StampaQuotidiana ,
L
'
importanza
politica
del
riavvicinamento
italo
-
francese
trascende
lo
stesso
valore
obiettivo
degli
accordi
firmati
i
quali
hanno
spezzato
un
diaframma
che
impediva
una
schietta
intesa
fra
due
popoli
aventi
un
grande
e
comune
destino
nello
sviluppo
della
nostra
storia
.
La
lettera
degli
accordi
è
già
nota
attraverso
i
comunicati
ufficiali
e
le
chiare
precisazioni
dei
negoziatori
:
anche
la
stampa
ha
già
ampiamente
rilevato
i
molteplici
aspetti
del
fortunato
negoziato
.
Ciò
che
oggi
interessa
è
la
considerazione
del
modo
nel
quale
l
'
opinione
pubblica
dei
vari
paesi
va
orientandosi
in
rapporto
agli
accordi
di
Roma
i
quali
,
avendo
soprattutto
un
carattere
programmatico
,
sono
destinati
a
risentire
le
influenze
della
politica
non
solo
delle
cancellerie
,
ma
anche
delle
vaste
sfere
della
pubblica
opinione
che
pure
sono
sensibili
di
fronte
a
problemi
che
toccano
lo
stesso
destino
dei
popoli
.
Gli
accordi
romani
hanno
infatti
un
duplice
aspetto
:
liquidano
un
passato
e
preparano
un
avvenire
.
La
liquidazione
del
passato
è
avvenuta
con
una
intesa
che
,
come
disse
Mussolini
,
è
«
una
transazione
reciproca
soddisfacente
»
.
Il
modo
con
il
quale
sono
state
risolte
le
questioni
del
retro
-
terra
libico
,
del
confine
fra
l
'
Eritrea
e
la
Somalia
francese
,
dello
statuto
degli
italiani
di
Tunisi
indica
come
non
tanto
in
Africa
quanto
in
Europa
si
dovevano
cercare
le
ragioni
di
quei
dissensi
i
quali
impedivano
«
la
consacrazione
di
quei
valori
ideali
che
vengono
dalla
comunanza
delle
origini
»
fra
i
due
popoli
.
Questi
dissensi
potevano
prendere
motivo
dalle
rivendicazioni
coloniali
ma
non
avevano
la
loro
radice
in
esse
.
La
ragione
era
più
vasta
e
bisogna
risalire
fino
ai
trattati
di
pace
ed
alle
amarezze
che
hanno
lasciato
in
vincitori
e
vinti
per
rendersi
conto
come
ancora
oggi
,
sotto
la
pressione
di
eventi
che
minacciano
di
far
ripiombare
l
'
Europa
nella
barbarie
,
si
stiano
liquidando
le
tristi
eredità
del
passato
.
«
Ascoltiamo
le
lezioni
della
storia
ha
detto
Laval
.
È
sempre
nella
guerra
che
sono
sommerse
le
civiltà
»
.
Di
fronte
a
questo
pericolo
i
responsabili
della
politica
di
due
grandi
nazioni
hanno
saputo
ritrovare
la
via
di
quegli
accordi
che
,
come
felicemente
disse
il
capo
del
governo
,
«
servono
non
a
restringere
ma
ad
allargare
l
'
orizzonte
della
vita
europea
»
.
«
I
popoli
non
vogliono
più
attendere
aveva
affermato
Laval
poiché
essi
sono
nell
'
incertezza
e
troppo
spesso
nella
miseria
»
.
A
risollevare
l
'
opinione
pubblica
dalla
depressione
morale
e
dalla
stanchezza
della
sfiducia
mirano
soprattutto
gli
accordi
romani
.
Si
può
dire
che
essi
prevedono
una
nuova
organizzazione
dell
'
Europa
,
una
risoluzione
dei
più
spinosi
problemi
europei
che
vanno
dall
'
indipendenza
dell
'
Austria
al
riavvicinamento
italo
-
piccolointesista
,
dall
'
affermazione
del
principio
della
non
ingerenza
alla
ripresa
della
Conferenza
del
disarmo
con
la
collaborazione
della
Germania
.
Non
solo
prevedono
,
ma
vogliono
;
cioè
gli
accordi
non
si
esauriscono
in
una
unità
di
vedute
ma
sono
anche
un
impegno
di
volontà
:
non
dottrina
,
ma
politica
,
non
intellettualismo
ma
volontarismo
.
Per
questo
va
sottolineato
l
'
aspetto
psicologico
della
visita
di
Laval
in
quanto
esso
significa
comprensione
,
possibilità
di
discutere
e
di
comprendersi
,
eliminazioni
di
apriorismi
e
di
prevenzioni
che
nella
politica
portano
quegli
elementi
imponderabili
il
cui
gioco
è
spesso
decisivo
.
