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Giovannino Guareschi ( Montanelli Indro , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Giovanni Guareschi ha compiuto , nella sua vita , molte imprese coraggiose . Ma nessuna il coraggio glielo impegnò così a fondo come quella di venire , una quindicina di anni orsono , a Milano . Milano , Giovannino Guareschi l ' ha « scoperta » in un libro ormai famoso , che molti lettori , probabilmente , hanno considerato soltanto umoristico . Non lo è , come non lo sono tutti gli altri suoi libri , in cui l ' umorismo c ' entra solo come condimento , o meglio come il velo sotto cui il pudore impone a quest ' uomo timido e scontroso di nascondere il suo pathos . Egli collaborava a un settimanale ambrosiano , mi pare il « Secolo illustrato » , ma senza muoversi dal suo cascinale presso Busseto . E , a vent ' anni , l ' unica città che aveva visitato era Parma , la quale già gl ' incuteva sgomento . Rizzoli notò i suoi disegni e gli offrì un contratto a settecento lire al mese , che per quei tempi erano quasi l ' agiatezza . Giovannino per lettera accettò ringraziando ; ma , quando si trattò di prendere il treno e d ' inurbarsi , non ne fece di nulla . Di lì a poco venne richiamato alle armi , e fu sotto una tenda di soldato , sull ' Appennino , che Rizzoli junior , Andrea , lo scovò e gli rinnovò la proposta per il giorno in cui fosse stato congedato . Guareschi stavolta tenne la parola e una bella sera si presentò nell ' ufficio del suo editore , in piazza Carlo Erba . S ' era d ' inverno e Giovannino si teneva chiotto dentro un pastrano che la sua fidanzata gli aveva ricavato dalla mantellina militare . Ma non era soltanto il freddo che gli soffondeva sul viso un ' espressione di scoramento . Era Milano che gli aveva fatto e seguitava a fargli una paura birbona . C ' era arrivato sul far della sera , e la plumbea , solenne , sferragliante stazione , le luci che cominciavano a solcare la nebbia grigia , lo zigzagare dei tassì e dei tram , il flusso dei pedoni sui marciapiedi , lo scostante e insocievole sussiego dei metropolitani , lo avevano stordito . No , non c ' è nulla di scherzoso né di retorico nella Scoperta di Milano che Guareschi ha descritto . Per non restare solo in quella giungla irta di grattacieli che lo atterriva , egli chiamò subito Margherita al suo fianco e la sposò . Margherita era delle sue parti , sapeva stare in cucina come solo dalle sue parti ci si sa stare , parlava il suo dialetto , gli era necessaria a ricrearsi in casa un ' oasi emiliana con le sue brave tagliatelle . Soltanto li Guareschi ha continuato a sentirsi per tutti quegli anni Guareschi . Anche il « Candido » lo ha fatto e séguita a farlo in casa , proprio come le tagliatelle , e anche per questo è così saporoso . In piazza Carlo Erba ci andava e ci va di rado . E , quanto al centro , San Babila e Duomo , si possono contare sulle dita coloro che ce lo hanno visto . Dopo oltre tre lustri di vita milanese , Giovannino non ha mai messo piede alla Scala né al cinematografo Manzoni . Ha sentito dire che sono « locali di lusso » e ciò lo spaventa . Ora , poi , ha realizzato finalmente il suo sogno : è tornato a vivere in quel di Busseto , e a Milano ci viene per due giorni della settimana soltanto a comporre il giornale . In quarantott ' ore fa quello che a nessun altro riuscirebbe di fare in una settimana , masticando , in un indescrivibile disordine , dozzine di pasticche di simpamina , trangugiando decine di tazze di caffè , fumando centinaia di sigarette americane ; poi riprende la sua macchina a nafta , di cui è fiero come se l ' avesse inventata lui , e torna nella sua Bassa , morto di sonno e di stanchezza , ma felice alla prospettiva dei cinque giorni che potrà trascorrervi in pace . La Bassa di Busseto è una strana repubblica , che ha poco a che fare con quella italiana e di cui Guareschi è , senza nessuno scrupolo costituzionale , il re . Un re al di sopra dei partiti , come tutti i veri re , e infatti è da lui che vengono , a chiedere consiglio e aiuto , anche i comunisti . Non prese , il loro capo , parte attiva come comparsa nel film Don Camillo , che non è precisamente d ' intonazione marxista ? Un fiduciario di Togliatti fu spedito d ' urgenza sul posto per svolgere un ' inchiesta su quel flagrante caso di deviazionismo . Ma i « compagni » locali ne ascoltarono le rampogne a bocca aperta . Cosa c ' entrava Stalin in tutta quella faccenda ? A Busseto , Stalin è Guareschi , che d ' altronde gli somiglia . Perché a Busseto Guareschi è tutto : il re per i monarchici , il papa per i preti e Stalin per i comunisti . Giovannino è l ' unico profeta in