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PARALLELI STORICI ( POUND EZRA , 1940 )
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Che il Duce , con il suo potente intuito , si infischi allegrissimamente dell ' opinione degli uomini di studio , ciò sta bene . È un affare suo , ma ciò non toglie agli studiosi il dovere non soltanto di ubbidire ma anche di apprezzare l ' alto valore intellettuale del Fascismo in atto , il che vuol dire analizzare e stimare precisamente la saggezza del Capo . Faccio una rievocazione , il più breve possibile , di alcuni punti comuni fra la Rivoluzione vostra e la serie di rivoluzioni che hanno creato gli Stati Uniti . Per capire perché gli americani ( o meglio , quella minoranza che è cosciente della propria storia ) debbano simpatizzare fortissimamente con voi , io consiglio l ' esame di questi dati della storia americana . La soppressione della carta moneta nella colonia di Pennsylvania nel '700 . Si confronti il modo di emissione di questa valuta con tutto ciò che si scrive oggi in Italia a proposito di valuta - lavoro . I difetti del sistema rappresentativo mostrati nell ' assunzione dei debiti degli Stati separati dall ' Unione . La serie di rivoluzioni : la prima è nota . La seconda s ' è svolta quando è stata creata la Costituzione . La terza , quella di Jefferson . La quarta , quella di Jackson e Van Buren caratterizzata dalla liberazione del fisco mirabili opere pubbliche intraprese dal Regime fascista , quali la bonifica delle terre , la battaglia del grano , lo sfruttamento sempre più completo delle risorse naturali , il rinnovamento edilizio e stra - nazionale dalle potenze della finanza date , sono accompagnati da una sana politica interna che , nella promulgazione ( in gran parte internazionali ) . 4 . La calata del 1862-63; l ' alto tradimento di John Sherman e di Ihleheimer , Morton e Vandergould in corrispondenza con i Rothschild di Londra . Tutto questo è in rapporto con la organizzazione interna del paese , cioè la lotta tra popolo e alta usura . I personaggi di interesse speciale sono J . Adams , Jefferson , Jackson , Van Buren , Lincoln e Andrew Johnson . In quanto ai rapporti con l ' estero ( sanzionismo ecc ... ) , tutto quello che voi avete appreso recentemente noi lo abbiamo già conosciuto prima della nostra seconda guerra con l ' Inghilterra , nel 1812 . I pregiudizi americani contro il Fascismo italiano sono dovuti ad una ignoranza della nostra storia americana , ed in parte ad una barriera di terminologie . Voi dite : " idea statale . " Noi abbiamo dimenticato la differenza che corre tra " democrazia " e gli ideali originali del partito repubblicano . Per tradurre il significato del vostro termine " statale " vi consiglio , quando parlate con noi , il termine " repubblicano , " nel senso in cui Jefferson ed Adams l ' avrebbero usato . Quando parlate con gli americani del " Navicert " e dell ' odierna oppressione dei neutrali , ricordate loro la condizione dell ' America giovane rispetto ai " Navigation Acts " ed ai decreti di Berlino - Milano di Napoleone I . Noi ( cioè , i nostri antenati ) ne abbiamo vedute delle belle .
VIVA LA GUERRA ( LAJOLO DAVIDE , 1940 )
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Colla primavera che sboccia al sole piena di promesse è tempo di alzare il nostro grido , compagni legionari ! Il grido delle primavere d ' Africa e di Spagna nella speranza certa di nuove battaglie . " Viva la guerra . " Era la mano rude del legionario che lo disegnava sui muri di tutte le case dei villaggi necessari alla sosta . Era la mano del legionario che aveva moglie e figli , campi e terre , lavoro in fabbrica , e la casa con il sorriso dei bimbi e l ' amore della sposa . Era già partito volontario dando l ' addio a tutto , per imbracciare il moschetto , ed appoggiare la faccia sul freddo acciaio della baionetta . Aveva già combattuto e duramente sofferto in trincea ed assalti nell ' afa dell ' estate , eppure a primavera , vivaddio , sentiva ancora bisogno di scrivere , anonimo legionario , Viva la guerra . E già si partiva , e gli autocarri ronfavano , ed aprivano strade sui prati schiacciando le nuove margherite , e batteva non lontano il cannone nemico . Viva la guerra . Erano quelle le migliori primavere , primavere di battaglia . E non erano speranze che morivano , ma speranze che sorgevano . Chi pensava alla morte ? Mai come allora si sentiva la vita , ed il pulso del cuore e l ' irruenza dei vent ' anni . Non si aveva pensiero che per la manovra , non s ' aveva fiato che per l ' assalto , non si aveva occhi che sugli obbiettivi , non si aveva tregua che alla meta . Ecco tornare primavera e riafferrarci con la malia dell ' azione , a riportarci in eco vivo il ricordo ed a tracciarci sui muri della casa borghese , delle strade imbellettate di quiete , ai crocicchi rumorosi , sui frontali dei caffè invitanti , sulle porte delle officine , sulle caserme dei presentat arm , la frase di allora , scritta in rosso o in nero , col carbone o col colore " Viva la guerra . " Alziamo la testa che avevamo appoggiata sullo zaino . È primavera , non si può dormire . Alziamo la testa , scattiamo in piedi , a guardare lontano , il nostro orizzonte . È rosso questo cielo come in una perenne aurora boreale , è il nostro rosso color sangue , color guerra . E non c ' è quiete . Non c ' è quiete anche se qui non giunge l ' ululato del cannone , né serpeggia l ' ossa l ' iroso gracchio della mitraglia . Ma queste voci sono dentro di noi , ma questa voglia di misurarci è nelle vene , ci turbina nel sangue . È il dono che ci porta primavera . Quest ’ ansia del combattimento è la nostra divisa . La vogliamo vestire ora , perché brilli a questo sole e scintilli negli occhi di tutti . Siamo terribilmente contro la pace . Vogliamo essere i maledetti di Giano , e non degni d ' ulivo . Vogliamo stracciarlo l ' ulivo come lo stracciavano le pallottole sulle sierre d ' Aragona . Vogliamo sfondare le porte dei falsi templi della pace finché l ' infallibile nostro istinto guerriero ci dica che la pace non è giusta , ma che la guerra è ancora giusta , è ancora santa per dare la vera giustizia . Fuori le divise , in attesa gioiosa del richiamo ; o kaki o grigioverde , è sempre una tenuta da combattimento . Fuori il canto , fuori le pistole . Nelle caserme son già lucidate le baionette , pronte le bombe a mano ed i cannoni e ci sono tanti aerei per volare , tante navi per navigare . È tempo di scuotere l ' aria con la nostra passione , di mettere alla gogna i borghesi ed i pacifisti ; noi che abbiamo combattuto fino a ieri , siamo già stanchi di pace . Abbiamo il prurito nelle mani . Si affianchino ai nostri battaglioni , li trasformeremo col nostro entusiasmo e li trascineremo verso la guerra . Non sappiamo praticare altra antiborghesia che questa , non conosciamo altro vangelo che questo . Siamo degli impenitenti rivoluzionari . Ci alzeremo a valanga come uragano in questa voluttà di primavera . Forse gli stessi nemici di ieri saranno quelli di domani . Tanto meglio , ci riconosceranno alla voce . Ci sentiranno d ' oltr ’ alpe , oltre i mari ; questa nostra prorompente passione è spaventosamente infettiva e dilagante come la lava , e come questa incandescente e quando sarà toccata dalla bacchetta magica del Capo , avrà la direzione e non ci saranno colonne d ' Ercole né linee di ferro per arrestarla . Lo sappiano i borghesi che hanno attorno queste serpi maledette d ' interventisti , lo sappiano i borghesi che ci sono questi legionari , questa genia di combattenti , con posto o senza posto , che sono pronti a rifare da capo alla guerra . E lo sappiano specialmente all ' estero coloro che si cullano , seppure segretamente , in speranze di un ' Italia pacifista e neutrale . Mussolini ci ha messo nel sangue questa malattia : siamo guerrieri , anzitutto . Per questo siamo un popolo Imperiale , più che per la materia , per lo spirito . Ed il nostro è l ' imperialismo di domani . Non c ' è illusione . Siamo dei rivendicatori di cose nostre , di spirito nostro , di giustizia nostra . Di civiltà nostra . Siamo dei soldati senza retorica e senza illusioni , dei soldati a cui Mussolini ha dato anche in tempo di pace , perché bruci la pelle , la camicia nera che anche il balilla ormai sa essere tenuta di combattimento . Faremo la guerra ? Oh ! sì che la faremo . Ed alla nostra maniera . Ma il popolo ? Non vuole la pace ? Non si borbotta contro la guerra ? Non ci sono vecchie filie ? Ma il popolo siamo noi , disseminati ovunque , col crisma legionario . Riconoscibili tra i contadini e gli operai , tra gli impiegati ed i professionisti , tra gli scrittori ed i diplomatici . In tutti gli ambienti dove viviamo tutti lo sanno che vantiamo il diritto della guerra . Saremo i capisquadra . Ed i contadini duri ed innamorati della loro terra , lasceranno ad un cenno le messi già rigogliose nei solchi alle massaie rurali , ai balilla ed agli avanguardisti che hanno già allenati e sono già pronti al cambio e faranno il pane . E gli operai sanno che le officine continueranno a lavorare azionate dalle donne fasciste , dai ragazzi e dai mutilati . Tutti i posti saranno rimpiazzati . Il paese continuerà ad essere un cantiere in lavoro , mentre sulle frontiere ed oltre si avanzerà per la vittoria . Non ci sono illusioni . Siamo un popolo giovane ed abbiamo un motore che dà sempre fiamma propulsiva in avanti . Due guerre non ci hanno piegati , ma temprati , e le falangi dei morti sono in testa , come bandiere , perché sono caduti per seminare queste nuove vittorie . Non ci sono giochi diplomatici che possano abbonirci , né propagande fraterne che possano affezionarci . Siamo orgogliosamente ribelli a questi affetti tardivi ed a queste buone parole . " Viva la guerra . " Vestiamo le divise , legionari ! Verso l ' acciaio combattenti ! Assaporiamo in questo clima di ferrea vigilia , in questi brevi tempi di attesa la gioia del bivacco , come nelle brevi ore delle tappe sulle trincee conquistate nelle battaglie . S ' alzerà la polvere della guerra che ci ha rinforzato ed acciaiato le gole ed i polmoni , batteranno ancora i cuori al pulsar dei primi caccia librati nel cielo . Marce a piedi rotti , galoppate in autocarro , assalti a baionetta , bengala di bombe a mano , notti d ' addiaccio , trincee superate , orgoglio di ferite , sangue nemico . Non erano belle tutte queste cose , legionari ? Abbiamo ancora , abbiamo sempre vent ' anni , i muscoli duri , non vogliamo invecchiare a tavolino , o curvi sui solchi , o condannati ai magli , vogliamo giocare questa pellaccia in combattimento .
