StampaPeriodica ,
Intorno
a
questo
soggetto
della
donna
,
soggetto
così
umile
e
così
grandioso
,
così
individuale
eppure
così
complesso
,
hanno
lavorato
tutti
gli
ingegni
,
in
tutte
le
arti
,
in
tutti
i
tempi
.
L
'
uomo
,
nella
creazione
,
può
essere
una
accidentalità
;
ma
dato
l
'
uomo
,
la
donna
vi
diventa
una
necessità
.
Vi
sono
state
a
rigor
di
favola
,
(
e
la
favola
non
è
altro
che
la
maschera
del
vero
)
donne
che
vissero
sole
,
sulla
riva
del
Termodonte
;
ma
di
uomini
senza
donne
né
la
storia
né
la
favola
parlano
,
anzi
,
quando
alcuni
popoli
credettero
di
non
averne
a
sufficienza
,
mossero
a
rapire
le
donne
del
vicino
.
Eppure
,
accettando
il
principio
indiscutibile
dell
'
importanza
e
della
necessità
della
donna
,
non
si
può
fare
a
meno
di
restare
sbalorditi
contemplando
per
quali
vie
differenti
e
sotto
quali
diversi
aspetti
la
donna
si
impose
.
Nei
tempi
antichi
essa
è
una
figura
sbiadita
,
che
non
aveva
,
si
può
dire
,
poteri
riconosciuti
.
L
'
uomo
allo
stato
di
barbarie
,
forte
della
superiorità
fisica
,
la
relegava
nel
secondo
posto
,
come
vediamo
praticare
anche
oggi
,
via
via
che
si
discendono
gli
strati
sociali
.
Ma
è
appunto
strano
che
da
quest
'
umile
posto
ella
abbia
saputo
inalzarsi
fin
dove
è
giunta
.
Le
religioni
ebraiche
e
musulmane
,
rispettando
la
donna
come
sposa
e
come
madre
,
scrissero
tuttavia
per
lei
nella
Bibbia
e
nel
Corano
dei
paragrafi
ingiuriosi
e
le
crearono
esclusioni
insultanti
,
fra
cui
,
primissima
nella
religione
musulmana
,
quella
di
non
poter
partecipare
al
culto
di
un
Essere
supremo
,
e
nella
religione
ebraica
,
la
dichiarazione
di
impurità
.
In
Grecia
,
tra
le
raffinatezze
di
una
civiltà
lussuosa
,
l
'
arte
,
sorgendo
dai
limbi
informi
,
modellò
i
primi
capolavori
sotto
l
'
ispirazione
della
donna
.
Da
animale
domestico
,
ella
salì
al
grado
di
cortigiana
;
fu
adulata
e
incensata
.
Il
paganesimo
trovò
in
lei
la
più
perfetta
espressione
del
suo
culto
,
e
Aspasia
,
scuotendo
i
braccialetti
d
'
oro
sul
capo
inebriato
di
Pericle
,
annunciò
ridendo
che
il
tempo
delle
catene
era
passato
.
Ma
il
cristianesimo
,
primo
,
rialzò
veramente
la
donna
per
cui
se
vediamo
ancora
le
cristiane
superare
di
numero
i
cristiani
,
è
una
quistione
di
riconoscenza
che
va
rispettata
.
Coll
'
apoteosi
di
Maria
il
cristianesimo
ha
redenta
la
donna
,
ben
più
che
la
passione
di
Cristo
non
abbia
redenti
gli
uomini
.
Passando
dalla
forma
all
'
idea
,
dal
talamo
all
'
altare
,
la
donna
cristiana
ha
rivelato
l
'
infinito
potere
femminile
.
In
vista
di
quella
méta
raggiante
,
le
martiri
e
le
sante
partirono
dalle
sdegnate
case
,
ingrossando
le
file
che
divennero
legioni
,
e
popolarono
gli
aspri
sentieri
della
conquista
nuova
.
Inalzando
il
grido
della
rivolta
,
si
chiamarono
figlie
di
Dio
,
e
vollero
la
libertà
;
si
chiamarono
sorelle
di
quelli
che
soffrono
,
e
vollero
il
sacrificio
;
si
chiamarono
compagne
dei
forti
,
e
vollero
la
lotta
.
La
religione
cristiana
svolse
tutta
l
'
idealità
della
donna
.
Disse
:
Tu
sei
la
parte
migliore
dell
'
uomo
,
rialzati
dal
vile
posto
di
concubina
e
assorgi
alla
gloria
della
famiglia
;
tu
,
madre
dell
'
uman
genere
,
siine
anche
l
'
educatrice
.
Si
vide
allora
ciò
che
non
si
era
visto
mai
;
le
turbe
prostrate
davanti
all
'
immagine
di
una
vergine
;
i
sacerdoti
,
sotto
le
mitrie
sfolgoranti
di
gemme
,
baciare
l
'
umile
lembo
della
veste
di
Maria
.
Maria
è
la
bellezza
,
è
la
purità
,
è
la
maternità
,
è
il
dolore
il
dolore
sopratutto
,
questa
aureola
della
donna
talché
,
in
nessuna
fase
della
sua
vita
,
la
madre
di
Cristo
appare
così
toccante
come
quando
sostiene
sulle
braccia
il
figliuolo
morto
.
Ma
in
Maria
così
sublime
,
così
bella
,
manca
l
'
amore
.
Dalla
solinga
cameretta
di
Nazareth
dove
l
'
angelo
annuncia
la
volontà
di
Dio
,
al
presepio
di
Betlemme
dove
essa
ha
il
suo
compimento
,
il
dovere
solo
parla
a
Maria
;
si
cerca
invano
una
fiamma
d
'
amore
in
questa
sposa
che
non
è
stata
amante
.
L
'
amore
piange
e
si
trascina
sul
Golgota
nelle
splendide
forme
della
Magdalena
,
ma
è
l
'
amore
di
una
peccatrice
:
la
madonna
non
ama
.
La
madonna
non
ama
,
e
la
donna
vuole
amare
.
Uscita
dalla
sua
abbiezione
,
pareggiata
all
'
uomo
da
poi
che
Gesù
Cristo
ne
impose
il
culto
ai
fedeli
,
ella
sentì
il
bisogno
di
affermare
la
propria
individualità
che
la
religione
sanzionava
.
Ella
,
che
aveva
piegata
la
testa
,
vide
giunto
il
momento
di
rialzarla
;
dopo
aver
conquistato
col
dolore
,
volle
regnare
nella
gioia
.
E
venne
il
Medio
Evo
.
Quelle
turbe
,
su
cui
il
cristianesimo
aveva
soffiato
il
concetto
d
'
una
idealità
elevata
,
erano
preparate
all
'
accettazione
del
motto
che
fu
per
tanti
secoli
la
forza
delle
nazioni
civili
:
Dio
,
il
re
,
la
donna
.
Dal
fondo
delle
borgate
,
dai
vecchi
castelli
,
il
fiore
della
gioventù
civile
accorse
sotto
il
nobile
vessillo
.
Né
conviene
giudicare
il
trionfo
della
donna
nel
Medio
Evo
perché
la
vediamo
giudice
nei
tornei
ed
arbitra
delle
Corti
d
'
amore
;
o
perché
i
menestrelli
cantavano
patetiche
romanze
davanti
ai
veroni
illuminati
dalla
luna
.
Sfrondiamo
pure
la
leggenda
dei
fiori
che
vi
ricamò
sopra
la
fantasia
,
resta
sempre
il
nome
della
donna
invocato
come
egida
dell
'
onore
,
messo
accanto
ai
nomi
di
Dio
e
del
re
.
Che
fosse
castellana
,
dittatrice
di
sensi
gentili
,
o
monaca
consigliera
di
sante
abnegazioni
,
l
'
influenza
della
donna
nel
Medio
Evo
è
grande
.
Temperò
i
costumi
rozzi
e
violenti
,
pose
nel
cuore
dell
'
uomo
altri
desiderii
che
non
fossero
quelli
di
stragi
e
di
sangue
.
Ricompensando
i
prodi
col
suo
sorriso
,
elevò
l
'
amore
all
'
altezza
di
virtù
;
così
dalla
stessa
fonte
che
l
'
aveva
resa
oggetto
di
bassa
considerazione
,
ella
seppe
far
raggiare
la
sua
maggior
gloria
.
Coll
'
amore
poggiato
in
alto
la
donna
fu
regina
.
Ma
la
parabola
,
toccato
il
vertice
,
decade
.
Scosso
sui
cardini
il
potente
colosso
del
cristianesimo
,
anche
l
'
astro
della
donna
si
vela
.
Chi
ha
attentato
al
potere
divino
,
non
indietreggerà
davanti
alla
donna
.
Le
sottigliezze
di
una
filosofia
ribelle
,
i
costumi
,
di
troppo
rozzi
che
erano
,
divenuti
eccessivamente
raffinati
,
sviato
il
senso
della
divinità
,
posto
in
ridicolo
l
'
ideale
,
cresciuta
la
smania
dei
godimenti
diventata
generale
per
la
facilità
di
procurarseli
,
l
'
uomo
non
credette
più
all
'
amore
e
con
la
fede
nell
'
amore
cessa
l
'
alto
potere
femminino
.
La
donna
,
spoglia
di
idealità
,
ritorna
d
'
onde
era
partita
semplice
strumento
di
piacere
.
Mai
come
adesso
,
forse
,
la
donna
è
stata
nei
sensi
dell
'
uomo
,
ma
non
è
più
nel
suo
cuore
.
Essa
lo
domina
violentemente
,
ancora
,
più
ancora
d
'
una
volta
,
eppure
l
'
uomo
le
sfugge
quando
non
si
spezza
ne
'
suoi
lacci
!
Noi
vediamo
donne
dappertutto
.
Non
si
pubblica
un
libro
,
uno
spartito
,
un
programma
,
che
non
abbiano
nel
frontispizio
una
procace
figura
femminile
,
quasi
sempre
nuda
.
Le
vetrine
dei
cartolai
riboccano
di
fotografie
di
donne
.
La
fortuna
dei
teatri
riposa
sulle
donne
.
I
giornali
più
serii
dedicano
al
bel
sesso
cronachette
della
moda
e
registrano
i
trionfi
delle
professional
beauties
.
Infine
,
ogni
uomo
ha
nel
taschino
la
scatola
dei
fiammiferi
con
due
tipi
di
donna
,
la
bionda
e
la
bruna
;
ma
in
tanta
abbondanza
di
donne
,
la
donna
si
perde
.
L
'
amore
è
morto
:
gridano
:
viva
l
'
amore
!
È
morto
in
Psiche
,
risorge
in
Afrodite
.
Lo
scettico
ghigna
,
il
materialista
applaude
,
lo
spiritualista
geme
;
il
filosofo
,
sereno
,
aspetta
e
se
questo
filosofo
è
una
donna
,
spera
.
StampaPeriodica ,
Sed
toleranda
fames
,
non
tolerandus
amor
.
CLAUDIANO
V
'
è
anche
una
questione
sessuale
e
v
'
è
anche
un
diritto
all
'
amore
.
Chiedo
alle
mie
lettrici
di
fare
uno
sforzo
di
logica
e
assurgere
dai
ricordi
e
dai
desiderii
personalissimi
alla
concezione
dell
'
Amore
e
del
Diritto
con
le
iniziali
maiuscole
;
altrimenti
la
paura
del
dover
amare
corrispondente
a
quel
diritto
d
'
amare
potrebbe
apparir
loro
orribilmente
disgustosa
.
E
chiedo
loro
anche
di
considerare
che
quel
diritto
all
'
amore
lo
si
pretenderebbe
non
solo
per
gli
uomini
ma
anche
per
le
donne
.
Ed
è
prudente
,
qui
per
qui
,
non
spaventarne
alcuna
ponendo
un
qualunque
limite
d
'
età
.
Poniamo
che
quel
diritto
ci
accompagni
fino
alla
morte
come
il
sole
,
simile
al
diritto
sul
pane
,
sul
lavoro
e
su
la
incolumità
personale
.
Mario
Morasso
,
ingegno
vertiginosamente
originale
,
pronto
a
spiccar
dal
più
piccolo
scoglio
della
realtà
salti
parabolici
nel
mare
delle
ipotesi
,
autore
di
libri
constellati
di
idee
la
metà
delle
quali
amo
per
la
loro
fecondità
e
la
metà
detesto
per
la
loro
inutile
ferocia
,
quattro
anni
fa
per
il
primo
nella
Riforma
sociale
propose
la
Questione
sessuale
.
Fra
i
due
istinti
essenziali
dell
'
uomo
conservazione
dell
'
individuo
e
conservazione
della
specie
non
si
può
stabilire
una
gerarchia
;
anzi
a
vederli
praticamente
e
obbiettivamente
nell
'
uomo
attuale
,
l
'
istinto
d
'
amore
,
per
quanto
represso
e
nascosto
,
appare
più
forte
del
primo
,
cioè
v
'
è
chi
si
uccide
perché
non
può
soddisfarlo
.
Ora
perché
la
legge
riconosce
nell
'
uomo
solo
il
diritto
di
vivere
ma
non
quello
d
'
amare
,
e
con
maggior
precisione
perché
la
legge
concede
all
'
uomo
la
dirimente
della
legittima
difesa
solo
nel
caso
di
attacco
diretto
alla
persona
fisica
,
quando
egli
mostra
spesso
di
pregiare
qualcosa
ancor
più
della
sua
esistenza
,
cioè
il
suo
amore
?
Un
sociologo
che
è
anche
un
critico
d
'
arte
modernissimo
e
acuto
scrive
ora
tutt
'
un
bel
volume
su
questa
Lotta
di
sesso
,
studiando
cioè
gli
ostacoli
che
all
'
istinto
d
'
amore
derivano
nella
donna
e
nell
'
uomo
rispettivamente
dall
'
uomo
e
dalla
donna
desiderata
,
e
proseguendo
così
l
'
opera
iniziata
col
suo
libro
sui
Reati
sessuali
dove
egli
studiava
gli
ostacoli
posti
dalla
legge
.
Pare
ormai
provato
dagli
embriologi
che
l
'
uomo
e
la
donna
non
siano
che
due
parti
individue
d
'
uno
stesso
elemento
,
o
meglio
le
due
parti
d
'
una
cellula
spaccata
crudelmente
in
due
;
e
per
questo
essi
cerchino
naturalmente
di
riunirsi
per
ricreare
quell
'
entità
perduta
.
E
poiché
lo
stato
di
separazione
è
fatalmente
più
lungo
di
quello
di
comunione
,
l
'
amore
diventa
sinonimo
di
dolore
,
cioè
di
permanente
contrarietà
a
un
istinto
,
di
lunga
insoddisfazione
d
'
un
desiderio
.
