StampaPeriodica ,
L
'
officina
metallurgica
Brevetti
-
Fiat
-
prima
in
Italia
-
ha
costituito
il
Consiglio
dei
commissari
di
fabbrica
.
E
'
la
prima
realizzazione
concreta
di
una
tesi
sostenuta
dall
'
"
Ordine
Nuovo
"
;
l
'
avvenimento
,
che
ha
colmato
di
entusiasmo
e
di
fervore
attivo
gli
animi
di
quei
nostri
compagni
operai
,
appartiene
quindi
,
un
po
'
,
anche
a
noi
.
Rapidamente
l
'
esempio
si
moltiplicherà
nelle
officine
torinesi
:
la
massa
operaia
sente
di
aver
iniziato
l
'
attuazione
di
una
esperienza
sindacale
assolutamente
nuova
in
Italia
,
di
aver
trovato
la
possibilità
,
coi
suoi
propri
mezzi
e
i
suoi
propri
fini
di
classe
oppressa
e
sfruttata
,
di
crearsi
gli
strumenti
più
idonei
per
determinare
una
perfetta
coesione
della
classe
lavoratrice
,
gli
strumenti
più
idonei
per
realizzare
,
già
fin
d
'
ora
,
l
'
autogoverno
della
massa
,
di
aver
iniziato
,
come
appunto
disse
un
operaio
della
Brevetti
,
la
marcia
"
nella
"
rivoluzione
e
non
più
verso
la
rivoluzione
.
La
costituzione
del
Consiglio
avvenne
con
una
rapidità
e
una
disciplina
mirabili
,
sebbene
si
trattasse
di
una
prima
esperienza
:
prova
di
quanto
i
metodi
proletari
della
delegazione
di
funzioni
siano
superiori
in
sé
ai
metodi
parlamentari
propri
della
borghesia
.
Le
elezioni
avvennero
senza
che
si
interrompesse
il
lavoro
della
produzione
industriale
,
e
anche
per
questo
lato
gli
operai
dimostrarono
la
superiorità
dei
loro
sistemi
sui
sistemi
borghesi
:
le
lezioni
borghesi
sono
una
fiera
di
vanità
,
il
trionfo
della
demagogia
,
della
gazzarra
,
delle
più
basse
passioni
;
le
elezioni
d
'
officina
avvengono
semplicemente
come
riflesso
del
lavoro
,
tra
l
'
immane
ansare
di
tutto
l
'
apparato
industriale
di
produzione
,
e
gli
operai
,
che
non
si
staccano
dall
'
opera
loro
creatrice
,
conservano
tutta
la
purezza
del
carattere
,
e
il
loro
voto
è
anch
'
esso
una
produzione
,
è
anch
'
esso
un
momento
dell
'
attività
creatrice
,
perché
riassumendo
in
pochi
una
funzione
necessaria
della
vita
sociale
degli
individui
,
determina
un
risparmio
di
energie
,
una
concentrazione
armonica
e
potente
degli
sforzi
rivolti
al
fine
di
trionfare
nella
lotta
di
classe
fino
al
raggiungimento
dello
scopo
massimo
:
la
liberazione
del
lavoro
dalla
schiavitù
del
capitale
.
Alla
costituzione
del
Consiglio
di
fabbrica
parteciparono
tutti
gli
operai
della
Brevetti
(
su
circa
2000
operai
si
verificarono
appena
tre
o
quattro
astensioni
)
,
organizzati
e
disorganizzati
:
i
commissari
risultarono
tutti
eletti
fra
gli
organizzati
(
eccetto
uno
che
si
è
dimesso
)
.
Le
elezioni
avvennero
per
reparto
,
e
,
in
ogni
reparto
,
per
lavorazione
,
in
modo
che
ogni
mestiere
ha
i
suoi
commissari
capaci
e
competenti
.
Ricordiamo
i
loro
nomi
,
i
nomi
dei
primi
deputati
operai
eletti
direttamente
dalla
massa
proletaria
,
coi
suoi
propri
metodi
,
nel
suo
dominio
specifico
,
il
dominio
del
lavoro
:
REPARTO
UTILENSERIA
-
Torneria
:
Pacotto
;
Macchine
:
Baudino
;
Aggiustatori
:
Micheletto
;
Manutenzione
:
Aghemo
.
REPARTO
TORNERIA
-
Griffa
,
Leone
,
Scicchetto
,
Norgia
,
Franco
.
REPARTO
BRONZERIA
-
Torneria
:
Garello
,
Ghisio
;
Frese
:
Fasce
;
Trapani
:
Montano
;
Torni
assi
:
Bassi
,
De
Prosperi
,
Canale
.
REPARTO
PREPARAZIONE
MONTAGGIO
-
Rettifiche
:
Orecchia
;
Frese
:
Fracchia
,
Brusotto
;
Trapani
:
Magnetti
,
Bodo
;
taglio
ruote
:
Tosatto
.
REPARTO
CALDERAI
-
Regis
,
Graziano
.
REPARTO
FONDERIA
-
Bertolone
,
Perone
,
Audino
.
LAVORAZIONI
AGGIUNTE
-
Collaudo
:
Etipe
;
Bolloneria
:
Baldo
;
Sbavatori
:
Primo
;
Alesatrici
:
Castagna
;
Magazzino
:
Longhi
.
StampaPeriodica ,
E
il
Verga
apparve
,
dal
suo
primo
presentarsi
con
l
'
Eva
e
con
la
storia
di
una
Capinera
,
un
ingegno
originale
e
gagliardo
.
Il
primo
era
un
racconto
scarso
di
belle
qualità
,
esuberante
d
'
incoerenze
e
di
contraddizioni
,
ma
terribilmente
bello
d
'
una
bellezza
piena
di
fascini
e
di
malìe
;
il
secondo
una
storia
gentile
,
malinconica
,
triste
;
la
storia
d
'
una
Fanciulla
,
cui
le
fredde
e
malaugurate
mura
d
'
un
convento
uccidevano
il
corpo
giovine
e
bello
,
mentre
le
superstizioni
e
i
pregiudizi
le
spegnevano
l
'
anima
di
vergine
e
di
colomba
:
il
primo
scritto
come
tra
le
vampe
d
'
una
febbre
possente
,
sotto
la
tirannia
d
'
un
flusso
di
sangue
che
allaga
il
cuore
e
turbina
nel
cervello
,
il
secondo
come
dettato
da
un
dolore
intimo
e
segreto
,
come
da
un
affetto
intenso
ma
chiuso
.
E
fu
una
meraviglia
.
Giovanni
Verga
si
presentava
al
pubblico
per
due
aspetti
simpatici
,
ed
il
pubblico
lo
rimeritò
di
applausi
schietti
e
sinceri
.
E
venne
la
Nedda
:
un
bozzetto
di
costumi
scritto
,
a
dir
vero
,
con
una
fretta
di
stile
straordinariamente
nervoso
;
un
bozzetto
in
cui
la
vita
siciliana
e
i
caratteri
e
gli
affetti
roventi
di
quel
popolo
apparivano
riprodotti
con
una
efficacia
indiscutibile
.
Giovanni
Verga
si
era
così
indovinato
.
Ci
era
di
sicuro
in
quel
bozzetto
un
cozzo
,
anzi
un
arruffio
d
'
idee
e
di
sentimenti
strani
e
bizzarri
;
ma
,
ad
onta
di
questo
,
ei
riusciva
a
pigliarvi
tutta
la
mente
e
a
commuovervi
e
a
farvi
balzare
il
cuore
.
Ei
rovesciava
su
quelle
pagine
tutta
la
ricchezza
di
colori
della
sua
tavolozza
,
mostrando
di
non
avere
alcun
senso
per
questo
di
economia
o
di
confine
,
cedendo
il
più
delle
volte
alle
dipinture
dello
strano
di
sotto
alla
ridda
vertiginosa
che
le
nuove
idee
facevano
nel
suo
cervello
.
Il
Verga
è
da
natura
disposto
a
lottare
colle
difficoltà
,
e
le
cerca
e
se
ne
compiace
;
i
moti
meno
impercettibili
delle
più
intime
fibre
del
cuore
umano
lo
seducono
,
ed
egli
ci
si
ferma
su
cogli
occhi
e
coll
'
intelletto
.
Senza
paure
,
senza
dubbi
,
senza
peritanze
,
egli
colorisce
e
descrive
tutto
,
dalle
lagrime
di
Maria
alle
pazze
allegrezze
di
Eva
,
dalla
passione
morbosa
di
Nata
alla
ingenuità
campagnola
di
Nedda
,
e
per
tutto
e
per
ciascuna
cosa
ha
colori
d
'
una
vivezza
che
alcuna
volta
fa
male
agli
occhi
,
come
una
finestrata
di
luce
improvvisa
.
E
sentite
questa
che
è
appunto
una
pagina
della
Nedda
:
«
Verso
il
mezzogiorno
sedettero
al
rezzo
per
mangiare
il
loro
pan
nero
e
le
loro
cipolle
bianche
.
Jano
aveva
anche
del
vino
,
del
buon
vino
di
Mascali
,
che
regalava
a
Nedda
senza
risparmio
;
e
la
povera
ragazza
,
che
non
c
'
era
avvezza
,
si
sentiva
la
lingua
grossa
e
la
testa
assai
pesante
.
Di
tratto
in
tratto
si
guardavano
e
ridevano
senza
sapere
perché
.
Se
fossimo
marito
e
moglie
,
si
potrebbe
tutti
i
giorni
mangiare
il
pane
e
bere
il
vino
insieme
,
disse
Jano
colla
bocca
piena
:
e
Nedda
chinò
gli
occhi
,
perché
egli
la
guardava
in
un
certo
modo
.
Regnava
il
profondo
silenzio
del
meriggio
;
le
più
piccole
foglie
erano
immobili
;
le
ombre
erano
rade
;
ci
era
nell
'
aria
una
calma
,
un
tepore
,
un
ronzìo
d
'
insetti
che
pesava
voluttuosamente
sulle
palpebre
.
Ad
un
tratto
,
una
corrente
d
'
aria
fresca
,
che
veniva
dal
mare
,
fece
susurrare
le
cime
più
alte
dei
castagni
.
L
'
annata
sarà
buona
pel
povero
e
pel
ricco
disse
Jano
e
,
se
Dio
vuole
,
alla
mèsse
un
po
'
di
quattrini
metterò
da
banda
...
e
se
tu
mi
volessi
bene
!
...
e
le
porse
il
fiasco
.
No
,
non
voglio
più
bere
disse
ella
con
le
guance
rosse
.
O
perché
ti
fai
rossa
?
disse
egli
,
ridendo
.
Non
te
lo
voglio
dire
.
Perché
hai
bevuto
?
No
.
Perché
mi
vuoi
bene
?
Ella
gli
diede
un
pugno
sull
'
omero
e
si
mise
a
ridere
.
Da
lontano
si
udì
il
raglio
d
'
un
asino
che
sentiva
l
'
erba
fresca
.
»
E
,
vedete
,
io
ve
lo
aveva
detto
,
eccolo
qua
tutto
il
Verga
col
suo
fervido
coraggio
siciliano
,
che
per
la
acuta
voglia
di
non
dar
col
muso
in
Arcadia
,
balza
dal
lato
opposto
in
un
altro
difetto
.
E
così
sempre
ed
in
tutto
:
così
nell
'
Eros
,
così
nel
Tigre
reale
,
così
nei
Malavoglia
,
così
nel
Marito
di
Elena
.
Ed
un
altro
,
de
'
caratteri
dell
'
ingegno
del
Verga
,
è
questo
:
egli
è
un
realista
,
ma
non
sempre
sobrio
,
talune
volte
anzi
o
triviale
o
deforme
;
egli
insomma
attenta
ad
ogni
costo
alla
novità
;
le
lindure
spalmate
d
'
olii
e
di
pomate
lo
irritano
,
i
rivoletti
limacciosi
d
'
oro
falso
lo
turbano
e
gli
fanno
rabbia
,
e
,
come
Macbetto
,
potrebbe
scrivere
sul
suo
scudo
:
il
bello
è
orribile
,
l
'
orribile
è
bello
.
Cito
a
memoria
le
parole
dell
'
amico
Molmenti
.
Ed
ancora
:
difficilissima
cosa
trovare
nei
libri
del
Verga
un
'
idea
che
,
serenamente
calma
,
si
faccia
via
tra
il
turbine
delle
strane
fantasie
e
dei
pensieri
febbrili
.
Talune
volte
ti
par
quasi
che
egli
si
fermi
a
studiare
per
poscia
ritrarre
un
carattere
gentile
;
ma
non
ci
è
dubbio
,
quella
fermata
dura
poco
,
essa
si
stacca
con
un
accento
spiccato
d
'
interruzione
dall
'
assieme
generale
del
lavoro
del
Verga
che
ha
tutt
'
altra
indole
e
tutt
'
altro
carattere
.
Il
Verga
,
in
breve
,
educato
alla
scuola
del
Balzac
,
non
lecca
le
piaghe
,
le
brucia
,
non
anatomizza
soltanto
,
incide
.
E
tutto
questo
,
ch
'
è
il
contenuto
dell
'
opera
sua
,
piglia
veste
adatta
nella
posizione
delle
immagini
,
nella
stranezza
dei
paragoni
e
nel
giro
di
certi
periodi
,
nel
quale
il
concetto
il
più
delle
volte
s
'
annebbia
senza
alcuna
grazia
di
luce
.
Tutt
'
altra
tempra
d
'
ingegno
,
tutto
altro
carattere
,
tutt
'
altra
lena
di
studi
in
Anton
Giulio
Barrili
.
Egli
cominciò
scrivendo
le
sue
novelle
,
le
quali
per
lungo
tempo
rimasero
sconosciute
fino
a
che
un
accorto
editore
,
il
Treves
,
indovinando
il
valore
del
novelliere
ligure
,
non
fe
'
conoscere
all
'
Italia
i
belli
e
squisiti
prodotti
di
lui
.
Tutto
questo
è
toccato
all
'
editore
,
perché
il
novelliere
,
non
vago
troppo
degli
applausi
del
pubblico
,
continua
anche
oggi
ad
amare
la
sua
arte
con
affetto
insistente
,
caldo
,
profondo
,
ma
estraneo
affatto
a
certe
concessioni
che
formano
come
il
riparo
allegro
degli
scrittorelli
novellini
ed
inesperti
.
Il
Barrili
è
notomista
di
passioni
delicate
e
soavi
;
egli
è
osservatore
arguto
di
ogni
finezza
di
sentimento
;
e
forse
per
questo
piace
meno
di
qualche
altro
,
il
quale
,
largheggiando
co
'
suoi
lettori
di
stimolanti
e
di
eccitanti
,
li
prende
e
li
affascina
a
forza
di
convulsioni
inattese
d
'
ilarità
nervose
o
di
spaventi
feroci
.
Il
Barrili
è
ingegno
sovranamente
calmo
;
la
sua
fantasia
è
nutrita
di
serenità
;
egli
sente
gli
affetti
,
ma
nella
loro
piena
limpidezza
;
e
ciò
,
vedete
,
non
può
garbare
punto
punto
a
coloro
che
nel
romanzo
cercano
l
'
intrigo
e
l
'
inatteso
o
,
per
dir
meglio
,
l
'
effettaccio
del
teatro
diurno
.
Il
Barrili
,
in
breve
,
professa
l
'
arte
aristocratica
e
non
cura
gli
applausi
volgari
della
platea
.
I
suoi
racconti
ei
non
solamente
riempie
di
tutte
le
veneri
adatte
a
farli
piacevoli
,
ma
sì
ne
studia
le
proporzioni
,
le
tinte
,
i
colori
;
ne
prevede
gli
effetti
;
ne
distribuisce
con
grande
accortezza
i
congegni
,
e
tutto
ciò
per
far
l
'
arte
che
duri
e
non
quella
che
si
compiace
del
rumore
effimero
di
una
giornata
e
talune
volte
d
'
un
'
ora
.
Sempre
nuovo
,
sempre
inaspettato
costui
,
ed
oggi
,
veleggiando
il
mare
incantevole
delle
patrie
riviere
,
vi
dipinge
tutto
quel
paradiso
di
bellezza
e
vi
ritrae
tutta
la
energia
dei
marinai
liguri
nel
Capitan
Dodero
;
domani
vi
rifarà
Poe
ed
Hoffmann
nella
leggenda
medievale
del
libro
nero
;
questa
volta
,
in
Val
d
'
Olivi
creando
un
capolavoro
di
bellezza
artistica
,
vi
ritrae
con
squisita
finezza
di
sentimento
una
passione
alata
,
gentile
,
e
,
direi
,
voluttuosamente
elegante
;
quest
'
altra
,
ritirandosi
fra
le
cappe
ed
i
tocchi
degli
incappucciati
padri
nostri
del
trecento
,
vi
fa
allegramente
la
storia
dell
'
arte
navale
di
quel
tempo
nel
Fra
'
Gualberto
:
or
vi
pare
che
coi
Rossi
e
i
Neri
voglia
impigliarsi
anch
'
egli
nella
lotta
delle
parti
politiche
,
ma
già
vi
scappa
,
cacciandosi
su
su
fino
a
Babilonia
ad
evocar
Semiramide
e
le
raggianti
bellezze
delle
figlie
dell
'
Eufrate
.
Vario
,
insomma
,
costui
,
mutevole
,
instabile
,
irrequieto
,
ma
adatto
a
tutto
;
adatto
a
sviscerarvi
una
quistione
archeologica
come
a
fissarvi
una
data
storica
;
a
colorire
del
più
puro
azzurro
romantico
una
sua
tela
,
come
a
deliziarvi
del
realismo
più
sobrio
e
più
fine
che
immaginar
si
possa
,
e
forse
per
tutto
ciò
rimanendo
un
artista
nel
vero
senso
della
parola
,
un
artista
di
quelli
che
veramente
onorano
un
'
epoca
ed
un
paese
.
StampaPeriodica ,
La
concentrazione
capitalistica
,
determinata
dal
modo
di
produzione
,
produce
una
corrispondente
concentrazione
di
masse
umane
lavoratrici
.
In
questo
fatto
bisogna
cercare
l
'
origine
di
tutte
le
tesi
rivoluzionarie
del
marxismo
,
bisogna
cercare
le
condizioni
del
costume
nuovo
proletario
,
dell
'
ordine
nuovo
comunista
destinato
a
sostituire
il
costume
borghese
,
il
disordine
capitalistico
generato
dalla
libera
concorrenza
e
dalla
lotta
di
classe
.
Nella
sfera
dell
'
attività
generale
capitalistica
,
anche
il
lavoratore
opera
sul
piano
della
libera
concorrenza
,
è
un
individuo
-
cittadino
.
Ma
le
condizioni
di
partenza
della
lotta
non
sono
uguali
per
tutti
,
nello
stesso
tempo
:
l
'
esistenza
della
proprietà
privata
pone
la
minoranza
sociale
in
condizioni
di
privilegio
,
rende
impari
la
lotta
.
Il
lavoratore
è
continuamente
esposto
ai
rischi
più
micidiali
:
la
sua
vita
stessa
elementare
,
la
sua
cultura
,
la
vita
e
l
'
avvenire
della
sua
famiglia
sono
esposti
ai
contraccolpi
bruschi
delle
variazioni
del
mercato
del
lavoro
.
Il
lavoratore
tenta
allora
di
uscire
dalla
sfera
della
concorrenza
e
dell
'
individualismo
.
Il
principio
associativo
e
solidaristico
diventa
essenziale
della
classe
lavoratrice
,
muta
la
psicologia
e
i
costumi
degli
operai
e
contadini
.
Sorgono
istituti
e
organi
nei
quali
questo
principio
si
incarna
;
sulla
base
di
essi
si
inizia
il
processo
di
sviluppo
storico
che
conduce
al
comunismo
dei
mezzi
di
produzione
e
di
scambio
.
L
'
associazionismo
può
e
deve
essere
assunto
come
il
fatto
essenziale
della
rivoluzione
proletaria
.
Dipendentemente
da
questa
tendenza
storica
sono
sorti
nel
periodo
precedente
all
'
attuale
(
che
possiamo
chiamare
periodo
della
I
e
II
Internazionale
o
periodo
di
reclutamento
)
e
si
sono
sviluppati
i
Partiti
socialisti
e
i
sindacati
professionali
.
Lo
sviluppo
di
queste
istituzioni
proletarie
e
di
tutto
il
movimento
proletario
in
genere
non
fu
però
autonomo
,
non
ubbidiva
a
leggi
proprie
immanenti
nella
vita
e
nella
esperienza
storica
della
classe
lavoratrice
sfruttata
.
Le
leggi
della
storia
erano
dettate
dalla
classe
proprietaria
organizzata
nello
Stato
.
Lo
Stato
è
sempre
stato
il
protagonista
della
storia
,
perché
nei
suoi
organi
si
accentra
la
potenza
della
classe
proprietaria
,
nello
Stato
la
classe
proprietaria
si
disciplina
e
si
compone
in
unità
,
sopra
i
dissidi
e
i
cozzi
della
concorrenza
,
per
mantenere
intatta
la
condizione
di
privilegio
nella
fase
suprema
della
concorrenza
stessa
:
la
lotta
di
classe
per
il
potere
,
per
la
preminenza
nella
direzione
e
nel
disciplinamento
della
società
.
In
questo
periodo
il
movimento
proletario
fu
solo
una
funzione
della
libera
concorrenza
capitalistica
.
Le
istituzioni
proletarie
dovettero
assumere
una
forma
non
per
legge
interna
,
ma
per
legge
esterna
,
sotto
la
pressione
formidabile
di
avvenimenti
e
di
coercizioni
dipendenti
dalla
concorrenza
capitalistica
.
Da
ciò
hanno
tratto
origine
gli
intimi
conflitti
,
le
deviazioni
,
i
tentennamenti
,
i
compromessi
che
caratterizzano
tutto
il
periodo
di
vita
del
movimento
proletario
precedente
all
'
attuale
,
e
che
hanno
culminato
nella
bancarotta
della
II
Internazionale
.
Alcune
correnti
del
movimento
socialista
e
proletario
avevano
posto
esplicitamente
come
fatto
essenziale
della
rivoluzione
l
'
organizzazione
operaia
di
mestiere
,
e
su
questa
base
fondavano
la
loro
propaganda
e
la
loro
azione
.
Il
movimento
sindacalista
parve
,
per
un
momento
,
essere
il
vero
interprete
del
marxismo
,
vero
interprete
della
verità
.
L
'
errore
del
sindacalismo
consiste
in
ciò
:
nell
'
assumere
come
fatto
permanente
,
come
forma
perenne
dell
'
associazionismo
,
il
sindacato
professionale
nella
forma
e
con
le
funzioni
attuali
,
che
sono
imposte
e
non
proposte
,
e
quindi
non
possono
avere
una
linea
costante
e
prevedibile
di
sviluppo
.
Il
sindacalismo
,
che
si
presentò
come
iniziatore
di
una
tradizione
liberista
"
spontaneista
"
,
è
stato
in
verità
uno
dei
tanti
camuffamenti
dello
spirito
giacobino
e
astratto
.
Da
ciò
gli
errori
della
corrente
sindacalista
,
che
non
riuscì
a
sostituire
il
Partito
socialista
nel
compito
di
educare
alla
rivoluzione
la
classe
lavoratrice
.
Gli
operai
e
i
contadini
sentivano
che
,
per
tutto
il
periodo
in
cui
la
classe
proletaria
e
lo
Stato
democratico
-
parlamentare
dettano
le
leggi
della
storia
,
ogni
tentativo
d
'
evasione
dalla
sfera
di
queste
leggi
è
inane
e
ridicolo
.
E
'
certo
che
nella
configurazione
generale
assunta
dalla
società
colla
produzione
industriale
,
ogni
uomo
può
attivamente
partecipare
alla
vita
e
modificare
l
'
ambiente
solo
in
quanto
opera
come
individuo
cittadino
,
membro
dello
Stato
democratico
-
parlamentare
.
L
'
esperienza
liberale
non
è
vana
e
non
può
essere
superata
se
non
dopo
averla
fatta
.
L
'
apoliticismo
degli
apolitici
fu
solo
una
degenerazione
della
politica
:
negare
e
combattere
lo
Stato
è
fatto
politico
tanto
quanto
inserirsi
nell
'
attività
generale
storica
che
si
unifica
nel
Parlamento
e
nei
comuni
,
istituzioni
popolari
dello
Stato
.
Varia
la
qualità
del
fatto
politico
:
i
sindacalisti
lavorano
fuori
dalla
realtà
,
e
quindi
la
loro
politica
era
fondamentalmente
errata
;
i
socialisti
parlamentaristi
lavoravano
nell
'
intimo
delle
cose
,
potevano
sbagliare
(
commisero
anzi
molti
e
pesanti
sbagli
)
ma
non
errarono
nel
senso
della
loro
azione
e
perciò
trionfarono
nella
"
concorrenza
"
;
le
grandi
masse
,
quelle
che
con
il
loro
intervento
modificano
obiettivamente
i
rapporti
sociali
,
si
organizzarono
intorno
al
Partito
socialista
.
Nonostante
tutti
gli
sbagli
e
le
manchevolezze
,
il
Partito
riuscì
,
in
ultima
analisi
,
nella
sua
missione
:
far
diventare
qualcosa
il
proletariato
che
prima
era
nulla
,
dargli
una
consapevolezza
,
dare
al
movimento
di
liberazione
un
senso
diritto
e
vitale
che
corrispondeva
,
nelle
linee
generali
,
al
processo
di
sviluppo
storico
della
società
umana
.
Lo
sbaglio
più
grave
del
movimento
socialista
è
stato
di
natura
simile
a
quello
dei
sindacalisti
.
Partecipando
all
'
attività
generale
della
società
umana
nello
Stato
,
i
socialisti
dimenticarono
che
la
loro
posizione
doveva
mantenersi
essenzialmente
di
critica
,
di
antitesi
.
Si
lasciarono
assorbire
dalla
realtà
,
non
la
dominarono
.
I
comunisti
marxisti
devono
caratterizzarsi
per
una
psicologia
che
possiamo
chiamare
"
maieutica
"
(
metodo
di
interrogare
l
'
interlocutore
per
aiutarlo
a
mettere
in
luce
il
suo
pensiero
)
.
La
loro
azione
non
è
di
abbandono
al
corso
degli
avvenimenti
determinati
dalle
leggi
della
concorrenza
borghese
,
ma
di
aspettazione
critica
.
La
storia
è
un
continuo
farsi
,
è
quindi
essenzialmente
imprevedibile
.
Ma
ciò
non
significa
che
"
tutto
"
sia
imprevedibile
nel
farsi
della
storia
,
che
cioè
la
storia
sia
dominio
dell
'
arbitrio
e
del
capriccio
irresponsabile
.
La
storia
è
insieme
libertà
e
necessità
.
Le
istituzioni
,
nel
cui
sviluppo
e
nella
cui
attività
la
storia
si
incarna
,
sono
sorte
e
si
mantengono
perché
hanno
un
compito
e
una
missione
da
realizzare
.
Sono
sorte
e
si
sono
sviluppate
determinate
condizioni
obiettive
di
produzione
dei
beni
materiali
e
di
consapevolezza
spirituale
degli
uomini
.
Se
queste
condizioni
obiettive
,
che
per
la
loro
natura
meccanica
sono
commensurabili
quasi
matematicamente
,
mutano
,
muta
anche
la
somma
di
rapporti
che
regolano
e
informano
la
società
umana
,
muta
il
grado
di
consapevolezza
degli
uomini
;
la
configurazione
sociale
si
trasforma
,
le
istituzioni
tradizionali
si
immiseriscono
,
sono
adeguate
al
loro
compito
,
diventano
ingombranti
e
micidiali
.
Se
nel
farsi
della
storia
l
'
intelligenza
fosse
incapace
a
togliere
un
ritmo
,
a
stabilire
un
processo
,
la
vita
della
civiltà
sarebbe
impossibile
:
il
genio
politico
si
riconosce
appunto
da
questa
capacità
di
impadronirsi
del
maggior
numero
possibile
di
termini
concreti
necessari
e
sufficienti
per
fissare
un
processo
di
sviluppo
e
della
capacità
quindi
di
anticipare
il
futuro
prossimo
e
remoto
e
sulla
linea
di
questa
intuizione
impostare
l
'
attività
di
uno
Stato
,
arrischiare
la
fortuna
di
un
popolo
.
In
questo
senso
Carlo
Marx
è
stato
di
gran
lunga
il
più
grande
dei
geni
politici
contemporanei
.
I
socialisti
hanno
,
supinamente
spesso
,
accertato
la
realtà
storica
prodotto
dell
'
iniziativa
capitalistica
;
sono
caduti
nell
'
errore
di
psicologia
degli
economisti
liberali
:
credere
alla
perpetuità
delle
istituzioni
dello
Stato
democratico
,
alla
loro
fondamentale
perfezione
.
Secondo
loro
la
forma
delle
istituzioni
democratiche
può
essere
corretta
,
qua
e
là
ritoccata
,
ma
deve
essere
rispettata
fondamentalmente
.
Un
esempio
di
questa
psicologia
angustamente
vanitosa
è
data
dal
giudizio
minossico
di
Filippo
Turati
,
secondo
il
quale
il
parlamento
sta
al
Soviet
come
la
città
all
'
orda
barbarica
.
Da
questa
errata
concezione
del
divenire
storico
,
dalla
pratica
annosa
del
compromesso
e
da
una
tattica
"
cretinamente
"
parlamentarista
,
nasce
la
formula
odierna
sulla
"
conquista
dello
Stato
"
.
Noi
siamo
persuasi
,
dopo
le
esperienze
rivoluzionarie
della
Russia
,
dell
'
Ungheria
e
della
Germania
,
che
lo
Stato
socialista
non
può
incarnarsi
nelle
istituzioni
dello
Stato
capitalista
,
ma
è
una
creazione
fondamentalmente
nuova
per
rispetto
ad
esse
,
se
non
per
rispetto
alla
storia
del
proletariato
.
Le
istituzioni
dello
Stato
capitalista
sono
organizzate
ai
fini
della
libera
concorrenza
:
non
basta
mutare
il
personale
per
indirizzare
in
un
altro
senso
la
loro
attività
.
Lo
Stato
socialista
non
è
ancora
il
comunismo
,
cioè
l
'
instauramento
di
una
pratica
e
di
un
costume
economico
solidaristico
,
ma
è
lo
Stato
di
transizione
che
ha
il
compito
di
sopprimere
la
concorrenza
con
la
soppressione
della
proprietà
privata
,
delle
classi
,
delle
economie
nazionali
:
questo
compito
non
può
essere
attuato
dalla
democrazia
parlamentare
.
La
formula
"
conquista
dello
Stato
"
deve
essere
intesa
in
questo
senso
:
creazione
di
un
nuovo
tipo
di
Stato
,
generato
dalla
esperienza
associativa
della
classe
proletaria
,
e
sostituzione
di
esso
allo
Stato
democratico
-
parlamentare
.
E
qui
ritorniamo
al
punto
di
partenza
.
Abbiamo
detto
che
le
istituzioni
del
movimento
socialista
e
proletario
del
periodo
precedente
all
'
attuale
,
non
si
sono
sviluppate
autonomamente
,
ma
come
risultato
della
configurazione
generale
della
società
umana
dominata
dalle
leggi
sovrane
del
capitalismo
.
La
guerra
ha
capovolto
la
situazione
strategica
della
lotta
di
classe
.
I
capitalisti
hanno
perduto
la
preminenza
;
la
loro
libertà
è
limitata
;
il
loro
potere
è
annullato
.
La
concentrazione
capitalistica
è
arrivata
al
massimo
sviluppo
consentitole
,
realizzando
il
monopolio
mondiale
della
produzione
e
degli
scambi
.
La
corrispondente
concentrazione
delle
masse
lavoratrici
ha
dato
una
potenza
inaudita
alla
classe
proletaria
rivoluzionaria
.
Le
istituzioni
tradizionali
del
movimento
sono
diventate
incapaci
a
contenere
tanto
rigoglio
di
vita
rivoluzionaria
.
La
loro
stessa
forma
è
inadeguata
al
disciplinamento
delle
forze
inseritesi
nel
processo
storico
consapevole
.
Esse
non
sono
morte
.
Nate
come
funzione
della
libera
concorrenza
,
devono
continuare
a
sussistere
fino
alla
soppressione
di
ogni
residuo
di
concorrenza
,
fino
alla
completa
espressione
delle
classi
e
dei
partiti
,
fino
alla
fusione
delle
dittature
proletarie
nazionali
nell
'
Internazionale
comunista
.
Ma
accanto
ad
esse
devono
sorgere
e
svilupparsi
istituzioni
di
tipo
nuovo
,
di
tipo
statale
,
che
appunto
sostituiranno
le
istituzioni
private
e
pubbliche
dello
Stato
democratico
parlamentare
.
Istituzioni
che
sostituiscano
la
persona
del
capitalista
nelle
funzioni
amministrative
e
nel
potere
industriale
,
e
realizzino
l
'
autonomia
del
produttore
nella
fabbrica
;
istituzioni
capaci
di
assumere
il
potere
direttivo
di
tutte
le
funzioni
inerenti
al
complesso
sistema
di
rapporti
di
produzione
e
di
scambio
che
legano
i
reparti
di
una
fabbrica
tra
di
loro
,
costituendo
l
'
unità
economica
elementare
,
che
legano
le
varie
attività
dell
'
industria
agricola
,
che
per
piani
orizzontali
e
verticali
devono
costituire
l
'
armonioso
edifizio
della
economia
nazionale
ed
internazionale
,
liberato
dalla
tirannia
ingombrante
e
parassitaria
dei
privati
proprietari
.
Ma
la
spinta
e
l
'
entusiasmo
rivoluzionario
sono
stati
più
fervidi
nel
proletariato
dell
'
Europa
occidentale
.
Ma
ci
pare
che
alla
coscienza
lucida
ed
esatta
del
fine
non
si
accompagni
una
coscienza
altrettanto
lucida
ed
esatta
dei
mezzi
idonei
,
nel
momento
attuale
,
al
raggiungimento
del
fine
stesso
.
Si
è
ormai
radicata
la
convinzione
nelle
masse
che
lo
Stato
proletario
è
incarnato
in
un
sistema
di
Consigli
di
operai
,
contadini
e
soldati
.
Non
si
è
ancora
formata
una
concezione
tattica
che
assicuri
obiettivamente
la
creazione
di
questo
Stato
.
E
'
necessario
perciò
creare
fin
d
'
ora
una
rete
di
istituzioni
proletarie
,
radicate
nella
coscienza
delle
grandi
masse
,
sicura
della
disciplina
e
della
fedeltà
permanente
delle
grandi
masse
,
nelle
quali
la
classe
degli
operai
e
dei
contadini
,
nella
sua
totalità
,
assuma
una
forma
ricca
di
dinamismo
e
di
possibilità
di
sviluppo
.
E
'
certo
che
se
oggi
,
nelle
condizioni
attuali
di
organizzazione
proletaria
,
un
movimento
di
masse
si
verificasse
con
carattere
rivoluzionario
,
i
risultati
si
consoliderebbero
in
una
pura
correzione
formale
dello
Stato
democratico
,
si
risolverebbero
in
un
aumento
di
potere
della
Camera
dei
deputati
(
attraverso
una
assemblea
costituente
)
e
nella
assunzione
al
potere
dei
socialisti
pasticcioni
anticomunisti
.
L
'
esperienza
germanica
e
austriaca
deve
insegnare
qualcosa
.
Le
forze
dello
Stato
democratico
e
della
classe
capitalistica
sono
ancora
immense
:
non
bisogna
dissimularsi
che
il
capitalismo
si
regge
specialmente
per
l
'
opera
dei
suoi
sicofanti
e
dei
suoi
lacchè
,
e
la
semenza
di
tale
genia
non
è
certo
sparita
.
La
creazione
dello
Stato
proletario
non
è
,
insomma
,
un
atto
taumaturgico
:
è
anch
'
essa
un
farsi
,
è
un
processo
di
sviluppo
.
Presuppone
un
lavoro
preparatorio
di
sistemazione
e
di
propaganda
.
Bisogna
dare
maggiori
poteri
alle
istituzioni
proletarie
di
fabbrica
già
esistenti
,
farne
sorgere
di
simili
nei
villaggi
,
ottenere
che
gli
uomini
che
le
compongono
siano
dei
comunisti
consapevoli
della
missione
rivoluzionaria
che
l
'
istituzione
deve
assolvere
.
Altrimenti
tutto
il
nostro
entusiasmo
,
tutta
la
fede
delle
masse
lavoratrici
non
riuscirà
ad
impedire
che
la
rivoluzione
si
componga
miseramente
in
un
nuovo
Parlamento
di
imbroglioni
,
di
fatui
e
di
irresponsabili
,
e
che
nuovi
e
più
spaventosi
sacrifizi
siano
resi
necessari
per
l
'
avvento
dello
Stato
dei
proletari
.
StampaPeriodica ,
È
l
'
ultima
novità
che
giunge
dalla
capitale
lombarda
.
La
penultima
è
il
sequestro
,
ordinato
dal
Procuratore
generale
Municchi
,
d
'
un
giornale
in
cui
era
un
articolo
sui
pozzi
del
petrolio
naturale
.
Questo
liquido
minerale
non
ha
più
l
'
ingresso
libero
nello
storico
palagio
Clerici
,
dove
il
pubblico
ministero
ha
stabilita
la
sua
sede
.
Ciò
susciterà
le
proteste
dell
'
ufficio
minerario
sedente
in
quella
città
.
Ma
non
per
questo
il
vocabolo
sarà
riabilitato
.
Aggiungasi
quel
po
'
po
'
di
comunardismo
che
ha
fatto
inventare
le
petroliere
del
1871
.
Io
scommetto
che
l
'
illustre
Municchi
creda
alle
pétroleuses
come
ad
un
articolo
di
fede
.
Da
ciò
è
agevole
comprendere
come
di
petrolio
non
si
può
parlare
.
E
già
molto
se
è
permesso
adoperarlo
per
accender
la
lucerna
:
ma
se
il
prefato
Procuratore
.
sostiene
,
o
meriterebbe
sostenere
,
che
le
vergini
prudenti
d
'
una
volta
accendevano
e
tenevano
benissimo
accese
le
loro
lampade
per
mezzo
dell
'
olio
comune
,
e
che
,
come
allora
facevasi
,
anche
adesso
far
benissimo
si
potrebbe
...
Quanto
a
me
,
ne
dubito
,
poiché
,
se
sono
in
gran
parte
passate
di
moda
le
vergini
,
sono
state
assolutamente
abolite
le
lampade
:
comprese
quelle
portatili
Edison
,
che
non
riescono
ancora
a
conseguire
il
loro
scopo
...
Ma
via
!
Io
non
son
mica
pagato
per
fare
nella
Bizantina
le
parti
del
Portiano
Lampedario
.
Non
ci
mancherebbe
altro
!
sono
invece
sulle
mosse
di
parlarvi
delle
streghe
milanesi
.
E
un
argomento
coi
fiocchi
,
e
la
sua
attualità
è
ardente
.
Ficcatevelo
bene
in
testa
:
il
questore
Sant
'
Agostino
ha
giurato
sui
quattordicimila
filetti
argentei
del
berretto
di
Domenico
Cappa
maggiore
delle
guardie
di
pubblica
sicurezza
che
,
se
gli
dànno
appena
appena
il
tempo
necessario
,
d
'
ora
innanzi
la
magia
onnicolore
,
che
a
Milano
,
nel
popolino
,
ha
ancora
un
culto
,
sarà
schiacciata
e
dispersa
per
sempre
.
Si
ignora
se
l
'
arcivescovo
Calabiana
fortificherà
Sant
'
Agostino
dal
lato
della
liturgia
,
dandogli
per
compagni
tre
o
quattro
esercizzatori
del
Duomo
.
Ma
fra
Arcivescovo
e
sant
'
...
Agostino
,
andranno
facilmente
d
'
accordo
.
E
se
le
cose
continuano
di
quest
'
ambio
,
fra
quattro
o
cinque
anni
,
nella
Vetra
dei
cittadini
,
vedremo
rialzarsi
i
roghi
per
ardere
le
maliarde
.
Quel
giorno
,
il
duca
Tommaso
Scotti
e
il
conte
Barbiano
di
Belgiojoso
morranno
di
consolazione
:
e
l
'
avvocato
Brasca
pronuncierà
il
loro
elogio
funebre
,
rammentando
indubbiamente
Don
Carlos
e
il
suo
Toson
de
oro
...
Poiché
in
fin
delle
fini
una
ragione
bisogna
farsela
.
La
questura
ha
ragione
:
il
diavolo
ha
troppe
sacerdotesse
nella
sua
buona
città
di
Milano
.
Esse
varcano
a
dozzine
i
secoli
e
si
mantengono
attraverso
le
età
fresche
e
giovani
come
le
sorelle
della
fata
Alcina
.
Ciò
dipende
dal
fatto
,
che
Milano
fu
sempre
la
città
più
stregata
d
'
Italia
.
Milano
ha
una
tradizione
di
maliarderia
che
risale
fino
al
di
sopra
del
Mille
.
Lo
diceva
un
cimelio
del
museo
Cavaleri
,
cui
il
Comune
sdegnò
comprare
,
e
lo
comprò
invece
Enrico
Cernuschi
,
il
quale
lo
fece
trasportare
a
Parigi
...
Fin
sopra
al
Mille
.
Qui
le
maghe
sottoponevansi
ai
satanici
caproni
nei
boschi
impenetrabili
dell
'
odierna
Quadronno
,
dove
un
foltissimo
bosco
prestava
le
sue
ombre
al
sabba
romantico
dopo
averle
prestate
al
sabba
classico
degli
oracoli
antichi
.
Qui
appartiene
ancora
al
pubblico
la
tradizione
di
Guglielmina
la
Boema
,
la
celebre
maliarda
,
riuscita
a
morire
in
odore
di
santità
;
poi
dopo
sepolta
esumata
,
giudicata
,
condannata
alle
fiamme
ed
arsa
come
convinta
d
'
eresia
e
di
stregonesimo
.
Qui
,
a
credere
a
quanto
ne
raccontano
i
cronisti
luterani
del
secolo
XVI
e
XVII
,
fra
Carlo
e
Federico
Borromeo
,
non
lasciarono
senza
arrosto
lo
spiedo
dell
'
Inquisizione
,
e
un
po
'
dappertutto
,
streghe
giovani
e
vecchie
ma
specialmente
vecchie
vennero
abbrustolite
perché
non
volevano
confessare
«
il
modo
speciale
secondo
cui
lo
spirito
avverso
et
inimico
di
Dio
le
haveva
possedute
»
.
Qui
,
al
tempo
degli
Spagnoli
erano
gremiti
di
maliarde
,
dicenti
la
buona
ventura
,
i
pressi
di
San
Giovanni
in
Conca
:
sicché
l
'
eccellentissimo
governatore
Albuquerque
,
vi
aveva
fatta
costruire
una
prigione
,
dove
il
Bargello
le
ficcava
dentro
,
appena
arrestatele
in
quei
paraggi
.