ANTISOCIALITÀ DEL BOLSCEVISMO ( VALSECCHI MARCO , 1941 )
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Il 20 dicembre 1923 , nel discorso ormai noto sotto il nome di " Discorso di Palazzo Chigi , " il Duce ribadiva , con la sua classica facoltà di sintesi , il concetto capitale che differenzia sostanzialmente la prassi fascista dalla prassi marxista : " L ' errore del marxismo è quello di credere che vi siano due classi soltanto . Errore maggiore , di credere che esse siano in perenne contrasto fra di loro . Il contrasto vi può essere , ma è di un momento e non sistematico . L ' antitesi sistematica , sulla quale hanno giocato tutte le teorie socialistiche , non è un dato della realtà . La collaborazione è in atto ; c ' è un limite per il capitale e un limite per il lavoro . Il capitale , pena il suicidio , non può incidere oltre una certa cifra sul dato lavoro ; e questo non può andare oltre un certo segno nei confronti del capitale . " " Epperò , e quando esiste la lealtà reciproca , è possibile discutere e venire ad una conclusione ; bisogna evitare che sia possibile la guerra fra le classi , perché essa , nell ' interno di una nazione , è distruttiva . " Pochi mesi prima , e precisamente il 2 giugno 1923 , aveva già affermato che se la lotta di classe può presentarsi nella vicenda di un popolo , in un determinato periodo di scompenso , di rottura dell ' equilibrio fra le forze economiche e le forze spirituali , essa non può essere più di un episodio , mai " il sistema quotidiano , perché significherebbe la distruzione della ricchezza e , quindi , la miseria universale . " Erano gli anni ancora della dura polemica contro le teorie sinistramente fascinatrici del socialismo scientifico , o marxismo o comunismo che vedevano una soluzione della questione sociale mediante una collettivizzazione della ricchezza , anzi dei beni , e la attuazione di un programma radicale quanto livellatore , che avrebbe portato all ' unificazione delle classi , attraverso il trionfare del proletariato su tutte le altre . Nella limpida esposizione sono già stigmatizzate le false e dissolvitrici conseguenze di una filosofia materialistica , tipicamente orientale e semitica , che fa risalire tutti i fenomeni sociali ( dal morale , al religioso , al giuridico ) al fenomeno economico e quindi che il determinismo possa spiegare tutte le azioni umane : così come è già esposto il programma di collaborazione , di integrazione , fra le classi . La " classe " invero non è sopprimibile . Lo stesso bolscevismo aveva negli ultimi anni creato de facto se non de jure la classe burocratica , la classe degli specialisti , la classe degli stakanovisti , con effettivi privilegi sugli altri . Questa suddivisione è una necessità staremmo per dire naturale , comunque imposta dal progresso sempre più tendente a una specializzazione delle attività individuali . Occorre bensì che non corrano fra di esse contrasti ed inasprimenti , sia di natura economica quanto di natura , diciamo , morale ; ma sopratutto occorre che sia ben chiaro nelle coscienze di ciascuno il carattere di interdipendenza strettamente corrente fra l ' una e l ' altra , nella indispensabile collaborazione " fra chi lavora e chi dà lavoro , fra chi dà le braccia e chi dà il cervello , " in una innegabile quanto insopprimibile gerarchia . In effetti se ne deve svuotare il contenuto di arma , di mezzo offensivo e difensivo , per assumere carattere di categoria produttrice . Ora come raggiungere questa effettiva collaborazione ? Il marxismo limitandosi a considerare la cruda realtà del conflitto sociale nei suoi aspetti immanentistici nelle sue manifestazioni economiche , auspicava e il bolscevismo , attuazione pratica della dottrina marxista realizzava l ' abolizione totale della classe , come abbiamo già detto , unificando la ricchezza ed abolendo lo Stato che sulle basi precettistiche della rivoluzione francese si manifestava agnostico ; veniva a rappresentare la causa dello sfruttamento capitalistico . Ora , con le recenti parole di Giuseppe Bottai ( " Nuova Antologia , " 1 ottobre 1941 ) , ci si chiede : " come è pensabile una collettività che , all ' infuori dello Stato e del diritto , automaticamente viva , si sviluppi , produca senza contrasti e senza lotte ? Come può non degenerare in anarchia ? Quale è , dunque , il senso dell ' affermazione marxista che , scomparso lo Stato , sarà possibile il libero sviluppo di tutti ? " Non c ' è chi non vede il tragico paradosso di questa soluzione : un capitale che si moltiplica e ingigantisce in uno sbocco unilaterale della ricchezza , inasprendo quindi la sua feroce facoltà di sfruttamento , da individuale ad anonimamente collettivo ( cioè la sempre icastica definizione mussoliniana di " supercapitalismo di Stato " ) ; un anti - stato che nella sua brama di dissoluzione si trova realizzato come un organismo mastodontico , assumatore e distributore di tutte le attività . Per questo il Fascismo , come condanna lo Stato liberale , guardiano notturno di quiete pubblica , avversa l ' anti - stato di Marx ugualitario e pachidermico , affermando la necessità di uno stato unitario , espressione della Nazione inquadrata e organizzata nei suoi fattori produttivi ed extra - economici , elementi questi costitutivi e non dissolvitori dello Stato dove il concetto di massa non è più di contrapposizione ma di complementarità individuale . Ma dove soprattutto il benessere collettivo non rappresenta il solo fine della propria estrinsecazione : " Lo Stato , così come il Fascismo lo concepisce e attua , è un fatto spirituale e morale , perché concreta la organizzazione politica , giuridica ed economica della Nazione ; e tale organizzazione è , nel suo sorgere e nel suo sviluppo , una manifestazione dello spirito " ( Mussolini , " Dott . d . Fascismo " ) .
