StampaQuotidiana ,
Il
mio
primissimo
ricordo
di
Longanesi
risale
lontano
,
ai
tempi
,
attorno
al
1925
,
di
una
gita
notturna
da
Bologna
a
Ferrara
.
Quanti
anni
aveva
?
Una
ventina
.
Non
credo
avesse
terminato
gli
studi
regolari
:
era
piccolo
di
statura
-
i
tre
«
piccoli
»
di
Roma
,
quando
vi
si
trasferì
,
erano
,
con
lui
,
il
pittore
Bartoli
e
il
pittore
Maccari
,
che
allora
si
arrangiava
a
far
della
modesta
«
cucina
»
giornalistica
-
,
aveva
,
nel
viso
pallido
di
autodidatta
,
due
occhi
che
sembravano
pronti
solamente
all
'
ironia
o
alla
rissa
.
Il
braccio
,
entro
la
manica
dell
'
abito
scuro
,
lo
sentii
solido
:
la
mano
gentile
,
ma
,
nella
stretta
,
dura
.
In
sei
dentro
l
'
automobile
che
ci
portava
a
Ferrara
con
gran
rumore
di
ferraglia
e
inquietanti
sobbalzi
,
non
s
'
era
sentito
parlare
che
lui
,
il
ragazzaccio
seduto
su
uno
strapuntino
.
A
Ferrara
ci
aspettava
l
'
Alfonsa
,
un
'
ostessa
che
pareva
la
sorella
dell
'
Esopo
di
Velázquez
,
cucinando
una
salama
da
sugo
e
,
sulla
soglia
dell
'
osteria
,
un
candido
ottuagenario
,
il
professor
Agnelli
che
qualche
decennio
prima
aveva
ricevuto
dalle
mani
di
Giosuè
Carducci
l
'
autografo
dell
'
ode
che
dice
:
«...o
Ferrara
bella
ne
la
splendida
ora
d
'
Aprile
-
:
ama
il
memore
sole
tra
solitaria
pace
...
»
;
avvenimento
che
aveva
reso
tremulo
e
orgoglioso
per
tutta
la
vita
il
buon
umanista
ferrarese
.
Subito
dopo
la
salama
da
sugo
,
il
vecchio
professore
ci
aveva
portato
davanti
al
palazzo
della
Biblioteca
,
aveva
tirato
fuori
un
mazzo
di
chiavi
,
ci
aveva
fatto
salire
al
primo
piano
alla
luce
di
una
lanterna
cieca
,
e
,
aperto
con
una
minuscola
chiavetta
un
armadio
vetrato
,
ne
aveva
tirato
fuori
un
'
ampolla
entro
la
quale
galleggiava
in
un
misterioso
liquido
brodoso
,
un
«
precordio
»
,
il
cuore
di
Vincenzo
Monti
.
Apparizione
macabra
che
il
ventenne
bolognese
mi
commentò
con
un
furtivo
colpo
di
gomito
.
Letterato
,
in
quegli
anni
,
Longanesi
non
lo
era
affatto
e
,
del
resto
,
non
lo
fu
mai
:
ma
,
fra
i
primi
libri
che
aveva
pubblicato
,
Dio
sa
a
costo
di
quali
debiti
e
di
quali
prestiti
che
gli
faceva
la
mamma
,
c
'
era
stato
un
volume
di
Bacchelli
,
litteratissimo
.
Pittore
non
era
-
le
sue
prime
caricature
avevano
ancora
una
grafia
studentesca
-
ma
aveva
«
scoperto
»
Giorgio
Morandi
.
Anche
come
artista
grafico
era
alle
prime
esperienze
:
aveva
stampato
,
a
sedici
anni
,
una
rivistina
con
la
copertina
di
carta
azzurrina
,
di
quelle
leggere
e
lievemente
spugnose
,
che
si
usavano
per
stampare
i
«
pianeti
»
della
fortuna
.
Aveva
meno
di
vent
'
anni
ed
era
in
corrispondenza
con
Ardengo
Soffici
.
Si
era
salvato
,
per
la
minore
età
,
dal
contagio
di
certo
futurismo
provinciale
.
Non
era
ancora
nato
all
'
epoca
dei
trionfi
di
De
Carolis
e
di
Sartorio
.
Sua
mamma
l
'
aveva
messo
al
mondo
in
tempo
sicuro
per
salvarlo
dalle
suggestioni
del
michelangiolismo
e
del
liberty
.
