StampaQuotidiana ,
Fabrizio
Corbera
,
principe
di
Salina
,
è
entrato
nell
'
olimpo
cinematografico
sorretto
dalla
mano
guantata
di
Luchino
Visconti
.
Si
ha
un
bel
dire
che
anche
quando
un
film
è
tratto
da
un
romanzo
deve
essere
giudicato
soltanto
per
i
suoi
valori
cinematografici
,
ma
se
questo
romanzo
è
Il
Gattopardo
,
uno
dei
più
clamorosi
successi
della
editoria
italiana
,
ciò
che
subito
tutti
si
chiedono
è
se
lo
scrittore
,
tradito
,
si
rivolta
nella
tomba
,
o
se
è
lecito
pensare
che
dall
'
al
di
là
mandi
un
grato
saluto
al
regista
che
gli
ha
acquistato
nuovi
ammiratori
.
Perciò
diciamo
subito
che
Giuseppe
Tomasi
di
Lampedusa
,
nonostante
il
caratterino
che
doveva
ritrovarsi
,
non
deve
nutrire
eccessivi
rancori
verso
Visconti
:
benché
teso
al
massimo
,
l
'
arco
narrativo
è
quello
originale
,
i
personaggi
ci
sono
,
il
protagonista
,
soprattutto
,
grazie
all
'
eccellente
prestazione
di
Burt
Lancaster
,
è
parente
stretto
del
principe
di
Salina
pensato
dal
Lampedusa
.
Per
il
nostro
gusto
,
non
poco
è
andato
disperso
,
ma
è
quanto
appartiene
più
da
vicino
alla
letteratura
,
e
quindi
bisogna
rassegnarsi
a
non
chiedere
al
cinema
:
dico
certi
motivi
squisitamente
lirici
e
certa
musicalità
ed
eleganza
intellettuale
di
toni
,
e
una
finezza
di
notazioni
psicologiche
e
ironiche
che
in
Visconti
non
hanno
mai
,
nonostante
le
apparenze
,
echi
troppo
profondi
,
perché
la
squisitezza
formale
,
propria
delle
immagini
,
non
di
rado
è
dissociata
dalla
modulazione
sentimentale
.
Ma
intanto
quanto
più
si
poteva
temere
,
il
rovesciamento
dal
romanzo
autobiografico
al
film
storico
,
al
grande
affresco
sociale
e
politico
,
con
lo
spostamento
dal
pedale
psicologico
a
quello
etico
,
e
con
conseguente
ribaltamento
del
significato
profondo
dell
'
opera
del
Lampedusa
non
è
avvenuto
nella
misura
clamorosa
paventata
da
chi
credeva
,
assai
scioccamente
,
che
Visconti
avrebbe
approfittato
dell
'
occasione
per
muovere
una
violenta
critica
all
'
aristocrazia
,
puntare
i
fucili
giacobini
sul
principe
di
Salina
e
condannare
a
gran
voce
la
sua
deficienza
ideologica
,
la
sua
reazionaria
filosofia
della
storia
.
Sono
rimproveri
,
questi
,
che
durante
la
diatriba
susseguente
all
'
uscita
del
romanzo
furono
mossi
al
Lampedusa
dai
comunisti
più
ottusi
,
che
non
sono
mai
disposti
ad
ammettere
la
validità
artistica
di
un
'
opera
se
non
è
allineata
con
la
loro
concezione
strumentale
della
letteratura
.
Visconti
ha
capito
benissimo
che
l
'
altezza
poetica
della
figura
creata
dal
Lampedusa
soverchiava
,
per
coerenza
artistica
,
le
idee
espresse
dal
personaggio
;
il
suo
sforzo
,
semmai
,
è
stato
di
accentuare
nel
principe
di
Salina
la
consapevole
malinconia
di
stare
assistendo
al
crollo
di
un
mondo
senza
ritorno
,
e
di
essere
un
po
'
il
simbolo
di
quella
età
di
trapasso
dal
vecchio
al
nuovo
,
in
cui
la
nausea
della
vita
si
veste
di
disperato
orgoglio
.
Lungi
dall
'
infierire
su
Fabrizio
,
Visconti
l
'
ha
dunque
affrontato
e
restituito
con
grande
rispetto
.