E
tutto
(
a
udir
i
commenti
dei
sociologi
ai
suddetti
embriologi
,
perché
nella
realtà
mi
pare
che
si
vada
innanzi
abbastanza
comodamente
)
,
si
infrappone
a
quella
tale
operazione
matematica
della
ricostituzione
dell
'
unità
:
la
società
,
le
sue
leggi
,
le
sue
abitudini
,
i
suoi
pregiudizii
,
la
differenza
di
sensibilità
nell
'
uomo
e
nella
donna
,
la
religione
,
il
pudore
,
e
pare
impossibile
perfino
certa
letteratura
.
E
quel
dolore
diventa
così
angoscioso
che
nello
spasimo
verso
la
felicità
gli
amanti
finiscono
a
desiderar
la
confusione
dei
loro
esseri
,
la
dissoluzione
e
la
morte
,
pur
di
non
tornar
a
penare
.
«
La
propria
diffinizione
del
perfetto
amore
dell
'
uomo
et
della
donna
,
è
la
conversione
dell
'
amante
nell
'
amato
con
desiderio
che
si
converta
l
'
amato
nell
'
amante
»
,
diceva
Leone
Ebreo
nel
1535
,
e
pochi
anni
prima
nei
Dialoghi
di
Sperone
Speroni
;
né
allora
,
ch
'
io
mi
sappia
,
erano
in
alcuna
università
cattedre
di
embriologia
e
di
psichiatria
,
né
Lombroso
aveva
ancòra
scritto
quel
suo
geniale
volume
su
l
'
Amore
nel
suicidio
e
nel
delitto
.
Ora
in
questa
ingannevole
lotta
tra
uomo
e
donna
una
lotta
che
assomiglia
all
'
accavallarsi
furioso
dell
'
onde
su
la
superficie
del
mare
,
mentre
a
dieci
metri
di
profondità
tutto
è
quiete
e
beato
il
Viazzi
molto
perspicuamente
distingue
tre
epoche
.
Primitivamente
in
quello
che
una
volta
si
chiamava
lo
stato
di
natura
,
la
donna
ha
un
dominio
assoluto
e
spaventoso
su
la
vita
dell
'
uomo
.
In
tutto
il
regno
animale
,
il
maschio
dopo
l
'
amore
cessa
di
vivere
molto
prima
della
femmina
anche
perché
volendo
adornarsi
e
abbellirsi
per
attirarla
perde
forza
e
agilità
mentre
il
pericolo
di
essere
scoperto
dai
suoi
nemici
aumenta
in
proporzione
di
quelli
ornamenti
.
Anche
oggi
,
sebbene
il
maschio
si
impennacchi
meno
e
spesso
si
contenti
per
attirar
la
donna
di
gonfiarsi
e
rimbecillirsi
un
poco
,
chi
esamina
le
statistiche
delle
popolazioni
europee
vede
che
la
mortalità
tra
i
diciotto
e
i
ventisei
anni
è
di
molto
maggiore
fra
noi
uomini
che
fra
le
donne
:
ciò
che
forse
muterà
quando
gli
uffici
di
statistica
saranno
tenuti
dalle
donne
.
Per
fortuna
in
tutto
,
tranne
che
nell
'
amore
,
l
'
uomo
è
il
forte
e
la
donna
è
il
debole
.
E
l
'
uomo
,
avendo
più
e
più
chiara
la
percezione
delle
necessità
della
conservazione
individuale
nell
'
asprezza
della
vita
primitiva
e
volendo
d
'
altro
canto
mantenersi
contro
gli
altri
la
compagna
scelta
dal
suo
desiderio
e
offrendole
perciò
di
difenderle
la
vita
e
spesso
anche
di
trovarle
il
cibo
,
finisce
a
prendere
su
lei
una
prevalenza
,
di
abitudine
più
che
di
istinto
.
E
questa
è
la
seconda
fase
.
Nella
terza
,
poiché
perdura
quello
stato
di
coscienza
ma
declina
l
'
urgenza
nei
bisogni
elementari
della
vita
,
la
donna
si
rialza
dall
'
affievolimento
e
riconquista
pian
piano
,
obliquamente
se
non
dirittamente
,
il
perduto
dominio
.
Oggi
pare
che
siamo
in
queste
condizioni
;
dei
due
periodi
passati
restano
due
condizioni
di
fatto
,
la
frequenza
delle
percosse
maritali
e
il
contratto
ora
tacito
ora
esplicito
per
cui
,
se
la
donna
tiene
l
'
uomo
per
forza
d
'
amore
,
l
'
uomo
tiene
la
donna
per
forza
di
pane
.
Familia
ha
la
stessa
etimologia
di
famulus
,
schiavo
,
da
fames
,
fame
.
Fedeltà
canina
,
osserverà
qualche
sentimentale
:
ma
i
sociologi
hanno
il
cuore
duro
e
lasciano
il
sentimento
a
sbadigliare
in
anticamera
.
È
divertente
seguire
questo
lento
e
abile
ritorno
della
donna
al
potere
.
Pian
piano
le
antiche
norme
legislative
non
posano
più
su
le
condizioni
economiche
e
morali
che
le
determinarono
;
così
che
esse
hanno
una
forza
breve
e
intermittente
nei
ristretti
limiti
delle
singole
applicazioni
giudiziarie
;
ma
la
vita
vera
soverchia
le
dighe
e
corre
pel
suo
verso
liberamente
.
Quelle
leggi
,
dice
bene
il
Viazzi
,
ormai
più
che
altro
rappresentano
l
'
inanità
della
parola
,
incerta
nella
sua
rigidezza
,
di
fronte
al
continuo
divenire
della
realtà
.
La
donna
ha
saputo
sfruttare
le
sue
vere
inferiorità
fisiche
e
la
sua
inferiorità
legale
con
una
finezza
cui
purtroppo
non
si
può
dare
che
il
sommo
ed
unico
aggettivo
di
femminile
.
La
sua
penetrazione
psicologica
,
la
celerità
sua
a
definire
i
sentimenti
e
i
pensieri
altrui
dai
minimi
segni
esteriori
,
quella
miopia
intellettuale
descritta
dallo
Schopenhauer
per
cui
nelle
cose
vicine
la
donna
discerne
analiticamente
piccolezze
a
primo
tratto
ignote
agli
uomini
ma
le
cose
lontane
le
sfuggono
,
la
aiutano
in
questo
lavorìo
.
D
'
altra
parte
,
questa
finezza
di
percezione
intellettiva
per
la
deficiente
delicatezza
non
ha
nessuna
forza
d
'
obbiettivazione
morale
,
nessuna
eco
patetica
.
Ella
vede
più
presto
e
più
dell
'
uomo
,
ma
sente
meno
.
Da
questa
condizione
piacevole
per
la
lotta
,
deriva
poi
che
ella
meno
delicata
ha
tutte
le
probabilità
di
essere
stimata
di
più
perché
l
'
uomo
soffrendo
delle
ostentate
sofferenze
di
lei
si
frenerà
e
tacerà
,
ed
ella
soffrendo
poco
per
sé
e
meno
per
l
'
altro
sarà
liberissima
a
tutte
le
svariate
contorsioni
e
a
tutte
le
garrule
petulanze
che
Balzac
chiamava
la
«
forza
della
raganella
»
e
che
per
l
'
osservatore
scettico
sono
deliziose
a
vedersi
e
a
udirsi
,
ma
per
lo
spettatore
commovibile
sono
altrettanti
segni
visibili
della
pretesa
feroce
tirannia
dell
'
uomo
.
La
conclusione
è
che
,
nel
fatto
,
quello
che
soffre
più
pel
cosiddetto
martirio
è
il
povero
carnefice
.
«
Nei
migliori
rappresentanti
del
momento
economico
attuale
,
cioè
nelle
famiglie
della
borghesia
agiata
,
troppo
spesso
la
donna
appare
come
un
essere
che
mangia
,
beve
,
si
fa
vestire
e
svestire
,
accompagnare
a
teatro
,
ai
balli
e
alle
corse
,
e
che
obbliga
il
marito
a
un
sopralavoro
rappresentato
da
altrettante
vesti
o
gioielli
o
piume
o
che
so
io
,
destinati
ad
ecclissare
le
rivali
,
vendendo
,
in
sostanza
,
o
cedendo
a
prezzi
esorbitanti
il
monopolio
reale
o
putativo
di
una
merce
che
né
per
lei
né
per
altri
ha
un
costo
qualsiasi
.
Cosa
siffattamente
entrata
nelle
abitudini
che
uguali
pretese
sono
da
un
lato
accampate
e
dall
'
altro
subìte
nei
rapporti
fra
padri
e
figlie
alle
quali
bisogna
pure
che
sia
fornito
tutto
il
necessario
apparecchio
di
gale
per
l
'
adescamento
del
marito
,
vale
a
dire
della
futura
vittima
»
.
E
ben
venga
,
dopo
ciò
,
il
Feminismo
che
ormai
come
tanti
altri
ismi
contemporanei
significa
tante
cose
da
non
significar
più
nulla
,
da
essere
una
targhetta
sopra
un
recipiente
nel
quale
ognuno
imbottiglia
il
proprio
vino
senza
far
complimenti
.
Ma
a
chi
volesse
perder
tempo
a
studiar
il
feminismo
raccomanderei
subito
un
'
osservazione
e
un
libro
.
E
l
'
osservazione
già
fatta
da
Georges
Pellissier
è
che
quasi
tutti
gli
scrittori
detti
feministi
ostentano
un
gran
disprezzo
per
la
donna
o
,
se
non
l
'
ostentano
,
lo
tradiscono
senza
accorgersene
perfino
nei
loro
omaggi
più
zuccherosi
.
E
il
libro
che
ha
l
'
intonazione
delle
recenti
Battaglie
per
un
'
idea
di
Neera
gentilmente
antimuliebri
è
Le
rôle
de
la
femme
di
Anna
Lamperière
,
pubblicato
a
Parigi
pochi
mesi
fa
.
Un
altro
libro
anche
deve
esser
letto
per
farsi
un
'
idea
del
bene
e
del
male
che
gli
italiani
che
scrivono
pensano
o
almeno
dicono
di
pensare
sulla
donna
;
ed
è
la
dotta
e
pur
piacevolissima
Inchiesta
sulla
donna
condotta
con
abile
imparzialità
da
Guglielmo
Gambarotta
.
Le
risposte
ve
ne
ha
di
Lombroso
,
di
Ferri
,
di
Sergi
,
di
Mantegazza
,
di
Novicow
,
di
Réclus
,
di
Heyse
,
di
Negri
,
di
Brunetière
,
di
Richet
,
di
Rod
,
di
Neera
,
di
Pilo
,
di
Butti
,
di
Guyot
,
di
Merlino
,
di
Bruno
Sperani
,
di
Paola
Lombroso
,
di
Ouida
,
di
Nordan
veramente
sarebbero
subordinate
,
meno
quelle
delle
scrittrici
,
all
'
ultima
domanda
:
«
La
donna
vostra
,
quando
avesse
diritti
eguali
ai
vostri
,
potrebbe
sembrarvi
meno
seducente
?
»
.
È
vero
che
,
in
coscienza
,
le
donne
che
si
conoscono
meno
son
quelle
che
si
sono
amate
o
che
si
amano
.
Io
non
sia
detto
per
vantarmene
ma
solo
per
onestà
in
fondo
a
un
articolo
su
la
lotta
di
sesso
non
ho
moglie
.
StampaPeriodica ,
Finalmente
abbiamo
un
romanziere
.
Questo
romanziere
è
Giovanni
Verga
:
ma
non
più
il
Verga
dell
'
Eva
,
della
Storia
d
'
una
capinera
,
e
neanche
della
Vita
dei
campi
;
bensì
un
Verga
di
seconda
maniera
,
o
più
tosto
di
terza
,
il
quale
ci
si
erge
dinanzi
,
a
un
tratto
,
armato
di
tutt
'
altre
armi
,
con
altro
stile
,
altri
concetti
,
altro
ideale
quasi
viaggiatore
che
torni
improvviso
da
una
terra
non
esplorata
ancora
prima
di
lui
,
e
che
,
per
appagare
la
curiosità
dei
dolci
amici
,
cui
disse
addio
al
partire
,
non
trovi
di
meglio
che
mettere
loro
sott
'
occhio
il
suo
diario
,
dicendo
:
«
Leggete
.
Questo
vid
'
io
»
.
Finalmente
abbiamo
un
romanziere
.
Non
dico
:
un
romanzo
mica
perché
i
Malavoglia
non
meritino
assai
più
del
nome
modestissimo
di
racconto
che
dà
loro
l
'
autore
nella
sua
prefazione
ma
perché
i
Malavoglia
non
sono
che
un
sotto
-
titolo
,
cioè
il
primo
volume
di
un
ciclo
romanzesco
dal
titolo
I
Vinti
,
a
voler
giudicare
il
quale
con
fondamento
e
giustizia
,
pare
a
me
necessario
attendere
,
se
non
la
serie
intera
degli
altri
vinti
,
almeno
un
secondo
volume
o
un
terzo
.
Io
non
voglio
qui
cercare
se
il
romanzo
ciclico
sia
cosa
bella
o
nuova
o
utile
,
in
arte
;
né
spargere
la
lagrimetta
d
'
obbligo
sulle
misere
condizioni
del
romanzo
da
noi
,
rispetto
alle
altre
nazioni
;
né
spiare
,
per
rapportare
agli
sfaccendati
maligni
della
platea
grossa
,
quanto
sangue
di
papà
Balzac
scorra
nelle
vene
di
Flaubert
e
dei
Goncourt
,
quanto
di
questi
in
quelle
di
Emilio
Zola
,
e
men
che
meno
,
quanto
ne
sia
filtrato
,
di
tutti
costoro
,
nelle
vene
del
gentile
e
forte
scrittore
siciliano
.
Che
il
ciclo
stia
al
romanzo
,
più
o
meno
,
come
alla
commedia
la
tesi
,
parmi
:
se
più
ardua
o
men
giovevole
questa
,
di
quello
,
non
so
.
So
che
l
'
arte
per
l
'
arte
(
domando
mille
perdoni
)
,
mi
sdegna
:
e
io
amo
quanti
strappano
a
Natura
Dea
un
sospiro
che
la
dimostri
viva
,
né
sempre
quella
,
un
grido
che
sia
umano
;
e
amo
anche
chi
scrive
:
Io
soffro
,
ma
amo
assai
più
chi
mi
dice
:
Osserva
,
quanti
dolori
!
«
Questo
racconto
è
lo
studio
sincero
e
spassionato
del
come
probabilmente
devono
nascere
e
svilupparsi
,
nelle
più
umili
condizioni
,
le
prime
irrequietudini
pel
benessere
;
e
quale
perturbazione
debba
arrecare
in
una
famigliola
vissuta
sino
allora
relativamente
felice
,
la
vaga
bramosia
dell
'
ignoto
,
l
'
accorgersi
che
non
si
sta
bene
,
o
che
si
potrebbe
star
meglio
»
.
Ciò
sono
,
con
le
parole
medesime
dell
'
autore
e
salvo
un
piccolo
strappo
alla
sintassi
i
Malavoglia
.
