StampaPeriodica ,
Non
c
'
è
verso
di
metterci
un
po
'
tranquilli
.
Se
si
deve
credere
alle
frequenti
dichiarazioni
anche
ufficiali
degli
organi
fascisti
,
se
si
deve
attendere
alle
manifestazioni
quasi
quotidiane
di
taluni
dei
maggiorenti
e
dello
stesso
duce
del
partito
e
capo
del
Governo
,
se
si
deve
giudicare
dalla
strana
ipersensibilità
che
anche
nella
Camera
i
dominatori
manifestano
,
benché
vi
sia
strabocchevole
maggioranza
,
bisognerebbe
concludere
che
siamo
alla
vigilia
di
Dio
sa
quali
nuove
coazioni
politiche
,
e
che
ci
minaccino
le
solite
famose
seconde
o
terze
ondate
.
Eppure
noi
non
crediamo
che
avverrà
nulla
di
nulla
:
fra
una
quindicina
di
giorni
si
chiuderà
la
Camera
,
e
le
cose
riprenderanno
a
camminare
col
ritmo
al
quale
siamo
abituati
da
ormai
quasi
due
anni
:
cioè
a
suon
di
fanfare
e
di
tamburi
,
in
mezzo
agli
alalà
per
ogni
stormir
di
fronda
che
riveli
la
presenza
del
nume
;
di
tanto
in
tanto
qualche
sparatoria
per
rompere
la
monotonia
,
qualche
fuocherello
appiccato
a
qualche
tipografia
per
tenere
accesi
gli
spiriti
,
poi
un
periodo
di
polemiche
sulla
normalizzazione
e
il
relativo
quos
ego
che
rimette
l
'
ordine
e
il
silenzio
nei
ranghi
;
ma
niente
di
più
.
In
fondo
c
'
è
troppa
gente
arrivata
ed
a
posto
,
e
chi
sta
bene
non
si
muove
,
e
ha
la
naturale
tendenza
ad
essere
disturbato
meno
che
possibile
nel
suo
possesso
,
anche
se
debba
fare
le
viste
di
essere
sempre
sul
qui
vive
a
difendere
quel
che
nessuno
gli
contende
.
Malgrado
questo
nostro
ottimismo
realistico
,
non
possiamo
negare
che
,
come
fenomeno
politico
per
sé
stante
,
è
veramente
singolare
la
pretesa
del
fascismo
di
impedire
ai
non
consenzienti
di
fare
la
opposizione
verbale
:
diciamo
verbale
,
perché
è
risaputo
che
ad
una
opposizione
d
'
altra
natura
nessuno
pensa
né
potrebbe
pensare
anche
se
lo
volesse
.
Ogni
oratore
che
alla
Camera
prende
la
parola
per
dire
con
una
certa
libertà
quel
che
ha
veduto
,
e
per
esporre
il
suo
giudizio
sulla
situazione
,
è
un
provocatore
;
la
maggioranza
non
ammette
che
nessuno
consegni
alla
storia
(
a
quando
la
soppressione
degli
Atti
parlamentari
?
)
informazioni
ed
apprezzamenti
diversi
da
quelli
ufficiali
:
importa
poco
che
tutta
Italia
sappia
de
visu
come
si
son
fatte
le
elezioni
;
non
si
deve
dire
:
è
dogma
di
fede
che
le
elezioni
sono
state
le
più
libere
e
le
più
sincere
che
mai
siano
avvenute
nel
mondo
:
chi
osa
ritenere
il
contrario
è
un
eretico
,
un
bestemmiatore
della
patria
;
poco
importa
che
dica
e
provi
le
ragioni
del
suo
diverso
opinamento
:
deve
essere
ridotto
al
silenzio
.
Noi
non
esitiamo
ad
esprimere
il
pensiero
nostro
;
che
cioè
le
opposizioni
alla
Camera
perdano
il
ranno
ed
il
sapone
nel
voler
insistere
a
fare
il
bucato
in
presenza
del
paese
,
il
quale
non
ha
proprio
bisogno
delle
concioni
parlamentari
per
giudicare
delle
cose
e
degli
uomini
:
il
paese
è
rassegnato
a
lasciar
passare
la
storia
,
capisce
che
per
il
momento
ogni
sforzo
di
voler
rientrare
nel
binario
della
vera
e
leale
costituzionalità
sarebbe
vano
,
e
che
il
meglio
che
rimanga
a
fare
è
lasciare
indisturbati
i
detentori
del
potere
e
godersi
il
medesimo
,
in
attesa
che
i
fati
si
compiano
:
se
è
scritto
che
l
'
Italia
debba
avere
un
mezzo
secolo
di
dittatura
,
pazienza
;
gli
uomini
liberi
che
non
intendono
piegare
la
testa
(
e
son
tanti
!
)
si
tirino
in
disparte
,
e
troveranno
nel
loro
riserbo
la
dignità
capace
di
dare
soddisfazione
alle
loro
anime
ben
più
che
non
in
uno
sterile
armeggio
di
proteste
.
Ma
il
pensiero
nostro
che
non
pretendiamo
di
vedere
accolto
da
parecchi
non
toglie
il
carattere
di
enormità
che
ha
in
sé
la
sopraffazione
della
maggioranza
di
un
Parlamento
,
la
quale
pone
come
base
a
tollerare
la
minoranza
,
la
condizione
che
questa
accetti
,
o
almeno
riconosca
,
il
fatto
compiuto
.
Già
è
un
assurdo
logico
e
storico
il
concetto
di
una
minoranza
destinata
a
rimanere
tale
in
perpetuo
:
il
duce
ha
riconfermato
anche
nell
'
aula
parlamentare
discutendosi
la
convalidazione
dei
deputati
da
lui
eletti
a
comporre
la
maggioranza
,
che
se
anche
,
per
un
assurdo
,
i
comizi
elettorali
gli
avessero
manifestato
la
loro
sfiducia
,
egli
avrebbe
ugualmente
conservato
il
Governo
:
e
si
capisce
:
questo
è
il
fascismo
:
ma
questo
è
anche
la
negazione
del
principio
fondamentale
di
ogni
regime
rappresentativo
che
non
sia
una
burletta
;
perché
se
non
il
popolo
direttamente
,
il
Re
almeno
dovrebbe
avere
il
diritto
di
cambiare
i
suoi
ministri
quando
lo
crede
.
Ma
lasciamo
da
parte
queste
fisime
;
e
basti
aggiungere
che
pur
accettando
l
'
assurdo
logico
e
storico
di
cui
sopra
,
si
dovrebbero
almeno
ritenere
libere
le
minoranze
di
pensare
e
parlare
diversamente
dalla
maggioranza
;
e
di
rimanere
,
come
gli
ebrei
,
nell
'
eterna
aspettazione
del
loro
messia
che
non
verrà
mai
,
perché
secondo
il
fascismo
,
esso
è
già
venuto
.
E
sia
:
ma
anche
i
secoli
più
bui
del
medioevo
,
se
hanno
tenuti
appartati
per
disprezzo
gli
ebrei
,
non
hanno
mai
avuta
la
pretesa
che
essi
accettassero
il
Vangelo
.
La
maggioranza
parlamentare
potrebbe
fare
molte
cose
per
assicurarsi
il
godimento
senza
molestie
dell
'
aula
di
Montecitorio
;
modificare
il
regolamento
in
modo
che
sia
rimosso
qualsiasi
pericolo
di
avere
imbarazzi
dalle
minoranze
;
vietare
la
pubblicazione
del
resoconto
dei
discorsi
degli
oppositori
;
sopprimere
ai
deputati
reprobi
la
indennità
;
espellarli
magari
puramente
e
semplicemente
;
ma
ciò
che
non
può
fare
,
e
che
è
ridicolo
s
'
affanni
a
reclamare
,
è
imporre
alle
minoranze
di
rimanere
prestando
ossequio
al
Governo
e
alla
sua
maggioranza
,
rinunciando
all
'
esercizio
della
critica
se
non
sia
loro
materialmente
vietato
,
dando
insomma
il
consenso
a
ciò
da
cui
appunto
perché
minoranze
dissentono
.
Qualcuno
ci
troverà
paradossali
,
e
che
siamo
fuori
di
carreggiata
riducendo
le
cose
a
termini
così
semplicisti
;
e
dirà
che
si
dovrebbe
invece
metterci
tutti
a
persuadere
il
fascismo
non
essere
nel
suo
tornaconto
il
perdurare
in
una
incivile
intolleranza
che
si
traduce
in
vera
e
propria
prepotenza
,
e
che
il
suo
bene
inteso
interesse
(
lasciamo
pure
nella
penna
quello
del
paese
)
sarebbe
disarmare
le
opposizioni
con
un
contegno
ben
diverso
,
dando
cioè
prova
di
larghezza
d
'
idee
,
di
costumi
cortesi
e
mostrando
leale
desiderio
di
riunire
intorno
a
sé
,
senza
stupide
intransigenze
,
gli
Italiani
migliori
.
Fosse
possibile
!
Ma
ormai
troppe
esperienze
hanno
dimostrato
che
questi
sono
sogni
;
che
il
fascismo
è
quel
che
è
,
e
che
cesserebbe
di
essere
se
non
fosse
quel
che
è
.
Di
fronte
ad
esso
quindi
noi
non
vediamo
che
un
problema
spirituale
;
il
problema
della
difesa
del
proprio
io
pensante
per
chi
non
trovi
nella
sua
coscienza
la
forza
di
superare
le
ripugnanze
ideali
e
morali
a
seguire
il
carro
del
trionfatore
;
a
metterglisi
in
coda
,
a
bruciare
sul
tripode
il
granello
di
incenso
propiziatore
della
grazia
dei
Numi
.
Ed
è
un
problema
abbastanza
facile
da
risolversi
:
starsene
fuori
dalla
rissa
,
e
occuparsi
d
'
altro
.
StampaPeriodica ,
Si
è
discusso
,
specie
in
questi
ultimi
tempi
,
se
i
reduci
di
guerra
come
tali
,
debbano
partecipare
direttamene
alla
vita
politica
del
paese
.
Logicamente
si
sarebbe
infatti
condotti
a
ritenere
che
la
funzione
politica
degli
individui
emani
dalla
loro
fisionomia
di
cittadini
soggetti
di
uno
stato
e
capaci
di
diritti
e
obbligati
all
'
osservanza
di
doveri
comuni
.
Nessun
particolare
privilegio
quindi
si
dovrebbe
ritenere
spettare
al
cittadino
di
uno
stato
dove
vige
la
coscrizione
obbligatoria
,
quando
egli
tale
suo
dovere
compia
anche
in
periodo
di
guerra
.
Ché
infatti
,
un
ragionamento
diverso
condurrebbe
,
sempre
in
via
teorica
,
ad
attribuire
ad
alcune
norme
regolatrici
delle
funzioni
statali
una
caratteristica
particolare
che
sarebbe
in
aperto
contrasto
alle
ragioni
di
necessità
e
di
opportunità
che
han
dato
origine
alla
fisionomia
ed
alla
struttura
sociale
degli
stati
moderni
.
Né
varrebbe
nemmeno
in
tal
senso
,
come
tesi
di
critica
,
l
'
asserzione
che
norme
comuni
possono
in
determinati
momenti
,
in
specifiche
occasioni
,
rivestire
un
carattere
di
eccezionale
gravità
sì
da
assurgere
a
fatti
di
superiore
importanza
da
quella
stabilita
dall
'
ordinario
corso
degli
avvenimenti
.
Al
fenomeno
del
combattentismo
divenuto
movimento
politico
si
dovrebbe
quindi
aprioristicamente
negare
la
possibilità
di
esistenza
.
Tesi
questa
sostenuta
negli
anni
scorsi
dai
socialisti
ed
ora
dai
fascisti
,
i
quali
d
'
altronde
però
sembrano
essersi
troppo
facilmente
dimenticati
di
aver
inizialmente
fondato
il
loro
programma
politico
appunto
su
un
diritto
dei
reduci
di
guerra
ad
avere
il
primato
nel
governo
dello
Stato
.
I
fascisti
anzi
erano
nel
1922
giunti
ad
una
forma
esagerata
di
quella
che
proclamavano
essere
la
loro
concezione
politica
,
coll
'
affermare
dovere
la
direzione
dei
pubblici
interessi
divenire
esclusivamente
monopolio
dei
cittadini
che
avevano
combattuto
.
Programma
questo
che
si
volle
avanzare
come
plausibile
giustificazione
alla
Marcia
su
Roma
ed
alla
conseguente
instaurazione
del
fascismo
al
potere
.
Ma
si
accorse
il
fascismo
,
e
perché
le
masse
dei
combattenti
aderivano
in
proporzione
assai
ridotta
al
nuovo
movimento
politico
e
perché
il
partito
era
dominato
da
interessi
e
da
uomini
assolutamente
in
contrasto
alle
possibili
realtà
di
una
completa
ed
esclusiva
rivalutazione
economica
e
sociale
degli
ex
combattenti
,
di
non
poter
assolutamente
svolgere
il
promesso
piano
di
azione
politica
;
e
così
quel
che
doveva
essere
il
governo
dei
reduci
di
guerra
,
finì
col
confondersi
colle
comuni
,
ma
pur
tanto
tradizionalmente
necessarie
e
proficue
formazioni
ministeriali
.
Non
è
nostra
intenzione
ora
esaminare
come
poi
il
fascismo
abbia
condotta
la
sua
opera
di
governo
;
noi
ci
curiamo
invece
di
dimostrare
:
primo
,
in
linea
generale
,
che
la
teorica
della
non
ammissibilità
di
una
specifica
attività
politica
dei
combattenti
risulta
in
pratica
norma
inopportuna
;
secondo
,
nei
riguardi
particolari
dell
'
attuale
situazione
,
come
i
reduci
di
guerra
possano
e
debbano
interessarsi
di
quanto
avviene
in
Italia
e
non
omettere
di
usare
della
propria
influenza
per
ripristinare
nella
loro
interezza
,
i
valori
morali
connessi
agli
insopprimibili
principii
di
rispetto
della
giustizia
e
della
libertà
.
Quando
all
'
inizio
di
questo
nostro
scritto
affermavamo
l
'
intolleranza
di
una
diretta
ingerenza
dei
combattenti
negli
affari
dello
Stato
,
noi
basavamo
il
nostro
giudizio
sull
'
esistenza
di
una
osservanza
generale
da
parte
di
tutti
i
cittadini
,
dei
doveri
imposti
dalle
leggi
.
Nel
caso
della
coscrizione
origine
questa
del
servizio
militare
,
della
possibilità
di
ulteriori
richiami
alle
armi
e
dell
'
uso
bellico
dei
cittadini
la
formazione
di
una
teoria
in
proposito
,
parte
necessariamente
dal
presupposto
che
tutti
gli
obbligati
adempiano
integralmente
alle
mansioni
che
possono
venir
loro
affidate
,
e
sopportino
lealmente
il
sacrificio
che
lo
Stato
a
loro
richiede
.
Se
così
avvenisse
ogni
cittadino
si
troverebbe
in
perfette
condizioni
di
eguaglianza
e
di
capacità
di
diritti
nei
confronti
del
cittadino
cui
la
patria
può
avere
imposto
oneri
più
gravi
in
considerazione
della
sua
efficienza
fisica
o
della
sua
età
.
Ma
viceversa
è
avvenuto
ed
avviene
che
la
percentuale
di
coloro
che
si
adattano
spontaneamente
alla
sorte
nazionale
non
è
così
alta
come
a
tuttaprima
si
potrebbe
credere
.
Non
occorre
che
noi
ricordiamo
il
fenomeno
dell
'
imboscamento
per
dimostrare
che
la
recente
guerra
non
è
stata
sopportata
egualmente
da
tutti
i
cittadini
nella
misura
che
le
leggi
dello
Stato
esigevano
.
Il
combattente
,
è
doloroso
rilevarlo
,
si
poteva
dividere
in
due
grandi
categorie
:
prima
quella
dei
paria
,
dei
soldati
,
cioè
provenienti
dalle
classi
più
misere
del
popolo
,
specie
dai
contadini
(
gli
operai
,
era
d
'
altronde
una
necessità
,
dovevano
rimanere
per
la
maggior
parte
al
loro
posto
nelle
officine
)
;
seconda
quella
formata
dalla
piccola
e
dalla
media
borghesia
,
dagli
impiegati
,
dai
professionisti
sbalzati
spesse
volte
,
questi
ultimi
,
da
un
ufficio
al
comando
di
reparti
in
posizioni
dove
si
giocavano
le
sorti
della
guerra
.
Di
contro
a
questi
veri
combattenti
vivacchiavano
poi
le
schiere
di
coloro
ch
'
erano
riusciti
con
mezzi
più
o
meno
leciti
,
a
trovarsi
una
nicchia
sicura
per
evitare
le
noie
e
nel
contempo
avere
la
soddisfazione
che
provenivano
dall
'
indossare
«
l
'
onorata
divisa
»
grigio
-
verde
.
Non
che
noi
vogliamo
affermare
che
tutti
i
soldati
si
sarebbero
dovuti
trovare
in
prima
linea
.
Le
esigenze
di
un
esercito
moderno
sono
tali
anzi
da
richiedere
maggior
impiego
di
uomini
nelle
retrovie
che
non
nei
reparti
a
diretto
contatto
col
nemico
;
solo
che
questa
assegnazione
di
incarichi
non
avveniva
sempre
in
base
ad
equi
elementi
di
distribuzione
;
onde
spesse
volte
il
giovane
rimaneva
al
sicuro
mentre
l
anziano
riempiva
il
posto
rimasto
vuoto
in
trincea
.
Il
combattente
pertanto
veniva
così
sovente
ad
assumere
l
'
aspetto
di
un
cireneo
,
ed
in
ogni
caso
poi
poteva
confrontare
la
sua
posizione
con
quella
di
coloro
che
per
occulte
ragioni
non
gli
erano
compagni
nel
sacrificio
.
Confronto
questo
che
ha
condotto
più
di
una
volta
il
fante
a
delle
considerazioni
certo
poco
lusinghiere
sulle
varie
gradazioni
del
sentimento
del
dovere
patriottico
.
Cause
e
motivi
quindi
per
i
quali
a
guerra
terminata
,
il
combattente
poté
con
diritto
ritenere
di
aver
soddisfatto
a
qualcosa
di
più
del
suo
dovere
non
in
considerazione
di
quello
ch
'
egli
aveva
fatto
,
ma
nella
osservazione
di
ciò
che
gli
altri
non
avevano
compiuto
.
È
evidente
pertanto
che
per
tal
somma
di
ragioni
,
il
reduce
dalla
guerra
possa
aver
nutrita
la
speranza
di
levare
la
sua
voce
non
come
un
qualsiasi
cittadino
ma
come
un
individuo
cui
competevano
particolari
,
se
pur
assai
modesti
,
privilegi
.
Ma
questa
aspirazione
del
combattente
ritornato
alla
vita
borghese
non
ebbe
modo
di
esplicarsi
negli
anni
dell
'
immediato
dopo
guerra
,
occupato
e
preoccupato
come
fu
il
reduce
di
ricostruire
le
posizioni
economiche
distrutte
nel
tempo
di
guerra
,
di
riassettare
precarie
situazioni
familiari
,
di
riprendere
la
pratica
nelle
professioni
.
A
ciò
si
aggiunga
la
confusione
creata
dalla
propaganda
dei
partiti
sovversivi
che
erroneamente
reputavano
di
poter
sfruttare
il
malcontento
,
prodotto
di
un
disagio
economico
,
a
vantaggio
di
utopistiche
concezioni
politiche
alle
quali
non
avrebbe
mai
potuto
adattarsi
,
d
'
altronde
,
la
mentalità
delle
popolazioni
latine
.
Solo
all
'
inizio
del
1922
,
quattro
anni
cioè
dopo
la
fine
della
guerra
ma
solo
due
dalla
completa
smobilitazione
,
il
periodo
burrascoso
si
poteva
dire
avviato
verso
una
reale
ma
pur
sempre
relativa
calma
.
Non
dobbiamo
ora
noi
rifare
la
storia
degli
avvenimenti
dal
1922
ad
oggi
.
Sta
di
fatto
però
che
ora
risorge
in
pieno
il
problema
del
combattentismo
.
E
non
risorge
così
a
caso
ma
determinato
da
ragioni
profonde
che
richiamano
la
considerazione
di
chiunque
voglia
onestamente
esaminare
l
'
odierna
situazione
politica
.
Parrà
strano
,
è
una
osservazione
che
si
prospetta
a
chi
sia
uso
considerare
le
cose
ed
i
fatti
superficialmente
,
che
proprio
oggi
risorga
la
questione
della
ingerenza
politica
dei
combattenti
quando
agli
affari
dello
Stato
è
preposto
un
governo
che
si
proclama
emanazione
diretta
dei
reduci
di
guerra
.
Ma
abbiamo
già
rilevata
l
'
infondatezza
di
una
simile
asserzione
.
Ora
aggiungeremo
poi
che
l
essere
al
governo
degli
individui
che
furono
combattenti
,
non
conduce
all
'
assioma
che
la
politica
svolta
sia
«
combattentistica
»
.
Oggi
ad
esempio
si
verifica
perfettamente
il
contrario
,
dimostrandosi
così
come
gli
attuali
reggitori
della
cosa
pubblica
ispirino
le
loro
azioni
al
programma
politico
del
loro
partito
,
non
praticando
le
considerazioni
che
possono
scaturire
dalla
particolare
mentalità
che
si
è
formata
in
coloro
che
hanno
conosciuta
la
guerra
e
ne
hanno
sofferte
tutte
le
conseguenze
.
Il
fenomeno
del
«
combattentismo
»
con
espresse
finalità
politiche
si
può
dire
appunto
che
si
concretizza
in
antitesi
alla
corrente
politica
oggi
dominante
nelle
supreme
gerarchie
dello
Stato
,
ed
è
precisamente
una
conseguenza
di
uno
stato
di
fatto
per
cui
i
combattenti
furono
condotti
a
dover
precisare
la
loro
particolare
posizione
,
le
loro
aspirazioni
di
fronte
al
paese
.
A
null
'
altro
mirò
infatti
lo
storico
congresso
di
Assisi
col
famoso
ordine
del
giorno
Viola
che
poi
all
'
on
.
Mussolini
non
piacque
.
I
combattenti
,
verso
i
quali
si
erano
andate
polarizzando
la
simpatia
e
la
speranza
della
parte
sana
del
popolo
italiano
,
vollero
con
quella
riunione
nella
terra
di
S
.
Francesco
ricordare
alla
nazione
che
la
guerra
non
poteva
essere
monopolio
di
alcun
partito
perché
sacrificio
di
tutti
gli
italiani
,
ed
ammonire
così
il
capo
dello
Stato
ed
il
capo
del
Governo
che
i
combattenti
come
tali
,
forti
del
loro
passato
di
devozione
patriottica
,
non
potevano
più
oltre
rimanere
indifferenti
al
perdurare
di
una
situazione
,
che
minacciava
quell
'
unità
civica
,
quell
'
eguaglianza
civile
,
universalmente
riconsacrate
dalla
guerra
.
A
tale
atteggiamento
assunto
dai
reduci
di
guerra
vien
mossa
,
lo
sappiamo
,
una
obiezione
:
«
o
perché
mai
i
combattenti
si
schierarono
nel
1924
contro
i
fascisti
mentre
non
si
preoccuparono
di
levare
la
loro
voce
negli
anni
pur
critici
dell
'
immediato
dopo
guerra
?
»
.
Osservazione
che
potrebbe
avere
anche
un
fondamento
se
non
esistesse
il
fatto
che
negli
anni
precedenti
il
1922
il
reduce
di
guerra
,
sotto
tale
sua
specifica
fisionomia
,
non
apparve
mai
nella
vita
politica
nazionale
.
I
cittadini
,
ch
'
erano
stati
soldati
nelle
trincee
,
dimenticarono
,
e
questo
sotto
un
certo
aspetto
fu
un
errore
,
la
solidarietà
contratta
nel
comune
sacrificio
,
e
ognuno
seguì
quella
particolare
tendenza
politica
che
dimostrava
di
poter
maggiormente
dare
assicurazioni
di
proteggere
le
impellenti
rivendicazioni
di
carattere
economico
.
Da
null
'
altra
causa
trasse
origine
la
poderosa
ripresa
del
socialismo
aiutata
indirettamente
dal
contegno
delle
classi
più
abbienti
che
non
compresero
o
capirono
troppo
tardi
la
profonda
evoluzione
morale
che
la
guerra
aveva
prodotto
nel
popolo
.
Oggi
giorno
il
combattentismo
risorge
come
movimento
particolare
ed
autonomo
per
la
ragione
che
i
reduci
di
guerra
non
si
sentono
di
farsi
mallevadori
delle
azioni
di
un
governo
o
di
un
partito
che
si
sono
proclamati
,
non
avendone
alcuna
reale
caratteristica
,
governo
e
partito
dei
combattenti
.
