StampaQuotidiana ,
Il
ministro
Crespi
è
stato
nominato
membro
del
Consiglio
supremo
degli
approvvigionamenti
che
risiede
a
Parigi
per
regolare
la
distribuzione
delle
derrate
alimentari
e
delle
materie
prime
tra
le
nazioni
alleate
,
neutre
e
nemiche
.
A
lui
è
stato
affidato
pure
il
compito
di
dirigere
la
preparazione
e
il
coordinamento
degli
studi
e
degli
interessi
d
'
ordine
economico
per
la
conferenza
della
pace
.
Accanto
ai
delegati
politici
era
necessario
ci
fosse
il
delegato
economico
,
essendo
necessario
che
l
'
opinione
pubblica
cominci
ad
interessarsi
seriamente
alla
discussione
dei
problemi
economici
,
i
quali
dovranno
esser
risoluti
alla
conferenza
di
Parigi
.
Molto
si
scrive
e
più
si
discorre
delle
rivendicazioni
politiche
che
l
'
Italia
dovrà
far
sue
attorno
al
tavolo
della
conferenza
;
e
si
è
in
ansia
sul
meno
e
sul
più
che
l
'
on
.
Sonnino
ed
i
suoi
colleghi
chiederanno
ed
insisteranno
per
ottenere
.
Ma
chi
parla
delle
rivendicazioni
economiche
o
finanziarie
che
l
'
Italia
dovrà
presentare
a
Parigi
?
Chi
si
interessa
di
sapere
in
qual
senso
e
in
qual
misura
i
destini
materiali
del
nostro
paese
saranno
determinati
dalle
decisioni
parigine
?
Eppure
di
sei
punti
,
che
sui
quattordici
del
celebre
discorso
di
Wilson
dell'8
gennaio
1918
avevano
carattere
generale
diplomazia
pubblica
,
libertà
dei
mari
,
uguaglianza
di
trattamento
nelle
convenzioni
commerciali
,
riduzione
degli
armamenti
,
governo
e
ripartizione
delle
colonie
,
società
delle
nazioni
parecchi
hanno
un
carattere
nettamente
economico
;
il
che
fa
vedere
il
gran
peso
che
alla
soluzione
di
questi
problemi
dà
il
presidente
degli
Stati
uniti
.
I
nostri
uomini
di
governo
dànno
ad
essi
un
ugual
peso
?
Quale
è
la
preparazione
di
studi
,
di
dati
,
di
documenti
probanti
e
seri
con
cui
i
delegati
italiani
si
sono
avviati
alla
conferenza
,
sì
da
affidare
il
paese
che
le
sue
ragioni
saranno
efficacemente
sostenute
?
Confidiamo
che
quegli
studi
siano
stati
intrapresi
e
condotti
a
termine
per
tempo
.
Il
ministro
Stringher
,
che
è
stato
fino
a
ieri
a
capo
del
maggior
osservatorio
economico
esistente
nel
nostro
paese
,
la
Banca
d
'
Italia
,
che
ha
scritto
relazioni
,
le
quali
sono
fra
le
cose
più
informative
che
si
abbiano
sull
'
economia
di
guerra
in
Italia
,
ed
è
studioso
serio
,
osservatore
sagace
,
non
facile
a
lasciarsi
trascinare
,
e
cauto
nell
'
assumere
impegni
od
avanzare
pretese
,
ha
le
qualità
e
i
mezzi
necessari
per
sostenere
le
ragioni
dell
'
Italia
in
merito
alla
pace
economica
,
con
competenza
,
moderazione
e
fermezza
.
Sono
le
qualità
,
le
quali
giovano
maggiormente
quando
si
ha
da
fare
con
uomini
,
che
non
si
lasciano
fuorviare
dalle
esagerazioni
,
ma
hanno
il
dovere
di
consentire
alle
richieste
seriamente
documentate
e
fermamente
sostenute
.
L
'
Italia
ha
parecchie
richieste
da
presentare
,
serie
,
anzi
di
una
grande
gravità
e
urgenza
per
il
nostro
assestamento
economico
e
finanziario
.
Dal
loro
esito
dipendono
in
gran
parte
la
ripresa
economica
del
paese
,
la
sua
pace
sociale
,
la
sua
capacità
a
partecipare
con
frutto
alla
risorta
vita
internazionale
.
L
'
Italia
ha
diritto
di
partecipare
agl
'
indennizzi
che
dovranno
esser
pagati
dagli
imperi
centrali
.
Anche
se
calcolati
entro
i
limiti
della
risposta
dell
'
intesa
al
presidente
Wilson
,
la
quale
servì
di
base
all
'
armistizio
con
la
Germania
,
si
tratterà
pur
sempre
di
decine
di
miliardi
d
'
indennizzo
per
danni
arrecati
dal
nemico
alle
cose
e
alle
persone
.
L
'
Italia
,
che
ebbe
alcune
sue
belle
provincie
soggette
ai
danni
dell
'
invasione
e
molti
danni
subì
a
causa
delle
operazioni
di
guerra
,
ha
diritto
di
partecipare
a
questi
indennizzi
.
