StampaQuotidiana ,
Non
si
contano
,
e
son
nominati
,
in
quest
'
ultimo
trentennio
,
gli
studi
intorno
al
Poliziano
;
ma
quelli
dell
'
abate
Vincenzio
Nannucci
continuano
a
dormire
nella
dimenticanza
.
L
'
abate
Vincenzio
Nannucci
non
ha
avuto
fortuna
presso
gli
studiosi
del
Poliziano
.
Il
suo
commento
alle
Stanze
è
del
1812
(
Firenze
,
nella
Stamperia
di
Giuseppe
Magheri
e
figli
)
,
e
la
gloria
se
la
prese
intera
il
Carducci
col
suo
.
«
Il
commento
del
Carducci
rifà
tutta
la
cultura
classica
del
Poliziano
,
e
della
ricerca
delle
fonti
non
ha
che
l
'
apparenza
.
In
realtà
è
un
monumento
di
sapienza
critica
;
a
lettura
finita
si
vede
in
quelle
note
il
terreno
,
nel
testo
il
fiore
che
ne
è
germogliato
.
Il
commento
è
la
ricostruzione
di
quella
lunga
e
squisita
disciplina
classica
che
mantenne
lo
spirito
nativamente
fine
del
Poliziano
in
un
ambiente
congeniale
,
è
l
'
aria
che
respirò
la
sua
fantasia
prima
di
diventare
essa
stessa
creatrice
»
.
Strano
!
Ma
la
massima
parte
di
questo
lavoro
di
esplorazione
si
deve
appunto
al
Nannucci
,
e
di
suo
,
il
Carducci
,
non
vi
aggiunse
veramente
che
assai
poco
.
Classici
greci
e
latini
,
e
poesia
italiana
antica
il
Nannucci
conosceva
per
una
sua
diuturna
esperienza
di
lettore
avvedutissimo
;
e
,
per
esempio
,
il
suo
Manuale
della
Letteratura
del
primo
secolo
della
Lingua
italiana
,
in
tre
volumi
(
Firenze
,
Magheri
,
1837-1839
)
,
«
per
uso
della
studiosa
gioventù
delle
isole
jonie
»
,
ristampato
poi
dal
Barbera
in
due
volumi
(
1856-1858
)
,
è
condotto
con
tale
apertura
di
mente
,
e
lumeggiato
con
un
gusto
sì
nuovo
della
lingua
del
tempo
,
e
del
linguaggio
di
quella
poesia
,
che
filologi
e
studiosi
ancora
vi
ricorrono
con
profitto
.
Diamo
dunque
all
'
abate
Vincenzio
Nannucci
«
del
Collegio
Eugeniano
di
Firenze
»
il
titolo
di
primo
scopritore
moderno
del
Poliziano
,
di
quella
sopra
detta
«
lunga
e
squisita
disciplina
classica
»
;
e
auguriamoci
che
qualche
volonteroso
riesamini
un
giorno
la
sua
opera
tutta
quanta
,
e
le
riconosca
il
giusto
valore
nella
storia
della
cultura
del
primo
trentennio
dell'800
.
E
mettiamo
subito
a
fianco
di
quel
commento
preziosissimo
una
mezza
paginetta
del
Foscolo
,
anch
'
essa
dimenticata
,
e
che
par
discendere
direttamente
,
quasi
come
una
conclusione
,
dalle
illustrazioni
del
Nannucci
.
È
nel
quinto
dei
suoi
Discorsi
sulla
lingua
italiana
,
che
sono
la
più
matura
e
alta
espressione
delle
conquiste
critiche
del
Foscolo
.
«
L
'
unico
poeta
degno
di
meraviglia
»
di
tutto
il
'400
egli
dice
che
fu
il
Poliziano
.
