StampaQuotidiana ,
Nicola
,
il
capo
dei
bestiai
della
tenuta
della
Marsigliana
,
ha
fatto
mettere
oggi
una
vecchia
sella
da
buttero
,
con
il
«
pallino
»
,
sul
suo
cavallo
.
Il
«
pallino
»
è
un
corno
di
cuoio
e
di
ferro
sul
davanti
della
sella
che
serve
per
legare
le
bestie
prese
al
laccio
.
Il
vecchio
buttero
vuole
per
nostra
edificazione
istruire
oggi
una
cavalla
selvaggia
,
alla
quale
però
ha
già
dato
due
o
tre
lezioni
del
come
ci
si
comporta
in
compagnia
degli
uomini
.
Nicola
è
contrario
al
sistema
brutale
di
domare
le
bestie
piantandosi
a
cavalcioni
«
a
pelo
»
e
facendole
galoppare
,
saltare
e
scalciare
finché
cadono
a
terra
sfinite
,
o
finché
il
buttero
fa
un
rotolone
nella
polvere
.
Alla
descrizione
di
un
«
rodeo
»
nordamericano
,
dove
piantano
la
sella
sui
puledri
selvaggi
e
vi
montano
sopra
e
rimangono
attaccati
a
forza
di
ginocchia
malgrado
tutti
gli
scarti
e
i
salti
da
montone
,
Nicola
crolla
la
testa
:
è
un
sistema
inumano
.
L
'
animale
va
educato
a
poco
a
poco
,
come
un
bambino
,
secondo
lui
.
Nicola
ama
prendersi
i
puledri
a
uno
a
uno
,
portarseli
nel
rimessino
una
piccola
arena
circondata
da
una
staccionata
e
abituarli
gradatamente
,
lezione
per
lezione
,
con
qualche
giorno
di
riposo
e
d
'
intervallo
tramezzo
,
alla
presenza
dell
'
uomo
,
al
suo
odore
,
alla
sua
mano
,
alla
sua
volontà
,
al
suo
peso
,
alla
capezza
,
alla
sella
,
al
morso
e
alla
fatica
.
Egli
ha
imparato
in
tanti
anni
a
dosare
le
lezioni
per
difficoltà
.
La
prima
volta
,
egli
spiega
,
la
tradizione
maremmana
vuole
che
il
buttero
catturi
l
'
animale
col
laccio
e
,
tenendogli
la
testa
fra
le
mani
,
gli
sputi
in
una
narice
.
Dicono
che
sia
per
fargli
sentire
l
'
odore
dell
'
uomo
.
È
un
gesto
millenario
,
forse
,
che
verrà
dalle
pianure
dell
'
Asia
con
i
primi
cavalieri
e
con
i
primi
cavalli
.
Nella
seconda
lezione
del
corso
di
Nicola
,
il
puledro
legato
vien
fatto
trottare
e
galoppare
intorno
al
rimessino
.
Poi
s
'
incomincia
a
fargli
sentire
la
capezza
e
la
mano
dell
'
uomo
che
comanda
.
Nella
lezione
successiva
il
cavallo
impara
a
conoscere
il
peso
della
sella
,
la
pesante
«
bardella
»
maremmana
,
e
poi
quello
del
cavaliere
.
Il
resto
del
lavoro
non
lo
fa
più
Nicola
,
ma
il
buttero
a
cui
viene
assegnato
il
cavallo
e
che
lo
monta
in
giro
per
la
tenuta
per
giornate
intere
.
Il
capo
bestiaio
ci
segna
,
con
la
punta
del
lungo
bastone
di
corniolo
,
una
cavalla
lontana
in
un
pascolo
.
È
l
'
allieva
di
oggi
.
Due
butteri
si
staccano
dal
gruppo
e
vanno
a
prenderla
per
condurla
nel
rimessino
,
all
'
ombra
di
un
ciuffo
d
'
alberi
.
Nicola
entra
nel
recinto
,
staccando
dalla
sella
il
laccio
e
facendoselo
scorrere
tra
le
mani
,
in
attesa
.
In
mezzo
al
rimessino
è
un
vecchio
tronco
d
'
albero
senza
corteccia
,
con
due
rami
mozzi
.
Lo
chiamano
il
«
giudice
»
e
serve
a
legare
il
bestiame
,
e
ad
appoggiare
le
corde
per
tirarlo
.
Da
un
pascolo
vicino
uno
stallone
nitrisce
:
chiama
una
cavalla
che
non
vediamo
e
che
gli
risponde
ogni
tanto
.
Una
folata
di
vento
fa
rabbrividire
le
foglie
.
Il
vecchio
bestiaio
attende
con
il
laccio
pronto
.