Qui
i
conti
di
Daun
e
di
Firmian
ebbero
il
fegato
di
pubblicare
nel
secolo
scorso
degli
editti
contro
le
donne
«
le
quali
con
la
polvere
bianca
tiravano
agli
honesti
il
malocchio
et
la
striatura
»
.
Qui
i
Giacobini
sudarono
la
camicia
...
che
non
avevano
,
per
demolire
tutte
le
fiabe
del
sovranaturale
,
onde
erano
saturi
gli
avoli
nostri
.
Qui
,
per
dir
tutto
,
eccoti
la
fede
nelle
streghe
,
che
riprende
il
popolino
:
ed
oggi
,
dopo
il
21
,
il
31
,
il
48
,
i1
59
,
il
66
,
i1
70
e
il
resto
le
streghe
sovrabbondano
a
Milano
,
che
è
una
bellezza
:
e
se
ci
fosse
qualche
curioso
il
quale
andasse
un
po
'
più
giù
della
prima
pelle
vedrebbe
le
viscere
di
quest
'
alma
metropoli
formicolare
delle
mille
ed
una
specie
di
streghe
,
ammodernate
e
salite
all
'
altezza
dei
tempi
.
Voi
sapete
:
anche
i
negromanti
non
possono
sottrarsi
alle
correnti
dell
'
età
nuova
.
Solo
che
oggi
hanno
mutato
nome
.
Ma
questo
è
un
incidente
che
non
cambia
la
più
piccola
delle
loro
mansioni
.
Prima
si
chiamavano
streghe
.
Oggi
la
scienza
avendo
fatta
della
strada
rispondono
al
nome
pietosamente
ipnotico
di
«
sonnambule
»
.
Tutte
«
sonnambule
»
,
dalla
prima
all
'
ultima
:
e
sono
non
meno
di
una
cinquantina
,
e
vi
garantisco
,
che
,
non
solo
non
sono
sonnambule
,
perché
dormono
la
loro
brava
notte
come
tanti
ghiri
,
ma
che
altresì
,
essendo
tutte
orribilmente
brutte
non
esiste
fra
esse
e
satanasso
verun
patto
.
Coll
'
andar
degli
anni
,
Belzebù
si
è
fatto
difficile
:
le
vecchie
gli
fanno
orrore
,
ed
ecco
il
perché
egli
tenta
sempre
di
trarre
in
perdizione
qualche
giovine
donnina
,
qualche
vezzosa
ragazza
.
S
'
io
fossi
un
distributore
o
un
casellista
paziente
,
potrei
con
estrema
facilità
sottoporvi
un
quadro
statistico
nel
quale
dividerei
,
classe
per
classe
,
le
«
sonnambule
»
milanesi
.
Vi
parlerei
delle
donne
che
fanno
il
giuoco
delle
carte
in
quei
sudici
ed
oscuri
ripiani
di
Milano
vecchia
,
in
via
Madonnina
o
in
via
San
Carpoforo
.
Vi
parlerei
di
quelle
che
fanno
il
giuoco
del
cappello
e
quello
del
pelo
,
entrambi
ribelli
ad
ogni
descrizione
.
Vi
parlerei
di
quelle
che
sono
la
truce
e
sanguinosa
provvidenza
delle
ragazze
popolane
e
borghesi
,
le
quali
,
dalle
prime
nausee
e
dai
primi
doloretti
,
comprendono
di
diventar
mamme
,
prima
di
diventar
mogli
.
Vi
parlerei
delle
autentiche
donne
dell
'
ovo
,
le
pitonesse
massime
di
questi
tripodi
clandestini
,
in
uggia
alla
questura
,
ma
potenti
,
riconosciuti
ed
interrogati
dalla
più
gentile
e
più
illuminata
clientela
di
Milano
...
Ma
ringraziate
il
cielo
che
la
stoffa
della
distintività
non
l
'
ho
,
e
,
non
avendola
,
vi
è
quindi
risparmiato
un
grave
supplizio
.
Piuttosto
vi
narrerò
la
mia
grande
visita
ad
una
di
queste
streghe
contemporanee
:
proprio
a
quella
per
la
quale
poco
mancò
che
in
un
celeberrimo
processo
per
supposizione
d
'
infanticidio
,
intervenisse
il
soprannaturale
.
Taccio
il
nome
,
perché
mi
ripugna
danneggiare
gli
altri
.
Del
resto
,
non
aggiungo
,
non
tolgo
sillaba
.
Abita
in
Porta
Garibaldi
.
Lei
dice
ancora
Porta
Comasina
.
Ce
n
'
è
voluto
per
poter
avere
l
'
accesso
!
Ho
dovuto
dire
quattro
bugie
filate
.
Ma
ne
scrivo
anche
tante
!
Le
porremo
tutte
insieme
.
Continuo
.
Vado
su
per
una
scala
stretta
e
buia
.
Mi
fermo
al
terzo
.
Nell
'
uscio
c
'
è
una
guardiola
di
ottone
e
di
cristallo
.
Busso
.
L
'
uscio
s
'
apre
per
un
palmo
.
Non
oltre
.
Non
lo
permette
la
catenella
frenatrice
.
Mi
spiace
,
ma
non
posso
dispensarmi
dal
riprodurre
il
dialogo
in
milanese
,
se
no
,
perde
tutto
il
suo
odore
di
verità
.
Chi
el
cerca
,
in
grazia
?
La
sura
P
...
E
lu
chi
l
'è...?
Mi
sont
mandaa
in
de
lee
dal
sur
Giovann
.
El
gh
'
à
la
majstaa
?
Una
mano
fina
e
bianca
esce
dal
vano
dell
'
uscio
socchiuso
.
Ed
io
le
tendo
una
mezza
imaginetta
della
Madonna
di
Caravaggio
.
Me
l
'
aveva
data
come
segno
di
riconoscimento
,
quel
«
signor
Giovanni
»
che
appunto
mi
aveva
procurato
l
'
approccio
alla
strega
.
Due
secondi
d
'
attesa
.
La
catenella
è
tolta
:
l
'
uscio
è
aperto
:
son
dentro
.
Mi
si
rinchiude
alle
spalle
.
Via
!
Lucifero
è
di
buon
gusto
.
La
grassa
sibilla
,
che
mi
sta
innanzi
,
non
dimostra
i
suoi
cinquant
'
anni
.
Conosco
i
vecchi
impiegati
celibi
e
maritati
i
quali
farebbero
ancora
pazzie
per
una
donna
così
ben
conservata
,
anche
senza
il
processo
Cirio
.
Essa
mi
conduce
in
un
secondo
stambugio
.
Né
corvi
,
né
civette
,
né
gatti
.
Sul
tavolo
due
lucerne
accese
.
In
mezzo
un
gran
bicchiere
di
acqua
...
Lì
presso
un
mazzo
di
tarocchi
.
Riprende
il
dialogo
.
Roba
de
amor
neh
?
Sì
!
El
voeur
el
gioeug
piccol
o
el
grand
?
Semper
el
grand
!
Ghe
vorarà
trij
oeuv
!
E
poeu
?
Se
paga
subet
.
Per
lú
,
mandaa
dal
sur
Giovann
,
ghe
faroo
on
scunt
...
Cià
do
liral
...
El
g
'
ha
on
cavel
de
la
soa
morosa
?
...
Va
ben
.
Comenci
el
gioeug
!
Prende
il
capello
(
un
biondo
capello
della
mia
bimba
di
sett
'
anni
)
e
lo
stende
sopra
un
Secolo
piegato
sotto
il
bicchiere
.
Poi
prende
le
carte
.
Estrae
il
Matto
di
tarocco
,
pone
su
il
capello
,
e
ne
immerge
un
capo
nell
'
acqua
;
poscia
,
abbandonandovelo
,
sciama
:
El
va
no
giò
...
L
'
è
segn
che
la
ghe
voeur
ben
,
ma
gh
'
è
on
impediment
.
Sfoglia
le
carte
.
Il
Tredici
cade
a
destra
del
bicchiere
.
E
lei
borbotta
:
Adess
capissi
tutt
coss
...
L
'
è
maridada
!
Lu
el
se
pareggia
di
gran
dispiasè
...
Io
scoppiavo
internamente
dall
'
ilarità
.
La
strega
rompe
tre
uova
:
ne
raccoglie
i
tre
albumi
in
un
tazzino
e
li
precipita
,
benedicendoli
,
nell
'
acqua
del
bicchiere
.
Alza
il
bicchiere
all
'
altezza
delle
due
lucerne
:
El
ved
?
Guardo
e
non
vedo
altro
che
un
grumo
gelatinoso
dell
'
albume
,
che
va
in
fondo
al
bicchiere
.
E
la
strega
:
L
'
è
fortunaa
.
Quella
pontinna
l
'
è
el
mari
de
lee
ch
'
el
va
al
Foppon
...
I
bollin
vesin
al
véder
voeren
dí
che
lu
e
lee
faran
spòs
,
e
se
voraran
tanto
ben
.
Non
ne
potevo
più
.
L
'
ilarità
mi
asfissiava
.
Ringraziava
e
stava
per
uscirmene
.
Mi
chiese
«
la
mia
buona
grazia
»
.
Si
contentò
d
'
una
lira
perché
«
era
io
»
;
ma
mi
assicurò
che
la
signora
Marchesa
C
...
non
le
dà
mai
meno
di
venti
lire
di
mancia
.
Ma
qui
,
chiesi
,
viene
anche
la
Marchesa
C
...
?
Altreché
!
Chi
inscí
ghe
vegnen
i
primm
damm
de
Milan
!
Era
è
vangelo
.
Non
solo
le
popolane
che
fanno
sigari
,
ma
anche
non
poche
frequentatrici
del
second
'
ordine
dei
palchi
alla
Scala
salirono
,
salgono
e
saliranno
quella
scaletta
buia
e
ripida
.
L
'
amore
,
la
gelosia
,
il
sensualismo
agiscono
con
troppa
violenza
sull
'
apparato
nervoso
ed
isterico
di
una
bella
creatura
,
perché
essa
possa
sottrarsi
alla
onnipotenza
del
soprannaturale
.
Io
non
ho
detto
,
e
non
posso
dire
,
tutto
quanto
udii
dalla
mia
strega
a
proposito
delle
stelle
e
delle
orizzontali
arrampicatisi
fino
a
lei
per
acquietare
l
'
urlo
dei
sensi
affamati
,
o
i
movimenti
purissimi
del
cuore
.
Ma
ho
udite
delle
cose
strane
ho
capito
che
«
il
filtro
d
'
amore
»
lo
semplificano
oggi
le
interessate
,
come
lo
semplificavano
ai
tempi
dei
tempi
le
Giulie
e
le
Faustine
,
sulle
cime
dell
'
Esquilino
,
negli
antri
della
maga
Licisca
.
Qualche
cosa
di
orribile
allora
,
come
adesso
.
Il
che
prova
come
il
mondo
,
la
donna
,
i
suoi
accessi
,
i
suoi
eccessi
e
le
sue
impurità
furono
identici
sempre
...
Oggi
il
quarto
d
'
ora
è
,
in
Milano
,
della
razzia
delle
streghe
.
Sarà
al
solito
un
fuoco
di
paglia
.
Le
streghe
terranno
duro
e
la
spunteranno
orgogliose
della
loro
superba
clientela
di
signore
le
quali
,
la
mattina
,
vanno
a
visitarle
e
poi
,
a
pranzo
,
dànno
ad
intendere
ai
loro
parenti
venuti
a
trovarle
dalla
provincia
che
Milano
è
sempre
la
capitale
morale
.
StampaPeriodica ,
I
.
Deve
il
nostro
Senato
riformarsi
,
e
in
qual
modo
?
La
questione
non
è
del
tutto
nuova
.
Dacché
,
si
può
dire
,
re
Carlo
Alberto
emanò
lo
Statuto
,
e
si
trattò
di
estenderlo
alle
nuove
provincie
del
Lombardo
Veneto
e
degli
antichi
Ducati
,
si
vide
la
convenienza
di
fare
il
Senato
,
non
più
di
nomina
regia
,
ma
in
qualche
guisa
elettivo
:
e
se
la
fortuna
delle
armi
ci
avesse
arriso
nel
1818
,
senza
dubbio
sarebbe
stato
riformato
in
questo
senso
.
Si
possono
ricordare
,
ed
io
lo
farò
più
innanzi
,
i
ragionamenti
del
conte
di
Cavour
in
proposito
.
Le
sventure
della
nazione
avendo
allora
reso
impossibile
il
regno
della
Alta
Italia
,
e
quindi
la
revisione
della
Costituzione
,
anzi
avendo
reso
indispensabile
il
raccoglimento
per
usare
e
fecondare
le
libertà
che
si
avevano
,
la
questione
fu
messa
a
tacere
.
Dal
1859
al
1876
l
'
Italia
doveva
esser
troppo
preoccupata
dall
'
ardua
impresa
di
elevare
l
edifizio
nazionale
.
I
partiti
dovevano
avere
in
cima
dei
loro
pensieri
,
prima
la
liberazione
di
Milano
,
di
Venezia
,
di
Roma
,
l
acquisto
ed
il
consolidamento
della
indipendenza
e
dell
'
unità
della
patria
,
poi
il
pareggio
finanziario
,
per
poter
porre
,
come
suoi
dirsi
,
all
'
ordine
del
giorno
la
revisione
delle
leggi
costitutive
dei
nostri
organi
legislativi
.
Solo
gli
studiosi
potevano
allora
prevedere
che
la
questione
non
avrebbe
potuto
mancare
di
risorgere
,
e
quindi
porne
chiaramente
i
termini
e
tentarne
la
soluzione
.
Ma
dacché
,
liberata
Roma
,
trasferita
qui
la
capitale
,
e
fatta
accettare
la
grande
mutazione
dalle
nazioni
più
retrive
ed
ostili
,
pareggiato
in
qualche
modo
il
bilancio
,
la
vecchia
Destra
,
come
chi
abbia
compito
la
sua
giornata
,
dové
consegnare
il
potere
alla
parte
che
s
'
intitolò
progressista
;
era
inevitabile
che
la
nazione
,
o
una
parte
notevole
di
essa
e
la
più
potente
,
non
si
accontentasse
di
voler
votata
l
'
abolizione
del
macinato
e
del
corso
forzoso
,
ma
volesse
riformare
i
suoi
ordini
politici
.
Quindi
il
1°
aprile
1878
,
discorrendo
della
democrazia
in
Europa
in
questa
stessa
rivista
,
io
scriveva
:
«
Anche
noi
cominciamo
a
sentire
il
gonfiarsi
delle
onde
,
i
venti
democratici
han
cominciato
a
spirare
nella
nostra
società
,
ad
agitarla
,
a
smuoverla
,
se
non
a
turbarla
;
e
la
nave
del
nostro
ordinamento
politico
e
sociale
ne
sarà
senza
dubbio
combattuta
.
Chi
se
ne
affligge
,
chi
se
ne
impaura
,
chi
se
ne
rallegra
.
Certo
,
sieno
qualunque
le
paure
,
gli
odii
,
i
pericoli
,
sarebbe
veramente
puerile
il
credere
che
la
nostra
società
non
abbia
a
sostenere
i
contrasti
e
gl
'
influssi
di
una
forza
simile
,
che
ha
agitato
tutte
le
passate
società
politiche
e
che
agita
tutte
le
moderne
.
Il
vecchio
demos
,
così
attivo
ed
irrequieto
sempre
e
dovunque
,
non
se
ne
starà
mogio
ed
inerte
in
Italia
.
»
Quindi
le
successive
proposte
di
riforma
elettorale
,
riuscite
,
non
ostante
tutte
le
opposizioni
ed
apprensioni
,
all
'
incognita
di
un
suffragio
universale
di
quelli
che
hanno
la
minima
coltura
della
seconda
elementare
,
ossia
in
realtà
del
semplice
leggere
e
scrivere
.
Si
voglia
o
no
,
piaccia
o
non
piaccia
,
chi
bada
alla
realtà
delle
cose
non
può
non
vedere
che
anche
in
Italia
noi
abbiamo
già
,
se
non
nella
mutazione
dei
termini
dello
statuto
e
nelle
leggi
,
nel
fatto
,
una
grande
alterazione
democratica
.
Né
ciò
del
resto
è
particolare
a
noi
.
Anche
in
Inghilterra
,
comunque
vi
abbondino
grandi
forze
sociali
e
costituzionali
moderatrici
,
la
costituzione
apparentemente
è
poco
cambiata
.
Vi
è
sempre
alla
testa
della
nazione
e
dei
suoi
pubblici
poteri
la
Corona
ereditaria
,
che
sancisce
le
leggi
,
che
nomina
e
revoca
i
ministri
,
nomina
i
giudici
,
esercita
il
diritto
di
grazia
,
convoca
e
scioglie
la
Camera
dei
deputati
,
arricchisce
la
Camera
dei
Lordi
dei
migliori
elementi
che
vengono
man
mano
formandosi
ed
elevandosi
nella
nazione
.
Pure
l
'
effettivo
potere
regio
è
ben
lungi
dall
'
essere
lo
stesso
di
quello
che
era
,
non
diciamo
quello
dei
re
Normanni
,
dei
Plantageneti
,
dei
Tudors
,
degli
Stuardi
,
ma
dello
stesso
iniziatore
della
costituzione
parlamentare
,
Guglielmo
III
,
e
poi
dei
quattro
Giorgi
e
di
Guglielmo
IV
.
La
Camera
dei
lordi
non
è
mutata
da
ciò
che
è
stata
sempre
in
questi
ultimi
secoli
,
pure
la
sua
potenza
effettiva
nello
Stato
è
ben
diversa
da
quella
che
era
fino
al
1832
,
a
fronte
della
prevalente
Camera
dei
Comuni
e
del
Gabinetto
;
così
ignoto
alla
vecchia
Inghilterra
e
così
sconosciuto
nella
legge
scritta
,
e
pure
così
eminente
nello
odierno
organismo
costituzionale
.
In
Italia
lo
statuto
è
lo
stesso
di
quello
del
4
marzo
1848
,
gli
organi
costituzionali
sono
costituiti
allo
stesso
modo
,
pure
la
loro
azione
e
le
loro
relazioni
effettive
sono
diverse
.
Man
mano
,
dopo
il
1861
,
dopo
che
lo
Stato
non
fu
più
il
vecchio
Piemonte
ma
il
regno
d
'
Italia
fondato
sui
plebisciti
,
e
più
ancora
negli
ultimi
anni
del
re
Vittorio
Emanuele
,
dopo
il
1876
;
col
venir
su
della
nuova
generazione
non
ammaestrata
dai
dolori
dei
rovesci
del
1848
e
1849
,
e
che
non
ha
affrontato
le
lotte
virili
per
la
ricostituzione
della
patria
,
riuscite
fortunate
più
che
per
altro
per
virtù
di
senno
politico
nel
governo
interno
ed
esterno
;
la
potenza
della
Camera
dei
deputati
,
organo
del
demos
,
è
divenuta
di
fatto
sempre
più
potente
nello
Stato
.
In
realtà
la
Corona
,
salvo
il
supremo
diritto
di
interrogare
la
nazione
appellandosi
agli
elettori
,
e
salvo
l
'
esercizio
di
un
'
influenza
morale
moderatrice
del
re
,
sul
governo
dello
Stato
da
parte
dei
ministri
,
influenza
preziosissima
ma
indeterminabile
,
pare
oramai
abbia
a
proprio
ufficio
di
incoronare
i
vincitori
nelle
battaglie
incruente
che
si
combattono
nell
'
aula
di
Montecitorio
,
e
peggio
nei
suoi
corridoi
o
dietro
le
sue
quinte
;
ed
anche
quando
la
maggioranza
si
chiarisce
poco
capace
di
comporsi
ad
unità
di
animi
,
deve
penosamente
indovinarne
il
pensiero
fra
i
viluppi
e
i
contrasti
dei
suoi
gruppi
e
dei
suoi
atomi
,
per
conferire
il
potere
effettivo
del
governo
e
dell
'
amministrazione
dello
Stato
a
quelli
che
paiono
predominare
nella
Camera
per
numero
od
altra
forza
politica
.
Chi
volesse
un
'
altra
azione
personale
più
vigorosa
da
parte
della
Corona
,
salvo
almeno
casi
straordinarii
,
la
porrebbe
malamente
di
fronte
al
demos
,
potente
e
oltrepotente
.
La
magistratura
a
parole
e
lettera
di
statuto
è
inamovibile
;
di
fatto
,
sotto
pretesto
di
responsabilità
ministeriale
per
la
buona
amministrazione
della
giustizia
,
è
esposta
alla
oltrepotenza
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
,
operante
mediante
quello
fra
i
suoi
membri
o
aderenti
,
che
ha
i
sigilli
dello
Stato
.
L
'
amministrazione
,
di
fatto
e
in
vario
modo
,
è
sotto
la
dipendenza
o
per
lo
meno
una
grande
influenza
dei
rappresentanti
alla
Camera
popolare
,
e
peggio
sotto
la
perniciosa
segreta
inframmettezza
dei
singoli
membri
.
Il
Senato
di
nome
è
la
prima
Camera
dello
Stato
,
inferiore
soltanto
in
potenza
finanziaria
a
questa
per
il
divieto
dell
'
iniziativa
in
fatto
di
leggi
d
'
imposta
;
ma
superiore
per
altre
parti
,
per
la
qualità
dei
suoi
membri
di
legislatori
a
vita
,
e
per
l
attribuzione
come
alta
corte
di
giustizia
di
giudicare
i
ministri
;
di
fatto
è
divenuto
,
o
va
divenendo
quasi
una
alta
corte
di
registro
dei
voleri
della
Camera
dei
deputati
.
Ogni
volta
che
questa
approva
un
progetto
di
legge
di
qualche
importanza
politica
,
che
si
sospetta
non
vada
a
genio
del
Senato
,
si
contesta
la
sua
autorità
,
poggiante
meramente
su
regi
decreti
,
e
si
minaccia
anche
di
annullarlo
coll
'
infornata
di
nuovi
membri
che
ne
spostino
la
maggioranza
.
Ha
potuto
in
questi
ultimi
anni
,
pel
nucleo
di
uomini
eminenti
ed
indipendenti
dalla
maggioranza
,
forniti
dalle
precedenti
nomine
,
votare
indipendentemente
dal
Ministero
,
nella
questione
degli
abusi
dei
ministri
del
culto
;
ha
potuto
anche
per
due
anni
tutelare
la
finanza
dello
Stato
contro
l
'
intempestiva
abolizione
del
macinato
;
ma
ha
dovuto
subire
la
pressione
del
ministero
nella
questione
dei
punti
franchi
,
di
quella
della
Camera
dei
deputati
nella
così
detta
riforma
del
Consiglio
superiore
d
'
istruzione
pubblica
,
che
sotto
colore
di
renderlo
elettivo
ha
accresciuto
il
potere
arbitrario
ed
incompetente
del
ministro
;
di
fatto
,
quale
vera
indipendenza
di
giudizio
ha
potuto
spiegare
nella
più
importante
legge
costituzionale
dello
Stato
,
la
elettorale
?
Questo
ieri
ed
oggi
.
Cosa
sarà
del
nostro
Senato
,
anche
senza
alcuna
clamorosa
infornata
,
man
mano
che
i
vecchi
gloriosi
elementi
andranno
scomparendo
,
e
che
i
nuovi
i
quali
ogni
anno
vi
s
'
introducono
ne
mutano
la
composizione
;
e
più
ancora
quando
in
luogo
di
una
Camera
dei
deputati
nominata
,
nominalmente
da
600,000
elettori
,
di
fatto
da
360,000
votanti
,
o
meglio
dalla
loro
semplice
maggioranza
,
si
costituirà
una
Camera
di
deputati
gloriantesi
della
nomina
da
parte
,
come
dicono
,
della
nazione
reale
?
Quale
sarà
la
condizione
effettiva
del
Senato
,
intendo
la
sua
forza
reale
di
prestigio
,
di
valore
sociale
e
politico
,
davanti
a
un
tal
nuovo
corpo
elettorale
composto
di
milioni
,
davanti
alla
Camera
ed
al
Gabinetto
che
ne
risulteranno
,
davanti
alla
stessa
Corona
?
Come
provvedere
a
queste
nuove
ineluttabili
condizioni
?
Non
vi
è
da
far
nulla
?
Io
so
bene
che
abbondano
nel
nostro
paese
,
né
solo
fra
i
più
conservatori
di
Destra
,
i
paurosi
cui
sembra
un
attentato
,
una
rivoluzione
,
il
toccare
menomamente
alla
presente
costituzione
del
Senato
;
non
mancheranno
nemmeno
fra
i
così
detti
progressisti
quelli
che
preferiranno
un
Senato
senza
prestigio
e
potere
reale
.
Ma
giova
sperare
sia
grande
il
numero
di
coloro
i
quali
guardando
in
faccia
la
realtà
delle
cose
,
e
le
necessità
organiche
di
uno
Stato
libero
,
non
si
accontentino
di
un
progresso
,
che
consiste
nello
sviluppo
eccessivo
,
nella
sua
Costituzione
,
di
un
solo
organo
della
nazione
;
quello
rappresentante
la
moltitudine
numerica
,
in
cui
debbono
prevalere
quelli
che
meno
hanno
e
meno
sanno
,
e
sopratutto
la
più
ciecamente
accessibile
alle
mobili
correnti
del
momento
,
che
fanno
velo
all
'
intelletto
dei
popoli
meglio
dotati
.
Si
comprende
bene
perciò
,
che
fra
gli
stessi
senatori
l
'
illustre
relatore
della
Commissione
sulla
riforma
elettorale
,
il
Lampertico
,
si
sia
fatto
l
'
organo
di
quelli
che
più
non
possono
guardare
la
costituzione
odierna
del
Senato
cogli
stessi
occhi
di
questi
anni
scorsi
;
e
se
non
ha
stimato
di
addivenire
ad
una
positiva
e
determinata
proposta
di
riforma
,
ha
tuttavia
ben
rilevato
il
disquilibrio
procedente
dalla
trasformazione
più
democratica
della
Camera
dei
deputati
.
Si
comprende
bene
ancora
come
un
altro
cospicuo
senatore
,
il
marchese
Alfieri
,
abbia
testé
,
nella
discussione
della
riforma
elettorale
,
proposto
apertamente
al
Senato
stesso
di
indirizzare
una
petizione
a
S
.
M
.
il
Re
;
perché
nelle
presenti
nuove
condizioni
,
rivegga
la
sua
regia
prerogativa
sulla
nomina
dei
senatori
.
La
proposta
è
stata
per
verità
ritirata
dall
'
autore
medesimo
,
ma
il
suo
concetto
non
è
di
quelli
che
non
abbiano
a
risorgere
più
vigorosamente
.
Il
problema
in
verità
presenta
molte
e
gravi
questioni
,
e
principalmente
queste
:
può
la
riforma
conciliarsi
col
nostro
Statuto
,
e
col
bisogno
che
abbiamo
di
conservazione
dello
Stato
e
dei
nostri
ordini
costituzionali
?
E
posto
che
la
riforma
abbia
a
farsi
,
come
farla
?
Come
annodarla
al
Senato
esistente
?
Io
mi
propongo
di
dire
su
ciò
il
mio
modesto
avviso
.
II
.
I
molti
avversarî
di
una
riforma
del
Senato
in
Italia
argomentano
principalmente
da
questi
motivi
:
dal
toccarsi
che
con
ciò
si
farebbe
all
'
arca
del
nostro
statuto
,
e
dal
nessun
bisogno
che
si
ha
,
dicono
,
di
una
tal
riforma
in
Italia
,
ove
il
nostro
Senato
ha
provato
e
prova
egregiamente
;
viene
quindi
in
campo
la
gran
difficoltà
di
ordinarne
uno
migliore
.
Ebbene
vediamole
in
faccia
codeste
non
lievi
ragioni
.
Io
non
sono
di
quelli
pei
quali
possa
aver
poco
valore
la
stabilità
dello
Statuto
.
È
innegabile
che
una
delle
principali
e
più
benefiche
forze
della
nostra
ricostituzione
nazionale
si
è
questo
Statuto
,
sotto
il
quale
,
e
per
la
cui
virtù
si
son
potute
raccogliere
,
ordinare
e
rendere
attive
e
fortunate
tutte
le
forze
vive
della
nazione
,
atte
a
formarla
e
a
mantenerla
;
che
ormai
ci
regge
da
oltre
trent
'
anni
,
attraverso
la
fusione
di
tanti
antichi
Stati
,
attraverso
tante
vicende
e
la
successione
di
diversi
Re
.
Senza
dubbio
le
migliori
costituzioni
non
sono
quelle
che
possano
sembrar
tali
alla
mente
astratta
degli
architetti
politici
,
ma
quelle
che
sono
nate
dalle
condizioni
storiche
di
una
nazione
,
e
che
abbiano
preso
salda
radice
nelle
medesime
.
Che
il
nostro
Senato
non
corrisponda
alle
idee
astratte
di
certi
filosofi
politici
è
possibile
;
ma
esso
è
una
delle
parti
precipue
e
non
delle
meno
gloriose
della
nostra
storia
contemporanea
;
venne
costituito
così
dalla
mente
sovrana
di
re
Carlo
Alberto
,
consigliato
da
uomini
eminenti
e
ricchi
,
si
è
visto
a
prova
,
di
capacità
pratica
,
come
un
organo
adatto
a
completare
la
rappresentanza
e
l
'
organismo
politico
della
nazione
;
tale
da
contemperare
colla
nomina
regia
fra
certe
alte
categorie
,
e
colla
qualità
vitalizia
dei
suoi
membri
,
ciò
che
vi
ha
di
troppo
esclusivo
e
di
mobile
nella
sua
rappresentanza
elettiva
popolare
.
Il
riformarlo
rende
inevitabile
il
toccare
,
non
già
ad
una
legge
ordinaria
,
ma
all
'
organismo
fondamentale
della
nazione
,
che
occorre
invece
mantener
saldo
;
oggi
specialmente
che
il
demos
vorrebbe
rinnovar
tutto
,
sotto
pretesto
di
meglio
assestarlo
.
E
toccata
una
tal
pietra
,
quale
argine
opporre
ai
perpetui
invasori
e
sconvolgitori
?
Tutto
possiamo
riformare
,
ma
soltanto
nell
'
orbita
dello
Statuto
,
quando
si
tocca
ai
suoi
articoli
,
alto
là
;
si
entrerebbe
in
un
recinto
sacro
,
che
è
sommo
dovere
giuridico
e
bene
politico
mantenere
inviolato
e
inviolabile
.
È
poi
esatto
tuttociò
?
Chi
sono
i
veri
conservatori
,
potremmo
domandare
,
quelli
che
vogliono
tutto
mantenere
immobile
,
anche
ciò
che
,
se
non
minaccia
immediata
rovina
per
vetustà
o
cattiva
costruzione
,
pure
non
più
consente
colle
altre
parti
dell
'
edificio
,
più
non
risponde
al
suo
fine
?
Ogni
storia
,
ogni
speculazione
politica
fondata
sui
fatti
,
c
insegna
quanto
sia
vana
la
pretesa
di
voler
conservar
tutto
immobilmente
.
Tutto
si
rinnova
intorno
a
noi
,
tutto
si
muove
;
invecchiano
gli
uomini
,
si
rinnovano
le
generazioni
,
si
manifestano
nuovi
bisogni
,
nuove
idee
,
crescono
gli
ammaestramenti
della
legislazione
comparata
;
ed
è
possibile
mantenere
sempre
alla
stessa
guisa
gli
organi
costituzionali
che
più
non
operino
bene
in
certe
condizioni
?
Lo
Statuto
è
stato
dichiarato
perpetuo
ed
irrevocabile
,
ma
rispetto
al
volere
del
principe
che
lo
aveva
largito
,
come
legge
fondamentale
dello
Stato
,
in
quanto
si
trasformava
da
monarchia
assoluta
a
monarchia
rappresentativa
;
non
già
come
forma
,
come
modo
preciso
di
essere
di
codesta
monarchia
.
Questa
ultima
pretesa
non
è
stata
e
non
poteva
essere
scritta
nello
Statuto
,
perché
contrasta
alla
natura
delle
cose
,
che
è
legge
superiore
,
universale
ed
ineluttabile
.
Machiavelli
,
che
se
ne
intendeva
tanto
,
insegnò
che
quegli
Stati
sono
meglio
ordinati
ed
hanno
più
lunga
vita
«
che
mediante
gli
ordini
suoi
si
possono
spesso
rinnovare
,
ovvero
che
per
accidente
,
fuori
di
detto
ordine
vengano
a
rinnovazione
;
ed
è
cosa
più
chiara
che
la
luce
,
che
non
si
rinnovando
questi
corpi
non
durano
.
»
Quei
legislatori
che
hanno
avuto
la
fantasia
di
volere
in
certe
condizioni
restare
immobili
a
ogni
costo
,
non
han
potuto
reggere
davanti
alla
realtà
delle
cose
e
delle
forze
esigenti
le
inevitabili
alterazioni
;
e
,
o
han
dovuto
cedere
in
qualsiasi
modo
,
o
sono
stati
violentemente
soverchiati
.
Nessuna
costituzione
scritta
ha
potuto
mai
resistere
all
'
azione
del
tempo
;
quelle
che
hanno
retto
sono
quelle
che
in
un
modo
o
in
un
altro
,
sia
espressamente
,
sia
per
via
di
larghissima
interpretazione
,
hanno
saputo
adattarsi
alle
nuove
condizioni
delle
rinnovantisi
generazioni
;
le
quali
non
hanno
meno
delle
precedenti
,
e
in
particolare
di
quella
del
momento
storico
in
cui
la
costituzione
stessa
è
nata
,
il
diritto
di
adattarla
ai
loro
bisogni
.
La
costituzione
insomma
non
può
essere
come
qualche
cosa
di
fisso
e
di
inalterabile
dalle
successive
generazioni
di
coloro
cui
deve
servire
;
è
qualche
cosa
di
vivente
,
che
è
perciò
suscettibile
di
accrescimento
,
di
sviluppo
,
di
modificazioni
.
Una
costituzione
che
non
abbia
a
sentire
gl
'
influssi
del
tempo
e
delle
nuove
condizioni
è
cosa
morta
,
da
museo
o
da
collezione
storica
,
non
già
organismo
vivo
e
operante
;
appartiene
alla
paleontologia
non
alla
fisiologia
politica
delle
nazioni
.
S
'
intende
che
noi
parliamo
di
una
possibilità
di
movimento
ossia
di
emendamento
od
adattamento
,
di
cui
sia
dimostrata
la
convenienza
e
la
necessità
,
non
già
per
accattare
perniciosa
popolarità
,
o
per
correr
dietro
a
vani
ideali
di
cervelli
fantastici
,
malsani
e
irrequieti
.
E
ancora
fuori
di
dubbio
che
nel
toccare
alle
costituzioni
,
Come
si
esprimeva
il
Sismondi
,
fa
d
'
uopo
avvalersi
della
lima
non
già
dell
'
accetta
.
La
questione
vera
si
è
dunque
se
vi
sieno
oggi
in
Italia
tali
nuove
condizioni
morali
politiche
e
sociali
,
da
doverci
far
rinunciare
,
per
evitare
dei
mali
maggiori
,
al
bene
astratto
od
ideale
di
mantenere
più
a
lungo
tal
quale
il
nostro
Statuto
,
in
ciò
che
concerne
la
costituzione
del
Senato
.
Però
si
aggiunge
:
sta
bene
che
non
si
può
pretendere
che
le
costituzioni
siano
eternamente
aut
sunt
,
ma
qui
abbiamo
una
costituzione
,
la
quale
non
prescrive
nulla
intorno
al
modo
di
riformarsi
;
posto
dunque
pure
che
lo
si
possa
in
principio
,
bisognerebbe
almeno
determinare
previamente
il
modo
come
esercitare
questo
diritto
di
riforma
,
in
quali
limiti
,
con
quali
procedimenti
e
guarentigie
.
È
vero
:
noi
abbiamo
sotto
questo
aspetto
due
tipi
di
costituzioni
.
Alcune
si
sono
considerate
come
di
ordine
diverso
dalle
altre
leggi
e
superiori
,
in
guisa
da
richiedere
modi
diversi
e
più
difficili
per
emendarsi
.
Tali
sono
,
ad
esempio
,
quella
degli
Stati
Uniti
di
America
,
che
richiede
l
'
approvazione
,
non
solo
dei
due
terzi
delle
Camere
,
ma
anche
la
ratifica
dei
tre
quarti
degli
Stati
o
delle
loro
convenzioni
;
la
belga
,
la
quale
esige
che
il
bisogno
della
revisione
del
patto
fondamentale
sia
dichiarato
dal
potere
legislativo
,
quindi
prescrive
lo
scioglimento
di
diritto
delle
due
Camere
,
lo
stabilimento
,
da
parte
delle
nuove
,
di
concerto
col
Re
,
dei
punti
della
revisione
,
e
la
loro
approvazione
da
ogni
ramo
del
Parlamento
nel
numero
dei
due
terzi
dei
suoi
membri
,
e
dei
due
terzi
dei
votanti
.
Più
semplicemente
,
in
questo
stesso
ordine
di
idee
,
le
odierne
costituzioni
della
Prussia
,
dell
'
Impero
germanico
e
dell
'
Austria
,
salvo
naturalmente
la
sanzione
del
sovrano
,
si
accontentano
della
approvazione
delle
due
Camere
a
due
terzi
dei
voti
.
E
a
questa
semplice
guisa
le
abbiamo
viste
difatti
modificarsi
nel
1873
,
ora
in
Prussia
per
ciò
che
concerne
le
condizioni
delle
chiese
,
ora
nell
'
Impero
germanico
sulla
competenza
di
esso
,
ora
in
Austria
per
abolire
la
elezione
dei
deputati
da
parte
delle
diete
dei
vari
regni
o
paesi
,
e
per
sostituirvi
le
elezioni
dirette
.
Altri
invece
non
hanno
fatto
differenza
,
e
hanno
detto
che
quando
lo
Stato
ha
stabilito
gli
organi
della
sua
vita
politica
,
e
questi
organi
hanno
nei
modi
ordinari
riconosciuto
la
necessità
o
la
convenienza
di
una
riforma
,
questa
è
pienamente
legittima
.
Tipo
di
questi
ultimi
la
vecchia
Roma
e
la
moderna
Inghilterra
,
che
nei
modi
ordinari
hanno
per
secoli
sviluppato
le
loro
costituzioni
,
le
più
ricche
e
gloriose
del
mondo
antico
e
del
moderno
.
A
quale
di
questi
tipi
deve
appartenere
l
'
Italia
?
Per
verità
si
potrebbe
disputare
se
,
anche
in
Italia
,
non
ostante
la
mancanza
dei
potenti
freni
conservatori
della
società
politica
romana
antica
e
della
inglese
moderna
,
non
valga
meglio
il
sistema
di
emendare
i
nostri
articoli
costituzionali
,
sia
adattandone
la
interpretazione
ai
nuovi
bisogni
,
sia
correggendoli
espressamente
nella
forma
ordinaria
;
anziché
suscitando
,
non
diciamo
con
apposite
costituenti
,
ma
con
procedure
ed
elezioni
particolari
come
nel
Belgio
,
tutte
le
correnti
rivoluzionarie
.
A
ogni
modo
io
non
disconosco
potersi
preferire
idealmente
,
come
fa
il
Bonghi
,
il
sistema
prudente
e
più
generale
oggidì
,
di
determinare
,
innanzi
di
avventurarsi
a
riformare
gli
statuti
,
il
modo
e
le
condizioni
particolari
come
emendarli
;
richiedendo
,
per
esempio
,
la
presenza
dei
due
terzi
dei
membri
in
ogni
Camera
,
e
l
'
approvazione
dei
due
terzi
dei
votanti
.
Ma
occorre
non
esagerare
.
Dove
questo
esercizio
di
un
diritto
fondamentale
non
sia
determinato
in
un
modo
particolare
,
vuol
dire
forse
che
questo
diritto
non
ci
sia
?
Ogni
Stato
ha
tra
i
suoi
precipui
diritti
quello
di
conservarsi
e
di
perfezionarsi
come
tutti
gli
organismi
viventi
;
ed
ove
sia
dimostrato
abbisognare
alla
sua
conservazione
ed
al
suo
perfezionamento
una
certa
riforma
,
nulla
importa
che
non
esista
una
legge
particolare
come
effettuarla
o
conseguirla
;
il
diritto
e
l
'
organismo
per
provvedervi
esiste
sempre
nel
potere
sovrano
e
quindi
nei
poteri
legislativi
dello
Stato
,
in
Italia
,
nella
Camera
dei
deputati
,
nel
Senato
e
nel
Re
,
che
sono
appunto
istituiti
per
provvedere
secondo
il
bisogno
agli
ordini
occorrenti
allo
Stato
.
In
Italia
insomma
il
tacersi
nello
Statuto
del
modo
come
riformarlo
non
vuol
dire
che
questo
diritto
immanente
in
ogni
Stato
,
sia
scritto
o
no
,
non
vi
sia
,
ma
che
il
così
detto
potere
costituente
è
compenetrato
nel
legislativo
;
per
usare
un
'
espressione
del
Guizot
,
vuol
dire
che
il
potere
dei
dì
di
festa
vi
è
identico
a
quello
dei
dì
di
lavoro
.
D
'
altra
parte
è
poi
vero
che
lo
Statuto
in
Italia
sia
rimasto
affatto
inalterato
,
né
soltanto
per
la
diversa
azione
relativa
ed
effettiva
dei
vari
organi
da
esso
costituiti
?
Già
prima
ancora
che
si
adunasse
il
primo
Parlamento
,
l
'
art
.
77
che
dichiarava
la
coccarda
azzurra
come
la
sola
bandiera
nazionale
fu
abrogato
espressamente
dallo
stesso
Re
Carlo
Alberto
.
Ma
è
forse
scritto
nello
Statuto
,
ed
è
abbisognato
,
non
diciamo
una
costituente
ma
una
previa
legge
particolare
sulle
emendazioni
di
esso
,
per
istituire
le
guarentigie
della
Santa
Sede
;
ossia
per
riconoscere
al
Sommo
Pontefice
i
privilegi
personali
di
sovrano
,
che
secondo
lo
Statuto
non
possono
appartenere
che
al
solo
capo
della
dinastia
nazionale
,
esercitante
le
prerogative
della
Corona
sotto
la
responsabilità
dei
suoi
consiglieri
e
ministri
davanti
al
Parlamento
?
Sicuramente
in
Italia
quando
,
per
certi
provvedimenti
richiesti
dal
progresso
e
dai
bisogni
dello
Stato
,
ci
siamo
trovati
a
fronte
di
certi
articoli
dello
Statuto
,
la
cui
lettera
poteva
parere
di
fare
ostacolo
,
i
poteri
competenti
han
preferito
di
interpretarli
largamente
e
liberamente
,
in
guisa
da
fare
a
meno
della
loro
esplicita
abolizione
.
