assunta dalla società colla produzione industriale , ogni uomo può attivamente partecipare alla vita e modificare l ' ambiente solo in quanto opera come individuo cittadino , membro dello Stato democratico - parlamentare . L ' esperienza liberale non è vana e non può essere superata se non dopo averla fatta . L ' apoliticismo degli apolitici fu solo una degenerazione della politica : negare e combattere lo Stato è fatto politico tanto quanto inserirsi nell ' attività generale storica che si unifica nel Parlamento e nei comuni , istituzioni popolari dello Stato . Varia la qualità del fatto politico : i sindacalisti lavorano fuori dalla realtà , e quindi la loro politica era fondamentalmente errata ; i socialisti parlamentaristi lavoravano nell ' intimo delle cose , potevano sbagliare ( commisero anzi molti e pesanti sbagli ) ma non errarono nel senso della loro azione e perciò trionfarono nella " concorrenza " ; le grandi masse , quelle che con il loro intervento modificano obiettivamente i rapporti sociali , si organizzarono intorno al Partito socialista . Nonostante tutti gli sbagli e le manchevolezze , il Partito riuscì , in ultima analisi , nella sua missione : far diventare qualcosa il proletariato che prima era nulla , dargli una consapevolezza , dare al movimento di liberazione un senso diritto e vitale che corrispondeva , nelle linee generali , al processo di sviluppo storico della società umana . Lo sbaglio più grave del movimento socialista è stato di natura simile a quello dei sindacalisti . Partecipando all ' attività generale della società umana nello Stato , i socialisti dimenticarono che la loro posizione doveva mantenersi essenzialmente di critica , di antitesi . Si lasciarono assorbire dalla realtà , non la dominarono . I comunisti marxisti devono caratterizzarsi per una psicologia che possiamo chiamare " maieutica " ( metodo di interrogare l ' interlocutore per aiutarlo a mettere in luce il suo pensiero ) . La loro azione non è di abbandono al corso degli avvenimenti determinati dalle leggi della concorrenza borghese , ma di aspettazione critica . La storia è un continuo farsi , è quindi essenzialmente imprevedibile . Ma ciò non significa che " tutto " sia imprevedibile nel farsi della storia , che cioè la storia sia dominio dell ' arbitrio e del capriccio irresponsabile . La storia è insieme libertà e necessità . Le istituzioni , nel cui sviluppo e nella cui attività la storia si incarna , sono sorte e si mantengono perché hanno un compito e una missione da realizzare . Sono sorte e si sono sviluppate determinate condizioni obiettive di produzione dei beni materiali e di consapevolezza spirituale degli uomini . Se queste condizioni obiettive , che per la loro natura meccanica sono commensurabili quasi matematicamente , mutano , muta anche la somma di rapporti che regolano e informano la società umana , muta il grado di consapevolezza degli uomini ; la configurazione sociale si trasforma , le istituzioni tradizionali si immiseriscono , sono adeguate al loro compito , diventano ingombranti e micidiali . Se nel farsi della storia l ' intelligenza fosse incapace a togliere un ritmo , a stabilire un processo , la vita della civiltà sarebbe impossibile : il genio politico si riconosce appunto da questa capacità di impadronirsi del maggior numero possibile di termini concreti necessari e sufficienti per fissare un processo di sviluppo e della capacità quindi di anticipare il futuro prossimo e remoto e sulla linea di questa intuizione impostare l ' attività di uno Stato , arrischiare la fortuna di un popolo . In questo senso Carlo Marx è stato di gran lunga il più grande dei geni politici contemporanei . I socialisti hanno , supinamente spesso , accertato la realtà storica prodotto dell ' iniziativa capitalistica ; sono caduti nell ' errore di psicologia degli economisti liberali : credere alla perpetuità delle istituzioni dello Stato democratico , alla loro fondamentale perfezione . Secondo loro la forma delle istituzioni democratiche può essere corretta , qua e là ritoccata , ma deve essere rispettata fondamentalmente . Un esempio di questa psicologia angustamente vanitosa è data dal giudizio minossico di Filippo Turati , secondo il quale il parlamento sta al Soviet come la città all ' orda barbarica . Da questa errata concezione del divenire storico , dalla pratica annosa del compromesso e da una tattica " cretinamente " parlamentarista , nasce la formula odierna sulla " conquista dello Stato " . Noi siamo persuasi , dopo le esperienze rivoluzionarie della Russia , dell ' Ungheria e della Germania , che lo Stato socialista non può incarnarsi nelle istituzioni dello Stato capitalista , ma è una creazione fondamentalmente nuova per rispetto ad esse , se non per rispetto alla storia del proletariato . Le istituzioni dello Stato capitalista sono organizzate ai fini della libera concorrenza : non basta mutare il personale per indirizzare in un altro senso la loro attività . Lo Stato socialista non è ancora il comunismo , cioè l ' instauramento di una pratica e di un costume economico solidaristico , ma è lo Stato di transizione che ha il compito di sopprimere la concorrenza con la soppressione della proprietà privata , delle classi , delle economie nazionali : questo compito non può essere attuato dalla democrazia parlamentare . La formula " conquista dello Stato " deve essere intesa in questo senso : creazione di un nuovo tipo di Stato , generato dalla esperienza associativa della classe proletaria , e sostituzione di esso allo Stato democratico - parlamentare . E qui ritorniamo al punto di partenza . Abbiamo detto che le istituzioni del movimento socialista e proletario del periodo precedente all ' attuale , non si sono sviluppate autonomamente , ma come risultato della configurazione generale della società umana dominata dalle leggi sovrane del capitalismo . La guerra ha capovolto la situazione strategica della lotta di classe . I capitalisti hanno perduto la preminenza ; la loro libertà è limitata ; il loro potere è annullato . La concentrazione capitalistica è arrivata al massimo sviluppo consentitole , realizzando il monopolio mondiale della produzione e degli scambi . La corrispondente concentrazione delle masse lavoratrici ha dato una potenza inaudita alla classe proletaria rivoluzionaria . Le istituzioni tradizionali del movimento sono diventate incapaci a contenere tanto rigoglio di vita rivoluzionaria . La loro stessa forma è inadeguata al disciplinamento delle forze inseritesi nel processo storico consapevole . Esse non sono morte . Nate come funzione della libera concorrenza , devono continuare a sussistere fino alla soppressione di ogni residuo di concorrenza , fino alla completa espressione delle classi e dei partiti , fino alla fusione delle dittature proletarie nazionali nell ' Internazionale comunista . Ma accanto ad esse devono sorgere e svilupparsi istituzioni di tipo nuovo , di tipo statale , che appunto sostituiranno le istituzioni private e pubbliche dello Stato democratico parlamentare . Istituzioni che sostituiscano la persona del capitalista nelle funzioni amministrative e nel potere industriale , e realizzino l ' autonomia del produttore nella fabbrica ; istituzioni capaci di assumere il potere direttivo di tutte le funzioni inerenti al complesso sistema di rapporti di produzione e di scambio che legano i reparti di una fabbrica tra di loro , costituendo l ' unità economica elementare , che legano le varie attività dell ' industria agricola , che per piani orizzontali e verticali devono costituire l ' armonioso edifizio della economia nazionale ed internazionale , liberato dalla tirannia ingombrante e parassitaria dei privati proprietari . Ma la spinta e l ' entusiasmo rivoluzionario sono stati più fervidi nel proletariato dell ' Europa occidentale . Ma ci pare che alla coscienza lucida ed esatta del fine non si accompagni una coscienza altrettanto lucida ed esatta dei mezzi idonei , nel momento attuale , al raggiungimento del fine stesso . Si è ormai radicata la convinzione nelle masse che lo Stato proletario è incarnato in un sistema di Consigli di operai , contadini e soldati . Non si è ancora formata una concezione tattica che assicuri obiettivamente la creazione di questo Stato . E ' necessario perciò creare fin d ' ora una rete di istituzioni proletarie , radicate nella coscienza delle grandi masse , sicura della disciplina e della fedeltà permanente delle grandi masse , nelle quali la classe degli operai e dei contadini , nella sua totalità , assuma una forma ricca di dinamismo e di possibilità di sviluppo . E ' certo che se oggi , nelle condizioni attuali di organizzazione proletaria , un movimento di masse si verificasse con carattere rivoluzionario , i risultati si consoliderebbero in una pura correzione formale dello Stato democratico , si risolverebbero in un aumento di potere della Camera dei deputati ( attraverso una assemblea costituente ) e nella assunzione al potere dei socialisti pasticcioni anticomunisti . L ' esperienza germanica e austriaca deve insegnare qualcosa . Le forze dello Stato democratico e della classe capitalistica sono ancora immense : non bisogna dissimularsi che il capitalismo si regge specialmente per l ' opera dei suoi sicofanti e dei suoi lacchè , e la semenza di tale genia non è certo sparita . La creazione dello Stato proletario non è , insomma , un atto taumaturgico : è anch ' essa un farsi , è un processo di sviluppo . Presuppone un lavoro preparatorio di sistemazione e di propaganda . Bisogna dare maggiori poteri alle istituzioni proletarie di fabbrica già esistenti , farne sorgere di simili nei villaggi , ottenere che gli uomini che le compongono siano dei comunisti consapevoli della missione rivoluzionaria che l ' istituzione deve assolvere . Altrimenti tutto il nostro entusiasmo , tutta la fede delle masse lavoratrici non riuscirà ad impedire che la rivoluzione si componga miseramente in un nuovo Parlamento di imbroglioni , di fatui e di irresponsabili , e che nuovi e più spaventosi sacrifizi siano resi necessari per l ' avvento dello Stato dei proletari .
LE STREGHE DI MILANO ( GIARELLI F. , 1885 )
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È l ' ultima novità che giunge dalla capitale lombarda . La penultima è il sequestro , ordinato dal Procuratore generale Municchi , d ' un giornale in cui era un articolo sui pozzi del petrolio naturale . Questo liquido minerale non ha più l ' ingresso libero nello storico palagio Clerici , dove il pubblico ministero ha stabilita la sua sede . Ciò susciterà le proteste dell ' ufficio minerario sedente in quella città . Ma non per questo il vocabolo sarà riabilitato . Aggiungasi quel po ' po ' di comunardismo che ha fatto inventare le petroliere del 1871 . Io scommetto che l ' illustre Municchi creda alle pétroleuses come ad un articolo di fede . Da ciò è agevole comprendere come di petrolio non si può parlare . E già molto se è permesso adoperarlo per accender la lucerna : ma se il prefato Procuratore . sostiene , o meriterebbe sostenere , che le vergini prudenti d ' una volta accendevano e tenevano benissimo accese le loro lampade per mezzo dell ' olio comune , e che , come allora facevasi , anche adesso far benissimo si potrebbe ... Quanto a me , ne dubito , poiché , se sono in gran parte passate di moda le vergini , sono state assolutamente abolite le lampade : comprese quelle portatili Edison , che non riescono ancora a conseguire il loro scopo ... Ma via ! Io non son mica pagato per fare nella Bizantina le parti del Portiano Lampedario . Non ci mancherebbe altro ! sono invece sulle mosse di parlarvi delle streghe milanesi . E un argomento coi fiocchi , e la sua attualità è ardente . Ficcatevelo bene in testa : il questore Sant ' Agostino ha giurato sui quattordicimila filetti argentei del berretto di Domenico Cappa maggiore delle guardie di pubblica sicurezza che , se gli dànno appena appena il tempo necessario , d ' ora innanzi la magia onnicolore , che a Milano , nel popolino , ha ancora un culto , sarà schiacciata e dispersa per sempre . Si ignora se l ' arcivescovo Calabiana fortificherà Sant ' Agostino dal lato della liturgia , dandogli per compagni tre o quattro esercizzatori del Duomo . Ma fra Arcivescovo e sant ' ... Agostino , andranno facilmente d ' accordo . E se le cose continuano di quest ' ambio , fra quattro o cinque anni , nella Vetra dei cittadini , vedremo rialzarsi i roghi per ardere le maliarde . Quel giorno , il duca Tommaso Scotti e il conte Barbiano di Belgiojoso morranno di consolazione : e l ' avvocato Brasca pronuncierà il loro elogio funebre , rammentando indubbiamente Don Carlos e il suo Toson de oro ... Poiché in fin delle fini una ragione bisogna farsela . La questura ha ragione : il diavolo ha troppe sacerdotesse nella sua buona città di Milano . Esse varcano a dozzine i secoli e si mantengono attraverso le età fresche e giovani come le sorelle della fata Alcina . Ciò dipende dal fatto , che Milano fu sempre la città più stregata d ' Italia . Milano ha una tradizione di maliarderia che risale fino al di sopra del Mille . Lo diceva un cimelio del museo Cavaleri , cui il Comune sdegnò comprare , e lo comprò invece Enrico Cernuschi , il quale lo fece trasportare a Parigi ... Fin sopra al Mille . Qui le maghe sottoponevansi ai satanici caproni nei boschi impenetrabili dell ' odierna Quadronno , dove un foltissimo bosco prestava le sue ombre al sabba romantico dopo averle prestate al sabba classico degli oracoli antichi . Qui appartiene ancora al pubblico la tradizione di Guglielmina la Boema , la celebre maliarda , riuscita a morire in odore di santità ; poi dopo sepolta esumata , giudicata , condannata alle fiamme ed arsa come convinta d ' eresia e di stregonesimo . Qui , a credere a quanto ne raccontano i cronisti luterani del secolo XVI e XVII , fra Carlo e Federico Borromeo , non lasciarono senza arrosto lo spiedo dell ' Inquisizione , e un po ' dappertutto , streghe giovani e vecchie ma specialmente vecchie vennero abbrustolite perché non volevano confessare « il modo speciale secondo cui lo spirito avverso et inimico di Dio le haveva possedute » . Qui , al tempo degli Spagnoli erano gremiti di maliarde , dicenti la buona ventura , i pressi di San Giovanni in Conca : sicché l ' eccellentissimo governatore Albuquerque , vi aveva fatta costruire una prigione , dove il Bargello le ficcava dentro , appena arrestatele in quei paraggi . Qui i conti di Daun e di Firmian ebbero il fegato di pubblicare nel secolo scorso degli editti contro le donne « le quali con la polvere bianca tiravano agli honesti il malocchio et la striatura » . Qui i Giacobini sudarono la camicia ... che non avevano , per demolire tutte le fiabe del sovranaturale , onde erano saturi gli avoli nostri . Qui , per dir tutto , eccoti la fede nelle streghe , che riprende il popolino : ed oggi , dopo il 21 , il 31 , il 48 , i1 59 , il 66 , i1 70 e il resto le streghe sovrabbondano a Milano , che è una bellezza : e se ci fosse qualche curioso il quale andasse un po ' più giù della prima pelle vedrebbe le viscere di quest ' alma metropoli formicolare delle mille ed una specie di streghe , ammodernate e salite all ' altezza dei tempi . Voi sapete : anche i negromanti non possono sottrarsi alle correnti dell ' età nuova . Solo che oggi hanno mutato nome . Ma questo è un incidente che non cambia la più piccola delle loro mansioni . Prima si chiamavano streghe . Oggi la scienza avendo fatta della strada rispondono al nome pietosamente ipnotico di « sonnambule » . Tutte « sonnambule » , dalla prima all ' ultima : e sono non meno di una cinquantina , e vi garantisco , che , non solo non sono sonnambule , perché dormono la loro brava notte come tanti ghiri , ma che altresì , essendo tutte orribilmente brutte non esiste fra esse e satanasso verun patto . Coll ' andar degli anni , Belzebù si è fatto difficile : le vecchie gli fanno orrore , ed ecco il perché egli tenta sempre di trarre in perdizione qualche giovine donnina , qualche vezzosa ragazza . S ' io fossi un distributore o un casellista paziente , potrei con estrema facilità sottoporvi un quadro statistico nel quale dividerei , classe per classe , le « sonnambule » milanesi . Vi parlerei delle donne che fanno il giuoco delle carte in quei sudici ed oscuri ripiani di Milano vecchia , in via Madonnina o in via San Carpoforo . Vi parlerei di quelle che fanno il giuoco del cappello e quello del pelo , entrambi ribelli ad ogni descrizione . Vi parlerei di quelle che sono la truce e sanguinosa provvidenza delle ragazze popolane e borghesi , le quali , dalle prime nausee e dai primi doloretti , comprendono di diventar mamme , prima di diventar mogli . Vi parlerei delle autentiche donne dell ' ovo , le pitonesse massime di questi tripodi clandestini , in uggia alla questura , ma potenti , riconosciuti ed interrogati dalla più gentile e più illuminata clientela di Milano ... Ma ringraziate il cielo che la stoffa della distintività non l ' ho , e , non avendola , vi è quindi risparmiato un grave supplizio . Piuttosto vi narrerò la mia grande visita ad una di queste streghe contemporanee : proprio a quella per la quale poco mancò che in un celeberrimo processo per supposizione d ' infanticidio , intervenisse il soprannaturale . Taccio il nome , perché mi ripugna danneggiare gli altri . Del resto , non aggiungo , non tolgo sillaba . Abita in Porta Garibaldi . Lei dice ancora Porta Comasina . Ce n ' è voluto per poter avere l ' accesso ! Ho dovuto dire quattro bugie filate . Ma ne scrivo anche tante ! Le porremo tutte insieme . Continuo . Vado su per una scala stretta e buia . Mi fermo al terzo . Nell ' uscio c ' è una guardiola di ottone e di cristallo . Busso . L ' uscio s ' apre per un palmo . Non oltre . Non lo permette la catenella frenatrice . Mi spiace , ma non posso dispensarmi dal riprodurre il dialogo in milanese , se no , perde tutto il suo odore di verità . Chi el cerca , in grazia ? La sura P ... E lu chi l 'è...? Mi sont mandaa in de lee dal sur Giovann . El gh ' à la majstaa ? Una mano fina e bianca esce dal vano dell ' uscio socchiuso . Ed io le tendo una mezza imaginetta della Madonna di Caravaggio . Me l ' aveva data come segno di riconoscimento , quel « signor Giovanni » che appunto mi aveva procurato l ' approccio alla strega . Due secondi d ' attesa . La catenella è tolta : l ' uscio è aperto : son dentro . Mi si rinchiude alle spalle . Via ! Lucifero è di buon gusto . La grassa sibilla , che mi sta innanzi , non dimostra i suoi cinquant ' anni . Conosco i vecchi impiegati celibi e maritati i quali farebbero ancora pazzie per una donna così ben conservata , anche senza il processo Cirio . Essa mi conduce in un secondo stambugio . Né corvi , né civette , né gatti . Sul tavolo due lucerne accese . In mezzo un gran bicchiere di acqua ... Lì presso un mazzo di tarocchi . Riprende il dialogo . Roba de amor neh ? Sì ! El voeur el gioeug piccol o el grand ? Semper el grand ! Ghe vorarà trij oeuv ! E poeu ? Se paga subet . Per lú , mandaa dal sur Giovann , ghe faroo on scunt ... Cià do liral ... El g ' ha on cavel de la soa morosa ? ... Va ben . Comenci el gioeug ! Prende il capello ( un biondo capello della mia bimba di sett ' anni ) e lo stende sopra un Secolo piegato sotto il bicchiere . Poi prende le carte . Estrae il Matto di tarocco , pone su il capello , e ne immerge un capo nell ' acqua ; poscia , abbandonandovelo , sciama : El va no giò ... L ' è segn che la ghe voeur ben , ma gh ' è on impediment . Sfoglia le carte . Il Tredici cade a destra del bicchiere . E lei borbotta : Adess capissi tutt coss ... L ' è maridada ! Lu el se pareggia di gran dispiasè ... Io scoppiavo internamente dall ' ilarità . La strega rompe tre uova : ne raccoglie i tre albumi in un tazzino e li precipita , benedicendoli , nell ' acqua del bicchiere . Alza il bicchiere all ' altezza delle due lucerne : El ved ? Guardo e non vedo altro che un grumo gelatinoso dell ' albume , che va in fondo al bicchiere . E la strega : L ' è fortunaa . Quella pontinna l ' è el mari de lee ch ' el va al Foppon ... I bollin vesin al véder voeren dí che lu e lee faran spòs , e se voraran tanto ben . Non ne potevo più . L ' ilarità mi asfissiava . Ringraziava e stava per uscirmene . Mi chiese « la mia buona grazia » . Si contentò d ' una lira perché « era io » ; ma mi assicurò che la signora Marchesa C ... non le dà mai meno di venti lire di mancia . Ma qui , chiesi , viene anche la Marchesa C ... ? Altreché ! Chi inscí ghe vegnen i primm damm de Milan ! Era è vangelo . Non solo le popolane che fanno sigari , ma anche non poche frequentatrici del second ' ordine dei palchi alla Scala salirono , salgono e saliranno quella scaletta buia e ripida . L ' amore , la gelosia , il sensualismo agiscono con troppa violenza sull ' apparato nervoso ed isterico di una bella creatura , perché essa possa sottrarsi alla onnipotenza del soprannaturale . Io non ho detto , e non posso dire , tutto quanto udii dalla mia strega a proposito delle stelle e delle orizzontali arrampicatisi fino a lei per acquietare l ' urlo dei sensi affamati , o i movimenti purissimi del cuore . Ma ho udite delle cose strane ho capito che « il filtro d ' amore » lo semplificano oggi le interessate , come lo semplificavano ai tempi dei tempi le Giulie e le Faustine , sulle cime dell ' Esquilino , negli antri della maga Licisca . Qualche cosa di orribile allora , come adesso . Il che prova come il mondo , la donna , i suoi accessi , i suoi eccessi e le sue impurità furono identici sempre ... Oggi il quarto d ' ora è , in Milano , della razzia delle streghe . Sarà al solito un fuoco di paglia . Le streghe terranno duro e la spunteranno orgogliose della loro superba clientela di signore le quali , la mattina , vanno a visitarle e poi , a pranzo , dànno ad intendere ai loro parenti venuti a trovarle dalla provincia che Milano è sempre la capitale morale .