Con
i
buoni
baffi
bianchi
ad
arco
sulla
bocca
,
il
cappellaccio
di
feltro
stinto
,
il
giacchettone
di
fustagno
,
le
gambe
penzolanti
lungo
la
sella
,
egli
non
somiglia
,
neppure
lontanamente
,
a
una
di
quelle
leggendarie
figure
di
centauri
armati
di
laccio
e
di
pistola
dei
libri
d
'
avventure
ginnasiali
e
del
vecchio
cinema
eroico
.
I
due
butteri
,
con
la
cavalla
davanti
a
loro
,
arrivano
di
galoppo
.
Il
cancello
del
rimessino
si
spalanca
,
e
inghiotte
l
'
animale
trafelato
,
che
si
ferma
indeciso
e
atterrito
,
mentre
i
due
uomini
saltano
di
sella
e
gettano
le
briglie
sulla
staccionata
.
La
bestia
cerca
un
'
uscita
,
abbozza
un
galoppo
,
s
'
impenna
e
riparte
nell
'
altra
direzione
,
ficca
la
testa
fra
le
travi
di
legno
cercando
una
uscita
,
nitrisce
disperatamente
.
Un
urlo
di
un
buttero
appollaiato
sulla
staccionata
la
fa
partire
di
corsa
,
chinata
verso
l
'
interno
come
un
cavallo
da
circo
,
mentre
Nicola
,
con
la
lingua
stretta
fra
i
denti
,
per
paura
di
sbagliare
il
colpo
,
fa
roteare
l
'
anello
di
corda
sulla
sua
testa
e
lo
lancia
.
Il
cerchio
si
abbatte
molle
attorno
al
collo
dell
'
animale
,
che
si
ferma
indeciso
.
Il
buttero
lega
immediatamente
al
«
pallino
»
della
sella
la
corda
che
si
tende
,
mentre
la
bestia
indietreggia
puntando
gli
zoccoli
,
scuotendo
il
collo
.
Ma
il
cavallo
di
Nicola
,
che
conosce
il
mestiere
forse
quanto
lui
,
pianta
solidamente
i
ferri
nella
polvere
e
resiste
a
gambe
tese
,
senza
muoversi
.
La
cavalla
quasi
soffoca
,
nello
sforzo
di
liberarsi
dal
laccio
,
ed
ansima
con
un
breve
soffio
rauco
.
Il
grido
improvviso
di
un
buttero
la
fa
ripartire
al
galoppo
,
disordinatamente
,
scuotendo
la
criniera
.
Nicola
manovra
cauto
per
tenere
sempre
libera
la
corda
del
«
giudice
»
,
perché
se
si
dovesse
arrotolare
attorno
al
tronco
la
cavalla
soffocherebbe
.
Ma
il
suo
cavallo
,
quasi
senza
comandi
,
si
ferma
,
si
gira
,
calmo
e
attento
.
L
'
animale
,
dopo
una
corsa
affannosa
e
spossante
,
s
'
è
fermato
e
guarda
attorno
,
diffidente
e
pauroso
.
«
Prova
un
po
'
la
capezza
!
»
comanda
Nicola
,
ed
uno
dei
butteri
sospende
l
'
arnese
al
bastone
di
corniolo
e
si
avvicina
adagissimo
alla
cavalla
,
facendoglielo
odorare
a
braccio
teso
.
La
bestia
ha
dei
tremiti
convulsi
,
e
tenta
ancora
di
svincolarsi
dal
laccio
,
squassando
disperatamente
il
collo
.
A
poco
a
poco
l
'
uomo
riesce
ad
avvicinarsi
,
a
infilarle
il
muso
nella
capezza
,
e
lentamente
gliela
passa
dietro
le
orecchie
e
l
'
affibbia
.
Tutto
questo
Nicola
l
'
aveva
già
fatto
nella
prima
lezione
che
egli
ha
dato
alla
cavalla
qualche
giorno
fa
.
Ma
ad
ogni
lezione
bisogna
ricominciare
da
capo
.
I
cavalli
sono
scolari
senza
memoria
.
Il
laccio
,
ora
,
è
inutile
,
e
Nicola
lo
fa
sfilare
,
afferrando
la
cima
della
capezza
per
guidare
la
bestia
,
che
incomincia
a
galoppare
in
giro
,
con
un
rauco
suono
fischiante
di
respiro
affrettato
.
Ogni
tanto
s
'
impunta
,
davanti
a
un
'
ombra
,
a
un
ramo
mosso
dal
vento
,
a
un
buttero
appollaiato
sulla
staccionata
;
poi
riparte
di
carriera
,
per
fermarsi
poco
più
in
là
,
e
non
muoversi
se
uno
dei
bestiai
non
scende
nel
rimessino
e
la
fa
ripartire
urlando
e
agitando
le
braccia
.
A
un
certo
punto
si
mette
nel
centro
e
si
lascia
cadere
a
terra
,
rotolando
sul
dorso
con
le
gambe
all
'
aria
come
un
cane
che
vuol
giocare
.
