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ALTA TENSIONE ( SERGI GINO , 1924 )
StampaPeriodica ,
Non c ' è verso di metterci un po ' tranquilli . Se si deve credere alle frequenti dichiarazioni anche ufficiali degli organi fascisti , se si deve attendere alle manifestazioni quasi quotidiane di taluni dei maggiorenti e dello stesso duce del partito e capo del Governo , se si deve giudicare dalla strana ipersensibilità che anche nella Camera i dominatori manifestano , benché vi sia strabocchevole maggioranza , bisognerebbe concludere che siamo alla vigilia di Dio sa quali nuove coazioni politiche , e che ci minaccino le solite famose seconde o terze ondate . Eppure noi non crediamo che avverrà nulla di nulla : fra una quindicina di giorni si chiuderà la Camera , e le cose riprenderanno a camminare col ritmo al quale siamo abituati da ormai quasi due anni : cioè a suon di fanfare e di tamburi , in mezzo agli alalà per ogni stormir di fronda che riveli la presenza del nume ; di tanto in tanto qualche sparatoria per rompere la monotonia , qualche fuocherello appiccato a qualche tipografia per tenere accesi gli spiriti , poi un periodo di polemiche sulla normalizzazione e il relativo quos ego che rimette l ' ordine e il silenzio nei ranghi ; ma niente di più . In fondo c ' è troppa gente arrivata ed a posto , e chi sta bene non si muove , e ha la naturale tendenza ad essere disturbato meno che possibile nel suo possesso , anche se debba fare le viste di essere sempre sul qui vive a difendere quel che nessuno gli contende . Malgrado questo nostro ottimismo realistico , non possiamo negare che , come fenomeno politico per sé stante , è veramente singolare la pretesa del fascismo di impedire ai non consenzienti di fare la opposizione verbale : diciamo verbale , perché è risaputo che ad una opposizione d ' altra natura nessuno pensa né potrebbe pensare anche se lo volesse . Ogni oratore che alla Camera prende la parola per dire con una certa libertà quel che ha veduto , e per esporre il suo giudizio sulla situazione , è un provocatore ; la maggioranza non ammette che nessuno consegni alla storia ( a quando la soppressione degli Atti parlamentari ? ) informazioni ed apprezzamenti diversi da quelli ufficiali : importa poco che tutta Italia sappia de visu come si son fatte le elezioni ; non si deve dire : è dogma di fede che le elezioni sono state le più libere e le più sincere che mai siano avvenute nel mondo : chi osa ritenere il contrario è un eretico , un bestemmiatore della patria ; poco importa che dica e provi le ragioni del suo diverso opinamento : deve essere ridotto al silenzio . Noi non esitiamo ad esprimere il pensiero nostro ; che cioè le opposizioni alla Camera perdano il ranno ed il sapone nel voler insistere a fare il bucato in presenza del paese , il quale non ha proprio bisogno delle concioni parlamentari per giudicare delle cose e degli uomini : il paese è rassegnato a lasciar passare la storia , capisce che per il momento ogni sforzo di voler rientrare nel binario della vera e leale costituzionalità sarebbe vano , e che il meglio che rimanga a fare è lasciare indisturbati i detentori del potere e godersi il medesimo , in attesa che i fati si compiano : se è scritto che l ' Italia debba avere un mezzo secolo di dittatura , pazienza ; gli uomini liberi che non intendono piegare la testa ( e son tanti ! ) si tirino in disparte , e troveranno nel loro riserbo la dignità capace di dare soddisfazione alle loro anime ben più che non in uno sterile armeggio di proteste . Ma il pensiero nostro che non pretendiamo di vedere accolto da parecchi non toglie il carattere di enormità che ha in sé la sopraffazione della maggioranza di un Parlamento , la quale pone come base a tollerare la minoranza , la condizione che questa accetti , o almeno riconosca , il fatto compiuto . Già è un assurdo logico e storico il concetto di una minoranza destinata a rimanere tale in perpetuo : il duce ha riconfermato anche nell ' aula parlamentare discutendosi la convalidazione dei deputati da lui eletti a comporre la maggioranza , che se anche , per un assurdo , i comizi elettorali gli avessero manifestato la loro sfiducia , egli avrebbe ugualmente conservato il Governo : e si capisce : questo è il fascismo : ma questo è anche la negazione del principio fondamentale di ogni regime rappresentativo che non sia una burletta ; perché se non il popolo direttamente , il Re almeno dovrebbe avere il diritto di cambiare i suoi ministri quando lo crede . Ma lasciamo da parte queste fisime ; e basti aggiungere che pur accettando l ' assurdo logico e storico di cui sopra , si dovrebbero almeno ritenere libere le minoranze di pensare e parlare diversamente dalla maggioranza ; e di rimanere , come gli ebrei , nell ' eterna aspettazione del loro messia che non verrà mai , perché secondo il fascismo , esso è già venuto . E sia : ma anche i secoli più bui del medioevo , se hanno tenuti appartati per disprezzo gli ebrei , non hanno mai avuta la pretesa che essi accettassero il Vangelo . La maggioranza parlamentare potrebbe fare molte cose per assicurarsi il godimento senza molestie dell ' aula di Montecitorio ; modificare il regolamento in modo che sia rimosso qualsiasi pericolo di avere imbarazzi dalle minoranze ; vietare la pubblicazione del resoconto dei discorsi degli oppositori ; sopprimere ai deputati reprobi la indennità ; espellarli magari puramente e semplicemente ; ma ciò che non può fare , e che è ridicolo s ' affanni a reclamare , è imporre alle minoranze di rimanere prestando ossequio al Governo e alla sua maggioranza , rinunciando all ' esercizio della critica se non sia loro materialmente vietato , dando insomma il consenso a ciò da cui appunto perché minoranze dissentono . Qualcuno ci troverà paradossali , e che siamo fuori di carreggiata riducendo le cose a termini così semplicisti ; e dirà che si dovrebbe invece metterci tutti a persuadere il fascismo non essere nel suo tornaconto il perdurare in una incivile intolleranza che si traduce in vera e propria prepotenza , e che il suo bene inteso interesse ( lasciamo pure nella penna quello del paese ) sarebbe disarmare le opposizioni con un contegno ben diverso , dando cioè prova di larghezza d ' idee , di costumi cortesi e mostrando leale desiderio di riunire intorno a sé , senza stupide intransigenze , gli Italiani migliori . Fosse possibile ! Ma ormai troppe esperienze hanno dimostrato che questi sono sogni ; che il fascismo è quel che è , e che cesserebbe di essere se non fosse quel che è . Di fronte ad esso quindi noi non vediamo che un problema spirituale ; il problema della difesa del proprio io pensante per chi non trovi nella sua coscienza la forza di superare le ripugnanze ideali e morali a seguire il carro del trionfatore ; a metterglisi in coda , a bruciare sul tripode il granello di incenso propiziatore della grazia dei Numi . Ed è un problema abbastanza facile da risolversi : starsene fuori dalla rissa , e occuparsi d ' altro .
COMBATTENTI E COMBATTENTISMO ( MEDA LUIGI , 1925 )
StampaPeriodica ,
Si è discusso , specie in questi ultimi tempi , se i reduci di guerra come tali , debbano partecipare direttamene alla vita politica del paese . Logicamente si sarebbe infatti condotti a ritenere che la funzione politica degli individui emani dalla loro fisionomia di cittadini soggetti di uno stato e capaci di diritti e obbligati all ' osservanza di doveri comuni . Nessun particolare privilegio quindi si dovrebbe ritenere spettare al cittadino di uno stato dove vige la coscrizione obbligatoria , quando egli tale suo dovere compia anche in periodo di guerra . Ché infatti , un ragionamento diverso condurrebbe , sempre in via teorica , ad attribuire ad alcune norme regolatrici delle funzioni statali una caratteristica particolare che sarebbe in aperto contrasto alle ragioni di necessità e di opportunità che han dato origine alla fisionomia ed alla struttura sociale degli stati moderni . Né varrebbe nemmeno in tal senso , come tesi di critica , l ' asserzione che norme comuni possono in determinati momenti , in specifiche occasioni , rivestire un carattere di eccezionale gravità sì da assurgere a fatti di superiore importanza da quella stabilita dall ' ordinario corso degli avvenimenti . Al fenomeno del combattentismo divenuto movimento politico si dovrebbe quindi aprioristicamente negare la possibilità di esistenza . Tesi questa sostenuta negli anni scorsi dai socialisti ed ora dai fascisti , i quali d ' altronde però sembrano essersi troppo facilmente dimenticati di aver inizialmente fondato il loro programma politico appunto su un diritto dei reduci di guerra ad avere il primato nel governo dello Stato . I fascisti anzi erano nel 1922 giunti ad una forma esagerata di quella che proclamavano essere la loro concezione politica , coll ' affermare dovere la direzione dei pubblici interessi divenire esclusivamente monopolio dei cittadini che avevano combattuto . Programma questo che si volle avanzare come plausibile giustificazione alla Marcia su Roma ed alla conseguente instaurazione del fascismo al potere . Ma si accorse il fascismo , e perché le masse dei combattenti aderivano in proporzione assai ridotta al nuovo movimento politico e perché il partito era dominato da interessi e da uomini assolutamente in contrasto alle possibili realtà di una completa ed esclusiva rivalutazione economica e sociale degli ex combattenti , di non poter assolutamente svolgere il promesso piano di azione politica ; e così quel che doveva essere il governo dei reduci di guerra , finì col confondersi colle comuni , ma pur tanto tradizionalmente necessarie e proficue formazioni ministeriali . Non è nostra intenzione ora esaminare come poi il fascismo abbia condotta la sua opera di governo ; noi ci curiamo invece di dimostrare : primo , in linea generale , che la teorica della non ammissibilità di una specifica attività politica dei combattenti risulta in pratica norma inopportuna ; secondo , nei riguardi particolari dell ' attuale situazione , come i reduci di guerra possano e debbano interessarsi di quanto avviene in Italia e non omettere di usare della propria influenza per ripristinare nella loro interezza , i valori morali connessi agli insopprimibili principii di rispetto della giustizia e della libertà . Quando all ' inizio di questo nostro scritto affermavamo l ' intolleranza di una diretta ingerenza dei combattenti negli affari dello Stato , noi basavamo il nostro giudizio sull ' esistenza di una osservanza generale da parte di tutti i cittadini , dei doveri imposti dalle leggi . Nel caso della coscrizione origine questa del servizio militare , della possibilità di ulteriori richiami alle armi e dell ' uso bellico dei cittadini la formazione di una teoria in proposito , parte necessariamente dal presupposto che tutti gli obbligati adempiano integralmente alle mansioni che possono venir loro affidate , e sopportino lealmente il sacrificio che lo Stato a loro richiede . Se così avvenisse ogni cittadino si troverebbe in perfette condizioni di eguaglianza e di capacità di diritti nei confronti del cittadino cui la patria può avere imposto oneri più gravi in considerazione della sua efficienza fisica o della sua età . Ma viceversa è avvenuto ed avviene che la percentuale di coloro che si adattano spontaneamente alla sorte nazionale non è così alta come a tuttaprima si potrebbe credere . Non occorre che noi ricordiamo il fenomeno dell ' imboscamento per dimostrare che la recente guerra non è stata sopportata egualmente da tutti i cittadini nella misura che le leggi dello Stato esigevano . Il combattente , è doloroso rilevarlo , si poteva dividere in due grandi categorie : prima quella dei paria , dei soldati , cioè provenienti dalle classi più misere del popolo , specie dai contadini ( gli operai , era d ' altronde una necessità , dovevano rimanere per la maggior parte al loro posto nelle officine ) ; seconda quella formata dalla piccola e dalla media borghesia , dagli impiegati , dai professionisti sbalzati spesse volte , questi ultimi , da un ufficio al comando di reparti in posizioni dove si giocavano le sorti della guerra . Di contro a questi veri combattenti vivacchiavano poi le schiere di coloro ch ' erano riusciti con mezzi più o meno leciti , a trovarsi una nicchia sicura per evitare le noie e nel contempo avere la soddisfazione che provenivano dall ' indossare « l ' onorata divisa » grigio - verde . Non che noi vogliamo affermare che tutti i soldati si sarebbero dovuti trovare in prima linea . Le esigenze di un esercito moderno sono tali anzi da richiedere maggior impiego di uomini nelle retrovie che non nei reparti a diretto contatto col nemico ; solo che questa assegnazione di incarichi non avveniva sempre in base ad equi elementi di distribuzione ; onde spesse volte il giovane rimaneva al sicuro mentre l ’ anziano riempiva il posto rimasto vuoto in trincea . Il combattente pertanto veniva così sovente ad assumere l ' aspetto di un cireneo , ed in ogni caso poi poteva confrontare la sua posizione con quella di coloro che per occulte ragioni non gli erano compagni nel sacrificio . Confronto questo che ha condotto più di una volta il fante a delle considerazioni certo poco lusinghiere sulle varie gradazioni del sentimento del dovere patriottico . Cause e motivi quindi per i quali a guerra terminata , il combattente poté con diritto ritenere di aver soddisfatto a qualcosa di più del suo dovere non in considerazione di quello ch ' egli aveva fatto , ma nella osservazione di ciò che gli altri non avevano compiuto . È evidente pertanto che per tal somma di ragioni , il reduce dalla guerra possa aver nutrita la speranza di levare la sua voce non come un qualsiasi cittadino ma come un individuo cui competevano particolari , se pur assai modesti , privilegi . Ma questa aspirazione del combattente ritornato alla vita borghese non ebbe modo di esplicarsi negli anni dell ' immediato dopo guerra , occupato e preoccupato come fu il reduce di ricostruire le posizioni economiche distrutte nel tempo di guerra , di riassettare precarie situazioni familiari , di riprendere la pratica nelle professioni . A ciò si aggiunga la confusione creata dalla propaganda dei partiti sovversivi che erroneamente reputavano di poter sfruttare il malcontento , prodotto di un disagio economico , a vantaggio di utopistiche concezioni politiche alle quali non avrebbe mai potuto adattarsi , d ' altronde , la mentalità delle popolazioni latine . Solo all ' inizio del 1922 , quattro anni cioè dopo la fine della guerra ma solo due dalla completa smobilitazione , il periodo burrascoso si poteva dire avviato verso una reale ma pur sempre relativa calma . Non dobbiamo ora noi rifare la storia degli avvenimenti dal 1922 ad oggi . Sta di fatto però che ora risorge in pieno il problema del combattentismo . E non risorge così a caso ma determinato da ragioni profonde che richiamano la considerazione di chiunque voglia onestamente esaminare l ' odierna situazione politica . Parrà strano , è una osservazione che si prospetta a chi sia uso considerare le cose ed i fatti superficialmente , che proprio oggi risorga la questione della ingerenza politica dei combattenti quando agli affari dello Stato è preposto un governo che si proclama emanazione diretta dei reduci di guerra . Ma abbiamo già rilevata l ' infondatezza di una simile asserzione . Ora aggiungeremo poi che l ’ essere al governo degli individui che furono combattenti , non conduce all ' assioma che la politica svolta sia « combattentistica » . Oggi ad esempio si verifica perfettamente il contrario , dimostrandosi così come gli attuali reggitori della cosa pubblica ispirino le loro azioni al programma politico del loro partito , non praticando le considerazioni che possono scaturire dalla particolare mentalità che si è formata in coloro che hanno conosciuta la guerra e ne hanno sofferte tutte le conseguenze . Il fenomeno del « combattentismo » con espresse finalità politiche si può dire appunto che si concretizza in antitesi alla corrente politica oggi dominante nelle supreme gerarchie dello Stato , ed è precisamente una conseguenza di uno stato di fatto per cui i combattenti furono condotti a dover precisare la loro particolare posizione , le loro aspirazioni di fronte al paese . A null ' altro mirò infatti lo storico congresso di Assisi col famoso ordine del giorno Viola che poi all ' on . Mussolini non piacque . I combattenti , verso i quali si erano andate polarizzando la simpatia e la speranza della parte sana del popolo italiano , vollero con quella riunione nella terra di S . Francesco ricordare alla nazione che la guerra non poteva essere monopolio di alcun partito perché sacrificio di tutti gli italiani , ed ammonire così il capo dello Stato ed il capo del Governo che i combattenti come tali , forti del loro passato di devozione patriottica , non potevano più oltre rimanere indifferenti al perdurare di una situazione , che minacciava quell ' unità civica , quell ' eguaglianza civile , universalmente riconsacrate dalla guerra . A tale atteggiamento assunto dai reduci di guerra vien mossa , lo sappiamo , una obiezione : « o perché mai i combattenti si schierarono nel 1924 contro i fascisti mentre non si preoccuparono di levare la loro voce negli anni pur critici dell ' immediato dopo guerra ? » . Osservazione che potrebbe avere anche un fondamento se non esistesse il fatto che negli anni precedenti il 1922 il reduce di guerra , sotto tale sua specifica fisionomia , non apparve mai nella vita politica nazionale . I cittadini , ch ' erano stati soldati nelle trincee , dimenticarono , e questo sotto un certo aspetto fu un errore , la solidarietà contratta nel comune sacrificio , e ognuno seguì quella particolare tendenza politica che dimostrava di poter maggiormente dare assicurazioni di proteggere le impellenti rivendicazioni di carattere economico . Da null ' altra causa trasse origine la poderosa ripresa del socialismo aiutata indirettamente dal contegno delle classi più abbienti che non compresero o capirono troppo tardi la profonda evoluzione morale che la guerra aveva prodotto nel popolo . Oggi giorno il combattentismo risorge come movimento particolare ed autonomo per la ragione che i reduci di guerra non si sentono di farsi mallevadori delle azioni di un governo o di un partito che si sono proclamati , non avendone alcuna reale caratteristica , governo e partito dei combattenti . Ciò è necessario per delimitare le singole responsabilità nell ' interno del paese ; ciò è indispensabile per specificare di fronte all ' estero il vero e predominante pensiero dei combattenti . Dal che appare come l ' azione politica « combattentistica » sia frutto particolare di una specifica situazione , risoluta la quale il combattentismo , come oggi è inteso , non avrà più ragioni d ' essere . Ché noi riteniamo grave errore il perpetuarsi in condizioni normali di una politica combattentistica che diverrebbe azione di pochi valorizzata da una denominazione generica di base vastissima . Rimarranno sempre però i combattenti anche nell ' avvenire , una poderosa forza di riserva morale su cui il paese potrà contare nei momenti difficili , così come oggi avviene . Ed i cittadini che furono soldati e come tali seppero difendere attraverso i più duri sacrifici la libertà della patria dal pericolo dell ' affermarsi della prepotenza straniera , non si dorranno di ripetere la loro opera quando la libertà fosse minacciata entro quei confini che il sangue dei soldati ha segnato all ' Italia . Mirabile connubio della disciplina militare e dello spirito di civica dignità nel supremo sentimento del dovere nazionale .