Ciò
è
necessario
per
delimitare
le
singole
responsabilità
nell
'
interno
del
paese
;
ciò
è
indispensabile
per
specificare
di
fronte
all
'
estero
il
vero
e
predominante
pensiero
dei
combattenti
.
Dal
che
appare
come
l
'
azione
politica
«
combattentistica
»
sia
frutto
particolare
di
una
specifica
situazione
,
risoluta
la
quale
il
combattentismo
,
come
oggi
è
inteso
,
non
avrà
più
ragioni
d
'
essere
.
Ché
noi
riteniamo
grave
errore
il
perpetuarsi
in
condizioni
normali
di
una
politica
combattentistica
che
diverrebbe
azione
di
pochi
valorizzata
da
una
denominazione
generica
di
base
vastissima
.
Rimarranno
sempre
però
i
combattenti
anche
nell
'
avvenire
,
una
poderosa
forza
di
riserva
morale
su
cui
il
paese
potrà
contare
nei
momenti
difficili
,
così
come
oggi
avviene
.
Ed
i
cittadini
che
furono
soldati
e
come
tali
seppero
difendere
attraverso
i
più
duri
sacrifici
la
libertà
della
patria
dal
pericolo
dell
'
affermarsi
della
prepotenza
straniera
,
non
si
dorranno
di
ripetere
la
loro
opera
quando
la
libertà
fosse
minacciata
entro
quei
confini
che
il
sangue
dei
soldati
ha
segnato
all
'
Italia
.
Mirabile
connubio
della
disciplina
militare
e
dello
spirito
di
civica
dignità
nel
supremo
sentimento
del
dovere
nazionale
.
StampaPeriodica ,
Sono
almeno
quindici
anni
che
il
movimento
socialista
in
Italia
è
stato
colpito
da
paralisi
intellettuale
.
Gravissimo
fenomeno
di
decadenza
universalmente
rilevato
e
di
cui
oggi
stiamo
scontando
almeno
indirettamente
gli
effetti
.
Mentre
il
corpo
del
partito
si
dilatava
,
il
numero
dei
soci
si
moltiplicava
,
i
seggi
nei
comuni
e
in
Parlamento
aumentavano
,
il
livello
culturale
e
il
fervore
di
vita
intellettuale
venivano
meno
con
un
ritmo
impressionante
.
Causa
immediata
,
ma
superficiale
,
fu
l
'
allontanarsi
dal
movimento
socialista
del
favore
delle
nuove
generazioni
.
Molti
hanno
cercato
di
spiegare
il
fenomeno
,
ma
in
verità
nessuna
delle
ragioni
addotte
sembra
soddisfacente
.
Sono
profondamente
convinto
che
una
delle
cause
principali
della
crisi
è
da
ricercarsi
nella
diffusione
(
e
particolarmente
nel
modo
e
nella
direzione
della
diffusione
)
della
dottrina
marxista
in
Italia
.
Volendo
chiarire
ulteriormente
,
direi
che
l
'
errore
più
grave
consistette
nell
'
assumere
la
dottrina
marxista
a
pensiero
ufficiale
dei
gruppi
e
partiti
socialisti
.
Mi
si
chiederà
:
ma
di
quale
marxismo
intendete
parlare
?
Perché
,
oltre
la
marca
originale
,
v
'
è
una
marca
kautskiana
,
bernsteiniana
,
soreliana
,
mondolfiana
,
per
non
citare
che
le
più
note
.
Ora
,
proprio
in
questa
molteplicità
di
interpretazioni
e
riduzioni
,
che
sarebbero
segno
di
enorme
vitalità
e
libertà
di
pensiero
se
si
limitassero
a
distinguere
diverse
correnti
in
seno
ad
uno
stesso
movimento
che
tutte
le
comprenda
e
le
superi
,
sta
un
altro
fattore
della
crisi
.
Perché
quella
dottrina
che
veniva
assunta
a
pensiero
ufficiale
del
partito
,
a
forza
di
venir
corretta
,
annacquata
,
adulterata
,
o
,
più
semplicemente
,
interpretata
,
finì
per
trasformarsi
in
qualche
cosa
di
così
vago
ed
incerto
da
poter
ad
un
tempo
servire
ad
ogni
frazione
,
dalla
più
barricadiera
alla
più
riformista
;
per
ogni
problema
,
da
quello
più
trascendentale
a
quello
più
concreto
e
materiale
.
A
distanza
di
anni
e
di
mesi
gli
stessi
testi
venivano
usati
,
dalle
diverse
frazioni
succedentisi
al
potere
,
in
senso
radicalmente
diverso
.
Si
ebbero
così
tutti
i
mali
di
una
rigida
codificazione
autoritaria
affidata
in
concreto
alle
edizioni
delle
opere
del
Marx
,
e
tutti
i
mali
della
libera
interpretazione
,
di
fatto
troppo
spesso
affidata
al
primo
scriba
che
volesse
ammannirti
la
centesima
definitiva
edizione
del
pensiero
marxista
.
Nessuno
,
eccettuato
forse
il
Bernstein
,
che
in
questa
questione
vide
più
acutamente
d
'
ogni
altro
,
si
propose
di
veder
con
chiarezza
che
cosa
rimaneva
,
alla
chiusa
dei
conti
,
dopo
tutto
il
revisionismo
di
destra
e
di
sinistra
(
Pareto
,
Croce
,
Labriola
,
Bernstein
,
Turati
,
Merlino
,
Mondolfo
,
Leone
,
Sorel
...
)
del
corpo
originario
.
Si
trattava
,
e
ancor
oggi
si
tratta
,
di
eseguire
un
vero
e
proprio
bilancio
teorico
della
dottrina
marxista
che
,
partendo
da
basi
essenzialmente
scientifiche
e
realistiche
,
collo
scartare
cioè
tutto
ciò
che
è
in
contraddizione
coi
fatti
,
o
in
contraddizione
col
generico
indirizzo
del
partito
e
del
movimento
socialista
,
ci
dicesse
ciò
che
è
vivo
e
ciò
che
è
morto
del
marxismo
.
Tra
l
'
altro
si
verificò
anche
questo
:
che
il
partito
,
mentre
rimaneva
tenacemente
attaccato
alle
vecchie
tavole
,
si
andava
profondamente
modificando
,
specie
in
ordine
ai
metodi
della
lotta
.
E
,
al
pari
del
pigro
imbianchino
che
applica
il
nuovo
colore
sul
vecchio
,
cosicché
avviene
che
questo
,
a
distanza
di
tempo
,
intorbidi
quello
,
così
molti
socialisti
italiani
,
anziché
riconoscere
coraggiosamente
che
,
dopo
le
numerosissime
critiche
anche
da
loro
personalmente
ed
acutamente
avanzate
,
meglio
valeva
far
punto
e
da
capo
,
rinunziando
al
biglietto
d
'
ingresso
nel
tempio
marxista
,
si
accontentarono
di
riverniciare
a
nuovo
le
pareti
,
di
mutarne
le
porte
e
l
'
impiantito
.
Infatti
,
dopo
aver
preso
atto
delle
svariate
e
profondissime
critiche
che
scalzavano
sin
dalle
basi
alcuni
degli
antichi
principi
,
ci
si
continuò
bellamente
a
professare
marxisti
,
conchiudendo
con
un
atto
di
fede
(
segno
troppo
spesso
di
volgare
pigrizia
intellettuale
)
ciò
che
doveva
essere
un
atteggiamento
fondato
sulla
pura
ragione
.
Intanto
la
tara
a
peso
lordo
dell
'
originaria
dottrina
,
tara
sempre
sottintesa
e
mai
dichiarata
apertamente
,
venne
facendosi
sempre
più
imponente
e
radicale
;
la
scatola
rimaneva
e
il
contenuto
scompariva
lentamente
.
Lo
spazio
per
un
articolo
è
così
breve
,
che
io
non
mi
propongo
davvero
di
tentare
un
cotesto
bilancio
;
mi
limiterò
a
darne
sinteticamente
i
risultati
,
quei
risultati
meno
contrastati
e
per
nulla
originali
,
che
ognuno
avrà
agio
di
controllare
personalmente
,
anche
senza
uscire
dalla
collezione
della
«
Critica
sociale
»
.
Alla
definitiva
condanna
della
teoria
del
valore
doveva
seguire
quella
delle
«
crisi
»
,
della
«
miseria
crescente
»
,
dell
'
«
accentramento
capitalistico
»
,
della
«
scomparsa
delle
classi
medie
»
,
della
«
dittatura
del
proletariato
»
,
del
troppo
radicale
«
internazionalismo
»
,
della
«
funzione
della
violenza
»
.
In
una
parola
:
si
respingeva
tutto
ciò
che
costituiva
la
parte
positiva
del
socialismo
marxista
,
un
po
'
frutto
delle
tendenze
dell
'
epoca
,
un
po
'
infelicissimo
frutto
della
dialettica
hegeliana
,
e
una
notevole
parte
del
lato
negativo
in
ordine
alla
critica
della
economia
capitalistica
.
Si
veniva
così
chiaramente
delineando
una
distinzione
tra
l
'
opera
del
Marx
scienziato
e
l
'
opera
del
Marx
uomo
di
parte
,
di
fede
e
di
passione
.
Che
cosa
dunque
rimaneva
?
Io
direi
che
rimanevano
pressoché
intatti
i
due
caposaldi
del
pensiero
marxista
,
i
due
piloni
centrali
:
materialismo
storico
e
lotta
di
classe
.
Questo
è
il
monumento
imperituro
eretto
alla
memoria
di
Carlo
Marx
,
anche
se
sono
da
rigettarsi
la
troppo
larga
estensione
da
lui
data
alla
teoria
ed
alcune
tendenze
troppo
piattamente
materialistiche
,
per
lo
meno
nelle
espressioni
usate
.
Ma
nel
frattempo
,
dal
'73
al
'923
,
è
intervenuto
un
fatto
nuovo
e
rivoluzionatore
.
Tanto
la
teoria
economica
della
storia
,
quanto
la
teoria
della
lotta
di
classe
(
la
quale
in
realtà
non
costituisce
che
un
addentellato
importantissimo
della
prima
)
facevano
,
più
o
meno
integralmente
,
più
o
meno
chiaramente
,
il
loro
ingresso
nel
campo
scientifico
,
indipendentemente
da
partiti
e
da
chiese
;
venivano
sempre
più
considerati
quali
valori
obbiettivi
acquisiti
alla
coscienza
moderna
.
Si
può
essere
marxisti
senza
essere
socialisti
Liberali
e
nazionalisti
,
in
parte
gli
stessi
cattolici
,
già
riconoscono
il
fatto
lotta
di
classe
e
la
verità
del
materialismo
storico
,
sia
pure
con
la
limitazione
crociana
di
canone
di
interpretazione
;
filosofi
idealisti
,
come
il
Croce
,
che
così
grande
influsso
ebbe
ad
esercitare
sulla
cultura
italiana
,
furono
tra
i
primi
a
riconoscere
il
grande
valore
del
marxismo
;
la
nuova
scuola
storica
,
la
cosiddetta
scuola
economico
-
giuridica
,
che
annovera
tra
i
suoi
maggiori
il
Volpe
ed
il
Salvemini
,
accetta
questi
due
elementi
del
pensiero
marxista
come
principi
fondamentali
di
metodo
storico
.
Basta
d
'
altronde
aprire
un
giornale
,
sfogliare
una
rivista
,
intrattenersi
con
uno
studioso
di
scienze
sociali
,
intervistare
il
man
in
the
street
,
per
convincersi
che
molto
sangue
di
Marx
si
è
silenziosamente
trasfuso
nel
cuore
degli
stessi
più
acerrimi
nemici
delle
dottrine
di
lui
.
Quale
trionfo
più
grandioso
poteva
attendersi
da
un
'
opera
affidata
alle
speranze
di
una
classe
insorgente
,
in
scritti
frammentari
e
troppo
spesso
contraddittori
?
Ma
con
ciò
non
è
detto
che
oggi
l
'
essere
marxisti
voglia
dire
essere
socialisti
.
Il
fatto
che
scrittori
conservatori
come
il
Pareto
,
dotato
di
profondo
spirito
critico
,
abbiano
potuto
accettare
questa
parte
della
dottrina
marxista
,
conferma
a
chiare
note
che
si
può
essere
marxisti
senza
essere
socialisti
.
Questo
mi
sembra
un
punto
fondamentale
sul
quale
è
necessario
insistere
sino
alla
noia
.
Quello
che
di
veramente
positivo
in
senso
socialista
conteneva
il
pensiero
marxista
è
unanimemente
rigettato
,
o
perché
in
troppo
stridente
contraddizione
con
la
realtà
,
o
perché
in
urto
con
le
nuove
tendenze
liberali
democratiche
;
ma
nessuno
pensò
di
compiere
questa
elementare
operazione
di
sottrazione
e
di
interpretazione
del
risultato
.
Il
marxismo
ci
appare
oggi
più
come
un
principio
metodico
per
l
'
interpretazione
della
storia
,
che
una
vera
e
propria
filosofia
dell
'
azione
operaia
.
Principio
metodico
sempre
più
universalmente
accettato
quale
verità
obbiettiva
.
Ora
è
il
caso
di
domandarsi
:
v
'
è
qualcuno
che
,
parlando
di
geometria
o
di
fisica
,
si
professi
seguace
di
Euclide
o
di
Archimede
,
anche
se
diverse
possono
essere
le
opinioni
sulla
importanza
relativa
e
sull
'
originalità
del
loro
contributo
alla
scienza
?
Quelli
stessi
che
sostengono
la
grandiosità
del
contributo
non
sentono
davvero
la
necessità
di
assumere
una
tale
etichetta
.
Perché
la
etichetta
mi
si
passi
la
metafora
serve
generalmente
a
denotare
una
posizione
di
battaglia
in
difesa
di
principi
cui
siano
contrapposti
principi
diversi
,
senza
che
sia
possibile
stabilire
per
il
momento
da
qual
lato
stiano
verità
e
ragione
.
Così
oggi
abbiamo
i
seguaci
e
gli
oppositori
di
Einstein
,
ma
non
quelli
di
Galileo
;
e
il
giorno
in
cui
le
affermazioni
einsteiniane
risultassero
pienamente
accertate
,
la
scuola
tramonterà
e
non
vorrà
richiamarsi
al
suo
nome
,
che
più
non
sarà
simbolo
di
lotta
e
di
divisione
.
Essere
marxisti
,
oggi
,
non
esprime
dunque
gran
che
,
salvo
che
non
si
tratti
di
designare
con
quel
nome
quei
socialisti
,
abbastanza
numerosi
tuttora
,
che
di
Marx
assumono
dogmaticamente
verità
ed
errori
,
o
che
ne
deformano
l
'
interpretazione
riducendo
tutta
la
sua
filosofia
della
storia
ad
un
volgare
determinismo
.
V
'
è
infine
un
lato
della
questione
,
riguardante
da
presso
i
socialisti
gradualisti
,
che
rafforza
grandemente
questa
tesi
.
I
socialisti
gradualisti
e
democratici
sono
in
profondo
contrasto
con
tutto
lo
spirito
informatore
dell
'
opera
marxistica
.
Per
quanti
tentativi
di
conciliazione
si
possano
fare
,
la
dimostrazione
del
contrario
non
è
stata
mai
data
né
mai
potrà
darsi
.
Ma
,
se
anche
si
riuscisse
,
attraverso
inutili
sforzi
dialettici
,
a
provare
che
il
Marx
fu
in
sostanza
un
socialista
democratico
e
liberale
e
che
il
marxismo
,
nella
sua
parte
positiva
e
socialistica
,
in
nulla
vi
contrasta
,
allora
davvero
potremmo
a
buon
diritto
dire
:
poi
che
nel
marxismo
tutto
è
compreso
,
rivoluzionarismo
e
riformismo
,
materialismo
e
idealismo
,
dittatura
e
democrazia
,
liberalismo
e
tirannia
,
inutile
riferirsi
al
marxismo
!
Meglio
,
mille
volte
meglio
,
un
sano
empirismo
all
'
inglese
piuttosto
che
questo
cieco
e
tortuoso
dogmatismo
.
Da
tutto
ciò
balza
evidente
ed
imperiosa
la
conclusione
,
che
intanto
non
ha
senso
l
'
affermazione
essere
il
partito
socialista
un
partito
marxista
,
poi
che
il
marxismo
,
per
concorde
riconoscimento
,
nel
suo
valore
reale
ed
attuale
non
solo
è
diventato
,
o
è
sulla
via
di
diventare
,
patrimonio
universale
,
ma
non
indica
neppure
alcuna
tendenza
precisa
in
ordine
al
fine
ed
al
metodo
.
E
,
se
questo
è
vero
,
concesso
che
ad
un
partito
non
spetta
mai
l
'
opera
dello
storico
ma
piuttosto
quella
di
fare
la
storia
,
preparandone
ed
elaborandone
la
materia
prima
,
risulta
chiaro
che
i
principî
marxistici
,
fondamento
essenziale
per
l
'
interpretazione
delle
umane
vicende
,
hanno
da
passare
e
passano
automaticamente
in
seconda
linea
quando
si
tratti
di
agire
in
concreto
e
di
assumere
decisioni
positive
in
ordine
a
problemi
,
che
son
diversi
da
paese
a
paese
,
e
rapidamente
mutevoli
nel
tempo
.
Esistono
d
'
altronde
alcune
cause
,
in
parte
costanti
e
in
parte
contingenti
,
che
consigliano
l
'
abbandono
di
questa
tendenza
dogmatica
del
partito
,
di
questa
spesso
inconscia
ma
continua
subordinazione
dell
'
azione
concreta
d
'
un
movimento
di
masse
ad
una
rigida
teoria
.
Un
partito
ha
bisogno
di
un
grado
estremo
di
elasticità
,
di
una
grande
libertà
di
atteggiamenti
,
anche
se
è
necessario
che
mantenga
una
chiara
e
coerente
linea
di
condotta
nel
tempo
.
Un
partito
legato
ad
un
corpo
rigido
di
dottrine
finisce
per
appesantirsi
,
per
muoversi
con
una
lentezza
esasperante
,
sì
che
,
attaccato
da
una
tribù
di
veloci
predatori
,
risponde
a
destra
quando
già
l
'
attacco
si
è
spostato
a
sinistra
.
Questa
immagine
si
presentò
chiara
alla
mente
dell
'
osservatore
,
soprattutto
nel
dopo
guerra
,
in
ordine
a
due
serie
di
avvenimenti
:
rivoluzione
russa
e
lotta
tra
fascisti
e
socialisti
.
Si
è
dimostrato
,
con
una
meravigliosa
abbondanza
di
citazioni
,
che
la
rivoluzione
russa
è
in
flagrante
contraddizione
con
le
previsioni
del
marxismo
,
e
si
è
preteso
dedurne
che
era
vano
attendere
che
in
Russia
si
consolidasse
il
regime
comunistico
.
Effettivamente
la
rivoluzione
russa
si
è
ribellata
alle
formule
marxistiche
,
in
quanto
è
scoppiata
in
un
paese
di
civiltà
arretrata
e
in
un
periodo
in
cui
non
c
'
era
certo
sovrapproduzione
.
Ma
se
pure
eran
chiare
(
e
più
son
chiare
oggi
)
le
ragioni
per
cui
il
comunismo
integrale
dei
primi
anni
doveva
fatalmente
tramontare
,
è
tuttavia
certo
che
restano
sempre
da
compiersi
,
nel
solco
di
quella
rivoluzione
,
sforzi
utilissimi
in
senso
socialista
.
Perché
in
certi
momenti
occorre
accettare
le
condizioni
ambientali
nelle
quali
,
per
eventi
difficilmente
prevedibili
e
regolabili
,
ci
si
è
venuti
a
trovare
.
L
'
importante
,
dal
punto
di
vista
riformista
,
non
sta
nel
differenziarsi
in
ordine
alla
interpretazione
del
fenomeno
,
prendendo
atto
via
via
nel
caso
citato
della
liquidazione
fallimentare
della
rivoluzione
e
producendo
le
prove
del
sorgere
del
nuovo
spirito
capitalistico
nella
Repubblica
dei
Soviet
,
per
concludere
infine
con
un
inno
al
marxismo
;
ma
nel
differenziarsi
chiaramente
in
ordine
ad
un
fatto
fondamentale
:
la
dittatura
che
imperversa
in
Russia
,
l
'
assenza
di
un
regime
democratico
e
liberale
,
senza
peraltro
mai
dimenticare
quelle
che
possono
essere
state
le
dolorose
necessità
storiche
di
un
moto
rivoluzionario
in
un
paese
come
la
Russia
.
Nel
giudizio
e
nell
'
atteggiamento
riformista
rispetto
alla
rivoluzione
russa
,
la
troppo
stretta
aderenza
alle
formule
marxiste
ha
fatto
sì
che
si
condannasse
aprioristicamente
,
quasi
prima
che
nascesse
,
un
fenomeno
che
conteneva
e
contiene
tuttora
in
sé
maravigliosi
germi
di
vita
e
di
rinnovamento
.
Dichiaro
francamente
che
sarei
felicissimo
che
le
formule
marxistiche
risultassero
erronee
,
purché
la
rivoluzione
russa
conducesse
alla
stabilizzazione
di
un
regime
gradualmente
socialista
.
Riconosco
che
le
probabilità
attuali
sono
limitatissime
;
ma
il
compito
d
'
un
socialista
sta
non
nel
sabotare
quel
piccolo
fattore
di
probabilità
,
ma
al
contrario
,
nel
rafforzarlo
.
Il
secondo
avvenimento
che
dimostrò
l
'
impotenza
socialista
anche
dal
lato
intellettuale
fu
la
lotta
tra
fascisti
e
socialisti
.
Non
si
creda
,
per
carità
,
che
voglia
arrecare
a
conforto
della
mia
tesi
il
camaleontismo
di
Mussolini
e
dei
suoi
seguaci
.
Ma
,
tutto
sommato
,
sembra
che
,
tra
quel
camaleontismo
e
la
rigidezza
,
la
cecità
,
l
'
abulica
mummificazione
serratiana
,
v
'
era
e
v
'
è
tuttora
la
possibilità
di
un
atteggiamento
intermedio
.
Mentre
gli
uni
pestavano
,
gli
altri
(
non
tutti
,
s
'
intende
,
per
fortuna
)
strillavano
che
non
v
'
era
nulla
da
fare
,
che
eravamo
di
fronte
ad
un
fenomeno
internazionale
,
ad
una
crisi
fisiologica
propria
del
mondo
capitalistico
,
quasi
che
la
disfatta
risultasse
in
tal
modo
più
onorevole
e
meno
dolorosa
,
e
come
se
in
qualche
Stato
cotesta
reazione
non
avesse
dovuto
avere
il
suo
inizio
isolato
.
Nell
'
atteggiamento
di
molti
socialisti
,
tra
il
1919
e
il
1922
,
era
troppo
chiara
l
'
influenza
di
quel
fatalismo
cosiddetto
marxista
,
che
deriva
da
una
erronea
,
per
quanto
spiegabilissima
,
interpretazione
degli
scritti
più
conosciuti
di
Marx
.
Sarebbe
facile
continuare
coll
'
esemplificazione
;
ma
è
tempo
di
stringere
le
fila
del
discorso
.
Erronea
funzione
del
marxismo
in
seno
al
movimento
socialista
L
'
errore
fu
di
assumere
il
marxismo
a
termine
comune
di
partenza
,
di
paragone
,
di
arrivo
.
Si
finì
per
muoversi
in
un
campo
intellettualmente
chiuso
.
Tutto
era
orientato
in
un
unico
senso
;
tutte
le
discussioni
teoriche
concludevano
fatalmente
con
una
interpretazione
dell
'
opera
marxista
.
Ogni
controversia
,
ogni
questione
,
per
quanto
estranea
all
'
originario
corpo
dottrinale
,
ogni
fatto
,
financo
,
che
si
ribellasse
alle
linee
prevedute
e
volute
dell
'
evoluzione
,
veniva
riportato
,
a
forza
di
dialettica
,
nell
'
angusto
quadrato
della
teoria
,
o
condannato
e
trascurato
senz
'
altro
.
Insensibilmente
si
andò
creando
una
scuola
e
,
più
che
una
scuola
,
una
setta
,
con
una
sua
logica
,
disciplina
,
dialettica
,
munita
del
divino
specifico
buono
per
tutti
i
casi
e
che
stava
di
casa
nei
cinque
o
sei
volumi
,
editi
dal1'
«
Avanti
!
»
,
delle
opere
di
Marx
e
di
Engels
.