LA RIFORMA DEL SENATO IN ITALIA ( PALMA LUIGI , 1882 )
StampaPeriodica ,
I . Deve il nostro Senato riformarsi , e in qual modo ? La questione non è del tutto nuova . Dacché , si può dire , re Carlo Alberto emanò lo Statuto , e si trattò di estenderlo alle nuove provincie del Lombardo Veneto e degli antichi Ducati , si vide la convenienza di fare il Senato , non più di nomina regia , ma in qualche guisa elettivo : e se la fortuna delle armi ci avesse arriso nel 1818 , senza dubbio sarebbe stato riformato in questo senso . Si possono ricordare , ed io lo farò più innanzi , i ragionamenti del conte di Cavour in proposito . Le sventure della nazione avendo allora reso impossibile il regno della Alta Italia , e quindi la revisione della Costituzione , anzi avendo reso indispensabile il raccoglimento per usare e fecondare le libertà che si avevano , la questione fu messa a tacere . Dal 1859 al 1876 l ' Italia doveva esser troppo preoccupata dall ' ardua impresa di elevare l ’ edifizio nazionale . I partiti dovevano avere in cima dei loro pensieri , prima la liberazione di Milano , di Venezia , di Roma , l ’ acquisto ed il consolidamento della indipendenza e dell ' unità della patria , poi il pareggio finanziario , per poter porre , come suoi dirsi , all ' ordine del giorno la revisione delle leggi costitutive dei nostri organi legislativi . Solo gli studiosi potevano allora prevedere che la questione non avrebbe potuto mancare di risorgere , e quindi porne chiaramente i termini e tentarne la soluzione . Ma dacché , liberata Roma , trasferita qui la capitale , e fatta accettare la grande mutazione dalle nazioni più retrive ed ostili , pareggiato in qualche modo il bilancio , la vecchia Destra , come chi abbia compito la sua giornata , dové consegnare il potere alla parte che s ' intitolò progressista ; era inevitabile che la nazione , o una parte notevole di essa e la più potente , non si accontentasse di voler votata l ' abolizione del macinato e del corso forzoso , ma volesse riformare i suoi ordini politici . Quindi il 1° aprile 1878 , discorrendo della democrazia in Europa in questa stessa rivista , io scriveva : « Anche noi cominciamo a sentire il gonfiarsi delle onde , i venti democratici han cominciato a spirare nella nostra società , ad agitarla , a smuoverla , se non a turbarla ; e la nave del nostro ordinamento politico e sociale ne sarà senza dubbio combattuta . Chi se ne affligge , chi se ne impaura , chi se ne rallegra . Certo , sieno qualunque le paure , gli odii , i pericoli , sarebbe veramente puerile il credere che la nostra società non abbia a sostenere i contrasti e gl ' influssi di una forza simile , che ha agitato tutte le passate società politiche e che agita tutte le moderne . Il vecchio demos , così attivo ed irrequieto sempre e dovunque , non se ne starà mogio ed inerte in Italia . » Quindi le successive proposte di riforma elettorale , riuscite , non ostante tutte le opposizioni ed apprensioni , all ' incognita di un suffragio universale di quelli che hanno la minima coltura della seconda elementare , ossia in realtà del semplice leggere e scrivere . Si voglia o no , piaccia o non piaccia , chi bada alla realtà delle cose non può non vedere che anche in Italia noi abbiamo già , se non nella mutazione dei termini dello statuto e nelle leggi , nel fatto , una grande alterazione democratica . Né ciò del resto è particolare a noi . Anche in Inghilterra , comunque vi abbondino grandi forze sociali e costituzionali moderatrici , la costituzione apparentemente è poco cambiata . Vi è sempre alla testa della nazione e dei suoi pubblici poteri la Corona ereditaria , che sancisce le leggi , che nomina e revoca i ministri , nomina i giudici , esercita il diritto di grazia , convoca e scioglie la Camera dei deputati , arricchisce la Camera dei Lordi dei migliori elementi che vengono man mano formandosi ed elevandosi nella nazione . Pure l ' effettivo potere regio è ben lungi dall ' essere lo stesso di quello che era , non diciamo quello dei re Normanni , dei Plantageneti , dei Tudors , degli Stuardi , ma dello stesso iniziatore della costituzione parlamentare , Guglielmo III , e poi dei quattro Giorgi e di Guglielmo IV . La Camera dei lordi non è mutata da ciò che è stata sempre in questi ultimi secoli , pure la sua potenza effettiva nello Stato è ben diversa da quella che era fino al 1832 , a fronte della prevalente Camera dei Comuni e del Gabinetto ; così ignoto alla vecchia Inghilterra e così sconosciuto nella legge scritta , e pure così eminente nello odierno organismo costituzionale . In Italia lo statuto è lo stesso di quello del 4 marzo 1848 , gli organi costituzionali sono costituiti allo stesso modo , pure la loro azione e le loro relazioni effettive sono diverse . Man mano , dopo il 1861 , dopo che lo Stato non fu più il vecchio Piemonte ma il regno d ' Italia fondato sui plebisciti , e più ancora negli ultimi anni del re Vittorio Emanuele , dopo il 1876 ; col venir su della nuova generazione non ammaestrata dai dolori dei rovesci del 1848 e 1849 , e che non ha affrontato le lotte virili per la ricostituzione della patria , riuscite fortunate più che per altro per virtù di senno politico nel governo interno ed esterno ; la potenza della Camera dei deputati , organo del demos , è divenuta di fatto sempre più potente nello Stato . In realtà la Corona , salvo il supremo diritto di interrogare la nazione appellandosi agli elettori , e salvo l ' esercizio di un ' influenza morale moderatrice del re , sul governo dello Stato da parte dei ministri , influenza preziosissima ma indeterminabile , pare oramai abbia a proprio ufficio di incoronare i vincitori nelle battaglie incruente che si combattono nell ' aula di Montecitorio , e peggio nei suoi corridoi o dietro le sue quinte ; ed anche quando la maggioranza si chiarisce poco capace di comporsi ad unità di animi , deve penosamente indovinarne il pensiero fra i viluppi e i contrasti dei suoi gruppi e dei suoi atomi , per conferire il potere effettivo del governo e dell ' amministrazione dello Stato a quelli che paiono predominare nella Camera per numero od altra forza politica . Chi volesse un ' altra azione personale più vigorosa da parte della Corona , salvo almeno casi straordinarii , la porrebbe malamente di fronte al demos , potente e oltrepotente . La magistratura a parole e lettera di statuto è inamovibile ; di fatto , sotto pretesto di responsabilità ministeriale per la buona amministrazione della giustizia , è esposta alla oltrepotenza della maggioranza della Camera dei deputati , operante mediante quello fra i suoi membri o aderenti , che ha i sigilli dello Stato . L ' amministrazione , di fatto e in vario modo , è sotto la dipendenza o per lo meno una grande influenza dei rappresentanti alla Camera popolare , e peggio sotto la perniciosa segreta inframmettezza dei singoli membri . Il Senato di nome è la prima Camera dello Stato , inferiore soltanto in potenza finanziaria a questa per il divieto dell ' iniziativa in fatto di leggi d ' imposta ; ma superiore per altre parti , per la qualità dei suoi membri di legislatori a vita , e per l ’ attribuzione come alta corte di giustizia di giudicare i ministri ; di fatto è divenuto , o va divenendo quasi una alta corte di registro dei voleri della Camera dei deputati . Ogni volta che questa approva un progetto di legge di qualche importanza politica , che si sospetta non vada a genio del Senato , si contesta la sua autorità , poggiante meramente su regi decreti , e si minaccia anche di annullarlo coll ' infornata di nuovi membri che ne spostino la maggioranza . Ha potuto in questi ultimi anni , pel nucleo di uomini eminenti ed indipendenti dalla maggioranza , forniti dalle precedenti nomine , votare indipendentemente dal Ministero , nella questione degli abusi dei ministri del culto ; ha potuto anche per due anni tutelare la finanza dello Stato contro l ' intempestiva abolizione del macinato ; ma ha dovuto subire la pressione del ministero nella questione dei punti franchi , di quella della Camera dei deputati nella così detta riforma del Consiglio superiore d ' istruzione pubblica , che sotto colore di renderlo elettivo ha accresciuto il potere arbitrario ed incompetente del ministro ; di fatto , quale vera indipendenza di giudizio ha potuto spiegare nella più importante legge costituzionale dello Stato , la elettorale ? Questo ieri ed oggi . Cosa sarà del nostro Senato , anche senza alcuna clamorosa infornata , man mano che i vecchi gloriosi elementi andranno scomparendo , e che i nuovi i quali ogni anno vi s ' introducono ne mutano la composizione ; e più ancora quando in luogo di una Camera dei deputati nominata , nominalmente da 600,000 elettori , di fatto da 360,000 votanti , o meglio dalla loro semplice maggioranza , si costituirà una Camera di deputati gloriantesi della nomina da parte , come dicono , della nazione reale ? Quale sarà la condizione effettiva del Senato , intendo la sua forza reale di prestigio , di valore sociale e politico , davanti a un tal nuovo corpo elettorale composto di milioni , davanti alla Camera ed al Gabinetto che ne risulteranno , davanti alla stessa Corona ? Come provvedere a queste nuove ineluttabili condizioni ? Non vi è da far nulla ? Io so bene che abbondano nel nostro paese , né solo fra i più conservatori di Destra , i paurosi cui sembra un attentato , una rivoluzione , il toccare menomamente alla presente costituzione del Senato ; non mancheranno nemmeno fra i così detti progressisti quelli che preferiranno un Senato senza prestigio e potere reale . Ma giova sperare sia grande il numero di coloro i quali guardando in faccia la realtà delle cose , e le necessità organiche di uno Stato libero , non si accontentino di un progresso , che consiste nello sviluppo eccessivo , nella sua Costituzione , di un solo organo della nazione ; quello rappresentante la moltitudine numerica , in cui debbono prevalere quelli che meno hanno e meno sanno , e sopratutto la più ciecamente accessibile alle mobili correnti del momento , che fanno velo all ' intelletto dei popoli meglio dotati . Si comprende bene perciò , che fra gli stessi senatori l ' illustre relatore della Commissione sulla riforma elettorale , il Lampertico , si sia fatto l ' organo di quelli che più non possono guardare la costituzione odierna del Senato cogli stessi occhi di questi anni scorsi ; e se non ha stimato di addivenire ad una positiva e determinata proposta di riforma , ha tuttavia ben rilevato il disquilibrio procedente dalla trasformazione più democratica della Camera dei deputati . Si comprende bene ancora come un altro cospicuo senatore , il marchese Alfieri , abbia testé , nella discussione della riforma elettorale , proposto apertamente al Senato stesso di indirizzare una petizione a S . M . il Re ; perché nelle presenti nuove condizioni , rivegga la sua regia prerogativa sulla nomina dei senatori . La proposta è stata per verità ritirata dall ' autore medesimo , ma il suo concetto non è di quelli che non abbiano a risorgere più vigorosamente . Il problema in verità presenta molte e gravi questioni , e principalmente queste : può la riforma conciliarsi col nostro Statuto , e col bisogno che abbiamo di conservazione dello Stato e dei nostri ordini costituzionali ? E posto che la riforma abbia a farsi , come farla ? Come annodarla al Senato esistente ? Io mi propongo di dire su ciò il mio modesto avviso . II . I molti avversarî di una riforma del Senato in Italia argomentano principalmente da questi motivi : dal toccarsi che con ciò si farebbe all ' arca del nostro statuto , e dal nessun bisogno che si ha , dicono , di una tal riforma in Italia , ove il nostro Senato ha provato e prova egregiamente ; viene quindi in campo la gran difficoltà di ordinarne uno migliore . Ebbene vediamole in faccia codeste non lievi ragioni . Io non sono di quelli pei quali possa aver poco valore la stabilità dello Statuto . È innegabile che una delle principali e più benefiche forze della nostra ricostituzione nazionale si è questo Statuto , sotto il quale , e per la cui virtù si son potute raccogliere , ordinare e rendere attive e fortunate tutte le forze vive della nazione , atte a formarla e a mantenerla ; che ormai ci regge da oltre trent ' anni , attraverso la fusione di tanti antichi Stati , attraverso tante vicende e la successione di diversi Re . Senza dubbio le migliori costituzioni non sono quelle che possano sembrar tali alla mente astratta degli architetti politici , ma quelle che sono nate dalle condizioni storiche di una nazione , e che abbiano preso salda radice nelle medesime . Che il nostro Senato non corrisponda alle idee astratte di certi filosofi politici è possibile ; ma esso è una delle parti precipue e non delle meno gloriose della nostra storia contemporanea ; venne costituito così dalla mente sovrana di re Carlo Alberto , consigliato da uomini eminenti e ricchi , si è visto a prova , di capacità pratica , come un organo adatto a completare la rappresentanza e l ' organismo politico della nazione ; tale da contemperare colla nomina regia fra certe alte categorie , e colla qualità vitalizia dei suoi membri , ciò che vi ha di troppo esclusivo e di mobile nella sua rappresentanza elettiva popolare . Il riformarlo rende inevitabile il toccare , non già ad una legge ordinaria , ma all ' organismo fondamentale della nazione , che occorre invece mantener saldo ; oggi specialmente che il demos vorrebbe rinnovar tutto , sotto pretesto di meglio assestarlo . E toccata una tal pietra , quale argine opporre ai perpetui invasori e sconvolgitori ? Tutto possiamo riformare , ma soltanto nell ' orbita dello Statuto , quando si tocca ai suoi articoli , alto là ; si entrerebbe in un recinto sacro , che è sommo dovere giuridico e bene politico mantenere inviolato e inviolabile . È poi esatto tuttociò ? Chi sono i veri conservatori , potremmo domandare , quelli che vogliono tutto mantenere immobile , anche ciò che , se non minaccia immediata rovina per vetustà o cattiva costruzione , pure non più consente colle altre parti dell ' edificio , più non risponde al suo fine ? Ogni storia , ogni speculazione politica fondata sui fatti , c ’ insegna quanto sia vana la pretesa di voler conservar tutto immobilmente . Tutto si rinnova intorno a noi , tutto si muove ; invecchiano gli uomini , si rinnovano le generazioni , si manifestano nuovi bisogni , nuove idee , crescono gli ammaestramenti della legislazione comparata ; ed è possibile mantenere sempre alla stessa guisa gli organi costituzionali che più non operino bene in certe condizioni ? Lo Statuto è stato dichiarato perpetuo ed irrevocabile , ma rispetto al volere del principe che lo aveva largito , come legge fondamentale dello Stato , in quanto si trasformava da monarchia assoluta a monarchia rappresentativa ; non già come forma , come modo preciso di essere di codesta monarchia . Questa ultima pretesa non è stata e non poteva essere scritta nello Statuto , perché contrasta alla natura delle cose , che è legge superiore , universale ed ineluttabile . Machiavelli , che se ne intendeva tanto , insegnò che quegli Stati sono meglio ordinati ed hanno più lunga vita « che mediante gli ordini suoi si possono spesso rinnovare , ovvero che per accidente , fuori di detto ordine vengano a rinnovazione ; ed è cosa più chiara che la luce , che non si rinnovando questi corpi non durano . » Quei legislatori che hanno avuto la fantasia di volere in certe condizioni restare immobili a ogni costo , non han potuto reggere davanti alla realtà delle cose e delle forze esigenti le inevitabili alterazioni ; e , o han dovuto cedere in qualsiasi modo , o sono stati violentemente soverchiati . Nessuna costituzione scritta ha potuto mai resistere all ' azione del tempo ; quelle che hanno retto sono quelle che in un modo o in un altro , sia espressamente , sia per via di larghissima interpretazione , hanno saputo adattarsi alle nuove condizioni delle rinnovantisi generazioni ; le quali non hanno meno delle precedenti , e in particolare di quella del momento storico in cui la costituzione stessa è nata , il diritto di adattarla ai loro bisogni . La costituzione insomma non può essere come qualche cosa di fisso e di inalterabile dalle successive generazioni di coloro cui deve servire ; è qualche cosa di vivente , che è perciò suscettibile di accrescimento , di sviluppo , di modificazioni . Una costituzione che non abbia a sentire gl ' influssi del tempo e delle nuove condizioni è cosa morta , da museo o da collezione storica , non già organismo vivo e operante ; appartiene alla paleontologia non alla fisiologia politica delle nazioni . S ' intende che noi parliamo di una possibilità di movimento ossia di emendamento od adattamento , di cui sia dimostrata la convenienza e la necessità , non già per accattare perniciosa popolarità , o per correr dietro a vani ideali di cervelli fantastici , malsani e irrequieti . E ancora fuori di dubbio che nel toccare alle costituzioni , Come si esprimeva il Sismondi , fa d ' uopo avvalersi della lima non già dell ' accetta . La questione vera si è dunque se vi sieno oggi in Italia tali nuove condizioni morali politiche e sociali , da doverci far rinunciare , per evitare dei mali maggiori , al bene astratto od ideale di mantenere più a lungo tal quale il nostro Statuto , in ciò che concerne la costituzione del Senato . Però si aggiunge : sta bene che non si può pretendere che le costituzioni siano eternamente aut sunt , ma qui abbiamo una costituzione , la quale non prescrive nulla intorno al modo di riformarsi ; posto dunque pure che lo si possa in principio , bisognerebbe almeno determinare previamente il modo come esercitare questo diritto di riforma , in quali limiti , con quali procedimenti e guarentigie . È vero : noi abbiamo sotto questo aspetto due tipi di costituzioni . Alcune si sono considerate come di ordine diverso dalle altre leggi e superiori , in guisa da richiedere modi diversi e più difficili per emendarsi . Tali sono , ad esempio , quella degli Stati Uniti di America , che richiede l ' approvazione , non solo dei due terzi delle Camere , ma anche la ratifica dei tre quarti degli Stati o delle loro convenzioni ; la belga , la quale esige che il bisogno della revisione del patto fondamentale sia dichiarato dal potere legislativo , quindi prescrive lo scioglimento di diritto delle due Camere , lo stabilimento , da parte delle nuove , di concerto col Re , dei punti della revisione , e la loro approvazione da ogni ramo del Parlamento nel numero dei due terzi dei suoi membri , e dei due terzi dei votanti . Più semplicemente , in questo stesso ordine di idee , le odierne costituzioni della Prussia , dell ' Impero germanico e dell ' Austria , salvo naturalmente la sanzione del sovrano , si accontentano della approvazione delle due Camere a due terzi dei voti . E a questa semplice guisa le abbiamo viste difatti modificarsi nel 1873 , ora in Prussia per ciò che concerne le condizioni delle chiese , ora nell ' Impero germanico sulla competenza di esso , ora in Austria per abolire la elezione dei deputati da parte delle diete dei vari regni o paesi , e per sostituirvi le elezioni dirette . Altri invece non hanno fatto differenza , e hanno detto che quando lo Stato ha stabilito gli organi della sua vita politica , e questi organi hanno nei modi ordinari riconosciuto la necessità o la convenienza di una riforma , questa è pienamente legittima . Tipo di questi ultimi la vecchia Roma e la moderna Inghilterra , che nei modi ordinari hanno per secoli sviluppato le loro costituzioni , le più ricche e gloriose del mondo antico e del moderno . A quale di questi tipi deve appartenere l ' Italia ? Per verità si potrebbe disputare se , anche in Italia , non ostante la mancanza dei potenti freni conservatori della società politica romana antica e della inglese moderna , non valga meglio il sistema di emendare i nostri articoli costituzionali , sia adattandone la interpretazione ai nuovi bisogni , sia correggendoli espressamente nella forma ordinaria ; anziché suscitando , non diciamo con apposite costituenti , ma con procedure ed elezioni particolari come nel Belgio , tutte le correnti rivoluzionarie . A ogni modo io non disconosco potersi preferire idealmente , come fa il Bonghi , il sistema prudente e più generale oggidì , di determinare , innanzi di avventurarsi a riformare gli statuti , il modo e le condizioni particolari come emendarli ; richiedendo , per esempio , la presenza dei due terzi dei membri in ogni Camera , e l ' approvazione dei due terzi dei votanti . Ma occorre non esagerare . Dove questo esercizio di un diritto fondamentale non sia determinato in un modo particolare , vuol dire forse che questo diritto non ci sia ? Ogni Stato ha tra i suoi precipui diritti quello di conservarsi e di perfezionarsi come tutti gli organismi viventi ; ed ove sia dimostrato abbisognare alla sua conservazione ed al suo perfezionamento una certa riforma , nulla importa che non esista una legge particolare come effettuarla o conseguirla ; il diritto e l ' organismo per provvedervi esiste sempre nel potere sovrano e quindi nei poteri legislativi dello Stato , in Italia , nella Camera dei deputati , nel Senato e nel Re , che sono appunto istituiti per provvedere secondo il bisogno agli ordini occorrenti allo Stato . In Italia insomma il tacersi nello Statuto del modo come riformarlo non vuol dire che questo diritto immanente in ogni Stato , sia scritto o no , non vi sia , ma che il così detto potere costituente è compenetrato nel legislativo ; per usare un ' espressione del Guizot , vuol dire che il potere dei dì di festa vi è identico a quello dei dì di lavoro . D ' altra parte è poi vero che lo Statuto in Italia sia rimasto affatto inalterato , né soltanto per la diversa azione relativa ed effettiva dei vari organi da esso costituiti ? Già prima ancora che si adunasse il primo Parlamento , l ' art . 77 che dichiarava la coccarda azzurra come la sola bandiera nazionale fu abrogato espressamente dallo stesso Re Carlo Alberto . Ma è forse scritto nello Statuto , ed è abbisognato , non diciamo una costituente ma una previa legge particolare sulle emendazioni di esso , per istituire le guarentigie della Santa Sede ; ossia per riconoscere al Sommo Pontefice i privilegi personali di sovrano , che secondo lo Statuto non possono appartenere che al solo capo della dinastia nazionale , esercitante le prerogative della Corona sotto la responsabilità dei suoi consiglieri e ministri davanti al Parlamento ? Sicuramente in Italia quando , per certi provvedimenti richiesti dal progresso e dai bisogni dello Stato , ci siamo trovati a fronte di certi articoli dello Statuto , la cui lettera poteva parere di fare ostacolo , i poteri competenti han preferito di interpretarli largamente e liberamente , in guisa da fare a meno della loro esplicita abolizione . Così segnatamente , cito un solo esempio , si è fatto ripetute volte rispetto all ' art . 1 che dichiara il cattolicismo la religione dello Stato , e gli altri culti ora esistenti semplicemente tollerati ; che per poterlo mantenere nello Statuto , davanti allo sviluppo della nostra coscienza giuridica , è bisognato intenderlo in modo da conciliarlo colla piena sovranità dello Stato e coll ' eguaglianza dei cittadini davanti la legge . Similmente , ove fosse dimostrata la convenienza di emendare lo Statuto in ciò che concerne la nomina dei senatori , da rendere elettivi , si potrebbe benissimo continuare a farli nominare dal Re , però in seguito alla designazione o presentazione dei corpi o collegi investiti di codesto potere . La vera questione dunque non è nella mancanza del diritto di emendare lo Statuto , diritto in sé incontestabile , e che potrebbe in questo caso del Senato continuarsi ad esercitare per via di adattamento senza abrogarne esplicitamente gli articoli ; non istà nemmeno nella mancanza di un ' apposita legge costituzionale che determini le condizioni e i modi delle emendazioni esplicite dello Statuto ; legge che si potrebbe facilmente introdurre , esigendo previamente per esse emendazioni , oltre la sanzione del sovrano , l ' approvazione dei due terzi della Camera e del Senato ; ma consiste nella ragione intrinseca di mutare o pur no l ' odierno modo di nominare i nostri senatori . Anche qui molti argomentano contro la riforma dalla prova del Senato medesimo , che dicono buonissima . È vero . Colla nomina regia , ben più facilmente di quello che avrebbe potuto farsi dalla volubile marea popolare , si è raccolto sempre in esso il meglio della nazione per altezza intellettuale e servigi resi al Re e alla patria , come per censo ; il modo più atto , aggiungono , per comporre un senato autorevole , per la qualità personale dei suoi membri , a fronte di una Camera di deputati fondata sulla quantità degli elettori . Esso talvolta ha potuto opporsi a certe risoluzioni della maggioranza della Camera , ma sempre quando erano poco mature , e incontravano soverchia resistenza nella nazione o in certe sue parti ; ma non è stato mai ostinato . Ha rigettato i progetti sul matrimonio civile e sul pareggiamento dei chierici nei doveri militari , ma li ha accolti quando la riforma si era chiarita matura ; così lo abbiam visto recentemente procedere nella abolizione del macinato . Nessun progresso è stato realmente da esso impedito , mentre l ' essere stato composto dalla nomina regia ha giovato al prestigio così prezioso della Corona , di cui non è lecito e non giova sfrondare le prerogative , oggi particolarmente che il demos si eleva tanto nella vita pubblica . D ' altro lato un Senato elettivo , in qualunque modo ciò si faccia , non solo isola il Re nello organismo della nazione , e dà una troppa ampia ed esclusiva parte alla elezione popolare negli organi legislativi dello Stato , ma finirà col riuscire una seconda edizione dell ' altra Camera . È un illusione il credere che i senati , in qualsiasi modo composti , possano mai riuscire atti a fronteggiare realmente le Camere dei deputati , organi rappresentativi diretti della nazione ; e se mai riuscissero così forti , si creerebbe un vero dualismo nello Stato , il quale renderebbe impossibile quella elasticità fra i poteri che occorre nella vita pubblica . Si crea non un organo di giusta moderazione della Camera dei deputati , ma una doppia rappresentanza , che nei contrasti rende impossibile o più difficile la loro composizione . Valga all ' uopo l ' esempio di quelle colonie inglesi nelle quali , essendo il Senato fatto elettivo , esso ha preteso , anche nelle materie finanziarie , agli stessi poteri dei deputati , come una seconda Camera popolare ; e si son resi così lunghi ed aspri i conflitti da far proporre autorevolmente in quella di Vittoria l ' abolizione della elezione popolare , e la sostituzione della nomina regia . Mantenendo insomma il Senato presente in Italia , non solo si continua il beneficio inestimabile di mantenere inviolate le basi dello Stato , lo Statuto e le prerogative della Corona , ma si mantiene un corpo , che colla sua origine indipendente dalle correnti della piazza e colla qualità vitalizia dei suoi autorevoli membri , offre un eccellente organo di conservazione dell ' ordinamento costituzionale , e altresì un organo d ' inapprezzabile saggezza politica . Se non che sta d ' altra parte che il Senato del tutto regio , come da noi , è stato provato in più di una nazione , eppure non solo cadde in Francia nel 1848 , e ristabilito nel 1852 ricadde malamente nel 1870 e più non risorse ; ma è stato abolito anche negli altri Stati che lo avevano adottato , come in Olanda e in Spagna . Oggi , tranne che in Italia , e se si vuole alcune colonie parlamentari inglesi come il Canadà , tutte le costituzioni delle varie monarchie di Europa e di America , come vedremo or ora , o hanno rigettato del tutto i senati regi , e han fatto eleggere i senati in vario modo dalla nazione , o li han fatti misti di elementi diversi , regi ed ereditari , di ufficio ed elettivi . Egli è vero essersi opposto che , se il Senato regio è caduto o è stato rigettato altrove , vorrà dire che non si adattava alle loro condizioni , ma non vorrà dire che non si debba adattare alle nostre . Però ciò non distrugge l ' importanza del fatto che è troppo generale per essere accidentale o arbitrario ; e inoltre è pienamente giustificato con ragioni che si applicano a tutti i paesi nel periodo di civiltà o di sviluppo politico odierno . Codeste ragioni , quando si trattava di rivedere lo Statuto di Re Carlo Alberto , vennero esposte con grande acume e giustezza da un uomo politico di mente sovrana , quale si chiari poi il conte di Cavour ; e le sue parole meritano di essere ricordata ancor oggi . Per ottenere , egli osservava , non l ' equilibrio dei poteri che è una vana metafora dei vecchi pubblicisti , ma lo svolgimento ordinato e progressivo degli Stati liberi : « è indispensabile dividere il potere legislativo fra due assemblee , nell ' una delle quali l ' elemento popolare , la forza motrice predomini , mentre nell ' altra l ' elemento conservatore , coordinatore , eserciti una larga influenza . Respingendo l ' idea dello equilibrio , vogliamo costituire la gran macchina politica in modo che lo impulso acceleratore sia combinato colla forza moderatrice ; vogliamo accanto alla molla che spinge , il pendolo che regola e rende il moto uniforme . Ma per ciò ottenere non basta scrivere nello Statuto che vi saranno due Camere ; bisogna far sì che quella il cui ufficio è di temperare l ' ardore dell ' altra , possegga una forza intrinseca tale da opporre un ' efficace resistenza alle passioni violente degl ' impeti popolari disordinati , alle fazioni incomposte e sovvertrici dell ' ordine . » Detto quindi essere impossibile conseguire questo scopo in Italia con una Camera ereditaria come in Inghilterra , rigettava del pari un Senato di nomina del Re . « Una Camera , osservava , scelta dal potere esecutivo , fra certe categorie dalla legge stabilite , sarà probabilmente un corpo politico rispettato per i suoi lumi , per la sua integrità , ma non eserciterà mai un ' influenza tale da potere contrabilanciare l ' azione della Camera popolare . L ' opinione pubblica , questa vera regina della società moderna , considererà i membri chiamati a comporla come i deputati del governo , quindi le loro deliberazioni non saranno mai reputate pienamente indipendenti e non avrà mai grande autorità ... Quindi essa sarà ridotta ad esercitare le funzioni di Consiglio di Stato perfezionato , cioè a migliorare la redazione delle leggi che escono imperfette dalla Camera popolare , ed a preparare gli argomenti che versano sui punti più difficili della legislazione . La Camera dei Pari francesi , dopo la rivoluzione di luglio , quantunque racchiudesse , oltre le antiche illustrazioni dell ' Impero , molti uomini distinti per meriti letterarii , scientifici e per glorie militari , non che varii dei primi magistrati e dei più abili amministratori del Regno , non fu mai un vero potere politico , piegò avanti a tutti i ministeri , né contrastò mai colle mutabili maggiorità della Camera dei deputati . » Finiva col propugnare il Senato elettivo , sebbene per verità non approfondisse la questione del modo di elezione più degno di preferenza , e lasciasse perciò molto a dir in proposito . Il difetto grave ed invincibile dei senati regi , come il nostro , non ostante l ' alto merito dei suoi membri , è difatti la mancanza del primo fondamento di un vero potere politico , l ' indipendenza e il prestigio . Si può comporlo come si voglia di persone indipendenti per condizione sociale , per carattere , per ufficii , e a vita ; ma avendo lo Statuto sancito che il loro numero è illimitato , cioè data al governo la così detta libertà dell ' infornata , e potendosi così sempre spostare la maggioranza del senato , non si ha un vero corpo politico libero e indipendente . E in verità ammesso il sistema non si può fare a meno di ciò , perocché altrimenti si darebbe a un solo organo un potere di sconoscere le esigenze dello Stato ; diritto che non hanno né la Camera dei Deputati che è dissolubile , né in certo modo lo stesso Re , le cui prerogative nel loro esercizio sono soggette a molteplici guarentigie costituzionali . Soprattutto l ' esperienza ha messo fuori di ogni ragionevole contestazione che le nomine regie non valgono oggidì a conferire quel prestigio che occorre a costituire i corpi politici , e a moderare le intemperanze delle maggioranze dominanti nella Camera dei deputati . Qualunque siano gli eletti , essi hanno sempre un peccato di origine , di essere non un potere proprio , ma una seconda edizione di un altro potere . L ' ultimo dei deputati ha una autorità effettiva e un potere politico incomparabile , perché dietro a lui ci stanno i 50 , i 100,000 , il cui collegio gli ha dato l ’ ufficio di rappresentarli ; i più illustri senatori non paiono che individui . Non sono quindi atti né a sostenere efficacemente la Corona , né a moderare l ' altra Camera , più di quello che questa medesima voglia concedere . L ' arco che non è capace di resistere non è capace nemmeno di appoggiare , e non può dare nessun appoggio efficace una assemblea da cui non può aspettarsi alcuna efficace resistenza . In Italia abbiamo già accennato che la nomina regia ha potuto valere a comporre un Senato composto di elementi degnissimi , e personalmente superiori alla più gran parte dei deputati , per capacità intellettuale e pratica , e per condizione sociale , ma essi sono senza comparazione alcuna scarsi di forza politica . Il Senato diviene così un più alto Consiglio di Stato , chiamato ad approvare le proposte del Governo e della Camera , raddrizzandole nelle parti secondarie . Le sue dotte discussioni son poco considerate , gli stessi ministri , nemmeno nella distribuzione del lavoro legislativo , e nelle presentazioni delle leggi , fatte in guisa che non sempre può studiarle ad agio e correggerle , non gli hanno avuto e non gli hanno quel riguardo che gli dovrebbero , perché non hanno a temerne ; e continuerà sempre più ad esser ridotto a votare le leggi più importanti poco più che pro forma , perché sanno che pieno di alti ufficiali pubblici ed uomini di senno , i quali debbono sentire la necessità e le convenienze della vita pubblica , non assumono la responsabilità , non votando certe leggi o modificandole , di porre ostacoli alla volontà della Camera dei deputati . Essi non han forza davanti al governo che può spostarne la maggioranza , né davanti al popolo che è stato estraneo alla composizione del Senato . I senatori stessi , nei casi gravi , quando si trattasse di correggere un ' intemperanza della Camera dei deputati , per lo meno esitano , perché sanno di esser deboli a fronte di essa , quasi quasi si direbbe che si sentano paralizzati dalla accusa di non essere legislatori che per decreti del potere esecutivo . E , ripetiamolo , questi mali lungi di poter andar scemando non potranno che crescere collo allargamento della base popolare della Camera dei deputati . Il demos , se ne persuadano bene gli oppositori , continuandosi come adesso , sarà sempre più esigente verso un tal Senato , e quindi senza freni costituzionali . Di nome noi avremo le due Camere , di fatto la Camera unica e oltrepotente ; tanto più oltrepotente in quanto gli elementi moderatori dello Stato , per il modo col quale vengono chiamati a comporre il Senato , sono fatti impotenti . Finalmente è ad osservare a quei che temono per la Corona e quindi per le forze conservative da una riforma del Senato , che esso in Italia non è regio che in apparenza . Tutti sanno che le nomine oramai son fatte in realtà dai ministri . Senza dubbio appartiene al Re la prerogativa di comporre il Senato , ma sappiamo ancora come questo diritto è astratto e potenziale ; di fatto , in una monarchia parlamentare come la nostra , non è possibile che il Senato