StampaQuotidiana ,
Molti
anni
fa
,
a
Firenze
,
quando
il
caffè
delle
Giubbe
Rosse
era
ancora
luogo
di
riunione
di
artisti
veri
o
presunti
,
mi
accadeva
di
incontrarvi
spesso
Mario
Castelnuovo
Tedesco
,
il
musicista
al
quale
è
stato
assegnato
giorni
fa
,
qui
a
Milano
,
un
grande
premio
per
un
'
opera
lirica
tratta
dal
Mercante
di
Venezia
di
Shakespeare
.
Castelnuovo
portava
con
sé
fasci
di
musiche
antiche
e
moderne
,
voluminosi
«
spartiti
»
,
e
li
leggeva
come
si
legge
un
romanzo
o
una
rivista
,
assistito
da
una
facoltà
di
audizione
interna
che
per
me
aveva
del
miracoloso
.
La
sua
lettura
non
era
,
beninteso
,
un
fatto
puramente
oculare
,
volta
soltanto
a
studiare
gli
ingranaggi
,
la
meccanica
dei
«
pezzi
»
;
era
una
lettura
che
riusciva
a
materializzare
,
sia
pure
con
un
suono
interiore
,
i
colori
e
i
timbri
degli
impasti
orchestrali
.
Era
dunque
un
'
esecuzione
assoluta
,
se
qualcosa
di
assoluto
può
darsi
nella
trasmissione
e
comunicazione
di
un
'
opera
d
'
arte
.
Ed
era
,
comunque
,
un
'
approssimazione
in
nulla
diversa
dalla
lettura
di
un
libro
di
poesia
:
con
un
limite
ch
'
è
dato
dalla
sensibilità
del
lettore
-
ascoltatore
.
Purtroppo
,
essendo
molto
rari
i
lettori
di
musica
provveduti
di
un
simile
dono
,
le
opere
musicali
vivono
nel
tempo
solo
attraverso
la
loro
fisica
estrinsecazione
,
che
richiede
edifizi
ad
hoc
,
sale
da
concerto
,
cantanti
,
strumentisti
,
ed
oggi
anche
registi
,
scenografi
e
teatranti
d
'
ogni
genere
.
Quella
che
si
sarebbe
detta
,
in
certo
senso
,
la
più
immateriale
delle
arti
(
la
musica
,
antica
come
il
canto
degli
uccelli
)
è
diventata
la
più
ingombrante
,
la
più
materiale
di
tutte
le
espressioni
artistiche
.
Pensate
alla
triste
sorte
del
Grande
Musicista
.
Ha
scritto
,
due
secoli
or
sono
,
oltre
a
molte
composizioni
di
musica
da
concerto
,
quaranta
,
cinquanta
melodrammi
dei
quali
si
conosce
solo
il
titolo
.
Le
partiture
sono
andate
perdute
;
forse
non
esistettero
mai
e
quelle
opere
furono
un
coacervo
di
parti
,
di
«
pezzi
»
,
messi
insieme
di
volta
in
volta
.
In
ogni
modo
,
due
o
tre
di
quei
drammi
-
forse
i
peggiori
dell
'
autore
-
si
conservano
in
qualche
archivio
.
Dopo
un
paio
di
secoli
si
decide
di
rappresentarne
uno
.
L
'
impresa
si
rivela
difficile
:
gli
strumenti
di
oggi
non
sono
quelli
di
ieri
,
le
voci
degli
evirati
non
esistono
più
,
bisogna
rifare
di
sana
pianta
lo
strumentale
,
completare
accompagnamenti
che
non
sono
scritti
o
lo
sono
in
modo
approssimativo
.
Inoltre
,
l
'
opera
si
rivela
noiosa
al
gusto
d
'
oggi
;
occorrerà
tagliare
,
sopprimere
qualche
parte
,
eventualmente
sostituire
qualche
brano
o
aria
con
altro
dello
stesso
autore
.
Infine
,
col
conforto
di
ogni
genere
di
accorgimenti
spettacolari
,
l
'
opera
viene
varata
.
Il
pubblico
che
vi
accorre
è
un
pubblico
di
!
lite
;
ha
pagato
caro
il
biglietto
e
va
ad
assistere
a
un
fatto
mondano
.
Tolte
rare
eccezioni
,
il
suo
interesse
per
quella
musica
è
nullo
.
Dopo
tre
o
quattro
sere
l
'
opera
-
giudicata
concordemente
una
«
barba
»
-
viene
tolta
dal
cartellone
.
Non
se
ne
riparla
più
;
forse
eccezionalmente
,
sarà
ripresa
cinquant
'
anni
dopo
,
con
ulteriori
manipolazioni
e
contaminazioni
.
