StampaQuotidiana ,
Via
Pietralata
pareva
,
allora
,
in
capo
al
mondo
.
Era
una
traversa
di
via
Nomentana
,
aperta
,
all
'
imbocco
,
fra
le
mura
di
due
vecchi
giardini
.
Ci
si
arrivava
con
un
tram
sconquassato
che
sollevava
nuvoli
di
polverone
.
Attorno
a
quello
che
oggi
è
solamente
un
terreno
da
costruzioni
,
tutto
il
paesaggio
dev
'
essere
cambiato
,
e
certamente
,
se
mi
accadesse
di
percorrere
l
'
attuale
via
De
Rossi
dove
adesso
abita
Mario
Soldati
,
non
riconoscerei
la
vecchia
via
Pietralata
che
tanti
pomeriggi
e
tante
mattine
udì
sui
suoi
ciottoli
e
sul
suo
fango
campestre
il
mio
passo
di
ragazzo
,
fra
il
1918
e
il
1926
.
Da
un
lato
,
entrando
da
via
Nomentana
,
la
strada
confinava
col
muraglione
del
parco
di
Villa
Torlonia
;
dall
'
altro
con
terreni
e
vigne
di
antiche
proprietà
ecclesiastiche
.
In
quei
vigneti
e
fra
quei
muriccioli
degli
orti
e
dei
frutteti
,
si
erano
accampati
,
il
18
e
il
19
settembre
del
'70
,
i
bersaglieri
del
generale
Cadorna
che
dovevano
dare
l
'
assalto
a
Porta
Pia
.
Sotto
al
passo
dei
loro
battaglioni
aveva
risposto
,
poche
centinaia
di
metri
più
giù
,
l
'
eco
dei
sotterranei
delle
catacombe
di
Sant
'
Agnese
.
Dopo
aver
fiancheggiato
Villa
Torlonia
si
udiva
,
dietro
al
muro
,
il
grido
rauco
dei
pavoni
,
la
strada
sboccava
fra
le
sterpaglie
e
gli
orti
malaticci
di
una
zona
di
terreni
incolti
chiusi
da
siepi
polverose
e
da
barriere
tarlate
come
quelle
che
nell
'
Agro
si
usano
per
i
chiusi
dei
bufali
e
delle
vaccine
.
In
uno
di
quei
terreni
,
attorno
al
1910
,
il
cinema
muto
aveva
innalzato
il
baraccone
di
vetro
di
uno
«
studio
»
e
,
accanto
allo
spiazzo
dove
gli
operatori
venivano
a
girare
i
«
primi
piani
»
in
pieno
sole
,
era
venuta
su
la
«
palazzina
Ciangottini
»
:
una
villetta
con
tre
o
quattro
appartamenti
,
dove
Pirandello
era
andato
ad
abitare
con
la
figlia
Lietta
e
i
ragazzi
Stefano
e
Fausto
.
Era
una
casa
semplice
,
che
oggi
si
giudicherebbe
assai
modesta
,
con
una
piccola
anticamera
e
la
sala
da
pranzo
separata
dallo
studio
con
un
arco
vetrato
.
Nell
'
anticamera
,
c
'
erano
un
borghesissimo
attaccapanni
d
'
ottone
e
una
non
meno
borghese
cassapanca
di
imitazione
cinquecentesca
.
Le
case
di
Pirandello
non
assomigliarono
mai
a
quelle
che
in
Francia
e
anche
in
Italia
si
chiamarono
le
raisons
d
'
artiste
,
in
parte
museo
e
in
parte
magazzino
di
antiquariato
,
di
cui
esempi
classici
furono
la
casa
di
Victor
Hugo
nell
'
isola
di
Guernesey
,
il
«
granaio
»
dei
Goncourt
a
Parigi
,
la
«
sagrestia
»
di
Anatole
France
,
il
«
conventino
»
del
giovane
Claudel
che
fu
giudicato
insopportabile
da
Jules
Renard
,
e
,
saggi
supremi
,
la
Capponcina
e
il
Vittoriale
di
D
'
Annunzio
.