In
questi
,
non
è
ancora
che
la
lotta
pe
'
bisogni
materiali
.
Soddisfatti
i
quali
,
la
«
ricerca
del
meglio
»
diviene
avidità
di
ricchezze
,
e
s
'
incarnerà
in
un
tipo
borghese
,
Mastro
don
Gesualdo
,
incorniciato
nel
quadro
ancora
ristretto
di
una
piccola
città
di
provincia
,
ma
del
quale
i
colori
cominceranno
ad
essere
più
vivaci
,
e
il
disegno
a
farsi
più
ampio
e
variato
.
Poi
diventerà
vanità
aristocratica
nella
Duchessa
di
Leyra
,
e
ambizione
nell
'
Onorevole
Scipioni
,
per
arrivare
all
'
Uomo
di
lusso
,
il
quale
riunisce
tutte
codeste
bramosie
,
tutte
codeste
vanità
,
tutte
codeste
ambizioni
,
per
comprenderle
e
soffrirne
,
se
le
sente
nel
sangue
,
e
ne
è
consunto
.
Tutti
costoro
«
sono
altrettanti
vinti
che
la
corrente
ha
deposti
sulla
riva
,
dopo
averli
travolti
e
annegati
,
ciascuno
colle
stimmate
del
suo
peccato
,
che
avrebbero
dovuto
essere
lo
sfolgorare
della
sua
virtù
.
Ciascuno
,
dal
più
umile
al
più
elevato
,
ha
avuto
la
sua
parte
nella
lotta
per
l
'
esistenza
,
pel
benessere
,
per
l
'
ambizione
...
»
«
Chi
osserva
questo
spettacolo
»
conchiude
l
'
autore
«
non
ha
il
diritto
di
giudicarlo
;
è
già
molto
se
riesce
a
trarsi
un
istante
fuori
dal
campo
della
lotta
per
studiarlo
senza
passione
,
e
rendere
la
scena
nettamente
,
coi
colori
adatti
,
tale
da
dare
la
rappresentazione
della
realtà
come
è
stata
,
o
come
avrebbe
dovuto
essere
»
.
Non
sogno
neanche
di
riassumere
questo
meraviglioso
racconto
,
dove
la
splendida
semplicità
della
forma
è
agguagliata
soltanto
da
una
potenza
d
'
osservazione
e
da
una
finezza
di
sentimento
a
cui
il
Verga
non
ci
aveva
ancora
assuefatti
.
Parlano
,
soffrono
,
imprecano
per
lo
scrittore
,
i
suoi
personaggi
:
egli
non
li
presenta
punto
;
si
presentano
da
loro
stessi
,
con
le
loro
virtù
ignorate
e
sublimi
,
come
co
'
loro
vizi
;
e
si
disegnano
nel
quadro
della
loro
misera
vita
,
e
tramontano
,
e
passano
,
non
come
ombre
vane
,
o
come
attori
su
la
manchevole
scena
,
ma
come
persone
vere
e
vive
.
Luigi
Capuana
,
che
disse
da
pari
suo
di
questo
nuovo
romanzo
del
Verga
,
dopo
notato
che
«
certi
eccessi
di
forma
minuta
,
certe
sproporzioni
di
parti
potevano
forse
evitarsi
senza
che
l
'
evidenza
della
rappresentazione
dovesse
soffrirne
,
e
con
profitto
del
libro
e
dei
lettori
»
,
aggiunge
queste
parole
:
«
Ma
mi
pare
di
vedere
il
Verga
che
,
dal
fondo
della
sua
coscienza
d
'
artista
,
modestamente
mi
fa
osservare
:
Forse
no
»
.
Parole
più
savie
ancora
,
che
gentili
;
ed
io
,
per
me
,
francamente
,
leverei
anche
il
forse
.
Eziandio
a
costo
di
trovarmi
,
col
mio
giudizio
,
opposto
per
diametro
,
al
ch
.
dottor
Renier
del
Preludio
;
pel
quale
,
il
massimo
difetto
di
questi
Malavoglia
è
la
forma
che
«
se
non
arriva
alla
barbarie
dell
'
Eva
,
è
per
altro
una
forma
sciolta
(
?
)
,
sbilenca
,
monotona
,
illogica
»
:
e
nulla
,
per
lui
,
è
«
«
più
monotono
e
pesante
che
il
ritorno
continuo
di
quei
medesimi
concetti
,
di
quei
medesimi
proverbi
in
persone
diverse
»
;
ché
«
la
personalità
»
egli
nota
«
ha
un
certo
sviluppo
»
,
né
«
una
società
di
pescatori
siciliani
è
da
mettersi
a
paragone
con
una
tribù
di
Cafrii
o
di
Polinesiani
»
...
«
Ma
questo
non
ci
mis
'
io
!
»
potrebbe
qui
sclamare
con
tutta
ragione
Giovanni
Verga
.
Io
so
che
,
se
volessi
fare
un
tantino
il
pedante
,
ben
poco
troverei
da
riprendere
in
queste
460
pagine
,
per
la
ragione
-
probabilissimamente
,
che
ben
poca
è
pure
la
mia
competenza
e
,
sovra
tutto
,
che
io
pedante
non
sono
.
Troverei
,
per
esempio
,
che
alcuni
proverbi
-
per
quanto
saggezza
di
popolo
-
bastava
benissimo
citarli
una
volta
,
o
due
,
che
repubblicano
o
coniglio
,
liberale
o
birba
,
prete
e
vittima
,
sindaco
o
bestia
,
sono
combinazioni
infinitamente
meno
comuni
di
quello
ch
'
è
diventato
di
moda
voler
far
credere
,
che
l
'
eroismo
della
Mena
,
come
la
subita
rassegnazione
di
compare
Alfio
,
sono
un
po
'
inverosimili
;
che
la
brutta
fine
della
Lia
riesce
più
inesplicabile
ancora
,
massime
ch
'
è
accennata
appena
e
con
soverchio
mistero
.
Né
mi
verrebbe
scritto
,
ad
esempio
:
«
Ci
avrebbe
voluto
l
'
argano
»
(
pag
.
9
)
;
«
gran
sbalordimento
»
(
ivi
)
;
«
si
doveva
ajutarsi
»
(
13
)
;
«
ce
la
dareste
»
per
gliela
(
24
)
;
«
sentite
a
me
»
(
38
,
153
e
altrove
)
;
«
ve
lo
dico
io
cos
'
è
!
Cosa
volete
!
Ecco
cos
'
è
»
in
una
parlata
di
quattro
linee
;
«
La
Mena
si
sentiva
il
cuore
che
gli
sbatteva
e
gli
voleva
scappare
dal
petto
»
(
62
)
;
«
se
dassero
retta
a
voi
»
(
78
)
;
«
la
poveretta
,
sgomenta
da
quelle
attenzioni
insolite
,
li
guardava
in
faccia
sbigottita
»
.
Eviterei
l
'
onde
con
l
'
infinito
,
anzi
con
due
(
«
Onde
spiattellare
»
,
«
onde
poter
spadroneggiare
»
ecc
.
)
;
e
,
da
ultimo
,
abuserei
meno
di
quel
collocamento
un
po
'
strano
del
che
nelle
frasi
seguenti
:
«
Col
pretesto
del
suo
fuso
,
che
lo
teneva
sempre
in
aria
perché
...
»
;
«
il
primo
che
glielo
disse
fu
il
Mosca
,
dinanzi
al
rastrello
dell
'
orto
,
che
tornava
allora
da
Aci
Castello
»
;
«
e
vedendo
Luca
lì
davanti
,
che
gli
avevano
messo
il
giubbone
del
babbo
,
e
gli
arrivava
alle
calcagna
...
»
;
«
e
se
il
Mosca
ci
aveva
qualcheduna
per
la
testa
,
era
piuttosto
comare
Mena
di
padron
'
Ntoni
,
che
la
vedeva
ogni
giorno
»
;
«
come
quando
era
morto
Bastianazzo
,
che
nessuno
ci
pensava
più
»
.
StampaPeriodica ,
Se
guardiamo
una
città
,
troviamo
vivervi
l
'
una
insieme
all
'
altra
molte
istituzioni
e
varie
e
disparate
e
perfino
anche
in
contrasto
fra
di
loro
.
Per
modo
d
'
esempio
,
un
'
industria
di
manifatture
e
un
conservatorio
di
musica
,
il
carnevale
e
la
settimana
santa
,
una
chiesa
dove
si
professa
la
fede
nei
miracoli
,
e
una
scuola
di
scienze
dove
il
soprannaturale
è
dichiarato
assurdo
.
Queste
istituzioni
corrispondono
ai
bisogni
dei
cittadini
,
che
le
crearono
appunto
allo
scopo
di
soddisfarli
.
Non
però
tutte
ad
un
tratto
;
ma
successivamente
e
ad
una
ad
una
:
cioè
a
dire
in
tempi
diversi
e
,
o
per
occasioni
date
dal
caso
,
o
per
condizioni
sociali
più
o
meno
stabili
che
le
reclamavano
.
Tanto
che
,
sopravvivendo
,
esse
rimangono
la
testimonianza
viva
delle
epoche
anche
da
lungo
tempo
tramontate
e
delle
cose
anche
del
tutto
scomparse
;
e
sopratutto
del
contrasto
fra
le
condizioni
materiali
e
morali
di
una
età
e
quelle
di
un
'
altra
.
Le
dette
istituzioni
però
,
sopravvivendo
ai
tempi
che
le
produssero
,
mutandosi
in
seguito
le
circostanze
a
poco
a
poco
,
non
si
conservano
poi
colla
vigoria
e
colla
forma
del
primo
loro
nascere
e
fiorire
.
Il
moltiplicarsi
delle
istituzioni
dà
origine
alla
tendenza
e
all
'
opera
di
conciliarle
fra
di
loro
e
di
armonizzarle
nell
'
unità
del
corpo
sociale
:
il
sorgere
delle
istituzioni
nuove
è
accompagnato
dallo
sforzo
di
sopprimere
e
di
eliminare
le
vecchie
che
sono
con
esse
in
opposizione
.
Se
non
che
il
detto
lavoro
,
sia
di
coordinamento
sia
di
sostituzione
,
si
compie
sempre
solo
parzialmente
.
E
ciò
dipende
sopratutto
:
primo
,
dal
grado
elevatissimo
di
resistenza
che
hanno
acquistato
le
istituzioni
vecchie
colle
abitudini
secolari
indotte
onde
si
sono
incastrate
profondissimamente
nella
vita
del
popolo
foggiandola
a
loro
immagine
e
somiglianza
;
secondo
,
dalla
forza
limitata
delle
istituzioni
nuove
volgenti
ad
orientazione
contraria
l
'
organismo
sociale
;
terzo
,
dalle
difficoltà
delle
distanze
per
cui
lo
sforzo
riordinatore
decresce
rapidissimamente
estendendosi
dalla
sfera
in
cui
nasce
a
quelle
più
e
più
rimote
alle
quali
si
porta
successivamente
;
quarto
,
dalla
lunghezza
del
tempo
occorrente
alla
trasformazione
degli
ordini
sociali
ricomponibili
vitalmente
solo
per
via
dei
loro
elementi
minimi
ad
uno
ad
uno
.
Da
ciò
quindi
il
fatto
notato
sopra
delle
istituzioni
,
non
solo
varie
,
ma
disparate
anzi
opposte
e
pugnanti
fra
loro
,
in
una
stessa
città
;
e
malgrado
la
connessione
strettissima
delle
sue
parti
e
l
'
unità
della
vita
in
cui
si
fondono
,
costituendone
una
vera
e
propria
individualità
.
Essendo
naturale
il
fatto
in
discorso
,
nessuna
meraviglia
che
se
ne
trovi
l
'
analogia
in
tutte
le
altre
unità
della
natura
.
Più
in
grande
nelle
maggiori
,
come
ad
esempio
nel
mondo
vegetale
;
più
in
piccolo
nelle
minori
,
come
ad
esempio
nel
mondo
delle
idee
di
un
uomo
solo
.
Il
mondo
vegetale
è
costituito
attualmente
di
produzioni
di
moltissime
specie
,
e
di
più
ordini
,
e
differentissimi
gli
uni
dagli
altri
.
E
anche
qui
le
diversità
sono
la
testimonianza
durevole
dei
tempi
precorsi
e
delle
circostanze
d
'
ogni
maniera
che
influirono
a
trasformare
i
tipi
e
le
grandezze
delle
flore
dei
periodi
precedenti
.
La
forza
trasformatrice
degli
organismi
fitologici
valse
a
modificare
,
di
età
in
età
,
di
regione
in
regione
,
le
forme
anteriori
dei
vegetali
delle
specie
svariate
preesistenti
in
modo
da
produrvi
un
certo
carattere
di
consonanza
per
ogni
età
e
per
ogni
regione
,
ma
non
a
sopprimere
interamente
le
distinzioni
essenziali
proprie
delle
specie
medesime
.
E
valse
a
creare
gli
ordini
nuovi
più
recenti
,
ma
non
ad
eliminare
del
tutto
i
vecchi
contrastanti
colle
esigenze
degli
ambienti
mutati
.
La
forza
accumulata
nei
germi
delle
specie
primitive
dal
lavoro
della
più
antica
vegetazione
resistette
tanto
o
quanto
agli
impedimenti
delle
condizioni
telluriche
divenute
sfavorevoli
e
alle
influenze
degli
ambienti
mutati
,
e
bastò
a
conservare
fino
ad
oggi
dei
rappresentanti
delle
piante
delle
prime
età
,
quantunque
di
gran
lunga
più
rari
e
impiccoliti
.
E
lo
stesso
nel
mondo
delle
idee
di
un
uomo
solo
.
La
psiche
umana
è
la
unità
più
compatta
che
possiamo
immaginare
;
e
tuttavia
gli
elementi
che
la
costituiscono
presentano
la
stessa
molteplicità
varia
,
incoerente
,
discorde
,
contrastante
che
rilevammo
nelle
istituzioni
di
una
stessa
città
,
e
nelle
specie
e
negli
ordini
del
mondo
vegetale
;
e
per
le
ragioni
medesime
.
Sicché
la
verità
della
espressione
L
'
uomo
è
un
essere
logico
è
molto
,
ma
molto
,
relativa
.
Si
immagina
volgarmente
e
si
sentenzia
nella
filosofia
tradizionale
comune
che
le
cognizioni
umane
escono
da
una
sostanza
semplicissimamente
unica
e
quindi
modellate
tutte
sul
suo
stampo
logico
sempre
uguale
a
sé
stesso
;
sicché
debbano
necessariamente
e
consentire
tra
loro
assolutamente
e
subordinarsi
alla
perfine
infallibilmente
,
da
sfera
a
sfera
,
ad
una
sola
ragione
suprema
di
tutte
.
Ma
lo
stampo
unico
è
una
chimera
.
E
la
coerenza
logica
delle
idee
di
un
uomo
è
una
supposizione
falsa
contraddetta
apertissimamente
dal
fatto
.