StampaPeriodica ,
Sono almeno quindici anni che il movimento socialista in Italia è stato colpito da paralisi intellettuale . Gravissimo fenomeno di decadenza universalmente rilevato e di cui oggi stiamo scontando almeno indirettamente gli effetti . Mentre il corpo del partito si dilatava , il numero dei soci si moltiplicava , i seggi nei comuni e in Parlamento aumentavano , il livello culturale e il fervore di vita intellettuale venivano meno con un ritmo impressionante . Causa immediata , ma superficiale , fu l ' allontanarsi dal movimento socialista del favore delle nuove generazioni . Molti hanno cercato di spiegare il fenomeno , ma in verità nessuna delle ragioni addotte sembra soddisfacente . Sono profondamente convinto che una delle cause principali della crisi è da ricercarsi nella diffusione ( e particolarmente nel modo e nella direzione della diffusione ) della dottrina marxista in Italia . Volendo chiarire ulteriormente , direi che l ' errore più grave consistette nell ' assumere la dottrina marxista a pensiero ufficiale dei gruppi e partiti socialisti . Mi si chiederà : ma di quale marxismo intendete parlare ? Perché , oltre la marca originale , v ' è una marca kautskiana , bernsteiniana , soreliana , mondolfiana , per non citare che le più note . Ora , proprio in questa molteplicità di interpretazioni e riduzioni , che sarebbero segno di enorme vitalità e libertà di pensiero se si limitassero a distinguere diverse correnti in seno ad uno stesso movimento che tutte le comprenda e le superi , sta un altro fattore della crisi . Perché quella dottrina che veniva assunta a pensiero ufficiale del partito , a forza di venir corretta , annacquata , adulterata , o , più semplicemente , interpretata , finì per trasformarsi in qualche cosa di così vago ed incerto da poter ad un tempo servire ad ogni frazione , dalla più barricadiera alla più riformista ; per ogni problema , da quello più trascendentale a quello più concreto e materiale . A distanza di anni e di mesi gli stessi testi venivano usati , dalle diverse frazioni succedentisi al potere , in senso radicalmente diverso . Si ebbero così tutti i mali di una rigida codificazione autoritaria affidata in concreto alle edizioni delle opere del Marx , e tutti i mali della libera interpretazione , di fatto troppo spesso affidata al primo scriba che volesse ammannirti la centesima definitiva edizione del pensiero marxista . Nessuno , eccettuato forse il Bernstein , che in questa questione vide più acutamente d ' ogni altro , si propose di veder con chiarezza che cosa rimaneva , alla chiusa dei conti , dopo tutto il revisionismo di destra e di sinistra ( Pareto , Croce , Labriola , Bernstein , Turati , Merlino , Mondolfo , Leone , Sorel ... ) del corpo originario . Si trattava , e ancor oggi si tratta , di eseguire un vero e proprio bilancio teorico della dottrina marxista che , partendo da basi essenzialmente scientifiche e realistiche , collo scartare cioè tutto ciò che è in contraddizione coi fatti , o in contraddizione col generico indirizzo del partito e del movimento socialista , ci dicesse ciò che è vivo e ciò che è morto del marxismo . Tra l ' altro si verificò anche questo : che il partito , mentre rimaneva tenacemente attaccato alle vecchie tavole , si andava profondamente modificando , specie in ordine ai metodi della lotta . E , al pari del pigro imbianchino che applica il nuovo colore sul vecchio , cosicché avviene che questo , a distanza di tempo , intorbidi quello , così molti socialisti italiani , anziché riconoscere coraggiosamente che , dopo le numerosissime critiche anche da loro personalmente ed acutamente avanzate , meglio valeva far punto e da capo , rinunziando al biglietto d ' ingresso nel tempio marxista , si accontentarono di riverniciare a nuovo le pareti , di mutarne le porte e l ' impiantito . Infatti , dopo aver preso atto delle svariate e profondissime critiche che scalzavano sin dalle basi alcuni degli antichi principi , ci si continuò bellamente a professare marxisti , conchiudendo con un atto di fede ( segno troppo spesso di volgare pigrizia intellettuale ) ciò che doveva essere un atteggiamento fondato sulla pura ragione . Intanto la tara a peso lordo dell ' originaria dottrina , tara sempre sottintesa e mai dichiarata apertamente , venne facendosi sempre più imponente e radicale ; la scatola rimaneva e il contenuto scompariva lentamente . Lo spazio per un articolo è così breve , che io non mi propongo davvero di tentare un cotesto bilancio ; mi limiterò a darne sinteticamente i risultati , quei risultati meno contrastati e per nulla originali , che ognuno avrà agio di controllare personalmente , anche senza uscire dalla collezione della « Critica sociale » . Alla definitiva condanna della teoria del valore doveva seguire quella delle « crisi » , della « miseria crescente » , dell ' « accentramento capitalistico » , della « scomparsa delle classi medie » , della « dittatura del proletariato » , del troppo radicale « internazionalismo » , della « funzione della violenza » . In una parola : si respingeva tutto ciò che costituiva la parte positiva del socialismo marxista , un po ' frutto delle tendenze dell ' epoca , un po ' infelicissimo frutto della dialettica hegeliana , e una notevole parte del lato negativo in ordine alla critica della economia capitalistica . Si veniva così chiaramente delineando una distinzione tra l ' opera del Marx scienziato e l ' opera del Marx uomo di parte , di fede e di passione . Che cosa dunque rimaneva ? Io direi che rimanevano pressoché intatti i due caposaldi del pensiero marxista , i due piloni centrali : materialismo storico e lotta di classe . Questo è il monumento imperituro eretto alla memoria di Carlo Marx , anche se sono da rigettarsi la troppo larga estensione da lui data alla teoria ed alcune tendenze troppo piattamente materialistiche , per lo meno nelle espressioni usate . Ma nel frattempo , dal '73 al '923 , è intervenuto un fatto nuovo e rivoluzionatore . Tanto la teoria economica della storia , quanto la teoria della lotta di classe ( la quale in realtà non costituisce che un addentellato importantissimo della prima ) facevano , più o meno integralmente , più o meno chiaramente , il loro ingresso nel campo scientifico , indipendentemente da partiti e da chiese ; venivano sempre più considerati quali valori obbiettivi acquisiti alla coscienza moderna . Si può essere marxisti senza essere socialisti Liberali e nazionalisti , in parte gli stessi cattolici , già riconoscono il fatto lotta di classe e la verità del materialismo storico , sia pure con la limitazione crociana di canone di interpretazione ; filosofi idealisti , come il Croce , che così grande influsso ebbe ad esercitare sulla cultura italiana , furono tra i primi a riconoscere il grande valore del marxismo ; la nuova scuola storica , la cosiddetta scuola economico - giuridica , che annovera tra i suoi maggiori il Volpe ed il Salvemini , accetta questi due elementi del pensiero marxista come principi fondamentali di metodo storico . Basta d ' altronde aprire un giornale , sfogliare una rivista , intrattenersi con uno studioso di scienze sociali , intervistare il man in the street , per convincersi che molto sangue di Marx si è silenziosamente trasfuso nel cuore degli stessi più acerrimi nemici delle dottrine di lui . Quale trionfo più grandioso poteva attendersi da un ' opera affidata alle speranze di una classe insorgente , in scritti frammentari e troppo spesso contraddittori ? Ma con ciò non è detto che oggi l ' essere marxisti voglia dire essere socialisti . Il fatto che scrittori conservatori come il Pareto , dotato di profondo spirito critico , abbiano potuto accettare questa parte della dottrina marxista , conferma a chiare note che si può essere marxisti senza essere socialisti . Questo mi sembra un punto fondamentale sul quale è necessario insistere sino alla noia . Quello che di veramente positivo in senso socialista conteneva il pensiero marxista è unanimemente rigettato , o perché in troppo stridente contraddizione con la realtà , o perché in urto con le nuove tendenze liberali democratiche ; ma nessuno pensò di compiere questa elementare operazione di sottrazione e di interpretazione del risultato . Il marxismo ci appare oggi più come un principio metodico per l ' interpretazione della storia , che una vera e propria filosofia dell ' azione operaia . Principio metodico sempre più universalmente accettato quale verità obbiettiva . Ora è il caso di domandarsi : v ' è qualcuno che , parlando di geometria o di fisica , si professi seguace di Euclide o di Archimede , anche se diverse possono essere le opinioni sulla importanza relativa e sull ' originalità del loro contributo alla scienza ? Quelli stessi che sostengono la grandiosità del contributo non sentono davvero la necessità di assumere una tale etichetta . Perché la etichetta mi si passi la metafora serve generalmente a denotare una posizione di battaglia in difesa di principi cui siano contrapposti principi diversi , senza che sia possibile stabilire per il momento da qual lato stiano verità e ragione . Così oggi abbiamo i seguaci e gli oppositori di Einstein , ma non quelli di Galileo ; e il giorno in cui le affermazioni einsteiniane risultassero pienamente accertate , la scuola tramonterà e non vorrà richiamarsi al suo nome , che più non sarà simbolo di lotta e di divisione . Essere marxisti , oggi , non esprime dunque gran che , salvo che non si tratti di designare con quel nome quei socialisti , abbastanza numerosi tuttora , che di Marx assumono dogmaticamente verità ed errori , o che ne deformano l ' interpretazione riducendo tutta la sua filosofia della storia ad un volgare determinismo . V ' è infine un lato della questione , riguardante da presso i socialisti gradualisti , che rafforza grandemente questa tesi . I socialisti gradualisti e democratici sono in profondo contrasto con tutto lo spirito informatore dell ' opera marxistica . Per quanti tentativi di conciliazione si possano fare , la dimostrazione del contrario non è stata mai data né mai potrà darsi . Ma , se anche si riuscisse , attraverso inutili sforzi dialettici , a provare che il Marx fu in sostanza un socialista democratico e liberale e che il marxismo , nella sua parte positiva e socialistica , in nulla vi contrasta , allora davvero potremmo a buon diritto dire : poi che nel marxismo tutto è compreso , rivoluzionarismo e riformismo , materialismo e idealismo , dittatura e democrazia , liberalismo e tirannia , inutile riferirsi al marxismo ! Meglio , mille volte meglio , un sano empirismo all ' inglese piuttosto che questo cieco e tortuoso dogmatismo . Da tutto ciò balza evidente ed imperiosa la conclusione , che intanto non ha senso l ' affermazione essere il partito socialista un partito marxista , poi che il marxismo , per concorde riconoscimento , nel suo valore reale ed attuale non solo è diventato , o è sulla via di diventare , patrimonio universale , ma non indica neppure alcuna tendenza precisa in ordine al fine ed al metodo . E , se questo è vero , concesso che ad un partito non spetta mai l ' opera dello storico ma piuttosto quella di fare la storia , preparandone ed elaborandone la materia prima , risulta chiaro che i principî marxistici , fondamento essenziale per l ' interpretazione delle umane vicende , hanno da passare e passano automaticamente in seconda linea quando si tratti di agire in concreto e di assumere decisioni positive in ordine a problemi , che son diversi da paese a paese , e rapidamente mutevoli nel tempo . Esistono d ' altronde alcune cause , in parte costanti e in parte contingenti , che consigliano l ' abbandono di questa tendenza dogmatica del partito , di questa spesso inconscia ma continua subordinazione dell ' azione concreta d ' un movimento di masse ad una rigida teoria . Un partito ha bisogno di un grado estremo di elasticità , di una grande libertà di atteggiamenti , anche se è necessario che mantenga una chiara e coerente linea di condotta nel tempo . Un partito legato ad un corpo rigido di dottrine finisce per appesantirsi , per muoversi con una lentezza esasperante , sì che , attaccato da una tribù di veloci predatori , risponde a destra quando già l ' attacco si è spostato a sinistra . Questa immagine si presentò chiara alla mente dell ' osservatore , soprattutto nel dopo guerra , in ordine a due serie di avvenimenti : rivoluzione russa e lotta tra fascisti e socialisti . Si è dimostrato , con una meravigliosa abbondanza di citazioni , che la rivoluzione russa è in flagrante contraddizione con le previsioni del marxismo , e si è preteso dedurne che era vano attendere che in Russia si consolidasse il regime comunistico . Effettivamente la rivoluzione russa si è ribellata alle formule marxistiche , in quanto è scoppiata in un paese di civiltà arretrata e in un periodo in cui non c ' era certo sovrapproduzione . Ma se pure eran chiare ( e più son chiare oggi ) le ragioni per cui il comunismo integrale dei primi anni doveva fatalmente tramontare , è tuttavia certo che restano sempre da compiersi , nel solco di quella rivoluzione , sforzi utilissimi in senso socialista . Perché in certi momenti occorre accettare le condizioni ambientali nelle quali , per eventi difficilmente prevedibili e regolabili , ci si è venuti a trovare . L ' importante , dal punto di vista riformista , non sta nel differenziarsi in ordine alla interpretazione del fenomeno , prendendo atto via via nel caso citato della liquidazione fallimentare della rivoluzione e producendo le prove del sorgere del nuovo spirito capitalistico nella Repubblica dei Soviet , per concludere infine con un inno al marxismo ; ma nel differenziarsi chiaramente in ordine ad un fatto fondamentale : la dittatura che imperversa in Russia , l ' assenza di un regime democratico e liberale , senza peraltro mai dimenticare quelle che possono essere state le dolorose necessità storiche di un moto rivoluzionario in un paese come la Russia . Nel giudizio e nell ' atteggiamento riformista rispetto alla rivoluzione russa , la troppo stretta aderenza alle formule marxiste ha fatto sì che si condannasse aprioristicamente , quasi prima che nascesse , un fenomeno che conteneva e contiene tuttora in sé maravigliosi germi di vita e di rinnovamento . Dichiaro francamente che sarei felicissimo che le formule marxistiche risultassero erronee , purché la rivoluzione russa conducesse alla stabilizzazione di un regime gradualmente socialista . Riconosco che le probabilità attuali sono limitatissime ; ma il compito d ' un socialista sta non nel sabotare quel piccolo fattore di probabilità , ma al contrario , nel rafforzarlo . Il secondo avvenimento che dimostrò l ' impotenza socialista anche dal lato intellettuale fu la lotta tra fascisti e socialisti . Non si creda , per carità , che voglia arrecare a conforto della mia tesi il camaleontismo di Mussolini e dei suoi seguaci . Ma , tutto sommato , sembra che , tra quel camaleontismo e la rigidezza , la cecità , l ' abulica mummificazione serratiana , v ' era e v ' è tuttora la possibilità di un atteggiamento intermedio . Mentre gli uni pestavano , gli altri ( non tutti , s ' intende , per fortuna ) strillavano che non v ' era nulla da fare , che eravamo di fronte ad un fenomeno internazionale , ad una crisi fisiologica propria del mondo capitalistico , quasi che la disfatta risultasse in tal modo più onorevole e meno dolorosa , e come se in qualche Stato cotesta reazione non avesse dovuto avere il suo inizio isolato . Nell ' atteggiamento di molti socialisti , tra il 1919 e il 1922 , era troppo chiara l ' influenza di quel fatalismo cosiddetto marxista , che deriva da una erronea , per quanto spiegabilissima , interpretazione degli scritti più conosciuti di Marx . Sarebbe facile continuare coll ' esemplificazione ; ma è tempo di stringere le fila del discorso . Erronea funzione del marxismo in seno al movimento socialista L ' errore fu di assumere il marxismo a termine comune di partenza , di paragone , di arrivo . Si finì per muoversi in un campo intellettualmente chiuso . Tutto era orientato in un unico senso ; tutte le discussioni teoriche concludevano fatalmente con una interpretazione dell ' opera marxista . Ogni controversia , ogni questione , per quanto estranea all ' originario corpo dottrinale , ogni fatto , financo , che si ribellasse alle linee prevedute e volute dell ' evoluzione , veniva riportato , a forza di dialettica , nell ' angusto quadrato della teoria , o condannato e trascurato senz ' altro . Insensibilmente si andò creando una scuola e , più che una scuola , una setta , con una sua logica , disciplina , dialettica , munita del divino specifico buono per tutti i casi e che stava di casa nei cinque o sei volumi , editi dal1' « Avanti ! » , delle opere di Marx e di Engels . Una setta che ad ogni costo voleva ospitare nell ' antico edificio le nuove tendenze assolutamente inconciliabili con le antiche , che contorceva la realtà pur di collocarla nel gran quadro teorico . Una nuova Chiesa , insomma , colla sua pattuglia di filosofi scolastici , solo preoccupati di salvare la forma e il metodo a dispetto della sostanza . Nei congressi , anche nei periodi più dolorosi , anche sotto la sferza dei colpi e delle vittorie fasciste , non ci si batteva , no , sulle questioni concrete e veramente essenziali , a colpi di dati , di cifre , di fatti , ma a forza di citazioni , di interpretazioni , di sforzi esegetici . Si rileggano i discorsi tenuti nei congressi di Bologna , di Livorno , di Milano , e in tutti gli altri congressi prebellici . Libero scambio , suffragio universale , educazione popolare , sindacati , cooperative , politica estera in genere , problemi vitali che occorreva esaminare e risolvere con spirito realistico , strettamente adeguando l ' azione del partito a quelli che sono i concreti bisogni di una particolare collettività in un determinato momento storico , finirono per essere regolarmente trascurati , o semplicisticamente esaminati e risolti alla luce esclusiva dei principi marxistici . Si dimenticarono così il Mezzogiorno e troppi centri rurali ; la politica socialista fu talvolta la politica dei gruppi operai del Settentrione ; e ciò manifestamente anche per l ' influsso di ragioni teoriche . Era chiaro che , una volta che il socialismo poteva svilupparsi solo nei centri di avanzata civiltà capitalistica , e che tale civiltà capitalistica era una tappa necessaria nella evoluzione dei popoli , l ' unica politica era quella delle braccia incrociate . E intanto gli altri partiti , e il popolare in ispecie , mietevano . E il problema morale ? Non venne forse egualmente trascurato , direi anzi colposamente ignorato ? E quei pochi , in genere riformisti , che attivamente