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NELL'ANNO SESTO ( - , 1927 )
StampaQuotidiana ,
Entrando il Regime nel suo sesto annuale , la « Gazzetta del Popolo » saluta il proprio ottantesimo anno di vita . Il rilievo di questa coincidenza non sembri immodesto ai cittadini di Torino , ai lettori , agli amici , ai commilitoni di tutto il Piemonte . Se è oggi per noi motivo di fierezza e di orgoglio , ne sentiamo anche il peso dell ' accresciuta responsabilità ; ne comprendiamo il più rigido dovere . Se è ai nostri occhi un titolo di nobiltà , è anche un impegno d ' onore di fronte alla Nazione . Questo ottantennio di gloria richiede al nostro lavoro più lavoro ; esige dalla severità della nostra coscienza maggiore severità . Ha diritto di ordinare al nostro tradizionale patriottismo un di più di sacrifici . Per questo , e non per vanità esibizionistiche , accomuniamo le due ricorrenze in una stessa parola : Fascismo . Abbiamo il 28 ottobre riassunto , sia pure nei limiti troppo brevi consentiti ad un quotidiano , la mole immensa di riforme e di opere condotta a termine , con un crescendo miracoloso di volontà e di ardimenti , di genialità e di pazienza , di fede e di sforzi , dal Governo fascista e dal popolo italiano , sotto la direzione l ' esempio la guida di Benito Mussolini . Oggi che il Duce dà alla Nazione la parola d ' ordine per il sicuro domani : DURARE , non è possibile che noi dimentichiamo quanto il Capo stesso aggiunge per chiodare nella nostra testa e nell ' anima nostra la ferrea bellezza dell ' austero comandamento : « Come per il passato , durare è il motto dell ' avvenire . Durare con disciplina perfetta , con dedizione assoluta . Perfezionare gli strumenti della Rivoluzione , moltiplicarne le nostre forze , temprare gli spiriti per tutte le battaglie » . Come per il passato . Soli in Italia , gli uomini che per 80 anni ebbero l ' onore di dirigere questo vecchio e sempre rinnovantesi giornale subalpino , trasmettendosi il sacro retaggio come nelle lampadoforie elleniche i portatori di fiaccole si passavano in corsa l ' un l ' altro le fiamme da tenere perennemente accese , tutti , i morti ed i vivi , gli illustri e gli oscuri , possono oggi presentarsi in serena coscienza dinanzi al Ricostruttore dell ' Italia nuova e dirgli : « Duce , tenemmo fede al tuo comandamento » . E possono ricordargli : « La volontà rettilinea che dal 1848 al sesto annuale del Fascismo impresse a questo strumento d ' idee e di battaglia una continuità d ' azione che non ha forse riscontro in altri organismi viventi della Penisola , ci sia presso di te arra e garanzia , malleveria e testimonianza che dureremo in avvenire come durammo in passato , superando tutte le tempeste , compresa la momentanea sconfitta , resistendo a tutte le lusinghe , comprese quelle della popolarità . « Dall ' indomani di Novara all ' indomani di Lissa , da qui partì , prima che ancora nascessi alle fortune d ' Italia , la tua grande parola : « Durare » . Dalla triste primavera di Adua all ' ottobre di Caporetto , primavera anch ' esso della riscossa della Patria da qui venne lanciato il tuo grido di moltiplicare le forze e preparar gli spiriti a tutte le battaglie . « E quando il Paese si smarrì , dimentico della Vittoria , dietro gli stracci rossi d ' avvelenate illusioni straniere , da qui mosse la voce che sembrò a molti quella del deserto : Dio salvi l ' Italia . E fummo esauditi con la miracolosa rapidità delle preghiere giuste , delle invocazioni fidenti , della speranza certa . Il Destino già ti aveva inviato fra noi . « E quando l ' Adriatico parve perduto ed i frutti stessi della Vittoria compromessi , mentre un pugno d ' uomini guidati da un poeta soldato osava contrastare la volontà del mondo , da qui gli vennero l ' aiuto e la solidarietà che fin d ' allora tu indicasti necessari . « E quando la struttura stessa della Nazione scricchiolò nelle sue vertebre annunziando imminente il disordinato immeritato sfacelo di un popolo che aveva fatto volger le spalle ad uno degli eserciti più potenti d ' Europa ; e tu convocavi a Napoli l ' adunata degli uomini nuovi capaci di risuscitare dal crollo e dai pantani l ' immagine giovanile dell ' Italia e il volto eterno di Roma , da qui parti l ' invocazione che scosse il Piemonte da Superga a Santena : « Mussolini » . Il 30 ottobre 1922 Benito Mussolini , già designato dal Re Primo Ministro , giungeva a Roma , entrava al Quirinale in camicia nera e portava al Sovrano la devozione dell ' Italia di Vittorio Veneto . Sia consentito a questo ottuagenario giornale subalpino , nell ' anniversario dell ' evento memorabile , ripetere al Duce la parola dell ' intatta fedeltà piemontese ; sia concesso di rievocare ora la continuità della sua missione non mai interrotta : quella di saper ridestare , nei momenti decisivi per la vita del Paese , le tradizioni del tempo eroico delle sue origini , . « ricongiungendo com ' ebbe a scrivere Giovanni Gentile nella sua propria storia la fine col principio del Risorgimento italiano » . È la vecchia bandiera dei nostri patrioti che sanno donare e tacere . La sua espressione dichiarò all ' indomani della Marcia su Roma il quadrumviro di questa terra è sempre un atto di pura fede . « I Piemontesi l ' amano come i loro monti , come i loro fiumi , come le loro vecchie case » . Possiamo dunque levare con mano non indegna e con serena coscienza la gloriosa bandiera , in mezzo alla selva dei gagliardetti e dire alle prodi Camicie nere che per giovinezza lo ignorano : all ' indomani di Novara , Bottero , mentre da queste colonne incitava fascisticamente gl ' italiani ad armarsi per la riscossa contro i vili di dentro ed i nemici di fuori , inseriva nel rettangolo bianco del tricolore il Fascio littorio . Ecco perché , compiendosi il quinquennio del Regime , siamo lieti e fieri di sentirci un ponte di passaggio , un anello di concatenazione , un punto di congiungimento fra il passato e l ' avvenire . Ogni qualvolta l ' Italia ha chiamato , qui si è risposto : « presente » . Il Duce squillante voce della Patria comanda un più energico : « A noi » . Come da otto decennii ce ne hanno dato l ' esempio gli artefici della prima rivoluzione italiana , fondatori di questa nostra casa ; come hanno fatto sempre i loro continuatori con fedeltà di giuramento non mai ritrattata né smentita , al nuovo comando di durare , ripetiamo : Presenti !