non riesca una emanazione del ministero , cioè della maggioranza della Camera dei deputati ; senza che ciò per altro riesca a conferire al Senato quel prestigio , di cui avrebbe bisogno per il migliore adempimento delle sue funzioni . Il diritto del Re praticamente non può essere che l ' esercizio di una influenza , e di una persuasione sui ministri . La ragione è chiara . Oltre ai motivi che renderebbero impossibile a un ministero di sfuggire ogni responsabilità davanti al Parlamento nelle nomine dei senatori , motivi che non crediamo qui necessario di ricordare , basterebbe questa considerazione . Ove il Re volesse delle nomine sgradite al ministero , o ne rifiutasse le proposte senza riuscire a farlo rinunciare alle medesime , il che vuol dire alla loro politica ; non avrebbe altra via che accettare la loro dimissione , chiamare altri ministri e sciogliere la Camera . Ma ciò evidentemente non sarebbe possibile se non in certe condizioni politiche del paese ; bisogna ci sia in esso una tale ragionevole presunzione di appoggio , da potere avere una tal politica di resistenza l ' approvazione della maggioranza ; il che vuol dire essere questo un rimedio estremo cui appigliarsi in casi straordinari ed eccezionalmente gravi , non già nell ' esercizio ordinario della regia prerogativa . La questione dunque si è , non tra il sistema di nomina regia , e la elettiva della nazione , ma tra la nomina ministeriale cioè indiretta della maggioranza della Camera dei deputati , e quell ' altra qualsiasi del paese , in tutto o in parte , che si voglia sostituire . Quando si propugna oggidì la nomina , in tutto o in parte , dei senatori dalla nazione , in realtà non si sfronda la prerogativa della Corona , non si diminuisce il potere effettivo del Re , ma si limita il prepotere della maggioranza della Camera dei deputati , e del ministero che ne è la risultante . E oggi che la Camera dei deputati acquista un prestigio incomparabile mediante la sua elezione dai milioni della moltitudine , e che i nostri futuri ministri come capi di questa maggioranza saranno per necessità più alti e più forti nello organismo dello Stato ; non si toglie nulla al Re facendogli rinunciare alla firma della nomina dei senatori , specialmente se in parte , ma si tempera alquanto la oltrepotenza ministeriale ; si rende migliore la rappresentanza complessiva ed organica della nazione , dando anche al Senato una parte di quel prestigio che forma la grandezza dei deputati . IV . Però se non è malagevole il dimostrare che si ha diritto , convenienza e opportunità a riformare il nostro Senato , il difficile si è di riformarlo bene ; tale da farlo riuscire un eminente ed autorevole organo di saggezza legislativa e di conservazione degli ordini liberi dello Stato , senza riuscire , si noti ciò bene , antipatico od ostile al demos ; tale da essere popolare eppure non riuscire ad una seconda edizione della Camera dei deputati ; atto a moderarla senza porsele sistematicamente a fronte . Senza fare una completa rassegna , che sarebbe troppo lunga soverchia , di ciò che è stato fatto in proposito dagli altri legislatori , mi basta ricordare i tipi principali . I Belgi hanno ricorso al sistema più semplice , quello di fare eleggere i senatori dagli stessi elettori che eleggono la Camera dei deputati ; ristringendo solo , quanto all ' età e al censo , le condizioni della eleggibilità , prolungando la durata della funzione e il periodo di rinnovazione parziale ; il che dà al Senato un ' eguale base popolare , e riesce , senza porlo in opposizione alla Camera dei deputati , a comporlo di elementi più temperati , a modificarlo più lentamente , e quindi a mantenere in esso più facilmente una tradizione politica , e a renderlo meno accessibile agli sbalzi e ai capricci momentanei della marea democratica . E parrà forse il sistema più accettevole , ma ha il difetto di essere composto degli stessi elementi dell ' altra Camera , di avere gli stessi influssi , epperciò di poter riuscire difficilmente un corpo che valga a supplire alle deficienze di una Camera popolare rappresentante solo l ' elemento numerico della moltitudine . Si aggiunga che nel Belgio , ove l ’ elettorato è fondato puramente sul censo , questo difetto è solo latente ; ma il problema è tutt ' altro quando i deputati siano nominati a suffragio universale o quasi universale . Può allora appagare un tal sistema che fa nominare deputati e senatori dalla sola moltitudine , che per propria natura annega nella sua maggioranza di mero numero i vari elementi dello Stato , e quelli che più specialmente possono ben moderarlo ? Si capisce quindi come in Danimarca , in cui il Senato o Landsthing è ancora eletto dagli stessi elettori , abbiano cercato di contemperare ciò con alcuni senatori nominati dal Re ; e forse più ancora facendo nominare gli stessi senatori elettivi col sistema proporzionale del quoziente , la cui discussione mi condurrebbe troppo lungi e che non sarebbe ora opportuno ripigliare . Il sistema che abbia provato meglio di tutti è senza dubbio quello degli Stati Uniti di America , di far nominare il Senato non dagli stessi elettori , ma dalle legislature locali degli Stati che compongono la Federazione ; ed è riuscito , senza eccettuarne nemmeno la Camera dei Lordi e quella dei Magnati di Ungheria , comunque fondate su forze storiche sociali e politiche eccezionali , il solo Senato degli Stati moderni più autorevole e più forte della stessa Camera dei deputati . Ma è un sistema che nella sua precisa forma è troppo legato al complesso della Costituzione americana federale per potere essere adottato altrove . Nelle monarchie unitarie non potrebbe essere applicato che al modo dell ' Olanda nel 1848 , quando abolirono il Senato regio , e della Svezia nel 1865 , quando abolirono le vecchie Camere medioevali dei quattro Stati , e vi sostituirono una Camera dei deputati , e un Senato eletto dai Consigli provinciali . È parso che essendo questi eletti dal corpo elettorale comune , e componendosi perciò degli elementi più autorevoli delle provincie , dovessero mandare al Senato i migliori uomini dello Stato ; e questi avessero ampia e salda base nel suffragio pubblico senza riuscire organi immediati della moltitudine . Io ho proposto altra volta l ' imitazione di questo sistema come relativamente il migliore ; ma mi si è opposto principalmente che con ciò si cacciava la politica nei consigli provinciali , da cui converrebbe tenerli lontani . E debbo lealmente aggiungere che , riflettendoci sempre più , non solo questa ragione mi è parsa più grave di quello che prima non mi sembrasse ; ma ho osservato che al modo come riescono eletti od operano in molte provincie d ' Italia i Consigli provinciali , il sistema non potrebbe affidare . Da una parte essi sono i rappresentanti del demos , e il Senato eletto da loro non potrebbe rappresentare che lo stesso elemento ; dall ' altra si vede che uno dei gravi difetti della nostra vita pubblica si è la soverchia prevalenza in certe provincie delle deputazioni provinciali , e il cumulo nelle stesse persone di consiglieri o deputati provinciali , presidenti o consiglieri delle opere pie e delle altre amministrazioni pubbliche locali , senatori e deputati al Parlamento ; epperciò così oltrepotenti sui Prefetti e sul Governo da far considerare come precipuo fra i nostri problemi odierni , l ' indipendenza della giustizia e delle varie amministrazioni dai deputati e dalle ingerenze politiche . Il dare anche la nomina dei senatori ai soli consigli provinciali , rischierebbe di accrescere nelle provincie l ' oligarchia delle loro deputazioni e peggiorare la pubblica amministrazione . Per parte mia , lo dichiaro schiettamente , queste ragioni mi han fatto rinunciare alle proposte fatte precedentemente in proposito . Io non ho paura di essere accusato di aver mutato alquanto in questa parte di opinione . A che servirebbe il procedere negli anni , negli studi e nelle riflessioni , a che gioverebbe la pubblica discussione , se non dovesse trarsene lume ? I più hanno istituito dei senati misti svariatissimi . Il Brasile ha timidamente fatta proporre i senatori dalle provincie interne , e ne ha dato la scelta fra esse alla Corona ; ma è un sistema bastardo su cui non giova insistere , parendo manifesto cumulare malamente i difetti della nomina dei Consigli provinciali e della regia . In Austria la Camera dei Signori si è composta , oltre degli elementi di diritto , quali i principi della casa regnante , di membri ereditari e di membri a vita nominati dal sovrano . Nel regno di Rumania il Senato è composto di membri di diritto , e di altri eletti dai proprietari fondiari di un certo censo . La Prussia ha composto il suo Senato di 304; di cui 66 ereditari , 85 a vita , 4 per ragione di ufficio , 100 rappresentanti della gran proprietà , 11 di Università e fondazioni , 38 nominati dalle principali città . Tutti questi concetti , nella elaborazione dell ' odierna costituzione francese del 1875 , furono vagliati e rigettati in Francia , e si riuscì a comporre il presente Senato di 300 ; per un quarto , cioè di 75 , eletti a vita , dapprima dall ' Assemblea nazionale , i quali membri vengono poi di mano in mano sostituiti dal Senato stesso , vale a dire per cooptazione ; gli altri tre quarti sono nominati a tempo da speciali collegi elettorali dipartimentali , composti degli eletti dal suffragio universale a più gradi : cioè dei deputati al Corpo legislativo , dei consiglieri provinciali e circondariali , e di un delegato di ogni comune . Ora essendo i comuni in Francia sminuzzatissimi , il più miserabile comunello rurale si è così pareggiato alle grandi città in cui si agglomera il demos operaio , quali Parigi , Lione , Marsiglia , che sono perciò rimaste annullate nella elezione dei Senatori . In tal guisa codesto Senato , senza riuscire ostile alla repubblica , è riuscito moderatore , e così forte da poter frenare la Camera dei deputati ; tanto che il demos vorrebbe , se non abolirlo , modo radicale di superare certe difficoltà troppo caro ai Francesi , almeno trasformarlo , non sappiamo ancora in qual forma precisa . Finalmente il Senato più recentemente formato in Europa , quello della monarchia spagnuola , secondo la vigente costituzione del 1876 , si è composto di 360 membri ; dei quali 30 di diritto ( Principi reali , Grandi di Spagna , Capitani generali , Arcivescovi e Presidenti dei tribunali supremi ) e 150 nominati dalla Corona , a vita , tra certe alte categorie simili a quelle del nostro Statuto ; in tutto indipendenti dalla nomina pubblica 180; gli altri 180 , di 30 eletti da certe corporazioni eminenti dello Stato , quali le nove provincie ecclesiastiche , le sei accademie , le dieci università e le cinque società economiche ; e gli altri 150 eletti dai collegi speciali delle provincie , composti delle deputazioni provinciali , dei delegati e dei maggiori imposti di ogni comune . Il mondo civile contemporaneo ci offre dunque in proposito tutti i tipi e tutte le mescolanze possibili , fra cui scegliere ciò che meglio si adatterebbe alla nostra Italia . V . Scrivendo in Italia sulla riforma del Senato , fortunatamente si può fare a meno di insistere sul principio che di solito occorre previamente stabilire in argomento , cioè l ' utilità e la necessità di una seconda Camera in uno Stato che voglia mantenersi libero e bene ordinato . In Francia potrà ancora disputarsene contro i democratici superlativi ; da noi , che io sappia o ricordi , non vi è forse uomo o giornale di qualche conto che non l ’ ammetta . Vero è che poi , in pratica , da certuni si vorrebbe umilissimo servitore o registratore dei voleri della maggioranza della Camera dei deputati . È ammesso da tutti che il dare un solo organo alla formazione ed espressione della volontà nazionale , si è render codesta formazione ed espressione troppo subitanea , precipitosa , inconsiderata . L ' esperienza giornaliera insegna ai più sordi e ciechi che le leggi , quali vengono dalla Camera dei deputati , riescono troppo bisognose di correzioni per non reputare indispensabile un altro organo di riconsiderazione . E sebbene non sia così chiaro alla coscienza di tutti , è abbastanza sentito che una sola Camera popolare vorrebbe dire praticamente il dispotismo di una maggioranza , il maggior pericolo di una democrazia ; la quale appunto , se non vuole corrompersi come tante altre che ci ricorda la storia , ha d ' uopo , come insegnava lo stesso eminente filosofo del radicalismo inglese , lo Stuart Mill , che ordini un centro di resistenza verso il suo prepotere . Se non che non tutti convengono in ciò per gli stessi motivi , e occorre ben determinarli , perché secondo che prevalgono gli uni o gli altri , la composizione del Senato avrà a riuscire di uno o di un altro modo . Io non intendo qui di rifare una disputa puramente scientifica , ma è evidente che , se si volesse un Senato , come al tempo del dominio della scuola dei tre poteri , il Re , i Grandi ed il Popolo , il Senato dovrebbe costituirsi dei capi dell ' aristocrazia . La scienza odierna ha rigettato una tal teoria , e non è necessario combatterla qui . Noto soltanto che nemmeno il nostro presente Senato è una rappresentanza dell ' aristocrazia a fronte del Re e del popolo ; tutti sanno che da noi esso è un ' accolta di notabili , per ufficî : e per censo , scelti anzi a preferenza fra i più alti ufficiali pubblici . Nello stato odierno delle società politiche , almeno della italiana , l ' aristocrazia come classe sociale , intitolata giuridicamente ad una privilegiata costituzione , rappresentanza ed azione politica non esiste . Inutile disputare se sarebbe o pur no bene che vi sia certo non vi è , e non saprebbe esserci . Può concepirsi in Inghilterra , in Ungheria , e fino a un certo punto in Germania , in Austria in Russia , ove non è passato il livello della rivoluzione francese e del codice Napoleone , e ove non sono prevalenti i concetti della più democratica civiltà latina ; ma la società vi è ancora costituita gerarchicamente , e i nobili hanno grande potenza sociale prima di averla politica . In Italia nessuno può quindi pensare a riformare il Senato nel senso di farne una rappresentanza dell ' aristocrazia , o della maggior ricchezza fondiaria per contrapporlo alla Camera della moltitudine dei nulla o dei meno abbienti . Altri concepiscono il Senato come un potere a perfetto equilibrio della Camera dei deputati e della Corona . Nemmeno questo concetto è esatto , e lo abbiamo già visto colle parole di Cavour . Questo equilibrio non ha esistito mai , nemmeno nei popoli meglio equilibrati del mondo antico o moderno ; non nella vecchia Roma , ove nei migliori tempi della repubblica , per esempio al tempo di Annibale , prevaleva il Senato , il quale appunto per ciò poté opporre la sua virtù di resistenza al formidabile cartaginese ; non nella Inghilterra , ove secondo i tempi prevalsero il Re , i Lordi , e oggi i Comuni . Il Senato , nello stato attuale delle nazioni europee , in qualunque modo si costituisca , non equilibrerà mai effettivamente la Camera dei deputati , e nemmeno la potenza morale di una dinastia popolare o storica . E non è necessario un tale equilibrio , che è una creazione di vecchi ideologi politici . L ’ ufficio , la ragion di essere del Senato non solo non è quello di contrapporre alla rappresentanza del demos quella dei nobili o ricchi , e nemmeno di equilibrare perfettamente i poteri , ma quello di dare alla nazione e alla società una rappresentanza dei diversi elementi sociali più notevoli per qualità ; che giova avere nello Stato libero , e che non è possibile si abbiano in una Camera popolare ; e questa rappresentanza non è fatta a fine di contrapporsele , ma di completarla e migliorarla ; di costituire un altro organo della ragione razionale , che possa supplire alla deficienza inevitabile di quello della moltitudine semplicemente numerica ; atto non già ad annullare il volere maturamente considerato ed espresso del popolo ma a meglio elaborarlo e formarlo , dando in esso corpo , voce ed azione moderatrice a vari elementi degni di conto nella formazione della volontà della nazione . A quest ' uopo , per me , non reputando accettevole né il citato sistema belga di fare eleggere il Senato dagli stessi elettori della Camera dei deputati , né lo americano o meglio olandese e svedese di farlo eleggere dai Consigli provinciali ; tutto considerato , nelle nostre condizioni , il meglio mi parrebbe di costituirlo misto di vari elementi , la cui contemperanza meglio valga a fargli conseguire il suo fine . Oltre i principi della Casa reale , che in una monarchia non possono non essere Senatori di diritto , prima di tutto a me parrebbe che non sia il caso di abolire del tutto la nomina regia nella composizione del nostro Senato . So bene che il Re non può avere , in una monarchia parlamentare come la nostra , un potere affatto personale in proposito , e che di fatto sarebbe esercitata la nomina dal Ministero . Ma è sempre bene non escludere del tutto il Sovrano , che per propria natura , per il pubblico bene , partecipa a tutti i poteri dello Stato , dalla composizione del Senato . Il suo intervento può aver sempre una certa influenza moderatrice e complementare rispetto alla azione degli altri elementi , una forza morale preziosissima che giova tenere in riserva . Si avrebbe con ciò anche il vantaggio non dispregevole di annodare meglio il diritto esistente col nuovo , e di non andare colla scure nella costituzione degli organi politici . Il costruire ab imis fundamentis potrà valere nei terreni vergini di umane costruzioni , non già sui campi politici nei quali è per lo meno un ' illusione di cervelli fantastici quello di potere bene fabbricare a nuovo , e senza radici nelle istituzioni esistenti . La stessa azione del Ministero nelle nomine della Corona , in certi limiti , giova allo scopo , fornendo il modo di introdurvi dei cittadini più meritevoli , specie fra i più eminenti ufficiali pubblici , più ricchi di capacità legislativa , politica e pratica , riconosciuti da tutti come elemento preziosissimo di ogni Senato , e che possono tuttavia essere trascurati dal corpo elettorale qualsiasi che dovrebbe eleggere i Senatori . Un ' altra parte si potrebbe dare alla elezione del Senato stesso . La cooptazione , se come modo esclusivo di comporre un Senato non può essere sostenuto , perché creerebbe un Senato affatto indipendente dalla nazione e dalle correnti di esso , in certi limiti si giustifica pienamente . Il Senato è meglio di ogni altro interessato a chiamare nel suo seno gli uomini più eminenti della nazione , che fossero trascurati dalle intolleranze popolari e ministeriali ; e si può metter pegno , che come in tutti gli organismi , non fosse altro l ' istinto della propria conservazione , in vita e in potenza , gli farà scegliere le persone più adatte a dargli la maggiore autorità morale , sociale e politica ; le migliori nomine in complesso saranno le sue . Per il resto bisogna sempre affidarsi alla elezione nazionale . Qui sorge la questione più grave , quella degli elettori speciali del Senato . Il miglior concetto , astrattamente , parrebbe forse essere quello prevalente in Germania di fare eleggere il Senato moderatore dagli organismi , dalle corporazioni sociali , che possano essere considerati come i naturali elementi moderatori della società ; l ' alta aristocrazia , la Chiesa , la gran proprietà , e potrebbe aggiungersi la scienza , la magistratura , l ' alta industria e l ' alto commercio . Ma in Italia evidentemente , finché almeno il papato non avrà rinunciato a ogni pretesa di ristabilimento del potere temporale , la Chiesa è ostile al Regno d ' Italia , ed è assurdo il chiamarla a conservarlo e a svilupparlo ; l ' aristocrazia come classe politica non esiste , e i privilegi che si conferissero ai nobili di sangue parrebbero per lo meno un anacronismo . Resterebbero per verità altre istituzioni , altri elementi sociali più o meno organizzati o capaci di organizzazione e non ostili al demos , anzi la parte più eletta del popolo , epperciò degni di considerazione in proposito . Ma quanti e quali sono essi , e come proporzionare i Senatori fra loro ? Quanti bisognerebbe darne , per esempio , alla Magistratura , alle Università , alle Camere di Commercio , e così via seguendo ? Il sistema potrà essere seducente a primo aspetto , ma , in questa forma , mi pare aperto a troppe obbiezioni ed inapplicabile . Io credo il miglior sistema sarebbe in Italia di far nominare codesti Senatori elettivi da collegi speciali ; i cui elettori , come principio generale , si comporrebbero degli appartenenti alle categorie fra le quali il Senato odierno è scelto . Carattere precipuo di questi elettori senatoriali sarebbe perciò di essere degli elementi più elevati del popolo , non già per privilegio di nascita , ma per uffici popolari o pubblici , per altezza di scienza e per condizione economica o sociale . In complesso , salvo alcune aggiunte o modificazioni indispensabili nelle nostre condizioni odierne , i presenti nominabili al Senato si trasformerebbero in elettori senatoriali . Io non intendo di formulare un progetto di legge elettorale del Senato , ma noto che potrebbero essere elettori dei nuovi Senatori elettivi : I deputati al Parlamento , e quelli che hanno fatto parte delle precedenti legislature . I consiglieri provinciali attuali , e quelli che vennero eletti precedentemente a rappresentare le provincie . Quelli che sono stati ministri di Stato , ambasciatori e inviati straordinari . I presidenti e i consiglieri in attività di servizio o in riposo delle Corti di Cassazione e di Appello , del Consiglio di Stato , della Corte dei Conti e del Tribunale supremo di guerra , e i membri delle loro procure generali . I membri delle regie Accademie , i professori delle Università governative . I generali , e forse anche gli ufficiali superiori della armata di terra e di mare che sono eleggibili a deputati . I membri dei Consigli superiori dei ministeri , del pari eleggibili a deputati , costituiti per legge , come quello di pubblica istruzione , di sanità , dei lavori pubblici e delle miniere . I maggiori imposti delle provincie . I membri delle Camere di Commercio . I Sindaci delle principali città ; per esempio , dei capoluoghi di provincia o sedi di Corti di Appello . A questa guisa i collegi degli elettori senatoriali si comporrebbero del complesso dei cittadini più notevoli per fiducia pubblica attestata dalle elezioni , per uffici pubblici , per elevate professioni sociali , per scienza , per censo , industria o commercio ; i migliori elementi per comporre un Senato autorevole , fornito di prestigio e quindi di forza propria sociale e morale , atto a moderare la Camera dei deputati , senza porsele di fronte , si noti bene , come rappresentante di una classe speciale contro la maggioranza numerica del paese , prevalente nella Camera dei deputati . Senonché qui si presentano altre questioni : I senatori devono essere in numero illimitato o pur no , e in qual numero ? E debbono esserlo a vita , o a tempo ? E il Senato dev ' essere soggetto a dissoluzione da parte della Corona ? Alla prima questione non è difficile una soddisfacente risposta . Che i senatori per nomina regia siano in numero illimitato , si capisce e giustifica , per la ragione detta di tenere aperta la via all ' armonia tra gli organi legislativi della nazione . Ma posto che il Senato sia anche in parte elettivo , senza dubbio deve prevalere il principio del numero fisso . In Italia , nazione calcolata oggi di 28 milioni e mezzo di abitanti , in cui la Camera dei deputati è di 508 , un Senato di 300 , salvo s ' intende i Principi reali , mi pare non poter suscitare obbiezioni . Col sistema misto qui proposto , a me pare che la parte giusta da dare ad ognuno sarebbe questa : 150 sarebbero di elezione pubblica , 75 di nomina della Corona , 75 di nomina del Senato stesso . Si ricordi bene che i 75 di nomina della Corona realmente sarebbero fatti su proposta o accettazione del Ministero che emana dalla maggioranza della Camera ; perciò il Senato , o direttamente o indirettamente , sarebbe sempre rappresentativo della nazione . Meno agevole parrà a qualcuno la risposta al quesito se abbiano ad essere a vita o a tempo . Ma che quelli nominati dalla Corona o dal Senato stesso , come in Francia , abbiano a esserlo a vita , s ' intende facilmente da sé per renderli affatto indipendenti dal potere e dalla maggioranza , e per costituire un saldo centro di fermezza rispetto alle mobili correnti del giorno ; ma si potrebbe dubitare quanto agli elettivi dai collegi nazionali disegnati . Gioverebbe da una parte che tutti i senatori , corpo conservatore dello Stato , nel miglior senso , lo siano a vita , quindi indipendenti affatto dalle mobili correnti della piazza ; sta d ' altro lato ch ' è carattere fondamentale degli ufficii elettivi che lo siano a tempo ; sia per applicare il principio della responsabilità degli eletti davanti alla nazione , sia per aprire il Senato alle correnti vive di essa , e rendere più facile l ' armonia col paese e coll ' altra Camera . Tutto considerato mi parrebbe preferibile fare i senatori elettivi , a tempo , però al doppio della Camera dei deputati , cioè per 10 anni , rinnovabili per metà ogni cinque . Si sa che in generale se le Camere dei deputati si rinnovano integralmente , i senatori adempiono meglio alle loro funzioni rinnovandosi a periodi parziali . Cotesta parte elettiva del Senato potrebbe esser dichiarata suscettiva , di scioglimento da parte della Corona ; e ciò per le stesse ragioni che han conferito al sovrano codesta preziosa prerogativa rispetto alla Camera dei deputati , cioè per interrogare in certi casi la nazione , illuminarsi sui suoi veri sentimenti , e per aver modo di ristabilire coi verdetti di essa la turbata armonia fra gli organi legislativi ed esecutivi dello Stato . L ' eleggibilità dovrebbe essere retta dallo Statuto , cioè sarebbe ristretta fra i cittadini di almeno 40 anni , e fra le categorie attuali , cui si potrebbe aggiungerne una dimenticata , e pure degna di novero , e di fatti annoverata nella categoria degli eleggibili al presente Senato spagnuolo ; quella dei professori ordinarii di università , dopo un certo numero di anni , per esempio sette , come pei membri del Consiglio superiore di istruzione e delle regie Accademie , coi quali hanno maggiore analogia . VI . Difficoltà più grave è quella della ripartizione dei senatori fra le varie parti dello Stato , e la costituzione dei singoli Collegi senatoriali . L ' idea prima più semplice che si presenta a questo riguardo si è la elezione per provincia , ma non mi pare applicabile per una gran ragione , cioè per la troppo disuguale costituzione delle nostre provincie . L ' Italia essendo oggi calcolata di circa 28 milioni e mezzo di abitanti , e i nostri senatori elettivi dovendo essere 150 , in ragione di popolazione , che è sempre il criterio più equo , ne toccherebbe uno ad ogni circa 190,000 anime . E siccome le elezioni , salvo caso straordinario di dissoluzione e quindi di elezione generale , dovrebbero essere ogni cinque anni per metà , ne toccherebbe uno ogni circa 380,000 abitanti . Ora le nostre provincie sono 69 , e alcune di esse come Sondrio , Livorno , Porto Maurizio , hanno poco più di 100,000 abitanti , e altre come Milano , Torino , Napoli , Roma ne hanno incirca a un milione ; è evidente che non si potrebbero pareggiare fra loro nel numero dei senatori , come altrettanti Stati federati , eguali nel numero dei rappresentanti , non ostante ogni disparità loro per altri rispetti . A me parrebbe la difficoltà si possa agevolmente superare , ripartendo i senatori da eleggere , non fra le provincie , né egualmente , né disugualmente secondo la popolazione , e nemmeno per regioni storiche , il che susciterebbe le aspre questioni inerenti alla risurrezione delle nostre vecchie regioni politiche , ma per gruppi di provincie omogenee , di una giusta grandezza e proporzione . Essi gruppi o collegi senatoriali , nel disegno da me studiato potrebbero essere i seguenti : Il Piemonte occidentale ( provincie di Torino e di Cuneo ) che avrebbe in tutto 9 senatori ; Il Piemonte orientale ( provincie di Alessandria e di Novara ) che ne avrebbe 7; La Liguria ( Genova e Porto Maurizio ) che ne avrebbe 5; La Lombardia occidentale ( Milano , Como , Sondrio , Pavia ) senatori 11 ; La Lombardia orientale ( Brescia , Bergamo , Cremona , Mantova ) senatori 8 ; Il Veneto occidentale ( Verona , Vicenza , Padova , Rovigo ) senatori 7; Il Veneto orientale ( Venezia , Treviso , Belluno , Udine ) senatori 8 ; L ' Emilia occidentale ( Parma , Piacenza , Reggio d ' Emilia , Modena ) senatori 6; L ' Emilia orientale ( Bologna , Ferrara , Ravenna , Forlì ) senatori 6; La Toscana settentrionale ( Firenze , Arezzo , Lucca , Massa ) senatori 8; La Toscana meridionale ( Livorno , Pisa , Siena , Grosseto ) senatori 4; Le Marche ( Ancona , Pesaro , Macerata , Ascoli ) senatori 5; Il Lazio e l ’ Umbria ( Roma e Perugia ) senatori 8; Gli Abruzzi e Molise ( Aquila , Chieti , Teramo , Campobasso ) senatori 7 ; La Campania ( Napoli , Caserta , Benevento ) senatori 10 ; La Lucania ( Salerno , Avellino , Potenza ) senatori 8; Le Puglie ( Bari , Foggia , Lecce ) senatori 8 ; La Calabria ( Catanzaro , Cosenza , Reggio ) senatori 7 ; La Sicilia orientale ( Catania , Messina , Siracusa , Caltanisetta ) senatori 8; La Sicilia occidentale ( Palermo , Trapani , Girgenti ) senatori 6; La Sardegna ( Cagliari e Sassari ) senatori 4 . Con questo disegno tutta l ' Italia sarebbe divisa in 21 collegi senatoriali , ognuno composto delle provincie più omogenee per condizioni geografiche , demografiche , economiche , storiche e morali ; non troppo grandi né troppo piccoli , né troppo disuguali fra loro , almeno rispetto alla composizione delle provincie attuali , ed anche rispetto alla natura delle nostre regioni geografiche e storiche . Checché si faccia è evidente , per esempio , che la popolazione della Sardegna non potrà pareggiarsi alla Sicilia , né la Liguria al Piemonte o alla Lombardia . Tutti i collegi avrebbero ripartiti per modo i 150 senatori loro spettanti , da eleggerne regolarmente nel primo quinquennio la prima metà , e nel secondo gli altri 75 . Io sarei tentato qui a riprodurre le ragioni di giustizia , di equità e di sana politica , che dovrebbero far nominare ai detti singoli collegi senatoriali , i loro 2 , 3 , 4 , 5 o più senatori , non già a puro e semplice scrutinio di lista , ma con qualche metodo di rappresentanza proporzionale ; segnatamente con quello , se si vuole , più empirico ed imperfetto , ma più semplice e chiaro , cioè col sistema del così detto voto limitato . Basterebbe prescrivere che ogni votante , a seconda che nel suo collegio si debbano eleggere , poniamo l ' esempio più comune , due , tre , quattro o cinque senatori , abbia a scrivere soltanto nella sua scheda , rispettivamente , uno , due , o tre candidati . Ma se , per i noti pregiudizii contro un tale vero progresso negli ordini rappresentativi , non si volesse complicare con siffatta questione la riforma del Senato , questa potrebbe anche effettuarsi indipendentemente : vero è che riuscirebbe meno soddisfacente . D ' altra parte è chiaro che uno dei grandi argomenti contro lo scrutinio di lista comune , l ' impossibilità dell ' elettore di votare con cognizione di causa e con propria coscienza , qui non saprebbe applicarsi , essendo gli elettori un corpo dei migliori cittadini dello Stato per coltura , per censo ed uffici pubblici , e che per votare si raccoglierebbero , se non nel capoluogo di tutto il collegio , in quello della loro sezione provinciale . La difficoltà pratica più grave parrebbe a prima vista la coordinazione del nuovo sistema col vecchio ; imperocché nessuno , io spero , potendo mettere in dubbio il rispetto del diritto di senatori a vita dei senatori presenti , l ' aggiunta di troppi nuovi farebbe di soverchio crescere il numero del Senato . Pure pensandoci un po ' la difficoltà non è così grave . Oggi si sa che ogni anno la pallida mors , che aequo pede pulsat anche nelle magioni e nelle case dei senatori , falcia ogni anno la vita di trenta circa fra essi ; perciò facendo nominare per il primo quinquennio i 75 elettivi dai collegi elettorali delle provincie non si altererebbe di troppo il numero del Senato , e a ogni modo l ' alterazione scomparirebbe fra non molto . Non così sarebbe se si facessero nominare d ' un tratto anche gli altri 75 spettanti al Re e i 75 dal Senato stesso . Fintantoché i senatori a vita non siano naturalmente ridotti al numero di 150 , loro spettante normalmente , a me parrebbe che la difficoltà sarebbe ben superata , stabilendo che ogni 4 mancanze che avvengano fra gli attuali senatori ne vengano loro sostituiti 2 , 1 nominato dalla Corona . , l ' altro dal Senato . Quando in tal guisa tutti i senatori vitalizii fossero ridotti a meno di 150 , la Corona ed il Senato rispettivamente ne nominerebbero tanti , quanti servirebbero a completare il numero normale di membri loro attribuito dalla legge , cioè di 5 . In tal guisa il Senato sarebbe apertissimo alla giusta influenza delle elezioni nazionali , senza procedere a modo rivoluzionario , senza sconoscere la inapprezzabile continuità del diritto , e annodando perfettamente il vecchio col nuovo . Io non presumo di aver risolto perfettamente il problema , e in tutti i suoi particolari . Ho inteso soltanto di chiarire che una riforma del Senato in Italia non è un concetto rivoluzionario , antimonarchico o anticostituzionale ; ma invece bisognerebbe affrontarla nell ' interesse della conservazione dello Stato e della sua costituzione . Oggi in realtà non abbiamo che una sola Camera , dotata di un vero potere politico , e quindi la sua oltrepotenza ; la nomina dei senatori non è regia ma dei ministri , e per lo meno il restringerla non è scemare le prerogative effettive del Re , ma un limitare l ’ oltrepotenza , corrompitrice di sé medesima , della maggioranza pro tempore della Camera dei deputati . Di modo che , se non fosse la solita così detta logica democratica , la quale combatte certe istituzioni perché non conformi al suo ideale astratto , quelli che più potrebbero sostenere il Senato regio sarebbero appunto certi democratici ; i quali , non potendo abbatterlo , potrebbero amar meglio un Senato impotente , che pone lo Stato in piena balìa della maggioranza della Camera dei deputati e dei ministri che li rappresentano nei Consigli della Corona . D ' altra parte bisogna ancora richiamarsi in mente che certe riforme , come già l ' emancipazione dei cattolici , l ' abolizione delle leggi dei cereali e la riforma elettorale inglese , quando per qualsiasi ragione sono divenute inevitabili , l ’ arte e il merito degli uomini di Stato , particolarmente dei conservatori , si è , come è avvenuto in Inghilterra nei casi citati , di farle essi ; perché a ogni modo bisognando farle , sarebbero altrimenti fatte meno bene dagli avversari . Questo abbiam potuto veder anche in Italia colla riforma elettorale . Essa non è stata o voluta o potuta o saputa fare dai moderati , e invano poi opponendosi essi , e ben poco giovando il senno moderatore del Senato , è stata fatta dagli avversarii come tutti sappiamo . Per me son certo che la riforma del nostro Senato è inevitabile , sia perché come in tutti gli altri Stati a noi somiglianti , la sua composizione odierna ripugna allo spirito democratico che ha tanta prevalenza nella nostra civiltà ; sia , e questo è più grave , perché realmente , come è oggi costituito , nelle nostre condizioni presenti e più ancora nelle prossime future , non può ben adempiere al suo ufficio . La questione dunque si è sul modo come farla . Se fatta a tempo e da uomini savii potrà riuscir meglio , se fatta sotto la pressione democratica riuscirà peggio . Ecco tutto .