si adoprarono in tal senso , sanno quanto dovettero faticare per trionfare quando trionfarono della generale apatia . Col sorgere di questa nuova Chiesa , coi suoi miti , colle sue formule , coi suoi martiri , col suo profeta , anche gli individui più autonomi , dotati d ' ingegno originale e costruttivo e che in una atmosfera di libertà reale avrebbero potuto darci opere rivoluzionatrici , furono attratti nell ' atmosfera viziosa del dogma e della sua interpretazione , sì che , a forza di aggirarsi nella morta gora e di battagliare intorno alla prefazione del Per la critica dell ' economia politica e al Manifesto dei Comunisti , vennero progressivamente perdendo la loro originaria capacità . Molti si allontanarono dal movimento , altri si trassero in disparte . I giovani ebbero l ' impressione che l ' ingresso nel partito significasse indossare una terribile cappa di piombo annichilente ogni personalità , una preventiva rinunzia a qualunque libertà spirituale , il divieto di orientarsi verso direzioni nuove . L ' imposizione , in una parola , di un ritmo obbligato di pensiero e di azione . Ed oggi , nel nuovo partito , le cose sono veramente mutate ? Il marxismo occupa ufficialmente la posizione antica ? Dalla tessera , dove è riprodotto il programma del 1892 , quando ancora il revisionismo era di là da venire , e Bebel e Kautsky erano i capi spirituali del movimento socialista mondiale , e dal fatto che gli uomini che dirigono attualmente il movimento appartennero tutti al vecchio partito , dovremmo giudicare che nulla vi è di mutato , che nulla si vuol mutare ? Spero di no , credo di no ! Certo però che un legittimo dubbio rimane sino a che non ci si pronunzierà chiaramente intorno a queste questioni . Il fatto che i riformisti abbiano dovuto combattere tante e così aspre battaglie contro i loro colleghi massimal - comunisti per ottenere il diritto alla critica , il fatto che abbiano tanto insistito per porre in rilievo il nome del nuovo partito ( Unitario ) , affermando sin dall ' inizio di voler rispettare ed accogliere le frazioni dissidenti purché concordi genericamente , sono tutti sintomi confortanti . La stessa « Critica » da qualche mese a questa parte ha aperto largamente le sue colonne agli eretici . Ancora uno sforzo , un deciso mutamento di rotta in senso schiettamente liberale , e si potrà confidare nelle possibilità di un domani non lontano . In un articolo recente il Weiss si è dichiarato recisamente contrario alla vecchia politica dei blocchi per la libertà . Non ho capito bene se la critica voleva essere solo di metodo ( blocco ) o anche di fine ( lotta per la libertà ) . L ' articolista si augurava che un nuovo periodo revisionistico , serio e coraggioso , volto soprattutto alla formulazione di un programma minimo , si inaugurasse nel partito unitario . Ora io ritengo che le possibilità revisionistiche siano in relazione strettissima coll ' atmosfera di libertà intellettuale in seno al partito . Si tratta pur sempre di un problema di libertà , del trionfo cioè del metodo liberale , sia all ' interno che all ' esterno del partito . Quando all ' atteggiamento dogmatico succede l ' atteggiamento critico , il rinnovamento è già in atto . Sarebbe invece inutile voler accingersi alla compilazione di minuziosi ed elaborati programmi concreti , certamente indispensabili , come propone il Weiss , quando fa difetto quel largo spinto liberale cui sopra accennavo . Non occorre dunque trasformarsi tutti in accaniti volontaristi , o in empirici all ' inglese , o proporsi di creare una nuova filosofia ufficiale dell ' azione operaia . Che ognuno sia veramente libero , una volta che abbia genericamente accettati i metodi e gli scopi del partito , di pensare a suo modo . E , perché ciò avvenga ( ecco il punto ! ) e perché non si tratti di una frase retorica , occorre che il partito smetta le vecchie vesti , rifiuti la vecchia etichetta , sia non socialista marxista , ma semplicemente socialista . Si parla tanto della necessità di rinvigorirne le file coll ' immissione di nuovo sangue giovanile , e sono certo che ai discorsi corrisponde un desiderio preciso . Né mancano per fortuna , in vari centri , gruppi di giovani desiderosi di far confluire in un movimento di masse le loro aspirazioni ideali e la loro volontà di azione . Molti di essi fecero capo un giorno ai gruppi cosiddetti « salveminiani » ; oggi vivono in uno sdegnoso e fiero isolamento , tenacissimi avversari dei vincitori . Bisogna conquistarsi la simpatia di cotesti gruppi . Per quanto in numero limitato , essi costituiscono una grande forza in un paese così povero di élites come il nostro . Sono frequentemente sulla grande linea del pensiero democratico - socialista , ma ognuno ha il suo particolare carattere e , se volete , la sua particolare eresia . Non basta dir loro : entrate liberamente . Occorre , in un certo senso , andar loro incontro , dimostrando che l ' ambiente , l ' atmosfera , è radicalmente e definitivamente mutata . Non basta correggere la intestazione degli articoli di fondo , o il testo degli ordini del giorno nei comizi e in Parlamento , ma bisogna dimostrare che il cambiamento è avvenuto negli spiriti , nelle coscienze , che una diversa , più critica visione della vita e della lotta politica è subentrata . Basta coi dogmi , con le frasi fatte , con le vecchie formule . Mentre i marosi incalzano da ogni parte e il navicello traballa , una ferma volontà di sottoporsi ancora una volta al vaglio crivellatore della critica , di rivedere tanti postulati che sembrano intangibili , di fare un processo al passato onde evitare i medesimi errori per l ' avvenire , sarebbe prova di profondo rinnovamento .
QUELLO CHE SI È FATTO ( LODI LUIGI , 1883 )
StampaPeriodica ,
Nelle consuetudini commerciali dell ' età nostra , alle quali vanno sempre più consentendo la letteratura e l ' arte , sembrerà quasi naturale che un giornale letterario faccia , ora , il bilancio dell ' annata , metta in chiaro , cioè , su due file di contro , il passivo e l ' attivo che n ' avanza . Né ove si potesse fare con brevità e sicurezza aritmetica di buoni commercianti letterari una tale operazione sarebbe inutile a sgradita . Ma metter giù le partite , fare le somme , e quindi paragonarle fra loro , non è facile quest ' anno e non sarebbe giovevole . Giacché la gente si diverte , per una stranezza dell ' avidità umana , a leggere anche i bilanci degli altri quando sono pieni di grosse cifre , rotonde e magnifiche ; a addizionare le miserie altrui si annoia come della propria . Vi sono dei popoli che non hanno storia , dice l ' antico avvertimento , ed è tuttavia vero ; ma siate certi che , se non l ' hanno , è perché non se la sono meritata , facendosela prima da sé , in azione . Anch ' essi hanno vissuto , si sono accresciuti e poi sono disparsi , ma che è rimasto nel lavoro del mondo della loro esistenza ? Hanno avuto un ' epoca solenne di attività , di cultura , di forza ? Dei grandi capitani , dei grandi artisti , dei grandi pensatori , nati da essi , che possano nutrire ancora la gratitudine , l ' ammirazione e l ' invidia di chi è venuto dopo ? Ora , voltandosi indietro per quest ' anno , non ci viene alla mente che un indice lungo e monotono di libri mediocri , senza originalità audace , senza propositi e forme nuove ; senza , infine , alcuni di quei saggi o di quelle promesse che formano nella produzione letteraria di un paese come un largo periodo storico , che sono uno di quegli avvenimenti solenni intorno ai quali molti altri , e per assai tempo , si legano e si svolgono . A questo estremo dell ' anno ci pare d ' uscire come da una pianura ben coltivata , ben seminata , ben alberata ; l ' impressione di quella uguaglianza geometrica ci sfugge a mano a mano che ce ne allontaniamo , e non ci rimane più nel pensiero nulla di quei campi perfettamente regolari , di quegli alberi stupendamente acconciati , di quelle case quadre , a tinte grige , con tutte le finestre verdi . Non ci rimane , tutt ' al più , nel pensiero e dentro di noi , che un sentimento di stanchezza e di noia . Cercando dunque fra i giorni di questi dodici mesi che sono ormai compiuti , ci pare che l ' attivo maggiore del 1883 sia una somma negativa , ci pare infine che l ' importanza maggiore di quest ' anno stia nel lavoro di critica e di demolizione che durante esso fu compiuto . Vi ricordate ? C ' era una letteratura facile , volgare , d ' improvvisatori , che , per poco , non è parsa durevole monumento fra noi . C ' erano i romanzieri di moda , verbosamente sgrammaticati , lividamente sentimentali , volgarmente luridi , c ' erano i poeti flaccidi , viventi per il discredito della prosodia , chitarronisti e galeotti plebei ; c ' erano i giornali che si erano proposti , e lo confessavano , l ' incremento della patria ignoranza , gli articolisti che si acquistavano il nome di critici e il favor delle dame , con qualche citazione dal francese , parecchie freddure e un gran lusso di romanticismo bolso ; c ' era una grande falsità , una volgarità insoffribile , una povertà impudente e gloriosa ; ebbene , tutto questo è ormai scomparso interamente . Quei romanzieri , quei poeti , quegli articolisti non trovano più editori , si sono rassegnati e non dànno più nulla a stampare , e , in ogni modo , non v ' ha più nessuno che si degni di guardarli . Il Giusti non potrebbe ripetere ancora son intenzioni ironiche i suoi versi : Il regno letterario È tutta una morìa ! Avrebbe paura d ' insultare troppi cadaveri ! E ciò che più consola ancora , è che questa condanna del pubblico si è meglio dimostrata là proprio dove il suo giudizio si esercita più direttamente : nel teatro . Non sono quattro anni da quando il Martini , per aver osato di scrivere che una commedia di Paolo Ferrari non gli piaceva , si destò contro come una sollevazione di popolo indignato : adesso , a Napoli , è tutto un teatro che fischia una commedia di Paolo Ferrari . Il Marenco fu , per un poco , il poeta drammatico favorito delle platee italiane : in quest ' anno egli ha dato a provare sulla scena tre lavori suoi , e nessuno ha potuto avere il magro conforto d ' una seconda rappresentazione : ha raccolti in volumi gli idilli suoi che ebbero più fortuna , che gli procurarono , non è neppure un decennio , tanta gioia d ' applausi ; non c ' è stato neanche un cronista teatrale che abbia osato di esclamare : Che belle cose ! E così , gli uni dopo gli altri , i nostri scrittori di drammi , di commedie che più sono convenzionali e falsi , che più ebbero , per troppo lungo tempo , l ' ammirazione della folla . Se , pertanto , con questi intendimenti consideriamo il bilancio del 1883 , ne possiamo trarre una ragione di speranza e di consolazione : il pubblico italiano , la gran maggioranza dei leggenti italiani si è migliorata di coltura e di gusto : comincia ad avere il sentimento e l ' intuizione del vero . E , d ' altra parte , tutta questa morìa non ci pare che sia seguita senza dare qualche accenno e speranza di vita nuova . C ' è forse forse , in questo silenzio , la fermentazione oscura , sotterranea , ignota , delle sementi in inverno : c ' è forse una primavera letteraria che sta per inalzare su di noi una gloria di splendore , di freschezza , di beltà . Si avvertono gli inizi o almeno le prove , i tâtonnements , dicono i francesi . Più che nei volumi , ne troveremo facilmente le tracce nei giornali . La prosa si è fatta più solida , più forte , più agile : si è liberata così dalla riboboleria , dalla vacuità , dalla freddezza dei falsi manzoniani , come dall ' arcaica pretensiosità degli ultimi cruscheggianti . La critica è diventata anch ' essa più seria , più sicura , onesta , e alcuni giovani hanno provato di saper giudicare d ' un libro e d ' un autore senza intemperanze di scuole , con molta o almeno discreta conoscenza della nostra letteratura e di alcune fra le straniere , con maturità di coltura ed eleganza di stile . L ' arte non si divide più come qualche anno fa in realista e in idealista , ma in brutta e bella , in vera e falsa . Per arrivare a così poco , è bisognato molto cammino . Ma nel romanzo , nella novella e sino nella lirica , si sentono ancora , e più di prima , le preoccupazioni scolastiche e la preponderanza meccanica . I romanzieri e i novellieri d ' oggi , per la più parte , si propongono troppo d ' essere , affermano essi , naturalisti ; in realtà , invece che narratori , il più delle volte non sono che descrittori . E , per poter più largamente liberarsi a questa nuova furia del descrivere , si son buttati ai campi , tra i monti del mezzogiorno , ed hanno riempite di carminio e di cobalto le loro pagine . Poi , a rendere con maggiore precisione l ' ambiente , hanno cercato anche di riprodurre il linguaggio , nella povertà del periodo e sino nella frase , di quella gente , tanto che non solo i personaggi , ma l ' autore adoperano stile e parole della Sicilia o della Calabria . Ma a loro è seguìto come ai pittori di paesi . Fanno con molta precisione il cielo , le macchie , i torrenti , tutto il mondo esteriore che avvolge , che si stende sopra , che sta fermo e non sente : l ' uomo no . E poi fanno troppo , cioè nel disporre le tinte , negli accarezzamenti del pennello paiono troppo meccanici e sono monotoni . Anche la descrizione , pertanto , così sopraccarica di colori riesce fredda . E in questa freddezza generale l ' anima umana non prorompe mai in un movimento gagliardo , come raggio di sole che scalda ; quei contadini non pensano , non amano , non vogliono mai nobilmente , non sono , infine , per i nostri novellatori d ' oggi , che altrettanti pezzi di descrizione come i porci , gli asini rognosi e le galline nauseabonde . Il paese non è caldo , gli uomini non hanno passione , ai romanzi e alle novelle manca uno degli elementi più necessari d ' una vera opera d ' arte . Un esempio ci spiegherà meglio . Prima delle Novelle rusticane il Verga aveva scritto Nedda . Ma questa destò entusiasmo nel pubblico , di quelle si è detto che sono molto studiate , molto accuratamente eseguite , ma non hanno avuto un successo sicuro e compiuto . La ragione ci pare evidentemente questa : che allora l ' autore di Eva non si proponeva di svolgere un limitato sistema estetico , era libero interamente nell ' applicare le sue rare attitudini d ' artista , e il paesaggio meridiano serbava l ' intima poesia della natura , e la povera contadina , e quell ' innamorato che moriva di febbre di povertà e di lavoro facevano vibrare le più profonde delle commozioni umane ; lo stile ritraeva con felice energia lo splendore tormentoso dell ' ambiente e la disperazione rassegnata , ignara , di quelle vite ; nel bozzetto siciliano c ' era calore d ' affetto e potenza d ' arte . Nelle Novelle rusticane no , o almeno molto meno . L ' autore si è fissato a voler rimanere freddo , impassibile discovritore di quel suo mondo animale , e il divin sole d ' Italia nella parte dov ' è più bello non illumina , e non fa fermentare quasi mai se non avanzi di concime . Il lettore , in quel vuoto di passione , d ' amore , d ' intelligenza , non si scalda , si affanna , si scontenta ; gli pare , e non a torto , che gli si dia avanti un ' arte monca . Così che alcuni lavori di questi scrittori apparsi nell ' annata , e certamente ricchi di egregie qualità , come l ' Eredità Ferramonti , non hanno trovato nel pubblico un ' accoglienza festevole . Un romanzo solo ha ottenuto , come si dice , un grande successo , non solo nella critica , ma nei molti che leggono o vorrebbero leggere : Fantasia di Matilde Serao . Ma il buon successo riconferma le ragioni che siamo venuti esponendo . Giacché , il romanzo della signorina Serao è il più fortunato tradimento alla scuola cui vorrebbe conferire : l ' intenzione naturalista s ' intravvede alla prima pagina e certamente ha consigliato la scrittrice nell ' impastatura dei caratteri divisi in grassi ed in magri , in malati ed in sani , in febbricitanti ed in mangiatori . Ma poi , la natura vera dell ' artista ha sopravvanzato gli intendimenti estetici dell ' autrice : il romanzo si è svolto in un duetto d ' amore come un racconto del bel tempo antico ; lo stile , segnatamente alle due prime parti , è diventato caldo , colorito , appassionato , e la descrizione spontanea , affettuosa come in una lirica . La poesia abbiam detto subisce pur essa questi difetti del romanzo e della novella : è troppo esclusivamente meccanica . C ' è esuberanza di colori , artificio di metro , ricchezza di aggettivo ; la descrizione è ricca , la strofa piena di musica , il periodo largo e studiato ; insomma c ' è tutta la parte ornamentale , la elevazione lirica non c ' è . Anche a lei , come alla novellistica , manca l ' alta e umana passione ; non ha , tutt ' al più , che l ' istinto . Però quella turgidezza d ' epitetare , quello sforzo d ' armonia , quel grande accavallamento d ' immagini , di perifrasi e d ' iperboli , messi tutti a dipingere , a colorire e a miniare , ricordano , infine , i pittori della decadenza , del bizantinismo e del barocco . E in realtà , nella sua smania di riprodurre esattamente con lo stile l ' idea e lo stato della cosa , la nostra letteratura novelliera e poetica va incontro alla peggiore delle accademie ; al Seicento . Riassumiamo , ora , per quanto è possibile : durante l ' anno che finirà domani fra molti lavori o comuni o inferiori , sotto come a una prostrazione e a una stanchezza generali d ' autori e di pubblico , la critica negativa ha fatti grandi progressi e alcuno anche la letteratura attiva e spicciola . Ma i progressi di questa son tutti nella forma esteriore : in una cognizione a volte discreta e a volte anche fortissima della lingua . Ma non così è seguìto alla letteratura nella sua parte intima , in quello che è il contenuto , gli ideali e i propositi degli artisti . Dall ' affettazione manzoniana si va precipitando nell ' affettazione naturalista un pregiudizio scolastico importato a noi , e malamente , dalla Francia dove ormai è finito ; dalla rettorica etica siam venuti alla rettorica turgida , da quella della santità a quella dell ' animalità . A questi nostri scrittori difetta un sincero ed elevato senso della vita , un concetto uguale dell ' arte loro . Ma , forse , l'84 incomincia con annunzi consolatori ; l ' anno che sparisce ha preparato all ' altro che lo seguirà un viatico potente d ' esempi e di eccitamenti , due volumi di Giosuè Carducci . A noi sembra che essi debbano sonare come le trombe mistiche dellùa bibbia per la vallata a cui è discesa la giovane letteratura d ' oggi , risonare per la vallata , e ricondurla via , in alto , in vetta al monte donde nello splendore del cielo senza nubi si mira da ogni parte serenamente , con un senso di tenerezza e d ' amore , la vita umana .
