StampaQuotidiana ,
Credo
che
siamo
parecchi
(
e
da
qualche
tempo
siamo
anche
aumentati
)
a
dichiarare
rifacendo
Eckermann
che
«
l
'
Ingegnere
Carlo
Emilio
Gadda
è
tra
i
nostri
Autori
quello
cui
si
è
sempre
rivolto
lo
sguardo
come
a
una
stella
polare
:
i
suoi
detti
sono
in
perfetta
armonia
col
nostro
modo
di
pensare
,
e
ci
scoprono
continuamente
sempre
più
alti
punti
di
vista
.
Perciò
ci
si
studia
di
penetrare
sempre
di
più
nella
struttura
della
sua
arte
,
e
il
nostro
intimo
amore
e
l
'
ammirazione
per
l
'
Ingegnere
hanno
in
sé
qualche
cosa
di
passionale
...
»
.
Nulla
risulta
però
difficile
come
tributare
un
giusto
omaggio
al
suo
riserbo
e
alla
sua
ritrosia
,
evitando
che
qualche
connotato
di
natura
pittoresca
inquini
il
rigore
della
testimonianza
.
Proprio
perché
è
quasi
impossibile
restituire
l
'
affascinante
mélange
di
contraddizioni
che
è
la
figura
stessa
dell
'
Ingegnere
,
un
Pietro
Micca
in
abito
di
Quintino
Sella
,
l
'
orgogliosa
modestia
e
l
'
ironia
dolorosa
e
la
verecondia
esplosiva
di
questo
grande
scrittore
rivoluzionario
travestito
da
professionista
borghese
conservatore
in
costante
reverenza
davanti
alle
Istituzioni
(
dal
Castello
Sforzesco
alla
Stazione
Nord
,
dalle
Società
Anonime
alle
Banche
all
'
idioma
italo
-
fiorentino
)
nell
'
atto
stesso
in
cui
mobilita
per
dilapidarle
strepitose
risorse
etiche
e
stilistiche
,
di
psicologia
e
di
humour
.
Traboccano
le
tentazioni
...
Un
saggista
di
scuola
francese
incline
a
trattare
della
letteratura
«
come
di
qualcos
'
altro
»
(
vita
,
sogno
,
tauromachia
)
e
dello
scrittore
«
in
quanto
qualche
cosa
»
(
magari
«
traître
»
,
o
«coupable»...)
potrebbe
lasciarsi
sedurre
dall
'
ipotesi
di
un
Trattato
sull
'
Ingegnere
«
in
quanto
reduce
»
:
le
fissazioni
traumatiche
sulle
sofferenze
della
guerra
e
del
dopoguerra
;
il
sentimento
di
provvisorietà
che
affligge
il
ritorno
a
una
vita
civile
sentita
come
precaria
,
estranea
,
instabile
;
i
bauli
non
disfatti
;
il
rovello
per
gli
anni
smarriti
in
una
giovinezza
murata
e
irrecuperabile
...
Qualche
amico
,
invece
,
di
fronte
all
'
originalità
quasi
raccapricciante
delle
sue
osservazioni
,
dell
'
arrivare
comunque
alla
verità
sulle
cose
,
impressionante
da
parte
di
qualcuno
che
vive
così
palesemente
fuori
delle
cose
,
è
stato
afferrato
da
un
dubbio
:
è
vero
?
non
è
vero
?
o
è
possibile
che
appena
voltato
l
'
angolo
,
appena
al
sicuro
in
casa
,
l
'
Ingegnere
nella
sua
«
logicità
»
sapiente
e
folle
si
tolga
la
maschera
con
cui
si
mostra
a
noi
-
e
che
mai
toglierà
in
nostra
presenza
-
e
rida
divertito
delle
nostre
sciocchezze
?
Sarebbe
però
un
torto
cedere
a
una
tentazione
da
Eckermann
contemporaneo
e
descriverlo
nell
'
atto
di
emettere
giudizi
a
sorpresa
in
una
serie
di
quadretti
tipo
«
l
'
Ingegnere
al
ristorante
»
,
«
d
'
Ingegnere
e
D
'
Annunzio
»
,
«
l
'
Ingegnere
e
il
twist
»
,
«
d
'
Ingegnere
nella
tomba
etrusca
»
.
D
'
altra
parte
irripetibilità
e
pudore
cospirano
a
rendere
difficilmente
descrivibile
l
'
esperienza
della
presenza
eccitante
e
consolatrice
dell
'
intelletto
.