L'INNO AL CANAPE ( - , 1925 )
StampaPeriodica ,
Dal senatore Giovanni Gentile , che è l ' unico interprete autorizzato del pensiero di Farinacci , riceviamo la seguente lettera : Caro Becco Giallo , Da qualche tempo , sovraccarico di cure soloniche ed enciclopediche , ho trascurato di confortare con nuove prove la mia tesi storica , accolta con tanto favore da cotesto giornale , della diretta filiazione del fascismo dal Risorgimento italiano . Non si creda però che io l ' abbia abbandonata : anzi , a nuova conferma , mi si consenta di illustrare con testi del Risorgimento la recente proposta dell ' on . Farinacci , che si drizzino finalmente le forche nelle piazze d ' Italia . Il testo principale è un ' ode di Vittorio Zubriani , dal titolo " Inno al canape . " In coscienza , non potei sostenere che Farinacci ne fosse già a conoscenza quando lanciava la sua proposta ; ma i genii mistici di questa nostra età profondamente religiosa hanno chi la virtù profetica ( come Michelino Bianchi ) , chi la divinazione ( come Farinacci ) . Ed ecco , senz ' altri preamboli il nocciolo dell ' inno : Pugna il filantropo pei disumani e contro l ' uman genere , coi sofismi scalzando il patibolo pietra angolare del civil consorzio , baluardo dei Regni in pericolo , altar de la giustizia . Mannaia e canape , sommi argomenti , in piedi e in auge serbano leggi e costumi ... Si noti : mannaia e canape : invece il nostro Farinacci si accontenta del solo canape ; ma c ' è posto per gli ulteriori sviluppi della rivoluzione . E gustate questo impeto lirico , che sa d ' Imbriani , assai più che di Carducci , il poeta commosso della storia : O ferrei spiriti d ' un tempo ! o degni esempli ! o sante storie ! Carlo Quinto a le forche sberrettasi ... Ed ecco un gentile episodio : Vuotar le carceri solean d ' ospiti i papi , incoronandosi . Sisto impone che , invece , ne impicchino Quattro a Montecitorio e quattro al Popolo , mentre il rito in San Pietro si celebra : arra dei suoi propositi . Donde segue l ' ammaestramento : Quest ' egro popolo chirurgi vuol che trattin franco il bisturi ! Né quaterne , rinvilii , spettacoli ad ufo , imposte miti , alti salarii ama e brama al par d ' aspra giustizia , che il freni e che l ' emancipi . Prospera , o canape , ricchezza nostra ! incarirai ! Pronunzia del cancan demagogico il termine lo stesso apogeo suo ... Ilare semini canape il contadino , allegra l ' avola fili ; e tessa giuliva la giovane ; lavori lieto il funaiuol ; preparino , conscie braccia del fato , a ' colpevoli il capestro e il sudario . Ho trascelto gli squarci più espressivi ; ma chi desideri conoscere l ' ode integralmente , la troverà in " Studi letterari e bizzarrie satiriche " dell ' Imbriani , a cura di Benedetto Croce ( di quel Benedetto Croce che ora fa l ' antifascista , mentre ha preparato finanche i sacri testi dell ' era nuova ! ) . Giovanni Gentile
LA RIFORMA DEL SENATO ( BONGHI , 1887 )
StampaPeriodica ,
I . Fedele Lampertico , nel suo libro Lo Statuto e il Senato , cita parole scritte da me in questa stessa Rivista più di tre anni fa e non ne par contento . Io , dopo avere affermato che « né autorità regia , né Senato , né potere esecutivo mantenessero nessun loro diritto di rimpetto alla maggioranza della Camera dei deputati » aggiungeva rispetto al Senato , ch ' esso « rileggeva ed approvava le leggi che la Camera gli mandava , per cattive che fossero . » Il Lampertico annota : « Chiunque abbia letto questo studio il suo con animo imparziale avrà riconosciuto : 1° che non dissimili giudizi si sono portati sopra il Senato sin dai primissimi tempi dello Statuto ; 2° che se allora il Senato non li meritava , non li merita adesso ( pag . 110 ) . Ora , io ho letto con attenzione il pregevole studio del Lampertico , ma non v ' ho trovato punto dimostrato né il primo punto , né il secondo . V ' ho trovato , invece , provato che il Senato , non per colpa dei senatori principalmente , ma dei Ministeri , soprattutto dal 1876 in qua , non ha compiuto l ' ufficio suo , per modo che se ne dichiari contento esso stesso o possano chiamarsene contenti gli altri . Citerò di ricambio lui , e più largamente ch ' egli non ha fatto me : « Non dobbiamo dissimularci , scrive nella pagina seguente a quella da cui ho citato dianzi , che le leggi , bene spesso riducendosi per le cagioni generali , che già dicevamo , a grandi compromessi e transazioni d ' interessi vari , più volte è avvenuto , che quelli , i quali erano naturalmente propensi a darvi appoggio , insieme ad altri , che sono disposti a favorire il Governo , soverchiarono più volte ogni più legittima e discreta opposizione . » Così , dunque , a parer del Lampertico , si forma « di volta in volta » una maggioranza nel Senato ; e si vede questa « rendere impossibile al Senato l ' esercizio delle sue attribuzioni più incontrastate . » E s ' ha l ' effetto che « allora uomini d ' una autorità universalmente riconosciuta , e dagli Uffici del Senato chiamati a far parte dell ' Ufficio centrale , » rimangono « soli nella loro opposizione » e il Governo riesce a impedire al Senato « di rinviare all ' altra Camera persino leggi « la cui dizione » si riconosce erronea e in perfetta contraddizione « coi propri intendimenti . » ( pag . 211 ) . Non si crederebbe ; nelle parole mie censurate dal senatore , che doveva trovar confutate dallo studio di lui , non è detto nulla di altrettanto grave . Anzi il senatore ripete più in là « crudamente il vero . Quando il deputato va a deporre la pallottola nell ' urna , si conforta bene spesso nel pensiero , che alle imperfezioni della legge rimedierà la sapienza del Senato ; è l ' espressione dell ' uso . E molte volte questo è l ' augurio che ad alta voce non si peritano di esprimere gli stessi ministri . Viene la legge in Senato e si vuole cioè i ministri vogliono che la legge si approvi né più né meno come al Senato è venuta dalla Camera dei deputati . » E il Senato , s ' intende , cede . Io potrei citare molte altre testimonianze dello stesso genere ; ed avrò forse occasione di farlo più innanzi . Per ora mi fermo a queste . Che cosa vogliono dire ? Vogliono dire che il Senato , per la composizione sua per la composizione soprattutto di quella tanta parte del Senato , che davvero attende all ' ufficio non è in grado , a dirla altrimenti , d ' incutere ai ministri che non ne vogliono tener conto , il rispetto delle attribuzioni sue , e con un virile esercizio di queste , mantenere realmente osservato l ' articolo dello Statuto , che n ' è il fondamento , quell ' articolo 3 , che dichiara il potere legislativo collettivamente esercitato dal Re , dal Senato e dalla Camera dei deputati . Se la parte del Re non è rimasta grande , quella del Senato s ' è poco meno che obliterata . Si potrebbe rassomigliare a quelle membra dell ' organismo animale , che , poiché ci sono , s ' ha a dire , che a qualcosa servissero , ma ora servono poco meno che a nulla , anzi addirittura a nulla . Dicevo , che questo si può affermare con più precisione non di tutto il Senato , ma di quella parte di Senato che attende all ' ufficio . Giacché , dalle tabelle aggiunte al libro , di cui ho fatto mio testo , appare che i senatori , se non s ' è aggiunto qualcuno dopo chiusa la XV legislatura , sono oggi 315 , ed erano 319 nel 1880; ora la media dei presenti nelle adunanze pubbliche del Senato , è stata dal 1874 al 1886 di 21 per cento , e non mai più di 33 per cento , e persino di soli 14 per cento . Il che vuol dire , che se questa piccola minoranza di senatori attivi non sa , né può , per il modo in cui risulta composta , adempiere , a detta del senatore Lampertico , il dover suo , v ' ha poi una gran maggioranza di senatori che restano del tutto inoperosi nelle lor case , e non si curano per nulla dell ' ufficio conferito loro dal Re , e le più volte chiesto , implorato con grandi preghiere , commendatizie e scongiuri ; da questo molto maggior numero il titolo è tenuto in conto di una mera onorificenza , buona a dare influenza a chi n ' è insignito , a rendergli in più rispetti più comoda la vita , e soprattutto a fornirlo di biglietti , che permettano di viaggiare gratuitamente da un capo all ' altro d ' Italia . Bisogna , però , aggiungere , per essere schietti , che può essere , anzi certamente lo spettacolo di quello che il Senato è ridotto a fare , è causa , che il numero dei senatori renitenti cresca , giacché molti , non avendo in sé fiducia di potervi rimediare , si risolvono a non prendervi parte essi stessi . Di certo , il numero cresce ; dalla I alla VII legislatura la media della presenza fu di 52 , il massimo di 59 , il minimo di 46; dalla VIII alla XI la inedia di 26 , il massimo di 35 , il minimo di 20 . Ora se l ' aumentare del numero degli inerti ha altre ragioni , ha anche senza dubbio quella che dicevamo ; e ch ' è , certo , la più onorevole , se non la più scusabile di tutte . Adunque così , a detta del senatore Lampertico , sta il Senato : i pochi , che ci vengono , non possono far bene ; e i più non ci vengono . Davanti allo scadimento di un grande instituto pubblico , si sogliono produrre negli animi due opposte disposizioni . L ' una è : - taciamo ; ché la gente non se ne dovesse accorgere , e l ' instituto cadere del tutto ; l ' altra è : - parliamo ; perché coloro a cui preme , ci pensino ; e provvedano a cercar mezzi di restituirlo nel vigore di prima , o piuttosto in quello che gli spetterebbe per ragion di diritto e di utilità . La seconda disposizione è solo efficace e vince . Non può , quindi , non esser lodata a parer mio , l ' iniziativa del senatore Alfieri nella tornata del 16 dicembre 1881 , in cui egli presentò al Senato la mozione , che la Presidenza nominasse una Giunta di cinque senatori incaricata di redigere un indirizzo al Re , perché facesse oggetto d ' esame l ' esercizio della regia prerogativa rispetto al Senato e vi portasse tutti i perfezionamenti compatibili con lo spirito e possibilmente con la lettera dello Statuto . La mozione non ebbe per allora seguito ; poiché il regolamento , come suole , tanto la impedì che l ' uccise . Ma nella tornata del 31 marzo 1886 un senatore di molto minore autorità , l ' Alvisi , interrogò il Presidente del Consiglio e ministro dell ' interno , l ' onorevole Depretis , se non fosse venuta l ' ora di pronunciare nel programma per l ' elezioni una parola sulla possibile riforma del Senato ; e il Presidente rispose non essere egli avverso a priori , di proposito deliberalo , ad alcune riforme nell ' organismo dello Stato ma , doverne venire la proposta dallo stesso Corpo , in cui la riforma si dovesse fare . Le quali parole parvero , quindi , un invito a proporla ; e di fatti , molti senatori si disposero a consultarsene tra di sé e v ' invitarono altri con lettera a stampa dell'8 aprile . Nella riunione che tennero il giorno dopo , il senatore Cambray - Digny ebbe incarico di nominare una Commissione di sei senatori , la quale formulasse le precise proposte , che la riunione più larga avrebbe poi discusse e votate . Furon presentate tali proposte il 1° luglio di quest ' anno ; non sappiamo , che discussione se ne facesse ; ma la conclusione fu questa , che la Commissione ebbe molti ringraziamenti , ma non quello che sarebbe parso il migliore , l ' adozione di qualcuna delle conclusioni sue . La riunione , anzi , se ne cavò con uno di quegli ordini del giorno , come noi li chiamiamo malamente , che affermano molte generalità ragionevoli , ma non stringono nulla . A ogni modo s ' affermava di nuovo , che la riforma si dovesse fare , ma s ' affermava anche che non si sapeva in che dovesse consistere . Pure , dalla tornata del 21 giugno di quest ' anno si sarebbe aspettato di più . In questa allo stesso senatore Alvisi era parsa buona occasione a muovere la quistione di riforma la discussione del bilancio di spesa per il Ministero dell ' interno , e dai discorsi di parecchi senatori , che attenuarono , confermarono , continuarono le parole di lui , si sarebbe potuto arguire , che le idee fossero già più mature e sul tenore delle riforme e sul procedimento a seguire , che dall ' ordine del giorno votato poi nella riunione privata non appare . L ' onorevole ministro dell ' interno , ch ' era questa volta l ’ onorevole Crispi , si contenne , nelle dichiarazioni ch ' ebbe a fare , negli stessi termini adoperati più di un anno innanzi dal suo predecessore , che durava del resto presidente del Consiglio . E fu prudenza tanto più notevole , ch ' egli aveva già da privato scrittore combattuto la nomina regia dei senatori , e propugnata l ' elezione di essi per parte degli stessi elettori che eleggono i deputati , ma a doppio grado ed in appositi collegi elettorali , opinione che non si può credere né priva di ragioni , né eccessiva , perché , senza dire che ha illustri ed autorevoli esempii nel Belgio e altrove , è stata quella del conte di Cavour . Intanto la sessione ultima del Senato , nei suoi due periodi , dal 10 giugno 1886 al 13 marzo e del 18 aprile al 12 luglio 1887 non ha punto mostrato , che nessuna delle magagne del Senato mostrasse disposizione a risanare , sia di quelle , delle quali esso ha la colpa , sia di quelle , molto maggiori di gravità e di numero , delle quali ha colpa il Ministero . In questo intervallo di tempo sono stati presentati al Senato 179 progetti di legge ; ne ha piuttosto approvati che discussi 170 . Di questi soli 7 gli erano stati presentati in iniziativa , tutti , eccetto due , di poca importanza . E si badi che di questi sette appunto uno dei due che dicevo di maggiore importanza , trasmesso alla Camera , non è stato né riferito né discusso né votato da questa ; il che ha reso la fatica del Senato poco meno che vana . Certo quelli che il Senato non ha discusso , sono stati presentati in iniziativa ad esso e sono di grande importanza ; ma in quella stessa tornata del 21 giugno fu benissimo spiegato dai senatori al ministro dell ' interno , che pareva volesse farne loro censura , come non era stato per colpa del Senato , che almeno quattro di quei progetti di legge non s ' erano potuti discutere , bensì per colpa delle vicende e delle mutazioni dei Ministeri . Invece dalla Camera al Senato , nello stesso periodo sono stati trasmessi 163 progetti di legge ; e questi il Senato gli ha approvati tutti , senza modificazione di sorta , eccetto tre soli di assai piccola importanza con modificazioni di poco momento che la Camera ha accolto . Ora , non si possono fare che due supposti soli ; l ' uno che il Senato ha inghiottito si gran desinare di leggi , perché gli comparse uscito dalla cucina della Camera perfetto o quasi perfetto ; l ' altro che l ' ha fatto , perché , qualunque ne fosse il suo giudizio , la piccola assemblea che le ha votate , d ' un 80 senatori al più , e la molto più piccola che le ha discusse o per lo più sentite soltanto leggere , non ha avuto modo né lena di rigettarne , indugiarne , modificarne nessuna . Certo la seconda ipotesi n ' è la vera . Talora la votazione segreta di più d ' una di queste leggi è stata preceduta dalla votazione palese di qualche ordine del giorno , che manifestava gli scrupoli del Senato nell ' accettarla ; quantunque non ci sia rimedio meno razionale e meno efficace , e il Senato stesso l ' ha toccato con mano , e più d ' un senatore l ' ha avvertito che di quegli ordini del giorno il Ministero , che v ' assenti per trarsi d ' impaccio più presto , non aveva poi tenuto nessun conto . Adunque , le leggi il Senato le vota assai spesso , non perché buone , ma quantunque , allo stesso parer suo , cattive : e questo succede , perché i Ministeri voglion così , e nel Senato attivo non v ' è forza sufficiente oramai ad opporsi ad un volere qualunque del Ministero . E che questa forza vi manchi , non può essere se non l ' effetto d ' una causa sola ; la dipendenza , in cui sono dal Ministero troppi senatori , o perché impiegati in una o altra amministrazione o perché creature sue ; e forse d ' un altra : quella natural fiacchezza , che invade a mano a mano un ' Assemblea , la quale si sente venir meno il terreno su cui si regge . II . Il male è riconosciuto da troppe parti , perché non esista ; e mi paiono molto strani quei senatori , che da una parte lo confessano , e dall ' altra si lagnano che col parlare di riforme si confermi . Poniamo che sia stato poco prudente parlare di riforme : ciò non fa che non se ne sia parlato e non se ne parli ; e gli scongiuri non bastano a cessarne il discorso . Vero , che invocare una riforma intanto scema credito ; ma , per ricuperare il credito , una volta che la riforma si sia invocata , non v ' è altro modo che farla . Ora , che riforma dev ' essere ? Coloro i quali si occupano di riformare in parte o in tutto gli Stati , sogliono credere , che ciò che preme , è scuotere i congegni . Così a ' più i quali hanno trattato e trattano le questione della riforma del Senato in Italia , sembra che questa debba consistere nel mutare il modo di nomina dei senatori : e non già perché credono che così si avrebbero senatori migliori degli attuali , ma perché credono , che dal lor modo di nominarli verrebbe più forza e più sentimento di forza alla Camera di cui farebbero parte , di rimpetto a quella dei deputati . Vedremo , se in uno o in altro di tali congegni proposti vi sia la virtù , che se ne spera . A ogni modo , io non sono inclinato a credere , che la vita stia nello scheletro ; m ' è parso sempre che , eccetto casi di estrema corruttela e il presente , certo , è tutt ' altro che tale , la riforma efficace si compia , anziché col variare qualche giuntura di ossa , col muovere lo spirito del paese , intorno all ' istituto che n ' ha bisogno , e penetrarnelo e vivificarnelo . Ma qui è la principale difficoltà nostra . Lo spirito del paese , di certo esiste : ma come muoverlo ? Sarebbe , di certo , l ' ufficio della stampa politica . Ma la stampa , almeno la quotidiana , se togli uno o due giornali ma a due , dubito che non ci s ' arrivi non è libera in Italia . La stampa è libera rispetto alla legge ; ma è ligia e serva dei suoi bisogni , e degli uomini politici ai quali è addetta . Essa dovrebb ' essere la parola del paese a questi ; è la parola di questi al paese . Se deve parlare del Senato , non s ' eleva a giudicarne l ' azione , secondo conforme o no al carattere suo ; ma lo grida patriottico o il contrario , secondo piace o no , e giova o no al Ministero che il giornale porta in palma di mano . Sicché dalla stampa il paese in questo rispetto , come in tanti altri , non che essere diretto , è traviato ; e invece d ' unire influenze , atte a correggere e rinvigorire l ' instituto , n ' escono di quelle atte a guastarlo e indebolirlo peggio . Ciò che la stampa politica quotidiana non vuol fare , gli scrittori privati non possono fare . La mia esperienza mi prova che nessun libro o opuscolo , di materia soprattutto politica , è atto a richiamare sopra il soggetto che tratta , una larga e seria attenzione , e a eccitare intorno ad esso una discussione ardente e feconda . Il pubblico italiano mostra avere un piccolissimo gusto di tutto quanto concerne l ' organismo dei poteri pubblici . A ciascun italiano basta di ingegnarsi a cavare da quelli che ci sono , il maggior profitto che può per sé . Sicché , davvero , libri o opuscoli sul Senato , come se ne sono letti molti e ne vengono fuori , non riusciranno , neanche se fossero eccellenti , a creare intorno al Senato un ' atmosfera in cui si rinforzi e si ritemperi . Siamo dunque , costretti a cercare soprattutto i rimedii nel giro di disposizioni di legge o di provvedimenti di governo , sperando , per attuarli , in ministri , ai quali , inspirati da un alto concetto d ' interesse pubblico , piaccia d ' avere ai fianchi un Senato meno comodo che non sia il presente . Per ricercare quali queste disposizioni di legge o provvedimenti possono essere , bisogna prima fissare , che cosa oggi un Senato sia . Il primo movente della mozione dell ' Alfieri citata dianzi fu questo , che , come la Giunta , che riferiva sulla legge elettorale del gennaio aveva per la prima avvertito , si credette vi fosse un ' intima relazione tra l ' allargamento del suffragio politico , e una costituzione del Senato , che deve a questo una maggior forza dirimpetto a quella , che da un più diffuso suffragio veniva sulla Camera dei deputati . Io non credo che questa relazione ci sia . Nel Belgio il Senato è elettivo , e il suffragio è più ristretto che in qualunque altro Stato costituzionale . In Prussia il suffragio è universale e il Senato non è elettivo . Il vero è che più è esteso il suffragio , ond ' esce la Camera dei deputati , e più è difficile costituire un ' altra Camera , che le serva di freno e di contrappeso , o a uno qualsiasi degli altri fini , per cui si suol dire , che un ' altra Camera ci deve essere . In somma , più diventa democratica la Camera dei deputati , più è in grado di presumere ch ' essa rappresenti tutto il popolo e più ci si deve aspettare che non soffra contradizione al voler suo , una volta formato ed espresso . Se la Camera dei deputati ha vita da una indistinta totalità di elettori , da poco meno che tutta intera la cittadinanza raccolta nei collegi , non può avere un ' autorità che la pareggi , nessun ' Assemblea che si fondi sopra una parte di elettori , o sopra suffragi , attraverso i quali la volontà di elettori si manifesti meno immediatamente , liberamente , direttamente . Quest ' altra Assemblea che si pretende per soprappiù d ' essere un Senato , e superiore alla prima , parrà un ' oligarchia alla Camera eletta per il voto di tutti . Peggio se i membri di quest ' altra Assemblea devono avere prolificazioni di senno e di capacità , che i primi