Il
gusto
è
mutato
e
si
rendono
necessarie
nuove
salse
,
nuovi
sapori
.
Il
Grande
Musicista
,
dopo
essersi
riaffacciato
per
un
attimo
alla
vita
,
torna
al
suo
luogo
naturale
.
Il
suo
nome
figura
nei
dizionari
biografici
,
nelle
enciclopedie
,
nei
trattati
.
È
il
nome
di
un
«
classico
»
.
Ma
la
gente
ha
ben
altro
da
fare
che
di
occuparsi
dei
classici
.
La
musicologia
e
la
critica
d
'
arte
sono
più
recenti
della
storia
e
della
critica
della
poesia
,
ma
stanno
recuperando
il
tempo
perduto
.
Da
vari
anni
le
musiche
sono
registrate
,
incise
;
e
dei
quadri
si
fanno
riproduzioni
a
colori
che
quasi
si
scambiano
con
gli
originali
.
Se
un
nuovo
diluvio
non
sommergerà
il
mondo
intero
è
lecito
pensare
che
molte
opere
d
'
arte
del
nostro
tempo
sopravvivranno
.
Anch
'
esse
,
peni
,
dovranno
essere
lette
e
interpretate
;
ed
è
verosimile
che
i
quadri
dipinti
con
la
scopa
e
le
musiche
pulviscolari
che
oggi
deliziano
intere
popolazioni
civili
riescano
fra
qualche
secolo
totalmente
incomprensibili
.
Forse
non
è
nemmeno
il
caso
di
parlare
di
incomprensione
,
perché
l
'
arte
nuova
sempre
meno
fa
appello
alla
ragione
;
ma
il
fatto
è
che
quando
i
ritrovati
della
nuova
arte
saranno
diventati
motivi
di
decorazione
(
per
esempio
,
musiche
di
scena
,
fregi
e
disegni
per
stoffe
o
ceramiche
)
,
sarà
estremamente
problematico
distinguere
tra
opera
d
'
arte
e
oggetto
d
'
uso
.
Anzi
,
si
può
dire
che
mai
conce
oggi
l
'
arte
è
stata
una
fuga
dal
tempo
,
una
corsa
verso
l
'
anonimato
:
tant
'
è
vero
che
l
'
arte
preistorica
riesce
più
accessibile
agli
indotti
che
l
'
arte
strettamente
localizzata
in
un
tempo
e
in
una
civiltà
ben
conosciuti
.
Non
credo
al
fatto
che
noi
riusciremo
a
«
comprendere
»
i
fantocci
e
i
feticci
che
André
Malraux
va
proponendo
alla
nostra
ammirazione
.
È
quasi
certo
che
in
opere
simili
prese
forma
un
sacrale
sentimento
della
vita
onninamente
lontano
dal
nostro
.
Un
sentimento
s
'
intende
,
che
conteneva
anche
una
ragione
,
sebbene
ne
fosse
indistinto
,
e
un
pensiero
che
oggi
ci
sfugge
.
Opere
così
fatte
sono
ormai
per
noi
soltanto
motivi
plastici
,
destinati
poi
a
ricorrere
nelle
arti
moderne
per
opera
di
artefici
desiderosi
,
razionalmente
,
di
imbarbarirsi
.
Tuttavia
noi
,
pur
ammirando
l
'
arte
preistorica
,
l
'
accogliamo
a
grandi
bracciate
,
prendendo
d
'
infilata
secoli
e
secoli
,
del
tutto
incapaci
di
dare
di
ogni
singola
opera
un
giudizio
individuante
.
Si
tratta
,
si
dirà
,
di
preistoria
.
Eppure
l
'
interesse
che
destano
i
millenni
più
bui
non
avrebbe
senso
se
non
corrispondesse
a
un
profondo
bisogno
dei
nostri
giorni
.
E
a
ben
guardare
può
dirsi
che
l
'
oscuro
proposito
delle
nuove
arti
sia
proprio
di
accelerare
l
'
avvento
di
un
tempo
nel
quale
anche
l
'
evo
moderno
,
per
non
dire
dell
'
antico
,
diventi
preistoria
.
Se
consideriamo
che
il
mondo
produttore
d
'
arte
è
,
da
circa
un
secolo
almeno
,
quadruplicato
per
l
'
apporto
di
continenti
prima
sconosciuti
,
e
che
tale
espansione
è
lungi
dall
'
esser
finita
,
in
relazione
al
graduale
decrescere
dell
'
analfabetismo
e
alla
diffusione
di
un
concetto
che
riduce
l
'
arte
allo
stile
,
in
una
totale
indifferenza
ai
così
detti
contenuti
,
non
dovrebbe
essere
troppo
lontana
l
'
era
in
cui
i
secoli
delle
«
magnifiche
sorti
»
saranno
considerati
a
volo
d
'
uccello
,
come
una
riserva
di
«
pezzi
»
artistici
aventi
un
carattere
del
tutto
impersonale
.
