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CRISI DELL'EDUCAZIONE LIBERALE ( Abbagnano Nicola , 1964 )
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Se si domanda perché il sistema educativo vigente in Italia è comunemente giudicato insoddisfacente , la risposta è semplice : esso non risponde o risponde solo parzialmente e imperfettamente alle esigenze della società contemporanea . Le attitudini cui esso fa appello e che tende a sviluppare non sono quelle che mettono l ' individuo in grado di assolvere i suoi compiti nella vita sociale e di ottenere il successo ; l ' informazione generica e disordinata che esso fornisce , la cosiddetta « cultura generale » , non serve a dare all ' individuo il possesso di quel patrimonio limitato ma preciso di nozioni che lo rendono padrone della funzione che sarà chiamato a esercitare . Considerato nella sua impostazione generale , con l ' eccezione di alcune sue parti , il sistema educativo vigente si dimostra inadeguato rispetto allo scopo che ogni sistema educativo deve proporsi : quello di rendere gli individui adatti ad inserirsi in modo attivo ed efficace nel corpo sociale cui appartengono . La mancanza di un serio impegno di lavoro in tutti i partecipanti del sistema , siano essi docenti o discenti mancanza che viene spesso ascritta a cattiva volontà o a disprezzo per i valori culturali è probabilmente dovuta al senso di inutilità che accompagna un lavoro che non risponde al suo scopo , cioè che non apre agli individui la possibilità di una riuscita felice nella vita che li attende . Eppure il nostro sistema educativo ( come quello di altri popoli occidentali ) è l ' erede ultimo , per quanto degenere , di una tradizione nobilissima . L l ' erede della tradizione liberale dell ' educazione , della paideia greca , dell ' ideale educativo che gli antichi ritennero proprio degli uomini liberi e che il Cristianesimo medievale , il Rinascimento , l ' Illuminismo e il mondo moderno hanno esaltato e fatto proprio . Secondo questo ideale ( la cui presenza nel mondo greco è stata illustrata da Werner Jaeger nella sua monumentale Paideia ) , esiste una forma o natura perfetta dell ' uomo e l ' educazione deve realizzarla in tutti gli individui che ne sono capaci . L ' educazione è la formazione del singolo , la maturazione dell ' individuo , il raggiungimento di una forma compiuta ; ' è simile allo sviluppo di una pianta e di un organismo , è una « georgica dell ' anima » , secondo l ' efficace espressione di Francesco Bacone . Fa parte integrante di questo concetto la credenza nella fondamentale uniformità delle attitudini o delle disposizioni umane ; la credenza in un unico tipo di intelligenza , ritenuto adatto , una volta formato , ad affrontare tutti i problemi e le situazioni e a dirigere qualsiasi specie di lavoro o di attività umana . L ' educazione liberale tende perciò a formare l ' uomo come tale , l ' uomo nella totalità e maturità dei suoi poteri , nella sua essenza indipendente da ogni situazione specifica e da ogni compito particolare . Una formazione professionale o specifica , l ' addestramento a compiti particolari , la scoperta e lo sviluppo di attitudini specializzate , cadono fuori di questa educazione o sono ritenuti aspetti subordinati o accidentali di essa . Ciò che è importante è formare l ' uomo : una volta formatolo , ogni capacità particolare si sviluppa da sé . Un ' intelligenza diventata matura è pronta a qualsiasi funzione : questa maturità può dunque raggiungersi indipendentemente dalla diversità delle funzioni e anteriormente ad ogni applicazione a qualcuna di esse . Questo ideale educativo , che è forse la maggiore eredità del mondo classico , ha dominato il pensiero filosofico e pedagogico del secolo scorso ed è stato condiviso ugualmente da positivisti e idealisti , empiristi e razionalisti . Esso ha inoltre permeato di sé le istituzioni educative del mondo occidentale , dominando incontrastato fino ad alcuni decenni fa . Ma se si confronta questo ideale con le richieste che la società contemporanea pone all ' educazione , il contrasto appare lampante . Ad una fase sufficientemente avanzata dello sviluppo tecnico - industriale , la società esige che ogni individuo sia rapidamente addestrato al compito specifico che lo attende . Questa società non ha bisogno di « uomini » senz ' altra qualifica , ma di operai specializzati , di tecnici , di ingegneri , di ragionieri , di dirigenti d ' azienda ; nonché di avvocati , di giudici , di amministratori , di medici , di insegnanti e di innumerevoli altre categorie di persone , ognuna a sua volta divisa in numerose specificazioni . Essa non sa che farsene di un ' intelligenza buona a tutto , ma che in realtà è disarmata nei confronti di situazioni specifiche per le quali non abbia apposito addestramento , non sa che farsene di una « cultura generale » , lunga e difficile ad acquistarsi , ma difficilmente spendibile negli spiccioli delle informazioni occorrenti ai lavori specifici . Esige invece che i talenti o le disposizioni individuali siano messi in luce e sviluppati rapidamente con tecniche adatte di addestramento ; che ogni individuo sia istradato , appena possibile , verso quella specie di addestramento cui il suo talento l ' indirizza e che il suo bagaglio di informazioni sia rigorosamente limitato a questo scopo . Pertanto solo l ' individuo unilateralmente orientato , cioè attrezzato in un campo ristretto e specifico e tetragono ad ogni distrazione da questo campo , ha probabilità di successo nella società contemporanea . Questa certo non ignora che un certo quantum di umanità o di qualità umane è indissolubilmente connesso con le abilità che essa richiede ; ma non fa calcolo su questa umanità o la considera solo allo scopo di ottenere il rendimento massimo delle abilità di cui ha bisogno . Il rendimento nel lavoro è difatti l ' unica cosa cui una società tecnicamente organizzata ( qualunque sia il suo assetto politico - sociale ) è intrinsecamente o costituzionalmente interessata , perché è la condizione prima del suo funzionamento . In queste condizioni , la credenza nell ' unità dell ' intelligenza in tutti gli uomini tende a sparire o a divenire inoperante . Le parole famose che si trovano all ' inizio del Discorso del metodo di Cartesio , « Il buon senso o la ragione è naturalmente uguale in tutti gli uomini » , che già nel campo della filosofia avevano suscitato dubbi e contrasti , non trovano risonanza in un mondo tecnicamente organizzato . Certamente , nessuno dubita che l ' intelligenza sia la natura propria dell ' uomo e tutti rendono omaggio all ' antica e venerabile definizione dell ' uomo come animal rationale . Ma da un pezzo molti filosofi sanno che la cosiddetta intelligenza non è che la capacità di prevedere e progettare e che questa capacità assume , nei diversi individui , forme diverse , talora eterogenee , talora addirittura incompatibili l ' una con l ' altra . Ora proprio su questa diversità fa leva la struttura tecnologica della società contemporanea . Nello stesso dominio della scienza , la figura dello « scienziato » che con le sue « intuizioni » avvia la ricerca a nuovi indirizzi o scoperte non è sparita dalla realtà ma non rientra nel calcolo del progresso scientifico . Tale progresso fa calcolo oggi soltanto su una massa anonima e composita di « ricercatori » che spingono le loro indagini nel maggior numero di direzioni possibili in ogni campo specifico : sicché la scoperta o l ' innovazione insorga come un risultato statistico dal grande numero delle ricerche , più che dall ' intuizione geniale di un solo scienziato . Ed è chiaro che quando una tale situazione si realizzasse di fatto completamente , un premio , come il Nobel , che ora viene assegnato al merito della scoperta , assumerebbe lo stesso significato di quello offerto al biglietto vincente di una lotteria . L prevedibile che la crisi dell ' educazione liberale si concluderà con la fine dell ' educazione liberale . Se una società tecnicamente organizzata deve sopravvivere - e deve sopravvivere se deve sopravvivere la parte maggiore dell ' umanità - le esigenze che essa pone all ' educazione dovranno essere accolte e i sistemi educativi dovranno incardinarsi su di esse , abbandonando l ' antico ideale liberale . f prevedibile che , più o meno rapidamente , i sistemi educativi del nostro paese e dei paesi occidentali , e via via quelli degli altri paesi del inondo , si evolveranno nel senso di tali esigenze . Ma con quest ' evoluzione rischieranno di andare perduti i valori fondamentali cui mirava l ' ideale liberale dell ' educazione : l ' armonia o l ' equilibrio della personalità , lo spirito di critica e di libertà , la ricerca disinteressata , l ' agonismo sportivo , la comunicazione e la comprensione tra gli uomini . Un ragioniere o un tecnico che non abbia altri interessi fuori del suo lavoro e che per tutto il resto segua la routine offertagli dall ' ambiente che lo circonda , è , dal punto di vista umano , una specie di mostruosità : perché è incapace di entrare in colloquio con se stesso e con gli altri . Ci saranno sempre , certo , la letteratura e l ' arte , la religione o la filosofia come correttivi possibili di questo isolamento . Ma chi può garantire che queste cose non si riducano a riti formalistici , a suppellettili di lusso o a sterili passatempi , quando non facciano appello a interessi debitamente coltivati ? Il rimpianto del passato , l ' ignoranza e il misconoscimento del presente e dei suoi bisogni , le lamentele inconcludenti sono povere scappatoie di fronte a questo problema . Né fa avanzare di un passo verso la soluzione di esso l ' esaltazione dei valori che si presumono in pericolo . Forse l ' avviamento ad una soluzione si può ottenere soltanto , dopo una franca e serena accettazione della situazione contemporanea , proponendosi le seguenti domande : Possono i valori umani rientrare nelle condizioni di sopravvivenza della stessa struttura tecnologica della società moderna ? E se è così , in quali aspetti di questa struttura debbono inserirsi o conservarsi e quali forme devono assumere a questo scopo ? Una risposta spregiudicata a tali domande può essere solo frutto di indagini lunghe e difficili ; ma , se una risposta c ' è , forse ( si tratta però di una speranza più che di una previsione ) l ' educazione liberale potrà risorgere dalle sue ceneri .
