StampaQuotidiana ,
A
che
cosa
miravano
,
da
quale
motivo
erano
animati
i
barricadieri
di
Firenze
e
gl
'
incendiari
di
Trieste
nel
perpetrare
i
loro
atti
terroristici
?
Non
dal
disagio
economico
e
tanto
meno
dalla
fame
.
La
fame
e
il
disagio
economico
non
possono
più
compiere
la
loro
classica
funzione
di
cattivi
consiglieri
presso
una
classe
che
oramai
ha
raggiunto
salari
notevolmente
più
alti
del
reddito
medio
che
l
'
economia
nazionale
comporti
.
Se
fosse
il
disagio
economico
ad
alimentare
un
qualsiasi
proposito
rivoluzionario
,
prima
di
arrivare
alle
odierne
categorie
di
rivoltosi
,
esso
dovrebbe
svolgere
la
sua
attività
istigatrice
presso
infinite
altre
categorie
e
ceti
,
che
,
pur
lottando
per
i
loro
miglioramenti
,
forniscono
invece
i
contingenti
più
numerosi
e
più
volenterosi
alla
difesa
dell
'
ordine
.
Nelle
attuali
condizioni
della
economia
nazionale
,
si
comprenderebbero
più
facilmente
gli
impiegati
dello
Stato
e
gli
ufficiali
dell
'
esercito
a
dar
fuoco
agli
uffici
e
alle
caserme
,
che
non
gli
operai
incendiare
gli
opifici
e
i
contadini
devastare
i
campi
.
E
non
dal
bisogno
di
scuotere
il
giogo
di
una
opprimente
oligarchia
politica
,
ché
il
cosiddetto
regime
di
libertà
e
il
suffragio
universale
e
i
pavidi
governi
borghesi
hanno
ormai
già
finito
di
trasformare
gli
oppressi
in
oppressori
e
d
'
insediare
le
camarille
socialiste
in
buona
parte
dei
municipi
italiani
.
E
neppure
infine
dalla
fondata
speranza
di
potere
instaurare
un
ordine
nuovo
quale
esso
sia
,
ché
essi
sanno
per
prova
quanto
salda
sia
la
fedeltà
dell
'
esercito
e
quanto
deliberato
il
proposito
di
tutte
le
classi
non
esclusa
la
grande
maggioranza
di
quelle
a
cui
essi
stessi
appartengono
,
a
non
consentire
attentati
all
'
ordine
costituito
.
Or
dunque
,
né
la
necessità
,
economica
o
politica
,
né
una
grande
passione
,
per
quanto
errata
,
né
uno
scopo
ritenuto
possibile
,
se
anche
non
probabile
,
possono
invocarsi
a
giustificare
,
o
almeno
a
spiegare
,
la
furia
insurrezionale
che
si
è
venuta
determinando
in
questi
ultimi
giorni
.
Siamo
dunque
di
fronte
alla
rivolta
gratuita
,
alla
rivolta
senza
causa
e
senza
scopo
,
alla
rivolta
per
la
rivolta
.
Un
simile
atto
nel
mondo
della
delinquenza
individuale
si
chiamerebbe
un
delitto
per
brutale
malvagità
.
La
cosa
e
il
nome
non
possono
mutare
se
invece
di
uno
siano
in
mille
,
o
in
diecimila
,
a
compiere
gli
stessi
fatti
.
Ciò
che
è
avvenuto
a
Firenze
e
a
Trieste
non
merita
il
nome
di
rivoluzione
e
neppure
di
rivolta
,
ma
di
follia
criminosa
di
parossismo
delinquente
,
che
invano
si
cercherebbe
di
spiegare
con
l
'
azione
di
cause
attuali
di
qualsiasi
specie
,
ma
solo
con
l
'
azione
atavica
di
antichi
istinti
sanguinari
.
Di
fronte
ad
un
fenomeno
simile
è
assurdo
e
pericoloso
pronunziare
parole
di
pace
.
Ogni
atteggiamento
conciliatore
sarebbe
una
dedizione
,
che
darebbe
nuova
esca
al
furore
criminale
,
che
imperversa
per
le
città
e
per
le
campagne
d
'
Italia
.
Noi
rifiutiamo
di
associarci
all
'
opera
di
pacificazione
che
da
più
parti
s
'
invoca
.
Lasciamo
questo
compito
ai
politicanti
borghesi
,
abituati
a
comprare
ora
per
ora
,
a
furia
di
compromessi
e
a
prezzo
della
propria
dignità
,
il
diritto
di
vivere
,
e
ai
politicanti
socialisti
che
,
pur
fingendo
di
deplorare
gli
eccessi
,
hanno
tutto
l
'
interesse
di
mantenere
in
vita
la
criminalità
rivoluzionaria
,
per
ricattare
la
borghesia
e
consolidare
il
loro
potere
personale
.
E
lasciamo
ai
politicanti
comunisti
di
speculare
sulla
vanità
dei
crimini
odierni
,
per
gridare
la
faute
...
a
Serrati
.
Noi
,
abituati
a
dire
parole
nuove
e
ingrate
alla
vecchia
Italia
borghese
e
socialista
,
diciamo
che
ogni
tentativo
di
pacificazione
è
una
commedia
indegna
,
e
che
non
si
deve
disarmare
fino
a
che
il
nuovo
brigantaggio
che
infesta
l
'
Italia
non
sarà
distrutto
alla
radice
.