E
dice
che
come
«
gli
spiriti
e
i
modi
della
lingua
latina
de
'
classici
erano
già
stati
trasfusi
nella
prosa
dal
Boccaccio
,
e
da
altri
»
,
così
il
Poliziano
«
fu
il
primo
a
trasfonderli
nella
poesia
,
e
vi
trasfuse
ad
un
tempo
quanta
eleganza
poté
derivare
dal
greco
»
.
Ma
nel
commento
del
Nannucci
c
'
era
qualcos
'
altro
,
perché
il
Foscolo
potesse
meglio
determinare
il
suo
giudizio
;
c
'
erano
le
fonti
dell
'
antica
poesia
italiana
,
alle
quali
pure
il
Poliziano
s
'
abbeverò
.
Noi
,
leggiamone
gli
esempi
,
seguendo
quella
guida
;
e
la
storia
del
formarsi
della
poesia
polizianesca
sarà
fatta
.
Anzi
è
stata
già
fatta
.
Solo
che
si
credeva
d
'
esser
partiti
dal
Carducci
,
e
ci
si
moveva
e
dal
Nannucci
e
dal
Foscolo
.
Ma
,
questa
poesia
del
Poliziano
,
diremo
dunque
che
è
una
poesia
in
margine
alla
poesia
?
O
che
è
una
poesia
«
dell
'
orecchio
»
,
come
il
Leopardi
disse
della
poesia
del
Monti
?
Una
poesia
,
più
che
d
'
un
poeta
,
di
uno
«
squisitissimo
traduttore
»
,
se
«
ruba
ai
latini
o
greci
»
;
se
«
agl
'
italiani
,
come
a
Dante
»
,
di
uno
«
avvedutissimo
e
finissimo
rimodernatore
del
vecchio
stile
e
della
vecchia
lingua
»
?
Vero
sarebbe
,
fino
a
un
certo
segno
,
del
Monti
;
e
ad
ogni
modo
il
Leopardi
scrisse
questo
tenendo
l
'
occhio
alla
grande
poesia
.
Non
è
invece
per
nulla
vero
del
Poliziano
.
Quel
comporre
in
gara
,
ch
'
era
proprio
del
Monti
,
e
per
un
continuo
attrito
,
facile
,
epidermico
,
fu
lontanissimo
dalla
tempra
del
Poliziano
,
il
quale
,
da
una
sì
diversa
e
complessa
mistura
cavò
di
bellissime
dissonanze
;
e
l
'
aiutò
,
in
questo
sottile
lavoro
,
la
sua
natura
di
realista
commosso
,
di
innamorato
della
bellezza
,
di
elegantissimo
rinnovatore
.
Prendiamo
un
verso
solo
di
lui
:
Cresce
l
'
abete
schietto
e
senza
nocchi
.
Un
verso
che
l
'
occhio
,
dopo
letto
,
sempre
rivede
mutato
in
figura
.
Disegno
saldissimo
,
disegno
acuito
all
'
estremo
,
e
pur
come
nuovo
,
accenti
netti
,
una
qualità
vergine
che
resiste
e
resisterà
al
tempo
.
E
prendiamone
un
altro
:
L
'
erbe
e
'
fior
,
l
'
acqua
viva
chiara
e
ghiaccia
.
Qual
altro
poeta
seppe
adoprare
con
un
senso
sì
fresco
tre
aggettivi
in
una
volta
,
con
un
senso
sì
necessario
?
Quell
'
acqua
davvero
scorre
(
viva
)
,
luccica
(
chiara
)
,
ci
tocca
(
ghiaccia
)
.
E
le
parole
paiono
pietra
durissima
;
sebbene
abbiano
vita
e
moto
.
Questo
è
Poliziano
.
E
quante
cose
dipinse
nei
suoi
bellissimi
versi
,
fiori
,
colori
,
la
natura
in
tutti
i
suoi
più
vari
aspetti
,
fino
scene
e
figurazioni
in
apparenza
ricalcate
sulle
più
splendide
forme
delle
arti
figurative
,
quelle
più
splendidamente
severe
,
e
che
invece
furono
viste
direttamente
,
con
un
occhio
che
fruga
,
e
sollecita
in
ciò
che
vede
il
sentimento
dell
'
esistenza
.