QUEL CHE SI FARÀ ( SERAO MATILDE , 1884 )
StampaPeriodica ,
Un relatore letterario , abbastanza , non interamente spassionato , ha riassunto , in questo giornale , in fine di anno , il bilancio dell ' arte letteraria . Naturalmente in questi suoi giudizi , in questa sua critica rapida , egli ha seguìto il metodo sperimentale che tanto rimprovera ai pochi romanzieri e novellieri italiani . Dico naturalmente , poiché , a voce generale , la critica d ' intuizione artistica è sparita , anche prima che morisse il buon De Sanctis : è caduta , fra il disprezzo della gente , l ' interpretazione ideale che il critico d ' arte compiva con speciali , forti facoltà d ' ingegno . La critica si fonda , ora , tutta sul documento , tutta sulla prova storica . Io non giudico , poiché a me non compete , se questo sia male o bene , se questo assolutismo sia una grande restrizione , se la negazione di qualunque fantasia artistica al critico non inaridisca e renda noiose sempre più le sue scritture : io non ho mandato di apprezzare tutto questo , nelle sue teorie . Stabilisco il fatto : la critica è sperimentale e più altro . Quindi Luigi Lodi , il relatore , ha preso i libri pubblicati nell ' anno , i documenti , li ha letti pure coscienziosamente e riassumendone il giudizio , li ha trovati mediocri . Mediocre la novella , scritta dal Verga o dal Capuana , mediocre il romanzo scritto dal Chelli , mediocre la poesia , tutta di paesaggio , tutto lavoro di cesello , di Gabriele D ' Annunzio : le prove storiche indicano un grande abbassamento di livello nell ' arte letteraria , il bilancio è una cosa miserabile ed è anche difficile che l ' anno venturo ci si possa arricchire . Questo è il risultato . Ma questo è anche il tradimento del metodo sperimentale nella critica . Voi vedete il libro : di lei non volete e non dovete vedere più nulla . Oltre la prova non vi è permesso di andare ; vi è vietato intendere altro che quella . L ' animo dello scrittore ? Sarebbe una fantasticheria volerlo interrogare . Le condizioni singolari in cui si trova quest ' arte ? Sono poesie , apprezzamenti d ' immaginazione . Il romanzo è cattivo , quindi lo scrittore non ha ingegno e l ' arte va giù . Ebbene , con queste restrizioni , il vero stato delle cose sfugge alla critica . In realtà questo , per l ' arte e per gli artisti , è un momento pieno di affanno . Mai come in quest ' anno trascorso vi è stata maggior lotta interiore , fra i vecchi ideali che ancora resistono e ogni tanto rinascono prepotenti nella coscienza , e i nuovi , ancora incerti , ancora fallaci , spesso bugiardi nell ' esperimento , ma che si vengono imponendo , come la verità dei giorni moderni . Mai come in questo anno , che è parso lunghissimo a chi lavora , un dualismo drammatico si è svolto nell ' animo degli scrittori . Gli stessi avvenimenti letterari hanno sconvolto tutte le idee prestabilite . Coloro che per darsi pace , per non fluttuare più , in un dubbio tormentoso , avevano giurato nel nome di Emilio Zola , hanno subìta la grande delusione di vederlo declinare sempre più , dal Pot - Bouille , che era mediocre , al Bonheur des Dames , che è cattivo , a malgrado delle difese a ogni costo . Poveri apostoli ! Il loro maestro a poco a poco discende alle funzioni di un meccanico senza talento , la parola divina diventa un vecchio ritornello stantìo , ed essi , gli apostoli , errano , malinconici , sentendo crollata nel pubblico la fede nella nuova dottrina e quel che è più grave ancora , sentendolo crollato in sé stessi , questo nobile edifizio che pareva tanto saldo . I seguaci di Zola in Francia e in Italia , sono arrivati al punto doloroso di doversi domandare se il naturalismo nel romanzo è una forma infelice , inutile , o dannosa all ' arte , o se è Zola che non la sa fare . E questo è dubbio assai doloroso , o critici che non volete più sapere quello che accade di rivoluzioni e di sconvolgimenti nell ' animo di un artista . L ' eclettismo , questa comoda indulgenza dello spirito , è possibile , può essere utile in chi legge , non è possibile in chi scrive . Qualche cosa bisogna volere fortemente , facendo l ' arte : qualche cosa di preciso , di determinato , un ideale vivente e parlante , da trasfondersi in carne , ossa , colore e vitalità nella propria opera . Un indirizzo è necessario averlo , nulla si può fare senza sapere dove si arriverà . Ebbene , quando per cinque , dieci anni si è creduto sempre nella stessa cosa o nella stessa persona , quando tutta la foga giovanile dell ' ingegno si è condensata in quella tale forma , quando si è fatto lo sforzo di piegare le proprie facoltà a manifestazioni che sono loro forse contrarie , quando tutta l ' educazione dello spirito si è fatta su certi principii , oh quanto è spaventoso non creder più , non aver più guida , non trovar più sostegno ! Voi vedete il libro , o critici che conosce solo questo documento : ma da quali lotte spirituali sia sorto , non lo supponete . Chi ve la farà mai la storia di queste esitazioni crudeli che paralizzano le forze ? Chi vi narrerà il romanzo dei tentativi riusciti a male , combattimenti nascosti che demoralizzano ? Chi vi dirà i monologhi desolati e desolanti di questi nuovi Amleti ? Il segreto di certi scoraggiamenti , di certe inerzie , di certi silenzi , è appunto in questa rovina perenne di quello che si era imparato ad amare . Nel fatto , è questa l ' ora sconfortante in cui pare perduta la via dell ' arte . Come intendersi più ? Pieni di sacro rispetto , col cuore aperto , si rilegge Manzoni e se ne prova una commozione profonda . Dunque la personalità dello scrittore è vivissimo elemento di arte . Sì , ma Madame Bovary , non è dunque un capolavoro ? Quando avete chiuso , a malincuore , il volume delle poesie di De Musset , voi dite che non è possibile volere altro , nella poesia , che l ' espansione forte o dolce del sentimento : benissimo , ma la lirica di Gabriele D ' Annunzio , dove la negazione del sentimento assume forme meravigliose , in quel colorito possente e originale , in quel senso acuto della natura , vi stupisce . Il paesaggio non si vede nel libro , voi dite , critici manzoniani : ma quasi tutta l ' opera di De Amicis , un manzoniano , è paesaggio ed è piaciuta , vedendosi o no , non si sa bene , quel che si sa è il successo . Solo l ' osservazione salva il libro , dice il critico sperimentale : eppure l ' osservazione ha perduto i Malavoglia di Verga , uno sperimentale . Voi rimproverate a Giuseppe Giacosa un artista coscienzioso e onesto , il suo medioevo , voi gli chiedete a grandi voci la modernità , non altro che la modernità ; egli scrive la Sirena , dove realmente ha trovato una donna moderna , dove veramente manca la catastrofe come in tutti i fatti umani ; questo scrittore crede di aver indovinata la sua via , sacrificando il passato , e la Sirena non riesce . Voi dite : nell ' arte la verità è una bevanda aspra e rude che può piacere solo agli uomini , in arte il pubblico femminile vuole la rettorica , vuole la sentimentalità , vuole il romanticismo . Ebbene , ci sia permesso parlare di noi , con la più perfetta umiltà : un romanzo , scritto nel solo ideale della verità , Fantasia , agli uomini è parso arido , senza passione e senza fascino , alle donne è piaciuto specialmente . Chelli , un gagliardo ingegno , scrive l ' Eredità Ferramonti , un romanzo di ambiente borghese : a un certo punto , parendogli tutto molto volgare , drammatizza i suoi personaggi il libro è fatto in due pezzi , soddisfa poco la vecchia e la nuova scuola , e non è altro che la ripercussione di questo grande disordine che è nello spirito di ogni scrittore . E perché volete riassumere ora , dai libri pubblicati , quello che è l ' arte ? Come è che non vi accorgete di questa confusione penosa , di questo stato morboso ? Aspettate a giudicare . Qualche cosa buona e bella deve sorgere da questo profondo lavorio delle menti , da questa intensità di pensiero che scava e si scava , da questo travaglio di anime appassionate che vanno brancolando al buio e debbono finire col trovare lo spiraglio di luce che le porti al sole . In questa , che voi credete indolenza , ed è fiera battaglia , nasce lentamente qualche cosa : sia il dramma di Giacosa o il romanzo di De Amicis , o i poemi eroici di Gabriele D ' Annunzio , o il romanzo di Verga , un ' opera seria e forte avrà l ' arte . Essa , o rispecchierà lo stato strano in cui si è trovato lo scrittore , e varrà a scrivere la storia di quest ' ora di debolezza e di confusione : o sorgerà , pura e serena , trionfante , dalle intime battaglie .
ALLE PORTE D'ITALIA ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Seduto a un terrazzino che dà sul bastione Malicy in Pinerolo , Edmondo De Amicis guarda : vede davanti il grande scenario delle Alpi , e nella via un vario passaggio di gente ; e poiché ha studiato qualche po ' di storia locale e ha fatto delle escursioni nei dintorni , molte figure di tempi passati gli si levano nella memoria . Non altro mai occorse a lui per fare un libro : un fondo di paese , alquante figurette storiche evocate da un dizionario biografico , e molta pazienza . Appena si senta in possesso di tanta ricchezza , Edmondo si mette all ' opera : stende sopra un foglio di carta una monotona tinta verdolina che rappresenti le forze germinative della natura , e , dove per necessità prospettica l ' erba finisce , diffonde una mano di turchino pallido che rappresenti la letizia del cielo sereno : tra il turchino e il verde , le gambe nel verde e il resto del corpo nel turchino , incolla amorosamente le figurette storiche e le figurette di genere . Poi prende certi suoi fantoccetti , di cui ha sempre in buon dato , e attacca anche quelli , e nel celestiale azzurro incolla due rondini , e tra l ' erba incolla due innamoratucci borghesi che se ne vanno all ' ombra d ' un ombrellino ciaramellando senza malizia , e semina in bel disordine coscrittelli e ordinanzine e caporaletti , e altri pupazzetti avanzatigli dal fondo antico della Vita militare . Il De Amicis in atto di scrivere un libro io non l ' ho veduto mai ; ma non so figurarmelo se non a similitudine d ' un ragazzo che con molta pena fabbrichi un paralume con fantoccetti in decalcomania . Tutti i libri del De Amicis sono paralumi con decalcomanie : la Spagna è un paralume giallo con corse di tori e figurette di toreadori e di andaluse disseminate in giro ; l ' Olanda un paralume verdognolo con imaginette di molini a vento spiccanti dal fondo ; il Marocco un paralume rosso con beduini dormenti al rezzo delle palme ; Costantinopoli un paralume violaceo con cani ; Alle porte d ' Italia , un paralume bianco con una figura grande di Catinat e altre minori di valdesi e di militari piemontesi . Ma che luce proietta la lampada interna ? Ahimè ! era una volta un pallido lume sentimentale : poi s ' è spento anche questo , e resta una mezza dozzina di paralumi accademici che non servono se non per sollazzo dei fanciulli e per mostra nelle vetrine de ' mercanti di paralumi . Detto questo , confesso francamente che stento a trovar altro da dire ; e se il De Amicis non ponesse coscienziosamente , in quella qualunque opera che riesce a fare , tutte quante le sue forze , e se non fosse nel complesso della sua entità d ' uomo e di scrittore degno dell ' affetto e della stima di chi sopra tutte le più brillanti facoltà del pensiero e della fantasia ammira la serietà dei propositi e l ' onestà del lavoro , lo pianterei senz ' oltre occuparmi di lui . E forse questo egli vorrebbe ; ma ora viaggia per l ' America , e questo foglio gli giungerà tra la gioia de ' trionfi americani . Posso dunque , senza timore di troppo recargli dispiacere , fare la dissezione delle due facoltà narrative e delle sue predilezioni al vagabondaggio . Un critico innominato , in un giornale domenicale , ha detto che il De Amicis appartiene a una scuola , la quale oramai ha chiuso le porte per difetto di maestri e di scolari . A quale scuola , di grazia , appartiene egli ? Se s ' ha a giudicare dalle sue simpatie letterarie , parrebbe uno sperimentale . Non è egli un adoratore di Zola ? Se non che , io credo che il critico anonimo si sia lasciato trarre dall ' esca del fare una frase . Scuole , che io mi sappia , in Italia , dal 60 in qua , non ce n ' è state ; anzi io giungerei a dire che nel paese delle Accademie scuole letterarie non siano giunte mai a costituirsi con organismo determinato e con confini precisi . Nemmeno il romanticismo ha potuto avere una propria chiesa gotica , non sacerdoti e sagrestani suoi propri , con riti e cerimonie e pompe distinte dalle feste pagane ; ma si andò insinuando un po ' da per tutto , senza farsi scorgere , nei versi dell ' abate Monti e nella prosa del Foscolo , nei romanzi del Guerrazzi e nelle tragedie del Niccolini ; e quando finalmente in Milano un manipolo di Lombardi levò le bandiere delle nebbie boreali , le distinzioni e le disquisizioni tra romantici e classici non erano più che argomento di chiacchiere ai retori , e da Torino Felice Romani gridava agli strepitanti : pace , pace , pace . Dopo il Manzoni , che razza di scuole educò la gioventù d ' Italia alla partigianeria dell ' arte ? Altro che scuole ! Dopo il Manzoni , avrebbe bensì dovuto dividersi la letteratura italiana in tante scuole elementari , e nutrirsi d ' un sano nutrimento grammaticale . Ma così non fu : gli scrittori , singolarmente di prosa , presero in feroce odio qualunque tirannide scolastica ; e , fra tutti , il De Amicis ebbe una volta a gloriarsi in un cattivo sonetto di non sapere il greco né il latino . Certo , da tanta ignoranza molto male venne ad Edmondo ; ma io credo per altro che il greco ed il latino non gli sarebbero stati di gran giovamento . Egli è uno di quegli scrittori di piccola mente che tutte le facoltà artistiche posseggono in un grado mediocre di potenza , sì che non giungono mai a una tale armonica altezza di concitamento , che la visione erompa come per un natural fatto generativo dalla matrice fantastica . Ha tutte le debolezze : gli manca la rapidità comprensiva e la forza di coesione , poiché né sa vedere le cose complessivamente , né dalle osservazioni singole sa assorgere a una visione unica ; ma va errando di minuzzaglia in minuzzaglia , come chi in un negozio a ogni oggetto si fermi senza energia di scelta , e accumula . Il lettore , se sa , deve da quella disordinata congerie rifarsi nella mente la rappresentazione . Gli mancano dunque le due grandi virtù della visione suggellata perennemente nelle parole : la freschezza e l ' evidenza . La sua prosa è delle più faticose che siansi scritte mai , poiché non si raccoglie per una legge di gravitazione fantastica in tanti gruppi moventisi l ' uno intorno all ' altro armonicamente , e formanti ciascuno nel proprio periodo un organismo parziale che concorra alla vita collettiva della rappresentazione e ne tragga anima e luce , ma si allunga e si estende come una via senza termine polverosa , invano qua e là consolata di siepi e alberata di pioppi . Il periodo del De Amicis non è un periodo : è un fascio di proposizioni susseguentisi e incalzantisi senza nesso , chiuso tra due punti sospensivi . Tra due concetti egli non sa porre che l ' una o l ' altra di queste relazioni : la pausa , o la copula : li congiunge con una preposizione o li separa con una virgola . Così , con un semplicissimo mutamento di segni ortografici , che non sarebbe punto arbitrario , si potrebbe dividere tutta la prosa del De Amicis in una miriade di proposizioni principali , ciascuna constante di soggetto , verbo e attributo , senza incisi , senza circonvoluzione del pensiero . Ora pensino alla gravità di questo peccato quelli che hanno dello stile un criterio sano , quelli che molto si affaticarono a domare questa immensa e viva forza , che è la più sicura misura dell ' intelletto umano . Non pare ad essi che il De Amicis si trovi in uno stato d ' ingenuità grammaticale simile a quello dei bambini , dei popoli primitivi , dei selvaggi africani ? All ' organismo dello stile concorrono tutte le più nobili e più alte energie della mente umana : l ' acume logico e la potenza fantastica , la rapidità intuitiva e la sicurezza dell ' osservazione ; e lo scrittore giunto alla maturità più bella dell ' intelletto , vede veramente nel suo spirito il suo stile moversi come una cosa viva , e raccogliere e animare , con fusione meravigliosa , tutto il materiale grezzo disperso nei centri della sensibilità e del pensiero . Lo stile dunque è da vero il dinamometro del cervello ; e a cui manca la forza ordinatrice del periodo , manca quasi sempre per debolezza innata , o acquisita dal cattivo uso della mente , la potenza procreatrice della fantasia . Ecco perché il De Amicis non ha potuto mai , a malgrado del desiderio suo e de ' molti inviti amichevoli , fare il romanzo ; ecco anche perché , quando dalla rappresentazione singola dell ' uomo , qual ' è nella Vita militare , è voluto assorgere con le Novelle a qualche più complessa e più larga espressione della vita , è caduto miseramente in una insipida volgarità . Così Edmondo , dalla sua debolezza , è stato costretto ad accontentarsi delle minori esplicazioni dell ' arte : ricordi di vita militare e letteraria , divagazioni subbiettive , narrazioni di viaggio . Qui singolarmente ha trovato una certa larghezza di rappresentazione , poiché il mondo è grande e vario , e offre ai descrittori un materiale sconfinato . Pure la varietà della materia non salva dalla monotonia , quando il descrittore non trovi nel suo spirito una forza di rinnovamento e di sviluppo perenne . Leggete l ' Olanda ; e la simmetria meccanica delle descrizioni , e l ' organismo del periodo , e gli