StampaQuotidiana ,
Du
côté
de
chez
Proust
di
Malaparte
,
tradotto
col
titolo
di
Con
Proust
da
Enzo
Ferrieri
e
Gli
indifferenti
,
riduzione
teatrale
ad
opera
di
Squarzina
e
Moravia
del
romanzo
omonimo
dello
scrittore
romano
,
sono
i
testi
del
nuovo
spettacolo
del
Convegno
,
varato
ieri
sera
sul
palcoscenico
di
via
degli
Omenoni
.
Du
côté
de
chez
Proust
è
la
prima
delle
tre
opere
teatrali
di
Malaparte
e
venne
scritta
,
come
si
ricorderà
,
direttamente
in
francese
e
rappresentata
,
con
un
successo
che
ebbe
sapore
di
scandalo
,
da
Pierre
Fresnay
,
Yvonne
Printemps
e
Jacques
Sernas
.
È
un
divertimento
letterario
,
siamo
d
'
accordo
,
ma
c
'
è
dentro
un
'
idea
,
paradossale
e
fosforica
,
che
sarebbe
forse
piaciuta
a
GB
.
Shaw
:
«
il
presentimento
»
,
come
scrisse
Malaparte
stesso
,
in
un
saggio
introduttivo
alla
pièce
,
«
della
parte
che
l
'
omosessualità
avrebbe
rappresentato
nella
disintegrazione
della
società
capitalistica
»
.
Immaginate
un
'
idea
del
genere
in
mano
a
Malaparte
e
il
partito
che
egli
ne
trae
per
una
simile
variazione
«
proustiana
»
,
ambientata
in
una
garçonnière
parigina
del
quartiere
dell
'
Étoile
,
nel
felice
anno
1905
.
Tre
personaggi
soltanto
:
Marcel
Proust
,
Robert
de
Saint
-
Loup
e
Rachel
Quand
-
du
-
Seigneur
;
due
figure
della
Recherche
,
dunque
,
un
aristocratico
,
chiuso
nell
'
uniforme
azzurra
dei
sottufficiali
di
cavalleria
,
e
una
attricetta
e
mondana
che
,
sempre
per
citare
Malaparte
,
«
rappresenta
la
coscienza
di
questa
fatalità
delle
leggi
dell
'
evoluzione
socialista
...
una
specie
di
Marx
in
gonnella
e
stivaletti
1905
che
prende
in
giro
principesse
e
marchese
e
beve
champagne
alla
morte
delle
immortali
»
.
Questo
dare
a
Proust
una
dimensione
di
scrittore
sociale
,
di
anticipatore
di
polemiche
che
sono
di
questi
anni
,
doveva
avere
un
sapore
ben
iconoclasta
per
i
parigini
e
si
capisce
l
'
esclamazione
del
povero
Christian
Dior
che
,
come
racconta
Marcel
Le
Duc
,
uscì
dal
teatro
della
Michodière
con
le
mani
nei
capelli
,
mormorando
desolato
:
«
Ha
mandato
in
pezzi
il
nostro
idolo
»
.
Ma
a
parte
queste
considerazioni
,
che
interessano
relativamente
la
critica
,
bisogna
vedere
se
oggi
questa
singolare
operetta
di
Malaparte
,
portata
su
un
palcoscenico
italiano
,
sta
ancora
in
piedi
.
Diremo
allora
che
,
nonostante
una
traduzione
non
troppo
curata
,
il
galante
ricamo
,
la
patetica
e
ironica
evocazione
d
'
un
mondo
scomparso
,
splendido
di
parole
impeccabili
e
nutrito
di
sentimenti
raffinati
,
riesce
a
vivere
ancora
,
d
'
una
vita
un
po
'
fissa
e
vitrea
,
come
una
pupilla
dietro
un
monocolo
.
La
singolare
interpretazione
sociale
e
politica
che
lo
scrittore
fa
,
qui
,
di
Proust
e
della
sua
opera
illumina
,
baleno
del
dopoguerra
,
la
squisitezza
di
questo
perfetto
dialogo
principio
di
secolo
.
Vera
Pescarolo
,
nella
parte
di
Rachel
,
è
stata
disinvolta
e
morbida
,
ma
l
'
avremmo
preferita
,
a
un
certo
punto
,
più
popolarescamente
irruente
.
Hanno
detto
con
eleganza
le
loro
parti
,
Luciano
Alberici
,
che
era
Robert
de
Saint
-
Loup
,
e
Ruggero
De
Daninos
,
che
era
Marcel
Proust
.
Prima
dello
spettacolo
aveva
parlato
di
Malaparte
Arturo
Tofanelli
.
La
riduzione
che
Luigi
Squarzina
e
Moravia
stesso
hanno
fatto
de
Gli
indifferenti
è
di
qualche
anno
fa
ma
è
la
prima
volta
che
la
si
rappresenta
a
Milano
.
La
trama
del
romanzo
,
la
storia
di
come
l
'
ambiguo
gaudente
Leo
riesca
a
corrompere
la
figlia
della
propria
amante
e
poi
a
sposarla
;
di
come
il
fratello
di
costei
,
Michele
,
allucinato
dall
'
equivoco
che
sta
alla
radice
dei
sentimenti
«
apparenti
»
,
e
preso
alla
fine
nel
gorgo
dell
'
indifferenza
morale
,
non
realizzi
il
proposito
di
uccidere
il
turpe
Leo
e
si
acconci
anzi
a
diventare
il
fresco
amante
d
'
una
tardona
corrotta
;
tutto
ciò
è
piuttosto
noto
.
La
riduzione
teatrale
si
è
limitata
,
con
qualche
inevitabile
spostamento
e
adattamento
,
a
prendere
le
parti
dialogate
del
romanzo
(
che
di
dialoghi
è
tutto
fittamente
intessuto
)
e
a
distribuirle
in
scene
e
quadri
.
Ma
l
'
aria
sordida
e
triste
del
romanzo
,
che
fu
la
fulminante
rivelazione
del
giovanissimo
Moravia
,
quell
'
inesprimibile
senso
di
disfacimento
morale
e
di
impossibilità
all
'
azione
,
dove
sono
rimasti
?
Qui
non
c
'
è
che
una
secca
cronaca
dialogata
:
le
parole
sono
le
stesse
ma
,
non
nutrite
dai
neri
umori
della
prosa
che
le
teneva
insieme
come
una
terra
,
fanno
l
'
effetto
di
arbusti
secchi
.
Non
abbiamo
capito
,
poi
,
perché
Enzo
Ferrieri
,
che
per
il
Malaparte
ci
ha
dato
una
plausibile
atmosfera
proustiana
,
abbia
volto
in
farsa
ironica
tutto
il
primo
tempo
del
dramma
:
tanto
più
che
nel
secondo
tempo
ha
dovuto
arrendersi
a
quell
'
atmosfera
di
amara
perdizione
.
Ma
intanto
la
prospettiva
del
dramma
era
stata
decisamente
falsata
.
Fra
gli
interpreti
,
ha
fatto
spicco
Marisa
Fabbri
,
applaudita
anche
a
scena
aperta
;
efficace
il
Leo
di
Luciano
Alberici
;
il
De
Daninos
ha
eccessivamente
ironizzato
il
suo
personaggio
;
davvero
modeste
Giuseppina
Setti
e
Vera
Corvin
.
Successo
cordiale
per
tutt
'
e
due
le
commedie
.