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Quando il 23 marzo 1919 il caporale Mussolini chiamò intorno a sé i suoi fedelissimi per riunire in Fasci di azione tutti gli interventisti ' intervenuti , già si sviluppava quell ' idea imperiale che doveva poi divenire realtà storica appena le generazioni del Littorio fossero state in grado di prendere le armi . Era il caporale del Carso che , dopo aver vanamente inchiodato al posto delle rispettive responsabilità i diplomatici in marsina e i comandanti indorati , prendeva decisamente il comando della reazione armata e riportava a Roma la vittoria mutilata a Versaglia . Il caporale aveva intuito , combattuto e debellato l ' insidioso nemico che generali , ministri e ambasciatori avevano invece ingenuamente servito . il caporale Mussolini divenne Duce della Rivoluzione e portò al Re l ' Italia di Vittorio Veneto , quell ' Italia che il tradimento e la neghittosità dei governanti avevano umiliata e divisa . Duce fu e Duce è nel suo pieno splendore il caporale dei bersaglieri che ha udito le parole sincere e ha veduto i gesti sublimi del popolo in guerra , macerato negli interminabili addiacci sulle pietraie sanguinose del Carso . Ma il caporale Mussolini aveva nel sangue il bastone di Maresciallo , perché la Rivoluzione studiò , preparò , accese e animò fino a renderla un costante moto di rinnovamento individuale e collettivo del popolo italiano . il popolo senti e amò , nel caporale del Carso , l ' uomo uscito dalla passione indimenticabile di una povera casa , dove al fuoco dell ' officina avita le braccia devono formare le fortune della famiglia . E il popolo segui il muratore , il maestro , l ' operaio e infine il giornalista , perché senti che in Lui era l ' anima e la volontà di tutti , perché in Lui era la fatale certezza di vittoria . Per questo la Fede dei credenti si alimentò per il Duce prima ancora che per l ' Idea , così come gli uomini credettero in Cristo e lo amarono prima ancora di credere e amare la sua Idea . Il Duce della Rivoluzione ebbe veramente e totalitariamente in pugno i destini della Nazione perché tutto il popolo si è sentito identificato in Lui , espressione genuina di popolo , perché tutti i credenti che combatterono nella guerra e nella Rivoluzione videro Lui lottare contro il nemico di fuori e di dentro scendendo in campo aperto con l ' armi in pugno e offrendo alla Patria anche parte della sua carne . Sotto gli umili segni del caporale palpitò il grande sogno . La guerra preparò la Rivoluzione e la Rivoluzione l ' Impero . l ' Impero divenne realtà solo perché il caporale Mussolini contro tutti gli avversi vaticini credette fermamente nella rapida e inesorabile vittoria delle armi fasciste . Quante cornacchie gracidarono allora , quanti amici si allontanarono , quanti dotti di ogni materia vomitarono la loro scienza negativa . Ma il caporale Mussolini aveva solamente bisogno di Fede , e una grande Fede aveva il popolo , il vero popolo , quello che in camicia nera discese nelle terre dell ' Africa orientale e in pochi mesi dopo alterne vicende cancellò dal novero degli Stati l ' Etiopia vassalla e barbara , per segnare il sorgere di un grande Impero . Il caporale Mussolini pensò , preparò e vinse la più grande guerra coloniale non mai prima d ' allora combattuta . Tutte le mistificazioni personalistiche di piccoli uomini tentarono acrobaticamente di insinuare il tecnicismo fallito dei soliti miti , non accettati del resto ormai più da nessuno . Ma il popolo italiano seppe e sa perfettamente che il Condottiero unico e solo della guerra vittoriosa per la conquista dell ' Impero è stato il Duce , il caporale Mussolini . Ma il dado era tratto . L ' Impero nuovo era tanto effettivo e promettente che tutto il vecchio mondo capitalistico e plutocratico preparò e iniziò una vera e propria guerra di affamamento , di minacce e infine di ingerenza avversa sul mare vitale per la nostra penisola . Il Duce nuovamente solo non posa la spada ma combatte e vince la sua seconda guerra , nella quale fu ancora l ' unico a credere e a operare fermamente e decisamente per la vittoria . Anche nella guerra per la redenzione della Spagna , il Duce comandò con lo spirito realistico e positivo del caporale del Carso una guerra dura che i soliti Saloni davano per lunga e logorante . Il caporale Mussolini portò le armi vittoriose nei centri vitali della Spagna e consegnò al Caudillo una nazione libera , unita e indipendente , illuminata dalle sue tradizionali insegne giallo - oro . E poi ancora è il caporale Mussolini che sbarca a Valona e a Durazzo i contingenti di occupazione dell ' Albania , liberando il popolo skipetaro dal giogo feudale di Zog . Oggi non v ' è dubbio , è ancora il caporale Mussolini che scende in mezzo al suo popolo in grigioverde , lo riconosce , lo rivede come allora tra le doline dai nomi che identificarono poi storiche battaglie e monumentali cimiteri . Il caporale Mussolini aveva lasciato la cura e la preparazione del suo popolo in grigioverde ai suoi collaboratori . Oggi torna il Duce a fissare negli occhi i suoi soldati . Tutti hanno creduto , tutti credono fermamente in Lui , in Lui solo , il Capo di tutte le vittorie , perché anche la guerra del 1915 fu da lui voluta e fu vinta . Il genio di Mussolini sfolgora . La volontà del condottiero è la parola d ' ordine che il soldato ripete al soldato , e il cannone ripete al cannone . Il Duce ha silenziosamente e da solo preparato la vittoria nella quale il popolo in particolare crede fermamente ...
LA 'BORGHESIA' E LA GUERRA ( BUSETTO ITALO , 1941 )
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In classe su venti ragazzi cinque o sei figli di " borghesi , " il resto diretta derivazione "proletaria." Battaglie squadriste , marcia su Roma , Mussolini al potere . Noi ragazzi risentivamo dei discorsi dei padri e i " borghesi " facevan gruppo contro i " proletari " ; i primi si proclamavano " fascisti , " i secondi "rossi." Fogli di quaderno strappati e ritagliati con su un rosso disegno di un fascio littorio o le linee malferme di una falce e di un martello , sotto il nome , ecco le tessere . Poi le nostre battaglie : bastava un nonnulla , per esempio la lezione di storia , a volte anche meno , uno sguardo , un sorriso male interpretato , ed essi cominciavano : " signori , borghesi , strozzini , affamatori " da un lato , e dall ' altro noi di rimando : " pezzenti , straccioni , traditori . " Noi si intonava l ' inno di Mameli , Giovinezza , i canti degli arditi , loro l ' Internazionale e qualcuno più evoluto anche la Marsigliese . Inevitabile seguiva il lancio di libri quaderni calamai , pezzi di gesso e lotte furiose si svolgevano intorno al " casino " di stoffa grigioverde che serviva per pulire la lavagna ; chi se ne impadroniva infatti aveva la soddisfazione di inondare di polvere di gesso l ' avversario colpito dal lancio preciso ... Suonava la campanella e si sciamava "fuori." Passando per i corridoi eran bisbigli , frasi masticate e sputate fuori di nascosto tra spintoni e pizzicotti : " ora vedrete , ora vi arrangiamo noi . " A me " fascista " le gambe tremavano un poco e il cuore picchiava più forte ; architettavo piani di battaglie e mi vedevo con la cinghia dei calzoni roteante in mano porre in fuga tutti i " rossi , " ci pensavo per darmi sicurezza ; non volevo che vedessero della mia paura , questa idea mi atterriva più delle botte , e volevo anche , enorme speranza , sognare di sconfiggerli ; pensavo a Giovanni Berta e mi esaltavo ; pensavo all ' eccidio del Diana e mi indignavo ; così trovavo la forza di affrontare il cilicio . Perché eran botte e ne buscavo molte più che non ne dessi . Sul portone avveniva la classica metamorfosi : dal finire delle scale studiavo i volti dei " borghesi " fascisti , quelli che avrebbero dovuto essere i miei " camerati " nella lotta imminente e li vedevo ansiosi , intenti a scorgere le sagome massicce delle rispettive cameriere verso le cui braccia adulte volavano per