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Rosmini, 1'«illuminismo cattolico» ( Jemolo Arturo Carlo , 1955 )
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Il filosofo serba un posto onorevole nella storia della filosofia italiana dell ' ottocento , senza avere troppo pesato sulle maggiori correnti che dominarono tra le generazioni successive . L ' uomo di Chiesa , il sacerdote piissimo , il fondatore della fiorente Congregazione , è più vivo che mai nel cuore dei suoi devoti , protesi nella speranza che s ' inizi la causa della sua beatificazione , e che lo venerano e lo invocano come santo . Chi studia l ' ottocento italiano avverte l ' orma profonda che vi ha segnato Rosmini . Un posto a sé . Tra i fedeli dell ' assolutismo e del vecchio mondo prerivoluzionario ; tra i molti uomini del Risorgimento che continuano a vivere nel clima della rivoluzione francese e di cui i più spirituali muovono dalla Confessione del vicario savoiardo ; tra i puri politici , che credono il mondo dell ' avvenire abbia a chiamarsi diritto ed economia , e la religione non avere più posto che tra le pareti domestiche ; sta isolato il patrizio roveretano . La sua giovinezza trascorre tutta nel clima della Restaurazione ; ma è la Restaurazione degli Stati austriaci e degli ambienti ecclesiastici di quegli Stati . E direi che per comprendere appieno Rosmini occorra pure ricordare la saggia , pia reazione all ' illuminismo , che l ' episcopato dell ' Impero aveva compiuto nella seconda metà del settecento ; come una seconda controriforma , nell ' insegnamento , nella predicazione , nel costume : un " illuminismo cattolico " eretto contro l ' altro . Gli scritti di Rosmini - in cui è sempre l ' avversione alla rivoluzione francese ed a quanto provenga da essa , ma altresì l ' accentuazione della responsabilità di ogni superiore , il concetto di giustizia sociale , l ' esigenza di governi rappresentativi ( con elettorato ristretto agli abbienti ) , il posto dato allo spirito nazionale - mi pare rivelino fermenti che si riannodano al settecento austriaco . Anche certe sue idee in tema di riforma chiesastica , la necessità che i vescovi si tengano sempre a contatto ed " il corpo dei vescovi " torni ad essere quel che era nei primi secoli della Chiesa , la parte da dare al clero ed al popolo nella loro nomina : sono idee maturate in quello che aveva cessato di essere il Sacro Romano Impero allorché Rosmini era fanciullo , e dove la presa di coscienza delle nazionalità s ' iniziava con celere ritmo . Rosmini fu uomo del suo secolo nelle generose aspirazioni , comuni anche ai grandi dell ' altra sponda , nel fervente senso di italianità . Sacerdote non solo rispettosissimo delle Somme Chiavi , ma filialmente devoto ai Pontefici , Pio VII e Pio VIII , Gregorio XVI e Pio IX ; peraltro , sacerdote del periodo anteriore all ' " ultramontanismo " , quando la pietà si chiamava obbedienza e sottomissione , ma non si dava ancora l ' ideale del " pensare col Papa " . Comprese che in Pio IX il Pontefice avrebbe sempre avuto il sopravvento sul principe , ed avvertì il governo piemontese , che l ' aveva inviato a Roma e che fu tenace nella incomprensione , che occorreva giungere a Pio IX attraverso un Concordato che gli desse la tranquillità di aver operato per il bene della Chiesa , che occorreva cercare una formula di Lega italica per cui non fosse il Pontefice a muover guerra all ' Austria . A Gaeta consigliò Pio IX a mantenere la costituzione . La sua inspiegabile disgrazia presso il Pontefice , la non adempiuta promessa della porpora , non lo scossero affatto . L ' uomo non aveva ombra di ambizione ; era tutto al servizio di Dio . L ' ultima tappa di Stresa è quella che lo inserisce più profondamente nella vita italiana : l ' amicizia con Manzoni , con Gustavo di Cavour , con quel giovane esule meridionale ch ' è Ruggero Bonghi , che da lui non riceve la fede ma l ' inquietudine religiosa ( Croce ha ragione , Bonghi fu il capostipite dei conciliatorelli di Stato e Chiesa , dei semicredenti che cucinano intrugli di cattolicesimo e di filosofia ; ma non è men vero che non permise alla borghesia liberale del tempo di re Umberto di dimenticare quali grandi luci , o quali grandi ombre , per chi così le vedesse , fossero Chiesa e Papato ) . Da Stresa muovono i rosminiani , che non sono i religiosi dell ' Istituto della Carità , e non sono soltanto i filosofi dell ' " essere universale " , ma un gruppo ben più vasto , che accoglie anche chi non ha abito filosofico . Cosa rappresentassero questi rosminiani , che annoverarono Antonio Stoppani , cui fu prossimo Antonio Fogazzaro , tra cui primeggiò Michelangelo Billia , così vivo nel ricordo dei torinesi della mia generazione , non è facilissimo dire in poche parole . Il libro del Fiori , Il figliastro del Manzoni , ne descrive giorno per giorno le opere e le ansie , l ' angoscia per gli attacchi dei neo - tomisti contro le dottrine filosofiche del maestro , la loro passione nell ' inverno 1887-88 , in cui appare il decreto del S . Offizio che condanna quaranta proposizioni tratte dalle opere di Rosmini . Furono i conciliatoristi , gli uomini di " religione e patria " , di " scienza e fede " : con preoccupazioni contingenti che oggi possono parere ingenue ( abbiamo appreso quale forte tronco sia la fede religiosa , che non ha a temere per ogni soffiare di vento ) , ma con ardore , e con animi candidi ; e sempre guardavano al sepolcro di Stresa , all ' immagine severa del loro santo - che tale lo consideravano - fissata nel marmo dal Vela . Grande anno fu per loro il 1915 , che li vide in attitudine devota verso il generale Luigi Cadorna , ch ' era nato a pochi passi da Stresa , ch ' era sempre stato cattolico a viso aperto , che apparteneva a famiglia dove avevano sempre avuto posto le preoccupazioni religiose ( lo zio Carlo aveva dissertato sui rapporti tra Chiesa e Stato alla luce del diritto naturale ; e già un Cadorna aveva discusso una combattiva tesi alla facoltà teologica di Pavia al tempo di Giuseppe II ) . Il solco rosminiano incide così nel profondo la storia d ' Italia prendendo le mosse lontano , nella reazione cattolica all ' illuminismo del tempo di Maria Teresa , e giungendo al pieno inserimento dei cattolici nella vita nazionale . La non lunghissima vita del fondatore sovrasta al moto e v ' imprime con le virtù del sacerdote , con l ' austerità del pensatore , un incontrastato marchio di nobiltà .