non hanno . Sarà questa una seconda cagione perché la democrazia orgogliosa della Camera dei deputati disdegni e non tolleri l ' aristocrazia paurosa della Camera , dei senatori . Dicevo paurosa ; e così sarebbe . Avremmo il Senato ; ma a un patto , che nessuno degli ufficii del Senato sarebbe adempiuto . Così in più d ' un paese monarchico si son viste e si vedranno rimanere le monarchie . Forse , l ' affermazione mia di dianzi che nessuna relazione vi sia tra l ' allargamento del suffragio e la costituzione del Senato va temperata così : che , cioè , quanto più s ' allarga il suffragio da cui è eletta la Camera dei deputati , tanto meno un Senato elettivo è possibile . Che cosa , oggi , è o può essere in realtà il Senato ? Se il principal contrassegno di un ' Assemblea politica è questo ch ' essa possa col voto suo disfare e rifare il Ministero , il Senato non è più tale o almeno non lo è nel grado in cui è tale la Camera dei deputati , non lo è che nel grado in cui è tale una Camera di deputati in un regime non parlamentare , ma meramente costituzionale , come , per esempio , il prussiano . Certo , né il Senato né la Camera dei deputati del Congresso degli Stati Uniti disfà o rifà un Ministero ; ma costà il potere esecutivo deriva immediatamente dal popolo , e sta di fianco al Congresso , non dietro di esso . Nel regime parlamentare , secondo il tipo inglese a cui si confà il nostro , l ' Assemblea , che non ha mai avuto , o , nella coscienza sua e del paese , ha smarrito il diritto d ' influire col suo voto nella composizione del Governo , non è politica quanto e come un ' Assemblea che conserva questo diritto . Ed è ammesso anche che un Senato non potrebbe alla lunga respingere una legge , che la Camera dei deputati volesse . Se il Re fosse anch ' egli contrario alla legge , potrebbe , quando trovi ministri che consentano con lui , sciogliere la Camera dei deputati , ma se gli elettori rimandassero la stessa , o ne mandassero una , che , rispetto alla legge , convenisse colla precedente , sarebbe , non incostituzionale , ma pericoloso persistere a rifiutarla , e non si dovrebbe , certo , se non in un estremo caso . L ' ufficio ordinario del Senato è di correggere le leggi che la Camera gli trasmette , e darle modo di ripensarci ; ovvero , di prepararle quelle , che , come bisognose di maggiore competenza e di più tranquilla e seria discussione , il Ministero gli commette , o inizia esso stesso . Tutti vedono e sentono , che uno dei principali difetti del sistema parlamentare è la grande incompetenza dei ministri , talora , e dei deputati , spesso , nell ' opera delle legislazioni : incompetenza grande , sì perché la pratica manca agli uni e agli altri , sì perché manca loro la tecnica di ciascuna materia legislativa , e sì ancora e soprattutto perché sono influiti da correnti di opinione politiche e passeggiere . Questa competenza spetta soprattutto a un Senato di averla , e di darne prova . Dico di darne prova ; giacché averla non basta . Se talora le Giunte ragionano con molta dottrina e di bilanci e di leggi , e poi le votazioni seguono , come se nessuna osservazione fosse stata fatta , è competenza che non serve . La competenza che serve , è quella che si mostra coi voti , ed è accompagnata dalla fiducia , che il voto conforme a coscienza è solo adatto a indicare . La fiducia deve essere tanta , che inspiri a ciascuno la risoluzione di compiere il dovere proprio , senza pensare con che e con quanto effetto lo faccia . Ora , a quest ' ufficio bisogna autorità di grado e di dottrina e indipendenza di posto e di carattere . Il senatore Lampertico , dottissimo , non cita nel suo libro e però , si direbbe che ignora un detto di Montalambert , che mi pare la migliore sentenza che sul soggetto presente si sia pronunciata : Pour que le Sénat soit quelque chose , il faut que chaque sénateur soit quelqu ' un . L ' autorità del Senato , a dirla altrimenti , non è che la somma delle autorità proprie dei singoli uomini che lo compongono . Nello studio del Lampertico , v ' hanno molte tabelle utili ; una sarebbe più utile di tutte ; quella dei nomi di senatori morti via via dal 1848 sinoggi confrontati coi nomi dei senatori che si sono andati surrogando loro via via . Si potrebbe facilmente giudicare se la somma dell ' autorità di questi secondi nomi è pari a quella dell ' autorità di quei primi . Se è pari , cerchiamo altre ragioni della necessità d ' una riforma del Senato ; se non è pari , questa basti . L ' autorità che deriva dai servigi resi allo Stato , dalla lunga esperienza , dall ' ingegno , dalla dottrina , è l ' ultima contro cui la democrazia ricalcitra , quantunque anche contro essa infine ricalcitri . Quest ' autorità , che non si scompagna mai o di rado da una pari dignità di condotta e da una grande indipendenza di carattere , è quella che bisogna soprattutto salvare nel Senato , se si vuoi mantenerne l ' utilità . Ora , nessun sistema elettivo è atto a mantenergliela . Noi vediamo , quanto un suffragio , diretto , immediato , largo è adatto a mantenerla alla Camera dei deputati . E non è chiaro a tutti ch ' essa ha molto più potere , che autorità ? Ch ' è assai più temuta che rispettata ? Un suffragio , comunque si combini , ristretto , a due gradi , con diverso collegio , non può alla prima e alla lunga , eleggere uomini , soprattutto onorevoli , per le qualità che dicevo . Sarà , prima o poi , corrotto da influenze diverse . Lascerà prima o poi per terra , le menti più elette del paese , le coscienze più fiere , più intemerate : e poiché elegge a tempo , lascierà i senatori , come sono i deputati , soggetti alla peggiore delle servitù , alla servitù degli elettori , a seguire quelli , che son presunti averlo scelto a guidare . Il Senato elettivo , comunque eletto , sarà una Camera dei deputati debole , senza nessuna della qualità che gli devono appartenere in proprio , e con tutte le cattive qualità , che in una Camera dei deputati non è possibile , che prima o poi non s ' insinuino . Il problema è questo : avere il Senato supremamente autorevole . Così , i ministri lo rispetterebbero : e lo rispetterebbe , eccetto in casi di gran commozione pubblica , la Camera . Così , i diritti e gli ufficii che lo Statuto gli assegna , li conserverebbe tutti ; e non rischierebbe , come rischia ora , di vederseli sottratti dalla Camera , più per opera dei ministri che per volontà di questa stessa ed esso impotente a difenderli . Di quello che l ' autorità sia e come si mantenga i Romani furono i maestri : che intesero meglio di ogni popolo antico come dovess ' essere costituito un corpo in cui l ' autorità , qualunque fossero le vicende del suo potere immediato , continuasse a risiedere . Due modi , almeno dacché si fu sviluppata la libertà popolare , vi furono per entrare nel Senato Romano , la più illustre delle assemblee che portarono questo e quella onde è stato trasmesso a ogni altra ; l ' uno esservi nominato dal censore , l ' altro , avere esercitato una magistratura che vi desse diritto . Il censore aveva obbligo di nominarvi i cittadini migliori ; e la nomina fatta ogni quinquennio , era a vita , purché uno non si rendesse indegno dell ' onore e dell ' ufficio , nel qual caso il censore stesso aveva ogni quinquennio il diritto di cacciarlo via . E questo diritto esisteva anche rispetto a quelli , che la magistratura ricoperta portava per sé stessa in Senato . Le quali due vie di pervenirvi restaron le sole , anche quando la repubblica si mutò in imperio ; giacché al principe , come tale , non appartenne altra facoltà in ciò , se non quella che gli veniva dall ' ufficio che rivestiva di censore . E certo , al Senato rimase tanta autorità , dirimpetto a ' Comizii popolari , che possiamo non ostante le molte differenze ragguagliare alla nostra assemblea elettiva , se poi dirimpetto agl ' imperatori e alle legioni , che tempi di corruttele e di abiezione tristissimi e dentro il corpo stesso e fuori non bastarono a levargli in tutto autorità e credito , anzi di tratto in tratto sin quasi agli ultimi anni dell ' impero sconquassato e cadente ne mostrò tanto , che par quasi incredibile e maraviglioso . Dov ' è la radice di un consesso così durevole ? In questo , che il diritto che veniva dalla magistratura ricoperta , era per sé cagione , che il senatore ascrivesse a sé il posto conseguito ; e il diritto che veniva dalla nomina del censore , suggellava agli occhi della cittadinanza il valore della persona che n ' era onorato . D ' altra parte , la libertà del censore nel nominare chi gli pareva , faceva , che in lui fosse grande la responsabilità e la sentisse tale ; e insieme , perché il censore , dopo quello e alcuni altri atti , cessava , l ' eletto per tal modo non si teneva legato a lui , non si credeva in obbligo né aveva modo di comportarsi come sua creatura . E infine la pratica degli affari doveva esser grande in uomini , che , posti così alto nella stima pubblica , non potevano rimanere nell ' ufficio se non continuando a meritarlo , e non vi erano giunti , se non dopo avere atteso per lunghi anni a ' pubblici affari o avere acquistato riputazione di poterlo fare , e a cui non era lecito di riporre la dignità nell ' ozio , e di trarre dall ' onore conferito loro dallo Stato il vantaggio di non adempirne i doveri . So quanta parte di questo esempio non è imitabile ; e so ancora , come , non ostante congegni così in genere buoni l ' instituzione ebbe pure periodi di gran debolezza o corruzione . Nessuna cosa umana e per nessun mezzo n ' è salva . Pure qualcosa di imitabile v ' è ; e quanto è tale , su nessuna costituzione di Senato s ' innesta meglio , che su quella che il nostro Statuto vuole . Tutti sanno quale questa costituzione sia : il Re nomina i senatori . L ' ufficio è vitalizio ; il numero non è limitato . Pure il diritto di nomina del Re è soggetto a due condizioni ; non può nominare persone che abbiano meno di quaranta anni ; non può nominare persone , che non appartengano a una o a più di ventuno categorie . Le categorie sono abbastanza larghe e numerose , perché al Re resti facoltà ampia di scelta ; eppure , basta che vi sieno , perché al Senato appartenga una revisione della nomina , e il giudizio se la nomina non esca fuori di esse . Sicché si può dire , che sino a un certo punto , si combina il diritto di nomina del Re con un diritto quasi di coortazione per parte del Senato . Le categorie formulate , com ' era naturale , in conformità dell ' ordinamento amministrativo dello Stato nel tempo che lo Statuto fu pubblicato e scritto , hanno ricevuto via via quella diversa applicazione , che le mutazioni dell ' ordinamento stesso hanno subito dal 1848 sinoggi . Se il Senato fosse lasciato più libero o avesse usato più della sua libertà avrebbe fatto il medesimo rispetto al § 21; cioè , via via che il sistema d ' imposta è mutato e le imposte sono cresciute , avrebbe accresciuta la quota d ' imposta , stata necessaria ad abilitare al Senato . Se l ’ Italia non possedesse in quelle ventuno categorie un trecento persone di riconosciuta e rispettata autorità , che raccolte insieme dessero per sé valore al consesso di cui fanno parte , sarebbe da disperare del paese . Ma l ' Italia le ha , di certo ; ciò che manca , è chi sappia e voglia trovarle . Il Re , dice lo Statuto , deve trovarle , e non v ' ha , senza dubbio , ufficio più degno , più proprio del Re in un regime parlamentare . Egli è il solo nello Stato , che , pure curando il buono indirizzo del suo governo , stia e si senta ed è sentito di sopra a ' partiti che l ' agitano ed aspirano a guidarlo . Egli è il solo , chiamatovi naturalmente a riguardare , sciolto da ogni ombra di parte , da ogni colore al perturbatore e ingannatore , il merito , la virtù dell ' ingegno e dell ' animo e premiarlo e adoperarlo . Dicevo , proprio ufficio del Senato essere oggi la revisione dell ' opera legislativa della Camera e il sindacato amministrativo del Governo , senza pretendere l ' efficacia politica di quella su questo . Come il Senato , quindi tanto meglio opera quanto più nell ' esercizio della sua funzione è lontano da ogni spirito di parte , così il Re è il più adatto a comporlo , perché è libero sostanzialmente da ogni spirito di parte egli stesso . Si può dire , che il Senato effettua nell ' opinione sua di revisione e di sindacato , così e sin dove gli spetta , il criterio stesso del Re nel comporlo . Ma se al Re s ' addice così bene , così appropriatamente , per le ragioni che dico , la nomina dei senatori , è naturale , ch ' egli si dovrebbe circondare d ' un Consiglio per farlo . Per quanta sia l ' attenzione d ' un principe a seguire il movimento intellettuale ed economico del paese , non è possibile , che ve ne ponga tanta da bastare lui solo a ricercare e trovare chi più vi si segnali . Quale dev ' essere questo Consiglio ? Oggi s ' è introdotta questa pratica nei paesi latini parlamentari son rimasti , del resto , solo due che unico consiglio del Re deva e possa essere il Consiglio dei ministri , quel Consiglio che il Re nomina e dimette ad arbitrio dei voti delle Camere , e che rappresenta la maggioranza di queste . Ora , questa dottrina è falsa ; e la consuetudine che n ' è nata , è causa , che il Re , che secondo lo Statuto , deve nominare i senatori , non ne nomina in realtà neanche uno , ma appone semplicemente la firma sua alla nomina che il ministro gli propone . Sicché questa prerogativa è stata affogata , ingoiata dal Gabinetto , come ogni altra . Non è parsa un ' eresia giorni sono , che il Re potesse non sanzionare una legge , e supremamente , audacemente incostituzionale fargliene richiesta ? Ai Re di Stati parlamentari fa comodo rinunciare praticamente all ' esercizio della prerogativa , rimettersene d ' ogni cosa a ' ministri ; ma giunge il giorno e talora all ' improvviso che le monarchie parlamentari , così spogliate di mano in mano d ' ogni lor propria iniziativa , naufragano . Noi abbiamo convertita la dottrina inglese , che il Re non può peccare , in quest ' altra che il Re non può fare , una dottrina che vale che il Re di quello che faccia , non risponde lui , ma altri il quale vi ha acconsentito , per lui , in quest ' altra , che il Re non ha nulla a fare , altro che ad applaudire o ad essere applaudito . Ma i Re che non possono fare , in breve o alla lunga si scopre che possono non essere ; e gli applausi cessano : e si ricordano di averne avuti , leggendo di quelli che in lor vece salutano altri . E quando così la prerogativa del Re di nominare i senatori è abbandonata in tutto al Ministero , succede , che la composizione del Senato muta affatto carattere . La nomina a un ' Assemblea , il cui carattere politico è così impallidito è fatta soprattutto per una ragione politica . Un motivo , che se non è in tutto illegittimo , è pure eccezionale , diventa il principale della scelta . Giacché si può dare , che , come in Inghilterra per il bill di riforma elettorale nel 1832 , il Re debba acconsentire di aggiungere al Senato tanti senatori , quanti occorrono perché passi una legge di una estrema necessità politica , alla quale il Senato , così com ' è , è avverso ; ma non può il motivo generale , perenne , quasi unico della nomina dei senatori , formare in Senato una maggioranza ligia al Ministero . Quando ciò succeda , l ' autorità del Senato , se anche non paia tutta spenta , subito , è in realtà spenta , e la morte almen morale segue davvicino la malattie . Ora , da quel motivo eccezionale diventato così prevalente e quasi assoluto , nascono tutti i mali del Senato , tutti quei mali a ' quali si cerca rimedio . Allora , i Ministeri nominano senatori non i deputati , che sono ancora operosi e accreditati nella Camera , ma quelli , per lo più , che gli elettori hanno rigettato e nel cui collegio sperano possa riuscire un amico loro ; ovvero gli svogliati d ' ogni lavoro o desiderosi di vita pubblica più comoda e più tranquilla , o più pieni di vanità o più insistenti a voler essere messi al sicuro ; in somma , passa alla Camera alta , lo scarto di quella che si dice bassa . Il medesimo più o meno ha luogo rispetto a tutte le amministrazioni dello Stato . I Ministeri , di solito , scelgono non i migliori , ma i più ligi ad esso . La nomina a senatore non è effetto , molte volte , d ' una concordia di opinioni tra il Ministero e l ' eletto , ma n ' è la causa . Chi è nominato , si crede vincolato a chi nomina . I senatori diventano i clienti dei ministri . Come , nelle più delle categorie , l ' entrata in Senato non dipende dall ' avere rivestito una magistratura , ma dalla scelta del ministro tra i molti che la rivestono , e , dall ' altra parte , in più d ' una di tali magistrature v ' è ancora luogo a promozione , il senatore si sente legato al Ministero , sì per il favore della scelta e sì per la speranza della promozione . È notorio che oramai , se un Ministero potesse temere un ' opposizione al Senato da mettergli a pericolo una legge che gli preme , gli basterebbe un giorno per chiamare in Roma dalle prefetture , dai tribunali , dalle cattedre , tanti senatori quanti gli occorrerebbero e più ancora per sopraffarla . Il peggio strazio è fatto delle categorie ultime ; giacché c ' è pure una virtù di rappresentanza e una efficacia d ' influenza nelle ricchezze ; mai Ministeri se ne servono per scegliere a senatori quelli , che , non avendo altro titolo , hanno almen quello di non essere troppo poveri . Ed è naturale , poi , che in un Senato composto così accada tutto quello , che il senatore Lampertico dice nelle parole citate da lui a principio di questo scritto . È meraviglioso , anzi , che non accada peggio . Un corpo politico non ha altra difesa dei propri diritti che in sé medesimo . I ministri possono tutti ripetere di volerli rispettare , promettere di rispettarli ; e dirlo di buona fede ; ma in realtà , se non vi sono sforzati , non lo fanno . Se non vi sono sforzati preferiscono accumulare leggi nella Camera dei deputati , e presentarle poi in un mucchio al Senato ; allargare le competenze della Camera dei deputati , e restringere quelle del Senato . Lasciando interpretato largamente l ' articolo 10 dello Statuto , che vuole presentati prima alla Camera dei deputati soli i progetti di legge che importano imposizione di tributi , approvazione di bilanci e dei conti dello Stato ; ottenere per votazione di bilancio stanziamenti di fondi , che si dovrebbero chiedere per legge , e così via via . È nella natura delle cose , tanto più che da simili abusi non potrebbe trattenere un Ministero se non sola una vera e profonda e sincera cognizione di quello che sia il regime parlamentare , e come si deve condurre , perché duri , cognizione che non ha avuto se non il Cavour , il quale l ’ ha praticata anche e poi il Minghetti che non l ' ha praticata sempre . O che si vuole ! Pensino i senatori , che prima d ' essere ministri , sono stati i più clamorosi contro la mala condotta dei Ministeri verso il Senato , diventati ministri non solo non fanno diversamente , ma fanno peggio . È , ripeto , nella natura delle cose . Le forze politiche tanto valgono , quanto mostrano di valere . Ed il patriottismo di ciascuno sta non nel lasciarsi sopraffare , come per ispirito partigiano si sente dire ora dagli uni , ora dagli altri , ma nell ' impedire d ' essere sopraffatti . Giacché , ove operino altrimenti , apparecchiano la distruzione delle istituzioni , che era lor obbligo di mantenere , e che s ' immaginavano , forse , colle lor mollezze di mantenere . Concludo . La riforma del Senato non s ' otterrà mediante nessuna modificazione più o men grave di articoli dello Statuto , né la richiede . Verrà , invece , naturalmente ed efficacemente da una più perfetta osservanza dello Statuto , che da molti anni in qua , soprattutto , non si vede . Verrà dal rinvigorimento della prerogativa regia , rinvigorimento , del resto , necessario non solo in questo . Verrà dalla diminuita ingerenza del Gabinetto , pericolosa sopratutto , perché si esercita sotto il coverchio della prerogativa , e si libera così da ogni censura . Verrà , in somma , dall ' autorità che per la qualità delle persone scelte a comporre il Senato , si raccoglierà in questo , se dev ' essere , di fatti , come è in parole il primo corpo dello Stato . E queste generalità qui mi bastano , né m ' occorre entrare nelle più minute quistioni circa il modo , in cui il Consiglio che aiuti il Re a nominare i senatori dev ' esser composto . Meglio un Consiglio di senatori stessi , uno per ciascuna categoria . Certi , a sentire proposto , augurato , previsto da me un rinvigorimento di prerogativa regia , avranno riso . Io non credo che hanno riso a ragione . Se io leggo bene nell ' avvenire non mi pare che le monarchie periranno , neanche le parlamentari , se si correggeno . Che se non si correggessero , delle due parti cui esse si compongono , monarchie e parlamenti , piuttosto i secondi periranno che le prime .
SFOTTÒ ( - , 1925 )
StampaPeriodica ,
10 giugno . L ' on . Tittoni ha dimostrata la sua fierezza commemorando un libertario pericoloso : Giovanni Pascoli . Tittoni è il vero terrore dei morti . Vettori , se non scende l ' Aventino , si annoia . Fate una discesa per il povero cieco . Sappiamo che la guerra fu fatta quando era ministro Salandra . Per la guerra civile un ministro qualunque basta . Casertano è ormai anch ' egli Gran Cordone . Se lo meritava . Giordana e Vettori seguono la stessa tattica : mostrano le ferite riportate in polemica " da tutte e due le parti . " Vettori parlerebbe diversamente se capisse che qui non si tratta di crisi ministeriale , ma d ' una crisi morale che investe tutta la nazione . Il 7 giugno v ' è stata una grande dimostrazione fascista .