Pirandello
non
«
mise
in
scena
»
la
propria
vita
:
non
fu
il
«
tappezziere
»
che
D
'
Annunzio
amava
essere
.
Il
mondo
del
suo
spirito
si
proiettava
tutto
nel
rettangolo
del
foglio
bianco
su
cui
scrivere
.
Le
finestre
del
suo
studio
si
aprivano
su
un
panorama
campestre
macchiato
qua
e
là
dal
bianco
e
dal
rosa
di
qualche
villetta
,
sparso
di
riquadri
coltivati
a
carciofi
e
a
rape
,
o
abbandonato
a
praticelli
incolti
dove
all
'
alba
si
vedevano
camminare
lentamente
fra
siepe
e
siepe
le
donne
che
raccoglievano
la
cicoria
selvatica
.
In
quegli
stessi
prati
,
alla
sera
,
si
fermavano
le
greggi
delle
pecore
che
dovevano
aspettare
fino
a
notte
per
attraversare
nel
loro
viaggio
Roma
,
da
Porta
Pia
a
Porta
del
Popolo
.
In
quello
scenario
che
ancora
apparteneva
agli
ottocenteschi
sfondi
della
pittura
«
fuori
porta
»
,
capitava
ancora
nel
1920
di
vedere
,
con
il
loro
cane
ringhiante
,
gli
ultimi
pastori
dalle
gambe
avvolte
nelle
«
ciocie
»
.
Imboccata
la
via
Pietralata
,
si
continuava
a
camminare
un
pezzo
fra
le
mura
di
quei
giardini
.
La
via
era
,
nel
primo
tratto
,
in
lieve
salita
.
Le
mura
erano
di
vecchi
mattoni
rossi
,
mescolati
ogni
tanto
al
sasso
.
L
'
aria
era
quella
della
antica
periferia
papale
e
cardinalizia
,
che
Roma
conservò
fuori
Porta
Pia
anche
dopo
la
Breccia
del
1870
.
Molti
anni
erano
passati
da
allora
,
ma
Roma
,
da
queste
parti
,
non
si
era
ancora
allargata
.
L
'
unità
d
'
Italia
aveva
creato
i
suoi
nuovi
quartieri
in
via
XX
Settembre
e
nelle
sue
grigie
traverse
di
tipo
torinese
,
dove
Luigi
Pirandello
guardava
vivere
verso
i
primi
del
'900
quella
borghesia
attristita
che
passava
,
un
tipo
dopo
l
'
altro
,
nelle
sue
novelle
.
A
Porta
Pia
la
nuova
Roma
si
fermava
,
avanzava
con
rari
casoni
verso
viale
della
Regina
,
poi
cedeva
il
passo
a
quella
papale
,
alla
campagna
che
con
le
sue
lievi
ondulazioni
porta
all
'
Aniene
e
che
nasconde
nella
sua
terra
bruna
il
tufo
delle
catacombe
.
Terra
di
monasteri
e
di
vigneti
;
l
'
asfalto
era
ignoto
,
regnavano
ancora
,
nelle
vie
più
importanti
,
i
selci
e
i
selciaroli
.
Ogni
tanto
venivano
avanti
il
corteo
di
un
seminario
,
la
carrozza
di
un
cardinale
-
i
principi
della
Chiesa
non
avevano
ancora
adottata
l
'
automobile
-
una
coppia
di
cappuccini
.
La
via
Pietralata
aveva
un
'
aria
di
oremus
.
Piaceva
molto
,
per
la
sua
solitudine
,
ai
fidanzati
.
Le
ragazze
strappavano
dalle
siepi
un
fiore
di
gelsomino
e
lo
mordevano
mentre
,
a
bassa
voce
,
il
fidanzato
faceva
una
scena
di
gelosia
.
Il
giovane
,
che
io
ero
allora
,
andava
per
via
Pietralata
,
girava
in
fondo
dove
la
strada
fa
un
gomito
,
seguiva
una
siepe
,
suonava
al
cancelletto
della
villetta
.
«
C
'
è
il
professore
?
»
.
Il
professore
c
'
era
.
La
cameriera
non
annunciava
nemmeno
la
visita
quando
si
trattava
di
uno
degli
amici
di
Fausto
e
di
Stefano
.