Perciò
mi
è
parso
più
riguardoso
interrogarlo
con
la
sua
approvazione
su
un
argomento
fondamentale
:
la
sua
formazione
,
l
'
«
iter
»
spirituale
attraverso
cui
si
è
venuta
componendo
una
personalità
culturale
e
umana
per
cui
Contini
ha
parlato
di
«
eminente
dignità
riflessiva
»
.
«
I
successivi
miei
choc
di
carattere
riguardanti
la
tematica
conoscitiva
sono
stati
saltuari
e
sporadici
,
non
per
mia
malavoglia
o
poltroneria
,
ma
perché
sono
stato
boicottato
negli
anni
giovanili
»
dice
l
'
Ingegnere
;
e
accusa
il
tempo
,
la
stanchezza
,
la
«
estrema
povertà
»
:
e
,
prima
ancora
i
genitori
che
hanno
«
sabotato
»
la
sua
vocazione
letteraria
,
l
'
ingegneria
«
non
alta
,
ma
faticosa
»
;
e
la
mancanza
di
libri
e
di
esperienze
di
viaggio
;
la
scarsa
esperienza
della
vita
,
«
l
'
esperienza
non
sempre
lieta
che
avevo
fatto
degli
esseri
umani
»
.
«
Mi
sono
mancate
allora
,
come
a
un
prigioniero
,
eccitazioni
,
fermenti
,
suggerimenti
intellettuali
,
eccitazioni
alla
ricerca
...
»
E
negli
anni
successivi
l
'
estrema
fatica
:
«
costretto
agli
studi
d
'
ingegneria
,
a
Milano
,
non
mi
hanno
lasciato
tempo
e
molte
volte
neppure
la
voglia
,
le
possibilità
fisiche
di
ricerche
"
curiose
"
»
.
«
Ulteriori
gravi
traumi
sono
stati
quelli
derivanti
dalle
guerre
che
la
mia
generazione
ha
attraversato
:
alla
prima
delle
quali
ho
partecipato
con
una
"
passione
"
positiva
,
mentre
ho
subìto
come
"
civile
"
la
seconda
con
una
orrenda
e
lunga
sofferenza
,
anche
fisica
.
»
Formazione
perciò
lacunosa
,
«
a
macchie
,
a
chiazze
»
.
Negli
anni
dell
'
adolescenza
sono
prevalsi
interessi
letterari
,
prevalentemente
italiani
e
latini
,
con
qualche
puntata
su
autori
greci
(
Omero
)
.
Poi
Dante
,
Ariosto
.
«
Negli
anni
ulteriori
dopo
il
liceo
ci
sono
stati
momenti
di
cultura
,
ricerca
,
e
di
"
eccitazione
"
derivanti
da
indirizzi
logico
-
matematici
della
eccitazione
stessa
(
Einstein
,
la
teoria
della
relatività
,
più
tardi
la
teoria
dei
"
quanti
"
,
De
Broglie
).»
«
Dopo
i
contatti
letterari
di
Firenze
,
tutto
il
grosso
repertorio
di
idee
che
si
può
brevemente
designare
col
nome
-
se
non
di
psicopatologia
-
di
psicanalisi
.
»
Negli
anni
Trenta
l
'
Ingegnere
si
interessa
soprattutto
di
fenomeni
«
proibitissimi
dal
fascismo
...
venuti
dal
di
fuori
...
"
esterofilo
"
:
parola
cara
al
duce
,
carica
di
condanna
...
»
.
Studia
per
esempio
(
«
per
quanto
senza
possibilità
di
approfondire
...
costretto
dal
lavoro
...
»
)
la
matematica
di
Einstein
,
appunto
,
e
la
psicanalisi
:
«
Quando
molti
ritenevano
l
'
idea
volgare
che
Freud
fosse
un
pervertito
...
e
neanche
a
parlare
di
Breuer
,
Charcot
...
»
.
Rivolge
cioè
la
sua
attenzione
ad
alcune
fondamentali
discipline
scientifiche
moderne
ignorate
o
trascurate
dalla
maggior
parte
dei
letterati
dell
'
epoca
,
e
praticamente
mai
integrate
sul
serio
alla
nostra
cultura
:
ecco
un
'
altra
ragione
seria
dell
'
importanza
dell
'
Ingegnere
per
noi
.
«
Avevo
già
frequentato
a
Milano
come
socio
di
una
biblioteca
molto
bene
-
e
milanesemente
-
organizzata
(
il
Circolo
Filologico
)
i
precursori
:
appunto
Charcot
,
Breuer
...
molti
altri
...
e
anche
gli
psicologi
positivisti
;
ricordo
L
'
intelligenza
nel
regno
animale
di
Tito
Vignoli
,
psicologo
lombardo
.