I
dati
della
cognizione
di
un
uomo
cadono
nella
sua
coscienza
a
poco
a
poco
,
in
tempi
diversi
,
per
vie
disparate
,
in
modi
vari
,
con
direzioni
opposte
.
E
vi
si
incontrano
a
caso
,
come
i
detriti
e
gli
oggetti
d
'
ogni
sorta
trascinati
dagli
affluenti
nel
fondo
di
un
grande
fiume
da
plaghe
opposte
e
lontanissime
.
Anzi
,
siccome
il
massiccio
fondamentale
della
psiche
individua
è
lo
stesso
patrimonio
comune
delle
cognizioni
tradizionali
della
società
nella
quale
si
forma
,
e
questo
patrimonio
è
la
sovrapposizione
storica
dei
trovati
disformi
e
discordanti
delle
età
passate
,
così
la
coscienza
può
paragonarsi
alla
roccia
geologica
costituita
di
una
serie
di
stratificazioni
affatto
diverse
l
'
una
dall
'
altra
.
La
logica
non
precede
le
cognizioni
,
ma
le
segue
.
Le
cognizioni
quindi
si
accampano
nella
mente
prima
che
sia
intervenuta
nessuna
ragione
dialettica
di
principii
che
ne
decretino
l
'
accesso
e
l
'
ordine
e
il
modo
di
dipendenza
da
tutte
le
altre
prima
accettate
;
e
vi
possono
restare
senza
e
malgrado
questa
ragione
.
Quante
idee
,
se
facciamo
un
poco
di
esame
di
coscienza
,
noi
possediamo
che
non
ci
siamo
ancora
mai
domandati
in
che
rapporto
stiano
e
come
si
debbano
conciliare
con
quelli
che
chiamiamo
i
nostri
principii
;
ovvero
che
solo
in
progresso
di
tempo
accordammo
con
essi
,
magari
anche
con
un
accordo
puramente
provvisorio
e
mutabile
ad
ogni
lieve
occasione
!
La
logica
non
è
la
causa
,
ma
l
'
effetto
delle
cognizioni
già
possedute
.
Come
il
fermento
non
è
la
causa
ma
l
'
effetto
delle
miscele
fermentabili
.
Le
idee
si
orientano
le
une
verso
le
altre
e
si
aggruppano
intellettualmente
nelle
generalità
e
nei
sistemi
dipendenti
per
l
'
incontro
accidentale
che
se
ne
dà
nella
mente
,
secondo
le
ragioni
delle
loro
attinenze
naturali
e
delle
disposizioni
del
pensante
,
sia
generali
sia
del
momento
,
e
della
vivezza
colla
quale
gli
appariscono
.
Ma
la
forza
organizzatrice
così
sorta
,
essendo
sempre
limitata
,
si
esaurisce
in
una
quantità
proporzionata
di
lavoro
,
che
non
arriva
mai
,
di
gran
lunga
,
a
smuovere
l
'
intera
massa
dei
dati
della
cognizione
,
e
si
limita
anzi
ai
più
superficiali
;
verificandosi
anche
nel
mondo
del
pensiero
la
legge
del
mondo
fisico
,
nel
quale
la
resistenza
alla
scomposizione
cresce
portandosi
verso
le
formazioni
così
dette
elementari
,
fino
a
diventare
una
resistenza
assoluta
relativamente
alle
forze
attualmente
disponibili
.
Non
solo
;
ma
la
forza
stessa
agisce
con
intermittenza
e
a
sbalzi
,
e
rifacendo
e
disfacendo
e
con
energia
incostante
il
lavoro
fatto
innanzi
;
e
sopratutto
poi
stabilendosi
come
dei
fochi
molteplici
,
diversi
,
e
tra
loro
pugnanti
di
ordinamento
logico
,
in
modo
che
la
mente
riesce
sempre
,
oltre
che
ad
essere
solo
affatto
incompletamente
logica
dove
lo
è
,
ad
avere
poi
anche
più
logiche
opposte
nello
stesso
tempo
.
E
insomma
non
è
l
'
uomo
che
domini
il
suo
pensiero
,
ma
è
il
pensiero
,
che
la
natura
gli
insinua
suo
malgrado
,
che
domina
lui
.
Perché
poi
il
lavoro
logico
,
che
si
trova
già
fatto
nella
mente
di
un
individuo
,
e
che
dicemmo
derivare
dalla
stessa
virtù
nativa
delle
idee
che
vi
si
riscontrano
,
solo
in
piccolissima
parte
è
un
prodotto
individuale
:
nella
parte
immensamente
maggiore
è
un
prodotto
collettivo
;
e
quindi
nell
'
individuo
è
importazione
dal
di
fuori
.
La
logica
comune
del
pensiero
di
un
europeo
del
secolo
decimonono
è
l
'
accumulamento
dei
lavori
logici
di
tutti
i
precedenti
fissatisi
nel
patrimonio
cogitativo
generale
e
imposto
ad
esso
indeclinabilmente
dalla
eredità
fisiologica
,
dalla
educazione
,
dalla
lingua
,
dalle
istituzioni
,
dall
'
arte
,
dalla
convivenza
.
Cioè
a
dire
,
è
quel
massiccio
fondamentale
della
coscienza
del
quale
parlammo
sopra
.
E
siccome
un
uomo
,
oltreché
alla
società
in
generale
,
appartiene
ad
una
sua
classe
speciale
,
e
la
sua
educazione
l
'
ha
compiuta
sotto
l
'
influenza
di
una
qualche
istituzione
particolare
della
città
,
mettiamo
della
chiesa
,
della
milizia
,
del
teatro
,
e
via
dicendo
,
così
le
sue
idee
,
oltre
l
'
assetto
fondamentale
comune
a
tutti
,
hanno
poi
una
varietà
forzata
di
orientazione
determinata
dalla
suddetta
specialità
di
educazione
subìta
.
Sotto
l
'
impero
ineluttabile
delle
dette
logiche
imposte
resta
poi
un
piccolo
campo
di
libertà
logica
individuale
.
Ed
è
in
questo
campo
che
si
maturano
i
tipi
logici
individuali
.
I
quali
,
se
più
rilevati
,
fanno
risaltare
fra
le
ordinarie
le
individualità
straordinarie
,
cioè
gli
uomini
eccentrici
e
i
sapienti
.
Il
lavoro
logico
dell
'
eccentrico
è
una
anormalità
non
vitale
destinata
a
svanire
con
esso
;
quello
del
sapiente
è
una
formazione
nuova
progressiva
durevole
nella
lotta
per
la
esistenza
e
gli
sopravvive
,
e
s
'
innesta
nel
grande
organismo
logico
che
sarà
ereditato
dai
posteri
.
Ma
fosse
l
'
uomo
coerente
con
sé
stesso
almeno
nella
logica
piena
di
incoerenze
impostagli
dal
di
fuori
!
Nemmeno
questo
.
La
regola
di
ragionare
nell
'
uomo
ha
le
sue
fasi
,
come
la
luna
.
In
lui
si
alternano
le
logiche
più
contraddittorie
coll
'
alternarsi
delle
condizioni
del
vivere
e
del
sentire
.
I
Tedeschi
designano
l
'
anima
con
un
nome
derivante
da
una
parola
che
anticamente
significava
il
mare
.
E
con
ragione
,
essendo
l
'
anima
mobile
,
varia
,
tempestosa
al
pari
di
esso
.
Ancor
meglio
però
si
potrebbe
assomigliare
l
'
essere
instabile
,
mutevolissimo
e
burrascoso
dell
'
anima
umana
all
'
atmosfera
e
ai
relativi
fenomeni
meteorologici
,
per
l
'
incessante
succedervi
della
luce
e
delle
tenebre
,
del
caldo
e
del
freddo
,
della
calma
,
della
serenità
,
del
vento
,
della
pioggia
e
della
gragnuola
.
Anche
nel
sogno
colle
sue
immagini
or
liete
or
tristi
il
sentimento
ondeggia
fra
il
piacevole
e
il
doloroso
.
Assai
più
vivamente
e
rapidamente
sale
e
discende
il
termometro
della
passione
nella
veglia
pel
contatto
continuo
e
variato
delle
cose
reali
ora
gradite
or
disgustose
.
Assai
curioso
è
il
fenomeno
per
chi
arriva
a
notarlo
e
a
seguirlo
ne
'
suoi
momenti
fuggevolissimi
,
come
avviene
per
esempio
in
chi
sta
giocando
mettiamo
al
bigliardo
.
Ad
ogni
colpo
di
stecca
,
ad
ogni
corsa
di
biglia
il
cuore
passa
rapidamente
e
vivamente
,
colle
gradazioni
più
variate
,
dal
timore
alla
speranza
,
dalla
soddisfazione
allo
sconforto
,
dalla
gioia
allo
sdegno
,
riproducendosi
nell
'
adulto
il
fatto
del
bambino
che
passa
in
un
attimo
dal
pianto
al
sorriso
per
la
sola
vista
improvvisa
di
un
giocattolo
o
di
una
ciambella
.
Or
bene
,
cambiandosi
così
lo
stato
del
sentimento
,
che
si
dice
cieco
,
si
cambia
del
pari
la
ragione
del
vero
e
del
falso
,
del
giusto
e
dell
'
ingiusto
nella
logica
dell
'
intelletto
,
al
quale
pure
si
attribuisce
il
vedere
.
Chi
non
l
'
ha
provato
,
chi
non
l
'
ha
visto
,
chi
ne
dubita
?
La
benevolenza
ha
la
sua
logica
;
una
contraria
ne
ha
la
malevolenza
.
Il
dispetto
ragiona
in
un
modo
,
in
un
altro
la
compiacenza
.
La
logica
dell
'
amore
è
di
cappotto
il
rovescio
di
quella
dell
'
odio
.
E
così
via
per
tutti
i
mille
registri
di
quello
strumento
curiosissimo
che
è
il
cuore
umano
.
Mantova
,
2
agosto
1881
StampaPeriodica ,
A
Ravenna
,
dove
io
era
il
6
giugno
,
per
la
inaugurazione
del
monumento
al
Farini
,
rappresentando
la
Deputazione
storica
romagnola
instituita
già
dal
dittatore
,
rividi
,
per
la
prima
volta
da
che
ministro
,
Benedetto
Cairoli
.
O
,
a
dir
meglio
,
egli
primo
vide
me
;
e
per
la
sala
affollata
di
deputati
,
di
senatori
,
di
generali
,
mi
corse
incontro
con
quella
sua
bella
faccia
serena
come
un
maggio
di
Lombardia
,
e
mi
abbracciò
e
mi
strinse
forte
le
mani
guardandomi
in
viso
,
e
mi
batté
su
le
spalle
;
e
tràttomi
in
disparte
,
e
chiamati
a
sé
gli
onorevoli
Baccarini
e
Zanardelli
,
tutti
tre
mi
furono
a
dosso
a
mezza
spada
perché
mi
rendessi
alla
croce
del
merito
civile
di
Savoia
.
Io
risposi
:
ci
pensassero
su
dell
'
altro
,
e
vedrebbero
che
sì
per
me
sì
per
loro
il
meglio
sarebbe
non
ne
far
nulla
.
La
sera
al
tardi
rividi
gli
onorevoli
Baccarini
e
Zanardelli
in
un
ritrovo
di
progressisti
a
cena
.
Con
i
progressisti
di
Ravenna
si
può
anche
andare
a
cena
,
senza
pericolo
che
vi
appioppino
su
le
spalle
un
macigno
di
discorso
politico
o
vi
facciano
scattare
in
faccia
qualche
macchinetta
elettorale
.
E
lì
in
mezzo
a
tutti
quei
progressisti
,
di
colore
anzi
che
no
acceso
,
e
taluno
anche
,
se
volete
,
repubblicano
a
larga
cintura
,
il
Zanardelli
con
quel
suo
fare
tra
dinoccolato
e
nervoso
,
cominciò
a
movere
il
discorso
su
la
grande
penetrazione
d
'
ingegno
e
la
squisita
coltura
di
S.M.
la
Regina
.
E
poi
,
con
un
atto
di
testuggine
ritraendo
il
collo
per
entro
le
spalle
quasi
per
non
parere
d
'
esser
lui
,
seguitò
della
molta
stima
in
che
ella
aveva
i
versi
del
Carducci
e
specialmente
le
odi
barbare
.
A
questo
,
riallungando
il
collo
e
volgendo
in
qua
e
in
là
la
testa
fine
e
la
fronte
irrequieta
,
come
un
baco
da
seta
che
vada
al
bosco
(
chiedo
perdòno
all
'
autore
della
riforma
elettorale
,
a
cui
sono
con
molta
stima
affezionato
:
ma
per
la
fedeltà
della
descrizione
mi
abbisognano
questi
paragoni
)
,
prese
a
raccontare
come
la
Regina
ricevendolo
a
udienza
lo
salutasse
coi
versi
,
Lieta
del
fato
Brescia
raccolsemi
,
Brescia
la
forte
,
Brescia
la
ferrea
,
Brescia
leonessa
d
'
Italia
,
ecc
.
e
poi
rifacendosi
da
capo
gli
dicesse
a
mente
tutta
l
'
ode
.
E
qui
mi
guardava
con
que
'
suoi
occhi
sbadatamente
interrogatori
.
Io
sorridevo
.
E
il
ministro
seguitava
come
la
Regina
conchiudesse
Ah
sì
,
il
...
è
da
vero
il
primo
dei
nostri
poeti
viventi
(
qui
il
ministro
è
proprio
mallevadore
lui
di
tutto
)
.
Al
che
egli
rispose
con
democratica
cortigianeria
Non
so
se
a
tal
giudizio
rimarrebbero
contenti
altri
,
ma
non
io
oserò
contraddire
alla
Maestà
Vostra
.
Poi
si
passò
ad
altro
;
ma
su
l
'
uscire
egli
mi
disse
così
sottovoce
In
somma
la
Regina
vorrebbe
che
voi
aveste
la
croce
del
merito
civile
.
La
mattina
di
poi
,
avviandomi
con
alcuni
amici
alla
Pineta
,
ci
scontrammo
nelle
carrozze
che
traevano
i
ministri
alla
stazione
.
E
Benedetto
Cairoli
allungando
e
agitando
le
braccia
tra
i
molti
saluti
mi
gridò
Dunque
è
fatto
;
e
il
rumore
delle
ruote
trascorrenti
si
portò
il
resto
e
mi
tolse
il
rispondere
.
Io
non
ci
pensava
già
più
,
quando
di
lì
a
un
mese
mi
venne
il
decreto
di
nomina
con
gli
statuti
dell
'
ordine
,
ove
è
fermato
l
'
obbligo
di
giurare
fedeltà
al
re
e
ai
successori
,
ponendo
,
inginocchiato
,
la
mano
destra
su
gli
evangeli
,
tra
due
testimoni
,
dinanzi
al
ministro
dell
'
interno
,
che
ha
da
firmare
il
verbale
del
giuramento
.
