StampaQuotidiana ,
De
L
'
impresario
delle
Smirne
di
Carlo
Goldoni
,
presentato
ieri
sera
al
teatro
Nuovo
dalla
compagnia
Morelli
-
Stoppa
con
la
regia
di
Luchino
Visconti
,
parlammo
già
ampiamente
quest
'
estate
quando
nella
stessa
,
fastosa
edizione
,
lo
spettacolo
venne
messo
inscena
a
Venezia
,
alla
Fenice
,
per
il
Festival
del
Teatro
.
Già
dicemmo
che
si
tratta
di
una
delle
opere
minori
del
Goldoni
;
scritta
dapprima
in
versi
,
«
per
secondare
il
fanatismo
»
come
dice
l
'
autore
stesso
«
che
allora
correva
in
favore
dei
martelliani
»
,
fu
poi
volta
in
prosa
e
nella
nuova
veste
inserita
dal
Goldoni
in
quella
che
è
da
considerarsi
l
'
edizione
definitiva
del
suo
teatro
.
In
questa
edizione
le
tre
parti
femminili
,
che
erano
in
dialetto
(
veneziano
,
bolognese
e
un
fiorentino
alquanto
approssimativo
)
vennero
tradotte
in
lingua
,
rimettendoci
di
freschezza
e
comicità
.
Luchino
Visconti
,
che
ha
immaginato
questo
spettacolo
come
un
alto
divertimento
,
sul
ritmo
di
un
'
operetta
buffa
,
ha
scelto
l
'
edizione
in
versi
e
,
dati
i
suoi
intenti
,
non
gli
si
può
dar
torto
:
L
'
impresario
delle
Smirne
è
la
storia
di
un
progetto
di
compagnia
,
per
opera
in
musica
,
andato
in
fumo
.
In
una
Venezia
di
locande
da
poco
prezzo
,
tre
cantatrici
,
Lucrezia
,
la
fiorentina
,
detta
l
'
Acquacedraia
,
Tognina
,
la
veneziana
,
detta
Zuecchina
,
e
Annina
,
la
bolognese
,
detta
la
Mistocchina
,
un
musico
soprano
,
un
tenore
,
un
«
cattivo
e
povero
poeta
drammatico
»
,
un
direttore
di
teatro
e
altra
«
guitteria
»
del
genere
,
si
affannano
per
farsi
scritturare
da
un
mercante
turco
che
,
venuto
da
Smirne
(
dalle
«
Smirne
»
,
si
diceva
allora
,
mettendo
bizzarramente
al
plurale
il
nome
della
città
e
ottenendone
un
certo
effettaccio
esotico
)
,
vuol
tornarsene
fra
gli
Ottomani
con
una
compagnia
d
'
opera
da
lui
finanziata
e
offrire
così
,
di
sua
borsa
,
questo
trattenimento
occidentale
ai
compatrioti
.
C
'
è
un
conte
Lasca
,
squattrinato
e
galante
,
amico
di
virtuose
e
canterini
,
che
gli
fa
da
intermediario
,
aiutato
dal
Nibbio
,
direttore
di
teatro
.
Schermaglie
,
invidiuzze
,
gelosi
rancori
delle
tre
canterine
che
si
contendono
il
ruolo
di
prima
donna
,
comica
albagia
degli
altri
virtuosi
,
amorosi
bollori
del
turco
che
fra
tutte
quelle
donnette
dalle
scollature
generose
non
sa
più
dove
mettere
gli
occhi
(
e
le
mani
)
e
alla
fine
,
pago
di
quanto
ha
potuto
vedere
(
e
pizzicare
)
e
spaventato
dai
vapori
di
tante
fameliche
vanità
,
fa
vela
da
solo
verso
il
suo
tranquillo
Oriente
.
Luchino
Visconti
ha
tenuto
il
testo
tutto
un
po
'
sopra
le
righe
;
e
a
nostro
parere
ha
fatto
bene
,
ne
risulta
uno
spettacolo
carico
di
capriccio
e
d
'
estri
come
nelle
zone
acute
d
'
una
voce
di
soprano
;
ha
sottolineato
il
pittoresco
dell
'
ambiente
,
facendo
sentire
quell
'
odore
di
fame
e
di
cattivo
cerone
;
della
figura
del
turco
,
che
è
la
più
riuscita
della
commedia
,
ha
fatto
una
immagine
burlesca
ed
esotica
insieme
,
proprio
sullo
stile
delle
«
turqueries
»
di
moda
nel
Settecento
;
e
,
infine
,
ha
afferrato
per
i
capelli
quella
quasi
invisibile
malinconia
che
si
può
scovare
,
col
lanternino
,
fra
le
righe
di
quei
martelliani
(
bruttini
,
per
la
verità
)
dell
'
ultimo
atto
e
l
'
ha
legata
al
traliccio
dell
'
altana
,
nel
cortile
della
locanda
,
dove
sventola
,
al
soffio
che
gonfia
le
vele
del
turco
in
fuga
(
mentre
tutta
la
compagnia
,
s
'
è
radunata
coi
suoi
bagagli
,
e
i
cani
e
le
capre
e
il
pappagallo
e
i
canarini
)
,
un
festoncino
di
biancheria
stesa
ad
asciugare
.
Quadro
bellissimo
,
sullo
sfondo
d
'
una
splendida
scena
pure
dovuta
a
Visconti
.
Le
musiche
composte
da
Nino
Rota
,
accompagnano
,
sui
finali
d
'
atto
,
le
cavatine
degli
attori
,
il
che
dà
appunto
allo
spettacolo
una
vaga
aria
da
opera
buffa
.
L
'
interpretazione
degli
attori
non
è
stata
da
meno
di
una
regia
così
divertita
:
e
in
primo
luogo
va
citato
l
'
«
exploit
»
comico
di
Paolo
Stoppa
,
nella
parte
del
Turco
,
quella
sua
lepidezza
insieme
secca
e
pastosa
,
quella
sua
brusca
buffoneria
come
abbronzata
dalle
inflessioni
levantine
;
Rina
Morelli
,
la
bolognese
,
è
una
figuretta
tutta
dispetto
e
ripicco
,
in
quel
dialetto
affettuoso
e
stizzito
;
ecco
poi
la
pososeria
veneta
,
ironicamente
sussiegosa
,
di
Edda
Albertini
;
la
grazia
,
da
pittura
senese
,
di
Ilaria
Occhini
;
gli
alteri
vocalizzi
di
due
virtuosi
maschi
Elio
Pandolfi
,
che
era
il
«
cantante
senza
barba
»
e
Corrado
Pani
;
e
l
'
efficace
collaborazione
di
tutti
gli
altri
numerosissimi
interpreti
,
da
Marcello
Giorda
a
Sergio
Fantoni
,
che
hanno
contribuito
alla
riuscita
dello
spettacolo
.
Platea
gremita
e
molti
applausi
.