aggettivi , e tutto quello che in una narrazione di viaggio è proprio del narratore e non del luogo descritto , vi rammenteranno la Spagna , se bene là si parlava di tori e qui di molini a vento . Di più , a forza di osservare e di descrivere con premeditazione sistematica , è accaduta nel De Amicis una cosa che necessariamente doveva seguire : la stanchezza . Chiunque abbia fatto per sei mesi il cronista d ' un qualunque giornale avrà notato questo fatto : da prima , il giornalista novellino esercita l ' officio suo con entusiasmo : gli pare d ' esser sortito a qualche alta missione di rinnovamento cronistico e civile , e crede che dalla sua cronaca debba tutto il popolo dedurre una strana potenza d ' arte e di vita . Allora egli va volentieri in giro , e passa da una festa da ballo a un ospedale , da una prigione a qualche spettacolo inaugurativo , dal teatro alla questura , dilettandosi di farsi trascinar di notte in carrozza da nolo per le strade deserte . E scrive con lieta effusione d ' animo e d ' intelletto , nella stamperia in movimento , mentre le macchine ruotano i congegni silenziosi e il vapore sbuffa impaziente . L ' odor d ' antimonio e d ' inchiostro gli desta nel cervello un ' ebrezza vivace , e scrive gaiamente , nascendogli nella fantasia imagini e sgorgandogli dalla penna frasi inaspettate . Tutto gli pare nuovo e bello , e va per alquanti giorni in quella freschezza d ' intelletto cogliendo i più vivaci fiori della sua cronaca . Poi comincia una siccità dolorosa . I pranzi inaugurali gli fanno indigestione , e le signore nelle feste non più lo guardano con quella curiosità paurosa che tanto solletica agli esercenti il sacro ministero della stampa i nervi vanitosi , e non avendo denari per pagar la carrozza deve andare a piedi sino alla tipografia . Tosto sopravviene la nausea e la stanchezza : l ' estensione della cronaca diventa il più vile e faticoso d ' ogni mestiere , la stamperia una caverna dove si muore soffocati dal caldo e avvelenati dalle emanazioni del piombo , il cervello si rivolta contro la tortura della procreazione forzata e non esprime più imagini . Come fare ? Si ripescano le vecchie frasi e se ne rivestono le osservazioni nuove ; e in quest ' opera ingrata e lenta del ritagliare abiti vecchi passa la notte , e tutto l ' organismo del cronista si abbandona e si abbatte nel languore di un tedio infinito . Questo è accaduto al De Amicis . Egli , passati i primi bollori , pone una fatica ineffabile a lucidare sulla carta i contorni delle cose vedute , e a colorirli per modo che abbiano una qualunque sembianza di vita . L ' opera sua rassomiglia a quella degli alluminatori d ' iniziali nei codici antichi . Non intendo dunque quelli che vengono a parlare di vecchie scuole e di vecchie tendenze d ' arte . Che scuole e che tendenze d ' arte ? Al De Amicis mancano la luce e il calore interiori , che constituiscono l ' anima o la tendenza subbiettiva d ' uno scrittore . Egli è un giapponese dell ' arte , e lavora con pazienza meravigliosa a costruire al tornio delle sfere concentriche che siano una nell ' altra . Egli anche rassomiglia a quei tanti disgraziati che sono dalle necessità della vita costretti a copiare i quadri dei grandi maestri . Il De Amicis copia invece dal vero , dicono , se bene non manca qualche visitatore dei paesi descritti da lui , che nega ; ma questo non monta : il procedimento d ' arte è il medesimo . Quanto ai risultati … Qui certo troverò molti contraditori . E , primo fra tutti , si oppone l ' editore , il quale , giudicando dal gran numero d ' esemplari che dell ' ultimo libro di Edmondo giornalmente si spacciano , conclude alla sua eccellenza ; poi , con altri argomenti , se bene non di tanto peso quanto questo , altri giungono alla medesima deduzione . Or io non voglio entrare nel gusto del pubblico , il quale , se questi libri gli piacciono , fa bene a comprarli , e neppure voglio andare a rintracciare le ragioni di tanto favore . Il pubblico è capriccioso e instabile negli odii e negli amori : a volte lo assale un volgar desiderio di cibi bestiali , e ricerca i romanzacci di ladroneccio e d ' omicidio e di prostituzione , a volte , invece , ha bisogno di ritemprarsi nelle fresche soavità dell ' idillio , e predilige le tenui espansioni della prosa e la poesia sentimentale ; ora è infastidito e vuol cose che lo distraggano dalla noia , ora pargli d ' aver troppo folleggiato e volentieri piega alle letture serie che gli rinvigoriscono l ' intelletto . Non si può dunque tener conto dell ' opinione sua , tanto più che ad esso sfuggono certe generali ragioni d ' arte , le quali non son confinate entro le pagine d ' un determinato libro , ma si espandono maleficamente intorno . Il pubblico dunque si compiace di questi libri del De Amicis , e li compra : a me , lo dico francamente , recano una noia ineffabile . Io ho letto volentieri i men dilettosi scrittori dell ' antichità , Boezio e Seneca , Quintilliano e Isocrate , e altri che non occorre di nominare per non fare il catalogo delle mie letture ; ma di questi niuno mi ha tanto infastidito , quanto il De Amicis con le sue narrazioni di viaggio . Quanto alla materia , esse sono affatto inutili , poiché non occorre di aver attraversata la Schelda per avvedersi con quanta leggerezza egli scriva della pittura fiamminga , per citare un esempio solo . E poi per sé stessa la narrazione di viaggio , quando non sia studio sociale o politico , è una poverissima e vilissima materia d ' arte . Tutta la virtù dovrebbe dunque star nella forma ; e infatti Teofilo Gautier e gli altri minori artisti francesi che hanno additata la via ad Edmondo , riposero nella forma tutta l ' eccellenza dell ' arte , e accarezzarono la parola con la medesima perfezione di cesello con la quale il Cellini trattò i metalli e le margarite . Ma Edmondo ? Ahimè , non dite , se avete pietà dell ' arte , ch ' egli sia un orafo dello stile ! Non ripetete questo luogo comune , che è una bestemmia . Del suo periodo ho fatto or ora l ' analisi chimica ; e ho mostrato com ' esso sia una conseguenza della scarsa forza imaginosa . Leggendo qualche pagina del De Amicis , a seconda del libro provo una sensazione diversa : mi par di sentire un trotto di bersaglieri in marcia , o di camelli uscenti da Tangeri , o di asinelli accorrenti al forte di Fenestrelle : sempre però un trotterello serrato di proposizioni che si rincorrono affannosamente senza potersi raggiungere mai . È questa l ' oreficeria ?
StampaPeriodica ,
Nel dicembre del 1826 il Foscolo scriveva a Liverpool ad un amico , il quale s ' era proposto d ' andare a Londra a fargli una visita : « Il mio consiglio sarebbe che non veniste a trovarmi , perché sono in molto misero stato , e la mia vista vi affliggerebbe » . Egli era davvero in molto misero stato , tanto misero , che senza il soccorso di un generoso amico sarebbe forse , come egli stesso dice in una di queste lettere , morto qualche mese innanzi . Morì invece nel settembre dell ' anno di poi ; e le privazioni e i dolori degli ultimi quattro anni affrettarono probabilmente , se non produssero , la morte . Accade non di rado che intorno agli uomini straordinari d ' animo e d ' ingegno si formino come due partiti opposti , il partito degli ammiratori ad ogni costo , e quello di coloro che , con la scusa di manifestare la verità , nascosta o travisata dagli altri , insistono con una specie di compiacenza sulle debolezze e gli errori . Oggimai tutti quelli che studiano senza secondi fini sono d ' accordo in ciò , che la verità si deve sempre a tutti ed in tutto , e che la vita degli uomini grandi , se s ' ha da scriverla , s ' ha da scriverla quale dallo studio diligente e spassionato dei fatti risulta che fu . L ' idea che gli uomini , ai quali toccò in sorte una particella maggiore di divinità , non abbiano da avere con sé niente di quel d ' Adamo , o che almeno giovi rappresentarli come se tali fossero stati , è una idea che non cammina più : la realtà ha finito di roderle in questi ultimi anni le gambe . Se non ci scandalizziamo troppo di tanti vizi di tanta gente volgare , o che la ricchezza soltanto distingue dal volgo , perché vorremo meravigliarci o sdegnarci degli errori di coloro che compensano con molte nobili qualità le loro debolezze ? E queste debolezze hanno spesso così profonda radice nell ' animo di chi le possiede , sono così intimamente connesse con tutte le facoltà di lui , che , tacendone , non si spiegherebbe interamente l ' uomo . Si può dunque , e si deve , parlare ; ma con reverente indulgenza : parlarne altrimenti è indizio d ' animo gretto o maligno . Gli uomini grandi , tanto non sono esenti dalle debolezze della natura umana , che il più delle volte si cercano invano in essi alcune di quelle umili virtù , che molti uomini anche volgari possiedono , e che sono la guida più sicura alla tranquilla felicità della vita . Perciò forse principalmente è vera quella sentenza del Leopardi , che alla grandezza dell ' ingegno va spesso congiunta la infelicità ; benché egli la sostenesse con intendimenti diversi e per diverse ragioni . Al Foscolo mancò , fra le altre , la virtù di sottomettere ai consigli della prudenza il sodisfacimento dei propri desidèri . Quel savio dettato popolare : « Bisogna fare il passo secondo la gamba » , che ha fatto e fa la contentezza di tanta buona gente , si direbbe che fu da lui perfettamente ignorato . Se lo conobbe , e si provò a metterlo in pratica , non gli riuscì : la volontà , per quanto forte , non bastò a vincere l ' inclinazione naturale . Egli , che in tempo di guerra avea saputo sopportare con sereno animo le fatiche e privazioni più dure della milizia , non sapeva , ridottosi nella pacifica vita di letterato e di professore a Milano e a Pavia , adattarsi a vivere in quella modesta condizione che i suoi guadagni gli consentivano : egli , che esulando nella Svizzera , con una salute già mezzo rovinata , s ' era messo tranquillamente a pericolo di patire la fame ed il freddo , avea nei tempi ordinari bisogno delle sue stufe , de ' suoi tappeti , delle sue elegantissime tazze di porcellana , della sua cara e fida teiera nera , senza la quale gli pareva di non poter fare colazione . Arrivato a Londra con pochi denari , bisognoso di guadagnare per vivere , e sempre incerto della domani , non sapeva , passando davanti al negozio di un orefice o di un ebanista , resistere alla tentazione di comprare un oggetto d ' arte o un bel mobile . In un gran fascio di conti , ricevute , cambiali , e altre carte d ' interessi privati , ch ' io mi son preso la cura di esaminare a una a una ( e mentre le sfogliavo , esse mi venìan raccontando una lunga storia di piaceri e di dolori , di sodisfazioni e d ' umiliazioni , di speranze e di disinganni , di propositi fatti e non mantenuti , d ' ansie , di paure , di pentimenti , che travagliarono i primi sei anni , pur i meno infelici , della vita del Foscolo in Inghilterra ) , in cotesto fascio di carte , dove fra le note del carbonaio e del barbiere , della stiratrice e del calzolaio , stanno il catalogo dei libri e l ' inventario dei mobili del Digamma cottage venduti all ' incanto , c ' è una fattura del gioielliere Wells in data del 20 giugno 1818 , quietanzata , per un servizio da tavola in argento del valore di lire 1600; c ' è una ricevuta , in data dello stesso giorno , di un negoziante di mobili , per lire 550 , prezzo di una tavola e di tre sedie ; ci sono due ricevute , una dello stesso giorno , una di tre giorni avanti , per oltre seicento lire di biancheria ; c ' è una fattura del 4 giugno per una sedia da viaggio , del prezzo di lire cinquecento . Il Foscolo faceva tutte queste spese per una villetta che aveva presa in affitto a Moulsey , in una incantevole posizione , tanto incantevole che gli permetteva il lusso di regalare a ' suoi amici l ' uva colta da una vite che adornava le muraglie esterne della casa . Le sole spese accennate da me , fatte tutte nello stesso mese di giugno , anzi quasi tutte nello stesso giorno , superano le tremila lire , e lasciano facilmente indovinare che dovettero essere accompagnate e seguìte da molte altre . Naturalmente , comprata la carrozza , ci volle il cavallo ; comprato il cavallo , ci volle il cocchiere ; de ' quali Ugo aveva veramente bisogno , perché , ritiratosi in campagna per aver più quiete e agio da lavorare , gli occorreva recarsi spesso in città , dove lo chiamavano gli amici e gli affari , e dove aveva perciò seguitato a tener un quartierino mobiliato in Woodstock street . Non più che tre mesi innanzi dal tempo di quelle spese per la villa , nel marzo del 1818 , egli terminava una lettera alla Quirina Magiotti con queste parole : « Le forze mancano : il tempo passa ; e s ' io non provvedo , la miseria può condurmi da un ' ora all ' altra all ' infamia » . E quasi tutte le lettere che dopo il suo arrivo in Inghilterra avea scritte fino allora in Italia erano piene del racconto delle sue miserie . Qual radicale cambiamento era nello spazio di soli tre mesi avvenuto nella sua condizione ? Tutto il cambiamento era questo : l ' Edinburgh Review avea pubblicato un suo articolo , e glie lo avea pagato profumatamente , 32 lire sterline per ogni sedici pagine , invece delle 15 lire che usava pagare agli altri . L ' articolo era stato lodatissimo . Oltre ciò egli avea fissato alcun lavori con l ' Hobhouse , il quale gli avea anticipato , un po ' in conto di quei lavori , un po ' a titolo di prestito , qualche somma , e gli avea dato speranza di altre simili anticipazioni . Questa , dico , tutta la realtà del cambiamento : ma questa povera realtà si strascicava dietro una coda di aurei sogni infinita . Ecco la coda . Giacché le Riviste lo pagavano sì bene , egli stabilì , cioè s ' immaginò , che avrebbe dato all ' Edinburgh e alla Quarterly Review otto articoli l ' anno , i quali gli avrebbero portato un guadagno sicuro di quattrocento sterline nette , quanto gli ci voleva appunto per vivere . Provveduto al vivere quotidiano , bisognava pensare alle eventualità del futuro . Egli però ( ecco il séguito della coda ) avea proposto ad alcuni librai il disegno di pubblicare in trentasei volumetti alcuni classici italiani illustrati da lui ; e i librai lo aveano assicurato che , trovandosi , come pareva probabile , un migliaio di compratori , avrebbe ritratto dal suo lavoro , nei quattro o cinque anni che ci volevano per compierlo , un capitale almeno di diecimila sterline . L ' uomo , se anche per natura incredulo e dubitante , è sempre disposto a credere le cose che gli fa piacere e bisogno che avvengano ; salvo poi , se non avvengono , a disperarsi e pigliarsela con gli uomini e col destino . Quei calcoli di guadagno si disegnavano alla bella prima nella mente del Foscolo come tanto matematicamente esatti e sicuri , ch ' egli non dubitava di annunziare agli amici e ai parenti la sua mutata fortuna , e credeva , in bonissima fede , io avviso , di potere spendere anticipatamente senza nessun pericolo una parte di quel guadagno . Non già che prima e dopo questo brevissimo sogno dorato egli conducesse in Inghilterra una vita molto economica ; ma , prima almeno , non spendeva , credo , con tanto allegra sicurezza . Le notizie della sua poco economica vita arrivavano fino dai primi tempi in Italia , esagerate forse , come accade , e forse contrastanti col racconto delle miserie portato dalle sue lettere . Giulio , il suo buon fratello , che gli avea procacciato il danaro col quale condursi a Londra e mantenercisi qualche tempo , che vedea passare i mesi senza che Ugo paresse rammentarsi degl ' impegni lasciati in Italia , Giulio , che lo conoscea troppo bene , che avea veduto co ' propri occhi a Milano e a Pavia la vita di lui , gli scrisse nel giugno del 1817 : « Da molte persone ti sento a Londra e onorato e con molti mezzi da far danaro . Da te non so né liete , né tristi nuove ; però ne scrivesti di lacrimevoli a Firenze . A settembre finisce l ' affitto della casa , pagato fino ad ora dal signor Spiridione Naranzi , il quale si mostrò e nell ' occasione della malattia e per le spese del funerale buon amico e affezionato parente . Penso che la sorella potrà ristringersi in due stanze , e la spesa della pigione sarà assai minore ; e penso che anche per la pensione tu potrai in parte essere alleggerito , a meno che la fortuna tua , e più che la fortuna il tuo sistema di vita ti permetta di far pagare i dieciotto napoleoni al mese . Per conto mio ho mandato e manderò finché potrò la stessa pensione , sebbene mi sia di sommo peso , e tale da obbligarmi a privazioni dolorosissime ; ma mi sostiene il conforto di non avermi nulla a rimproverare , e trovo nello stesso sacrifizio molta dolcezza . Se le letture letterarie che tu farai , se la ristampa delle tue opere , o la pubblicazione di qualche nuova , ti mettono in istato di possedere qualche somma , non trascurare per carità , fratel mio , di spedire del danaro a Visconti . Non ti nasconderò che siffatto pensiero è un chiodo ognor fitto nel cuore ; sì perché conosco la situazione dell ' amico , e sì anche perché un poco d ' amor proprio mi lacera , che gli stranieri faccian tanto per mantenere la nostra famiglia » . Non era questa la prima volta che Giulio scriveva in tono di amorevole rimprovero ad Ugo . Il primo febbraio dell ' anno stesso gli avea scritto una lettera di lamento molto più amaro . « T ' incalzi , gli diceva , l ' idea degli obblighi tuoi verso Visconti , come mi tien sollecito il timore ch ' ei resti scoperto in una somma consacrata con tanta generosità e con tanti sacrifizi per la migliore delle azioni . E sai tu perch ' io tremo ? Non è perch ' io dubiti che ti manchi volontà , o danaro , ma bensì