Caro Scansini ( Montanelli Indro , 1980 )
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Caro Scansini , non credo che la Rai l ' abbia con noi . Credo soltanto che i suoi dirigenti e operatori siano paralizzati dalla paura di dimostrare che non l ' hanno con noi . I partiti ai quali devono i loro posti e carriere li obbligano a darci l ' ostracismo , e loro ce lo danno nell ' unico modo in cui possono darcelo : ignorandoci . Le nostre notizie non sono considerate notizie , anche se poi si rivelano le più fondate di tutte . E le nostre opinioni vengono sottaciute sebbene noi siamo , per unanime riconoscimento , uno dei due unici giornali ( l ' altro è Repubblica ) che in Italia « fanno opinione » . Purtroppo , è un ' opinione che non coincide con quella dei partiti che si lottizzano la Rai trattandola come la nostra classe politica usa trattare tutte le cose e i servizi di Stato , e cioè come loro patrimonio privato , da spartire secondo i rapporti di forza , cioè come i predoni si spartiscono il bottino della diligenza assaltata . Naturalmente noi che li additiamo alla pubblica opinione come autentiche truffe e la causa di tutte le malversazioni , siamo esclusi da questi giuochi , e non soltanto da quelli della Rai - Tv . Ci sono giornali che , con centinaia di miliardi di debito , continuano a trovar credito presso le banche . Perché ? Perché sono nel giuoco . Noi che ne siamo fuori , se abbiamo bisogno di dieci milioni , dobbiamo chiederli ai lettori ( che ce li danno subito ) ; dalle banche , nemmeno una lira , perché nel giuoco non ci siamo . E ' la nostra debolezza materiale , caro Scansini , ma è anche la nostra forza morale . Ma non cerchi di persuaderne sua figlia : è inutile .
StampaQuotidiana ,
Fino dalle 7,30 il recinto riservato al pubblico nelle Assise va popolandosi discretamente . Giù nel cortile del palazzo di giustizia passeggiano molte guardie e carabinieri . Altri molti agenti sono sparsi nell ' aula e nell ' antisala , agli ordini diretti del commissario Rossi . Si notano molti questurini in borghese . L ' accesso ai giornalisti nei posti riservati viene regolato rigorosamente . Gl ' imputati vengono introdotti nel gabbione alle 8,15 . Essi serbano un contegno apparentemente tranquillo ; Palizzolo è pallidissimo e sorride al fratello Eugenio che corre a stringergli la mano , quindi scambia poche parole con Maggio , unico dei difensori suoi presenti . Degli avvocati soltanto la parte civile è al completo . Stante l ' ora mattutina non sono presenti che Melloni e Becchini . Più tardi sopraggiungono Salerno e Venturini . Quando si apre l ' udienza alle 8,30 , circa 200 persone sono nel recinto del pubblico . Fatto l ' appello dei giurati e degli imputati , il Presidente passa subito a svolgere il riassunto . Egli che appare assai sofferente , comincia dal fare l ' elogio dei giurati che con spirito di abnegazione hanno seguito diligentemente lo svolgersi di questo immenso processo . Dice che il loro esempio è degno di essere tramandato alla storia . Il comm . Frigotto con rapidissima sintesi ricostruisce la narrazione dell ' assassinio di Notarbartolo al Ponte Curreri , cominciando dal rinvenimento del cadavere di Notarbartolo e passando subito a ricordare tutte le indagini compiute dalla polizia e dai carabinieri per raggiungere i colpevoli . Delinea efficacemente la nobilissima figura della povera vittima , di cui fa un vivissimo elogio e ricorda le varie istruttorie seguitesi dall ' autorità giudiziaria per accertare la responsabilità dei maggiormente indiziati , Carollo , Garufi e Fontana . Ricorda il loro primo proscioglimento , il nuovo arresto dei due primi e il loro rinvio alle Assise di Milano . Accenna alle varie causali , alle quali il delitto è stato attribuito , fra cui , la più insistente , quella relativa agli astii incontrati da Notarbartolo al Banco di Sicilia con Palizzolo ed altri consiglieri . Rileva che il nome di Palizzolo corse per le bocche di tutti poco tempo dopo il delitto come quello del mandante , e gradatamente , dopo aver descritto le fasi delle varie istruttorie seguitesi , viene a parlare del processo di Milano ; ove fu lanciata dal figliuolo della vittima l ' accusa contro Palizzolo il cui nome fu ripetuto poi da un ' infinità di testimoni come colui che fosse accusato dalla voce pubblica come mandante , fino dai primi momenti che si ebbe notizia dell ' assassinio . Il Presidente conclude rapidamente questa parte fino al rinvio di Palizzolo , Fontana e Garufi alle Assise di Bologna . Quindi comincia a spiegare i quesiti ... I giurati finalmente entrano nella loro camera di deliberazione : sono le 21,50 . Nell ' aula il pubblico si abbandona ad un cicaleccio vivacissimo facendo le più disparate previsioni sull ' esito del verdetto . Molta folla rumoreggia fuori , trattenuta da guardie e carabinieri regolanti l ' accesso . Oltre quelle poche centinaia di fortunati che sono riusciti a penetrare nel recinto riservato al pubblico , ove si notano , nonostante l ' ora tarda parecchie signore ed alcuni preti , il vestibolo . Lo scalone , gli ambulatori del Palazzo di giustizia spesseggiano di folla . Una grande , morbosa curiosità ha invaso tutti . L ' attesa del verdetto è divenuta febbrile , intensa . I giurati escono dalla sala delle deliberazioni alle ore 23,25 . L ' attesa è intensissima . Si cerca di leggere nei loro visi la sentenza di condanna o l ' assoluzione ; ma nulla essi fanno trapelare . Tutti sono imperscrutabili , ora come durante l ' intero lunghissimo dibattimento . Il Presidente , per precauzione , ha fatto venire un medico . Fra un silenzio di tomba , il capo dei giurati Gualtiero Guaiani , posta la mano sul cuore , pronunzia la formula sacramentale : « Sul mio onore e sulla mia coscienza il verdetto dei giurati è il seguente : Questione l ª principale - L ' accusato Fontana Giuseppe è colpevole di avere la sera del 1° febbraio 1893 , lungo il tratto ferroviario Termini - Trabia , in uno scompartimento di prima classe , inferto da solo e con altri o immediatamente con altri cooperato ad inferire , con arma da taglio al comm . Emanuele Notarbartolo lesioni , che furono causa della di lui morte e ciò con intenzione di ucciderlo ? A maggioranza : sì . Sono accordate le attenuanti . Questione 2ª - L ' accusato Fontana Giuseppe ha commesso il fatto di cui fu ritenuto colpevole , con premeditazione ? A maggioranza : sì . Questione 3ª principale - L ' accusato Palizzolo Raffaele è colpevole di avere determinato altri a commettere l ' omicidio in danno del comm . Emanuele Notarbartolo ? A maggioranza : sì . Sono accordate le attenuanti . Questione 4ª - L ' accusato Palizzolo Raffaele ha commesso il fatto di cui fu ritenuto colpevole con premeditazione ? A maggioranza : sì . I primi sì relativi a Fontana e a Palizzolo vengono accolti da applausi , e da grida di bene e bravo . Il presidente scampanella furiosamente . Il momento è veramente solenne . I difensori appaiono commossi e commossi sono evidentemente i giurati medesimi . Il presidente ordina che vengano introdotti gli imputati . Questi entrano nella gabbia fra numerosi carabinieri che vi rimangono . Gli imputati sono pallidissimi . Palizzolo fa sforzi per imporsi la calma , ma la sua agitazione è evidente . I due Vitali e Bruno rimangono tranquilli . Palizzolo giunge le mani sorridendo tristamente , poi piega le braccia e rimane con gli occhi socchiusi , scrollando il capo nervosamente . Fontana abbassa gli occhi e congiunge le mani nervosamente ; ma il suo viso nulla lascia trasparire della sua agitazione . L ' avv . Cevidalli presenta le conclusioni