StampaQuotidiana ,
Al
processo
Montesi
presenziarono
una
quarantina
di
inviati
speciali
.
Nelle
prime
settimane
,
quando
l
'
istruttoria
contro
Piccioni
,
Montagna
e
Polito
non
aveva
ancora
cominciato
a
traballare
,
alcuni
grandi
giornali
inglesi
,
tedeschi
e
francesi
tennero
a
Venezia
i
loro
resocontisti
.
In
seguito
la
stampa
estera
si
limitò
ai
servizi
di
agenzia
.
Fra
gli
inviati
dei
giornali
stranieri
ve
n
'
era
uno
assai
simpatico
e
vivace
,
la
cui
tessera
grigia
,
rilasciata
dalla
cancelleria
,
era
intestata
alla
«
Gazette
de
Lausanne
»
.
Spesso
,
facendo
colazione
coi
colleghi
,
il
rappresentante
del
quotidiano
svizzero
raccontava
di
aver
accettato
quell
'
incarico
trovandosi
momentaneamente
disoccupato
.
La
«
Gazette
»
,
per
evitare
la
notevole
spesa
di
un
inviato
,
si
era
rivolta
a
un
professionista
italiano
che
costasse
poco
.
«
Non
so
chi
potrebbe
costarle
meno
di
me
»
,
diceva
il
giovanotto
,
arricciando
il
naso
carnoso
ed
aggressivo
.
«
Sto
facendo
la
vita
di
un
frate
predicatore
in
trasferta
quaresimale
»
.
A
.
B
.
(
dobbiamo
accontentarci
delle
iniziali
)
sfiorava
il
metro
e
settanta
,
ma
era
di
spalle
larghissime
e
si
notavano
al
primo
sguardo
i
suoi
polsi
da
sollevatore
di
pesi
,
ferrei
e
pelosi
.
Gli
occhiali
non
riuscivano
ad
attenuare
la
forza
penetrante
del
suo
sguardo
.
Parlando
con
giornalisti
molto
addentro
nel
mestiere
,
dimostrava
di
conoscere
assai
bene
la
partita
.
Un
pomeriggio
,
verso
la
metà
di
febbraio
,
quando
il
processo
era
in
corso
da
un
mese
,
stavo
passeggiando
in
compagnia
di
A
.
B
.
sotto
i
portici
delle
Procuratie
Vecchie
,
in
piazza
San
Marco
,
allorché
capitò
qualcosa
di
molto
strano
.
Ci
passò
accanto
un
giovane
carabiniere
,
il
quale
,
visto
il
corrispondente
della
«
Gazette
»
,
lo
salutò
portando
la
mano
ben
rigida
alla
visiera
e
facendo
ruotare
leggermente
il
collo
.
«
Ho
fatto
diversi
servizi
di
cronaca
nera
,
anni
fa
»
,
spiegò
A
.
B
.
«
Molti
carabinieri
si
ricordano
ancora
di
me
»
.
Non
la
bevetti
.
Ho
fatto
troppi
anni
il
soldato
,
per
non
distinguere
un
saluto
amichevole
da
un
saluto
di
ordinanza
.
Restai
perplesso
,
ma
cercai
di
non
farlo
notare
.
Qualche
tempo
dopo
ebbi
la
conferma
dei
miei
sospetti
.
Il
corrispondente
della
«
Gazette
de
Lausanne
»
altri
non
era
che
il
tenente
dei
carabinieri
A
.
B
.
,
valoroso
e
intelligente
protagonista
di
alcune
fra
le
più
pericolose
e
brillanti
operazioni
del
dopoguerra
.
Conversatore
spiritoso
,
buon
pittore
dilettante
,
poeta
a
tempo
perso
,
capace
di
mimetizzarsi
in
qualunque
ambiente
e
di
assumere
le
personalità
più
disparate
,
l
'
Arma
lo
aveva
utilizzato
in
casi
particolarmente
delicati
,
specialmente
nel
così
detto
«
bel
mondo
»
.
Era
inevitabile
che
il
tenente
,
recitando
la
parte
del
pittore
surrealista
o
del
bell
'
imbusto
a
Capri
,
sulla
Riviera
ligure
di
ponente
e
sulla
Costa
Azzurra
,
acquistasse
una
preziosa
esperienza
in
fatto
di
droga
,
drogatori
e
drogati
.
