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Prima il ballo ( Bocca Giorgio , 1963 )
StampaQuotidiana ,
« E ballare ti piace , Michele ? » « Per dire la cosa giusta nessuno di noi sapeva . Così passiamo in piazza Duomo vediamo la scritta ed entriamo . Professor Puccio , novemila lire per venti lezioni di mezz 'ora.» Michele l ' immigrato , mangia pane e « bologna » , dorme su una branda nel corridoio di una pensione , non compera giornali , va al cinema due volte l ' anno , « l ' ultima fu all ' Aurora , 80 lire , quaranta per film » , ma per il ballo deve spendere se no chi lo tira fuori dai ghetti paesani e regionali ? Il ballo vero , con le luci al neon e il jazz , che vogliono i giovani della fascia industriale . Lo hanno capito persino i conservatori delle cooperative e dei circoli popolari , chi li studia nota : « Attività culturale scarsa , sporadica , nulla » ; ma sempre : « Curano molto il ballo , ci tengono al ballo » . E fanno bene , forse il ballo , da noi , non ha mai avuto una funzione così importante . Non lo spettacolo rituale della civiltà contadina e neppure il surrogato erotico che piacque fra le due guerre , ma qualcosa che è promozione e profilassi sociale , l ' occasione , per l ' immigrato , di sentirsi eguale agli altri , « non fanno differenza se sai ballare » in una società che già si adatta alla parità dei sessi , « adesso è cambiato , magari son le ragazze che invitano chi balla bene » . « Il ballo lo curano molto » : chi per guadagnare soldi e chi per guadagnare voti . E fanno bene , il ballo è una cosa molto importante per il giovane che nasce dalla mescolanza , diciamo che lo aiuta a nascere , come il catalizzatore delle sue reazioni sociali : il ballo e l ' amore , il ballo e le canzoni , il ballo e i vestiti . L ' amore viene dopo Un ballo privo di erotismo o quasi , come introduzione a un amore privo di passione o quasi . Che conosce rapporti relativamente facili e frequenti secondo la regola americana di Kinsey « più sesso nei ceti popolari che nelle élites » ; che si libera progressivamente dalle inibizioni paesane per diventare un fatto comune e naturale come lo sono il mangiare e il camminare . Ma proprio per questo o anche per questo un amore meno problematico , meno rituale , meno mitologico , meno poetico e , diciamo pure , meno importante . Spesso un amore epidermico che sceglie per suo simbolo i baci , anzi i baci quantitativi delle canzoni : « Dammi i tuoi baci , dammi i tuoi baci amor , per tutta la vita e un giorno ancor » . « Con 24 mila baci » . « Un milione di baci » . Questo amore che non ha più segreti , neppure per le ragazze venute dal meridione e subito istruite nelle fabbriche , questi luoghi di una educazione sessuale magari priva di rigore scientifico , ma rapida e inevitabile . In tutte le fabbriche le operaie anziane e sposate che ammaestrano le giovani e nubili , volenti o nolenti , con una sincerità a volte così brutale che sembra rispondere a un istinto sadico . E magari è così , ma la faccenda è antica , queste iniziazioni fra operaie rappresentano il trasferimento , nel mondo industriale , di ciò che un tempo era affidato ai riti e alle farse agresti , o alle storie e alle favole . Un amore subordinato ai grandi valori della nuova società operaia , meno importante del lavoro , della sicurezza , dell ' uguaglianza . Ed è questa la chiave giusta del gallismo che si manifesta nella fascia ; stateci attenti e capirete che l ' ossessione erotica si accompagna all ' affermazione sociale e che l ' equivoco sociale è spesso più determinante che la carica vitalistica : « Per me la ragazza che andava in giro da sola era poco seria perciò le dicevo cose per la strada » . « Al mio paese non si usa fermare le ragazze per strada . Magari se provi ti costa caro . Allora qui , essendo libero cittadino , avevo voglia di fermarle tutte » . Questo povero amore maltrattato dalle migrazioni e dalle privazioni ; tirato giù dal suo piedestallo magico o romantico , retrocesso nella scala dei valori : « Di fidanzarmi non ho tempo » ; « Ad avere la ragazza fissa ci penserò quando avrò la casa » ; « Con quella stop , domenica si è fatta portare a casa in taxi , 600 lire che io ci mangio cinque volte alla mensa » . E si ha la impressione che l ' amore , fra i giovani della fascia industriale , conti meno che l ' amicizia , che essi sentano più il bisogno di integrarsi in una compagnia numerosa che di isolarsi nella coppia . Molte canzoni raccolgono questa sete di amicizia che è anche solidarietà di generazione e patriottismo di gruppo . Certe canzoni « forse mi vogliono bene perché , hanno la mia stessa età , hanno giocato per strada con me , quelli di porta Romana » sembrano addirittura copiate da una scheda di inchiesta « sono legato agli amici , andiamo da Pietro in via Lomazzo , siamo della stessa età » . È sempre stato così , i giovani con i giovani , da che mondo è mondo , ma ora per una necessità più consapevole : i giovani di un anno zero , di un ' esperienza sconosciuta ai genitori contadini ; la prima generazione cresciuta nella grande città e vicino alle fabbriche , questi ragazzi che credono di portare in sé e solo in sé la scienza del nuovo mondo . Per esempio di un mondo dove l ' amicizia può contare più dell ' amore , in tutte le testimonianze degli immigrati gli interventi liberatori e risolutori dell ' amicizia : « Ero appena arrivato non sapevo dove battere la testa , passo davanti il supermarket di viale Monterosa e riconosco Gaetano . Lui parla con il direttore e subito mi prendono » . « Ora faccio venire su il mio amico . Finché non lavora può tenerci in ordine la casa . » « Ora aggiungo un letto e chiamo un amico che sta in pensione » . E , ovviamente , anche l ' amicizia come segno di una affermazione sociale : lo devono sapere in paese che uno può già provvedere a un amico . I giochi dei vecchi Bisogno di amicizia , di comunicazione in una società urbana e industriale che logora i sodalizi e spinge alla solitudine . Gli ex contadini immessi repentinamente in questo campo di forze contraddittorie dove tutti son sempre insieme e tutti son sempre soli . Fuori dalle sale da ballo e dai bar , la vita associativa tradizionale declina . Le cooperative e i circoli popolari della fascia industriale sono nella crisi tipica di una società in rapida transizione . I giovani non capiscono più gli anziani , hanno dei gusti diversi . Se ai primi piacciono le bocce e la scopa ai secondi , invece , il biliardino e il juke - box . Ma gli anziani hanno il potere , se il suono del juke - box disturba le loro partite se ne liberano . Allora i giovani si annoiano e se ne vanno . Sessanta su cento i soci hanno più di quarantacinque anni , il declino delle associazioni è inevitabile . Cambiano i gusti . Il vino piace di meno e « non lega più » . Al punto che le ACLI hanno fondato a San Giuseppe una « società della tazza » , ogni socio la sua , ma per berci la birra , chi lo avrebbe detto nella terra dove i circoli vinicoli erano la struttura fondamentale del socialismo . Così decadono anche i riti del vino , la liturgia per la fabbricazione del vino : i soci che andavano a comperare le uve , soci che le pigliavano , il primo bicchiere assaggiato dal socio più anziano . Meno vino , meno osterie . Le osterie dove si beveva il vino e si discuteva di politica chiuse una dopo l ' altra e sostituite dai bar dove si ascolta la musica e si bevono i liquori . Per gli immigrati l ' acquisto dei liquori ha anche un significato di miglioramento sociale , chi si fa un piccolo bar in casa si sente molto arrivato e molto settentrionale , anche nelle feste conviviali , fra paesani , i liquori e i vermuth sostituiscono spesso il vino . Non ci sono più le epiche ciucche collettive delle serate festive , ma sale il numero di alcolizzati , il professor Virginio Porta ha notato , fra gli immigrati , più casi di ebbrezza acuta e di delirium tremens . Meno vino , meno bocce : la bocciofila di Cascina Olona ha chiuso ; sui campi di Metanopoli cresce l ' erba ; qualche anno fa , la domenica , si faceva la coda per giocare a bocce sui campi di Bolgiano adesso ce n ' è sempre uno libero ; gli esperti calcolano che un campo su tre è scomparso negli ultimi cinque anni . E nessuno piangerebbe sul declino degli svaghi paesani se esistesse l ' attrezzatura per gli svaghi urbani , ma l ' attrezzatura non c ' è , a Milano e nella fascia il verde sportivo è inesistente , ogni corsa ciclistica ripete lo spettacolo comico di quei tali con bandiere che si sbracciano per aprire un varco ai pedalanti in mezzo alle colonne dei motorizzati . E nella metropoli il verde pubblico è ridotto a 1,7 metri quadrati per abitante , che è roba da ridere , anzi da piangere di fronte ai 100 metri di Stoccolma e agli 80 di Londra . Bisogno di amicizie , di comunicazione in una società consumistica che invita e spesso obbliga ai consumi e ai piaceri individuali . La cooperativa di Corsico si prova ad organizzare delle gite turistiche , ma la cosa non funziona , i soci preferiscono viaggiare per conto loro in macchina o in motoretta . Salvo il ballo , piacciono gli svaghi individuali , procurati con lo strumento di proprietà individuale , macchina , transistor , televisore . E anche negli svaghi collettivi l ' impressione di essere sempre in qualche modo isolato dietro una sostanza vitrea e translucida , sia schermo o video o parabrezza . Secondo la legge del consumatore passivo che non fabbrica il suo svago e non vi partecipa , ma vi assiste . Tutto