Così
segnatamente
,
cito
un
solo
esempio
,
si
è
fatto
ripetute
volte
rispetto
all
'
art
.
1
che
dichiara
il
cattolicismo
la
religione
dello
Stato
,
e
gli
altri
culti
ora
esistenti
semplicemente
tollerati
;
che
per
poterlo
mantenere
nello
Statuto
,
davanti
allo
sviluppo
della
nostra
coscienza
giuridica
,
è
bisognato
intenderlo
in
modo
da
conciliarlo
colla
piena
sovranità
dello
Stato
e
coll
'
eguaglianza
dei
cittadini
davanti
la
legge
.
Similmente
,
ove
fosse
dimostrata
la
convenienza
di
emendare
lo
Statuto
in
ciò
che
concerne
la
nomina
dei
senatori
,
da
rendere
elettivi
,
si
potrebbe
benissimo
continuare
a
farli
nominare
dal
Re
,
però
in
seguito
alla
designazione
o
presentazione
dei
corpi
o
collegi
investiti
di
codesto
potere
.
La
vera
questione
dunque
non
è
nella
mancanza
del
diritto
di
emendare
lo
Statuto
,
diritto
in
sé
incontestabile
,
e
che
potrebbe
in
questo
caso
del
Senato
continuarsi
ad
esercitare
per
via
di
adattamento
senza
abrogarne
esplicitamente
gli
articoli
;
non
istà
nemmeno
nella
mancanza
di
un
'
apposita
legge
costituzionale
che
determini
le
condizioni
e
i
modi
delle
emendazioni
esplicite
dello
Statuto
;
legge
che
si
potrebbe
facilmente
introdurre
,
esigendo
previamente
per
esse
emendazioni
,
oltre
la
sanzione
del
sovrano
,
l
'
approvazione
dei
due
terzi
della
Camera
e
del
Senato
;
ma
consiste
nella
ragione
intrinseca
di
mutare
o
pur
no
l
'
odierno
modo
di
nominare
i
nostri
senatori
.
Anche
qui
molti
argomentano
contro
la
riforma
dalla
prova
del
Senato
medesimo
,
che
dicono
buonissima
.
È
vero
.
Colla
nomina
regia
,
ben
più
facilmente
di
quello
che
avrebbe
potuto
farsi
dalla
volubile
marea
popolare
,
si
è
raccolto
sempre
in
esso
il
meglio
della
nazione
per
altezza
intellettuale
e
servigi
resi
al
Re
e
alla
patria
,
come
per
censo
;
il
modo
più
atto
,
aggiungono
,
per
comporre
un
senato
autorevole
,
per
la
qualità
personale
dei
suoi
membri
,
a
fronte
di
una
Camera
di
deputati
fondata
sulla
quantità
degli
elettori
.
Esso
talvolta
ha
potuto
opporsi
a
certe
risoluzioni
della
maggioranza
della
Camera
,
ma
sempre
quando
erano
poco
mature
,
e
incontravano
soverchia
resistenza
nella
nazione
o
in
certe
sue
parti
;
ma
non
è
stato
mai
ostinato
.
Ha
rigettato
i
progetti
sul
matrimonio
civile
e
sul
pareggiamento
dei
chierici
nei
doveri
militari
,
ma
li
ha
accolti
quando
la
riforma
si
era
chiarita
matura
;
così
lo
abbiam
visto
recentemente
procedere
nella
abolizione
del
macinato
.
Nessun
progresso
è
stato
realmente
da
esso
impedito
,
mentre
l
'
essere
stato
composto
dalla
nomina
regia
ha
giovato
al
prestigio
così
prezioso
della
Corona
,
di
cui
non
è
lecito
e
non
giova
sfrondare
le
prerogative
,
oggi
particolarmente
che
il
demos
si
eleva
tanto
nella
vita
pubblica
.
D
'
altro
lato
un
Senato
elettivo
,
in
qualunque
modo
ciò
si
faccia
,
non
solo
isola
il
Re
nello
organismo
della
nazione
,
e
dà
una
troppa
ampia
ed
esclusiva
parte
alla
elezione
popolare
negli
organi
legislativi
dello
Stato
,
ma
finirà
col
riuscire
una
seconda
edizione
dell
'
altra
Camera
.
È
un
illusione
il
credere
che
i
senati
,
in
qualsiasi
modo
composti
,
possano
mai
riuscire
atti
a
fronteggiare
realmente
le
Camere
dei
deputati
,
organi
rappresentativi
diretti
della
nazione
;
e
se
mai
riuscissero
così
forti
,
si
creerebbe
un
vero
dualismo
nello
Stato
,
il
quale
renderebbe
impossibile
quella
elasticità
fra
i
poteri
che
occorre
nella
vita
pubblica
.
Si
crea
non
un
organo
di
giusta
moderazione
della
Camera
dei
deputati
,
ma
una
doppia
rappresentanza
,
che
nei
contrasti
rende
impossibile
o
più
difficile
la
loro
composizione
.
Valga
all
'
uopo
l
'
esempio
di
quelle
colonie
inglesi
nelle
quali
,
essendo
il
Senato
fatto
elettivo
,
esso
ha
preteso
,
anche
nelle
materie
finanziarie
,
agli
stessi
poteri
dei
deputati
,
come
una
seconda
Camera
popolare
;
e
si
son
resi
così
lunghi
ed
aspri
i
conflitti
da
far
proporre
autorevolmente
in
quella
di
Vittoria
l
'
abolizione
della
elezione
popolare
,
e
la
sostituzione
della
nomina
regia
.
Mantenendo
insomma
il
Senato
presente
in
Italia
,
non
solo
si
continua
il
beneficio
inestimabile
di
mantenere
inviolate
le
basi
dello
Stato
,
lo
Statuto
e
le
prerogative
della
Corona
,
ma
si
mantiene
un
corpo
,
che
colla
sua
origine
indipendente
dalle
correnti
della
piazza
e
colla
qualità
vitalizia
dei
suoi
autorevoli
membri
,
offre
un
eccellente
organo
di
conservazione
dell
'
ordinamento
costituzionale
,
e
altresì
un
organo
d
'
inapprezzabile
saggezza
politica
.
Se
non
che
sta
d
'
altra
parte
che
il
Senato
del
tutto
regio
,
come
da
noi
,
è
stato
provato
in
più
di
una
nazione
,
eppure
non
solo
cadde
in
Francia
nel
1848
,
e
ristabilito
nel
1852
ricadde
malamente
nel
1870
e
più
non
risorse
;
ma
è
stato
abolito
anche
negli
altri
Stati
che
lo
avevano
adottato
,
come
in
Olanda
e
in
Spagna
.
Oggi
,
tranne
che
in
Italia
,
e
se
si
vuole
alcune
colonie
parlamentari
inglesi
come
il
Canadà
,
tutte
le
costituzioni
delle
varie
monarchie
di
Europa
e
di
America
,
come
vedremo
or
ora
,
o
hanno
rigettato
del
tutto
i
senati
regi
,
e
han
fatto
eleggere
i
senati
in
vario
modo
dalla
nazione
,
o
li
han
fatti
misti
di
elementi
diversi
,
regi
ed
ereditari
,
di
ufficio
ed
elettivi
.
Egli
è
vero
essersi
opposto
che
,
se
il
Senato
regio
è
caduto
o
è
stato
rigettato
altrove
,
vorrà
dire
che
non
si
adattava
alle
loro
condizioni
,
ma
non
vorrà
dire
che
non
si
debba
adattare
alle
nostre
.
Però
ciò
non
distrugge
l
'
importanza
del
fatto
che
è
troppo
generale
per
essere
accidentale
o
arbitrario
;
e
inoltre
è
pienamente
giustificato
con
ragioni
che
si
applicano
a
tutti
i
paesi
nel
periodo
di
civiltà
o
di
sviluppo
politico
odierno
.
Codeste
ragioni
,
quando
si
trattava
di
rivedere
lo
Statuto
di
Re
Carlo
Alberto
,
vennero
esposte
con
grande
acume
e
giustezza
da
un
uomo
politico
di
mente
sovrana
,
quale
si
chiari
poi
il
conte
di
Cavour
;
e
le
sue
parole
meritano
di
essere
ricordata
ancor
oggi
.
Per
ottenere
,
egli
osservava
,
non
l
'
equilibrio
dei
poteri
che
è
una
vana
metafora
dei
vecchi
pubblicisti
,
ma
lo
svolgimento
ordinato
e
progressivo
degli
Stati
liberi
:
«
è
indispensabile
dividere
il
potere
legislativo
fra
due
assemblee
,
nell
'
una
delle
quali
l
'
elemento
popolare
,
la
forza
motrice
predomini
,
mentre
nell
'
altra
l
'
elemento
conservatore
,
coordinatore
,
eserciti
una
larga
influenza
.
Respingendo
l
'
idea
dello
equilibrio
,
vogliamo
costituire
la
gran
macchina
politica
in
modo
che
lo
impulso
acceleratore
sia
combinato
colla
forza
moderatrice
;
vogliamo
accanto
alla
molla
che
spinge
,
il
pendolo
che
regola
e
rende
il
moto
uniforme
.
Ma
per
ciò
ottenere
non
basta
scrivere
nello
Statuto
che
vi
saranno
due
Camere
;
bisogna
far
sì
che
quella
il
cui
ufficio
è
di
temperare
l
'
ardore
dell
'
altra
,
possegga
una
forza
intrinseca
tale
da
opporre
un
'
efficace
resistenza
alle
passioni
violente
degl
'
impeti
popolari
disordinati
,
alle
fazioni
incomposte
e
sovvertrici
dell
'
ordine
.
»
Detto
quindi
essere
impossibile
conseguire
questo
scopo
in
Italia
con
una
Camera
ereditaria
come
in
Inghilterra
,
rigettava
del
pari
un
Senato
di
nomina
del
Re
.
«
Una
Camera
,
osservava
,
scelta
dal
potere
esecutivo
,
fra
certe
categorie
dalla
legge
stabilite
,
sarà
probabilmente
un
corpo
politico
rispettato
per
i
suoi
lumi
,
per
la
sua
integrità
,
ma
non
eserciterà
mai
un
'
influenza
tale
da
potere
contrabilanciare
l
'
azione
della
Camera
popolare
.
L
'
opinione
pubblica
,
questa
vera
regina
della
società
moderna
,
considererà
i
membri
chiamati
a
comporla
come
i
deputati
del
governo
,
quindi
le
loro
deliberazioni
non
saranno
mai
reputate
pienamente
indipendenti
e
non
avrà
mai
grande
autorità
...
Quindi
essa
sarà
ridotta
ad
esercitare
le
funzioni
di
Consiglio
di
Stato
perfezionato
,
cioè
a
migliorare
la
redazione
delle
leggi
che
escono
imperfette
dalla
Camera
popolare
,
ed
a
preparare
gli
argomenti
che
versano
sui
punti
più
difficili
della
legislazione
.
La
Camera
dei
Pari
francesi
,
dopo
la
rivoluzione
di
luglio
,
quantunque
racchiudesse
,
oltre
le
antiche
illustrazioni
dell
'
Impero
,
molti
uomini
distinti
per
meriti
letterarii
,
scientifici
e
per
glorie
militari
,
non
che
varii
dei
primi
magistrati
e
dei
più
abili
amministratori
del
Regno
,
non
fu
mai
un
vero
potere
politico
,
piegò
avanti
a
tutti
i
ministeri
,
né
contrastò
mai
colle
mutabili
maggiorità
della
Camera
dei
deputati
.
»
Finiva
col
propugnare
il
Senato
elettivo
,
sebbene
per
verità
non
approfondisse
la
questione
del
modo
di
elezione
più
degno
di
preferenza
,
e
lasciasse
perciò
molto
a
dir
in
proposito
.
Il
difetto
grave
ed
invincibile
dei
senati
regi
,
come
il
nostro
,
non
ostante
l
'
alto
merito
dei
suoi
membri
,
è
difatti
la
mancanza
del
primo
fondamento
di
un
vero
potere
politico
,
l
'
indipendenza
e
il
prestigio
.
Si
può
comporlo
come
si
voglia
di
persone
indipendenti
per
condizione
sociale
,
per
carattere
,
per
ufficii
,
e
a
vita
;
ma
avendo
lo
Statuto
sancito
che
il
loro
numero
è
illimitato
,
cioè
data
al
governo
la
così
detta
libertà
dell
'
infornata
,
e
potendosi
così
sempre
spostare
la
maggioranza
del
senato
,
non
si
ha
un
vero
corpo
politico
libero
e
indipendente
.
E
in
verità
ammesso
il
sistema
non
si
può
fare
a
meno
di
ciò
,
perocché
altrimenti
si
darebbe
a
un
solo
organo
un
potere
di
sconoscere
le
esigenze
dello
Stato
;
diritto
che
non
hanno
né
la
Camera
dei
Deputati
che
è
dissolubile
,
né
in
certo
modo
lo
stesso
Re
,
le
cui
prerogative
nel
loro
esercizio
sono
soggette
a
molteplici
guarentigie
costituzionali
.
Soprattutto
l
'
esperienza
ha
messo
fuori
di
ogni
ragionevole
contestazione
che
le
nomine
regie
non
valgono
oggidì
a
conferire
quel
prestigio
che
occorre
a
costituire
i
corpi
politici
,
e
a
moderare
le
intemperanze
delle
maggioranze
dominanti
nella
Camera
dei
deputati
.
Qualunque
siano
gli
eletti
,
essi
hanno
sempre
un
peccato
di
origine
,
di
essere
non
un
potere
proprio
,
ma
una
seconda
edizione
di
un
altro
potere
.
L
'
ultimo
dei
deputati
ha
una
autorità
effettiva
e
un
potere
politico
incomparabile
,
perché
dietro
a
lui
ci
stanno
i
50
,
i
100,000
,
il
cui
collegio
gli
ha
dato
l
ufficio
di
rappresentarli
;
i
più
illustri
senatori
non
paiono
che
individui
.
Non
sono
quindi
atti
né
a
sostenere
efficacemente
la
Corona
,
né
a
moderare
l
'
altra
Camera
,
più
di
quello
che
questa
medesima
voglia
concedere
.
L
'
arco
che
non
è
capace
di
resistere
non
è
capace
nemmeno
di
appoggiare
,
e
non
può
dare
nessun
appoggio
efficace
una
assemblea
da
cui
non
può
aspettarsi
alcuna
efficace
resistenza
.
In
Italia
abbiamo
già
accennato
che
la
nomina
regia
ha
potuto
valere
a
comporre
un
Senato
composto
di
elementi
degnissimi
,
e
personalmente
superiori
alla
più
gran
parte
dei
deputati
,
per
capacità
intellettuale
e
pratica
,
e
per
condizione
sociale
,
ma
essi
sono
senza
comparazione
alcuna
scarsi
di
forza
politica
.
Il
Senato
diviene
così
un
più
alto
Consiglio
di
Stato
,
chiamato
ad
approvare
le
proposte
del
Governo
e
della
Camera
,
raddrizzandole
nelle
parti
secondarie
.
Le
sue
dotte
discussioni
son
poco
considerate
,
gli
stessi
ministri
,
nemmeno
nella
distribuzione
del
lavoro
legislativo
,
e
nelle
presentazioni
delle
leggi
,
fatte
in
guisa
che
non
sempre
può
studiarle
ad
agio
e
correggerle
,
non
gli
hanno
avuto
e
non
gli
hanno
quel
riguardo
che
gli
dovrebbero
,
perché
non
hanno
a
temerne
;
e
continuerà
sempre
più
ad
esser
ridotto
a
votare
le
leggi
più
importanti
poco
più
che
pro
forma
,
perché
sanno
che
pieno
di
alti
ufficiali
pubblici
ed
uomini
di
senno
,
i
quali
debbono
sentire
la
necessità
e
le
convenienze
della
vita
pubblica
,
non
assumono
la
responsabilità
,
non
votando
certe
leggi
o
modificandole
,
di
porre
ostacoli
alla
volontà
della
Camera
dei
deputati
.
Essi
non
han
forza
davanti
al
governo
che
può
spostarne
la
maggioranza
,
né
davanti
al
popolo
che
è
stato
estraneo
alla
composizione
del
Senato
.
I
senatori
stessi
,
nei
casi
gravi
,
quando
si
trattasse
di
correggere
un
'
intemperanza
della
Camera
dei
deputati
,
per
lo
meno
esitano
,
perché
sanno
di
esser
deboli
a
fronte
di
essa
,
quasi
quasi
si
direbbe
che
si
sentano
paralizzati
dalla
accusa
di
non
essere
legislatori
che
per
decreti
del
potere
esecutivo
.
E
,
ripetiamolo
,
questi
mali
lungi
di
poter
andar
scemando
non
potranno
che
crescere
collo
allargamento
della
base
popolare
della
Camera
dei
deputati
.
Il
demos
,
se
ne
persuadano
bene
gli
oppositori
,
continuandosi
come
adesso
,
sarà
sempre
più
esigente
verso
un
tal
Senato
,
e
quindi
senza
freni
costituzionali
.
Di
nome
noi
avremo
le
due
Camere
,
di
fatto
la
Camera
unica
e
oltrepotente
;
tanto
più
oltrepotente
in
quanto
gli
elementi
moderatori
dello
Stato
,
per
il
modo
col
quale
vengono
chiamati
a
comporre
il
Senato
,
sono
fatti
impotenti
.
Finalmente
è
ad
osservare
a
quei
che
temono
per
la
Corona
e
quindi
per
le
forze
conservative
da
una
riforma
del
Senato
,
che
esso
in
Italia
non
è
regio
che
in
apparenza
.
Tutti
sanno
che
le
nomine
oramai
son
fatte
in
realtà
dai
ministri
.
Senza
dubbio
appartiene
al
Re
la
prerogativa
di
comporre
il
Senato
,
ma
sappiamo
ancora
come
questo
diritto
è
astratto
e
potenziale
;
di
fatto
,
in
una
monarchia
parlamentare
come
la
nostra
,
non
è
possibile
che
il
Senato
non
riesca
una
emanazione
del
ministero
,
cioè
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
;
senza
che
ciò
per
altro
riesca
a
conferire
al
Senato
quel
prestigio
,
di
cui
avrebbe
bisogno
per
il
migliore
adempimento
delle
sue
funzioni
.
Il
diritto
del
Re
praticamente
non
può
essere
che
l
'
esercizio
di
una
influenza
,
e
di
una
persuasione
sui
ministri
.
La
ragione
è
chiara
.
Oltre
ai
motivi
che
renderebbero
impossibile
a
un
ministero
di
sfuggire
ogni
responsabilità
davanti
al
Parlamento
nelle
nomine
dei
senatori
,
motivi
che
non
crediamo
qui
necessario
di
ricordare
,
basterebbe
questa
considerazione
.
Ove
il
Re
volesse
delle
nomine
sgradite
al
ministero
,
o
ne
rifiutasse
le
proposte
senza
riuscire
a
farlo
rinunciare
alle
medesime
,
il
che
vuol
dire
alla
loro
politica
;
non
avrebbe
altra
via
che
accettare
la
loro
dimissione
,
chiamare
altri
ministri
e
sciogliere
la
Camera
.
Ma
ciò
evidentemente
non
sarebbe
possibile
se
non
in
certe
condizioni
politiche
del
paese
;
bisogna
ci
sia
in
esso
una
tale
ragionevole
presunzione
di
appoggio
,
da
potere
avere
una
tal
politica
di
resistenza
l
'
approvazione
della
maggioranza
;
il
che
vuol
dire
essere
questo
un
rimedio
estremo
cui
appigliarsi
in
casi
straordinari
ed
eccezionalmente
gravi
,
non
già
nell
'
esercizio
ordinario
della
regia
prerogativa
.
La
questione
dunque
si
è
,
non
tra
il
sistema
di
nomina
regia
,
e
la
elettiva
della
nazione
,
ma
tra
la
nomina
ministeriale
cioè
indiretta
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
,
e
quell
'
altra
qualsiasi
del
paese
,
in
tutto
o
in
parte
,
che
si
voglia
sostituire
.
Quando
si
propugna
oggidì
la
nomina
,
in
tutto
o
in
parte
,
dei
senatori
dalla
nazione
,
in
realtà
non
si
sfronda
la
prerogativa
della
Corona
,
non
si
diminuisce
il
potere
effettivo
del
Re
,
ma
si
limita
il
prepotere
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
,
e
del
ministero
che
ne
è
la
risultante
.
E
oggi
che
la
Camera
dei
deputati
acquista
un
prestigio
incomparabile
mediante
la
sua
elezione
dai
milioni
della
moltitudine
,
e
che
i
nostri
futuri
ministri
come
capi
di
questa
maggioranza
saranno
per
necessità
più
alti
e
più
forti
nello
organismo
dello
Stato
;
non
si
toglie
nulla
al
Re
facendogli
rinunciare
alla
firma
della
nomina
dei
senatori
,
specialmente
se
in
parte
,
ma
si
tempera
alquanto
la
oltrepotenza
ministeriale
;
si
rende
migliore
la
rappresentanza
complessiva
ed
organica
della
nazione
,
dando
anche
al
Senato
una
parte
di
quel
prestigio
che
forma
la
grandezza
dei
deputati
.
IV
.
Però
se
non
è
malagevole
il
dimostrare
che
si
ha
diritto
,
convenienza
e
opportunità
a
riformare
il
nostro
Senato
,
il
difficile
si
è
di
riformarlo
bene
;
tale
da
farlo
riuscire
un
eminente
ed
autorevole
organo
di
saggezza
legislativa
e
di
conservazione
degli
ordini
liberi
dello
Stato
,
senza
riuscire
,
si
noti
ciò
bene
,
antipatico
od
ostile
al
demos
;
tale
da
essere
popolare
eppure
non
riuscire
ad
una
seconda
edizione
della
Camera
dei
deputati
;
atto
a
moderarla
senza
porsele
sistematicamente
a
fronte
.
Senza
fare
una
completa
rassegna
,
che
sarebbe
troppo
lunga
soverchia
,
di
ciò
che
è
stato
fatto
in
proposito
dagli
altri
legislatori
,
mi
basta
ricordare
i
tipi
principali
.
I
Belgi
hanno
ricorso
al
sistema
più
semplice
,
quello
di
fare
eleggere
i
senatori
dagli
stessi
elettori
che
eleggono
la
Camera
dei
deputati
;
ristringendo
solo
,
quanto
all
'
età
e
al
censo
,
le
condizioni
della
eleggibilità
,
prolungando
la
durata
della
funzione
e
il
periodo
di
rinnovazione
parziale
;
il
che
dà
al
Senato
un
'
eguale
base
popolare
,
e
riesce
,
senza
porlo
in
opposizione
alla
Camera
dei
deputati
,
a
comporlo
di
elementi
più
temperati
,
a
modificarlo
più
lentamente
,
e
quindi
a
mantenere
in
esso
più
facilmente
una
tradizione
politica
,
e
a
renderlo
meno
accessibile
agli
sbalzi
e
ai
capricci
momentanei
della
marea
democratica
.
E
parrà
forse
il
sistema
più
accettevole
,
ma
ha
il
difetto
di
essere
composto
degli
stessi
elementi
dell
'
altra
Camera
,
di
avere
gli
stessi
influssi
,
epperciò
di
poter
riuscire
difficilmente
un
corpo
che
valga
a
supplire
alle
deficienze
di
una
Camera
popolare
rappresentante
solo
l
'
elemento
numerico
della
moltitudine
.
Si
aggiunga
che
nel
Belgio
,
ove
l
elettorato
è
fondato
puramente
sul
censo
,
questo
difetto
è
solo
latente
;
ma
il
problema
è
tutt
'
altro
quando
i
deputati
siano
nominati
a
suffragio
universale
o
quasi
universale
.
Può
allora
appagare
un
tal
sistema
che
fa
nominare
deputati
e
senatori
dalla
sola
moltitudine
,
che
per
propria
natura
annega
nella
sua
maggioranza
di
mero
numero
i
vari
elementi
dello
Stato
,
e
quelli
che
più
specialmente
possono
ben
moderarlo
?
Si
capisce
quindi
come
in
Danimarca
,
in
cui
il
Senato
o
Landsthing
è
ancora
eletto
dagli
stessi
elettori
,
abbiano
cercato
di
contemperare
ciò
con
alcuni
senatori
nominati
dal
Re
;
e
forse
più
ancora
facendo
nominare
gli
stessi
senatori
elettivi
col
sistema
proporzionale
del
quoziente
,
la
cui
discussione
mi
condurrebbe
troppo
lungi
e
che
non
sarebbe
ora
opportuno
ripigliare
.
Il
sistema
che
abbia
provato
meglio
di
tutti
è
senza
dubbio
quello
degli
Stati
Uniti
di
America
,
di
far
nominare
il
Senato
non
dagli
stessi
elettori
,
ma
dalle
legislature
locali
degli
Stati
che
compongono
la
Federazione
;
ed
è
riuscito
,
senza
eccettuarne
nemmeno
la
Camera
dei
Lordi
e
quella
dei
Magnati
di
Ungheria
,
comunque
fondate
su
forze
storiche
sociali
e
politiche
eccezionali
,
il
solo
Senato
degli
Stati
moderni
più
autorevole
e
più
forte
della
stessa
Camera
dei
deputati
.
Ma
è
un
sistema
che
nella
sua
precisa
forma
è
troppo
legato
al
complesso
della
Costituzione
americana
federale
per
potere
essere
adottato
altrove
.
Nelle
monarchie
unitarie
non
potrebbe
essere
applicato
che
al
modo
dell
'
Olanda
nel
1848
,
quando
abolirono
il
Senato
regio
,
e
della
Svezia
nel
1865
,
quando
abolirono
le
vecchie
Camere
medioevali
dei
quattro
Stati
,
e
vi
sostituirono
una
Camera
dei
deputati
,
e
un
Senato
eletto
dai
Consigli
provinciali
.
È
parso
che
essendo
questi
eletti
dal
corpo
elettorale
comune
,
e
componendosi
perciò
degli
elementi
più
autorevoli
delle
provincie
,
dovessero
mandare
al
Senato
i
migliori
uomini
dello
Stato
;
e
questi
avessero
ampia
e
salda
base
nel
suffragio
pubblico
senza
riuscire
organi
immediati
della
moltitudine
.
Io
ho
proposto
altra
volta
l
'
imitazione
di
questo
sistema
come
relativamente
il
migliore
;
ma
mi
si
è
opposto
principalmente
che
con
ciò
si
cacciava
la
politica
nei
consigli
provinciali
,
da
cui
converrebbe
tenerli
lontani
.
E
debbo
lealmente
aggiungere
che
,
riflettendoci
sempre
più
,
non
solo
questa
ragione
mi
è
parsa
più
grave
di
quello
che
prima
non
mi
sembrasse
;
ma
ho
osservato
che
al
modo
come
riescono
eletti
od
operano
in
molte
provincie
d
'
Italia
i
Consigli
provinciali
,
il
sistema
non
potrebbe
affidare
.
Da
una
parte
essi
sono
i
rappresentanti
del
demos
,
e
il
Senato
eletto
da
loro
non
potrebbe
rappresentare
che
lo
stesso
elemento
;
dall
'
altra
si
vede
che
uno
dei
gravi
difetti
della
nostra
vita
pubblica
si
è
la
soverchia
prevalenza
in
certe
provincie
delle
deputazioni
provinciali
,
e
il
cumulo
nelle
stesse
persone
di
consiglieri
o
deputati
provinciali
,
presidenti
o
consiglieri
delle
opere
pie
e
delle
altre
amministrazioni
pubbliche
locali
,
senatori
e
deputati
al
Parlamento
;
epperciò
così
oltrepotenti
sui
Prefetti
e
sul
Governo
da
far
considerare
come
precipuo
fra
i
nostri
problemi
odierni
,
l
'
indipendenza
della
giustizia
e
delle
varie
amministrazioni
dai
deputati
e
dalle
ingerenze
politiche
.
Il
dare
anche
la
nomina
dei
senatori
ai
soli
consigli
provinciali
,
rischierebbe
di
accrescere
nelle
provincie
l
'
oligarchia
delle
loro
deputazioni
e
peggiorare
la
pubblica
amministrazione
.
Per
parte
mia
,
lo
dichiaro
schiettamente
,
queste
ragioni
mi
han
fatto
rinunciare
alle
proposte
fatte
precedentemente
in
proposito
.
Io
non
ho
paura
di
essere
accusato
di
aver
mutato
alquanto
in
questa
parte
di
opinione
.
A
che
servirebbe
il
procedere
negli
anni
,
negli
studi
e
nelle
riflessioni
,
a
che
gioverebbe
la
pubblica
discussione
,
se
non
dovesse
trarsene
lume
?
I
più
hanno
istituito
dei
senati
misti
svariatissimi
.
Il
Brasile
ha
timidamente
fatta
proporre
i
senatori
dalle
provincie
interne
,
e
ne
ha
dato
la
scelta
fra
esse
alla
Corona
;
ma
è
un
sistema
bastardo
su
cui
non
giova
insistere
,
parendo
manifesto
cumulare
malamente
i
difetti
della
nomina
dei
Consigli
provinciali
e
della
regia
.
In
Austria
la
Camera
dei
Signori
si
è
composta
,
oltre
degli
elementi
di
diritto
,
quali
i
principi
della
casa
regnante
,
di
membri
ereditari
e
di
membri
a
vita
nominati
dal
sovrano
.
Nel
regno
di
Rumania
il
Senato
è
composto
di
membri
di
diritto
,
e
di
altri
eletti
dai
proprietari
fondiari
di
un
certo
censo
.
La
Prussia
ha
composto
il
suo
Senato
di
304;
di
cui
66
ereditari
,
85
a
vita
,
4
per
ragione
di
ufficio
,
100
rappresentanti
della
gran
proprietà
,
11
di
Università
e
fondazioni
,
38
nominati
dalle
principali
città
.
Tutti
questi
concetti
,
nella
elaborazione
dell
'
odierna
costituzione
francese
del
1875
,
furono
vagliati
e
rigettati
in
Francia
,
e
si
riuscì
a
comporre
il
presente
Senato
di
300
;
per
un
quarto
,
cioè
di
75
,
eletti
a
vita
,
dapprima
dall
'
Assemblea
nazionale
,
i
quali
membri
vengono
poi
di
mano
in
mano
sostituiti
dal
Senato
stesso
,
vale
a
dire
per
cooptazione
;
gli
altri
tre
quarti
sono
nominati
a
tempo
da
speciali
collegi
elettorali
dipartimentali
,
composti
degli
eletti
dal
suffragio
universale
a
più
gradi
:
cioè
dei
deputati
al
Corpo
legislativo
,
dei
consiglieri
provinciali
e
circondariali
,
e
di
un
delegato
di
ogni
comune
.
Ora
essendo
i
comuni
in
Francia
sminuzzatissimi
,
il
più
miserabile
comunello
rurale
si
è
così
pareggiato
alle
grandi
città
in
cui
si
agglomera
il
demos
operaio
,
quali
Parigi
,
Lione
,
Marsiglia
,
che
sono
perciò
rimaste
annullate
nella
elezione
dei
Senatori
.
In
tal
guisa
codesto
Senato
,
senza
riuscire
ostile
alla
repubblica
,
è
riuscito
moderatore
,
e
così
forte
da
poter
frenare
la
Camera
dei
deputati
;
tanto
che
il
demos
vorrebbe
,
se
non
abolirlo
,
modo
radicale
di
superare
certe
difficoltà
troppo
caro
ai
Francesi
,
almeno
trasformarlo
,
non
sappiamo
ancora
in
qual
forma
precisa
.
Finalmente
il
Senato
più
recentemente
formato
in
Europa
,
quello
della
monarchia
spagnuola
,
secondo
la
vigente
costituzione
del
1876
,
si
è
composto
di
360
membri
;
dei
quali
30
di
diritto
(
Principi
reali
,
Grandi
di
Spagna
,
Capitani
generali
,
Arcivescovi
e
Presidenti
dei
tribunali
supremi
)
e
150
nominati
dalla
Corona
,
a
vita
,
tra
certe
alte
categorie
simili
a
quelle
del
nostro
Statuto
;
in
tutto
indipendenti
dalla
nomina
pubblica
180;
gli
altri
180
,
di
30
eletti
da
certe
corporazioni
eminenti
dello
Stato
,
quali
le
nove
provincie
ecclesiastiche
,
le
sei
accademie
,
le
dieci
università
e
le
cinque
società
economiche
;
e
gli
altri
150
eletti
dai
collegi
speciali
delle
provincie
,
composti
delle
deputazioni
provinciali
,
dei
delegati
e
dei
maggiori
imposti
di
ogni
comune
.
Il
mondo
civile
contemporaneo
ci
offre
dunque
in
proposito
tutti
i
tipi
e
tutte
le
mescolanze
possibili
,
fra
cui
scegliere
ciò
che
meglio
si
adatterebbe
alla
nostra
Italia
.
V
.
Scrivendo
in
Italia
sulla
riforma
del
Senato
,
fortunatamente
si
può
fare
a
meno
di
insistere
sul
principio
che
di
solito
occorre
previamente
stabilire
in
argomento
,
cioè
l
'
utilità
e
la
necessità
di
una
seconda
Camera
in
uno
Stato
che
voglia
mantenersi
libero
e
bene
ordinato
.
In
Francia
potrà
ancora
disputarsene
contro
i
democratici
superlativi
;
da
noi
,
che
io
sappia
o
ricordi
,
non
vi
è
forse
uomo
o
giornale
di
qualche
conto
che
non
l
ammetta
.
Vero
è
che
poi
,
in
pratica
,
da
certuni
si
vorrebbe
umilissimo
servitore
o
registratore
dei
voleri
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
.
È
ammesso
da
tutti
che
il
dare
un
solo
organo
alla
formazione
ed
espressione
della
volontà
nazionale
,
si
è
render
codesta
formazione
ed
espressione
troppo
subitanea
,
precipitosa
,
inconsiderata
.
L
'
esperienza
giornaliera
insegna
ai
più
sordi
e
ciechi
che
le
leggi
,
quali
vengono
dalla
Camera
dei
deputati
,
riescono
troppo
bisognose
di
correzioni
per
non
reputare
indispensabile
un
altro
organo
di
riconsiderazione
.
E
sebbene
non
sia
così
chiaro
alla
coscienza
di
tutti
,
è
abbastanza
sentito
che
una
sola
Camera
popolare
vorrebbe
dire
praticamente
il
dispotismo
di
una
maggioranza
,
il
maggior
pericolo
di
una
democrazia
;
la
quale
appunto
,
se
non
vuole
corrompersi
come
tante
altre
che
ci
ricorda
la
storia
,
ha
d
'
uopo
,
come
insegnava
lo
stesso
eminente
filosofo
del
radicalismo
inglese
,
lo
Stuart
Mill
,
che
ordini
un
centro
di
resistenza
verso
il
suo
prepotere
.
Se
non
che
non
tutti
convengono
in
ciò
per
gli
stessi
motivi
,
e
occorre
ben
determinarli
,
perché
secondo
che
prevalgono
gli
uni
o
gli
altri
,
la
composizione
del
Senato
avrà
a
riuscire
di
uno
o
di
un
altro
modo
.
Io
non
intendo
qui
di
rifare
una
disputa
puramente
scientifica
,
ma
è
evidente
che
,
se
si
volesse
un
Senato
,
come
al
tempo
del
dominio
della
scuola
dei
tre
poteri
,
il
Re
,
i
Grandi
ed
il
Popolo
,
il
Senato
dovrebbe
costituirsi
dei
capi
dell
'
aristocrazia
.
La
scienza
odierna
ha
rigettato
una
tal
teoria
,
e
non
è
necessario
combatterla
qui
.
Noto
soltanto
che
nemmeno
il
nostro
presente
Senato
è
una
rappresentanza
dell
'
aristocrazia
a
fronte
del
Re
e
del
popolo
;
tutti
sanno
che
da
noi
esso
è
un
'
accolta
di
notabili
,
per
ufficî
:
e
per
censo
,
scelti
anzi
a
preferenza
fra
i
più
alti
ufficiali
pubblici
.
Nello
stato
odierno
delle
società
politiche
,
almeno
della
italiana
,
l
'
aristocrazia
come
classe
sociale
,
intitolata
giuridicamente
ad
una
privilegiata
costituzione
,
rappresentanza
ed
azione
politica
non
esiste
.
Inutile
disputare
se
sarebbe
o
pur
no
bene
che
vi
sia
certo
non
vi
è
,
e
non
saprebbe
esserci
.
Può
concepirsi
in
Inghilterra
,
in
Ungheria
,
e
fino
a
un
certo
punto
in
Germania
,
in
Austria
in
Russia
,
ove
non
è
passato
il
livello
della
rivoluzione
francese
e
del
codice
Napoleone
,
e
ove
non
sono
prevalenti
i
concetti
della
più
democratica
civiltà
latina
;
ma
la
società
vi
è
ancora
costituita
gerarchicamente
,
e
i
nobili
hanno
grande
potenza
sociale
prima
di
averla
politica
.
In
Italia
nessuno
può
quindi
pensare
a
riformare
il
Senato
nel
senso
di
farne
una
rappresentanza
dell
'
aristocrazia
,
o
della
maggior
ricchezza
fondiaria
per
contrapporlo
alla
Camera
della
moltitudine
dei
nulla
o
dei
meno
abbienti
.
Altri
concepiscono
il
Senato
come
un
potere
a
perfetto
equilibrio
della
Camera
dei
deputati
e
della
Corona
.
Nemmeno
questo
concetto
è
esatto
,
e
lo
abbiamo
già
visto
colle
parole
di
Cavour
.
Questo
equilibrio
non
ha
esistito
mai
,
nemmeno
nei
popoli
meglio
equilibrati
del
mondo
antico
o
moderno
;
non
nella
vecchia
Roma
,
ove
nei
migliori
tempi
della
repubblica
,
per
esempio
al
tempo
di
Annibale
,
prevaleva
il
Senato
,
il
quale
appunto
per
ciò
poté
opporre
la
sua
virtù
di
resistenza
al
formidabile
cartaginese
;
non
nella
Inghilterra
,
ove
secondo
i
tempi
prevalsero
il
Re
,
i
Lordi
,
e
oggi
i
Comuni
.
Il
Senato
,
nello
stato
attuale
delle
nazioni
europee
,
in
qualunque
modo
si
costituisca
,
non
equilibrerà
mai
effettivamente
la
Camera
dei
deputati
,
e
nemmeno
la
potenza
morale
di
una
dinastia
popolare
o
storica
.
E
non
è
necessario
un
tale
equilibrio
,
che
è
una
creazione
di
vecchi
ideologi
politici
.
L
ufficio
,
la
ragion
di
essere
del
Senato
non
solo
non
è
quello
di
contrapporre
alla
rappresentanza
del
demos
quella
dei
nobili
o
ricchi
,
e
nemmeno
di
equilibrare
perfettamente
i
poteri
,
ma
quello
di
dare
alla
nazione
e
alla
società
una
rappresentanza
dei
diversi
elementi
sociali
più
notevoli
per
qualità
;
che
giova
avere
nello
Stato
libero
,
e
che
non
è
possibile
si
abbiano
in
una
Camera
popolare
;
e
questa
rappresentanza
non
è
fatta
a
fine
di
contrapporsele
,
ma
di
completarla
e
migliorarla
;
di
costituire
un
altro
organo
della
ragione
razionale
,
che
possa
supplire
alla
deficienza
inevitabile
di
quello
della
moltitudine
semplicemente
numerica
;
atto
non
già
ad
annullare
il
volere
maturamente
considerato
ed
espresso
del
popolo
ma
a
meglio
elaborarlo
e
formarlo
,
dando
in
esso
corpo
,
voce
ed
azione
moderatrice
a
vari
elementi
degni
di
conto
nella
formazione
della
volontà
della
nazione
.
A
quest
'
uopo
,
per
me
,
non
reputando
accettevole
né
il
citato
sistema
belga
di
fare
eleggere
il
Senato
dagli
stessi
elettori
della
Camera
dei
deputati
,
né
lo
americano
o
meglio
olandese
e
svedese
di
farlo
eleggere
dai
Consigli
provinciali
;
tutto
considerato
,
nelle
nostre
condizioni
,
il
meglio
mi
parrebbe
di
costituirlo
misto
di
vari
elementi
,
la
cui
contemperanza
meglio
valga
a
fargli
conseguire
il
suo
fine
.
Oltre
i
principi
della
Casa
reale
,
che
in
una
monarchia
non
possono
non
essere
Senatori
di
diritto
,
prima
di
tutto
a
me
parrebbe
che
non
sia
il
caso
di
abolire
del
tutto
la
nomina
regia
nella
composizione
del
nostro
Senato
.
So
bene
che
il
Re
non
può
avere
,
in
una
monarchia
parlamentare
come
la
nostra
,
un
potere
affatto
personale
in
proposito
,
e
che
di
fatto
sarebbe
esercitata
la
nomina
dal
Ministero
.
Ma
è
sempre
bene
non
escludere
del
tutto
il
Sovrano
,
che
per
propria
natura
,
per
il
pubblico
bene
,
partecipa
a
tutti
i
poteri
dello
Stato
,
dalla
composizione
del
Senato
.
Il
suo
intervento
può
aver
sempre
una
certa
influenza
moderatrice
e
complementare
rispetto
alla
azione
degli
altri
elementi
,
una
forza
morale
preziosissima
che
giova
tenere
in
riserva
.
Si
avrebbe
con
ciò
anche
il
vantaggio
non
dispregevole
di
annodare
meglio
il
diritto
esistente
col
nuovo
,
e
di
non
andare
colla
scure
nella
costituzione
degli
organi
politici
.
Il
costruire
ab
imis
fundamentis
potrà
valere
nei
terreni
vergini
di
umane
costruzioni
,
non
già
sui
campi
politici
nei
quali
è
per
lo
meno
un
'
illusione
di
cervelli
fantastici
quello
di
potere
bene
fabbricare
a
nuovo
,
e
senza
radici
nelle
istituzioni
esistenti
.
La
stessa
azione
del
Ministero
nelle
nomine
della
Corona
,
in
certi
limiti
,
giova
allo
scopo
,
fornendo
il
modo
di
introdurvi
dei
cittadini
più
meritevoli
,
specie
fra
i
più
eminenti
ufficiali
pubblici
,
più
ricchi
di
capacità
legislativa
,
politica
e
pratica
,
riconosciuti
da
tutti
come
elemento
preziosissimo
di
ogni
Senato
,
e
che
possono
tuttavia
essere
trascurati
dal
corpo
elettorale
qualsiasi
che
dovrebbe
eleggere
i
Senatori
.
Un
'
altra
parte
si
potrebbe
dare
alla
elezione
del
Senato
stesso
.
La
cooptazione
,
se
come
modo
esclusivo
di
comporre
un
Senato
non
può
essere
sostenuto
,
perché
creerebbe
un
Senato
affatto
indipendente
dalla
nazione
e
dalle
correnti
di
esso
,
in
certi
limiti
si
giustifica
pienamente
.