Una
setta
che
ad
ogni
costo
voleva
ospitare
nell
'
antico
edificio
le
nuove
tendenze
assolutamente
inconciliabili
con
le
antiche
,
che
contorceva
la
realtà
pur
di
collocarla
nel
gran
quadro
teorico
.
Una
nuova
Chiesa
,
insomma
,
colla
sua
pattuglia
di
filosofi
scolastici
,
solo
preoccupati
di
salvare
la
forma
e
il
metodo
a
dispetto
della
sostanza
.
Nei
congressi
,
anche
nei
periodi
più
dolorosi
,
anche
sotto
la
sferza
dei
colpi
e
delle
vittorie
fasciste
,
non
ci
si
batteva
,
no
,
sulle
questioni
concrete
e
veramente
essenziali
,
a
colpi
di
dati
,
di
cifre
,
di
fatti
,
ma
a
forza
di
citazioni
,
di
interpretazioni
,
di
sforzi
esegetici
.
Si
rileggano
i
discorsi
tenuti
nei
congressi
di
Bologna
,
di
Livorno
,
di
Milano
,
e
in
tutti
gli
altri
congressi
prebellici
.
Libero
scambio
,
suffragio
universale
,
educazione
popolare
,
sindacati
,
cooperative
,
politica
estera
in
genere
,
problemi
vitali
che
occorreva
esaminare
e
risolvere
con
spirito
realistico
,
strettamente
adeguando
l
'
azione
del
partito
a
quelli
che
sono
i
concreti
bisogni
di
una
particolare
collettività
in
un
determinato
momento
storico
,
finirono
per
essere
regolarmente
trascurati
,
o
semplicisticamente
esaminati
e
risolti
alla
luce
esclusiva
dei
principi
marxistici
.
Si
dimenticarono
così
il
Mezzogiorno
e
troppi
centri
rurali
;
la
politica
socialista
fu
talvolta
la
politica
dei
gruppi
operai
del
Settentrione
;
e
ciò
manifestamente
anche
per
l
'
influsso
di
ragioni
teoriche
.
Era
chiaro
che
,
una
volta
che
il
socialismo
poteva
svilupparsi
solo
nei
centri
di
avanzata
civiltà
capitalistica
,
e
che
tale
civiltà
capitalistica
era
una
tappa
necessaria
nella
evoluzione
dei
popoli
,
l
'
unica
politica
era
quella
delle
braccia
incrociate
.
E
intanto
gli
altri
partiti
,
e
il
popolare
in
ispecie
,
mietevano
.
E
il
problema
morale
?
Non
venne
forse
egualmente
trascurato
,
direi
anzi
colposamente
ignorato
?
E
quei
pochi
,
in
genere
riformisti
,
che
attivamente
si
adoprarono
in
tal
senso
,
sanno
quanto
dovettero
faticare
per
trionfare
quando
trionfarono
della
generale
apatia
.
Col
sorgere
di
questa
nuova
Chiesa
,
coi
suoi
miti
,
colle
sue
formule
,
coi
suoi
martiri
,
col
suo
profeta
,
anche
gli
individui
più
autonomi
,
dotati
d
'
ingegno
originale
e
costruttivo
e
che
in
una
atmosfera
di
libertà
reale
avrebbero
potuto
darci
opere
rivoluzionatrici
,
furono
attratti
nell
'
atmosfera
viziosa
del
dogma
e
della
sua
interpretazione
,
sì
che
,
a
forza
di
aggirarsi
nella
morta
gora
e
di
battagliare
intorno
alla
prefazione
del
Per
la
critica
dell
'
economia
politica
e
al
Manifesto
dei
Comunisti
,
vennero
progressivamente
perdendo
la
loro
originaria
capacità
.
Molti
si
allontanarono
dal
movimento
,
altri
si
trassero
in
disparte
.
I
giovani
ebbero
l
'
impressione
che
l
'
ingresso
nel
partito
significasse
indossare
una
terribile
cappa
di
piombo
annichilente
ogni
personalità
,
una
preventiva
rinunzia
a
qualunque
libertà
spirituale
,
il
divieto
di
orientarsi
verso
direzioni
nuove
.
L
'
imposizione
,
in
una
parola
,
di
un
ritmo
obbligato
di
pensiero
e
di
azione
.
Ed
oggi
,
nel
nuovo
partito
,
le
cose
sono
veramente
mutate
?
Il
marxismo
occupa
ufficialmente
la
posizione
antica
?
Dalla
tessera
,
dove
è
riprodotto
il
programma
del
1892
,
quando
ancora
il
revisionismo
era
di
là
da
venire
,
e
Bebel
e
Kautsky
erano
i
capi
spirituali
del
movimento
socialista
mondiale
,
e
dal
fatto
che
gli
uomini
che
dirigono
attualmente
il
movimento
appartennero
tutti
al
vecchio
partito
,
dovremmo
giudicare
che
nulla
vi
è
di
mutato
,
che
nulla
si
vuol
mutare
?
Spero
di
no
,
credo
di
no
!
Certo
però
che
un
legittimo
dubbio
rimane
sino
a
che
non
ci
si
pronunzierà
chiaramente
intorno
a
queste
questioni
.
Il
fatto
che
i
riformisti
abbiano
dovuto
combattere
tante
e
così
aspre
battaglie
contro
i
loro
colleghi
massimal
-
comunisti
per
ottenere
il
diritto
alla
critica
,
il
fatto
che
abbiano
tanto
insistito
per
porre
in
rilievo
il
nome
del
nuovo
partito
(
Unitario
)
,
affermando
sin
dall
'
inizio
di
voler
rispettare
ed
accogliere
le
frazioni
dissidenti
purché
concordi
genericamente
,
sono
tutti
sintomi
confortanti
.
La
stessa
«
Critica
»
da
qualche
mese
a
questa
parte
ha
aperto
largamente
le
sue
colonne
agli
eretici
.
Ancora
uno
sforzo
,
un
deciso
mutamento
di
rotta
in
senso
schiettamente
liberale
,
e
si
potrà
confidare
nelle
possibilità
di
un
domani
non
lontano
.
In
un
articolo
recente
il
Weiss
si
è
dichiarato
recisamente
contrario
alla
vecchia
politica
dei
blocchi
per
la
libertà
.
Non
ho
capito
bene
se
la
critica
voleva
essere
solo
di
metodo
(
blocco
)
o
anche
di
fine
(
lotta
per
la
libertà
)
.
L
'
articolista
si
augurava
che
un
nuovo
periodo
revisionistico
,
serio
e
coraggioso
,
volto
soprattutto
alla
formulazione
di
un
programma
minimo
,
si
inaugurasse
nel
partito
unitario
.
Ora
io
ritengo
che
le
possibilità
revisionistiche
siano
in
relazione
strettissima
coll
'
atmosfera
di
libertà
intellettuale
in
seno
al
partito
.
Si
tratta
pur
sempre
di
un
problema
di
libertà
,
del
trionfo
cioè
del
metodo
liberale
,
sia
all
'
interno
che
all
'
esterno
del
partito
.
Quando
all
'
atteggiamento
dogmatico
succede
l
'
atteggiamento
critico
,
il
rinnovamento
è
già
in
atto
.
Sarebbe
invece
inutile
voler
accingersi
alla
compilazione
di
minuziosi
ed
elaborati
programmi
concreti
,
certamente
indispensabili
,
come
propone
il
Weiss
,
quando
fa
difetto
quel
largo
spinto
liberale
cui
sopra
accennavo
.
Non
occorre
dunque
trasformarsi
tutti
in
accaniti
volontaristi
,
o
in
empirici
all
'
inglese
,
o
proporsi
di
creare
una
nuova
filosofia
ufficiale
dell
'
azione
operaia
.
Che
ognuno
sia
veramente
libero
,
una
volta
che
abbia
genericamente
accettati
i
metodi
e
gli
scopi
del
partito
,
di
pensare
a
suo
modo
.
E
,
perché
ciò
avvenga
(
ecco
il
punto
!
)
e
perché
non
si
tratti
di
una
frase
retorica
,
occorre
che
il
partito
smetta
le
vecchie
vesti
,
rifiuti
la
vecchia
etichetta
,
sia
non
socialista
marxista
,
ma
semplicemente
socialista
.
Si
parla
tanto
della
necessità
di
rinvigorirne
le
file
coll
'
immissione
di
nuovo
sangue
giovanile
,
e
sono
certo
che
ai
discorsi
corrisponde
un
desiderio
preciso
.
Né
mancano
per
fortuna
,
in
vari
centri
,
gruppi
di
giovani
desiderosi
di
far
confluire
in
un
movimento
di
masse
le
loro
aspirazioni
ideali
e
la
loro
volontà
di
azione
.
Molti
di
essi
fecero
capo
un
giorno
ai
gruppi
cosiddetti
«
salveminiani
»
;
oggi
vivono
in
uno
sdegnoso
e
fiero
isolamento
,
tenacissimi
avversari
dei
vincitori
.
Bisogna
conquistarsi
la
simpatia
di
cotesti
gruppi
.
Per
quanto
in
numero
limitato
,
essi
costituiscono
una
grande
forza
in
un
paese
così
povero
di
élites
come
il
nostro
.
Sono
frequentemente
sulla
grande
linea
del
pensiero
democratico
-
socialista
,
ma
ognuno
ha
il
suo
particolare
carattere
e
,
se
volete
,
la
sua
particolare
eresia
.
Non
basta
dir
loro
:
entrate
liberamente
.
Occorre
,
in
un
certo
senso
,
andar
loro
incontro
,
dimostrando
che
l
'
ambiente
,
l
'
atmosfera
,
è
radicalmente
e
definitivamente
mutata
.
Non
basta
correggere
la
intestazione
degli
articoli
di
fondo
,
o
il
testo
degli
ordini
del
giorno
nei
comizi
e
in
Parlamento
,
ma
bisogna
dimostrare
che
il
cambiamento
è
avvenuto
negli
spiriti
,
nelle
coscienze
,
che
una
diversa
,
più
critica
visione
della
vita
e
della
lotta
politica
è
subentrata
.
Basta
coi
dogmi
,
con
le
frasi
fatte
,
con
le
vecchie
formule
.
Mentre
i
marosi
incalzano
da
ogni
parte
e
il
navicello
traballa
,
una
ferma
volontà
di
sottoporsi
ancora
una
volta
al
vaglio
crivellatore
della
critica
,
di
rivedere
tanti
postulati
che
sembrano
intangibili
,
di
fare
un
processo
al
passato
onde
evitare
i
medesimi
errori
per
l
'
avvenire
,
sarebbe
prova
di
profondo
rinnovamento
.
StampaPeriodica ,
Nelle
consuetudini
commerciali
dell
'
età
nostra
,
alle
quali
vanno
sempre
più
consentendo
la
letteratura
e
l
'
arte
,
sembrerà
quasi
naturale
che
un
giornale
letterario
faccia
,
ora
,
il
bilancio
dell
'
annata
,
metta
in
chiaro
,
cioè
,
su
due
file
di
contro
,
il
passivo
e
l
'
attivo
che
n
'
avanza
.
Né
ove
si
potesse
fare
con
brevità
e
sicurezza
aritmetica
di
buoni
commercianti
letterari
una
tale
operazione
sarebbe
inutile
a
sgradita
.
Ma
metter
giù
le
partite
,
fare
le
somme
,
e
quindi
paragonarle
fra
loro
,
non
è
facile
quest
'
anno
e
non
sarebbe
giovevole
.
Giacché
la
gente
si
diverte
,
per
una
stranezza
dell
'
avidità
umana
,
a
leggere
anche
i
bilanci
degli
altri
quando
sono
pieni
di
grosse
cifre
,
rotonde
e
magnifiche
;
a
addizionare
le
miserie
altrui
si
annoia
come
della
propria
.
Vi
sono
dei
popoli
che
non
hanno
storia
,
dice
l
'
antico
avvertimento
,
ed
è
tuttavia
vero
;
ma
siate
certi
che
,
se
non
l
'
hanno
,
è
perché
non
se
la
sono
meritata
,
facendosela
prima
da
sé
,
in
azione
.
Anch
'
essi
hanno
vissuto
,
si
sono
accresciuti
e
poi
sono
disparsi
,
ma
che
è
rimasto
nel
lavoro
del
mondo
della
loro
esistenza
?
Hanno
avuto
un
'
epoca
solenne
di
attività
,
di
cultura
,
di
forza
?
Dei
grandi
capitani
,
dei
grandi
artisti
,
dei
grandi
pensatori
,
nati
da
essi
,
che
possano
nutrire
ancora
la
gratitudine
,
l
'
ammirazione
e
l
'
invidia
di
chi
è
venuto
dopo
?
Ora
,
voltandosi
indietro
per
quest
'
anno
,
non
ci
viene
alla
mente
che
un
indice
lungo
e
monotono
di
libri
mediocri
,
senza
originalità
audace
,
senza
propositi
e
forme
nuove
;
senza
,
infine
,
alcuni
di
quei
saggi
o
di
quelle
promesse
che
formano
nella
produzione
letteraria
di
un
paese
come
un
largo
periodo
storico
,
che
sono
uno
di
quegli
avvenimenti
solenni
intorno
ai
quali
molti
altri
,
e
per
assai
tempo
,
si
legano
e
si
svolgono
.
A
questo
estremo
dell
'
anno
ci
pare
d
'
uscire
come
da
una
pianura
ben
coltivata
,
ben
seminata
,
ben
alberata
;
l
'
impressione
di
quella
uguaglianza
geometrica
ci
sfugge
a
mano
a
mano
che
ce
ne
allontaniamo
,
e
non
ci
rimane
più
nel
pensiero
nulla
di
quei
campi
perfettamente
regolari
,
di
quegli
alberi
stupendamente
acconciati
,
di
quelle
case
quadre
,
a
tinte
grige
,
con
tutte
le
finestre
verdi
.
Non
ci
rimane
,
tutt
'
al
più
,
nel
pensiero
e
dentro
di
noi
,
che
un
sentimento
di
stanchezza
e
di
noia
.
Cercando
dunque
fra
i
giorni
di
questi
dodici
mesi
che
sono
ormai
compiuti
,
ci
pare
che
l
'
attivo
maggiore
del
1883
sia
una
somma
negativa
,
ci
pare
infine
che
l
'
importanza
maggiore
di
quest
'
anno
stia
nel
lavoro
di
critica
e
di
demolizione
che
durante
esso
fu
compiuto
.
Vi
ricordate
?
C
'
era
una
letteratura
facile
,
volgare
,
d
'
improvvisatori
,
che
,
per
poco
,
non
è
parsa
durevole
monumento
fra
noi
.
C
'
erano
i
romanzieri
di
moda
,
verbosamente
sgrammaticati
,
lividamente
sentimentali
,
volgarmente
luridi
,
c
'
erano
i
poeti
flaccidi
,
viventi
per
il
discredito
della
prosodia
,
chitarronisti
e
galeotti
plebei
;
c
'
erano
i
giornali
che
si
erano
proposti
,
e
lo
confessavano
,
l
'
incremento
della
patria
ignoranza
,
gli
articolisti
che
si
acquistavano
il
nome
di
critici
e
il
favor
delle
dame
,
con
qualche
citazione
dal
francese
,
parecchie
freddure
e
un
gran
lusso
di
romanticismo
bolso
;
c
'
era
una
grande
falsità
,
una
volgarità
insoffribile
,
una
povertà
impudente
e
gloriosa
;
ebbene
,
tutto
questo
è
ormai
scomparso
interamente
.
Quei
romanzieri
,
quei
poeti
,
quegli
articolisti
non
trovano
più
editori
,
si
sono
rassegnati
e
non
dànno
più
nulla
a
stampare
,
e
,
in
ogni
modo
,
non
v
'
ha
più
nessuno
che
si
degni
di
guardarli
.
Il
Giusti
non
potrebbe
ripetere
ancora
son
intenzioni
ironiche
i
suoi
versi
:
Il
regno
letterario
È
tutta
una
morìa
!
Avrebbe
paura
d
'
insultare
troppi
cadaveri
!
E
ciò
che
più
consola
ancora
,
è
che
questa
condanna
del
pubblico
si
è
meglio
dimostrata
là
proprio
dove
il
suo
giudizio
si
esercita
più
direttamente
:
nel
teatro
.
Non
sono
quattro
anni
da
quando
il
Martini
,
per
aver
osato
di
scrivere
che
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
non
gli
piaceva
,
si
destò
contro
come
una
sollevazione
di
popolo
indignato
:
adesso
,
a
Napoli
,
è
tutto
un
teatro
che
fischia
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
.
Il
Marenco
fu
,
per
un
poco
,
il
poeta
drammatico
favorito
delle
platee
italiane
:
in
quest
'
anno
egli
ha
dato
a
provare
sulla
scena
tre
lavori
suoi
,
e
nessuno
ha
potuto
avere
il
magro
conforto
d
'
una
seconda
rappresentazione
:
ha
raccolti
in
volumi
gli
idilli
suoi
che
ebbero
più
fortuna
,
che
gli
procurarono
,
non
è
neppure
un
decennio
,
tanta
gioia
d
'
applausi
;
non
c
'
è
stato
neanche
un
cronista
teatrale
che
abbia
osato
di
esclamare
:
Che
belle
cose
!
E
così
,
gli
uni
dopo
gli
altri
,
i
nostri
scrittori
di
drammi
,
di
commedie
che
più
sono
convenzionali
e
falsi
,
che
più
ebbero
,
per
troppo
lungo
tempo
,
l
'
ammirazione
della
folla
.
Se
,
pertanto
,
con
questi
intendimenti
consideriamo
il
bilancio
del
1883
,
ne
possiamo
trarre
una
ragione
di
speranza
e
di
consolazione
:
il
pubblico
italiano
,
la
gran
maggioranza
dei
leggenti
italiani
si
è
migliorata
di
coltura
e
di
gusto
:
comincia
ad
avere
il
sentimento
e
l
'
intuizione
del
vero
.
E
,
d
'
altra
parte
,
tutta
questa
morìa
non
ci
pare
che
sia
seguita
senza
dare
qualche
accenno
e
speranza
di
vita
nuova
.
C
'
è
forse
forse
,
in
questo
silenzio
,
la
fermentazione
oscura
,
sotterranea
,
ignota
,
delle
sementi
in
inverno
:
c
'
è
forse
una
primavera
letteraria
che
sta
per
inalzare
su
di
noi
una
gloria
di
splendore
,
di
freschezza
,
di
beltà
.
Si
avvertono
gli
inizi
o
almeno
le
prove
,
i
tâtonnements
,
dicono
i
francesi
.
Più
che
nei
volumi
,
ne
troveremo
facilmente
le
tracce
nei
giornali
.
La
prosa
si
è
fatta
più
solida
,
più
forte
,
più
agile
:
si
è
liberata
così
dalla
riboboleria
,
dalla
vacuità
,
dalla
freddezza
dei
falsi
manzoniani
,
come
dall
'
arcaica
pretensiosità
degli
ultimi
cruscheggianti
.
La
critica
è
diventata
anch
'
essa
più
seria
,
più
sicura
,
onesta
,
e
alcuni
giovani
hanno
provato
di
saper
giudicare
d
'
un
libro
e
d
'
un
autore
senza
intemperanze
di
scuole
,
con
molta
o
almeno
discreta
conoscenza
della
nostra
letteratura
e
di
alcune
fra
le
straniere
,
con
maturità
di
coltura
ed
eleganza
di
stile
.
L
'
arte
non
si
divide
più
come
qualche
anno
fa
in
realista
e
in
idealista
,
ma
in
brutta
e
bella
,
in
vera
e
falsa
.
Per
arrivare
a
così
poco
,
è
bisognato
molto
cammino
.
Ma
nel
romanzo
,
nella
novella
e
sino
nella
lirica
,
si
sentono
ancora
,
e
più
di
prima
,
le
preoccupazioni
scolastiche
e
la
preponderanza
meccanica
.
I
romanzieri
e
i
novellieri
d
'
oggi
,
per
la
più
parte
,
si
propongono
troppo
d
'
essere
,
affermano
essi
,
naturalisti
;
in
realtà
,
invece
che
narratori
,
il
più
delle
volte
non
sono
che
descrittori
.
E
,
per
poter
più
largamente
liberarsi
a
questa
nuova
furia
del
descrivere
,
si
son
buttati
ai
campi
,
tra
i
monti
del
mezzogiorno
,
ed
hanno
riempite
di
carminio
e
di
cobalto
le
loro
pagine
.
Poi
,
a
rendere
con
maggiore
precisione
l
'
ambiente
,
hanno
cercato
anche
di
riprodurre
il
linguaggio
,
nella
povertà
del
periodo
e
sino
nella
frase
,
di
quella
gente
,
tanto
che
non
solo
i
personaggi
,
ma
l
'
autore
adoperano
stile
e
parole
della
Sicilia
o
della
Calabria
.
Ma
a
loro
è
seguìto
come
ai
pittori
di
paesi
.
Fanno
con
molta
precisione
il
cielo
,
le
macchie
,
i
torrenti
,
tutto
il
mondo
esteriore
che
avvolge
,
che
si
stende
sopra
,
che
sta
fermo
e
non
sente
:
l
'
uomo
no
.
E
poi
fanno
troppo
,
cioè
nel
disporre
le
tinte
,
negli
accarezzamenti
del
pennello
paiono
troppo
meccanici
e
sono
monotoni
.
Anche
la
descrizione
,
pertanto
,
così
sopraccarica
di
colori
riesce
fredda
.
E
in
questa
freddezza
generale
l
'
anima
umana
non
prorompe
mai
in
un
movimento
gagliardo
,
come
raggio
di
sole
che
scalda
;
quei
contadini
non
pensano
,
non
amano
,
non
vogliono
mai
nobilmente
,
non
sono
,
infine
,
per
i
nostri
novellatori
d
'
oggi
,
che
altrettanti
pezzi
di
descrizione
come
i
porci
,
gli
asini
rognosi
e
le
galline
nauseabonde
.
Il
paese
non
è
caldo
,
gli
uomini
non
hanno
passione
,
ai
romanzi
e
alle
novelle
manca
uno
degli
elementi
più
necessari
d
'
una
vera
opera
d
'
arte
.
Un
esempio
ci
spiegherà
meglio
.
Prima
delle
Novelle
rusticane
il
Verga
aveva
scritto
Nedda
.
Ma
questa
destò
entusiasmo
nel
pubblico
,
di
quelle
si
è
detto
che
sono
molto
studiate
,
molto
accuratamente
eseguite
,
ma
non
hanno
avuto
un
successo
sicuro
e
compiuto
.
La
ragione
ci
pare
evidentemente
questa
:
che
allora
l
'
autore
di
Eva
non
si
proponeva
di
svolgere
un
limitato
sistema
estetico
,
era
libero
interamente
nell
'
applicare
le
sue
rare
attitudini
d
'
artista
,
e
il
paesaggio
meridiano
serbava
l
'
intima
poesia
della
natura
,
e
la
povera
contadina
,
e
quell
'
innamorato
che
moriva
di
febbre
di
povertà
e
di
lavoro
facevano
vibrare
le
più
profonde
delle
commozioni
umane
;
lo
stile
ritraeva
con
felice
energia
lo
splendore
tormentoso
dell
'
ambiente
e
la
disperazione
rassegnata
,
ignara
,
di
quelle
vite
;
nel
bozzetto
siciliano
c
'
era
calore
d
'
affetto
e
potenza
d
'
arte
.
Nelle
Novelle
rusticane
no
,
o
almeno
molto
meno
.
L
'
autore
si
è
fissato
a
voler
rimanere
freddo
,
impassibile
discovritore
di
quel
suo
mondo
animale
,
e
il
divin
sole
d
'
Italia
nella
parte
dov
'
è
più
bello
non
illumina
,
e
non
fa
fermentare
quasi
mai
se
non
avanzi
di
concime
.
Il
lettore
,
in
quel
vuoto
di
passione
,
d
'
amore
,
d
'
intelligenza
,
non
si
scalda
,
si
affanna
,
si
scontenta
;
gli
pare
,
e
non
a
torto
,
che
gli
si
dia
avanti
un
'
arte
monca
.
Così
che
alcuni
lavori
di
questi
scrittori
apparsi
nell
'
annata
,
e
certamente
ricchi
di
egregie
qualità
,
come
l
'
Eredità
Ferramonti
,
non
hanno
trovato
nel
pubblico
un
'
accoglienza
festevole
.
Un
romanzo
solo
ha
ottenuto
,
come
si
dice
,
un
grande
successo
,
non
solo
nella
critica
,
ma
nei
molti
che
leggono
o
vorrebbero
leggere
:
Fantasia
di
Matilde
Serao
.
Ma
il
buon
successo
riconferma
le
ragioni
che
siamo
venuti
esponendo
.