perché ti manca economia e quell ' assieme d ' idee indispensabili per avanzarti i mezzi necessari e pòrti la calma nel seno col disimpegno de ' tuoi doveri . Non ti adirare con queste verità ; è il fratel tuo che ti parla , che ti ama più di sé stesso e che ti difende costantemente contro tutti quelli che tentano intaccare la tua delicatezza ; ma io come tuo verace amico devo scoprirti con verità i difetti tuoi , se parmi che tu ne abbia , e tu devi correggerti , se trovi le mie ragioni giuste » . Chi conosce l ' animo altiero d ' Ugo , chi sa come egli amava la famiglia , s ' immagina facilmente che queste lettere del fratello dovettero essergli peggio che coltellate . Le punte di quei rimproveri dovettero penetrargli tanto più a fondo nel cuore , quanto i rimproveri erano più amorevoli , e , in parte almeno , meritati . Ugo passò dei giorni ben tristi , e credo non ebbe pace finché non riuscì a trovare e mandare il denaro che dovea . Egli era allora in cattivissime condizioni economiche ; ma non gli mancò l ' aiuto degli ammiratori ed amici . Lord Guilford gli scriveva il 7 di giugno , inviandogli una somma di danaro , e pregandolo di rivolgersi a lui nei suoi bisogni . « La tenuità dell ' acchiusa somma , diceva , Le proverà che non voglio abusare della sua confidenza » . Il 22 settembre Lady Westmoreland lo pregava molto delicatamente e cortesemente di accettarla come banchiera per la piccola somma di cinquanta lire sterline : « C ' est possible egli scriveva que même la petite somme de 50 L . pourra vous être utile et vous débarrasser de quelques personnes aux arrangements qui pourraiet entraîner plus de dépense . Pardonnez donc la liberté que je prends et attribuez - la à ma franchise naturelle » . Nello stesso mese un amico , che firmava con le sole iniziali R.U. , lo avvertiva che i banchieri Hoskins avevano accettato di negoziare una sua cambiale , e chiudeva la lettera facendogli coraggio : « Chassez le chagrin : luttez avec plus d ' énergie pour vaincre la mauvaise fortune . Tu ne cede malis Je m ' occuperai de votre affaire , mais en même temps fiez - vous à vous - même » . Quando Ugo fosse in grado di mandare in Italia i denari pei quali Giulio lo sollecitava , non saprei dire ; ma che li mandò non più tardi della prima metà del 1818 si capisce da una lettera di Giulio stesso dell ' agosto di quell ' anno , con la quale si rallegrava col fratello della sua buona fortuna . Sopra che fragili fondamenta questa buona fortuna posasse lo abbiam veduto ; e il Foscolo non tardò molto ad accorgersi che aveva sognato . In una lettera alla Quirina Magiotti in data del 20 settembre , posteriore cioè di soli quattro mesi all ' annunzio che avea dato anche a lei delle sue mutate condizioni economiche , si comincia a sentire già lo sconforto . « Il mio stato apparente , le scrive , è quale gli amici miei vorrebbero che fosse in sostanza ; ed ho dovuto assumerlo , perché qui l ' aspetto e il sospetto di povertà basta a farti bandire da ogni commercio sociale e mercantile . E se i librai che hanno fatto meco il contratto dei Classici italiani avessero mai pensato che io non lavoro che per bisogno , mi avrebbero offerto pochissimo ; o piuttosto non avrebbero voluto aver che fare con me . Il segreto del vantaggiosissimo contratto fatto sta tutto nella certezza in cui i librai sono , che , vivendomi io co ' ricchi , ed in case di grandi ricchi , i ricchi e i grandi compreranno e faranno comprare le cose stampate col nome mio … Dacché ho dovuto essere in commercio coi librai ( alcuni de ' quali , e specialmente uno col quale ho più che fare , vivono alla Rinuccini e alla Corsini ) , mi è convenuto fare l ' estremo del mio potere , ed anche del mio non - potere , perché essi vedano e possano affermare come trattano con un autore gentiluomo … Or io , parte per saldare alcuni debiti fatti , e parte per l ' avvenire , sto angosciandomi dì e notte col cuore , temendo di non potere far presto , e travagliando con la mente e la penna » . Il Foscolo sentiva il bisogno di giustificarsi agli altri , e più che agli altri a sé stesso , del lusso col quale viveva ; ma l ' idea che quel lusso fosse necessario per trovar lavoro e guadagno era , se non interamente falsa , per lo meno esagerata . Bisognerebbe conoscere poco la natura umana in generale , e quella del Foscolo in particolare , per non accogliere almeno il dubbio che cotesta falsa idea , dalla quale derivarono tutti i guai e le miserie ultime , veramente grandi , del povero Ugo , non gli fosse , direi quasi , suggerita dalla inclinazione sua , che lo portava ad amare la compagnia , le usanze e la vita dei grandi . E vivendo coi ricchi e coi grandi il suo carattere altiero lo portava naturalmente a non voler parere da meno di loro . Questa era una debolezza ; ma chi può fargliene rimprovero , quando si pensa che egli solo ne portò la pena ( e qual pena ! ) , e che senza la fonte di quella debolezza , egli forse non avrebbe compiuto tante altre azioni belle e magnanime ? Alla fine dell ' anno 1818 il sogno di miglior fortuna sognato dal Foscolo era compiutamente dileguato . Fidando troppo sull ' aiuto dell ' Hobhouse e sui guadagni che sperava fare lavorando per lui , egli aveva ( scrive alla Magiotti ) tralasciato di fare articoli per le riviste , e avea sospeso l ' edizione del primo volume dei classici ( benché non risulta che avesse trovato gli associati che ci voleano per cominciarla ) ; e quando l ' Hobhouse , impigliatosi nelle gravi spese di una elezione politica , si trovò costretto a diminuire le somministrazioni di denaro che gli faceva e a modificare le sue prime proposte circa il lavoro da compiere insieme , il povero Ugo si trovò in grande imbarazzo , e dové , fra le altre cose , abbandonare la sua villetta di Moulsey . « Lasciai , scrive alla Quirina , la mia casetta di campagna , di cui per altro pago tuttavia la pigione ; ma non ho spese domestiche , né necessità di calessetto e cavallo , né imposte . Vivo alla meglio in due stanzette mobiliate in Woodstock street , e che dianzi non mi serviranno che per dormire quando ci veniva … Oramai il mio carattere fa perdonare anche dagl ' lnglesi alla mia povertà » . Il povero Foscolo ( diciamo le cose crudamente come sono ) non avea proprio testa per il governo di una famiglia , fosse pure la più semplice possibile , composta cioè , come la sua , di un solo individuo . C ' è d ' altra parte tante brave persone che hanno testa da ciò , ma non sanno scrivere un solo verso come quello dei Sepolcri , che sarebbe ingiusto pigliarsela troppo con la natura perché non sempre riesce a fate che i buoni poeti sieno buoni amministratori : ad ogni modo chi avrebbe ragione di pigliarsela sarebbero i poeti stessi , sopra i quali ricade tutto il danno del non possedere quella qualità . Il Foscolo dunque era uno di questi infelici . A considerare le corbellerie che faceva , e i guai che si tirava addosso , si prova quasi un senso di compassione . Scriveva , come abbiamo visto , che per mantenersi a Londra gli bastavano diecimila lire l ' anno ( le quali , se non eran molto , non erano neanche pochissimo ) ; e , pagando la pigione di un quartiere mobiliato in città , spendeva duemila cento lire per l ' affitto di una villa , spendeva in pochi giorni più di tremila lire per alcuni oggetti di arredamento . Credeva e diceva , ciò non ostante , di essersi ritirato in campagna anche per economia ; e poi per economia tornava , come abbiam visto , dalla campagna in città : tornava in città per risparmiare , fra le altre , la spesa di mantenimento del cavallo , e comprava un cavallo proprio alla vigilia di lasciare la campagna . S ' era fatto costruire una rimessa , avea comprato il calesse ; e dal 4 giugno al 1° dicembre spendeva 350 lire per nolo di vetture . Un savio e grasso borghese , la cui amministrazione vada , per sua fortuna , come un orologio , e che , per sua fortuna , non abbia mai letto i Sepolcri né udito pronunziare il nome di Ugo Foscolo , a sentir queste cose proromperebbe : Ma che razza d ' imbecille era costui ? Ecco uno dei benefizi dell ' essere poeti . Le ultime parole da me riferite nella lettera alla Magiotti lascerebbero supporre che il Foscolo , tornando in città , avesse introdotto un radicale cambiamento nel suo sistema di vita . Pur troppo non era così . Glie ne sarà forse balenata l ' intenzione , si sarà forse anche provato a metterla in atto ; ma la volontà non gli bastò . E l ' occasione non si porgeva davvero troppo favorevole . Era quello il tempo che avea cominciato a frequentare assiduamente la famiglia Russell e ad innamorarsi di Carolina . Alla naturale inclinazione , rafforzata dalla consuetudine si aggiungeva quindi una ragione di più per non ritirarsi dalla società in mezzo alla quale avea fino allora vissuto . E il rimanere in cotesta società voleva dire mantenersi nella necessità di menare una vita superiore alle sue entrate . Le lettere d ' Inglesi a Foscolo inedite e i documenti concernenti gl ' interessi privati confermano queste induzioni . E disgraziatamente le confermano i fatti . Anzi , il Foscolo non era ancora arrivato al punto culminante delle spese eccessive e inconsiderate . Ci arrivò , come è noto , nel 1822 , quando gli venne l ' idea di fabbricare . La incapacità negli affari , la passione per ciò che chiamasi confortabile , e il gusto dell ' artista congiurarono in ciò alla sua totale rovina . È singolare , incredibile quasi , la tranquilla sicurezza con la quale egli parla a Lady Dacre del contratto da lui conchiuso per la costruzione della sua casa . Il Foscolo pare un uomo seduto sopra un barile di polvere , al quale appicca tranquillamente il fuoco da sé . Quella casa di cui aveva fatto egli stesso il disegno , che adornava e mobiliava con la eleganza di un artista , quella casa che doveva essere e fu l ' amor suo , che doveva essere e non fu l ' asilo della sua vecchiezza , quella casa egli non doveva abitarla tranquillamente neppure un anno : che dico ? neppure un mese . Chiunque altri avrebbe saputo ciò avanti di far gittare la prima pietra , e si sarebbe quindi astenuto dal farla gittare . La casa non era , si può dire , finita , il Foscolo non avea cominciato ad abitarla , che i creditori gli furono addosso . La lettera con la quale parla a Lady Dacre del contratto è del marzo 1822; e nel dicembre egli si trovava già in tali angustie per la impossibilità di far fronte a ' suoi impegni , che pensò di aprirsene a quella egregia donna e al marito di lei , chiedendo loro consiglio sui vari modi che stava escogitando per far quattrini . Fra cotesti modi c ' era quello di mettersi a dare lezioni private . Quando in cospetto di un uomo disgraziato ( altri dica pure , disgraziato per colpa sua : e chi , a questo mondo , non è , un po ' più o un po ' meno , l ' artefice della propria disgrazia ? ) , quando in cospetto di un uomo disgraziato si vede un ' anima generosa , che mostra di saperlo intendere e compatire , che sa consolarlo con nobili parole , le quali in certi casi valgono meglio d ' ogni moneta , quelle poche volte che ciò accade , un galantuomo si sente allargare il cuore , e prova una certa compiacenza di appartenere al genere umano . Di questa compiacenza noi andiamo debitori a Lady Dacre , e ci è largo compenso al disgusto che proviamo ripensando la crudele leggerezza e la severità ingenerosa con la quale parlarono del Foscolo il Pecchio ed il Tommaseo . Poiché la contemplazione delle nobili idee fa bene al cuore , rileggiamo qualche passo della lettera che quella gentil donna rispondeva al povero Ugo . « Povero Foscolo ! Votre lettre me fait beaucoup de peine . On pourrait blâmer votre imprudence , mais cela ne guérirait pas le mal . Lord Dacre , qui a étudié la loi dans sa jeunesse , aurait pu vous donner de meilleurs conseils ; le génie ne vaut rien pour les affaires de ce bas - monde . Du reste ne croyez pas que le parti que vous voulez prendre ( quello di dare lezioni ) puisse vous rabaisser dans l ' estime de ceux dont l ' estime vaille quelque chose Vous serez toujours Ugo Foscolo quand on vous trouverait labourant la terre , ou raccommodant vos souliers . . Nous autres femmelettes qui sommes composées de gazes et de rubans , et dont les titres sont des voitures et de jolis meubles , si nous perdons tout cela , nous sommes anéanties . Il n ' est pas ainsi des hommes qui se sont distingués [ … ] Mon pauvre Foscolo , ne perdez pas courage , mais ne bâtissez plus de maisons … Le malheur est que pour vivre il faut écrire pour les ignorants et les frivoles ; pour se survivre il faut écrire pour les savants et les sérieux ; c ' est - à - dire que pour se survivre il faut mourir de faim » . Chi non avrebbe baciata volentieri la mano che vergò queste nobili parole ? E quanti altri , non dico solamente donne , ma uomini , sono capaci di sentire e di esprimere così schiettamente e altamente , senza nessuna smorfia , senza nessun falso sentimentalismo , la compassione e il rispetto che ispirano le sciagure e le debolezze di un animo grande ? Alle generose parole seguirono i fatti . Lady Dacre suggerì , com ' è noto , al Foscolo di dare un corso di lezioni di letteratura italiana , e si adoperò a trovar soscrittori . Il corso fruttò , al dire del Foscolo stesso , un migliaio circa di lire sterline ; le quali , secondo lui , avrebbero dovuto bastare a sanar le sue piaghe ; ma non bastarono . Egli aveva detto a Lord Dacre che i suoi debiti ascendevano a lire 600; forse non pensando che ai più vicini ed urgenti , e parendogli che il termine dei più lontani non dovesse arrivar mai . O forse la sua inesperienza e la sua passione lo trascinavano e l ' accecavano ; e , pagati quei debiti , ne fece degli altri , fidando al solito sopra entrate e guadagni che poi mancarono . Il 26 marzo 1823 scriveva ad un amico : « Ho avuto due giorni fa la soddisfazione di aggiustare i miei conti col signor G . , e , grazie al cielo , il banchiere è pagato . Ier sera mi riuscì di sistemare definitivamente il livello delle due case ; così finalmente si chiude il lungo capitolo de ' guai che per più mesi mi tennero in uno stato di continua ansietà » . Ahimè ! il capitolo non era chiuso : cioè , era chiuso ; ma stava per aprirsene un altro , ben più doloroso e terribile , il quale non doveva chiudersi che con la morte . Ugo seguitò ad abitare la sua casa , e a fare la solita vita , adducendo sempre le solite ragioni . « La mia vita , scriveva il 6 agosto 1823 alla Magiotti , è tale quale l ' ha veduto qui il marchese ( Gino Capponi , ch ' era stato a Londra nel 1819 ) : affaticata , servile in fatto a ' librai ed a ' divoratori di libri , benché in apparenza io mi studi di farla parere vita di libero uomo gentile . E guai se siffatte apparenze non illudessero i librai e i lettori ! perché qui nessuno vuole aver che fare con chi è , o si professa , o par povero » . Il Pecchio che , tornando di Spagna , andò a visitare il Foscolo appunto nell ' agosto del 1823 , scrive che lo trovò « alloggiato nel nuovo casino , con tutto il lusso d ' un fermiere arricchito , passeggiando su ' più bei tappeti di Fiandra , coi mobili de ' legnami più rari , con statue nell ' atrio della casa , con una stufa ripiena di fiori esotici e i più costosi » . Anche Lady Dacre , che fino all ' agosto del 1823 non avea , pare , veduto la casa e il giardino del Foscolo , quando li vide ne rimase meravigliata ; e glie lo scrisse , aggiungendo riprensioni e consigli intorno alle spese non necessarie ch ' egli faceva . E il Foscolo rispose ringraziando . « I vostri consigli non solo non hanno bisogno di scusa , ma sono così saggi , e dettati da tanto interesse per la mia felicità , che più crescerebbe ancora la mia premura di ringraziarvene , se maggiore fosse stata la vostra severità nel riprendermi … « Alle vostre osservazioni sul mio giardino , e sui fiori , e sul tempo e il danaro che spendo in queste dilettevoli miserie , non ho che opporre . In altri tempi io mi deliziava assai più delle soavi sensazioni che mi venivano dai giardini , dagli alberi , dai prati , senza che ne prendessi cura veruna . Il mio spirito era allora più vigoroso , più attivo , e sopra tutto più tranquillo . Gli anni , le sventure e l ' esilio , ma sovra ogni altra cosa la solitudine , mi hanno fatto credere che dando un pensiero ai fiori , involerei qualche ora alle dolorose meditazioni , alle quali fui sempre per natura inclinato , ed ai noiosi lavori cui ora son condannato dalla fortuna » . Aggiungeva d ' aver preso la savia risoluzione di affittare o di vendere il suo povero Digamma , e che non ci sarebbe rimasto se non fino al momento che trovasse un buono acquirente . Ma non ebbe tempo di trovarlo , perché di lì a qualche mese , ai primi del 1824 , alcuni creditori lanciarono contro di lui un mandato d ' arresto ; ed egli , per sottrarsi alle loro persecuzioni , dové abbandonare nascostamente la propria casa e andare errando dall ' uno all ' altro dei più poveri quartieri della città . Quale fosse d ' allora in poi la sua vita , negli ultimi non interi quattro anni ch ' essa durò , l ' accennarono in genere i suoi biografi : meglio apparisce dalle lettere , specialmente da quelle a Hudson Gurney , a Dionisio Bulzo e al Capponi , nel terzo volume dell ' epistolario : ma i dolorosi particolari che in esse si leggono non sono ancora tutta la storia delle privazioni , delle umiliazioni , dei patimenti , a prezzo dei quali il Foscolo espiò i suoi errori e le sue debolezze . Da questa storia , quando potrà scriversi intera , apparirà , credo , che se gli errori furon grandi , fu anche grande l ' espiazione ; e , diciamolo ad intero onore del Foscolo , fu compiuta con una forza d ' animo veramente ammirabile .