Il
Senato
è
meglio
di
ogni
altro
interessato
a
chiamare
nel
suo
seno
gli
uomini
più
eminenti
della
nazione
,
che
fossero
trascurati
dalle
intolleranze
popolari
e
ministeriali
;
e
si
può
metter
pegno
,
che
come
in
tutti
gli
organismi
,
non
fosse
altro
l
'
istinto
della
propria
conservazione
,
in
vita
e
in
potenza
,
gli
farà
scegliere
le
persone
più
adatte
a
dargli
la
maggiore
autorità
morale
,
sociale
e
politica
;
le
migliori
nomine
in
complesso
saranno
le
sue
.
Per
il
resto
bisogna
sempre
affidarsi
alla
elezione
nazionale
.
Qui
sorge
la
questione
più
grave
,
quella
degli
elettori
speciali
del
Senato
.
Il
miglior
concetto
,
astrattamente
,
parrebbe
forse
essere
quello
prevalente
in
Germania
di
fare
eleggere
il
Senato
moderatore
dagli
organismi
,
dalle
corporazioni
sociali
,
che
possano
essere
considerati
come
i
naturali
elementi
moderatori
della
società
;
l
'
alta
aristocrazia
,
la
Chiesa
,
la
gran
proprietà
,
e
potrebbe
aggiungersi
la
scienza
,
la
magistratura
,
l
'
alta
industria
e
l
'
alto
commercio
.
Ma
in
Italia
evidentemente
,
finché
almeno
il
papato
non
avrà
rinunciato
a
ogni
pretesa
di
ristabilimento
del
potere
temporale
,
la
Chiesa
è
ostile
al
Regno
d
'
Italia
,
ed
è
assurdo
il
chiamarla
a
conservarlo
e
a
svilupparlo
;
l
'
aristocrazia
come
classe
politica
non
esiste
,
e
i
privilegi
che
si
conferissero
ai
nobili
di
sangue
parrebbero
per
lo
meno
un
anacronismo
.
Resterebbero
per
verità
altre
istituzioni
,
altri
elementi
sociali
più
o
meno
organizzati
o
capaci
di
organizzazione
e
non
ostili
al
demos
,
anzi
la
parte
più
eletta
del
popolo
,
epperciò
degni
di
considerazione
in
proposito
.
Ma
quanti
e
quali
sono
essi
,
e
come
proporzionare
i
Senatori
fra
loro
?
Quanti
bisognerebbe
darne
,
per
esempio
,
alla
Magistratura
,
alle
Università
,
alle
Camere
di
Commercio
,
e
così
via
seguendo
?
Il
sistema
potrà
essere
seducente
a
primo
aspetto
,
ma
,
in
questa
forma
,
mi
pare
aperto
a
troppe
obbiezioni
ed
inapplicabile
.
Io
credo
il
miglior
sistema
sarebbe
in
Italia
di
far
nominare
codesti
Senatori
elettivi
da
collegi
speciali
;
i
cui
elettori
,
come
principio
generale
,
si
comporrebbero
degli
appartenenti
alle
categorie
fra
le
quali
il
Senato
odierno
è
scelto
.
Carattere
precipuo
di
questi
elettori
senatoriali
sarebbe
perciò
di
essere
degli
elementi
più
elevati
del
popolo
,
non
già
per
privilegio
di
nascita
,
ma
per
uffici
popolari
o
pubblici
,
per
altezza
di
scienza
e
per
condizione
economica
o
sociale
.
In
complesso
,
salvo
alcune
aggiunte
o
modificazioni
indispensabili
nelle
nostre
condizioni
odierne
,
i
presenti
nominabili
al
Senato
si
trasformerebbero
in
elettori
senatoriali
.
Io
non
intendo
di
formulare
un
progetto
di
legge
elettorale
del
Senato
,
ma
noto
che
potrebbero
essere
elettori
dei
nuovi
Senatori
elettivi
:
I
deputati
al
Parlamento
,
e
quelli
che
hanno
fatto
parte
delle
precedenti
legislature
.
I
consiglieri
provinciali
attuali
,
e
quelli
che
vennero
eletti
precedentemente
a
rappresentare
le
provincie
.
Quelli
che
sono
stati
ministri
di
Stato
,
ambasciatori
e
inviati
straordinari
.
I
presidenti
e
i
consiglieri
in
attività
di
servizio
o
in
riposo
delle
Corti
di
Cassazione
e
di
Appello
,
del
Consiglio
di
Stato
,
della
Corte
dei
Conti
e
del
Tribunale
supremo
di
guerra
,
e
i
membri
delle
loro
procure
generali
.
I
membri
delle
regie
Accademie
,
i
professori
delle
Università
governative
.
I
generali
,
e
forse
anche
gli
ufficiali
superiori
della
armata
di
terra
e
di
mare
che
sono
eleggibili
a
deputati
.
I
membri
dei
Consigli
superiori
dei
ministeri
,
del
pari
eleggibili
a
deputati
,
costituiti
per
legge
,
come
quello
di
pubblica
istruzione
,
di
sanità
,
dei
lavori
pubblici
e
delle
miniere
.
I
maggiori
imposti
delle
provincie
.
I
membri
delle
Camere
di
Commercio
.
I
Sindaci
delle
principali
città
;
per
esempio
,
dei
capoluoghi
di
provincia
o
sedi
di
Corti
di
Appello
.
A
questa
guisa
i
collegi
degli
elettori
senatoriali
si
comporrebbero
del
complesso
dei
cittadini
più
notevoli
per
fiducia
pubblica
attestata
dalle
elezioni
,
per
uffici
pubblici
,
per
elevate
professioni
sociali
,
per
scienza
,
per
censo
,
industria
o
commercio
;
i
migliori
elementi
per
comporre
un
Senato
autorevole
,
fornito
di
prestigio
e
quindi
di
forza
propria
sociale
e
morale
,
atto
a
moderare
la
Camera
dei
deputati
,
senza
porsele
di
fronte
,
si
noti
bene
,
come
rappresentante
di
una
classe
speciale
contro
la
maggioranza
numerica
del
paese
,
prevalente
nella
Camera
dei
deputati
.
Senonché
qui
si
presentano
altre
questioni
:
I
senatori
devono
essere
in
numero
illimitato
o
pur
no
,
e
in
qual
numero
?
E
debbono
esserlo
a
vita
,
o
a
tempo
?
E
il
Senato
dev
'
essere
soggetto
a
dissoluzione
da
parte
della
Corona
?
Alla
prima
questione
non
è
difficile
una
soddisfacente
risposta
.
Che
i
senatori
per
nomina
regia
siano
in
numero
illimitato
,
si
capisce
e
giustifica
,
per
la
ragione
detta
di
tenere
aperta
la
via
all
'
armonia
tra
gli
organi
legislativi
della
nazione
.
Ma
posto
che
il
Senato
sia
anche
in
parte
elettivo
,
senza
dubbio
deve
prevalere
il
principio
del
numero
fisso
.
In
Italia
,
nazione
calcolata
oggi
di
28
milioni
e
mezzo
di
abitanti
,
in
cui
la
Camera
dei
deputati
è
di
508
,
un
Senato
di
300
,
salvo
s
'
intende
i
Principi
reali
,
mi
pare
non
poter
suscitare
obbiezioni
.
Col
sistema
misto
qui
proposto
,
a
me
pare
che
la
parte
giusta
da
dare
ad
ognuno
sarebbe
questa
:
150
sarebbero
di
elezione
pubblica
,
75
di
nomina
della
Corona
,
75
di
nomina
del
Senato
stesso
.
Si
ricordi
bene
che
i
75
di
nomina
della
Corona
realmente
sarebbero
fatti
su
proposta
o
accettazione
del
Ministero
che
emana
dalla
maggioranza
della
Camera
;
perciò
il
Senato
,
o
direttamente
o
indirettamente
,
sarebbe
sempre
rappresentativo
della
nazione
.
Meno
agevole
parrà
a
qualcuno
la
risposta
al
quesito
se
abbiano
ad
essere
a
vita
o
a
tempo
.
Ma
che
quelli
nominati
dalla
Corona
o
dal
Senato
stesso
,
come
in
Francia
,
abbiano
a
esserlo
a
vita
,
s
'
intende
facilmente
da
sé
per
renderli
affatto
indipendenti
dal
potere
e
dalla
maggioranza
,
e
per
costituire
un
saldo
centro
di
fermezza
rispetto
alle
mobili
correnti
del
giorno
;
ma
si
potrebbe
dubitare
quanto
agli
elettivi
dai
collegi
nazionali
disegnati
.
Gioverebbe
da
una
parte
che
tutti
i
senatori
,
corpo
conservatore
dello
Stato
,
nel
miglior
senso
,
lo
siano
a
vita
,
quindi
indipendenti
affatto
dalle
mobili
correnti
della
piazza
;
sta
d
'
altro
lato
ch
'
è
carattere
fondamentale
degli
ufficii
elettivi
che
lo
siano
a
tempo
;
sia
per
applicare
il
principio
della
responsabilità
degli
eletti
davanti
alla
nazione
,
sia
per
aprire
il
Senato
alle
correnti
vive
di
essa
,
e
rendere
più
facile
l
'
armonia
col
paese
e
coll
'
altra
Camera
.
Tutto
considerato
mi
parrebbe
preferibile
fare
i
senatori
elettivi
,
a
tempo
,
però
al
doppio
della
Camera
dei
deputati
,
cioè
per
10
anni
,
rinnovabili
per
metà
ogni
cinque
.
Si
sa
che
in
generale
se
le
Camere
dei
deputati
si
rinnovano
integralmente
,
i
senatori
adempiono
meglio
alle
loro
funzioni
rinnovandosi
a
periodi
parziali
.
Cotesta
parte
elettiva
del
Senato
potrebbe
esser
dichiarata
suscettiva
,
di
scioglimento
da
parte
della
Corona
;
e
ciò
per
le
stesse
ragioni
che
han
conferito
al
sovrano
codesta
preziosa
prerogativa
rispetto
alla
Camera
dei
deputati
,
cioè
per
interrogare
in
certi
casi
la
nazione
,
illuminarsi
sui
suoi
veri
sentimenti
,
e
per
aver
modo
di
ristabilire
coi
verdetti
di
essa
la
turbata
armonia
fra
gli
organi
legislativi
ed
esecutivi
dello
Stato
.
L
'
eleggibilità
dovrebbe
essere
retta
dallo
Statuto
,
cioè
sarebbe
ristretta
fra
i
cittadini
di
almeno
40
anni
,
e
fra
le
categorie
attuali
,
cui
si
potrebbe
aggiungerne
una
dimenticata
,
e
pure
degna
di
novero
,
e
di
fatti
annoverata
nella
categoria
degli
eleggibili
al
presente
Senato
spagnuolo
;
quella
dei
professori
ordinarii
di
università
,
dopo
un
certo
numero
di
anni
,
per
esempio
sette
,
come
pei
membri
del
Consiglio
superiore
di
istruzione
e
delle
regie
Accademie
,
coi
quali
hanno
maggiore
analogia
.
VI
.
Difficoltà
più
grave
è
quella
della
ripartizione
dei
senatori
fra
le
varie
parti
dello
Stato
,
e
la
costituzione
dei
singoli
Collegi
senatoriali
.
L
'
idea
prima
più
semplice
che
si
presenta
a
questo
riguardo
si
è
la
elezione
per
provincia
,
ma
non
mi
pare
applicabile
per
una
gran
ragione
,
cioè
per
la
troppo
disuguale
costituzione
delle
nostre
provincie
.
L
'
Italia
essendo
oggi
calcolata
di
circa
28
milioni
e
mezzo
di
abitanti
,
e
i
nostri
senatori
elettivi
dovendo
essere
150
,
in
ragione
di
popolazione
,
che
è
sempre
il
criterio
più
equo
,
ne
toccherebbe
uno
ad
ogni
circa
190,000
anime
.
E
siccome
le
elezioni
,
salvo
caso
straordinario
di
dissoluzione
e
quindi
di
elezione
generale
,
dovrebbero
essere
ogni
cinque
anni
per
metà
,
ne
toccherebbe
uno
ogni
circa
380,000
abitanti
.
Ora
le
nostre
provincie
sono
69
,
e
alcune
di
esse
come
Sondrio
,
Livorno
,
Porto
Maurizio
,
hanno
poco
più
di
100,000
abitanti
,
e
altre
come
Milano
,
Torino
,
Napoli
,
Roma
ne
hanno
incirca
a
un
milione
;
è
evidente
che
non
si
potrebbero
pareggiare
fra
loro
nel
numero
dei
senatori
,
come
altrettanti
Stati
federati
,
eguali
nel
numero
dei
rappresentanti
,
non
ostante
ogni
disparità
loro
per
altri
rispetti
.
A
me
parrebbe
la
difficoltà
si
possa
agevolmente
superare
,
ripartendo
i
senatori
da
eleggere
,
non
fra
le
provincie
,
né
egualmente
,
né
disugualmente
secondo
la
popolazione
,
e
nemmeno
per
regioni
storiche
,
il
che
susciterebbe
le
aspre
questioni
inerenti
alla
risurrezione
delle
nostre
vecchie
regioni
politiche
,
ma
per
gruppi
di
provincie
omogenee
,
di
una
giusta
grandezza
e
proporzione
.
Essi
gruppi
o
collegi
senatoriali
,
nel
disegno
da
me
studiato
potrebbero
essere
i
seguenti
:
Il
Piemonte
occidentale
(
provincie
di
Torino
e
di
Cuneo
)
che
avrebbe
in
tutto
9
senatori
;
Il
Piemonte
orientale
(
provincie
di
Alessandria
e
di
Novara
)
che
ne
avrebbe
7;
La
Liguria
(
Genova
e
Porto
Maurizio
)
che
ne
avrebbe
5;
La
Lombardia
occidentale
(
Milano
,
Como
,
Sondrio
,
Pavia
)
senatori
11
;
La
Lombardia
orientale
(
Brescia
,
Bergamo
,
Cremona
,
Mantova
)
senatori
8
;
Il
Veneto
occidentale
(
Verona
,
Vicenza
,
Padova
,
Rovigo
)
senatori
7;
Il
Veneto
orientale
(
Venezia
,
Treviso
,
Belluno
,
Udine
)
senatori
8
;
L
'
Emilia
occidentale
(
Parma
,
Piacenza
,
Reggio
d
'
Emilia
,
Modena
)
senatori
6;
L
'
Emilia
orientale
(
Bologna
,
Ferrara
,
Ravenna
,
Forlì
)
senatori
6;
La
Toscana
settentrionale
(
Firenze
,
Arezzo
,
Lucca
,
Massa
)
senatori
8;
La
Toscana
meridionale
(
Livorno
,
Pisa
,
Siena
,
Grosseto
)
senatori
4;
Le
Marche
(
Ancona
,
Pesaro
,
Macerata
,
Ascoli
)
senatori
5;
Il
Lazio
e
l
Umbria
(
Roma
e
Perugia
)
senatori
8;
Gli
Abruzzi
e
Molise
(
Aquila
,
Chieti
,
Teramo
,
Campobasso
)
senatori
7
;
La
Campania
(
Napoli
,
Caserta
,
Benevento
)
senatori
10
;
La
Lucania
(
Salerno
,
Avellino
,
Potenza
)
senatori
8;
Le
Puglie
(
Bari
,
Foggia
,
Lecce
)
senatori
8
;
La
Calabria
(
Catanzaro
,
Cosenza
,
Reggio
)
senatori
7
;
La
Sicilia
orientale
(
Catania
,
Messina
,
Siracusa
,
Caltanisetta
)
senatori
8;
La
Sicilia
occidentale
(
Palermo
,
Trapani
,
Girgenti
)
senatori
6;
La
Sardegna
(
Cagliari
e
Sassari
)
senatori
4
.
Con
questo
disegno
tutta
l
'
Italia
sarebbe
divisa
in
21
collegi
senatoriali
,
ognuno
composto
delle
provincie
più
omogenee
per
condizioni
geografiche
,
demografiche
,
economiche
,
storiche
e
morali
;
non
troppo
grandi
né
troppo
piccoli
,
né
troppo
disuguali
fra
loro
,
almeno
rispetto
alla
composizione
delle
provincie
attuali
,
ed
anche
rispetto
alla
natura
delle
nostre
regioni
geografiche
e
storiche
.
Checché
si
faccia
è
evidente
,
per
esempio
,
che
la
popolazione
della
Sardegna
non
potrà
pareggiarsi
alla
Sicilia
,
né
la
Liguria
al
Piemonte
o
alla
Lombardia
.
Tutti
i
collegi
avrebbero
ripartiti
per
modo
i
150
senatori
loro
spettanti
,
da
eleggerne
regolarmente
nel
primo
quinquennio
la
prima
metà
,
e
nel
secondo
gli
altri
75
.
Io
sarei
tentato
qui
a
riprodurre
le
ragioni
di
giustizia
,
di
equità
e
di
sana
politica
,
che
dovrebbero
far
nominare
ai
detti
singoli
collegi
senatoriali
,
i
loro
2
,
3
,
4
,
5
o
più
senatori
,
non
già
a
puro
e
semplice
scrutinio
di
lista
,
ma
con
qualche
metodo
di
rappresentanza
proporzionale
;
segnatamente
con
quello
,
se
si
vuole
,
più
empirico
ed
imperfetto
,
ma
più
semplice
e
chiaro
,
cioè
col
sistema
del
così
detto
voto
limitato
.
Basterebbe
prescrivere
che
ogni
votante
,
a
seconda
che
nel
suo
collegio
si
debbano
eleggere
,
poniamo
l
'
esempio
più
comune
,
due
,
tre
,
quattro
o
cinque
senatori
,
abbia
a
scrivere
soltanto
nella
sua
scheda
,
rispettivamente
,
uno
,
due
,
o
tre
candidati
.
Ma
se
,
per
i
noti
pregiudizii
contro
un
tale
vero
progresso
negli
ordini
rappresentativi
,
non
si
volesse
complicare
con
siffatta
questione
la
riforma
del
Senato
,
questa
potrebbe
anche
effettuarsi
indipendentemente
:
vero
è
che
riuscirebbe
meno
soddisfacente
.
D
'
altra
parte
è
chiaro
che
uno
dei
grandi
argomenti
contro
lo
scrutinio
di
lista
comune
,
l
'
impossibilità
dell
'
elettore
di
votare
con
cognizione
di
causa
e
con
propria
coscienza
,
qui
non
saprebbe
applicarsi
,
essendo
gli
elettori
un
corpo
dei
migliori
cittadini
dello
Stato
per
coltura
,
per
censo
ed
uffici
pubblici
,
e
che
per
votare
si
raccoglierebbero
,
se
non
nel
capoluogo
di
tutto
il
collegio
,
in
quello
della
loro
sezione
provinciale
.
La
difficoltà
pratica
più
grave
parrebbe
a
prima
vista
la
coordinazione
del
nuovo
sistema
col
vecchio
;
imperocché
nessuno
,
io
spero
,
potendo
mettere
in
dubbio
il
rispetto
del
diritto
di
senatori
a
vita
dei
senatori
presenti
,
l
'
aggiunta
di
troppi
nuovi
farebbe
di
soverchio
crescere
il
numero
del
Senato
.
Pure
pensandoci
un
po
'
la
difficoltà
non
è
così
grave
.
Oggi
si
sa
che
ogni
anno
la
pallida
mors
,
che
aequo
pede
pulsat
anche
nelle
magioni
e
nelle
case
dei
senatori
,
falcia
ogni
anno
la
vita
di
trenta
circa
fra
essi
;
perciò
facendo
nominare
per
il
primo
quinquennio
i
75
elettivi
dai
collegi
elettorali
delle
provincie
non
si
altererebbe
di
troppo
il
numero
del
Senato
,
e
a
ogni
modo
l
'
alterazione
scomparirebbe
fra
non
molto
.
Non
così
sarebbe
se
si
facessero
nominare
d
'
un
tratto
anche
gli
altri
75
spettanti
al
Re
e
i
75
dal
Senato
stesso
.
Fintantoché
i
senatori
a
vita
non
siano
naturalmente
ridotti
al
numero
di
150
,
loro
spettante
normalmente
,
a
me
parrebbe
che
la
difficoltà
sarebbe
ben
superata
,
stabilendo
che
ogni
4
mancanze
che
avvengano
fra
gli
attuali
senatori
ne
vengano
loro
sostituiti
2
,
1
nominato
dalla
Corona
.
,
l
'
altro
dal
Senato
.
Quando
in
tal
guisa
tutti
i
senatori
vitalizii
fossero
ridotti
a
meno
di
150
,
la
Corona
ed
il
Senato
rispettivamente
ne
nominerebbero
tanti
,
quanti
servirebbero
a
completare
il
numero
normale
di
membri
loro
attribuito
dalla
legge
,
cioè
di
5
.
In
tal
guisa
il
Senato
sarebbe
apertissimo
alla
giusta
influenza
delle
elezioni
nazionali
,
senza
procedere
a
modo
rivoluzionario
,
senza
sconoscere
la
inapprezzabile
continuità
del
diritto
,
e
annodando
perfettamente
il
vecchio
col
nuovo
.
Io
non
presumo
di
aver
risolto
perfettamente
il
problema
,
e
in
tutti
i
suoi
particolari
.
Ho
inteso
soltanto
di
chiarire
che
una
riforma
del
Senato
in
Italia
non
è
un
concetto
rivoluzionario
,
antimonarchico
o
anticostituzionale
;
ma
invece
bisognerebbe
affrontarla
nell
'
interesse
della
conservazione
dello
Stato
e
della
sua
costituzione
.
Oggi
in
realtà
non
abbiamo
che
una
sola
Camera
,
dotata
di
un
vero
potere
politico
,
e
quindi
la
sua
oltrepotenza
;
la
nomina
dei
senatori
non
è
regia
ma
dei
ministri
,
e
per
lo
meno
il
restringerla
non
è
scemare
le
prerogative
effettive
del
Re
,
ma
un
limitare
l
oltrepotenza
,
corrompitrice
di
sé
medesima
,
della
maggioranza
pro
tempore
della
Camera
dei
deputati
.
Di
modo
che
,
se
non
fosse
la
solita
così
detta
logica
democratica
,
la
quale
combatte
certe
istituzioni
perché
non
conformi
al
suo
ideale
astratto
,
quelli
che
più
potrebbero
sostenere
il
Senato
regio
sarebbero
appunto
certi
democratici
;
i
quali
,
non
potendo
abbatterlo
,
potrebbero
amar
meglio
un
Senato
impotente
,
che
pone
lo
Stato
in
piena
balìa
della
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
e
dei
ministri
che
li
rappresentano
nei
Consigli
della
Corona
.
D
'
altra
parte
bisogna
ancora
richiamarsi
in
mente
che
certe
riforme
,
come
già
l
'
emancipazione
dei
cattolici
,
l
'
abolizione
delle
leggi
dei
cereali
e
la
riforma
elettorale
inglese
,
quando
per
qualsiasi
ragione
sono
divenute
inevitabili
,
l
arte
e
il
merito
degli
uomini
di
Stato
,
particolarmente
dei
conservatori
,
si
è
,
come
è
avvenuto
in
Inghilterra
nei
casi
citati
,
di
farle
essi
;
perché
a
ogni
modo
bisognando
farle
,
sarebbero
altrimenti
fatte
meno
bene
dagli
avversari
.
Questo
abbiam
potuto
veder
anche
in
Italia
colla
riforma
elettorale
.
Essa
non
è
stata
o
voluta
o
potuta
o
saputa
fare
dai
moderati
,
e
invano
poi
opponendosi
essi
,
e
ben
poco
giovando
il
senno
moderatore
del
Senato
,
è
stata
fatta
dagli
avversarii
come
tutti
sappiamo
.
Per
me
son
certo
che
la
riforma
del
nostro
Senato
è
inevitabile
,
sia
perché
come
in
tutti
gli
altri
Stati
a
noi
somiglianti
,
la
sua
composizione
odierna
ripugna
allo
spirito
democratico
che
ha
tanta
prevalenza
nella
nostra
civiltà
;
sia
,
e
questo
è
più
grave
,
perché
realmente
,
come
è
oggi
costituito
,
nelle
nostre
condizioni
presenti
e
più
ancora
nelle
prossime
future
,
non
può
ben
adempiere
al
suo
ufficio
.
La
questione
dunque
si
è
sul
modo
come
farla
.
Se
fatta
a
tempo
e
da
uomini
savii
potrà
riuscir
meglio
,
se
fatta
sotto
la
pressione
democratica
riuscirà
peggio
.
Ecco
tutto
.
StampaPeriodica ,
Dal
senatore
Giovanni
Gentile
,
che
è
l
'
unico
interprete
autorizzato
del
pensiero
di
Farinacci
,
riceviamo
la
seguente
lettera
:
Caro
Becco
Giallo
,
Da
qualche
tempo
,
sovraccarico
di
cure
soloniche
ed
enciclopediche
,
ho
trascurato
di
confortare
con
nuove
prove
la
mia
tesi
storica
,
accolta
con
tanto
favore
da
cotesto
giornale
,
della
diretta
filiazione
del
fascismo
dal
Risorgimento
italiano
.
Non
si
creda
però
che
io
l
'
abbia
abbandonata
:
anzi
,
a
nuova
conferma
,
mi
si
consenta
di
illustrare
con
testi
del
Risorgimento
la
recente
proposta
dell
'
on
.
Farinacci
,
che
si
drizzino
finalmente
le
forche
nelle
piazze
d
'
Italia
.
Il
testo
principale
è
un
'
ode
di
Vittorio
Zubriani
,
dal
titolo
"
Inno
al
canape
.
"
In
coscienza
,
non
potei
sostenere
che
Farinacci
ne
fosse
già
a
conoscenza
quando
lanciava
la
sua
proposta
;
ma
i
genii
mistici
di
questa
nostra
età
profondamente
religiosa
hanno
chi
la
virtù
profetica
(
come
Michelino
Bianchi
)
,
chi
la
divinazione
(
come
Farinacci
)
.
Ed
ecco
,
senz
'
altri
preamboli
il
nocciolo
dell
'
inno
:
Pugna
il
filantropo
pei
disumani
e
contro
l
'
uman
genere
,
coi
sofismi
scalzando
il
patibolo
pietra
angolare
del
civil
consorzio
,
baluardo
dei
Regni
in
pericolo
,
altar
de
la
giustizia
.
Mannaia
e
canape
,
sommi
argomenti
,
in
piedi
e
in
auge
serbano
leggi
e
costumi
...
Si
noti
:
mannaia
e
canape
:
invece
il
nostro
Farinacci
si
accontenta
del
solo
canape
;
ma
c
'
è
posto
per
gli
ulteriori
sviluppi
della
rivoluzione
.
E
gustate
questo
impeto
lirico
,
che
sa
d
'
Imbriani
,
assai
più
che
di
Carducci
,
il
poeta
commosso
della
storia
:
O
ferrei
spiriti
d
'
un
tempo
!
o
degni
esempli
!
o
sante
storie
!
Carlo
Quinto
a
le
forche
sberrettasi
...
Ed
ecco
un
gentile
episodio
:
Vuotar
le
carceri
solean
d
'
ospiti
i
papi
,
incoronandosi
.
Sisto
impone
che
,
invece
,
ne
impicchino
Quattro
a
Montecitorio
e
quattro
al
Popolo
,
mentre
il
rito
in
San
Pietro
si
celebra
:
arra
dei
suoi
propositi
.
Donde
segue
l
'
ammaestramento
:
Quest
'
egro
popolo
chirurgi
vuol
che
trattin
franco
il
bisturi
!
Né
quaterne
,
rinvilii
,
spettacoli
ad
ufo
,
imposte
miti
,
alti
salarii
ama
e
brama
al
par
d
'
aspra
giustizia
,
che
il
freni
e
che
l
'
emancipi
.
Prospera
,
o
canape
,
ricchezza
nostra
!
incarirai
!
Pronunzia
del
cancan
demagogico
il
termine
lo
stesso
apogeo
suo
...
Ilare
semini
canape
il
contadino
,
allegra
l
'
avola
fili
;
e
tessa
giuliva
la
giovane
;
lavori
lieto
il
funaiuol
;
preparino
,
conscie
braccia
del
fato
,
a
'
colpevoli
il
capestro
e
il
sudario
.
Ho
trascelto
gli
squarci
più
espressivi
;
ma
chi
desideri
conoscere
l
'
ode
integralmente
,
la
troverà
in
"
Studi
letterari
e
bizzarrie
satiriche
"
dell
'
Imbriani
,
a
cura
di
Benedetto
Croce
(
di
quel
Benedetto
Croce
che
ora
fa
l
'
antifascista
,
mentre
ha
preparato
finanche
i
sacri
testi
dell
'
era
nuova
!
)
.
Giovanni
Gentile
StampaPeriodica ,
I
.
Fedele
Lampertico
,
nel
suo
libro
Lo
Statuto
e
il
Senato
,
cita
parole
scritte
da
me
in
questa
stessa
Rivista
più
di
tre
anni
fa
e
non
ne
par
contento
.
Io
,
dopo
avere
affermato
che
«
né
autorità
regia
,
né
Senato
,
né
potere
esecutivo
mantenessero
nessun
loro
diritto
di
rimpetto
alla
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
»
aggiungeva
rispetto
al
Senato
,
ch
'
esso
«
rileggeva
ed
approvava
le
leggi
che
la
Camera
gli
mandava
,
per
cattive
che
fossero
.
»
Il
Lampertico
annota
:
«
Chiunque
abbia
letto
questo
studio
il
suo
con
animo
imparziale
avrà
riconosciuto
:
1°
che
non
dissimili
giudizi
si
sono
portati
sopra
il
Senato
sin
dai
primissimi
tempi
dello
Statuto
;
2°
che
se
allora
il
Senato
non
li
meritava
,
non
li
merita
adesso
(
pag
.
110
)
.
Ora
,
io
ho
letto
con
attenzione
il
pregevole
studio
del
Lampertico
,
ma
non
v
'
ho
trovato
punto
dimostrato
né
il
primo
punto
,
né
il
secondo
.
V
'
ho
trovato
,
invece
,
provato
che
il
Senato
,
non
per
colpa
dei
senatori
principalmente
,
ma
dei
Ministeri
,
soprattutto
dal
1876
in
qua
,
non
ha
compiuto
l
'
ufficio
suo
,
per
modo
che
se
ne
dichiari
contento
esso
stesso
o
possano
chiamarsene
contenti
gli
altri
.
Citerò
di
ricambio
lui
,
e
più
largamente
ch
'
egli
non
ha
fatto
me
:
«
Non
dobbiamo
dissimularci
,
scrive
nella
pagina
seguente
a
quella
da
cui
ho
citato
dianzi
,
che
le
leggi
,
bene
spesso
riducendosi
per
le
cagioni
generali
,
che
già
dicevamo
,
a
grandi
compromessi
e
transazioni
d
'
interessi
vari
,
più
volte
è
avvenuto
,
che
quelli
,
i
quali
erano
naturalmente
propensi
a
darvi
appoggio
,
insieme
ad
altri
,
che
sono
disposti
a
favorire
il
Governo
,
soverchiarono
più
volte
ogni
più
legittima
e
discreta
opposizione
.
»
Così
,
dunque
,
a
parer
del
Lampertico
,
si
forma
«
di
volta
in
volta
»
una
maggioranza
nel
Senato
;
e
si
vede
questa
«
rendere
impossibile
al
Senato
l
'
esercizio
delle
sue
attribuzioni
più
incontrastate
.
»
E
s
'
ha
l
'
effetto
che
«
allora
uomini
d
'
una
autorità
universalmente
riconosciuta
,
e
dagli
Uffici
del
Senato
chiamati
a
far
parte
dell
'
Ufficio
centrale
,
»
rimangono
«
soli
nella
loro
opposizione
»
e
il
Governo
riesce
a
impedire
al
Senato
«
di
rinviare
all
'
altra
Camera
persino
leggi
«
la
cui
dizione
»
si
riconosce
erronea
e
in
perfetta
contraddizione
«
coi
propri
intendimenti
.
»
(
pag
.
211
)
.
Non
si
crederebbe
;
nelle
parole
mie
censurate
dal
senatore
,
che
doveva
trovar
confutate
dallo
studio
di
lui
,
non
è
detto
nulla
di
altrettanto
grave
.
Anzi
il
senatore
ripete
più
in
là
«
crudamente
il
vero
.
Quando
il
deputato
va
a
deporre
la
pallottola
nell
'
urna
,
si
conforta
bene
spesso
nel
pensiero
,
che
alle
imperfezioni
della
legge
rimedierà
la
sapienza
del
Senato
;
è
l
'
espressione
dell
'
uso
.
E
molte
volte
questo
è
l
'
augurio
che
ad
alta
voce
non
si
peritano
di
esprimere
gli
stessi
ministri
.
Viene
la
legge
in
Senato
e
si
vuole
cioè
i
ministri
vogliono
che
la
legge
si
approvi
né
più
né
meno
come
al
Senato
è
venuta
dalla
Camera
dei
deputati
.
»
E
il
Senato
,
s
'
intende
,
cede
.
Io
potrei
citare
molte
altre
testimonianze
dello
stesso
genere
;
ed
avrò
forse
occasione
di
farlo
più
innanzi
.
Per
ora
mi
fermo
a
queste
.
Che
cosa
vogliono
dire
?
Vogliono
dire
che
il
Senato
,
per
la
composizione
sua
per
la
composizione
soprattutto
di
quella
tanta
parte
del
Senato
,
che
davvero
attende
all
'
ufficio
non
è
in
grado
,
a
dirla
altrimenti
,
d
'
incutere
ai
ministri
che
non
ne
vogliono
tener
conto
,
il
rispetto
delle
attribuzioni
sue
,
e
con
un
virile
esercizio
di
queste
,
mantenere
realmente
osservato
l
'
articolo
dello
Statuto
,
che
n
'
è
il
fondamento
,
quell
'
articolo
3
,
che
dichiara
il
potere
legislativo
collettivamente
esercitato
dal
Re
,
dal
Senato
e
dalla
Camera
dei
deputati
.
Se
la
parte
del
Re
non
è
rimasta
grande
,
quella
del
Senato
s
'
è
poco
meno
che
obliterata
.
Si
potrebbe
rassomigliare
a
quelle
membra
dell
'
organismo
animale
,
che
,
poiché
ci
sono
,
s
'
ha
a
dire
,
che
a
qualcosa
servissero
,
ma
ora
servono
poco
meno
che
a
nulla
,
anzi
addirittura
a
nulla
.
Dicevo
,
che
questo
si
può
affermare
con
più
precisione
non
di
tutto
il
Senato
,
ma
di
quella
parte
di
Senato
che
attende
all
'
ufficio
.
Giacché
,
dalle
tabelle
aggiunte
al
libro
,
di
cui
ho
fatto
mio
testo
,
appare
che
i
senatori
,
se
non
s
'
è
aggiunto
qualcuno
dopo
chiusa
la
XV
legislatura
,
sono
oggi
315
,
ed
erano
319
nel
1880;
ora
la
media
dei
presenti
nelle
adunanze
pubbliche
del
Senato
,
è
stata
dal
1874
al
1886
di
21
per
cento
,
e
non
mai
più
di
33
per
cento
,
e
persino
di
soli
14
per
cento
.
Il
che
vuol
dire
,
che
se
questa
piccola
minoranza
di
senatori
attivi
non
sa
,
né
può
,
per
il
modo
in
cui
risulta
composta
,
adempiere
,
a
detta
del
senatore
Lampertico
,
il
dover
suo
,
v
'
ha
poi
una
gran
maggioranza
di
senatori
che
restano
del
tutto
inoperosi
nelle
lor
case
,
e
non
si
curano
per
nulla
dell
'
ufficio
conferito
loro
dal
Re
,
e
le
più
volte
chiesto
,
implorato
con
grandi
preghiere
,
commendatizie
e
scongiuri
;
da
questo
molto
maggior
numero
il
titolo
è
tenuto
in
conto
di
una
mera
onorificenza
,
buona
a
dare
influenza
a
chi
n
'
è
insignito
,
a
rendergli
in
più
rispetti
più
comoda
la
vita
,
e
soprattutto
a
fornirlo
di
biglietti
,
che
permettano
di
viaggiare
gratuitamente
da
un
capo
all
'
altro
d
'
Italia
.
Bisogna
,
però
,
aggiungere
,
per
essere
schietti
,
che
può
essere
,
anzi
certamente
lo
spettacolo
di
quello
che
il
Senato
è
ridotto
a
fare
,
è
causa
,
che
il
numero
dei
senatori
renitenti
cresca
,
giacché
molti
,
non
avendo
in
sé
fiducia
di
potervi
rimediare
,
si
risolvono
a
non
prendervi
parte
essi
stessi
.
Di
certo
,
il
numero
cresce
;
dalla
I
alla
VII
legislatura
la
media
della
presenza
fu
di
52
,
il
massimo
di
59
,
il
minimo
di
46;
dalla
VIII
alla
XI
la
inedia
di
26
,
il
massimo
di
35
,
il
minimo
di
20
.
Ora
se
l
'
aumentare
del
numero
degli
inerti
ha
altre
ragioni
,
ha
anche
senza
dubbio
quella
che
dicevamo
;
e
ch
'
è
,
certo
,
la
più
onorevole
,
se
non
la
più
scusabile
di
tutte
.
Adunque
così
,
a
detta
del
senatore
Lampertico
,
sta
il
Senato
:
i
pochi
,
che
ci
vengono
,
non
possono
far
bene
;
e
i
più
non
ci
vengono
.
Davanti
allo
scadimento
di
un
grande
instituto
pubblico
,
si
sogliono
produrre
negli
animi
due
opposte
disposizioni
.
L
'
una
è
:
-
taciamo
;
ché
la
gente
non
se
ne
dovesse
accorgere
,
e
l
'
instituto
cadere
del
tutto
;
l
'
altra
è
:
-
parliamo
;
perché
coloro
a
cui
preme
,
ci
pensino
;
e
provvedano
a
cercar
mezzi
di
restituirlo
nel
vigore
di
prima
,
o
piuttosto
in
quello
che
gli
spetterebbe
per
ragion
di
diritto
e
di
utilità
.
La
seconda
disposizione
è
solo
efficace
e
vince
.
Non
può
,
quindi
,
non
esser
lodata
a
parer
mio
,
l
'
iniziativa
del
senatore
Alfieri
nella
tornata
del
16
dicembre
1881
,
in
cui
egli
presentò
al
Senato
la
mozione
,
che
la
Presidenza
nominasse
una
Giunta
di
cinque
senatori
incaricata
di
redigere
un
indirizzo
al
Re
,
perché
facesse
oggetto
d
'
esame
l
'
esercizio
della
regia
prerogativa
rispetto
al
Senato
e
vi
portasse
tutti
i
perfezionamenti
compatibili
con
lo
spirito
e
possibilmente
con
la
lettera
dello
Statuto
.
La
mozione
non
ebbe
per
allora
seguito
;
poiché
il
regolamento
,
come
suole
,
tanto
la
impedì
che
l
'
uccise
.
Ma
nella
tornata
del
31
marzo
1886
un
senatore
di
molto
minore
autorità
,
l
'
Alvisi
,
interrogò
il
Presidente
del
Consiglio
e
ministro
dell
'
interno
,
l
'
onorevole
Depretis
,
se
non
fosse
venuta
l
'
ora
di
pronunciare
nel
programma
per
l
'
elezioni
una
parola
sulla
possibile
riforma
del
Senato
;
e
il
Presidente
rispose
non
essere
egli
avverso
a
priori
,
di
proposito
deliberalo
,
ad
alcune
riforme
nell
'
organismo
dello
Stato
ma
,
doverne
venire
la
proposta
dallo
stesso
Corpo
,
in
cui
la
riforma
si
dovesse
fare
.
Le
quali
parole
parvero
,
quindi
,
un
invito
a
proporla
;
e
di
fatti
,
molti
senatori
si
disposero
a
consultarsene
tra
di
sé
e
v
'
invitarono
altri
con
lettera
a
stampa
dell'8
aprile
.
Nella
riunione
che
tennero
il
giorno
dopo
,
il
senatore
Cambray
-
Digny
ebbe
incarico
di
nominare
una
Commissione
di
sei
senatori
,
la
quale
formulasse
le
precise
proposte
,
che
la
riunione
più
larga
avrebbe
poi
discusse
e
votate
.
Furon
presentate
tali
proposte
il
1°
luglio
di
quest
'
anno
;
non
sappiamo
,
che
discussione
se
ne
facesse
;
ma
la
conclusione
fu
questa
,
che
la
Commissione
ebbe
molti
ringraziamenti
,
ma
non
quello
che
sarebbe
parso
il
migliore
,
l
'
adozione
di
qualcuna
delle
conclusioni
sue
.
La
riunione
,
anzi
,
se
ne
cavò
con
uno
di
quegli
ordini
del
giorno
,
come
noi
li
chiamiamo
malamente
,
che
affermano
molte
generalità
ragionevoli
,
ma
non
stringono
nulla
.
A
ogni
modo
s
'
affermava
di
nuovo
,
che
la
riforma
si
dovesse
fare
,
ma
s
'
affermava
anche
che
non
si
sapeva
in
che
dovesse
consistere
.
Pure
,
dalla
tornata
del
21
giugno
di
quest
'
anno
si
sarebbe
aspettato
di
più
.
In
questa
allo
stesso
senatore
Alvisi
era
parsa
buona
occasione
a
muovere
la
quistione
di
riforma
la
discussione
del
bilancio
di
spesa
per
il
Ministero
dell
'
interno
,
e
dai
discorsi
di
parecchi
senatori
,
che
attenuarono
,
confermarono
,
continuarono
le
parole
di
lui
,
si
sarebbe
potuto
arguire
,
che
le
idee
fossero
già
più
mature
e
sul
tenore
delle
riforme
e
sul
procedimento
a
seguire
,
che
dall
'
ordine
del
giorno
votato
poi
nella
riunione
privata
non
appare
.
L
'
onorevole
ministro
dell
'
interno
,
ch
'
era
questa
volta
l
onorevole
Crispi
,
si
contenne
,
nelle
dichiarazioni
ch
'
ebbe
a
fare
,
negli
stessi
termini
adoperati
più
di
un
anno
innanzi
dal
suo
predecessore
,
che
durava
del
resto
presidente
del
Consiglio
.
E
fu
prudenza
tanto
più
notevole
,
ch
'
egli
aveva
già
da
privato
scrittore
combattuto
la
nomina
regia
dei
senatori
,
e
propugnata
l
'
elezione
di
essi
per
parte
degli
stessi
elettori
che
eleggono
i
deputati
,
ma
a
doppio
grado
ed
in
appositi
collegi
elettorali
,
opinione
che
non
si
può
credere
né
priva
di
ragioni
,
né
eccessiva
,
perché
,
senza
dire
che
ha
illustri
ed
autorevoli
esempii
nel
Belgio
e
altrove
,
è
stata
quella
del
conte
di
Cavour
.