Giacché
,
il
romanzo
della
signorina
Serao
è
il
più
fortunato
tradimento
alla
scuola
cui
vorrebbe
conferire
:
l
'
intenzione
naturalista
s
'
intravvede
alla
prima
pagina
e
certamente
ha
consigliato
la
scrittrice
nell
'
impastatura
dei
caratteri
divisi
in
grassi
ed
in
magri
,
in
malati
ed
in
sani
,
in
febbricitanti
ed
in
mangiatori
.
Ma
poi
,
la
natura
vera
dell
'
artista
ha
sopravvanzato
gli
intendimenti
estetici
dell
'
autrice
:
il
romanzo
si
è
svolto
in
un
duetto
d
'
amore
come
un
racconto
del
bel
tempo
antico
;
lo
stile
,
segnatamente
alle
due
prime
parti
,
è
diventato
caldo
,
colorito
,
appassionato
,
e
la
descrizione
spontanea
,
affettuosa
come
in
una
lirica
.
La
poesia
abbiam
detto
subisce
pur
essa
questi
difetti
del
romanzo
e
della
novella
:
è
troppo
esclusivamente
meccanica
.
C
'
è
esuberanza
di
colori
,
artificio
di
metro
,
ricchezza
di
aggettivo
;
la
descrizione
è
ricca
,
la
strofa
piena
di
musica
,
il
periodo
largo
e
studiato
;
insomma
c
'
è
tutta
la
parte
ornamentale
,
la
elevazione
lirica
non
c
'
è
.
Anche
a
lei
,
come
alla
novellistica
,
manca
l
'
alta
e
umana
passione
;
non
ha
,
tutt
'
al
più
,
che
l
'
istinto
.
Però
quella
turgidezza
d
'
epitetare
,
quello
sforzo
d
'
armonia
,
quel
grande
accavallamento
d
'
immagini
,
di
perifrasi
e
d
'
iperboli
,
messi
tutti
a
dipingere
,
a
colorire
e
a
miniare
,
ricordano
,
infine
,
i
pittori
della
decadenza
,
del
bizantinismo
e
del
barocco
.
E
in
realtà
,
nella
sua
smania
di
riprodurre
esattamente
con
lo
stile
l
'
idea
e
lo
stato
della
cosa
,
la
nostra
letteratura
novelliera
e
poetica
va
incontro
alla
peggiore
delle
accademie
;
al
Seicento
.
Riassumiamo
,
ora
,
per
quanto
è
possibile
:
durante
l
'
anno
che
finirà
domani
fra
molti
lavori
o
comuni
o
inferiori
,
sotto
come
a
una
prostrazione
e
a
una
stanchezza
generali
d
'
autori
e
di
pubblico
,
la
critica
negativa
ha
fatti
grandi
progressi
e
alcuno
anche
la
letteratura
attiva
e
spicciola
.
Ma
i
progressi
di
questa
son
tutti
nella
forma
esteriore
:
in
una
cognizione
a
volte
discreta
e
a
volte
anche
fortissima
della
lingua
.
Ma
non
così
è
seguìto
alla
letteratura
nella
sua
parte
intima
,
in
quello
che
è
il
contenuto
,
gli
ideali
e
i
propositi
degli
artisti
.
Dall
'
affettazione
manzoniana
si
va
precipitando
nell
'
affettazione
naturalista
un
pregiudizio
scolastico
importato
a
noi
,
e
malamente
,
dalla
Francia
dove
ormai
è
finito
;
dalla
rettorica
etica
siam
venuti
alla
rettorica
turgida
,
da
quella
della
santità
a
quella
dell
'
animalità
.
A
questi
nostri
scrittori
difetta
un
sincero
ed
elevato
senso
della
vita
,
un
concetto
uguale
dell
'
arte
loro
.
Ma
,
forse
,
l'84
incomincia
con
annunzi
consolatori
;
l
'
anno
che
sparisce
ha
preparato
all
'
altro
che
lo
seguirà
un
viatico
potente
d
'
esempi
e
di
eccitamenti
,
due
volumi
di
Giosuè
Carducci
.
A
noi
sembra
che
essi
debbano
sonare
come
le
trombe
mistiche
dellùa
bibbia
per
la
vallata
a
cui
è
discesa
la
giovane
letteratura
d
'
oggi
,
risonare
per
la
vallata
,
e
ricondurla
via
,
in
alto
,
in
vetta
al
monte
donde
nello
splendore
del
cielo
senza
nubi
si
mira
da
ogni
parte
serenamente
,
con
un
senso
di
tenerezza
e
d
'
amore
,
la
vita
umana
.
StampaPeriodica ,
Un
relatore
letterario
,
abbastanza
,
non
interamente
spassionato
,
ha
riassunto
,
in
questo
giornale
,
in
fine
di
anno
,
il
bilancio
dell
'
arte
letteraria
.
Naturalmente
in
questi
suoi
giudizi
,
in
questa
sua
critica
rapida
,
egli
ha
seguìto
il
metodo
sperimentale
che
tanto
rimprovera
ai
pochi
romanzieri
e
novellieri
italiani
.
Dico
naturalmente
,
poiché
,
a
voce
generale
,
la
critica
d
'
intuizione
artistica
è
sparita
,
anche
prima
che
morisse
il
buon
De
Sanctis
:
è
caduta
,
fra
il
disprezzo
della
gente
,
l
'
interpretazione
ideale
che
il
critico
d
'
arte
compiva
con
speciali
,
forti
facoltà
d
'
ingegno
.
La
critica
si
fonda
,
ora
,
tutta
sul
documento
,
tutta
sulla
prova
storica
.
Io
non
giudico
,
poiché
a
me
non
compete
,
se
questo
sia
male
o
bene
,
se
questo
assolutismo
sia
una
grande
restrizione
,
se
la
negazione
di
qualunque
fantasia
artistica
al
critico
non
inaridisca
e
renda
noiose
sempre
più
le
sue
scritture
:
io
non
ho
mandato
di
apprezzare
tutto
questo
,
nelle
sue
teorie
.
Stabilisco
il
fatto
:
la
critica
è
sperimentale
e
più
altro
.
Quindi
Luigi
Lodi
,
il
relatore
,
ha
preso
i
libri
pubblicati
nell
'
anno
,
i
documenti
,
li
ha
letti
pure
coscienziosamente
e
riassumendone
il
giudizio
,
li
ha
trovati
mediocri
.
Mediocre
la
novella
,
scritta
dal
Verga
o
dal
Capuana
,
mediocre
il
romanzo
scritto
dal
Chelli
,
mediocre
la
poesia
,
tutta
di
paesaggio
,
tutto
lavoro
di
cesello
,
di
Gabriele
D
'
Annunzio
:
le
prove
storiche
indicano
un
grande
abbassamento
di
livello
nell
'
arte
letteraria
,
il
bilancio
è
una
cosa
miserabile
ed
è
anche
difficile
che
l
'
anno
venturo
ci
si
possa
arricchire
.
Questo
è
il
risultato
.
Ma
questo
è
anche
il
tradimento
del
metodo
sperimentale
nella
critica
.
Voi
vedete
il
libro
:
di
lei
non
volete
e
non
dovete
vedere
più
nulla
.
Oltre
la
prova
non
vi
è
permesso
di
andare
;
vi
è
vietato
intendere
altro
che
quella
.
L
'
animo
dello
scrittore
?
Sarebbe
una
fantasticheria
volerlo
interrogare
.
Le
condizioni
singolari
in
cui
si
trova
quest
'
arte
?
Sono
poesie
,
apprezzamenti
d
'
immaginazione
.
Il
romanzo
è
cattivo
,
quindi
lo
scrittore
non
ha
ingegno
e
l
'
arte
va
giù
.
Ebbene
,
con
queste
restrizioni
,
il
vero
stato
delle
cose
sfugge
alla
critica
.
In
realtà
questo
,
per
l
'
arte
e
per
gli
artisti
,
è
un
momento
pieno
di
affanno
.
Mai
come
in
quest
'
anno
trascorso
vi
è
stata
maggior
lotta
interiore
,
fra
i
vecchi
ideali
che
ancora
resistono
e
ogni
tanto
rinascono
prepotenti
nella
coscienza
,
e
i
nuovi
,
ancora
incerti
,
ancora
fallaci
,
spesso
bugiardi
nell
'
esperimento
,
ma
che
si
vengono
imponendo
,
come
la
verità
dei
giorni
moderni
.
Mai
come
in
questo
anno
,
che
è
parso
lunghissimo
a
chi
lavora
,
un
dualismo
drammatico
si
è
svolto
nell
'
animo
degli
scrittori
.
Gli
stessi
avvenimenti
letterari
hanno
sconvolto
tutte
le
idee
prestabilite
.
Coloro
che
per
darsi
pace
,
per
non
fluttuare
più
,
in
un
dubbio
tormentoso
,
avevano
giurato
nel
nome
di
Emilio
Zola
,
hanno
subìta
la
grande
delusione
di
vederlo
declinare
sempre
più
,
dal
Pot
-
Bouille
,
che
era
mediocre
,
al
Bonheur
des
Dames
,
che
è
cattivo
,
a
malgrado
delle
difese
a
ogni
costo
.
Poveri
apostoli
!
Il
loro
maestro
a
poco
a
poco
discende
alle
funzioni
di
un
meccanico
senza
talento
,
la
parola
divina
diventa
un
vecchio
ritornello
stantìo
,
ed
essi
,
gli
apostoli
,
errano
,
malinconici
,
sentendo
crollata
nel
pubblico
la
fede
nella
nuova
dottrina
e
quel
che
è
più
grave
ancora
,
sentendolo
crollato
in
sé
stessi
,
questo
nobile
edifizio
che
pareva
tanto
saldo
.
I
seguaci
di
Zola
in
Francia
e
in
Italia
,
sono
arrivati
al
punto
doloroso
di
doversi
domandare
se
il
naturalismo
nel
romanzo
è
una
forma
infelice
,
inutile
,
o
dannosa
all
'
arte
,
o
se
è
Zola
che
non
la
sa
fare
.
E
questo
è
dubbio
assai
doloroso
,
o
critici
che
non
volete
più
sapere
quello
che
accade
di
rivoluzioni
e
di
sconvolgimenti
nell
'
animo
di
un
artista
.
L
'
eclettismo
,
questa
comoda
indulgenza
dello
spirito
,
è
possibile
,
può
essere
utile
in
chi
legge
,
non
è
possibile
in
chi
scrive
.
Qualche
cosa
bisogna
volere
fortemente
,
facendo
l
'
arte
:
qualche
cosa
di
preciso
,
di
determinato
,
un
ideale
vivente
e
parlante
,
da
trasfondersi
in
carne
,
ossa
,
colore
e
vitalità
nella
propria
opera
.
Un
indirizzo
è
necessario
averlo
,
nulla
si
può
fare
senza
sapere
dove
si
arriverà
.
Ebbene
,
quando
per
cinque
,
dieci
anni
si
è
creduto
sempre
nella
stessa
cosa
o
nella
stessa
persona
,
quando
tutta
la
foga
giovanile
dell
'
ingegno
si
è
condensata
in
quella
tale
forma
,
quando
si
è
fatto
lo
sforzo
di
piegare
le
proprie
facoltà
a
manifestazioni
che
sono
loro
forse
contrarie
,
quando
tutta
l
'
educazione
dello
spirito
si
è
fatta
su
certi
principii
,
oh
quanto
è
spaventoso
non
creder
più
,
non
aver
più
guida
,
non
trovar
più
sostegno
!
Voi
vedete
il
libro
,
o
critici
che
conosce
solo
questo
documento
:
ma
da
quali
lotte
spirituali
sia
sorto
,
non
lo
supponete
.
Chi
ve
la
farà
mai
la
storia
di
queste
esitazioni
crudeli
che
paralizzano
le
forze
?
Chi
vi
narrerà
il
romanzo
dei
tentativi
riusciti
a
male
,
combattimenti
nascosti
che
demoralizzano
?
Chi
vi
dirà
i
monologhi
desolati
e
desolanti
di
questi
nuovi
Amleti
?
Il
segreto
di
certi
scoraggiamenti
,
di
certe
inerzie
,
di
certi
silenzi
,
è
appunto
in
questa
rovina
perenne
di
quello
che
si
era
imparato
ad
amare
.
Nel
fatto
,
è
questa
l
'
ora
sconfortante
in
cui
pare
perduta
la
via
dell
'
arte
.
Come
intendersi
più
?
Pieni
di
sacro
rispetto
,
col
cuore
aperto
,
si
rilegge
Manzoni
e
se
ne
prova
una
commozione
profonda
.
Dunque
la
personalità
dello
scrittore
è
vivissimo
elemento
di
arte
.
Sì
,
ma
Madame
Bovary
,
non
è
dunque
un
capolavoro
?
Quando
avete
chiuso
,
a
malincuore
,
il
volume
delle
poesie
di
De
Musset
,
voi
dite
che
non
è
possibile
volere
altro
,
nella
poesia
,
che
l
'
espansione
forte
o
dolce
del
sentimento
:
benissimo
,
ma
la
lirica
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
dove
la
negazione
del
sentimento
assume
forme
meravigliose
,
in
quel
colorito
possente
e
originale
,
in
quel
senso
acuto
della
natura
,
vi
stupisce
.
Il
paesaggio
non
si
vede
nel
libro
,
voi
dite
,
critici
manzoniani
:
ma
quasi
tutta
l
'
opera
di
De
Amicis
,
un
manzoniano
,
è
paesaggio
ed
è
piaciuta
,
vedendosi
o
no
,
non
si
sa
bene
,
quel
che
si
sa
è
il
successo
.
Solo
l
'
osservazione
salva
il
libro
,
dice
il
critico
sperimentale
:
eppure
l
'
osservazione
ha
perduto
i
Malavoglia
di
Verga
,
uno
sperimentale
.
Voi
rimproverate
a
Giuseppe
Giacosa
un
artista
coscienzioso
e
onesto
,
il
suo
medioevo
,
voi
gli
chiedete
a
grandi
voci
la
modernità
,
non
altro
che
la
modernità
;
egli
scrive
la
Sirena
,
dove
realmente
ha
trovato
una
donna
moderna
,
dove
veramente
manca
la
catastrofe
come
in
tutti
i
fatti
umani
;
questo
scrittore
crede
di
aver
indovinata
la
sua
via
,
sacrificando
il
passato
,
e
la
Sirena
non
riesce
.
Voi
dite
:
nell
'
arte
la
verità
è
una
bevanda
aspra
e
rude
che
può
piacere
solo
agli
uomini
,
in
arte
il
pubblico
femminile
vuole
la
rettorica
,
vuole
la
sentimentalità
,
vuole
il
romanticismo
.
Ebbene
,
ci
sia
permesso
parlare
di
noi
,
con
la
più
perfetta
umiltà
:
un
romanzo
,
scritto
nel
solo
ideale
della
verità
,
Fantasia
,
agli
uomini
è
parso
arido
,
senza
passione
e
senza
fascino
,
alle
donne
è
piaciuto
specialmente
.
Chelli
,
un
gagliardo
ingegno
,
scrive
l
'
Eredità
Ferramonti
,
un
romanzo
di
ambiente
borghese
:
a
un
certo
punto
,
parendogli
tutto
molto
volgare
,
drammatizza
i
suoi
personaggi
il
libro
è
fatto
in
due
pezzi
,
soddisfa
poco
la
vecchia
e
la
nuova
scuola
,
e
non
è
altro
che
la
ripercussione
di
questo
grande
disordine
che
è
nello
spirito
di
ogni
scrittore
.
E
perché
volete
riassumere
ora
,
dai
libri
pubblicati
,
quello
che
è
l
'
arte
?
Come
è
che
non
vi
accorgete
di
questa
confusione
penosa
,
di
questo
stato
morboso
?
Aspettate
a
giudicare
.
Qualche
cosa
buona
e
bella
deve
sorgere
da
questo
profondo
lavorio
delle
menti
,
da
questa
intensità
di
pensiero
che
scava
e
si
scava
,
da
questo
travaglio
di
anime
appassionate
che
vanno
brancolando
al
buio
e
debbono
finire
col
trovare
lo
spiraglio
di
luce
che
le
porti
al
sole
.
In
questa
,
che
voi
credete
indolenza
,
ed
è
fiera
battaglia
,
nasce
lentamente
qualche
cosa
:
sia
il
dramma
di
Giacosa
o
il
romanzo
di
De
Amicis
,
o
i
poemi
eroici
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
o
il
romanzo
di
Verga
,
un
'
opera
seria
e
forte
avrà
l
'
arte
.
Essa
,
o
rispecchierà
lo
stato
strano
in
cui
si
è
trovato
lo
scrittore
,
e
varrà
a
scrivere
la
storia
di
quest
'
ora
di
debolezza
e
di
confusione
:
o
sorgerà
,
pura
e
serena
,
trionfante
,
dalle
intime
battaglie
.
StampaPeriodica ,
Seduto
a
un
terrazzino
che
dà
sul
bastione
Malicy
in
Pinerolo
,
Edmondo
De
Amicis
guarda
:
vede
davanti
il
grande
scenario
delle
Alpi
,
e
nella
via
un
vario
passaggio
di
gente
;
e
poiché
ha
studiato
qualche
po
'
di
storia
locale
e
ha
fatto
delle
escursioni
nei
dintorni
,
molte
figure
di
tempi
passati
gli
si
levano
nella
memoria
.
Non
altro
mai
occorse
a
lui
per
fare
un
libro
:
un
fondo
di
paese
,
alquante
figurette
storiche
evocate
da
un
dizionario
biografico
,
e
molta
pazienza
.
Appena
si
senta
in
possesso
di
tanta
ricchezza
,
Edmondo
si
mette
all
'
opera
:
stende
sopra
un
foglio
di
carta
una
monotona
tinta
verdolina
che
rappresenti
le
forze
germinative
della
natura
,
e
,
dove
per
necessità
prospettica
l
'
erba
finisce
,
diffonde
una
mano
di
turchino
pallido
che
rappresenti
la
letizia
del
cielo
sereno
:
tra
il
turchino
e
il
verde
,
le
gambe
nel
verde
e
il
resto
del
corpo
nel
turchino
,
incolla
amorosamente
le
figurette
storiche
e
le
figurette
di
genere
.
Poi
prende
certi
suoi
fantoccetti
,
di
cui
ha
sempre
in
buon
dato
,
e
attacca
anche
quelli
,
e
nel
celestiale
azzurro
incolla
due
rondini
,
e
tra
l
'
erba
incolla
due
innamoratucci
borghesi
che
se
ne
vanno
all
'
ombra
d
'
un
ombrellino
ciaramellando
senza
malizia
,
e
semina
in
bel
disordine
coscrittelli
e
ordinanzine
e
caporaletti
,
e
altri
pupazzetti
avanzatigli
dal
fondo
antico
della
Vita
militare
.
Il
De
Amicis
in
atto
di
scrivere
un
libro
io
non
l
'
ho
veduto
mai
;
ma
non
so
figurarmelo
se
non
a
similitudine
d
'
un
ragazzo
che
con
molta
pena
fabbrichi
un
paralume
con
fantoccetti
in
decalcomania
.
Tutti
i
libri
del
De
Amicis
sono
paralumi
con
decalcomanie
:
la
Spagna
è
un
paralume
giallo
con
corse
di
tori
e
figurette
di
toreadori
e
di
andaluse
disseminate
in
giro
;
l
'
Olanda
un
paralume
verdognolo
con
imaginette
di
molini
a
vento
spiccanti
dal
fondo
;
il
Marocco
un
paralume
rosso
con
beduini
dormenti
al
rezzo
delle
palme
;
Costantinopoli
un
paralume
violaceo
con
cani
;
Alle
porte
d
'
Italia
,
un
paralume
bianco
con
una
figura
grande
di
Catinat
e
altre
minori
di
valdesi
e
di
militari
piemontesi
.
Ma
che
luce
proietta
la
lampada
interna
?
Ahimè
!
era
una
volta
un
pallido
lume
sentimentale
:
poi
s
'
è
spento
anche
questo
,
e
resta
una
mezza
dozzina
di
paralumi
accademici
che
non
servono
se
non
per
sollazzo
dei
fanciulli
e
per
mostra
nelle
vetrine
de
'
mercanti
di
paralumi
.
Detto
questo
,
confesso
francamente
che
stento
a
trovar
altro
da
dire
;
e
se
il
De
Amicis
non
ponesse
coscienziosamente
,
in
quella
qualunque
opera
che
riesce
a
fare
,
tutte
quante
le
sue
forze
,
e
se
non
fosse
nel
complesso
della
sua
entità
d
'
uomo
e
di
scrittore
degno
dell
'
affetto
e
della
stima
di
chi
sopra
tutte
le
più
brillanti
facoltà
del
pensiero
e
della
fantasia
ammira
la
serietà
dei
propositi
e
l
'
onestà
del
lavoro
,
lo
pianterei
senz
'
oltre
occuparmi
di
lui
.
E
forse
questo
egli
vorrebbe
;
ma
ora
viaggia
per
l
'
America
,
e
questo
foglio
gli
giungerà
tra
la
gioia
de
'
trionfi
americani
.
Posso
dunque
,
senza
timore
di
troppo
recargli
dispiacere
,
fare
la
dissezione
delle
due
facoltà
narrative
e
delle
sue
predilezioni
al
vagabondaggio
.
Un
critico
innominato
,
in
un
giornale
domenicale
,
ha
detto
che
il
De
Amicis
appartiene
a
una
scuola
,
la
quale
oramai
ha
chiuso
le
porte
per
difetto
di
maestri
e
di
scolari
.
A
quale
scuola
,
di
grazia
,
appartiene
egli
?
Se
s
'
ha
a
giudicare
dalle
sue
simpatie
letterarie
,
parrebbe
uno
sperimentale
.
Non
è
egli
un
adoratore
di
Zola
?
Se
non
che
,
io
credo
che
il
critico
anonimo
si
sia
lasciato
trarre
dall
'
esca
del
fare
una
frase
.
Scuole
,
che
io
mi
sappia
,
in
Italia
,
dal
60
in
qua
,
non
ce
n
'
è
state
;
anzi
io
giungerei
a
dire
che
nel
paese
delle
Accademie
scuole
letterarie
non
siano
giunte
mai
a
costituirsi
con
organismo
determinato
e
con
confini
precisi
.
Nemmeno
il
romanticismo
ha
potuto
avere
una
propria
chiesa
gotica
,
non
sacerdoti
e
sagrestani
suoi
propri
,
con
riti
e
cerimonie
e
pompe
distinte
dalle
feste
pagane
;
ma
si
andò
insinuando
un
po
'
da
per
tutto
,
senza
farsi
scorgere
,
nei
versi
dell
'
abate
Monti
e
nella
prosa
del
Foscolo
,
nei
romanzi
del
Guerrazzi
e
nelle
tragedie
del
Niccolini
;
e
quando
finalmente
in
Milano
un
manipolo
di
Lombardi
levò
le
bandiere
delle
nebbie
boreali
,
le
distinzioni
e
le
disquisizioni
tra
romantici
e
classici
non
erano
più
che
argomento
di
chiacchiere
ai
retori
,
e
da
Torino
Felice
Romani
gridava
agli
strepitanti
:
pace
,
pace
,
pace
.
Dopo
il
Manzoni
,
che
razza
di
scuole
educò
la
gioventù
d
'
Italia
alla
partigianeria
dell
'
arte
?
Altro
che
scuole
!
Dopo
il
Manzoni
,
avrebbe
bensì
dovuto
dividersi
la
letteratura
italiana
in
tante
scuole
elementari
,
e
nutrirsi
d
'
un
sano
nutrimento
grammaticale
.
Ma
così
non
fu
:
gli
scrittori
,
singolarmente
di
prosa
,
presero
in
feroce
odio
qualunque
tirannide
scolastica
;
e
,
fra
tutti
,
il
De
Amicis
ebbe
una
volta
a
gloriarsi
in
un
cattivo
sonetto
di
non
sapere
il
greco
né
il
latino
.
Certo
,
da
tanta
ignoranza
molto
male
venne
ad
Edmondo
;
ma
io
credo
per
altro
che
il
greco
ed
il
latino
non
gli
sarebbero
stati
di
gran
giovamento
.
Egli
è
uno
di
quegli
scrittori
di
piccola
mente
che
tutte
le
facoltà
artistiche
posseggono
in
un
grado
mediocre
di
potenza
,
sì
che
non
giungono
mai
a
una
tale
armonica
altezza
di
concitamento
,
che
la
visione
erompa
come
per
un
natural
fatto
generativo
dalla
matrice
fantastica
.