Quando
gli
feci
capire
che
la
sua
vera
attività
mi
era
ormai
nota
,
l
'
ufficiale
non
ebbe
una
piega
di
disappunto
.
Rise
allegramente
e
,
pur
non
accennando
alla
vera
ragione
per
cui
stava
seguendo
giorno
per
giorno
il
processo
,
mi
raccontò
molte
cose
della
sua
carriera
,
dei
casi
di
cui
si
era
occupato
negli
ultimi
anni
,
della
sua
partecipazione
alla
dura
lotta
contro
la
banda
Giuliano
e
,
finalmente
,
mi
illustrò
,
nei
limiti
del
segreto
professionale
,
alcuni
aspetti
interessanti
e
inediti
della
battaglia
incessante
e
silenziosa
contro
il
traffico
degli
stupefacenti
.
Proprio
in
quei
giorni
,
alla
ribalta
del
processo
era
di
turno
don
Tonino
Onnis
,
parroco
di
Bannone
di
Traversetolo
e
protagonista
del
fantomatico
episodio
relativo
a
«
Gianna
la
rossa
»
.
Il
prete
,
giovane
,
bruno
e
robusto
,
dall
'
eloquio
frettoloso
e
dalla
pronuncia
lievemente
sofisticata
,
fece
la
sua
deposizione
:
raccontò
del
suo
misterioso
incontro
con
la
giovane
donna
dai
capelli
fulvi
e
sostenne
abilmente
un
duello
di
tre
ore
coi
giudici
e
gli
avvocati
.
Anche
in
quella
occasione
restai
con
l
'
impressione
che
la
storia
del
parroco
fosse
una
specie
di
paravento
immaginario
,
dietro
al
quale
si
nascondevano
fatti
e
persone
che
sarebbe
stato
interessante
mettere
a
fuoco
,
indipendentemente
dal
processo
e
dalla
posizione
degli
imputati
.
Don
Onnis
non
aveva
affatto
l
'
aria
di
un
intrigante
visionario
e
certi
particolari
del
suo
racconto
,
in
mezzo
alle
sfumature
e
alle
nebbie
della
fantasia
,
mi
erano
sembrati
inaspettatamente
duri
e
concreti
.
Il
parroco
aveva
fatto
,
senza
reticenze
,
il
nome
di
alcuni
funzionari
della
questura
di
Parma
che
si
erano
interessati
del
suo
caso
;
descrivendo
certe
automobili
che
si
erano
aggirate
attorno
a
Bannone
nel
'54
,
aveva
avuto
accenti
di
verità
.
D
'
altra
parte
,
nessuno
era
riuscito
a
capire
per
che
preciso
motivo
il
giovane
parroco
fosse
stato
varie
volte
convocato
dal
suo
vescovo
e
severamente
ammonito
.
Il
suo
stesso
trasferimento
a
Bannone
,
parrocchia
troppo
modesta
per
un
prete
colto
e
brillante
,
aveva
tutta
l
'
aria
di
una
«
quarantena
»
ed
era
precedente
alle
«
rivelazioni
»
di
Gianna
la
rossa
.
Ripensandoci
,
mi
sembrò
probabile
che
il
sacerdote
avesse
«
aggregato
»
al
caso
Montesi
una
storia
losca
,
da
lui
realmente
vissuta
,
forse
con
la
speranza
di
richiamare
l
'
attenzione
delle
autorità
senza
esporsi
troppo
direttamente
.
Una
sera
,
passeggiando
nei
dintorni
della
Fenice
,
esposi
i
miei
dubbi
al
tenente
A
.
B
.
Mi
ascoltò
attentamente
,
rivolgendomi
brevi
occhiate
,
poi
,
dopo
qualche
istante
di
silenzio
,
disse
:
«
È
vero
:
in
questo
straordinario
processo
le
ombre
,
spesso
,
sono
concrete
e
i
corpi
non
sono
che
ombre
.
Ad
ogni
modo
,
non
è
un
caso
che
la
famosa
lettera
di
Gianna
la
rossa
sia
partita
da
Bannone
,
anziché
,
poniamo
,
da
un
paesino
altrettanto
trascurabile
delle
Marche
o
dell
'
Umbria
.