farsi accompagnare a casa sotto scorta di sicurezza . Erano i soliti ; venivano a scuola sempre accompagnati , tutti agghindati e pulitini , col fazzolettino di batista bene in mostra nel taschino , lisci e profumati , tondi e ben pasciuti . Ce n ' era uno , figlio di un ex deputato radico - socialista avvocato professore di diritto amministrativo all ' Università , veniva addirittura in camicia nera ( quella camicia nera era la mia grande invidia ) ; poi , nel '24 , il caro ragazzo un giorno se ne venne in classe con un mucchio di schede elettorali ( era tempo di elezione antiquo more ) e dopo aver fatto il fascista per anni ( anche quel giorno aveva la invidiata camicia nera ) ci propose di " votare " per suo padre che era quel che ho detto più sopra . E con lui un altro , figlio di un funzionario di Banca o qualcosa del genere non ricordo bene sempre il primo a cantare Giovinezza in classe sotto la indiretta protezione del maestro ; e poi un terzo , biondo e femmineo , che diventava rosso per gridare " Viva Mussolini , " ma che era altrettanto rosso quando scappava verso le gonne della serva , era figlio di un ingegnere . Come al solito si restava soli il buon Esposito ed io : eravamo entrambi vestiti alla buona col cranio rasato ad " alzo abbattuto " ; se ci avessero preso a braccetto i " proletari " non sarebbe stato possibile distinguerci da loro . Noi s ' andava soli in giro senza la serva dietro . Il caro Esposito piccolo mingherlino , dal visuccio smunto e sempre pallido ( solo di sangue ho visto rosso quel viso ) , aveva due occhi luminosi mistici , era figlio di un modesto impiegato ; io massiccio tanto da sembrare maggiore degli anni miei , facile alla esaltazione fino alle lagrime , nipote di un garibaldino , figlio di un professore proletario ... I piccoli " rossi " di vent ' anni fa li ho ritrovati : sono in grigioverde , li ho visti aggrappati al cannone sparare e sparare con ardore pari a quello della canna rovente , li ho sentiti salutare il nemico colpito con un urlo : " viva l 'Italia." Hanno saputo morire anche quando morire significava solo l ' onore della bandiera , della tradizione dell ' Arma : morire sul pezzo ... Oggi i molto ex " compagni " e i loro figli sono in linea con entusiastica fede nel Capo laddove la sorte li ha assegnati : nelle officine , nei campi , al fuoco . Ci domandiamo : quei cari ragazzetti lindi e lucidi che correvano così volentieri , dopo aver cantato Giovinezza , a rifugiare il tapino nell ' abbondante seno delle balie , dove sono oggi ? Sono forse scomparsi , si sono evoluti , hanno rafforzato il carattere sino al sacrificio per l ' Idea ? No : non si può esitare ad affermarlo , essi vivono , esistono con tutte le loro magagne ... Diffuso è il soggetto " borghese " in Italia , esso permea tutti gli strati sociali e quindi la sua opera vile di tradimento può essere ed è capillare . Se è vero ciò che ci promette Critica Fascista in un suo recente articolo , e cioè che anche noi giovani dopo questa guerra avremo il nostro " quarto d ' ora " rivoluzionario , è nostro sacro impegno di fede verso i vivi e i morti della Rivoluzione , verso il Capo e la dottrina che da lui promana , il far convergere tutte le nostre forze per un unico scopo : neutralizzare , poiché distruggere non è possibile , la " borghesia " italiana .
PROFUMI ( - , 1941 )
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Nelle vetrinette agghindate ed eternamente illuminate di certi grandi alberghi , tanto per dirne un paio , l ' Ambasciatori di Roma e il Gallia di Milano tra altre favolose schifezze , si può aver l ' offesa di notare minuscole bottigliette di profumo , per esempio l ' Arabesque di una certa Casa Guerlaine dal prezzo di lire 560 ( cinque centosessanta ) o giù di lì . Quel profumo rivelerà le carogne .
LA FORCA ( IL TIRAPIEDI , 1927 )
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Dedichiamo ai camerati di Genova ancora una breve nota sul concorso bandito alla Scuola Superiore di Commercio della loro città . Il Ministro Fedele alla Camera , in seguito alle coraggiose mozioni di Giunta e Barbiellini , ha dichiarato esplicitamente la sua volontà di fascistizzare la scuola italiana . Richiamiamo l ' attenzione del Ministro e più ancora quella dei camerati che devono essere vigili custodi della nostra scuola sugli sviluppi del concorso in parola accuratamente preordinato a vantaggio dell ' antifascismo . Siamo giunti a questo assurdo nell ' Italia fascista : che mentre con mille mezzi larvati si cerca di escludere i giovani intellettuali del nostro movimento dalle Università , viceversa si fanno tutte le facilitazioni , nei limiti del regolamento e più oltre , agli allievi della democrazia ebraica annidata nelle nostre scuole . L ' Istituto Superiore di Commercio di Genova ha ricchi precedenti in materia . Per molti anni fu affidato l ' incarico di economia a un certo Rosselli , mestatore dell ' antifascismo , fin quando tale vergogna fu troncata da un provvedimento definitivo : l ' arresto del Rosselli per ragioni politiche . Si potrebbe continuare a spulciare i ruoli e si troverebbero altri indegni figuri . Oggi a coronamento di questa politica si fa il truco del professore stabile per dare una cattedra a Piero Sraffa , emerito bolscevico londinese , valente traduttore di libri inglesi ( titolo questo di grande importanza per una cattedra di economia ! ) , autore di un solo articolo di rivista che raccoglie evidentemente qualche nuovo verso e che tramanderà il nome del suo autore ai posteri . Ai camerati genovesi il vedere e provvedere .
PADRE LUDOVICO DA CASORIA ( TORELLI ACHILLE , 1914 )
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E se il mondo sapesse il cor ch ' egli ebbe , assai la loda e più lo loderebbe DANTE Il 30 marzo 1885 un uomo del popolo era morto all ’ Ospizio Marino , a Posillipo ; e il dì seguente una desolata , delirante calca di gente gli rendeva , per sincerità e universalità di affetto , onori che non si tributano né a re né a pontefici . Persino il Padre della Patria e l ' Eroe dei due mondi , al termine della loro vita , non raccolsero il pianto di tutti ! In quella calca i patrizi si confondevano coi popolani , gl ' increduli coi credenti ; e gl ' increduli s ' inchinavano a quella bara , provando un indefinibile sentimento di conciliazione fra la Fede che non sentivano e la venerazione per quell ' uomo , il quale era vissuto unicamente per la Fede . Sembravano le esequie del Poverello d ' Assisi . Quanti marinai , quanti orfanelli , quante donne , quanti poveretti . quante lagrime ! Passerà forse ancora del tempo , prima che la Chiesa elevi del tutto all ' onore degli altari quell ' Uomo da essa beatificato ; ma il popolo ( vox populi , vox Dei ! ) lo aveva già santificato da vivo . La Fede , prima di essere Fede , è poesia . Non si può essere eroi e santi , se non siasi prima poeti di fatto , operanti ; e questi valgono più di quelli che sono semplici cantori . S ' eleva sino al Santo e supera il poeta la feminetta che , d ' aure accesa , compie per mero istinto un ' alta impresa ch ' egli canta soltanto Fu aperto il testamento religioso di quel morto e si lesse : « Il Signore mi chiamò a sé con amore dolcissimo ... Gl ' infelici , i malati furono i miei primi amori , poi i poveri africani , pei quali avrei voluto dare la vita ... I muti , i vecchi , gli orfane1li sono stati i più cari al vaio cuore , Tutti furono amore della mia natura ... » . E la sua natura era innanzi tutto poetica ; ed io non so dire se egli sia stato più santo che poeta . Certamente prima di essere l ' uno e l ' altro , era la semplicità fatta persona . Non capiva gran che di San Tommaso ; ma , quando un domenicano gli disse che San Tommaso era talmente ingenuo , da prestar fede a chi una volta lo chiamò a vedere un asino che volava , rispose : « Questo era il meglio deI cuore di San Tommaso , perché non supponeva la bugia , .. la bugia è la morte del mondo » . Nacque da un vinajo della ridente cittadina di