StampaQuotidiana ,
Il
Fascismo
entra
nel
quinto
anno
della
sua
responsabilità
statale
e
governativa
.
Quella
che
oggi
si
commemora
in
tutta
Italia
,
non
è
soltanto
una
marcia
rivoluzionaria
,
per
quanto
ardita
;
geniale
e
tatticamente
tempestica
ella
fosse
.
Oggi
si
celebra
il
trionfo
di
un
nuovo
spirito
,
di
una
nuova
mentalità
,
di
una
nuova
civiltà
.
Là
dove
era
il
disordinato
tumulto
degli
egoismi
e
dei
particolarismi
individuali
,
ecco
ristabilirsi
l
'
ordine
e
la
disciplina
..
Là
dove
imperava
il
dogma
distruttore
della
lotta
di
classe
,
ecco
subentrare
il
principio
vitale
della
collaborazione
fra
le
classi
.
Là
dove
la
concorrenza
delle
categorie
immobilizzava
ed
esautorava
lo
Stato
cioè
la
condizione
fondamentale
della
vita
e
della
libertà
di
tutti
ecco
sostituirsi
il
concetto
dell
'
armonia
degl
'
individui
inquadrati
in
un
organismo
unico
,
grande
quanto
la
Nazione
,
forte
come
un
esercito
.
La
Marcia
su
Roma
,
culminata
con
la
sfilata
delle
legioni
dinanzi
alla
Maestà
del
Re
,
in
quel
pomeriggio
del
28
ottobre
1922
che
dette
a
chi
lo
vide
la
sensazione
di
vivere
in
un
'
atmosfera
di
leggenda
,
aprì
veramente
le
porte
a
quella
che
Goethe
e
Carducci
avrebbero
chiamato
«
una
novella
istoria
»
.
Perché
non
si
limitò
ad
innalzare
alla
direzione
del
Paese
la
generazione
che
aveva
fatto
la
guerra
;
non
risolvette
soltanto
una
crisi
cronica
di
governo
;
non
operò
semplicemente
la
sostituzione
d
'
un
gabinetto
ad
un
altro
:
ma
trasformò
gl
'
italiani
,
dal
cuore
al
cervello
,
dall
'
intimo
della
coscienza
alla
visione
della
realtà
quotidiana
..
In
quel
giorno
,
veramente
nacque
,
come
da
un
battesimo
nuovo
,
l
'
italiano
,
moderno
.
Non
si
sentì
più
una
creatura
dispersa
,
miserevole
corpo
sballottato
fra
gli
appetiti
fisici
e
la
presunzione
che
avevano
di
metterlo
nel
loro
gregge
ciascuno
,
dei
capipopolo
che
si
spartivano
le
piazze
.
Non
si
sentì
più
rottame
ondeggiante
sulle
tempeste
dei
partiti
.
Ma
sentì
,
per
la
prima
volta
,
di
essere
un
elemento
:
indispensabile
della
società
in
cui
viveva
;
sentì
di
aderire
alla
terra
che
l
'
aveva
fatto
nascere
e
che
l
'
avrebbe
fatto
vivere
in
dignità
;
sentì
che
i
suoi
connazionali
non
gli
erano
avversati
,
né
estranei
;
ma
commilitoni
,
ma
fratelli
.
finalmente
si
sentì
guidato
da
un
Uomo
in
cui
poteva
riporre
,
non
solo
fiducia
,
ma
amore
;
che
aveva
svegliato
in
lui
,
non
il
torpore
del
ventre
,
ma
la
favilla
dell
'
anima
.
Quell
'
Uomo
,
figliuolo
di
fabbro
,
che
nulla
chiedeva
per
sé
,
ma
tutto
per
tutti
,
era
veramente
un
capo
,
era
,
finalmente
,
il
Capo
.
Dall
'
officina
all
'
esilio
,
dalla
trincea
all
'
ospedale
,
dal
sacrificio
di
sé
al
posto
della
suprema
responsabilità
,
fu
l
'
esempio
.
L
'
italiano
moderno
poteva
finalmente
camminare
a
sguardo
limpido
a
testa
alta
ed
a
cuore
tranquillo
sulle
vie
dell
'
avvenire
,
perché
si
sentiva
investito
di
una
missione
nel
mondo
;
aveva
nel
cuore
una
fede
e
poteva
seguire
senza
esitazioni
né
sgomento
l
'
esempio
d
'
un
condottiero
.
Se
in
questi
quattro
anni
il
Fascismo
non
avesse
fatto
altro
che
creare
l
'
italiano
nuovo
,
ciò
potrebbe
da
vero
bastare
alla
sua
gloria
.
Ma
no
.
Il
Fascismo
non
è
solo
evangelio
,
non
è
soltanto
sentimento
e
passione
;
è
anche
milizia
operante
,
è
azione
quotidiana
,
è
attività
di
governo
.
Orbene
.
