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RIMEDI ALLA CRISI ECONOMICA ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Un ' adunanza di persone autorevoli e competenti , tenuta , sul finire dell ' anno scorso , in Amsterdam , ha redatto un memoriale , che è stato ora rimesso ai governi della Svizzera , dell ' Inghilterra , degli Stati Uniti , della Francia , della Danimarca , della Olanda , della Norvegia e della Svezia . In esso si propone di convocare un congresso dei delegati dei vari Stati , con l ' incarico di proporre il modo di risolvere l ' angoscioso problema monetario ed economico che affatica i governi . Il memoriale non dissimula i pericoli dello stato odierno . « La guerra ha imposto ai vincitori come ai vinti il problema di trovare i modi di fermare e di contrastare l ' aumento continuo dell ' emissione di cartamoneta e dei debiti pubblici , nonché l ' aumento costante dei prezzi che di ciò è conseguenza . La riduzione dei consumi eccessivi , l ' aumento della produzione e delle imposte sono riconosciuti come i più efficaci e forse i soli rimedi . Se non sono adoperati prontamente , c ' è da temere che il deprezzamento del denaro séguiti , faccia svanire i patrimoni raccolti pel passato , ed estenda a poco a poco il fallimento e l ' anarchia su tutta l ' Europa » . E nella conclusione si ripete : « Tali quesiti hanno grave urgenza riguardo al tempo . Ogni mese trascorso farà più ponderoso il problema e meno facile la soluzione . Tutte le informazioni disponibili persuadono che giorni pericolosissimi per l ' Europa sono imminenti e che non c ' è tempo da perdere se si vogliono scansare catastrofi » . Quale soluzione propone il memoriale ? Esso , con ragione , non vuole occuparsi di troppi particolari , ma accenna solo a linee generali . Ciò viene fatto con prudenza forse soverchia e che nuoce alla chiarezza dell ' espressione . Per la parte internazionale , si osserva che non è vantaggioso ai vincitori di ridurre al fallimento i vinti e di torre loro il modo di pagare il proprio debito ; il quale discorso vale specialmente per le condizioni imposte dai vincitori alla Germania e all ' Austria . Poscia , con non poche circonlocuzioni , si invoca l ' aiuto degli Stati Uniti . Per dire il vero non sono nominati , ma si capisce che sono il principale di quei paesi « di cui il bilancio commerciale ed il cambio sono favorevoli » , i quali sono invocati esplicitamente . Circa la politica finanziara interna , si insiste sulla necessità di ridurre le spese tanto da farle eguali alle entrate ; si chiede che ogni paese accresca quanto è possibile il peso delle imposte ( questo paragrafo accenna forse alla Francia , prima del 1920 ) ; si aggiunge : « Solo mercé condizioni economiche reali ( questa dicitura non è chiara ) gravando pesantemente ( sic ) , come è conveniente , su ciascun individuo , l ' equilibrio può essere ristabilito » . Infine si osserva che « l ' opera a cui deve cooperare l ' élite di ciascun paese è di ristabilire l ' inclinazione al lavoro ed al risparmio , di favorire lo sforzo individuale intenso , di dare a ciascuno la possibilità di godere ragionevolmente ( che vorrà dire tale avverbio ? ) del frutto del suo lavoro ( del frutto del risparmio si tace ) . Vi sono buone cose in questo manifesto , ma manca il rigore , la schiettezza , l ' energia dell ' espressione . Fatta tale restrizione , si può affermare , all ' ingrosso , che la via accennata è forse l ' unica che possa recare alla soluzione del problema economico . Disgraziatamente esso non è solo . Vi si aggiunge , anzi prevale , il problema sociologico , cioè sociale e politico ; e pressoché inutile è il trovare la soluzione del primo , se insoluto rimane il secondo . Intanto , è probabilmente il non avere avuto il coraggio di affrontare il problema sociologico che ha prodotto le incertezze e le mende del memoriale . Bello , in generale , è il consiglio di non