Rinunziai
;
dico
vero
,
con
dispiacere
;
co
'
dispiacere
di
dover
apparire
,
non
essendo
,
sconoscente
a
chi
mi
tenne
non
indegno
d
'
una
nobile
onorificenza
,
fatta
più
insigne
dall
'
assentimento
,
che
richiedesi
a
conferirla
,
degl
'
illustri
signori
sedenti
nel
consiglio
dell
'
Ordine
.
Sì
che
,
quando
il
rettore
dell
'
Università
,
un
giorno
prima
che
i
Reali
d
'
Italia
arrivassero
a
Bologna
,
chiamatomi
a
sé
,
cominciò
a
sollecitarmi
che
andassi
anch
'
io
alla
visita
di
ossequio
,
tanto
più
che
la
Regina
aveva
mostrato
desiderio
di
vedermi
,
ecc
.
ecc
.
,
l
'
egregio
rettore
e
amico
senator
Magni
non
ebbe
a
spendere
parole
molte
.
Che
la
Regina
volesse
proprio
veder
me
,
mi
parve
un
tiro
degli
amici
ministeriali
per
battermi
nel
debole
ed
espugnarmi
.
Ma
io
,
che
tante
regine
aveva
cercate
e
osservate
e
studiate
nella
storia
nell
'
epopea
e
nel
dramma
,
era
ben
io
curioso
di
vedere
una
regina
viva
e
vera
e
compiacentesi
della
poesia
e
delle
arti
.
Intanto
i
Reali
vennero
.
Erano
di
quelle
giornate
quali
il
novembre
non
ne
dà
,
credo
,
che
a
Bologna
.
Fango
in
terra
e
fango
in
cielo
:
stillanti
,
grondanti
,
chiazzati
in
tetra
umidità
i
tetti
,
le
case
,
i
muri
:
cinereo
e
grigio
tutto
:
e
dalla
monotona
deformità
delle
nubi
filtrava
un
'
acquerugiola
lenta
,
fredda
,
ostinata
,
che
non
si
vedeva
e
immollava
l
'
anima
,
che
non
si
sentiva
ed
empieva
le
contrade
di
una
poltiglia
mobile
e
appiccicaticcia
,
lubrica
e
attaccaticcia
e
impacciante
,
come
eloquenza
parlamentare
:
erano
di
quelle
giornate
che
vien
voglia
di
dar
delle
pedate
alla
gente
in
cui
uno
si
abbatte
,
pensando
Guarda
quest
'
altro
fango
che
anche
si
move
.
In
quel
brutto
vespero
dunque
del
4
novembre
la
confusione
dell
'
ingresso
per
via
Galliera
fu
strana
.
Il
popolo
avea
rotte
e
turbate
le
file
e
mescolati
i
colori
officiali
:
erano
aiuole
di
bianco
e
di
turchino
,
di
rosso
e
di
nero
,
e
sprazzi
e
barbagli
d
'
oro
e
d
'
argento
dagli
elmi
dai
galloni
dalle
decorazioni
dai
gioielli
per
mezzo
una
gran
massa
oscura
,
una
materia
uniforme
,
che
moveva
moveva
mugghiando
e
trasportando
con
sé
cavalli
e
carrozze
,
e
ufficiali
e
signore
,
e
,
al
di
sopra
,
le
selve
delle
bandiere
crollantisi
e
barcollanti
quasi
a
un
vento
invisibile
.
Io
era
tra
la
folla
che
si
pigiava
innanzi
dai
portici
;
e
in
quella
confusione
la
figura
della
Regina
mi
passò
davanti
come
un
che
bianco
e
biondo
,
come
una
imagine
romantica
in
mezzo
una
descrizione
verista
,
potente
se
volete
,
ma
che
non
finisce
mai
ed
annoia
.
La
sera
,
nella
piazza
di
San
Petronio
e
nella
attigua
del
Nettuno
,
lo
spazio
era
,
al
paragone
,
più
libero
e
l
'
uomo
poteva
girare
.
E
quando
,
ondeggiante
per
la
fòsca
storica
piazza
la
variazione
dei
bengàla
,
uno
dei
finestroni
di
quel
palazzo
di
mattone
s
'
aprì
,
e
chiamati
dagli
applausi
il
Re
e
la
Regina
comparvero
al
verone
,
e
dietro
loro
lo
splendore
della
sala
impallidiva
in
faccia
alla
gran
tenebra
e
al
fantastico
alternare
e
mescolare
dei
tre
colori
,
verde
,
candido
,
rosso
;
quei
due
giovani
,
allora
,
risalutanti
con
effusione
di
gentilezza
il
popolo
salutante
,
da
quel
luogo
ove
i
legati
pontificii
s
'
affacciavano
a
spargere
le
benedizioni
per
la
morte
e
le
maledizioni
e
le
impiccagioni
e
le
taglie
e
tutti
i
danni
e
i
disonori
della
servitù
e
della
viltà
su
la
vita
e
su
l
'
Italia
,
doverono
,
io
lo
sento
,
toccare
il
cuore
ai
credenti
di
fede
nelle
sorti
della
monarchia
unite
alle
sorti
della
patria
.
Io
guardai
la
Regina
,
spiccante
mite
in
bianco
,
bionda
e
gemmata
,
tra
quel
buio
rotto
ma
non
vinto
da
quelli
strani
bagliori
o
da
quel
rumore
fluttuante
.
E
una
fantasia
mi
assalì
,
non
ella
fosse
per
avventura
una
delle
Ore
che
attorniano
il
carro
di
Febo
trionfante
per
l
'
erte
del
cielo
,
e
che
attratta
da
un
mago
nordico
nella
notte
del
medio
evo
e
imprigionata
in
quel
castello
di
preti
si
affacciasse
a
vedere
se
anche
venisse
il
momento
di
slanciarsi
a
volo
dietro
il
carro
del
dio
risalente
.
Ma
la
torre
intanto
del
Potestà
in
quell
'
emisfero
di
tenebre
superiore
si
coronava
di
luce
;
e
io
che
ho
pratica
grande
con
quei
monumenti
,
e
ne
so
,
massime
di
notte
,
tutti
i
segreti
,
vidi
Enzo
re
di
Sardegna
ritto
in
piedi
tra
'
merli
,
senza
spada
e
senz
'
elmo
,
appoggiata
la
sinistra
su
lo
scudo
con
l
'
aquila
nera
dell
'
impero
e
la
destra
su
l
petto
;
e
salutava
e
sorrideva
,
biondo
anch
'
egli
e
mestamente
sereno
.
San
Petronio
taceva
;
se
non
che
quando
un
insolente
riflesso
di
bengàla
osava
spingersi
a
quell
'
ardua
sua
fronte
ciclopica
,
cui
questa
grande
intelligenza
borghese
vorrebbe
appiccicare
la
maschera
bianca
d
'
una
facciata
,
pareva
corrugarsi
di
dispetto
:
il
vecchio
gigante
ingrugnato
pensava
ancora
al
suo
piccolo
comune
trionfatore
di
re
e
di
duchi
,
e
non
conosceva
o
non
volea
riconoscere
.
Gli
entusiasmi
andarono
crescendo
e
vampeggiando
più
accesi
il
giorno
appresso
.
Ai
fuochi
d
'
artifizio
e
di
frasi
della
gente
per
bene
e
sennata
io
non
credo
e
non
bado
o
rispondo
con
motti
.
Ma
l
'
entusiasmo
degli
artieri
,
dei
lavoranti
,
dei
facchini
,
l
'
entusiasmo
delle
donne
e
dei
ragazzi
,
mi
trascina
,
mi
eleva
,
m
'
inumidisce
qualche
volta
gli
occhi
.
Ecco
,
io
dico
,
questa
parte
men
ragionevole
e
men
culta
,
affermano
,
della
razza
umana
,
della
razza
in
cui
il
primo
e
naturale
reciproco
saluto
tra
due
individui
che
si
riscontrino
nella
selva
primitiva
o
nella
selva
civile
è
Io
ti
voglio
mangiare
o
Io
ti
voglio
ingannare
;
questa
parte
men
ragionevole
e
men
culta
di
un
popolo
,
il
quale
da
molti
e
molti
secoli
credé
(
le
eccezioni
confermano
)
e
crede
che
oltre
e
sopra
la
fisica
tutto
al
mondo
è
impostura
e
ciarlataneria
,
che
bisogna
per
altro
mantenere
pur
con
la
forza
per
amore
delle
armonie
sociali
;
ecco
,
questa
parte
della
razza
feroce
,
questa
classe
del
popolo
scettico
,
si
espande
ancora
spontanea
ad
amare
e
credere
e
godere
qualche
cosa
fuori
di
sé
,
che
a
lei
non
giova
;
l
'
ideale
.
Perché
,
non
mi
si
esca
fuori
con
la
servilità
,
con
la
viltà
,
con
l
'
ignoranza
e
con
simili
frasi
fatte
.
Quei
facchini
,
quei
ragazzi
,
quelle
donne
,
che
sperano
o
che
si
ripromettono
da
que
'
due
giovani
per
sé
?
D
'
esser
fatti
ministri
,
come
voi
,
repubblicani
e
papalini
e
borbonici
dell
'
altr
'
ieri
?
Di
avere
una
prefettura
o
un
posto
di
canattiere
,
uno
spaccio
di
tabacco
o
una
cattedra
d
'
economia
?
No
.
La
monarchia
fu
ed
è
un
gran
fatto
storico
,
e
rimane
per
molta
gente
una
idealità
realizzata
:
e
il
popolo
acclama
in
que
'
due
giovani
a
punto
una
idealità
realizzata
.
Di
due
sorte
re
ha
la
gente
ariana
:
il
conning
germanico
,
quello
che
è
forte
;
il
rex
latino
,
quello
che
regge
:
nel
primo
,
che
vien
da
Dio
,
il
popolo
adora
chi
l
'
ha
fatto
forte
,
Dio
:
nel
secondo
,
che
procede
dall
'
elezione
,
il
popolo
vede
e
riconosce
la
forma
e
il
fine
del
reggimento
,
la
legge
e
la
patria
.
Ecco
tutto
.
Altre
idealità
dovranno
realizzarsi
:
va
bene
.
O
,
più
tosto
,
altre
realità
avverranno
,
che
idealizzarsi
non
devono
:
va
benissimo
;
e
vedremo
.
Queste
cose
io
filosofo
peripatetico
andavo
rimuginando
sotto
i
portici
del
Pavaglione
tra
la
folla
.
E
mi
fermai
al
negozio
Zanichelli
.
Dove
indi
a
poco
entrò
un
signore
,
vecchio
oltre
gli
ottanta
,
e
dimandò
volgendosi
attorno
Ma
dove
sono
i
repubblicani
?
In
Italia
repubblicani
non
ce
ne
può
essere
;
o
,
se
ce
n
'
è
,
non
sono
italiani
.
Io
guardai
quel
vecchio
signore
;
poi
volgendomi
a
un
giovine
dissi
:
Ecco
,
io
son
uno
;
e
al
di
là
delle
Alpi
credono
che
io
sia
italiano
.
E
la
mattina
di
poi
andai
ad
ossequiare
i
Reali
d
'
Italia
.
La
mia
bambina
piccola
mi
disse
Salutami
la
Regina
.
Ella
ha
nome
Libertà
;
e
l
'
augurio
fu
buono
.
Aspettando
nell
'
anticamera
la
nostra
volta
(
l
'
anticamera
era
divisa
in
due
spartimenti
,
in
uno
gli
ufficiali
,
nell
'
altro
gli
abiti
neri
)
io
pensava
meco
stesso
come
io
sapessi
benissimo
che
fosse
un
re
.
Il
re
è
un
uomo
allevato
,
vestito
,
decorato
,
stipendiato
,
nominato
e
salutato
in
una
maniera
convenuta
,
al
quale
anche
si
presta
da
alcuni
o
da
molti
leale
e
onorata
obbedienza
come
da
altri
si
fanno
vili
e
perfide
adulazioni
.
Ma
in
fondo
il
re
è
un
essere
governato
,
il
quale
dee
moversi
a
posta
di
questo
e
di
quello
e
cedere
a
esigenze
e
imperii
anche
impersonali
.
Sua
Maestà
è
il
più
governato
dei
sudditi
di
Sua
Maestà
.
Io
per
me
non
vorrei
esser
re
,
né
meno
per
proclamar
la
repubblica
.
Ma
il
mondo
quale
ce
lo
siamo
fatti
o
lo
concepiamo
e
lo
percepiamo
noi
è
tutto
fittizio
:
il
discendente
di
Prometeo
,
animale
plastico
e
artistico
per
eccellenza
,
fa
suoi
idoli
diversi
,
e
li
vagheggia
e
adora
o
li
vitupera
e
batte
,
perché
rapito
all
'
ammirazione
o
all
'
odio
della
sua
idea
nella
imagine
figurata
dimentica
che
è
opera
sua
,
o
perché
l
'
ha
fatta
a
posta
per
isfogarci
sopra
i
suoi
capricci
.
E
seguitavo
discorrendo
tra
me
e
me
.
Io
non
ho
per
casa
Savoia
le
antipatie
,
per
esempio
,
della
democrazia
lombarda
,
suggellate
in
pagine
di
fuoco
da
Carlo
Cattaneo
.
Degli
Estensi
non
ce
ne
sono
più
e
furon
tutti
mediocri
:
i
Medici
anche
finirono
come
doveva
finire
una
famiglia
di
banchieri
illustrata
dalla
porpora
e
non
dalla
corazza
:
né
la
corazza
deterse
i
Farnesi
dalla
macchia
originale
d
'
esser
figli
di
preti
.
Dunque
,
se
il
popolo
italiano
,
persuaso
non
si
potesse
unificare
la
patria
senza
la
monarchia
,
chiamò
i
Savoia
,
che
colpa
ne
hanno
essi
,
amico
Alberto
Mario
?
L
'
ambizione
storica
e
politica
della
dinastia
sarebbesi
probabilmente
limitata
all
'
Italia
superiore
:
noi
,
noi
stessi
,
Giuseppe
Mazzini
a
capo
,
la
tirammo
nell
'
Italia
centrale
:
il
Generale
Garibaldi
le
conquistò
il
mezzogiorno
e
la
conquistò
al
mezzogiorno
.
Ora
,
grazie
a
quella
tendenza
plastica
dell
'
animale
umano
a
realizzare
personalmente
le
sue
idealità
per
poterle
efficacemente
adorare
o
vituperare
a
sua
posta
,
il
capo
della
famiglia
di
Savoia
rappresenta
l
'
Italia
e
lo
stato
.
Dunque
viva
l
'
Italia
!
Valletti
,
alzate
la
portiera
,
e
passiamo
a
inchinare
il
Re
.
E
la
Regina
ancora
,
l
'
eterno
femminino
.
Ella
stava
diritta
e
ferma
in
mezzo
la
sala
;
e
il
Re
,
da
parte
,
verso
una
finestra
,
passava
,
parlando
accalorato
e
con
forti
strette
di
mano
a
tutti
,
di
cerchio
in
cerchio
.