Si
tenga
presente
che
l
'
impegno
degli
studi
d
'
ingegneria
comportava
otto
ore
di
attività
giornaliera
,
compreso
il
disegno
;
e
a
certe
esercitazioni
,
per
esempio
di
mineralogia
,
occorreva
presentarsi
alle
sette
della
mattina
.
Questi
milanesi
col
loro
"
lavurà
"
mi
hanno
dato
una
bella
mazzata
sulla
testa
...
E
Roma
?
Ne
sono
amareggiato
,
stanco
;
se
potessi
me
ne
andrei
subito
;
se
avessi
forza
,
denaro
...
Ah
,
il
romanesimo
...
A
proposito
di
psicanalisi
devo
dire
che
mi
sono
avvicinato
ad
essa
negli
anni
fiorentini
dal
'26
al
'40
quando
l
'
insieme
delle
dottrine
e
delle
ricerche
di
questa
grande
componente
della
cultura
moderna
era
visto
popolarmente
come
operazione
diabolica
e
quasi
infame
,
per
la
crassa
opaca
ignoranza
di
molti
grossi
tromboni
della
moraloneria
e
della
cultura
ufficiale
dell
'epoca.»
Ma
perché
è
andato
a
Firenze
?
«
Manzonianamente
...
e
anche
un
po
'
come
un
inglese
(
senza
quattrini
)
del
'700
...
Per
imparare
la
lingua
e
frequentare
le
biblioteche
fiorentine
(
e
pensare
che
poi
non
ne
ho
avuto
quasi
mai
il
tempo
!
)
.
Il
Vieusseux
e
la
Marucelliana
hanno
sostituito
nel
mio
positivismo
illuministico
la
vecchia
organizzatissima
biblioteca
milanese
»
.
Trovo
straordinario
andare
a
Firenze
per
sciacquar
panni
lombardi
in
Arno
,
e
come
risultato
distruggere
il
fiorentino
con
l
'
esplosiva
operazione
linguistica
del
Pasticciaccio
;
ma
l
'
Ingegnere
sorride
,
non
vuol
dir
niente
.
Alla
psicanalisi
mi
sono
avvicinato
e
ne
ho
largamente
attinto
idee
e
moventi
conoscitivi
con
una
intenzione
e
in
una
consapevolezza
nettamente
scientifico
-
positivistica
,
cioè
per
estrarre
da
precise
conoscenze
dottrinali
e
sperimentali
un
soprappiù
moderno
della
vecchia
etica
,
della
vecchia
psicologia
,
e
della
cultura
che
potremmo
chiamare
parruccona
e
polverosa
di
certo
tardo
illuminismo
lombardo
.
Col
comprendere
la
fenomenologia
dell
'
inconscio
mi
è
sembrato
di
fare
un
passo
avanti
nella
mia
struttura
di
apprenti
sorcier
.
E
devo
dire
che
ho
incontrato
negli
studi
di
filosofia
fatti
presso
l
'
Università
di
Milano
(
nel
'25
,
nel
'28
,
nel
'30
,
allora
si
chiamava
ancora
Accademia
scientifica
e
letteraria
,
però
conferiva
lauree
regolari
)
un
docente
di
psicologia
,
Casimiro
Doniselli
,
che
mi
ha
condotto
alla
possibilità
di
pensare
a
una
specie
di
traduzione
in
termini
psicologici
di
molte
posizioni
di
filosofia
teoretica
:
alcune
posizioni
teoretiche
kantiane
potrebbero
essere
oggi
registrate
in
chiave
psicologica
,
per
esempio
.
»
E
fra
le
esercitazioni
fatte
in
questo
periodo
l
'
Ingegnere
ne
ricorda
soprattutto
una
sull
'
apparecchio
dell
'
udito
,
in
cui
la
coclea
(
che
ha
la
forma
della
spirale
di
Cartesio
)
funziona
come
estrattore
di
logaritmi
delle
scale
sonore
.
Molto
hanno
impressionato
la
mia
giovane
e
ancora
inesperta
ricerca
formativa
quei
necessariamente
limitati
avvicinamenti
,
o
approssimazioni
,
ai
maestri
della
filosofia
moderna
...
Ho
letto
Spinoza
,
Leibniz
,
Kant
...
La
lettura
dei
Nuovi
saggi
di
Leibniz
(
tradotti
da
Cecchi
)
e
della
Teodicea
stessa
,
si
può
dire
che
siano
stati
nettamente
formativi
per
il
mio
sviluppo
e
i
miei
interessi
logico
-
teoretici
posteriori
...