Qualora
l
'
avvenire
ci
riserbi
un
universale
Welfare
State
non
solo
economico
ma
anche
culturale
,
una
vita
intensamente
meccanicizzata
e
standardizzata
,
un
vasto
calderone
nel
quale
tutte
le
culture
si
fondano
smarrendo
i
loro
caratteri
originali
,
l
'
arte
non
potrà
che
mantenere
e
accentuare
i
caratteri
che
già
distinguono
le
più
avanzate
manifestazioni
del
nostro
tempo
.
Sarà
un
'
arte
in
larga
misura
sensoriale
,
acustica
,
visiva
,
destinata
al
divertimento
e
non
alla
contemplazione
;
un
'
arte
conformistica
che
potrà
avere
il
suo
pubblico
in
quelli
stessi
che
ne
saranno
gli
autori
:
gli
artisti
,
l
'
immensa
legione
degli
artisti
.
La
poesia
,
per
il
momento
,
non
è
giunta
a
questo
punto
:
molti
poeti
si
ricordano
che
nella
poesia
interessa
sommamente
la
situazione
spirituale
che
l
'
ha
espressa
.
E
la
letteratura
,
in
senso
lato
,
darà
ancora
libri
che
saranno
giudicati
importanti
al
di
là
del
loro
valore
artistico
.
Ma
fuori
di
questo
campo
tutto
sembra
tendere
all
'
eccitazione
e
allo
spettacolo
.
D
'
altronde
,
anche
la
parola
sta
diventando
un
ingrediente
che
ha
bisogno
d
'
altri
sussidi
.
Cerchereste
invano
il
nome
e
la
voce
dell
'
autore
in
uno
di
quei
lavori
teatrali
che
vengono
rappresentati
sulle
scene
italiane
e
straniere
.
Poco
importa
che
si
tratti
di
Shakespeare
o
di
Arthur
Miller
o
di
uno
zibaldone
tratto
da
un
famoso
romanzo
:
il
vero
autore
è
l
'
équipe
che
ha
montato
la
macchina
teatrale
dopo
aver
provveduto
a
purgare
l
'
opera
di
quei
superstiti
accenti
di
poesia
che
per
avventura
possano
trovarvisi
.
E
non
diverso
è
lo
stato
della
musica
e
della
pittura
.
In
una
pittura
intesa
soprattutto
come
un
fatto
oculare
(
anche
se
in
origine
l
'
astrattismo
poté
essere
altra
cosa
)
un
bambino
può
superare
un
adulto
;
e
darà
il
meglio
della
musica
elettronica
colui
che
non
abbia
mai
acquistato
regolari
nozioni
musicali
.
L
'
uomo
d
'
oggi
guarda
,
ma
non
contempla
,
vede
,
ma
non
pensa
.
Rifuggendo
dal
tempo
,
che
è
fatto
di
pensiero
,
non
può
sentire
che
il
proprio
tempo
,
il
presente
;
e
anche
di
questo
suo
tempo
non
può
sentire
che
come
ridicole
e
anacronistiche
le
espressioni
del
sentimento
individuale
.
La
nostra
ipotesi
può
sembrare
catastrofica
oppure
ottimistica
,
perché
suppone
che
una
civiltà
universale
(
sia
pure
spiritualmente
a
basso
livello
)
possa
essere
raggiunta
dall
'
umanità
:
una
civiltà
senza
servi
e
padroni
,
forse
senza
frontiere
,
e
in
ogni
modo
liberata
da
quei
flagelli
che
l
'
uomo
ha
scoperto
per
distruggere
su
vasta
scala
i
suoi
simili
.
Può
darsi
,
invece
,
che
nulla
di
simile
accada
e
che
dopo
una
imprevedibile
svolta
(
che
nessuno
di
noi
si
augura
di
vedere
)
vada
perduto
persino
il
ricordo
della
nostra
civiltà
meccanica
.
Possiamo
però
consolarci
pensando
che
anche
in
questo
caso
il
nostro
tempo
lascerà
ai
suoi
superstiti
eredi
un
buon
numero
di
totem
,
fantocci
e
feticci
che
ne
documenteranno
l
'
esistenza
e
saranno
studiati
e
intesi
,
e
fraintesi
,
con
molto
interesse
.