Da
Bannone
si
stacca
una
rotabile
secondaria
,
lunga
una
ventina
di
chilometri
,
che
,
attraverso
Felino
e
Sala
Baganza
,
finisce
a
Collecchio
,
sulla
strada
della
Cisa
.
A
cominciare
dal
'46
,
poche
strade
al
mondo
sono
state
altrettanto
battute
dai
trafficanti
.
Incalcolabili
quantità
di
'
grezzo
'
vi
sono
passate
,
partendo
dai
roccioni
della
costa
ligure
,
per
raggiungere
quella
autentica
spina
dorsale
della
Penisola
ch
'
è
la
statale
numero
9
,
meglio
conosciuta
come
via
Emilia
.
La
provincia
di
Parma
è
il
retroterra
naturale
della
Spezia
.
Fra
l
'
isola
della
Palmaria
e
Monterosso
,
dove
la
costa
è
particolarmente
solitaria
,
aspra
,
inaccessibile
alle
macchine
,
non
è
passata
notte
,
per
anni
,
che
le
correnti
non
portassero
alla
deriva
speciali
bidoni
di
gomma
nera
,
impermeabili
,
a
forma
di
boa
,
contenenti
oppio
.
«
Abbandonati
al
largo
da
imbarcazioni
veloci
,
in
particolari
condizioni
di
mare
e
di
vento
,
quei
recipienti
percorrevano
docilmente
,
sul
filo
delle
correnti
,
sempre
il
medesimo
itinerario
,
come
tirati
da
un
filo
:
perché
nulla
vi
è
di
più
immutabile
di
una
corrente
marina
.
Sulla
costa
,
nel
buio
,
fra
gli
scogli
simili
a
baluardi
,
qualcuno
era
pronto
a
riceverli
,
a
vuotarli
,
a
mettere
la
merce
al
sicuro
per
passarla
a
chi
aveva
l
'
incarico
di
trasportarla
in
su
,
attraverso
il
Bracco
e
la
Cisa
.
Nel
'47
,
quand
'
ero
in
servizio
alla
Spezia
,
io
stesso
mi
sono
occupato
a
fondo
della
cosa
.
Risultati
magri
.
La
macchina
era
troppo
grossa
per
un
pugno
di
uomini
volenterosi
,
responsabili
di
un
'
infinità
di
servizi
e
con
mezzi
assai
modesti
.
Una
volta
,
mentre
incrociavo
al
largo
con
una
vecchia
barca
a
motore
che
pareva
avesse
il
cardiopalma
,
intravidi
,
a
qualche
centinaio
di
metri
,
uno
di
quei
misteriosi
motoscafi
che
seminavano
in
mare
uova
di
gomma
nera
.
Gli
intimammo
di
fermarsi
,
sparammo
in
aria
,
poi
prendendo
la
mira
.
La
imbarcazione
si
impennò
,
volò
via
come
una
freccia
,
sparì
nella
notte
.
Tentare
d
'
inseguirla
sarebbe
stato
come
tirare
un
sasso
a
un
aeroplano
»
.
L
'
ufficiale
tacque
un
momento
,
poi
riprese
amaramente
:
«
Per
darti
un
'
idea
di
quanti
involucri
di
gomma
siano
finiti
su
quei
venti
chilometri
di
costa
;
pensa
che
utilizzando
la
gomma
trovata
fra
gli
scogli
alcuni
giovanotti
impiantarono
una
fabbrichetta
di
sandali
e
scarpe
da
donna
che
produceva
un
centinaio
di
pezzi
al
giorno
»
.
«
E
don
Onnis
?
»
,
chiesi
.
Il
tenente
si
tolse
gli
occhiali
,
alitò
sulle
lenti
,
le
ripulì
accuratamente
col
fazzoletto
.
Si
strinse
nelle
spalle
.
«
Rosse
o
nere
,
è
un
fatto
che
molte
Gianne
nei
paraggi
della
Cisa
debbono
aver
`
lavorato
'
coi
trafficanti
.
Le
donne
,
in
genere
,
sono
meno
sospettate
e
pare
che
al
momento
opportuno
sappiano
cavarsela
meglio
.