Nicola
,
paziente
,
la
segue
,
manovrando
la
corda
,
attorno
al
«
pallino
»
della
sella
,
accorciandola
ed
allungandola
,
girando
attorno
al
«
giudice
»
,
e
dando
dei
brevi
comandi
ai
butteri
che
l
'
aiutano
.
Man
mano
che
l
'
animale
si
stanca
,
Nicola
accorcia
la
corda
tesa
che
lo
divide
dalla
cavalla
.
Finalmente
,
dopo
molti
minuti
,
la
bestia
sfibrata
,
ansimante
,
si
ferma
e
Nicola
si
avvicina
,
adagio
per
non
farla
fuggire
.
Vuol
tentare
di
metterle
per
la
prima
volta
la
«
bardella
»
la
pesantissima
sella
maremmana
e
deve
farlo
senza
destare
i
sospetti
della
bestia
,
che
non
si
è
mai
sentita
la
schiena
legata
e
costretta
da
un
forte
peso
.
Uno
dei
bestiai
,
da
un
lato
,
tiene
la
«
bardella
»
pronta
,
appoggiata
alla
staccionata
.
Nicola
porta
il
suo
cavallo
,
lentissimamente
,
con
precauzione
,
sotto
al
collo
dell
'
allievo
,
finché
può
afferrare
la
cavalla
selvaggia
per
le
due
orecchie
,
passarle
l
'
avambraccio
sugli
occhi
,
e
appoggiarle
la
testa
alla
groppa
del
suo
cavallo
.
Un
bestiaio
,
per
prepararla
al
contatto
duro
della
sella
ed
alla
stretta
della
sottopancia
,
le
passa
sul
dorso
e
sul
ventre
un
ramo
,
disegnando
sul
pelo
sudato
il
profilo
della
«
bardella
»
.
Finalmente
,
a
un
comando
di
Nicola
,
il
buttero
porta
a
due
braccia
la
sella
e
la
depone
sulla
groppa
della
cavalla
,
la
quale
,
al
contatto
,
tenta
di
rinculare
timorosamente
scuotendo
il
collo
.
Ma
il
vecchio
buttero
la
tiene
immobile
nella
morsa
delle
braccia
,
ed
i
bestiai
possono
affibbiare
ogni
cinghia
,
ed
assestare
la
sella
,
legando
le
staffe
in
cima
:
se
ciondolassero
lungo
i
fianchi
la
metterebbero
presto
in
furore
.
Quando
la
lasciano
libera
,
la
cavalla
comincia
a
girarsi
intorno
,
furibonda
,
come
se
un
tafano
la
stesse
tormentando
,
poi
abbozza
un
piccolo
galoppo
sfrenato
,
s
'
impunta
,
scalcia
,
salta
,
ansimando
.
I
butteri
ridono
delle
manovre
della
bestia
che
non
ha
compreso
che
cosa
sia
successo
e
che
tenta
di
liberarsi
dalla
stretta
e
dal
peso
insopportabili
.
Quando
si
è
stancata
,
Nicola
le
va
vicino
e
le
prende
di
nuovo
la
testa
fra
le
braccia
.
Uno
dei
butteri
si
stacca
di
dosso
i
cosciali
di
pelo
di
capra
che
gli
proteggono
le
gambe
dai
pruni
quando
traversa
la
macchia
,
e
,
ridendo
,
glieli
attacca
ciondoloni
ai
due
lati
della
sella
.
E
la
lezione
«
numero
uno
»
nell
'
arte
di
portare
un
cavaliere
,
fatta
con
dei
cosciali
spelacchiati
che
non
hanno
paura
di
essere
rotolati
per
terra
e
che
rimangono
sempre
attaccati
.
Infatti
la
cavalla
è
presa
dal
terrore
al
contatto
di
quelle
due
cose
che
ciondolano
e
la
solleticano
sui
fianchi
,
e
parte
saltando
e
scalciando
.
Abbozza
due
o
tre
salti
da
montone
,
abbassando
la
testa
fra
le
ginocchia
e
,
mentre
i
butteri
ridono
dello
scherzo
,
si
rotola
per
terra
,
con
gli
zoccoli
all
'
aria
.
Quando
si
rialza
i
cosciali
danzano
ancora
sulla
sella
ad
ogni
salto
,
legati
solidamente
.
Dopo
qualche
minuto
,
Nicola
le
si
avvicina
ed
ordina
che
venga
liberata
.
La
lezione
è
finita
.
Il
cancello
si
spalanca
e
la
cavalla
sudata
e
lucente
parte
al
galoppo
verso
i
pascoli
lontani
.
Nicola
arrotola
il
laccio
,
facendolo
scorrere
tra
i
due
pugni
con
un
gesto
marinaresco
.
Fra
qualche
giorno
,
dice
,
un
buttero
la
monterà
.
«
Deve
essere
un
lavoro
difficile
,
la
prima
volta
»
suggeriamo
noi
.
«
Che
!
»
risponde
sorridente
.
«
Chi
monta
è
fatto
com
'
un
omo
,
no
?
»