Casoria , sorta per munificenza di un romano , della famiglia dei Mauri , il quale era un benedettino proprietario di quella terra ; dove edificò un ospizio e una scuola per i coloni di essa ; e i coloni , in fondo . non erano altro che i nipoti dei barbari ammansiti . I barbari si raccoglievano intorno alla badia benedettina e il Santo li attraeva con la mitezza della sua regola : Nihil asperi , nihil grave nos constituri speramus ! E insegnava loro a lavorare e dava loro i mezzi a far tanto : edificava le case , ordinava le famiglie ; coltivava egli pel primo la terra . Il benedettino o zappa o pensa ; il francescano o si cava il sangue dalle vene per darlo agli altri o non è francescano . Le Badie rinnegarono poi l ' amore ; e fatte sono spelonche ; e le cocolle sacche son piene di farina ria . DANTE . Quel fraticello di Casoria era , direi , un francescano benedettino . La sua città nativa , venuta su da l ' ospizio eretto da quel Mauro , fu , per la bellezza del sito , chiamata Casoria , Casaura ; il nome dice la cosa : Casa - aurea . Il vinajo Palmentieri ebbe nel marzo 1814 dalla moglie Candida Zengi il nostro Ludovico , battezzato col nome di Arcangelo , per ostinazione della madre , che pareva fosse di spirito profetico dotata , perché davvero più di un angelo fu il frutto delle sue viscere . Presentemente la casa dove egli nacque è una chiesetta ; ma prima era una stalla . « Son proprio nato in una stalla come ... » , prese a dirmi una volta ; ma s ' interruppe abbuiandosi al sospetto che qualcuno potesse crederlo intenzionato di riavvicinare il luogo della sua culla al presepe di Betlemme . Io gli lessi in viso questo sospetto e scattai a dire : « O padre , chi mai potrebbe supporre in voi simile vanità ! ” . E lui si sentì rinfrancato da questa parola . E divenne anche più affettuoso per me , dopo che seppe da Nicola Caracciolo , principe di Torella , che il più profondo sentimento di amore , messo in iscena nelle mie commedie , è quello per la madre . Padre Ludovico aveva adorata la popolana che fu sua madre ; e ne adorava più che mai la memoria . E mi torna a mente la descrizione che egli fece di un giovine sacerdote , il quale nella sua prima messa porse la comunione a sua madre , Ed io , che , per non offenderlo , gli nascondevo di non essere precisamente un credente , sentivo da artista la sua parola , che tipeggiava quel pretino di prima messa , il quale tremava di commozione , perché era convinto sinceramente che Cristo scendeva nell ' ostia , che egli porgeva alla propria madre . A noi , nel far l ’ arte , occorre d ' essere artisti e non miscredenti o credenti : dobbiamo assolutamente uscir dal nostro carattere , per entrare in quelli che poniamo in iscena . Shakespeare è realmente un Jago nel momento che ne foggia il tipo ... Zola odia i preti ; ma diviene egli stesso quel prete che ha messo nel Travail ; e deve averlo amato , per averlo fatto così bello ed eroico nell ' ora della morte . Zola sogna il tramonto della Fede e l ' assorgere compiuto della Scienza e del Lavoro ; ma chi dimentica più la figura eminentemente artistica di quel prete , di quell ' unico sopravvivente alla Fede , il quale , senza più un devoto intorno , nella crollante , deserta ultima chiesa , sale l ' altare e celebra l ' ultima messa a cui non assiste nessuno ; e non si cura di morire sotto la cupola che gli si sfascia sul capo e lo schiaccia ? I miscredenti mi guarderanno in cagnesco ? Vadano al diavolo ! Noi siamo artisti ! Io non sono altro che un poeta , particolarmente quando m ' atteggio a filosofo ed ho l ' aria di essere un incredulo o un credente . E Padre Ludovico m ' innamorava appunto per questo , perché , prima di essere un santo , era un poeta . Suo padre , vinajo , voleva farne un vinajo ; invece la madre « strillò come una pica » e volle che fosse mandato a scuola . Ma bisognava , pur troppo , che il ragazzo venisse in aiuto della famiglia poverissima , e fu tolto dalla scuola e messo a bottega da un falegname . « Oh , se potessi , egli mi diceva , usare anch ' oggi della pialla a sgrossare i peccati ! » . « A sgrossarli soltanto ? » . « Non mi fare il critico ! » , scattò lui a soggiungere . « S ' intende che di truciolo in truciolo , la pialla , i peccati , se li porterebbe via del tutto . Quale cattivo abito fu mai distrutto a un colpo e non a gradi ? » . In lui l ' uomo pratico si rivelava sempre , ad ogni minimo atto ; stranissimo connubio di uomo pratico e di poeta ! Cessò d ' essere falegname , perché per la morte della madre s ' immalinconì al punto che stette lì lì per seguirla nella tomba . E così ridotto a lumicino , fu raccolto un giorno quasi spirante in una chiesa . Ma da quell ' ora , il sentimento della propria vocazione , converso in febbre , produsse in lui una reazione prepotente , quasi prodigiosa , che lo ritornò alla salute : e sotto la povera tonaca del francescano sentì la vita , a cui era destinato . E mutò nome . Dicono che lo facesse per far piacere a un amico ; ma io affermo , e non senza fondamento , che volle chiamarsi Ludovico , per aver letto I promessi sposi ed essersi innamorato del cappuccino , che aveva quel nome prima di chiamarsi Cristoforo ; e , volendo esser modesto , non si chiamò Cristoforo , per non paragonarsi con lui . E da quell ' ora la sua vita , come quella di San Francesco , meglio in gloria del ciel si canterebbe . DANTE Contro un disgraziato parroco che , scandalizzato di Don Abbondio , proibiva la lettura del romanzo , insorse a dire : “ Potrebbe esser letto in un coro di vergini presieduto dalla Madonna ! ” . E consigliò poi che fosse letto dalle più adulte alunne delle Stimmatine e delle Elisabettiane . Era un ' anima primitiva talmente geniale , da non poter essere che ingenuo come un bambino ; e per questa sua ingenuità fu fatto segno ai motteggi dei suoi compagni monaci che si divertivano ! Ma lui , dolce come il Poverello d ' Assisi , tollerava i loro motteggi . E così la tolleranza divenne più che mai la sua natura . Fin troppo ! Invidiava non so quale francescano che , limosinando pei poveri , importunò un superbiaccio , il quale , avendo persa la pazienza , gli diede uno schiaffo : “ Questo per me , disse il frate ; ma pei poveri che mi date ? ” . Non s ' indugiava mai nella critica ; andava sempre , spontaneamente , di lancio alla verità : intuiva . Ma sarebbe stato un vero francescano benedettino , se avesse studiato di più ; e , strana cosa , si sforzava di nascondere anche quel tanto che sapeva . “ La scienza di amare ! ecco la suprema delle scienze ! ” . Aveva diciott ' anni , quando disse la sua prima messa . E scoppiò poi a piangere in sacrestia . “ Perché piangete ? ” . “ Sorriderei come in Paradiso , se avessi potuto dare la comunione a mia madre ! ” E corse quel giorno al mare , dove la riva era più deserta . A far che ? A cantare . E cantava su pe ' monti , dove nessuno , fuorché Dio , lo sentiva . Erano poveri suoni e mediocrissimi versi creati o raffazzonati da lui . Eccone alcuni : Tu , con giubilo santo un tesoro mu ' hai dato , Mamma , Mamma , dirò , prima del tuo morir : Quale tesoro si augurava dalla purezza di sua madre ? Quello di non aver mai una macchia né sull ' anima né sul corpo . Misero , lacero , ma sempre di una pulitezza assolutamente ignota a quei preti e frati sferzati dal Porta , i quali sentono di sudiciume . “ Il corpo deve sentire della fragranza delle rose ! ” . “ Vorreste che fosse unto di profumi ? ” , osservai quasi punzecchiandolo . “ Non fare il critico ! Ho detto della fragranza delle rose , non del profumo delle pomate ! ” , rispose . E quante volte si lavò da sé stesso la tonaca nell ' acqua scorrente da le rocce ! E che festoso , che celione era ! Una volta lo sentii mormorare : Epaminondas Thebanus unam solam vestem habebat ! . “ Oh ! Padre , se ne aveva una sola , come faceva a tenersi pulito ? ” . “ Che so io come faceva lui , rispose ; so che , quando lavo la mia tonaca , resto con la camicia ; e quando lavo la camicia , resto con la