Intanto
la
sessione
ultima
del
Senato
,
nei
suoi
due
periodi
,
dal
10
giugno
1886
al
13
marzo
e
del
18
aprile
al
12
luglio
1887
non
ha
punto
mostrato
,
che
nessuna
delle
magagne
del
Senato
mostrasse
disposizione
a
risanare
,
sia
di
quelle
,
delle
quali
esso
ha
la
colpa
,
sia
di
quelle
,
molto
maggiori
di
gravità
e
di
numero
,
delle
quali
ha
colpa
il
Ministero
.
In
questo
intervallo
di
tempo
sono
stati
presentati
al
Senato
179
progetti
di
legge
;
ne
ha
piuttosto
approvati
che
discussi
170
.
Di
questi
soli
7
gli
erano
stati
presentati
in
iniziativa
,
tutti
,
eccetto
due
,
di
poca
importanza
.
E
si
badi
che
di
questi
sette
appunto
uno
dei
due
che
dicevo
di
maggiore
importanza
,
trasmesso
alla
Camera
,
non
è
stato
né
riferito
né
discusso
né
votato
da
questa
;
il
che
ha
reso
la
fatica
del
Senato
poco
meno
che
vana
.
Certo
quelli
che
il
Senato
non
ha
discusso
,
sono
stati
presentati
in
iniziativa
ad
esso
e
sono
di
grande
importanza
;
ma
in
quella
stessa
tornata
del
21
giugno
fu
benissimo
spiegato
dai
senatori
al
ministro
dell
'
interno
,
che
pareva
volesse
farne
loro
censura
,
come
non
era
stato
per
colpa
del
Senato
,
che
almeno
quattro
di
quei
progetti
di
legge
non
s
'
erano
potuti
discutere
,
bensì
per
colpa
delle
vicende
e
delle
mutazioni
dei
Ministeri
.
Invece
dalla
Camera
al
Senato
,
nello
stesso
periodo
sono
stati
trasmessi
163
progetti
di
legge
;
e
questi
il
Senato
gli
ha
approvati
tutti
,
senza
modificazione
di
sorta
,
eccetto
tre
soli
di
assai
piccola
importanza
con
modificazioni
di
poco
momento
che
la
Camera
ha
accolto
.
Ora
,
non
si
possono
fare
che
due
supposti
soli
;
l
'
uno
che
il
Senato
ha
inghiottito
si
gran
desinare
di
leggi
,
perché
gli
comparse
uscito
dalla
cucina
della
Camera
perfetto
o
quasi
perfetto
;
l
'
altro
che
l
'
ha
fatto
,
perché
,
qualunque
ne
fosse
il
suo
giudizio
,
la
piccola
assemblea
che
le
ha
votate
,
d
'
un
80
senatori
al
più
,
e
la
molto
più
piccola
che
le
ha
discusse
o
per
lo
più
sentite
soltanto
leggere
,
non
ha
avuto
modo
né
lena
di
rigettarne
,
indugiarne
,
modificarne
nessuna
.
Certo
la
seconda
ipotesi
n
'
è
la
vera
.
Talora
la
votazione
segreta
di
più
d
'
una
di
queste
leggi
è
stata
preceduta
dalla
votazione
palese
di
qualche
ordine
del
giorno
,
che
manifestava
gli
scrupoli
del
Senato
nell
'
accettarla
;
quantunque
non
ci
sia
rimedio
meno
razionale
e
meno
efficace
,
e
il
Senato
stesso
l
'
ha
toccato
con
mano
,
e
più
d
'
un
senatore
l
'
ha
avvertito
che
di
quegli
ordini
del
giorno
il
Ministero
,
che
v
'
assenti
per
trarsi
d
'
impaccio
più
presto
,
non
aveva
poi
tenuto
nessun
conto
.
Adunque
,
le
leggi
il
Senato
le
vota
assai
spesso
,
non
perché
buone
,
ma
quantunque
,
allo
stesso
parer
suo
,
cattive
:
e
questo
succede
,
perché
i
Ministeri
voglion
così
,
e
nel
Senato
attivo
non
v
'
è
forza
sufficiente
oramai
ad
opporsi
ad
un
volere
qualunque
del
Ministero
.
E
che
questa
forza
vi
manchi
,
non
può
essere
se
non
l
'
effetto
d
'
una
causa
sola
;
la
dipendenza
,
in
cui
sono
dal
Ministero
troppi
senatori
,
o
perché
impiegati
in
una
o
altra
amministrazione
o
perché
creature
sue
;
e
forse
d
'
un
altra
:
quella
natural
fiacchezza
,
che
invade
a
mano
a
mano
un
'
Assemblea
,
la
quale
si
sente
venir
meno
il
terreno
su
cui
si
regge
.
II
.
Il
male
è
riconosciuto
da
troppe
parti
,
perché
non
esista
;
e
mi
paiono
molto
strani
quei
senatori
,
che
da
una
parte
lo
confessano
,
e
dall
'
altra
si
lagnano
che
col
parlare
di
riforme
si
confermi
.
Poniamo
che
sia
stato
poco
prudente
parlare
di
riforme
:
ciò
non
fa
che
non
se
ne
sia
parlato
e
non
se
ne
parli
;
e
gli
scongiuri
non
bastano
a
cessarne
il
discorso
.
Vero
,
che
invocare
una
riforma
intanto
scema
credito
;
ma
,
per
ricuperare
il
credito
,
una
volta
che
la
riforma
si
sia
invocata
,
non
v
'
è
altro
modo
che
farla
.
Ora
,
che
riforma
dev
'
essere
?
Coloro
i
quali
si
occupano
di
riformare
in
parte
o
in
tutto
gli
Stati
,
sogliono
credere
,
che
ciò
che
preme
,
è
scuotere
i
congegni
.
Così
a
'
più
i
quali
hanno
trattato
e
trattano
le
questione
della
riforma
del
Senato
in
Italia
,
sembra
che
questa
debba
consistere
nel
mutare
il
modo
di
nomina
dei
senatori
:
e
non
già
perché
credono
che
così
si
avrebbero
senatori
migliori
degli
attuali
,
ma
perché
credono
,
che
dal
lor
modo
di
nominarli
verrebbe
più
forza
e
più
sentimento
di
forza
alla
Camera
di
cui
farebbero
parte
,
di
rimpetto
a
quella
dei
deputati
.
Vedremo
,
se
in
uno
o
in
altro
di
tali
congegni
proposti
vi
sia
la
virtù
,
che
se
ne
spera
.
A
ogni
modo
,
io
non
sono
inclinato
a
credere
,
che
la
vita
stia
nello
scheletro
;
m
'
è
parso
sempre
che
,
eccetto
casi
di
estrema
corruttela
e
il
presente
,
certo
,
è
tutt
'
altro
che
tale
,
la
riforma
efficace
si
compia
,
anziché
col
variare
qualche
giuntura
di
ossa
,
col
muovere
lo
spirito
del
paese
,
intorno
all
'
istituto
che
n
'
ha
bisogno
,
e
penetrarnelo
e
vivificarnelo
.
Ma
qui
è
la
principale
difficoltà
nostra
.
Lo
spirito
del
paese
,
di
certo
esiste
:
ma
come
muoverlo
?
Sarebbe
,
di
certo
,
l
'
ufficio
della
stampa
politica
.
Ma
la
stampa
,
almeno
la
quotidiana
,
se
togli
uno
o
due
giornali
ma
a
due
,
dubito
che
non
ci
s
'
arrivi
non
è
libera
in
Italia
.
La
stampa
è
libera
rispetto
alla
legge
;
ma
è
ligia
e
serva
dei
suoi
bisogni
,
e
degli
uomini
politici
ai
quali
è
addetta
.
Essa
dovrebb
'
essere
la
parola
del
paese
a
questi
;
è
la
parola
di
questi
al
paese
.
Se
deve
parlare
del
Senato
,
non
s
'
eleva
a
giudicarne
l
'
azione
,
secondo
conforme
o
no
al
carattere
suo
;
ma
lo
grida
patriottico
o
il
contrario
,
secondo
piace
o
no
,
e
giova
o
no
al
Ministero
che
il
giornale
porta
in
palma
di
mano
.
Sicché
dalla
stampa
il
paese
in
questo
rispetto
,
come
in
tanti
altri
,
non
che
essere
diretto
,
è
traviato
;
e
invece
d
'
unire
influenze
,
atte
a
correggere
e
rinvigorire
l
'
instituto
,
n
'
escono
di
quelle
atte
a
guastarlo
e
indebolirlo
peggio
.
Ciò
che
la
stampa
politica
quotidiana
non
vuol
fare
,
gli
scrittori
privati
non
possono
fare
.
La
mia
esperienza
mi
prova
che
nessun
libro
o
opuscolo
,
di
materia
soprattutto
politica
,
è
atto
a
richiamare
sopra
il
soggetto
che
tratta
,
una
larga
e
seria
attenzione
,
e
a
eccitare
intorno
ad
esso
una
discussione
ardente
e
feconda
.
Il
pubblico
italiano
mostra
avere
un
piccolissimo
gusto
di
tutto
quanto
concerne
l
'
organismo
dei
poteri
pubblici
.
A
ciascun
italiano
basta
di
ingegnarsi
a
cavare
da
quelli
che
ci
sono
,
il
maggior
profitto
che
può
per
sé
.
Sicché
,
davvero
,
libri
o
opuscoli
sul
Senato
,
come
se
ne
sono
letti
molti
e
ne
vengono
fuori
,
non
riusciranno
,
neanche
se
fossero
eccellenti
,
a
creare
intorno
al
Senato
un
'
atmosfera
in
cui
si
rinforzi
e
si
ritemperi
.
Siamo
dunque
,
costretti
a
cercare
soprattutto
i
rimedii
nel
giro
di
disposizioni
di
legge
o
di
provvedimenti
di
governo
,
sperando
,
per
attuarli
,
in
ministri
,
ai
quali
,
inspirati
da
un
alto
concetto
d
'
interesse
pubblico
,
piaccia
d
'
avere
ai
fianchi
un
Senato
meno
comodo
che
non
sia
il
presente
.
Per
ricercare
quali
queste
disposizioni
di
legge
o
provvedimenti
possono
essere
,
bisogna
prima
fissare
,
che
cosa
oggi
un
Senato
sia
.
Il
primo
movente
della
mozione
dell
'
Alfieri
citata
dianzi
fu
questo
,
che
,
come
la
Giunta
,
che
riferiva
sulla
legge
elettorale
del
gennaio
aveva
per
la
prima
avvertito
,
si
credette
vi
fosse
un
'
intima
relazione
tra
l
'
allargamento
del
suffragio
politico
,
e
una
costituzione
del
Senato
,
che
deve
a
questo
una
maggior
forza
dirimpetto
a
quella
,
che
da
un
più
diffuso
suffragio
veniva
sulla
Camera
dei
deputati
.
Io
non
credo
che
questa
relazione
ci
sia
.
Nel
Belgio
il
Senato
è
elettivo
,
e
il
suffragio
è
più
ristretto
che
in
qualunque
altro
Stato
costituzionale
.
In
Prussia
il
suffragio
è
universale
e
il
Senato
non
è
elettivo
.
Il
vero
è
che
più
è
esteso
il
suffragio
,
ond
'
esce
la
Camera
dei
deputati
,
e
più
è
difficile
costituire
un
'
altra
Camera
,
che
le
serva
di
freno
e
di
contrappeso
,
o
a
uno
qualsiasi
degli
altri
fini
,
per
cui
si
suol
dire
,
che
un
'
altra
Camera
ci
deve
essere
.
In
somma
,
più
diventa
democratica
la
Camera
dei
deputati
,
più
è
in
grado
di
presumere
ch
'
essa
rappresenti
tutto
il
popolo
e
più
ci
si
deve
aspettare
che
non
soffra
contradizione
al
voler
suo
,
una
volta
formato
ed
espresso
.
Se
la
Camera
dei
deputati
ha
vita
da
una
indistinta
totalità
di
elettori
,
da
poco
meno
che
tutta
intera
la
cittadinanza
raccolta
nei
collegi
,
non
può
avere
un
'
autorità
che
la
pareggi
,
nessun
'
Assemblea
che
si
fondi
sopra
una
parte
di
elettori
,
o
sopra
suffragi
,
attraverso
i
quali
la
volontà
di
elettori
si
manifesti
meno
immediatamente
,
liberamente
,
direttamente
.
Quest
'
altra
Assemblea
che
si
pretende
per
soprappiù
d
'
essere
un
Senato
,
e
superiore
alla
prima
,
parrà
un
'
oligarchia
alla
Camera
eletta
per
il
voto
di
tutti
.
Peggio
se
i
membri
di
quest
'
altra
Assemblea
devono
avere
prolificazioni
di
senno
e
di
capacità
,
che
i
primi
non
hanno
.
Sarà
questa
una
seconda
cagione
perché
la
democrazia
orgogliosa
della
Camera
dei
deputati
disdegni
e
non
tolleri
l
'
aristocrazia
paurosa
della
Camera
,
dei
senatori
.
Dicevo
paurosa
;
e
così
sarebbe
.
Avremmo
il
Senato
;
ma
a
un
patto
,
che
nessuno
degli
ufficii
del
Senato
sarebbe
adempiuto
.
Così
in
più
d
'
un
paese
monarchico
si
son
viste
e
si
vedranno
rimanere
le
monarchie
.
Forse
,
l
'
affermazione
mia
di
dianzi
che
nessuna
relazione
vi
sia
tra
l
'
allargamento
del
suffragio
e
la
costituzione
del
Senato
va
temperata
così
:
che
,
cioè
,
quanto
più
s
'
allarga
il
suffragio
da
cui
è
eletta
la
Camera
dei
deputati
,
tanto
meno
un
Senato
elettivo
è
possibile
.
Che
cosa
,
oggi
,
è
o
può
essere
in
realtà
il
Senato
?
Se
il
principal
contrassegno
di
un
'
Assemblea
politica
è
questo
ch
'
essa
possa
col
voto
suo
disfare
e
rifare
il
Ministero
,
il
Senato
non
è
più
tale
o
almeno
non
lo
è
nel
grado
in
cui
è
tale
la
Camera
dei
deputati
,
non
lo
è
che
nel
grado
in
cui
è
tale
una
Camera
di
deputati
in
un
regime
non
parlamentare
,
ma
meramente
costituzionale
,
come
,
per
esempio
,
il
prussiano
.
Certo
,
né
il
Senato
né
la
Camera
dei
deputati
del
Congresso
degli
Stati
Uniti
disfà
o
rifà
un
Ministero
;
ma
costà
il
potere
esecutivo
deriva
immediatamente
dal
popolo
,
e
sta
di
fianco
al
Congresso
,
non
dietro
di
esso
.
Nel
regime
parlamentare
,
secondo
il
tipo
inglese
a
cui
si
confà
il
nostro
,
l
'
Assemblea
,
che
non
ha
mai
avuto
,
o
,
nella
coscienza
sua
e
del
paese
,
ha
smarrito
il
diritto
d
'
influire
col
suo
voto
nella
composizione
del
Governo
,
non
è
politica
quanto
e
come
un
'
Assemblea
che
conserva
questo
diritto
.
Ed
è
ammesso
anche
che
un
Senato
non
potrebbe
alla
lunga
respingere
una
legge
,
che
la
Camera
dei
deputati
volesse
.
Se
il
Re
fosse
anch
'
egli
contrario
alla
legge
,
potrebbe
,
quando
trovi
ministri
che
consentano
con
lui
,
sciogliere
la
Camera
dei
deputati
,
ma
se
gli
elettori
rimandassero
la
stessa
,
o
ne
mandassero
una
,
che
,
rispetto
alla
legge
,
convenisse
colla
precedente
,
sarebbe
,
non
incostituzionale
,
ma
pericoloso
persistere
a
rifiutarla
,
e
non
si
dovrebbe
,
certo
,
se
non
in
un
estremo
caso
.
L
'
ufficio
ordinario
del
Senato
è
di
correggere
le
leggi
che
la
Camera
gli
trasmette
,
e
darle
modo
di
ripensarci
;
ovvero
,
di
prepararle
quelle
,
che
,
come
bisognose
di
maggiore
competenza
e
di
più
tranquilla
e
seria
discussione
,
il
Ministero
gli
commette
,
o
inizia
esso
stesso
.
Tutti
vedono
e
sentono
,
che
uno
dei
principali
difetti
del
sistema
parlamentare
è
la
grande
incompetenza
dei
ministri
,
talora
,
e
dei
deputati
,
spesso
,
nell
'
opera
delle
legislazioni
:
incompetenza
grande
,
sì
perché
la
pratica
manca
agli
uni
e
agli
altri
,
sì
perché
manca
loro
la
tecnica
di
ciascuna
materia
legislativa
,
e
sì
ancora
e
soprattutto
perché
sono
influiti
da
correnti
di
opinione
politiche
e
passeggiere
.
Questa
competenza
spetta
soprattutto
a
un
Senato
di
averla
,
e
di
darne
prova
.
Dico
di
darne
prova
;
giacché
averla
non
basta
.
Se
talora
le
Giunte
ragionano
con
molta
dottrina
e
di
bilanci
e
di
leggi
,
e
poi
le
votazioni
seguono
,
come
se
nessuna
osservazione
fosse
stata
fatta
,
è
competenza
che
non
serve
.
La
competenza
che
serve
,
è
quella
che
si
mostra
coi
voti
,
ed
è
accompagnata
dalla
fiducia
,
che
il
voto
conforme
a
coscienza
è
solo
adatto
a
indicare
.
La
fiducia
deve
essere
tanta
,
che
inspiri
a
ciascuno
la
risoluzione
di
compiere
il
dovere
proprio
,
senza
pensare
con
che
e
con
quanto
effetto
lo
faccia
.
Ora
,
a
quest
'
ufficio
bisogna
autorità
di
grado
e
di
dottrina
e
indipendenza
di
posto
e
di
carattere
.
Il
senatore
Lampertico
,
dottissimo
,
non
cita
nel
suo
libro
e
però
,
si
direbbe
che
ignora
un
detto
di
Montalambert
,
che
mi
pare
la
migliore
sentenza
che
sul
soggetto
presente
si
sia
pronunciata
:
Pour
que
le
Sénat
soit
quelque
chose
,
il
faut
que
chaque
sénateur
soit
quelqu
'
un
.
L
'
autorità
del
Senato
,
a
dirla
altrimenti
,
non
è
che
la
somma
delle
autorità
proprie
dei
singoli
uomini
che
lo
compongono
.
Nello
studio
del
Lampertico
,
v
'
hanno
molte
tabelle
utili
;
una
sarebbe
più
utile
di
tutte
;
quella
dei
nomi
di
senatori
morti
via
via
dal
1848
sinoggi
confrontati
coi
nomi
dei
senatori
che
si
sono
andati
surrogando
loro
via
via
.
Si
potrebbe
facilmente
giudicare
se
la
somma
dell
'
autorità
di
questi
secondi
nomi
è
pari
a
quella
dell
'
autorità
di
quei
primi
.
Se
è
pari
,
cerchiamo
altre
ragioni
della
necessità
d
'
una
riforma
del
Senato
;
se
non
è
pari
,
questa
basti
.
L
'
autorità
che
deriva
dai
servigi
resi
allo
Stato
,
dalla
lunga
esperienza
,
dall
'
ingegno
,
dalla
dottrina
,
è
l
'
ultima
contro
cui
la
democrazia
ricalcitra
,
quantunque
anche
contro
essa
infine
ricalcitri
.
Quest
'
autorità
,
che
non
si
scompagna
mai
o
di
rado
da
una
pari
dignità
di
condotta
e
da
una
grande
indipendenza
di
carattere
,
è
quella
che
bisogna
soprattutto
salvare
nel
Senato
,
se
si
vuoi
mantenerne
l
'
utilità
.
Ora
,
nessun
sistema
elettivo
è
atto
a
mantenergliela
.
Noi
vediamo
,
quanto
un
suffragio
,
diretto
,
immediato
,
largo
è
adatto
a
mantenerla
alla
Camera
dei
deputati
.
E
non
è
chiaro
a
tutti
ch
'
essa
ha
molto
più
potere
,
che
autorità
?
Ch
'
è
assai
più
temuta
che
rispettata
?
Un
suffragio
,
comunque
si
combini
,
ristretto
,
a
due
gradi
,
con
diverso
collegio
,
non
può
alla
prima
e
alla
lunga
,
eleggere
uomini
,
soprattutto
onorevoli
,
per
le
qualità
che
dicevo
.
Sarà
,
prima
o
poi
,
corrotto
da
influenze
diverse
.
Lascerà
prima
o
poi
per
terra
,
le
menti
più
elette
del
paese
,
le
coscienze
più
fiere
,
più
intemerate
:
e
poiché
elegge
a
tempo
,
lascierà
i
senatori
,
come
sono
i
deputati
,
soggetti
alla
peggiore
delle
servitù
,
alla
servitù
degli
elettori
,
a
seguire
quelli
,
che
son
presunti
averlo
scelto
a
guidare
.
Il
Senato
elettivo
,
comunque
eletto
,
sarà
una
Camera
dei
deputati
debole
,
senza
nessuna
della
qualità
che
gli
devono
appartenere
in
proprio
,
e
con
tutte
le
cattive
qualità
,
che
in
una
Camera
dei
deputati
non
è
possibile
,
che
prima
o
poi
non
s
'
insinuino
.
Il
problema
è
questo
:
avere
il
Senato
supremamente
autorevole
.
Così
,
i
ministri
lo
rispetterebbero
:
e
lo
rispetterebbe
,
eccetto
in
casi
di
gran
commozione
pubblica
,
la
Camera
.
Così
,
i
diritti
e
gli
ufficii
che
lo
Statuto
gli
assegna
,
li
conserverebbe
tutti
;
e
non
rischierebbe
,
come
rischia
ora
,
di
vederseli
sottratti
dalla
Camera
,
più
per
opera
dei
ministri
che
per
volontà
di
questa
stessa
ed
esso
impotente
a
difenderli
.
Di
quello
che
l
'
autorità
sia
e
come
si
mantenga
i
Romani
furono
i
maestri
:
che
intesero
meglio
di
ogni
popolo
antico
come
dovess
'
essere
costituito
un
corpo
in
cui
l
'
autorità
,
qualunque
fossero
le
vicende
del
suo
potere
immediato
,
continuasse
a
risiedere
.
Due
modi
,
almeno
dacché
si
fu
sviluppata
la
libertà
popolare
,
vi
furono
per
entrare
nel
Senato
Romano
,
la
più
illustre
delle
assemblee
che
portarono
questo
e
quella
onde
è
stato
trasmesso
a
ogni
altra
;
l
'
uno
esservi
nominato
dal
censore
,
l
'
altro
,
avere
esercitato
una
magistratura
che
vi
desse
diritto
.
Il
censore
aveva
obbligo
di
nominarvi
i
cittadini
migliori
;
e
la
nomina
fatta
ogni
quinquennio
,
era
a
vita
,
purché
uno
non
si
rendesse
indegno
dell
'
onore
e
dell
'
ufficio
,
nel
qual
caso
il
censore
stesso
aveva
ogni
quinquennio
il
diritto
di
cacciarlo
via
.
E
questo
diritto
esisteva
anche
rispetto
a
quelli
,
che
la
magistratura
ricoperta
portava
per
sé
stessa
in
Senato
.
Le
quali
due
vie
di
pervenirvi
restaron
le
sole
,
anche
quando
la
repubblica
si
mutò
in
imperio
;
giacché
al
principe
,
come
tale
,
non
appartenne
altra
facoltà
in
ciò
,
se
non
quella
che
gli
veniva
dall
'
ufficio
che
rivestiva
di
censore
.
E
certo
,
al
Senato
rimase
tanta
autorità
,
dirimpetto
a
'
Comizii
popolari
,
che
possiamo
non
ostante
le
molte
differenze
ragguagliare
alla
nostra
assemblea
elettiva
,
se
poi
dirimpetto
agl
'
imperatori
e
alle
legioni
,
che
tempi
di
corruttele
e
di
abiezione
tristissimi
e
dentro
il
corpo
stesso
e
fuori
non
bastarono
a
levargli
in
tutto
autorità
e
credito
,
anzi
di
tratto
in
tratto
sin
quasi
agli
ultimi
anni
dell
'
impero
sconquassato
e
cadente
ne
mostrò
tanto
,
che
par
quasi
incredibile
e
maraviglioso
.
Dov
'
è
la
radice
di
un
consesso
così
durevole
?
In
questo
,
che
il
diritto
che
veniva
dalla
magistratura
ricoperta
,
era
per
sé
cagione
,
che
il
senatore
ascrivesse
a
sé
il
posto
conseguito
;
e
il
diritto
che
veniva
dalla
nomina
del
censore
,
suggellava
agli
occhi
della
cittadinanza
il
valore
della
persona
che
n
'
era
onorato
.
D
'
altra
parte
,
la
libertà
del
censore
nel
nominare
chi
gli
pareva
,
faceva
,
che
in
lui
fosse
grande
la
responsabilità
e
la
sentisse
tale
;
e
insieme
,
perché
il
censore
,
dopo
quello
e
alcuni
altri
atti
,
cessava
,
l
'
eletto
per
tal
modo
non
si
teneva
legato
a
lui
,
non
si
credeva
in
obbligo
né
aveva
modo
di
comportarsi
come
sua
creatura
.
E
infine
la
pratica
degli
affari
doveva
esser
grande
in
uomini
,
che
,
posti
così
alto
nella
stima
pubblica
,
non
potevano
rimanere
nell
'
ufficio
se
non
continuando
a
meritarlo
,
e
non
vi
erano
giunti
,
se
non
dopo
avere
atteso
per
lunghi
anni
a
'
pubblici
affari
o
avere
acquistato
riputazione
di
poterlo
fare
,
e
a
cui
non
era
lecito
di
riporre
la
dignità
nell
'
ozio
,
e
di
trarre
dall
'
onore
conferito
loro
dallo
Stato
il
vantaggio
di
non
adempirne
i
doveri
.
So
quanta
parte
di
questo
esempio
non
è
imitabile
;
e
so
ancora
,
come
,
non
ostante
congegni
così
in
genere
buoni
l
'
instituzione
ebbe
pure
periodi
di
gran
debolezza
o
corruzione
.
Nessuna
cosa
umana
e
per
nessun
mezzo
n
'
è
salva
.
Pure
qualcosa
di
imitabile
v
'
è
;
e
quanto
è
tale
,
su
nessuna
costituzione
di
Senato
s
'
innesta
meglio
,
che
su
quella
che
il
nostro
Statuto
vuole
.
Tutti
sanno
quale
questa
costituzione
sia
:
il
Re
nomina
i
senatori
.
L
'
ufficio
è
vitalizio
;
il
numero
non
è
limitato
.
Pure
il
diritto
di
nomina
del
Re
è
soggetto
a
due
condizioni
;
non
può
nominare
persone
che
abbiano
meno
di
quaranta
anni
;
non
può
nominare
persone
,
che
non
appartengano
a
una
o
a
più
di
ventuno
categorie
.
Le
categorie
sono
abbastanza
larghe
e
numerose
,
perché
al
Re
resti
facoltà
ampia
di
scelta
;
eppure
,
basta
che
vi
sieno
,
perché
al
Senato
appartenga
una
revisione
della
nomina
,
e
il
giudizio
se
la
nomina
non
esca
fuori
di
esse
.
Sicché
si
può
dire
,
che
sino
a
un
certo
punto
,
si
combina
il
diritto
di
nomina
del
Re
con
un
diritto
quasi
di
coortazione
per
parte
del
Senato
.
Le
categorie
formulate
,
com
'
era
naturale
,
in
conformità
dell
'
ordinamento
amministrativo
dello
Stato
nel
tempo
che
lo
Statuto
fu
pubblicato
e
scritto
,
hanno
ricevuto
via
via
quella
diversa
applicazione
,
che
le
mutazioni
dell
'
ordinamento
stesso
hanno
subito
dal
1848
sinoggi
.
Se
il
Senato
fosse
lasciato
più
libero
o
avesse
usato
più
della
sua
libertà
avrebbe
fatto
il
medesimo
rispetto
al
§
21;
cioè
,
via
via
che
il
sistema
d
'
imposta
è
mutato
e
le
imposte
sono
cresciute
,
avrebbe
accresciuta
la
quota
d
'
imposta
,
stata
necessaria
ad
abilitare
al
Senato
.
Se
l
Italia
non
possedesse
in
quelle
ventuno
categorie
un
trecento
persone
di
riconosciuta
e
rispettata
autorità
,
che
raccolte
insieme
dessero
per
sé
valore
al
consesso
di
cui
fanno
parte
,
sarebbe
da
disperare
del
paese
.
Ma
l
'
Italia
le
ha
,
di
certo
;
ciò
che
manca
,
è
chi
sappia
e
voglia
trovarle
.
Il
Re
,
dice
lo
Statuto
,
deve
trovarle
,
e
non
v
'
ha
,
senza
dubbio
,
ufficio
più
degno
,
più
proprio
del
Re
in
un
regime
parlamentare
.
Egli
è
il
solo
nello
Stato
,
che
,
pure
curando
il
buono
indirizzo
del
suo
governo
,
stia
e
si
senta
ed
è
sentito
di
sopra
a
'
partiti
che
l
'
agitano
ed
aspirano
a
guidarlo
.
Egli
è
il
solo
,
chiamatovi
naturalmente
a
riguardare
,
sciolto
da
ogni
ombra
di
parte
,
da
ogni
colore
al
perturbatore
e
ingannatore
,
il
merito
,
la
virtù
dell
'
ingegno
e
dell
'
animo
e
premiarlo
e
adoperarlo
.
Dicevo
,
proprio
ufficio
del
Senato
essere
oggi
la
revisione
dell
'
opera
legislativa
della
Camera
e
il
sindacato
amministrativo
del
Governo
,
senza
pretendere
l
'
efficacia
politica
di
quella
su
questo
.
Come
il
Senato
,
quindi
tanto
meglio
opera
quanto
più
nell
'
esercizio
della
sua
funzione
è
lontano
da
ogni
spirito
di
parte
,
così
il
Re
è
il
più
adatto
a
comporlo
,
perché
è
libero
sostanzialmente
da
ogni
spirito
di
parte
egli
stesso
.
Si
può
dire
,
che
il
Senato
effettua
nell
'
opinione
sua
di
revisione
e
di
sindacato
,
così
e
sin
dove
gli
spetta
,
il
criterio
stesso
del
Re
nel
comporlo
.
Ma
se
al
Re
s
'
addice
così
bene
,
così
appropriatamente
,
per
le
ragioni
che
dico
,
la
nomina
dei
senatori
,
è
naturale
,
ch
'
egli
si
dovrebbe
circondare
d
'
un
Consiglio
per
farlo
.
Per
quanta
sia
l
'
attenzione
d
'
un
principe
a
seguire
il
movimento
intellettuale
ed
economico
del
paese
,
non
è
possibile
,
che
ve
ne
ponga
tanta
da
bastare
lui
solo
a
ricercare
e
trovare
chi
più
vi
si
segnali
.
Quale
dev
'
essere
questo
Consiglio
?
Oggi
s
'
è
introdotta
questa
pratica
nei
paesi
latini
parlamentari
son
rimasti
,
del
resto
,
solo
due
che
unico
consiglio
del
Re
deva
e
possa
essere
il
Consiglio
dei
ministri
,
quel
Consiglio
che
il
Re
nomina
e
dimette
ad
arbitrio
dei
voti
delle
Camere
,
e
che
rappresenta
la
maggioranza
di
queste
.
Ora
,
questa
dottrina
è
falsa
;
e
la
consuetudine
che
n
'
è
nata
,
è
causa
,
che
il
Re
,
che
secondo
lo
Statuto
,
deve
nominare
i
senatori
,
non
ne
nomina
in
realtà
neanche
uno
,
ma
appone
semplicemente
la
firma
sua
alla
nomina
che
il
ministro
gli
propone
.
Sicché
questa
prerogativa
è
stata
affogata
,
ingoiata
dal
Gabinetto
,
come
ogni
altra
.
Non
è
parsa
un
'
eresia
giorni
sono
,
che
il
Re
potesse
non
sanzionare
una
legge
,
e
supremamente
,
audacemente
incostituzionale
fargliene
richiesta
?
Ai
Re
di
Stati
parlamentari
fa
comodo
rinunciare
praticamente
all
'
esercizio
della
prerogativa
,
rimettersene
d
'
ogni
cosa
a
'
ministri
;
ma
giunge
il
giorno
e
talora
all
'
improvviso
che
le
monarchie
parlamentari
,
così
spogliate
di
mano
in
mano
d
'
ogni
lor
propria
iniziativa
,
naufragano
.
Noi
abbiamo
convertita
la
dottrina
inglese
,
che
il
Re
non
può
peccare
,
in
quest
'
altra
che
il
Re
non
può
fare
,
una
dottrina
che
vale
che
il
Re
di
quello
che
faccia
,
non
risponde
lui
,
ma
altri
il
quale
vi
ha
acconsentito
,
per
lui
,
in
quest
'
altra
,
che
il
Re
non
ha
nulla
a
fare
,
altro
che
ad
applaudire
o
ad
essere
applaudito
.
Ma
i
Re
che
non
possono
fare
,
in
breve
o
alla
lunga
si
scopre
che
possono
non
essere
;
e
gli
applausi
cessano
:
e
si
ricordano
di
averne
avuti
,
leggendo
di
quelli
che
in
lor
vece
salutano
altri
.
E
quando
così
la
prerogativa
del
Re
di
nominare
i
senatori
è
abbandonata
in
tutto
al
Ministero
,
succede
,
che
la
composizione
del
Senato
muta
affatto
carattere
.
La
nomina
a
un
'
Assemblea
,
il
cui
carattere
politico
è
così
impallidito
è
fatta
soprattutto
per
una
ragione
politica
.
Un
motivo
,
che
se
non
è
in
tutto
illegittimo
,
è
pure
eccezionale
,
diventa
il
principale
della
scelta
.
Giacché
si
può
dare
,
che
,
come
in
Inghilterra
per
il
bill
di
riforma
elettorale
nel
1832
,
il
Re
debba
acconsentire
di
aggiungere
al
Senato
tanti
senatori
,
quanti
occorrono
perché
passi
una
legge
di
una
estrema
necessità
politica
,
alla
quale
il
Senato
,
così
com
'
è
,
è
avverso
;
ma
non
può
il
motivo
generale
,
perenne
,
quasi
unico
della
nomina
dei
senatori
,
formare
in
Senato
una
maggioranza
ligia
al
Ministero
.
Quando
ciò
succeda
,
l
'
autorità
del
Senato
,
se
anche
non
paia
tutta
spenta
,
subito
,
è
in
realtà
spenta
,
e
la
morte
almen
morale
segue
davvicino
la
malattie
.
Ora
,
da
quel
motivo
eccezionale
diventato
così
prevalente
e
quasi
assoluto
,
nascono
tutti
i
mali
del
Senato
,
tutti
quei
mali
a
'
quali
si
cerca
rimedio
.
Allora
,
i
Ministeri
nominano
senatori
non
i
deputati
,
che
sono
ancora
operosi
e
accreditati
nella
Camera
,
ma
quelli
,
per
lo
più
,
che
gli
elettori
hanno
rigettato
e
nel
cui
collegio
sperano
possa
riuscire
un
amico
loro
;
ovvero
gli
svogliati
d
'
ogni
lavoro
o
desiderosi
di
vita
pubblica
più
comoda
e
più
tranquilla
,
o
più
pieni
di
vanità
o
più
insistenti
a
voler
essere
messi
al
sicuro
;
in
somma
,
passa
alla
Camera
alta
,
lo
scarto
di
quella
che
si
dice
bassa
.
Il
medesimo
più
o
meno
ha
luogo
rispetto
a
tutte
le
amministrazioni
dello
Stato
.
I
Ministeri
,
di
solito
,
scelgono
non
i
migliori
,
ma
i
più
ligi
ad
esso
.
La
nomina
a
senatore
non
è
effetto
,
molte
volte
,
d
'
una
concordia
di
opinioni
tra
il
Ministero
e
l
'
eletto
,
ma
n
'
è
la
causa
.
Chi
è
nominato
,
si
crede
vincolato
a
chi
nomina
.
I
senatori
diventano
i
clienti
dei
ministri
.
Come
,
nelle
più
delle
categorie
,
l
'
entrata
in
Senato
non
dipende
dall
'
avere
rivestito
una
magistratura
,
ma
dalla
scelta
del
ministro
tra
i
molti
che
la
rivestono
,
e
,
dall
'
altra
parte
,
in
più
d
'
una
di
tali
magistrature
v
'
è
ancora
luogo
a
promozione
,
il
senatore
si
sente
legato
al
Ministero
,
sì
per
il
favore
della
scelta
e
sì
per
la
speranza
della
promozione
.
È
notorio
che
oramai
,
se
un
Ministero
potesse
temere
un
'
opposizione
al
Senato
da
mettergli
a
pericolo
una
legge
che
gli
preme
,
gli
basterebbe
un
giorno
per
chiamare
in
Roma
dalle
prefetture
,
dai
tribunali
,
dalle
cattedre
,
tanti
senatori
quanti
gli
occorrerebbero
e
più
ancora
per
sopraffarla
.
Il
peggio
strazio
è
fatto
delle
categorie
ultime
;
giacché
c
'
è
pure
una
virtù
di
rappresentanza
e
una
efficacia
d
'
influenza
nelle
ricchezze
;
mai
Ministeri
se
ne
servono
per
scegliere
a
senatori
quelli
,
che
,
non
avendo
altro
titolo
,
hanno
almen
quello
di
non
essere
troppo
poveri
.
Ed
è
naturale
,
poi
,
che
in
un
Senato
composto
così
accada
tutto
quello
,
che
il
senatore
Lampertico
dice
nelle
parole
citate
da
lui
a
principio
di
questo
scritto
.
È
meraviglioso
,
anzi
,
che
non
accada
peggio
.
Un
corpo
politico
non
ha
altra
difesa
dei
propri
diritti
che
in
sé
medesimo
.
I
ministri
possono
tutti
ripetere
di
volerli
rispettare
,
promettere
di
rispettarli
;
e
dirlo
di
buona
fede
;
ma
in
realtà
,
se
non
vi
sono
sforzati
,
non
lo
fanno
.
Se
non
vi
sono
sforzati
preferiscono
accumulare
leggi
nella
Camera
dei
deputati
,
e
presentarle
poi
in
un
mucchio
al
Senato
;
allargare
le
competenze
della
Camera
dei
deputati
,
e
restringere
quelle
del
Senato
.
Lasciando
interpretato
largamente
l
'
articolo
10
dello
Statuto
,
che
vuole
presentati
prima
alla
Camera
dei
deputati
soli
i
progetti
di
legge
che
importano
imposizione
di
tributi
,
approvazione
di
bilanci
e
dei
conti
dello
Stato
;
ottenere
per
votazione
di
bilancio
stanziamenti
di
fondi
,
che
si
dovrebbero
chiedere
per
legge
,
e
così
via
via
.
È
nella
natura
delle
cose
,
tanto
più
che
da
simili
abusi
non
potrebbe
trattenere
un
Ministero
se
non
sola
una
vera
e
profonda
e
sincera
cognizione
di
quello
che
sia
il
regime
parlamentare
,
e
come
si
deve
condurre
,
perché
duri
,
cognizione
che
non
ha
avuto
se
non
il
Cavour
,
il
quale
l
ha
praticata
anche
e
poi
il
Minghetti
che
non
l
'
ha
praticata
sempre
.
O
che
si
vuole
!
Pensino
i
senatori
,
che
prima
d
'
essere
ministri
,
sono
stati
i
più
clamorosi
contro
la
mala
condotta
dei
Ministeri
verso
il
Senato
,
diventati
ministri
non
solo
non
fanno
diversamente
,
ma
fanno
peggio
.
È
,
ripeto
,
nella
natura
delle
cose
.
Le
forze
politiche
tanto
valgono
,
quanto
mostrano
di
valere
.
Ed
il
patriottismo
di
ciascuno
sta
non
nel
lasciarsi
sopraffare
,
come
per
ispirito
partigiano
si
sente
dire
ora
dagli
uni
,
ora
dagli
altri
,
ma
nell
'
impedire
d
'
essere
sopraffatti
.
Giacché
,
ove
operino
altrimenti
,
apparecchiano
la
distruzione
delle
istituzioni
,
che
era
lor
obbligo
di
mantenere
,
e
che
s
'
immaginavano
,
forse
,
colle
lor
mollezze
di
mantenere
.
Concludo
.
La
riforma
del
Senato
non
s
'
otterrà
mediante
nessuna
modificazione
più
o
men
grave
di
articoli
dello
Statuto
,
né
la
richiede
.
Verrà
,
invece
,
naturalmente
ed
efficacemente
da
una
più
perfetta
osservanza
dello
Statuto
,
che
da
molti
anni
in
qua
,
soprattutto
,
non
si
vede
.
Verrà
dal
rinvigorimento
della
prerogativa
regia
,
rinvigorimento
,
del
resto
,
necessario
non
solo
in
questo
.
Verrà
dalla
diminuita
ingerenza
del
Gabinetto
,
pericolosa
sopratutto
,
perché
si
esercita
sotto
il
coverchio
della
prerogativa
,
e
si
libera
così
da
ogni
censura
.
Verrà
,
in
somma
,
dall
'
autorità
che
per
la
qualità
delle
persone
scelte
a
comporre
il
Senato
,
si
raccoglierà
in
questo
,
se
dev
'
essere
,
di
fatti
,
come
è
in
parole
il
primo
corpo
dello
Stato
.
E
queste
generalità
qui
mi
bastano
,
né
m
'
occorre
entrare
nelle
più
minute
quistioni
circa
il
modo
,
in
cui
il
Consiglio
che
aiuti
il
Re
a
nominare
i
senatori
dev
'
esser
composto
.
Meglio
un
Consiglio
di
senatori
stessi
,
uno
per
ciascuna
categoria
.
Certi
,
a
sentire
proposto
,
augurato
,
previsto
da
me
un
rinvigorimento
di
prerogativa
regia
,
avranno
riso
.
Io
non
credo
che
hanno
riso
a
ragione
.
Se
io
leggo
bene
nell
'
avvenire
non
mi
pare
che
le
monarchie
periranno
,
neanche
le
parlamentari
,
se
si
correggeno
.
Che
se
non
si
correggessero
,
delle
due
parti
cui
esse
si
compongono
,
monarchie
e
parlamenti
,
piuttosto
i
secondi
periranno
che
le
prime
.
StampaPeriodica ,
10
giugno
.
L
'
on
.
Tittoni
ha
dimostrata
la
sua
fierezza
commemorando
un
libertario
pericoloso
:
Giovanni
Pascoli
.
Tittoni
è
il
vero
terrore
dei
morti
.
Vettori
,
se
non
scende
l
'
Aventino
,
si
annoia
.
Fate
una
discesa
per
il
povero
cieco
.
Sappiamo
che
la
guerra
fu
fatta
quando
era
ministro
Salandra
.
Per
la
guerra
civile
un
ministro
qualunque
basta
.
Casertano
è
ormai
anch
'
egli
Gran
Cordone
.