Il
professore
li
lasciava
entrare
,
andare
e
venire
,
chiacchierare
,
ridere
,
fare
chiasso
.
Lui
stava
al
suo
tavolino
,
abituato
da
vent
'
anni
a
lavorare
con
i
figli
vicino
.
Restava
seduto
al
suo
vecchio
tavolino
,
che
sembrava
il
tavolo
da
lavoro
della
nonna
,
cintato
,
tutto
attorno
,
da
una
piccola
balaustrata
in
miniatura
.
Vecchie
lettere
,
bozze
,
manoscritti
,
giornali
,
tutto
era
andato
ammucchiandosi
su
quel
tavolino
da
vent
'
anni
.
Lì
erano
nati
quindici
volumi
di
novelle
e
lì
era
nato
Il
fu
Mattia
Pascal
.
Sul
ripiano
,
non
c
'
era
posto
che
per
una
sola
cartella
.
Davanti
,
stavano
due
boccettine
di
inchiostro
nero
e
di
inchiostro
rosso
.
Pirandello
usava
l
'
inchiostro
rosso
da
quando
aveva
cominciato
a
scrivere
per
il
teatro
:
lo
usava
per
le
didascalie
dell
'
azione
in
scena
.
Quello
nero
era
riservato
al
dialogo
.
Pirandello
alternava
metodicamente
le
due
penne
,
con
un
gesto
preciso
,
senza
fretta
.
Scriveva
dettandosi
a
mezza
voce
ogni
parola
,
come
in
un
monologo
.
I
personaggi
erano
vivi
in
lui
fin
dalla
prima
battuta
:
pareva
ch
'
egli
si
limitasse
a
prendere
voce
da
un
invisibile
suggeritore
.
Non
c
'
era
da
attendere
l
'
ispirazione
,
o
da
interrogare
il
vuoto
.
Se
il
personaggio
rideva
,
Pirandello
rideva
;
se
il
personaggio
implorava
,
Pirandello
implorava
;
se
il
personaggio
piangeva
,
Pirandello
piangeva
.
E
se
l
'
altro
personaggio
del
dialogo
,
per
rispondere
,
imprecava
,
Pirandello
imprecava
,
e
la
commozione
scompariva
subito
dall
'
occhio
e
l
'
ira
lo
colorava
.
In
questo
alternarsi
di
sentimenti
non
dimenticava
l
'
inchiostro
rosso
:
e
,
prendendo
l
'
altra
penna
e
dettandosi
le
parole
delle
didascalie
,
Pirandello
era
,
all
'
improvviso
,
calmo
,
sereno
e
attento
,
e
guardava
un
attimo
innanzi
a
sé
come
se
avesse
voluto
controllare
su
un
invisibile
modellino
della
scena
,
i
movimenti
dei
suoi
personaggi
.
«
Siedi
un
momento
.
Tra
dieci
minuti
,
ho
finito
»
.
Il
ragazzo
sapeva
che
Pirandello
,
tre
mattine
prima
,
aveva
iniziato
una
nuova
commedia
.
Sapeva
che
Pirandello
prendeva
a
scrivere
alle
nove
e
che
,
di
solito
,
a
mezzogiorno
metteva
giù
la
penna
,
e
un
atto
era
finito
.
Improvvisazione
?
No
.
Le
novelle
di
Pirandello
«
covavano
»
talvolta
per
dieci
anni
.
Le
commedie
derivavano
dalle
novelle
,
ed
erano
state
«
covate
»
anche
loro
decine
d
'
anni
.
I
personaggi
avevano
ormai
preso
una
realtà
allucinante
:
bastava
soffiar
loro
sul
viso
perché
si
destassero
e
parlassero
.
Quando
il
personaggio
aveva
conquistato
,
ormai
,
la
sua
intera
ragione
,
lo
scrittore
gli
regalava
la
parola
.
Così
,
parola
per
parola
,
lo
accompagnava
alla
vita
.