Ha
tutte
le
debolezze
:
gli
manca
la
rapidità
comprensiva
e
la
forza
di
coesione
,
poiché
né
sa
vedere
le
cose
complessivamente
,
né
dalle
osservazioni
singole
sa
assorgere
a
una
visione
unica
;
ma
va
errando
di
minuzzaglia
in
minuzzaglia
,
come
chi
in
un
negozio
a
ogni
oggetto
si
fermi
senza
energia
di
scelta
,
e
accumula
.
Il
lettore
,
se
sa
,
deve
da
quella
disordinata
congerie
rifarsi
nella
mente
la
rappresentazione
.
Gli
mancano
dunque
le
due
grandi
virtù
della
visione
suggellata
perennemente
nelle
parole
:
la
freschezza
e
l
'
evidenza
.
La
sua
prosa
è
delle
più
faticose
che
siansi
scritte
mai
,
poiché
non
si
raccoglie
per
una
legge
di
gravitazione
fantastica
in
tanti
gruppi
moventisi
l
'
uno
intorno
all
'
altro
armonicamente
,
e
formanti
ciascuno
nel
proprio
periodo
un
organismo
parziale
che
concorra
alla
vita
collettiva
della
rappresentazione
e
ne
tragga
anima
e
luce
,
ma
si
allunga
e
si
estende
come
una
via
senza
termine
polverosa
,
invano
qua
e
là
consolata
di
siepi
e
alberata
di
pioppi
.
Il
periodo
del
De
Amicis
non
è
un
periodo
:
è
un
fascio
di
proposizioni
susseguentisi
e
incalzantisi
senza
nesso
,
chiuso
tra
due
punti
sospensivi
.
Tra
due
concetti
egli
non
sa
porre
che
l
'
una
o
l
'
altra
di
queste
relazioni
:
la
pausa
,
o
la
copula
:
li
congiunge
con
una
preposizione
o
li
separa
con
una
virgola
.
Così
,
con
un
semplicissimo
mutamento
di
segni
ortografici
,
che
non
sarebbe
punto
arbitrario
,
si
potrebbe
dividere
tutta
la
prosa
del
De
Amicis
in
una
miriade
di
proposizioni
principali
,
ciascuna
constante
di
soggetto
,
verbo
e
attributo
,
senza
incisi
,
senza
circonvoluzione
del
pensiero
.
Ora
pensino
alla
gravità
di
questo
peccato
quelli
che
hanno
dello
stile
un
criterio
sano
,
quelli
che
molto
si
affaticarono
a
domare
questa
immensa
e
viva
forza
,
che
è
la
più
sicura
misura
dell
'
intelletto
umano
.
Non
pare
ad
essi
che
il
De
Amicis
si
trovi
in
uno
stato
d
'
ingenuità
grammaticale
simile
a
quello
dei
bambini
,
dei
popoli
primitivi
,
dei
selvaggi
africani
?
All
'
organismo
dello
stile
concorrono
tutte
le
più
nobili
e
più
alte
energie
della
mente
umana
:
l
'
acume
logico
e
la
potenza
fantastica
,
la
rapidità
intuitiva
e
la
sicurezza
dell
'
osservazione
;
e
lo
scrittore
giunto
alla
maturità
più
bella
dell
'
intelletto
,
vede
veramente
nel
suo
spirito
il
suo
stile
moversi
come
una
cosa
viva
,
e
raccogliere
e
animare
,
con
fusione
meravigliosa
,
tutto
il
materiale
grezzo
disperso
nei
centri
della
sensibilità
e
del
pensiero
.
Lo
stile
dunque
è
da
vero
il
dinamometro
del
cervello
;
e
a
cui
manca
la
forza
ordinatrice
del
periodo
,
manca
quasi
sempre
per
debolezza
innata
,
o
acquisita
dal
cattivo
uso
della
mente
,
la
potenza
procreatrice
della
fantasia
.
Ecco
perché
il
De
Amicis
non
ha
potuto
mai
,
a
malgrado
del
desiderio
suo
e
de
'
molti
inviti
amichevoli
,
fare
il
romanzo
;
ecco
anche
perché
,
quando
dalla
rappresentazione
singola
dell
'
uomo
,
qual
'
è
nella
Vita
militare
,
è
voluto
assorgere
con
le
Novelle
a
qualche
più
complessa
e
più
larga
espressione
della
vita
,
è
caduto
miseramente
in
una
insipida
volgarità
.
Così
Edmondo
,
dalla
sua
debolezza
,
è
stato
costretto
ad
accontentarsi
delle
minori
esplicazioni
dell
'
arte
:
ricordi
di
vita
militare
e
letteraria
,
divagazioni
subbiettive
,
narrazioni
di
viaggio
.
Qui
singolarmente
ha
trovato
una
certa
larghezza
di
rappresentazione
,
poiché
il
mondo
è
grande
e
vario
,
e
offre
ai
descrittori
un
materiale
sconfinato
.
Pure
la
varietà
della
materia
non
salva
dalla
monotonia
,
quando
il
descrittore
non
trovi
nel
suo
spirito
una
forza
di
rinnovamento
e
di
sviluppo
perenne
.
Leggete
l
'
Olanda
;
e
la
simmetria
meccanica
delle
descrizioni
,
e
l
'
organismo
del
periodo
,
e
gli
aggettivi
,
e
tutto
quello
che
in
una
narrazione
di
viaggio
è
proprio
del
narratore
e
non
del
luogo
descritto
,
vi
rammenteranno
la
Spagna
,
se
bene
là
si
parlava
di
tori
e
qui
di
molini
a
vento
.
Di
più
,
a
forza
di
osservare
e
di
descrivere
con
premeditazione
sistematica
,
è
accaduta
nel
De
Amicis
una
cosa
che
necessariamente
doveva
seguire
:
la
stanchezza
.
Chiunque
abbia
fatto
per
sei
mesi
il
cronista
d
'
un
qualunque
giornale
avrà
notato
questo
fatto
:
da
prima
,
il
giornalista
novellino
esercita
l
'
officio
suo
con
entusiasmo
:
gli
pare
d
'
esser
sortito
a
qualche
alta
missione
di
rinnovamento
cronistico
e
civile
,
e
crede
che
dalla
sua
cronaca
debba
tutto
il
popolo
dedurre
una
strana
potenza
d
'
arte
e
di
vita
.
Allora
egli
va
volentieri
in
giro
,
e
passa
da
una
festa
da
ballo
a
un
ospedale
,
da
una
prigione
a
qualche
spettacolo
inaugurativo
,
dal
teatro
alla
questura
,
dilettandosi
di
farsi
trascinar
di
notte
in
carrozza
da
nolo
per
le
strade
deserte
.
E
scrive
con
lieta
effusione
d
'
animo
e
d
'
intelletto
,
nella
stamperia
in
movimento
,
mentre
le
macchine
ruotano
i
congegni
silenziosi
e
il
vapore
sbuffa
impaziente
.
L
'
odor
d
'
antimonio
e
d
'
inchiostro
gli
desta
nel
cervello
un
'
ebrezza
vivace
,
e
scrive
gaiamente
,
nascendogli
nella
fantasia
imagini
e
sgorgandogli
dalla
penna
frasi
inaspettate
.
Tutto
gli
pare
nuovo
e
bello
,
e
va
per
alquanti
giorni
in
quella
freschezza
d
'
intelletto
cogliendo
i
più
vivaci
fiori
della
sua
cronaca
.
Poi
comincia
una
siccità
dolorosa
.
I
pranzi
inaugurali
gli
fanno
indigestione
,
e
le
signore
nelle
feste
non
più
lo
guardano
con
quella
curiosità
paurosa
che
tanto
solletica
agli
esercenti
il
sacro
ministero
della
stampa
i
nervi
vanitosi
,
e
non
avendo
denari
per
pagar
la
carrozza
deve
andare
a
piedi
sino
alla
tipografia
.
Tosto
sopravviene
la
nausea
e
la
stanchezza
:
l
'
estensione
della
cronaca
diventa
il
più
vile
e
faticoso
d
'
ogni
mestiere
,
la
stamperia
una
caverna
dove
si
muore
soffocati
dal
caldo
e
avvelenati
dalle
emanazioni
del
piombo
,
il
cervello
si
rivolta
contro
la
tortura
della
procreazione
forzata
e
non
esprime
più
imagini
.
Come
fare
?
Si
ripescano
le
vecchie
frasi
e
se
ne
rivestono
le
osservazioni
nuove
;
e
in
quest
'
opera
ingrata
e
lenta
del
ritagliare
abiti
vecchi
passa
la
notte
,
e
tutto
l
'
organismo
del
cronista
si
abbandona
e
si
abbatte
nel
languore
di
un
tedio
infinito
.
Questo
è
accaduto
al
De
Amicis
.
Egli
,
passati
i
primi
bollori
,
pone
una
fatica
ineffabile
a
lucidare
sulla
carta
i
contorni
delle
cose
vedute
,
e
a
colorirli
per
modo
che
abbiano
una
qualunque
sembianza
di
vita
.
L
'
opera
sua
rassomiglia
a
quella
degli
alluminatori
d
'
iniziali
nei
codici
antichi
.
Non
intendo
dunque
quelli
che
vengono
a
parlare
di
vecchie
scuole
e
di
vecchie
tendenze
d
'
arte
.
Che
scuole
e
che
tendenze
d
'
arte
?
Al
De
Amicis
mancano
la
luce
e
il
calore
interiori
,
che
constituiscono
l
'
anima
o
la
tendenza
subbiettiva
d
'
uno
scrittore
.
Egli
è
un
giapponese
dell
'
arte
,
e
lavora
con
pazienza
meravigliosa
a
costruire
al
tornio
delle
sfere
concentriche
che
siano
una
nell
'
altra
.
Egli
anche
rassomiglia
a
quei
tanti
disgraziati
che
sono
dalle
necessità
della
vita
costretti
a
copiare
i
quadri
dei
grandi
maestri
.
Il
De
Amicis
copia
invece
dal
vero
,
dicono
,
se
bene
non
manca
qualche
visitatore
dei
paesi
descritti
da
lui
,
che
nega
;
ma
questo
non
monta
:
il
procedimento
d
'
arte
è
il
medesimo
.
Quanto
ai
risultati
Qui
certo
troverò
molti
contraditori
.
E
,
primo
fra
tutti
,
si
oppone
l
'
editore
,
il
quale
,
giudicando
dal
gran
numero
d
'
esemplari
che
dell
'
ultimo
libro
di
Edmondo
giornalmente
si
spacciano
,
conclude
alla
sua
eccellenza
;
poi
,
con
altri
argomenti
,
se
bene
non
di
tanto
peso
quanto
questo
,
altri
giungono
alla
medesima
deduzione
.
Or
io
non
voglio
entrare
nel
gusto
del
pubblico
,
il
quale
,
se
questi
libri
gli
piacciono
,
fa
bene
a
comprarli
,
e
neppure
voglio
andare
a
rintracciare
le
ragioni
di
tanto
favore
.
Il
pubblico
è
capriccioso
e
instabile
negli
odii
e
negli
amori
:
a
volte
lo
assale
un
volgar
desiderio
di
cibi
bestiali
,
e
ricerca
i
romanzacci
di
ladroneccio
e
d
'
omicidio
e
di
prostituzione
,
a
volte
,
invece
,
ha
bisogno
di
ritemprarsi
nelle
fresche
soavità
dell
'
idillio
,
e
predilige
le
tenui
espansioni
della
prosa
e
la
poesia
sentimentale
;
ora
è
infastidito
e
vuol
cose
che
lo
distraggano
dalla
noia
,
ora
pargli
d
'
aver
troppo
folleggiato
e
volentieri
piega
alle
letture
serie
che
gli
rinvigoriscono
l
'
intelletto
.
Non
si
può
dunque
tener
conto
dell
'
opinione
sua
,
tanto
più
che
ad
esso
sfuggono
certe
generali
ragioni
d
'
arte
,
le
quali
non
son
confinate
entro
le
pagine
d
'
un
determinato
libro
,
ma
si
espandono
maleficamente
intorno
.
Il
pubblico
dunque
si
compiace
di
questi
libri
del
De
Amicis
,
e
li
compra
:
a
me
,
lo
dico
francamente
,
recano
una
noia
ineffabile
.
Io
ho
letto
volentieri
i
men
dilettosi
scrittori
dell
'
antichità
,
Boezio
e
Seneca
,
Quintilliano
e
Isocrate
,
e
altri
che
non
occorre
di
nominare
per
non
fare
il
catalogo
delle
mie
letture
;
ma
di
questi
niuno
mi
ha
tanto
infastidito
,
quanto
il
De
Amicis
con
le
sue
narrazioni
di
viaggio
.
Quanto
alla
materia
,
esse
sono
affatto
inutili
,
poiché
non
occorre
di
aver
attraversata
la
Schelda
per
avvedersi
con
quanta
leggerezza
egli
scriva
della
pittura
fiamminga
,
per
citare
un
esempio
solo
.
E
poi
per
sé
stessa
la
narrazione
di
viaggio
,
quando
non
sia
studio
sociale
o
politico
,
è
una
poverissima
e
vilissima
materia
d
'
arte
.
Tutta
la
virtù
dovrebbe
dunque
star
nella
forma
;
e
infatti
Teofilo
Gautier
e
gli
altri
minori
artisti
francesi
che
hanno
additata
la
via
ad
Edmondo
,
riposero
nella
forma
tutta
l
'
eccellenza
dell
'
arte
,
e
accarezzarono
la
parola
con
la
medesima
perfezione
di
cesello
con
la
quale
il
Cellini
trattò
i
metalli
e
le
margarite
.
Ma
Edmondo
?
Ahimè
,
non
dite
,
se
avete
pietà
dell
'
arte
,
ch
'
egli
sia
un
orafo
dello
stile
!
Non
ripetete
questo
luogo
comune
,
che
è
una
bestemmia
.
Del
suo
periodo
ho
fatto
or
ora
l
'
analisi
chimica
;
e
ho
mostrato
com
'
esso
sia
una
conseguenza
della
scarsa
forza
imaginosa
.
Leggendo
qualche
pagina
del
De
Amicis
,
a
seconda
del
libro
provo
una
sensazione
diversa
:
mi
par
di
sentire
un
trotto
di
bersaglieri
in
marcia
,
o
di
camelli
uscenti
da
Tangeri
,
o
di
asinelli
accorrenti
al
forte
di
Fenestrelle
:
sempre
però
un
trotterello
serrato
di
proposizioni
che
si
rincorrono
affannosamente
senza
potersi
raggiungere
mai
.
È
questa
l
'
oreficeria
?
StampaPeriodica ,
Nel
dicembre
del
1826
il
Foscolo
scriveva
a
Liverpool
ad
un
amico
,
il
quale
s
'
era
proposto
d
'
andare
a
Londra
a
fargli
una
visita
:
«
Il
mio
consiglio
sarebbe
che
non
veniste
a
trovarmi
,
perché
sono
in
molto
misero
stato
,
e
la
mia
vista
vi
affliggerebbe
»
.
Egli
era
davvero
in
molto
misero
stato
,
tanto
misero
,
che
senza
il
soccorso
di
un
generoso
amico
sarebbe
forse
,
come
egli
stesso
dice
in
una
di
queste
lettere
,
morto
qualche
mese
innanzi
.
Morì
invece
nel
settembre
dell
'
anno
di
poi
;
e
le
privazioni
e
i
dolori
degli
ultimi
quattro
anni
affrettarono
probabilmente
,
se
non
produssero
,
la
morte
.
Accade
non
di
rado
che
intorno
agli
uomini
straordinari
d
'
animo
e
d
'
ingegno
si
formino
come
due
partiti
opposti
,
il
partito
degli
ammiratori
ad
ogni
costo
,
e
quello
di
coloro
che
,
con
la
scusa
di
manifestare
la
verità
,
nascosta
o
travisata
dagli
altri
,
insistono
con
una
specie
di
compiacenza
sulle
debolezze
e
gli
errori
.
Oggimai
tutti
quelli
che
studiano
senza
secondi
fini
sono
d
'
accordo
in
ciò
,
che
la
verità
si
deve
sempre
a
tutti
ed
in
tutto
,
e
che
la
vita
degli
uomini
grandi
,
se
s
'
ha
da
scriverla
,
s
'
ha
da
scriverla
quale
dallo
studio
diligente
e
spassionato
dei
fatti
risulta
che
fu
.
L
'
idea
che
gli
uomini
,
ai
quali
toccò
in
sorte
una
particella
maggiore
di
divinità
,
non
abbiano
da
avere
con
sé
niente
di
quel
d
'
Adamo
,
o
che
almeno
giovi
rappresentarli
come
se
tali
fossero
stati
,
è
una
idea
che
non
cammina
più
:
la
realtà
ha
finito
di
roderle
in
questi
ultimi
anni
le
gambe
.
Se
non
ci
scandalizziamo
troppo
di
tanti
vizi
di
tanta
gente
volgare
,
o
che
la
ricchezza
soltanto
distingue
dal
volgo
,
perché
vorremo
meravigliarci
o
sdegnarci
degli
errori
di
coloro
che
compensano
con
molte
nobili
qualità
le
loro
debolezze
?
E
queste
debolezze
hanno
spesso
così
profonda
radice
nell
'
animo
di
chi
le
possiede
,
sono
così
intimamente
connesse
con
tutte
le
facoltà
di
lui
,
che
,
tacendone
,
non
si
spiegherebbe
interamente
l
'
uomo
.
Si
può
dunque
,
e
si
deve
,
parlare
;
ma
con
reverente
indulgenza
:
parlarne
altrimenti
è
indizio
d
'
animo
gretto
o
maligno
.
Gli
uomini
grandi
,
tanto
non
sono
esenti
dalle
debolezze
della
natura
umana
,
che
il
più
delle
volte
si
cercano
invano
in
essi
alcune
di
quelle
umili
virtù
,
che
molti
uomini
anche
volgari
possiedono
,
e
che
sono
la
guida
più
sicura
alla
tranquilla
felicità
della
vita
.
Perciò
forse
principalmente
è
vera
quella
sentenza
del
Leopardi
,
che
alla
grandezza
dell
'
ingegno
va
spesso
congiunta
la
infelicità
;
benché
egli
la
sostenesse
con
intendimenti
diversi
e
per
diverse
ragioni
.
Al
Foscolo
mancò
,
fra
le
altre
,
la
virtù
di
sottomettere
ai
consigli
della
prudenza
il
sodisfacimento
dei
propri
desidèri
.
Quel
savio
dettato
popolare
:
«
Bisogna
fare
il
passo
secondo
la
gamba
»
,
che
ha
fatto
e
fa
la
contentezza
di
tanta
buona
gente
,
si
direbbe
che
fu
da
lui
perfettamente
ignorato
.
Se
lo
conobbe
,
e
si
provò
a
metterlo
in
pratica
,
non
gli
riuscì
:
la
volontà
,
per
quanto
forte
,
non
bastò
a
vincere
l
'
inclinazione
naturale
.
Egli
,
che
in
tempo
di
guerra
avea
saputo
sopportare
con
sereno
animo
le
fatiche
e
privazioni
più
dure
della
milizia
,
non
sapeva
,
ridottosi
nella
pacifica
vita
di
letterato
e
di
professore
a
Milano
e
a
Pavia
,
adattarsi
a
vivere
in
quella
modesta
condizione
che
i
suoi
guadagni
gli
consentivano
:
egli
,
che
esulando
nella
Svizzera
,
con
una
salute
già
mezzo
rovinata
,
s
'
era
messo
tranquillamente
a
pericolo
di
patire
la
fame
ed
il
freddo
,
avea
nei
tempi
ordinari
bisogno
delle
sue
stufe
,
de
'
suoi
tappeti
,
delle
sue
elegantissime
tazze
di
porcellana
,
della
sua
cara
e
fida
teiera
nera
,
senza
la
quale
gli
pareva
di
non
poter
fare
colazione
.
Arrivato
a
Londra
con
pochi
denari
,
bisognoso
di
guadagnare
per
vivere
,
e
sempre
incerto
della
domani
,
non
sapeva
,
passando
davanti
al
negozio
di
un
orefice
o
di
un
ebanista
,
resistere
alla
tentazione
di
comprare
un
oggetto
d
'
arte
o
un
bel
mobile
.
In
un
gran
fascio
di
conti
,
ricevute
,
cambiali
,
e
altre
carte
d
'
interessi
privati
,
ch
'
io
mi
son
preso
la
cura
di
esaminare
a
una
a
una
(
e
mentre
le
sfogliavo
,
esse
mi
venìan
raccontando
una
lunga
storia
di
piaceri
e
di
dolori
,
di
sodisfazioni
e
d
'
umiliazioni
,
di
speranze
e
di
disinganni
,
di
propositi
fatti
e
non
mantenuti
,
d
'
ansie
,
di
paure
,
di
pentimenti
,
che
travagliarono
i
primi
sei
anni
,
pur
i
meno
infelici
,
della
vita
del
Foscolo
in
Inghilterra
)
,
in
cotesto
fascio
di
carte
,
dove
fra
le
note
del
carbonaio
e
del
barbiere
,
della
stiratrice
e
del
calzolaio
,
stanno
il
catalogo
dei
libri
e
l
'
inventario
dei
mobili
del
Digamma
cottage
venduti
all
'
incanto
,
c
'
è
una
fattura
del
gioielliere
Wells
in
data
del
20
giugno
1818
,
quietanzata
,
per
un
servizio
da
tavola
in
argento
del
valore
di
lire
1600;
c
'
è
una
ricevuta
,
in
data
dello
stesso
giorno
,
di
un
negoziante
di
mobili
,
per
lire
550
,
prezzo
di
una
tavola
e
di
tre
sedie
;
ci
sono
due
ricevute
,
una
dello
stesso
giorno
,
una
di
tre
giorni
avanti
,
per
oltre
seicento
lire
di
biancheria
;
c
'
è
una
fattura
del
4
giugno
per
una
sedia
da
viaggio
,
del
prezzo
di
lire
cinquecento
.
Il
Foscolo
faceva
tutte
queste
spese
per
una
villetta
che
aveva
presa
in
affitto
a
Moulsey
,
in
una
incantevole
posizione
,
tanto
incantevole
che
gli
permetteva
il
lusso
di
regalare
a
'
suoi
amici
l
'
uva
colta
da
una
vite
che
adornava
le
muraglie
esterne
della
casa
.
Le
sole
spese
accennate
da
me
,
fatte
tutte
nello
stesso
mese
di
giugno
,
anzi
quasi
tutte
nello
stesso
giorno
,
superano
le
tremila
lire
,
e
lasciano
facilmente
indovinare
che
dovettero
essere
accompagnate
e
seguìte
da
molte
altre
.
Naturalmente
,
comprata
la
carrozza
,
ci
volle
il
cavallo
;
comprato
il
cavallo
,
ci
volle
il
cocchiere
;
de
'
quali
Ugo
aveva
veramente
bisogno
,
perché
,
ritiratosi
in
campagna
per
aver
più
quiete
e
agio
da
lavorare
,
gli
occorreva
recarsi
spesso
in
città
,
dove
lo
chiamavano
gli
amici
e
gli
affari
,
e
dove
aveva
perciò
seguitato
a
tener
un
quartierino
mobiliato
in
Woodstock
street
.
Non
più
che
tre
mesi
innanzi
dal
tempo
di
quelle
spese
per
la
villa
,
nel
marzo
del
1818
,
egli
terminava
una
lettera
alla
Quirina
Magiotti
con
queste
parole
:
«
Le
forze
mancano
:
il
tempo
passa
;
e
s
'
io
non
provvedo
,
la
miseria
può
condurmi
da
un
'
ora
all
'
altra
all
'
infamia
»
.
E
quasi
tutte
le
lettere
che
dopo
il
suo
arrivo
in
Inghilterra
avea
scritte
fino
allora
in
Italia
erano
piene
del
racconto
delle
sue
miserie
.
Qual
radicale
cambiamento
era
nello
spazio
di
soli
tre
mesi
avvenuto
nella
sua
condizione
?
Tutto
il
cambiamento
era
questo
:
l
'
Edinburgh
Review
avea
pubblicato
un
suo
articolo
,
e
glie
lo
avea
pagato
profumatamente
,
32
lire
sterline
per
ogni
sedici
pagine
,
invece
delle
15
lire
che
usava
pagare
agli
altri
.
L
'
articolo
era
stato
lodatissimo
.
Oltre
ciò
egli
avea
fissato
alcun
lavori
con
l
'
Hobhouse
,
il
quale
gli
avea
anticipato
,
un
po
'
in
conto
di
quei
lavori
,
un
po
'
a
titolo
di
prestito
,
qualche
somma
,
e
gli
avea
dato
speranza
di
altre
simili
anticipazioni
.
Questa
,
dico
,
tutta
la
realtà
del
cambiamento
:
ma
questa
povera
realtà
si
strascicava
dietro
una
coda
di
aurei
sogni
infinita
.
Ecco
la
coda
.