GIUSEPPE GARIBALDI. COMMEMORAZIONE ( CRISPI FRANCESCO , 1882 )
StampaPeriodica ,
La Nuova Antologia vuol rendere anch ' essa il suo tributo alla memoria di Giuseppe Garibaldi . Ed il suo direttore , con una squisita cortesia , della quale gli son grato , ha invitato me , che non sono redattore della rinomata effemeride , per adempiere tale ufficio . Dopo tutto ciò , che in questi giorni fu detto e scritto di Garibaldi , è un ' opera assai difficile il poterne ancora degnamente ragionare . Non già che il tema sia esaurito , ma perché mi sembri esser necessaria un ' abilità , che confesso di non avere , per soddisfare le non ordinarie esigenze dei lettori . La biografia di un uomo sia pure un grande statista od uno scienziato è subito fatta . Ma non si può tesser la vita di Garibaldi senza fare la storia italiana degli ultimi 50 anni . E non basta ! Se Garibaldi , sin dalla sua prima giovinezza , ebbe un culto per la patria , se i suoi pensieri , i suoi studii , le sue cure , le sue opere non ebbero altro scopo l ' anima sua generosa spaziava nell ' infinito , il dovere per lui non aveva limiti di territorio , egli era il cavaliere dell ' umanità . Ed allora come ricordare questa parte della sua vita senza toccare il problema ancora insoluto delle nazionalità , senza parlare dei popoli , che lo invocarono nei momenti del pericolo , che sperarono in lui , ed alla difesa dei quali egli concorse con la spada o con la parola ? Nato dal popolo , educato nei principii della democrazia in un paese dove infrenata era la libertà , egli intravide la istituzione della repubblica con un Re . Ciò parve una contraddizione agl ' ideologi della politica : ai repubblicani che non ritengono possibile e duraturo il regime da essi prediletto senza il periodico mutamento delle persone nella suprema magistratura dello Stato ; ai monarchici , i quali presentono la instabilità delle dinastie nel trionfo della democrazia . Garibaldi al contrario trovava ad armonizzare nella sua mente questi due estremi , Popolo e Re . Laonde egli non credeva tradire la sua coscienza , quando al 1859 ed al 1860 scriveva nella sua bandiera il motto : Italia e Vittorio Emanuele . Molto meno credeva poter offendere il Re , quando parlava della repubblica italiana e del suo avvenire . Si illudevano intanto , quando pei loro fini particolari , i monarchici al 1859 si vantavano di aver conquistato Garibaldi ; e più tardi , al 1879 , i repubblicani s ' illusero sperando che Garibaldi fosse ritornato a loro e ch ' essi avrebbero potuto valersi di lui per la distruzione della monarchia . Io non so come sarà governata l ' Europa da qui a 50 anni . Penso intanto e sono profondamente convinto , che per la monarchia del diritto divino non vi sarà posto . Quello che valgano i grandi Stati costituiti in repubblica , ve ne dà un esempio la Francia ; e però per dare pace duratura alle nazioni , non ci si offre che un solo rimedio , ed è l ' attuazione del concetto garibaldino di un Re capo della democrazia . Fortunatamente per l ' Italia , Garibaldi si è fidato ad una dinastia , la quale comprende le tendenze dei tempi . Essa non può dimenticare , che il principato nazionale è sorto dai plebisciti , e che tradirebbe le sue origini , se osasse arrestare il progresso . Fin qui ho definito , senza volerlo , la mente politica del nostro eroe ; ma ciò non basta , perché il quadro sarebbe incompleto , se non delineassi l ' uomo nella società . Noi siamo nel secolo delle plebi , e nessuno più di Garibaldi ne presenti il prossimo avvenimento e ne patrocinò la redenzione . Ma anche in questo s ' ingannarono quei socialisti , i quali avendolo attirato nei congressi internazionali , credettero valersi del suo nome per legittimare le loro teorie . Le sofferenze dell ' operaio e la tirannide della borghesia , gli scioperi e le coalizioni , la necessità di mettere l ' accordo tra coloro che lavorano e coloro che ne profittano , erano tanti problemi la cui soluzione egli spingeva col cuore . Ed ammirava il lavoratore della terra e degli opifizi , e ne onorava i sacrifizi , come onorava i sacrifizi dei suoi militi sui campi di battaglia . Quando nel 1863 ferveva il brigantaggio nelle provincie napolitane e le Camere discutevano le leggi eccezionali per estirparlo , egli osservava che n ' erano imputabili il Governo e la borghesia . Il suo cuore si spezzava alle notizie delle stragi e del sangue versato ; e quando gli parlavano di quegli sciagurati , i quali assaltavano e distruggevano le fattorie , scannavano il bestiame , bruciavano gli alberi e le messi , egli rispondeva che colà era una questione sociale , la quale non si poteva risolvere col ferro e col fuoco . Un giorno raccontandogli uno dei suoi amici , che i briganti , condannati dai consigli di guerra , affrontavano imperterriti la morte , egli ebbe ad esclamare : quanto eroismo miseramente sciupato ! cotesti uomini , traviati dal delitto , sarebbero stati soldati valorosi all ' appello della patria ! Il partito internazionale si lusingò un momento di aver l ' ausilio di Garibaldi , dopo che egli avea consentito di recarsi al congresso di Ginevra . Nulla di più assurdo ; e se i socialisti non se ne sono convinti , basterebbe ricordar loro il fatto , che Garibaldi si rifiutò nel 1871 di portare la sua spada in difesa della Comune di Parigi , e non permise di andare a suo figlio Menotti che vi era stato chiamato . Il partito internazionale rinnega la patria e la famiglia . Pe ' suoi apostoli la costituzione spartana è un rancidume , perché essi vogliono abbattere le frontiere domestiche e le frontiere nazionali . Le frontiere domestiche e le frontiere nazionali erano sacre a Garibaldi . Egli aveva una venerazione per la famiglia ; e la patria per lui era una religione . Garibaldi voleva l ’ indipendenza e la libertà di tutti i popoli ; ma non soffriva che l ’ Italia perdesse la sua autonomia . Quanto egli amasse la famiglia , lo sanno coloro che lo videro in mezzo a ' suoi cari e che dal 1874 in poi assistettero alle lotte del suo cuore , ardente come egli era di assicurare l ’ avvenire a ' suoi bimbi . Il ministro Mancini ed io abbiamo preziosi autografi di Garibaldi , diretti a noi prima e dopo la celebrazione del suo matrimonio . Scelgo una delle sue lettere , e ne fo dono ai lettori della Nuova Antologia , perché nelle parole di lui si rivela la grande anima dell ' uomo e del patriota . Agl ' internazionalisti varrà di lezione . « Caprera , 13 - 1880 . Mio carissimo ed illustre Crispi . « Da molti anni vincolato a voi nel mutuo amore per questa nostra Italia e che ebbimo la fortuna di servire insieme sui campi di battaglia io vi devo la generosa cooperazione al compimento del sacro mio dovere , che mi ha costituito oggi felice e tranquillo sulla sorte dei miei cari . « Con somma gratitudine sono per la vita « vostro G . GARIBALDI . » Quando fui a Caprera pei funerali del compianto Eroe la vedova mi volle nella sua camera per dirmi , che egli le aveva raccomandato più volte di ringraziare gli amici di quello che avevano fatto per la sua famiglia , e che l ' aveva incaricata di dichiarar loro che egli moriva tormentato dal pensiero che Nizza apparteneva ancora ai francesi . Coloro che dopo la sua morte han parlato e scritto di Garibaldi , han ricordato le cento battaglie da lui vinte , la strategia del gran capitano , la preveggenza e la calma di lui sul campo di battaglia . Io non sento il bisogno di ripetere le stesse cose , perché nulla direi di nuovo e nulla aggiungerei a ciò che tutti sanno . Sul campo di battaglia Garibaldi era un veggente . Il suo viso splendeva , i suoi occhi fulminei sorridevano , egli vedeva tutto , prevedeva tutto , nulla gli sfuggiva ; avreste detto che assistesse ad una festa , ludum bellicum . Era un eroe ? No , più che un eroe ; egli creava gli eroi , perché accanto a lui non si poteva esser codardi . E la codardia fu il solo peccato che Garibaldi non perdonava . Ricorderò un aneddoto . Il 26 giugno 1860 scoppiò in Palermo una di quelle agitazioni che si dicono dimostrazioni popolari . Era la prima del genere , ma sventuratamente non fu l ' ultima , perché essa fu di esempio ai partiti , i quali poscia ne usarono e ne abusarono . Le grida di morte e di evviva , gli schiamazzi indescrivibili giunsero alle orecchie del Dittatore , il quale ordinò che una deputazione si presentasse a lui per informarlo dei desiderii del popolo . Quattro o cinque tribuni improvvisati salirono le scale del palazzo reale e furono tosto alla presenza di Garibaldi . Ed egli : - Che vuole il popolo ? La dimissione del ministero . Va bene . Ma chi metterete al posto di coloro che oggi governano ? E qui uno della deputazione tirò fuori una carta , nella quale erano scritti sette od otto nomi . Il Dittatore , letto il nome di colui ch ' era a capo della lista , rispose immantinente : Non lo voglio , perché questo fugge nei pericoli , e noi abbiamo bisogno di persone che affrontino il fuoco . E poiché mi è caduta dalla penna la parola dittatore , mi permettano i lettori che io ne spieghi il significato e dica in qual modo Garibaldi esercitò il suo ufficio sovrano . Ricordando che egli era un soldato , e che l ' unione in un uomo dei poteri civili e militari mena spesso al dispotismo , più d ' uno potrebbe in questo argomento cadere in errore . Garibaldi aveva molta dimestichezza coi classici antichi . Egli conosceva a menadito la storia della repubblica romana , ed ammirava il valore e la sapienza de ' suoi capitani . Egli ricordava sovente , che in tempo di guerra la salute della patria era dovuta alla dittatura . Il 12 maggio 1860 , alle 4 e mezzo del mattino , uscivamo da Marsala per avviarci verso i monti vicini . Precedevamo Garibaldi , io ed un altro condottiere dei Mille . Il mio compagno impegnò il suo discorso sulla necessità della costituzione del nuovo governo , e consigliava la formazione di comitati secondo lo stile del 1848 . Ed il Generale : - Oh ! mio buon amico ! io non sono del vostro avviso . Coi comitati avremmo il disordine . Un solo , un solo dev ' essere alla testa del governo . Dopo questa sentenza fu fatto il silenzio . La sera pernottammo a Rampangallo ed il 13 , verso le 7 pom . , abbiamo fatto il nostro ingresso a Salemi . Il 14 fu fatto il decreto , col quale Garibaldi dichiarava di assumere la dittatura in nome di Vittorio Emanuele Re d ' Italia . Il 15 maggio abbiamo vinto i Borbonici a Calatafimi , il 21 ci siamo battuti presso Monreale e San Martino , il 27 siamo entrati in Palermo , il 3 giugno abbiamo ricostituito il governo con la nomina dei segretari di Stato pei vari rami della pubblica amministrazione . Prima di giungere a Palermo un solo segretario di Stato era agli ordini del Generale . La dittatura liberò la Sicilia e le provincie napolitane , e fondò l ' unità della patria italiana . Nissuno dirà , che con tanta autorità esercitata da un sol uomo , la libertà ne fosse stata offesa . Quantunque non aiutato dalle Assemblee , Garibaldi , governando , cercò d ' interpretare il pensiero del popolo . Nissuno avrebbe detto che quello fosse un regime militare , perché in nissun caso fu vista la spada dominatrice e tiranna . Garibaldi era accessibile a tutti , poveri e ricchi , plebei e borghesi ; ed il diritto di stampa e quello di riunione non furono frenati da legge alcuna . In tutta la Sicilia non vennero eseguite che tre sentenze di morte : un ribaldo fu fucilato perché durante la guerra aveva messo a sacco e fuoco alcuni comuni della provincia di Palermo ; altri due furono fucilati nella provincia di Trapani , colpevoli di assassinii e di rapine . Garibaldi non trovò ostacoli nell ' esercizio delle sue funzioni . Appena nel giugno 1860 i Borbonici ebbero lasciato Palermo , tutto procedette come nei tempi normali : le imposte furono riscosse senza difficoltà , i commerci ripresero il loro movimento , i cittadini ritornarono alle loro abituali occupazioni . Quello che maravigliò gli uomini d ' affari , fu il pagamento delle cedole del debito pubblico , ordinato sin dai primi giorni del nuovo governo e regolarmente eseguito . I Siciliani , i quali ricordavano il governo parlamentare del 1848 , i disordini d ' allora , le difficoltà finanziarie e politiche , non sapevano darsi ragione come da Garibaldi si fosse mantenuto tanto ordine con tanta libertà . Era la dittatura con tutti i beneficii senza i suoi vizi , l ' unità del potere illuminata dalla pubblica opinione , la sovranità della nazione senza violenze e senza i traviamenti della passione . Fin qui l ' uomo di Stato ed il capitano ; ma non certo avrei compiuto il debito mio senza aver penetrato nei penetrali del suo gabinetto e senza aver detto quello che era Garibaldi tra le quattro mura . La reggia di Palermo e quella di Napoli non turbarono la mente sua , ed a Palermo e a Napoli egli aveva scelto una modesta cameretta e dormiva in un letticciuolo non dissimile da quello nel quale ultimamente giaceva nella sua Caprera . Ed in tanta potenza egli non dimenticò gli amici , non i compagni de ' suoi primi anni , non i patrioti coi quali aveva avuto comunanza di aspirazioni e di affetti . Il 3 ottobre 1860 Giorgio Pallavicino fu nominato prodittatore nelle provincie napoletane . Prima che ricevesse il decreto egli l ’ ebbe da me nel pomeriggio di quel giorno aveva fatto stampare nei giornali una lettera a Mazzini , nella quale lo consigliava ad allontanarsi dalle provincie meridionali , dicendogli che la sua presenza creava imbarazzi e metteva a repentaglio quella concordia che tanto era necessaria al trionfo della causa italiana . Quella lettera ferì gravemente il cuore di Garibaldi . La coincidenza di quelle parole col contemporaneo decreto , che investiva Pallavicino dei supremi poteri dello Stato , avrebbe potuto suscitar dubbi che Garibaldi voleva dissipati . Volle veder Mazzini per potersi spiegare con lui , e Mazzini venne a Caserta la sera del 4 ottobre . Garibaldi era nel letto , e i due , appena furon vicini , si strinsero cordialmente la mano come amici che si vedono la prima volta dopo lunga e penosa lontananza . Garibaldi fu il primo a parlare : Spero che non vorrete lasciar Napoli dopo i consigli che vi furon dati . La lettera di Pallavicino è un ' aberrazione ; e capirete , che io non posso diffidare di voi , né supporre che la vostra presenza in Napoli sia d ' imbarazzo al trionfo della causa nazionale , per la quale ambidue abbiam lavorato . Generale , io era sicuro dell ' animo vostro ; ma la lettera ha fatto profonda impressione nel paese , perché scritta dal vostro prodittatore . Pallavicino è da poche ore prodittatore , e quello ch ' egli ha scritto è di sua competenza , e non può essere un atto di governo . Comunque sia , io domando che non vi moviate , e vi assicuro che nessuno oserà portarvi molestia . Mazzini e Garibaldi , dopo questo incidente personale , scambiarono poche altre parole sulle condizioni d ' Italia , sulla necessità di compiere l ' opera nazionale . Verso le 8 pomeridiane , l ’ antico triumviro si levò , e congedatosi riprese la via di Napoli . Questo episodio , ignoto a molti , compie il ritratto del nostro eroe . Il dottor Riboli , il quale nella sua permanenza a Caprera nel 1861 , studiò fisicamente Garibaldi , scriveva , che la craniologia della di lui testa presentava un fenomeno originale dei più rari , anzi senza precedenti ; l ' armonia di tutti gli organi perfetta , e la risultante matematica del loro insieme la quale indicava : l ' abnegazione anzitutto , e ovunque la prudenza , il sangue freddo , l ' austerità naturale dei costumi , la meditazione quasi continua , l ’ eloquenza grave ed esatta , la lealtà dominante .
GARIBALDI NELLE SUE « MEMORIE » ( FERRI ENRICO , 1889 )
StampaPeriodica ,
Del genio militare e del patriotta si è tanto parlato e scritto ; e queste « Memorie » del resto offrono così poche novità e , fuori delle sue gesta militari , tacciono anzi o lasciano nell ' ombra tanta parte della sua vita pubblica e privata , che mi parrebbe inutile parlarne dal punto di vista biografico . Più interessante forse potrebb ' essere uno studio psicologico sull ' uomo , coi documenti ch ' egli stesso qua e là , indirettamente , lascia intravvedere , sulla sua tempra fisica e morale . E ad uno studio di questo genere queste Memorie si prestano invece mirabilmente . Per solito nelle autobiografie degli uomini più o meno celebri , se si eccettuano le Confessioni di S . Agostino , di Rousseau e di pochissimi altri , lo scrittore sente troppo di essere davanti al pubblico ; ed è quindi troppo preoccupato dell ' effetto che intende produrre e del giudizio dei suoi lettori , perché egli si lasci andare alla schietta e spontanea descrizione dei suoi pregi e difetti . Troppo spesso l ' autobiografo non è che l ' avvocato di sé stesso , come , per esempio , nel « Memoriale di S . Elena » , Napoleone I . Ed anche quando lo scrittore si attenga alla più scrupolosa sincerità , il solo fatto ch ' egli descriva direttamente le proprie virtù o i propri difetti , ci offre una verità psicologica , piuttosto soggettiva e personale , che oggettiva . Garibaldi invece , nelle sue Memorie , non pensa nemmeno per sogno a fare il suo ritratto morale : egli narra semplicemente dei fatti « della maggior parte dei quali ( come dice nella prefazione ) fu testimonio oculare . » È soltanto dagli scatti generosi del suo sentimento , che erompe dinnanzi agli spettacoli maestosi della natura o si commove alla bellezza di una donna o si elettrizza nell ' amore dell ' ignoto e nella sete di avventure o si afferma a magnanima difesa degli stessi nemici , se ridotti all ' impotenza , o si eleva alle aspirazioni patriottiche ed umanitarie ; è soltanto dalle sue osservazioni incidentali sugli uomini e sulle cose o sulla politica dei popoli o sulla strategia militare o sulla fortuna , ch ' egli chiama più volte la sua fedele alleata ; è allora soltanto , che l ' uomo inconsciamente si rivela qual è ed il lettore sagace , dagli spiragli aperti qua e là tra le pagine , ne intravede l ' anima colle sue luci sfolgoranti e le sue penombre . Non altrimenti l ' occhio esperto del clinico trae , ben più che dalla diretta autobiografia del malato , da pochi sintomi isolati ed oggettivi la diagnosi completa ; e lo sguardo acuto del marinaio intravede dalle poche punte di scogli , sparsi a fior d ' acqua , tutta l ' estensione di un continente sommerso . A rendere meno difficile e più sicuro questo saggio di osservazione psicologica , per trarre i lineamenti caratteristici di una delle più grandi figure del mondo , lascieremo allo stesso Garibaldi il magistero della parola . A noi riserbiamo il compito modesto di raccogliere e ordinare questi frammenti psicologici , sparsi qua e là ; come l ' artista veneziano , con un disegno regolatore , compone i variopinti frammenti di vetro , in un mosaico , che artisticamente ritragga qualche storica figura . E sarà questo uno dei più utili insegnamenti , che noi trarremo dalle sue Memorie ; perché nulla vi è forse di più fecondo , per l ' educazione sociale , quanto il ravvivare l ' ammirazione e l ' esempio degli eroi popolari , non tanto nelle loro doti più abbaglianti della vita militare , quanto e più nello specchio delle loro intime energie morali , che sono l ' anima stessa e perenne dell ' umanità . Non alto di statura , come molti dei grandi capitani da Giulio Cesare a Napoleone I , Garibaldi ebbe in dono , oltre la testa e gli occhi soprattutto , di potenza magnetica , una straordinaria robustezza di fibra , che sorresse sempre , come solida impalcatura , lo smagliante edificio della sua fortunosa esistenza . Nelle sue Memorie abbondano le prove di privazioni e fatiche , da lui sopportate , che avrebbero ucciso qualunque uomo non fosse di eccezionale vigoria fisiologica : e più gravi e più dolorose sono quelle sofferte nell ' America Meridionale . Al capitolo XI descrive lo stato , in cui fu trascinato davanti a Millan , comandante di Gualeguay ed esclama : « Sentomi raccapricciare ogni volta mi rammento la sventuratissima circostanza della mia vita . » Fu per due ore sospeso in aria , legato per le mani ... « il mio corpo ardeva come una fornace .... quando mi sciolsero ero svenuto , diventato un cadavere ! Avevo attraversato 54 miglia di paese paludoso , ove le zanzare sono insoffribili nella stagione in cui eravamo . Colle mani e coi piedi legati , avevo indurato le tremende percosse del moschito . » Presso la estancia di Bento Gonçales , mentre aveva il comando di due barconi nel Camacuan , doveva coi suoi compagni spingere questi barconi a forza di spalle , perché l ' acqua del fiume era bassa « e noi eravamo obbligati allora di passare così nell ' acqua , alle volte , tutta una notte , non trovando riparo all ' acqua del mare e sovente a quella più fredda della pioggia .... Allora era un vero tormento e bisognava certo una fervida gioventù per sostenersi e non soccombere » ( pag . 41 ) . Fervida gioventù e più fervida energia psichica , per la quale egli ed i suoi compagni , nella disastrosa ritirata verso Lages , vissero « per quattro giorni senza trovar altro cibo che radici di piante » e pur faticando per aprirsi il sentiero « fra la gigantesca taquara ammonticchiata fra i pini colossali . » ( pag . 72 ) . Così , nelle battaglie , la fame e la sete non erano estinte per intere giornate , e nel suo primo ritorno in Italia ( 1848 ) « fece tutta la campagna di Lombardia tormentato dalle febbri » ( pag . 205 ) ; e poi , esiliato e viaggiante nell ' America centrale coll ' amico Carpanetto , fu assalito « dalle terribili febbri endemiche , che mi colpirono come un fulmine e mi prostrarono » ( pag . 268 ) . Robustezza di fibra fisica e morale , che non gli venne meno neppure negli anni più avanzati , come ad Aspromonte , dove a 57 anni e col dolore delle lotte fraterne , sofferse la fame « con marcie disastrose per sentieri quasi impraticabili , » dove « alcune patate non mature furono raccolte e crude servirono d ' alimento » ( pagina 403 ) . A 62 anni nella romantica sua fuga da Caprera « indebolito dagli anni e dai malanni » ma infiammato dalla sua fede « O Roma o morte » guada il canale tra Caprera e l ' isola della Maddalena e passa « tra scogli e cespugli , cogli stivali pieni d ' acqua » ( pag . 430 ) . E tre anni dopo , questo vecchio già tormentato e corroso dall ' artrite , offre alla Francia « ciò che restava di lui » e una notte di quell ' inverno rigidissimo , a Dijon , dato l ' allarme per la presenza dei Prussiani , si alza e corre agli avamposti « con le vie cristallizzate dal ghiaccio e mentre nevicava » ( pag . 476 ) . In uomini di questa tempra , che alla congenita robustezza organica , aggiungono l ' abitudine delle battaglie , delle stragi , del sangue , quale meraviglia se il cuore si indurisce e il sentimento si raffredda , se pure non è atrofico già fin dalla nascita , come per esempio in Napoleone I ? Ai documenti scientifici del Taine , per questo riguardo , sulla atrofia del senso morale in quel grande genio militare e sulla enorme sproporzione di sviluppo tra la sua intelligenza meravigliosa e multiforme ed i suoi sentimenti aridi e ristretti , poco tolgono di valore le risposte , inspirate soltanto dalla pietà del parentado . Garibaldi invece , ed è questa una delle più splendide sue doti umane , a quella robustezza ferrigna del corpo univa una mitezza ed una gentilezza così espansiva di sentimento , una tale bontà di cuore , tanta ricchezza di affetti delicati , che io non so se l ' ammirazione debba essere maggiore per il suo genio intellettuale o piuttosto per questa prevalenza in lui delle energie sentimentali , che sono tanto meno appariscenti delle doti mentali , ma pure sono l ' efflorescenza più bella , più nobile , più feconda della vita umana . Qualche compagno di Garibaldi mi ha detto però , che anche lui , nei momenti più decisivi della battaglia , incitava alla strage con tutta la mimica della vera ferocia ; ma questa osservazione , se dimostra come nella guerra ( e così nei delitti di sangue per impeto di passione ) ritornino a galla gli istinti più primitivi e selvaggi anche negli uomini più miti , nulla toglie allo stato normale dei sentimenti , passato l ' uragano psicologico della battaglia . E la conferma si ha infatti da tutti quelli che , come Napoleone I , non solo perdevano i sentimenti più umani nell ' eruzione delle passioni più basse , ma non li riacquistavano né li avevano poi , nelle fasi più tranquille della vita , tranne la vernice , per calcolo mentale e tornaconto sociale , delle più esterne convenienze . Già le sue Memorie cominciano con un capitolo dedicato ai genitori , che commuove per la delicatezza squisita del sentimento , pure ripetendo il fenomeno comune che i figli sentono più dolce e vivo il ricordo della madre , mentre per le figlie accade spesso del padre . Non solo , perché la trasmissione ereditaria organica e psichica più comunemente si alterna per sesso dai genitori ai figli ; ma anche perché negli affetti , che sono come l ' ombra dell ' amore , le profonde ed inconscie affinità sessuali operano come i poli opposti nella corrente elettrica . « Alla pietà di mia madre verso il prossimo , all ' indole sua benefica e caritatevole , alla compassione sua , gentile per il tapino , per il sofferente non devo io forse la poca carità patria , che mi valse la simpatia e l ' affetto dei miei infelici ma buoni concittadini ? « Oh ! abbenché non superstizioso certamente , non di rado , nel più arduo della strepitosa mia esistenza , sorto illeso dai frangenti dell ' Oceano , dalle grandini del campo di battaglia , mi si presentava genuflessa , curva al cospetto dell ' Infinito , l ' amorevole mia genitrice , implorandolo per la vita del nato dalle sue viscere . Ed io , benché poco credente all ' efficacia della preghiera , n ' ero commosso , felice , o meno sventurato » ( pag . 6 ) . A parte le indagini psicologiche , che si potrebbero fare sopra questo indizio di fenomeni allucinativi , così frequenti nei genii , è solo nelle opere predilette dalla natura che si riscontrano simili armonie , chi pensi che quella pagina fu scritta da uno dei più grandi guerrieri del mondo . E appena messo il piede di ritorno sul suolo d ' Italia , il suo pensiero vola ancora alla madre . « Io corsi ad abbracciare i miei bimbi e colei che avevo afflitto tanto coll ' avventurosa mia vita . Povera madre ! La più calda delle mie brame fu certamente quella di abbellire e consolare i vostri ultimi giorni ; la più calda delle vostre era naturalmente di vedermi tranquillo accanto a voi . Ma come si può sperare in un periodo di quiete e goder del bene di consolarvi nella cadente e dolorosa vecchiaia , in questa terra di preti e di ladri ! » ( pag . 189 ) . E non è solo per la madre e per i figli che il suo cuore ha i palpiti più generosi ; benché egli non ami parlare di sé come uomo , pure in queste Memorie ne sono frequenti le prove . Fanciullo ancora , egli si getta in un fosso e salva una donna , che vi era miseramente caduta ( pag . 7 ) . Giovinetto , assiste dalla sua nave ad « un tremendo naufragio , la cui memoria gli rimane incancellabile . » Impedito dalla tempesta infuriata a soccorrere i naufraghi « alcune lagrime sgorgarono dagli occhi » ( pag . 12 ) . Poco dopo , nel porto di Marsiglia si getta in mare « tutto vestito di gala per scendere a terra » e salva un fanciullo ( pag . 14 ) e prodiga poi , giorno e notte , le sue cure ai colpiti dal colera ( pag . 15 ) . Nel fanciullo lampeggia l ' uomo disse il poeta con felice intuizione psicologica , che dovrebbe trovare più feconda ed assidua applicazione , che non abbia , nei nostri sistemi pedagogici : e questa generosità di sentimenti , questo « cuore di angelo e di leone » , com ' egli dice dell ' americano Juan de la Cruz ( pag . 139 ) , questa innata prevalenza dell ' altruismo sull ' egoismo , che irradiano l ' alba della vita di Garibaldi , con quella precocità non patologica , che è propria dei genii , risplendono poi per tutto il ciclo delle sue vicende e fra gli orrori delle battaglie come fra le ebbrezze della vittoria , sotto la magica camicia rossa come sotto il poncho leggendario palpita sempre un cuore umano , nel più alto , nel più nobile senso della parola . Corsaro , sotto la bandiera del Rio Grande , catturata una sumaca carica di caffé , egli ordina ai suoi compagni , che siano « sbarcati passeggieri ed equipaggio , dando loro la lancia della lumaca e permettendo loro d ' imbarcare , oltre le proprie suppellettili , ogni vivere di loro piacimento » ( pag . 17 ) . Imbarcato sul piccolo legno Rio Pardo , nella spedizione di Santa Caterina , egli è rovesciato in mare dalla tempesta . « Il legno fu capovolto sulla destra ed io , che mi trovavo in quel momento alla sommità dell ' albero di trinchetto , fui lanciato per ciò da quella parte , a certa distanza . Io ricordo bene che , abbenché in pericolosissima circostanza , non pensai alla morte ; ma sapevo di aver molti compagni non marinai e prostrati dal mal di mare e ciò mi martoriava , sicché cercai di raccogliere quanti remi ed altri oggetti galleggianti mi fu possibile , avvicinarli a bordo e raccomandare a tutti di prenderne uno per sorreggersi ed agevolarsi a guadagnar la costa . » Un ' ondata terribile li sommerge tutti ed il suo primo pensiero , ritornando a galla , fu per l ' amico suo Luigi Cariglia : « quando ricomparvi , stordito dal colpo e dai vortici , che mi soffocavano , era scomparso lo sfortunato amico mio per sempre ! » Raggiunta a fatica , la sponda , egli si rivolge e vede un altro suo amico , Edoardo Matru , che a stento si regge nuotando . « Io amavo Edoardo come un fratello e mi affannò oltremodo la disperata sua condizione . Io mi slanciai verso il mio caro , per porgergli un legno che aveva servito a salvarmi .... » ( pag . 