della P . C . con le quali chiede siano applicate le pene di legge , condannando gli accusati ai danni da liquidarsi in separata sede . Il P . M . Bertola fra l ' attenzione generale presenta le proprie richieste : Per Palizzolo , mandante dell ' assassinio Notarbartolo , chiedo la condanna a trent ' anni . Scoppiano grida di bene e bravo . Il clamore è assordante e gli zittii non riescono a farlo cessare e occorre una energica scampanellata presidenziale per far tornare la calma . Bertola riprende : Per Fontana la posizione è identica a quella di Palizzolo ; chiedo quindi che si condanni a trenta anni . Palizzolo con voce vibrata : Domando la parola ! Presidente . Aspettate un momento . Quindi il presidente chiede ai difensori dei condannati che cosa abbiano ad aggiungere prima che la Corte emetta la sentenza . Venturini , difensore di Palazzolo , dichiara di rimettersi alla giustizia della Corte . Stoppato , difensore di Fontana , altrettanto . Il Presidente concede la parola a Palizzolo . In questo momento scocca la mezzanotte . Fra grande silenzio l ' ex deputato di Palermo con voce convulsa ma forte , dice placatamente : « Una sola parola » ! Poi prorompe : « Signori giurati , siete stati ingannati . Sono innocente , Iddio saprà vendicarmi , non su voi , signori giurati , ma su chi mi ha assassinato » . Fontana grida , stendendo la mano verso i giurati : « Anch ' io sono innocente , lo giuro sulla tomba di mia moglie » . La Corte si ritira per emettere la sentenza . Nell ' aula si animano conversazioni vivaci , discussioni svariate sull ' esito del processo . Per sentimento di delicatezza non vi riferisco qual sia il tono generale di tali discorsi . Riproduco soltanto questa frase che fiorisce sulle bocche di moltissimi : « Bologna si è fatto onore » . Il Presidente legge la sentenza colla quale Palizzolo e Fontana sono condannati a 30 anni di reclusione ciascuno , a 10 anni di sorveglianza speciale , all ' interdizione perpetua dai pubblici uffici , all ' interdizione legale durante la pena . Palizzolo e Fontana alla rivalsa dei danni alla parte lesa Notarbartolo e alle spese . Scoppia un grande clamore di applausi . Il presidente scampanella , quindi dice : Dichiaro chiusa la sessione aperta il 9 settembre ; ringrazio i giurati del servizio prestato per tanti mesi nell ' interesse della giustizia . L ' aula si sfolla rumorosamente fra gli applausi e le grida di : viva la giustizia bolognese .
LA FELICITÀ ( Abbagnano Nicola , 1964 )
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Due sono le ragioni che hanno convinto i filosofi moderni a schierarsi contro la felicità e a negare che essa sia la base della vita morale . La prima è che la felicità è uno stato praticamente irraggiungibile della condizione umana : è lo stato di un uomo al quale tutte le cose vanno bene , nel senso che le circostanze gli consentono l ' appagamento di tutti i bisogni e le aspirazioni . Ora all ' uomo manca il controllo di tutte le circostanze in cui viene a trovarsi : niente perciò gli garantisce o gli può garantire che i suoi bisogni e le sue aspirazioni siano tutte completamente appagate . La felicità è dunque un ideale chimerico . La seconda è che la felicità non può essere considerata come il fine della vita morale dell ' uomo : perché la moralità consiste nel compimento del dovere e il dovere non può essere subordinato ad alcun fine ulteriore ma è fine a se stesso . Un ' azione può dirsi morale unicamente se non solo è conforme al dovere , ma è fatta soltanto per rispetto al dovere : sicché , come non può dirsi morale chi agisce bene per il timore di una pena e per la speranza di un vantaggio , così non può dirsi morale chi agisce in vista della felicità . Il compimento del dovere viene a porsi , da questo punto di vista , su un piano totalmente diverso da quello della felicità : sul piano di una virtù austera , che non concede nulla all ' inclinazione naturale ed è in lotta contro tutte le inclinazioni , compresa quella che le riassume e comprende tutte , l ' inclinazione alla felicità . Queste ragioni , che furono presentate in tutta la loro forza da Kant alla fine del secolo XVIII , sono state e sono generalmente accettate dai filosofi , salvo poche eccezioni . Le eccezioni sono rappresentate da alcune sopravvivenze dell ' etica utilitaristica inglese , che riconosce il fondamento della morale nella ricerca della felicità del massimo numero possibile di persone ( secondo la formula del nostro Beccaria ) , e dagli scritti morali di Russell che si ispirano sostanzialmente allo stesso indirizzo e che sono riusciti ( come Russell stesso dice ) fortemente « impopolari » ma più tra i filosofi che tra il pubblico . In realtà i filosofi si vergognano oggi di parlare della felicità e ne ignorano perfino il concetto . La rigettano , forse , nel limbo dei sogni di ogni Giulietta che cerca il suo Romeo o di ogni Romeo che cerca la sua Giulietta ; e preferiscono parlare di « valori » o di « beni » come cose indipendenti dal desiderio umano ( troppo umano ) della felicità . Eppure proprio su questo desiderio gli antichi impiantavano l ' intera morale e solo discutevano se la felicità consistesse nel piacere o nella virtù . Né assumevano altra base dell ' etica i filosofi medievali , quelli del Rinascimento e gli Illuministi . E sembra difficile contestare ciò che tutti questi filosofi ritenevano ovvio ; cioè che la felicità è la molla abituale e costante del comportamento dell ' uomo . Un vasto materiale di prova in appoggio di questa tesi ci è offerto dall ' antropologia , dalla psicologia e dalla psichiatria contemporanee : un materiale di prova che getta una luce vivissima sugli stati opposti o negativi della felicità cioè sugli stati di insoddisfazione , di frustrazione , di inibizione , di repressione , che minano la personalità umana e la portano a crisi , a squilibri o alla totale catastrofe . La presenza o l ' insorgenza di questi stati nelle varie forme della follia , della nevrosi , e in qualsiasi tara , squilibrio , o imperfezione della personalità umana , con la paralisi totale o parziale , che essi implicano , delle attività produttive dell ' uomo e della sua capacità d ' inserirsi nel complesso della vita sociale , è un fatto che prova negativamente l ' importanza che un certo grado di « felicità » , cioè di soddisfazione o di appagamento consapevole , ha per il singolo uomo e per la vita associata . Un appagamento totale , una soddisfazione stabile , completa e garantita di tutti i bisogni e le esigenze dell ' uomo , è certamente fuori questione : la felicità « perfetta » o 1'« ideale » della felicità è un ' aspirazione chimerica , e porla a fondamento della condotta dell ' uomo significa votare quest ' ultima al sicuro insuccesso . Ma tra questo ideale e lo stato di insoddisfazione radicale e inevitabile che provoca le malattie o le crisi della personalità umana ci sono infiniti gradi intermedi ; e sono proprio questi gradi che condizionano la vita , l ' equilibrio e la capacità creativa dell ' uomo nel suo mondo . Come già diceva Aristotele , è felice il musico che riesce a suonar bene o l ' architetto che riesce a costruire un bell ' edificio e in generale è felice ( almeno in un certo grado o in un certo rispetto ) chi riesce a realizzare , in qualche misura , le possibilità che ritiene proprie e che costituiscono il centro di gravità dei suoi interessi personali . Gli spiriti creativi nell ' arte e nella scienza , come nella politica e negli affari , traggono dall ' esercizio della loro attività una soddisfazione che li rende in qualche modo tetragoni ai