Giacché
le
Riviste
lo
pagavano
sì
bene
,
egli
stabilì
,
cioè
s
'
immaginò
,
che
avrebbe
dato
all
'
Edinburgh
e
alla
Quarterly
Review
otto
articoli
l
'
anno
,
i
quali
gli
avrebbero
portato
un
guadagno
sicuro
di
quattrocento
sterline
nette
,
quanto
gli
ci
voleva
appunto
per
vivere
.
Provveduto
al
vivere
quotidiano
,
bisognava
pensare
alle
eventualità
del
futuro
.
Egli
però
(
ecco
il
séguito
della
coda
)
avea
proposto
ad
alcuni
librai
il
disegno
di
pubblicare
in
trentasei
volumetti
alcuni
classici
italiani
illustrati
da
lui
;
e
i
librai
lo
aveano
assicurato
che
,
trovandosi
,
come
pareva
probabile
,
un
migliaio
di
compratori
,
avrebbe
ritratto
dal
suo
lavoro
,
nei
quattro
o
cinque
anni
che
ci
volevano
per
compierlo
,
un
capitale
almeno
di
diecimila
sterline
.
L
'
uomo
,
se
anche
per
natura
incredulo
e
dubitante
,
è
sempre
disposto
a
credere
le
cose
che
gli
fa
piacere
e
bisogno
che
avvengano
;
salvo
poi
,
se
non
avvengono
,
a
disperarsi
e
pigliarsela
con
gli
uomini
e
col
destino
.
Quei
calcoli
di
guadagno
si
disegnavano
alla
bella
prima
nella
mente
del
Foscolo
come
tanto
matematicamente
esatti
e
sicuri
,
ch
'
egli
non
dubitava
di
annunziare
agli
amici
e
ai
parenti
la
sua
mutata
fortuna
,
e
credeva
,
in
bonissima
fede
,
io
avviso
,
di
potere
spendere
anticipatamente
senza
nessun
pericolo
una
parte
di
quel
guadagno
.
Non
già
che
prima
e
dopo
questo
brevissimo
sogno
dorato
egli
conducesse
in
Inghilterra
una
vita
molto
economica
;
ma
,
prima
almeno
,
non
spendeva
,
credo
,
con
tanto
allegra
sicurezza
.
Le
notizie
della
sua
poco
economica
vita
arrivavano
fino
dai
primi
tempi
in
Italia
,
esagerate
forse
,
come
accade
,
e
forse
contrastanti
col
racconto
delle
miserie
portato
dalle
sue
lettere
.
Giulio
,
il
suo
buon
fratello
,
che
gli
avea
procacciato
il
danaro
col
quale
condursi
a
Londra
e
mantenercisi
qualche
tempo
,
che
vedea
passare
i
mesi
senza
che
Ugo
paresse
rammentarsi
degl
'
impegni
lasciati
in
Italia
,
Giulio
,
che
lo
conoscea
troppo
bene
,
che
avea
veduto
co
'
propri
occhi
a
Milano
e
a
Pavia
la
vita
di
lui
,
gli
scrisse
nel
giugno
del
1817
:
«
Da
molte
persone
ti
sento
a
Londra
e
onorato
e
con
molti
mezzi
da
far
danaro
.
Da
te
non
so
né
liete
,
né
tristi
nuove
;
però
ne
scrivesti
di
lacrimevoli
a
Firenze
.
A
settembre
finisce
l
'
affitto
della
casa
,
pagato
fino
ad
ora
dal
signor
Spiridione
Naranzi
,
il
quale
si
mostrò
e
nell
'
occasione
della
malattia
e
per
le
spese
del
funerale
buon
amico
e
affezionato
parente
.
Penso
che
la
sorella
potrà
ristringersi
in
due
stanze
,
e
la
spesa
della
pigione
sarà
assai
minore
;
e
penso
che
anche
per
la
pensione
tu
potrai
in
parte
essere
alleggerito
,
a
meno
che
la
fortuna
tua
,
e
più
che
la
fortuna
il
tuo
sistema
di
vita
ti
permetta
di
far
pagare
i
dieciotto
napoleoni
al
mese
.
Per
conto
mio
ho
mandato
e
manderò
finché
potrò
la
stessa
pensione
,
sebbene
mi
sia
di
sommo
peso
,
e
tale
da
obbligarmi
a
privazioni
dolorosissime
;
ma
mi
sostiene
il
conforto
di
non
avermi
nulla
a
rimproverare
,
e
trovo
nello
stesso
sacrifizio
molta
dolcezza
.
Se
le
letture
letterarie
che
tu
farai
,
se
la
ristampa
delle
tue
opere
,
o
la
pubblicazione
di
qualche
nuova
,
ti
mettono
in
istato
di
possedere
qualche
somma
,
non
trascurare
per
carità
,
fratel
mio
,
di
spedire
del
danaro
a
Visconti
.
Non
ti
nasconderò
che
siffatto
pensiero
è
un
chiodo
ognor
fitto
nel
cuore
;
sì
perché
conosco
la
situazione
dell
'
amico
,
e
sì
anche
perché
un
poco
d
'
amor
proprio
mi
lacera
,
che
gli
stranieri
faccian
tanto
per
mantenere
la
nostra
famiglia
»
.
Non
era
questa
la
prima
volta
che
Giulio
scriveva
in
tono
di
amorevole
rimprovero
ad
Ugo
.
Il
primo
febbraio
dell
'
anno
stesso
gli
avea
scritto
una
lettera
di
lamento
molto
più
amaro
.
«
T
'
incalzi
,
gli
diceva
,
l
'
idea
degli
obblighi
tuoi
verso
Visconti
,
come
mi
tien
sollecito
il
timore
ch
'
ei
resti
scoperto
in
una
somma
consacrata
con
tanta
generosità
e
con
tanti
sacrifizi
per
la
migliore
delle
azioni
.
E
sai
tu
perch
'
io
tremo
?
Non
è
perch
'
io
dubiti
che
ti
manchi
volontà
,
o
danaro
,
ma
bensì
perché
ti
manca
economia
e
quell
'
assieme
d
'
idee
indispensabili
per
avanzarti
i
mezzi
necessari
e
pòrti
la
calma
nel
seno
col
disimpegno
de
'
tuoi
doveri
.
Non
ti
adirare
con
queste
verità
;
è
il
fratel
tuo
che
ti
parla
,
che
ti
ama
più
di
sé
stesso
e
che
ti
difende
costantemente
contro
tutti
quelli
che
tentano
intaccare
la
tua
delicatezza
;
ma
io
come
tuo
verace
amico
devo
scoprirti
con
verità
i
difetti
tuoi
,
se
parmi
che
tu
ne
abbia
,
e
tu
devi
correggerti
,
se
trovi
le
mie
ragioni
giuste
»
.
Chi
conosce
l
'
animo
altiero
d
'
Ugo
,
chi
sa
come
egli
amava
la
famiglia
,
s
'
immagina
facilmente
che
queste
lettere
del
fratello
dovettero
essergli
peggio
che
coltellate
.
Le
punte
di
quei
rimproveri
dovettero
penetrargli
tanto
più
a
fondo
nel
cuore
,
quanto
i
rimproveri
erano
più
amorevoli
,
e
,
in
parte
almeno
,
meritati
.
Ugo
passò
dei
giorni
ben
tristi
,
e
credo
non
ebbe
pace
finché
non
riuscì
a
trovare
e
mandare
il
denaro
che
dovea
.
Egli
era
allora
in
cattivissime
condizioni
economiche
;
ma
non
gli
mancò
l
'
aiuto
degli
ammiratori
ed
amici
.
Lord
Guilford
gli
scriveva
il
7
di
giugno
,
inviandogli
una
somma
di
danaro
,
e
pregandolo
di
rivolgersi
a
lui
nei
suoi
bisogni
.
«
La
tenuità
dell
'
acchiusa
somma
,
diceva
,
Le
proverà
che
non
voglio
abusare
della
sua
confidenza
»
.
Il
22
settembre
Lady
Westmoreland
lo
pregava
molto
delicatamente
e
cortesemente
di
accettarla
come
banchiera
per
la
piccola
somma
di
cinquanta
lire
sterline
:
«
C
'
est
possible
egli
scriveva
que
même
la
petite
somme
de
50
L
.
pourra
vous
être
utile
et
vous
débarrasser
de
quelques
personnes
aux
arrangements
qui
pourraiet
entraîner
plus
de
dépense
.
Pardonnez
donc
la
liberté
que
je
prends
et
attribuez
-
la
à
ma
franchise
naturelle
»
.
Nello
stesso
mese
un
amico
,
che
firmava
con
le
sole
iniziali
R.U.
,
lo
avvertiva
che
i
banchieri
Hoskins
avevano
accettato
di
negoziare
una
sua
cambiale
,
e
chiudeva
la
lettera
facendogli
coraggio
:
«
Chassez
le
chagrin
:
luttez
avec
plus
d
'
énergie
pour
vaincre
la
mauvaise
fortune
.
Tu
ne
cede
malis
Je
m
'
occuperai
de
votre
affaire
,
mais
en
même
temps
fiez
-
vous
à
vous
-
même
»
.
Quando
Ugo
fosse
in
grado
di
mandare
in
Italia
i
denari
pei
quali
Giulio
lo
sollecitava
,
non
saprei
dire
;
ma
che
li
mandò
non
più
tardi
della
prima
metà
del
1818
si
capisce
da
una
lettera
di
Giulio
stesso
dell
'
agosto
di
quell
'
anno
,
con
la
quale
si
rallegrava
col
fratello
della
sua
buona
fortuna
.
Sopra
che
fragili
fondamenta
questa
buona
fortuna
posasse
lo
abbiam
veduto
;
e
il
Foscolo
non
tardò
molto
ad
accorgersi
che
aveva
sognato
.
In
una
lettera
alla
Quirina
Magiotti
in
data
del
20
settembre
,
posteriore
cioè
di
soli
quattro
mesi
all
'
annunzio
che
avea
dato
anche
a
lei
delle
sue
mutate
condizioni
economiche
,
si
comincia
a
sentire
già
lo
sconforto
.
«
Il
mio
stato
apparente
,
le
scrive
,
è
quale
gli
amici
miei
vorrebbero
che
fosse
in
sostanza
;
ed
ho
dovuto
assumerlo
,
perché
qui
l
'
aspetto
e
il
sospetto
di
povertà
basta
a
farti
bandire
da
ogni
commercio
sociale
e
mercantile
.
E
se
i
librai
che
hanno
fatto
meco
il
contratto
dei
Classici
italiani
avessero
mai
pensato
che
io
non
lavoro
che
per
bisogno
,
mi
avrebbero
offerto
pochissimo
;
o
piuttosto
non
avrebbero
voluto
aver
che
fare
con
me
.
Il
segreto
del
vantaggiosissimo
contratto
fatto
sta
tutto
nella
certezza
in
cui
i
librai
sono
,
che
,
vivendomi
io
co
'
ricchi
,
ed
in
case
di
grandi
ricchi
,
i
ricchi
e
i
grandi
compreranno
e
faranno
comprare
le
cose
stampate
col
nome
mio
Dacché
ho
dovuto
essere
in
commercio
coi
librai
(
alcuni
de
'
quali
,
e
specialmente
uno
col
quale
ho
più
che
fare
,
vivono
alla
Rinuccini
e
alla
Corsini
)
,
mi
è
convenuto
fare
l
'
estremo
del
mio
potere
,
ed
anche
del
mio
non
-
potere
,
perché
essi
vedano
e
possano
affermare
come
trattano
con
un
autore
gentiluomo
Or
io
,
parte
per
saldare
alcuni
debiti
fatti
,
e
parte
per
l
'
avvenire
,
sto
angosciandomi
dì
e
notte
col
cuore
,
temendo
di
non
potere
far
presto
,
e
travagliando
con
la
mente
e
la
penna
»
.
Il
Foscolo
sentiva
il
bisogno
di
giustificarsi
agli
altri
,
e
più
che
agli
altri
a
sé
stesso
,
del
lusso
col
quale
viveva
;
ma
l
'
idea
che
quel
lusso
fosse
necessario
per
trovar
lavoro
e
guadagno
era
,
se
non
interamente
falsa
,
per
lo
meno
esagerata
.
Bisognerebbe
conoscere
poco
la
natura
umana
in
generale
,
e
quella
del
Foscolo
in
particolare
,
per
non
accogliere
almeno
il
dubbio
che
cotesta
falsa
idea
,
dalla
quale
derivarono
tutti
i
guai
e
le
miserie
ultime
,
veramente
grandi
,
del
povero
Ugo
,
non
gli
fosse
,
direi
quasi
,
suggerita
dalla
inclinazione
sua
,
che
lo
portava
ad
amare
la
compagnia
,
le
usanze
e
la
vita
dei
grandi
.
E
vivendo
coi
ricchi
e
coi
grandi
il
suo
carattere
altiero
lo
portava
naturalmente
a
non
voler
parere
da
meno
di
loro
.
Questa
era
una
debolezza
;
ma
chi
può
fargliene
rimprovero
,
quando
si
pensa
che
egli
solo
ne
portò
la
pena
(
e
qual
pena
!
)
,
e
che
senza
la
fonte
di
quella
debolezza
,
egli
forse
non
avrebbe
compiuto
tante
altre
azioni
belle
e
magnanime
?
Alla
fine
dell
'
anno
1818
il
sogno
di
miglior
fortuna
sognato
dal
Foscolo
era
compiutamente
dileguato
.
Fidando
troppo
sull
'
aiuto
dell
'
Hobhouse
e
sui
guadagni
che
sperava
fare
lavorando
per
lui
,
egli
aveva
(
scrive
alla
Magiotti
)
tralasciato
di
fare
articoli
per
le
riviste
,
e
avea
sospeso
l
'
edizione
del
primo
volume
dei
classici
(
benché
non
risulta
che
avesse
trovato
gli
associati
che
ci
voleano
per
cominciarla
)
;
e
quando
l
'
Hobhouse
,
impigliatosi
nelle
gravi
spese
di
una
elezione
politica
,
si
trovò
costretto
a
diminuire
le
somministrazioni
di
denaro
che
gli
faceva
e
a
modificare
le
sue
prime
proposte
circa
il
lavoro
da
compiere
insieme
,
il
povero
Ugo
si
trovò
in
grande
imbarazzo
,
e
dové
,
fra
le
altre
cose
,
abbandonare
la
sua
villetta
di
Moulsey
.
«
Lasciai
,
scrive
alla
Quirina
,
la
mia
casetta
di
campagna
,
di
cui
per
altro
pago
tuttavia
la
pigione
;
ma
non
ho
spese
domestiche
,
né
necessità
di
calessetto
e
cavallo
,
né
imposte
.
Vivo
alla
meglio
in
due
stanzette
mobiliate
in
Woodstock
street
,
e
che
dianzi
non
mi
serviranno
che
per
dormire
quando
ci
veniva
Oramai
il
mio
carattere
fa
perdonare
anche
dagl
'
lnglesi
alla
mia
povertà
»
.
Il
povero
Foscolo
(
diciamo
le
cose
crudamente
come
sono
)
non
avea
proprio
testa
per
il
governo
di
una
famiglia
,
fosse
pure
la
più
semplice
possibile
,
composta
cioè
,
come
la
sua
,
di
un
solo
individuo
.
C
'
è
d
'
altra
parte
tante
brave
persone
che
hanno
testa
da
ciò
,
ma
non
sanno
scrivere
un
solo
verso
come
quello
dei
Sepolcri
,
che
sarebbe
ingiusto
pigliarsela
troppo
con
la
natura
perché
non
sempre
riesce
a
fate
che
i
buoni
poeti
sieno
buoni
amministratori
:
ad
ogni
modo
chi
avrebbe
ragione
di
pigliarsela
sarebbero
i
poeti
stessi
,
sopra
i
quali
ricade
tutto
il
danno
del
non
possedere
quella
qualità
.
Il
Foscolo
dunque
era
uno
di
questi
infelici
.
A
considerare
le
corbellerie
che
faceva
,
e
i
guai
che
si
tirava
addosso
,
si
prova
quasi
un
senso
di
compassione
.
Scriveva
,
come
abbiamo
visto
,
che
per
mantenersi
a
Londra
gli
bastavano
diecimila
lire
l
'
anno
(
le
quali
,
se
non
eran
molto
,
non
erano
neanche
pochissimo
)
;
e
,
pagando
la
pigione
di
un
quartiere
mobiliato
in
città
,
spendeva
duemila
cento
lire
per
l
'
affitto
di
una
villa
,
spendeva
in
pochi
giorni
più
di
tremila
lire
per
alcuni
oggetti
di
arredamento
.
Credeva
e
diceva
,
ciò
non
ostante
,
di
essersi
ritirato
in
campagna
anche
per
economia
;
e
poi
per
economia
tornava
,
come
abbiam
visto
,
dalla
campagna
in
città
:
tornava
in
città
per
risparmiare
,
fra
le
altre
,
la
spesa
di
mantenimento
del
cavallo
,
e
comprava
un
cavallo
proprio
alla
vigilia
di
lasciare
la
campagna
.
S
'
era
fatto
costruire
una
rimessa
,
avea
comprato
il
calesse
;
e
dal
4
giugno
al
1°
dicembre
spendeva
350
lire
per
nolo
di
vetture
.
Un
savio
e
grasso
borghese
,
la
cui
amministrazione
vada
,
per
sua
fortuna
,
come
un
orologio
,
e
che
,
per
sua
fortuna
,
non
abbia
mai
letto
i
Sepolcri
né
udito
pronunziare
il
nome
di
Ugo
Foscolo
,
a
sentir
queste
cose
proromperebbe
:
Ma
che
razza
d
'
imbecille
era
costui
?
Ecco
uno
dei
benefizi
dell
'
essere
poeti
.
Le
ultime
parole
da
me
riferite
nella
lettera
alla
Magiotti
lascerebbero
supporre
che
il
Foscolo
,
tornando
in
città
,
avesse
introdotto
un
radicale
cambiamento
nel
suo
sistema
di
vita
.
Pur
troppo
non
era
così
.
Glie
ne
sarà
forse
balenata
l
'
intenzione
,
si
sarà
forse
anche
provato
a
metterla
in
atto
;
ma
la
volontà
non
gli
bastò
.
E
l
'
occasione
non
si
porgeva
davvero
troppo
favorevole
.
Era
quello
il
tempo
che
avea
cominciato
a
frequentare
assiduamente
la
famiglia
Russell
e
ad
innamorarsi
di
Carolina
.
Alla
naturale
inclinazione
,
rafforzata
dalla
consuetudine
si
aggiungeva
quindi
una
ragione
di
più
per
non
ritirarsi
dalla
società
in
mezzo
alla
quale
avea
fino
allora
vissuto
.
E
il
rimanere
in
cotesta
società
voleva
dire
mantenersi
nella
necessità
di
menare
una
vita
superiore
alle
sue
entrate
.
Le
lettere
d
'
Inglesi
a
Foscolo
inedite
e
i
documenti
concernenti
gl
'
interessi
privati
confermano
queste
induzioni
.
E
disgraziatamente
le
confermano
i
fatti
.
Anzi
,
il
Foscolo
non
era
ancora
arrivato
al
punto
culminante
delle
spese
eccessive
e
inconsiderate
.
Ci
arrivò
,
come
è
noto
,
nel
1822
,
quando
gli
venne
l
'
idea
di
fabbricare
.
La
incapacità
negli
affari
,
la
passione
per
ciò
che
chiamasi
confortabile
,
e
il
gusto
dell
'
artista
congiurarono
in
ciò
alla
sua
totale
rovina
.
È
singolare
,
incredibile
quasi
,
la
tranquilla
sicurezza
con
la
quale
egli
parla
a
Lady
Dacre
del
contratto
da
lui
conchiuso
per
la
costruzione
della
sua
casa
.
Il
Foscolo
pare
un
uomo
seduto
sopra
un
barile
di
polvere
,
al
quale
appicca
tranquillamente
il
fuoco
da
sé
.
Quella
casa
di
cui
aveva
fatto
egli
stesso
il
disegno
,
che
adornava
e
mobiliava
con
la
eleganza
di
un
artista
,
quella
casa
che
doveva
essere
e
fu
l
'
amor
suo
,
che
doveva
essere
e
non
fu
l
'
asilo
della
sua
vecchiezza
,
quella
casa
egli
non
doveva
abitarla
tranquillamente
neppure
un
anno
:
che
dico
?
neppure
un
mese
.
Chiunque
altri
avrebbe
saputo
ciò
avanti
di
far
gittare
la
prima
pietra
,
e
si
sarebbe
quindi
astenuto
dal
farla
gittare
.
La
casa
non
era
,
si
può
dire
,
finita
,
il
Foscolo
non
avea
cominciato
ad
abitarla
,
che
i
creditori
gli
furono
addosso
.
La
lettera
con
la
quale
parla
a
Lady
Dacre
del
contratto
è
del
marzo
1822;
e
nel
dicembre
egli
si
trovava
già
in
tali
angustie
per
la
impossibilità
di
far
fronte
a
'
suoi
impegni
,
che
pensò
di
aprirsene
a
quella
egregia
donna
e
al
marito
di
lei
,
chiedendo
loro
consiglio
sui
vari
modi
che
stava
escogitando
per
far
quattrini
.
Fra
cotesti
modi
c
'
era
quello
di
mettersi
a
dare
lezioni
private
.
Quando
in
cospetto
di
un
uomo
disgraziato
(
altri
dica
pure
,
disgraziato
per
colpa
sua
:
e
chi
,
a
questo
mondo
,
non
è
,
un
po
'
più
o
un
po
'
meno
,
l
'
artefice
della
propria
disgrazia
?
)
,
quando
in
cospetto
di
un
uomo
disgraziato
si
vede
un
'
anima
generosa
,
che
mostra
di
saperlo
intendere
e
compatire
,
che
sa
consolarlo
con
nobili
parole
,
le
quali
in
certi
casi
valgono
meglio
d
'
ogni
moneta
,
quelle
poche
volte
che
ciò
accade
,
un
galantuomo
si
sente
allargare
il
cuore
,
e
prova
una
certa
compiacenza
di
appartenere
al
genere
umano
.
Di
questa
compiacenza
noi
andiamo
debitori
a
Lady
Dacre
,
e
ci
è
largo
compenso
al
disgusto
che
proviamo
ripensando
la
crudele
leggerezza
e
la
severità
ingenerosa
con
la
quale
parlarono
del
Foscolo
il
Pecchio
ed
il
Tommaseo
.
Poiché
la
contemplazione
delle
nobili
idee
fa
bene
al
cuore
,
rileggiamo
qualche
passo
della
lettera
che
quella
gentil
donna
rispondeva
al
povero
Ugo
.
«
Povero
Foscolo
!
Votre
lettre
me
fait
beaucoup
de
peine
.
On
pourrait
blâmer
votre
imprudence
,
mais
cela
ne
guérirait
pas
le
mal
.
Lord
Dacre
,
qui
a
étudié
la
loi
dans
sa
jeunesse
,
aurait
pu
vous
donner
de
meilleurs
conseils
;
le
génie
ne
vaut
rien
pour
les
affaires
de
ce
bas
-
monde
.
Du
reste
ne
croyez
pas
que
le
parti
que
vous
voulez
prendre
(
quello
di
dare
lezioni
)
puisse
vous
rabaisser
dans
l
'
estime
de
ceux
dont
l
'
estime
vaille
quelque
chose
Vous
serez
toujours
Ugo
Foscolo
quand
on
vous
trouverait
labourant
la
terre
,
ou
raccommodant
vos
souliers
.
.
Nous
autres
femmelettes
qui
sommes
composées
de
gazes
et
de
rubans
,
et
dont
les
titres
sont
des
voitures
et
de
jolis
meubles
,
si
nous
perdons
tout
cela
,
nous
sommes
anéanties
.
Il
n
'
est
pas
ainsi
des
hommes
qui
se
sont
distingués
[
]
Mon
pauvre
Foscolo
,
ne
perdez
pas
courage
,
mais
ne
bâtissez
plus
de
maisons
Le
malheur
est
que
pour
vivre
il
faut
écrire
pour
les
ignorants
et
les
frivoles
;
pour
se
survivre
il
faut
écrire
pour
les
savants
et
les
sérieux
;
c
'
est
-
à
-
dire
que
pour
se
survivre
il
faut
mourir
de
faim
»
.
Chi
non
avrebbe
baciata
volentieri
la
mano
che
vergò
queste
nobili
parole
?
E
quanti
altri
,
non
dico
solamente
donne
,
ma
uomini
,
sono
capaci
di
sentire
e
di
esprimere
così
schiettamente
e
altamente
,
senza
nessuna
smorfia
,
senza
nessun
falso
sentimentalismo
,
la
compassione
e
il
rispetto
che
ispirano
le
sciagure
e
le
debolezze
di
un
animo
grande
?