Ancora
oggi
sento
di
dover
molto
a
Leibniz
e
di
riviverne
oscuramente
i
suggerimenti
e
i
pensieri
nella
ormai
declinante
vita
intellettuale
,
avviata
alla
chiusura
...
A
questo
proposito
sarebbe
mio
estremo
desiderio
di
poter
lasciare
almeno
una
affrettata
e
sintetica
"
operetta
"
di
esegesi
da
un
lato
e
di
"
apology
"
(
nel
senso
di
"
giustificazione
"
)
dei
miei
momenti
di
pensiero
e
degli
inevitabili
errori
(
od
eccessi
)
a
cui
la
mia
affaticata
ricerca
è
andata
incontro
,
come
ogni
ricerca
...
per
successivi
"
tâtonnements
"
,
come
ognuno
di
noi
...
forse
anche
la
natura
stessa
...
si
avvicina
alle
sue
"
idee
"
per
"
tâtonnements
"
...
e
incontrando
la
dolorosa
esperienza
di
inevitabili
"impasses"...»
Ma
la
sezione
forse
più
larga
della
sua
libreria
è
affollata
di
volumi
di
storia
.
«
L
'
interesse
per
gli
studi
storici
può
dirsi
innato
in
me
;
o
se
no
,
ha
ricevuto
eccitazioni
che
chiamerò
ginnasiali
con
grande
amore
e
rispetto
per
gli
studi
ginnasiali
che
ho
potuto
seguire
(
Cesare
,
Tacito
,
non
molto
Erodoto
)
,
i
minori
latini
,
più
tardi
Svetonio
...
e
perché
ho
avuto
da
taluni
di
questi
storici
latini
(
Tacito
,
Svetonio
)
e
dai
poeti
...
la
sensazione
che
ci
sia
stato
un
grande
momento
della
conoscenza
umana
in
cui
la
storiografia
non
è
stata
una
menzogna
...
senza
compromessi
,
né
reticenze
...
La
stessa
sensazione
mi
è
stata
data
più
tardi
dagli
storici
francesi
e
inglesi
...
da
Macaulay
a
Strachey
,
come
specimen
...
Lavisse
,
Michelet
,
Lefebvre
,
Bainville
...
e
da
memorialisti
altrettanto
validi
annotatori
della
realtà
e
della
verità
...
Saint
-
Simon
,
Retz
...
da
epistolari
,
lettere
...
mi
hanno
condotto
a
interessarmi
ai
fatti
della
grande
storia
francese
...
»
E
il
Rinascimento
?
«
Sì
,
ho
avuto
interessi
culturali
e
letterari
e
di
giudizio
storiografico
...
per
gli
storici
letterati
...
la
potenza
d
'
espressione
,
il
senso
della
verità
...
Guicciardini
,
Machiavelli
,
Jacopo
Nardi
...
Però
non
credo
a
un
Rinascimento
politico
...
non
credo
che
possa
aver
dato
all
'
Italia
quello
che
il
valore
delle
armi
e
della
nobiltà
francese
ha
dato
alla
Francia
...
sempre
in
esercizio
nell
'
incontrare
la
morte
...
magari
in
duello
,
quando
non
v
'
erano
guerre
...
Il
mio
giudizio
necessariamente
generico
per
la
storia
dei
Comuni
e
delle
Signorie
non
ha
insomma
un
carattere
idolatra
né
per
gli
uni
né
per
le
altre
,
pure
ammettendo
il
carattere
di
indipendenza
eroica
del
Comune
borghese
e
tessile
rispetto
all
'
ancoraggio
dell
'
idea
imperiale
»
.
E
la
filologia
?
Qui
l
'
Ingegnere
raccomanda
di
tenere
un
tono
modesto
e
serio
per
riguardo
agli
studiosi
specializzati
.
«
...
Uno
dei
momenti
tormentosi
della
mia
modesta
e
frantumata
carriera
di
scrittore
...
Contini
per
il
caso
mio
molto
giustamente
parla
di
"
letteratura
perduta
"
,
rifacendosi
a
Proust
...
e
di
un
sentimento
di
frustrazione
che
starebbe
e
sta
di
fatto
alla
base
del
mio
lavoro
e
del
giudizio
che
faccio
di
me
stesso
...
un
fine
non
raggiunto
...
»
Ma
perché
?
Ma
come
?