Ma
chi
ce
li
pagherà
?
I
nuovi
stati
che
hanno
preso
la
successione
dell
'
Impero
austro
-
ungarico
,
di
cui
alcuni
sono
divenuti
nostri
amici
ed
altri
saranno
probabilmente
insolventi
?
La
guerra
fu
condotta
per
causa
comune
.
Unico
fu
lo
sforzo
,
e
unica
deve
essere
la
responsabilità
dei
nemici
verso
di
noi
.
Ecco
un
gravissimo
problema
che
importa
sia
bene
impostato
e
la
cui
soluzione
più
giusta
,
che
è
anche
quella
più
favorevole
a
noi
,
deve
essere
vigorosamente
sostenuta
dal
nostro
delegato
economico
.
Le
spese
di
guerra
non
sono
giunte
alle
cifre
fantastiche
,
superiori
all
'
ammontare
della
ricchezza
nazionale
,
che
alcuni
farneticano
;
ma
è
pur
certo
che
i
debiti
da
cui
l
'
Italia
è
gravata
in
conseguenza
della
guerra
,
giungono
ad
altezze
quali
proporzionalmente
non
si
hanno
in
nessun
altro
dei
grandi
paesi
belligeranti
dell
'
intesa
.
Se
altri
trova
duro
di
dover
sottostare
a
debiti
bellici
uguali
al
quinto
o
al
quarto
o
al
terzo
della
ricchezza
privata
dell
'
anteguerra
,
che
dire
di
noi
che
,
senza
contare
i
vecchi
debiti
,
già
ora
dobbiamo
guardare
ad
un
debito
nuovo
indubbiamente
molto
alto
in
confronto
alla
ricchezza
nostra
,
quale
poteva
essere
con
larghezza
calcolata
nel
1914
?
Non
si
impone
una
perequazione
?
La
fronte
unica
finanziaria
,
rimarrà
una
frase
priva
di
contenuto
?
La
proposta
del
deputato
francese
Stern
,
od
altra
simile
,
di
creazione
di
un
debito
internazionale
il
cui
servizio
sia
poi
ripartito
in
ragione
della
ricchezza
dei
vari
stati
alleati
e
associati
,
entrerà
nella
realtà
?
Cadranno
nel
vuoto
le
proposte
di
passar
la
spugna
sui
prestiti
di
guerra
fatti
agli
alleati
,
che
ci
vengono
da
autorevoli
voci
inglesi
e
nordamericane
?
Tutto
dipende
dalla
vigoria
con
cui
se
ne
faranno
propugnatori
i
delegati
italiani
e
francesi
.
Né
gli
italiani
debbono
farsi
trascinare
a
rimorchio
dai
francesi
;
ma
porre
essi
il
problema
,
come
ce
ne
dà
diritto
la
grandezza
dei
sacrifici
finanziari
sostenuti
.
Per
la
ripresa
economica
l
'
Italia
ha
bisogno
urgente
di
approvvigionamenti
cospicui
,
ed
occorre
che
i
privati
possano
comperare
largamente
,
senza
le
pastoie
dei
vincoli
governativi
;
ma
occorre
altresì
che
il
governo
s
'
intenda
con
gli
Stati
uniti
e
con
l
'
Inghilterra
affinché
gli
acquisti
,
che
debbono
essere
copiosi
e
rapidi
,
non
disorganizzino
i
cambi
,
perturbando
per
un
altro
verso
la
vita
del
paese
.
Non
si
dice
che
l
'
acquisto
venga
fatto
dai
privati
e
il
pagamento
dallo
stato
;
ma
che
i
delegati
italiani
sappiano
ottenere
facilitazioni
per
i
pagamenti
,
sicché
il
livello
attuale
dei
cambi
,
mantenuto
artificiosamente
basso
dalla
politica
suicida
di
non
lasciar
comprar
nulla
,
non
sia
mutato
in
peggio
.
Tutti
gli
stati
avranno
il
proprio
fardello
di
imposte
da
sopportare
.
Anche
noi
.
E
siamo
disposti
a
pagare
.
Ma
si
è
a
sufficienza
ponderato
il
problema
di
coloro
che
non
vorranno
pagare
e
andranno
alla
ricerca
dei
paesi
a
tassazione
minima
?
Non
urge
che
i
nostri
delegati
pongano
le
fondamenta
di
accordi
internazionali
per
l
'
accertamento
dei
redditi
,
per
le
denuncie
in
caso
di
successione
,
per
i
titoli
al
portatore
,
i
quali
giovino
a
diminuire
i
pericoli
di
evasione
?
Su
nessuno
di
questi
punti
noi
incontreremo
ostacoli
insormontabili
;
bene
spesso
avremo
il
consenso
di
altri
stati
che
hanno
i
medesimi
nostri
interessi
,
e
sempre
la
benevolenza
di
quelli
che
debbono
riconoscere
il
nostro
diritto
ad
un
aiuto
.
Ma
nulla
si
fa
senza
sforzo
,
senza
interessamento
vivo
,
senza
solerte
preparazione
.