colpi della fortuna . Più esposti a questi colpi sono gli spiriti disorientati , che non sanno che fare della propria vita , che non hanno un interesse dominante o non sanno accentrare intorno ad esso il resto della loro vita . Un lavoro , anche modesto , cui l ' individuo si senta tagliato , una possibilità effettiva di successo nell ' attività che si è scelta , la prospettiva di un nuovo benessere , una vita affettiva senza seri conflitti , un amore riuscito , un sistema di abitudini regolari che assicuri un minimo di soddisfazioni , sono elementi o condizioni di una felicità che non è gioia né estasi , ma equilibrio della personalità umana e fecondità delle sue manifestazioni . Al contrario , l ' incapacità di riconoscere o realizzare le proprie aspirazioni autentiche , di materializzare in opere le possibilità proprie o il sentirsi privo di possibilità siffatte , sono le condizioni di una personalità immatura , malata o destinata al fallimento . La felicità in questo senso non è certo l ' impassibilità del « saggio » antico che si estrania dalle vicende umane e si chiude nella sua torre d ' avorio . Non è neppure il sogno delizioso dell ' adolescente che si affaccia alla vita . È un concetto - guida per uomini e donne che abbiano raggiunto la maturità del loro spirito e che non si lascino sconfiggere dal primo urto delle avversità . t , anche , un efficace strumento per affrontare queste avversità . Non consiste nella somma di piaceri che si possono ricavare dalla vita e neppure prescinde dai piaceri che sono connessi all ' appagamento dei bisogni e all ' esercizio delle attività umane . È inoltre un concetto che non ha lo stesso contenuto per tutti gli individui e per tutti i tempi . La misura della felicità è l ' individuo , e ciò che rende felice un individuo può rendere infelice un altro . Thomas Jefferson ebbe un ' idea geniale quando nella Dichiarazione dei diritti ( 1776 ) con cui si apre la storia della rivoluzione americana , fece includere tra i diritti inalienabili dell ' individuo , accanto alla vita e alla libertà , la « ricerca della felicità » . Ciò che l ' organizzazione politico - sociale può garantire all ' individuo è la possibilità di questa ricerca , non la felicità . Nessun uomo e nessun potere può imporre un modello di felicità a tutti gli uomini . La pretesa del Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov di Dostojewski , di rendere gli uomini schiavi e felici , è contraddittoria in se stessa , perché la felicità imposta è una delle forme dell ' infelicità . Ciò che l ' organizzazione politico - sociale del genere umano può fare è soltanto l ' eliminazione di condizioni che rendono impossibile ai singoli uomini di cercare la felicità : la miseria , l ' ignoranza , l ' ingiustizia . Ma dopo di questo , che è già un compito immenso e praticamente infinito , la parola spetta ancora agli individui ; il cui equilibrio vitale dev ' essere affidato soltanto alla scelta , lasciata in loro potere , del modo d ' essere felici . Certo nessuno dei modi che possono essere scelti esclude la possibilità dell ' errore o include la garanzia del possesso incontrastato e perenne della felicità . Ma chi oserebbe pretendere che all ' uomo competa , almeno su questa terra , quella beatitudine imperturbabile che è propria della vita divina ?
Caro presidente Forlani ( Montanelli Indro , 1980 )
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Caro presidente Forlani , non sapendo quale sia il ministro competente in materia , inoltro a lei questa lettera , che mi sembra giusta , sensata e da prendere in immediata considerazione . A dire il vero , io credevo che la misura sollecitata dal nostro anonimo lettore fosse in atto da sempre , sembrandomi sottinteso che quanto si offre , in caso di calamità nazionali , ai fratelli sinistrati , sia almeno esentato da tasse . Invece sembra che in Italia non sia così . E allora la prego di provvedere . Anzi , contando sulla sua intelligenza , mi permetto di dirle che , a nome della pubblica opinione - del cui totalitario consenso sono arcisicuro - , lo esigo . Questa misura va adottata , e va adottata subito . Perché colpire , e quindi scoraggiare , anche i gesti di altruismo e di solidarietà è non soltanto iniquo , ma immorale e indecente . La prego , signor Presidente , di dare o di far dare dal ministro competente , non a me , ma alla pubblica opinione , una risposta in proposito .
StampaQuotidiana ,
Gli operai della Fonderia Oretea e dello Scalo di Alaggio , come di consueto , stamane si erano recati al lavoro , quando tra di loro si sparse la notizia , ieri pubblicatasi da qualche giornale , che , nella nuova ripartizione dei fondi del ministero della marina e dell ' industria navale statale e privata , sarebbe stata trascurata la Sicilia . Tale notizia circolando e ingrandendosi di bocca in bocca , provocò una giusta esasperazione nell ' animo degli operai , i quali , smessa la giubba di lavoro che avevano allora indossato , si vestirono e lasciarono le officine e , col proposito di scioperare e di dimostrare , si diedero appuntamento per le ore 9 al Foro Italico , presso Porta Felice . Ivi furono raggiunti dal direttore della Fonderia cav . ing . Torrente il quale lesse loro dei telegrammi del presidente dei ministri on . Zanardelli , del ministro dell ' interno on . Giolitti , e di quello della marina on . Morin , in cui si diceva che poiché i lavori che la marina ha in corso di fornitura presso l ' industria privata consistono principalmente in corazze , cannoni e macchine motrici per navi , tali lavori non potevano commettersi in Sicilia perché non vi esistevano stabilimenti per l ' esecuzione di essi . Gli operai , non ascoltando agli incitamenti alla calma loro fatti dal cav . Torrente e dall ' ispettore Marzullo , in preda a viva agitazione , finirono per irrompere clamorosamente in massa nel corso Vittorio Emanuele . Accorsa la pubblica sicurezza furono suonati gli squilli di tromba e caricati i dimostranti , ma inutilmente , giacché gli operai , essendo in numero di molto maggiore , sopraffecero la forza e proseguirono la loro marcia dirigendosi verso la Piazza Pretoria . Dal municipio viene quindi per telefono avvertita la questura che i dimostranti si vanno riunendo sotto il palazzo municipale e tosto vien mandata colà una buona parte della forza con numerosi funzionari , ma già la folla ha invaso ed occupato tutta la piazza del Municipio e mentre gli agenti e i carabinieri si dispongono in guisa da circondare i dimostranti , sopraggiunge l ' on . avv . Di Stefano con i presidenti delle otto società operaie del mandamento Molo , che viene accolto da fragorosi applausi . Da una finestra degli uffici di Stato Civile , ottenuto un po ’ di silenzio , fa un breve discorso , interrotto spesso dalle grida dei dimostranti . Egli ricorda che se il precedente ministero non fosse caduto , si sarebbe ottenuta a quest ' ora , dietro le pratiche fatte , una legge per la quale gli operai marittimi della nostra città avrebbero avuto pane e lavoro . Però la Camera fra qualche giorno si riaprirà , e il progetto di legge , dal quale si ripromettono i dovuti benefizi , sarà senza fallo presentato e discusso . L ' oratore finisce raccomandando agli operai di mantenersi calmi , di attendere ancora un po ’ , giacché tanta pazienza hanno finora dimostrato , ed annunziando che lunedì prossimo egli partirà per Roma con una commissione di operai , per ottenere dal ministro dei lavori pubblici e da quello della marina , in via d ' urgenza , qualche lavoro nel quale possano essere occupati il maggior numero degli operai .