Benedetto
Cairoli
,
raccolto
nel
suo
giubbone
di
ministro
,
s
'
era
riparato
in
un
canto
;
e
di
lì
,
tal
volta
passando
la
mano
destra
sui
mustacchi
memori
di
una
castanea
sincerità
e
su
la
bocca
sorridente
,
come
per
accarezzarsi
,
tale
altra
appoggiando
il
gomito
sinistro
a
una
colonna
,
mandava
intorno
intorno
lo
sguardo
scintillante
di
contentezza
.
Diffuso
era
per
gli
occhi
e
per
le
gene
di
benigna
letizia
,
in
atto
pio
,
quale
a
tenero
padre
si
conviene
.
E
avea
ragione
.
Cotesto
superstite
d
'
una
famiglia
di
cittadini
morti
tutti
per
la
patria
;
cotesto
cittadino
che
aveva
il
solo
,
assai
curioso
per
un
soldato
,
titolo
di
dottore
;
cotesto
uomo
che
camminando
zoppica
un
po
'
sempre
e
si
appoggia
volentieri
al
braccio
di
chi
lo
avvicina
,
Benedetto
,
in
fine
,
come
noi
lo
chiamiamo
;
in
quei
giorni
sorreggeva
egli
e
portava
e
presentava
agli
entusiasmi
del
popolo
d
'
Italia
la
più
antica
famiglia
reale
d
'
Europa
,
due
giovani
,
cui
la
morte
improvvisa
del
padre
,
forte
ed
esperto
nocchiero
,
avea
slanciato
d
'
un
tratto
nel
difficile
mareggio
del
regno
e
della
popolarità
.
La
Regina
intanto
,
senza
darsene
l
'
aria
e
non
essendo
nella
sala
né
men
l
'
apparenza
del
trono
,
troneggiava
ella
da
vero
in
mezzo
.
Tra
quelli
abiti
neri
a
coda
,
come
si
dice
,
di
rondine
,
e
quelle
cravatte
bianche
,
ridicole
insegne
d
'
eguaglianza
sotto
cui
l
'
invidia
cinica
del
terzo
stato
accomunò
l
'
eroe
al
cameriere
,
ella
sorgeva
con
una
rara
purezza
di
linee
e
di
pòse
nell
'
atteggiamento
e
con
una
eleganza
semplice
e
veramente
superiore
sì
dell
'
adornamento
gemmato
sì
del
vestito
(
color
tortora
,
parmi
)
largamente
cadente
.
In
tutti
gli
atti
,
e
nei
cenni
,
e
nel
mover
raro
dei
passi
e
della
persona
,
e
nel
piegar
della
testa
,
e
nelle
inflessioni
della
voce
e
nelle
parole
,
mostrava
una
bontà
dignitosa
;
ma
non
rideva
né
sorrideva
mai
.
Riguardava
a
lungo
,
con
gli
occhi
modestamente
quieti
,
ma
fissi
;
e
la
bionda
dolcezza
del
sangue
sassone
pareva
temperare
non
so
che
,
non
dirò
rigido
,
e
non
vorrei
dire
imperioso
,
che
domina
alla
radice
della
fronte
;
e
tra
ciglio
e
ciglio
un
corusco
fulgore
di
aquiletta
balenava
su
quella
pietà
di
colomba
.
Delle
soavità
di
colomba
,
de
'
sorrisi
più
rosei
,
ella
,
la
discendente
degli
Amidei
e
di
Vitichindo
,
è
cortese
al
popolo
:
in
palazzo
è
regina
.
E
se
io
le
dissi
Signora
,
non
è
vero
che
mi
correggessi
Volevo
dire
Maestà
,
non
sono
avvezzo
a
parlare
con
le
regine
.
Cotesto
è
un
madrigale
ignorante
.
Come
al
Re
nel
vocativo
si
dice
Sire
,
così
alla
Maestà
della
Regina
d
'
Italia
si
dice
Signora
,
come
Senora
a
quella
di
Spagna
e
Madame
a
quella
di
Francia
quando
ce
n
'
era
.
Cortigiani
delle
gazzette
,
imparate
almeno
le
prime
creanze
del
servaggio
.
Tali
le
impressioni
e
le
ricordanze
che
di
Sua
Maestà
la
Regina
d
'
Italia
io
riportai
e
conservai
da
palazzo
.
Dove
gentiluomini
tutti
croci
e
colonnelli
tutti
oro
mi
furono
d
'
intorno
con
grandi
carezze
,
e
mi
lisciavano
il
pelo
come
a
una
belva
oramai
addomesticata
23
dec
.
1881
StampaPeriodica ,
Per
avere
un
concetto
esatto
del
sistema
estetico
di
Wagner
bisogna
leggere
i
suoi
scritti
critici
,
pubblicati
,
per
la
più
parte
,
durante
il
suo
soggiorno
a
Parigi
,
nella
Neue
Zeitschrift
für
Musik
,
nella
Dresdener
Abendzeitung
,
nella
Gazette
Musicale
e
nel
Journal
du
monde
élégant
.
L
'
opera
d
'
arte
dell
'
avvenire
dedicata
a
Feuerbach
,
Una
visita
a
Beethoven
,
I
capricci
estetici
,
Della
sinfonia
,
Il
musicista
straniero
a
Parigi
,
I
divertimenti
a
Parigi
,
Notizie
dal
paese
delle
arti
e
delle
scienze
,
Il
giudaismo
nella
musica
,
Ueber
das
Dirigiren
,
Opera
e
dramma
,
sono
scritti
pieni
d
'
originalità
,
di
umorismo
terribile
.
L
'
immaginazione
esaltata
,
nervosa
fino
al
parossismo
,
il
cuore
ulcerato
,
l
'
acume
analitico
del
giovine
bohémien
vi
si
manifestano
potentemente
.
Vi
si
trova
in
germe
il
suo
sistema
d
'
arte
mistico
sensuale
.
L
'
Edda
,
le
leggende
popolari
del
Reno
,
Shakespeare
,
Walter
Scott
,
Byron
,
Goethe
,
Bürger
,
Hoffmann
colpiscono
,
soggiogano
la
sua
fantasia
.
In
estetica
,
in
metafisica
egli
deriva
da
Schelling
,
da
Hegel
,
dallo
Strauss
e
da
Arturo
Schopenhauer
;
in
musica
procede
da
Glück
,
da
Weber
,
da
Beethoven
e
da
Berlioz
.
Schelling
aveva
fatto
dell
'
arte
un
sesto
senso
che
doveva
mettere
in
comunicazione
l
'
anima
dell
'
uomo
con
l
'
anima
universale
.
Schopenhauer
aveva
detto
:
Quando
il
bello
si
rivela
all
'
uomo
,
la
volontà
s
'
addormenta
.
Riccardo
Wagner
concepì
l
'
arte
della
musica
universale
,
come
il
mezzo
più
elevato
per
avvolgere
l
'
uomo
nella
fantasticheria
nebulosa
e
calma
dell
'
infinito
,
gettando
,
come
dice
lui
,
con
un
giro
di
parole
romanticamente
barocco
,
sul
letto
del
dramma
musicale
il
torrente
della
sinfonia
tedesca
.
Wagner
ha
genio
drammatico
.
Fin
da
fanciullo
s
'
era
invaghito
dell
'
arte
greca
.
Il
suo
professore
,
il
dottor
Sillig
,
vedendo
l
'
ammirazione
ch
'
egli
sentiva
per
l
'
Odissea
,
di
cui
ebbe
a
tradurre
due
canti
,
pensava
di
farne
un
filologo
.
È
curioso
il
vedere
come
Wagner
si
stimi
grandissimo
poeta
.
Egli
giunse
a
dire
che
la
grande
arte
drammatica
universale
morta
con
Eschilo
e
Sofocle
rivive
in
lui
,
e
ch
'
egli
fa
rifiorire
il
genio
della
tragedia
e
della
musica
greca
nei
miti
popolari
delle
leggende
.
Poi
combatte
le
belle
forme
,
le
odiate
Welsches
,
e
le
abbandona
al
materialismo
empirico
dell
'
arte
francese
.
Poi
predica
la
libera
gioia
di
tutte
le
forze
vive
della
natura
,
la
libera
espansione
delle
anime
nel
regno
dell
'
armonia
,
il
libero
amore
,
la
deificazione
di
tutte
le
forze
,
l
'
estasi
ed
il
grande
annientamento
.
Poi
attacca
a
fondo
il
cristianesimo
,
condanna
il
modo
di
verseggiare
tedesco
imitato
dai
Greci
e
dai
Latini
,
perché
soffoca
il
pensiero
per
la
forma
e
rimette
in
onore
i
ritmi
nazionali
delle
leggende
.
Poi
vuol
castrare
la
musica
,
affermando
che
lo
scopo
dell
'
opera
deve
esser
quello
d
'
esprimere
una
idea
drammatica
,
e
che
in
musica
è
un
mezzo
per
riuscire
a
ciò
più
fortemente
e
più
completamente
.
Poi
sogna
che
la
questione
sociale
sarà
sciolta
solo
quando
sia
aperto
gratuitamente
al
popolo
un
grande
teatro
con
repertorio
fisso
d
'
opere
musicali
,
«
teatro
che
sia
tempio
di
civiltà
,
ove
l
'
uomo
si
innalzi
e
si
perfezioni
vedendo
e
udendo
tutte
le
potenze
della
forza
vitale
contribuire
alla
lotta
incivilitrice
»
.
Infine
,
per
iscusarsi
dell
'
inverosimile
misticismo
,
ond
'
è
avviluppata
la
sua
fantasia
,
proclama
che
il
solo
elemento
drammatico
-
lirico
corrispondente
alle
esigenze
dell
'
opera
musicale
è
il
mito
,
perché
ha
la
proprietà
di
concentrare
in
una
forma
ideale
ma
evidente
gl
'
istinti
generali
della
natura
umana
,
perché
il
mito
soltanto
può
condurre
lo
spirito
a
quella
chiaroveggenza
che
gli
può
far
discoprire
nuove
e
imprevedute
serie
di
fenomeni
.
Eh
!
via
,
in
cotesta
olla
podrida
le
stravaganze
e
le
contraddizioni
s
'
acciuffano
pei
capelli
.
Egli
è
convinto
che
la
danza
,
la
musica
e
la
poesia
fuse
e
riunite
insieme
siano
la
sola
e
vera
arte
vivente
;
ma
che
divise
,
isolate
,
il
loro
valore
estetico
sia
infinitamente
minore
.
Il
suo
ideale
artistico
è
quello
che
,
nello
scritto
Una
visita
a
Beethoven
,
pone
sulle
labbra
del
grande
maestro
:
«
Se
io
scrivessi
uno
spartito
,
nessuno
vorrebbe
udirlo
.
Io
non
v
'
innesterei
né
arie
,
né
duetti
,
né
terzetti
,
né
nulla
di
tutto
quel
bagaglio
convenzionale
di
cui
si
servono
tutti
oggidì
per
fabbricare
un
'
opera
.
Ciò
che
io
scriverei
,
irriterebbe
il
pubblico
ed
anche
gli
artisti
medesimi
.
Essi
non
apprezzano
che
il
falso
e
il
vuoto
musicale
,
dissimulati
dai
ritmi
brillanti
,
dall
'
orpello
che
li
riveste
.
Chi
facesse
un
dramma
lirico
,
degno
veramente
di
questo
titolo
,
passerebbe
per
un
pazzo
,
e
lo
sarebbe
invero
se
esponesse
il
suo
lavoro
alla
critica
del
pubblico
piuttosto
ché
serbarlo
per
la
propria
soddisfazione
.
Per
comporre
un
'
opera
simile
bisognerebbe
entrarvi
dentro
con
l
'
anima
,
come
ha
fatto
Shakespeare
nei
suoi
drammi
.
Quando
si
consente
ad
adattare
al
timbro
della
voce
d
'
un
istrione
dei
miserabili
pasticcini
musicali
,
destinati
solo
a
procacciargli
gli
applausi
frenetici
di
una
frivola
platea
,
si
diventa
degni
d
'
essere
classificati
fra
i
droghieri
,
i
parrucchieri
,
o
i
fabbricanti
di
busti
,
ma
non
è
lecito
aspirare
al
titolo
di
compositore
.
Il
suono
degl
'
istrumenti
preesisteva
nel
mondo
primitivo
,
senza
che
fosse
precisato
il
significato
loro
,
come
organo
della
natura
creata
,
assai
prima
che
vi
fossero
degli
uomini
sulla
terra
per
raccogliere
coteste
vaghe
armonie
.
Ma
il
genio
della
voce
umana
è
diverso
.
Questa
è
l
'
interprete
diretta
del
cuore
e
ne
traduce
le
sensazioni
individuali
.
Il
suo
dominio
è
limitato
;
le
sue
manifestazioni
sono
sempre
chiare
e
precise
.
Ebbene
,
fondete
cotesti
due
elementi
,
riproducete
i
sentimenti
vaghi
e
brutali
della
natura
col
linguaggio
degl
'
istrumenti
,
in
opposizione
alle
idee
positive
dell
'
anima
rappresentate
dalla
voce
umana
,
e
questa
eserciterà
una
influenza
luminosa
sul
conflitto
dei
primi
,
regolando
il
loro
slancio
.
»
Nella
prefazione
ai
suoi
poemi
d
'
opera
(
i
nostri
libretti
)
egli
dichiara
la
necessità
d
'
una
eguale
compenetrazione
della
musica
e
della
poesia
per
modo
che
la
melodia
sia
costruita
poeticamente
e
la
poesia
sia
costruita
musicalmente
.
«
Io
vorrei
,
dice
Wagner
,
caratterizzare
la
grande
melodia
che
abbraccia
tutta
l
'
opera
drammatica
,
e
però
tengo
conto
della
impressione
ch
'
essa
deve
produrre
.
I
particolari
infinitamente
variati
ch
'
essa
presenta
debbono
scoprirsi
agli
occhi
non
solo
del
dotto
ma
anche
del
volgo
profano
.
La
natura
meno
coltivata
deve
poterli
afferrare
,
dal
momento
che
essa
sia
giunta
al
raccoglimento
necessario
.
La
melodia
dell
'
opera
drammatica
deve
produrre
sulle
anime
un
effetto
simile
a
quello
che
una
foresta
,
al
cader
del
sole
,
produce
sul
viandante
smarrito
per
via
.
Questi
si
abbandona
man
mano
al
raccoglimento
:
le
sue
facoltà
,
disciolte
dai
rumori
della
città
,
si
tendono
ed
acquistano
una
nuova
forza
di
percezione
.
Dotato
,
per
così
dire
,
d
'
un
nuovo
senso
,
il
suo
orecchio
diviene
sempre
più
penetrante
e
distingue
con
nettezza
sempre
crescente
le
voci
diverse
che
s
'
alzano
intorno
a
lui
dalla
foresta
.