tonaca ! ” . Insomma aveva sempre ragione lui ! E quale pudore , quale castità la sua ! E la sua letizia fu più che mai infiammata , a quanto mi dicono , allorché i più speranzosi nel risorgimento d ' Italia ebbero fede in Pio IX . Ma s ' intende che , dopo le esorbitanze dei liberali , rimpiante dal Settembrini e , dopo l ' assassinio di Pellegrino Rossi , si spaventò della libertà . Ma non per questo chiamò meno assassini i fucilatori di Ugo Bassi E persino , prima di morire , voleva il Papa a Roma , padrone di Roma , ma in mezzo ai soldati italiani . L ' ardore della carità superava in lui l ' amore per la patria . E tutte le meravigliose costosissime opere di carità ideate e compiute da lui , senza ch ' egli possedesse un soldo , parevano sorgere per forza d ' incanto . Divenne persino un esperto chimico , per ben provvedere alla farmacia dei poveri e dei Frati Minori . Riuscì persino ad essere un buon maestro di aritmetica , per insegnarla ai bambini ; e fu buono persino ad innovare alcune norme di tale insegnamento per conformarle all ' intelligenza infantile . Tutte le borse si aprivano alle sue domande . “ San Francesco ha bisogno di questa casa ! ” , disse una volta alle signore André ; ed esse gli cedettero immediatamente la loro villa La Palma . “ La mia mente , diceva , cerca di afferrar Dio ; ma , non potendo afferrarlo , mi rivolgo a trovarlo nelle sue creature ” . Vede un giorno due moretti per via Toledo ... e crea il Collegio dei moretti . E va in Aurica , a comprarne non so quanti . E torna a costruire un altro collegio per le morette . Ma la coscienza gli rimprovera di lasciare da canto i poveri bimbi nostri : e fonda l ' Ospizio delle Stimmatine e delle Elisabettine . Istituisce l ' opera dei sordomuti , e quella dei trovatelli sul colle detto Il deserto presso Sorrento ; e apre un ospedale a Montecorvino ; e a Roma una scuola operaia ; e una di floricoltura a Posillipo ; e una musicale ; e un ' altra a Vico Equense , e un ' altra al Piano . Con quale denaro ? Non ne aveva ; ma gliene davano a piene mani . E avesse mai distratto un centesimo a profitto proprio ! Domandava ai fornai un pezzo dì pane ; ai fruttivendoli delle arance o delle susine e questo era il suo desinare . Non so dire quante altre case di carità costruisse o comprasse a Firenze , ad Assisi , a Casoria , a Napoli , di qua , di là Mentre sorgeva a Posillipo l ' Ospizio Marino , egli tornava in Africa a comprar moretti . E andava in Palestina , dove , nella grotta di Betlemme , si rotolava per terra , affinché la tonaca gli s ' imbrattasse della polvere del sacro luogo ; e quella tonaca , chiusa in una cassa , si conserva ancora così impolverata nell ' Ospizio Marino . In Egitto s ' incontrò col proscritto Paternostro , inferocito pel dolore di non poter ritornare a Napoli , a rivedere i suoi bambini ; e lui , Padre Ludovico , di ritorno a Napoli , va da Ferdinando II e gli dice aperto e tondo di permettere a quel povero padre di riabbracciare i suoi bambini , e Ferdinando II ... obbedisce . Per tanto Luigi Settembrini s ' innamora di Padre Ludovico e lo difende a viso aperto , quando i rivoltosi del 1860 insorgono contro i Borboni e s ' avventano contro tutti gli abiti talari e le tonache fratesche . Prima di quell ' ora Ferdinando , sentendosi morire e aspettando un miracolo , lo aveva fatto chiamare ; e lui , entrandogli in camera , gli disse queste testuali parole : “ Fin qui tu hai fatto il re ; ma adesso devi farti piccolo piccolo e devi obbedire alla Morte ! ” . Non gli mise per nulla nel cuore la speranza di un miracolo ! Garibaldi entrava a Napoli e vinceva l ' ultima battaglia a Santa Maria e a Caserta , dove i Frati bigi , istituiti da Padre Ludovico , facevano , con lui , da infermieri ai garibaldini e ai borbonici feriti . E Garibaldi esclamò : “ Ecco un vero figlio di San Francesco ! ” . Non passò l ' anno e diede pane , ricovero e lavoro a centinaia di donne le suore Elisabettine istituite ed educate per assistere i moribondi e per vegliare i morti . E prescrisse che potessero svestir l ' abito e maritarsi , quando avessero voluto . Prese a costituire un ' Accademia religiosa superiore a tutti i partiti politici ; ma il cardinale Riario Sforza la proibì in sul nascere . Vittorio Emanuele II volle donargli la croce di San Mau rizio e Lazzaro , e lui , prima di ringraziare educatamente il Re , accolse la nomina con un ' alzata di spalle : “ Che figura potrebbe fare questa croce sulla mia povera tonaca ? ” . “ Se non altro fra due Santi starete in famiglia ! ” , gli disse il duca di San Donato che , da Sindaco di Napoli , gli aveva portato la nomina . “ Ma che ! ma che ! Fra i Santi io sto come Ponzio Pilato nel credo . La famiglia dove sto meno male , è quella dei poverelli ” . E già , preso dal cancro che doveva condurlo alla tomba , non aveva altro pensiero che di veder compiuto l ' Ospizio Marino , destinato al ricovero dei vecchi pescatori e ai bagni dei bambini scrofolosi . Vittoria Aganoor , allora dimorante a Napoli con la sua famiglia , gli riempiva ogni tanto la borsa coi denari di suo padre , un principe indiano asceticamente religioso : ed ella scoprì che la poesia dello Zanella : L ' Ospizio Marino , aveva suggerito a Padre Ludovico il disegno di costruire l ' Ospizio di Posillipo . Io posso far fede che egli aveva mandato a mente questa strofa di quella poesia : A l ' onda che blanda gli mormora al piede , inutil ghirlanda di perle non chiede , non chiede di porpore inane tributo , il bimbo sparuto ... a l ' onde , dal gracile suo piede battute , domanda salute . Innamorato di tutte le arti e particolarmente della musica , se la prese una volta con Sant ' Agostino , il quale vede la Città Terrena tutta peccato ; e in essa peccatrici tutte le Arti ; e perfino la Musica , quando con la sua dolcezza distoglie le anime da Dio e opponendosi a Sant ' Agostino disse : “ La Musica e di gloria a Diate di consolazione al prossimo ! ” . E potrei seguitare a non più finire ; ma qui lascio da parte il Santo ; e , se mi riuscisse , vorrei mettere addirittura in azione l ' ingegno geniale dell ' Uomo . Nel principio dell ' estate del 187 ... ( non ricordo bene l ' anno ) andavo , in un mio biroccino , senza mantice , per la polverosa via che da Capodimonte mena a Giugliano , dove , barbaricamente , come in pieno Medio Evo , si usa ancora festeggiare il così detto Volo dell ' angelo . Alla porta della chiesa parrocchiale dal tetto di una casa di fronte , o dalla cima di un castello di legno ( non ricordo bene ) , è tesa una corda , lungo la quale , legato a pulegge , scorre , passando come a volo su la piazza , un ragazzetto a cui applicano un paio d ' ali di cartone , perché figuri da angelo ... Povero figliuolo ! Seguivo , dunque , sotto il sole , quella via fiancheggiata da platani , quando vidi andare , a piedi , innanzi me , Padre Ludovico , elle s ' era partito dal convento delle Elisabettine . Oh , Padre ! e fermai la mia cavalla . Bravo ! Appunto te aspettavo ! Come ! ? Sapevate che sarei andato a Giugliano ? No ; ma ero sicuro che San Francesco mi avrebbe mandato un veicolo per andarvi . Sorrisi ; ma ruppi subito il mio sorriso , per non offendere il Padre nella sua Fede ; e gli feci posto al mio fianco . Non pioveva da non su quanto tempo ; e i campi ardevano da far pietà : andava perdendosi ogni frutto della terra . La vampa del sole era incessante ; ma l ' afa , addirittura opprimente , dava segno di un prossimo rivolgimento nella massa d ' aria morta e pregna di polvere . E la polvere , incrostata alle fronde e all ' erbe , le aveva quasi corrose : morivano aspettando una goccia d ' acqua . Da ponente , intanto , certe nuvole , , aggrovigliandosi l ' une con l ' altre , andavano occupando il cielo ... e , tutto ad un tratto , dopo un primo repentino e pazzo rotare di vento , la pioggia venne giù irruente ; e , dall ' essere un acquazzone , si mutò in un diluvio , che pareva non volesse più finire . Ne c ' era modo di ripararsene , perché quella