Mi
sembra
impossibile
che
qualcuna
non
si
sia
messa
nei
guai
.
Mi
viene
in
mente
quel
che
fece
Vito
Gurino
,
un
gangster
italo
-
americano
che
nel
'40
,
per
scampare
alla
vendetta
dei
compagni
,
restò
tre
giorni
chiuso
nel
confessionale
di
una
chiesa
cattolica
di
Brooklyn
.
Se
l
'
ha
fatto
un
`
duro
'
a
Nuova
York
,
figurati
una
donna
da
noi
!
Credo
che
don
Onnis
abbia
detto
molte
cose
che
non
sa
per
non
dire
molte
altre
cose
che
sa
.
D
'
altra
parte
,
ciò
è
perfettamente
in
carattere
col
caso
Montesi
,
dove
tutto
ciò
che
sembra
pieno
è
vuoto
e
tutto
ciò
che
sembra
vuoto
è
pieno
,
come
nei
calchi
in
gesso
degli
scultori
»
.
Cinque
giorni
fa
la
Mobile
di
Milano
ha
arrestato
un
uomo
di
mezza
età
,
tale
Giuseppe
Gaigher
,
colpevole
di
aver
spacciato
per
mesi
cocaina
(
complessivamente
circa
due
etti
)
facendosela
pagare
dai
tossicomani
fino
a
20.000
lire
al
grammo
.
Il
crimine
del
Gaigher
ha
un
aspetto
che
oscilla
fra
il
triste
e
il
paradossale
.
La
droga
ch
'
egli
trafficava
quasi
ogni
sera
nei
night
-
clubs
milanesi
se
la
procurava
a
prezzo
di
grosse
sofferenze
fisiche
.
Tormentato
da
fistole
croniche
,
per
ammansire
le
quali
il
medico
gli
aveva
prescritto
una
pomata
anestetica
a
base
di
coca
,
preferiva
soffrire
e
rivendere
le
bustine
prelevate
in
farmacia
.
Acquistata
su
regolare
prescrizione
,
la
polvere
ha
un
prezzo
assai
modesto
,
venti
volte
inferiore
,
se
non
più
,
a
quello
del
mercato
clandestino
.
In
una
delle
prime
puntate
di
questa
inchiesta
,
notai
che
i
rigori
della
legge
e
dell
'
opinione
pubblica
colpiscono
di
preferenza
i
tossicomani
e
i
piccoli
spacciatori
.
È
destino
di
tutte
le
fanterie
,
anche
di
quella
del
vizio
,
far
le
spese
della
battaglia
.
Ma
la
frequenza
con
cui
si
leggono
sui
giornali
storie
di
poco
rilievo
,
più
grottesche
che
allarmanti
,
alla
Gaigher
,
alimenta
,
negli
italiani
,
l
'
incredulità
per
fatti
enormemente
gravi
e
tenebrosi
.
Perfino
la
famosa
«
operazione
Mugnani
»
,
che
agitò
il
bel
mondo
romano
nella
primavera
dell
'
anno
scorso
ed
ebbe
titoli
su
sei
colonne
,
non
fu
,
tutto
sommato
,
che
un
episodio
marginale
e
di
scarsa
importanza
.
L
'
unico
aspetto
interessante
di
quella
retata
,
fu
che
vi
rimasero
impigliate
alcune
persone
d
'
alto
bordo
,
le
quali
,
del
resto
,
fiutavano
da
anni
senza
farne
troppo
mistero
.
Tutti
i
frequentatori
assidui
dei
locali
notturni
eleganti
,
finiscono
col
conoscere
decine
di
tossicomani
più
o
meno
«
suonati
»
dalla
droga
.
Talvolta
talmente
svaniti
da
perdere
ogni
prudenza
e
ogni
ritegno
.
Anni
or
sono
,
trovandomi
in
un
tabarin
romano
,
assistetti
a
una
scena
da
«
pochade
»
.
Il
marchese
P
.
V
.
,
toscano
,
quarantenne
che
dimostra
come
minimo
vent
'
anni
di
più
,
stava
bevacchiando
strane
misture
di
sua
invenzione
all
'
american
bar
.