49 ) . E sebbene egli , in questa pagina stessa , malinconicamente dica : « mi sembrava in quei tempi essere io più sensibile e generoso ! Anche il cuore indurisce e inaridiscono gli anni e i malanni ! » ; pure , per tutta la sua vita continuano queste prove di un angelico cuore . Ecco com ' egli parla del saccheggio di Imiriù : « Io desidero per me ed a chiunque altro non abbia dimenticato di essere uomo , di non essere obbligato a dar sacco . Credo che , per quanto vi sieno delle prolisse relazioni di tali misfatti , impossibile sia narrarne minutamente tutte le sozzure e nefandità . Io non ho avuto mai una giornata di tanto rammarico e di tanta nausea per l ' umana famiglia ! Il mio fastidio e la fatica sofferta , in quel giorno nefasto , per raffrenare almeno le violenze contro le persone , furono immensi e vi pervenni , credo , a furia di sciabolate e non curando la mia vita » ( pag . 61 ) . È questa sublime altezza di sentimento che fa dire a Garibaldi di un tenente di Montevideo , suo compagno : « codesto nostro ufficiale era d ' un valore brillante , ma sventuratamente troppo sanguinario » ( pag . 141 ) . E persino nel furore ebbro della battaglia questa sua indole così umana predominava il facile ritorno degli istinti più lontani nella lenta , millenaria elevazione nostra dai nostri preistorici progenitori . Il carattere di ogni uomo fu giustamente paragonato ad una successiva stratificazione , in cui per ogni fase della vita individuale e per ogni generazione della vita sociale si aggiungono gli strati più recenti e più alti della nostra moralità ; e si elidono via via gli strati più bassi e più profondi , rispondenti alla vita preistorica della nostra specie , che sono il plasma originario ed inconscio di ogni coscienza . Nelle circostanze ordinarie dell ' esistenza di ogni uomo , la sua condotta si determina secondo queste più recenti energie morali , che perciò sono le prime a spegnersi quando , per esempio , una malattia mentale determini nel carattere personale un processo di degenerazione . Nelle circostanze eccezionali poi , come lo scoppio di una passione violenta od una battaglia tra il rombo ed i gaz delle armi e le grida di vittoria o di dolore e le reciproche suggestioni , è soltanto nelle tempre eccezionali , di più alta moralità , che gli strati più profondi e meno umani non erompono , ma restano nel fondo , repressi dalla energia dei sentimenti altruistici , più recenti . Al combattimento del Dayman ( Montevideo ) « un nemico , a cui era stato ammazzato il cavallo , caduto , combatté a piedi contro chi lo aveva rovesciato e malgoverno ne faceva quando giunse un altro de ' vincitori , poi un altro , finalmente contro sei pugnava quel prode e , in ginocchio , perché ferito in una coscia : tardi io giunsi per salvare la vita di un tant ' uomo » ( pag . 175 ) . A Como , nel 1848 , egli salva dal furore popolare il vecchio generale Zucchi , che fuggiva in Isvizzera ( pag . 196 ) . A Varese , nel 1859 , fa raccogliere i prigionieri austriaci ; e questi « che giustamente potevano pagare col loro sangue quello de ' nostri preziosi compagni assassinati dall ' Austria , Ciceruacchio , Ugo Bassi e tanti altri , furono invece trattati con cure forse più gentili ancora di quelle che si ebbero i nostri ! Ciò non monta ! L ' Italia ben fa di essere umana coi suoi carnefici ! Il perdono è l ' appannaggio dei grandi » ( pag . 291 ) . A Palermo , così scrive con affetto paterno de ' suoi volontari : « Allora cominciò un periodo di riposo e tutti ne avevano bisogno , massime i Mille . Poveri giovani ! la parte eletta di tutte le popolazioni italiane , non avvezzi ai disagi , alle privazioni , gran parte studenti e laureati » ( pag . 365 ) . A Monterotondo , la guarnigione nemica rimase prigioniera nel castello : « il prode maggiore Testori , poco prima della resa dei nemici , aveva presa la determinazione di mettersi allo scoperto alzando una bandiera bianca , per intimar loro di arrendersi ; ma quei mercenari , violando ogni diritto di guerra , lo fucilarono con vari colpi e lo lasciarono cadavere . Ebbi un ' immensa fatica , dopo tanti e siffatti atti di barbarie per parte di codesti sgherri dell ' Inquisizione , a salvar loro la vita , essendo i nostri irritatissimi contro di loro » ( pag . 438 ) . Ed in Garibaldi non è solo questa magnanimità , che dava alla leggenda popolare l ' idea « di Cristo redivivo , » ma la gentilezza quasi verginale dei sentimenti più delicati e che più fanno contrasto colla sua tempra d ' acciaio . Bambino , « raccolto un giorno al di fuori un grillo e portatolo in casa , ruppi al poverello una gamba nel maneggiarlo ; me ne addolorai talmente che , rinchiusomi nella mia stanza , io piansi amaramente per più ore » ( pag . 7 ) . All ' estremo opposto della scala psicologica , fino a toccare la zona della pazzia morale , stanno i tormenti che molti bambini e fanciulli amano dare a piccoli animali . Molti anni dopo , nell ' America meridionale , ecco i suoi sentimenti : « L ' Hervidero era pure un Saladero a tempi floridi , cioè sito dove si salava carne , macellando centinaia d ' animali ogni giorno . E le sventure sofferte da codeste popolazioni saranno esse una vendetta per i gran patimenti inflitti alle altre razze animali ? Io credo la morte una semplice transizione della materia , a cui conviene conformarsi pacatamente , anzi famigliarizzarsi con essa . Ma i patimenti inflitti da un essere all ' altro ! Oh ! io credo che esistendo una vendetta della natura , essa deve essere applicata ai ministri del rogo , delle torture e di qualunque sofferenza inflitta ad animale qualunque » ( pag . 146 ) . Perciò egli , come tutti i grandi tipi di bontà umana , avvolgeva nel suo sentimento pietoso ogni essere vivente , e nelle sue Memorie ha parole soavissime di ricordo e di rimpianto per i suoi amici perduti , e così , per esempio , ha pure un ricordo affettuoso pel suo « cane da caccia , Castore » , che fu obbligato a lasciare in Tangeri « e quel mio fedele compagno ne morì di dolore » ( pagina 267 ) . Così narra di sé a Palermo , nel padiglione del palazzo reale : « di là potei bearmi dello spettacolo che presenta un grande e fervidissimo popolo nelle sue emozioni . I liberati ( dalle carceri di Castellamare ) furono portati in trionfo verso la mia abitazione da una folla immensa , frenetica per la libertà acquistata dai suoi carissimi . Io m ' ebbi un tesoro di gratitudine da loro ed una lagrima inumidì la mia guancia » ( pag . 365 ) . E questa semplicità grande , primitiva di nobilissimi sentimenti , così rara in un uomo che abbia avuto un ' esistenza come la sua , trabocca in una pagina eloquente , da lui dedicata ai Cairoli . « Fra i morti vi era pure un figlio , il primo ch ' ella perdette , di quella donna , per cui la posterità confonderà questo periodo di miserie coi giorni più gloriosi di Sparta e Roma ! Un figlio dell ' incomparabile madre dei Cairoli , la matrona pavese . Ernesto , il più giovane de ' tre , ch ' essa aveva mandati , cadeva combattendo , rotto il petto da piombo austriaco , sul cadavere d ' un tamburino nemico , ch ' egli aveva ucciso di baionetta . Mi passò per la mente tutta la afflizione di quella madre sì buona , sì affettuosa per i suoi figli e per chi aveva la fortuna di avvicinarla ! Il mio sguardo s ' incontrò lo stesso giorno con lo sguardo del maggior fratello , Benedetto , valoroso e modesto ufficiale , caro come tutta quella cara famiglia : i suoi occhi si fissaron nei miei , ma una sola parola non uscì da ambedue . Solo io lessi in quel malinconico sguardo « Mia madre ! » e pensai io pure a tutta la somma di dolori che si preparavano a quella generosa ! E quanti altri , di cui non conoscevo le madri , giacevano su quel campo di strage , o mutilati o morenti col desiderio di vedere ancora una volta la desolata genitrice . Poveri giovani ! o piuttosto felici giovani ! il cui sangue riscattava l ' Italia da lungo servaggio e per sempre ! « Le generose donne di Varese supplivano all ' assenza dei parenti . Donne italiane ! io scrivo commosso , vedete ; e lo credereste ? ho pianto nel narrarvi della Cairoli . Sarà debolezza : prendetela come volete , eppure ne ho già veduti dei campi di battaglia e feriti e morenti e cadaveri ; e mi sento ancora , permettetene la presunzione , non più forte come lo ero a vent ' anni , ma fervido d ' animo come io era allora , ove si tratti di tempestare per questa sacra terra ! Dio mi conceda di chiuder gli occhi pronunciando come ultimo accento : « Essa è libera tutta ! » ( pag . 292 ) . L ' intima costituzione psicologica di un uomo è come un brillante dalle cento faccette e non si può bene conoscere se non osservando prima ogni lato singolarmente , per raccoglierne poi nella nostra mente l ' immagine complessa . E questa immagine è tanto più vera e duratura e benefica per noi stessi , per quanto non rimane nei contorni vaghi e nebulosi di un ' ammirazione feticista e leggendaria , ma risalta invece dalla conoscenza sicura delle linee precise , onde natura si compiacque plasmarne la meravigliosa figura . Un altro dei lati tanto simpatici nella psicologia di Garibaldi è una specie di misticismo naturale , che non si cristallizza nelle forme esterne di questo o quel culto religioso , ma si espande libero per tutta la natura vivente e vi circonda uomini e cose di una dolce , e spesso melanconica , aureola di poesia e di idealismo , feconda di morali energie . Nel cap . V ecco com ' egli narra del suo incontro con Rossetti a Rio Janeiro : « Rossetti , che non avevo mai veduto , ma che avrei distinto in qualunque moltitudine per quell ' attrazione reciproca e benevola della simpatia , m ' incontrò al Largo do Passo . Gli occhi nostri s ' incontrarono e non sembrò per la prima volta , com ' era realmente . Ci sorridemmo reciprocamente e fummo fratelli per la vita , per la vita inseparabili . Non sarà questa una delle tante emanazioni di quell ' intelligenza infinita , che può probabilmente animare lo spazio , i mondi e gli insetti che brulicano sulla loro superficie ? Perché devo io privarmi della voluttà gentile che mi bea , pensando alla corrispondenza degli affetti materni rientrati nell ' infinita sorgente da dove scaturirono , ed a quelli del mio carissimo Rossetti ? » ( pag . 15 ) . E a pag . 113 , parlando della terribile sconfitta toccata ai repubblicani di Montevideo sulle sponde dell ' Arroyo Grande , mentre egli mandava invano esploratori a battere il campo , così scrive : « Vi è qualche cosa , oltre l ' intelligenza , nell ' essere nostro che non si sa discernere , non si sa spiegare , ma esiste ed i suoi effetti , benché confusi , sono un vaticinio , intendasi come si vuole tale parola . Un vaticinio che vi reca contento od amarezza , forse quella scintilla infinitesima , emanata dall ' Infinito , e che risiede nella misera nostra scorza , ma immortale come l ’ Infinito , presente oltre il contatto dei nostri sensi ed oltre la portata della nostra vista . « Nulla si scorgeva in quelle deserte campagne ; quel giorno però aveva alquanto di solenne , di tetro , di desolato ! come il cuore di coloro che spiravano o languivano sul campo di battaglia , calpestati dal soldato insolente ! dall ' ugne del destriero vincitore , giubilante per i patimenti , per le torture , per la morte del vinto ! Gloria ! Eroismo ! Vittoria ! si chiamano cotesti macelli ! Ed inni e Te Deum si fanno cantare da alcuni mercenari chercuti ! Pochissimi infatti furono i risparmiati in quella terribile pugna ed il presentimento di un fiero disastro da noi sentito , nulla aveva di esagerato » . È per questa indefinita e quasi inconscia poesia della vita , effetto in massima parte di speciali condizioni fisiologiche , che varia con esse ( e perciò ottimismo e pessimismo non sono che questione di temperamento ) ; è per questa « gioia della vita » che Garibaldi sentiva potente nell ' animo anche la poesia della natura , in lui certo rafforzata nei primi anni di gioventù dai lunghi viaggi di mare , così favorevoli , per chi vi è congenitamente disposto , alle dolci fantasie ed ai sogni delle anime delicate . Ed è bello , nelle sue Memorie , il contrasto , che egli pone spesso , senz ' artificio , fra il terrore delle gesta guerresche e l ' armonia negli spettacoli della natura : tra la rabbia degli uomini e la quiete solenne delle cose . « Quanto è bello lo stallone della Pampa ! Le sue labbra non sentirono giammai il freddo ribrezzo del freno e la lucidissima schiena , giammai calcata dal fetido sedere dell ' uomo , brilla allo splendore del sole quanto un diamante . La sua splendida ma non pettinata criniera batte i fianchi , quando il superbo , raccogliendo le sparse giumente o fuggendo la persecuzione dell ' uomo , avanza la velocità del vento . Il naturale suo calzare , non mai imbrattato nella stalla dell ' uomo , è più lucido dell ' avorio e la ricchissima coda svolazza al soffio del pampero , riparando il generoso animale dal disturbo degli insetti . Vero sultano del deserto , egli sceglie la più vaga delle odalische senza il servile e schifoso ministero della più degradata delle creature , l ' eunuco . « Chi si farà un ' idea dell ' emozione sentita dal corsaro di 25 anni in mezzo a quella fiera natura , vista per la prima volta ! « Oggi 20 dicembre 1871 , rannicchiato al focolare ed irrigidito nelle membra , io ricordo commosso quelle scene d ' una vita passata ; in cui tutto sorrideva , al cospetto del più stupendo spettacolo ch ' io m ' abbia veduto . Io sono decrepito ! Ma ove saranno quei superbi stalloni , i tori , le gazzelle , gli struzzi che tanto abbellivano e vivificavano quelle amenissime colline ? I loro discendenti pascoleranno senza dubbio quei ricchissimi fieni , finché il vapore ed il ferro giungano ad accrescere la ricchezza del suolo , ma ad impoverire queste meravigliose scene della natura ! ( pag . 21 ) . « Noi percorrevamo amenissime colline , circa a due miglia dalle sponde del Dayman . Eravi l ' erba sporgente appena , verdissima , dalla superficie del terreno , ondulato come l ' Oceano in tutta la sua pacifica maestà , quando non è sconvolto dalle tempeste . Una sola pianta , un arbusto solo non presentava ostacolo in quei bellissimi campi . Sarebbe stato un sito ameno per un banchetto , ma in quel giorno lo fu di strage » ( pag . 172 ) . Descrivendo quella miracolosa fuga nella Romagna , dove morì di stenti la sua eroica Anita , Garibaldi narra di sé e dei compagni fuggenti invano nell ' Adriatico ai soldati austriaci . « Noi seguimmo tutto quel resto della giornata la costa italiana , ad una certa distanza , con vento favorevole . La notte pure si presentò bellissima . Era plenilunio ed io vidi alzare con un senso dispiacevole la compagna dei naviganti , ch ' io aveva contemplata tante volte col culto di un adoratore ! Bella come non l ' aveva veduta mai , ma per noi sventuratamente troppo bella ! E la luna ci fu fatale in quella notte ! » ( pag . 249 ) . Ed in lui questa poesia delle cose non è sterile romanticismo ma è forte senso della vita mondiale , che abbraccia pur sempre l ' umanità , a cui egli dedicò l ' esistenza . Garibaldi ama i monti , perché « non sono i monti l ' albergo , il santuario della libertà dei popoli ? Gli Americani , gli Svizzeri , i Greci tennero i monti quando furono soverchiati dalle ordinate coorti dei dominatori » ( pag . 332 ) . Ma dove questo connubio felice della poesia della natura col sentimento umanitario si mostra più eloquente è nella descrizione dell ' imbarco dei Mille . « O notte del 5 maggio , rischiarata dal fuoco di mille luminari con cui l ' Onnipotente adornò lo spazio , l ’ Infinito ! Bella , tranquilla solenne , di quella solennità che fa palpitare le anime generose che si lanciano all ' emancipazione degli schiavi . « Tali erano i Mille . « Adunati sulle spiagge dell ' orientale Liguria , raccolti in gruppi , cupi , penetrati della grande impresa , ma fieri d ' esservi caduti in sorte , succedan pure i disagi e il martirio . « Bella la notte del gran concetto . Tu rumoreggiavi nelle fila di quei superbi , con quell ' armonia indefinita , sublime , con cui gli eletti sono beati contemplando nello spazio interminato l ' Infinito ! Io l ' ho sentita quell ' armonia in tutte le notti che si somigliano alla notte di Quarto , di Reggio , di Palermo , del Volturno . E chi dubita della vittoria quando portati sulle ali del dovere e della coscienza , si è sospinti ad affrontare i pericoli , la morte come il bacio delizioso della tua donna ? » ( pag . 338 ) . Così dal letto di morte , Garibaldi vedendo due capinere sul balcone della finestra , onde egli dà l ' ultimo saluto all ' infinito del mare e del cielo , le indica ai presenti come le anime delle sue bambine , sepolte a Caprera ! Eterna fiamma di poesia , che nel cuore dell ' eroe , ribellandosi alla legge comune della decadenza senile , per cui molti muoiono assai prima dell ' ultimo sospiro , si spense solo coll ' acquetarsi dell ' ultimo battito . Ed ecco perché una nota di dolce tristezza , che spesso ritorna in queste Memorie , è il pensiero delle sepolture . Mortalmente ferito sopra un barcone , navigando nel Plata , egli vide « la salma di Fiorentino ( un suo compagno ucciso dai nemici ) sepolta nelle onde , destino solito dei marinari e con le cerimonie solite in simili circostanze , cioè un saluto affettuoso dei suoi concittadini . « Assicuro per parte mia che tal genere d ' inumazione non mi piacque , e siccome la stessa sorte mi aspettava probabilmente fra poco , senza potermi opporre al sistema di sepoltura del mio compagno , mi contentai di chiamare il mio carissimo Luigi Carniglia per trattenerlo all ' uopo . Fra i periodi rettorici dell ' inchiesta mia , naturalmente breve , all ' incomparabile amico , io recitava a lui i bei versi di Ugo Foscolo ; « Un sasso ! che distingua le mie dalle infinite ossa che in terra e in mar semina morte ! » « Ed il mio caro piangeva , promettendomi di non seppellirmi nelle onde . Chi sa se lui stesso avrebbe potuto mantenere la promessa ed il mio cadavere avria sfamato alcuni lupi marini o qualche iakaré dell ' immenso Plata » ( pag . 28 ) . E per tutte queste Memorie , quando narra la morte di un amico , di un commilitone sui campi di battaglia , sempre egli deplora che un sasso non ne ricordi il nome ai venturi . E così dello stesso Carniglia egli esclama : « O Luigi ! le tue ossa , sparse negli abissi dell ' oceano , meritavano un monumento ove il proscritto riconoscente potesse un giorno ricambiarti di una lagrima sulla sacra terra italiana ! » ( pag . 29 ) . Dopo la battaglia di Sant ' Antonio , « siccome straordinario era stato il combattimento , solenne mi sembrò dovesse essere l ' inumazione dei cadaveri . Mi ricordai allora d ' aver veduto i tumuli dei campi di battaglia nell ' Oriente e sulla collina che domina il Salto , già stata teatro di pugne gloriose , si scavò una fossa per tutte le salme indistintamente , quindi una cestella di terra per ogni individuo coperse le reliquie di amici e nemici e s ' innalzò il tumulo che ognor si scerne , signoreggiato da una croce , sulla quale leggonsi le seguenti parole : Legione Italiana Marina e cavalleria orientale 8 febbraio 1846 » ( pag . 167 ) . In altra occasione , alla Laguna , « seguitando il nemico a fulminarci con le sue artiglierie , io , quasi solo , dovetti incendiare la piccola nostra flottiglia . Ebbi pure a sopportare il doloroso spettacolo dell ' incendio de ' cadaveri dei miei fratelli d ' armi , impossibilitato di dar loro altro genere di sepoltura e far loro gli onori che meritavano » ( pag . 64 ) . Il racconto della battaglia del Volturno comincia così : « Da Annibale , vincitore delle superbe legioni , ai giorni nostri quelle campagne non avevan certo veduto più fiero conflitto ed il bifolco , passando l ' aratro su quelle zolle ubertose , urterà , per molto tempo ancora , nei teschi dalla rabbia umana seminati » ( pag . 387 ) . Poesia della morte , che a lui dettava il desiderio insoddisfatto , che la sua salma fosse consumata dalle fiamme di un verde rogo della sua Caprera al cospetto del cielo e del mare . E i soli libri che si trovarono al suo letto di morte sono I Sepolcri di Foscolo e l ' albo dei Mille . Ma il lato che più risplende di questa gentilezza di sentimento in Garibaldi è l ' attrazione per la donna ; dalla passione ardente , entusiastica per la sua Anita , alla simpatia rispettosa per Dona Manuelita de Saenz , l ' amica di Bolivar « il grande liberatore dell ' America Centrale , » condannata al letto da molti anni ; dalla venerazione soave per la madre , all ' omaggio cavalleresco per la bellezza delle tre donzelle nella estancia di Dona Ana ; dalla forte , gioconda espansione erotica , che è una nota differenziale tra gli uomini d ' azione e gli uomini del pensiero , alla idealizzazione più alta della donna amata . Nelle manifestazioni dei sentimenti , degli affetti , delle passioni , che sono l ' oggetto di questo saggio psicologico , l ' attrazione per la donna occupa lo stesso grado prevalente , per la frequenza e varietà delle prove , che nelle manifestazioni delle sue idee tiene lo anticlericalismo . Già due allusioni fugaci , forse inconsciamente sfuggite alla sua penna , lasciano intravvedere questa potenza che l ' amore ebbe sopra Garibaldi , com ' esso del resto ha su tutti gli uomini del suo tipo psicologico , da Gesù in poi . Ricordando con giovanile entusiasmo la nave Costanza , « su cui doveva solcare il Mediterraneo , quindi il Mar Nero , per la prima volta » egli esclama : « Gli ampi tuoi fianchi , la snella tua alberatura , la spaziosa tua tolda e fino il tuo pettoruto busto di donna , rimarranno impressi sempre nella mia immaginazione » ( pag . 9 ) . Ed ecco qual ' è la pittoresca descrizione , ch ' egli fa dell ' uomo e della donna , che più sembrano avere le sue simpatie : « Il matrero è il vero tipo dell ' uomo indipendente : e perché dovrà egli vivere tra una società corrotta , nella dipendenza di un prete che l ’ inganna e d ' un tiranno che gavazza nel lusso e nelle gozzoviglie , col frutto delle sue fatiche , quando può sussistere nei campi vergini e sterminati di un nuovo mondo , libero come l ' aquila ed il leone , riposando la chiomata sua testa in grembo alla donna del suo cuore , quando stanco o volando col selvaggio suo destriero nelle pampas immense in cerca d ' uno squisito alimento per lui e per la sua cara ? » « Il matrero ha un ' amante , da cui è generalmente adorato e che divide i suoi disagi , i suoi pericoli , con egual coraggio . Oh ! la donna ! che essere straordinario ! Essa più perfetta dell ' uomo , è pure d ' indole più avventurosa , più cavalleresca di lui ! ma l ' educazione servile a cui è dannata , fa sì che meno frequenti ne siano gli esempi » ( pag . 139 ) . Ed anche altrove dice « la donna , la più perfetta delle creature , checché ne presumano gli uomini » ( pag . 13 ) . « Una donna ! sì una donna ! giacché sempre la considerai la più perfetta delle creature ; e , checché ne dicano , infinitamente più facile di trovare un cuore amante fra esse » ( pag . 55 ) . E le donne d ' Italia egli spesso ricorda , per il loro patriottismo , perché molte volte , come narra delle Lombarde , « le donne , le vergini , lasciando da parte il naturale ritegno , si lanciavano al collo dei rozzi militi con effervescenza febbrile . Non eran però tutti rozzi i miei compagni , perché molti appartenevano a distinte famiglie » ( pag . 285 ) . Al ritorno da Lugano de ' Legionari italiani , dopo l ' armistizio di Salasco , « scorgevansi ovunque quelle bellissime nostre donne sporgenti dai balconi delle case , con quei volti graziosissimi , così animati come se avessero voluto volare per raggiungere i prodi , che non disperavano di strappare agli oppressori i loro focolari » ( pag . 198 ) . E poi , ritornato in Lombardia coi Cacciatori delle Alpi , celebra l ' amor patrio delle « generose donne di Varese » e si rivolge alle donne italiane , parlando della Cairoli , come più sopra è riferito ; e più innanzi celebra le donne Palermitane , che « furono sublimi di patriottico slancio , animando i Mille coi plausi , coi gesti , cogli evviva » ( pag . 359 ) . E quando egli rivolge il pensiero commosso ai suoi volontari , caduti per l ' Italia , manda loro questo saluto : « le donne delle venture generazioni italiane insegneranno ai loro bimbi le vostre gesta gloriose ed a benedire i santi vostri nomi » ( pag . 297 ) . In queste Memorie sono pure personalmente ricordate parecchie donne o per la pietà dimostrata verso i combattenti , come « la signora Alleman , angelo virtuoso di bontà , che calpestò il timore , che tutti aveva invaso e venne in soccorso del torturato ! ( prigioniero di Millan ) . Io di nulla mancai nella mia prigione , grazie alla incomparabile mia benefattrice » ( pag . 33 ) . E la signora Luigia Sauvaigo di Nizza , « madre modello delle madri » ( pag . 13 ) e la signora Laura Mantegazza , la quale « quando non erano ancor terminate le fucilate , apparve in una barca , traversando il lago ( di Como ) , raccolse indistintamente tutti i feriti , che condusse e curò in casa sua . Sia essa benedetta da tutti » ( pag . 200 ) . E non mancano gli omaggi amorosi , per esempio , quando , direttosi per caso ad un ' abitazione isolata , trovò « in quel deserto del territorio orientale la moglie di un uomo forse semi - selvaggio , che era una bella giovane , con regolare educazione e poetessa . Nell ' età mia certo si compiace uno a trovare della poesia ovunque e si crederebbe la circostanza narrata un parto della fantasia , anziché realtà . Dopo d ' avermi presentato le poesie di Quintana , ciò che servì di materia a conversazione , la graziosa mia ospite volle recitarmi alcune composizioni sue e confesso ne fui ammirato ! » ( pag . 24 ) . Poi una delle tre figlie di Dona Ana , « Manuela , signoreggiava assolutamente l ' anima mia . Io mai cessai d ' amarla benché senza speranza , essendo essa fidanzata ad un figlio del presidente . Io adoravo il bello ideale in quell ' angelica creatura e nulla aveva di profano l ' amor mio . In occasione d ' un combattimento , ov ' io ero stato creduto morto , conobbi non esser io indifferente a quell ' angelica creatura e ciò bastò a consolarmi dell ' impossibilità di possederla . D ' altronde bellissime sono le Riograndesi in generale , come bella la popolazione . Non indifferenti erano pure le schiave di colore , che si trovavano in quei compitissimi stabilimenti » ( pag . 40 ) . E perfino alle sue imprese di guerra s ' intrecciò l ' amore . « Chi mi aveva informato di tutto questo era stata una coraggiosa ed avvenente fanciulla , che mi comparve in un legno , sulla strada da Rubarolo a Varese , come una visione , mentre io marciavo colla brigata su quella città per attaccarvi Urban . Quella bella fanciulla era partita da Como per annunciarmi lo stato deplorevole in cui la città si trovava e sollecitare quindi il mio ritorno » ( pag . 301 ) . Ma gli episodi , che in queste Memorie , dove non sono narrate le private vicende di famiglia , attestano come ardente fosse l ' attrazione di Garibaldi per la donna , sono gli accenni sparsi qua e là sulla eroica Anita . In un capitolo , dal titolo « Innamorato , » egli narra il primo incontro ; ma poi non vi sono che , di tanto in tanto , dei ricordi isolati sulle gesta di Anita , fino alla sua morte durante la fuga , in Romagna . Raccogliamo questi ricordi , per vedere quanto nobili e focosi , delicati e profondi fossero i palpiti di Garibaldi per la donna del suo cuore , che la leggenda popolare ricorda amazzone imperterrita , sfidante a fianco del suo eroe i pericoli delle sante battaglie per la libertà della Patria ! A pag . 