via , dopo San Rocco , correva allora , per lungo tratto , senza che s ' incontrasse a riparo un gruppo di case o magari un semplice androne . Che bene per la campagna ! uscì a dire Padre Ludovico , estasiato . Ma che male per noi fui pronto a rispondere io ; Poveri alberi ! Povero grano ! Anch ' essi sono creature di Dio ! ... - Ma noi , se mai , più di loro ! ... Frati platani ! Morivano dall ' arsura ... E noi a momenti moriamo annegati ... Eccoli lavati dalla pioggia , eccoli tornati a vita . Che bene ! Ma a noi toccherà una bronchite , e non sarà punto un bene ! Già ... Il Bene ! ... Il Bene ! ... E scrollò il capo . Io , reggendo con la destra le briglie , gli tirai su il cappuccio , come potei , con la sola sinistra , perché lui non pensava a ripararsi il capo dall ' acqua , che imperversava e lo faceva sorridere come un bambino . - Come è bello che bene ! Padre , potreste dirmi che cosa sia veramente il Bene : il Bene in sé e non rispetto al nostro vantaggio o a quello di queste piante ? Nel presente caso , il bene per esse è la pioggia , la quale invece è un male per noi ... O che cosa è il Bene per tutti : il Bene in sé ? Una cosa tanto facile a vedere . - Per me , no ! - - E . se capisce , tu ssì nu dotto ; io so nu povero gnurante Non v ' ho detto che Padre Ludovico par - lava sempre in napoletano e dava del tu , alla bella prima , a chiunque , foss ' anche il Re _ Salvo che si voglia vedere l ' essenza del Bene nel motto : Mors tua , vita mea ! E questa vecchia verità è forse la migliore definizione dei Bene . ' O vì lloco ! ( eccolo , sempre lui ! ) - - scattò a dire il Padre : - Comme site ciucce vuj ate dotte ! ... Anche Cristo disse : Quid me interrogas de Bono ? perché m ' interroghi del Bene ? Anche Pilato si domandò che cosa fosse la Verità : Quid est veritas ? e non trovò risposta da darsi . Il Bene che è bene per me , mentre è male per te , non e veramente il Bene . - Oooh , ci venite finalmente ! Solo una cosa è veramente il Bene ... Quale ? La pioggia che cade , è un bene per questi alberi , per questo grano in erba , perché rida loro la vita , ed è un male , al contrario , per noi , perché potrebbe cagionarci una polmonite e levarci la vita ! Dunque , non questa pioggia , in sé , è veramente un male ; ma il vero male per tutti è la Morte e il vero bene per tutti è la vita . Trova a ridire , se puoi , su questa definizione del Bene e del Male . Ma , bada , è una definizione di primo grado e v ' è quella di secondo grado . Peccato che dopo tanti anni mi sia sfuggita la gustosissima forma napoletana , con la quale egli si esprimeva ! Tutte le cose hanno una vita , la quale , se è vita , è movimento ... L ' inerzia ( chello che non se move ) ) non c ' è ; e il movimento , conclusione , consiste in questo che , quanto di vitale sparisce da un lato , tanto riappare dall ' altro ... Cioè quanto di bene ... - Appunto ! Tutto tende a conseguire un grado di esistenza più alto , una vita ... più viva . Avete letto Darwin ? - Chi è ? Non ' o conosco ... Seguitate ... Il termine supremo , l ' ultima tappa è la pienezza della vita , quella che non soffre , non termina e non difetta ... Ho capito : Dio . E si tu non cride a Dio , non fa niente . ' O nieghe a chiacchiere e ' o vaj cercanno a fatte , perchè ' a vita che tu vuoj pe tte , è chella che non soffre , non fenesce e non difetta ; e chesto è Dio . Tu vuo ' Dio e non ' o saj ! A buon conto , il Bene in se è la Vita ; ma bisogna soggiungere : quella che non difetta . E noi , per egoismo , non vogliamo altro . L ' Egoismo fa nu zumpo ( un salto ) e diventa amore , diventa Fede , adorazione della Vita che non difetta . E l ' adorammo , pecche ' a volimmo primma , primma pe nuj . Ci è una conciliazione fra l ' Egoismo e l ' Amore , anzi una integrazione dell ' uno con l ' altro , perché l ' Egoismo s ' aiza ( s ' eleva ) comme a na pianta e dà nu sciore ( un fiore ) d ' ammore ; e accusi addeventa Amore , non cessando d ' essere egoismo : rummane superato , ma non distrutto , comme a nu sciore che addeventa frutto . E rammento benissimo che a questo punto il caro Padre disse : E t ’ aggio fatto pure ' o mottetto co ' a rima . Egli , senza saperlo , raddrizzava le gambe alla filosofia di Bentham ! Pensa la più odiata delle cose : la Morte ... Non è sempre vero ribattei io perché , a volte , quando si perde l ' onore o un essere amato , o una cosa cara , come la patria e persino la ricchezza , allora si desidera la morte ; sicché questa non è più odiata , ma desiderata , _ . Ovvì ( vedi ) comme te sbaglie ! Quello che desideri , non è la morte , ma la vita non priva dell ' onore , non priva degli esseri cari , non priva della ricchezza ... e anche della patria ... Ed io stavo per domandargli : Avete letto Schopenhauer ? Ma a quella concessione che egli aveva l ' aria di farmi rispetto alla patria , scattai a dire : Qui poi davvero non andiamo più d ' accordo ! Non scherziamo con la patria ! Tu t ' hai da mettere ' n capa che San Francìsco tene pe ' patria tutt ' o munno , tutta l ' Umanità ' E chi vuol bene al più , vuol bene anche al meno : chi vo ' bene a tutto ' o munno , vo ' bene pure all ' Italia ! ... E torniamo a noi ! Ami non la Morte , ma la Vita non menomata di quelle cose che te la rendano bella e buona ; non fai che rifiutare la vita difettosa , caduca , infelice , perché vuoi quella che non soffre , non difetta , non termina . Ecco il Bene in sé , il Bene per tutti , persino per queste piante , che morivano ed ora rivivono . E dov ' è questa vera Vita ? ... vera ! ma il Vero non è il Certo ! E qui egli prese a dire : Il Vero ed il Certo si conciliano , s ' identificano nel Bello e nella Fede ; tu ti fermi al Bello ! Ed è sempe ' na cosa ! ( E sempre qualche cosa ! ) . Divino ignorante ! avrebbe esclamato Giordano Bruno . Egli non diceva precisa - mente , come Renzo Tramaglino : « Giacché la c ' è questa birberia del leggere e scrivere , bisogna usufruirne » , ma dichiarava : « Chi sa amare , sa tutto ! Sapete leggere ? Sta bene ; ma del bene c ' è il meglio , ed occorre che sappiate amare ! Chi sa amare , sa morire ! » . Col caro Padre , l ' abate Fornari ed io avemmo una discussione , nella quale finì per aver ragione Lui e non noi che sapevamo leggere meglio di lui . Si trattava di apporre una iscrizione al monumentino eretto da lui dinanzi all ' Ospizio di Posillipo ; ed egli intendeva che quel gruppo scultorio avesse una epigrafe , per la quale « chi ' a legge , s ' ha da purtà a ' casa ' o monuniento » . Intendeva cioè che l ' epigrafe fosse talmente espressiva , da imprimere il monumento come cosa propria nella memoria del lettore . Io che avevo già visto quanto è brutto quel gruppo di San Francesco con Dante e Giotto , mormorai « A casa non me lo porterei davvero ! » . Tu saj troppo leggere tu ! scattò a dire il Padre : che buò ( che vuoi ) tutte Murilli e Michelangeli ? E citava Murino , perché aveva voluto che nella chiesa delle Elisabettine , al posto d ' onore , dopo l ' effigie della Madonna , ci fosse la copia del mirabile dipinto del Murillo , raffigurante Sant ' Elisabetta , regina d ' Ungheria , che cura i tignosi . Quell ' uomo era un incanto nella parola più viva della Genialità e nel suo rimprovero più efficace alla Critica e nel suo continuo ammonire : Chi se ‘ mpara a leggere , fa buono ; ma se po ' pure rompere ' a noce d ' o cuollo ( l ' osso del collo ) ; ma chi sape amà , non s ' ’ a rompe isso e non ' a fa rompere all ' aute » . E ribatteva di continuo : « Sape amà è na cosa rara assai ! E metteva in un verso questo suo pensiero : L ’ Amor che sappia amare , è il sommo Amore : In questo motto egli diceva , è messa in vista l ' unità dell ' Anima , che non ha , come un treno di via ferrata , il compartimento della Ragione staccato da quello del Sentimento . L ' Anima non si divide in parti ed , oltre ad essere indivisibile , è equilibratamente composta di Sentimento e Ragione nella Genialità , che si definisce appunto l ' inconscia identità della Ragione