COMPRENDERE È PERDONARE? ( Abbagnano Nicola , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Comprendere e perdonare sono termini diventati , in certi campi della cultura contemporanea , quasi sinonimi . Non sembra possibile che si riesca a comprendere un essere umano senza perdonare i suoi errori e le sue colpe ; e che la condanna degli aspetti nocivi e ripugnanti della sua condotta mantenga la sua severità quando si sia scavato abbastanza a fondo negli aspetti più intimi della sua vita . Tutte le discipline antropologiche hanno oggi portato contributi importanti al chiarimento delle motivazioni che spiegano la condotta dell ' uomo cioè delle condizioni o delle forze che la provocano : l ' ambiente , l ' eredità , le circostanze , il carattere ecc. Ma al di là di queste motivazioni , la comprensione si presenta come un ' esigenza ancora più intima e radicale . Non si tratta soltanto di spiegare tale condotta come un qualsiasi fatto oggettivo o naturale : si tratta di avvicinarsi all ' uomo stesso , a qualsiasi uomo , quale che sia la natura morale del suo comportamento , con simpatia se non con amore ; di vivere in qualche modo con lui la sua vita o almeno di parteciparne il dinamismo ; di cogliere questa vita al modo in cui egli stesso la coglie nell ' intimità del suo essere e riuscire a vederla come egli stesso la vede . Ma se questo tentativo riesce anche parzialmente , non è possibile o almeno è difficile conservare nei confronti della persona così intimamente penetrata un atteggiamento di riprovazione e di condanna . L ' unico atteggiamento possibile per le manifestazioni di essa che appaiono ostili o maligne nei confronti degli altri esseri umani , è quello del perdono . Queste idee o idee simili a queste circolano in molti campi della cultura contemporanea ; ed anche nel campo dei giuristi i quali spesso parlano della necessità di comprendere la personalità del delinquente , di adeguare a questa comprensione le pene che la legge deve stabilire : e di trasformare tali pene da elementi di punizione o di mortificazione in elementi di recupero o , come si dice con parola solenne , di redenzione del delinquente stesso . Se si spingono al limite queste considerazioni il delinquente può essere considerato come un malato da curare , non come un essere ostile contro il quale la società ha il diritto di erigere la sua barriera . Tutto ciò ha spesso il felice risultato di fondare e promuovere la convinzione che le pene comminate a qualsiasi titolo a coloro che hanno infranto la legge non devono distruggere la loro dignità di esseri umani né rendere impossibile il recupero del loro rispetto verso se stessi e del rispetto degli altri verso di loro . Non devono , in altri termini , ridurli a bestie o a cose di cui si può fare ciò che si vuole . Le considerazioni che seguono non intendono indebolire questa convinzione o limitarne la validità , ma soltanto discutere la connessione di cui si è parlato tra comprendere e perdonare . Alla base di questa connessione c ' è una precisa filosofia del comprendere . Comprendere una persona significa , secondo questa filosofia , non solo mettersi al posto di tale persona ma coincidere con essa , partecipare alla sua vita e soprattutto alle sue emozioni come se fossero la nostra vita e le nostre emozioni . Identificarsi con l ' altra persona è allora il compito del comprendere . Ma per l ' appunto questa identità rende impossibile il giudizio e la condanna . Non posso condannare e neppur giudicare una vita o un comportamento di cui io riesca a partecipare intimamente , con cui io riesco a identificarmi . I fatti ci dicono , certo , che un uomo riesce a giudicare e condannare anche se stesso o almeno certe manifestazioni della sua vita . Ma non è questo possibile proprio perché egli non riesce a identificarsi ( a vedere il vero « se stesso » ) nelle manifestazioni che giudica e condanna ? Quando l ' uomo comprende veramente se stesso o l ' altro , non può giudicare o condannare se stesso o l ' altro perché manca la distanza o l ' estraneità che rende possibile il giudizio o la condanna . Sicché il problema si riduce a questo : comprendere qualcosa significa identificarsi con essa ? Ora , posto in questi termini , il problema esige risposta negativa . Le ricerche di Max Scheler sulla natura della simpatia , che è comprensione emotiva , hanno mostrato come tale comprensione non esige identità , ma diversità . Due persone che hanno lo stesso mal di denti o partecipano ad un eguale dolore non perciò si comprendono , per quanto i loro stati siano identici : come non si comprendono quelle trasportate da un contagio emotivo , per esempio da un sentimento di panico o da uno scoppio di risa . Invece la pietà , che è autentica comprensione emotiva , non consiste nel provare lo stesso dolore dell ' altro o vivere nella sua stessa situazione ma assumere un atteggiamento emotivo cui quel dolore o quella situazione è presente pur nella sua diversità . Giustamente Scheler osservava che la condanna che alcuni filosofi ( come Spinoza e Nietzsche ) hanno pronunciato sulla pietà , che moltiplicherebbe senza scopo il dolore , deriva dal falso concetto della pietà come identità nel dolore mentre essa è un ' emozione a parte , che è stimolata dall ' altrui dolore ma non si identifica con esso . Ma la comprensione non è soltanto un fatto emotivo . In generale , comprendere una persona è cosa che permette di rispondere a domande come questa : « Come ha potuto quella persona compiere quell ' azione ? » . Ora la risposta a questa domanda consiste nel determinare le condizioni che hanno resa possibile l ' azione in esame : nel determinare cioè le forme concrete , particolari della possibilità dell ' azione . La persona ha potuto compiere quell ' azione perché nella situazione in cui si è trovata le sue scelte si sono orientate in un modo anziché in un altro ; e si sono orientate così per altre circostanze o condizioni di cui si possono chiarire i caratteri . Ma a questo livello di generalità il comprendere non è neppure un ' operazione che concerne soltanto gli uomini come tali . Si comprende un teorema di matematica , una teoria fisica , un concetto qualsiasi quando si afferra la possibilità dì queste cose ; la connessione del teorema con gli altri teoremi , il problema cui la teoria fisica risponde , la funzione di descrizione o di previsione cui un concetto è chiamato in un certo campo del sapere . E in tutti questi casi comprendere non significa affatto identificarsi con ciò che si comprende o coincidere con esso . È un ' operazione o una serie di operazioni che lasciano integra la diversità tra chi comprende e l ' oggetto del comprendere e consistono nel chiarire le condizioni che rendono possibile quest ' oggetto . Ora se è così , comprendere non significa , per ciò che riguarda gli uomini , necessariamente perdonare . Può anzi condurre a una condanna più grave o più radicale : come accade quando la messa in luce dei modi in cui un ' azione è stata effettuata e dei moventi che l ' hanno suggerita suscita ripugnanza , orrore o raccapriccio , e rafforza la convinzione che contro quelle forme d ' azione la società deve essere energicamente difesa . È ben certo che non si può giudicare un uomo senza comprenderlo , perché la comprensione è la condizione indispensabile affinché quel giudizio non decada da un misurato atto di ragione a una reazione incontrollata e brutale . La comprensione è la base , l ' unica base possibile , di ogni equo giudizio che l ' uomo può dare di se stesso e degli altri . Ma con ciò ancora nulla è detto circa la natura di questo giudizio , che può essere di condanna o di assoluzione , di simpatia o di ripugnanza , a seconda dei casi : ma non può essere eliminato o reso nullo da un abbraccio universale che includa indiscriminatamente il tiranno ed il martire , l ' assassino e la vittima . L ' uguaglianza degli uomini , che è il postulato fondamentale della nostra morale e dei nostri ordinamenti giuridici , esige che ogni uomo sia compreso prima di venire giudicato . Ma gli uomini sono diversi perché effettuano scelte diverse , talora anche nelle identiche circostanze , nel corso della loro vita . È questa diversità che , per comprenderli , bisogna afferrare e mettere in luce . Si può certo assumere come ideale la volontà di perdonare a tutti e a ogni costo ; ma si può far questo non in base al comprendere , che diversifica e discrimina , ma perché si prescinde completamente da esso .