cambia tutto si scambia Si dice che la Padania in genere e il Milanese in particolare debbano gratitudine agli immigrati specie meridionali per lo scampato pericolo della « svizzerizzazione » il benessere al prezzo di una noia compatta . Si dice poi che l ' immigrazione ha dato al settentrione una « profondità emozionale » , una capacità di stupore , di gioia , di commozione prima sconosciuta , certo una voglia di vivere , di godere , di provare mai così evidente . In tutta la fascia è come se la temperatura sociale fosse salita di parecchi gradi , le notti sono più vive , più illuminate , uscire di sera è l ' affermazione di un buon diritto : « Si è liberi alla sera quando uno può dire alla moglie : domani vado a lavorare e questo è sicuro » . E c ' è anche un gusto nuovo per il colore , per il vistoso , gli immigrati infiocchettano e ornano le loro motorette , mettono sul manubrio un mazzo di roselline di plastica , poi specchietti , bandierine , pennacchi . Alcuni abbelliscono anche la bicicletta , questa macchina che molti scoprono al Nord ; gli esperti riconoscono subito l ' immigrato che ha appena imparato e pedala rigido rigido , si sa sempre tutto sull ' Italia povera , ma mai abbastanza , chi ci pensava più alla bicicletta come a una macchina da scoprire ? Quindi tutte le osmosi , i compromessi , gli adattamenti di una società nuova , composita , in rapida trasformazione . I meridionali si adattano ad alcune usanze dei milanesi , fanno il matrimonio come da queste parti , visita alla casa degli sposi , cerimonia in municipio ( pochissimi ) o in una chiesa ( la maggioranza ) , grande mangiata e spesso il « ribattino » che una volta poteva durare anche tre giorni di altre mangiate e bevute , adesso al massimo , una sera . Ma i settentrionali rinunciano gradualmente alle loro feste maschili e marziali , sempre meno coscritti in giro per i paesi della fascia e neanche uno meridionale perché « in bassa Italia è un funerale quando si va a soldato » e chi può dargli torto . A loro volta i meridionali lasciano cadere il gusto per i fuochi artificiali , il municipio di Cinisello si accorge che ogni anno lo spettacolo piace meno anche se è ogni anno più ricco . A Cologno è da parecchio che non chiedono i botti , la mattina del primo maggio . E tutti assieme , nella scia del progresso trasferiscono le feste battesimali dalle case alle cliniche , si liberano il più presto possibile dei morti e del lutto , vestono tutti eguali . La sociologia , che consiste nell ' applicare paro paro il modello americano a qualsiasi paese del mondo , può anche dire che « i giovani della fascia industriale adottano subito i blue jeans e i giacconi di cuoio » . Sono storie che piacciono , hanno un sapore letterario , solo che non sono vere . Gli immigrati della fascia non vestono all ' americana , vestono come possono nel giorno del lavoro e alla maniera della borghesia cittadina nei giorni festivi , i vestiti grigi o scuri , la camicia bianca e la cravatta , da gente rispettabile . Ogni tanto ne arriva qualcuno con i pantaloni bianchi e le scarpe bianco e nero che sono segno di guapperia , ma dopo pochi giorni si allineano , al massimo tengono le basette . Le donne fanno anche più presto , subito si rifanno la bocca , poi via lo scialle ( appena due o tre che abitano alla Certosa ) e finalmente si fanno l ' abito buono da cittadina , scoprendo senza aver letto Emerson che « la coscienza di essere ben vestito dà una tranquillità interna che neppure la religione sa dare » . No , in fatto di abiti , il paragone fra Nuova York e il Milanese , fra i giovani del Bronx e quelli di Paderno Dugnano proprio non regge . Gli immigrati non vestono alla americana per la semplice ragione che il Milanese non è l ' America . Laggiù una moda maschile aggressiva , rude , violenta può forse adattarsi a dei giovani a cui si predica dal mattino alla sera : « Fa il tuo cammino , battiti , conquista , diventa un successo » . Ma qui anche l ' abito deve adattarsi a un giovane a cui la vita dice : « Sii prudente , cerca di farti accettare , diventa come gli altri » . Un ' America da poveri Certo per molti aspetti l ' immigrazione nella fascia ricorda l ' America della conquista , salvo , come si è detto , la frontiera e ciò che rappresenta . Ma è una mancanza decisiva . Nella conquista i pionieri americani cercavano la ricchezza e , con la ricchezza , prima il confort , poi la pulizia poi la novità . I nostri umili pionieri vogliono prima il lavoro , poi la sicurezza , poi l ' uguaglianza e appena ora i giovani arrivano al confort . Tutti assieme poi sono ancora lontani dalle sottoarti del successo , non frequentano le scuole di personalità e non leggono Come diventare un dirigente . Anche perché leggono niente .