e del Sentimento nell ' azione dell ' Amore . Questa definizione della Genialità è proprio sua . Quando l ' equilibrio viene a mancare e la Riflessione prepondera nella Genialità , questa allora prende nome di Ragione o di Critica ; rallenta il volo , ma non cessa , direi , d ' avere le ali : vola terra terra . La Ragione non è altro che la Genialità raffreddata . Non esiste la Ragione da sé sola , staccata affatto dal Sentimento . Non vi è uomo per ponderatore che sia , il quale in qualche momento non fantastichi . Il Saggio non è altro che un poeta a freddo . Al motto : si nasce poeti , bisogna sostituire quest ' altro : Tutti si nasce poeti , dal più al meno . Benedetto Croce disse poi lo stesso . Il caro Padre , il quale mi predisse che sarei finito benedettino ( presagio che non sì è punto avverato ) , fu da me conosciuto la prima volta in casa e propriamente nella biblioteca di Nicola Caracciolo , principe di Torella , che mi presentò a lui nella mia qualità di poeta comico - Tu ssi commico ? mi domandò . - Debolmente ! risposi . Ah , sì ? E mo dimme na cosa : ched ' è ' o Commico ? Chi s ' era ancora dato pensiero d ' indagare che cosa fosse la Comicità ! - E na vota che non ' o sai tu , mo t ’ ‘ o dico io , soggiunse : ' O Commico è l ' Ommo e ' o Serio è Dio . E l ' Ommo pe ce arrivà , fa certe mosse e cierte zumpe ( salti ) accussì curiuse che è nu spasso a vedé ! Sapete bene che il così detto genere comico è sempre sproporzione fra il mezzo ed il fine : E ne sia prova chi voglia cor , la clava infranger l ' uova , o chi prenda a vuotare con la conchiglia il mare E Padre Ludovico svolse così il suo concetto : “ Che cosa costituisce il Comico ? La Volontà che vuol vivere più di quando vive ; e non sa di muovere così verso Dio , il quale è colui che vive senza termine e senza difetto : « Ego sum qui sum ! » E tutti sono come vuoti di esistenza al mio confronto ” , dice Dio . Ma la povera volontà umana , mancando dì conoscenza e volendosi dare un valore che non ha , adopera o una potenza che eccede il fine o che non è sufficiente a conseguirlo . Comico è colui che tende ad una bellezza , ad un bene , ad un pregio , ad una qualunque azione superiore alle proprie forze , al proprio stato ; e quindi adopera mezzi inadeguati all ' intento ; per cui la Vita difettiva , che è quella umana , volendo appropriarsi una vitalità , una virtù ( e la Virtù è l ' essenza di Dio ) riesce comica , perché per salire , per aggrapparsi a quella vitalità , a quella virtù , fa mosse e salti che sono un godimento a mirare . Ci fa ridere l ' ignorante che vuol parere sapiente , il vecchio che vuoi darsi per giovane , il pusillanime che vuol mostrarsi coraggioso .. Non si è ridicoli , se non che quando si vuol parere quello che non si è ... S ' intende pertanto che dal Sublime al Ridicolo non corre che un passo . San Francesco , concluse il Padre , è una cosa sublime ; ma è anche comico , parche vuol esprimere con ogni sforzo , con un mezzo inadeguato l ' Amore infinito con la parola finita ... per cui chiama fratello il lupo e sorella la cenere ... Se ammettete il Comico , ammettete anche la commedia , il teatro ? Sissignore , sissignore , ma ... con discrezione ! Un giorno che egli era capitato ( già malatissimo ) in casa della duchessa Ravaschieri , si trovò ad assistere alla prova che si faceva del quarto atto dell ’ Adelchi , recitato dalla duchessa ( Ermengarda ) e da donna Luisa Toledo Sclafani ( il Coro ) . Ammutolì e poi uscì a dire estasiato : « S ' arape ' o cielo ' a tutte ' e parte ! » ( S ' apre il cielo da tutte le partì ! ) . E a me non parve vero d ' osservare : « Sant ' Agostino invece direbbe : che pazzia è la vostra di sentir carità pe ' l simulacro d ' un dolore teatrale , immaginario come quello di Ermengarda » . E lui , Padre Ludovico , brontolò : « E chillo , pur ' isso , Santo Agostino s ' era ' mparato troppo a leggere ! » . E fu quella l ' ultima volta che uscì dì casa . Il Palasciano , il Gallozzi lo avevano operato ben cinque volte ; ma alla sesta non riuscirono a salvarlo . E tutti invocavano il miracolo ! “ Che miracolo ! che miracolo ! Niente ! niente ! Cristo dovette patire e morire di dolore senza scampo ! E noi vogliamo i miracoli per non patire ! Chi ha un dolore di capo , aspetta il miracolo , perché gli passi il mal di capo .. Niente ! niente ! ” Parole testuali , di cui possono far fede tutti quelli che gli stavano d ' intorno “ Mi dispiace solo di morire per non poter più lavorare ... Ho domandato a Dio , per isfogo del mio amore , non l ' estasi , non il rapimento , non la contemplazione , non la visione , ma l ' opera , il lavoro ! La tenacia nell ' opera e nel lavoro ” . Inchiniamoci !
SCONCI... FILOGALLICI ( BUS. , 1939 )
StampaPeriodica ,
Regime Fascista , nel suo numero di martedì 17 gennaio , in una nota da Milano , richiama l ' attenzione delle autorità cittadine su un monumento da rimuovere e una via da ribattezzare : il monumento ... al Bardo della democrazia Felice Cavallotti , che ancora deturpa piazza della Rosa ... Scrive Regime Fascista di avere fino dal dicembre del '35 , l ' anno delle sanzioni , protestato contro tale sconcio ; ed è vero . Noi però , ancor prima di Regime Fascista , cioè nel novembre del '35 , abbiamo dedicato un nostro a punta sull ' argomento , chiedendo alle autorità di Milano di abbattere il monumento di piazza della Rosa e di cambiare nome alla via . Ai camerati di Venezia chiedemmo poi di far togliere quella brutta lapide che figurava , e che ancora figura , in campo Santo Stefano ... Molte città italiane , la fascistissima Padova tra altre , hanno tolto dalle loro vie e dai loro muri il nome e la effigie del ... Bardo ; perché non ancora Milano e Venezia ? Effetto dello spirito ... borghese e ... pietista , che ancora ... circola in troppi fascisti , anche questo ? ...
FRANCIA DA SCHIAFFI! ( BUS. , 1939 )
StampaPeriodica ,
Neanche la tragedia li turba , neanche la morte rispettano , questi francesi da schiaffi . I morti sacri del sommergibile francese Phoenix riposano in fondo al mare , come quelli del Thetis , inglese , e parti di quelli dello Squalus , americano , sinceramente compianti da quanti uomini nel mondo hanno intelletto e cuore ; perché i soldati che muoiono nell ' adempimento del loro dovere sono sacri , anche se sono dei nemici . Solo le jene , e i ... francesi , non rispettano i morti ! Dunque , né Italiani né Tedeschi ebbero parole irriverenti per questi oscuri eroi della Patria e del dovere , mentre qualche cosa si poteva pur dire sulla tragica vicenda dei tre sottomarini ... democratici perduti in esercitazioni di ... pace ; e cioè , non nei confronti degli equipaggi morti , ma sulla ... tardiva opera di salvataggio dei singoli Comandi . Ma , anche su questo argomento , nessuna voce stonata si elevò in Italia e in Germania . Le voci stonatissime , criminali e vigliacche , vennero invece dalle democrazie francesi e di oltre Oceano , le quali voci elevarono il dubbio vile che della tragica fine dei tre sottomarini americano , inglese e francese non sia stata estranea l ' opera sabotatrice o delittuosa delle Nazioni totalitarie ... Proprio questo hanno insinuato dei giornali francesi , e , in America , un senatore , naturalmente ebreo , il signor Barbour , ha perfino osato di chiedere che sia , in proposito , nominata una commissione di inchiesta ... Francesi boriosi e ignoranti , che hanno bisogno di essere da noi battuti per rinsavire , fingono di ignorare che l ' Italia fu ed è maestra anche in costruzioni navali , per cui qualche cosa hanno da imparare dagli Italiani sulla immersione e salvataggio dei sottomarini . Venite a scuola , e imparate , o bestioni , invece di calunniare e insultare ! Tutto è grande da noi , dicono i francesi ... ; sì , ma anche e sopratutto , la prostituzione , la menzogna , l ' ignoranza , la boria , l ' ingratitudine , la turpitudine e la vigliaccheria ! Ma attenta alle ore che verranno , quelle segnate dalla Storia , o Francia da schiaffi !