Le gesta di Lucky Berlusca ( Parisi Max , 1998 )
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In realtà , i cosiddetti " guai giudiziari " di Silvio Berlusconi non appartengono tutti al medesimo ceppo ( da intendersi come blocco ... ) . Berlusconi infatti , ha molteplici e differenti fronti aperti con la giustizia - più qualcuno appena chiuso con pesanti condanne - che in qualche modo rappresentano , dal punto di vista del codice penale , la sua intera carriera di imprenditore . Andiamo a ritroso . RICICLAGGIO SOLDI DELLA MAFIA Attualmente Silvio Berlusconi è sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Palermo - magistrato delegato alle indagini il sostituto procuratore Domenico Gozzo - per l ' ipotesi di reato di riciclaggio di capitali provenienti dalla mafia siciliana , la meglio nota Cosa Nostra . Questa indagine nasce , per così dire , come " costola " del processo in corso sempre a Palermo contro Marcello Dell ' Utri , a sua volta accusato di connivenza con questa organizzazione criminale ( vedi articolo in pagina ).Stando alle scarne informazioni raccolte in ambienti giudiziari palermitani , a dare impulso a quest ' azione della magistratura contro il Cavaliere è stato un testimone , Filippo Alberto Rapisarda , potente finanziere siciliano operante a Milano dai primi anni Settanta . Rapisarda - hanno riferito alcuni giornali fra luglio e agosto - avrebbe reso a più riprese testimonianze il cui contenuto sarebbe di estrema gravità . Avrebbe riferito di miliardi ottenuti da Berlusconi dalla " famiglia " ( in senso mafioso ) dei Salvo , boss di Salemi . Nino e Ignazio Salvo , oggi entrambi deceduti , entrarono nel mirino di Giovanni Falcone già a metà degli anni Ottanta , tanto che vennero rinviati a giudizio nel primo maxi processo alla mafia istruito proprio da Falcone . Nino non fece a tempo a vedere la fine del dibattimento , morì di cancro in un ospedale di Bellinzona , in Svizzera , la notte del 18 gennaio 1986 . Ignazio verrà ucciso in un agguato teso da Leoluca Bagarella e altri sicari , tra i quali - pensate - anche Gaetano Sangiorgi , marito di sua nipote , Angela Salvo , la sera del 17 settembre 1992.Ebbene , stando alle dichiarazioni di Rapisarda , sentito - ripeto - in qualità di testimone dalla Procura palermitana , il Cavalier Berlusconi avrebbe ottenuto dai cugini Salvo tramite i " buoni uffici " di Marcello Dell ' Utri un ingentissimo capitale.Il " prestito " , sempre che si possa chiamare così , sarebbe stato erogato a cavallo tra il 1977 e il 1978 , la somma era di 5 miliardi ( 25 miliardi e 353 milioni di oggi - fonte Istat ) . Vero , falso ? I magistrati , coadiuvati dalla Direzione Investigativa Antimafia e da esperti della Guardia di Finanza , stanno verificando . Sempre quest ' estate , la Procura di Palermo ha sequestrato i libri societari delle 22 Holding ( Dalla Holding Italiana Prima alla Ventiduesima ) che detengono il capitale della Fininvest . Anche in questo caso , sono in corso accertamenti . Soprattutto , si cerca di capire la ragione per la quale Silvio Berlusconi per una larga parte degli anni Settanta e Ottanta fece amministrare in maniera fiduciaria forti quote di queste società - cassaforte alla finanziaria Par.Ma.Fid di Milano , società che contemporaneamente amministrava parte dei beni di pericolosi gangster e finanzieri di mafia operanti all ' ombra della Madonnina . Come vedete , al di là delle parole di molti " pentiti " , non ultimo Francesco Di Carlo , che ha " narrato " di incontri diretti avvenuti a Milano fra Silvio Berlusconi , Stefano Bontate e Mimmo Teresi , - questi ultimi due all ' epoca dei fatti ( metà - fine anni Settanta ) ai vertici dell ' organizzazione mafiosa - c ' è ben altro su cui i magistrati vogliono fare chiarezza . E per la verità , anche noi . CORRUZIONE DI MAGISTRATI ROMANI Naturalmente non sono solo questi - come si diceva - i " guai giudiziari " del Cavaliere di Arcore . Ricordate il clamoroso caso Previti , Squillante , Pacifico , Acampora ? Ebbene , a Milano i magistrati sospettano fortemente - anzi , hanno carte bancarie in tal senso - che le ingentissime somme " girate " da Cesare Previti ad " amici " magistrati romani ( leggermente corrotti ... ) in realtà provenissero non dai " risparmi " dell ' avvocato della Fininvest , bensì dalle tasche di Berlusconi tramite la vasta ragnatela societaria estera nelle sue mani . Anche in questo caso specifico , la posta è altissima . Se venisse dimostrato processualmente il ruolo di " mandante " di Berlusconi nei confronti di Previti , l ' impero finanziario del Cavaliere crollerebbe di schianto . In ballo c ' è - niente di meno che - la Mondadori , rimasta per un lungo periodo al centro di una ferocissima battaglia legale fra De Benedetti e il Signore della Fininvest.Se Previti agì per corrompere - riuscendoci - i magistrati capitolini che alla fine in effetti diedero " ragione " al Cavaliere , e per farlo usò proprio i soldi del Cavaliere , sarebbe un disastro immane per Silvio . Dal punto di vista economico , si innescherebbe una causa per danni che in pratica lo porterebbe diritto alla rovina , dal punto di vista dell ' immagine neanche a parlarne , sotto il profilo strettamente giudiziario poi , nel caso venisse condannato , il reato di corruzione di magistrati ha una rilevanza assai pesante , quanto ad anni di carcere . VIOLAZIONE LEGGI ANTITRUST IN SPAGNA Se questi due eventi giudiziari già bastano per capire quale " futuro " potrebbe aspettare Berlusconi in Italia , c ' è da aggiungere che perfino in Spagna i giudici vogliono vederci molto chiaro sulla gestione patrimoniale della televisione impiantata in quella nazione dal signor Fininvest . L ' ipotesi al vaglio dei giudici spagnoli circa le " azioni " di Berlusconi è di aver bellamente violato le leggi sia sull ' antitrust , sia per ciò che attiene più semplicemente alla tassazione . Tra l ' altro , Berlusconi deve prestare la massima attenzione a quello che fa , rispetto la magistratura iberica . Là , l ' immunità parlamentare italiana non vale , sia ben chiaro . In ogni caso , questi sono solo i primi nodi che stanno venendo al pettine . CAPITOLO BANCA RASINI Quando qualcuno si prenderà la briga di " aprire " il capitolo Banca Rasini , magari sequestrandone l ' archivio tutt ' oggi esistente , magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt ' oggi in pensione ( non al cimitero ) , e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt ' oggi facilmente rintracciabili , si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia . Certi comportamenti , certa spregiudicatezza , certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina . Bisogna avere dei maestri , e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d ' uno , nella banca dove lavorò suo padre per vent ' anni . E LUI ? A tutto ciò , comunque , Berlusconi risponde in maniera scomposta . A chi gli domanda pubblicamente spiegazioni - ad esempio il sottoscritto - , oppone l ' ira dei suoi fedelissimi e l ' azione dei suoi legali . A chi testimonia presso i magistrati , vedi Rapisarda , querele amplificate da potenti campagne televisive e della carta stampata ( tutti mezzi da lui controllati ) e infine direttamente ai giudici impressionanti pressioni concentriche a cui portano man forte " legioni " di deputati e senatori di Forza Italia in Parlamento . Di fronte a questo esercito formidabile , che dire ? Golia sembrava invincibile .