A
tutto
ciò
non
è
estranea
la
sua
predilezione
per
i
caratteri
colti
nei
momenti
di
crisi
(
e
dite
voi
quale
crisi
più
grave
di
quella
provocata
,
in
un
principe
siciliano
,
dalla
caduta
dei
Borboni
e
dall
'
annessione
dell
'
isola
al
regno
d
'
Italia
)
,
ma
nemmeno
quella
nostalgia
di
aristocratico
per
le
forti
personalità
,
siano
esse
patrizie
o
plebee
,
che
percorre
tutta
l
'
opera
di
Visconti
,
impietoso
verso
le
classi
di
mezzo
.
Solo
che
,
per
non
assumere
tutto
il
significato
del
Gattopardo
nel
personale
tormento
del
principe
,
ha
dato
al
film
una
più
precisa
cornice
storica
,
inserendolo
in
quella
crisi
del
Risorgimento
che
per
la
storiografia
di
derivazione
marxista
si
identifica
con
l
'
equivoco
fondamentale
della
storia
unitaria
italiana
;
e
con
ciò
ovviamente
portando
.
avanti
un
suo
discorso
cominciato
da
una
parte
con
La
terra
trema
(
il
risveglio
della
Sicilia
)
,
dall
'
altra
con
Senso
(
lo
sfacelo
morale
dell
'
aristocrazia
)
:
due
film
che
in
certo
modo
vengono
a
sboccare
nel
Gattopardo
come
due
fiumi
a
una
foce
;
che
è
,
appunto
,
la
speranza
che
qualcosa
può
mutare
,
nella
vita
,
e
particolarmente
in
Italia
,
ove
le
classi
dirigenti
di
ieri
e
di
oggi
passino
la
mano
o
si
rinnovino
.
La
polemica
,
ora
,
sarà
sul
sapere
se
già
in
Lampedusa
ci
fosse
questa
sotterranea
coscienza
dell
'
esaurimento
storico
di
una
classe
e
di
un
modo
di
vivere
,
o
se
essa
non
fosse
assorbita
in
una
più
generale
atarassia
,
in
un
nichilismo
che
in
ogni
caso
a
noi
sembra
riscattato
da
quella
interiore
dignità
che
al
Lampedusa
scende
direttamente
da
Verga
e
si
innesta
in
un
temperamento
di
stoico
.
Comunque
Visconti
ha
agito
con
una
discrezione
ammirevole
:
egli
ha
lasciato
capire
chiaramente
,
chiudendo
il
film
col
grande
ballo
dell
'
aristocrazia
palermitana
,
che
tutto
Il
Gattopardo
è
a
suo
avviso
il
canto
funebre
intonato
a
un
mondo
in
dissoluzione
,
e
tuttavia
questo
canto
ha
l
'
inflessione
di
un
lamento
,
perché
la
lacrima
che
riga
,
sul
finire
,
il
volto
del
principe
sarà
per
qualcuno
anche
il
simbolo
di
un
dolore
universale
,
del
quale
possono
partecipare
,
senza
perciò
essere
dei
reazionari
,
e
il
principe
di
Salina
e
il
principe
di
Lampedusa
e
chiunque
soffra
nel
vedere
,
sotto
le
belle
spoglie
di
Angelica
e
di
Tancredi
,
gli
arrampicatori
e
gli
opportunisti
:
quanti
,
appunto
,
rendono
amaro
il
vivere
e
vano
il
credere
.
La
malinconia
di
Fabrizio
tocca
il
massimo
dell
'
avvilimento
quando
il
presentimento
della
morte
si
confonde
con
l
'
eco
delle
fucilate
che
hanno
giustiziato
all
'
alba
gli
ex
-
garibaldini
i
quali
hanno
disertato
dall
'
esercito
regolare
per
tornare
con
Garibaldi
poco
dopo
che
Angelica
e
suo
padre
,
lo
strozzino
don
Calogero
,
hanno
fatto
il
loro
ingresso
nella
bella
società
,
e
anche
Tancredi
,
ormai
candidato
alle
elezioni
,
è
entrato
nel
gioco
:
avviandosi
,
seguendo
la
sua
stella
,
verso
la
morte
,
il
principe
di
Salina
cerca
una
ragione
di
perenne
certezza
,
che
la
bellezza
di
Angelica
gli
ha
fatto
intravedere
come
l
'
incarnazione
di
un
ideale
.
