StampaQuotidiana ,
Se
questi
tre
atti
di
Vitaliano
Brancati
fossero
stati
rappresentati
nel
1932
o
giù
di
lì
,
cioè
quando
apparvero
sul
«
Convegno
»
di
Enzo
Ferrieri
,
si
sarebbero
forse
accese
discussioni
sulle
interessanti
prospettive
che
il
teatro
degli
scrittori
giovani
andava
aprendo
nel
logoro
panorama
della
scena
nazionale
.
Ma
,
in
Italia
,
le
cose
che
devono
accadere
,
ecco
qua
,
accadono
sempre
con
un
minimo
di
venticinque
anni
di
ritardo
.
Ed
ecco
che
la
riesumazione
di
questo
dramma
giovanile
dello
scrittore
scomparso
,
intitolato
Il
viaggiatore
dello
sleeping
n
.
7
era
forse
Dio
?
appare
oggi
destituito
di
quasi
tutti
quei
motivi
di
interesse
che
avrebbe
avuto
una
volta
.
Perché
?
Ma
perché
risulta
tutto
tremendamente
legato
a
quel
tempo
allusivo
,
a
quella
stagione
in
cui
,
anche
una
virgola
,
messa
in
un
certo
modo
,
assumeva
un
valore
spropositato
,
una
eco
che
probabilmente
era
soltanto
nelle
intenzioni
,
se
non
nei
desideri
,
di
chi
leggeva
.
Così
,
la
storia
di
questo
vecchio
signore
siciliano
,
malato
di
cuore
,
che
sul
vagone
-
letto
Siracusa
-
Roma
(
si
reca
nella
capitale
per
sottoporsi
alle
visite
di
importanti
specialisti
)
incontra
uno
sconosciuto
che
,
per
burla
,
gli
si
spaccia
per
cardiologo
e
,
facendo
finta
di
visitarlo
,
lo
rassicura
sullo
stato
della
sua
salute
,
tanto
da
ridargli
fiducia
e
speranza
nella
vita
;
questa
storia
scopre
troppo
presto
la
corda
del
suo
simbolismo
.
Chi
è
lo
sconosciuto
viaggiatore
dello
«
sleeping
»
?
Per
il
vecchio
uomo
malato
è
un
'
incarnazione
di
Dio
,
una
proiezione
,
in
forma
umana
,
della
sua
immagine
,
un
modo
escogitato
per
mandargli
,
da
una
regione
misteriosa
,
un
messaggio
che
lo
aiuti
a
vivere
.
Accanto
a
questa
storia
,
poi
,
se
ne
sviluppa
un
'
altra
:
quella
della
figlia
dell
'
anziano
uomo
,
bella
e
perversa
,
che
dice
di
no
a
un
suo
patetico
innamorato
e
se
ne
scappa
con
un
giovanotto
sufficientemente
imbecille
e
prestante
,
oltre
che
sbrigativo
e
di
pochi
scrupoli
.
Il
tutto
accade
nella
«
hall
»
di
un
albergo
di
Roma
,
una
Roma
molto
1930
,
in
cui
circola
l
'
aria
dei
primi
racconti
di
Moravia
e
balena
,
a
tratti
un
po
'
di
realismo
magico
alla
Bontempelli
.
Il
vecchio
signore
muore
,
come
viene
la
sua
ora
,
senza
sapere
che
nel
frattempo
in
una
stanza
di
quello
stesso
albergo
,
dunque
a
pochi
passi
da
lui
,
si
trova
lo
sconosciuto
del
vagone
-
letto
,
l
'
uomo
che
egli
aveva
inutilmente
cercato
,
in
tutto
quel
tempo
,
e
al
quale
aveva
attribuito
una
così
misteriosa
funzione
.
Tocca
a
questo
personaggio
di
concludere
la
commedia
;
è
un
uomo
assolutamente
comune
,
che
viaggia
per
affari
(
quando
l
'
abbiamo
conosciuto
,
sul
vagone
-
letto
,
ci
è
stato
presentato
come
commerciante
d
'
arance
)
ma
,
non
appena
gli
viene
raccontata
la
singolare
storia
,
egli
la
inquadra
nei
suoi
termini
,
diciamo
filosofici
:
tutto
è
inspiegabile
,
egli
dice
,
tutto
è
mistero
.
Ma
accade
talvolta
che
la
nostra
volontà
coincida
con
quella
di
Dio
.
È
allora
l
'
atto
che
compiamo
e
l
'
inconsapevole
bene
che
ne
deriva
non
ci
appartengono
più
,
diventano
un
«
avvenimento
del
mondo
»
.
Eccoci
dunque
davanti
a
un
Brancati
che
fa
del
patetico
e
lirico
panteismo
ed
è
immerso
per
di
più
in
una
atmosfera
vagamente
crepuscolare
,
con
un
valzer
sullo
sfondo
e
un
monotono
scroscio
di
pioggia
sui
vecchi
tetti
di
Roma
.
Si
sentono
in
questi
tre
atti
un
'
infinità
di
influssi
,
da
Pirandello
al
singhiozzante
Fausto
Maria
Martini
.
È
un
'
opera
ancora
incerta
,
confusa
,
con
qualche
grazia
,
esclusivamente
letteraria
,
nel
dialogo
(
e
nelle
lunghe
didascalie
)
;
con
due
personaggi
persino
un
tantino
ridicoli
,
nella
loro
sentimentale
convenzione
:
quello
della
ragazza
perversa
e
quello
dell
'
innamorato
ardente
e
umiliato
.
Sono
insomma
tre
atti
legati
a
quegli
anni
irrecuperabili
,
a
una
provincia
letteraria
definita
e
remota
.
Perché
,
dunque
,
riesumarli
?
Non
si
è
reso
un
buon
servizio
a
Vitaliano
Brancati
,
del
quale
ci
interessano
altre
cose
,
in
teatro
e
in
narrativa
.
E
poi
,
per
presentarli
così
,
tanto
valeva
lasciar
dormire
questi
tre
atti
fra
le
pagine
della
vecchia
rivista
che
li
pubblicò
nel
lontano
1932
.
Legata
com
'
è
al
suo
tempo
,
una
commedia
del
genere
andava
messa
in
scena
preoccupandosi
di
dare
soprattutto
l
'
aroma
e
il
colore
di
quegli
anni
.
Niente
.
E
quanto
all
'
interpretazione
,
salvo
Raffaele
Giangrande
,
che
è
riuscito
a
dare
plausibilità
al
personaggio
del
protagonista
,
salvo
qualche
anziano
attore
come
Pier
Paolo
Porta
,
per
il
resto
,
nebbia
.
Il
teatro
,
uno
studioso
come
Enzo
Ferrieri
dovrebbe
saperlo
,
non
si
può
fare
coi
ragazzi
.
Quando
poi
,
come
nel
caso
del
«
Convegno
»
,
non
è
un
teatro
di
esperimento
e
di
ricerca
,
ma
si
parte
con
Steinbeck
e
Montherlant
e
si
arriva
a
una
«
novità
»
italiana
che
ha
ventisette
anni
sulle
spalle
.
L
'
esito
della
serata
è
stato
buono
,
numerosi
gli
applausi
.