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Una delle più tristi giornate oggi per il cronista ! I disordini ordinari erano naturalmente preveduti . poiché la deliberazione presa ieri nei locali della società Ignazio e Vincenzo Florio , di mantenere cioè vivissima l ' agitazione , non poteva che preludere ai gravi tumulti che tutti dobbiamo deplorare . Ma agli operai marittimi si unirono anche gli agrumari , i quali perciò si astennero pure dal lavoro . Anche le incassatrici furono invitate ad abbandonare il lavoro , e dinanzi un magazzino in via Principe Belmonte , il cui proprietario sig . Barba si era opposto a che le sue lavoranti smettessero dal lavorare , accadde il primo tafferuglio nel quale si distinsero specialmente le donne . Verso le ore 7,30 tutte le incassatrici e gli impiegati alla manifattura delle casse di agrumi , sbucando dalla via Emerico Amari , via Principe Belmonte , via Stabile , via Polacchi gridando , anzi imprecando , accorsero in via Borgo , ove si riunivano agli operai marittimi . Verso le ore 8 tutta quella massa imponente invase i locali dell ' officina elettrica e dell ' officina dei trams , gridando sempre a squarciagola , invitando quegli operai a lasciare il lavoro . I dimostranti , così ingrossati , tornarono in via Borgo . Quivi diedero l ' assalto ai trams elettrici , chiedendo che fosse sospeso il servizio e poiché guidatori e bigliettari naturalmente si opposero , cominciarono a tirar sassi contro le vetture , frantumando i cristalli . Ma i guidatori proseguirono ciò nonostante il loro cammino , prima lentamente , poi a tutta velocità , riuscendo così a sfuggire agli assalitori che continuarono ad inseguirli per un buon tratto , lanciando sassi . Intanto una buona parte dei dimostranti volendo ad ogni costo impedire che circolassero i trams , servendosi delle barche che erano a secco al Sammuzzo , cominciarono a costruire delle barricate , nella via Borgo , all ' altezza di via Stabile , per impedire così il passaggio alle vetture elettriche . Uomini e donne trasportavano le barche e le ponevano una sull ' altra gridando : Le barricate ! le barricate ! Vengono suonati gli squilli di tromba , si viene a colluttazione fra dimostranti e forza pubblica ; i soldati inastano le bajonette , ed allora il capitano ordina la carica . I dimostranti dapprincipio resistono , e qualche sasso vien lanciato contro la truppa . Donne , bambini , vecchi , cadono trascinati dalla folla , spinti , urtati , stramazzano a terra ed i contusi non son pochi . La situazione è davvero emozionante ; si ha la prova oramai che i dimostranti non vogliono fare una delle solite innocenti proteste : essi non temono le bajonette e tentano di procedere innanzi , rompendo i cordoni della truppa . Finalmente militari ed agenti di pubblica sicurezza riescono a fare indietreggiare i dimostranti che si dividono allora in due grandi colonne , una delle quali si avvia per la via Principe Scordia , e l ' altra è spinta fino in piazza Ucciardone . Agli operai frattanto s ' erano uniti una quantità di monelli , dalle faccie patibolari , che sogliono profittare delle tristi circostanze per sfogare il loro odio contro gli agenti dell ' ordine . La via Maqueda , dal tratto di Sant ' Agostino fino ai Quattro Canti è addirittura gremita di dimostranti . L ' ispettore cav . Marzullo intima loro di sciogliersi , ma naturalmente . non viene obbedito , e allora vengono suonati i soliti squilli di tromba che echeggiano questa volta sinistramente . Nessuno però si mosse e i soldati vennero allora spinti alla carica . Neanco questo giovò . I dimostranti contendendo il terreno passo a passo , cominciarono a lanciare dei sassi contro la truppa , e i soldati , i carabinieri , gli agenti , tentando di schivare quei proiettili che spesso però colpivano il segno , continuarono a procedere innanzi , armati , più che di altro , di pazienza e di rassegnazione . Intanto i bersaglieri respingono i dimostranti fino all ' angolo della via Celso , mentre a rinforzarli sopraggiungono due compagnie del 14° fanteria le quali si dispongono in doppio cordone avanti la discesa di Piazza Nuova , in via Maqueda . Vengono suonati gli squilli di tromba ma i dimostranti inveiscono contro le guardie lanciando grossissimi sassi . È un momento di grande trepidazione . Militari ed agenti stanno fermi ai loro posti , apparentemente tranquilli , e spesso vengono colpiti da proiettili più o meno grossi . Il maresciallo dei carabinieri Pittaluga viene ferito da una sassata alla tempia destra . Vengono frantumati i vetri di un fanale e allora il desiderio di distruggere spinge la folla ad atti deplorevoli . I vetri di tutti i fanali che sono nella via Maqueda cadono infranti ; il fragore dei vetri che si rompono dà alla selvaggia scena un aspetto triste . Si ripetono gli squilli di tromba di tanto in tanto , si torna a fare delle cariche , ma la folla dei dimostranti non indietreggia . Per un momento sembra che le cose debbano calmarsi , ma la folla ingrossa sempre più , e diventa più pericolosa . Vengono suonati ancora una volta gli squilli di tromba ma i dimostranti inveiscono contro le guardie lanciando grossissimi sassi . È un momento di grande trepidazione . Militari ed agenti stanno fermi ai loro posti , apparentemente tranquilli , e spesso vengono colpiti da proiettili più o meno grossi . Il maresciallo dei carabinieri Pittaluga viene ferito da una sassata alla tempia destra . Vengono frantumati i vetri di un fanale e allora il desiderio di distruggere spinge la folla ad atti deplorevoli . Intanto i Quattro Canti di città , tutta la via Maqueda , il corso Vittorio Emanuele sano occupati militarmente . I balconi sono addirittura gremiti , grande folla tumultuante fa ressa dietro i cordoni della truppa . Le botteghe sono chiuse , gli uffici pubblici , alcuni chiusi , alcuni altri , come il Municipio , il Palazzo delle Finanze , sono custoditi da compagnie di soldati . Una gran folla di dimostranti occupa la piazza Pretoria e comincia a lanciar sassi contro i fanali e contro le finestre del Municipio , la cui porta d ' ingresso è chiusa e custodita anche da cantonieri municipali . Verso le ore 14 , la grande maggioranza degli operai dimostranti si ritira e prende il sopravvento la ciurmaglia dei malviventi , monelli , giovinastri , brutti ceffi , tutto insomma il più putrescente strato sociale . Verso le ore 16 , l ' aspetto della città è caratteristicamente triste . La gente si affaccia ai balconi , guardando in fondo alle strade , dove , di tanto in tanto , si destano dei pànici , e si vede la gente che corre per ripararsi da un qualche guaio . Nei quartieri popolari , specialmente nel rione Capo , per quei vicoletti angusti , tortuosi e popolosi , squadre di monelli e di giovani di aspetto molto dubbio , scorazzano ogni tanto vociando e lanciando sassi ai fanali , ai balconi e alle vetrine dei negozi . Le botteghe che fin da stamane si erano chiuse , poi si sono man mano riaperte ; ma ad ogni irruzione vandalica che si annunzia da lontano si richiudono rapidamente .