patria che registri la nostra storia nazionale , la quale non registra che profeti emigrati . Egli dirime i litigi fra Peppone e Don Camillo , amministra la giustizia sotto l ' albero di fico , cammina seguito da un codazzo di gente in cui c ' è di tutto : comunisti e conservatori , ricchi e poveri , miscredenti e baciapile . La reggia in cui vive questo incredibile monarca è un cascinale contadino , circondato da un lungo portico , che le lampade al neon illuminano clamorosamente di giorno e di notte . « È orribile , lo so , sembra un bar , ma io voglio la luce , ne voglio a torrenti ... » . È una rivalsa contro il buio che gli angosciò tutta la fanciullezza di scolaro , trascorsa in una cieca cucina , dove sua madre sgonnellava tra i fornelli , nelle ore che le lasciava libere il suo mestiere di maestra elementare . Giovannino si rovinava gli occhi a copiare il compito , seduto dinanzi a un tavolinetto di marmo bianco , e ora di quei tempi difficili e duri , di quelle ore grigie , immobili e pesanti vuoi scacciare perfino il ricordo con uno scialo di lampade . Sulla scrivania ne ha tre , disposte in modo che convergano i loro fuochi sul foglio infilato nella macchina da scrivere . Altre due gli sbucano dal pavimento sotto la sedia , e lui non le vede naturalmente perché le copre col sedere ( che è di dimensioni tutt ' altro che modeste ) , ma non importa : il buio non deve contaminargli nemmeno quelle parti li . Il tutto è complicato dal fatto che Guareschi la sua scrivania non la tiene fissa nella stanza ; la sposta secondo il sole perché di giorno vuole anche la luce di quello , oltre che dell ' elettricità ; e quindi è tutto un intrico , pericolosissimo per il visitatore , di fili , d ' interruttori , di prese di corrente . È un impianto complicatissimo e geniale , che Giovannino ha studiato e realizzato di persona , perché la « pace » di cui lui viene a godere per cinque giorni della settimana nella sua repubblica della Bassa consiste in realtà in una serie di lavori forzati manuali cui egli si dedica con sacerdotale zelo e , crede lui , con ineguagliabile competenza . Probabilmente i lettori immaginano che Guareschi , l ' uomo che compila quasi da solo un giornale di cinquanta pagine alla settimana , testo e disegni , e pubblica due libri l ' anno , trascorra la sua giornata a scrivere e a pensare . Neanche per idea . Egli la inizia alle cinque del mattino con la zappa , e ne impiega tutto il resto in discussioni e lavori di elettrotecnica , falegnameria e muratura . Si è costruito da solo il garage , per esempio . È vero che , una volta ultimato , risultò che la macchina non c ' entrava , e bisognò chiamare un muratore vero per disfare e rifare tutto . Non è lui che me lo ha detto , ma me lo hanno raccontato sul posto , e ora Dio mi salvi dai furori di Giovannino , che qualunque altra indiscrezione sul suo conto me l ' avrebbe perdonata , ma questa temo che me la farà pagar cara . E il letto ? Anche quello se lo è costruito da sé , a furia di pialla e sega , dopo lunghissimi conciliaboli con uno del mestiere ; e , a cose fatte , gli è venuto a costare tre volte più di quanto lo avrebbe pagato in un negozio . « Ma la soddisfazione di dormire in un letto che ti sei costruito con le tue mani » , dice Giovannino asciugandosi il sudore dalla fronte e lisciandosi i baffoni , « dove la metti ? Parola d ' onore , ve ' : è l ' unico letto in cui non soffro d ' insonnia . Tutti gli altri ... » Tutti gli altri sono poi quello di Milano , dove lui si corica , le sole due notti della settimana che trascorre in città , con lo stomaco pieno di caffè e di simpamina . Sfido che ci soffre l ' insonnia ! Ma è inutile farglielo osservare . Il suo entusiasmo per la roba fatta in casa , tagliatelle , giornale , libri e mobili , è pari soltanto alla sua diffidenza per la roba che si compra fuori . Una volta si mise a studiare seriamente come si fabbricano i fiammiferi . Voleva farsi da sé anche quelli , e si diede a consultare manuali di chimica per indagare le combinazioni di zolfo e di fosforo . Non parlava d ' altro . E fu quello il momento di più gran pericolo che abbiano corso il cascinale di Busseto , pieno zeppo di materiali infiammabili , e l ' incolumità dei suoi abitatori . « Perché non vieni a trovarmi dalle mie parti ? » , mi urlò l ' altro giorno , quando andai a trovarlo alla redazione di piazza Carlo Erba . Era stravolto di stanchezza , al termine di una delle sue solite inumane fatiche ebdomadarie , e correva su per le scale stringendo al petto i fogli che aveva riempito di parole e disegni , fra gli appelli disperati dei tipografi in ritardo per la composizione . « Vengo ragazzi , vengo ! » , e fece per correre via , ma si trovò a faccia a faccia con Bianchi , il capomastro della casa Rizzoli , e si fermò di colpo . Bianchi è la sua vera grande passione , il suo amico più intimo e più caro , quello con cui trascorre la maggior parte della sua giornata a dibattere complicati problemi di cementi , tubature , scavi e travi . « Ehi , vieni qui ! » , gridò abbracciandolo . « Sai cosa m ' è successo stanotte ? » E non ci fu più verso di smuoverlo per mezz ' ora , dovette correre Minardi , il caporedattore , a strappargli di mano il materiale , che in tipografia altrimenti non ci sarebbe arrivato più . Era successo questo , a Guareschi che , messosi la sera prima finalmente al lavoro con lo stomaco pieno di qualche dozzina di pasticche di simpamina e di decine di tazze di caffè , non gli era riuscito di mettere insieme né una vignetta né una frase , ossessionato com ' era dall ' idea di uno scarico che gli s ' era intasato il giorno prima nel bagno . Era in parola con un trombaio che aveva promesso di venire a rimediare il giorno dopo . Ma l ' idea di quel tubo otturato non gli consentiva di formularne altre nel cervello , gli paralizzava la mano , la matita e la penna ; sicché alle quattro del mattino era ancora lì a gingillarsi , avvilito e in orgasmo . Allora aveva preso un piccone , era sceso in cantina , e si era dato a ricercare il guasto . Lo aveva trovato alla fine , ma solo dopo aver demolito una intera parete . Però solo dopo quest ' accurata opera di distruzione aveva potuto concentrarsi sulla preparazione del giornale e portarla in fondo ; e adesso era contento e soddisfatto come se , invece di demolire , avesse costruito qualcosa , e solo lo preoccupavano alcuni particolari « tecnici » di cui voleva discutere col fido Bianchi . Li discusse infatti , per una buona ora , insensibile alle invocazioni di aiuto di Minardi e dei tipografi nonché alla nostra attesa . Solo quando ebbe finito , si riavvicinò a noi per dirci come e quando avremmo dovuto raggiungerlo a Busseto . « Facciamo giovedì . Con quale macchina vieni ? Vieni con quella di Mimmo Carraro ... » É una macchina americana , di figura , dalle parti sue non ne hanno mai viste di eguali e lui ci tiene che ci presentiamo a chiedere di lui a bordo di un simile veicolo . « Voi arrivate » , suggerisce , « a tutta velocità e sonando il clacson , sonatelo forte , in mezzo al Paese , e lì urlate : " Dove sta Giovanni Guareschi ? " . Ma urlatelo a gran voce , che lo sentano tutti ... » E si lisciava i baffoni , pregustando la scena . Ora che abbiamo seguito i suoi consigli , eccoci di fronte alla reggia di sua maestà il re della Bassa , illuminata che sembra il Vesuvio in eruzione nonostante l ' ora di pieno meriggio , col monarca in persona sulla soglia del portico che , con un aratro in mano , sembra in posa per farsi monumentare da uno scultore del tempo littorio . Oltre i vetri della finestra si vede , in cucina , Margherita intesa ad arrotolare col matterello le fettuccine del pantagruelico pranzo che ci aspetta , mentre la porta aperta del garage , adesso che un muratore vero l ' ha rifatto , lascia intravedere le due automobili , le motociclette e le quattro biciclette di cui Guareschi , da buon emiliano innamorato di « tecnica » e di « meccanica » , si gloria . Irraggia gioia e buon umore . Giovannino , il quale non sa essere felice che nella sua terra , in mezzo a quella sua gente e a quelle sue cose fatte in casa . « Tutto è fatto in casa , qui ! » , esclama con orgoglio , un orgoglio certo più grande di quello che gl ' ispira il fenomenale successo di Don Camillo e l ' incondizionato plauso che la critica di tutto il mondo , meno quella italiana , s ' intende , ha tributato al suo talento e , più ancora , al suo temperamento di scrittore in un ' età in cui di talento ce n ' è poco e di temperamento punto . « Tutto fatto in casa , ragazzi , con le mie mani : muri , mobili , impianto elettrico , fornelli , sedie ... Accomodatevi , accomodatevi ... » Mimmo Carraro ed io , smilzi e leggeri , eseguiamo . Ma quando è il turno di Andrea , che è un po ' più pesante , non so come , di colpo lo vediamo ruzzolare per terra in un groviglio di assi , di chiodi e di viti . Giovannino lo guarda mortificato , ma nemmeno per un momento lo sfiora la tentazione di porgere aiuto al suo editore . Il problema che lo angoscia in questo istante è , lo si vede benissimo , solo quello di sviscerare la ragione " tecnica " che ha provocato la catastrofe di quel pezzo di mobilia " fatta in casa " . E se ne rigira fra le mani i resti con l ' espressione avvilita di un bambino che si veda andare in pezzi un balocco ritenuto infrangibile .