Vivono
per
sé
,
le
immagini
e
le
creature
del
Poliziano
,
e
vivono
quasi
sempre
su
uno
sfondo
di
paese
che
,
per
più
verità
,
il
poeta
ha
fermato
con
veloci
tratti
,
perché
intorno
vi
circolasse
l
'
aria
,
vibrasse
un
che
di
magnetico
.
Un
misto
,
insomma
,
di
nuovo
,
intatto
,
e
di
stregato
.
In
quali
altri
versi
di
poeta
antico
è
dato
di
trovare
segni
d
'
un
'
arte
sì
fina
?
Un
qualsiasi
verso
del
Petrarca
:
«
Chiare
,
fresche
e
dolci
acque
»
!
E
solo
in
apparenza
,
per
una
pura
suggestione
verbale
,
voi
vi
ricordate
del
Poliziano
.
È
un
inganno
.
In
quelle
«
chiare
»
«
fresche
»
e
«
dolci
acque
»
Petrarca
vide
,
e
sempre
rivede
,
le
«
belle
membra
»
di
Laura
.
E
voi
stessi
non
potete
scompagnare
quelle
acque
da
quella
vista
.
Hanno
specchiato
quelle
membra
(
chiare
)
,
le
hanno
ravvivate
e
quasi
ringiovanite
(
fresche
)
,
le
hanno
avvolte
come
in
un
divino
abbraccio
(
dolci
)
.
In
quella
memoria
è
la
potenza
e
il
fascino
delle
parole
del
Petrarca
.
Per
il
Petrarca
,
tutta
la
natura
vive
per
la
memoria
di
Laura
,
si
anima
come
toccata
dalla
sua
presenza
,
dice
la
sua
presenza
.
Parmi
d
'
udirla
,
udendo
i
rami
e
l
'
òre
E
le
fronde
e
gli
augei
lagnarsi
e
l
'
acque
Mormorando
fuggir
per
l
'
erba
verde
.
Qui
siamo
nel
regno
fatato
della
musica
.
Tutti
suoni
,
dolci
suoni
,
inesprimibili
suoni
,
a
ricordare
con
indicibile
strazio
quella
voce
di
Laura
;
e
l
'
anima
,
sospesa
,
ora
ode
ora
non
ode
più
.
Poliziano
,
invece
,
volta
per
volta
,
è
come
se
ti
ammaliasse
l
'
occhio
;
e
tu
incantato
a
vedere
,
senza
essere
mai
sazio
.
Nascerà
di
qui
,
poi
,
da
quest
'
offrirti
in
successive
immagini
il
suo
vivacissimo
mondo
,
nascerà
di
qui
la
sua
ottava
,
nella
caratteristica
divisione
in
distici
,
per
tempi
e
modi
diversi
.
Non
è
l
'
ottava
dell
'
Ariosto
,
l
'
armoniosa
ottava
,
che
smorza
in
sé
e
dora
i
suoni
e
le
impressioni
,
obbediente
sempre
a
un
'
idea
nettissima
,
a
un
'
oncia
il
cui
disegno
è
sempre
uno
e
vario
,
un
mutevole
giro
vaghissimamente
chiuso
.
E
non
è
l
'
ottava
del
Tasso
,
franta
,
intarsiata
,
ricca
,
disuguale
,
intimamente
disarmonica
,
con
stanchi
languori
,
che
vorrebbero
,
e
non
riescono
a
conciliare
le
disarmonie
,
a
sciogliere
gli
intarsii
.
È
l
'
ottava
in
forma
di
concertato
.
Piccoli
strumenti
,
ciascuno
col
loro
timbro
nettissimo
,
anzi
un
poco
agro
,
un
sottile
sapore
di
terra
e
d
'
ingegno
.
Si
pensa
a
quelle
zone
felici
,
quand
'
è
cessato
il
tumulto
della
grande
orchestra
.