Quando
buona
parte
dei
ragazzi
italiani
che
prendevano
la
penna
in
mano
pitigrilleggiavano
,
Longanesi
aveva
probabilmente
letto
gli
elzeviri
di
Alfredo
Oriani
ritagliati
da
suo
padre
nel
«
Carlino
»
.
Nel
suo
mondo
non
c
'
era
nessun
residuo
di
«
pascoliamo
»
,
nessuna
tendenza
all
'
intenerimento
e
alla
poetica
melanconia
professionale
dei
minori
pascoliani
.
Questo
straordinario
improvvisatore
maturò
alla
letteratura
molto
lentamente
,
intento
,
prima
di
tutto
,
a
scoprire
il
proprio
mondo
e
la
scala
dei
suoi
sentimenti
e
il
suo
talvolta
stridente
movimento
di
contraddizioni
.
Intanto
,
la
sua
vocazione
era
soprattutto
quella
del
lettore
:
non
avendo
la
possibilità
di
scrivere
«
L
'
Italiano
»
tutto
da
solo
,
trovò
i
suoi
compagni
e
anche
i
suoi
maestri
,
talvolta
scrittori
di
una
certa
pigrizia
:
e
gli
uni
e
gli
altri
stimolava
a
scrivere
,
sino
a
creare
sotto
agli
occhi
della
gente
,
senza
che
quasi
nessuno
in
principio
se
ne
accorgesse
,
non
solo
uno
«
stile
Longanesi
»
ma
addirittura
una
«
scuola
»
che
poteva
portare
il
suo
nome
,
quando
,
in
pratica
,
egli
non
aveva
scritto
ancora
che
un
piccolo
mucchio
di
paginette
quasi
clandestine
.
Per
non
vivere
a
carico
dei
genitori
che
aveva
trascinato
a
trasferirsi
a
Roma
,
si
«
arrangiava
»
in
ogni
maniera
e
in
ogni
mestiere
affine
alle
Lettere
,
alla
tipografia
,
alla
Pittura
,
al
Teatro
.
Disegnò
anche
,
fra
l
'
altro
,
i
caratteri
per
le
scatole
e
le
bustine
di
sigarette
del
Monopolio
di
Tripoli
.
Fra
gli
scrittori
che
s
'
era
portati
avanti
sottobraccio
basterà
ricordare
Ansaldo
,
Buzzati
,
Soldati
,
l
'
americano
Furst
.
Ad
ogni
numero
,
l
'
uscita
dell
'
«
Italiano
»
era
un
'
avventura
.
Preso
nel
giro
di
cento
tentazioni
dell
'
intelligenza
,
amico
della
discussione
al
caffè
,
fra
nuvole
di
fumo
di
sigarette
,
seduto
sul
divano
foderato
di
tela
color
pulce
del
vecchio
Aragno
dove
s
'
era
spento
l
'
ultimo
anelito
della
«
Ronda
»
e
dove
Malaparte
aveva
inutilmente
tentato
di
ridar
vita
a
«
La
Voce
»
,
Longanesi
non
ebbe
forse
mai
il
tempo
di
fare
,
della
letteratura
,
un
preciso
mestiere
di
romanziere
,
di
novelliere
o
di
elzevirista
.
Questo
amico
,
laudatore
e
resuscitatore
di
un
Ottocento
rivissuto
in
una
nostalgia
di
ordine
e
di
pulizia
morale
,
non
poteva
trovare
i
suoi
maestri
fra
gli
scrittori
dell
'
ultimo
e
del
medio
Ottocento
,
che
gli
aveva
dato
il
gusto
della
bella
tipografia
al
di
fuori
dei
canoni
neoclassici
del
Bodoni
,
in
un
clima
di
stampa
popolaresca
e
clandestina
come
era
stata
quella
del
'48
.
Dove
poteva
trovare
,
se
mai
,
questi
maestri
di
un
impressionismo
e
,
più
di
tutto
,
di
un
dramma
dell
'
Ottocento
?
Nelle
conversazioni
del
Doctor
Veritas
,
nelle
critiche
sapienti
di
Panzacchi
,
fra
i
moribondi
di
Palazzo
Carignano
di
Petruccelli
della
Gattina
;
fra
le
complicazioni
etimologiche
e
il
breve
narcisismo
del
Dossi
;
nei
monologhi
di
Gandolin
;
nelle
arguzie
bonarie
di
Jarro
;
negli
acquerelli
di
Anton
Giulio
Barrili
;
nel
Cantoni
,
in
Rernigio
Zena
,
nelle
novelle
di
Camillo
Boito
?