stravincere , ma nello scendere ai particolari si viene a contrasto colle vedute politiche . Predicare la moderazione a certi messeri è come l ' esortare il lupo alla sobrietà . Perciò il memoriale prudentemente gira largo e non giunge al concreto . E poi , giustamente , i vincitori temono la riscossa dei vinti , e guardano paurosi il tremendo uragano russo - asiatico . Si dice che abbiano pace , ma effettivamente seguita sotto altre forme la guerra . L ' aiuto degli Stati Uniti sarà certo efficace , ma essi , per concederlo vorranno altro che bei discorsi . Che si può offrir loro ? Su ciò occorre spiegarsi , ma si teme di fare ciò per non offendere l ' imperialismo inglese , forse francese , certo il giapponese . Chi vorrà negare che sarebbe utilissimo di ridurre le spese , per condurle ad essere uguali alle entrate ? Sentenze di tal fatta stanno bene sui boccali di Montelupo . Nascono i guai quando , volgendosi al particolare , voglionsi le riduzioni da operare . Delle spese militari non c ' è da ragionare . Sarà grazia se non crescono , e di molto , in paragone di ciò che erano prima della guerra . E come potrebbe essere altrimenti per gli Stati che pretendono di regolare in ogni minuto particolare tutta la vita mondiale ? Tutti consentono che le spese per le « riforme sociali » dovranno crescere enormemente . Si gradirebbe di conoscere quale è in proposito l ' opinione degli autori del memoriale , ma essi non ne fanno parola . Tacciono pure pudicamente sulle riduzioni delle spese per gli enormi salari agli operai ed agli impiegati , per edificare case mantenendo i costosissimi privilegi dei signori muratori , per le opere pubbliche aventi lo scopo di dare lavoro bene rimunerato agli elettori , nonché delle spese per fare guadagnare speculatori e pescicani . È facile intendere quali difficoltà provi l ' ordinamento plutocratico - demagogico per compiere tali riduzioni di spese ; ed ecco come si vede prevalere , in questo caso , il problema sociologico . Messe così da parte le spese , che di gran lunga sono maggiori , quali altre riduzioni si possono operare ? Poche e di lieve importanza . A nulla serve un consiglio se non si ha il modo di seguirlo . Altro ottimo , eccellente consiglio è quello di « ristabilire l ' inclinazione al lavoro » ; ma è gravissimo guaio il non sapere come si potrà ciò conseguire . Forse colle prediche morali ? Eh ! Via , lasciamo stare tali discorsi puerili . Fateci sapere se volete , o non volete recare in pratica il precetto dato già da tanti secoli da san Paolo , cioè : « Chi non vuole lavorare , non mangi » . Se sì come mai sussidiate coloro che non trovano lavoro perché richiedono un salario troppo alto ? Perché pagate le giornate di sciopero agli scioperanti ? Perché riducete le ore di lavoro , accrescendo i salari ? Se no , sia pure che farete opera sommamente lodevole , ma non state a dirci che vi adoperate per fare crescere l ' inclinazione al lavoro . Volete che ogni uomo abbia sicurezza di godere del frutto del suo lavoro . È sacrosanto ammonimento , e chi mai ardirebbe contrastarlo ? Ma perché tacete del frutto del risparmio ? Credete che il risparmio non giovi alla produzione ? Allora perché predicate che si debba ristabilire l ' inclinazione al risparmio ? Credete invece che il risparmio giovi alla produzione ? Allora sta bene la prima parte del vostro discorso , ma non sta bene la seconda , e converrebbe dire non solo che ognuno dev ' essere sicuro di godere il frutto del proprio risparmio , ma altresì che occorre che questo risparmio sia adoperato per la produzione , e non si sperperi cogli imprestiti dei governi . Tutto ciò vale in teoria , ma , in pratica , non può essere detto da coloro che mirano ad ottenere cosa alcuna dell ' ordinamento plutocratico - demagogico che ci regge . Non è buon modo di procacciarsi la benevolenza di chicchessia , lo insidiarlo , dimostrarvisi nemico , volerne la distruzione .