Se
lo
meritava
.
Giordana
e
Vettori
seguono
la
stessa
tattica
:
mostrano
le
ferite
riportate
in
polemica
"
da
tutte
e
due
le
parti
.
"
Vettori
parlerebbe
diversamente
se
capisse
che
qui
non
si
tratta
di
crisi
ministeriale
,
ma
d
'
una
crisi
morale
che
investe
tutta
la
nazione
.
Il
7
giugno
v
'
è
stata
una
grande
dimostrazione
fascista
.
StampaPeriodica ,
La
Nuova
Antologia
vuol
rendere
anch
'
essa
il
suo
tributo
alla
memoria
di
Giuseppe
Garibaldi
.
Ed
il
suo
direttore
,
con
una
squisita
cortesia
,
della
quale
gli
son
grato
,
ha
invitato
me
,
che
non
sono
redattore
della
rinomata
effemeride
,
per
adempiere
tale
ufficio
.
Dopo
tutto
ciò
,
che
in
questi
giorni
fu
detto
e
scritto
di
Garibaldi
,
è
un
'
opera
assai
difficile
il
poterne
ancora
degnamente
ragionare
.
Non
già
che
il
tema
sia
esaurito
,
ma
perché
mi
sembri
esser
necessaria
un
'
abilità
,
che
confesso
di
non
avere
,
per
soddisfare
le
non
ordinarie
esigenze
dei
lettori
.
La
biografia
di
un
uomo
sia
pure
un
grande
statista
od
uno
scienziato
è
subito
fatta
.
Ma
non
si
può
tesser
la
vita
di
Garibaldi
senza
fare
la
storia
italiana
degli
ultimi
50
anni
.
E
non
basta
!
Se
Garibaldi
,
sin
dalla
sua
prima
giovinezza
,
ebbe
un
culto
per
la
patria
,
se
i
suoi
pensieri
,
i
suoi
studii
,
le
sue
cure
,
le
sue
opere
non
ebbero
altro
scopo
l
'
anima
sua
generosa
spaziava
nell
'
infinito
,
il
dovere
per
lui
non
aveva
limiti
di
territorio
,
egli
era
il
cavaliere
dell
'
umanità
.
Ed
allora
come
ricordare
questa
parte
della
sua
vita
senza
toccare
il
problema
ancora
insoluto
delle
nazionalità
,
senza
parlare
dei
popoli
,
che
lo
invocarono
nei
momenti
del
pericolo
,
che
sperarono
in
lui
,
ed
alla
difesa
dei
quali
egli
concorse
con
la
spada
o
con
la
parola
?
Nato
dal
popolo
,
educato
nei
principii
della
democrazia
in
un
paese
dove
infrenata
era
la
libertà
,
egli
intravide
la
istituzione
della
repubblica
con
un
Re
.
Ciò
parve
una
contraddizione
agl
'
ideologi
della
politica
:
ai
repubblicani
che
non
ritengono
possibile
e
duraturo
il
regime
da
essi
prediletto
senza
il
periodico
mutamento
delle
persone
nella
suprema
magistratura
dello
Stato
;
ai
monarchici
,
i
quali
presentono
la
instabilità
delle
dinastie
nel
trionfo
della
democrazia
.
Garibaldi
al
contrario
trovava
ad
armonizzare
nella
sua
mente
questi
due
estremi
,
Popolo
e
Re
.
Laonde
egli
non
credeva
tradire
la
sua
coscienza
,
quando
al
1859
ed
al
1860
scriveva
nella
sua
bandiera
il
motto
:
Italia
e
Vittorio
Emanuele
.
Molto
meno
credeva
poter
offendere
il
Re
,
quando
parlava
della
repubblica
italiana
e
del
suo
avvenire
.
Si
illudevano
intanto
,
quando
pei
loro
fini
particolari
,
i
monarchici
al
1859
si
vantavano
di
aver
conquistato
Garibaldi
;
e
più
tardi
,
al
1879
,
i
repubblicani
s
'
illusero
sperando
che
Garibaldi
fosse
ritornato
a
loro
e
ch
'
essi
avrebbero
potuto
valersi
di
lui
per
la
distruzione
della
monarchia
.
Io
non
so
come
sarà
governata
l
'
Europa
da
qui
a
50
anni
.
Penso
intanto
e
sono
profondamente
convinto
,
che
per
la
monarchia
del
diritto
divino
non
vi
sarà
posto
.
Quello
che
valgano
i
grandi
Stati
costituiti
in
repubblica
,
ve
ne
dà
un
esempio
la
Francia
;
e
però
per
dare
pace
duratura
alle
nazioni
,
non
ci
si
offre
che
un
solo
rimedio
,
ed
è
l
'
attuazione
del
concetto
garibaldino
di
un
Re
capo
della
democrazia
.
Fortunatamente
per
l
'
Italia
,
Garibaldi
si
è
fidato
ad
una
dinastia
,
la
quale
comprende
le
tendenze
dei
tempi
.
Essa
non
può
dimenticare
,
che
il
principato
nazionale
è
sorto
dai
plebisciti
,
e
che
tradirebbe
le
sue
origini
,
se
osasse
arrestare
il
progresso
.
Fin
qui
ho
definito
,
senza
volerlo
,
la
mente
politica
del
nostro
eroe
;
ma
ciò
non
basta
,
perché
il
quadro
sarebbe
incompleto
,
se
non
delineassi
l
'
uomo
nella
società
.
Noi
siamo
nel
secolo
delle
plebi
,
e
nessuno
più
di
Garibaldi
ne
presenti
il
prossimo
avvenimento
e
ne
patrocinò
la
redenzione
.
Ma
anche
in
questo
s
'
ingannarono
quei
socialisti
,
i
quali
avendolo
attirato
nei
congressi
internazionali
,
credettero
valersi
del
suo
nome
per
legittimare
le
loro
teorie
.
Le
sofferenze
dell
'
operaio
e
la
tirannide
della
borghesia
,
gli
scioperi
e
le
coalizioni
,
la
necessità
di
mettere
l
'
accordo
tra
coloro
che
lavorano
e
coloro
che
ne
profittano
,
erano
tanti
problemi
la
cui
soluzione
egli
spingeva
col
cuore
.
Ed
ammirava
il
lavoratore
della
terra
e
degli
opifizi
,
e
ne
onorava
i
sacrifizi
,
come
onorava
i
sacrifizi
dei
suoi
militi
sui
campi
di
battaglia
.
Quando
nel
1863
ferveva
il
brigantaggio
nelle
provincie
napolitane
e
le
Camere
discutevano
le
leggi
eccezionali
per
estirparlo
,
egli
osservava
che
n
'
erano
imputabili
il
Governo
e
la
borghesia
.
Il
suo
cuore
si
spezzava
alle
notizie
delle
stragi
e
del
sangue
versato
;
e
quando
gli
parlavano
di
quegli
sciagurati
,
i
quali
assaltavano
e
distruggevano
le
fattorie
,
scannavano
il
bestiame
,
bruciavano
gli
alberi
e
le
messi
,
egli
rispondeva
che
colà
era
una
questione
sociale
,
la
quale
non
si
poteva
risolvere
col
ferro
e
col
fuoco
.
Un
giorno
raccontandogli
uno
dei
suoi
amici
,
che
i
briganti
,
condannati
dai
consigli
di
guerra
,
affrontavano
imperterriti
la
morte
,
egli
ebbe
ad
esclamare
:
quanto
eroismo
miseramente
sciupato
!
cotesti
uomini
,
traviati
dal
delitto
,
sarebbero
stati
soldati
valorosi
all
'
appello
della
patria
!
Il
partito
internazionale
si
lusingò
un
momento
di
aver
l
'
ausilio
di
Garibaldi
,
dopo
che
egli
avea
consentito
di
recarsi
al
congresso
di
Ginevra
.
Nulla
di
più
assurdo
;
e
se
i
socialisti
non
se
ne
sono
convinti
,
basterebbe
ricordar
loro
il
fatto
,
che
Garibaldi
si
rifiutò
nel
1871
di
portare
la
sua
spada
in
difesa
della
Comune
di
Parigi
,
e
non
permise
di
andare
a
suo
figlio
Menotti
che
vi
era
stato
chiamato
.
Il
partito
internazionale
rinnega
la
patria
e
la
famiglia
.
Pe
'
suoi
apostoli
la
costituzione
spartana
è
un
rancidume
,
perché
essi
vogliono
abbattere
le
frontiere
domestiche
e
le
frontiere
nazionali
.
Le
frontiere
domestiche
e
le
frontiere
nazionali
erano
sacre
a
Garibaldi
.
Egli
aveva
una
venerazione
per
la
famiglia
;
e
la
patria
per
lui
era
una
religione
.
Garibaldi
voleva
l
indipendenza
e
la
libertà
di
tutti
i
popoli
;
ma
non
soffriva
che
l
Italia
perdesse
la
sua
autonomia
.
Quanto
egli
amasse
la
famiglia
,
lo
sanno
coloro
che
lo
videro
in
mezzo
a
'
suoi
cari
e
che
dal
1874
in
poi
assistettero
alle
lotte
del
suo
cuore
,
ardente
come
egli
era
di
assicurare
l
avvenire
a
'
suoi
bimbi
.
Il
ministro
Mancini
ed
io
abbiamo
preziosi
autografi
di
Garibaldi
,
diretti
a
noi
prima
e
dopo
la
celebrazione
del
suo
matrimonio
.
Scelgo
una
delle
sue
lettere
,
e
ne
fo
dono
ai
lettori
della
Nuova
Antologia
,
perché
nelle
parole
di
lui
si
rivela
la
grande
anima
dell
'
uomo
e
del
patriota
.
Agl
'
internazionalisti
varrà
di
lezione
.
«
Caprera
,
13
-
1880
.
Mio
carissimo
ed
illustre
Crispi
.
«
Da
molti
anni
vincolato
a
voi
nel
mutuo
amore
per
questa
nostra
Italia
e
che
ebbimo
la
fortuna
di
servire
insieme
sui
campi
di
battaglia
io
vi
devo
la
generosa
cooperazione
al
compimento
del
sacro
mio
dovere
,
che
mi
ha
costituito
oggi
felice
e
tranquillo
sulla
sorte
dei
miei
cari
.
«
Con
somma
gratitudine
sono
per
la
vita
«
vostro
G
.
GARIBALDI
.
»
Quando
fui
a
Caprera
pei
funerali
del
compianto
Eroe
la
vedova
mi
volle
nella
sua
camera
per
dirmi
,
che
egli
le
aveva
raccomandato
più
volte
di
ringraziare
gli
amici
di
quello
che
avevano
fatto
per
la
sua
famiglia
,
e
che
l
'
aveva
incaricata
di
dichiarar
loro
che
egli
moriva
tormentato
dal
pensiero
che
Nizza
apparteneva
ancora
ai
francesi
.
Coloro
che
dopo
la
sua
morte
han
parlato
e
scritto
di
Garibaldi
,
han
ricordato
le
cento
battaglie
da
lui
vinte
,
la
strategia
del
gran
capitano
,
la
preveggenza
e
la
calma
di
lui
sul
campo
di
battaglia
.
Io
non
sento
il
bisogno
di
ripetere
le
stesse
cose
,
perché
nulla
direi
di
nuovo
e
nulla
aggiungerei
a
ciò
che
tutti
sanno
.
Sul
campo
di
battaglia
Garibaldi
era
un
veggente
.
Il
suo
viso
splendeva
,
i
suoi
occhi
fulminei
sorridevano
,
egli
vedeva
tutto
,
prevedeva
tutto
,
nulla
gli
sfuggiva
;
avreste
detto
che
assistesse
ad
una
festa
,
ludum
bellicum
.
Era
un
eroe
?
No
,
più
che
un
eroe
;
egli
creava
gli
eroi
,
perché
accanto
a
lui
non
si
poteva
esser
codardi
.
E
la
codardia
fu
il
solo
peccato
che
Garibaldi
non
perdonava
.
Ricorderò
un
aneddoto
.
Il
26
giugno
1860
scoppiò
in
Palermo
una
di
quelle
agitazioni
che
si
dicono
dimostrazioni
popolari
.
Era
la
prima
del
genere
,
ma
sventuratamente
non
fu
l
'
ultima
,
perché
essa
fu
di
esempio
ai
partiti
,
i
quali
poscia
ne
usarono
e
ne
abusarono
.
Le
grida
di
morte
e
di
evviva
,
gli
schiamazzi
indescrivibili
giunsero
alle
orecchie
del
Dittatore
,
il
quale
ordinò
che
una
deputazione
si
presentasse
a
lui
per
informarlo
dei
desiderii
del
popolo
.
Quattro
o
cinque
tribuni
improvvisati
salirono
le
scale
del
palazzo
reale
e
furono
tosto
alla
presenza
di
Garibaldi
.
Ed
egli
:
-
Che
vuole
il
popolo
?
La
dimissione
del
ministero
.
Va
bene
.
Ma
chi
metterete
al
posto
di
coloro
che
oggi
governano
?
E
qui
uno
della
deputazione
tirò
fuori
una
carta
,
nella
quale
erano
scritti
sette
od
otto
nomi
.
Il
Dittatore
,
letto
il
nome
di
colui
ch
'
era
a
capo
della
lista
,
rispose
immantinente
:
Non
lo
voglio
,
perché
questo
fugge
nei
pericoli
,
e
noi
abbiamo
bisogno
di
persone
che
affrontino
il
fuoco
.
E
poiché
mi
è
caduta
dalla
penna
la
parola
dittatore
,
mi
permettano
i
lettori
che
io
ne
spieghi
il
significato
e
dica
in
qual
modo
Garibaldi
esercitò
il
suo
ufficio
sovrano
.
Ricordando
che
egli
era
un
soldato
,
e
che
l
'
unione
in
un
uomo
dei
poteri
civili
e
militari
mena
spesso
al
dispotismo
,
più
d
'
uno
potrebbe
in
questo
argomento
cadere
in
errore
.
Garibaldi
aveva
molta
dimestichezza
coi
classici
antichi
.
Egli
conosceva
a
menadito
la
storia
della
repubblica
romana
,
ed
ammirava
il
valore
e
la
sapienza
de
'
suoi
capitani
.
Egli
ricordava
sovente
,
che
in
tempo
di
guerra
la
salute
della
patria
era
dovuta
alla
dittatura
.
Il
12
maggio
1860
,
alle
4
e
mezzo
del
mattino
,
uscivamo
da
Marsala
per
avviarci
verso
i
monti
vicini
.
Precedevamo
Garibaldi
,
io
ed
un
altro
condottiere
dei
Mille
.
Il
mio
compagno
impegnò
il
suo
discorso
sulla
necessità
della
costituzione
del
nuovo
governo
,
e
consigliava
la
formazione
di
comitati
secondo
lo
stile
del
1848
.
Ed
il
Generale
:
-
Oh
!
mio
buon
amico
!
io
non
sono
del
vostro
avviso
.
Coi
comitati
avremmo
il
disordine
.
Un
solo
,
un
solo
dev
'
essere
alla
testa
del
governo
.
Dopo
questa
sentenza
fu
fatto
il
silenzio
.
La
sera
pernottammo
a
Rampangallo
ed
il
13
,
verso
le
7
pom
.
,
abbiamo
fatto
il
nostro
ingresso
a
Salemi
.
Il
14
fu
fatto
il
decreto
,
col
quale
Garibaldi
dichiarava
di
assumere
la
dittatura
in
nome
di
Vittorio
Emanuele
Re
d
'
Italia
.
Il
15
maggio
abbiamo
vinto
i
Borbonici
a
Calatafimi
,
il
21
ci
siamo
battuti
presso
Monreale
e
San
Martino
,
il
27
siamo
entrati
in
Palermo
,
il
3
giugno
abbiamo
ricostituito
il
governo
con
la
nomina
dei
segretari
di
Stato
pei
vari
rami
della
pubblica
amministrazione
.
Prima
di
giungere
a
Palermo
un
solo
segretario
di
Stato
era
agli
ordini
del
Generale
.
La
dittatura
liberò
la
Sicilia
e
le
provincie
napolitane
,
e
fondò
l
'
unità
della
patria
italiana
.
Nissuno
dirà
,
che
con
tanta
autorità
esercitata
da
un
sol
uomo
,
la
libertà
ne
fosse
stata
offesa
.
Quantunque
non
aiutato
dalle
Assemblee
,
Garibaldi
,
governando
,
cercò
d
'
interpretare
il
pensiero
del
popolo
.
Nissuno
avrebbe
detto
che
quello
fosse
un
regime
militare
,
perché
in
nissun
caso
fu
vista
la
spada
dominatrice
e
tiranna
.
Garibaldi
era
accessibile
a
tutti
,
poveri
e
ricchi
,
plebei
e
borghesi
;
ed
il
diritto
di
stampa
e
quello
di
riunione
non
furono
frenati
da
legge
alcuna
.
In
tutta
la
Sicilia
non
vennero
eseguite
che
tre
sentenze
di
morte
:
un
ribaldo
fu
fucilato
perché
durante
la
guerra
aveva
messo
a
sacco
e
fuoco
alcuni
comuni
della
provincia
di
Palermo
;
altri
due
furono
fucilati
nella
provincia
di
Trapani
,
colpevoli
di
assassinii
e
di
rapine
.
Garibaldi
non
trovò
ostacoli
nell
'
esercizio
delle
sue
funzioni
.
Appena
nel
giugno
1860
i
Borbonici
ebbero
lasciato
Palermo
,
tutto
procedette
come
nei
tempi
normali
:
le
imposte
furono
riscosse
senza
difficoltà
,
i
commerci
ripresero
il
loro
movimento
,
i
cittadini
ritornarono
alle
loro
abituali
occupazioni
.
Quello
che
maravigliò
gli
uomini
d
'
affari
,
fu
il
pagamento
delle
cedole
del
debito
pubblico
,
ordinato
sin
dai
primi
giorni
del
nuovo
governo
e
regolarmente
eseguito
.
I
Siciliani
,
i
quali
ricordavano
il
governo
parlamentare
del
1848
,
i
disordini
d
'
allora
,
le
difficoltà
finanziarie
e
politiche
,
non
sapevano
darsi
ragione
come
da
Garibaldi
si
fosse
mantenuto
tanto
ordine
con
tanta
libertà
.
Era
la
dittatura
con
tutti
i
beneficii
senza
i
suoi
vizi
,
l
'
unità
del
potere
illuminata
dalla
pubblica
opinione
,
la
sovranità
della
nazione
senza
violenze
e
senza
i
traviamenti
della
passione
.
Fin
qui
l
'
uomo
di
Stato
ed
il
capitano
;
ma
non
certo
avrei
compiuto
il
debito
mio
senza
aver
penetrato
nei
penetrali
del
suo
gabinetto
e
senza
aver
detto
quello
che
era
Garibaldi
tra
le
quattro
mura
.
La
reggia
di
Palermo
e
quella
di
Napoli
non
turbarono
la
mente
sua
,
ed
a
Palermo
e
a
Napoli
egli
aveva
scelto
una
modesta
cameretta
e
dormiva
in
un
letticciuolo
non
dissimile
da
quello
nel
quale
ultimamente
giaceva
nella
sua
Caprera
.
Ed
in
tanta
potenza
egli
non
dimenticò
gli
amici
,
non
i
compagni
de
'
suoi
primi
anni
,
non
i
patrioti
coi
quali
aveva
avuto
comunanza
di
aspirazioni
e
di
affetti
.
Il
3
ottobre
1860
Giorgio
Pallavicino
fu
nominato
prodittatore
nelle
provincie
napoletane
.
Prima
che
ricevesse
il
decreto
egli
l
ebbe
da
me
nel
pomeriggio
di
quel
giorno
aveva
fatto
stampare
nei
giornali
una
lettera
a
Mazzini
,
nella
quale
lo
consigliava
ad
allontanarsi
dalle
provincie
meridionali
,
dicendogli
che
la
sua
presenza
creava
imbarazzi
e
metteva
a
repentaglio
quella
concordia
che
tanto
era
necessaria
al
trionfo
della
causa
italiana
.
Quella
lettera
ferì
gravemente
il
cuore
di
Garibaldi
.
La
coincidenza
di
quelle
parole
col
contemporaneo
decreto
,
che
investiva
Pallavicino
dei
supremi
poteri
dello
Stato
,
avrebbe
potuto
suscitar
dubbi
che
Garibaldi
voleva
dissipati
.
Volle
veder
Mazzini
per
potersi
spiegare
con
lui
,
e
Mazzini
venne
a
Caserta
la
sera
del
4
ottobre
.
Garibaldi
era
nel
letto
,
e
i
due
,
appena
furon
vicini
,
si
strinsero
cordialmente
la
mano
come
amici
che
si
vedono
la
prima
volta
dopo
lunga
e
penosa
lontananza
.
Garibaldi
fu
il
primo
a
parlare
:
Spero
che
non
vorrete
lasciar
Napoli
dopo
i
consigli
che
vi
furon
dati
.
La
lettera
di
Pallavicino
è
un
'
aberrazione
;
e
capirete
,
che
io
non
posso
diffidare
di
voi
,
né
supporre
che
la
vostra
presenza
in
Napoli
sia
d
'
imbarazzo
al
trionfo
della
causa
nazionale
,
per
la
quale
ambidue
abbiam
lavorato
.
Generale
,
io
era
sicuro
dell
'
animo
vostro
;
ma
la
lettera
ha
fatto
profonda
impressione
nel
paese
,
perché
scritta
dal
vostro
prodittatore
.
Pallavicino
è
da
poche
ore
prodittatore
,
e
quello
ch
'
egli
ha
scritto
è
di
sua
competenza
,
e
non
può
essere
un
atto
di
governo
.
Comunque
sia
,
io
domando
che
non
vi
moviate
,
e
vi
assicuro
che
nessuno
oserà
portarvi
molestia
.
Mazzini
e
Garibaldi
,
dopo
questo
incidente
personale
,
scambiarono
poche
altre
parole
sulle
condizioni
d
'
Italia
,
sulla
necessità
di
compiere
l
'
opera
nazionale
.
Verso
le
8
pomeridiane
,
l
antico
triumviro
si
levò
,
e
congedatosi
riprese
la
via
di
Napoli
.
Questo
episodio
,
ignoto
a
molti
,
compie
il
ritratto
del
nostro
eroe
.
Il
dottor
Riboli
,
il
quale
nella
sua
permanenza
a
Caprera
nel
1861
,
studiò
fisicamente
Garibaldi
,
scriveva
,
che
la
craniologia
della
di
lui
testa
presentava
un
fenomeno
originale
dei
più
rari
,
anzi
senza
precedenti
;
l
'
armonia
di
tutti
gli
organi
perfetta
,
e
la
risultante
matematica
del
loro
insieme
la
quale
indicava
:
l
'
abnegazione
anzitutto
,
e
ovunque
la
prudenza
,
il
sangue
freddo
,
l
'
austerità
naturale
dei
costumi
,
la
meditazione
quasi
continua
,
l
eloquenza
grave
ed
esatta
,
la
lealtà
dominante
.
StampaPeriodica ,
Del
genio
militare
e
del
patriotta
si
è
tanto
parlato
e
scritto
;
e
queste
«
Memorie
»
del
resto
offrono
così
poche
novità
e
,
fuori
delle
sue
gesta
militari
,
tacciono
anzi
o
lasciano
nell
'
ombra
tanta
parte
della
sua
vita
pubblica
e
privata
,
che
mi
parrebbe
inutile
parlarne
dal
punto
di
vista
biografico
.
Più
interessante
forse
potrebb
'
essere
uno
studio
psicologico
sull
'
uomo
,
coi
documenti
ch
'
egli
stesso
qua
e
là
,
indirettamente
,
lascia
intravvedere
,
sulla
sua
tempra
fisica
e
morale
.
E
ad
uno
studio
di
questo
genere
queste
Memorie
si
prestano
invece
mirabilmente
.
Per
solito
nelle
autobiografie
degli
uomini
più
o
meno
celebri
,
se
si
eccettuano
le
Confessioni
di
S
.
Agostino
,
di
Rousseau
e
di
pochissimi
altri
,
lo
scrittore
sente
troppo
di
essere
davanti
al
pubblico
;
ed
è
quindi
troppo
preoccupato
dell
'
effetto
che
intende
produrre
e
del
giudizio
dei
suoi
lettori
,
perché
egli
si
lasci
andare
alla
schietta
e
spontanea
descrizione
dei
suoi
pregi
e
difetti
.
Troppo
spesso
l
'
autobiografo
non
è
che
l
'
avvocato
di
sé
stesso
,
come
,
per
esempio
,
nel
«
Memoriale
di
S
.
Elena
»
,
Napoleone
I
.
Ed
anche
quando
lo
scrittore
si
attenga
alla
più
scrupolosa
sincerità
,
il
solo
fatto
ch
'
egli
descriva
direttamente
le
proprie
virtù
o
i
propri
difetti
,
ci
offre
una
verità
psicologica
,
piuttosto
soggettiva
e
personale
,
che
oggettiva
.
Garibaldi
invece
,
nelle
sue
Memorie
,
non
pensa
nemmeno
per
sogno
a
fare
il
suo
ritratto
morale
:
egli
narra
semplicemente
dei
fatti
«
della
maggior
parte
dei
quali
(
come
dice
nella
prefazione
)
fu
testimonio
oculare
.
»
È
soltanto
dagli
scatti
generosi
del
suo
sentimento
,
che
erompe
dinnanzi
agli
spettacoli
maestosi
della
natura
o
si
commove
alla
bellezza
di
una
donna
o
si
elettrizza
nell
'
amore
dell
'
ignoto
e
nella
sete
di
avventure
o
si
afferma
a
magnanima
difesa
degli
stessi
nemici
,
se
ridotti
all
'
impotenza
,
o
si
eleva
alle
aspirazioni
patriottiche
ed
umanitarie
;
è
soltanto
dalle
sue
osservazioni
incidentali
sugli
uomini
e
sulle
cose
o
sulla
politica
dei
popoli
o
sulla
strategia
militare
o
sulla
fortuna
,
ch
'
egli
chiama
più
volte
la
sua
fedele
alleata
;
è
allora
soltanto
,
che
l
'
uomo
inconsciamente
si
rivela
qual
è
ed
il
lettore
sagace
,
dagli
spiragli
aperti
qua
e
là
tra
le
pagine
,
ne
intravede
l
'
anima
colle
sue
luci
sfolgoranti
e
le
sue
penombre
.
Non
altrimenti
l
'
occhio
esperto
del
clinico
trae
,
ben
più
che
dalla
diretta
autobiografia
del
malato
,
da
pochi
sintomi
isolati
ed
oggettivi
la
diagnosi
completa
;
e
lo
sguardo
acuto
del
marinaio
intravede
dalle
poche
punte
di
scogli
,
sparsi
a
fior
d
'
acqua
,
tutta
l
'
estensione
di
un
continente
sommerso
.
A
rendere
meno
difficile
e
più
sicuro
questo
saggio
di
osservazione
psicologica
,
per
trarre
i
lineamenti
caratteristici
di
una
delle
più
grandi
figure
del
mondo
,
lascieremo
allo
stesso
Garibaldi
il
magistero
della
parola
.
A
noi
riserbiamo
il
compito
modesto
di
raccogliere
e
ordinare
questi
frammenti
psicologici
,
sparsi
qua
e
là
;
come
l
'
artista
veneziano
,
con
un
disegno
regolatore
,
compone
i
variopinti
frammenti
di
vetro
,
in
un
mosaico
,
che
artisticamente
ritragga
qualche
storica
figura
.
E
sarà
questo
uno
dei
più
utili
insegnamenti
,
che
noi
trarremo
dalle
sue
Memorie
;
perché
nulla
vi
è
forse
di
più
fecondo
,
per
l
'
educazione
sociale
,
quanto
il
ravvivare
l
'
ammirazione
e
l
'
esempio
degli
eroi
popolari
,
non
tanto
nelle
loro
doti
più
abbaglianti
della
vita
militare
,
quanto
e
più
nello
specchio
delle
loro
intime
energie
morali
,
che
sono
l
'
anima
stessa
e
perenne
dell
'
umanità
.
Non
alto
di
statura
,
come
molti
dei
grandi
capitani
da
Giulio
Cesare
a
Napoleone
I
,
Garibaldi
ebbe
in
dono
,
oltre
la
testa
e
gli
occhi
soprattutto
,
di
potenza
magnetica
,
una
straordinaria
robustezza
di
fibra
,
che
sorresse
sempre
,
come
solida
impalcatura
,
lo
smagliante
edificio
della
sua
fortunosa
esistenza
.
Nelle
sue
Memorie
abbondano
le
prove
di
privazioni
e
fatiche
,
da
lui
sopportate
,
che
avrebbero
ucciso
qualunque
uomo
non
fosse
di
eccezionale
vigoria
fisiologica
:
e
più
gravi
e
più
dolorose
sono
quelle
sofferte
nell
'
America
Meridionale
.
Al
capitolo
XI
descrive
lo
stato
,
in
cui
fu
trascinato
davanti
a
Millan
,
comandante
di
Gualeguay
ed
esclama
:
«
Sentomi
raccapricciare
ogni
volta
mi
rammento
la
sventuratissima
circostanza
della
mia
vita
.
»
Fu
per
due
ore
sospeso
in
aria
,
legato
per
le
mani
...
«
il
mio
corpo
ardeva
come
una
fornace
....
quando
mi
sciolsero
ero
svenuto
,
diventato
un
cadavere
!
Avevo
attraversato
54
miglia
di
paese
paludoso
,
ove
le
zanzare
sono
insoffribili
nella
stagione
in
cui
eravamo
.
Colle
mani
e
coi
piedi
legati
,
avevo
indurato
le
tremende
percosse
del
moschito
.
»
Presso
la
estancia
di
Bento
Gonçales
,
mentre
aveva
il
comando
di
due
barconi
nel
Camacuan
,
doveva
coi
suoi
compagni
spingere
questi
barconi
a
forza
di
spalle
,
perché
l
'
acqua
del
fiume
era
bassa
«
e
noi
eravamo
obbligati
allora
di
passare
così
nell
'
acqua
,
alle
volte
,
tutta
una
notte
,
non
trovando
riparo
all
'
acqua
del
mare
e
sovente
a
quella
più
fredda
della
pioggia
....
Allora
era
un
vero
tormento
e
bisognava
certo
una
fervida
gioventù
per
sostenersi
e
non
soccombere
»
(
pag
.
41
)
.
Fervida
gioventù
e
più
fervida
energia
psichica
,
per
la
quale
egli
ed
i
suoi
compagni
,
nella
disastrosa
ritirata
verso
Lages
,
vissero
«
per
quattro
giorni
senza
trovar
altro
cibo
che
radici
di
piante
»
e
pur
faticando
per
aprirsi
il
sentiero
«
fra
la
gigantesca
taquara
ammonticchiata
fra
i
pini
colossali
.
»
(
pag
.
72
)
.
Così
,
nelle
battaglie
,
la
fame
e
la
sete
non
erano
estinte
per
intere
giornate
,
e
nel
suo
primo
ritorno
in
Italia
(
1848
)
«
fece
tutta
la
campagna
di
Lombardia
tormentato
dalle
febbri
»
(
pag
.
205
)
;
e
poi
,
esiliato
e
viaggiante
nell
'
America
centrale
coll
'
amico
Carpanetto
,
fu
assalito
«
dalle
terribili
febbri
endemiche
,
che
mi
colpirono
come
un
fulmine
e
mi
prostrarono
»
(
pag
.
268
)
.
Robustezza
di
fibra
fisica
e
morale
,
che
non
gli
venne
meno
neppure
negli
anni
più
avanzati
,
come
ad
Aspromonte
,
dove
a
57
anni
e
col
dolore
delle
lotte
fraterne
,
sofferse
la
fame
«
con
marcie
disastrose
per
sentieri
quasi
impraticabili
,
»
dove
«
alcune
patate
non
mature
furono
raccolte
e
crude
servirono
d
'
alimento
»
(
pagina
403
)
.
A
62
anni
nella
romantica
sua
fuga
da
Caprera
«
indebolito
dagli
anni
e
dai
malanni
»
ma
infiammato
dalla
sua
fede
«
O
Roma
o
morte
»
guada
il
canale
tra
Caprera
e
l
'
isola
della
Maddalena
e
passa
«
tra
scogli
e
cespugli
,
cogli
stivali
pieni
d
'
acqua
»
(
pag
.
430
)
.
E
tre
anni
dopo
,
questo
vecchio
già
tormentato
e
corroso
dall
'
artrite
,
offre
alla
Francia
«
ciò
che
restava
di
lui
»
e
una
notte
di
quell
'
inverno
rigidissimo
,
a
Dijon
,
dato
l
'
allarme
per
la
presenza
dei
Prussiani
,
si
alza
e
corre
agli
avamposti
«
con
le
vie
cristallizzate
dal
ghiaccio
e
mentre
nevicava
»
(
pag
.
476
)
.
In
uomini
di
questa
tempra
,
che
alla
congenita
robustezza
organica
,
aggiungono
l
'
abitudine
delle
battaglie
,
delle
stragi
,
del
sangue
,
quale
meraviglia
se
il
cuore
si
indurisce
e
il
sentimento
si
raffredda
,
se
pure
non
è
atrofico
già
fin
dalla
nascita
,
come
per
esempio
in
Napoleone
I
?
Ai
documenti
scientifici
del
Taine
,
per
questo
riguardo
,
sulla
atrofia
del
senso
morale
in
quel
grande
genio
militare
e
sulla
enorme
sproporzione
di
sviluppo
tra
la
sua
intelligenza
meravigliosa
e
multiforme
ed
i
suoi
sentimenti
aridi
e
ristretti
,
poco
tolgono
di
valore
le
risposte
,
inspirate
soltanto
dalla
pietà
del
parentado
.
Garibaldi
invece
,
ed
è
questa
una
delle
più
splendide
sue
doti
umane
,
a
quella
robustezza
ferrigna
del
corpo
univa
una
mitezza
ed
una
gentilezza
così
espansiva
di
sentimento
,
una
tale
bontà
di
cuore
,
tanta
ricchezza
di
affetti
delicati
,
che
io
non
so
se
l
'
ammirazione
debba
essere
maggiore
per
il
suo
genio
intellettuale
o
piuttosto
per
questa
prevalenza
in
lui
delle
energie
sentimentali
,
che
sono
tanto
meno
appariscenti
delle
doti
mentali
,
ma
pure
sono
l
'
efflorescenza
più
bella
,
più
nobile
,
più
feconda
della
vita
umana
.
Qualche
compagno
di
Garibaldi
mi
ha
detto
però
,
che
anche
lui
,
nei
momenti
più
decisivi
della
battaglia
,
incitava
alla
strage
con
tutta
la
mimica
della
vera
ferocia
;
ma
questa
osservazione
,
se
dimostra
come
nella
guerra
(
e
così
nei
delitti
di
sangue
per
impeto
di
passione
)
ritornino
a
galla
gli
istinti
più
primitivi
e
selvaggi
anche
negli
uomini
più
miti
,
nulla
toglie
allo
stato
normale
dei
sentimenti
,
passato
l
'
uragano
psicologico
della
battaglia
.
E
la
conferma
si
ha
infatti
da
tutti
quelli
che
,
come
Napoleone
I
,
non
solo
perdevano
i
sentimenti
più
umani
nell
'
eruzione
delle
passioni
più
basse
,
ma
non
li
riacquistavano
né
li
avevano
poi
,
nelle
fasi
più
tranquille
della
vita
,
tranne
la
vernice
,
per
calcolo
mentale
e
tornaconto
sociale
,
delle
più
esterne
convenienze
.
Già
le
sue
Memorie
cominciano
con
un
capitolo
dedicato
ai
genitori
,
che
commuove
per
la
delicatezza
squisita
del
sentimento
,
pure
ripetendo
il
fenomeno
comune
che
i
figli
sentono
più
dolce
e
vivo
il
ricordo
della
madre
,
mentre
per
le
figlie
accade
spesso
del
padre
.
Non
solo
,
perché
la
trasmissione
ereditaria
organica
e
psichica
più
comunemente
si
alterna
per
sesso
dai
genitori
ai
figli
;
ma
anche
perché
negli
affetti
,
che
sono
come
l
'
ombra
dell
'
amore
,
le
profonde
ed
inconscie
affinità
sessuali
operano
come
i
poli
opposti
nella
corrente
elettrica
.
«
Alla
pietà
di
mia
madre
verso
il
prossimo
,
all
'
indole
sua
benefica
e
caritatevole
,
alla
compassione
sua
,
gentile
per
il
tapino
,
per
il
sofferente
non
devo
io
forse
la
poca
carità
patria
,
che
mi
valse
la
simpatia
e
l
'
affetto
dei
miei
infelici
ma
buoni
concittadini
?
«
Oh
!
abbenché
non
superstizioso
certamente
,
non
di
rado
,
nel
più
arduo
della
strepitosa
mia
esistenza
,
sorto
illeso
dai
frangenti
dell
'
Oceano
,
dalle
grandini
del
campo
di
battaglia
,
mi
si
presentava
genuflessa
,
curva
al
cospetto
dell
'
Infinito
,
l
'
amorevole
mia
genitrice
,
implorandolo
per
la
vita
del
nato
dalle
sue
viscere
.
Ed
io
,
benché
poco
credente
all
'
efficacia
della
preghiera
,
n
'
ero
commosso
,
felice
,
o
meno
sventurato
»
(
pag
.
6
)
.
A
parte
le
indagini
psicologiche
,
che
si
potrebbero
fare
sopra
questo
indizio
di
fenomeni
allucinativi
,
così
frequenti
nei
genii
,
è
solo
nelle
opere
predilette
dalla
natura
che
si
riscontrano
simili
armonie
,
chi
pensi
che
quella
pagina
fu
scritta
da
uno
dei
più
grandi
guerrieri
del
mondo
.
E
appena
messo
il
piede
di
ritorno
sul
suolo
d
'
Italia
,
il
suo
pensiero
vola
ancora
alla
madre
.
«
Io
corsi
ad
abbracciare
i
miei
bimbi
e
colei
che
avevo
afflitto
tanto
coll
'
avventurosa
mia
vita
.
Povera
madre
!
La
più
calda
delle
mie
brame
fu
certamente
quella
di
abbellire
e
consolare
i
vostri
ultimi
giorni
;
la
più
calda
delle
vostre
era
naturalmente
di
vedermi
tranquillo
accanto
a
voi
.
Ma
come
si
può
sperare
in
un
periodo
di
quiete
e
goder
del
bene
di
consolarvi
nella
cadente
e
dolorosa
vecchiaia
,
in
questa
terra
di
preti
e
di
ladri
!
»
(
pag
.
189
)
.
E
non
è
solo
per
la
madre
e
per
i
figli
che
il
suo
cuore
ha
i
palpiti
più
generosi
;
benché
egli
non
ami
parlare
di
sé
come
uomo
,
pure
in
queste
Memorie
ne
sono
frequenti
le
prove
.
Fanciullo
ancora
,
egli
si
getta
in
un
fosso
e
salva
una
donna
,
che
vi
era
miseramente
caduta
(
pag
.
7
)
.
Giovinetto
,
assiste
dalla
sua
nave
ad
«
un
tremendo
naufragio
,
la
cui
memoria
gli
rimane
incancellabile
.
»
Impedito
dalla
tempesta
infuriata
a
soccorrere
i
naufraghi
«
alcune
lagrime
sgorgarono
dagli
occhi
»
(
pag
.
12
)
.
Poco
dopo
,
nel
porto
di
Marsiglia
si
getta
in
mare
«
tutto
vestito
di
gala
per
scendere
a
terra
»
e
salva
un
fanciullo
(
pag
.
14
)
e
prodiga
poi
,
giorno
e
notte
,
le
sue
cure
ai
colpiti
dal
colera
(
pag
.
15
)
.
Nel
fanciullo
lampeggia
l
'
uomo
disse
il
poeta
con
felice
intuizione
psicologica
,
che
dovrebbe
trovare
più
feconda
ed
assidua
applicazione
,
che
non
abbia
,
nei
nostri
sistemi
pedagogici
:
e
questa
generosità
di
sentimenti
,
questo
«
cuore
di
angelo
e
di
leone
»
,
com
'
egli
dice
dell
'
americano
Juan
de
la
Cruz
(
pag
.
139
)
,
questa
innata
prevalenza
dell
'
altruismo
sull
'
egoismo
,
che
irradiano
l
'
alba
della
vita
di
Garibaldi
,
con
quella
precocità
non
patologica
,
che
è
propria
dei
genii
,
risplendono
poi
per
tutto
il
ciclo
delle
sue
vicende
e
fra
gli
orrori
delle
battaglie
come
fra
le
ebbrezze
della
vittoria
,
sotto
la
magica
camicia
rossa
come
sotto
il
poncho
leggendario
palpita
sempre
un
cuore
umano
,
nel
più
alto
,
nel
più
nobile
senso
della
parola
.
Corsaro
,
sotto
la
bandiera
del
Rio
Grande
,
catturata
una
sumaca
carica
di
caffé
,
egli
ordina
ai
suoi
compagni
,
che
siano
«
sbarcati
passeggieri
ed
equipaggio
,
dando
loro
la
lancia
della
lumaca
e
permettendo
loro
d
'
imbarcare
,
oltre
le
proprie
suppellettili
,
ogni
vivere
di
loro
piacimento
»
(
pag
.
17
)
.
Imbarcato
sul
piccolo
legno
Rio
Pardo
,
nella
spedizione
di
Santa
Caterina
,
egli
è
rovesciato
in
mare
dalla
tempesta
.
«
Il
legno
fu
capovolto
sulla
destra
ed
io
,
che
mi
trovavo
in
quel
momento
alla
sommità
dell
'
albero
di
trinchetto
,
fui
lanciato
per
ciò
da
quella
parte
,
a
certa
distanza
.
Io
ricordo
bene
che
,
abbenché
in
pericolosissima
circostanza
,
non
pensai
alla
morte
;
ma
sapevo
di
aver
molti
compagni
non
marinai
e
prostrati
dal
mal
di
mare
e
ciò
mi
martoriava
,
sicché
cercai
di
raccogliere
quanti
remi
ed
altri
oggetti
galleggianti
mi
fu
possibile
,
avvicinarli
a
bordo
e
raccomandare
a
tutti
di
prenderne
uno
per
sorreggersi
ed
agevolarsi
a
guadagnar
la
costa
.
»
Un
'
ondata
terribile
li
sommerge
tutti
ed
il
suo
primo
pensiero
,
ritornando
a
galla
,
fu
per
l
'
amico
suo
Luigi
Cariglia
:
«
quando
ricomparvi
,
stordito
dal
colpo
e
dai
vortici
,
che
mi
soffocavano
,
era
scomparso
lo
sfortunato
amico
mio
per
sempre
!
»
Raggiunta
a
fatica
,
la
sponda
,
egli
si
rivolge
e
vede
un
altro
suo
amico
,
Edoardo
Matru
,
che
a
stento
si
regge
nuotando
.
«
Io
amavo
Edoardo
come
un
fratello
e
mi
affannò
oltremodo
la
disperata
sua
condizione
.