Dal
Patto
a
quattro
ai
colloqui
di
Stra
,
e
dai
colloqui
di
Stra
a
Roma
sono
stati
fatti
grandi
passi
.
Gli
avvenimenti
del
secondo
semestre
1934
hanno
spostato
quel
sistema
di
equilibri
che
un
anno
fa
regolavano
gli
orientamenti
della
politica
europea
.
Oggi
Roma
e
Parigi
,
con
l
'
adesione
di
Londra
che
non
potrà
non
essere
resa
esplicita
nei
prossimi
incontri
,
hanno
un
programma
comune
sull
'
indipendenza
dell
'
Austria
,
e
sul
principio
della
«
non
ingerenza
»
che
è
destinato
ad
essere
un
principio
capace
di
conciliare
i
contrastanti
interessi
del
revisionismo
e
dell
'
antirevisionismo
.
Le
sfere
ufficiali
ungheresi
hanno
infatti
chiarito
come
l
'
accettazione
del
principio
della
«
non
ingerenza
»
non
significhi
rinuncia
al
principio
revisionistico
,
poiché
per
revisione
non
s
'
intende
intromissione
negli
affari
di
un
paese
straniero
,
né
tanto
meno
conflitto
per
il
regolamento
di
questioni
territoriali
,
ma
procedura
pacifica
prevista
dall
'
art
.
19
del
Patto
delle
Nazioni
.
Sulla
questione
del
disarmo
Mussolini
e
Laval
hanno
convenuto
di
riconoscere
che
nessun
paese
può
modificare
per
atto
unilaterale
le
sue
obbligazioni
in
materia
di
armamenti
e
che
,
nel
caso
in
cui
questa
eventualità
dovesse
verificarsi
,
essi
si
consulterebbero
.
L
'
interpretazione
di
questo
accordo
è
stata
varia
:
alcuni
giornali
francesi
hanno
visto
in
questo
impegno
il
riconoscimento
da
parte
dell
'
Italia
dell
'
illegalità
del
riarmo
tedesco
;
altri
invece
,
notando
che
l
'
accordo
si
richiama
esplicitamente
«
alla
dichiarazione
sull
'
eguaglianza
dei
diritti
dell'11
dicembre
1931
»
che
costituisce
la
premessa
dell
'
accordo
stesso
,
si
sono
preoccupati
di
insistere
sulla
tesi
della
necessità
degli
armamenti
francesi
in
previsione
di
una
legalizzazione
del
riarmo
germanico
.
In
sostanza
il
testo
dell
'
accordo
afferma
l
'
inammissibilità
di
una
modificazione
unilaterale
degli
impegni
internazionali
e
quindi
si
risolve
in
una
affermazione
societaria
della
solidarietà
.
La
questione
degli
armamenti
si
deve
risolvere
non
con
arbitrarie
prese
di
posizioni
,
ma
per
via
di
intese
:
questo
dicono
gli
accordi
romani
che
perciò
si
possono
considerare
come
un
efficace
stimolo
alla
ripresa
delle
discussioni
ginevrine
.
La
stampa
internazionale
infatti
ha
già
incominciato
a
prospettare
i
possibili
termini
di
una
ripresa
delle
discussioni
a
Ginevra
in
materia
di
disarmo
e
con
l
'
intervento
della
Germania
.
Evidentemente
,
dalla
risoluzione
del
plebiscito
della
Sarre
e
dall
'
accettazione
da
parte
di
tutti
gli
Stati
invitati
del
principio
di
non
ingerenza
dipendono
le
possibilità
di
successo
di
una
ripresa
della
conferenza
per
la
limitazione
degli
armamenti
.
Per
questo
«
non
bisogna
credere
che
tutto
sia
fatto
»
e
bisogna
quindi
coltivare
un
'
amicizia
che
ha
avuto
un
ritorno
così
spontaneo
,
cordiale
e
promettente
.
Non
rinunciare
alle
rispettive
amicizie
,
come
ha
detto
Mussolini
,
ma
armonizzarle
secondo
le
esigenze
generali
:
tale
può
essere
un
programma
capace
di
far
superare
le
difficoltà
degli
ultimi
mesi
,
in
quanto
parte
dalla
realistica
premessa
dell
'
esistenza
di
amicizie
,
mira
al
realizzabile
fine
di
eliminare
i
contrasti
in
nome
di
quelle
«
esigenze
generali
»
che
non
sono
altro
che
l
'
interesse
della
comunità
europea
sulla
quale
grava
l
'
ipoteca
posta
dalle
rivalità
e
dalle
incomprensioni
.