StampaPeriodica ,
Mi perdoni il lettore , ma provo il desiderio , irresistibile , di parlare d ' un caso che càpita a me , per chiedere , e , può avvenire , anche per dare uno schiarimento . Sono otto giorni che provo questo desiderio e che esso , a forza di acuirsi nella debolezza del corpo percosso da questo caldo , diventa bisogno assoluto , necessità vera . Domenica scorsa , aprendo la Domenica letteraria con la mano timida e l ' occhio vergognoso di chi sa che è per trovarsi dentro , pubblicata al sole , parte della propria vergogna , m ' imbattei in un periodo di Gabriele D ' Annunzio , che incominciava : « Ma noi espiamo la colpa di avere scritto in un ' epoca d ' infermità e vanità un libercolo di versi inverecondi . » Il pronome personale al numero plurale è una buona , ma benigna istituzione , che comprende entro di sé , oltre che molte persone , molte cose : dalla mitria lucente , tutta sfaccettata di perle milionarie , del Sommo pontefice , ai grandi e immortali principii , tutti arroventati di sgrammaticature furibonde , dello scrittore di un giornale bisettimanale : il pronome personale col numero plurale è provvidenza sempre pronta , che apre le braccia per accogliere la gloria , la vanità , l ' ignoranza , e , qualche volta , sino la rotta compagine d ' un ' associazione di malfattori . Ma , per fortuna , nel caso presente , non vi è luogo a sospetti : fra le sue larghe pieghe , quella forma prenominale altera e condiscendente , non avvolge che il capo roseo e ricciuto del buon Gabriele D ' Annunzio . È dunque ragionevole indagare : che , il libro di versi inverecondi a cui il giovinetto allude , sia quello intitolato Intermezzo di rime ? Da principio molte e gravi difficoltà si oppongono a questa conclusione . Egli afferma d ' avere scritto quel libro , o , come dice lui con tenue modestia , che la maestà pronominale dell ' epistola compensa del resto assai largamente , quel libercolo di versi in un ' epoca di infermità e di vanità . Ora , quando egli stava temprando , martellando e lumeggiando le strofe dell ' Intermezzo , io vedeva il D ' Annunzio quasi tutti i giorni , e di mattina e di sera . Alla mattina lo incontrava , per lo più , col capo chino e col piede steso sopra il ponticello di un lustrascarpe , poiché i suoi stivaletti avevano d ' uopo di una abbondante e faticosa pulitura per esser liberati dalla molta e sottil polvere raccolta in una lunga e gioconda passeggiata . E alla sera lo ammirava , con molta estetica di movimenti e molta allegra attività d ' appetito , mangiare un pranzo , non scarso , al caffé di Roma . Passeggiava , mangiava con lieta vigoria ; dunque non doveva essere infermo , quando stava componendo l ' Intermezzo . E , neppure , per quanto facile a sospettare dell ' umana natura , mi parve affetto di morbosa vanità ; discorreva con qualche trepidazione delle odi e dei sonetti che stava facendo ; si accompagnava con molti , né letterati gloriosi , né nobili discendenti dalle crociate ; sorrideva amicamente ad Angiolino , il ragazzo di Morteo , che gli dava tè e caviale , e , per disegnarsi , nelle lettere , non infrequenti , che scriveva a quell ' altro Angiolino , ch ' era il suo editore , diceva : Io . Questo per l ' autore : per il contenuto del libro , o del libercolo , si può facilmente osservare che è tutto manifatturato d ' amore , e proprio di quell ' amore che è esercizio e consolazione esclusiva delle nature forti e sane . Da principio dunque , e stando alla lettera delle affermazioni leggiadramente ornate di numeri , d ' esclamazioni e di noi , mandate dall ' autore al pubblico contro il suo editore , che si trattasse dell ' Intermezzo non parrebbe . Ma alle volte , e trattandosi di prosa naturalista , si conclude , meglio che procedendo dalle verità storiche , e dalle consuetudini logiche , tirando a indovinare , per taluni avvicinamenti di stile , di ricordi , e di rivelazioni sincrone . Però , nel caso attuale , l ' incertezza non può durare a lungo : il libercolo di versi inverecondi è propriamente l ' Intermezzo di rime . Ora il fatto personale non ha d ' uopo di essere né spiegato , né scusato : egli nasce spontaneo dagli avvenimenti e cresce e perdura con ragionevole potenza nell ' animo mio . Un anno fa , giusto , io occupai molte colonne , seccai molto me stesso e , quel che è peggio , i lettori della Domenica letteraria , per dimostrare , non che i versi di quel libercolo fossero eccellenti , ma che non erano inverecondi . Faticai a lungo , contrastando , colla risolutezza della persuasione , ad uomini dai quali sono abituato a imparare e accogliere affermazioni e giudizi con soddisfatta condiscendenza ; ma fra le non molte ricompense che mi procurò quella fatica e quell ' audacia di ribellione ci fu , e forse in cima a tutte , questa : che il D ' Annunzio me ne ringraziò con schietta e amichevole effusione . Perché , infine , e benché mirassi soltanto a difendere la libertà dell ' arte , avevo ancora difese l ' opere e le intenzioni del giovinetto scrittore , e avevo per di più procurata una buona réclame a ' suoi versi . Un anno fa , dunque , il D ' Annunzio mi ringraziava d ' aver creduto umanamente innocenti i suoi versi ; ora , che ornai nessuno pensa né alla nostra lite né alle sue strofe , esce fuori lui , raggiante nella trionfale austerità del pronome personale al numero plurale , ad esclamare : Badate , l ' Intermezzo di rime è un libro , o libercolo , inverecondo ! Ecco , pertanto , che segue a me come ad un avvocato troppo innamorato della causa che ha preso a sostenere . Egli , nel furore d ' avere scoperta una grande verità e una giustizia perseguitata e minacciata , perora per un giorno , per due , dipingendo l ' accusato come un fior di galantuomo , incapace di qualsiasi azione malvagia , calunniato da nemici , afflitto da una sorte feroce , e poi , quando egli ha terminato , tutto rosso dalla fatica del suo classico periodare e nell ' orgoglio d ' aver reso un importante servizio alla verità , il presidente dà la parola , per l ' ultima volta , all ' accusato , ed ecco che questi esclama : Signori della Corte , signori giurati , mandatemi in galera , sulla forca , perché questo signore , che ha parlato per me , ha mentito , ed io , per infermità organica , in un momento di vanità eccitata , ho ucciso , ho violato , ho rubato , o tutte queste cose ho fatto in una sola volta . Ma Gabriele D ' Annunzio non è un malfattore ; e un galantuomo che , per amore felice o no dell ' arte , ha ripetuto ch ' egli non è un porco , è in diritto di chiedergli : O perché tu adesso mi dài così crudele smentita ? La signora Serao , che è stata gentile ed eloquente espositrice del Libro delle Vergini al pubblico , ha , forse , voluto anche dire la differenza che è sopravvenuta nell ' ingegno dello scrittore da un anno in poi , e spiegare , quindi , le ragioni d ' una sostanziale varietà fra il libercolo d ' allora e l ' opera d ' adesso . Ma io , certo per difetto d ' intelligenza a penetrare entro le più ardue teoriche della estetica moderna e a farmi largo fra le aiuole fiorite , intrecciate e premurosamente assiepate , della lingua colorita che è di moda , io confesso , non ci ho capito né molto né poco . La virile scrittrice napolitana afferma che ci sono due D ' Annunzio , interamente diversi e contrari : l ' uno poeta , fino all ' Intermezzo , l ' altro prosatore , dal Libro delle vergini . Ecco , intanto , il primo di questi due Gabrieli : « In realtà , allora , egli non era che un felice contemplatore della natura . Nessun poeta ancora , come lui , aveva sentito tanto squisitamente il colore , nelle sue violenze e nelle sue delicatezze , nella ricchezza folle e nei pallori di morte ; le sue visioni erano così lucide , così nitide , così sottilmente acute , che vibravano nei versi come luce e talvolta facevano male . Chi ha sentito come lui , i forti profumi salini , i profumi lievi dei pollini profumati , gli aromi delle erbe molli di brina , l ' odore greve del pesce , l ' odore eccitante del catrame ? La fioritura dei rosolacci fra il grano , gli ondeggiamenti voluttuosi delle alghe in fondo al mare , la tenacia viscida delli strani molluschi , la grassezza cerea dei fiori acquatici , il fruscio del canneto sulle fluenti acque del fiume , il mistero dell ' amore vegetale e animale , il rampollare possente dell ' albero , lo schiudersi delle foglie , il germoglio notturno nell ' ombra ; tutto questo il suo temperamento poetico sentiva con un tremolìo vivo dei nervi alla profondità della sensazione . » Questo , dunque , il primo D ' Annunzio quale lo presenta la intellettuale signora che ha scritto la Fantasia ; cerchiamo ora d ' indovinare il secondo , dalla esposizione , che ella fa in seguito , del contenuto di questo nuovo libro , intorno alla copertina del quale si è levata così fiera battaglia . Anzitutto scrive Matilde Serao il volume è pieno di un gentile sentimento mistico , tutto giovanile : una sfilata di processioni bianche nelle campagne dorate dal sole , un rifulgere di calici aurei sulla neve invernale , un canto di litanie , uno scampanio festante , una benedizione della mèsse , una preghiera ... La diversità , come ci è così presentata , appare intera in questo : che prima , quando scriveva versi , il D ' Annunzio si studiava di sentire i profumi salini , i profumi lievi , gli aromi della brina , l ' odore del pesce e del catrame , cioè era un poeta a base l ' olfato : adesso , che scrive in prosa , sta attento a veder le processioni sfilare bianche nelle campagne dorate , a rifulgere i calici aurei sulle nevi , a sentire i canti delle litanie e i suoni delle campane , vale a dire che quale prosatore è più complesso e organico , tanto da essersi formato a base di vista e di udito . Ma , per quale ragione estetica e morale i versi del D ' Annunzio d ' un anno fa erano porci , e le sue novelle d ' ora sono sante ? Se , parlando con criteri estetici soltanto , la cortese scrittrice avesse detto dell ' Intermezzo : È del buon Aleardi ; se di questo Libro delle Vergini avesse , con gli stessi criteri esclusivi , giudicato : È del cattivo Bartoli avrei provato l ' ambito piacere d ' intenderla subito e di trovarmi d ' accordo con lei . Ma lei non ha consentito il suo stile a queste volgarità della critica , e , del resto , io non ho mai voluto discutere della forma e del valore poetico del D ' Annunzio , e non mi pare , neanche , che questo valore , logicamente , si misuri nel modo seguente : La tenacia viscida delli strani molluschi , la grassezza cerea dei fiori acquatici , il fruscio del canneto sulle acque fluenti , ecc . ecc . , tutto questo il suo temperamento sentiva , con un tremolio vivo dei nervi alla profondità della sensazione . A proposito dell ' Intermezzo feci questione per la libertà dell ' arte nella scelta e nella rappresentazione degli affetti umani , non pensai neppure un momento a ' suoi nervi e al tremolio che potesse avere alla profondità della sensazione . Questa comprovazione nervosa è tutta personale della signora Serao , e non ha a vedere , almeno dal lato estetico , colla mia ricerca : Perché allora , Gabriele , fosse , come adesso egli medesimo confessa , un porco . Osserviamo invece , secondo il buon costume antico , se v ' è diversità fra il penultimo e l ' ultimo libro del giovinetto abruzzese , per quel che riguarda la scelta e il modo con cui ha rappresentato gli affetti umani . La materia del Libro delle vergini è identicamente la stessa che nell ' Intermezzo di rime : l ' amore . Si tratta sempre di uomini e di donne che desiderano , che vogliono e che si abbracciano ; sicché non resta più , dunque , che trovare i caratteri dei due scrittori , a cui ha accennato la signora Serao , nella forma diversa con cui hanno rappresentato l ' amore . Riprodurrò un passo , una descrizione soltanto giacché , anche in questo secondo volume , il D ' Annunzio procede costantemente per via di descrizioni e proprio da quella prima novella che la signorina Serao ha affermato così piena di misticismo giovanile . Eccola , tale e quale : « Poi , quando Camilla usciva , ella si agitava per tutte le stanze , moveva le sedie , morsicchiava dei fiori , beveva d ' un fiato de ' grandi bicchieri d ' acqua , si guardava nello specchio , si affacciava alla finestra , si abbatteva a traverso il letto , sfogava in mille modi l ' irrequietudine , l ' esuberanza della vitalità sessuale . Tutto il suo corpo , nel tardivo fermento della verginità , si era arricchito ed espanso ; era come una di quelle sanguigne fioriture autunnali che la pianta esplode al sentirsi da un ' ultima corrente di forza vegetativa investir le radici quasi morte nel letargo del terreno . Tutti i pori del suo corpo esalavano , irradiavano la voluttà mal contenuta ; in tutti i suoi gesti , in tutti i suoi atteggiamenti , in tutti i suoi minimi moti uno spontaneo fascino afrodisiaco , una procacità involontaria e inconscia si esplicava indipendentemente dalla presenza di un uomo . Ella era tutta sàtura di desìo : le fibrille giallognole delle sue iridi , dilatandosi , sprizzavano bagliori ; il labbro inferiore , tormentato dalle morsicchiature , sporgeva umido e più vermiglio ; pe ‘ l collo salivano le trame glauche delle vene e nei movimenti repentini talora certi gruppi di nervi guizzavano . « La sua testa non era bella , non aveva la quadratura vigorosa , lo splendore olivastro di certe razze d ' Abruzzo , quelle pure linee del naso e del mento svolgentisi grecamente nella latina ampiezza della faccia . Ma ella , inconsapevole sotto la goffaggine delle vesti grige , sotto la cascaggine delle pieghe incomposte , celava una magnificenza statuaria di torso e di gambe . « Erano i giorni primi di giugno : sorgeva l ' estate dalla primavera come da un campo di erbe un aloe . Tra il mare e il fiume tutto il paese di Pescara godeva nella ventilazione salina e nel refrigerio fluviale , come distendendo le braccia verso quei naturali confini d ' acqua amara e d ' acqua dolce . Salivano alla stanza di Giuliana allora le blandizie della temperie ; insetti lucidi urtavano ai vetri e rimbalzavano , come una grandine d ' oro . « Giuliana , se era sola , provava un bisogno di distendersi , di gettare lungi le vesti , di giacere , e di raccogliere su la pelle quella blandizia ignota che fluttuava nell ' aria . « Cominciava lentamente a spogliarsi , con una pigrizia di gesti molli , indugiando con le dita intorno alle allacciature e ai fermagli , facendo dei piccoli sforzi svogliati nel cacciar fuori le braccia dalle maniche , fermandosi a mezzo e abbandonando in dietro la testa dai capelli crespi e corti , quella sua testa di efébo . Lentamente , sotto l ' amorosa fatica , dalla informità delle vesti , come dalla scoria del tempo una statua diseppellita , il corpo ignudo si rivelava . Un mucchio di lana e di tela vile era ai piedi della pulzella così purificata , e da quel mucchio ella come da un piedistallo sorgeva nella luce coronandosi con le braccia , mentre al contatto dell ' aria una vibrazione a pena visibile le correva i contorni , il fior della pelle . In quell ' attitudine momentanea tutte le linee del torso si distendevano e salivano verso il capo ricinto ; si appianava la leggera onda del ventre non anche deturpato dalla concezione ; li archi delle coste si designavano . Poi , se un insetto entrava nella stanza , il ronzìo aliante in torno ed accennante ad attingere la nudità , il ronzìo sbigottiva Giuliana ; ed era allora un difendersi dalla puntura mal temuta , erano movimenti serpentini , scatti di muscoli sotto la cute , paurosi raggruppamenti di membra , falli dei malleoli non bene forti al gioco , balzi , guizzi , tutti quelli sviluppi improvvisi di agilità e quei raggricchiamenti di pelle provocati in una donna dal ribrezzo » . Anche la forma della rappresentazione mi sembra identica . Ci sono anche qui le stesse frasi e gli stessi atteggiamenti del periodo che l ' autore dell ' Intermezzo ha sempre prediletti : ci sono i pori che irradiano voluttà ; le fibrille gialle delle iridi ; le trame glauche delle vene ; la ventilazione salina , la vegetazione fluviale ; gli insetti lucidi , la blandizia fluttuante ; c ' è persino l ' onda del ventre : tutte insomma , le maniere onde uscivano , a furia di martellamenti sulle lamine brunite , rotondi e sonanti i versi dell ' Intermezzo . Perché , dunque , il D ' Annunzio afferma ora che quello fu un libercolo inverecondo ? E intendiamoci : a questi dubbi e a queste domande io vorrei una risposta , non per un basso compiacimento della letteratura corrotta e stupidamente lasciva , ma per affetto dell ' arte , e un più umano concetto della moralità . Perché nessuna forma , nessuna manifestazione della bellezza deve essere vietata all ' arte ; perché la più persistente e la più universale delle nostre attività , nel suo logico e spontaneo svolgimento , non deve essere immorale e proibita ; perché , infine , nel romanzo , nella lirica , come nella vita , come nel raccomandare al pubblico o all ' editore i propri libri , non ci vuol essere nessuna ipocrisia . E c ' è la ipocrisia dell ' erotismo , come quella del pudore : tutte e due egualmente incivili .