Io
mi
slanciai
verso
il
mio
caro
,
per
porgergli
un
legno
che
aveva
servito
a
salvarmi
....
»
(
pag
.
49
)
.
E
sebbene
egli
,
in
questa
pagina
stessa
,
malinconicamente
dica
:
«
mi
sembrava
in
quei
tempi
essere
io
più
sensibile
e
generoso
!
Anche
il
cuore
indurisce
e
inaridiscono
gli
anni
e
i
malanni
!
»
;
pure
,
per
tutta
la
sua
vita
continuano
queste
prove
di
un
angelico
cuore
.
Ecco
com
'
egli
parla
del
saccheggio
di
Imiriù
:
«
Io
desidero
per
me
ed
a
chiunque
altro
non
abbia
dimenticato
di
essere
uomo
,
di
non
essere
obbligato
a
dar
sacco
.
Credo
che
,
per
quanto
vi
sieno
delle
prolisse
relazioni
di
tali
misfatti
,
impossibile
sia
narrarne
minutamente
tutte
le
sozzure
e
nefandità
.
Io
non
ho
avuto
mai
una
giornata
di
tanto
rammarico
e
di
tanta
nausea
per
l
'
umana
famiglia
!
Il
mio
fastidio
e
la
fatica
sofferta
,
in
quel
giorno
nefasto
,
per
raffrenare
almeno
le
violenze
contro
le
persone
,
furono
immensi
e
vi
pervenni
,
credo
,
a
furia
di
sciabolate
e
non
curando
la
mia
vita
»
(
pag
.
61
)
.
È
questa
sublime
altezza
di
sentimento
che
fa
dire
a
Garibaldi
di
un
tenente
di
Montevideo
,
suo
compagno
:
«
codesto
nostro
ufficiale
era
d
'
un
valore
brillante
,
ma
sventuratamente
troppo
sanguinario
»
(
pag
.
141
)
.
E
persino
nel
furore
ebbro
della
battaglia
questa
sua
indole
così
umana
predominava
il
facile
ritorno
degli
istinti
più
lontani
nella
lenta
,
millenaria
elevazione
nostra
dai
nostri
preistorici
progenitori
.
Il
carattere
di
ogni
uomo
fu
giustamente
paragonato
ad
una
successiva
stratificazione
,
in
cui
per
ogni
fase
della
vita
individuale
e
per
ogni
generazione
della
vita
sociale
si
aggiungono
gli
strati
più
recenti
e
più
alti
della
nostra
moralità
;
e
si
elidono
via
via
gli
strati
più
bassi
e
più
profondi
,
rispondenti
alla
vita
preistorica
della
nostra
specie
,
che
sono
il
plasma
originario
ed
inconscio
di
ogni
coscienza
.
Nelle
circostanze
ordinarie
dell
'
esistenza
di
ogni
uomo
,
la
sua
condotta
si
determina
secondo
queste
più
recenti
energie
morali
,
che
perciò
sono
le
prime
a
spegnersi
quando
,
per
esempio
,
una
malattia
mentale
determini
nel
carattere
personale
un
processo
di
degenerazione
.
Nelle
circostanze
eccezionali
poi
,
come
lo
scoppio
di
una
passione
violenta
od
una
battaglia
tra
il
rombo
ed
i
gaz
delle
armi
e
le
grida
di
vittoria
o
di
dolore
e
le
reciproche
suggestioni
,
è
soltanto
nelle
tempre
eccezionali
,
di
più
alta
moralità
,
che
gli
strati
più
profondi
e
meno
umani
non
erompono
,
ma
restano
nel
fondo
,
repressi
dalla
energia
dei
sentimenti
altruistici
,
più
recenti
.
Al
combattimento
del
Dayman
(
Montevideo
)
«
un
nemico
,
a
cui
era
stato
ammazzato
il
cavallo
,
caduto
,
combatté
a
piedi
contro
chi
lo
aveva
rovesciato
e
malgoverno
ne
faceva
quando
giunse
un
altro
de
'
vincitori
,
poi
un
altro
,
finalmente
contro
sei
pugnava
quel
prode
e
,
in
ginocchio
,
perché
ferito
in
una
coscia
:
tardi
io
giunsi
per
salvare
la
vita
di
un
tant
'
uomo
»
(
pag
.
175
)
.
A
Como
,
nel
1848
,
egli
salva
dal
furore
popolare
il
vecchio
generale
Zucchi
,
che
fuggiva
in
Isvizzera
(
pag
.
196
)
.
A
Varese
,
nel
1859
,
fa
raccogliere
i
prigionieri
austriaci
;
e
questi
«
che
giustamente
potevano
pagare
col
loro
sangue
quello
de
'
nostri
preziosi
compagni
assassinati
dall
'
Austria
,
Ciceruacchio
,
Ugo
Bassi
e
tanti
altri
,
furono
invece
trattati
con
cure
forse
più
gentili
ancora
di
quelle
che
si
ebbero
i
nostri
!
Ciò
non
monta
!
L
'
Italia
ben
fa
di
essere
umana
coi
suoi
carnefici
!
Il
perdono
è
l
'
appannaggio
dei
grandi
»
(
pag
.
291
)
.
A
Palermo
,
così
scrive
con
affetto
paterno
de
'
suoi
volontari
:
«
Allora
cominciò
un
periodo
di
riposo
e
tutti
ne
avevano
bisogno
,
massime
i
Mille
.
Poveri
giovani
!
la
parte
eletta
di
tutte
le
popolazioni
italiane
,
non
avvezzi
ai
disagi
,
alle
privazioni
,
gran
parte
studenti
e
laureati
»
(
pag
.
365
)
.
A
Monterotondo
,
la
guarnigione
nemica
rimase
prigioniera
nel
castello
:
«
il
prode
maggiore
Testori
,
poco
prima
della
resa
dei
nemici
,
aveva
presa
la
determinazione
di
mettersi
allo
scoperto
alzando
una
bandiera
bianca
,
per
intimar
loro
di
arrendersi
;
ma
quei
mercenari
,
violando
ogni
diritto
di
guerra
,
lo
fucilarono
con
vari
colpi
e
lo
lasciarono
cadavere
.
Ebbi
un
'
immensa
fatica
,
dopo
tanti
e
siffatti
atti
di
barbarie
per
parte
di
codesti
sgherri
dell
'
Inquisizione
,
a
salvar
loro
la
vita
,
essendo
i
nostri
irritatissimi
contro
di
loro
»
(
pag
.
438
)
.
Ed
in
Garibaldi
non
è
solo
questa
magnanimità
,
che
dava
alla
leggenda
popolare
l
'
idea
«
di
Cristo
redivivo
,
»
ma
la
gentilezza
quasi
verginale
dei
sentimenti
più
delicati
e
che
più
fanno
contrasto
colla
sua
tempra
d
'
acciaio
.
Bambino
,
«
raccolto
un
giorno
al
di
fuori
un
grillo
e
portatolo
in
casa
,
ruppi
al
poverello
una
gamba
nel
maneggiarlo
;
me
ne
addolorai
talmente
che
,
rinchiusomi
nella
mia
stanza
,
io
piansi
amaramente
per
più
ore
»
(
pag
.
7
)
.
All
'
estremo
opposto
della
scala
psicologica
,
fino
a
toccare
la
zona
della
pazzia
morale
,
stanno
i
tormenti
che
molti
bambini
e
fanciulli
amano
dare
a
piccoli
animali
.
Molti
anni
dopo
,
nell
'
America
meridionale
,
ecco
i
suoi
sentimenti
:
«
L
'
Hervidero
era
pure
un
Saladero
a
tempi
floridi
,
cioè
sito
dove
si
salava
carne
,
macellando
centinaia
d
'
animali
ogni
giorno
.
E
le
sventure
sofferte
da
codeste
popolazioni
saranno
esse
una
vendetta
per
i
gran
patimenti
inflitti
alle
altre
razze
animali
?
Io
credo
la
morte
una
semplice
transizione
della
materia
,
a
cui
conviene
conformarsi
pacatamente
,
anzi
famigliarizzarsi
con
essa
.
Ma
i
patimenti
inflitti
da
un
essere
all
'
altro
!
Oh
!
io
credo
che
esistendo
una
vendetta
della
natura
,
essa
deve
essere
applicata
ai
ministri
del
rogo
,
delle
torture
e
di
qualunque
sofferenza
inflitta
ad
animale
qualunque
»
(
pag
.
146
)
.
Perciò
egli
,
come
tutti
i
grandi
tipi
di
bontà
umana
,
avvolgeva
nel
suo
sentimento
pietoso
ogni
essere
vivente
,
e
nelle
sue
Memorie
ha
parole
soavissime
di
ricordo
e
di
rimpianto
per
i
suoi
amici
perduti
,
e
così
,
per
esempio
,
ha
pure
un
ricordo
affettuoso
pel
suo
«
cane
da
caccia
,
Castore
»
,
che
fu
obbligato
a
lasciare
in
Tangeri
«
e
quel
mio
fedele
compagno
ne
morì
di
dolore
»
(
pagina
267
)
.
Così
narra
di
sé
a
Palermo
,
nel
padiglione
del
palazzo
reale
:
«
di
là
potei
bearmi
dello
spettacolo
che
presenta
un
grande
e
fervidissimo
popolo
nelle
sue
emozioni
.
I
liberati
(
dalle
carceri
di
Castellamare
)
furono
portati
in
trionfo
verso
la
mia
abitazione
da
una
folla
immensa
,
frenetica
per
la
libertà
acquistata
dai
suoi
carissimi
.
Io
m
'
ebbi
un
tesoro
di
gratitudine
da
loro
ed
una
lagrima
inumidì
la
mia
guancia
»
(
pag
.
365
)
.
E
questa
semplicità
grande
,
primitiva
di
nobilissimi
sentimenti
,
così
rara
in
un
uomo
che
abbia
avuto
un
'
esistenza
come
la
sua
,
trabocca
in
una
pagina
eloquente
,
da
lui
dedicata
ai
Cairoli
.
«
Fra
i
morti
vi
era
pure
un
figlio
,
il
primo
ch
'
ella
perdette
,
di
quella
donna
,
per
cui
la
posterità
confonderà
questo
periodo
di
miserie
coi
giorni
più
gloriosi
di
Sparta
e
Roma
!
Un
figlio
dell
'
incomparabile
madre
dei
Cairoli
,
la
matrona
pavese
.
Ernesto
,
il
più
giovane
de
'
tre
,
ch
'
essa
aveva
mandati
,
cadeva
combattendo
,
rotto
il
petto
da
piombo
austriaco
,
sul
cadavere
d
'
un
tamburino
nemico
,
ch
'
egli
aveva
ucciso
di
baionetta
.
Mi
passò
per
la
mente
tutta
la
afflizione
di
quella
madre
sì
buona
,
sì
affettuosa
per
i
suoi
figli
e
per
chi
aveva
la
fortuna
di
avvicinarla
!
Il
mio
sguardo
s
'
incontrò
lo
stesso
giorno
con
lo
sguardo
del
maggior
fratello
,
Benedetto
,
valoroso
e
modesto
ufficiale
,
caro
come
tutta
quella
cara
famiglia
:
i
suoi
occhi
si
fissaron
nei
miei
,
ma
una
sola
parola
non
uscì
da
ambedue
.
Solo
io
lessi
in
quel
malinconico
sguardo
«
Mia
madre
!
»
e
pensai
io
pure
a
tutta
la
somma
di
dolori
che
si
preparavano
a
quella
generosa
!
E
quanti
altri
,
di
cui
non
conoscevo
le
madri
,
giacevano
su
quel
campo
di
strage
,
o
mutilati
o
morenti
col
desiderio
di
vedere
ancora
una
volta
la
desolata
genitrice
.
Poveri
giovani
!
o
piuttosto
felici
giovani
!
il
cui
sangue
riscattava
l
'
Italia
da
lungo
servaggio
e
per
sempre
!
«
Le
generose
donne
di
Varese
supplivano
all
'
assenza
dei
parenti
.
Donne
italiane
!
io
scrivo
commosso
,
vedete
;
e
lo
credereste
?
ho
pianto
nel
narrarvi
della
Cairoli
.
Sarà
debolezza
:
prendetela
come
volete
,
eppure
ne
ho
già
veduti
dei
campi
di
battaglia
e
feriti
e
morenti
e
cadaveri
;
e
mi
sento
ancora
,
permettetene
la
presunzione
,
non
più
forte
come
lo
ero
a
vent
'
anni
,
ma
fervido
d
'
animo
come
io
era
allora
,
ove
si
tratti
di
tempestare
per
questa
sacra
terra
!
Dio
mi
conceda
di
chiuder
gli
occhi
pronunciando
come
ultimo
accento
:
«
Essa
è
libera
tutta
!
»
(
pag
.
292
)
.
L
'
intima
costituzione
psicologica
di
un
uomo
è
come
un
brillante
dalle
cento
faccette
e
non
si
può
bene
conoscere
se
non
osservando
prima
ogni
lato
singolarmente
,
per
raccoglierne
poi
nella
nostra
mente
l
'
immagine
complessa
.
E
questa
immagine
è
tanto
più
vera
e
duratura
e
benefica
per
noi
stessi
,
per
quanto
non
rimane
nei
contorni
vaghi
e
nebulosi
di
un
'
ammirazione
feticista
e
leggendaria
,
ma
risalta
invece
dalla
conoscenza
sicura
delle
linee
precise
,
onde
natura
si
compiacque
plasmarne
la
meravigliosa
figura
.
Un
altro
dei
lati
tanto
simpatici
nella
psicologia
di
Garibaldi
è
una
specie
di
misticismo
naturale
,
che
non
si
cristallizza
nelle
forme
esterne
di
questo
o
quel
culto
religioso
,
ma
si
espande
libero
per
tutta
la
natura
vivente
e
vi
circonda
uomini
e
cose
di
una
dolce
,
e
spesso
melanconica
,
aureola
di
poesia
e
di
idealismo
,
feconda
di
morali
energie
.
Nel
cap
.
V
ecco
com
'
egli
narra
del
suo
incontro
con
Rossetti
a
Rio
Janeiro
:
«
Rossetti
,
che
non
avevo
mai
veduto
,
ma
che
avrei
distinto
in
qualunque
moltitudine
per
quell
'
attrazione
reciproca
e
benevola
della
simpatia
,
m
'
incontrò
al
Largo
do
Passo
.
Gli
occhi
nostri
s
'
incontrarono
e
non
sembrò
per
la
prima
volta
,
com
'
era
realmente
.
Ci
sorridemmo
reciprocamente
e
fummo
fratelli
per
la
vita
,
per
la
vita
inseparabili
.
Non
sarà
questa
una
delle
tante
emanazioni
di
quell
'
intelligenza
infinita
,
che
può
probabilmente
animare
lo
spazio
,
i
mondi
e
gli
insetti
che
brulicano
sulla
loro
superficie
?
Perché
devo
io
privarmi
della
voluttà
gentile
che
mi
bea
,
pensando
alla
corrispondenza
degli
affetti
materni
rientrati
nell
'
infinita
sorgente
da
dove
scaturirono
,
ed
a
quelli
del
mio
carissimo
Rossetti
?
»
(
pag
.
15
)
.
E
a
pag
.
113
,
parlando
della
terribile
sconfitta
toccata
ai
repubblicani
di
Montevideo
sulle
sponde
dell
'
Arroyo
Grande
,
mentre
egli
mandava
invano
esploratori
a
battere
il
campo
,
così
scrive
:
«
Vi
è
qualche
cosa
,
oltre
l
'
intelligenza
,
nell
'
essere
nostro
che
non
si
sa
discernere
,
non
si
sa
spiegare
,
ma
esiste
ed
i
suoi
effetti
,
benché
confusi
,
sono
un
vaticinio
,
intendasi
come
si
vuole
tale
parola
.
Un
vaticinio
che
vi
reca
contento
od
amarezza
,
forse
quella
scintilla
infinitesima
,
emanata
dall
'
Infinito
,
e
che
risiede
nella
misera
nostra
scorza
,
ma
immortale
come
l
Infinito
,
presente
oltre
il
contatto
dei
nostri
sensi
ed
oltre
la
portata
della
nostra
vista
.
«
Nulla
si
scorgeva
in
quelle
deserte
campagne
;
quel
giorno
però
aveva
alquanto
di
solenne
,
di
tetro
,
di
desolato
!
come
il
cuore
di
coloro
che
spiravano
o
languivano
sul
campo
di
battaglia
,
calpestati
dal
soldato
insolente
!
dall
'
ugne
del
destriero
vincitore
,
giubilante
per
i
patimenti
,
per
le
torture
,
per
la
morte
del
vinto
!
Gloria
!
Eroismo
!
Vittoria
!
si
chiamano
cotesti
macelli
!
Ed
inni
e
Te
Deum
si
fanno
cantare
da
alcuni
mercenari
chercuti
!
Pochissimi
infatti
furono
i
risparmiati
in
quella
terribile
pugna
ed
il
presentimento
di
un
fiero
disastro
da
noi
sentito
,
nulla
aveva
di
esagerato
»
.
È
per
questa
indefinita
e
quasi
inconscia
poesia
della
vita
,
effetto
in
massima
parte
di
speciali
condizioni
fisiologiche
,
che
varia
con
esse
(
e
perciò
ottimismo
e
pessimismo
non
sono
che
questione
di
temperamento
)
;
è
per
questa
«
gioia
della
vita
»
che
Garibaldi
sentiva
potente
nell
'
animo
anche
la
poesia
della
natura
,
in
lui
certo
rafforzata
nei
primi
anni
di
gioventù
dai
lunghi
viaggi
di
mare
,
così
favorevoli
,
per
chi
vi
è
congenitamente
disposto
,
alle
dolci
fantasie
ed
ai
sogni
delle
anime
delicate
.
Ed
è
bello
,
nelle
sue
Memorie
,
il
contrasto
,
che
egli
pone
spesso
,
senz
'
artificio
,
fra
il
terrore
delle
gesta
guerresche
e
l
'
armonia
negli
spettacoli
della
natura
:
tra
la
rabbia
degli
uomini
e
la
quiete
solenne
delle
cose
.
«
Quanto
è
bello
lo
stallone
della
Pampa
!
Le
sue
labbra
non
sentirono
giammai
il
freddo
ribrezzo
del
freno
e
la
lucidissima
schiena
,
giammai
calcata
dal
fetido
sedere
dell
'
uomo
,
brilla
allo
splendore
del
sole
quanto
un
diamante
.
La
sua
splendida
ma
non
pettinata
criniera
batte
i
fianchi
,
quando
il
superbo
,
raccogliendo
le
sparse
giumente
o
fuggendo
la
persecuzione
dell
'
uomo
,
avanza
la
velocità
del
vento
.
Il
naturale
suo
calzare
,
non
mai
imbrattato
nella
stalla
dell
'
uomo
,
è
più
lucido
dell
'
avorio
e
la
ricchissima
coda
svolazza
al
soffio
del
pampero
,
riparando
il
generoso
animale
dal
disturbo
degli
insetti
.
Vero
sultano
del
deserto
,
egli
sceglie
la
più
vaga
delle
odalische
senza
il
servile
e
schifoso
ministero
della
più
degradata
delle
creature
,
l
'
eunuco
.
«
Chi
si
farà
un
'
idea
dell
'
emozione
sentita
dal
corsaro
di
25
anni
in
mezzo
a
quella
fiera
natura
,
vista
per
la
prima
volta
!
«
Oggi
20
dicembre
1871
,
rannicchiato
al
focolare
ed
irrigidito
nelle
membra
,
io
ricordo
commosso
quelle
scene
d
'
una
vita
passata
;
in
cui
tutto
sorrideva
,
al
cospetto
del
più
stupendo
spettacolo
ch
'
io
m
'
abbia
veduto
.
Io
sono
decrepito
!
Ma
ove
saranno
quei
superbi
stalloni
,
i
tori
,
le
gazzelle
,
gli
struzzi
che
tanto
abbellivano
e
vivificavano
quelle
amenissime
colline
?
I
loro
discendenti
pascoleranno
senza
dubbio
quei
ricchissimi
fieni
,
finché
il
vapore
ed
il
ferro
giungano
ad
accrescere
la
ricchezza
del
suolo
,
ma
ad
impoverire
queste
meravigliose
scene
della
natura
!
(
pag
.
21
)
.
«
Noi
percorrevamo
amenissime
colline
,
circa
a
due
miglia
dalle
sponde
del
Dayman
.
Eravi
l
'
erba
sporgente
appena
,
verdissima
,
dalla
superficie
del
terreno
,
ondulato
come
l
'
Oceano
in
tutta
la
sua
pacifica
maestà
,
quando
non
è
sconvolto
dalle
tempeste
.
Una
sola
pianta
,
un
arbusto
solo
non
presentava
ostacolo
in
quei
bellissimi
campi
.
Sarebbe
stato
un
sito
ameno
per
un
banchetto
,
ma
in
quel
giorno
lo
fu
di
strage
»
(
pag
.
172
)
.
Descrivendo
quella
miracolosa
fuga
nella
Romagna
,
dove
morì
di
stenti
la
sua
eroica
Anita
,
Garibaldi
narra
di
sé
e
dei
compagni
fuggenti
invano
nell
'
Adriatico
ai
soldati
austriaci
.
«
Noi
seguimmo
tutto
quel
resto
della
giornata
la
costa
italiana
,
ad
una
certa
distanza
,
con
vento
favorevole
.
La
notte
pure
si
presentò
bellissima
.
Era
plenilunio
ed
io
vidi
alzare
con
un
senso
dispiacevole
la
compagna
dei
naviganti
,
ch
'
io
aveva
contemplata
tante
volte
col
culto
di
un
adoratore
!
Bella
come
non
l
'
aveva
veduta
mai
,
ma
per
noi
sventuratamente
troppo
bella
!
E
la
luna
ci
fu
fatale
in
quella
notte
!
»
(
pag
.
249
)
.
Ed
in
lui
questa
poesia
delle
cose
non
è
sterile
romanticismo
ma
è
forte
senso
della
vita
mondiale
,
che
abbraccia
pur
sempre
l
'
umanità
,
a
cui
egli
dedicò
l
'
esistenza
.
Garibaldi
ama
i
monti
,
perché
«
non
sono
i
monti
l
'
albergo
,
il
santuario
della
libertà
dei
popoli
?
Gli
Americani
,
gli
Svizzeri
,
i
Greci
tennero
i
monti
quando
furono
soverchiati
dalle
ordinate
coorti
dei
dominatori
»
(
pag
.
332
)
.
Ma
dove
questo
connubio
felice
della
poesia
della
natura
col
sentimento
umanitario
si
mostra
più
eloquente
è
nella
descrizione
dell
'
imbarco
dei
Mille
.
«
O
notte
del
5
maggio
,
rischiarata
dal
fuoco
di
mille
luminari
con
cui
l
'
Onnipotente
adornò
lo
spazio
,
l
Infinito
!
Bella
,
tranquilla
solenne
,
di
quella
solennità
che
fa
palpitare
le
anime
generose
che
si
lanciano
all
'
emancipazione
degli
schiavi
.
«
Tali
erano
i
Mille
.
«
Adunati
sulle
spiagge
dell
'
orientale
Liguria
,
raccolti
in
gruppi
,
cupi
,
penetrati
della
grande
impresa
,
ma
fieri
d
'
esservi
caduti
in
sorte
,
succedan
pure
i
disagi
e
il
martirio
.
«
Bella
la
notte
del
gran
concetto
.
Tu
rumoreggiavi
nelle
fila
di
quei
superbi
,
con
quell
'
armonia
indefinita
,
sublime
,
con
cui
gli
eletti
sono
beati
contemplando
nello
spazio
interminato
l
'
Infinito
!
Io
l
'
ho
sentita
quell
'
armonia
in
tutte
le
notti
che
si
somigliano
alla
notte
di
Quarto
,
di
Reggio
,
di
Palermo
,
del
Volturno
.
E
chi
dubita
della
vittoria
quando
portati
sulle
ali
del
dovere
e
della
coscienza
,
si
è
sospinti
ad
affrontare
i
pericoli
,
la
morte
come
il
bacio
delizioso
della
tua
donna
?
»
(
pag
.
338
)
.
Così
dal
letto
di
morte
,
Garibaldi
vedendo
due
capinere
sul
balcone
della
finestra
,
onde
egli
dà
l
'
ultimo
saluto
all
'
infinito
del
mare
e
del
cielo
,
le
indica
ai
presenti
come
le
anime
delle
sue
bambine
,
sepolte
a
Caprera
!
Eterna
fiamma
di
poesia
,
che
nel
cuore
dell
'
eroe
,
ribellandosi
alla
legge
comune
della
decadenza
senile
,
per
cui
molti
muoiono
assai
prima
dell
'
ultimo
sospiro
,
si
spense
solo
coll
'
acquetarsi
dell
'
ultimo
battito
.
Ed
ecco
perché
una
nota
di
dolce
tristezza
,
che
spesso
ritorna
in
queste
Memorie
,
è
il
pensiero
delle
sepolture
.
Mortalmente
ferito
sopra
un
barcone
,
navigando
nel
Plata
,
egli
vide
«
la
salma
di
Fiorentino
(
un
suo
compagno
ucciso
dai
nemici
)
sepolta
nelle
onde
,
destino
solito
dei
marinari
e
con
le
cerimonie
solite
in
simili
circostanze
,
cioè
un
saluto
affettuoso
dei
suoi
concittadini
.
«
Assicuro
per
parte
mia
che
tal
genere
d
'
inumazione
non
mi
piacque
,
e
siccome
la
stessa
sorte
mi
aspettava
probabilmente
fra
poco
,
senza
potermi
opporre
al
sistema
di
sepoltura
del
mio
compagno
,
mi
contentai
di
chiamare
il
mio
carissimo
Luigi
Carniglia
per
trattenerlo
all
'
uopo
.
Fra
i
periodi
rettorici
dell
'
inchiesta
mia
,
naturalmente
breve
,
all
'
incomparabile
amico
,
io
recitava
a
lui
i
bei
versi
di
Ugo
Foscolo
;
«
Un
sasso
!
che
distingua
le
mie
dalle
infinite
ossa
che
in
terra
e
in
mar
semina
morte
!
»
«
Ed
il
mio
caro
piangeva
,
promettendomi
di
non
seppellirmi
nelle
onde
.
Chi
sa
se
lui
stesso
avrebbe
potuto
mantenere
la
promessa
ed
il
mio
cadavere
avria
sfamato
alcuni
lupi
marini
o
qualche
iakaré
dell
'
immenso
Plata
»
(
pag
.
28
)
.
E
per
tutte
queste
Memorie
,
quando
narra
la
morte
di
un
amico
,
di
un
commilitone
sui
campi
di
battaglia
,
sempre
egli
deplora
che
un
sasso
non
ne
ricordi
il
nome
ai
venturi
.
E
così
dello
stesso
Carniglia
egli
esclama
:
«
O
Luigi
!
le
tue
ossa
,
sparse
negli
abissi
dell
'
oceano
,
meritavano
un
monumento
ove
il
proscritto
riconoscente
potesse
un
giorno
ricambiarti
di
una
lagrima
sulla
sacra
terra
italiana
!
»
(
pag
.
29
)
.
Dopo
la
battaglia
di
Sant
'
Antonio
,
«
siccome
straordinario
era
stato
il
combattimento
,
solenne
mi
sembrò
dovesse
essere
l
'
inumazione
dei
cadaveri
.
Mi
ricordai
allora
d
'
aver
veduto
i
tumuli
dei
campi
di
battaglia
nell
'
Oriente
e
sulla
collina
che
domina
il
Salto
,
già
stata
teatro
di
pugne
gloriose
,
si
scavò
una
fossa
per
tutte
le
salme
indistintamente
,
quindi
una
cestella
di
terra
per
ogni
individuo
coperse
le
reliquie
di
amici
e
nemici
e
s
'
innalzò
il
tumulo
che
ognor
si
scerne
,
signoreggiato
da
una
croce
,
sulla
quale
leggonsi
le
seguenti
parole
:
Legione
Italiana
Marina
e
cavalleria
orientale
8
febbraio
1846
»
(
pag
.
167
)
.
In
altra
occasione
,
alla
Laguna
,
«
seguitando
il
nemico
a
fulminarci
con
le
sue
artiglierie
,
io
,
quasi
solo
,
dovetti
incendiare
la
piccola
nostra
flottiglia
.
Ebbi
pure
a
sopportare
il
doloroso
spettacolo
dell
'
incendio
de
'
cadaveri
dei
miei
fratelli
d
'
armi
,
impossibilitato
di
dar
loro
altro
genere
di
sepoltura
e
far
loro
gli
onori
che
meritavano
»
(
pag
.
64
)
.
Il
racconto
della
battaglia
del
Volturno
comincia
così
:
«
Da
Annibale
,
vincitore
delle
superbe
legioni
,
ai
giorni
nostri
quelle
campagne
non
avevan
certo
veduto
più
fiero
conflitto
ed
il
bifolco
,
passando
l
'
aratro
su
quelle
zolle
ubertose
,
urterà
,
per
molto
tempo
ancora
,
nei
teschi
dalla
rabbia
umana
seminati
»
(
pag
.
387
)
.
Poesia
della
morte
,
che
a
lui
dettava
il
desiderio
insoddisfatto
,
che
la
sua
salma
fosse
consumata
dalle
fiamme
di
un
verde
rogo
della
sua
Caprera
al
cospetto
del
cielo
e
del
mare
.
E
i
soli
libri
che
si
trovarono
al
suo
letto
di
morte
sono
I
Sepolcri
di
Foscolo
e
l
'
albo
dei
Mille
.
Ma
il
lato
che
più
risplende
di
questa
gentilezza
di
sentimento
in
Garibaldi
è
l
'
attrazione
per
la
donna
;
dalla
passione
ardente
,
entusiastica
per
la
sua
Anita
,
alla
simpatia
rispettosa
per
Dona
Manuelita
de
Saenz
,
l
'
amica
di
Bolivar
«
il
grande
liberatore
dell
'
America
Centrale
,
»
condannata
al
letto
da
molti
anni
;
dalla
venerazione
soave
per
la
madre
,
all
'
omaggio
cavalleresco
per
la
bellezza
delle
tre
donzelle
nella
estancia
di
Dona
Ana
;
dalla
forte
,
gioconda
espansione
erotica
,
che
è
una
nota
differenziale
tra
gli
uomini
d
'
azione
e
gli
uomini
del
pensiero
,
alla
idealizzazione
più
alta
della
donna
amata
.
Nelle
manifestazioni
dei
sentimenti
,
degli
affetti
,
delle
passioni
,
che
sono
l
'
oggetto
di
questo
saggio
psicologico
,
l
'
attrazione
per
la
donna
occupa
lo
stesso
grado
prevalente
,
per
la
frequenza
e
varietà
delle
prove
,
che
nelle
manifestazioni
delle
sue
idee
tiene
lo
anticlericalismo
.
Già
due
allusioni
fugaci
,
forse
inconsciamente
sfuggite
alla
sua
penna
,
lasciano
intravvedere
questa
potenza
che
l
'
amore
ebbe
sopra
Garibaldi
,
com
'
esso
del
resto
ha
su
tutti
gli
uomini
del
suo
tipo
psicologico
,
da
Gesù
in
poi
.
Ricordando
con
giovanile
entusiasmo
la
nave
Costanza
,
«
su
cui
doveva
solcare
il
Mediterraneo
,
quindi
il
Mar
Nero
,
per
la
prima
volta
»
egli
esclama
:
«
Gli
ampi
tuoi
fianchi
,
la
snella
tua
alberatura
,
la
spaziosa
tua
tolda
e
fino
il
tuo
pettoruto
busto
di
donna
,
rimarranno
impressi
sempre
nella
mia
immaginazione
»
(
pag
.
9
)
.
Ed
ecco
qual
'
è
la
pittoresca
descrizione
,
ch
'
egli
fa
dell
'
uomo
e
della
donna
,
che
più
sembrano
avere
le
sue
simpatie
:
«
Il
matrero
è
il
vero
tipo
dell
'
uomo
indipendente
:
e
perché
dovrà
egli
vivere
tra
una
società
corrotta
,
nella
dipendenza
di
un
prete
che
l
inganna
e
d
'
un
tiranno
che
gavazza
nel
lusso
e
nelle
gozzoviglie
,
col
frutto
delle
sue
fatiche
,
quando
può
sussistere
nei
campi
vergini
e
sterminati
di
un
nuovo
mondo
,
libero
come
l
'
aquila
ed
il
leone
,
riposando
la
chiomata
sua
testa
in
grembo
alla
donna
del
suo
cuore
,
quando
stanco
o
volando
col
selvaggio
suo
destriero
nelle
pampas
immense
in
cerca
d
'
uno
squisito
alimento
per
lui
e
per
la
sua
cara
?
»
«
Il
matrero
ha
un
'
amante
,
da
cui
è
generalmente
adorato
e
che
divide
i
suoi
disagi
,
i
suoi
pericoli
,
con
egual
coraggio
.
Oh
!
la
donna
!
che
essere
straordinario
!
Essa
più
perfetta
dell
'
uomo
,
è
pure
d
'
indole
più
avventurosa
,
più
cavalleresca
di
lui
!
ma
l
'
educazione
servile
a
cui
è
dannata
,
fa
sì
che
meno
frequenti
ne
siano
gli
esempi
»
(
pag
.
139
)
.
Ed
anche
altrove
dice
«
la
donna
,
la
più
perfetta
delle
creature
,
checché
ne
presumano
gli
uomini
»
(
pag
.
13
)
.
«
Una
donna
!
sì
una
donna
!
giacché
sempre
la
considerai
la
più
perfetta
delle
creature
;
e
,
checché
ne
dicano
,
infinitamente
più
facile
di
trovare
un
cuore
amante
fra
esse
»
(
pag
.
55
)
.
E
le
donne
d
'
Italia
egli
spesso
ricorda
,
per
il
loro
patriottismo
,
perché
molte
volte
,
come
narra
delle
Lombarde
,
«
le
donne
,
le
vergini
,
lasciando
da
parte
il
naturale
ritegno
,
si
lanciavano
al
collo
dei
rozzi
militi
con
effervescenza
febbrile
.
Non
eran
però
tutti
rozzi
i
miei
compagni
,
perché
molti
appartenevano
a
distinte
famiglie
»
(
pag
.
285
)
.
Al
ritorno
da
Lugano
de
'
Legionari
italiani
,
dopo
l
'
armistizio
di
Salasco
,
«
scorgevansi
ovunque
quelle
bellissime
nostre
donne
sporgenti
dai
balconi
delle
case
,
con
quei
volti
graziosissimi
,
così
animati
come
se
avessero
voluto
volare
per
raggiungere
i
prodi
,
che
non
disperavano
di
strappare
agli
oppressori
i
loro
focolari
»
(
pag
.
198
)
.
E
poi
,
ritornato
in
Lombardia
coi
Cacciatori
delle
Alpi
,
celebra
l
'
amor
patrio
delle
«
generose
donne
di
Varese
»
e
si
rivolge
alle
donne
italiane
,
parlando
della
Cairoli
,
come
più
sopra
è
riferito
;
e
più
innanzi
celebra
le
donne
Palermitane
,
che
«
furono
sublimi
di
patriottico
slancio
,
animando
i
Mille
coi
plausi
,
coi
gesti
,
cogli
evviva
»
(
pag
.
359
)
.
E
quando
egli
rivolge
il
pensiero
commosso
ai
suoi
volontari
,
caduti
per
l
'
Italia
,
manda
loro
questo
saluto
:
«
le
donne
delle
venture
generazioni
italiane
insegneranno
ai
loro
bimbi
le
vostre
gesta
gloriose
ed
a
benedire
i
santi
vostri
nomi
»
(
pag
.
297
)
.
In
queste
Memorie
sono
pure
personalmente
ricordate
parecchie
donne
o
per
la
pietà
dimostrata
verso
i
combattenti
,
come
«
la
signora
Alleman
,
angelo
virtuoso
di
bontà
,
che
calpestò
il
timore
,
che
tutti
aveva
invaso
e
venne
in
soccorso
del
torturato
!
(
prigioniero
di
Millan
)
.
Io
di
nulla
mancai
nella
mia
prigione
,
grazie
alla
incomparabile
mia
benefattrice
»
(
pag
.
33
)
.
E
la
signora
Luigia
Sauvaigo
di
Nizza
,
«
madre
modello
delle
madri
»
(
pag
.
13
)
e
la
signora
Laura
Mantegazza
,
la
quale
«
quando
non
erano
ancor
terminate
le
fucilate
,
apparve
in
una
barca
,
traversando
il
lago
(
di
Como
)
,
raccolse
indistintamente
tutti
i
feriti
,
che
condusse
e
curò
in
casa
sua
.
Sia
essa
benedetta
da
tutti
»
(
pag
.
200
)
.
E
non
mancano
gli
omaggi
amorosi
,
per
esempio
,
quando
,
direttosi
per
caso
ad
un
'
abitazione
isolata
,
trovò
«
in
quel
deserto
del
territorio
orientale
la
moglie
di
un
uomo
forse
semi
-
selvaggio
,
che
era
una
bella
giovane
,
con
regolare
educazione
e
poetessa
.
Nell
'
età
mia
certo
si
compiace
uno
a
trovare
della
poesia
ovunque
e
si
crederebbe
la
circostanza
narrata
un
parto
della
fantasia
,
anziché
realtà
.
Dopo
d
'
avermi
presentato
le
poesie
di
Quintana
,
ciò
che
servì
di
materia
a
conversazione
,
la
graziosa
mia
ospite
volle
recitarmi
alcune
composizioni
sue
e
confesso
ne
fui
ammirato
!
»
(
pag
.
24
)
.
Poi
una
delle
tre
figlie
di
Dona
Ana
,
«
Manuela
,
signoreggiava
assolutamente
l
'
anima
mia
.
Io
mai
cessai
d
'
amarla
benché
senza
speranza
,
essendo
essa
fidanzata
ad
un
figlio
del
presidente
.
Io
adoravo
il
bello
ideale
in
quell
'
angelica
creatura
e
nulla
aveva
di
profano
l
'
amor
mio
.
In
occasione
d
'
un
combattimento
,
ov
'
io
ero
stato
creduto
morto
,
conobbi
non
esser
io
indifferente
a
quell
'
angelica
creatura
e
ciò
bastò
a
consolarmi
dell
'
impossibilità
di
possederla
.
D
'
altronde
bellissime
sono
le
Riograndesi
in
generale
,
come
bella
la
popolazione
.
Non
indifferenti
erano
pure
le
schiave
di
colore
,
che
si
trovavano
in
quei
compitissimi
stabilimenti
»
(
pag
.
40
)
.
E
perfino
alle
sue
imprese
di
guerra
s
'
intrecciò
l
'
amore
.
«
Chi
mi
aveva
informato
di
tutto
questo
era
stata
una
coraggiosa
ed
avvenente
fanciulla
,
che
mi
comparve
in
un
legno
,
sulla
strada
da
Rubarolo
a
Varese
,
come
una
visione
,
mentre
io
marciavo
colla
brigata
su
quella
città
per
attaccarvi
Urban
.
Quella
bella
fanciulla
era
partita
da
Como
per
annunciarmi
lo
stato
deplorevole
in
cui
la
città
si
trovava
e
sollecitare
quindi
il
mio
ritorno
»
(
pag
.
301
)
.
Ma
gli
episodi
,
che
in
queste
Memorie
,
dove
non
sono
narrate
le
private
vicende
di
famiglia
,
attestano
come
ardente
fosse
l
'
attrazione
di
Garibaldi
per
la
donna
,
sono
gli
accenni
sparsi
qua
e
là
sulla
eroica
Anita
.
In
un
capitolo
,
dal
titolo
«
Innamorato
,
»
egli
narra
il
primo
incontro
;
ma
poi
non
vi
sono
che
,
di
tanto
in
tanto
,
dei
ricordi
isolati
sulle
gesta
di
Anita
,
fino
alla
sua
morte
durante
la
fuga
,
in
Romagna
.
Raccogliamo
questi
ricordi
,
per
vedere
quanto
nobili
e
focosi
,
delicati
e
profondi
fossero
i
palpiti
di
Garibaldi
per
la
donna
del
suo
cuore
,
che
la
leggenda
popolare
ricorda
amazzone
imperterrita
,
sfidante
a
fianco
del
suo
eroe
i
pericoli
delle
sante
battaglie
per
la
libertà
della
Patria
!
A
pag
.
45
,
alludendo
alla
signorina
Manuela
,
che
ho
già
rammentata
,
egli
scrive
:
«
Noi
intanto
celebravamo
la
nostra
vittoria
contro
l
Impero
del
Brasile
,
godendo
d
'
esser
salvi
da
una
tempesta
di
non
poco
momento
.
Alla
estancia
di
donna
Antonia
,
una
vergine
,
a
12
miglia
di
distanza
,
chiedeva
delle
mie
nuove
con
molto
interesse
ed
io
n
'
ero
ben
felice
.
«
Sì
!
bellissima
figlia
del
Continente
(
provincia
del
Rio
Grande
)
io
ero
felice
di
appartenerti
,
comunque
fosse
!
Tu
destinata
a
donna
di
un
altro
!
a
me
serbava
la
sorte
altra
Brasiliana
,
unica
per
me
al
mondo
,
ch
'
io
piango
oggi
e
che
piangerò
tutta
la
vita
!
Quella
pure
mi
conobbe
nella
sventura
,
naufragò
!
e
più
che
del
mio
merito
,
forse
della
sventura
s
'
invaghì
e
la
sventura
me
la
consacrò
per
sempre
!
»
Incaricato
dal
generale
Canabarro
di
«
uscire
dalla
Laguna
con
tre
legni
armati
per
assaltare
la
bandiera
imperiale
nelle
coste
del
Brasile
»
,
Garibaldi
si
accinse
all
'
opera
.
«
In
questo
periodo
di
tempo
ebbe
luogo
uno
dei
fatti
primordiali
della
mia
vita
.
«
Io
giammai
avevo
pensato
al
matrimonio
e
me
ne
credevo
inadeguato
per
troppa
indipendenza
d
'
indole
e
propensione
a
carriera
avventurosa
.
Aver
una
donna
,
dei
figli
,
sembravami
cosa
interamente
disdicevole
a
chi
s
'
era
consacrato
assolutamente
ad
un
principio
,
che
per
quanto
eccellente
,
non
mi
avrebbe
permesso
,
propugnandolo
col
fervore
di
cui
mi
sentivo
capace
,
la
quiete
e
stabilità
necessarie
ad
un
padre
di
famiglia
.
Il
destino
decise
in
altro
modo
.
Colla
perdita
di
Luigi
,
Edoardo
e
degli
altri
miei
conterranei
ero
rimasto
in
un
desolato
isolamento
;
sembravami
esser
solo
nel
mondo
.
Nessuno
più
scorgevo
di
tanti
amici
che
quasi
mi
tenevan
luogo
di
patria
,
in
quelle
lontane
regioni
.