Alle
generose
parole
seguirono
i
fatti
.
Lady
Dacre
suggerì
,
com
'
è
noto
,
al
Foscolo
di
dare
un
corso
di
lezioni
di
letteratura
italiana
,
e
si
adoperò
a
trovar
soscrittori
.
Il
corso
fruttò
,
al
dire
del
Foscolo
stesso
,
un
migliaio
circa
di
lire
sterline
;
le
quali
,
secondo
lui
,
avrebbero
dovuto
bastare
a
sanar
le
sue
piaghe
;
ma
non
bastarono
.
Egli
aveva
detto
a
Lord
Dacre
che
i
suoi
debiti
ascendevano
a
lire
600;
forse
non
pensando
che
ai
più
vicini
ed
urgenti
,
e
parendogli
che
il
termine
dei
più
lontani
non
dovesse
arrivar
mai
.
O
forse
la
sua
inesperienza
e
la
sua
passione
lo
trascinavano
e
l
'
accecavano
;
e
,
pagati
quei
debiti
,
ne
fece
degli
altri
,
fidando
al
solito
sopra
entrate
e
guadagni
che
poi
mancarono
.
Il
26
marzo
1823
scriveva
ad
un
amico
:
«
Ho
avuto
due
giorni
fa
la
soddisfazione
di
aggiustare
i
miei
conti
col
signor
G
.
,
e
,
grazie
al
cielo
,
il
banchiere
è
pagato
.
Ier
sera
mi
riuscì
di
sistemare
definitivamente
il
livello
delle
due
case
;
così
finalmente
si
chiude
il
lungo
capitolo
de
'
guai
che
per
più
mesi
mi
tennero
in
uno
stato
di
continua
ansietà
»
.
Ahimè
!
il
capitolo
non
era
chiuso
:
cioè
,
era
chiuso
;
ma
stava
per
aprirsene
un
altro
,
ben
più
doloroso
e
terribile
,
il
quale
non
doveva
chiudersi
che
con
la
morte
.
Ugo
seguitò
ad
abitare
la
sua
casa
,
e
a
fare
la
solita
vita
,
adducendo
sempre
le
solite
ragioni
.
«
La
mia
vita
,
scriveva
il
6
agosto
1823
alla
Magiotti
,
è
tale
quale
l
'
ha
veduto
qui
il
marchese
(
Gino
Capponi
,
ch
'
era
stato
a
Londra
nel
1819
)
:
affaticata
,
servile
in
fatto
a
'
librai
ed
a
'
divoratori
di
libri
,
benché
in
apparenza
io
mi
studi
di
farla
parere
vita
di
libero
uomo
gentile
.
E
guai
se
siffatte
apparenze
non
illudessero
i
librai
e
i
lettori
!
perché
qui
nessuno
vuole
aver
che
fare
con
chi
è
,
o
si
professa
,
o
par
povero
»
.
Il
Pecchio
che
,
tornando
di
Spagna
,
andò
a
visitare
il
Foscolo
appunto
nell
'
agosto
del
1823
,
scrive
che
lo
trovò
«
alloggiato
nel
nuovo
casino
,
con
tutto
il
lusso
d
'
un
fermiere
arricchito
,
passeggiando
su
'
più
bei
tappeti
di
Fiandra
,
coi
mobili
de
'
legnami
più
rari
,
con
statue
nell
'
atrio
della
casa
,
con
una
stufa
ripiena
di
fiori
esotici
e
i
più
costosi
»
.
Anche
Lady
Dacre
,
che
fino
all
'
agosto
del
1823
non
avea
,
pare
,
veduto
la
casa
e
il
giardino
del
Foscolo
,
quando
li
vide
ne
rimase
meravigliata
;
e
glie
lo
scrisse
,
aggiungendo
riprensioni
e
consigli
intorno
alle
spese
non
necessarie
ch
'
egli
faceva
.
E
il
Foscolo
rispose
ringraziando
.
«
I
vostri
consigli
non
solo
non
hanno
bisogno
di
scusa
,
ma
sono
così
saggi
,
e
dettati
da
tanto
interesse
per
la
mia
felicità
,
che
più
crescerebbe
ancora
la
mia
premura
di
ringraziarvene
,
se
maggiore
fosse
stata
la
vostra
severità
nel
riprendermi
«
Alle
vostre
osservazioni
sul
mio
giardino
,
e
sui
fiori
,
e
sul
tempo
e
il
danaro
che
spendo
in
queste
dilettevoli
miserie
,
non
ho
che
opporre
.
In
altri
tempi
io
mi
deliziava
assai
più
delle
soavi
sensazioni
che
mi
venivano
dai
giardini
,
dagli
alberi
,
dai
prati
,
senza
che
ne
prendessi
cura
veruna
.
Il
mio
spirito
era
allora
più
vigoroso
,
più
attivo
,
e
sopra
tutto
più
tranquillo
.
Gli
anni
,
le
sventure
e
l
'
esilio
,
ma
sovra
ogni
altra
cosa
la
solitudine
,
mi
hanno
fatto
credere
che
dando
un
pensiero
ai
fiori
,
involerei
qualche
ora
alle
dolorose
meditazioni
,
alle
quali
fui
sempre
per
natura
inclinato
,
ed
ai
noiosi
lavori
cui
ora
son
condannato
dalla
fortuna
»
.
Aggiungeva
d
'
aver
preso
la
savia
risoluzione
di
affittare
o
di
vendere
il
suo
povero
Digamma
,
e
che
non
ci
sarebbe
rimasto
se
non
fino
al
momento
che
trovasse
un
buono
acquirente
.
Ma
non
ebbe
tempo
di
trovarlo
,
perché
di
lì
a
qualche
mese
,
ai
primi
del
1824
,
alcuni
creditori
lanciarono
contro
di
lui
un
mandato
d
'
arresto
;
ed
egli
,
per
sottrarsi
alle
loro
persecuzioni
,
dové
abbandonare
nascostamente
la
propria
casa
e
andare
errando
dall
'
uno
all
'
altro
dei
più
poveri
quartieri
della
città
.
Quale
fosse
d
'
allora
in
poi
la
sua
vita
,
negli
ultimi
non
interi
quattro
anni
ch
'
essa
durò
,
l
'
accennarono
in
genere
i
suoi
biografi
:
meglio
apparisce
dalle
lettere
,
specialmente
da
quelle
a
Hudson
Gurney
,
a
Dionisio
Bulzo
e
al
Capponi
,
nel
terzo
volume
dell
'
epistolario
:
ma
i
dolorosi
particolari
che
in
esse
si
leggono
non
sono
ancora
tutta
la
storia
delle
privazioni
,
delle
umiliazioni
,
dei
patimenti
,
a
prezzo
dei
quali
il
Foscolo
espiò
i
suoi
errori
e
le
sue
debolezze
.
Da
questa
storia
,
quando
potrà
scriversi
intera
,
apparirà
,
credo
,
che
se
gli
errori
furon
grandi
,
fu
anche
grande
l
'
espiazione
;
e
,
diciamolo
ad
intero
onore
del
Foscolo
,
fu
compiuta
con
una
forza
d
'
animo
veramente
ammirabile
.
StampaPeriodica ,
Mi
perdoni
il
lettore
,
ma
provo
il
desiderio
,
irresistibile
,
di
parlare
d
'
un
caso
che
càpita
a
me
,
per
chiedere
,
e
,
può
avvenire
,
anche
per
dare
uno
schiarimento
.
Sono
otto
giorni
che
provo
questo
desiderio
e
che
esso
,
a
forza
di
acuirsi
nella
debolezza
del
corpo
percosso
da
questo
caldo
,
diventa
bisogno
assoluto
,
necessità
vera
.
Domenica
scorsa
,
aprendo
la
Domenica
letteraria
con
la
mano
timida
e
l
'
occhio
vergognoso
di
chi
sa
che
è
per
trovarsi
dentro
,
pubblicata
al
sole
,
parte
della
propria
vergogna
,
m
'
imbattei
in
un
periodo
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
che
incominciava
:
«
Ma
noi
espiamo
la
colpa
di
avere
scritto
in
un
'
epoca
d
'
infermità
e
vanità
un
libercolo
di
versi
inverecondi
.
»
Il
pronome
personale
al
numero
plurale
è
una
buona
,
ma
benigna
istituzione
,
che
comprende
entro
di
sé
,
oltre
che
molte
persone
,
molte
cose
:
dalla
mitria
lucente
,
tutta
sfaccettata
di
perle
milionarie
,
del
Sommo
pontefice
,
ai
grandi
e
immortali
principii
,
tutti
arroventati
di
sgrammaticature
furibonde
,
dello
scrittore
di
un
giornale
bisettimanale
:
il
pronome
personale
col
numero
plurale
è
provvidenza
sempre
pronta
,
che
apre
le
braccia
per
accogliere
la
gloria
,
la
vanità
,
l
'
ignoranza
,
e
,
qualche
volta
,
sino
la
rotta
compagine
d
'
un
'
associazione
di
malfattori
.
Ma
,
per
fortuna
,
nel
caso
presente
,
non
vi
è
luogo
a
sospetti
:
fra
le
sue
larghe
pieghe
,
quella
forma
prenominale
altera
e
condiscendente
,
non
avvolge
che
il
capo
roseo
e
ricciuto
del
buon
Gabriele
D
'
Annunzio
.
È
dunque
ragionevole
indagare
:
che
,
il
libro
di
versi
inverecondi
a
cui
il
giovinetto
allude
,
sia
quello
intitolato
Intermezzo
di
rime
?
Da
principio
molte
e
gravi
difficoltà
si
oppongono
a
questa
conclusione
.
Egli
afferma
d
'
avere
scritto
quel
libro
,
o
,
come
dice
lui
con
tenue
modestia
,
che
la
maestà
pronominale
dell
'
epistola
compensa
del
resto
assai
largamente
,
quel
libercolo
di
versi
in
un
'
epoca
di
infermità
e
di
vanità
.
Ora
,
quando
egli
stava
temprando
,
martellando
e
lumeggiando
le
strofe
dell
'
Intermezzo
,
io
vedeva
il
D
'
Annunzio
quasi
tutti
i
giorni
,
e
di
mattina
e
di
sera
.
Alla
mattina
lo
incontrava
,
per
lo
più
,
col
capo
chino
e
col
piede
steso
sopra
il
ponticello
di
un
lustrascarpe
,
poiché
i
suoi
stivaletti
avevano
d
'
uopo
di
una
abbondante
e
faticosa
pulitura
per
esser
liberati
dalla
molta
e
sottil
polvere
raccolta
in
una
lunga
e
gioconda
passeggiata
.
E
alla
sera
lo
ammirava
,
con
molta
estetica
di
movimenti
e
molta
allegra
attività
d
'
appetito
,
mangiare
un
pranzo
,
non
scarso
,
al
caffé
di
Roma
.
Passeggiava
,
mangiava
con
lieta
vigoria
;
dunque
non
doveva
essere
infermo
,
quando
stava
componendo
l
'
Intermezzo
.
E
,
neppure
,
per
quanto
facile
a
sospettare
dell
'
umana
natura
,
mi
parve
affetto
di
morbosa
vanità
;
discorreva
con
qualche
trepidazione
delle
odi
e
dei
sonetti
che
stava
facendo
;
si
accompagnava
con
molti
,
né
letterati
gloriosi
,
né
nobili
discendenti
dalle
crociate
;
sorrideva
amicamente
ad
Angiolino
,
il
ragazzo
di
Morteo
,
che
gli
dava
tè
e
caviale
,
e
,
per
disegnarsi
,
nelle
lettere
,
non
infrequenti
,
che
scriveva
a
quell
'
altro
Angiolino
,
ch
'
era
il
suo
editore
,
diceva
:
Io
.
Questo
per
l
'
autore
:
per
il
contenuto
del
libro
,
o
del
libercolo
,
si
può
facilmente
osservare
che
è
tutto
manifatturato
d
'
amore
,
e
proprio
di
quell
'
amore
che
è
esercizio
e
consolazione
esclusiva
delle
nature
forti
e
sane
.
Da
principio
dunque
,
e
stando
alla
lettera
delle
affermazioni
leggiadramente
ornate
di
numeri
,
d
'
esclamazioni
e
di
noi
,
mandate
dall
'
autore
al
pubblico
contro
il
suo
editore
,
che
si
trattasse
dell
'
Intermezzo
non
parrebbe
.
Ma
alle
volte
,
e
trattandosi
di
prosa
naturalista
,
si
conclude
,
meglio
che
procedendo
dalle
verità
storiche
,
e
dalle
consuetudini
logiche
,
tirando
a
indovinare
,
per
taluni
avvicinamenti
di
stile
,
di
ricordi
,
e
di
rivelazioni
sincrone
.
Però
,
nel
caso
attuale
,
l
'
incertezza
non
può
durare
a
lungo
:
il
libercolo
di
versi
inverecondi
è
propriamente
l
'
Intermezzo
di
rime
.
Ora
il
fatto
personale
non
ha
d
'
uopo
di
essere
né
spiegato
,
né
scusato
:
egli
nasce
spontaneo
dagli
avvenimenti
e
cresce
e
perdura
con
ragionevole
potenza
nell
'
animo
mio
.
Un
anno
fa
,
giusto
,
io
occupai
molte
colonne
,
seccai
molto
me
stesso
e
,
quel
che
è
peggio
,
i
lettori
della
Domenica
letteraria
,
per
dimostrare
,
non
che
i
versi
di
quel
libercolo
fossero
eccellenti
,
ma
che
non
erano
inverecondi
.
Faticai
a
lungo
,
contrastando
,
colla
risolutezza
della
persuasione
,
ad
uomini
dai
quali
sono
abituato
a
imparare
e
accogliere
affermazioni
e
giudizi
con
soddisfatta
condiscendenza
;
ma
fra
le
non
molte
ricompense
che
mi
procurò
quella
fatica
e
quell
'
audacia
di
ribellione
ci
fu
,
e
forse
in
cima
a
tutte
,
questa
:
che
il
D
'
Annunzio
me
ne
ringraziò
con
schietta
e
amichevole
effusione
.
Perché
,
infine
,
e
benché
mirassi
soltanto
a
difendere
la
libertà
dell
'
arte
,
avevo
ancora
difese
l
'
opere
e
le
intenzioni
del
giovinetto
scrittore
,
e
avevo
per
di
più
procurata
una
buona
réclame
a
'
suoi
versi
.
Un
anno
fa
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
mi
ringraziava
d
'
aver
creduto
umanamente
innocenti
i
suoi
versi
;
ora
,
che
ornai
nessuno
pensa
né
alla
nostra
lite
né
alle
sue
strofe
,
esce
fuori
lui
,
raggiante
nella
trionfale
austerità
del
pronome
personale
al
numero
plurale
,
ad
esclamare
:
Badate
,
l
'
Intermezzo
di
rime
è
un
libro
,
o
libercolo
,
inverecondo
!
Ecco
,
pertanto
,
che
segue
a
me
come
ad
un
avvocato
troppo
innamorato
della
causa
che
ha
preso
a
sostenere
.
Egli
,
nel
furore
d
'
avere
scoperta
una
grande
verità
e
una
giustizia
perseguitata
e
minacciata
,
perora
per
un
giorno
,
per
due
,
dipingendo
l
'
accusato
come
un
fior
di
galantuomo
,
incapace
di
qualsiasi
azione
malvagia
,
calunniato
da
nemici
,
afflitto
da
una
sorte
feroce
,
e
poi
,
quando
egli
ha
terminato
,
tutto
rosso
dalla
fatica
del
suo
classico
periodare
e
nell
'
orgoglio
d
'
aver
reso
un
importante
servizio
alla
verità
,
il
presidente
dà
la
parola
,
per
l
'
ultima
volta
,
all
'
accusato
,
ed
ecco
che
questi
esclama
:
Signori
della
Corte
,
signori
giurati
,
mandatemi
in
galera
,
sulla
forca
,
perché
questo
signore
,
che
ha
parlato
per
me
,
ha
mentito
,
ed
io
,
per
infermità
organica
,
in
un
momento
di
vanità
eccitata
,
ho
ucciso
,
ho
violato
,
ho
rubato
,
o
tutte
queste
cose
ho
fatto
in
una
sola
volta
.
Ma
Gabriele
D
'
Annunzio
non
è
un
malfattore
;
e
un
galantuomo
che
,
per
amore
felice
o
no
dell
'
arte
,
ha
ripetuto
ch
'
egli
non
è
un
porco
,
è
in
diritto
di
chiedergli
:
O
perché
tu
adesso
mi
dài
così
crudele
smentita
?
La
signora
Serao
,
che
è
stata
gentile
ed
eloquente
espositrice
del
Libro
delle
Vergini
al
pubblico
,
ha
,
forse
,
voluto
anche
dire
la
differenza
che
è
sopravvenuta
nell
'
ingegno
dello
scrittore
da
un
anno
in
poi
,
e
spiegare
,
quindi
,
le
ragioni
d
'
una
sostanziale
varietà
fra
il
libercolo
d
'
allora
e
l
'
opera
d
'
adesso
.
Ma
io
,
certo
per
difetto
d
'
intelligenza
a
penetrare
entro
le
più
ardue
teoriche
della
estetica
moderna
e
a
farmi
largo
fra
le
aiuole
fiorite
,
intrecciate
e
premurosamente
assiepate
,
della
lingua
colorita
che
è
di
moda
,
io
confesso
,
non
ci
ho
capito
né
molto
né
poco
.
La
virile
scrittrice
napolitana
afferma
che
ci
sono
due
D
'
Annunzio
,
interamente
diversi
e
contrari
:
l
'
uno
poeta
,
fino
all
'
Intermezzo
,
l
'
altro
prosatore
,
dal
Libro
delle
vergini
.
Ecco
,
intanto
,
il
primo
di
questi
due
Gabrieli
:
«
In
realtà
,
allora
,
egli
non
era
che
un
felice
contemplatore
della
natura
.
Nessun
poeta
ancora
,
come
lui
,
aveva
sentito
tanto
squisitamente
il
colore
,
nelle
sue
violenze
e
nelle
sue
delicatezze
,
nella
ricchezza
folle
e
nei
pallori
di
morte
;
le
sue
visioni
erano
così
lucide
,
così
nitide
,
così
sottilmente
acute
,
che
vibravano
nei
versi
come
luce
e
talvolta
facevano
male
.
Chi
ha
sentito
come
lui
,
i
forti
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
dei
pollini
profumati
,
gli
aromi
delle
erbe
molli
di
brina
,
l
'
odore
greve
del
pesce
,
l
'
odore
eccitante
del
catrame
?
La
fioritura
dei
rosolacci
fra
il
grano
,
gli
ondeggiamenti
voluttuosi
delle
alghe
in
fondo
al
mare
,
la
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
fluenti
acque
del
fiume
,
il
mistero
dell
'
amore
vegetale
e
animale
,
il
rampollare
possente
dell
'
albero
,
lo
schiudersi
delle
foglie
,
il
germoglio
notturno
nell
'
ombra
;
tutto
questo
il
suo
temperamento
poetico
sentiva
con
un
tremolìo
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
»
Questo
,
dunque
,
il
primo
D
'
Annunzio
quale
lo
presenta
la
intellettuale
signora
che
ha
scritto
la
Fantasia
;
cerchiamo
ora
d
'
indovinare
il
secondo
,
dalla
esposizione
,
che
ella
fa
in
seguito
,
del
contenuto
di
questo
nuovo
libro
,
intorno
alla
copertina
del
quale
si
è
levata
così
fiera
battaglia
.
Anzitutto
scrive
Matilde
Serao
il
volume
è
pieno
di
un
gentile
sentimento
mistico
,
tutto
giovanile
:
una
sfilata
di
processioni
bianche
nelle
campagne
dorate
dal
sole
,
un
rifulgere
di
calici
aurei
sulla
neve
invernale
,
un
canto
di
litanie
,
uno
scampanio
festante
,
una
benedizione
della
mèsse
,
una
preghiera
...
La
diversità
,
come
ci
è
così
presentata
,
appare
intera
in
questo
:
che
prima
,
quando
scriveva
versi
,
il
D
'
Annunzio
si
studiava
di
sentire
i
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
,
gli
aromi
della
brina
,
l
'
odore
del
pesce
e
del
catrame
,
cioè
era
un
poeta
a
base
l
'
olfato
:
adesso
,
che
scrive
in
prosa
,
sta
attento
a
veder
le
processioni
sfilare
bianche
nelle
campagne
dorate
,
a
rifulgere
i
calici
aurei
sulle
nevi
,
a
sentire
i
canti
delle
litanie
e
i
suoni
delle
campane
,
vale
a
dire
che
quale
prosatore
è
più
complesso
e
organico
,
tanto
da
essersi
formato
a
base
di
vista
e
di
udito
.
Ma
,
per
quale
ragione
estetica
e
morale
i
versi
del
D
'
Annunzio
d
'
un
anno
fa
erano
porci
,
e
le
sue
novelle
d
'
ora
sono
sante
?
Se
,
parlando
con
criteri
estetici
soltanto
,
la
cortese
scrittrice
avesse
detto
dell
'
Intermezzo
:
È
del
buon
Aleardi
;
se
di
questo
Libro
delle
Vergini
avesse
,
con
gli
stessi
criteri
esclusivi
,
giudicato
:
È
del
cattivo
Bartoli
avrei
provato
l
'
ambito
piacere
d
'
intenderla
subito
e
di
trovarmi
d
'
accordo
con
lei
.
Ma
lei
non
ha
consentito
il
suo
stile
a
queste
volgarità
della
critica
,
e
,
del
resto
,
io
non
ho
mai
voluto
discutere
della
forma
e
del
valore
poetico
del
D
'
Annunzio
,
e
non
mi
pare
,
neanche
,
che
questo
valore
,
logicamente
,
si
misuri
nel
modo
seguente
:
La
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
acque
fluenti
,
ecc
.
ecc
.
,
tutto
questo
il
suo
temperamento
sentiva
,
con
un
tremolio
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
A
proposito
dell
'
Intermezzo
feci
questione
per
la
libertà
dell
'
arte
nella
scelta
e
nella
rappresentazione
degli
affetti
umani
,
non
pensai
neppure
un
momento
a
'
suoi
nervi
e
al
tremolio
che
potesse
avere
alla
profondità
della
sensazione
.
Questa
comprovazione
nervosa
è
tutta
personale
della
signora
Serao
,
e
non
ha
a
vedere
,
almeno
dal
lato
estetico
,
colla
mia
ricerca
:
Perché
allora
,
Gabriele
,
fosse
,
come
adesso
egli
medesimo
confessa
,
un
porco
.
Osserviamo
invece
,
secondo
il
buon
costume
antico
,
se
v
'
è
diversità
fra
il
penultimo
e
l
'
ultimo
libro
del
giovinetto
abruzzese
,
per
quel
che
riguarda
la
scelta
e
il
modo
con
cui
ha
rappresentato
gli
affetti
umani
.
La
materia
del
Libro
delle
vergini
è
identicamente
la
stessa
che
nell
'
Intermezzo
di
rime
:
l
'
amore
.
Si
tratta
sempre
di
uomini
e
di
donne
che
desiderano
,
che
vogliono
e
che
si
abbracciano
;
sicché
non
resta
più
,
dunque
,
che
trovare
i
caratteri
dei
due
scrittori
,
a
cui
ha
accennato
la
signora
Serao
,
nella
forma
diversa
con
cui
hanno
rappresentato
l
'
amore
.
Riprodurrò
un
passo
,
una
descrizione
soltanto
giacché
,
anche
in
questo
secondo
volume
,
il
D
'
Annunzio
procede
costantemente
per
via
di
descrizioni
e
proprio
da
quella
prima
novella
che
la
signorina
Serao
ha
affermato
così
piena
di
misticismo
giovanile
.
Eccola
,
tale
e
quale
:
«
Poi
,
quando
Camilla
usciva
,
ella
si
agitava
per
tutte
le
stanze
,
moveva
le
sedie
,
morsicchiava
dei
fiori
,
beveva
d
'
un
fiato
de
'
grandi
bicchieri
d
'
acqua
,
si
guardava
nello
specchio
,
si
affacciava
alla
finestra
,
si
abbatteva
a
traverso
il
letto
,
sfogava
in
mille
modi
l
'
irrequietudine
,
l
'
esuberanza
della
vitalità
sessuale
.
Tutto
il
suo
corpo
,
nel
tardivo
fermento
della
verginità
,
si
era
arricchito
ed
espanso
;
era
come
una
di
quelle
sanguigne
fioriture
autunnali
che
la
pianta
esplode
al
sentirsi
da
un
'
ultima
corrente
di
forza
vegetativa
investir
le
radici
quasi
morte
nel
letargo
del
terreno
.