45 , alludendo alla signorina Manuela , che ho già rammentata , egli scrive : « Noi intanto celebravamo la nostra vittoria contro l ’ Impero del Brasile , godendo d ' esser salvi da una tempesta di non poco momento . Alla estancia di donna Antonia , una vergine , a 12 miglia di distanza , chiedeva delle mie nuove con molto interesse ed io n ' ero ben felice . « Sì ! bellissima figlia del Continente ( provincia del Rio Grande ) io ero felice di appartenerti , comunque fosse ! Tu destinata a donna di un altro ! a me serbava la sorte altra Brasiliana , unica per me al mondo , ch ' io piango oggi e che piangerò tutta la vita ! Quella pure mi conobbe nella sventura , naufragò ! e più che del mio merito , forse della sventura s ' invaghì e la sventura me la consacrò per sempre ! » Incaricato dal generale Canabarro di « uscire dalla Laguna con tre legni armati per assaltare la bandiera imperiale nelle coste del Brasile » , Garibaldi si accinse all ' opera . « In questo periodo di tempo ebbe luogo uno dei fatti primordiali della mia vita . « Io giammai avevo pensato al matrimonio e me ne credevo inadeguato per troppa indipendenza d ' indole e propensione a carriera avventurosa . Aver una donna , dei figli , sembravami cosa interamente disdicevole a chi s ' era consacrato assolutamente ad un principio , che per quanto eccellente , non mi avrebbe permesso , propugnandolo col fervore di cui mi sentivo capace , la quiete e stabilità necessarie ad un padre di famiglia . Il destino decise in altro modo . Colla perdita di Luigi , Edoardo e degli altri miei conterranei ero rimasto in un desolato isolamento ; sembravami esser solo nel mondo . Nessuno più scorgevo di tanti amici che quasi mi tenevan luogo di patria , in quelle lontane regioni . Nessuna intimità coi miei nuovi compagni che appena conoscevo e non un amico di cui ho sempre sentito il bisogno nella mia vita .... « Io passeggiavo sul cassero della Itaparica ravvolgendomi nei miei tetri pensieri e dopo ragionamenti d ' ogni specie conchiusi finalmente di cercarmi una donna , per trarmi da una noiosa e insopportabile condizione . « Gettai a caso lo sguardo verso le abitazioni della Barra ( collina all ' entrata della Laguna ) . Là coll ' aiuto del canocchiale che abitualmente tenevo alla mano , scopersi una giovane , ordinai mi trasportassero in terra nella direzione di lei . Sbarcai ed avviandomi verso la casa ove dovea trovarsi l ' oggetto del mio viaggio , non mi era possibile rinvenirlo , quando m ' incontrai con un individuo del luogo , che avevo conosciuto ai primi momenti dell ' arrivo nostro . Egli invitommi a prender caffè nella di lui casa ; entrammo e la prima persona che si affacciò al mio sguardo , era quella il di cui aspetto mi aveva fatto sbarcare . Era Anita ! la madre dei miei figli ! La compagna della mia vita , nella buona e cattiva fortuna ! La donna il di cui coraggio io mi sono desiderato tante volte ! Restammo entrambi estatici e silenziosi , guardandoci reciprocamente , come due persone che non si vedono per la prima volta e che cercano nei lineamenti l ’ uno dell ' altro qualche cosa che agevoli una reminiscenza . « La salutai finalmente , e le dissi : Tu devi esser mia . Parlava poco il portoghese ed articolai le proterve parole in italiano . Comunque , io fui magnetico nella mia insolenza . Aveva stretto un nodo , sancito una sentenza , che la sola morte poteva infrangere ! Io avevo incontrato un proibito tesoro , ma pure un tesoro di gran prezzo ! ! ! « Se vi fu colpa io l ' ebbi intiera ! E ... vi fu colpa ! Sì ... si rannodavano due cuori con amore immenso e s ' infrangeva l ' esistenza di un innocente ! Essa è morta ! Io infelice ! E lui vendicato ... Sì ! vendicato ! Io conobbi il gran male che feci , il dì in cui , sperando ancora di riaverla in vita , io stringeva il polso di un cadavere , e piangeva il pianto della disperazione . Io errai grandemente ed errai solo ! » ( pag . 55-56 ) . Dopo questo racconto , improntato alla più spontanea sincerità , la narrazione delle vicende di guerra , per poco interrotta , riprende il sopravvento , e nel turbinoso incalzarsi degli eventi , la figura di Anita compare soltanto di quando in quando , per qualche accenno fugace , illuminata sempre dal grande amore e dall ' ammirazione del suo Garibaldi . Poco dopo , nel combattimento navale del Rio Pardo , comandato da Garibaldi contro le navi brasiliane , « la tolda nostra era coperta di cadaveri e di mutilati , crivellati i fianchi del Rio Pardo . Si era decisi di pugnare fino alla morte , e tal decisione era corroborata dall ' aspetto imponente dell ' amazzone brasiliana Anita ! che non solo non volle sbarcare , ma prese parte gloriosa all ' arduo conflitto » ( pag . 59 ) . In altra pugna navale contro gli imperiali « io scesi la montagna e fui celeremente al mio posto a bordo del Rio Pardo , e giunsi che già l ' incomparabile mia Anita , con la solita intrepidezza , aveva sparato la prima cannonata , puntata da lei stessa , ed animando con la voce le ciurme sbigottite . » Essendo di troppo superiori le forze nemiche , Garibaldi chiese rinforzo al generale Canabarro , ma « ebbi in risposta di dar fuoco ai legni nostri e ritirarmi con la gente in terra . In tale missione avevo mandato Anita , ingiungendole di non tornare a bordo ; ma essa non mandò , tornò con la risposta ; e veramente io dovetti all ' ammirabile sangue freddo della giovine eroina di poter salvare le munizioni da guerra » ( pag . 64 ) . E la presenza della sua compagna non solo gli raddoppia l ' entusiasmo di guerra , ma gli fa bella la vita stessa di privazioni e attraenti i pericoli . « Tra le peripezie non poche della mia vita procellosa , io non ho mancato d ' avere bei momenti , e tale era quello in cui , alla testa di pochi uomini , avanzo di molte pugne ( contro i brasiliani ) , e che giustamente avevano meritato il titolo di valorosi , io marciava a cavallo con accanto la donna del mio cuore , degna della universale ammirazione ... E che m ' importava il non aver altre vesti che quelle che mi coprivano il corpo e di servire una povera Repubblica che a nessuno poteva dare un soldo ? ... La mia Anita era il mio tesoro , non men fervida di me per la sacrosanta causa dei popoli e per una vita avventurosa . Essa si era figurata le battaglie come un trastullo e i disagi della vita del campo come un passatempo . » Ma ben presto all ' eroina delle battaglie succede la madre . « In quel tempo ( 16 settembre 1840 ) la mia Anita ebbe il suo primo nato , Menotti , la cui esistenza era un vero miracolo , poiché nel decorso della gravidanza la coraggiosissima donna avea assistito a molte pugne , sopportato molte privazioni e disagi ed una caduta da cavallo , per cui il bambino nacque con un ' ammaccatura nella testa . Anita partorì in casa d ' un abitante di quelle campagne , nelle vicinanze di un piccolo villaggio chiamato Mustarda ed ebbe tutte le cure immaginabili da codesta generosissima famiglia per nome Costa . Io sarò riconoscente a quella buona gente tutta la vita . Ma alla mia povera Anita , dodici giorni dopo il parto , toccò di fuggire , col suo pargolo sul davanti della sella , affrontando tempi tempestosi ... Anita abbrividiva all ' idea di perdere il nostro Menotti , che salvammo per un miracolo ! Nel più arduo della strada ed al passo de ' torrenti io portava il mio caro figlio di tre mesi in un fazzoletto a tracolla , procurando di riscaldarmelo al seno e coll ' alito . Siccome si procedeva avanti senza trovar mai la fine della piccada , io rimasi nella selva coi due muli e mandai Anita col mio assistente ed il bambino , acciocché alternando i due cavalli che ci rimanevano , essa procurasse di uscire al chiaro , cioè fuori della foresta , ove trovare alcuni alimenti per sé e per il pargoletto . I due cavalli che alternativamente portavano Anita , ed il coraggio sublime di quella valorosa mia compagna salvaronmi ciò che di più caro io aveva nella vita . Essa giunse fuori della piccada e per fortuna , vi trovò alcuni de ' miei militi con un fuoco acceso . I miei compagni , a cui era riuscito d ' asciugare alcuni cenci , presero il bambino che tutti amavano , l ' involsero , lo riscaldarono e lo tornarono in vita , quando la povera madre già poco sperava di quella tenera esistenza » ( pag . 87-88-91-92 ) . È a Nizza , dopo queste disastrose peripezie , che noi ritroviamo fatto ricordo di Anita . Appena ritornato in Italia , la prima volta , Garibaldi corre alla sua casa : « Anita mia ed i miei bimbi , partiti d ' America alcuni mesi prima , erano lì riuniti alla vecchia mia genitrice ch ' io idolatravo e che non vedevo da quattordici anni » ( pag . 188 ) . E più non ricompare la simpatica figura se non nella miracolosa ritirata , dopo la caduta della Repubblica di Roma : e ricompare per l ' ultima volta , perché furono quelli gli ultimi travagliati momenti di sua vita . Essa più debole , perché in istato di gravidanza , soggiacque agli stenti , alle paure , alla sete ... « La mia buona Anita , ad onta delle mie raccomandazioni per farla rimanere aveva deciso d ' accompagnarmi . L ' osservazione che io avrei da affrontare una vita tremenda di disagi , di privazioni e di pericoli frammezzo a tanti nemici , era stata piuttosto di stimolo alla coraggiosa donna ed invano feci osservare ad essa il trovarsi in istato di gravidanza » ( pag . 240 ) . Arrivati nella ospitale Repubblica di S . Marino « un carissimo e ben doloroso impaccio era la mia Anita , avanzata in gravidanza ed inferma ; io la supplicavo di rimanere in quella terra di rifugio , ove un asilo almeno per lei poteva credersi assicurato e dove gli abitanti ci avevano mostrato molta amorevolezza . Invano ! quel cuore virile e generoso si sdegnava a qualunque delle mie ammonizioni su tale assunto e m ' imponeva silenzio colle parole : « Tu vuoi lasciarmi . » Io determinai di uscire da S . Marino verso la metà della notte e di guadagnare qualche porto nell ' Adriatico , ove potersi imbarcare per Venezia » ( pag . 246 ) . « Il giorno era già avanzato quando salpammo ( in alcuni barconi ) da Cesenatico . S ' io non fossi stato addolorato dalla situazione della mia Anita , che trovavasi in uno stato deplorabile , soffrendo immensamente , avrei potuto dire che superate tante difficoltà e sulla via di salvazione , la condizione nostra poteva chiamarsi fortunata , ma i patimenti della mia cara compagna erano troppo forti e più forte era tuttora il mio rammarico di non poter sollevarla .... Delle mancanze di viveri la principale era l ' acqua e la mia sofferente donna aveva una sete divorante , indizio non dubbio dell ' interno suo male ! » ( pag . 248 ) . Costretti a ritornare a terra , perché scoperti per il plenilunio e cannoneggiati da una nave austriaca , Ugo Bassi e Ciceruacchio coi due figli e sei altri compagni vanno in cerca di rifugio e invece sono presi e fucilati , nove subito e Ugo Bassi poi a Bologna . « Io rimasi nella vicinanza del mare in un campo di melica colla mia Anita e col tenente Leggiero , indivisibile mio compagno ... Le ultime parole della donna del mio cuore erano state per i suoi figli , ch ' essa presentì di non più rivedere ! » ( pag . 251 ) . Il tenente Leggiero s ' avanzò nell ' interno per scoprir case e trovò il colonnello Nino Bonnet , domiciliato e possidente in quei dintorni « uno dei miei più distinti ufficiali , ferito a Roma nell ' assedio » dice Garibaldi e prosegue : « Coraggioso ed intelligente il Bonnet , con gran pericolo di sé stesso , cercò e trovò chi cercava . Una volta trovato un tale ausiliario io mi rimisi intieramente all ' arbitrio suo e ciò fu naturalmente la salvezza nostra . Egli propose subito di appressarsi ad una casipola , che si trovava nelle vicinanze per trovarvi qualche ristoro all ' infelice mia compagna . Ci avvicinammo sostenendo Anita in due ed a stento giungemmo a quella casa di povera gente , ove trovammo acqua , necessità prima della soffrente e non so che altro ... Di lì traversammo parte delle valli di Comacchio ed avvicinammo la Mandriola , ove si doveva trovare un medico . Giungemmo alla Mandriola e stava Anita coricata su d ' un materazzo nel barroccio che l ' avea condotta . Dissi allora al dottor Zannini , giunto pure in quel momento : « Guardate di salvare questa donna . » Il dottore a me : « Procuriamo di trasportarla in letto . » Noi quattro allora prendemmo ognuno un angolo del materazzo e la trasportammo nel letto d ' una stanza della casa , che si trovava a capo d ' una scaletta della stessa . Nel posare la mia donna in letto mi sembrò di scoprire nel suo volto l ' espressione della morte . Le presi il polso ... più non batteva ! Avevo davanti a me la madre dei miei figli , ch ' io tanto amava , cadavere ! ... Essi mi chiederanno della loro genitrice al primo incontro ! Io piansi amaramente la perdita della mia Anita ! di colei che mi fu compagna inseparabile nelle più avventurose circostanze della mia vita ! Raccomandai alla buona gente che mi circondava di dar sepoltura a quel cadavere e mi allontanai , sollecitato dalla stessa gente di casa , ch ' io compromettevo rimanendo più tempo . M ' avviai brancolando per Sant ' Alberto con una guida che mi condusse in casa d ' un sarto , povero ma onesto e generoso » ( pag . 252 ) . A rendere meno incompleta la figura psicologica di Garibaldi , rimangono da ritrarre , in queste Memorie , le sue attitudini e le sue qualità , non più nell ' intimità personale del sentimento , ma nella esteriorità dei suoi rapporti cogli altri uomini e coll ' ambiente , in cui egli manifestò le potenze maravigliose della sua tempra morale . I due caratteri predominanti di Garibaldi , come cittadino fra cittadini , si riassumono in ciò , ch ' egli fu un uomo d ' azione e più specialmente quel tipo caratteristico di uomo d ' azione che è , non il militare del tipo di Moltke , ma l ' avventuriero di guerra , nel senso nobile della parola . E poiché questo iato della grande figura è assai noto , come più direttamente connesso colle sue imprese militari , basterà rilevarne dalle sue Memorie i documenti psicologici più caratteristici . Gli uomini si possono , nella psicologia sociale , classificare in due tipi ben distinti , per prevalenza evidente delle loro energie , che raramente si congiungono , in grado elevatissimo , nella stessa persona : l ' uomo del pensiero e l ' uomo d ' azione . Nella storia del risorgimento italiane , Mazzini e Garibaldi personificano mirabilmente questi due tipi ed è questa una delle non ultime ragioni del loro antagonismo , che in queste Memorie sopravvive , spesso molto acuto . Garibaldi è essenzialmente un uomo d ' azione e presenta tutti i caratteri salienti , organici e psichici di questo tipo antropologico , che sente l ' antipatia più spiccata per « i dottrinari , assuefatti ad argomentare con lunghe ciarle , ma non ad oprare gagliardamente » ( pag . 276 ) . Egli ha quello spirito delle avventure , che si chiama l ' amore dell ' ignoto : la sua giovinezza , come egli dice , era « ardente di lanciarsi nelle avventure dell ' incognito » ( pag . 9 ) e ripete altrove : « l ' indole mia propensa alle avventure » ( pag . 38 e 55 ) e parla del « solletico provato all ' idea della grandezza dell ' impresa » ( pag . 100 ) e allude alla sua « irrequietezza naturale ed abituale » ( pag . 265 ) quando a New - York , stanco di fabbricare candele , voleva cambiar mestiere . Perciò Garibaldi , quando la guerra non ne occupava la traboccante energia , ha esercitato i più diversi mestieri : marinaio e corsaro , precettore di ragazzi a Costantinopoli ( pag . 13 ) e a Montevideo ( pag . 96 ) ; sensale mercantile e domatore di puledri ( pag . 96 ) ; truppiere o conduttore di bovi ( pag . 95 ) e fabbricante di candele ( pag . 265 ) e finalmente agricoltore nella sua Caprera , com ' egli stesso dettò nella scheda del censimento italiano . Ma la sua indole avventurosa aveva come bussola infallibile e dote preziosa un acutissimo senso pratico della vita , carattere fortunato della razza ligure fra gli italiani e che manca spesso agli uomini troppo esclusivamente pensatori . Ed aveva soprattutto un potere simpatico e fascinatore sui propri simili , unito ad una sicura , penetrante conoscenza degli uomini , che gli furono certo alleati potenti nelle tante vittorie ottenute . Del suo fascino sui compagni di battaglia , ch ' egli sapeva trasformare in eroi colla potenza ammaliatrice dello sguardo , della voce , dell ' esempio , è superfluo recar prove . E sugli stessi nemici , anche per la leggenda onde il suo nome era circondato , basta l ' esempio del suo ingresso a Napoli , nel 60 , che , come egli dice , « ha più del portentoso che della realtà . Accompagnato da pochi aiutanti , io passai framezzo alle truppe borboniche ancora padrone , le quali mi presentavano l ' armi con più ossequio certamente , che non lo facevano in quei tempi ai loro generali » ( pag . 380 ) . Ed era nei momenti più ardui e decisivi , ch ' egli appunto sapeva cogliere il lato psicologico , per cui ogni uomo od ogni raccolta di uomini più facilmente cede alle nostre suggestioni , strappando così la vittoria al destino dubbioso . Nella ritirata verso Lages , visto che « molti dei compagni scoraggiavansi , altri disertavano » li riunì ed « energicamente imposi loro che meglio era manifestarsi apertamente sulla volontà di accompagnarmi e che liberi si lasciavano coloro che volessero andarsene . Tale risoluzione fu efficacissima ; da quel momento non vi furono più diserzioni » ( pag . 72 ) . Ed è straordinaria questa sua acutezza di intuizione psicologica , là dove parla del panico in guerra . In più luoghi ne riporta degli esempi ( pag . 71 , 244 , 346 , 377 , 449 ) ; ma il più caratteristico è quello della ritirata verso Autun , dopo l ' assalto dei Prussiani a Lantenay . « In certi casi conviene agire coll ' animale uomo come si agisce coll ' animale bue ... Rompe ? Lasciatelo rompere e che corra a sua voglia . Guai a voi se commetteste l ' imprudenza di attraversare la sua via , egli vi rovescerà cavalli e cavalieri , come mi successe a Velletri nel 1849 , ove salvai la mia pelle , nera di contusioni , per un miracolo . Rompe ? Lasciatelo rompere , fuggire , precipitarsi ; non te ne incaricare e contentatevi di tenervi su di un fianco o alla coda ; egli troverà un ostacolo , lo fermerà un fiume , una montagna , la fame , la sete , od una nuova paura , più prossima o maggiore di quella che lo fece fuggire . Allora è tempo : riordina come puoi gli animali uomini , procura di trovar per loro da mangiare , da bere , da riposarsi ; e quando siano satolli , riposati e rialzati di morale , essi si ricorderanno di una vergognosa fuga , del dovere calpestato e della gloria ! La peggiore d ' ogni pazzia umana ! « Lo stesso succede coi bovi , meno che questi bruti non pensano alla gloria , per fortuna nostra ; guidati da più cavalieri i bovi si spaventano per una qualunque causa : un tuono , un lampo , una bufera od altro , e cominciano a correre con quella velocità di cui sono capaci gli animali selvaggi . Il savio conduttore non è sì stupido di comandare ai suoi uomini di fermarsi , attraversando loro la via , giacché sarebbe rovina certa . Ma li seguita , ponendosi su di un fianco o di dietro , senza perderli di vista , finché un ostacolo qualunque si presenta ai fuggenti : un fiume , un bosco , un monte ; allora la testa di colonna si ferma , si rigira e tutto il resto si rigira e si ferma . « A quel punto l ' avveduto condottiero ordina ai suoi cavalieri di circondare la truppa dei bovi ridivenuti docili come agnelli ; e così i bruti tornano sotto il dominio del loro tiranno , l ' uomo , che non so se valga più di loro » ( pag . 465 ) . A parte le punte d ' amarezza contro gli uomini , che non si sentono nelle pagine giovanili delle Memorie , questo brano è certo una delle più caratteristiche prove di quella , che chiamerei la strategia psicologica di Garibaldi . Questa profonda e geniale conoscenza degli uomini , però , e dei loro difetti non intaccò , non corrose per nulla la nobiltà e magnanimità della grande anima sua . Egli , noncurante delle ricchezze , come dimostrò per tutta la vita ( e perciò si confessa « inadatto al commercio , » pag . 16 e 267 ) , anziché giungere al disprezzo pessimista per l ' umanità , conclude : « Gli uomini gli ho piuttosto compianti che odiati , rimontando alle cause del male , cioè all ' egoismo della sciagurata nostra natura » ( pag . 73 ) . Perciò egli , equanime sempre , dichiara sinceramente , che una delle ragioni della sconfitta di Mentana fu « che i volontari , demoralizzati per il gran numero di diserzioni , non si mostrarono in quel giorno degni della loro fama . Distinti ufficiali ed un pugno di prodi che li seguivano , spargevano il loro sangue prezioso senza cedere un palmo di terreno ; ma la massa non era dei soliti nostri intemerati . Essa cedeva superbe posizioni , senza opporre quella resistenza che io mi potevo aspettare » ( pag . 446 ) . Perciò egli , colla stessa equanimità , riconosce e proclama in più luoghi delle sue Memorie i meriti strategici ed il valore personale dei nemici ; come del generale brasiliano Moringue ( pag . 43 , 45 ) ; del generale argentino Brown ( pag . 104 ) ; dei cavalieri americani , che dice : « non secondi a nessuno in ogni specie di combattimento e insuperabili poi nel perseguire un nemico sconfitto e catturarlo » ( pag . 174 ) . Così egli riconosce il valore delle truppe borboniche , che a Milazzo di cinque o seimila Garibaldini ne misero mille fuori di combattimento ( pag . 368 ) e la forza straordinaria di disciplina e freddo coraggio delle truppe prussiane ( pag . 463 ) . E così nell ' appendice sulla battaglia di Custoza , egli proclama , che « l ' arciduca Alberto d ' Austria fu il solo e vero generale di quella battaglia » e fu quegli che decise della vittoria ( pag . 485 ) . Equanimità , che diede il famoso « obbedisco » all ' ordine di ritirarsi dal Tirolo , come già in circostanze di tanto minori e men dolorose , egli aveva obbedito « sebbene a malincuore » al generale Pacheco nel fatto d ' arme del Passo della Bajada ( pag . 130 ) . Come uomo di guerra , e specialmente in quella forma caratteristica della guerriglia , che ebbe in Garibaldi il suo tipo perfetto , egli presenta nelle sue Memorie , oltre l ' avversione al militarismo , giacché egli « non aveva attitudine alla organizzazione degli eserciti » ( pag . 124 ) ed aveva « un ' antipatia nata per il mestiere del soldato » ( pag . 431 ) « con scarse cognizioni di teorie militari » ( pag . 192 ) , presenta tre qualità psicologiche , che sopra le altre sue doti guerresche prevalgono decisamente . Una fiducia grande in sé stesso un miracoloso occhio strategico , per cogliere ed attuare e sorreggere , colla rapidità del lampo , il piano di battaglia e infine una fede illimitata nella propria fortuna . La prima e l ' ultima di queste doti sono , per Garibaldi come per ogni altro grande uomo , il segreto dei loro successi , ch ' essi strappano veramente alla fortuna , colla pertinacia del proposito e lo slancio dei colpi opportuni . « Il mio animo non era dato alla disperazione , ciò che non mi è mai succeduto » ( pag . 99 ) e ripete più innanzi : « Mai si deve disperare nelle battaglie e nella politica , particolarmente quando si propugna la causa della giustizia » ( pag . 128 ) . Colla propria sicurezza egli s ' imponeva al nemico e colla fede nella vittoria , vinceva . « Bisognava però vincere : e questo proposito era il fatale animatore di quella stupenda campagna ( dei Mille ) ove nei più seri dei nostri combattimenti , come Milazzo e il Volturno , fummo perdenti per più di metà della giornata e dove , a forza di costanza , non disperando giammai , si pervenne a sconfiggere un nemico superiore in tutto ( pag . 370 ) « Pertinacia e costanza nelle battaglie , ecco una delle chiavi della vittoria ! Ma la gente è stanca e grida : Siamo stanchi ed affamati ! Sì ! Ebbene , andate in cerca di cibo e di riposo : il nemico verrà avanti , vi mangierà i viveri raccolti e il riposo ve lo darà col calcio del fucile » ( pag . 476 ) . E lo ripete a pag . 36 , 44 , 83 , 475 . Del suo miracoloso , rapidissimo occhio di guerra non è possibile dar qui le prove , perché si dovrebbe riferire il racconto di quasi tutti i fatti d ' arme , a cui Garibaldi prese parte e nei quali , quasi sempre , la decisione della vittoria fu data da qualche suo espediente strategico dell ' ultima ora o da qualche sua mossa od incitazione quando le sorti della battaglia si trovano al punto critico , in cui possono risolversi nell ' un senso e nell ' altro . Più interessante , psicologicamente , è la convinzione che Garibaldi ebbe sempre di essere il beniamino della fortuna ... e in parte lo fu veramente , se pensiamo che in una lunga vita attraverso cento fatti d ' armi , in terra e per mare , una sola volta fu ferito mortalmente , in America , e sul suo cadavere furono riscontrate dieci sole ferite , di cui più profonda quella d ' Aspromonte e se pensiamo , com ' egli dice , che « nella mia prolissa carriera militare , io mai sia stato fatto prigionierio , ad onta di essermi trovato tante volte in pericolosissimo stato » ( pag . 30 ) . Già sino dai primi capitoli , parlando del generale del Rio Grande , Bento Gonçales , ch ' egli chiama « il tipo del guerriero brillante e magnanimo , » Garibaldi osserva : « Eppure con tante doti , Bento fu sventurato nelle battaglie , ciò che mi ha fatto supporre sempre contribuire la fortuna per una gran parte negli eventi della guerra » ( pag . 36 ) e di lui ripete più innanzi « quel sommo , dotato di tutte le qualità del gran capitano , meno la fortuna . » ( pag . 79 ) . Però devesi notare che delle fortune di guerra sono diverse le specie . C ' è la vera e propria fortuna del caso come c ' è una cosiddetta fortuna , che però non è altro se non l ' imperizia del nemico o il lampo di genio di un grande capitano . E nelle Memorie di Garibaldi quelle ch ' egli chiama sue fortune sono dell ' una e dell ' altra specie . Così la vittoria di Varese ebbe per ragion principale l ’ imperizia del generale austriaco Urban , che , invece di attaccare alle spalle , al nord di Biumo « attaccò il toro per le corna e fu tanto meglio per noi » ( pag . 288 ) . E alla grande , decisiva battaglia del Volturno « per fortuna nostra , fu difettoso il piano di battaglia dei generali borbonici : essi ci dettero una battaglia parallela ( assalendo di fronte ) potendo darcela obliqua » ( pag . 393 ) . E Garibaldi dice , che « da Epaminonda , nelle battaglie di Leuttra e di Mantinea , sino ai generali prussiani del 70 , la regola delle battaglie oblique è stata sempre incontrastabile ed ha prodotto vittorie sempre ; e gli Austriaci vinsero a Custoza appunto perché all ' errore dei generali italiani di dividere il loro esercito in due , si aggiunse l ' arte dell ' Arciduca Alberto di attaccarlo obliquamente » ( pag . 484 ) . Così ancora se a Digione Garibaldi vinse i prussiani , fu , secondo lui , perché « nella guerra domina signora la fortuna e noi fummo veramente favoriti da essa , avendoci il nemico nel 20 gennaio attaccato dalla parte di ponente , sicché si può dire che attaccò il toro per le corna » ( pag . 478 ) . Tutto dunque non dipende realmente dalla fortuna , ma come poi dice lo stesso Garibaldi ( a proposito della battaglia di Caserta ) , « nelle combinazioni di guerra bisogna essere secondati dalla fortuna o da un genio molto superiore » ( pag . 397 ) . Così egli chiama , modestamente , una fortuna l ' aver potuto prendere , nella Laguna , le armi e le munizioni mandate dai Brasiliani ; ma la verità è che Garibaldi , con marcie rapidissime , trovossi alla Laguna prima che i Brasiliani lo sapessero ( pag . 53 ) . Altre volte la fortuna vera furono il suo coraggio e la sua presenza di spirito , che è propria dei veri uomini d ' azione , quando Garibaldi in una piccola lancia , davanti all ' isola della Libertà ( Montevideo ) si trova , di notte , improvvisamente in mezzo ai legni da guerra « tanto vicini che la sentinella di prora d ' uno di quelli ci gridò : « Chi viva ? » « Zitti , io dissi alla mia gente ; era senza dubbio la squadra nemica . Sommessamente parlando , io eccitai a raddoppiare la voga e far sui remi meno rumore possibile , ma mi aspettavo una grandine di fucilate dopo l ’ intimazione fatta dalla sentinella ; invece miracolosamente scansammo » ( pag . 126 ) . Certo « la fortuna , in cui non ho mancato d ' aver sempre qualche fede » ( pag . 246 ) ha favorito qualche volta Garibaldi . Per esempio , nella ritirata attraverso la foresta , quando Anita ebbe Menotti , egli « viaggiando solo per giorni interi coll ' acqua fino alla pancia del cavallo » per andare alla Settembrina a comprarvi « alcune cosarelle di panni » da regalare alla sua donna , udì delle fucilate dalla parte onde era partito . « Nel ritorno seppi la causa delle fucilate ed il tristissimo caso accaduto al capitano Massimo ed ai suoi bravi liberti , subito dopo la mia partenza da quella casa , » dove furono sorpresi ed uccisi tutti dal generale brasiliano Moringue ( pag . 149 ) . All ' assalto di Palermo « posando a terra la sella della mia cavalla Marsala e le pistoliere , una pistola percosse nel suolo e prese fuoco ; la palla mi sfiorò il piede destro , portando via un pezzo della parte inferiore del calzone . Le fortune non vengono mai sole , dissi tra me » ( pag . 358 ) . All ' assalto di Reggio , tutta una colonna di duemila uomini sparò per isbaglio in una sola volta i fucili . « Io , che mi trovavo a cavallo , in mezzo a quel quadrato in tempesta , mi gettai giù , e non mi toccò che una sola palla nel cappello » ( pag . 377 ) . Al Volturno , egli , andato in carrozza a Sant ' Angelo , fu « accolto da una grandine di palle nemiche ; il mio cocchiere fu ucciso , la carrozza crivellata di palle , ed io coi miei aiutanti fummo obbligati di scendere » ( pag . 389 ) . E nella sua romanzesca evasione da Caprera « una circostanza imprevista , che mi favorì molto , fu la seguente : Maurizio , assistente mio , era andato alla Maddalena in quel giorno e verso quell ' ora tornava in Caprera . Un po ' allegro forse non badò al « chi viva » delle barche da guerra , che incrociavano numerose nel canale della Moneta , che separa la Maddalena dalla Caprera , e coteste barche lo fulminarono di fucilate , che felicemente non lo colpirono . Per combinazione ciò succedeva mentre io stavo operando la mia traversata , favorito pure dal vento di scirocco , le cui piccole ondate servivano mirabilmente a nascondere il Beccaccino , che appena usciva d ' un palmo dalla superficie del mare . La mia pratica acquistata nei fiumi dell ' America , con le canoe indiane che si governano con un remo solo , mi valse sommamente . Io avevo un remo o pala di circa un metro , con cui potevo remare con tanto rumore quanto ne fanno gli acquatici . « Dunque mentre la maggior parte dei miei custodi si precipitavano su Maurizio , io tranquillamente traversavo lo stretto della Moneta ed approdavo nell ' isoletta divisa dalla Maddalena da un piccolo canale guadabile » ( pag . 429 ) . Gli è che , in realtà , più che la fortuna , a cui Garibaldi modestamente assegna tanta parte dei suoi successi , era suo alleato potente quello che egli stesso chiama « il fatale animatore » delle sue imprese : l ' amor patrio e la convinzione profonda di combattere sempre per una causa santa .