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Washington , 12 marzo , notte - La giornata di oggi a Washington è una di quelle in cui la parola dominante è l ' aggettivo « storico » . La si sentiva dovunque : nei corridoi del Capitol , nelle tribune del pubblico , tra il ticchettio delle macchine per scrivere nella sala stampa . Il discorso che Truman ha tenuto al Congresso riunito in seduta straordinaria , quali che siano i giudizi sopra il programma da lui esposto e le premesse che spiegano questo programma segna indubbiamente una svolta molto importante nella storia degli Stati Uniti . Ci si spiega benissimo come non pochi colleghi americani siano arrivati a chiamarlo « la più importante decisione di politica estera dal tempo della dichiarazione di Monroe » . Il discorso di oggi significa questo : Truman ha annunciato ufficialmente che le frontiere dell ' America sono in Europa e più precisamente nel Mediterraneo . La richiesta di aiuti alla Grecia e alla Turchia di per sé non era una sorpresa . Ma quello che dal discorso è apparso ormai evidente è anzitutto che i casi della Grecia e della Turchia sono esempi particolari di una situazione più generale e che essi costituiscono , per così dire , la pietra di paragone per quella che sarà la politica americana se la crisi dovesse spostarsi in altri punti . Indubbiamente il Presidente era deciso a mettere i dati del problema di fronte all ' attenzione del Paese non senza una certa voluta rudezza . Gli obiettivi principali del drammatico discorso di Truman appaiono tre . Uno è l ' azione sopra l ' opinione pubblica per prepararla a un programma di intervento sempre più ampio in Europa . Il secondo è l ' ammonimento alla Russia che qualsiasi passo in certe direzioni incontrerebbe opposizione aperta e porterebbe a conseguenze incalcolabili . Il terzo è quello di agire indirettamente sopra i negoziati di Mosca rafforzando la mano al generale Marshall e convincendo la Russia che , ove non si trovi una base d ' accordo , l ' America è pronta a creare in Europa un sistema di equilibrio decisamente antirusso . Quanto alle reazioni del Congresso , mentre si prevede che non mancheranno critiche , tuttavia i leaders di ambedue i partiti sembrano decisi ad appoggiare il programma del Presidente e non si crede che esso avrà troppe difficoltà a passare . Oltre alla richiesta di 250 milioni di dollari per aiuti alla Grecia e di 150 milioni per aiuti alla Turchia Truman ha chiesto che il Congresso autorizzi , dietro domanda dei Governi interessati , l ' invio in Grecia e in Turchia di personale militare e civile degli Stati Uniti , perché assista i due Paesi nelle attività della ricostruzione ; ha raccomandato inoltre che sia anche conferita la potestà di istruire e allenare elementi scelti greci e turchi . « La gravità della situazione » ha detto testualmente Truman « è tale da rendere necessaria la mia comparsa davanti al Congresso in sessione plenaria . » Il Presidente ha quindi fatto una rapida disamina della situazione greca e dei motivi che hanno spinto il Governo di Atene a chiedere d ' urgenza l ' aiuto degli Stati Uniti . « La stessa esistenza dello Stato ellenico » ha detto Truman « è messa oggi in pericolo dalla attività terroristica di molte migliaia di armati , guidati da comunisti , che sfidano l ' autorità del Governo in numerosi luoghi e specialmente lungo le zone di frontiera settentrionali . » Truman ha quindi messo in rilievo lo stato di impotenza in cui si trova attualmente il Governo di Atene ed ha anche fatto notare come , dopo la dichiarazione della Gran Bretagna relativa alla sua impossibilità di continuare a prestare aiuto alla Grecia oltre i131 marzo , solo gli Stati Uniti possano rispondere all ' appello del Governo di Atene . « E gli Stati Uniti » ha affermato il Presidente « devono dare questo aiuto alla Grecia . » Truman è passato quindi a parlare della Turchia ed ha messo in rilievo come questa Nazione abbia chiesto aiuto e assistenza alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti per il mantenimento della sua « integrità nazionale » . « Tale integrità è essenziale per il mantenimento dell ' ordine nel Medio Oriente . E poiché , anche in tal caso , la Gran Bretagna ha dichiarato di non essere oltre in grado di prestare assistenza alla Turchia tocca agli Stati Uniti provvedere . » « Mi rendo perfettamente conto » ha detto testualmente Truman « delle conseguenze che comporta l ' aiuto degli Stati Uniti alla Grecia e alla Turchia . Uno tra i principali obiettivi della politica estera degli Stati Uniti consiste nella creazione di condizioni tali da consentire a noi e alle altre Nazioni di sceglierci la nostra forma di vita senza subire coercizione alcuna . Per questo motivo fondamentale noi abbiamo combattuto contro la Germania e il Giappone . Proprio per garantire tali condizioni di libertà a tutte le Nazioni gli Stati Uniti hanno assunto un ruolo di primo piano nella creazione dell ' Organizzazione delle Nazioni Unite . Ma noi non realizzeremo i nostri obiettivi se non sapremo aiutare i popoli liberi a mantenere libere le loro istituzioni e la loro integrità da quei movimenti che mirano ad imporre ad essi regimi totalitari . I regimi totalitari imposti a popoli liberi attraverso aggressioni dirette oppure indirette minacciano la pace e quindi la sicurezza degli Stati Uniti . Molti popoli del mondo si sono visti in tempi recenti imporre regimi totalitari contro la loro volontà . Il Governo degli Stati Uniti ha più volte protestato energicamente contro le violazioni degli accordi di Yalta commesse in Polonia , Romania e Bulgaria . Ma io devo oggi constatare che in molti altri Paesi si sono verificati sviluppi di tale natura . In questo momento della storia del mondo quasi tutte le Nazioni devono scegliere tra due forme di vita . Questa scelta troppo spesso non è libera . Una forma di vita è basata sulla volontà della maggioranza e si distingue per liberi istituti , Governo rappresentativo , elezioni libere , garanzie delle libertà individuali e delle libertà di parola e di religione nonché della libertà dalla oppressione politica . La seconda forma di vita si basa sulla volontà di una minoranza coercitivamente imposta alla maggioranza . Si fonda sul terrore e l ' oppressione , su stampa e radio controllate , su elezioni addomesticate e sulla soppressione delle libertà personali . Ritengo che la linea di condotta degli Stati Uniti debba sostenere i popoli liberi che resistono ai tentativi di asservimento da parte di minoranze armate e a pressioni esterne . Ritengo sia nostro dovere aiutare popoli liberi a forgiarsi i propri destini secondo la loro volontà . Ritengo che il nostro aiuto debba estrinsecarsi anzitutto a mezzo di soccorsi economici e finanziari , indispensabili alla stabilità economica e alla vita politica regolare . » Truman ha così concluso : « Questa è una grave strada sulla quale ci incamminiamo . Non farei queste raccomandazioni se non vi fosse un ' alternativa molto più grave . I liberi popoli del mondo guardano a noi perché noi li assistiamo nel mantenimento della loro libertà . Se noi esitiamo ad assumere tale responsabilità , rischiamo di mettere in pericolo la pace del mondo e metteremo certamente in pericolo il benessere della nostra Nazione » .