Le
voci
s
'
intrecciano
,
s
'
ingrossano
;
i
suoni
divengono
sempre
più
rimbombanti
,
sempre
più
distinti
fra
loro
,
di
modo
che
il
viandante
giunge
a
comprendere
nella
loro
infinita
varietà
che
man
mano
si
allarga
e
si
rischiara
,
una
melodia
unica
,
la
grande
melodia
della
foresta
.
Egli
è
come
se
in
una
bella
notte
d
'
estate
l
'
azzurro
profondo
del
firmamento
avesse
attirati
i
suoi
sguardi
.
Più
egli
si
abbandonerà
all
'
estasi
dello
spettacolo
inenarrabile
,
e
più
le
schiere
delle
stelle
della
volta
celeste
si
riveleranno
agli
occhi
suoi
distinte
,
chiare
,
scintillanti
,
innumerevoli
.
La
melodia
della
foresta
lascerà
nel
viandante
un
'
eco
perenne
:
ma
gli
sarà
impossibile
di
ridirla
.
Per
intenderla
novamente
egli
dovrà
ritornare
nella
foresta
,
nell
'
ora
del
tramonto
;
egli
dovrà
preparare
il
suo
spirito
a
gustarne
la
dolce
nozione
.
Egli
sarebbe
pazzo
se
volesse
stringere
nella
mano
uno
dei
graziosi
cantori
della
foresta
,
portarselo
in
camera
e
insegnargli
un
frammento
della
grande
sinfonia
della
natura
!
Che
potrebbe
egli
udire
,
in
tal
caso
se
non
che
una
melodia
da
ballo
all
'
italiana
?
»
Secondo
lui
,
non
c
'
è
che
una
sola
forma
d
'
arte
,
non
c
'
è
che
una
sola
arte
.
«
L
'
arte
,
egli
scrive
,
è
l
'
espressione
spontanea
ed
assoluta
della
natura
umana
primitiva
,
tal
quale
essa
si
dimostra
prima
di
ricevere
l
'
impronta
dell
'
educazione
che
la
falsa
e
la
disvia
,
inoculando
nella
mente
umana
delle
idee
artificiali
.
L
'
arte
fu
cosiffatta
nella
tragedia
greca
,
sublime
manifestazione
di
una
razza
che
si
svolgeva
nella
piena
libertà
,
seguendo
la
legge
degl
'
istinti
,
non
adorando
che
le
forze
della
natura
personificate
negli
dei
.
Poscia
l
'
antica
Roma
,
il
cristianesimo
e
l
'
industrialità
moderna
hanno
soffocata
l
'
arte
distornando
l
'
animo
dell
'
uomo
dalla
contemplazione
delle
forze
vive
della
natura
,
la
prima
col
suo
praticismo
,
con
l
'
imitazione
,
con
la
febbre
prepotente
di
dominio
politico
,
il
secondo
col
suo
disprezzo
del
mondo
e
della
carne
;
la
terza
con
la
sete
degl
'
illeciti
guadagni
,
con
la
bassezza
dei
calcoli
materiali
.
Sopraggiunga
adunque
una
rivoluzione
che
rovesci
il
patibolo
che
si
chiama
società
,
spazzi
via
tutti
i
pregiudizi
che
acciecano
e
degradano
l
'
uomo
e
lo
riconduca
allo
stato
felice
della
natura
.
Allora
egli
potrà
di
nuovo
comprendere
ed
amare
l
'
arte
,
non
per
freddo
calcolo
,
ma
come
un
bisogno
dell
'
essere
perfetto
.
»
Finisco
,
riproducendo
due
pensieri
suoi
.
Quando
egli
mise
in
iscena
il
Vascello
fantasma
a
Berlino
,
la
Gazzetta
musicale
di
Vienna
osservò
:
Wagner
come
scrittore
avrebbe
potuto
riuscire
,
ma
come
compositore
di
musica
non
è
riuscito
di
certo
.
Egli
,
leggendo
il
giornale
,
uscì
a
dire
:
I
musicisti
m
'
accordano
del
talento
letterario
:
i
poeti
del
talento
musicale
.
Ci
sono
musicisti
e
poeti
ai
quali
io
non
accordo
alcun
talento
.
A
Berlino
,
dopo
un
concerto
composto
di
frammenti
dei
Niebelungen
,
in
un
gran
banchetto
che
gli
fu
offerto
all
'
Hôtel
de
Rome
,
pronunziò
un
discorso
-
programma
,
che
si
chiudeva
così
:
«
Il
popolo
tedesco
non
domanda
all
'
arte
sua
che
la
verità
soltanto
,
e
poco
si
cura
delle
belle
forme
(Welsches).È
troppo
sapiente
per
non
guardare
in
fondo
alle
cose
.
Come
al
tempo
della
grande
Riforma
seppe
purificare
la
sua
religione
dalle
pompe
corrompitrici
del
culto
romano
,
così
esso
deve
ora
sbarazzare
la
sua
arte
nazionale
dalle
forme
.
»
Questi
è
Riccardo
Wagner
,
il
filosofo
,
il
poeta
,
il
drammaturgo
,
il
musicista
che
lascerà
così
gigantesca
impronta
di
sé
nell
'
arte
della
scena
:
questa
la
sfinge
bizzarra
,
meravigliosa
,
che
costringe
alla
parte
d
'
Edipo
il
pubblico
d
'
Europa
coi
voli
altissimi
della
fantasia
.
StampaPeriodica ,
I
Non
si
può
negare
che
la
novella
in
Italia
ricominci
a
fiorire
:
dal
Piemonte
,
dalla
Lombardia
,
dalla
Liguria
,
dal
Veneto
,
dalla
Toscana
,
e
specialmente
dal
reame
di
Napoli
e
da
terra
d
'
Abruzzi
e
dalle
Calabrie
e
dalla
Sicilia
,
non
che
dalla
Marca
d
'
Ancona
e
dalle
altre
Marche
e
dalle
Romagne
,
fioccano
le
novelle
e
i
novellatori
si
levano
sempre
più
numerosi
e
fecondi
.
Ben
vengano
i
novellatori
e
le
novelle
buone
,
e
così
ritorni
il
buon
tempo
antico
,
quando
nelle
corti
e
nelle
case
del
popolo
e
nelle
campagne
italiane
si
novellava
tra
lo
strepito
dell
'
arme
,
tra
lo
strepito
dei
telai
,
tra
lo
strepito
della
trebbiatura
.
Nella
novella
allora
si
cementava
il
gaio
e
salubre
realismo
borghese
,
e
la
prosa
rispecchiava
nella
sua
onda
chiara
,
nella
sua
onda
larga
,
piena
di
gorghi
profondi
e
di
vortici
voluttuosi
,
i
casi
della
vita
.
I
casi
uditi
qua
e
là
,
per
le
piazze
o
pei
campi
o
per
le
corti
dei
signori
,
in
terra
di
cristiani
o
in
terra
di
infedeli
,
nei
paesi
d
'
Europa
o
nei
paesi
d
'
oltremare
,
sgorgavano
dalle
labbra
del
Gonnella
tra
lo
scoppio
delle
arguzie
mordenti
,
poi
fluivano
e
si
suggellavano
perennemente
nella
prosa
secca
e
salata
del
Sacchetti
o
nella
prosa
piena
di
musica
e
di
libidine
del
Boccacci
.
Fu
un
movimento
che
incominciò
in
Italia
,
e
dall
'
Italia
andò
via
via
dilagando
per
l
'
Europa
;
fu
anzi
la
sola
forma
di
arte
letteraria
onde
l
'
Italia
possa
vantare
,
se
non
la
maternità
,
certo
l
'
adozione
prima
dall
'
Oriente
.
Tutte
le
altre
forme
dell
'
arte
,
l
'
epica
la
lirica
il
dramma
il
romanzo
,
vennero
dalla
Francia
,
dalla
Linguadoca
,
dalla
Spagna
e
sino
dalla
Germania
:
la
novella
dall
'
Italia
passò
in
Francia
,
e
fece
qualche
fuggitiva
apparizione
in
Ispagna
e
in
Germania
.
Avete
letto
mai
vecchie
novelle
francesi
?
Sapete
la
prosa
della
regina
di
Navarra
,
di
Bonaventura
Des
Périers
,
di
Agrippa
d
'
Aubigné
,
e
di
tutti
quanti
i
novellatori
che
fiorirono
ed
ebbero
fama
durante
il
regno
dei
quattro
ultimi
Valois
?
Allora
l
'
imitazione
italiana
era
universale
;
con
Caterina
de
'
Medici
non
solamente
le
mode
di
Toscana
,
non
solamente
l
'
untume
della
politica
fiorentina
,
ma
tutte
quante
le
fogge
e
le
inclinazioni
e
le
raffinatezze
dell
'
arte
italiana
si
erano
accampate
nel
parco
di
Fontainebleau
e
intorno
al
Castelletto
:
era
naturale
che
anche
le
novelle
di
messer
Giovanni
,
mezzo
fiorentino
e
mezzo
parigino
,
trovassero
a
Parigi
ospiti
cortesi
e
briganti
insaziabili
.
Il
primo
esempio
lo
diede
una
bella
e
pia
e
galante
regina
:
i
briganti
di
poi
non
furono
sazi
mai
.
A
poco
a
poco
la
prevalenza
italiana
scadde
,
e
l
'
egemonia
dell
'
arte
si
attendò
in
terra
di
barbari
:
il
maresciallo
d
'
Ancre
fu
ucciso
con
una
pistolettata
sotto
gli
occhi
di
Caterina
de
'
Medici
,
e
il
Malherbe
cacciò
a
forza
il
Petrarca
dai
confini
della
poesia
francese
;
ma
a
dispetto
del
Malherbe
la
novella
italiana
restò
abbarbicata
alle
terre
di
Sua
Maestà
Cristianissima
,
e
non
si
poté
svellere
mai
;
e
tutti
i
novellatori
che
ebbero
fama
in
Francia
dovettero
alimentarsi
di
quella
antica
polpa
nutriente
:
cito
,
ad
esempio
,
i
due
nomi
maggiori
:
il
Lafontaine
e
il
Balzac
.
Il
primo
rifece
in
versi
le
migliori
novelle
italiane
,
l
'
altro
rifece
in
vecchia
prosa
i
migliori
racconti
francesi
,
che
derivavano
da
fonte
italiana
.
Occorre
citare
altri
nomi
,
ed
è
necessario
tirare
in
ballo
Alfredo
De
Musset
?
Lasciamo
correre
:
tanto
,
se
i
lettori
non
son
convinti
ancora
,
vuol
dire
ch
'
essi
son
più
duri
di
quei
frati
bizantini
del
monte
Athos
,
i
quali
,
mentre
le
mura
di
Bisanzio
crollavano
agli
assalti
dei
barbareschi
,
si
contemplavano
la
pancia
illustrata
dal
tramonto
del
sole
,
e
non
sapevano
persuadersi
che
quella
fosse
luce
increata
.
Ritorni
pure
dicevo
dunque
con
desiderio
questa
età
dell
'
oro
per
la
novella
italiana
,
e
i
novellatori
siano
i
ben
venuti
,
da
qualunque
parte
d
'
Italia
essi
si
levino
.
Ma
non
ci
lasciamo
pigliar
la
mano
dall
'
entusiasmo
,
e
non
incominciamo
troppo
presto
ad
urlare
che
l
'
età
dell
'
oro
è
ritornata
.
Facciamo
i
conti
di
cassa
con
assai
di
calma
e
poco
di
carità
fraterna
.
II
Prima
di
tutto
,
così
in
tesi
generale
,
si
può
dire
che
noi
facciamo
appunto
quel
che
facevano
i
francesi
di
Caterina
de
'
Medici
:
ci
appostiamo
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
tra
i
denti
ai
valichi
delle
Alpi
,
aspettando
al
passaggio
le
balle
dei
romanzi
francesi
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
allora
noi
eravamo
i
ricattati
,
ed
ora
siamo
i
ricattatori
.
E
sta
bene
:
non
io
certo
mi
dorrò
di
questa
santa
rappresaglia
;
e
primo
e
più
forte
griderei
al
sacco
,
se
il
brigantaggio
potesse
giovare
allo
sviluppo
dell
'
arte
.
In
arte
,
come
in
tutte
quante
le
cose
della
vita
,
è
necessario
un
movimento
continuo
d
'
importazione
e
di
esportazione
:
se
gli
ultimi
cittadini
della
repubblica
romana
non
avessero
studiato
nei
ginnasi
greci
,
l
'
arte
latina
già
decadente
con
la
lingua
latina
non
avrebbe
preso
quel
nuovo
slancio
miracoloso
che
la
spinse
tanto
innanzi
;
e
,
senza
le
influenze
provenzali
,
chissà
quanto
più
avrebbe
stentato
la
nostra
letteratura
a
liberarsi
dalle
pastoie
dialettali
.
La
circolazione
dei
criterii
e
dei
prodotti
artistici
e
il
libero
scambio
del
pensiero
sono
dunque
due
necessità
della
vita
umana
,
come
la
circolazione
monetaria
e
il
libero
scambio
delle
merci
;
ma
perché
l
'
equilibrio
duri
,
tutte
le
parti
interessate
debbono
accettare
e
attuare
francamente
questi
due
canoni
del
commercio
moderno
.
Se
una
parte
si
rinserra
in
sé
stessa
,
e
nega
di
accettare
quel
che
può
venirle
dalle
altre
,
l
'
equilibrio
è
rotto
.
Questo
a
punto
ha
fatto
la
Francia
dopo
il
trenta
:
si
è
rinserrata
in
un
egoismo
letterario
superbo
,
ignorante
,
intollerante
,
e
non
vive
che
di
sé
stessa
e
per
sé
stessa
,
e
ha
chiuse
tutte
le
vie
al
commercio
d
'
importazione
.
L
'
equilibrio
dunque
è
rotto
,
e
tra
questa
e
le
altre
parti
d
'
Europa
non
vi
può
essere
circolazione
né
scambio
di
prodotti
e
di
criterii
artistici
,
perché
la
Francia
non
ne
accetta
quando
non
portino
marca
di
fabbrica
nazionale
.
Sarebbe
stato
utile
provvedere
sin
da
principio
,
e
bloccare
tutti
i
porti
francesi
per
impedire
l
'
esportazione
;
ma
questo
,
o
per
mancanza
o
per
inesperienza
,
non
si
fece
,
e
tutta
quanta
l
'
Europa
,
eccetto
l
'
lnghilterra
e
,
in
parte
,
la
Germania
,
fu
invasa
dall
'
esportazione
francese
:
noi
,
naturalmente
,
ne
abbiamo
avuto
sino
al
collo
,
anzi
ci
siamo
adoperati
con
le
mani
e
coi
piedi
perché
l
'
alluvione
fosse
più
larga
e
più
lunga
.
Che
cosa
ne
è
seguito
?
Permettetemi
di
farvi
un
piccolo
quadro
della
nostra
novellistica
costituzionale
.