C
'
era
dentro
allo
studio
un
sofà
piuttosto
sfondato
,
di
cui
si
sentivano
le
molle
cedere
e
cigolare
sotto
a
chi
sedeva
:
un
armadio
a
vetri
,
di
tipo
«
umbertino
»
conteneva
alla
rinfusa
qualche
fila
di
libri
slegati
,
scompagnati
,
sdruciti
.
Quella
era
la
«
biblioteca
»
di
Pirandello
,
che
vi
buttava
dentro
,
alla
rinfusa
,
senza
tagliarne
le
pagine
,
le
edizioni
nuove
delle
sue
opere
,
o
quelle
che
gli
arrivavano
delle
traduzioni
straniere
.
La
sua
indifferenza
per
un
se
stesso
inquadrato
in
un
clima
da
museo
era
totale
.
Una
volta
,
per
varie
settimane
,
vidi
nello
stesso
angolo
di
quel
divano
un
enorme
pacco
,
arrivato
dalla
Spagna
,
con
gli
spaghi
intatti
.
Alla
fine
,
ottenni
da
lui
il
consenso
di
aprirlo
:
conteneva
una
ventina
di
volumi
delle
sue
obras
tradotte
in
spagnolo
.
Quando
glielo
annunciai
e
gli
chiesi
dove
avrei
potuto
riporre
in
bell
'
ordine
quei
libri
,
Pirandello
alzò
appena
gli
occhi
dal
tavolino
e
fece
un
cenno
come
per
dire
:
«
E
che
me
ne
importa
?
»
.
Il
ragazzo
aspettava
.
Pirandello
continuava
a
scrivere
,
alternando
l
'
inchiostro
rosso
e
l
'
inchiostro
nero
,
con
la
mano
tranquilla
come
quella
di
uno
scrivano
di
notaio
.
Il
sole
entrava
dalla
finestra
nello
studio
-
salotto
:
illuminava
l
'
armadio
a
vetri
della
piccola
libreria
dove
,
in
uno
sportello
,
era
infilata
una
vecchia
fotografia
fatta
all
'
università
di
Bonn
:
una
fotografia
heiniana
.
II
ragazzo
stava
fermo
,
per
non
dare
fastidio
,
essendo
giunto
in
anticipo
sull
'
ora
prevista
.
Non
alzava
gli
occhi
al
tavolino
dello
scrittore
per
non
disturbarlo
.
Guardava
ogni
tanto
la
sua
immagine
che
si
rifletteva
nel
vetro
della
libreria
,
un
po
'
sfumata
,
un
po
'
azzurrata
.
Seguiva
là
il
gioco
di
quel
volto
che
non
era
più
il
volto
di
Pirandello
,
ma
quello
dei
suoi
personaggi
.
La
voce
che
dettava
era
,
alla
distanza
di
pochi
metri
,
inintelligibile
;
ma
il
tono
mutava
,
saliva
,
scendeva
,
toccava
le
note
del
pianto
,
del
disgusto
,
dello
sgomento
,
dell
'
orrore
,
della
stupefazione
.
Pirandello
posò
la
penna
dell
'
inchiostro
nero
.
Prese
l
'
altra
per
una
ultima
didascalia
.
Poi
guardò
,
contro
luce
,
se
la
pagina
era
asciutta
.
Raccolse
le
cartelline
,
ne
fece
un
mucchietto
,
riscontrò
la
numerazione
.
Domandò
che
ora
era
.
Domandò
anche
:
«
Cosa
mi
hai
portato
?
»
«
Una
novelletta
.
»
Si
alzò
.
Venne
verso
il
ragazzo
,
si
fece
dare
i
suoi
fogli
.
Disse
:
«
La
leggerò
stasera
.
Oggi
,
a
pomeriggio
,
devo
scrivere
il
terzo
atto
,
l
'
ultimo
,
di
un
'
altra
commedia
»
.
«
E
questa
che
ha
finito
adesso
,
professore
,
come
si
intitola
?
»
«
È
,
te
l
'
ho
detto
,
quella
commedia
,
dei
personaggi
che
cercano
un
autore
.
Si
intitola
appunto
Sei
personaggi
in
cerca
d
'autore.»
Poi
parlò
subito
d
'
altro
.