- ( SOMMARUGA ANGELO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Il Capitan Fracassa brav ' uomo e brioso giornale sin qui uno dei migliori d ' Italia s ' è pigliato cappello , per un par di ciarle della Domenica Letteraria , a proposito del suo nascituro decembrino , e ci ha intravveduto sotto una macchina infernale o poco meno , montata da me sottoscritto editore . Io ho per costume di lasciar ampia libertà di parola ai collaboratori de ' miei giornali e me ne scagiono ordinariamente col solito unicuique suum . Ma talvolta il ciarliero della Domenica ha proprio reso un mio pensiero ; e però , se il valoroso Capitano me lo consente , gli rispondo di persona , per rimettere le cose allo status quo ante , nella dolce lusinga di non isprecare il mio latino . Io non mi sono mai permesso di discutere il valore letterario del Chiarini , che ho sempre apprezzato , apprezzo e apprezzerò ancora altamente , al pari cioè di chiunque abbia fior di senno e sufficiente competenza . Sono stato suo editore ; non dispero di tornarlo ad essere all ' occasione . E questa mi pare una prova molto concludente , che avvalora la mia dichiarazione . Ma un eccellente letterato può riuscire un mediocre direttore di giornali , e viceversa . Né il Verga , né il Nencioni , né il Capuana , a cagion d ' esempio , né l ' amico carissimo Giacosa , dirigendo un giornale non si manterrebbero , forse , alla levatura del loro nome chiarissimo nelle lettere . Carducci , Panzacchi , Stecchetti sono a mio parere i soli che non verrebbero meno all ' arduo compito . Per dirigere un giornale è mestieri possedere attitudini , carattere e condizioni personali specialissime . Alessandro Manzoni soleva dire che non si sarebbe sentito capace di assumere la direzione della Gazzetta ufficiale ; e Giuseppe Rovani , che era pure a debita distanza letterato di vaglia , quando nel 1859 prese le redini della Gazzetta di Milano , le lasciò subito , tanto si trovava impacciato e disadatto all ' ufficio . Se non che il Fracassa cerca di mettere in contraddizione il mio dire col mio fare , asserendo che io ho offerta reiteratamente la direzione della Domenica Letteraria al Chiarini , il quale l ' avrebbe a suo dire rifiutata categoricamente . Vera la prima parte della asserzione , inesatta la seconda . Ecco come stanno le cose . Distratto dalle molte , forse soverchie , mie cure , in questi ultimi tempi avevo trascurato alquanto la Domenica Letteraria e dovetti pensare a compensarnela . Mi occorreva un valore ed un nome . Pensai al Chiarini , ch ' è l ' uno e l ' altro ad un tempo , sebbene non concreti il mio ideale , per un direttore , e senza più gli feci la proposta di accoglierla sotto le sue ali poderose . Non mi disse né sì né no : prese tempo a rispondere e si consultò frattanto col mio ottimo amico Martini , primo padre della Domenica Letteraria . Il Martini , intelletto toscano fine ed arguto , gli rispose press ' a poco così : « Fare un giornale vivo e battagliero , a te preside di un liceo non conviene ; farlo cattedratico non converrà , credo , all ' editore . » In questo mentre toccò a me una singolare fortuna . Parlando coll ' egregio Anton Giulio Barrili , contrariamente ad ogni ragionevole previsione poiché aveva sempre rifiutato di accettare la direzione di giornali letterari lo trovai non alieno dall ' assumere quella della Domenica . Anton Giulio Barrili è la personificazione del mio direttore ideale . Figurarsi se me lo lasciavo scappare . Non avevo col Chiarini nessun impegno , dal momento che mi aveva risposto di voler riflettere prima di risolversi fino a gennaio . Come lei , neppur io avevo accettato o rifiutato . Fui ben felice quindi di esser libero di affidare la direzione della Domenica Letteraria al Barrili , al quale non mi ero rivolto prima per la ragione che più su dissi ; libero di conservare la mia opinione sulle attitudini dell ' esimio Chiarini per siffatto ufficio , opinione ripetuta poi nelle Ciarle senza la più piccola intenzione di menomare i suoi meriti intrinseci e positivi . Meriti che la Domenica Letteraria sempre riconoscerà , come li ha riconosciuti ed attestati ad onta degli attacchi dei quali in altri tempi il caloroso professore è stato fatto segno dal Fracassa . Ve ne ricordate ? Io sì . Ho buona memoria . Il fiero Capitano vede dunque che mal s ' appone giudicando le ciarle della Domenica ispirate dal dispiacere prodotto in me dalla notizia che quest ' anno non volendo egli passare sotto le mie Forche Caudine siasi determinato di fondare una Domenica del Fracassa , auspice Giuseppe Chiarini . E se non lo vede di primo acchito , cerchi di ricordarsi che avendomi il suo socio amministratore interpellato se intendevo di accordare la Domenica al Fracassa , anco quest ' anno , gli risposi di non poterlo fare perché essa mi serve per le combinazioni degli abbonamenti al Nabab , che io amministro per conto di una società d ' azionisti e le cui pubblicazioni saranno inaugurate con un pranzo , dirò così letterario , al quale spero vorrà assistere pure il Fracassa . Il Capitano , ha buon cavaliere , riconosce , conchiudendo , che la Domenica fu cortese nella forma delle sue osservazioni . Per questo , può star sicuro per adesso e per l ' avvenire . Noi amiamo , tutti , di portare nella polemica i modi della buona società , sia che debba finire con un fraterno asciolvere sia che debba risolversi sul terreno . Ci rivedremo a tavola , amici del Fracassa ?
CIARLE DELLA DOMENICA ( LA DOMENICA LETTERARIA , 1884 )
StampaPeriodica ,
Hanno cominciato a pubblicare a Parigi il romanzo ultimo di Zola , Germinal . Il nuovo libro esce con un ' aspettazione anche maggiore de ' suoi confratelli , giacché in esso il romanziere naturalista si propone di esporre e descrivere la vita dei minatori , la lotta loro cogli elementi e col bisogno , il coraggio di questi , l ' abbrutimento di quelli . Noi che abbiamo le solfare siciliane e le risaie lombarde , vedremo con vivo interesse ritratti i costumi e i dolori di quella gente che estrae ogni anno dalle viscere della terra tanta parte della ricchezza della Francia . Anche il paesaggio scelto è di quelli nella cui descrizione Zola è più eccellente , forse perché più contrastano cogli esplendori delle native terre meridionali . Sono le grige e nebbiose pianure della Fiandra francese , in cui pare che il sangue olandese abbia preso il sopravvento per dare agli abitanti la flemma ostinata e il gusto della birra ; sono le vie annerite dalla polvere del carbone , le campagne chiazzate di pozzanghere nerastre , il fragore continuo delle macchine , lo stridere del ferro , le schegge incandescenti che piovono dall ' acciaio lavorato . Dickens ha raggiunto il sublime dell ' orribile e del pittoresco nella sua descrizione di una via manifatturiera in Inghilterra , con quelle strane macchine convulse e stridenti , quei forni sempre ruggenti di fiamma , quei fochisti che si aggirano in mezzo a quell ' uragano di ferro e di fuoco , simili a demoni d ' inferno . Ma , qui , il quadro è meno grandioso e più uniforme ; e vi campeggiano appunto i particolari , di cui Emilio Zola è osservatore sovrano . Del resto , il fondo è sempre lo stesso ; lavoro , pericoli , spesso disastri , e sempre miseria ; qua miseria tacita e rassegnata , altrove minacciosa e prorompente alle grida di ribellione e alle proteste della dinamite . Terribile materia , e ben degna di esercitare il pensiero e la penna dei più gagliardi conoscitori di uomini ! Possiamo dunque far conto sopra un lavoro serio e forte , degno di esser posto di fronte all ' Assommoir . Già , per quel che riguarda il successo , non manca l ' elemento principale , cioè lo scandalo . Il signor Maurizio Talmeyr , redattore del Figaro , accusa Zola di aver copiato l ' intero primo capitolo dal suo romanzo Le Grisou ; e dagli estratti pubblicati dal Figaro , pare che sia vero . Questa accusa di plagio non è fatta per spaventare Zola , che prende volentieri il buono dappertutto dove lo trova , e che , del resto , ha bastevoli ricchezze originali da curar poco certe accuse , per quanto fondate . Ma il successo sicuro di Germinal mi suggerisce due riflessioni , della cui giustezza lascio volentieri giudice il lettore . La prima si riferisce all ' argomento . La vecchia scuola francese , che oggi si è trapiantata in Italia e procura di dar colore di novità alle rifritture parigine , non ammetteva niente di possibile ed artistico al disotto del barone . Il salotto della marchesa , la veste da camera del duca , gli orecchini della baronessa , i capricci della contessa ; ecco in poche parole riassunti gli argomenti che per mezzo secolo hanno deliziato i francesi , e oggi non deliziano gli italiani . Non v ' era a quei tempi portinaia parigina che non si credesse autorizzata a giudicare sulla maggiore o minore cavalleria del signor visconte , o sulle maniere aristocratiche della signora duchessa ; come adesso , in grandissima maggioranza , le mogli dei sotto - segretari a millecinquecento vivono col pensiero nelle sale morbidamente tappezzate di qualche signora di gran famiglia , s ' interessano alle bizze amorose in cui non entra mai il pensiero della pigione di casa , ma campeggia invece la figura di un cavaliere dai baffi attillati e dai pantaloni senza una piega . I nostri migliori scrittori hanno contribuito a questo risultato ; mi basti citare i ricami , così fini , così eleganti e così falsi di Navarro della Miraglia , l ' importatore principale in Italia di quella moda francese . Ma intanto che qua si copia il vecchio , i veri scrittori pensano al nuovo e al vero . Il romanzo è arditamente sceso nei tuguri plebei , nelle officine , nei campi ; ha studiato anche gli umili , che sono la maggioranza , senza confronto ; ha consentito a dipingere personaggi che si chiamano Goujet o Mes - Bottes , invece dei Derville , dei Rosenberg , dei Saint - Idelphonse di altri tempi ; insomma ha fatto la storia del mondo , e non quella di una piccola parte di esso , ignota per giunta alla maggior parte di quelli che la descrivevano . Altri esamini i risultati pratici e sociali di questo fatto ; io mi contento di osservare come esso accresca ampiamente le ragioni dell ' arte , sottraendola a quel gretto esclusivismo che spesso ne diminuisce e talvolta ne distrugge la potenza , E questo per un lato . Dall ' altra parte non è inutile il riconoscere che veramente , a giudizio di molti , Emilio Zola non è proprio un amico delle classi popolari . Le spietate pitture dell ' Assommoir e di Nanà tendono , a giudizio di costoro , a far risaltare i vizi e le abbiezioni di queste genti misere e cattive ; i colori sono spesso caricati , tanto per far vedere che nella plebe v ' è tanta corruzione e tanto vizio da ispirare per lei più l ' avversione che la pietà . La risposta sarebbe facile . Se i vizi descritti da Zola sono veri e finora nessuno di qualche nome ha messo in dubbio la verità della pittura dov ' è l ' ingiuria , dov ' è la calunnia , dov ' è l ' animo atrocemente avverso ? In un certo senso , anzi , il romanziere marsigliese , quando narra le zozzure dei piccoli , percuote e accusa i grandi . Infatti il sistema sperimentale da lui adottato , e accolto oramai dai più insigni antropologisti , non ammette malvagità ingenita , personale , derivante proprio dall ' animo scellerato ; ma solo istinti e tendenze derivanti dall ' eredità fisiologica , e che sono corretti , guasti o traviati compiutamente dalle condizioni sociali , dall ' educazione , dalla miseria . Allorché per conseguenza Emilio Zola descrive gli orrori di certi bassifondi , egli dice in sostanza ai ricchi e ai potenti : Voi che potete modificare lo stato sociale di tante famiglie , voi che distribuite i soccorsi del corpo e dello spirito , vedete a che punto siano ridotti coloro di cui avete in cura l ' esistenza ; e provvedete ! ... Oh , lo so ; è di moda una scuola che ricusa di vedere , anche nelle classi povere , il marcio e il corrotto che vi si trova . Costoro dividono gli uomini in due schiere ; da una parte il popolano , semplice , virtuoso , eroico , braccio di ferro e cuor d ' oro ; dall ' altra il ricco sciagurato , immerso nei vizi , guasto da tutta la sua opulenza , e che finisce coll ' essere richiamato alla ragione da una serie di vigorosi sgrugnoni dell ' Ercole plebeo . Tutto questo non è soltanto falso , ma è anche nocivo in sommo grado a questi stessi che si vogliono beneficare . I veri amici dei poveri devono difenderli colla scorta del vero , non romanzeggiare su loro ; devono fare il libro di fatti , non il libro di declamazioni . Non sempre la lode è segno di amore e il biasimo argomento di odio ; allorché in un impeto di furore suscitato da ignobili spettacoli , Carducci grida : La patria nostra è vile , egli è per lo meno patriottico e amante dell ' Italia quanto la schiera belante degli arcadi ottimisti , che vanno esaltando la felicità del nostro paese in ditirambi entusiastici a tanti soldi il verso ! ...