La
novella
moderna
in
Italia
è
nata
intorno
al
66
,
con
la
casa
Treves
che
la
tenne
al
battesimo
e
che
non
la
volle
più
fare
uscire
di
tutela
.
Nacque
dunque
intorno
al
66
,
e
fu
quella
infelice
e
vituperevole
cosa
che
poteva
essere
,
dopo
la
rotta
di
Custoza
e
il
vituperio
di
Lissa
.
Con
l
'
Affondatore
parve
che
tutte
le
forze
e
tutte
le
speranze
della
nova
Italia
sprofondassero
nei
gorghi
dell
'
Adriatico
:
Caterina
Percoto
seguitava
a
raccontare
storielle
friulane
semplici
,
oneste
,
sonnolente
,
secondo
i
desiderii
del
buon
Tommaséo
;
e
Paolo
Tedeschi
filava
novelline
pallide
alla
maniera
germanica
,
continuando
il
Dall
'
Ongaro
.
La
novella
era
dunque
tuttavia
sotto
il
dominio
politico
e
letterario
dell
'
Austria
,
e
fu
a
punto
un
editore
irredento
che
la
fece
emigrare
a
Milano
,
fu
il
Treves
.
Una
delle
delizie
della
mia
infanzia
,
tra
i
romanzi
di
Walter
Scott
e
i
molti
pellegrinaggi
sui
tetti
,
furono
certi
libriccini
con
la
copertina
color
marrone
chiaro
che
il
Treves
timidamente
sparpagliava
da
Milano
:
di
questi
libriccini
,
che
mi
stornarono
dai
Fatti
d
'
Enea
e
da
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
,
non
rammento
né
i
titoli
né
gli
argomenti
;
rammento
bensì
la
copertina
color
marrone
chiaro
,
e
anche
mi
pare
che
fossero
raccontini
originali
e
tradotti
dal
tedesco
:
si
vede
che
il
Treves
aveva
ancora
qualche
fede
nella
letteratura
tedesca
.
Ma
la
fede
cadde
presto
,
e
il
mestierante
Treves
non
tardò
ad
avvedersi
che
se
voleva
far
fortuna
bisognava
gittarsi
alla
Francia
:
fu
così
che
sorse
in
Milano
quel
maledetto
laboratorio
chimico
di
romanticismo
mezzo
manzoniano
e
mezzo
francese
,
che
assorbì
e
lambiccò
e
volatilizzò
tutte
le
forze
letterarie
dell
'
Italia
,
e
che
tuttavia
tra
le
macerie
si
affatica
a
questa
bestiale
opera
di
assorbimento
,
di
lambiccamento
,
e
di
volatilizzamento
.
Perché
in
Milano
dal
Treves
e
dagli
altri
emuli
suoi
si
incontrarono
e
si
diedero
la
mano
in
un
connubio
mostruoso
,
non
libero
di
ribellioni
e
di
battaglie
,
i
vecchi
avanzi
del
romanticismo
,
e
i
giovani
codini
manzoniani
,
e
parecchi
spiriti
rivoluzionari
che
in
un
altro
ambiente
,
con
altra
compagnia
e
con
altri
studi
,
avrebbero
potuto
fare
un
'
opera
utile
assai
al
disgelo
dell
'
Italia
letteraria
.
Questo
parrà
un
paradosso
e
leverà
molti
a
rumore
,
ma
è
un
fatto
incontestabile
che
intorno
al
cadavere
del
Manzoni
Paolo
Ferrari
e
Giuseppe
Rovani
si
accordarono
in
una
miracolosa
comunione
di
entusiasmo
e
di
propositi
;
che
il
Tarchetti
morì
,
in
casa
di
Salvatore
Farina
,
meschino
e
rugiadoso
e
troppo
fortunato
manzoniano
;
che
il
Praga
più
di
una
volta
si
trovò
a
bere
in
compagnia
di
Camillo
Boito
.
Nella
capitale
morale
d
'
Italia
s
'
incontrarono
il
Bonghi
,
il
Cantù
,
il
De
Amicis
,
il
Bersezio
,
il
Barrili
,
Cesare
Donati
,
Leone
Fortis
,
Pompeo
Gherardo
Molmenti
,
il
Capranica
,
il
Caccianiga
,
il
Bettòli
e
altri
mercanti
di
letteratura
d
'
ogni
colore
,
i
quali
pigliarono
la
cosa
dal
lato
pratico
e
mossero
da
questo
criterio
:
scrivere
libri
facilmente
e
sicuramente
vendibili
:
il
criterio
a
punto
onde
muovono
gl
'
impresari
dei
teatri
di
boulevard
e
i
direttori
dei
giornali
a
un
soldo
nella
vecchia
e
buona
città
di
Parigi
.
Ognuno
,
secondo
la
natura
e
la
misura
dell
'
ingegno
suo
,
si
mise
a
speculare
sulle
debolezze
,
sui
vizi
,
sulla
sensibilità
,
sulla
vigliaccheria
del
pubblico
;
e
i
libri
loro
si
venderono
con
più
o
meno
di
fortuna
:
così
Edmondo
De
Amicis
,
dopo
avere
per
un
pezzo
portato
in
processione
sopra
un
piatto
i
suoi
occhi
di
bersagliere
lacrimanti
come
due
fontane
,
cambiò
tattica
di
botto
e
si
gittò
a
viaggiare
,
alla
moda
francese
;
così
gli
altri
piantarono
il
romanzo
storico
crollante
da
tutte
le
parti
,
e
si
gittàrono
in
una
cloaca
di
romanticismo
borghese
,
senza
un
indirizzo
chiaro
,
senza
discernimento
,
senza
criteri
sicuri
,
andando
a
tentoni
,
correndo
da
un
modello
all
'
altro
,
punzecchiati
spronati
flagellati
dal
pensiero
goloso
e
invidioso
della
Francia
,
ove
gli
esemplari
dei
libri
si
vendono
a
migliaia
.
Dato
un
tale
ambiente
d
'
ignoranza
di
pecoraggine
e
di
affarismo
,
era
naturale
che
tutti
i
cattivi
istinti
venissero
a
galla
gorgogliando
,
e
che
la
mediocrità
si
facesse
innanzi
fra
gli
applausi
:
era
naturale
che
Pompeo
Gherardo
Molmenti
si
spiccasse
da
Venezia
facendo
salamelecchi
,
e
sparpagliando
raccontini
tisici
dissanguati
,
e
sbuffi
d
'
una
erudizione
bolsa
e
contrabbandiera
sulle
turbe
acclamanti
.
La
rocca
lombarda
pareva
un
'
acropoli
inespugnabile
,
e
Leone
Fortis
sui
merli
sonava
a
raccolta
pavoneggiandosi
nelle
sue
vecchie
penne
di
pappagallo
.
Delle
femmine
che
gittarono
le
loro
gonnelle
in
mezzo
a
questo
vituperio
della
prosa
italiana
non
voglio
parlare
,
perché
noi
bizantini
facciamo
professione
di
cavalleria
.
Dico
solamente
che
di
quanti
parteciparono
a
questo
vituperio
,
uno
solo
mostrò
ingegno
vero
e
sano
,
e
fu
il
Verga
,
al
quale
in
seguito
si
levarono
ai
fianchi
un
altro
siciliano
e
una
napolitana
,
Luigi
Capuana
e
Matilde
Serao
:
di
questi
tre
il
più
forte
è
il
Capuana
.
Il
Verga
ha
più
calore
di
fantasia
e
più
potenza
di
colore
,
la
Serao
ha
più
finezza
di
sentimento
e
di
nervi
femminili
;
ma
il
Capuana
ha
per
sé
due
buone
qualità
,
che
gli
dànno
il
vantaggio
sopra
tutti
i
suoi
competitori
:
la
sicurezza
dell
'
osservazione
,
e
la
coltura
.
Un
segno
comune
di
tutti
i
nostri
novellatori
mascolini
e
femminini
è
l
'
ignoranza
.
Nessuno
di
loro
,
tranne
il
Capuana
,
ha
capito
che
nel
nostro
paese
,
ove
la
novella
e
il
romanzo
non
hanno
tradizioni
fresche
,
è
necessario
uno
studio
serio
,
ordinato
e
largo
di
tutte
le
letterature
moderne
,
e
della
nostra
novellistica
antica
:
tutti
,
tranne
il
Capuana
,
stanno
appostati
ai
valichi
delle
Alpi
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
fra
i
denti
aspettando
al
passo
gli
ultimi
romanzi
francesi
;
tutti
sono
,
chi
più
chi
meno
,
nelle
condizioni
di
Leone
Fortis
,
il
quale
dopo
avere
per
tanti
anni
predicato
alle
turbe
il
verbo
della
letteratura
francese
,
credeva
in
ultimo
nella
sua
grassa
e
vacua
ingenuità
che
in
Francia
s
'
ignorasse
il
sonetto
.
Credete
che
esageri
?
E
bene
,
che
cosa
ha
fatto
il
Verga
prima
dei
Malavoglia
?
Quale
altra
cosa
ha
fatto
se
non
rimpastare
in
quattro
o
cinque
o
sei
romanzi
la
Signora
dalle
Camelie
?
E
si
accorse
egli
che
in
Francia
fosse
esistito
un
Onorato
di
Balzac
,
che
in
Francia
esistesse
un
Emilio
Zola
prima
che
il
plauso
della
folla
gli
gittasse
sotto
il
naso
l
'
Assommoir
?
E
la
signorina
Serao
non
gitta
ella
nelle
sue
novelle
e
ne
'
suoi
romanzi
,
senza
misura
e
senza
pietà
,
come
uno
scolaretto
che
ha
fatto
troppe
e
troppo
maldigeste
letture
,
il
realismo
nervoso
del
Daudet
,
e
quello
plastico
e
colorito
del
Flaubert
,
e
quello
solido
e
meccanico
dello
Zola
,
insieme
al
romanticismo
convalescente
del
Dumas
figlio
e
al
romanticismo
tisico
di
Ottavio
Feuillet
?
E
non
è
vero
forse
che
nessuno
dei
nostri
novellatori
si
è
mai
fatto
una
questione
di
lingua
e
di
stile
;
ma
ognuno
italianizza
il
proprio
dialetto
,
con
non
poche
fioriture
francesi
?
Ora
tutto
questo
non
può
continuare
.
Leone
Fortis
aveva
già
cantato
il
miserere
alla
lirica
italiana
;
e
la
lirica
in
Italia
è
risorta
per
opera
di
un
poeta
che
si
fortificò
e
si
nutrì
lungamente
e
copiosamente
di
filologia
romanza
.
Io
credo
che
noi
avremo
dei
romanzi
e
delle
novelle
esemplari
,
quando
i
nostri
novellatori
avvenire
saranno
degli
eruditi
come
il
Boccacci
.
Non
monta
che
sappiano
il
latino
e
il
greco
come
il
Boccacci
;
ma
è
necessario
che
sappiano
bene
il
francese
e
la
letteratura
francese
,
l
'
inglese
e
la
letteratura
inglese
,
il
tedesco
e
la
letteratura
tedesca
,
il
russo
e
la
letteratura
russa
,
l
'
italiano
e
la
letteratura
italiana
.
E
se
anche
sapessero
il
sanscrito
,
e
potessero
leggere
il
Panciatantra
,
non
ci
perderebbero
nulla
,
perché
fu
dall
'
altipiano
dell
'
Iran
che
scaturì
l
'
Oceano
dei
fiumi
delle
novelle
.
III
Questi
ed
altri
pensieri
mi
ronzavano
nella
mente
leggendo
i
Racconti
Calabresi
di
Nicola
Misasi
,
il
quale
,
non
trovando
nel
nostro
paese
tradizioni
novellistiche
fresche
,
e
non
avendo
sufficiente
esperienza
delle
tradizioni
straniere
,
ha
fatto
una
lodevole
opera
di
prudenza
:
si
è
rinserrato
nella
sua
semplice
e
ruvida
scorza
di
montanaro
.
Glie
ne
è
seguito
del
bene
e
del
male
.
Certo
non
si
può
dire
ch
'
egli
abbia
subito
influenze
esterne
,
e
i
suoi
racconti
non
paiono
tradotti
dalla
cronaca
d
'
un
giornale
parigino
come
i
bozzetti
del
mite
e
pingue
Navarro
della
Miraglia
,
ma
rassomigliano
un
poco
ai
fauni
antichi
che
balzavano
ispidi
e
vellosi
dal
cortice
degli
alberi
,
e
hanno
un
sapore
selvoso
di
rapsodia
primitiva
e
di
cronaca
medievale
.
Egli
li
narra
come
li
narrano
i
contadini
e
gli
atti
di
accusa
dei
processi
briganteschi
,
con
poche
preoccupazioni
d
'
arte
,
con
molto
amore
della
verità
storica
e
topografica
.
Nel
paesaggio
è
secco
,
breve
e
poco
colorito
;
i
particolari
gli
sfuggono
;
egli
pone
un
'
ossatura
solida
sopra
un
fondo
ben
disegnato
,
ecco
tutto
.
E
questo
mi
piace
;
perché
ogni
tanto
da
questa
prosa
grezza
mi
balzano
in
faccia
le
asprezze
efficaci
della
verità
,
e
un
getto
di
passione
viva
,
e
uno
scoppio
di
grida
umane
.
L
'
analisi
non
c
'
è
:
il
Misasi
non
ha
saputo
frugare
nell
'
anima
dei
suoi
briganti
;
ma
li
ha
disegnati
con
una
ruvidezza
di
tocco
franca
e
pittoresca
,
ma
li
ha
disseminati
con
un
movimento
vivace
per
i
boschi
della
Sila
;
e
basta
.
I
suoi
racconti
sono
troppo
esteriori
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
dell
'
esteriorità
:
sono
plastici
,
sono
drammatici
,
sono
vivi
;
i
suoi
racconti
sono
troppo
selvatici
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
della
barbarie
:
sono
freschi
,
sono
robusti
,
sono
sani
.
Del
resto
il
Misasi
,
quando
vuole
,
sa
anche
addentrare
nel
cuore
umano
gli
aculei
dell
'
analisi
:
i
lettori
della
Bizantina
possono
dire
con
quanta
sottigliezza
,
con
quanto
fortunato
acume
egli
abbia
sfruttata
l
'
anima
delle
monache
.
Io
dunque
,
dolente
di
non
potermi
fermare
più
a
lungo
con
lui
per
essermi
troppo
fermato
con
gli
altri
,
gli
do
un
consiglio
:
impari
bene
il
tedesco
,
il
russo
,
l
'
inglese
e
lo
spagnuolo
,
e
studii
,
studii
con
un
metodo
severo
tutte
queste
letterature
;
poi
consacri
molto
tempo
e
molte
fatiche
e
molto
ingegno
ai
nostri
novellatori
,
dal
Boccacci
al
Machiavelli
;
poi
se
gli
pare
opportuno
,
legga
anche
il
Panciatantra
.
Farà
qualcosa
di
meglio
che
non
abbiano
fatto
quelli
della
lega
lombarda
stipendiati
da
Casa
Treves
.