Se
mai
qualche
tono
,
forse
senza
averli
letti
,
poteva
avvicinarlo
a
certe
pagine
garibaldine
di
Nino
Costa
e
di
Eugenio
Checchi
e
dell
'
Abba
.
Purtroppo
lo
spettacolo
che
gli
offriva
la
patria
non
aveva
,
dal
punto
di
vista
morale
,
molto
di
eccitante
,
ispirando
piuttosto
il
dissidio
,
il
dubbio
,
lo
scatto
d
'
ira
anche
se
la
giovinezza
induceva
allo
sforzo
di
credere
.
Per
impegnarsi
in
una
precisa
opera
narrativa
gli
mancava
lo
specchio
di
una
società
che
avrebbe
forse
potuto
fare
di
lui
un
piccolo
Balzac
,
tanta
si
rivelò
poi
la
forza
concisa
di
certi
ritratti
di
piccoli
o
di
grassi
borghesi
.
La
sua
ispirazione
più
diretta
l
'
aveva
,
mi
sembra
,
da
certe
noie
e
melanconie
di
quella
giornata
ispiratrice
di
tutto
un
secolo
di
letteratura
,
che
è
la
domenica
:
era
la
solitudine
in
cui
si
ritrovava
con
tanto
spleen
quest
'
uomo
facondo
,
dalla
frenetica
mimica
,
dall
'
intenso
gusto
dell
'
imitazione
caricaturale
che
,
in
altri
ambienti
,
avrebbe
fatto
di
lui
un
vivacissimo
attore
.
Ad
osservarlo
bene
il
suo
mondo
fu
un
mondo
di
rovine
:
Longanesi
si
muove
in
uno
scenario
di
ruderi
,
che
non
sono
quelli
del
Foro
Romano
fra
cui
si
aggirava
Goethe
,
ma
che
si
rivelavano
al
suo
occhio
come
i
ruderi
di
una
civiltà
cosiddetta
moderna
,
con
cento
tare
e
cento
vizi
:
come
se
attorno
gli
fosse
crollata
la
Roma
di
Corso
Vittorio
,
di
Via
Cavour
,
di
Piazza
Termini
,
le
architetture
dei
Ministeri
e
dei
ponti
falsamente
trionfali
sul
Tevere
.
Letterato
di
«
rovine
»
,
come
di
rovine
vere
o
immaginarie
erano
stati
pittori
e
incisori
,
il
Pannini
e
il
Piranesi
.
Tra
quei
selci
,
fra
quei
cementi
armati
,
fra
le
casupole
di
Via
del
Gambero
e
le
grigie
palazzate
dei
Lungotevere
,
correvano
,
galoppavano
,
si
acquattavano
nel
polverone
piccoli
uomini
dai
cento
sotterfugi
e
dalle
mille
vanità
e
bugie
,
falsamente
rigorosi
,
segretamente
lascivi
.
Non
ebbe
mai
fretta
di
scrivere
:
aveva
molto
più
fretta
di
insegnare
e
,
in
silenzio
,
per
se
stesso
,
di
provarsi
e
di
sperimentarsi
.
Forse
più
che
nel
largo
«
Museo
Grevin
»
del
costume
e
della
storia
politica
,
i
suoi
umori
desolati
ed
amari
si
filtravano
più
essenziali
in
certe
note
di
diari
che
avrebbero
potuto
far
di
lui
il
Renard
italiano
.
La
sua
vita
aveva
avuto
ore
molto
dure
:
si
stava
rifacendo
le
ossa
a
Milano
che
gli
fu
amica
generosa
:
forse
credeva
di
avere
molto
,
moltissimo
tempo
davanti
a
sé
.
Si
preparava
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
a
rimboccarsi
le
maniche
,
mandando
,
per
le
Lettere
e
per
la
Pittura
,
ogni
altra
cosa
a
carte
quarantotto
.
Non
si
accorgeva
di
correre
su
una
rotaia
che
,
ad
un
certo
punto
,
si
interrompeva
.
Si
trovò
,
senza
più
un
battito
del
cuore
,
su
una
sedia
del
suo
ufficetto
di
Via
Bigli
.
Le
idee
di
cento
libri
che
avrebbe
suggerito
di
scrivere
ai
suoi
amici
restarono
ferme
in
quella
sua
pallida
immobilità
che
sembrò
tanto
,
tanto
strana
,
tra
pacchi
di
ingiallite
fotografie
del
tempo
umbertino
e
di
antiche
vignette
di
Costantin
Guys
e
di
Daumier
.