Nessuna
intimità
coi
miei
nuovi
compagni
che
appena
conoscevo
e
non
un
amico
di
cui
ho
sempre
sentito
il
bisogno
nella
mia
vita
....
«
Io
passeggiavo
sul
cassero
della
Itaparica
ravvolgendomi
nei
miei
tetri
pensieri
e
dopo
ragionamenti
d
'
ogni
specie
conchiusi
finalmente
di
cercarmi
una
donna
,
per
trarmi
da
una
noiosa
e
insopportabile
condizione
.
«
Gettai
a
caso
lo
sguardo
verso
le
abitazioni
della
Barra
(
collina
all
'
entrata
della
Laguna
)
.
Là
coll
'
aiuto
del
canocchiale
che
abitualmente
tenevo
alla
mano
,
scopersi
una
giovane
,
ordinai
mi
trasportassero
in
terra
nella
direzione
di
lei
.
Sbarcai
ed
avviandomi
verso
la
casa
ove
dovea
trovarsi
l
'
oggetto
del
mio
viaggio
,
non
mi
era
possibile
rinvenirlo
,
quando
m
'
incontrai
con
un
individuo
del
luogo
,
che
avevo
conosciuto
ai
primi
momenti
dell
'
arrivo
nostro
.
Egli
invitommi
a
prender
caffè
nella
di
lui
casa
;
entrammo
e
la
prima
persona
che
si
affacciò
al
mio
sguardo
,
era
quella
il
di
cui
aspetto
mi
aveva
fatto
sbarcare
.
Era
Anita
!
la
madre
dei
miei
figli
!
La
compagna
della
mia
vita
,
nella
buona
e
cattiva
fortuna
!
La
donna
il
di
cui
coraggio
io
mi
sono
desiderato
tante
volte
!
Restammo
entrambi
estatici
e
silenziosi
,
guardandoci
reciprocamente
,
come
due
persone
che
non
si
vedono
per
la
prima
volta
e
che
cercano
nei
lineamenti
l
uno
dell
'
altro
qualche
cosa
che
agevoli
una
reminiscenza
.
«
La
salutai
finalmente
,
e
le
dissi
:
Tu
devi
esser
mia
.
Parlava
poco
il
portoghese
ed
articolai
le
proterve
parole
in
italiano
.
Comunque
,
io
fui
magnetico
nella
mia
insolenza
.
Aveva
stretto
un
nodo
,
sancito
una
sentenza
,
che
la
sola
morte
poteva
infrangere
!
Io
avevo
incontrato
un
proibito
tesoro
,
ma
pure
un
tesoro
di
gran
prezzo
!
!
!
«
Se
vi
fu
colpa
io
l
'
ebbi
intiera
!
E
...
vi
fu
colpa
!
Sì
...
si
rannodavano
due
cuori
con
amore
immenso
e
s
'
infrangeva
l
'
esistenza
di
un
innocente
!
Essa
è
morta
!
Io
infelice
!
E
lui
vendicato
...
Sì
!
vendicato
!
Io
conobbi
il
gran
male
che
feci
,
il
dì
in
cui
,
sperando
ancora
di
riaverla
in
vita
,
io
stringeva
il
polso
di
un
cadavere
,
e
piangeva
il
pianto
della
disperazione
.
Io
errai
grandemente
ed
errai
solo
!
»
(
pag
.
55-56
)
.
Dopo
questo
racconto
,
improntato
alla
più
spontanea
sincerità
,
la
narrazione
delle
vicende
di
guerra
,
per
poco
interrotta
,
riprende
il
sopravvento
,
e
nel
turbinoso
incalzarsi
degli
eventi
,
la
figura
di
Anita
compare
soltanto
di
quando
in
quando
,
per
qualche
accenno
fugace
,
illuminata
sempre
dal
grande
amore
e
dall
'
ammirazione
del
suo
Garibaldi
.
Poco
dopo
,
nel
combattimento
navale
del
Rio
Pardo
,
comandato
da
Garibaldi
contro
le
navi
brasiliane
,
«
la
tolda
nostra
era
coperta
di
cadaveri
e
di
mutilati
,
crivellati
i
fianchi
del
Rio
Pardo
.
Si
era
decisi
di
pugnare
fino
alla
morte
,
e
tal
decisione
era
corroborata
dall
'
aspetto
imponente
dell
'
amazzone
brasiliana
Anita
!
che
non
solo
non
volle
sbarcare
,
ma
prese
parte
gloriosa
all
'
arduo
conflitto
»
(
pag
.
59
)
.
In
altra
pugna
navale
contro
gli
imperiali
«
io
scesi
la
montagna
e
fui
celeremente
al
mio
posto
a
bordo
del
Rio
Pardo
,
e
giunsi
che
già
l
'
incomparabile
mia
Anita
,
con
la
solita
intrepidezza
,
aveva
sparato
la
prima
cannonata
,
puntata
da
lei
stessa
,
ed
animando
con
la
voce
le
ciurme
sbigottite
.
»
Essendo
di
troppo
superiori
le
forze
nemiche
,
Garibaldi
chiese
rinforzo
al
generale
Canabarro
,
ma
«
ebbi
in
risposta
di
dar
fuoco
ai
legni
nostri
e
ritirarmi
con
la
gente
in
terra
.
In
tale
missione
avevo
mandato
Anita
,
ingiungendole
di
non
tornare
a
bordo
;
ma
essa
non
mandò
,
tornò
con
la
risposta
;
e
veramente
io
dovetti
all
'
ammirabile
sangue
freddo
della
giovine
eroina
di
poter
salvare
le
munizioni
da
guerra
»
(
pag
.
64
)
.
E
la
presenza
della
sua
compagna
non
solo
gli
raddoppia
l
'
entusiasmo
di
guerra
,
ma
gli
fa
bella
la
vita
stessa
di
privazioni
e
attraenti
i
pericoli
.
«
Tra
le
peripezie
non
poche
della
mia
vita
procellosa
,
io
non
ho
mancato
d
'
avere
bei
momenti
,
e
tale
era
quello
in
cui
,
alla
testa
di
pochi
uomini
,
avanzo
di
molte
pugne
(
contro
i
brasiliani
)
,
e
che
giustamente
avevano
meritato
il
titolo
di
valorosi
,
io
marciava
a
cavallo
con
accanto
la
donna
del
mio
cuore
,
degna
della
universale
ammirazione
...
E
che
m
'
importava
il
non
aver
altre
vesti
che
quelle
che
mi
coprivano
il
corpo
e
di
servire
una
povera
Repubblica
che
a
nessuno
poteva
dare
un
soldo
?
...
La
mia
Anita
era
il
mio
tesoro
,
non
men
fervida
di
me
per
la
sacrosanta
causa
dei
popoli
e
per
una
vita
avventurosa
.
Essa
si
era
figurata
le
battaglie
come
un
trastullo
e
i
disagi
della
vita
del
campo
come
un
passatempo
.
»
Ma
ben
presto
all
'
eroina
delle
battaglie
succede
la
madre
.
«
In
quel
tempo
(
16
settembre
1840
)
la
mia
Anita
ebbe
il
suo
primo
nato
,
Menotti
,
la
cui
esistenza
era
un
vero
miracolo
,
poiché
nel
decorso
della
gravidanza
la
coraggiosissima
donna
avea
assistito
a
molte
pugne
,
sopportato
molte
privazioni
e
disagi
ed
una
caduta
da
cavallo
,
per
cui
il
bambino
nacque
con
un
'
ammaccatura
nella
testa
.
Anita
partorì
in
casa
d
'
un
abitante
di
quelle
campagne
,
nelle
vicinanze
di
un
piccolo
villaggio
chiamato
Mustarda
ed
ebbe
tutte
le
cure
immaginabili
da
codesta
generosissima
famiglia
per
nome
Costa
.
Io
sarò
riconoscente
a
quella
buona
gente
tutta
la
vita
.
Ma
alla
mia
povera
Anita
,
dodici
giorni
dopo
il
parto
,
toccò
di
fuggire
,
col
suo
pargolo
sul
davanti
della
sella
,
affrontando
tempi
tempestosi
...
Anita
abbrividiva
all
'
idea
di
perdere
il
nostro
Menotti
,
che
salvammo
per
un
miracolo
!
Nel
più
arduo
della
strada
ed
al
passo
de
'
torrenti
io
portava
il
mio
caro
figlio
di
tre
mesi
in
un
fazzoletto
a
tracolla
,
procurando
di
riscaldarmelo
al
seno
e
coll
'
alito
.
Siccome
si
procedeva
avanti
senza
trovar
mai
la
fine
della
piccada
,
io
rimasi
nella
selva
coi
due
muli
e
mandai
Anita
col
mio
assistente
ed
il
bambino
,
acciocché
alternando
i
due
cavalli
che
ci
rimanevano
,
essa
procurasse
di
uscire
al
chiaro
,
cioè
fuori
della
foresta
,
ove
trovare
alcuni
alimenti
per
sé
e
per
il
pargoletto
.
I
due
cavalli
che
alternativamente
portavano
Anita
,
ed
il
coraggio
sublime
di
quella
valorosa
mia
compagna
salvaronmi
ciò
che
di
più
caro
io
aveva
nella
vita
.
Essa
giunse
fuori
della
piccada
e
per
fortuna
,
vi
trovò
alcuni
de
'
miei
militi
con
un
fuoco
acceso
.
I
miei
compagni
,
a
cui
era
riuscito
d
'
asciugare
alcuni
cenci
,
presero
il
bambino
che
tutti
amavano
,
l
'
involsero
,
lo
riscaldarono
e
lo
tornarono
in
vita
,
quando
la
povera
madre
già
poco
sperava
di
quella
tenera
esistenza
»
(
pag
.
87-88-91-92
)
.
È
a
Nizza
,
dopo
queste
disastrose
peripezie
,
che
noi
ritroviamo
fatto
ricordo
di
Anita
.
Appena
ritornato
in
Italia
,
la
prima
volta
,
Garibaldi
corre
alla
sua
casa
:
«
Anita
mia
ed
i
miei
bimbi
,
partiti
d
'
America
alcuni
mesi
prima
,
erano
lì
riuniti
alla
vecchia
mia
genitrice
ch
'
io
idolatravo
e
che
non
vedevo
da
quattordici
anni
»
(
pag
.
188
)
.
E
più
non
ricompare
la
simpatica
figura
se
non
nella
miracolosa
ritirata
,
dopo
la
caduta
della
Repubblica
di
Roma
:
e
ricompare
per
l
'
ultima
volta
,
perché
furono
quelli
gli
ultimi
travagliati
momenti
di
sua
vita
.
Essa
più
debole
,
perché
in
istato
di
gravidanza
,
soggiacque
agli
stenti
,
alle
paure
,
alla
sete
...
«
La
mia
buona
Anita
,
ad
onta
delle
mie
raccomandazioni
per
farla
rimanere
aveva
deciso
d
'
accompagnarmi
.
L
'
osservazione
che
io
avrei
da
affrontare
una
vita
tremenda
di
disagi
,
di
privazioni
e
di
pericoli
frammezzo
a
tanti
nemici
,
era
stata
piuttosto
di
stimolo
alla
coraggiosa
donna
ed
invano
feci
osservare
ad
essa
il
trovarsi
in
istato
di
gravidanza
»
(
pag
.
240
)
.
Arrivati
nella
ospitale
Repubblica
di
S
.
Marino
«
un
carissimo
e
ben
doloroso
impaccio
era
la
mia
Anita
,
avanzata
in
gravidanza
ed
inferma
;
io
la
supplicavo
di
rimanere
in
quella
terra
di
rifugio
,
ove
un
asilo
almeno
per
lei
poteva
credersi
assicurato
e
dove
gli
abitanti
ci
avevano
mostrato
molta
amorevolezza
.
Invano
!
quel
cuore
virile
e
generoso
si
sdegnava
a
qualunque
delle
mie
ammonizioni
su
tale
assunto
e
m
'
imponeva
silenzio
colle
parole
:
«
Tu
vuoi
lasciarmi
.
»
Io
determinai
di
uscire
da
S
.
Marino
verso
la
metà
della
notte
e
di
guadagnare
qualche
porto
nell
'
Adriatico
,
ove
potersi
imbarcare
per
Venezia
»
(
pag
.
246
)
.
«
Il
giorno
era
già
avanzato
quando
salpammo
(
in
alcuni
barconi
)
da
Cesenatico
.
S
'
io
non
fossi
stato
addolorato
dalla
situazione
della
mia
Anita
,
che
trovavasi
in
uno
stato
deplorabile
,
soffrendo
immensamente
,
avrei
potuto
dire
che
superate
tante
difficoltà
e
sulla
via
di
salvazione
,
la
condizione
nostra
poteva
chiamarsi
fortunata
,
ma
i
patimenti
della
mia
cara
compagna
erano
troppo
forti
e
più
forte
era
tuttora
il
mio
rammarico
di
non
poter
sollevarla
....
Delle
mancanze
di
viveri
la
principale
era
l
'
acqua
e
la
mia
sofferente
donna
aveva
una
sete
divorante
,
indizio
non
dubbio
dell
'
interno
suo
male
!
»
(
pag
.
248
)
.
Costretti
a
ritornare
a
terra
,
perché
scoperti
per
il
plenilunio
e
cannoneggiati
da
una
nave
austriaca
,
Ugo
Bassi
e
Ciceruacchio
coi
due
figli
e
sei
altri
compagni
vanno
in
cerca
di
rifugio
e
invece
sono
presi
e
fucilati
,
nove
subito
e
Ugo
Bassi
poi
a
Bologna
.
«
Io
rimasi
nella
vicinanza
del
mare
in
un
campo
di
melica
colla
mia
Anita
e
col
tenente
Leggiero
,
indivisibile
mio
compagno
...
Le
ultime
parole
della
donna
del
mio
cuore
erano
state
per
i
suoi
figli
,
ch
'
essa
presentì
di
non
più
rivedere
!
»
(
pag
.
251
)
.
Il
tenente
Leggiero
s
'
avanzò
nell
'
interno
per
scoprir
case
e
trovò
il
colonnello
Nino
Bonnet
,
domiciliato
e
possidente
in
quei
dintorni
«
uno
dei
miei
più
distinti
ufficiali
,
ferito
a
Roma
nell
'
assedio
»
dice
Garibaldi
e
prosegue
:
«
Coraggioso
ed
intelligente
il
Bonnet
,
con
gran
pericolo
di
sé
stesso
,
cercò
e
trovò
chi
cercava
.
Una
volta
trovato
un
tale
ausiliario
io
mi
rimisi
intieramente
all
'
arbitrio
suo
e
ciò
fu
naturalmente
la
salvezza
nostra
.
Egli
propose
subito
di
appressarsi
ad
una
casipola
,
che
si
trovava
nelle
vicinanze
per
trovarvi
qualche
ristoro
all
'
infelice
mia
compagna
.
Ci
avvicinammo
sostenendo
Anita
in
due
ed
a
stento
giungemmo
a
quella
casa
di
povera
gente
,
ove
trovammo
acqua
,
necessità
prima
della
soffrente
e
non
so
che
altro
...
Di
lì
traversammo
parte
delle
valli
di
Comacchio
ed
avvicinammo
la
Mandriola
,
ove
si
doveva
trovare
un
medico
.
Giungemmo
alla
Mandriola
e
stava
Anita
coricata
su
d
'
un
materazzo
nel
barroccio
che
l
'
avea
condotta
.
Dissi
allora
al
dottor
Zannini
,
giunto
pure
in
quel
momento
:
«
Guardate
di
salvare
questa
donna
.
»
Il
dottore
a
me
:
«
Procuriamo
di
trasportarla
in
letto
.
»
Noi
quattro
allora
prendemmo
ognuno
un
angolo
del
materazzo
e
la
trasportammo
nel
letto
d
'
una
stanza
della
casa
,
che
si
trovava
a
capo
d
'
una
scaletta
della
stessa
.
Nel
posare
la
mia
donna
in
letto
mi
sembrò
di
scoprire
nel
suo
volto
l
'
espressione
della
morte
.
Le
presi
il
polso
...
più
non
batteva
!
Avevo
davanti
a
me
la
madre
dei
miei
figli
,
ch
'
io
tanto
amava
,
cadavere
!
...
Essi
mi
chiederanno
della
loro
genitrice
al
primo
incontro
!
Io
piansi
amaramente
la
perdita
della
mia
Anita
!
di
colei
che
mi
fu
compagna
inseparabile
nelle
più
avventurose
circostanze
della
mia
vita
!
Raccomandai
alla
buona
gente
che
mi
circondava
di
dar
sepoltura
a
quel
cadavere
e
mi
allontanai
,
sollecitato
dalla
stessa
gente
di
casa
,
ch
'
io
compromettevo
rimanendo
più
tempo
.
M
'
avviai
brancolando
per
Sant
'
Alberto
con
una
guida
che
mi
condusse
in
casa
d
'
un
sarto
,
povero
ma
onesto
e
generoso
»
(
pag
.
252
)
.
A
rendere
meno
incompleta
la
figura
psicologica
di
Garibaldi
,
rimangono
da
ritrarre
,
in
queste
Memorie
,
le
sue
attitudini
e
le
sue
qualità
,
non
più
nell
'
intimità
personale
del
sentimento
,
ma
nella
esteriorità
dei
suoi
rapporti
cogli
altri
uomini
e
coll
'
ambiente
,
in
cui
egli
manifestò
le
potenze
maravigliose
della
sua
tempra
morale
.
I
due
caratteri
predominanti
di
Garibaldi
,
come
cittadino
fra
cittadini
,
si
riassumono
in
ciò
,
ch
'
egli
fu
un
uomo
d
'
azione
e
più
specialmente
quel
tipo
caratteristico
di
uomo
d
'
azione
che
è
,
non
il
militare
del
tipo
di
Moltke
,
ma
l
'
avventuriero
di
guerra
,
nel
senso
nobile
della
parola
.
E
poiché
questo
iato
della
grande
figura
è
assai
noto
,
come
più
direttamente
connesso
colle
sue
imprese
militari
,
basterà
rilevarne
dalle
sue
Memorie
i
documenti
psicologici
più
caratteristici
.
Gli
uomini
si
possono
,
nella
psicologia
sociale
,
classificare
in
due
tipi
ben
distinti
,
per
prevalenza
evidente
delle
loro
energie
,
che
raramente
si
congiungono
,
in
grado
elevatissimo
,
nella
stessa
persona
:
l
'
uomo
del
pensiero
e
l
'
uomo
d
'
azione
.
Nella
storia
del
risorgimento
italiane
,
Mazzini
e
Garibaldi
personificano
mirabilmente
questi
due
tipi
ed
è
questa
una
delle
non
ultime
ragioni
del
loro
antagonismo
,
che
in
queste
Memorie
sopravvive
,
spesso
molto
acuto
.
Garibaldi
è
essenzialmente
un
uomo
d
'
azione
e
presenta
tutti
i
caratteri
salienti
,
organici
e
psichici
di
questo
tipo
antropologico
,
che
sente
l
'
antipatia
più
spiccata
per
«
i
dottrinari
,
assuefatti
ad
argomentare
con
lunghe
ciarle
,
ma
non
ad
oprare
gagliardamente
»
(
pag
.
276
)
.
Egli
ha
quello
spirito
delle
avventure
,
che
si
chiama
l
'
amore
dell
'
ignoto
:
la
sua
giovinezza
,
come
egli
dice
,
era
«
ardente
di
lanciarsi
nelle
avventure
dell
'
incognito
»
(
pag
.
9
)
e
ripete
altrove
:
«
l
'
indole
mia
propensa
alle
avventure
»
(
pag
.
38
e
55
)
e
parla
del
«
solletico
provato
all
'
idea
della
grandezza
dell
'
impresa
»
(
pag
.
100
)
e
allude
alla
sua
«
irrequietezza
naturale
ed
abituale
»
(
pag
.
265
)
quando
a
New
-
York
,
stanco
di
fabbricare
candele
,
voleva
cambiar
mestiere
.
Perciò
Garibaldi
,
quando
la
guerra
non
ne
occupava
la
traboccante
energia
,
ha
esercitato
i
più
diversi
mestieri
:
marinaio
e
corsaro
,
precettore
di
ragazzi
a
Costantinopoli
(
pag
.
13
)
e
a
Montevideo
(
pag
.
96
)
;
sensale
mercantile
e
domatore
di
puledri
(
pag
.
96
)
;
truppiere
o
conduttore
di
bovi
(
pag
.
95
)
e
fabbricante
di
candele
(
pag
.
265
)
e
finalmente
agricoltore
nella
sua
Caprera
,
com
'
egli
stesso
dettò
nella
scheda
del
censimento
italiano
.
Ma
la
sua
indole
avventurosa
aveva
come
bussola
infallibile
e
dote
preziosa
un
acutissimo
senso
pratico
della
vita
,
carattere
fortunato
della
razza
ligure
fra
gli
italiani
e
che
manca
spesso
agli
uomini
troppo
esclusivamente
pensatori
.
Ed
aveva
soprattutto
un
potere
simpatico
e
fascinatore
sui
propri
simili
,
unito
ad
una
sicura
,
penetrante
conoscenza
degli
uomini
,
che
gli
furono
certo
alleati
potenti
nelle
tante
vittorie
ottenute
.
Del
suo
fascino
sui
compagni
di
battaglia
,
ch
'
egli
sapeva
trasformare
in
eroi
colla
potenza
ammaliatrice
dello
sguardo
,
della
voce
,
dell
'
esempio
,
è
superfluo
recar
prove
.
E
sugli
stessi
nemici
,
anche
per
la
leggenda
onde
il
suo
nome
era
circondato
,
basta
l
'
esempio
del
suo
ingresso
a
Napoli
,
nel
60
,
che
,
come
egli
dice
,
«
ha
più
del
portentoso
che
della
realtà
.
Accompagnato
da
pochi
aiutanti
,
io
passai
framezzo
alle
truppe
borboniche
ancora
padrone
,
le
quali
mi
presentavano
l
'
armi
con
più
ossequio
certamente
,
che
non
lo
facevano
in
quei
tempi
ai
loro
generali
»
(
pag
.
380
)
.
Ed
era
nei
momenti
più
ardui
e
decisivi
,
ch
'
egli
appunto
sapeva
cogliere
il
lato
psicologico
,
per
cui
ogni
uomo
od
ogni
raccolta
di
uomini
più
facilmente
cede
alle
nostre
suggestioni
,
strappando
così
la
vittoria
al
destino
dubbioso
.
Nella
ritirata
verso
Lages
,
visto
che
«
molti
dei
compagni
scoraggiavansi
,
altri
disertavano
»
li
riunì
ed
«
energicamente
imposi
loro
che
meglio
era
manifestarsi
apertamente
sulla
volontà
di
accompagnarmi
e
che
liberi
si
lasciavano
coloro
che
volessero
andarsene
.
Tale
risoluzione
fu
efficacissima
;
da
quel
momento
non
vi
furono
più
diserzioni
»
(
pag
.
72
)
.
Ed
è
straordinaria
questa
sua
acutezza
di
intuizione
psicologica
,
là
dove
parla
del
panico
in
guerra
.
In
più
luoghi
ne
riporta
degli
esempi
(
pag
.
71
,
244
,
346
,
377
,
449
)
;
ma
il
più
caratteristico
è
quello
della
ritirata
verso
Autun
,
dopo
l
'
assalto
dei
Prussiani
a
Lantenay
.
«
In
certi
casi
conviene
agire
coll
'
animale
uomo
come
si
agisce
coll
'
animale
bue
...
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
e
che
corra
a
sua
voglia
.
Guai
a
voi
se
commetteste
l
'
imprudenza
di
attraversare
la
sua
via
,
egli
vi
rovescerà
cavalli
e
cavalieri
,
come
mi
successe
a
Velletri
nel
1849
,
ove
salvai
la
mia
pelle
,
nera
di
contusioni
,
per
un
miracolo
.
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
,
fuggire
,
precipitarsi
;
non
te
ne
incaricare
e
contentatevi
di
tenervi
su
di
un
fianco
o
alla
coda
;
egli
troverà
un
ostacolo
,
lo
fermerà
un
fiume
,
una
montagna
,
la
fame
,
la
sete
,
od
una
nuova
paura
,
più
prossima
o
maggiore
di
quella
che
lo
fece
fuggire
.
Allora
è
tempo
:
riordina
come
puoi
gli
animali
uomini
,
procura
di
trovar
per
loro
da
mangiare
,
da
bere
,
da
riposarsi
;
e
quando
siano
satolli
,
riposati
e
rialzati
di
morale
,
essi
si
ricorderanno
di
una
vergognosa
fuga
,
del
dovere
calpestato
e
della
gloria
!
La
peggiore
d
'
ogni
pazzia
umana
!
«
Lo
stesso
succede
coi
bovi
,
meno
che
questi
bruti
non
pensano
alla
gloria
,
per
fortuna
nostra
;
guidati
da
più
cavalieri
i
bovi
si
spaventano
per
una
qualunque
causa
:
un
tuono
,
un
lampo
,
una
bufera
od
altro
,
e
cominciano
a
correre
con
quella
velocità
di
cui
sono
capaci
gli
animali
selvaggi
.
Il
savio
conduttore
non
è
sì
stupido
di
comandare
ai
suoi
uomini
di
fermarsi
,
attraversando
loro
la
via
,
giacché
sarebbe
rovina
certa
.
Ma
li
seguita
,
ponendosi
su
di
un
fianco
o
di
dietro
,
senza
perderli
di
vista
,
finché
un
ostacolo
qualunque
si
presenta
ai
fuggenti
:
un
fiume
,
un
bosco
,
un
monte
;
allora
la
testa
di
colonna
si
ferma
,
si
rigira
e
tutto
il
resto
si
rigira
e
si
ferma
.
«
A
quel
punto
l
'
avveduto
condottiero
ordina
ai
suoi
cavalieri
di
circondare
la
truppa
dei
bovi
ridivenuti
docili
come
agnelli
;
e
così
i
bruti
tornano
sotto
il
dominio
del
loro
tiranno
,
l
'
uomo
,
che
non
so
se
valga
più
di
loro
»
(
pag
.
465
)
.
A
parte
le
punte
d
'
amarezza
contro
gli
uomini
,
che
non
si
sentono
nelle
pagine
giovanili
delle
Memorie
,
questo
brano
è
certo
una
delle
più
caratteristiche
prove
di
quella
,
che
chiamerei
la
strategia
psicologica
di
Garibaldi
.
Questa
profonda
e
geniale
conoscenza
degli
uomini
,
però
,
e
dei
loro
difetti
non
intaccò
,
non
corrose
per
nulla
la
nobiltà
e
magnanimità
della
grande
anima
sua
.
Egli
,
noncurante
delle
ricchezze
,
come
dimostrò
per
tutta
la
vita
(
e
perciò
si
confessa
«
inadatto
al
commercio
,
»
pag
.
16
e
267
)
,
anziché
giungere
al
disprezzo
pessimista
per
l
'
umanità
,
conclude
:
«
Gli
uomini
gli
ho
piuttosto
compianti
che
odiati
,
rimontando
alle
cause
del
male
,
cioè
all
'
egoismo
della
sciagurata
nostra
natura
»
(
pag
.
73
)
.
Perciò
egli
,
equanime
sempre
,
dichiara
sinceramente
,
che
una
delle
ragioni
della
sconfitta
di
Mentana
fu
«
che
i
volontari
,
demoralizzati
per
il
gran
numero
di
diserzioni
,
non
si
mostrarono
in
quel
giorno
degni
della
loro
fama
.
Distinti
ufficiali
ed
un
pugno
di
prodi
che
li
seguivano
,
spargevano
il
loro
sangue
prezioso
senza
cedere
un
palmo
di
terreno
;
ma
la
massa
non
era
dei
soliti
nostri
intemerati
.
Essa
cedeva
superbe
posizioni
,
senza
opporre
quella
resistenza
che
io
mi
potevo
aspettare
»
(
pag
.
446
)
.
Perciò
egli
,
colla
stessa
equanimità
,
riconosce
e
proclama
in
più
luoghi
delle
sue
Memorie
i
meriti
strategici
ed
il
valore
personale
dei
nemici
;
come
del
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
43
,
45
)
;
del
generale
argentino
Brown
(
pag
.
104
)
;
dei
cavalieri
americani
,
che
dice
:
«
non
secondi
a
nessuno
in
ogni
specie
di
combattimento
e
insuperabili
poi
nel
perseguire
un
nemico
sconfitto
e
catturarlo
»
(
pag
.
174
)
.
Così
egli
riconosce
il
valore
delle
truppe
borboniche
,
che
a
Milazzo
di
cinque
o
seimila
Garibaldini
ne
misero
mille
fuori
di
combattimento
(
pag
.
368
)
e
la
forza
straordinaria
di
disciplina
e
freddo
coraggio
delle
truppe
prussiane
(
pag
.
463
)
.
E
così
nell
'
appendice
sulla
battaglia
di
Custoza
,
egli
proclama
,
che
«
l
'
arciduca
Alberto
d
'
Austria
fu
il
solo
e
vero
generale
di
quella
battaglia
»
e
fu
quegli
che
decise
della
vittoria
(
pag
.
485
)
.
Equanimità
,
che
diede
il
famoso
«
obbedisco
»
all
'
ordine
di
ritirarsi
dal
Tirolo
,
come
già
in
circostanze
di
tanto
minori
e
men
dolorose
,
egli
aveva
obbedito
«
sebbene
a
malincuore
»
al
generale
Pacheco
nel
fatto
d
'
arme
del
Passo
della
Bajada
(
pag
.
130
)
.
Come
uomo
di
guerra
,
e
specialmente
in
quella
forma
caratteristica
della
guerriglia
,
che
ebbe
in
Garibaldi
il
suo
tipo
perfetto
,
egli
presenta
nelle
sue
Memorie
,
oltre
l
'
avversione
al
militarismo
,
giacché
egli
«
non
aveva
attitudine
alla
organizzazione
degli
eserciti
»
(
pag
.
124
)
ed
aveva
«
un
'
antipatia
nata
per
il
mestiere
del
soldato
»
(
pag
.
431
)
«
con
scarse
cognizioni
di
teorie
militari
»
(
pag
.
192
)
,
presenta
tre
qualità
psicologiche
,
che
sopra
le
altre
sue
doti
guerresche
prevalgono
decisamente
.
Una
fiducia
grande
in
sé
stesso
un
miracoloso
occhio
strategico
,
per
cogliere
ed
attuare
e
sorreggere
,
colla
rapidità
del
lampo
,
il
piano
di
battaglia
e
infine
una
fede
illimitata
nella
propria
fortuna
.
La
prima
e
l
'
ultima
di
queste
doti
sono
,
per
Garibaldi
come
per
ogni
altro
grande
uomo
,
il
segreto
dei
loro
successi
,
ch
'
essi
strappano
veramente
alla
fortuna
,
colla
pertinacia
del
proposito
e
lo
slancio
dei
colpi
opportuni
.
«
Il
mio
animo
non
era
dato
alla
disperazione
,
ciò
che
non
mi
è
mai
succeduto
»
(
pag
.
99
)
e
ripete
più
innanzi
:
«
Mai
si
deve
disperare
nelle
battaglie
e
nella
politica
,
particolarmente
quando
si
propugna
la
causa
della
giustizia
»
(
pag
.
128
)
.
Colla
propria
sicurezza
egli
s
'
imponeva
al
nemico
e
colla
fede
nella
vittoria
,
vinceva
.
«
Bisognava
però
vincere
:
e
questo
proposito
era
il
fatale
animatore
di
quella
stupenda
campagna
(
dei
Mille
)
ove
nei
più
seri
dei
nostri
combattimenti
,
come
Milazzo
e
il
Volturno
,
fummo
perdenti
per
più
di
metà
della
giornata
e
dove
,
a
forza
di
costanza
,
non
disperando
giammai
,
si
pervenne
a
sconfiggere
un
nemico
superiore
in
tutto
(
pag
.
370
)
«
Pertinacia
e
costanza
nelle
battaglie
,
ecco
una
delle
chiavi
della
vittoria
!
Ma
la
gente
è
stanca
e
grida
:
Siamo
stanchi
ed
affamati
!
Sì
!
Ebbene
,
andate
in
cerca
di
cibo
e
di
riposo
:
il
nemico
verrà
avanti
,
vi
mangierà
i
viveri
raccolti
e
il
riposo
ve
lo
darà
col
calcio
del
fucile
»
(
pag
.
476
)
.
E
lo
ripete
a
pag
.
36
,
44
,
83
,
475
.
Del
suo
miracoloso
,
rapidissimo
occhio
di
guerra
non
è
possibile
dar
qui
le
prove
,
perché
si
dovrebbe
riferire
il
racconto
di
quasi
tutti
i
fatti
d
'
arme
,
a
cui
Garibaldi
prese
parte
e
nei
quali
,
quasi
sempre
,
la
decisione
della
vittoria
fu
data
da
qualche
suo
espediente
strategico
dell
'
ultima
ora
o
da
qualche
sua
mossa
od
incitazione
quando
le
sorti
della
battaglia
si
trovano
al
punto
critico
,
in
cui
possono
risolversi
nell
'
un
senso
e
nell
'
altro
.
Più
interessante
,
psicologicamente
,
è
la
convinzione
che
Garibaldi
ebbe
sempre
di
essere
il
beniamino
della
fortuna
...
e
in
parte
lo
fu
veramente
,
se
pensiamo
che
in
una
lunga
vita
attraverso
cento
fatti
d
'
armi
,
in
terra
e
per
mare
,
una
sola
volta
fu
ferito
mortalmente
,
in
America
,
e
sul
suo
cadavere
furono
riscontrate
dieci
sole
ferite
,
di
cui
più
profonda
quella
d
'
Aspromonte
e
se
pensiamo
,
com
'
egli
dice
,
che
«
nella
mia
prolissa
carriera
militare
,
io
mai
sia
stato
fatto
prigionierio
,
ad
onta
di
essermi
trovato
tante
volte
in
pericolosissimo
stato
»
(
pag
.
30
)
.
Già
sino
dai
primi
capitoli
,
parlando
del
generale
del
Rio
Grande
,
Bento
Gonçales
,
ch
'
egli
chiama
«
il
tipo
del
guerriero
brillante
e
magnanimo
,
»
Garibaldi
osserva
:
«
Eppure
con
tante
doti
,
Bento
fu
sventurato
nelle
battaglie
,
ciò
che
mi
ha
fatto
supporre
sempre
contribuire
la
fortuna
per
una
gran
parte
negli
eventi
della
guerra
»
(
pag
.
36
)
e
di
lui
ripete
più
innanzi
«
quel
sommo
,
dotato
di
tutte
le
qualità
del
gran
capitano
,
meno
la
fortuna
.
»
(
pag
.
79
)
.
Però
devesi
notare
che
delle
fortune
di
guerra
sono
diverse
le
specie
.
C
'
è
la
vera
e
propria
fortuna
del
caso
come
c
'
è
una
cosiddetta
fortuna
,
che
però
non
è
altro
se
non
l
'
imperizia
del
nemico
o
il
lampo
di
genio
di
un
grande
capitano
.
E
nelle
Memorie
di
Garibaldi
quelle
ch
'
egli
chiama
sue
fortune
sono
dell
'
una
e
dell
'
altra
specie
.
Così
la
vittoria
di
Varese
ebbe
per
ragion
principale
l
imperizia
del
generale
austriaco
Urban
,
che
,
invece
di
attaccare
alle
spalle
,
al
nord
di
Biumo
«
attaccò
il
toro
per
le
corna
e
fu
tanto
meglio
per
noi
»
(
pag
.
288
)
.
E
alla
grande
,
decisiva
battaglia
del
Volturno
«
per
fortuna
nostra
,
fu
difettoso
il
piano
di
battaglia
dei
generali
borbonici
:
essi
ci
dettero
una
battaglia
parallela
(
assalendo
di
fronte
)
potendo
darcela
obliqua
»
(
pag
.
393
)
.
E
Garibaldi
dice
,
che
«
da
Epaminonda
,
nelle
battaglie
di
Leuttra
e
di
Mantinea
,
sino
ai
generali
prussiani
del
70
,
la
regola
delle
battaglie
oblique
è
stata
sempre
incontrastabile
ed
ha
prodotto
vittorie
sempre
;
e
gli
Austriaci
vinsero
a
Custoza
appunto
perché
all
'
errore
dei
generali
italiani
di
dividere
il
loro
esercito
in
due
,
si
aggiunse
l
'
arte
dell
'
Arciduca
Alberto
di
attaccarlo
obliquamente
»
(
pag
.
484
)
.
Così
ancora
se
a
Digione
Garibaldi
vinse
i
prussiani
,
fu
,
secondo
lui
,
perché
«
nella
guerra
domina
signora
la
fortuna
e
noi
fummo
veramente
favoriti
da
essa
,
avendoci
il
nemico
nel
20
gennaio
attaccato
dalla
parte
di
ponente
,
sicché
si
può
dire
che
attaccò
il
toro
per
le
corna
»
(
pag
.
478
)
.
Tutto
dunque
non
dipende
realmente
dalla
fortuna
,
ma
come
poi
dice
lo
stesso
Garibaldi
(
a
proposito
della
battaglia
di
Caserta
)
,
«
nelle
combinazioni
di
guerra
bisogna
essere
secondati
dalla
fortuna
o
da
un
genio
molto
superiore
»
(
pag
.
397
)
.
Così
egli
chiama
,
modestamente
,
una
fortuna
l
'
aver
potuto
prendere
,
nella
Laguna
,
le
armi
e
le
munizioni
mandate
dai
Brasiliani
;
ma
la
verità
è
che
Garibaldi
,
con
marcie
rapidissime
,
trovossi
alla
Laguna
prima
che
i
Brasiliani
lo
sapessero
(
pag
.
53
)
.
Altre
volte
la
fortuna
vera
furono
il
suo
coraggio
e
la
sua
presenza
di
spirito
,
che
è
propria
dei
veri
uomini
d
'
azione
,
quando
Garibaldi
in
una
piccola
lancia
,
davanti
all
'
isola
della
Libertà
(
Montevideo
)
si
trova
,
di
notte
,
improvvisamente
in
mezzo
ai
legni
da
guerra
«
tanto
vicini
che
la
sentinella
di
prora
d
'
uno
di
quelli
ci
gridò
:
«
Chi
viva
?
»
«
Zitti
,
io
dissi
alla
mia
gente
;
era
senza
dubbio
la
squadra
nemica
.
Sommessamente
parlando
,
io
eccitai
a
raddoppiare
la
voga
e
far
sui
remi
meno
rumore
possibile
,
ma
mi
aspettavo
una
grandine
di
fucilate
dopo
l
intimazione
fatta
dalla
sentinella
;
invece
miracolosamente
scansammo
»
(
pag
.
126
)
.
Certo
«
la
fortuna
,
in
cui
non
ho
mancato
d
'
aver
sempre
qualche
fede
»
(
pag
.
246
)
ha
favorito
qualche
volta
Garibaldi
.
Per
esempio
,
nella
ritirata
attraverso
la
foresta
,
quando
Anita
ebbe
Menotti
,
egli
«
viaggiando
solo
per
giorni
interi
coll
'
acqua
fino
alla
pancia
del
cavallo
»
per
andare
alla
Settembrina
a
comprarvi
«
alcune
cosarelle
di
panni
»
da
regalare
alla
sua
donna
,
udì
delle
fucilate
dalla
parte
onde
era
partito
.
«
Nel
ritorno
seppi
la
causa
delle
fucilate
ed
il
tristissimo
caso
accaduto
al
capitano
Massimo
ed
ai
suoi
bravi
liberti
,
subito
dopo
la
mia
partenza
da
quella
casa
,
»
dove
furono
sorpresi
ed
uccisi
tutti
dal
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
149
)
.
All
'
assalto
di
Palermo
«
posando
a
terra
la
sella
della
mia
cavalla
Marsala
e
le
pistoliere
,
una
pistola
percosse
nel
suolo
e
prese
fuoco
;
la
palla
mi
sfiorò
il
piede
destro
,
portando
via
un
pezzo
della
parte
inferiore
del
calzone
.
Le
fortune
non
vengono
mai
sole
,
dissi
tra
me
»
(
pag
.
358
)
.
All
'
assalto
di
Reggio
,
tutta
una
colonna
di
duemila
uomini
sparò
per
isbaglio
in
una
sola
volta
i
fucili
.
«
Io
,
che
mi
trovavo
a
cavallo
,
in
mezzo
a
quel
quadrato
in
tempesta
,
mi
gettai
giù
,
e
non
mi
toccò
che
una
sola
palla
nel
cappello
»
(
pag
.
377
)
.
Al
Volturno
,
egli
,
andato
in
carrozza
a
Sant
'
Angelo
,
fu
«
accolto
da
una
grandine
di
palle
nemiche
;
il
mio
cocchiere
fu
ucciso
,
la
carrozza
crivellata
di
palle
,
ed
io
coi
miei
aiutanti
fummo
obbligati
di
scendere
»
(
pag
.
389
)
.
E
nella
sua
romanzesca
evasione
da
Caprera
«
una
circostanza
imprevista
,
che
mi
favorì
molto
,
fu
la
seguente
:
Maurizio
,
assistente
mio
,
era
andato
alla
Maddalena
in
quel
giorno
e
verso
quell
'
ora
tornava
in
Caprera
.
Un
po
'
allegro
forse
non
badò
al
«
chi
viva
»
delle
barche
da
guerra
,
che
incrociavano
numerose
nel
canale
della
Moneta
,
che
separa
la
Maddalena
dalla
Caprera
,
e
coteste
barche
lo
fulminarono
di
fucilate
,
che
felicemente
non
lo
colpirono
.
Per
combinazione
ciò
succedeva
mentre
io
stavo
operando
la
mia
traversata
,
favorito
pure
dal
vento
di
scirocco
,
le
cui
piccole
ondate
servivano
mirabilmente
a
nascondere
il
Beccaccino
,
che
appena
usciva
d
'
un
palmo
dalla
superficie
del
mare
.
La
mia
pratica
acquistata
nei
fiumi
dell
'
America
,
con
le
canoe
indiane
che
si
governano
con
un
remo
solo
,
mi
valse
sommamente
.
Io
avevo
un
remo
o
pala
di
circa
un
metro
,
con
cui
potevo
remare
con
tanto
rumore
quanto
ne
fanno
gli
acquatici
.
«
Dunque
mentre
la
maggior
parte
dei
miei
custodi
si
precipitavano
su
Maurizio
,
io
tranquillamente
traversavo
lo
stretto
della
Moneta
ed
approdavo
nell
'
isoletta
divisa
dalla
Maddalena
da
un
piccolo
canale
guadabile
»
(
pag
.
429
)
.
Gli
è
che
,
in
realtà
,
più
che
la
fortuna
,
a
cui
Garibaldi
modestamente
assegna
tanta
parte
dei
suoi
successi
,
era
suo
alleato
potente
quello
che
egli
stesso
chiama
«
il
fatale
animatore
»
delle
sue
imprese
:
l
'
amor
patrio
e
la
convinzione
profonda
di
combattere
sempre
per
una
causa
santa
.