Volgiamoci
indietro
e
guardiamo
ciò
che
è
stato
compiuto
,
di
lavoro
e
d
'
opere
,
in
un
periodo
di
tempo
così
breve
di
fronte
alla
continuità
della
storia
che
in
altri
tempo
sarebbe
stato
appena
sufficiente
all
'
altalena
di
dieci
mutamenti
ministeriali
,
senz
'
altro
costrutto
che
quello
di
veder
rifare
da
ciascun
Gabinetto
i
progetti
lasciati
a
mezzo
dai
predecessori
.
I
nemici
del
Fascismo
,
all
'
indomani
della
sua
ascesa
al
potere
,
dissero
,
fra
preoccupati
e
scettici
:
«
Vedremo
come
il
Governo
della
rivoluzione
riuscirà
a
mettere
a
posto
i
gregarii
e
gli
squadristi
»
.
Ebbene
,
ecco
l
'
inquadramento
della
milizia
,
rapidamente
e
magnificamente
compiuto
fino
al
giuramento
al
Sovrano
.
Dissero
allora
i
farisei
:
«
Oh
,
non
basta
.
Vedremo
come
sarà
risolto
il
problema
della
milizia
e
dell
'
esercito
»
.
Ed
ecco
:
là
dove
gli
avversari
speravano
in
un
dualismo
che
avrebbe
spezzate
le
forze
fondamentali
del
Paese
,
sorgere
una
costruzione
ferrea
di
difesa
nazionale
da
destare
l
'
invidia
degli
Stati
di
Europa
.
Assicurata
la
tranquillità
all
'
interno
e
rassicurato
l
'
estero
dei
suoi
pregiudizii
,
ecco
incominciare
l
'
opera
veramente
poderosa
e
gigantesca
della
nuova
legislazione
.
Mussolini
,
discendente
da
una
stirpe
di
lavoratori
,
operaio
egli
pure
,
non
poteva
non
consacrare
alle
masse
le
sue
prime
cure
,
la
sua
maggiore
attenzione
.
Ed
ecco
la
riorganizzazione
di
tutte
le
forze
produttive
nazionali
in
un
grande
inquadramento
sindacale
,
non
più
alla
mercé
di
capoccia
interessati
od
incompetenti
,
ma
disciplinato
in
un
funzionamento
geniale
,
di
cui
,
egli
stesso
,
il
Capo
del
Governo
,
è
alla
testa
,
e
i
cui
eventuali
contrasti
sono
sicuri
di
trovare
la
più
equa
soluzione
nell
'
interesse
comune
.
Tutti
i
problemi
del
dopoguerra
lasciati
insoluti
,
anzi
aggravati
ed
incancreniti
,
da
quattro
anni
di
sgoverno
,
messi
a
posto
,
non
senza
fatica
,
ma
con
rapidità
sorprendente
.
Le
bardature
belliche
,
soppresse
.
L
'
abisso
pauroso
del
deficit
dell
'
erario
,
colmato
;
anzi
,
sostituito
da
un
avanzo
crescente
,
che
apre
al
credito
dell
'
Italia
possibilità
insperate
nell
'
economia
mondiale
.
I
servizi
pubblici
trovati
in
sfacelo
e
con
passività
fallimentari
riordinati
,
rinnovati
e
ricostituiti
finanziariamente
in
modo
da
essere
redditizii
,
pur
triplicando
la
loro
efficienza
tecnica
e
pratica
.
Lo
sbilancio
fra
le
importazioni
e
le
esportazioni
,
frenato
e
diminuito
.
La
sudditanza
passiva
dell
'
Italia
alla
tirannia
dei
fornitori
stranieri
,
mitigata
da
accordi
dignitosi
;
poi
sostituita
da
intese
verso
nuovi
orizzonti
,
se
non
di
assoluta
libertà
(
pur
troppo
,
gli
ostacoli
della
natura
non
sono
interamente
sopprimibili
dagli
uomini
)
,
almeno
di
sopportabilità
.
La
produzione
interna
del
grano
avviata
verso
una
méta
miracolosa
:
quella
di
far
bastare
l
'
Italia
ai
bisogni
dei
proprii
figli
.
La
nostra
schiavitù
in
materia
di
combustibili
fossili
sensibilmente
diminuita
con
un
'
accorta
politica
idroelettrica
.
Oggi
,
da
Modane
a
Livorno
,
i
treni
mediterranei
non
consumano
più
un
chilo
di
carbon
fossile
.
E
le
nostre
maggiori
industrie
sono
attivate
con
l
'
energia
delle
cascate
montane
.
La
disoccupazione
,
terribile
male
sociale
che
prostra
potenze
ben
più
ricche
della
nostra
come
l
'
Inghilterra
,
resa
quasi
trascurabile
da
noi
,
quantunque
i
Paesi
d
'
emigrazione
abbiano
chiuse
le
porte
alla
nostra
esuberanza
demografica
.
Le
braccia
dei
connazionali
che
non
troverebbero
adeguato
impiego
nelle
industrie
,
eccole
riavviate
all
'
agricoltura
l
'
infallibile
donatrice
della
prosperità
futura
,
ricondotta
dal
Capo
del
Governo
alla
sua
dignità
romana
,
o
verso
opere
pubbliche
non
indegne
del
ricordo
imperiale
.
