StampaQuotidiana ,
Ha
avuto
giusta
eco
il
discorso
del
cardinale
Bea
alla
Università
"
Pro
Deo
"
,
specie
nel
passo
in
cui
ricorda
come
il
segretariato
per
l
'
unione
dei
cristiani
abbia
preparato
uno
schema
da
proporre
al
Concilio
sul
tema
della
libertà
dell
'
uomo
di
seguire
anche
in
materia
religiosa
solo
la
propria
coscienza
,
sul
dovere
dell
'
individuo
e
della
società
di
rispettare
tale
libertà
ed
autodecisione
.
Forse
le
parole
più
salienti
del
discorso
sono
quelle
che
insistono
sui
due
doni
che
debbono
sempre
restare
congiunti
:
«
L
'
amore
della
verità
e
l
'
amore
della
persona
,
cioè
la
carità
del
prossimo
...
L
'
amore
della
verità
,
senza
carità
,
diviene
intollerante
e
respinge
.
La
carità
senza
la
verità
è
cieca
e
non
può
durare
.
La
grazia
che
il
credente
deve
impetrare
da
Dio
è
anzitutto
"
l
'
armonia
tanto
difficile
da
realizzarsi
:
tra
l
'
amore
della
verità
e
la
carità
...
"
»
.
Non
so
se
sia
caso
,
o
riserbo
,
il
discorso
non
è
stato
riprodotto
dall
'
Osservatore
Romano
.
Esso
è
meno
ardito
di
quanto
potrebbe
sembrare
,
se
si
riflette
che
la
Chiesa
ha
sempre
considerato
come
dogma
fondamentale
,
da
cui
deriva
la
responsabilità
dell
'
uomo
,
quello
della
libera
scelta
,
del
nessun
valore
del
gesto
coartato
.
Non
si
salva
l
'
anima
di
alcuno
legando
il
suo
corpo
per
impedirgli
di
compiere
il
male
cui
anela
.
Ma
in
altri
punti
ci
sono
stati
lenti
,
non
sempre
facilmente
coglibili
,
mutamenti
.
Si
è
sempre
ammesso
in
teoria
che
si
possa
errare
per
ignoranza
,
in
buona
fede
;
solo
,
per
lunghissimi
periodi
,
fin
quasi
ai
giorni
nostri
,
si
stentava
a
riconoscere
questa
buona
fede
;
gli
eretici
erano
incalliti
nell
'
errore
,
perché
attraverso
le
Scritture
che
professavano
di
venerare
dovevan
riconoscere
la
verità
della
fede
cattolica
,
anzitutto
il
magistero
del
Pontefice
;
pervicaci
gli
ebrei
,
nel
non
voler
constatare
,
attraverso
i
loro
Profeti
,
che
con
Gesù
era
venuto
il
Messia
;
imperdonabili
gli
atei
,
perché
con
gli
argomenti
della
ragione
dovevano
pervenire
all
'
esistenza
di
Dio
,
ai
principi
fondamentali
della
fede
,
da
cui
,
per
corollari
,
si
giunge
a
tutta
la
dottrina
della
vera
religione
.
Molte
generazioni
di
teologi
,
di
pastori
,
fino
ad
epoca
vicina
a
noi
,
hanno
creduto
in
questo
splendere
della
verità
,
che
occorre
chiudere
volutamente
gli
occhi
per
non
scorgere
.
Ma
l
'
evidenza
finisce
sempre
d
'
imporsi
;
anche
quella
che
gli
argomenti
della
logica
formale
non
hanno
la
penetrazione
che
poté
attribuir
loro
un
tempo
il
cattedratico
;
che
in
ogni
ragionamento
,
appena
si
esca
fuori
dell
'
ambito
delle
scienze
fisiche
(
e
non
giurerei
neppure
in
questa
esclusione
)
c
'
è
un
elemento
passionale
,
una
spinta
fideistica
,
non
eliminabile
.
Gli
uomini
di
chiesa
hanno
dovuto
constatare
come
argomenti
che
a
loro
,
in
virtù
della
formazione
ricevuta
,
parevano
irrefutabili
,
nulla
dicevano
a
chi
aveva
ricevuto
formazione
diversa
.
I
sempre
più
larghi
contatti
con
il
mondo
di
quelli
che
per
la
Chiesa
sono
i
ciechi
o
gli
erranti
,
han
persuaso
della
loro
buona
fede
.
Le
avversioni
si
sono
attutite
.
Altro
discorso
:
a
giustificare
la
intolleranza
si
è
sempre
addotta
la
necessità
di
difendere
dall
'
errore
le
masse
,
i
giovani
,
gl
'
inesperti
.
Padre
Taparelli
oltre
cento
anni
or
sono
ne
L
'
esame
critico
degli
ordini
rappresentativi
,
rispondeva
agli
assertori
della
libertà
di
opinioni
:
chi
oppone
che
non
si
può
strappare
con
la
forza
l
'
assenso
degli
intelletti
,
non
si
rende
conto
"
che
chi
mette
in
catena
il
mostro
dell
'
errore
,
come
chi
mette
la
musoliera
all
'
orso
,
non
pretende
convertire
la
fiera
,
ma
camparne
i
galantuomini
"
.