Tutti
i
pori
del
suo
corpo
esalavano
,
irradiavano
la
voluttà
mal
contenuta
;
in
tutti
i
suoi
gesti
,
in
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
in
tutti
i
suoi
minimi
moti
uno
spontaneo
fascino
afrodisiaco
,
una
procacità
involontaria
e
inconscia
si
esplicava
indipendentemente
dalla
presenza
di
un
uomo
.
Ella
era
tutta
sàtura
di
desìo
:
le
fibrille
giallognole
delle
sue
iridi
,
dilatandosi
,
sprizzavano
bagliori
;
il
labbro
inferiore
,
tormentato
dalle
morsicchiature
,
sporgeva
umido
e
più
vermiglio
;
pe
l
collo
salivano
le
trame
glauche
delle
vene
e
nei
movimenti
repentini
talora
certi
gruppi
di
nervi
guizzavano
.
«
La
sua
testa
non
era
bella
,
non
aveva
la
quadratura
vigorosa
,
lo
splendore
olivastro
di
certe
razze
d
'
Abruzzo
,
quelle
pure
linee
del
naso
e
del
mento
svolgentisi
grecamente
nella
latina
ampiezza
della
faccia
.
Ma
ella
,
inconsapevole
sotto
la
goffaggine
delle
vesti
grige
,
sotto
la
cascaggine
delle
pieghe
incomposte
,
celava
una
magnificenza
statuaria
di
torso
e
di
gambe
.
«
Erano
i
giorni
primi
di
giugno
:
sorgeva
l
'
estate
dalla
primavera
come
da
un
campo
di
erbe
un
aloe
.
Tra
il
mare
e
il
fiume
tutto
il
paese
di
Pescara
godeva
nella
ventilazione
salina
e
nel
refrigerio
fluviale
,
come
distendendo
le
braccia
verso
quei
naturali
confini
d
'
acqua
amara
e
d
'
acqua
dolce
.
Salivano
alla
stanza
di
Giuliana
allora
le
blandizie
della
temperie
;
insetti
lucidi
urtavano
ai
vetri
e
rimbalzavano
,
come
una
grandine
d
'
oro
.
«
Giuliana
,
se
era
sola
,
provava
un
bisogno
di
distendersi
,
di
gettare
lungi
le
vesti
,
di
giacere
,
e
di
raccogliere
su
la
pelle
quella
blandizia
ignota
che
fluttuava
nell
'
aria
.
«
Cominciava
lentamente
a
spogliarsi
,
con
una
pigrizia
di
gesti
molli
,
indugiando
con
le
dita
intorno
alle
allacciature
e
ai
fermagli
,
facendo
dei
piccoli
sforzi
svogliati
nel
cacciar
fuori
le
braccia
dalle
maniche
,
fermandosi
a
mezzo
e
abbandonando
in
dietro
la
testa
dai
capelli
crespi
e
corti
,
quella
sua
testa
di
efébo
.
Lentamente
,
sotto
l
'
amorosa
fatica
,
dalla
informità
delle
vesti
,
come
dalla
scoria
del
tempo
una
statua
diseppellita
,
il
corpo
ignudo
si
rivelava
.
Un
mucchio
di
lana
e
di
tela
vile
era
ai
piedi
della
pulzella
così
purificata
,
e
da
quel
mucchio
ella
come
da
un
piedistallo
sorgeva
nella
luce
coronandosi
con
le
braccia
,
mentre
al
contatto
dell
'
aria
una
vibrazione
a
pena
visibile
le
correva
i
contorni
,
il
fior
della
pelle
.
In
quell
'
attitudine
momentanea
tutte
le
linee
del
torso
si
distendevano
e
salivano
verso
il
capo
ricinto
;
si
appianava
la
leggera
onda
del
ventre
non
anche
deturpato
dalla
concezione
;
li
archi
delle
coste
si
designavano
.
Poi
,
se
un
insetto
entrava
nella
stanza
,
il
ronzìo
aliante
in
torno
ed
accennante
ad
attingere
la
nudità
,
il
ronzìo
sbigottiva
Giuliana
;
ed
era
allora
un
difendersi
dalla
puntura
mal
temuta
,
erano
movimenti
serpentini
,
scatti
di
muscoli
sotto
la
cute
,
paurosi
raggruppamenti
di
membra
,
falli
dei
malleoli
non
bene
forti
al
gioco
,
balzi
,
guizzi
,
tutti
quelli
sviluppi
improvvisi
di
agilità
e
quei
raggricchiamenti
di
pelle
provocati
in
una
donna
dal
ribrezzo
»
.
Anche
la
forma
della
rappresentazione
mi
sembra
identica
.
Ci
sono
anche
qui
le
stesse
frasi
e
gli
stessi
atteggiamenti
del
periodo
che
l
'
autore
dell
'
Intermezzo
ha
sempre
prediletti
:
ci
sono
i
pori
che
irradiano
voluttà
;
le
fibrille
gialle
delle
iridi
;
le
trame
glauche
delle
vene
;
la
ventilazione
salina
,
la
vegetazione
fluviale
;
gli
insetti
lucidi
,
la
blandizia
fluttuante
;
c
'
è
persino
l
'
onda
del
ventre
:
tutte
insomma
,
le
maniere
onde
uscivano
,
a
furia
di
martellamenti
sulle
lamine
brunite
,
rotondi
e
sonanti
i
versi
dell
'
Intermezzo
.
Perché
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
afferma
ora
che
quello
fu
un
libercolo
inverecondo
?
E
intendiamoci
:
a
questi
dubbi
e
a
queste
domande
io
vorrei
una
risposta
,
non
per
un
basso
compiacimento
della
letteratura
corrotta
e
stupidamente
lasciva
,
ma
per
affetto
dell
'
arte
,
e
un
più
umano
concetto
della
moralità
.
Perché
nessuna
forma
,
nessuna
manifestazione
della
bellezza
deve
essere
vietata
all
'
arte
;
perché
la
più
persistente
e
la
più
universale
delle
nostre
attività
,
nel
suo
logico
e
spontaneo
svolgimento
,
non
deve
essere
immorale
e
proibita
;
perché
,
infine
,
nel
romanzo
,
nella
lirica
,
come
nella
vita
,
come
nel
raccomandare
al
pubblico
o
all
'
editore
i
propri
libri
,
non
ci
vuol
essere
nessuna
ipocrisia
.
E
c
'
è
la
ipocrisia
dell
'
erotismo
,
come
quella
del
pudore
:
tutte
e
due
egualmente
incivili
.
- ( SOMMARUGA ANGELO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Il
Capitan
Fracassa
brav
'
uomo
e
brioso
giornale
sin
qui
uno
dei
migliori
d
'
Italia
s
'
è
pigliato
cappello
,
per
un
par
di
ciarle
della
Domenica
Letteraria
,
a
proposito
del
suo
nascituro
decembrino
,
e
ci
ha
intravveduto
sotto
una
macchina
infernale
o
poco
meno
,
montata
da
me
sottoscritto
editore
.
Io
ho
per
costume
di
lasciar
ampia
libertà
di
parola
ai
collaboratori
de
'
miei
giornali
e
me
ne
scagiono
ordinariamente
col
solito
unicuique
suum
.
Ma
talvolta
il
ciarliero
della
Domenica
ha
proprio
reso
un
mio
pensiero
;
e
però
,
se
il
valoroso
Capitano
me
lo
consente
,
gli
rispondo
di
persona
,
per
rimettere
le
cose
allo
status
quo
ante
,
nella
dolce
lusinga
di
non
isprecare
il
mio
latino
.
Io
non
mi
sono
mai
permesso
di
discutere
il
valore
letterario
del
Chiarini
,
che
ho
sempre
apprezzato
,
apprezzo
e
apprezzerò
ancora
altamente
,
al
pari
cioè
di
chiunque
abbia
fior
di
senno
e
sufficiente
competenza
.
Sono
stato
suo
editore
;
non
dispero
di
tornarlo
ad
essere
all
'
occasione
.
E
questa
mi
pare
una
prova
molto
concludente
,
che
avvalora
la
mia
dichiarazione
.
Ma
un
eccellente
letterato
può
riuscire
un
mediocre
direttore
di
giornali
,
e
viceversa
.
Né
il
Verga
,
né
il
Nencioni
,
né
il
Capuana
,
a
cagion
d
'
esempio
,
né
l
'
amico
carissimo
Giacosa
,
dirigendo
un
giornale
non
si
manterrebbero
,
forse
,
alla
levatura
del
loro
nome
chiarissimo
nelle
lettere
.
Carducci
,
Panzacchi
,
Stecchetti
sono
a
mio
parere
i
soli
che
non
verrebbero
meno
all
'
arduo
compito
.
Per
dirigere
un
giornale
è
mestieri
possedere
attitudini
,
carattere
e
condizioni
personali
specialissime
.
Alessandro
Manzoni
soleva
dire
che
non
si
sarebbe
sentito
capace
di
assumere
la
direzione
della
Gazzetta
ufficiale
;
e
Giuseppe
Rovani
,
che
era
pure
a
debita
distanza
letterato
di
vaglia
,
quando
nel
1859
prese
le
redini
della
Gazzetta
di
Milano
,
le
lasciò
subito
,
tanto
si
trovava
impacciato
e
disadatto
all
'
ufficio
.
Se
non
che
il
Fracassa
cerca
di
mettere
in
contraddizione
il
mio
dire
col
mio
fare
,
asserendo
che
io
ho
offerta
reiteratamente
la
direzione
della
Domenica
Letteraria
al
Chiarini
,
il
quale
l
'
avrebbe
a
suo
dire
rifiutata
categoricamente
.
Vera
la
prima
parte
della
asserzione
,
inesatta
la
seconda
.
Ecco
come
stanno
le
cose
.
Distratto
dalle
molte
,
forse
soverchie
,
mie
cure
,
in
questi
ultimi
tempi
avevo
trascurato
alquanto
la
Domenica
Letteraria
e
dovetti
pensare
a
compensarnela
.
Mi
occorreva
un
valore
ed
un
nome
.
Pensai
al
Chiarini
,
ch
'
è
l
'
uno
e
l
'
altro
ad
un
tempo
,
sebbene
non
concreti
il
mio
ideale
,
per
un
direttore
,
e
senza
più
gli
feci
la
proposta
di
accoglierla
sotto
le
sue
ali
poderose
.
Non
mi
disse
né
sì
né
no
:
prese
tempo
a
rispondere
e
si
consultò
frattanto
col
mio
ottimo
amico
Martini
,
primo
padre
della
Domenica
Letteraria
.
Il
Martini
,
intelletto
toscano
fine
ed
arguto
,
gli
rispose
press
'
a
poco
così
:
«
Fare
un
giornale
vivo
e
battagliero
,
a
te
preside
di
un
liceo
non
conviene
;
farlo
cattedratico
non
converrà
,
credo
,
all
'
editore
.
»
In
questo
mentre
toccò
a
me
una
singolare
fortuna
.
Parlando
coll
'
egregio
Anton
Giulio
Barrili
,
contrariamente
ad
ogni
ragionevole
previsione
poiché
aveva
sempre
rifiutato
di
accettare
la
direzione
di
giornali
letterari
lo
trovai
non
alieno
dall
'
assumere
quella
della
Domenica
.
Anton
Giulio
Barrili
è
la
personificazione
del
mio
direttore
ideale
.
Figurarsi
se
me
lo
lasciavo
scappare
.
Non
avevo
col
Chiarini
nessun
impegno
,
dal
momento
che
mi
aveva
risposto
di
voler
riflettere
prima
di
risolversi
fino
a
gennaio
.
Come
lei
,
neppur
io
avevo
accettato
o
rifiutato
.
Fui
ben
felice
quindi
di
esser
libero
di
affidare
la
direzione
della
Domenica
Letteraria
al
Barrili
,
al
quale
non
mi
ero
rivolto
prima
per
la
ragione
che
più
su
dissi
;
libero
di
conservare
la
mia
opinione
sulle
attitudini
dell
'
esimio
Chiarini
per
siffatto
ufficio
,
opinione
ripetuta
poi
nelle
Ciarle
senza
la
più
piccola
intenzione
di
menomare
i
suoi
meriti
intrinseci
e
positivi
.
Meriti
che
la
Domenica
Letteraria
sempre
riconoscerà
,
come
li
ha
riconosciuti
ed
attestati
ad
onta
degli
attacchi
dei
quali
in
altri
tempi
il
caloroso
professore
è
stato
fatto
segno
dal
Fracassa
.
Ve
ne
ricordate
?
Io
sì
.
Ho
buona
memoria
.
Il
fiero
Capitano
vede
dunque
che
mal
s
'
appone
giudicando
le
ciarle
della
Domenica
ispirate
dal
dispiacere
prodotto
in
me
dalla
notizia
che
quest
'
anno
non
volendo
egli
passare
sotto
le
mie
Forche
Caudine
siasi
determinato
di
fondare
una
Domenica
del
Fracassa
,
auspice
Giuseppe
Chiarini
.
E
se
non
lo
vede
di
primo
acchito
,
cerchi
di
ricordarsi
che
avendomi
il
suo
socio
amministratore
interpellato
se
intendevo
di
accordare
la
Domenica
al
Fracassa
,
anco
quest
'
anno
,
gli
risposi
di
non
poterlo
fare
perché
essa
mi
serve
per
le
combinazioni
degli
abbonamenti
al
Nabab
,
che
io
amministro
per
conto
di
una
società
d
'
azionisti
e
le
cui
pubblicazioni
saranno
inaugurate
con
un
pranzo
,
dirò
così
letterario
,
al
quale
spero
vorrà
assistere
pure
il
Fracassa
.
Il
Capitano
,
ha
buon
cavaliere
,
riconosce
,
conchiudendo
,
che
la
Domenica
fu
cortese
nella
forma
delle
sue
osservazioni
.
Per
questo
,
può
star
sicuro
per
adesso
e
per
l
'
avvenire
.
Noi
amiamo
,
tutti
,
di
portare
nella
polemica
i
modi
della
buona
società
,
sia
che
debba
finire
con
un
fraterno
asciolvere
sia
che
debba
risolversi
sul
terreno
.
Ci
rivedremo
a
tavola
,
amici
del
Fracassa
?
StampaPeriodica ,
Hanno
cominciato
a
pubblicare
a
Parigi
il
romanzo
ultimo
di
Zola
,
Germinal
.
Il
nuovo
libro
esce
con
un
'
aspettazione
anche
maggiore
de
'
suoi
confratelli
,
giacché
in
esso
il
romanziere
naturalista
si
propone
di
esporre
e
descrivere
la
vita
dei
minatori
,
la
lotta
loro
cogli
elementi
e
col
bisogno
,
il
coraggio
di
questi
,
l
'
abbrutimento
di
quelli
.
Noi
che
abbiamo
le
solfare
siciliane
e
le
risaie
lombarde
,
vedremo
con
vivo
interesse
ritratti
i
costumi
e
i
dolori
di
quella
gente
che
estrae
ogni
anno
dalle
viscere
della
terra
tanta
parte
della
ricchezza
della
Francia
.
Anche
il
paesaggio
scelto
è
di
quelli
nella
cui
descrizione
Zola
è
più
eccellente
,
forse
perché
più
contrastano
cogli
esplendori
delle
native
terre
meridionali
.
Sono
le
grige
e
nebbiose
pianure
della
Fiandra
francese
,
in
cui
pare
che
il
sangue
olandese
abbia
preso
il
sopravvento
per
dare
agli
abitanti
la
flemma
ostinata
e
il
gusto
della
birra
;
sono
le
vie
annerite
dalla
polvere
del
carbone
,
le
campagne
chiazzate
di
pozzanghere
nerastre
,
il
fragore
continuo
delle
macchine
,
lo
stridere
del
ferro
,
le
schegge
incandescenti
che
piovono
dall
'
acciaio
lavorato
.
Dickens
ha
raggiunto
il
sublime
dell
'
orribile
e
del
pittoresco
nella
sua
descrizione
di
una
via
manifatturiera
in
Inghilterra
,
con
quelle
strane
macchine
convulse
e
stridenti
,
quei
forni
sempre
ruggenti
di
fiamma
,
quei
fochisti
che
si
aggirano
in
mezzo
a
quell
'
uragano
di
ferro
e
di
fuoco
,
simili
a
demoni
d
'
inferno
.
Ma
,
qui
,
il
quadro
è
meno
grandioso
e
più
uniforme
;
e
vi
campeggiano
appunto
i
particolari
,
di
cui
Emilio
Zola
è
osservatore
sovrano
.
Del
resto
,
il
fondo
è
sempre
lo
stesso
;
lavoro
,
pericoli
,
spesso
disastri
,
e
sempre
miseria
;
qua
miseria
tacita
e
rassegnata
,
altrove
minacciosa
e
prorompente
alle
grida
di
ribellione
e
alle
proteste
della
dinamite
.
Terribile
materia
,
e
ben
degna
di
esercitare
il
pensiero
e
la
penna
dei
più
gagliardi
conoscitori
di
uomini
!
Possiamo
dunque
far
conto
sopra
un
lavoro
serio
e
forte
,
degno
di
esser
posto
di
fronte
all
'
Assommoir
.
Già
,
per
quel
che
riguarda
il
successo
,
non
manca
l
'
elemento
principale
,
cioè
lo
scandalo
.
Il
signor
Maurizio
Talmeyr
,
redattore
del
Figaro
,
accusa
Zola
di
aver
copiato
l
'
intero
primo
capitolo
dal
suo
romanzo
Le
Grisou
;
e
dagli
estratti
pubblicati
dal
Figaro
,
pare
che
sia
vero
.
Questa
accusa
di
plagio
non
è
fatta
per
spaventare
Zola
,
che
prende
volentieri
il
buono
dappertutto
dove
lo
trova
,
e
che
,
del
resto
,
ha
bastevoli
ricchezze
originali
da
curar
poco
certe
accuse
,
per
quanto
fondate
.
Ma
il
successo
sicuro
di
Germinal
mi
suggerisce
due
riflessioni
,
della
cui
giustezza
lascio
volentieri
giudice
il
lettore
.
La
prima
si
riferisce
all
'
argomento
.
La
vecchia
scuola
francese
,
che
oggi
si
è
trapiantata
in
Italia
e
procura
di
dar
colore
di
novità
alle
rifritture
parigine
,
non
ammetteva
niente
di
possibile
ed
artistico
al
disotto
del
barone
.
Il
salotto
della
marchesa
,
la
veste
da
camera
del
duca
,
gli
orecchini
della
baronessa
,
i
capricci
della
contessa
;
ecco
in
poche
parole
riassunti
gli
argomenti
che
per
mezzo
secolo
hanno
deliziato
i
francesi
,
e
oggi
non
deliziano
gli
italiani
.
Non
v
'
era
a
quei
tempi
portinaia
parigina
che
non
si
credesse
autorizzata
a
giudicare
sulla
maggiore
o
minore
cavalleria
del
signor
visconte
,
o
sulle
maniere
aristocratiche
della
signora
duchessa
;
come
adesso
,
in
grandissima
maggioranza
,
le
mogli
dei
sotto
-
segretari
a
millecinquecento
vivono
col
pensiero
nelle
sale
morbidamente
tappezzate
di
qualche
signora
di
gran
famiglia
,
s
'
interessano
alle
bizze
amorose
in
cui
non
entra
mai
il
pensiero
della
pigione
di
casa
,
ma
campeggia
invece
la
figura
di
un
cavaliere
dai
baffi
attillati
e
dai
pantaloni
senza
una
piega
.
I
nostri
migliori
scrittori
hanno
contribuito
a
questo
risultato
;
mi
basti
citare
i
ricami
,
così
fini
,
così
eleganti
e
così
falsi
di
Navarro
della
Miraglia
,
l
'
importatore
principale
in
Italia
di
quella
moda
francese
.
Ma
intanto
che
qua
si
copia
il
vecchio
,
i
veri
scrittori
pensano
al
nuovo
e
al
vero
.
Il
romanzo
è
arditamente
sceso
nei
tuguri
plebei
,
nelle
officine
,
nei
campi
;
ha
studiato
anche
gli
umili
,
che
sono
la
maggioranza
,
senza
confronto
;
ha
consentito
a
dipingere
personaggi
che
si
chiamano
Goujet
o
Mes
-
Bottes
,
invece
dei
Derville
,
dei
Rosenberg
,
dei
Saint
-
Idelphonse
di
altri
tempi
;
insomma
ha
fatto
la
storia
del
mondo
,
e
non
quella
di
una
piccola
parte
di
esso
,
ignota
per
giunta
alla
maggior
parte
di
quelli
che
la
descrivevano
.
Altri
esamini
i
risultati
pratici
e
sociali
di
questo
fatto
;
io
mi
contento
di
osservare
come
esso
accresca
ampiamente
le
ragioni
dell
'
arte
,
sottraendola
a
quel
gretto
esclusivismo
che
spesso
ne
diminuisce
e
talvolta
ne
distrugge
la
potenza
,
E
questo
per
un
lato
.
Dall
'
altra
parte
non
è
inutile
il
riconoscere
che
veramente
,
a
giudizio
di
molti
,
Emilio
Zola
non
è
proprio
un
amico
delle
classi
popolari
.
Le
spietate
pitture
dell
'
Assommoir
e
di
Nanà
tendono
,
a
giudizio
di
costoro
,
a
far
risaltare
i
vizi
e
le
abbiezioni
di
queste
genti
misere
e
cattive
;
i
colori
sono
spesso
caricati
,
tanto
per
far
vedere
che
nella
plebe
v
'
è
tanta
corruzione
e
tanto
vizio
da
ispirare
per
lei
più
l
'
avversione
che
la
pietà
.
La
risposta
sarebbe
facile
.
Se
i
vizi
descritti
da
Zola
sono
veri
e
finora
nessuno
di
qualche
nome
ha
messo
in
dubbio
la
verità
della
pittura
dov
'
è
l
'
ingiuria
,
dov
'
è
la
calunnia
,
dov
'
è
l
'
animo
atrocemente
avverso
?
In
un
certo
senso
,
anzi
,
il
romanziere
marsigliese
,
quando
narra
le
zozzure
dei
piccoli
,
percuote
e
accusa
i
grandi
.
Infatti
il
sistema
sperimentale
da
lui
adottato
,
e
accolto
oramai
dai
più
insigni
antropologisti
,
non
ammette
malvagità
ingenita
,
personale
,
derivante
proprio
dall
'
animo
scellerato
;
ma
solo
istinti
e
tendenze
derivanti
dall
'
eredità
fisiologica
,
e
che
sono
corretti
,
guasti
o
traviati
compiutamente
dalle
condizioni
sociali
,
dall
'
educazione
,
dalla
miseria
.
Allorché
per
conseguenza
Emilio
Zola
descrive
gli
orrori
di
certi
bassifondi
,
egli
dice
in
sostanza
ai
ricchi
e
ai
potenti
:
Voi
che
potete
modificare
lo
stato
sociale
di
tante
famiglie
,
voi
che
distribuite
i
soccorsi
del
corpo
e
dello
spirito
,
vedete
a
che
punto
siano
ridotti
coloro
di
cui
avete
in
cura
l
'
esistenza
;
e
provvedete
!
...
Oh
,
lo
so
;
è
di
moda
una
scuola
che
ricusa
di
vedere
,
anche
nelle
classi
povere
,
il
marcio
e
il
corrotto
che
vi
si
trova
.
Costoro
dividono
gli
uomini
in
due
schiere
;
da
una
parte
il
popolano
,
semplice
,
virtuoso
,
eroico
,
braccio
di
ferro
e
cuor
d
'
oro
;
dall
'
altra
il
ricco
sciagurato
,
immerso
nei
vizi
,
guasto
da
tutta
la
sua
opulenza
,
e
che
finisce
coll
'
essere
richiamato
alla
ragione
da
una
serie
di
vigorosi
sgrugnoni
dell
'
Ercole
plebeo
.
Tutto
questo
non
è
soltanto
falso
,
ma
è
anche
nocivo
in
sommo
grado
a
questi
stessi
che
si
vogliono
beneficare
.
I
veri
amici
dei
poveri
devono
difenderli
colla
scorta
del
vero
,
non
romanzeggiare
su
loro
;
devono
fare
il
libro
di
fatti
,
non
il
libro
di
declamazioni
.
Non
sempre
la
lode
è
segno
di
amore
e
il
biasimo
argomento
di
odio
;
allorché
in
un
impeto
di
furore
suscitato
da
ignobili
spettacoli
,
Carducci
grida
:
La
patria
nostra
è
vile
,
egli
è
per
lo
meno
patriottico
e
amante
dell
'
Italia
quanto
la
schiera
belante
degli
arcadi
ottimisti
,
che
vanno
esaltando
la
felicità
del
nostro
paese
in
ditirambi
entusiastici
a
tanti
soldi
il
verso
!
...