L
'
Ingegnere
scuote
la
testa
,
parla
di
brogliaccio
,
di
macchie
d
'
inchiostro
,
di
minute
confuse
e
indecifrabili
,
tossisce
,
batte
le
mani
sulla
tavola
,
mormora
«
avevo
in
mente
un
programma
...
e
invece
...
solo
un
avvicinamento
a
quello
che
speravo
...
tarda
riparazione
...
citazioni
imprecise
...
mancato
adempimento
del
compito
...
È
la
questione
dell
'
espressione
...
come
un
bambino
che
si
preoccupa
esclusivamente
di
far
bene
il
suo
compito
,
mi
sono
sempre
preoccupato
di
raggiungere
non
tanto
l
'
optimum
formale
"
routinier
"
(
i
plurali
giusti
,
le
camicie
scritte
con
la
"i"...)
quanto
l
'
optimum
espressivo
...
È
chiaro
questo
,
no
?
...
È
stata
infatti
usata
per
me
talora
come
tono
d
'
accusa
o
rimprovero
la
qualifica
di
espressionista
...
Ma
io
credo
che
il
dovere
di
un
optimum
espressionistico
incomba
a
ogni
artigiano
se
non
a
ogni
artista
...
al
pittore
,
al
sarto
,
al
compositore
,
e
in
primis
allo
scrittore
,
che
maneggia
uno
strumento
assai
difficile
a
possedere
e
ad
usare
e
cioè
l
'
idioma
...
Ma
io
ho
sentito
che
in
ogni
idioma
...
lingua
o
dialetto
...
la
lingua
,
che
ha
dietro
di
sé
una
cultura
,
una
scuola
,
una
formazione
,
un
'
accademia
,
una
provenienza
da
altra
lingua
madre
...
e
il
dialetto
talora
con
egual
provenienza
da
una
lingua
madre
,
come
il
latino
per
il
dialetto
lombardo
...
ciò
che
interessa
è
la
potenza
,
la
tensione
espressiva
,
il
voltaggio
espressivo
...
e
indipendentemente
dal
perbenismo
accademizzante
a
cui
si
possa
essere
più
o
meno
vicini
...
Non
importa
se
si
è
prossimi
al
Rigutini
,
importa
la
potenza
espressiva
!
Quel
che
accade
al
dialetto
lombardo
o
alla
parlata
napoletana
rispetto
al
latino
...
e
"
facite
'
a
faccia
feroce
"
"
è
"
latino
...
da
cui
entrambi
derivano
la
loro
tematica
...
gli
etimi
...
accade
anche
ad
alcune
lingue
neolatine
,
le
più
vive
e
stupende
,
il
francese
e
lo
spagnolo
...
lasciamo
il
provenzale
,
che
m
'
interessa
meno
...
anche
se
,
vero
,
per
alcuni
argomenti
,
certi
discorsi
,
è
ovvio
che
solo
una
lingua
colta
(
il
francese
,
lo
spagnolo
)
potrà
essere
usata
,
anziché
un
dialetto
...
I
Nuovi
saggi
di
Leibniz
non
possono
essere
scritti
in
dialetto
...
Colloco
il
dialetto
a
una
stessa
possibilità
espressiva
...
o
voltaggio
,
o
altezza
...
della
lingua
,
limitatamente
agli
argomenti
di
sua
pertinenza
:
il
linguaggio
di
Ruzante
o
Goldoni
non
potrebbe
essere
adatto
per
un
'
opera
filosofica
...
E
mi
permetta
di
chiudere
con
una
piccola
chicca
...
per
usare
il
suo
elegante
e
italianissimo
termine
:
per
dire
"
vino
"
,
i
successivi
etimi
sono
stati
nell
'
ordine
"
oinos
"
,
"
vinum
"
,
"
vino
"
,
"
vin
"
(
milanese
)
,
"
vi
"
(
bresciano
)
...
mentre
si
dice
in
bergamasco
semplicemente
"
i
"
,
spaventosa
erosione
della
matrice
"
vinum
"
,
operata
dall
'
abominevole
dialetto
bergamasco
,
secondo
i
tromboni
moraloni
accademici
della
moralità
linguistica
...
Senonché
nella
gloriosa
e
stupenda
lingua
del
grande
La
Fontaine
e
anche
di
quel
Saint
-
Simon
che
come
dice
Sainte
-
Beuve
"
écrit
à
la
diable
pour
l
'
éternité
"
,
per
dire
"
agosto
"
attraverso
le
successive
erosioni
di
"
augustus
mensis
"
si
passa
da
"
aoust
"
a
"
août
"
;
e
finalmente
alla
fonazione
"
u
"
che
come
erosione
fonetica
equivale
alla
"
i
"
dell
'
"
abominevole
"
bergamasco
...
»
.