Il
caro
vita
,
l
'
altro
flagello
cui
nessun
popolo
del
mondo
ha
potuto
sottrarsi
,
destinato
in
un
tempo
più
o
meno
breve
(
ciò
dipenderà
dal
grado
di
sobrietà
e
di
resistenza
del
nostro
magnifico
popolo
)
a
diminuire
in
proporzione
notevolissima
il
suo
peso
schiacciante
,
grazie
all
'
opera
lenta
,
ma
gradualmente
sicura
,
della
rivalutazione
della
lira
.
Il
risparmio
,
che
la
inflazione
aveva
allontanato
dalle
abitudini
dei
popoli
a
moneta
svalutata
,
ricondotto
alle
sue
tradizioni
nostrane
,
col
ritorno
della
fiducia
pubblica
nella
potenza
d
'
acquisto
della
moneta
nazionale
.
Il
problema
dei
nostri
debiti
all
'
estero
,
che
avrebbe
impedito
per
decenni
il
risanamento
economico
e
finanziario
del
Paese
,
risolto
in
modo
soddisfacente
.
Il
credito
estero
,
sopra
tutto
americano
,
riassicurato
all
'
Italia
,
dopo
un
quinquennio
di
latitanza
e
di
diffidenza
.
La
Marina
ricostituita
in
modo
superbo
;
tanto
quella
per
la
difesa
della
Patria
quanto
quella
del
commercio
e
dei
trasporti
di
viaggiatori
.
Anzi
,
in
questi
pochi
anni
l
'
Italia
s
'
è
arricchita
dei
più
belli
e
rapidi
transatlantici
del
mondo
;
fonte
d
'
oro
per
il
Paese
,
poiché
,
com
'
é
noto
,
i
noli
sono
pagati
in
oro
.
Le
colonie
mediterranee
,
che
la
guerra
ci
aveva
fatte
perdere
,
non
solo
riconquistate
,
ma
pacificamente
riorganizzate
in
modo
da
poter
bastare
a
se
stesse
e
cominciare
a
dar
contributi
alla
vita
metropolitana
.
Le
colonie
eritree
e
somale
valorizzate
in
modo
promettentissimo
,
senza
contare
il
recente
e
rilevante
loro
estendimento
territoriale
.
La
pace
adriatica
divenuta
,
non
una
ironica
espressione
diplomatica
,
ma
una
realtà
della
politica
europea
.
I
rapporti
con
gli
Stati
principali
d
'
Europa
impiantati
sulla
base
della
dignità
,
della
parità
,
del
prestigio
nazionali
,
oltre
che
orientati
ad
un
utile
scambievole
con
trattati
di
amicizia
e
di
commercio
che
i
Governi
cosidetti
democratici
ed
ispirati
a
tenerezze
internazionali
,
non
seppero
mai
attuare
in
modo
concreto
e
duraturo
.
E
non
entriamo
nel
campo
religioso
,
né
in
quello
dell
'
istruzione
,
né
in
quello
dell
'
arte
e
dell
'
artigianato
,
né
in
quello
della
cultura
,
né
in
quello
del
riordinamento
della
giustizia
,
né
in
quello
delle
Amministrazioni
pubbliche
,
poiché
solo
per
riassumere
l
'
attività
del
Governo
fascista
e
del
Fascismo
in
tali
dominii
occorrerebbe
un
volume
.
Concludiamo
col
ricordare
le
imprese
dell
'
ardimento
umano
cui
lo
spirito
fascista
ha
saputo
dare
impulso
,
incitamento
,
vittoria
.
Sono
il
segno
,
non
solo
di
un
Paese
dove
la
giovinezza
è
fremente
d
'
attività
,
di
lavoro
,
di
intelligenza
,
di
possibilità
;
ma
sono
la
pietra
di
paragone
del
metallo
«
uomo
»
che
la
gran
fiamma
del
Fascismo
ha
saputo
temprare
per
le
battaglie
future
.
De
Pinedo
,
Nobile
,
la
falange
di
coloro
che
s
'
apprestano
a
misurarsi
nei
formidabili
cimenti
internazionali
con
quanto
di
meglio
abbia
prodotto
il
mondo
,
non
sono
nomi
di
risultati
acquisiti
.
Sono
punti
di
partenza
.
Rappresentano
,
non
le
conclusioni
di
un
passato
,
ma
le
origini
del
nostro
immancabile
divenire
.
Questo
ha
fatto
il
Regime
,
in
quattro
anni
.
Ricordiamolo
,
in
una
ricorrenza
che
permette
di
volgere
per
un
istante
gli
occhi
indietro
,
e
considerare
il
cammino
percorso
.
Domani
,
non
lo
potremmo
più
.
Perché
il
Duce
non
ama
l
'
ombra
degli
allori
,
né
le
contemplazioni
del
paesaggio
lasciato
dietro
spalle
.
Il
Duce
ha
insegnato
agli
italiani
a
guardare
dritto
innanzi
a
loro
.
Egli
non
comanda
l
'
alt
.
Dice
:
«
Avanti
»
.