In
questa
cronaca
necessariamente
frettolosa
non
racconteremo
il
film
,
che
del
resto
segue
da
vicino
il
romanzo
cominciando
con
la
recita
del
rosario
,
e
prosegue
,
sfoltendo
i
capitoli
,
con
l
'
arruolamento
di
Tancredi
,
il
ritiro
della
famiglia
a
Donnafugata
,
l
'
incontro
con
don
Calogero
,
l
'
amore
tra
Angelica
e
Tancredi
,
il
rifiuto
,
da
parte
del
principe
,
del
seggio
senatoriale
,
e
si
chiude
,
si
è
detto
,
col
ballo
,
dal
quale
il
principe
esce
col
presentimento
della
morte
.
Il
talento
di
Visconti
si
è
esercitato
,
soprattutto
,
nella
prima
parte
in
certi
squarci
di
tumulti
popolari
per
le
vie
,
e
nella
seconda
nella
rappresentazione
del
ballo
.
In
mezzo
,
quello
che
a
nostro
avviso
è
il
tema
toccato
con
maggiore
evidenza
poetica
:
la
fuga
di
Angelica
nelle
stanze
disabitate
del
vecchio
palazzo
.
La
concordanza
fra
motivi
figurativi
e
motivi
psicologici
è
qui
raggiunta
meglio
che
altrove
.
Non
diremmo
infatti
che
,
per
esempio
,
il
disfacimento
sociale
del
ballo
sia
stato
espresso
dal
colore
nella
stessa
misura
in
cui
,
nella
fuga
di
Angelica
,
le
tonalità
degli
abiti
e
delle
pareti
esprimono
l
'
ambiguità
del
personaggio
.
Ma
di
tutto
l
'
uso
del
colore
in
questo
film
bisognerebbe
parlare
a
lungo
:
è
un
fatto
che
a
certi
meravigliosi
brani
paesistici
,
a
certi
bei
ritratti
di
«
uomo
seduto
»
,
Si
alternano
pagine
soltanto
illustrative
.
È
neppure
nel
Gattopardo
Visconti
rinuncia
a
certe
raffinatezze
(
i
veli
gonfiati
dal
vento
)
che
appartengono
alla
parte
più
decorativa
del
suo
ingegno
.
Il
film
ha
anche
altre
cadute
(
a
questo
punto
vogliamo
dire
che
Il
Gattopardo
non
resterà
probabilmente
il
capolavoro
di
Visconti
:
Senso
e
Rocco
hanno
,
a
nostro
avviso
,
ben
altra
robustezza
)
;
delle
lungaggini
nei
dialoghi
,
qualche
punta
di
melodramma
,
certe
risate
che
lacerano
la
nota
intima
del
racconto
,
perfino
qualche
disinvoltura
storica
(
è
molto
improbabile
che
due
fidanzati
come
Angelica
e
Tancredi
,
sulla
metà
dell
'
Ottocento
,
osassero
baciarsi
in
pubblico
con
tanta
passione
)
ma
la
figura
del
principe
di
Salina
è
quasi
perfetta
:
troppo
prepotente
,
già
nel
romanzo
,
per
lasciare
molto
spazio
a
divagazioni
storico
-
critiche
.
E
ancora
una
volta
Visconti
si
è
rivelato
uno
straordinario
direttore
di
attori
.
Alain
Delon
,
nella
parte
di
Tancredi
,
ci
ha
convinti
assai
poco
(
e
così
pure
Reggiani
)
,
ma
tutti
gli
altri
sono
molto
aderenti
all
'
idea
che
dei
personaggi
possono
essersi
fatti
i
lettori
del
Tomasi
.
In
primo
luogo
,
s
'
intende
,
Burt
Lancaster
,
che
nella
parte
di
Fabrizio
si
è
rivelato
una
scelta
eccellente
;
quando
egli
è
presente
,
tutta
la
scena
si
anima
.
Rude
,
ha
saputo
dare
alla
figura
del
principe
morbidezza
e
insieme
fierezza
di
tratti
:
quasi
sempre
egli
impartisce
,
senza
volerlo
,
lezione
di
recitazione
.
Ottimi
sua
moglie
,
impersonata
da
Rina
Morelli
,
'
e
Romolo
Valli
(
don
Pirrone
)
,
Paolo
Stoppa
e
un
don
Calogero
di
impressionante
verità
.
E
Claudia
Cardinale
?
Ecco
:
la
sua
maschera
ha
straordinarie
mutazioni
,
riesce
a
essere
superba
e
dolce
,
ma
qui
ci
è
sembrata
un
po
'
fredda
.
Un
trepido
calore
viene
invece
al
film
dalla
musica
:
un
valzer
inedito
di
Verdi
che
lo
accompagna
come
un
Leitmotiv
.