Il
labbro
inferiore
gli
cadeva
tristemente
,
gli
occhi
parevano
due
molluschi
andati
a
male
.
A
un
certo
punto
,
stanco
d
'
ingurgitare
porcherie
,
disse
al
barman
farfugliando
:
«
Ora
basta
.
Quanto
vuoi
?
»
.
«
Diciottomila
,
signor
marchese
»
,
fece
il
barman
,
disinvolto
.
Il
nobiluomo
cominciò
ad
annaspare
nelle
tasche
esterne
ed
interne
alla
ricerca
di
quattrini
,
e
intanto
posava
sul
banco
tutto
ciò
che
vi
trovava
:
vecchie
lettere
,
il
fazzoletto
,
chiavi
,
tessere
e
appunti
.
Fra
l
'
altro
,
come
se
niente
fosse
,
tre
o
quattro
cartine
di
coca
.
Il
barman
impallidì
e
guardò
furtivamente
verso
l
'
angolo
dove
era
solito
sedersi
l
'
agente
di
servizio
,
in
quel
momento
assente
.
«
Signor
marchese
,
non
faccia
sciocchezze
.
Metta
dentro
quella
roba
»
.
«
Quale
roba
?
»
.
«
Andiamo
,
signor
marchese
,
abbia
pazienza
»
.
E
il
barman
,
con
rapide
occhiate
in
giro
,
ficcò
le
cartine
in
tasca
al
titolato
.
Il
quale
,
dopo
qualche
oscillazione
e
qualche
singhiozzo
,
le
tirò
di
nuovo
fuori
e
le
gettò
sul
banco
gracchiando
stoltamente
:
«
Cosa
ti
hanno
fatto
di
male
le
mie
bimbine
,
le
mie
piccoline
?
Sei
un
villanzone
!
Del
resto
,
bada
;
non
ho
più
soldi
,
quindi
ti
devi
pagare
con
queste
.
Ci
guadagni
.
Ti
devo
diciottomila
e
qui
c
'
è
quarantamila
lire
di
roba
.
Tanto
per
stasera
non
streppo
più
»
.
La
fronte
del
barman
era
lustra
di
sudore
.
Mentre
il
marchese
si
allontanava
borbottando
qualcosa
delle
sue
«
bimbine
»
,
agguantò
le
cartine
rimaste
sul
bancone
e
volò
di
là
a
ficcarle
chissà
dove
.
Ma
questi
sono
,
appunto
,
gli
aspetti
più
insignificanti
e
scoperti
del
traffico
.
Talmente
scoperti
che
finiscono
sempre
con
l
'
autodenunciarsi
;
anche
perché
,
a
lungo
andare
,
l
'
abuso
di
stupefacenti
indebolisce
i
freni
inibitori
e
spinge
il
tossicomane
a
un
esibizionismo
sempre
più
impudente
e
clamoroso
.
Nel
1946
,
a
Viareggio
,
una
bella
signora
milanese
,
moglie
di
un
giovane
industriale
oggi
in
bassa
fortuna
,
teneva
la
cocaina
,
dieci
o
quindici
grammi
per
volta
,
in
un
piccolo
astuccio
cilindrico
,
d
'
oro
massiccio
,
bucherellato
come
una
saliera
.
Dopo
mezzanotte
,
allorché
faceva
il
solito
spuntino
con
gli
amici
,
la
disgraziata
era
solita
spolverare
leggermente
di
droga
le
pietanze
.
Se
qualcuno
,
dai
tavoli
vicini
,
la
guardava
con
una
certa
meraviglia
,
si
affrettava
a
spiegare
:
«
Non
faccia
quegli
occhi
,
per
favore
.
Non
è
mica
sale
!
È
soltanto
cocaina
»
.
Se
il
mondo
della
droga
si
riducesse
a
questi
aneddoti
,
o
alle
povere
storie
di
cui
sono
protagonisti
í
piccoli
galoppini
isolati
sul
tipo
dello
«
spacciatore
sofferente
»
Giuseppe
Gaigher
,
gli
agenti
dell
'
Interpol
e
quelli
della
Squadra
Narcotici
americana
potrebbero
dedicarsi
alla
filatelia
o
al
giardinaggio
.