O
si
pensa
,
e
questo
suggerirebbe
il
modo
particolarissimo
di
leggere
Poliziano
,
e
nel
tempo
stesso
aiuta
a
capire
la
sua
arte
,
si
pensa
a
certe
esecuzioni
sinfoniche
,
dove
il
maestro
badi
a
conservare
la
distinzione
delle
diverse
zone
e
parti
,
fin
nelle
minime
pieghe
e
ombre
,
non
a
fondere
quelle
zone
e
parti
e
a
farne
,
come
dicono
,
uno
strumento
solo
.
Distinguere
e
mantenere
distinte
tutte
le
voci
,
fino
all
'
insoffribile
acuità
;
e
fare
che
il
miracolo
avvenga
per
sé
,
direi
per
magia
,
dentro
di
noi
,
in
un
secondo
tempo
,
in
un
tempo
stregato
.
Perché
,
insomma
,
se
con
l
'
ottava
dell
'
Ariosto
subito
ti
senti
preso
da
un
'
onda
di
suono
accordata
,
e
chiarissimamente
vedi
e
segui
e
godi
il
filo
di
quell
'
onda
;
se
con
l
'
ottava
del
Tasso
,
fatichi
e
ti
perdi
e
ti
ritrovi
,
come
per
sentieri
impervii
;
con
l
'
ottava
del
Poliziano
ti
piace
di
sentire
in
te
quel
variato
complesso
,
di
far
parte
tu
stesso
del
divino
lavoro
,
e
ti
par
quasi
di
avvertire
il
miracolo
nel
momento
che
si
crea
.
Sono
i
vari
accordi
che
si
scontrano
come
fosse
la
prima
volta
.
E
questo
è
veramente
cosa
nuova
nella
storia
della
poesia
.
Dove
dunque
ci
ha
portato
quel
felicissimo
artista
che
è
Angelo
Ambrogini
Poliziano
!
E
volevamo
dire
una
cosa
sola
,
oltre
a
sanare
presso
i
lettori
moderni
l
'
ingiustizia
antica
fatta
all
'
abate
Vincenzio
Nannucci
del
Collegio
Eugeniano
di
Firenze
.
Volevamo
,
alla
reale
commissione
chiamata
a
preparare
i
nuovi
programmi
per
la
nuova
scuola
media
italiana
,
fare
una
proposta
.
Al
secondo
,
al
terzo
anno
del
«
Liceo
classico
»
si
potrà
finalmente
cominciare
a
leggere
,
ma
in
classe
,
con
tutta
l
'
autorità
e
l
'
aiuto
del
maestro
,
le
Rime
del
Poliziano
?
L
'
Orfeo
,
le
rarissime
canzoni
a
ballo
,
i
rispetti
continuati
e
spicciolati
e
,
sopra
tutto
,
le
Stanze
.
Sono
,
queste
Stanze
,
centosettantuna
di
numero
,
milletrecentosessantotto
versi
.
Non
sono
gran
cosa
,
dunque
,
ma
sono
cosa
grande
.
Da
assaporare
e
considerare
con
un
continuo
confronto
dei
poeti
che
il
Poliziano
conobbe
,
studiò
,
e
che
certo
servirono
all
'
incognito
del
suo
linguaggio
.
Una
lettura
d
'
alto
stile
,
insomma
,
con
lenti
e
sapienti
indugi
,
per
scuola
d
'
umanità
.
Si
leggerà
poi
l
'
Ariosto
,
si
leggerà
il
Tasso
;
e
si
capirà
quanto
questi
poeti
debbano
a
quell
'
unico
poeta
.
Che
significa
,
alla
fine
,
capire
la
poesia
.
Che
,
lo
so
,
si
può
leggere
in
tanti
modi
.
Meglio
se
con
più
sussidi
possibile
,
che
la
cultura
e
gli
studi
seri
possono
offrire
,
a
fortificare
e
ad
arricchire
l
'
animo
e
l
'
ingegno
.