Diciassette
anni
or
sono
,
L
'
Osservatore
Romano
rispondeva
quasi
con
i
medesimi
termini
a
quanti
,
alla
morte
di
Buonaiuti
,
si
erano
lagnati
che
l
'
intransigenza
ecclesiastica
non
gli
avesse
permesso
di
risalire
sulla
cattedra
:
dovere
della
Chiesa
,
il
preservare
i
giovani
dall
'
errore
.
Ma
già
nel
secolo
scorso
veniva
innanzi
la
famosa
distinzione
della
tesi
e
dell
'
ipotesi
;
cioè
vera
in
massima
la
tesi
del
dovere
di
chiudere
il
varco
all
'
errore
;
doversi
però
fare
l
'
ipotesi
che
quest
'
atteggiamento
generi
tali
contrasti
,
tali
reazioni
,
avversioni
alla
Chiesa
,
da
risultare
un
maggior
male
.
Oggi
ricorre
sempre
più
,
almeno
nei
paesi
liberi
-
ché
i
regimi
totalitari
sono
ancora
sul
terreno
del
chiudere
la
bocca
a
quelli
che
per
loro
sono
gli
erranti
-
,
il
presupposto
dello
scandalo
dato
dalla
repressione
del
supposto
errore
.
V
'
è
anche
un
lato
teologico
che
normalmente
si
dimentica
;
il
rigorismo
agostiniano
scorgeva
la
massa
dannata
,
da
cui
occorre
staccarsi
,
per
giungere
a
far
parte
del
piccolo
numero
di
salvati
;
nel
Trecento
un
Gregorio
da
Rimini
era
convinto
del
fuoco
sensibile
cui
sarebbero
stati
condannati
per
l
'
eternità
gl
'
infanti
morti
senza
battesimo
.
Il
cancellarsi
di
queste
concezioni
,
una
maggior
fiducia
nella
comprensione
e
nella
bontà
di
Dio
,
porta
anche
gli
uomini
più
pii
ad
avere
minor
preoccupazione
per
la
sorte
di
quanti
,
aspirando
al
bene
,
non
trovassero
la
retta
dottrina
.
Ma
l
'
antitesi
tra
liberali
ed
autoritari
è
antitesi
che
non
verrà
mai
interamente
meno
;
non
si
supera
con
argomenti
di
pura
ragione
.
Quanti
siamo
per
la
soluzione
liberale
,
sappiamo
di
essere
sospinti
da
una
fiducia
nell
'
uomo
,
nella
sua
scintilla
divina
,
che
gli
permetterà
,
sia
pure
attraverso
lunghe
traversie
,
di
trovare
la
via
migliore
;
ed
altresì
da
una
simpatia
spontanea
per
l
'
uomo
liberale
,
sempre
pronto
ad
ascoltare
,
a
comprendere
,
a
rivedere
le
proprie
posizioni
;
fede
è
simpatia
che
altri
possono
non
condividere
.
Contemporaneamente
al
discorso
del
card
.
Bea
seguiva
,
cosa
di
ben
minore
importanza
,
un
convegno
dell
'
associazione
per
la
libertà
religiosa
:
dove
naturalmente
si
auspicavano
diritti
positivi
rispettosi
di
tutti
i
convincimenti
;
che
riconoscano
a
tutti
,
appartenenti
ad
una
fede
od
uomini
che
non
si
appellano
a
Dio
,
libertà
di
cercare
proseliti
.
Ma
nelle
nostre
conversazioni
ci
accorgevamo
di
essere
divisi
,
tra
quanti
crediamo
in
un
Dio
che
preghiamo
,
quanti
hanno
un
vivo
senso
del
sacro
,
che
non
riescono
a
fissare
in
una
concreta
religione
,
e
quanti
invece
dichiarano
di
sentirsi
pienamente
appagati
nell
'
ambito
della
ragione
,
senz
'
avvertire
altri
bisogni
.
Ed
anche
in
un
altro
punto
nelle
nostre
molto
amichevoli
conversazioni
non
eravamo
concordi
;
convinti
tutti
del
dovere
dell
'
uomo
di
dichiarare
al
mondo
le
sue
convinzioni
,
io
assumevo
il
temperamento
della
pietà
.
Allo
sdegno
di
alcuni
per
ciò
,
che
la
vedova
di
un
nostro
comune
amico
aveva
voluto
per
lui
funerale
religioso
,
là
dov
'
egli
mai
era
stato
aderente
alla
fede
cattolica
,
opponevo
che
se
la
povera
donna
(
che
non
aveva
smentito
inesistenti
conversioni
)
aveva
tratto
da
ciò
conforto
,
da
quei
funerali
non
era
certo
rimasto
falsato
il
pensiero
del
marito
,
le
cui
pagine
,
nobili
e
belle
,
sono
ben
chiare
.
La
congiunzione
che
fa
il
card
.
Bea
tra
amore
della
verità
e
carità
del
prossimo
,
m
'
induce
a
perseverare
in
questo
sentire
,
che
ad
altri
più
rigidi
sembrerà
lassismo
.