Ogni
giorno
,
in
tutto
il
mondo
,
migliaia
di
ossessi
danno
l
'
assalto
all
'
armadietto
chiuso
a
chiave
in
cui
i
farmacisti
conservano
i
narcotici
e
gli
stupefacenti
.
Non
è
possibile
enumerare
gli
espedienti
,
i
trucchi
,
le
commedie
,
le
astuzie
infernali
a
cui
ricorrono
i
tossicomani
poco
forniti
di
quattrini
per
assicurarsi
una
dose
del
loro
adorato
veleno
.
Quegli
esseri
deliranti
,
spesso
incapaci
di
applicarsi
ad
un
lavoro
qualsiasi
perché
il
«
crepuscolo
»
cocainico
,
morfinico
o
eroinico
toglie
loro
la
volontà
e
il
senso
del
reale
,
sono
capaci
di
sgobbare
notti
intere
come
castori
per
falsificare
una
ricetta
innocente
.
Gratta
e
rigratta
la
carta
,
aggiusta
o
corteggi
,
spesso
finiscono
col
lacerare
la
carta
in
modo
irrimediabile
.
Allora
piangono
,
si
torcono
le
mani
,
poi
,
alle
ore
più
assurde
,
svegliano
un
medico
,
inventano
storie
di
padri
straziati
dal
cancro
,
di
vecchie
madri
trafitte
dai
calcoli
renali
,
supplicano
per
pietà
una
ricetta
che
includa
dosi
anche
piccole
di
coca
,
di
morfina
,
o
,
male
che
vada
,
di
qualsiasi
stupefacente
sintetico
lontanamente
imparentato
con
la
dicetil
-
morfina
(
nome
ufficiale
dell
'
eroina
)
o
con
la
cocaina
.
«
Non
è
raro
»
,
mi
diceva
giorni
or
sono
un
giovane
chirurgo
,
«
che
i
medici
,
specialmente
anziani
,
vinti
da
quelle
suppliche
febbrili
,
fingano
di
credere
alle
fandonie
e
stacchino
l
'
agognata
ricetta
,
sempre
limitandola
a
dosi
minime
.
Ma
capita
che
perfino
medici
di
lunga
esperienza
si
lascino
perfettamente
ingannare
da
quelle
bugie
,
tanta
forza
persuasiva
vi
mette
la
disperazione
.
Il
tossicomane
povero
è
più
facilmente
pescato
dalla
polizia
perché
per
procurarsi
un
decigrammo
di
droga
deve
muoversi
,
agitarsi
ed
esporsi
dieci
volte
di
più
del
ricco
,
al
quale
basta
una
telefonata
per
riceverne
a
domicilio
,
con
limitatissimo
rischio
personale
,
dosi
cento
volte
più
grosse
»
.
Anche
il
mondo
della
droga
,
dunque
,
ha
il
suo
proletariato
,
i
suoi
artigiani
,
i
suoi
manovali
.
Spesso
,
come
nel
caso
di
Gaigher
,
i
piccoli
spacciatori
non
sono
che
tossicomani
i
quali
,
combattuti
fra
la
necessità
di
un
«
paradiso
artificiale
»
e
la
voglia
di
far
quattrini
,
rinunciano
a
una
parte
della
loro
razione
legale
o
illegale
per
farne
mercato
.
Non
riescono
a
farla
franca
più
di
qualche
mese
.
Spesso
è
la
«
organizzazione
»
dei
grandi
trafficanti
a
levarli
di
mezzo
con
una
segnalazione
telefonica
o
una
denuncia
anonima
.
Ma
questo
non
avviene
prima
che
in
qualche
modo
disturbino
il
mercato
o
aggancino
qualche
cliente
interessante
.
Altrimenti
,
quelle
«
mezze
cartucce
»
fanno
comodo
ai
grossi
calibri
,
perché
sviano
le
indagini
e
ne
minimizzano
i
risultati
.
«
Noi
vediamo
con
simpatia
gli
isolati
da
quattro
soldi
»
,
dichiarò
il
gangster
Lepke
due
mesi
prima
di
inarcarsi
sulla
sedia
elettrica
.
«
Perché
dovremmo
odiarli
?
In
fondo
,
sono
il
nostro
parafulmine
»
.